Vedi libro - Associazione Nazionale Vigili del fuoco

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Vedi libro - Associazione Nazionale Vigili del fuoco
ASSOCIAZIONE NAZIONALE
VIGILI DEL FUOCO
DEL CORPO NAZIONALE
DAI COLLEGIA FABBRORUM
AL DIPARTIMENTO DEI VIGILI DEL FUOCO
L’EVOLUZIONE DEI SERVIZI ANTINCENDI
NEL NOSTRO PAESE
A CURA DELLA SEZIONE DIPARTIMENTALE
DAI COLLEGIA FABBRORUM
AL DIPARTIMENTO
DEI VIGILI DEL FUOCO
L’EVOLUZIONE
DEI SERVIZI ANTINCENDI
NEL NOSTRO PAESE
RINGRAZIAMENTI
Se possiamo fruire di questo lavoro dobbiamo essere grati a tutti coloro che con il loro
impegno e la loro disponibilità hanno contribuito a concretizzarlo.
Il nostro ringraziamento vada:
• il Socio benemerito Ing. Antonio Pacini per la scelta dei contenuti, l’impostazione
e la stesura del testo;
• il Socio V.D. Alessandro Mella per la consulenza storica e la ricerca fotografica;
• l’Ing. Gregorio Agresta, Direttore Centrale della Formazione del Dipartimento
dei vigili del fuoco, del soccorso pubblico e della difesa civile, per aver concesso
il supporto del Servizio Documentazione;
• l’Ing. Antonio Barone, Dirigente superiore preposto all’area Coordinamento e
Sviluppo della Formazione per l’ampia disponibilità data alla collaborazione del
Servizio Documentazione;
• il personale tutto del Servizio Documentazione che ha collaborato al progetto editoriale ed in particolare l’Ing. Giorgio Binotti per la supervisione e Roberto Fileri
per la grafica.
PREFAZIONE
La storia del servizio antincendio nel suo complesso non ha trovato, per il passato, molta attenzione nel nostro paese, rimanendo per lo più confinata nell’ambito di
quella delle istituzioni locali.
A crearne le basi,solo in tempi recenti,è stata per lo più l’opera di alcuni appassionati, attraverso pubblicazioni, di vario impegno, volte a proporre argomenti od
avvenimenti specifici, sinterizzazioni dei fatti più salienti, ma anche a trattare la materia in modo più completo e panoramico, tutte valide per la loro prodromicità.
Purtroppo la fruibilità di questo prezioso lavoro – proprio perché frutto di iniziative di singoli, non ancora opportunamente coordinato, diffuso con mezzi diversi e di
conseguenza disperso in mille rivoli – non presenta ancora quella facilità che è richiesta
per un’ampia diffusione, in quanto la consultazione comporta ancora capacità di ricerca, disponibilità di tempo e tenacia, che non tutti hanno.
Tutto ciò comporta, ancor oggi, difficoltà per molti di accostarsi alla materia
in modo semplice, finendo per lasciare molti, anche tra gli operatori del settore, scarsamente o parzialmente informati e talvolta anche in modo distorto.
L’Associazione Nazionale dei Vigili del Fuoco del Corpo Nazionale – che ha
tra le proprie finalità anche quella di tenere vivi il ricordo delle tradizioni e la memoria
storica – non poteva rimanere insensibile al problema e non attivarsi per cercare di contribuire, nell’ambito delle proprie possibilità, ad una sua soluzione. La Sezione del Dipartimento lo fa con questo breve trattato che si pone l’obiettivo di dare – senza la
pretesa di essere un saggio storico, ne di vantare originalità di fonti o di produrre nuove
verità – attraverso una via divulgativa semplice, una visione d’insieme dell’evoluzione
del servizio antincendi e di come essa si sia sviluppata per gradi, ricollegandosi alla
storia del nostro Paese.
È un lavoro di compendio della ricerca e dell’opera di tanti altri volonterosi –
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a cui deve andare la nostra riconoscenza – integrato con la “storia viva”, di cui ha il
privilegio – rappresentata dalle testimonianze dirette di propri Soci che hanno vissuto
gli avvenimenti che hanno portato alla nascita del Corpo, o che da questi hanno avuto
modo di acquisirle in prima persona – che può servire da vademecum per ricordare e
per aiutarci a non dimenticare le radici e le tappe attraverso le quali è passata questa
benemerita istituzione,ma anche da traccia per un auspicato ulteriore sviluppo, aperto
ad ogni ulteriore apporto.
VINCENZO D’ANGELO
Presidente della Sezione Dipartimentale
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DAI COLLEGIA FABBRORUM
AL DIPARTIMENTO DEI VIGILI DEL FUOCO
L’EVOLUZIONE DEI SERVIZI ANTINCENDI
NEL NOSTRO PAESE
LE PRIME ORGANIZZAZIONI
Il fuoco è stato elemento fondamentale per l’evoluzione dell’uomo verso la sua civilizzazione, ma con il progredire di questa e la diffusione del suo impiego esso è diventato anche un pericolo da cui
difendersi via via più rilevante, tanto da far nascere la necessità di organizzarsi in qualche modo per farlo, ed è immaginabile che ciò sia avvenuto
fin dai tempi più antichi.
Ci sono testimonianze sul fatto che già ad Alessandria d’Egitto,
ai tempi del Faraone Tolomeo I°, esistevano uomini specificamente preposti ad affrontare e spegnere gli incendi, e che disponevano anche di
una rudimentale pompa chiamata antlia o macchina ctesibiaca, ma con
molta probabilità rudimentali organizzazioni esistevano già all’interno di
altre civiltà, anche precedenti; lungo è quindi il cammino che dobbiamo
fare per seguir passo passo l’evoluzione che l’organizzazione della difesa
e lotta contro il fuoco ha avuto nelle varie epoche.
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DAI COLLEGIA FABBRORUM AL DIPARTIMENTO DEI VIGILI DEL FUOCO
Tavola riproducente i Vigiles dell’antica Roma.
(Archivio Servizio Documentazione Nazionale & RR.PP.)
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L’EVOLUZIONE DEI SERVIZI ANTINCENDI NEL NOSTRO PAESE
L’EPOCA ROMANA (1)
Riferendosi in particolare al nostro paese, troviamo che nella
Roma arcaica furono i Collegia Fabrorum, cioè le corporazioni degli artigiani, mosse da interesse diretto, ad istituire al loro interno specifiche,
seppur primitive, organizzazioni che si occupassero del servizio antincendi.
È facile comprenderne il perché esaminando la documentazione
di cui disponiamo sull’organizzazione della città e vedendo come un gran
numero di magazzini e botteghe sorgevano tutt’intorno al Circo Massimo,
presso il Foro e la Via Sacra, nonché all’interno del Campo Marzio, e
come proprio nel cuore dell’Urbe esistevano grandi aree che presentavano un elevato rischio per la rilevante quantità di materiali e la copiosa
presenza di inneschi presenti.
Con il progredire della civiltà e con una città che si espandeva,
ma soprattutto si andava sempre più densamente popolando, tanto da
determinare la necessità di un’edilizia popolare fortemente intensiva, con
intere aree completamente costituite da insulae (2), costituite da edifici addossati e sviluppati in altezza, fino a raggiungere altezze di 6 piani, il problema degli incendi nell’Urbe assunse aspetti drammatici.
I cittadini romani vivevano ormai nell’incubo del fuoco, tanto da far affermare a Plutarco che per essi morire in un incendio rientrava nell’ordine naturale delle cose.
(1) Stefania Capponi – Barbara Mengozzi, I Vigiles dei Cesari, Roma 1993.
(2) Da cui deriva il moderno termine isolato.
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DAI COLLEGIA FABBRORUM AL DIPARTIMENTO DEI VIGILI DEL FUOCO
Basti pensare che già nel 390 a.C., nell’incendio provocato dal
saccheggio dei Galli, l’intera città andò a fuoco, si salvò solo il Campidoglio, per comprendere come divenisse consequenziale la necessità di
un’assunzione diretta da parte dell’amministrazione pubblica della responsabilità della sicurezza.
Già nel medio periodo repubblicano furono istituiti i Tresvires Capitales, tre magistrati incaricati di mantenere l’ordine ma anche di prevenire e contrastare gli incendi e che per questo avevano alle loro
dipendenze schiavi e servi pubblici appositamente addestrati e dislocati
in vari punti intorno alla città. Essi vennero poi affiancati, nel 186 a.C.,
dai Quinquevires nocturni funzionari di rango inferiore con il compito di
svolgere la loro vigilanza nelle ore notturne perché per i magistrati era
sconveniente restare in pubblico dopo il tramonto.
L’esistenza di organizzazioni similari è peraltro documentata
anche per altre città dell’impero e narra ad esempio Tacito che a Neapolis
(Napoli), città alleata di Roma ma con propria autonomia amministrativa,
nel 289 a.C., esistevano gli Spegnitori, cioè un’organizzazione di schiavi
adibiti al trasporto dell’acqua per lo spegnimento degli incendi. In seguito
si formarono la Familia Pubblica, un corpo di spegnitori in perlustrazione
continua lungo le strade cittadine, e poi la Familia Privata, costituita da
popolani che si prestavano alle stesso mansioni a scopo di lucro.
A Roma, nel 22 a.C. la responsabilità dell’organizzazione del servizio fu data agli Aediles Currules, e Marco Egnatio Rufo organizzò una
forza di 600 schiavi, che non divenne mai comunque adeguata alla situazione cui doveva far fronte.
All’inizio dell’epoca imperiale, l’Urbe raggiunse una popolazione
di circa 1.000.000 di abitanti, suddivisa in 423 quartieri con oltre 147.000
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L’EVOLUZIONE DEI SERVIZI ANTINCENDI NEL NOSTRO PAESE
edifici, in larga parte insulae, che facevano largo uso di elementi strutturali
in legno. Gli incendi divennero realtà quotidiana, con esiti sempre più
disastrosi, e l’esigenza di dare alla città un servizio antincendi che fosse
in grado di assolvere adeguatamente il compito s’avvertì ulteriormente.
Fu Augusto, nel 6 d.C., ad istituire la Militia Vigilum, un corpo
con organizzazione paramilitare che andò a sostituire l’istituzione cui sovraintendevano gli Aediles Currules – sulla quale è opportuno soffermarsi
perché, per concezione, impostazione, distribuzione sul territorio ed individuazione dei compiti fu antesignana delle organizzazioni moderne.
Il personale, circa 7.000 unità, fu inquadrato in 7 Coorti, da cui
anche la denominazione di Cohortes Vigilum, – suddivise a loro volta in 7
centurie – ciascuna delle quali aveva competenza su 2 delle 14 regioni (3)
in cui fu divisa l’Urbe da Augusto; in una delle due regioni venne posta
la Statio, cioè la caserma, nell’altra un distaccamento o posto di guardia,
detto Excubitorium.
Sono ancor oggi visitabili i resti delle statio di Ostia e di Tivoli
(Villa Adriana) e degli Excubitorium di Trastevere e del porto di Traiano
a Fiumicino.
Coorti della Militia Vigilum vennero poi istituite anche in altre
città dai successivi imperatori.
La Militia Vigilum era comandata da un funzionario imperiale, di
rango equestre, il Praefectum Vigilum; le coorti e le centurie rispettivamente
erano comandate da tribuni e centurioni provenienti dall’esercito, mentre
i militi semplici erano per lo più ex schiavi, cioè liberti, che ottenevano la
(3) Da cui deriva, per contrazione, il termine moderno rione.
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DAI COLLEGIA FABBRORUM AL DIPARTIMENTO DEI VIGILI DEL FUOCO
L’excubitorium della VII Coorte a Roma. (Foto E. Branchesi)
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L’EVOLUZIONE DEI SERVIZI ANTINCENDI NEL NOSTRO PAESE
Tavola riproducente i Vigiles dell’antica Roma.
(Archivio Servizio Documentazione Nazionale & RR.PP.)
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DAI COLLEGIA FABBRORUM AL DIPARTIMENTO DEI VIGILI DEL FUOCO
cittadinanza romana proprio in virtù dell’arruolamento, dapprima dopo
un periodo di servizio di sei anni e in seguito di soli tre, con la denominazione di libertini milites.
Le attrezzature di dotazione erano per lo più semplici – come asce,
ramponi, zappe, seghe, pertiche, scale, corde – ma non mancavano anche
mezzi più specifici come rudimentali pompe a stantuffo e valvole, denominate siphones, recipienti per il trasporto dell’acqua, tubazioni di cuoio,
drappi di grossa lana intrisi di acqua e aceto, chiamati centones; acqua e
attrezzature erano trasportate da carri trainati da cavalli. I militi si distinguevano per la specializzazione che avevano nell’utilizzo delle varie attrezzature. Il motto della Militia Vigilum “Ubi dolor ibi vigiles” verrà mantenuto
dalle successive istituzioni romane contro gli incendi che si susseguirono,
fino all’attuale Comando provinciale dei vigili del fuoco di Roma. Il servizio della Militia Vigilum andò con il tempo degradandosi fino a scomparire definitivamente con la caduta dell’impero d’occidente.
Per comprendere perché una istituzione di evidente rilevanza per
la civiltà – per le influenze di carattere sociale, patrimoniale, ambientale
ma anche per le prospettive sullo sviluppo – come quella della difesa dagli
incendi possa trovare periodi di regressione o addirittura, come vedremo,
di totale trascuratezza, occorre considerare che ogni istituzione per avere
forza, e quindi possibilità di sopravvivenza, deve poggiarsi su due elementi
essenziali: una chiara concezione sociale e una verificata utilità, in termini
concreti, ai fini di ciò che si propone.
Partendo dal secondo di questi elementi, occorre dire che la Militia Vigilum, anche nel suo momento di massima efficienza, non riuscì
più di tanto a risolvere il problema degli incendi perché seppur ben organizzata, rimase limitata nella sua azione dalla inadeguatezza dei mezzi
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L’EVOLUZIONE DEI SERVIZI ANTINCENDI NEL NOSTRO PAESE
tecnici rispetto alle situazioni che si trovò ad affrontare. La possibilità
d’intervento in altezza e le capacità estinguenti, elementi fondamentali
in una situazione come quella dell’Urbe, in cui le insulae erano una realtà
diffusa, risultarono veramente limitate (4).
Lo dimostrano i disastrosi incendi che, oltre a quello più conosciuto avvenuto nel 64 d.C. sotto Nerone, si sono succeduti dopo la sua
istituzione come quelli che distrussero completamente la regione del Celio
nel 27 d.C. sotto Tiberio; il Campidoglio nel 68 d.C. sotto Vespasiano,
quasi completamente la regione di Campo Marzio nell’80 d.C. sotto Tito;
gran parte della città nel 190 d.C. sotto Commodo ed il Foro Romano
nel 283 d.C. sotto Carino.
Il rapporto costo benefici della Militia Vigilum non fu mai, nella
sostanza, completamente positivo; l’istituzione trovò pertanto la ragione
d’essere più nella forte concezione sociale che stava alla base di quel tipo
di società, nella sua robusta impostazione amministrativa e nelle concrete
disponibilità finanziarie necessarie a sostenerla, che sui suoi reali apporti
in termini di beneficio.
Con lo sgretolarsi di quel tipo di società vennero a mancare entrambi i pilastri di sostegno dell’istituzione.
Furono questi motivi a determinare quella stasi che si protrarrà
lungamente per tutto il periodo medievale.
(4) Italiano Tiezzi, Venti secoli di testimonianze antincendio, Bologna 1999.
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DAI COLLEGIA FABBRORUM AL DIPARTIMENTO DEI VIGILI DEL FUOCO
LE EPOCHE SUCCESSIVE
Quello che seguì alla caduta dell’Impero Romano fu un periodo
di razzie e di sconvolgimenti sociali che vide il disfacimento, oltre che
della preesistente organizzazione contro gli incendi, anche di tutte le funzioni delle istituzioni pubbliche e degli apparati amministrativi.
Nell’impossibilità di far fronte agli incendi con una qualsiasi
forma di organizzazione la gente prese a guardare a questi come a fatti
ineluttabili e quindi a considerarli alla stregua di eventi soprannaturali
e, addirittura, a subirli come prove o castighi divini a cui sottoporsi.
Subentrò la superstizione; non si pensò più di contrastare gli incendi con l’opera umana ma con il ricorso alla fede religiosa, per ottenere
l’intervento divino. Infatti, verso la fine dell’anno 1000, si attendeva la
fine del mondo e tutto lo spirito era rivolto a Dio, tant’è che sul luogo
dell’incendio, manifestazione demoniaca, venivano portate immagini
sacre per far regredire le fiamme.
Tant’è che l’incendio sviluppatosi nel 847 d.C. nel quartiere romano di Borgo, si dice esser stato miracolosamente spento da Papa Leone
IV, il quale riuscì a domare le fiamme invocando l’Eterno e gettando sul
fuoco i propri paramenti (5).
Nel mondo medievale, pervaso da irrazionali paure ed esaltazioni,
anche il fuoco tornò ad assumere le caratteristiche primordiali di sacralità,
purificazione e castigo.
In questo contesto anche quelle confraternite di privati, laici o
(5) Italiano Tiezzi, Venti secoli di testimonianze antincendio, Bologna 1999.
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L’EVOLUZIONE DEI SERVIZI ANTINCENDI NEL NOSTRO PAESE
religiosi che cercavano in qualche modo di organizzarsi, per prestare reciproco aiuto in caso di incendio, in assenza di un qualsiasi interesse da
parte dell’autorità politica e civile, finirono per essere guardate con sospetto, o addirittura per incontrare l’aperto ostracismo – tanto da dover
operare in forma più o meno clandestina – e per essere, con il tempo,
messe al bando con appositi editti.
Con la costituzione del Sacro romano impero, e la conseguente
ripresa dell’organizzazione sociale e civile nel suo territorio, e con l’instaurazione di un più fervido clima religioso – nel quale l’impegno in favore del prossimo assunse concreta testimonianza di fede, e quindi anche
l’accorrere sul posto in caso d’incendi per salvare la vita del fratello costituì motivo di beatificazione e glorificazione divina – si cominciò ad avere
timidi segni di ripristino di misure di salvaguardia dagli incendi.
Furono però misure che spesso non andavano oltre all’istituzione
di “vedette” o di sistemi di allertamento e all’emanazione di editti per
imporre agli artigiani e alla popolazione di intervenire con gli attrezzi del
loro mestiere in caso d’incendio; non si giunse all’istituzione di corpi specificamente attrezzati ed acquartierati.
Fu con l’avvento dei comuni, e soprattutto con le maggiori autonomie loro concesse da Federico I dopo la pace di Costanza nel 1183,
che si ricostituì un tessuto sociale organizzato e si ridiede slancio ed efficienza all’amministrazione pubblica che tornò ad essere centrale nelle
funzioni di organizzazione del territorio e delle attività artigianali e commerciali; in tale contesto la difesa dagli incendi riprese ad essere guardata
con la dovuta attenzione.
I comuni emanarono editti finalizzati alla prevenzione degli incendi e a favorire le iniziative volte all’organizzazione del personale che
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DAI COLLEGIA FABBRORUM AL DIPARTIMENTO DEI VIGILI DEL FUOCO
doveva provvedere alla loro estinzione; ma il compito “operativo” – come
già avvenuto nella Roma arcaica – venne assunto, in modo più o meno
organizzato e riconosciuto, dalle arti e corporazioni che, per motivi di lavoro, erano in possesso degli strumenti ed attrezzi adatti; nacquero quindi
anche in varie città le compagnie o confraternite dei brentatori, cioè dei
trasportatori d’acqua mediante le brente, recipienti in origine usati per il
rifornimento del vino; non a caso i componenti di tali confraternite
erano per lo più osti, tavernieri e loro dipendenti (6).
Solo a partire dalla metà del secolo XIV nelle città più grandi cominciarono ad essere istituite organizzazioni pubbliche, alle dirette dipendenze delle autorità politiche – per lo più denominate Guardie al
fuoco –, però con consistenze di qualche decina di uomini e modestamente attrezzate, per cui ancora per lungo tempo le popolazioni della penisola – aggregate in signorie, repubbliche, principati o regni – si
trovarono ad essere esposte, pressoché indifese, ad incendi sempre più
frequenti e rovinosi; si dovrà aspettare lo sviluppo della tecnica e di attrezzature più efficaci per la lotta agli incendi, per trovare finalmente l’impulso a quello sviluppo che proseguirà fino ai nostri giorni.
(6) Italiano Tiezzi, Venti secoli di testimonianze antincendio, Bologna 1999.
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L’EVOLUZIONE DEI SERVIZI ANTINCENDI NEL NOSTRO PAESE
Tavola di Appiana dedicata alla Guardia del Fuoco di Firenze.
(Archivio Servizio Documentazione Nazionale & RR.PP.)
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DAI COLLEGIA FABBRORUM AL DIPARTIMENTO DEI VIGILI DEL FUOCO
La Guardia del Fuoco fiorentina all’opera.
(Archivio Servizio Documentazione Nazionale & RR.PP.)
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L’EVOLUZIONE DEI SERVIZI ANTINCENDI NEL NOSTRO PAESE
LO SVILUPPO DELLE ATTREZZATURE ANTINCENDIO
Già nei codici di Leonardo da Vinci troviamo chiarissimi progetti
di turbine e macchine per il sollevamento dell’ acqua, ma fu nella metà
del XVI secolo che iniziò quel grande movimento, che va sotto il nome
di rivoluzione scientifica, che fece rifiorire gli studi che portarono a nuove
conoscenze, dalle quali presero forma invenzioni suscettibili di applicazioni in vari campi, compreso quello delle attrezzature antincendio. Già
nel 1578 J. Besson presentò il progetto di una pompa da incendio a stantuffo, mossa da una vite senza fine, con una prevalenza di 10 metri, montata su carro, che venne successivamente perfezionato e realizzato in
Germania, dove trovò applicazione (7).
Ma fu nel XVII secolo che si crearono concretamente le premesse
per un nuovo impulso alla istituzione di servizi antincendio impostati su
tecnologie più avanzate e più specifiche, e quindi su un maggior grado
di efficacia; sono di quel periodo infatti la realizzazione delle prime
pompe in grado di assicurare un funzionamento continuo e costante,
con elevate caratteristiche di portata e prevalenza – a seguito del perfezionamento dei sistemi biella/manovella e pistone/cilindro – e l’entrata
in esercizio delle prime macchine a vapore.
Nello stesso secolo cominciò a svilupparsi l’industrializzazione, e
la protezione dall’incendio delle fabbriche prese ad avere un interesse
sempre più esteso.
Come nell’età arcaica di Roma e nell’età dei comuni erano stati
(7) Nicola Colangelo, Oltre il fuoco, Mantova 1991.
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DAI COLLEGIA FABBRORUM AL DIPARTIMENTO DEI VIGILI DEL FUOCO
gli artigiani, i promotori delle prime organizzazioni, per fronteggiare gli
incendi, ora sono gli industriali a farsene promotori, mirandole da prima
specificamente alla protezione dei loro stabilimenti, ma poi, dato che questi sorgevano all’interno degli ambiti urbani, attrezzandole anche per la
protezione della comunità esterna. Nel 1699 l’industriale francese Dumourrier-Duperrier propose ed ottenne di costituire un servizio completo
ed autonomo antincendio, valendosi dei propri operai, gettando il seme
di quella che diverrà la moderna istituzione dei servizi antincendi. Andavano sparendo le guardie al fuoco e nascevano i “pompieri”.
I CORPI POMPIERISTICI
Dall’organizzazione industriale francese presero le mosse qua e là
altre organizzazioni, promosse sia dagli industriali che dalle autorità pubbliche, il cui proliferare servì da stimolo allo studio e alla realizzazione di
attrezzature da mettere loro a disposizione e ciò favorì il diffondersi dell’organizzazione di servizi.
Ma la svolta significativa si ebbe con l’inizio del XIX secolo; con
l’ascesa al potere di Napoleone Bonaparte, già nel 1801 in Francia venne
ricostituito il corpo della Gard-Pompes con innovazioni sia degli organici
che dei mezzi, ed in seguito fu lo stesso Napoleone che – dopo esser scampato, nel 1810, ad un disastroso incendio e aver seguito personalmente
l’inchiesta per appurare cause e responsabilità – ad emettere una serie di
provvedimenti finalizzati ad una completa riorganizzazione del servizio
antincendi creando, nel 1811, il corpo dei Sapeurs-Pompiers. Il fatto fu
rilevante perché la nuova organizzazione venne esportata anche nella no22
L’EVOLUZIONE DEI SERVIZI ANTINCENDI NEL NOSTRO PAESE
La Tavola di Appiana dedicata agli Zappatori Pompieri della città di Milano.
Il corpo fu fondato dal Vice Re d’Italia Eugenio figlio di primo matrimonio
della moglie di Napoleone Bonaparte.
(Archivio Servizio Documentazione Nazionale & RR.PP.)
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DAI COLLEGIA FABBRORUM AL DIPARTIMENTO DEI VIGILI DEL FUOCO
I Civici Pompieri di Bologna in una copertina della Domenica del Corriere.
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L’EVOLUZIONE DEI SERVIZI ANTINCENDI NEL NOSTRO PAESE
stra penisola, nei territori dell’Impero di Francia, del Regno d’Italia napoleonico e del Regno di Napoli (8).
Nacquero a seguire fra il 1806 e il 1824, la Compagnia dei pompieri di Firenze, il Corpo dei pompieri di Roma, il Corpo dei genieri
pompieri di Napoli, la Compagnia di zappatori pompieri di Milano e la
Compagnia guardie a fuoco di Torino (9).
Con la restaurazione seguita al congresso di Vienna si verificò un
certo decadimento delle istituzioni pubbliche esistenti e i vari corpi dei
pompieri già istituiti sopravvissero sopratutto per la volontà popolare.
Tuttavia il senso della istituzione del servizio antincendi si era ormai radicato e diffuso e, sull’esempio guida di quelle più grandi, vennero creati
corpi pompieri anche nelle città e centri più piccoli.
L’UNITA’ D’ITALIA
L’unificazione e la creazione del nuovo stato italiano lasciò sostanzialmente le cose come stavano; ai pochi corpi pompieristici locali,
per lo più a carattere volontario, si affiancavano vaste zone, addirittura
intere regioni, prive di qualsiasi difesa organizzata contro il fuoco, non
vennero prese iniziative idonee a migliorare la situazione poiché l’attenzione del governo era diretta a molti altri problemi ritenuti più pressanti.
(8) Alessandro Mella, I pompieri dell’imperatore, Monitore Italiano 2, agosto 2008.
(9) Michele Sforza, Pompieri. Cinque secoli di storia di un’antica istituzione, Torino 1992.
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DAI COLLEGIA FABBRORUM AL DIPARTIMENTO DEI VIGILI DEL FUOCO
Civico Pompiere della città di Napoli.
(Archivio Servizio Documentazione Nazionale & RR.PP.)
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L’EVOLUZIONE DEI SERVIZI ANTINCENDI NEL NOSTRO PAESE
Nella riforma complessiva dell’amministrazione italiana, ed in
particolare degli enti locali, l’ordinamento comunale, sancito dalla
legge 2248 del 1865, attribuì ai comuni la facoltà, ma non l’obbligo,
di costituire propri corpi di pompieri; sorsero cosi organizzazioni diverse da comune a comune, in relazione alle risorse finanziarie disponibili ed alla diversa concezione della responsabilità amministrativa e
sociale, di conseguenza si ebbero corpi con l’unico scopo di estinguere
gli incendi, corpi con più compiti, fra i quali anche quello della prestazione del servizio antincendio, corpi di solo personale permanente,
corpi integrati di personale permanente e volontario, corpi di soli volontari convocati di volta in volta al momento della necessità ed altro
ancora.
La maggior parte di essi si concentrava al nord ed al centro –
dove non solo le amministrazioni comunali disponevano di maggiori
disponibilità finanziarie, ma si poteva anche contare sull’apporto delle
industrie locali –; minore era la presenza nel mezzogiorno a causa dei
forti costi del servizio, che non tutte le giunte erano in grado di sostenere.
Ogni comune ebbe un proprio regolamento, ogni regolamento
le sue disfunzioni; la realtà che scaturì da questo stato di cose fu quella
di una totale eterogeneità
Tale eterogeneità – che riguardava non solo il sistema organizzativo, ma anche i compiti, le attrezzature, le modalità e le tecniche di
intervento – era un fattore estremamente negativo, non solo per essere
discriminante del grado di protezione delle popolazione dei diversi territori, ma anche perché rendeva difficile la cooperazione fra i vari corpi
in caso di necessità.
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DAI COLLEGIA FABBRORUM AL DIPARTIMENTO DEI VIGILI DEL FUOCO
Le disfunzioni si evidenziavano in modo particolare in occasione
di grandi calamità. In questi casi si ricorreva ad una sorta di coordinamento da parte dei prefetti del Regno, utilizzando anche le forze armate,
che peraltro non erano attrezzate alle esigenze di un intervento tecnico e
puntuale.
VERSO LA NAZIONALIZZAZIONE
La disparità tra i diversi corpi era avvertita negativamente sia all’interno degli stessi che da parte dei comuni, in termini di prestigio e
competitività da una parte in termini di qualità del servizio offerto alla
cittadinanza dall’altra, per cui entrambe le parti cercarono strade per
porvi rimedio.
La via che seguirono i comuni fu quella della attivazione di forme
di consorziamento, sia fra loro che con le industrie ed altre istituzioni
del territorio, quella che seguirono i corpi fu la ricerca di forme di raccordo e di interscambio, quantomeno sul piano dell’informazione, e
dell’aggiornamento tecnico professionale; la strada scelta, anche sull’esempio di quanto avveniva nei paesi confinanti, fu quella della federazione.
Già nel 1899 venne fondata a Milano la Federazione tecnica
italiana dei corpi pompieri, inizialmente come organo d’incontro e
di confronto di vertice ma in seguito come organo più marcatamente
operativo, radicato sul territorio attraverso l’aggregazione delle formazioni locali anche attraverso la loro trasformazione nelle Unioni tecniche interprovinciali e regionali dei corpi pompieri e l’assunzione
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I Civici Pompieri di Pesaro ritratti nel 1913.
(Archivio Servizio Documentazione Nazionale & RR.PP.)
della supervisione e del coordinamento delle stesse (10).
La federazione intraprese una diffusa opera di divulgazione attraverso la pubblicazione delle riviste “Coraggio e Previdenza” e “Il Pompiere
Italiano” che consentì anche alle sedi più lontane di aggiornarsi sull’evoluzione tecnologica dei mezzi e delle attrezzature, sui metodi e le strategie
(10) Vincenzo Andò, L’attività del 51° Corpo Vigili del Fuoco durante i bombardamenti sulle Città
di Messina, S. Agata di Militello, Milazzo, Giardini e Taormina. Storia ed organizzazione del
Corpo dei Pompieri di Messina dal 1909, Catania 2007.
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DAI COLLEGIA FABBRORUM AL DIPARTIMENTO DEI VIGILI DEL FUOCO
per combattere gli incendi e sulle normative emanate dai diversi comuni
in materia di prevenzione degli incendi.
Fu un’informazione estremamente importante per l’evoluzione
professionale, perché, oltre a favorire la conoscenza delle diverse realtà
dei corpi, consentì la diffusione di nozioni tecnico-didattiche non solo
essenziali - in relazione al fatto che con l’innovazione dei mezzi e delle attrezzature, resa possibile dall’introduzione via via delle macchine a vapore,
delle scale a sfilo Porta, delle comunicazioni telefoniche e della motorizzazione con motori a combustione interna, le conoscenze e la preparazione dovevano essere sempre più specifiche (11).
Tale sistema informativo aprì la strada ad una prima unificazione
sul piano della formazione ma contribuì anche a far prendere coscienza
dell’esistenza di una matrice comune, che stimolò il senso del raccordo
ed indirizzò all’unificazione; un primo atto significativo di questa fu l’accordo raggiunto per unificare in tutti i corpi il colore dei mezzi e delle attrezzature, che divenne rosso con finiture dorate.
La meritoria opera della Federazione volta a favorire l’uniformazione dei corpi sul piano professionale comunque non poteva contribuire
anche a quella organizzativa degli stessi, in quanto questa rimaneva soggetta alla politica dei comuni, vincolata da condizioni amministrative ed
economiche locali estremamente diversificate.
La permanenza delle disuniformità e delle conseguenti difficoltà
di operare in modo funzionale, nel caso di un impiego collettivo dei corpi
su vasta scala, si erano rese evidenti in occasione dei grandi terremoti che
(11) Nicola Colangelo, Oltre il fango , Mantova 1991.
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Pompieri del Corpo di Venezia su una tipica imbarcazione in dotazione a quel corpo per la singolarità della città. (Archivio Servizio Documentazione Nazionale & RR.PP.)
interessarono la Sicilia e la Calabria nel 1908 (12) e la Marsica nel 1915.
Malgrado ciò, e pur con la parvenza di presa di considerazione a
livello governativo – data dalla nomina, nel 1910 con decreto reale, di
una apposita commissione per affrontare la questione – l’idea di un soccorso antincendio organizzato uniformemente e coordinato a livello su-
(12) Vincenzo Andò, Terremoto calabro siculo del 28 Dicembre 1908. La nobile discendenza dei Vigili
del Fuoco, Catania 2008.
31
DAI COLLEGIA FABBRORUM AL DIPARTIMENTO DEI VIGILI DEL FUOCO
periore di quello comunale, oltre mezzo secolo dopo la sua unificazione,
non trovava nello stato non solo concretizzazione ma neanche un accenno di impostazione progettuale.
Permase ancora la concezione dei corpi del periodo precedente
all’unificazione del paese, prettamente “pompieristica”, finalizzata cioè
al solo spegnimento degli incendi, e quindi riguardante eventi di interesse
territoriale e come tale rientrante essenzialmente nelle competenze degli
enti locali; basti pensare che solo nel 1934, con l’emanazione del nuovo
Testo unico delle leggi provinciali e comunali, venne introdotta l’obbligatorietà della spesa per il servizio di estinzione degli incendi ma limitandola ai soli comuni capoluogo di provincia ed a quelli con popolazione
superiore ai 40.000 abitanti, vale a dire a non più del 2,45% di essi, secondo i dati del censimento 1931.
Il concetto di soccorso pubblico rimase limitato a quello conseguente a grandi catastrofi rimanendo ancora vago e confuso; in esso l’apporto dei corpi pompieri fu ancora concepito come accessorio e
subordinato, come confermarono le leggi in materia di soccorsi in caso
di calamità, del 1919 e del 1926, che subordinavano il loro intervento al
benestare del Ministro dei lavori pubblici e stabilivano che, quando ciò
avveniva, fossero messi alle dipendenze dell’autorità militare ed attendessero gli ordini ed i servizi che dalle stesse fossero loro affidati.
Una tale formalizzazione di dipendenza dall’autorità militare non
sembra nascere da un fatto casuale ma piuttosto – come traspare dalla
lettura di alcune cronache e premesse ad atti parlamentari – dal permanere di una chiara tendenza, che forse era ancorata ai precedenti storici
o forse indotta dai timori derivanti dalla situazione politica del momento.
A fare da traino ad un avanzamento, almeno sul piano tecnico32
L’EVOLUZIONE DEI SERVIZI ANTINCENDI NEL NOSTRO PAESE
professionale, rimasero pertanto ancora la Federazione tecnica nazionale
dei corpi pompieri e le sue articolazioni territoriali attraverso l’organizzazione di convegni, concorsi e mostre, che via via andavano assumendo
rilevanza sempre maggiore; al convegno-concorso organizzato nell’ambito
dell’Esposizione internazionale di Torino, nel 1911, parteciparono una
cinquantina di corpi nazionali ed una quarantina di corpi provenienti
da sei nazioni estere (13).
Il contributo di queste manifestazioni allo sviluppo complessivo
delle istituzioni antincendi fu determinante non solo per l’apporto dato
direttamente alla crescita dei corpi, per lo stimolo impresso alla formazione di organismi internazionali tecnici di raccordo, studio e consultazione – nel 1900 venne fondato il C.T.I.F. (Comitè technique
international du feu), organismo esistente tutt’ora e del quale sono membri rappresentanze di 48 stati – per l’interesse destato nell’industria nazionale alla produzione di mezzi ed attrezzature antincendio ma
soprattutto per la possibilità di mettere in evidenza il grado di professionalità e di capacità tecnica raggiunto che sono fattori di influenza dell’opinione pubblica e quindi di spinta sulle decisioni governative.
Le stesse evidenziarono anche l’esistenza di una forte matrice comune alle varie organizzazioni con forte potere aggregante che non poté
sfuggire agli ambienti governativi; fu anzi proprio quest’ultimo aspetto a
destare immediatamente quell’attenzione a livello politico che divenne
il seme della nazionalizzazione.
(13) Michele Sforza, Pompieri. Cinque secoli di storia di un’antica istituzione, Torino 1992.
33
DAI COLLEGIA FABBRORUM AL DIPARTIMENTO DEI VIGILI DEL FUOCO
La spinta ad intraprendere questa strada venne data dalla situazione che si determinò tra le due guerre con la presa di potere del fascismo da un lato, e quindi con la tendenza ad assumere il controllo
centralizzato di tutte le strutture pubbliche tipico del regime dittatoriale,
e con l’accensione delle lotte operaie e l’intensificazione dei movimenti
sindacali con la contrapposizione del potere politico e finanziario dall’altra.
Il Ministero dell’interno, assunto direttamente dal capo del governo e che attraverso la Direzione dell’amministrazione civile esercitava
il controllo diretto di un vastissimo settore dell’amministrazione periferica, non potè non porre l’attenzione sui corpi pompieri, ed in particolare
sull’aggregazione che gli stessi trovavano attraverso la loro federazione e
le unioni territoriali e si mosse di conseguenza. Sul piano istituzionale
intensificando i rapporti con tali organizzazioni, sul piano prettamente
politico cercando di assumerne il diretto controllo attraverso l’azione
degli iscritti appartenenti al partito o quantomeno simpatizzanti.
Si trattò di un’azione che determinò solo qualche contrasto in
seno alla federazione ma che non riuscì a raggiungere il suo intento perché il clima delle lotte operaie stava ormai coinvolgendo le strutture territoriali, specie quelle delle zone più industrializzate.
Questa realtà venne vissuta anche all’interno dei corpi, nei quali
si accentuarono le spinte per trasformare in organizzazioni sindacali le
associazioni di categoria comprese le unioni regionali e la federazione nazionale; si arrivò da una parte alla proclamazione di scioperi, ed in alcuni
casi a manifestazioni di aperto sovversivismo e dall’altra alla emanazione
di provvedimenti drastici come l’allontanamento di personale, la destituzione di comandanti e lo scioglimento, con successiva ricostituzione,
34
L’EVOLUZIONE DEI SERVIZI ANTINCENDI NEL NOSTRO PAESE
Civico Pompiere di Milano con un primo esempio di dispositivo di protezione individuale.
(Archivio Servizio Documentazione Nazionale & RR.PP.)
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DAI COLLEGIA FABBRORUM AL DIPARTIMENTO DEI VIGILI DEL FUOCO
dei corpi più impegnati nella lotta; in ordine di tempo vennero sciolti
sodalizi importanti come quelli di Genova, Palermo, Verona e Milano
ma anche altri più piccoli.
Si andò delineando quindi una situazione che non poteva non
destare preoccupazione nell’ambito del Ministero dell’interno e cominciò
a farsi strada l’idea di metterla sotto controllo governativo.
I contatti già da tempo avviati si fecero più stretti e portarono all’emissione, nell’aprile del 1934, della Circolare Ministeriale che istituì
la prima uniforme nazionale dei pompieri (14), e alla convocazione a Napoli, nei primi mesi del 1935, dei comandanti dei principali corpi per
l’esame di una proposta di organizzazione su base nazionale del servizio
antincendi.
LA NAZIONALIZZAZIONE
Il primo provvedimento sulla via della nazionalizzazione fu l’emanazione per iniziativa del Ministero dell’interno – “con necessità urgente
ed assoluta” – del Regio Decreto Legge 10 0ttobre 1935 n° 2472, convertito nella Legge 10 aprile 1936 n° 833.
Fu un provvedimento finalizzato prettamente all’assunzione del
controllo attuato in sede centrale tramite una struttura ispettiva e di coordinamento e gestione delle risorse finanziarie, e in sede periferica con
(14) Alessandro Mella, Uniformi e distintivi dei vigili del fuoco 1900-1965, Voghera 2008.
36
L’EVOLUZIONE DEI SERVIZI ANTINCENDI NEL NOSTRO PAESE
l’istituzione di corpi provinciali sui quali avevano diretta supervisione i
prefetti.
Con il provvedimento nella sostanza vennero istituiti un Ispettorato centrale pompieri alla diretta dipendenza del Ministero dell’interno
e con sede nello stesso, un Corpo provinciale pompieri, con personale
permanente e volontario, in ogni capoluogo di provincia e distaccamenti,
in numero vario, da questo dipendenti in sedi minori.
Per il sostegno finanziario dell’istituzione fu istituita a livello centrale una Cassa sovvenzioni antincendi a cui affluivano una parte dei
contributi che i Comuni erano tenuti a versare alle province e dai contributi sui premi di assicurazione contro gli incendi e a livello periferico
dalle amministrazioni provinciali, tramite un fondo speciale costituito
dai contributi obbligatori versati da tutti i comuni della provincia.
Gli ufficiali dei corpi provinciali pompieri vennero inseriti in un
ruolo unico statale, mentre i sottufficiali e i vigili, in attesa della istituzione di appositi ruoli conservarono lo status che avevano alla data di entrata in vigore del provvedimento e vennero pagati con il fondo
antincendi dalle amministrazioni provinciali.
Furono stabilite le prime norme sull’organizzazione dei servizi e
sui compiti demandati ai corpi pompieri;fu sancita la militarizzazione del
personale in caso di mobilitazione.
Il provvedimento, così come emanato, apparve subito abbastanza
improvvisato e debole nell’impostazione per la mancanza di una chiara
visione organizzativa e di una concreta capacità operativa. Lo dimostrarono le norme di prima applicazione, emanate con Regio Decreto 9
marzo 1936 n° 470, che nella sostanza confermarono che, salvo le mutate
dipendenze, l’impostazione organizzativa e tecnica complessiva dei servizi
37
DAI COLLEGIA FABBRORUM AL DIPARTIMENTO DEI VIGILI DEL FUOCO
antincendi rimaneva disarticolata e poco avanzata rispetto alla precedente.
Il fatto che rimanesse stabilito che, in attesa di emanazione di
nuove norme generali uniformi, i corpi provinciali regolassero l’espletamento del servizio pompieristico in base alle norme vigenti nel precedente corpo comunale del capoluogo di provincia ridusse solo in parte
la disuniformità e la disarmonia preesistenti.
Si può quindi dire che la validità del decreto stava soprattutto nell’aver messo il primo punto fermo sulla via di una effettiva nazionalizzazione.
Del resto i suoi contenuti non trovarono un consenso generale
ne da parte dei comuni ne da parte dei corpi; da parte dei primi perché
rimaneva a loro carico solo l’onere economico mentre veniva loro sottratta ogni competenza decisionale, da parte dei secondi, specie per quelli
dei comuni non capoluogo, per il vedersi porre in subordine dopo essersi
formati senza risparmio di sacrificio ed aver raggiunto spesso, in proprio,
livelli di organizzazione e di professionalità non inferiori a quelli dei corpi
dei capoluoghi, e ciò senza una immediata prospettiva di miglioramento
per il personale.
Le perplessità si fecero ancora maggiori con l’emanazione di successivi provvedimenti.
Con Regio Decreto 5 novembre 1937 n°2678 venne disposto l’armamento degli appartenenti ai corpi provinciali, demandando la disciplina del porto delle armi nell’espletamento dei singoli servizi
all’Ispettorato centrale pompieri, fatta eccezione per il solo servizio di
estinzione degli incendi, per il quale se ne escludeva il porto; quantunque
non ci sia mai stato un effettivo impiego da parte del personale dei corpi,
38
L’EVOLUZIONE DEI SERVIZI ANTINCENDI NEL NOSTRO PAESE
se non in occasioni di raduni e sfilate, nei corsi di formazione venne effettuato l’addestramento all’uso e la disposizione rimane in vigore fino
al maggio del 1961, quando con l’emanazione della Legge 469, vennero
applicate a tutto il personale permanente le norme sullo statuto degli impiegati civili dello stato.
Con Regio Decreto Legge 16 giugno 1938 n ° 1021 il termine pompieri venne sostituito da vigili del fuoco.
Se è certamente vero che il cambio di denominazione fu fatto in
ossequio, secondo la tendenza dell’epoca, alla romanità ed ai suoi “Vigiles”, è anche vero che in proposito corrono voci ed esistono testimonianze,
anche se non sufficientemente documentate, secondo le quali la variazione sia discesa da un iniziale progetto di istituire una “ Milizia dei vigili
del fuoco” in tutto simile alla “Militia Vigillum” romana, non solo per nome
ma anche per organizzazione para militare, e forse anche ad altre Milizie
già istituite, considerato che sezioni antincendi erano già state create in alcune legioni della Milizia volontaria per la sicurezza nazionale e che una di
queste aveva addirittura sostituito il Corpo pompieri di Zara (15).
L’inefficacia dei provvedimenti già emanati a determinare la vera
svolta atta a concretizzare un chiaro e soddisfacente schema organizzativo
ed operativo dell’istituzione antincendi si rende ben presto così evidente
che il Ministero dell’Interno ravvisò la necessità di prendere provvedimenti, senza peraltro avere idee chiare in proposito.
Lo dimostra il fatto che anziché avvalersi di esperti del settore e
delle loro esperienze acquisite sul campo e dimenticando quanto in pro-
(15) Alessandro Mella, I Pompireri della Milizia, Miles 45.
39
DAI COLLEGIA FABBRORUM AL DIPARTIMENTO DEI VIGILI DEL FUOCO
posito era già stato fatto in precedenza – nel settembre del 1938 – lo specifico mandato di “istituire il Corpo nazionale dei vigili del fuoco” viene
dato ad un funzionario di partito con nessuna base tecnica e con esperienza maturata in tutt’altro campo, nominandolo prefetto ed affidandogli la reggenza dell’Ispettorato centrale pompieri.
La validità della scelta si può dedurre dalle stesse parole dell’interessato là dove in una sua personale memoria dichiara: “non avendo alcuna pratica esperienza di tali servizi e non desiderando confessare ai
dipendenti la mia ignoranza in materia, chiesi ed ottenni una licenza di
venti giorni, impiegandoli per recarmi a Vienna e Budapest e visitare quei
servizi antincendi, per studiarne l’0rganizzazione che era la migliore d’Europa” (16).
La reggenza nel mese di ottobre dello stesso anno viene affidata
al prefetto Alberto Giombini. Anche se effettuata con lo stesso criterio
dell’incarico di partito, la scelta questa si rivelò giusta nell’individuazione
dell’uomo (17).
Pur non avendo esperienza in materia ne una specifica preparazione tecnica, dinamico e sostenuto dall’entusiasmo e dall’intelligenza
ebbe la perspicacia di capire, a differenza del suo predecessore, che in Italia vi erano capacità, esperienza e professionalità sufficienti per delineare
e dare vita ad una organizzazione dei servizi antincendi, senza bisogno di
andarle a ricercare all’estero.
(16) 2006. A.Cifelli, I Prefetti del Regno nel ventennio fascista, Quaderni della Scuola Superiore
dell’Amministrazione dell’Interno.
(17) Alessandro Mella, Ricordando una figura speciale, Obiettivo Sicurezza, febbraio 2006.
40
L’EVOLUZIONE DEI SERVIZI ANTINCENDI NEL NOSTRO PAESE
Il Direttore Generale dei Servizi Antincendi, Prefetto Alberto Giombini, ritratto nel 1943.
(Collezione Mella)
41
DAI COLLEGIA FABBRORUM AL DIPARTIMENTO DEI VIGILI DEL FUOCO
Con una ponderata scelta dei comandanti e dei giovani ufficiali
capaci ed entusiasti da affiancarsi fu in grado non solo di assolvere al
mandato conferitogli, riformulando in poco tempo un progetto organizzativo in possesso dei richiesti requisiti di efficacia ed operatività, ma
anche di avviare da subito un rinnovamento dei corpi che trovò immediatamente il consenso generale
Le nuove norme per l’organizzazione dei servizi antincendi vennero emanate con Regio Decreto Legge 27 febbraio 1939 n°333 poi convertito nella Legge 22 maggio 1939 n° 960, con alcune modificazioni
migliorative riguardanti il trattamento del personale.
Il loro valore in termini di efficacia ed operatività, rispetto alle
precedenti, si rileva subito dalla istituzione degli organi direttivi e decisionali, sia a livello centrale che periferico, dal passaggio dalla mera enunciazione delle funzioni alla concreta definizione delle strutture preposte
a svolgerle e dalla creazioni dei ruoli del personale a tutti i livelli e delle
rispettive gerarchie.
Oltre alla dettagliata definizione delle attività e dei compiti affidati ai corpi dei vigili del fuoco e alle incombenze spettanti agli enti locali
ai fini del loro funzionamento in materia di sedi di servizio attrezzature
e servizi, le nuove norme istituirono in sede centrale, in luogo dell’Ispettorato centrale vigili del fuoco genericamente dipendente dal Ministero
dell’interno, la Direzione generale dei servizi antincendi, come ripartizione organica dello stesso ministero, creando un apposito ruolo di personale statale per il suo funzionamento, inserirono nell’ambito
dell’Ispettorato tecnico anche un Ispettore sanitario ed un Ispettore ginnico-sportivo e definirono il Consiglio di amministrazione incaricato
della gestione della Cassa sovvenzioni antincendi.
42
L’EVOLUZIONE DEI SERVIZI ANTINCENDI NEL NOSTRO PAESE
Ai fini di una uniforme preparazione professionale del personale
permanente istituirono una scuola centrale di applicazione per allievi ufficiali e un scuola centrale di istruzione per gli allievi vigili in cui tenere
annualmente anche i corsi di istruzione per gli allievi sottufficiali.
Affidarono a livello periferico l’amministrazione dei corpi, con
la supervisione del prefetto, ad un consiglio presieduto da un funzionario
di prefettura e composto dal presidente dell’amministrazione provinciale,
dal podestà del comune capoluogo, dal ragioniere capo di prefettura e
dal comandante del corpo che svolgeva anche le funzioni di segretario.
Decretarono che nell’esercizio delle loro funzioni gli appartenenti
ai corpi dei vigili del fuoco, sia permanenti che volontari, erano agenti
di pubblica sicurezza, che gli ufficiali ed i sottufficiali erano ufficiali di
polizia giudiziaria ed i vigili agenti di polizia giudiziaria. Suddivisero i
corpi provinciali in cinque categorie.
Più estesi e più specificamente dettagliati furono i compiti e le attribuzioni che affidarono ai corpi provinciali anche se nulla innovavano
in materia di soccorsi in caso di pubbliche calamità; mantennero, infatti,
ancora ferme le disposizioni esistenti che condizionavano l’intervento dei
vigili del fuoco alla valutazione del ministro dei lavori pubblici e ne sottomettevano l’impiego all’autorità militare.
Fermo quanto sopra specificato in merito al valore delle nuove
norme non va però lasciato sfuggire il fatto che con la loro entrata in vigore venne sancita quella dipendenza del corpo nazionale dall’autorità
amministrativa che ancor oggi permane e che resta unica fra i corpi tecnici statali.
La tangibile prova dell’efficacia delle nuove norme, della capacità
di coloro che sono stati incaricati di renderle esecutive e della nuova pro43
DAI COLLEGIA FABBRORUM AL DIPARTIMENTO DEI VIGILI DEL FUOCO
spettiva con cui si guardava alla nuova istituzione fu data dal grado di
crescita impresso in breve tempo alla professionalità dei corpi, ma anche
alle capacità organizzative e dallo sviluppo di un nuovo spirito di intesa
e di collaborazione che andava a sostituire quello di competitività e confronto dei precedenti decenni. Ad evidenziarli fu il primo campo nazionale dei vigili del fuoco che venne tenuto a Roma già nel mese di giugno
1939 (18), la costruzione in soli 9 mesi delle Scuole centrali antincendi e
l’emanazione della Legge 13 maggio 1940 n° 690 con la quale veniva affidato ai corpi provinciali, a concreto riconoscimento di una loro rinnovata organizzazione e di una raggiunta maturità operativa, l’espletamento
del servizio antincendio nei porti.
LE SCUOLE CENTRALI ANTINCENDI
Fu l’istituzione delle Scuole centrali antincendi la vera pietra miliare verso il traguardo di un corpo veramente nazionale, in quanto una
formazione comune serve non solo ad assicurare una unificazione sul
piano professionale ma anche a favorire l’avvicinamento e l’affiatamento
tra personale appartenente a realtà territoriali diverse.
Inaugurate il 4 agosto 1941, risultarono essere una struttura valida
non solo dal punto di vista architettonico ma anche per concezione formativa e dotazioni didattiche, degne di un istituto universitario.
(18) Autori Vari, Vigili del Fuoco – documentario del primo campo nazionale, Roma 1939.
44
L’EVOLUZIONE DEI SERVIZI ANTINCENDI NEL NOSTRO PAESE
La scuola di applicazione per allievi ufficiali fu infatti già dotata
di tutti quei laboratori e gabinetti di studio e sperimentazione delle varie
materie ingegneristiche che andranno successivamente a costituire il Centro studi ed esperienze, e la scuola allievi vigili e sottufficiali potette disporre, oltre che di aule attrezzate e ricche di supporti didattici, di un
piazzale per le esercitazioni dotato di castello di manovra e anche di una
goletta per le manovre marinare, completato più tardi con un campo sperimentale per le manovre a fuoco ed anche da un centro di addestramento per cani da soccorso (19).
Grande riguardo venne riservato anche all’addestramento ginnico-sportivo, dotando le scuole di un attrezzato centro sportivo, completo di palestre, piscina e campi all’aperto per tutte le discipline sportive,
le cui funzioni furono anche di stimolo e di propulsione allo sviluppo
dell’attività sportiva nei corpi attraverso la creazione di gruppi sportivi
provinciali (20).
Centro sportivo e gruppi sportivi provinciali divennero fucina di
grandi atleti che mieteranno allori in campo nazionale ed internazionale
in varie discipline quali l’atletica, la ginnastica, la lotta, il salvamento a
nuoto, il canottaggio, lo sci. Nel 1944 la squadra di calcio del corpo provinciale di La Spezia conseguì perfino la vittoria nel piccolo ma agguerrito
campionato dell’alta Italia, battendo inaspettatamente il “grande” Torino,
per la quale fu assegnato non lo scudetto ma un titolo sportivo onorifico
(19) Autori Vari, Le Scuole Centrali Antincendi, Roma 1943.
(20) Autori Vari, I Vigili del Fuoco al servizio del paese 50 anni di attività del Corpo Nazionale 19411991, Roma 1991.
45
DAI COLLEGIA FABBRORUM AL DIPARTIMENTO DEI VIGILI DEL FUOCO
ed uno speciale distintivo – che la squadra dello Spezia calcio sfoggia tuttora sulla propria maglia – con una menzione particolare allo spirito di
sportività con cui gli atleti hanno affrontato le difficoltà di un periodo
storico contrassegnato dai bombardamenti e dalla guerra civile (21).
IL PERIODO BELLICO
L’entrata in guerra dell’Italia, nel giugno del 1940, determinò uno
sconvolgimento anche all’interno del Corpo nazionale vigili del fuoco.
I 94 Corpi allora esistenti, specie quelli del Nord, cominciarono
a venir depauperati di personale per la chiamata in servizio militare dei
vigili destinati al Genio pompieri (22) e per l’invio di personale permanente in rinforzo ai corpi delle regioni del sud già colpite da pesanti bombardamenti, sebbene le prime incursioni avessero colpito le regioni
settentrionali.
Per fronteggiare la situazione venne emanata la Legge 2 ottobre
1940 n. 1416 con la quale si dispose il richiamo in servizio continuativo
di 10.000 unità, fra ufficiali, sottufficiali e vigili, di personale volontario,
ma anche di pensionati che risultassero ancora idonei al servizio, per essere impiegate a prestare servizio ininterrotto – con abolizione dei nor-
(21) Storia dello Spezia calcio, dal sito ufficiale della Società
(22) Alessandro Mella, Appunti sui reparti antincendi del Genio, Milites 29, maggio-giugno 2008;
e Alessandro Mella, Il Genio Antincendi nel Regno d’Albania, Milites 39, gennaio-febbraio
2010.
46
L’EVOLUZIONE DEI SERVIZI ANTINCENDI NEL NOSTRO PAESE
mali turni di servizio – anche per l’eventuale impiego al di fuori delle
province di richiamo (23).
A seguito di ciò si verificò un rilevante spostamento delle predette
unità verso i corpi del centro-sud – dove le conseguenze dei bombardamenti richiesero un massiccio impegno – con la conseguenza di determinare, in questi, notevoli problemi organizzativi dato che per tale personale
era prescritto l’accasermamento.
Il 27 dicembre 1941 fu emanata la Legge 1570 “Nuove norme per
l’organizzazione dei servizi antincendi” che in realtà non apportò sostanziale modifiche a quelle in vigore.
La sua emanazione fu conseguente alla necessità di meglio definire lo stato giuridico del personale volontario che ormai costituiva parte
rilevante, ed in alcuni casi addirittura preponderante, dell’organico dei
corpi; è infatti solo su questa parte che vengono portate innovazioni.
La legge costituì perciò la base per lo sviluppo di quel volontariato
dei vigili del fuoco che tanto importante risulterà nello sviluppo dei servizi antincendi .
Alla legge fece seguito il Regio Decreto 16 marzo 1942 n.702 con
il quale venne regolamentato e definito in tutti i suoi aspetti anche lo
stato giuridico del personale permanente.
Con il proseguire del conflitto le condizioni operative dei corpi
si fecero via via più difficili, non solo per gli interventi sempre più impegnativi che vennero chiamati a fronteggiare a seguito delle incursioni aero-
(23) Alessandro Mella, La guerra per il personale volontario dei VVF, VFV 1, gennaio - febbraio
2007.
47
DAI COLLEGIA FABBRORUM AL DIPARTIMENTO DEI VIGILI DEL FUOCO
Soccorsi dei Vigili del Fuoco durante i bombardamenti del secondo conflitto mondiale.
(Archivio Servizio Documentazione Nazionale & RR.PP.)
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L’EVOLUZIONE DEI SERVIZI ANTINCENDI NEL NOSTRO PAESE
navali, ma anche per la più precaria situazione dei mezzi e delle attrezzature, che andavano deteriorandosi per l’uso continuativo e straordinario
e l’impossibilità di una adeguata manutenzione, data difficoltà di reperire
pezzi di ricambio; i corpi si videro costretti a provvedere da soli a rinforzare le proprie dotazioni con mezzi civili acquisiti e trasformati per il soccorso.
Diventò difficile anche mantenere accettabili condizioni di accasermamento perché molte sedi di servizio vennero distrutte o seriamente danneggiate dai bombardamenti e si dovettero quindi trovare
sistemazioni di fortuna, ma anche perché il reperimento dei viveri diventò sempre più problematico tanto da rendersi necessaria l’istituzione
di apposite squadre annonarie con l’incarico di andare alla ricerca di
rifornimenti; ove fu possibile si cercò di incrementare l’autonomia alimentare con l’impianto di orti di guerra e con la coniglicoltura o l’allevamento di pollame.
Nel 1942 nacque anche l’idea di chiamare il corpo nazionale a
contribuire in qualche modo alle azioni di guerra, coinvolgendolo in
un’operazione di invasione dell’isola di Malta, che prevedeva il montaggio delle volate delle autoscale su natanti per superarne le ripide
coste.
Per portare avanti il progetto furono requisite ai corpi e smontate molte autoscale, con il risultato di metterli in ulteriore difficoltà,
e venne formato, su base volontaria, il “Battaglione S. Barbara”, formato da 5 “Centurie” di 120 uomini ciascuna e tre ufficiali.
Il progetto, alquanto improvvisato e strampalato, non trovò attuazione pratica per cui il battaglione fu scisso e le centurie furono inviate di rinforzo ai corpi di Torino, Milano, Genova, Roma e Napoli
49
DAI COLLEGIA FABBRORUM AL DIPARTIMENTO DEI VIGILI DEL FUOCO
nell’ambito dei quali rimasero parzialmente autonome con il personale
autorizzato a portare il distintivo di appartenenza al battaglione (24).
Nel settembre del 1943, con la formazione della Repubblica sociale italiana al nord e del governo Badoglio al sud, anche il corpo nazionale si spaccò in due; si spostarono al nord, in provincia di Brescia la
Direzione generale a Ponte di Legno e le Scuole centrali antincendi a
Chiari (25).
Il complesso di Capannelle venne occupato da reparti dell’esercito, prima tedesco e poi americano, e adibito ad ospedale militare; per
il coordinamento dei corpi delle province del sud fu istituito un ispettorato generale a Salerno.
Con l’avanzamento del fronte i reparti in ritirata procedettero
alla requisizione dei mezzi più efficienti dei vigili del fuoco per trasferirli
al nord o per garantirsi la loro stessa ritirata; molti corpi, al fine di evitarla, provvidero a renderli inefficienti smontando ed occultando parti
vitali dei motori, con conseguente riduzione della capacità operativa.
Il termine del conflitto trovò i corpi quasi sprovvisti di attrezzature, in condizioni alloggiative precarie o disagevoli per la distruzione o
i danneggiamenti subiti dalle sedi di servizio, con problemi di sovvertimento disciplinare tra il personale, conseguenti alle rivalse e alle ritorsioni di fine conflitto, e nella prospettiva di una drastica riduzione degli
organici per la smobilitazione del personale volontario ed il rientro nei
(24) Alessandro Mella, I vigili del fuoco e l’invasione di Malta. Breve storia del Battaglione speciale
“Santa Barbara”, Voghera 2009.
(25) Gianluca Gallinari, Brescia e i suoi Vigili del Fuoco – 150 anni in 100 scatti, Brescia 2011.
50
L’EVOLUZIONE DEI SERVIZI ANTINCENDI NEL NOSTRO PAESE
territori d’origine di quello trasmigrato. Trovò altresì una direzione generale in crisi e non in grado di riprendere l’operatività necessaria.
Si fece concreto il timore di uno smantellamento dei corpi che
venne evitato solo grazie all’azione ed all’appassionato impegno profuso
dai loro comandanti.
Nel corso del conflitto furono di grande aiuto i nuclei cinofili.
(Archivio Servizio Documentazione Nazionale & RR.PP.)
51
DAI COLLEGIA FABBRORUM AL DIPARTIMENTO DEI VIGILI DEL FUOCO
IL DOPO GUERRA E LA RIPRESA
Nell’immediato dopo guerra le caserme dei corpi si trasformarono
in officine, ove venne portato ogni mezzo militare abbandonato dalle due
parti contendenti per esser riparato, modificato, ricostruito o adattato
alle esigenze del servizio di soccorso dei vigili con ricambi per lo più rifatti
in proprio, al tornio o alla fresa (26).
Tale fervore fu subito apprezzato e fece da stimolo alla adozione
di provvedimenti per assicurare la necessaria ripresa.
Il primo segnale tranquillizzante sulla volontà di mantenere efficiente il servizio antincendi fu dato dall’emanazione, in data 2 ottobre
1947, del Decreto Legislativo del capo provvisorio del governo con il quale
venne autorizzato il mantenimento in servizio continuativo del personale
volontario.
In data 13 ottobre 1950 fu emanata la Legge 913 che autorizzò il
corpo a reclutare, annualmente a domanda, giovani tenuti a rispondere
alla chiamata alle armi per obbligo di leva; nacquero così i vigili volontari
ausiliari.
Al di là dell’apporto importante che detto personale offrì ai servizi
del corpo, tale servizio va positivamente considerato anche per il contributo
che diede alla diffusione della cultura antincendi sul territorio; nei 192 corsi
e negli oltre cinquant’anni in cui lo stesso fu svolto sono stati addestrati e
restituiti alla vita civile oltre 100.000 unità professionalmente preparate ad
affrontare gli incendi e non solo questi.
(26) Nicola Colangelo, Oltre il fuoco, Mantova 1991.
52
L’EVOLUZIONE DEI SERVIZI ANTINCENDI NEL NOSTRO PAESE
Ma la rilevanza
della legge stette sopra
tutto nel fatto che implicitamente si sanciva
che il servizio antincendi era ormai di primaria importanza per
la comunità al pari di
quello della difesa militare dello stato.
Al lungo ed intenso periodo di ricostruzione materiale, economico e civile iniziato Impiego di liquido schiumogeno negli anni ‘50/60.
per la nazione prese fat- (Archivio Servizio Documentazione Nazionale & RR.PP.)
tivamente parte anche
il Corpo nazionale, trovando motivo per la crescita ed un sempre maggiore
accreditamento.
La rinascita e la riconquistata efficienza dei vigili del fuoco venne
messa subito alla prova nel novembre del 1951 col l’alluvione che colpì il
Polesine, la prima catastrofe naturale nel l’Italia nel dopo guerra; in tale occasione si fece la prima sperimentazione dell’uso di una colonna mobile (27).
Già nell’ottobre del 1950 e nel dicembre del 1956, nella presen-
(27) Nicola Colangelo, Oltre il fuoco, Mantova 1991; e Alessandro Mella, Il fango ed i Pompieri
– Polesine 1951, Obbiettivo Sicurezza, Ottobre 2006.
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DAI COLLEGIA FABBRORUM AL DIPARTIMENTO DEI VIGILI DEL FUOCO
tazione di disegni di legge – approvati anche da un ramo del Parlamento
– in materia di protezione civile in caso di eventi bellici e di calamità naturali, trasparve chiara la nuova ottica con cui si guardava al corpo nazionale là dove si diceva: “questo organismo da mantenersi e potenziarsi secondo
il progresso della tecnica, verrà a costituire il nucleo centrale e vitale della più
vasta organizzazione della protezione civile” e “è da tenere presente che quanto
più efficace sarà l’attrezzatura del predetto Corpo Nazionale, tanto più la protezione civile potrà rispondere ai compiti che è chiamata a svolgere”.
Dovranno trascorrere ancora diversi anni prima che tali disegni
divengano legge ma la via per la crescita del Corpo era ormai tracciata e
proseguì. Mentre fu consolidato il suo coinvolgimento nel controllo delle
attività che presentavano pericolo e la sua titolarità nell’espletamento
della prevenzione degli incendi, venne sempre più ampliato e specializzato
il campo del soccorso.
I SOMMOZZATORI - Nel 1952 nacque nel corpo la specializzazione dei sommozzatori; per la preparazione degli uomini si fece ricorso ai livelli più
alti di professionalità.
Il compito venne affidato al S.T. di V. Luigi Ferraro Movm, che
lo fece secondo un modello professionale derivato dagli incursori subacquei della Regia marina, di cui era stato istruttore; la validità del suo modello di istruzione, noto come “modello italiano” è dimostrata dal fatto
che sarà esportato anche all’estero e servirà da modello didattico per la
nascente Federazione italiana di pesca subacquea.
Dopo i primi corsi, già nel 1952 cominciarono a costituirsi i primi
nuclei operativi; il corpo nazionale risultò così essere la prima organizzazione statale civile a dotarsi di tale specialità.
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L’EVOLUZIONE DEI SERVIZI ANTINCENDI NEL NOSTRO PAESE
Il Comandante Luigi Ferraro, già Medaglia d’Oro al Valore Militare, durante il Primo Corso
Sommozzatori tenutosi a Genova nel 1952. (Dalla rivista “Antincendio”)
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DAI COLLEGIA FABBRORUM AL DIPARTIMENTO DEI VIGILI DEL FUOCO
L’ufficializzazione dei nuclei sommozzatori come unità operative
del corpo fu data dalla Legge 996/1970; nel 1972, a seguito della realizzazione della piscina coperta, venne costituito nell’ambito delle Scuole
centrali antincendi il Centro nazionale addestramento sommozzatori.
Nel 2001 la struttura operativa SMZT venne articolata in Nuclei
di soccorso subacquei e acquatici – comprendendo in essi anche il soccorso acquatico di superficie –, denominati N.S.S. e A. e aventi competenza e struttura funzionale regionale.
GLI ELICOTTERI - Nel 1954 – dopo che già nel primo numero della rivista
ANTINCENDIO del 1949 era stato pubblicato l’articolo “L’impiego dell’elicottero nel servizio antincendi” e dopo che il Direttore Generale ed alcuni
ufficiali avevano avuto modo di constatarne l’utilità d’impiego in occasione
dell’alluvione del Polesine – vennero acquistati i primi tre elicotteri Agusta-Bell 47G che costituirono l’embrione dei primi nuclei di Roma, di Modena (successivamente trasferito a Bologna) e di Napoli (successivamente
trasferito a Pontecagnano-Salerno); con l’acquisizione di ulteriori aeromobili si procederà poi, in ordine di tempo, alla costituzione dei nuclei di Genova, Venezia, Pescara, Arezzo, Sassari, Catania, Torino, Bari e Varese (28).
LA RETE RADIO - Nel 1960, in coincidenza con le Olimpiadi di Roma (29),
iniziò ad essere installata la rete radio nazionale che andò via via esten(28) Giuseppe Santarsiere, La componente aerea del Corpo nazionale dei vigili del fuoco, Roma
2004.
(29) Autori Vari, I Vigili del Fuoco al servizio del paese 50 anni di attività del Corpo Nazionale 19411991, Roma 1991.
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L’EVOLUZIONE DEI SERVIZI ANTINCENDI NEL NOSTRO PAESE
dendosi ed ammodernandosi, e che dimostrò tutta la sua utilità negli
anni che seguirono, soprattutto in occasione delle grandi calamità a partire dall’alluvione di Firenze del 1966 (30).
IL PERICOLO RADIOATTIVO - Sempre negli anni ’60, a seguito della proliferazione degli esperimenti con ordigni nucleari conseguenti alla “guerra
fredda” e con l’avvio dell’utilizzazione a fini pacifici dell’energia nucleare,
si cominciò a sentire nel corpo l’esigenza di una specializzazione anche
in tale campo; si provvide pertanto a far acquisire a diversi ufficiali la
qualificazione necessaria ad affrontare questa nuova specializzazione e ad
addestrare in materia il personale operativo; all’uopo i laboratori delle
Scuole centrali antincendi vennero integrati da uno di fisica nucleare.
L’impostazione che fu data per fronteggiare il nuovo pericolo fu
quella di creare dei punti fissi di monitoraggio ambientale per il rilevamento di eventuali ricadute radioattive susseguenti ad esplosioni nucleari
e la creazione di squadre specializzate radiometriche in grado di operare
sul territorio in caso di incidenti derivanti dall’uso pacifico dell’energia
nucleare.
Nel 1966 venne impiantata e successivamente rinnovata la rete
nazionale di rilevamento della radioattività, costituita da 1620 stazioni
dislocate oltre che nelle sedi del corpo, anche nelle stazioni dei carabinieri; i vigili del fuoco si dotarono inoltre di laboratori mobili di rilevamento e campionatura.
L’opera del Corpo in tale campo fu particolarmente apprezzata
in occasione dell’incidente di Chernobyl.
(30) Pier Francesco Listri, Oltre il fango, Firenze 2006.
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DAI COLLEGIA FABBRORUM AL DIPARTIMENTO DEI VIGILI DEL FUOCO
L’ASSISTENZA AL PERSONALE - Nel 1959 venne istituita ed eretta in ente
morale l’Opera nazionale di assistenza per i figli dei vigili del fuoco con
l’intento di dare modo a questi, e soprattutto agli orfani, di fruire di supporto alla formazione e cure climatiche. Con i successivi decreti del 1964
e 1965 fu trasformata in Opera nazionale di assistenza per il personale
dei servizi antincendi, estendendo anche il suo campo d’intervento
IL RIORDINAMENTO
Un nuovo riordinamento sistematico dell’impianto normativo e
strutturale dei servizi antincendi e del Corpo nazionale dei vigili del fuoco
venne introdotto dalla Legge 13 maggio 1961 n. 469.
Oltre ad una completa ridefinizione dello stato giuridico e del
trattamento economico del personale permanente, la legge introdusse
importanti novità nell’organizzazione e nelle competenze; venne soppressa la Cassa sovvenzioni antincendi e le spese per il funzionamento
dei servizi furono poste a carico diretto dello stato, i corpi provinciali furono sostituiti dai comandi provinciali, dando così unicità al Corpo nazionale, l’amministrazione e la gestione vennero assunte direttamente dai
comandanti, divenuti funzionari delegati.
Vennero ampliate le competenze ed i compiti del corpo nazionale
con l’affidamento a questo anche della tutela della popolazione dai pericoli derivanti dall’impiego dell’energia nucleare e dell’incombenza di
provvedere agli studi e agli esami sperimentali e tecnici nelle materie relative ai servizi antincendi; nacque di conseguenza il Centro studi ed esperienze, che assorbì i gabinetti tecnici ed i laboratori già a servizio delle
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L’EVOLUZIONE DEI SERVIZI ANTINCENDI NEL NOSTRO PAESE
Scuole centrali antincendi, si ampliò anche l’organizzazione periferica del
Corpo, con la possibilità di istituire ispettorati di zona per il coordinamento dei comandi provinciali.
Fu stabilita la struttura dei servizi antincendi, articolandola su tre autonome componenti:
• Scuole centrali antincendi
• Centro studi ed esperienze
• Corpo nazionale dei vigili del fuoco, ripartito in Ispettorati di zona,
Comandi provinciali, distaccamenti e posti di vigilanza
Il Corpo assunse carattere civile ed organizzazione e disciplina rispondenti ai propri compiti istituzionali e al personale permanente si applicarono le norme dello statuto degli impiegati civili dello Stato; rimase
confermata la qualifica di ufficiale e agente di polizia giudiziaria rispettivamente per il personale dei ruoli direttivo e sottufficiali e per quello del
ruolo dei vigili scelti e vigili; non fu più prevista la precedente qualifica
di agenti di pubblica sicurezza; il personale che aveva prestato il servizio
ausiliario di leva nel corpo fu chiamato a far parte del personale volontario.
La legge, per quanto innovativa, lasciò però irrisolti due sostanziali
problemi, quello della gestione amministrativo-contabile dei comandi e
quello degli interventi nei casi di grandi calamità.
Riguardo al primo, pur introducendo la significativa innovazione
dell’affidamento ai comandanti della gestione dei comandi, non si mise
a loro disposizione una adeguata struttura per svolgerlo, si omise infatti
l’istituzione di un ruolo di personale amministrativo-contabile; si confermò infatti solo la vigenza della disposizione della precedente legge, per
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DAI COLLEGIA FABBRORUM AL DIPARTIMENTO DEI VIGILI DEL FUOCO
la quale le amministrazioni provinciali erano tenute a mettere a disposizione dei comandi il personale necessario per l’espletamento del servizi
in questione, nel limite, però, dei loro organici in vigore.
Questa fu, e lo sarà ancora per molti anni, una grossa disfunzione
per i comandanti, e per il funzionamento degli uffici dei comandi, in relazione al fatto che tale rapporto di dipendenza risultò non sempre facile
e in alcuni casi addirittura conflittuale, e che, comunque, le unità messe
a disposizione dalle amministrazioni provinciali furono sempre ridotte e
spesso non adeguatamente preparate.
Ciò comportò per i comandanti la necessità o di distrarre dal soccorso personale del Corpo per affidargli mansioni amministrative improprie o, specie nei piccoli comandi, di far svolgere a questo entrambi i
compiti, con immaginabile disfunzione degli uffici in caso di interventi
rilevanti o prolungati; a questo si aggiungeva il fatto che il personale operativo non aveva la preparazione adeguata a svolgere quelle mansioni amministrative che le venivano richieste, specie se completamente affidate
alla sua autonoma responsabilità, e che tale carenza portò a sostituire impostazioni e procedure standardizzate di amministrazione con altre basate
su metodi e vedute personali.
Da questo scaturirono inconvenienti, in alcuni casi avvertibili
anche a distanza di tempo, come la difficoltà di consultazione degli atti
o addirittura l’impossibilità di rinvenimento di documenti di importanza
basilare o storica, conseguenti all’eterogeneità e all’improvvisazione delle
modalità di archiviazione.
Riguardo al secondo, pur attribuendo al Ministero dell’interno i
servizi relativi all’addestramento e all’impiego delle unità preposte alla
protezione della popolazione civile sia in caso di calamità sia in caso di
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L’EVOLUZIONE DEI SERVIZI ANTINCENDI NEL NOSTRO PAESE
eventi bellici, nulla chiarì in merito alle modalità del loro effettivo impiego, lasciando indeterminata la vigenza o meno delle precedenti disposizioni in materia.
Con la legge 31 ottobre 1961 n. 1169 vennero riordinati i ruoli
del personale della carriera direttiva e di concetto, e con il DPR 28 dicembre 1970 n. 1077 fu soppressa la carriera dei sottufficiali, di origine
para militare, per sostituirla con quella dei Capi reparto e Capi squadra,
completando così il ciclo di riordinamento del corpo.
Con la legge 26 luglio 1965 n. 966, che disciplinò le tariffe dei
servizi a pagamento ed istituì il “certificato di prevenzione incendi” ed il
successivo DM del 29 settembre 1965, che determinò le attività soggette
alle visite di controllo, e la periodicità di queste, fu dato avvio ed impulso
all’attività sistematica di prevenzione incendi.
LA PROTEZIONE CIVILE
Con la Legge 8 dicembre 1970 n.996 – dopo che il riordinato
Corpo Nazionale era già stato protagonista di primo piano di tante calamità, dal Vajont alle grandi alluvioni del 1966 e aveva pagato un duro
tributo in uomini nel terremoto del Belice del 1968 – venne finalmente
introdotto il necessario chiarimento in materia di soccorso e assistenza
alle popolazioni colpite da calamità; per la prima volta si recepì nel nostro
ordinamento il concetto di protezione civile e se ne previde un’articolata
organizzazione con disposizioni di carattere generale.
La legge sancì che fosse il Ministero dell’interno a provvedere,
d’intesa con le altre amministrazioni dello stato, civili e militari, e me61
DAI COLLEGIA FABBRORUM AL DIPARTIMENTO DEI VIGILI DEL FUOCO
A sinistra, il Generale Ciglieri
con l’Ufficiale Stefano Gabotto
durante i soccorsi al Vajont.
Sotto, l’Ispettore Generale Capo
Riccardo Sorrentino con l’Ufficiale
Vittorio Antonucci durante i soccorsi
seguiti al terremoto del Belice
nel 1968.
(Archivio Servizio Documentazione
Nazionale & RR.PP.)
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L’EVOLUZIONE DEI SERVIZI ANTINCENDI NEL NOSTRO PAESE
diante il concorso di tutti gli enti pubblici territoriali ed istituzionali, alla
organizzazione della protezione civile, ad impartire la direttive generali e,
in caso di calamità, ad assumere la direzione ed attuare il coordinamento
delle attività svolte dalle amministrazioni dello stato, dalle regioni e dagli
enti pubblici territoriali ed istituzionali.
Presso il Ministero dell’Interno fu insediato il Comitato interministeriale della protezione civile con il compito di promozione degli studi
e delle attività.
La Direzione generale dei servizi antincendi assunse la denominazione di Direzione generale della protezione civile e dei servizi antincendi.
Fu modificato l’art.18 della legge 469/1961, in modo da ricomprendere nel Corpo nazionale dei vigili del fuoco i servizi antincendi, e non
viceversa, e articolando questo in:
• Ispettore generale capo del Corpo
• Servizio tecnico centrale
• Scuole centrali antincendi
• Centro studi ed esperienze
• Ispettorati regionali od interregionali
• Comandi provinciali
• Distaccamenti e posta di vigilanza
• Colonne mobili di soccorso
Quest’ultime, organizzate a livello regionale, affiancarono la Colonna mobile centrale- già operante dagli anni ’60, ed attiva fino agli anni
’80- con sede nel complesso di Montelibretti, poi trasformato nel Centro
polifunzionale antincendi. Nel 1983 ad integrazione delle colonne mobili
63
DAI COLLEGIA FABBRORUM AL DIPARTIMENTO DEI VIGILI DEL FUOCO
regionali vennero costituiti 6 Gruppi operativi speciali (G.O.S.).
La legge inoltre assegnò direttamente al Corpo nazionale la competenza dell’espletamento dei servizi antincendi negli aeroporti civili o
aperti al traffico civile, in precedenza svolto in convenzione per il Ministero dei trasporti e dell’aviazione civile.
Fu istituito il Servizio Sanitario del corpo nazionale
La legge, che privilegiò il momento dell’emergenza, pur anticipando le nuove future linee guida della protezione civile in senso globale,
rimase praticamente inoperativa sul piano della sua applicazione, per non
aver preso in considerazione la profonda trasformazione che l’ordinamento amministrativo stava subendo con l’avvio dell’attività delle regioni
e perché priva di regolamento di esecuzione, che fu emanato solo 11 anni
dopo.
Senz’altro funzionale all’organizzazione del Corpo nazionale e alla
sua operatività, presentò dei limiti per quanto riguardava il momento dell’avvio dei soccorsi, per la mancata designazione di un’autorità con poteri
effettivi di immediato indirizzo e coordinamento di amministrazioni dello
stato, regioni ed enti pubblici. Il commissario straordinario, preposto a
tali compiti, veniva nominato solo dopo il verificarsi dell’evento; in occasione del terremoto dell’Irpinia la nomina ci fu solo dopo 48 ore dal
verificarsi dell’evento
Proprio a seguito di questo evento calamitoso, seguito a breve
tempo a quello che aveva colpito il Friuli (31), emerse l’ormai indilaziona-
(31) Sandro Giomi, Trecento scosse di Terremoto – Diario della catastrofe sismica che sconvolse il
Friuli nel 1976, San Gimignano SI 2011.
64
L’EVOLUZIONE DEI SERVIZI ANTINCENDI NEL NOSTRO PAESE
bile necessità di veder
garantito il collegamento permanente tra
amministrazioni statali, regionali e di enti
pubblici, evidenziatasi
anche nel tragico incidente di Vermicino.
Il primo passo
fu compiuto con l’emanazione del DL 22 febbraio 1982 n. 57 che
nominò un ministro,
senza portafoglio, per Celebre ed indimenticabile testimonianza lasciata su un
muro del Friuli sconvolto dal sisma del 1976.
il coordinamento della (Archivio Servizio Documentazione Nazionale & RR.PP.)
protezione civile, che
nella sua attività si avvalse del Dipartimento di protezione civile, istituito
con successivo DPCM in data 22 giugno dello stesso anno; capo di
gabinetto del ministro e capo dipartimento furono nominati rispettivamente
l’Ing. Alessandro Giomi, Prefetto ed ex ispettore generale capo del
Corpo nazionale dei vigili del fuoco, e l’Ing. Elveno Pastorelli, ex comandante di Roma e futuro direttore generale della protezione civile e dei
servizi antincendi, a riconoscimento, oltre che della loro capacità
personale, della considerazione che i vigili del fuoco tutti avevano saputo
conquistarsi nell’operare nelle grandi calamità.
Nel febbraio 1992, dopo un lunghissimo e travagliato iter parlamentare, la Legge n.225 istituì il Servizio nazionale della protezione civile,
65
DAI COLLEGIA FABBRORUM AL DIPARTIMENTO DEI VIGILI DEL FUOCO
direttamente coordinato dalla Presidenza del consiglio dei ministri, come
sistema organico ed integrato di funzioni e competenze rimesso a più enti
e strutture, che svolgessero, ciascuno per la propria parte e secondo un
modello partecipativo, compiti attinenti alla protezione civile.
La nuova legge non prese più in considerazione la sola fase dell’emergenza ma fu impostata su quattro linee fondamentali: previsione,
prevenzione, soccorso e superamento dell’emergenza (32).
L’art. 11 della legge definì il Corpo nazionale dei vigili del fuoco
componente fondamentale della Protezione civile.
Una successiva riforma dell’apparato statale, introdotta dal DL
30 luglio 1999 n. 300, previde la creazione dell’Agenzia di protezione civile, sottoposta alla vigilanza del Ministero dell’interno, che esercitava poteri di vigilanza sulla sua attività e dalla quale dipendeva funzionalmente
il corpo nazionale per le attività di protezione civile.
L’istituzione dell’agenzia sollevò subito critiche, rilievi e confusione di ruoli e competenze per cui venne emanato, in data 7 settembre
2001, un decreto legge che, riportando tutte le competenze in materia
alla responsabilità del Consiglio dei ministri, ripristinò nella sostanza la
precedente organizzazione, di fatto l’agenzia scomparve da tutti i provvedimenti che ne portavano il riferimento.
(32) Elveno Pastorelli, La Protezione Civile oggi, Milano 1989.
66
L’EVOLUZIONE DEI SERVIZI ANTINCENDI NEL NOSTRO PAESE
L’EVOLUZIONE DEGLI ULTIMI ANNI E LE INNOVAZIONI
Dopo l’impulso dato all’organizzazione del Corpo dalla legge
996/1970 un’ulteriore passo avanti venne fatto con l’emanazione della
legge 13 dicembre 1980 n.930; fu assunta maggiore responsabilità nell’assicurare il servizio antincendi negli aeroporti, che venne espletato non
solo da personale ma anche con automezzi ed attrezzature del corpo, e
per il suo coordinamento si istituì il Servizio ispettivo aeroportuale, facente parte del Servizio tecnico centrale e articolato su tre ispettorati territoriali.
I comandi provinciali divennero uffici di competenza dirigenziale
e fu prevista la possibilità di nomina di tre dirigenti generali, in soprannumero e fuori ruolo, a disposizione permanente di organismi nazionali
o comunitari.
Furono finalmente inseriti nel Corpo ruoli di supporto di personale tecnico ed amministrativo-contabile, anche se limitati alla carriera
di concetto e con organici certamente non sufficienti alle necessità, primo
passo, anche se parziale e non risolutivo, verso la gestione in autonomia
dei comandi.
Di rilievo risultarono anche altri provvedimenti ed avvenimenti,
che seguirono nel tempo.
La legge 4 marzo 1982 n.66 estende ai dipendenti del Corpo gli
indennizzi previsti per le vittime del dovere dalla legge 308/1981
In data 5 dicembre 1987 fu attivato il numero unico nazionale di
soccorso per le chiamate ai vigili del fuoco, 115, in sostituzione del numero urbano utilizzato precedentemente diverso per ogni comando.
All’inizio degli anni ’90 fu inaugurato ed attivato l’Istituto Supe67
DAI COLLEGIA FABBRORUM AL DIPARTIMENTO DEI VIGILI DEL FUOCO
riore Antincendi (I.S.A.) per i corsi di formazione avanzata e per l’attuazione dei convegni.
A metà degli anni ’90 iniziarono ad essere introdotte nell’addestramento le tecniche di soccorso S.A.F. speleo-alpinistco e fluviale, che
mostreranno la loro notevole utilità in tanti interventi degli anni a seguire, e vennero avviati i primi corsi di specializzazione del personale per
la costituzione dei relativi nuclei.
In applicazione delle disposizioni sulle pari opportunità nel pubblico impiego, entrano nel Corpo anche le donne, facendo il loro primo
ingresso nel 1989 nella carriera direttiva dei ruoli tecnici e nel 1991 nel
ruolo operativo.
Con la legge 10 agosto 2000 n.246 si dispose un incremento delle
dotazioni organiche, con istituzione nell’area di supporto amministrativo
- contabile dei profili professionali di funzionario amministrativo e di direttore amministrativo, che fece raggiungere ai comandi quella autonomia
gestionale da tanto tempo auspicata; nel quadro di potenziamento delle
strutture finalizzato ad assicurare una presenza diffusa sul territorio di
nuclei di protezione civile venne dato mandato al Ministero dell’interno
di farsi promotore della costituzione di distaccamenti volontari.
Nell’ottica di tale integrazione e rafforzamento, con DPR 2 novembre 2000 n. 362, furono emanate le nuove norme sul reclutamento,
avanzamento ed impiego del personale volontario del Corpo, poi riviste
ed ampliate dal successivo DPR 6 febbraio 2004 n.76
La legge 14 dicembre 2000 n. 331, che istituì il servizio militare
professionale, introdusse un riserva di posti nel Corpo per coloro che
hanno espletato il servizio militare volontario in ferma breve.
Ma a dare il via al generale riassetto fu la legge 300/1999 stabi68
L’EVOLUZIONE DEI SERVIZI ANTINCENDI NEL NOSTRO PAESE
lendo che – in base alla delega data al governo per la riforma della pubblica amministrazione e per la semplificazione amministrativa – il Ministero dell’Interno rientrava tra quelli le cui strutture di primo livello erano
costituite da dipartimenti, cioè da unità di funzione in grado di assicurare
l’esercizio organico ed integrato di grandi aree di materie omogenee
In ottemperanza a questa, il DPR 7 settembre 2001 n. 398 riorganizzò il Ministero dell’interno, articolandolo su quattro dipartimenti, corrispondenti alle quattro funzioni assegnategli, uno dei quali è il
Dipartimento dei vigili del fuoco, del soccorso pubblico e della difesa civile.
I moderni automezzi sempre più rinnovati per un soccorso all’altezza d’una società in
costante cambiamento. (Archivio Servizio Documentazione Nazionale & RR.PP.)
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DAI COLLEGIA FABBRORUM AL DIPARTIMENTO DEI VIGILI DEL FUOCO
Questo dipartimento è oggi a sua volta articolato in otto direzioni
centrali ed un ufficio centrale ispettivo; esso è diretto da un capo dipartimento e da due vicecapi, uno dei quali esercita le funzioni vicarie ed
assume l’incarico di capo del Corpo nazionale dei vigili del fuoco, i posti
di vice capo dipartimento vicario e di responsabili delle direzioni centrali
per l’emergenza ed il soccorso tecnico, per la formazione, per la prevenzione e la sicurezza tecnica e per le risorse logistiche e strumentali spettano
a dirigenti generali del Corpo.
È evidente e significativa la diversa posizione che, in termini istituzionali e di responsabilizzazione, attraverso questi provvedimenti il
Corpo ha acquisito all’interno della struttura centrale; da una funzione
prettamente tecnica affidata solo ad un “servizio” nella direzione generale
del precedente ordinamento è passato alla titolarità di metà delle direzioni centrali in cui si articola il dipartimento, e non solo a quelle prettamente tecniche ma anche di pianificazione ed indirizzo gestionale come
quella delle risorse logistiche e strumentali, è stato affidato inoltre al capo
del corpo il diretto coordinamento anche di quella importantissima delle
risorse finanziarie; ciò non è avvenuto per mera concessione ma per diritto acquisito sul campo ed in base al riconoscimento, sancito per legge,
di componente fondamentale della protezione civile, cioè di una funzione
primaria dello stato.
A completamento del dispositivo di legge – che, al fine di escludere la duplicazione delle funzioni, affida alla struttura ministeriale solo
quelle primarie e decentra quelle strumentali – con il DPR 23 dicembre
2002 n.314 sono state istituite 11 direzioni regionali e 4 interregionali
dei vigili del fuoco, del soccorso pubblico e della difesa civile, affidate a
dirigenti generali del Corpo.
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L’EVOLUZIONE DEI SERVIZI ANTINCENDI NEL NOSTRO PAESE
L’impiego dei nuclei cinofili nel terremoto che ha sconvolto l’Abruzzo nell’Aprile 2009.
(Archivio Servizio Documentazione Nazionale & RR.PP.)
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DAI COLLEGIA FABBRORUM AL DIPARTIMENTO DEI VIGILI DEL FUOCO
Con questi provvedimenti è cambiata l’organizzazione complessiva dei vigili del fuoco che a livello centrale si articola in direzioni centrali
ed uffici del dipartimento, e a livello periferico si articola in direzioni regionali, comandi provinciali, distaccamenti permanenti e volontari e
posti di vigilanza – istituiti alle dirette dipendenze dei comandi provinciali
– reparti e nuclei speciali.
Le funzioni di formazione e quelle di studio e ricerca, prima svolte
rispettivamente dalle Scuole centrali antincendi e dal Centro studi ed
Esperienze, quali strutture autonome del corpo, sono state assunte dalla
struttura centrale ed affidate rispettivamente alla Direzione centrale della
formazione – nelle tre distinte aree della Scuola centrale antincendi, ex
Scuola per la formazione di base, della Scuola di formazione operativa e
dell‘Istituto superiore antincendi – ed alla Direzione centrale per la prevenzione e la sicurezza tecnica
Il nuovo ordinamento del personale permanente del Corpo è
stato emanato con il D.Lgs.13 ottobre 2005 n.217, dopo che la legge 30
settembre 2004 n. 252 ne aveva sancito la disciplina in regime di diritto
pubblico del rapporto di impiego, secondo autonome disposizioni ordina
mentali.
Oltre al passaggio dal regime privatistico a quello pubblico del
rapporto d’impiego, la nuova disciplina ha privilegiato la professionalità
e valorizzato l’esperienza acquisita; sono stati infatti introdotti all’interno
di ciascun ruolo nuovi profili come quelli di qualificato, esperto, coordinatore per i vigili e di esperto per i qualificati.
Ha introdotto inoltre altre innovazioni importanti come l’abolizione del “servizio di supporto – per cui i ruoli del personale tecnico ed
amministrativo contabile sono diventati organici al Corpo –; ha istituito
72
L’EVOLUZIONE DEI SERVIZI ANTINCENDI NEL NOSTRO PAESE
Le innovative tecniche USAR per la ricerca ed il soccorso delle persone sepolte da crolli.
(Archivio Servizio Documentazione Nazionale & RR.PP.)
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DAI COLLEGIA FABBRORUM AL DIPARTIMENTO DEI VIGILI DEL FUOCO
il nuovo ruolo del personale tecnico-informatico; ha previsto l’assunzione
di coniugi e figli del personale deceduto o permanentemente inabile per
cause di servizio, quella di personale da destinare in qualità di atleta ai
gruppi sportivi – nel limite delle vacanze di organico del ruolo dei vigili
e nell’ambito di un contingente non superiore a 120 unita – ed anche
quella di orchestrali da destinare alla Banda musicale.
Il completamento della riforma è stato attuato con il D.Lgs 8
marzo 2006 n. 139, dopo che l’art.11 della legge 229/2003 aveva dato
delega al governo di procedere al riassetto generale delle disposizioni sulle
funzioni ed i compiti del Corpo nazionale.
Il riassetto è servito a ridare organicità alle normative sui vigili
del fuoco che, a partire dalla legge 1570/1941, si erano susseguite ed
erano state modificate con interventi per lo più parziali e sovrapposti nel
tempo, spesso lasciando in vigore le norme originarie e senza le necessarie
abrogazioni.
Si è proceduto infatti con criterio organico e sistematico, in modo
da prendere in considerazione tutti gli aspetti, suddividendo la materia
in sei capi che riguardano rispettivamente: l’ordinamento centrale e periferico; il personale permanente e volontario; la prevenzione incendi e
la vigilanza nei vari aspetti; il soccorso pubblico – nelle diverse casistiche
degli interventi tecnici urgenti della protezione civile e del soccorso portuale ed aeroportuale- ; le disposizioni in materia di amministrazione e
contabilità e, da ultimo, un insieme di disposizioni varie relative a materiali e caserme, alloggi di servizio uniformi ed equipaggiamento, ricompense al personale e la promozione dell’attività dell’Associazione
nazionale dei vigili del fuoco del corpo nazionale. Per dare un contributo
alla semplificazione ed alla chiarezza normativa, si è proceduto infine ad
74
L’EVOLUZIONE DEI SERVIZI ANTINCENDI NEL NOSTRO PAESE
una completa elencazione dei provvedimenti abrogati.
In ordine di tempo l’ultima significativa innovazione è stata apportata dal nuovo regolamento di prevenzione incendi, emanato con
DPR 10 agosto 2011 n.151, con il quale viene introdotta una nuova disciplina che, pur mantenendo la centralità del Corpo in materia di sicurezza
antincendi, sulla base del principio di proporzionalità al rischio, coniuga
semplificazione e riduzione degli oneri burocratici nonché riduzione e
certezza dei tempi con una elevata tutela della pubblica incolumità.
La Bandiera d’Istituto del Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco in occasione delle celebrazioni
del 2 Giugno. (Archivio Servizio Documentazione Nazionale & RR.PP.)
75
DAI COLLEGIA FABBRORUM AL DIPARTIMENTO DEI VIGILI DEL FUOCO
BIBLIOGRAFIA
STEFANIA CAPPONI - BARBARA MENGOZZI, I Vigiles dei Cesari-L’organizzazione
antincendio nell’antica Roma, Roma 1993.
VINCENZO ANDÒ, L’attività del 51° Corpo Vigili del Fuoco durante i bombardamenti sulle Città di Messina, S. Agata di Militello, Milazzo, Giardini
e Taormina. Storia ed organizzazione del Corpo dei Pompieri di Messina
dal 1909, Catania 2007.
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Roma 1999.
ALESSANDRO MELLA, I vigili del fuoco e l’invasione di Malta. Breve storia del
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76
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discendenza dei Vigili del Fuoco, Catania 2008.
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GIANLUCA GALLINARI, Brescia e i suoi Vigili del Fuoco – 150 anni in 100
scatti, Brescia 2011.
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che sconvolse il Friuli nel 1976, San Gimignano SI 2011.
ELVENO PASTORELLI, La Protezione Civile oggi, Milano 1989.
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DAI COLLEGIA FABBRORUM AL DIPARTIMENTO DEI VIGILI DEL FUOCO
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ALESSANDRO MELLA, I Pompieri della Milizia, Milites 45, giugno-agosto
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L’EVOLUZIONE DEI SERVIZI ANTINCENDI NEL NOSTRO PAESE
INDICE
RINGRAZIAMENTI .......................................................................................................................... pag.
PREFAZIONE ........................................................................................................................................ «
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DAI COLLEGIA FABBRORUM
AL DIPARTIMENTO DEI VIGILI DEL FUOCO
L’EVOLUZIONE DEI SERVIZI ANTINCENDI NEL NOSTRO PAESE
• L’EPOCA ROMANA ..........................................................................................................................
• LE EPOCHE SUCCESSIVE ..........................................................................................................
• LO SVILIUPPO DELLE ATTREZZATURE ANTINCENDIO ......................................
• I CORPI POMPIERISTICI ..............................................................................................................
• L’UNITÀ D’ITALIA ............................................................................................................................
• VERSO LA NAZIONALIZZAZIONE..........................................................................................
• LA NAZIONALIZZAZIONE ..........................................................................................................
• LE SCUOLE CENTRALI ANTINCENDI ................................................................................
• IL PERIODO BELLICO ..................................................................................................................
• IL DOPO-GUERRA E LA RIPRESA ..........................................................................................
• IL RIORDINAMENTO ....................................................................................................................
• LA PROTEZIONE CIVILE ..............................................................................................................
• L’EVOLUZIONE DEGLI ULTIMI ANNI E LE INNOVAZIONI ..................................
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BIBLIOGRAFIA ....................................................................................................................................
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76
• LE PRIME ORGANIZZAZIONI ....................................................................................................
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