Documento finale - Comune di Montereale

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Documento finale - Comune di Montereale
INTRODUZIONE 4 ANALISI DI PERICOLOSITÀ IDROGEOLOGICA 5 CARTA DI SINTESI DELLA PERICOLOSITÀ IDROGEOLOGICA ‐ FRANE ED ALLUVIONI (TAVOLA A) DISTRIBUZIONE DELLA POPOLAZONE RESIDENTE (TAVOLA B) VIABILITA’ (TAVOLA C) RETI TECNOLOGICHE (TAVOLA D) RISCHIO CONCETTI GENERALI SUL RISCHIO RISCHIO IDROGEOLOGICO CARTA DI SINTESI PER IL RISCHI IDROGEOLOGICO (TAVOLA E1 – E2) SCENARIO DI RISCHIO IDROGEOLOGICO IL RISCHIO SISMICO SCENARIO DI RISCHIO ATTESO SCENARI DI DANNO A SEGUITO DI EVENTI SISMICI 5 12 14 16 17 17 18 19 21 23 24 24 RISORSE 63 AREE DI PROTEZIONE CIVILE 64 AREE DI ATTESA AREE DI ACCOGLIENZA AREE DI AMMASSAMENTO CARTA OPERATIVA DI PROTEZIONE CIVILE (TAVOLA F1 – F2) 64 78 81 83 PROCEDURE A LIVELLO COMUNALE PER IL RISCHIO SISMICO 85 IL SISTEMA INFORMATICO “PPC‐COM” 99 ABRUZZO ENGINEERING S.C.p.A. già Collabora Engineering S.p.A.: Cap. soc. € 1.100.000,00
C.so Vittorio Emanuele, 159 - 67100 L’Aquila (AQ) - Tel. 0862/22148 - Fax 0862/401306 - C.F. e P.IVA: 01560580662 - R.E.A. 102948
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PREMESSA
Con delibera di Giunta Comunale n° 139 del 08/09/2006 è stata stipulata in data
06/10/2006 una convenzione tra l’Amministrazione Comunale di Montereale e la società
Abruzzo Engineering S.C.p.A. (già Collabora Engineering S.p.A.) per la redazione del Piano
Comunale di Protezione Civile ed Emergenza per i Rischi sismico, idrogeologico ed
idraulico.
Il piano completo di tutti gli elaborati cartografici, delle relazioni tecniche collegate
previsti dal progetto e del Sistema informativo Territoriale, è stato completato nel mese di
Luglio 2007.
Di seguito viene descritta l’articolazione del piano
•
Documento di Piano;
•
Tavola A - Carta di sintesi della pericolosità idrogeologica;
•
Tavola B - Carta della distribuzione della popolazione;
•
Tavola C - Carta della viabilità;
•
Tavola D - Carta delle reti tecnologiche (rete gas, acquedotto e rete elettrica)
•
Tavola E1 – E2 - Carta di sintesi per i rischi idrogeologico ed idraulico;
•
Tavola F1 – F2 - Carta operativa di protezione civile;
•
Sistema informativo territoriale
•
Opuscolo divulgativo “guida pratica di Protezione Civile”
Si evidenzia che molte informazioni territoriali non sono visibili direttamente sul
supporto cartaceo per evidenti motivi di rappresentabilità, ma sono visualizzabili a schermo
interrogando il S.I.T. realizzato.
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INTRODUZIONE
Il Comune di Montereale, con una superficie di 10406 ettari, ha fatto registrare nel
censimento del 1991 una popolazione pari a 3114 abitanti che nel censimento del 2001
sono diventati 2930 (Fonte dati Istituto Nazionale di Statistica – ISTAT).
Ad un riscontro anagrafico del 2006 è stata rilevata una popolazione di 2803 abitanti
con un decremento dal 1991 del 11,10%.
Geomorfologicamente il territorio comunale di Montereale è caratterizzato da una serie
notevole di ondulazioni per la presenza di numerosi colli dai versanti poco acclivi e di
modesta elevazione, per cui le forme del paesaggio si presentano assai dolci, arricchite da
boschi e pascoli tipici di zone submontane. Solo in corrispondenza dell’allineamento M.te
Gabbia M.te Mozzano, nella parte più meridionale del territorio, per la presenza di rocce
calcaree mesozoiche, i caratteri morfologici assumono forme più aspre, quasi rupestri, con
ripidi versanti e cime elevate in conseguenza delle dislocazioni tettoniche, orientate in
direzione NW-SE, prodotte dai fenomeni orogenetici mio-pliocenici. Infine, un’altra entità
morfologica è rappresentata dalla piana di Montereale che si sviluppa tra quota 800 e
quota 900, assimilabile ad un triangolo avente vertice nella “stretta” di Marana e la base
nella congiungente Capitignano-Aringo. (P.R.G. Montereale, Geol. Gaudenzio Leonardis).
La cartografia di base su cui si è visualizzato l’intero progetto è la Carta Tecnica
Regionale (CTR) edizione 2000. La CTR, inquadrata nel sistema nazionale IGMI UTMWGS 84, fornisce una rappresentazione generale della morfologia, delle acque, della
vegetazione e delle opere dell' uomo, riportando tutto ciò che può essere utile anche come
riferimento topografico.
Il C.O.M. di riferimento e stato recentemente individuato dalla Prefettura di L’Aquila nel
Comune stesso.
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ANALISI DI PERICOLOSITÀ IDROGEOLOGICA
L’Analisi di pericolosità è stata realizzata acquisendo gli studi e gli strumenti normativi che
interessano il comune di Montereale ed elaborando carte tematiche di sintesi che ne
consentissero la visualizzazione e quindi il confronto.
Sono stati quindi acquisiti i seguenti lavori:
•
Piano Stralcio per l’Assetto Idrogeologico (PAI)
•
Piano Stralcio per la Difesa dalle Alluvioni (PSDA)
•
Piano Stralcio per l’Assetto Idrogeologico del fiume Tronto (PAI TRONTO)
•
Inventario Fenomeni Franosi Italiani (I.F.F.I.)
•
Segnalazioni dell’Amministrazione Comunale
•
Relazione geologica del PRG
Le informazioni, reperite dalle fonti, sono restituite secondo il sistema di riferimento
GAUSS BOAGA (ED50), ritenuto il più idoneo tanto per la omogeneizzazione degli strati
informativi quanto per consentirne una più facile utilizzazione da parte degli Uffici Tecnici
del Comune di Montereale. E’ stato pertanto necessario georeferenziare alcune
informazioni e rettificare la proiezione di tutti quegli strati informativi georeferenziati con un
diverso sistema di riferimento.
CARTA DI SINTESI DELLA PERICOLOSITÀ IDROGEOLOGICA - frane ed
alluvioni (Tavola A)
La carta di sintesi della pericolosità idrogeologica, rappresentativa dell’intero territorio
comunale, è stata realizzata in scala 1:17.000 in formato “A0; la base cartografica
utilizzata è la Carta Tecnica Regionale
in scala 1:5.000 fornita dall’Amministrazione
comunale.
In questa carta sono raccolti tutti i tematismi relativi alla pericolosità idrogeologica ed
idraulica. Per quanto riguarda la pericolosità idraulica è stato esaminato anche il Piano
Stralcio per la Difesa dalle Alluvioni (PSDA) ma non viene riportato in quanto il territorio
comunale non è interessato dagli areali in esso rappresentati.
L’insieme dei dati reperiti sono stati cartografati cercando, per quanto possibile, di
conservare i canoni di rappresentazione delle fonti originali; ove ciò non è stato possibile,
si è cercato di conservare l’univocità e la riconoscibilità di ogni singolo studio.
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La carta di sintesi della pericolosità idrogeologica ed idraulica è stata realizzata con
l’ausilio di software GIS e le informazioni territoriali sono state acquisite attraverso la
consultazione degli studi e documenti di seguito elencati:
•
Piano Stralcio per l’Assetto Idrogeologico (PAI) (scala 1:25.000), – prima
adozione con delibera del 29.12.2004 - realizzato dalla Regione Abruzzo,
contenente le perimetrazioni e le individuazioni delle aree soggette a frane ricadenti
nel territorio del Comune di Montereale.
Nella redazione della Carta di Pericolosità del Comune di Montereale sono stati
presi in considerazione i seguenti shapes:
1. PIANO ASSETTO IDROGEOLOGICO (PERICOLOSITA’ FRANE): riporta le tre classi di
pericolosità P1 - pericolosità moderata (di colore verde), P2 - pericolosità elevata (di colore
giallo), P3 - pericolosità molto elevata (di colore rosso);
2. PIANO ASSETTO IDROGEOLOGICO (PERICOLOSITA’ CALANCHI): riporta le superfici a
calanchi rientranti nella classe P3 (di colore viola);
3. PIANO ASSETTO IDROGEOLOGICO (PERICOLOSITA’ SCARPATE): riporta le scarpate
fluviali, le scarpate strutturali e le scarpate di degradazione.
•
Piano Stralcio per l’Assetto Idrogeologico del fiume Tronto (scala 1:25.000), –
adottato con Deliberazione del Comitato istituzionale n. 02 del 18.02.2005 realizzato dalle Regioni Marche, Abruzzo e Lazio, contenente le perimetrazioni e le
individuazioni delle aree soggette a frane ricadenti nel territorio del Comune di
Montereale.
•
Inventario Fenomeni Franosi Italiani (I.F.F.I.) (scala 1:10.000), realizzato dal
Dipartimento Difesa del Suolo – Servizio Geologico d’Italia dell’A.P.A.T e dal quale
sono state estratte tutte le informazioni relative al territorio del Comune di
Montereale inerenti il tema della pericolosità legata al rischio frana.
•
Frane segnalate dall’Amministrazione comunale
•
Aree esondabili segnalate dall’Amministrazione comunale
La correlazione delle informazioni derivanti dall’insieme delle cartografie analizzate è stata
gestita secondo una griglia gerarchica di sovrapposizione, resa possibile dal fatto che gli
studi risultano tra di loro connessi e riferibili:
¾ Piano Stralcio per l’Assetto Idrogeologico (PAI)
¾ Piano Stralcio per l’Assetto Idrogeologico del fiume Tronto
¾ Inventario dei Fenomeni Franosi Italiani (schedatura IFFI)
Si è scelto di rendere visivamente più evidente il Piano Stralcio per l’Assetto Idrogeologico
perché recepisce la Legge 11 giugno 1998 n° 180 e ricomprende in parte l’IFFI.
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Si riporta la legenda della Carta di sintesi della pericolosità idrogeologica e pericolosità
idraulica:
LEGENDA
IDROGRAFIA
Reticolo idrografico
PIANO ASSETTO IDROGEOLOGICO (PERICOLOSITA' SCARPATE)
Scarpata fluviale
Scarpate strutturali
scarpata di degradazione
PIANO ASSETTO IDROGEOLOGICO (PERICOLOSITA' FRANE)
Pericolosità molto elevata
Pericolosità elevata
Pericolosità moderata
PIANO ASSETTO IDROGEOLOGICO (PERICOLOSITA' CALANCHI)
Pericolosità molto elevata
PIANO STRALCIO ASSETTO IDROGEOLOGICO FIUME TRONTO
Pericolosità molto elevata
Pericolosità media
INVENTARIO DEI FENOMENI FRANOSI (IFFI)
Frana complessa
Frana per colamento lento
Frana per scivolamento
FRANE SEGNALATE DALL'AMMINISTRAZIONE COMUNALE
(
!
Aree in frana
AREE ESONDABILI SEGNALATE DALL'AMMINISTRAZIONE COMUNALE
Aree esondabili
BASE CARTOGRAFICA
CTRN Comune di Montereale
Edifici e costruzioni
Perimetro centro storico
CONFINE COMUNE DI MONTEREALE
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La redazione della carta tematica di pericolosità idrogeologica e pericolosità idraulica
è stata completata attraverso l’acquisizione di una serie di informazioni cartografiche e di
altra natura, poste a corredo della cartografia e a supporto della sua completezza tecnica.
È stato acquisito il materiale cartaceo e/o digitale in elenco:
•
Carta Tecnica Regionale (scala 1:5000) del Comune di Montereale;
•
Piano Regolatore Generale (PRG) (scala 1:2000), tavole e relazioni;
DESCRIZIONE DELLE FONTI
1) Piano Stralcio per l’Assetto Idrogeologico (PAI). Emanato dalla Regione Abruzzo,
contiene la distribuzione geografica delle aree esposte a frane ed erosioni. L’insieme dei
fenomeni gravitativi e dei processi erosivi indicati sono suddivisi in funzione dello Stato di
Attività, discriminato in:
•
Attivi: forme e depositi associati a processi in atto al momento del rilevamento
o che ricorrono stagionalmente;
•
Quiescenti: forme e depositi non attivi al momento del rilevamento, per i quali
esistono indizi di una possibilità di riattivazione, in quanto non hanno esaurito
la propria potenzialità di evoluzione e per i quali permangono le cause
predisponenti al movimento;
•
Inattivi: forme e depositi che non possono essere riattivati in quanto si sono
sviluppati in condizioni geomorfologiche e/o climatiche considerevolmente
diverse dalle attuali. A questo Stato di Attività appartengono anche i dissesti le
cui cause sono state rimosse naturalmente o attraverso opere di
stabilizzazione artificiale.
La carta della pericolosità, associata al Piano Stralcio per l’Assetto Idrogeologico (PAI) è
una carta derivata, ottenuta dalla sovrapposizione dei dati contenuti nella Carta
dell’Acclività, nella Carta Geologica, nella Carta Geomorfologia e nella Carta Inventario dei
Fenomeni Franosi ed Erosivi.
Sono stati stabiliti quattro livelli di Pericolosità denominati P3, P2, P1 e Pscarpate a
seconda che i dati sull’Acclività e sulla Litologia risultino più o meno determinanti il
dissesto.
Entrando nello specifico delle singole categorie di dissesto si ha:
•
P3 - Pericolosità Molto Elevata. Aree caratterizzate dalla presenza delle seguenti
categorie di Dissesto allo stato attivo: versanti vistosamente interessati da
deformazione profonda, versanti interessati da deformazioni superficiali lente attive,
corpi di frana per crollo e ribaltamento attivi, corpi di frana di genesi complessa
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attivi, corpi di frana di colamento attivi, corpi di frana di scorrimento traslativo attivi,
corpi di frana di scorrimento rotazionale attivi e le superfici a calanchi e forme
similari.
•
P2 - Pericolosità Elevata. Aree caratterizzate dalla presenza delle seguenti
categorie di Dissesto allo stato quiescente o inattivo con alta possibilità di
riattivazione: versanti interessati da deformazioni superficiali lente quiescenti e
inattive, corpi di frana per crollo e ribaltamento quiescenti e inattivi, superfici con
forme di dilavamento prevalentemente diffuso e prevalentemente concentrato
attive, corpi di frana di colamento quiescenti e inattivi, corpi di frana di scorrimento
traslativo quiescenti, corpi di frana di scorrimento rotazionale quiescenti e inattivi.
•
P1 - Pericolosità Moderata. Aree caratterizzate dalla presenza delle seguenti
categorie di Dissesto allo stato quiescente o inattivo con bassa possibilità di
riattivazione: versanti interessati da deformazioni superficiali lente quiescenti e
inattive,
superfici
con
forme
dilavamento
prevalentemente
diffuso
e
prevalentemente concentrato quiescenti e inattive, corpi di frana di genesi
complessa quiescenti e inattivi, corpi di frana di colamento quiescenti e inattivi,
corpi di frana di scorrimento traslativo inattivi, corpi di frana di scorrimento
rotazionale quiescenti e inattivi.
•
Pscarpate – Pericolosità da scarpate. Aree caratterizzate dalla presenza di
Scarpate in qualsiasi Stato di Attività. Per definizione si tratta di aree aventi forma
molto allungata il cui lato corto assume un’espressione cartografica del tutto
indicativa.
•
“Aree in cui non sono stati rilevati dissesti” sono quelle porzioni di territorio
regionale per le quali, alla data di redazione del piano, non sono stati evidenziati
indizi geomorfologici di dissesto.
PIANO ASSETTO IDROGEOLOGICO (PERICOLOSITA' SCARPATE)
Scarpata fluviale
Scarpate strutturali
scarpata di degradazione
PIANO ASSETTO IDROGEOLOGICO (PERICOLOSITA' FRANE)
Pericolosità molto elevata
Pericolosità elevata
Pericolosità moderata
PIANO ASSETTO IDROGEOLOGICO (PERICOLOSITA' CALANCHI)
Pericolosità molto elevata
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2) Piano Stralcio per l’Assetto Idrogeologico del fiume Tronto. Emanato dal Comitato
istituzionale e adottato con deliberazione n. 02 del 18.02.05.
Il piano stralcio ha come ambito territoriale di riferimento il bacino idrografico del fiume
Tronto, che interessa le regioni Abruzzo e Lazio in parte e le Marche nella quasi totalità.
All’interno di questo ambito territoriale sono individuate le aree di pericolosità idraulica
(fascia di territorio esondabile) e di pericolosità per frane e valanghe (aree di versante in
condizioni di dissesto) nonché le aree con elementi in situazioni di rischio idraulico ed di
rischio per frane e valanghe (agglomerati urbani, edifici residenziali, insediamenti
produttivi, infrastrutture).
Il piano stralcio, per la parte relativa all’assetto delle aree a rischio idrogeologico per frane
e valanghe, ha come finalità: a) l’individuazione e la perimetrazione dei dissesti da frana e
valanga e l’attribuzione di diversi livelli di pericolosità e di rischio; b) la definizione di
norme e modalità di gestione del territorio volte al rispetto delle specificità morfologiche,
ambientali e paesaggistiche connesse ai naturali processi evolutivi dei versanti, indirizzate
alla difesa del suolo ed al mantenimento delle relative condizioni di equilibrio; c)
la
definizione degli interventi necessari per la mitigazione del rischio per le popolazioni
esposte, per i beni, per le attività economiche e per le infrastrutture, in rapporto alle
pericolosità individuate.
La carta è articolata per differenti indici di pericolosità dei fenomeni gravitativi, distinti in:
•
H4-Aree di Versante a Pericolosità molto elevata;
•
H3- Aree di Versante a Pericolosità elevata;
•
H2- Aree di Versante a Pericolosità media;
•
H1- Aree di Versante a Pericolosità moderata e
•
H0- Aree di Versante a Pericolosità molto bassa;
Nel territorio del Comune di Montereale ricadente all’interno del bacino del Tronto sono
presenti solo le aree di tipo H4 e H2.
Di seguito si rimette la legenda della carta derivata.
PIANO STRALCIO ASSETTO IDROGEOLOGICO FIUME TRONTO
Pericolosità molto elevata
Pericolosità media
3) Inventario Fenomeni Franosi Italiani (I.F.F.I).
Il Dipartimento Difesa del Suolo - Servizio Geologico d'Italia dell'APAT, che in
collaborazione con le Regioni e le Province Autonome d'Italia, ha contribuito
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significativamente all'attuazione del Progetto, ha pubblicato sul Web la banca dati
dell'inventario IFFI.
Esso rappresenta un quadro completo ed aggiornato della distribuzione dei fenomeni
franosi sull'intero territorio nazionale ed è stato costruito attraverso la raccolta e
l'omogeneizzazione dei dati regionali, per offrire uno strumento conoscitivo di base per la
valutazione del rischio da frana, per la programmazione degli interventi di difesa del suolo
e per la pianificazione territoriale a scala nazionale e locale.
Analizzando i vari shapes presenti nel progetto, per la redazione della Carta di Sintesi
della Pericolosità Idrogeologica del Comune di Montereale, sono stati esaminati tutti i dati
alfanumerici e vettoriali che interessano il territorio comunale. In dettaglio sono stati
recepiti i poligoni di perimetrazione delle aree soggette a frana.
Di seguito si rimette la legenda della carta derivata.
INVENTARIO DEI FENOMENI FRANOSI (IFFI)
Frana complessa
Frana per colamento lento
Frana per scivolamento
4) Individuazione di ulteriori aree segnalata dall’Amministrazione Comunale
Dagli incontri avuti con il tecnico comunale sono stati evidenziati dei tratti di strada soggetti
a frana, non contemplate, per posizione e rilevanza, negli studi ufficiali visualizzati sulle
carte, nonché delle possibili aree esondabili nella frazione di Marana.
FRANE SEGNALATE DALL'AMMINISTRAZIONE COMUNALE
(
!
Aree in frana
AREE ESONDABILI SEGNALATE DALL'AMMINISTRAZIONE COMUNALE
Aree esondabili
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DISTRIBUZIONE DELLA POPOLAZONE RESIDENTE (Tavola B)
La carta della distribuzione della popolazione è stata realizzata in scala 1:17.000 in
fomato “A0”. La base cartografica utilizzata per la rappresentazione è l’I.G.M. in formato
digitale in scala 1:25.000.
La carta mostra la distribuzione della popolazione residente sul territorio comunale
per ogni poligono (zona censuaria) prodotto dall’ISTAT a cui sono riferiti i dati del
censimento popolazione 2001 acquisiti direttamente da questa Società. L’elaborato è stato
strutturato implementando il database delle zone censuarie con i dati del censimento
relativi alla popolazione residente e apportando le opportune correzioni qualora il dato così
ottenuto presentasse una evidente discordanza con l’elenco degli abitanti residenti distinti
per via, acquisito dagli uffici dell’anagrafe comunale.
Ad ognuno dei 44 poligoni, in cui risulta suddiviso il territorio comunale, è stato
associato il numero della popolazione residente e si sono definite 5 classi rappresentate
nella cartografica con una scala graduata di colori.
Lo shape contiene 44 poligoni che coprono il territorio comunale di Montereale.
La tabella, invece, contiene 4 campi:
-
codice istat della provincia e del comune;
-
numero sezione censuaria;
-
ettari;
-
popolazione totale;
Di seguito si riporta la legenda di rappresentazione prodotta seguita dalla tabella
riassuntiva, presente anche nella carta in oggetto, che descrive le zone censuarie in
funzione della relativa popolazione:
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TABELLA RIASSUNTIVA
istat
sezione
superficie
Popolazione
prov_com
censuaria
(ettari)
residente
66056
1
20,7
380
66056
2
31,1
193
66056
3
8,9
34
66056
4
34,4
386
66056
5
23,4
394
66056
6
16,5
175
66056
7
18,9
468
66056
8
15,6
90
66056
9
14,6
68
66056
10
39,8
271
1 - 10
66056
11
6,7
49
11 - 50
66056
13
8,3
33
51 - 100
66056
14
4,3
30
101 - 500
66056
15
2
21
66056
16
9,2
21
66056
19
12
58
66056
20
7,7
21
66056
21
5,7
11
66056
22
2,3
20
66056
24
6,9
78
66056
25
9,9
77
66056
30
7,9
49
66056
32
338,9
0
66056
33
515,7
0
66056
34
441,7
0
66056
35
538,9
0
66056
36
589,5
0
66056
37
415,3
0
66056
38
603,9
0
66056
39
426
0
66056
40
415,3
3
66056
41
553,4
0
66056
42
349
0
66056
43
538,1
0
66056
44
543,1
0
66056
45
401,6
0
66056
46
449,2
0
66056
47
396,5
0
66056
48
418,6
0
66056
49
485,9
0
66056
50
476,4
0
66056
51
368,9
0
66056
52
483,2
0
66056
53
360,8
0
LEGENDA
DISTRIBUZIONE DELLA POPOLAZIONE
Poligoni delle zone censuarie ISTAT 2001
0
CONFINE COMUNE DI MONTEREALE
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VIABILITA’ (tavola C)
Per illustrare il sistema della viabilità nel territorio del Comune di Montereale è stata
realizzata una carta tematica in scala 1:17.000 formato “A0”; la base cartografica utilizzata
è la Carta Tecnica Regionale in scala 1:5.000 fornita dall’Amministrazione comunale.
L’elaborato mette in evidenza le relazioni tra la rete viaria all’interno del territorio
comunale e i collegamenti con le arterie principali in un ambito più vasto.
Nella carta sono riportati i tracciati delle strade statali, provinciali e delle principali
strade comunali unitamente ai punti critici della rete viaria e le perimetrazioni delle aree di
pericolosità descritte nella carta di sintesi della pericolosità idrogeologica.
Il territorio comunale è interessato da una sola strada statale (SS. 260 Picente) che
costituisce la dorsale principale del sistema viario e si collega verso nord con la Salaria nel
territorio di Amatrice e verso sud con la SS. 80. Le strade provinciali si diramano dalla SS.
260 Picente e uniscono praticamente tutte le frazioni del Comune. In ultimo, le strade
comunali rivestono un ruolo secondario per quanto riguarda il collegamento, questo
perché presentano una carreggiata più stretta e, spesse volte, un tracciato tortuoso e in
forte pendenza.
ELENCO DELLE STRADE
TIPOLOGIA
STRADE
SIGLA
Strada Provinciale
Di Montegabbia
SP n.105
Strada Provinciale
Delle Capannelle
SP n.106
Strada Provinciale
Del Lago di Campotosto
SP n.2
Strada Provinciale
Verricense
SP n.28
Strada Provinciale
Umbra
SP n.3
Strada Provinciale
Di Cascina
SP n.30
Strada Provinciale
Della Molinella
SP n.4
Strada Statale
Picente
SS n.260
Strada Provinciale
Di Leonessa
SP n.471
Strada Comunale
Marana - Gabbia
Strada Comunale
per Busci 1
Strada Comunale
per Busci 2
Strada Comunale
Pedicolle- Pelleascritta
Strada Comunale
Pie di Pacine
Strada Comunale
Verrico - Colle Verrico
Strada Comunale
Castiglione
Strada Comunale
Piana Marignano 1
Strada Comunale
Piana Marignano 2
Strada Comunale
Piè di Colle – Castello Paganica
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14
Sono stati condotti dei sopralluoghi lungo tutta la rete viaria per individuare e
rilevare la posizione dei punti critici che possono costituire un ostacolo al transito di mezzi
speciali per il soccorso alla popolazione nei casi di eventi calamitosi. Sono state censite le
opere d’arte, in particolare ponti, tratti in rilevato, tratti in trincea, tratti con restringimento di
carreggiata, costruzioni che possono costituire un ostacolo alla corretta funzionalità della
rete e sono stati suddivisi in:
•
criticità potenziali, quali edifici o complessi edilizi prospicienti la strada, presenza di
opere d’arte – muri di contenimento in muratura o in pietra alti più di 3,00 metri –
ponti, tratti in rilevato, tratti in trincea, ecc.;
•
criticità reali, tratti di strada con pendenza maggiore del 10%, raggio di curvatura
della strada tale da generare difficoltà al passaggio di mezzi speciali, larghezza
della carreggiata stradale inferiore a 3,50 metri, limite di altezza inferiore a 4,00
metri, ecc.).
La carta è stata realizzata con l’ausilio di software GIS, mentre le informazioni territoriali
sono state acquisite nel corso di un’ analisi speditiva eseguita sul territorio.
Si riporta di seguito la relativa legenda:
RETE VIARIA
Strada Statale
Strada Provinciale
Strada Comunale
CRITICITA'
#
0
Punti critici
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RETI TECNOLOGICHE (tavola D)
La carta delle reti tecnologiche è stata realizzata in scala 1:17.000 in formato “A0”, su
base cartografica “Carta Tecnica Regionale Numerica in scala 1:5000”.
Nella carta sono riportati i tematismi dei sistemi a rete unitamente agli strati di
pericolosità, descritti in precedenza, utili all’individuazione dei tratti di rete posta su zone
segnalate come potenzialmente pericolose da parte degli studi di settore. Sono messe in
evidenza la rete del gas, la rete idrica e la rete elettrica.
Per la rete elettrica è stata riportata solo la posizione delle cabine di trasformazione
urbane (media-bassa tensione) estrapolate sia dalla C.T.R. che rilevate con strumenti
GPS, in quanto ulteriori dati relativi alla rete, sebbene richiesti, non sono stati forniti
dall’Ente gestore.
Per la rete di distribuzione del gas, sono evidenziati i percorsi delle condotte di
trasporto a media pressione, le posizioni delle valvole d’intercettazione, dei giunti dielettrici
e dei gruppi di riduzione finali mentre la cabina di decompressione e misura è situata nel
territorio del Comune di Pizzoli (dati forniti dalla società SAGAS digitalizzati e
georeferenziati).
Per quanto riguarda la rete idrica, vengono riportati i percorsi delle linee adduttrici e
di quelle distributrici (dati forniti Gran Sasso Acqua S.p.A. digitalizzati e georeferenziati),
l’individuazione dei serbatoi, degli impianti di depurazione e di sollevamento.
In questa cartografia, le reti tecnologiche sono state riportate insieme alle principali
perimetrazioni di pericolosità idrogeologica.
Si riporta di seguito la legenda della carta delle reti tecnologiche.
RETE ELETTRICA
a
Cabine Enel
U
!
Gruppo di riduzione
Y
X
RETE GAS
Valvola d'intercettazione
Condotte
RETE IDRICA
#
*
Sorgenti
Adduttrici
!
(
)
"
,
%
+
$
’
Serbatoi
Partitori
Impianti di sollevamento
Cloratori
Depuratori
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RISCHIO
CONCETTI GENERALI SUL RISCHIO
Il “rischio (R)” è definito come l’entità del danno atteso in una data area e in un certo
intervallo di tempo t in seguito al verificarsi di un particolare evento calamitoso. Il danno
(D) esprime l’entità delle perdite per un determinato elemento o bene (persone, cose,
attività economiche) nel caso del verificarsi dell’evento temuto: D = V × E
dove:
•
la “vulnerabilità (V)” è il grado di perdita (espresso in una scala da zero = ”nessun
danno” a uno = ”perdita totale”) prodotto su un certo elemento o gruppo di
elementi esposti a rischio risultante dal verificarsi dell’evento calamitoso temuto.
•
“E” è il “valore dell’elemento a rischio“ ovvero il valore (che può essere espresso in
termini monetari o di numero o quantità di unità esposte) della popolazione, delle
proprietà e delle attività economiche, inclusi i servizi pubblici, a rischio in una data
area.
Sotto determinate ipotesi il rischio può essere espresso semplicemente dalla seguente
espressione, nota come “equazione del rischio”:
R=H×V×E=H×D
ove H è la pericolosità ovvero la probabilità di accadimento dell’evento calamitoso
entro un intervallo di tempo t ed in una zona tale da influenzare l’elemento a rischio.
La pericolosità è legata al tempo di ritorno T , che esprime l’intervallo di tempo nel
quale l’intensità dell’evento viene superata mediamente una sola volta.
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RISCHIO IDROGEOLOGICO
Per frana o dissesto è da intendersi qualsiasi situazione di equilibrio instabile del suolo,
del sottosuolo o di entrambi, compreso fenomeni di intensa erosione superficiale, o
fenomeni franosi che interessano i pendii.
Tali fattori o cause possono essere suddivise in tre gruppi:
1. cause predisponenti (ovvero proprie dell’ambiente naturale): natura del terreno,
litologia,
giacitura,
andamento
topografico,
acclività
dei
versanti,
clima,
precipitazioni, variazioni di temperature, idrogeologia ecc.;
2. cause preparatrici: disboscamento, piovosità, erosione dell’acque, variazione del
contenuto d’acqua, azioni antropiche ecc;
3. cause provocatrici: abbondanti piogge, erosione dell’acque, terremoti, scavi e tagli
ecc;
Si intende per rischio idraulico la probabilità di subire conseguenze dannose per le
persone, le cose e le attività, a seguito di esondazione di un corso d’acqua (fiume,
torrente, fosso o invaso idrico) ovvero la degradazione e l'erosione del suolo da parte dello
stesso.
Il rischio dipende principalmente da:
1. cause
idrologiche,
ovvero
intensità,
durata,
frequenza
e
tipologia
delle
precipitazioni, nel bacino imbrifero dal quale si alimenta ogni corso d’acqua;
2. cause fisiche dovute alle caratteristiche intrinseche del corso d’acqua stesso;
3. cause antropiche, opere idrauliche realizzate dall’uomo, qualora vengano meno le
condizioni di sicurezza per il funzionamento delle stesse. In funzione di ciò è
necessario valutare tra i rischi idraulici anche la tenuta degli sbarramenti sui corsi
d’acqua, l’efficienza di manufatti di scolo e scolmatura (canali e tombinature) e la
funzionalità dei sistemi di drenaggio delle acque piovane nelle zone urbanizzate.
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CARTA DI SINTESI PER IL RISCHI IDROGEOLOGICO (Tavola E1 – E2)
La carta, articolata in due tavole realizzate in scala 1:10.000 nel formato di restituzione
“A0”, riporta i tematismi relativi al rischio idrogeologico ricavati dalla carta di Pericolosità
secondo la gerarchia già definita.
La Carta ha il fine di evidenziare quelle zone del territorio comunale ove l’insediamento
antropico risulta realizzato in zone con pericolosità idrauliche o idrogeologica e quindi a
rischio. Si è scelto di distinguere tra loro aree, talvolta adiacenti, nel caso in cui la
pericolosità considerata derivava da un diverso studio o era classificata diversamente nello
stesso studio. Sono stati altresì evidenziati quei tratti stradali che, da informazioni dei
tecnici comunali, sono stati soggetti o che verosimilmente potrebbero essere soggetti a
eventi di carattere idrogeologico.
Nella realizzazione della Carta gli standards di rappresentazione della fonte originale
sono stati conservati. Ove non sia stato possibile si è cercato di preservare la
riconoscibilità di ogni singolo dato.
Segue l’elenco dei temi utilizzati per la composizione della presente tavola:
•
Layers inerenti la rappresentazione del rischio sul territorio comunale: le aree a
rischio per la popolazione sono state evidenziate mediante perimetrazione (con
tratto in rosso) con numerazione progressiva associata agli elementi a rischio
(numero dei residenti) riportate in tabelle per indice di pericolosità
•
Attività ricadenti in zone a rischio: dalla Carta Tecnica Regionale sono stati
evidenziati, gli edifici luogo di attività umane non residenziali.
•
Layers inerenti la rappresentazione della viabilità nel territorio comunale. Le
informazioni ed il criterio di rappresentazione corrispondono a quelle utilizzate per
la “Carta della Viabilità”.
Si riporta di seguito la legenda dei principali temi sopra elencati.
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RISCHIO
#
Aree a rischio idrogeologico
#
Tratto strada a rischio idrogeologico
#
Codice identificativo Aree e Tratti di strada a Rischio
#
PIANO ASSETTO IDROGEOLOGICO (PERICOLOSITA' FRANE)
Pericolosità molto elevata
Pericolosità elevata
Pericolosità moderata
PIANO ASSETTO IDROGEOLOGICO (PERICOLOSITA' CALANCHI)
Pericolosità molto elevata
PIANO STRALCIO ASSETTO IDROGEOLOGICO FIUME TRONTO
Pericolosità molto elevata
Pericolosità media
INVENTARIO DEI FENOMENI FRANOSI (IFFI)
Frana complessa
Frana per colamento lento
Frana per scivolamento
FRANE SEGNALATE DALL'AMMINISTRAZIONE COMUNALE
(
!
Aree in frana
AREE ESONDABILI SEGNALATE DALL'AMMINISTRAZIONE COMUNALE
Aree esondabili
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SCENARIO DI RISCHIO IDROGEOLOGICO
La tabella di seguito riportata è parte integrante della “Carta di Sintesi per il Rischio
Idrogeologico” sopra descritta.
Per ciascuna delle aree elencate nella tabella, riconoscibili in cartografia mediante un
numero progressivo, si specifica la località interessata, la tipologia dell’edificato che vi
ricade, il numero delle persone (n° abitanti residenti e n° totale comprensivo dei non
residenti) e delle famiglie ivi residenti, nonché la fonte e la relativa classe di rischio.
Dall’analisi del territorio, risultano a rischio frane circa 254 persone di cui 58 a rischio
“PAI - R1”, 115 a rischio “PAI - R2”, 81 a rischio “PAI - R3” e 76 a rischio idraulico.
La maggior parte delle zone a rischio frana ricadono in prossimità dei centri abitati di
Marana, Cesaproba e Gabbia. Di queste si ritiene opportuno evidenziare, come zona
maggiormente esposta, quella presso il centro abitato di Cesaproba, sia per estensione
che per popolazione interessata.
Per quanto concerne la viabilità soggetta al rischio frana, è stato indicato un tratto
della strada Statale n° 260, nei pressi di Marana, ricadente negli areali PAI – R2. La
restante viabilità esposta a rischio frana è situata nella zona tra Cesaproba e Gabbia e
riguarda tratti di strada provinciale ricadente negli areali PAI – R2 ed R1 e dei tratti di
strada comunale interessati da fenomeni franosi localizzati.
Il rischio idraulico consiste principalmente nella possibilità di piccole inondazioni, già
verificatesi nel recente passato, per debordazione del fiume Aterno a seguito di persistenti
precipitazioni. Sono state individuate due zone: la prima in località Aviano, maggiore per
estensione ma con minore presenza umana, l’altra a Marana, caratterizzata dalla presenza
della Chiesa di S. Eutizio e dall’edificato circostante.
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AREE E TRATTI STRADALI SOGGETTI A RISCHIO FRANA
PROG.
LOCALITA'
TIPOLOGIA
PERSONE
Residenti
(totali)
FAMIGLIE
FONTE - RISCHIO
3
MARANA
EDIFICI CIVILI
10 (16)
5
PAI R3
4
MARANA
EDIFICI CIVILI
35 (65)
20
PAI-R3/IFFI-2
5
GABBIA
EDIFICI CIVILI
4 (4)
1
PAI-R1
6
GABBIA
EDIFICI CIVILI
0 (8)
3
PAI-R1
7
GABBIA
EDIFICI CIVILI
0 (5)
2
PAI-R1
8
GABBIA
EDIFICI CIVILI
4 (12)
3
PAI-R1
9
GABBIA
EDIFICI CIVILI
0 (8)
2
PAI-R1
10
CESAPROBA
EDIFICI CIVILI,
AGRITURISMO
31 (35)
8
PAI-R1/PAI-R2/IFFI-2
11
CESAPROBA
EDIFICI CIVILI
37 (50)
13
PAI-R1/PAI-R2/IFFI-2
12
CASTEL PAGANICA
EDIFICI CIVILI
0 (5)
1
PAI-R2
13
CASTEL PAGANICA
EDIFICI CIVILI
13 (25)
8
PAI-R2
15
MARIGNANO
EDIFICI CIVILI
6 (6)
1
PAI-R1
16
MARANA
EDIFICI CIVILI
10 (15)
4
PAI-R1
COMUNE - AREA CON FRANE
LOCALIZZATE
COMUNE - AREA CON FRANE
LOCALIZZATE
COMUNE - AREA CON FRANE
LOCALIZZATE
COMUNE - AREA CON FRANE
LOCALIZZATE
COMUNE - AREA CON FRANE
LOCALIZZATE
COMUNE - AREA CON FRANE
LOCALIZZATE
17
CESAPROBA
STRADA PROVINCIALE
0
0
18
CESAPROBA
STRADA PROVINCIALE
0
0
19
CESAPROBA
STRADA COMUNALE
0
0
20
CESAPROBA
STRADA PROVINCIALE
0
0
21
GABBIA
STRADA COMUNALE
0
0
22
MARANA
STRADA COMUNALE
0
0
23
CESAPROBA
STRADA PROVINCIALE
0
0
PAI-R2
23
CESAPROBA
STRADA PROVINCIALE
0
0
PAI-R2
24
CESAPROBA
STRADA PROVINCIALE
0
0
PAI-R2
25
CESAPROBA
STRADA PROVINCIALE
0
0
PAI-R2
26
CESAPROBA
STRADA PROVINCIALE
0
0
PAI-R2
27
MARANA
STRADA STATALE
0
0
PAI-R2
AREE E TRATTI STRADALI SOGGETTI A RISCHIO IDRAULICO
PROG.
LOCALITA'
TIPOLOGIA
PERSONE
Residenti
(totali)
FAMIGLIE
FONTE - RISCHIO
1
MARANA
EDIFICI CIVILI
20 (30)
10
AMMINISTRAZIONE COMUNALE
2
MARANA
EDIFICI CIVILI
25 (40)
13
AMMINISTRAZIONE COMUNALE
14
AVIANO
EDIFICI CIVILI
6 (6)
2
AMMINISTRAZIONE COMUNALE
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IL RISCHIO SISMICO
I fenomeni sismici sono conseguenza di un’improvvisa rottura di equilibrio all’interno
della crosta terrestre che provoca un brusco rilascio di energia; questa si propaga in tutte
le direzioni sottoforma di vibrazioni elastiche (onde sismiche) che si manifestano in
superficie con una serie di rapidi movimenti o scuotimenti del suolo.
Il punto in cui le onde sismiche hanno origine è detto ipocentro ed è situato ad una
certa profondità della crosta terrestre; l’epicentro corrisponde al punto della superficie
terrestre situato sulla verticale dell’ipocentro e nel cui intorno (area epicentrale) si
osservano i maggiori effetti del terremoto.
Come vedremo meglio più avanti il terremoto non è un fenomeno prevedibile e
proprio per questo costituisce una delle minacce naturali più gravi sui territori caratterizzati
dalla presenza di tale rischio. Generalmente di breve durata (qualche decina di secondi), i
terremoti si manifestano prevalentemente in corrispondenza dei margini delle zolle. Il
territorio italiano si estende su più zolle, il cui movimento reciproco genera periodicamente
dei terremoti.
Il terremoto può essere misurato attraverso le registrazioni degli strumenti o
basandosi sull’osservazione degli effetti che ha provocato.
Nel primo caso si parlerà di scala Richter e si misura in gradi di Magnitudo ovvero
l’unità di misura che permette di esprimere l’energia associata ad un terremoto. Tale scala
è concepita in modo che, passando da un grado al successivo, l’ampiezza delle oscillazioni
del punto sul suolo aumenti di 10 volte.
Nel secondo caso invece si parla di scala Mercalli (MCS), che definisce 12 gradi
ognuno dei quali descrive gli effetti che il terremoto provoca sull’uomo, sulle costruzioni e
sull’ambiente; quanto più gravi sono i danni osservati tanto più elevato risulta il grado di
intensità della scossa. La scala MCS, tuttavia, ha una correlazione molto vaga con l’energia
liberata da un certo terremoto.
La stessa quantità di energia sismica può produrre danni assai diversi in funzione
delle caratteristiche dei manufatti coinvolti e della situazione geologica e morfologica
locale. Infatti gli effetti saranno maggiori in corrispondenza di terreni soffici e minori su
terreni rigidi. Così come sarà maggiore sulle cime dei rilievi, sulle creste, lungo i bordi delle
scarpate e dei versanti ripidi.
Non esistono ad oggi ancora sistemi previsionali capaci di farci conoscere con
sufficiente anticipo quando, dove e con quale intensità si verificherà un terremoto.
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23
E’ invece possibile e corretto parlare di previsione probabilistica dell’evento sismico
essendo definibili con buona approssimazione le aree in cui un terremoto può verificarsi e
valutabile l’intensità massima con cui potrebbe manifestarsi.
In altre parole è possibile, attraverso l’analisi di dati storici, giudicare la sismicità di un
territorio e valutare, a lungo termine, la probabilità statistica che vi si verifichi un
terremoto di data intensità.
SCENARIO DI RISCHIO ATTESO
Il rischio deriva dal prodotto di tre fattori: la pericolosità, la vulnerabilità e l'esposizione.
Per effettuare un analisi del rischio occorre disporre di valutazioni di questi tre parametri:
•
PERICOLOSITA’ SISMICA: probabilità che, in un certo periodo di tempo, un'area sia
interessata da terremoti che possono produrre danni;
•
VULNERABILITA’ SISMICA: consiste nella predisposizione da parte di persone, beni
o attività a subire danni o modificazioni a causa del verificarsi di un terremoto;
•
ESPOSIZIONE: è una misura dell'importanza dell'oggetto esposto al rischio, definita
come dislocazione, consistenza, qualità e valore dei beni e delle attività presenti sul
territorio.
Per quanto concerne il parametro “Pericolosità” si rimanda agli scenari di danno di
seguito integralmente riportati.
SCENARI DI DANNO A SEGUITO DI EVENTI SISMICI
Lo scenario di rischio sismico permette di individuare gli effetti prodotti sul territorio da
un determinato terremoto quali, ad esempio le perdite attese del patrimonio abitativo e di
vite umane, inoltre individua le aree potenzialmente più a rischio.
Per giungere ad uno scenario di rischio sismico nel Comune di Montereale, tramite
l’Amministrazione Provinciale di L’Aquila, è stata inoltrata richiesta al Dipartimento della
Protezione civile - ufficio Servizio Sismico Nazionale, per una elaborazione di scenari di
danno a seguito di eventi sismici per la pianificazione provinciale e comunale di emergenza
che è stata acquisita nel mese di gennaio.
Il documento è così articolato:
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24
-
Scenario Provinciale: una relazione in cui vengono illustrati gli scenari di danno
conseguenti a eventi sismici opportunamente scelti, per rappresentare le situazioni
più significative per l’area dell’intera Provincia di L’Aquila dal punto di vista della
gestione dell’emergenza sismica utile per la pianificazione su scala provinciale;
-
Scenario Comunale:
documento revisionale dei danni conseguenti ad eventi
sismici opportunamente scelti per rappresentare le situazioni più significative per
l’area del Comune di Montereale dal punto di vista della gestione dell’emergenza
sismica, da utilizzare come base per la messa a punto del piano di emergenza
comunale.
Come viene più volte ribadito nel documento dell’Ufficio Servizio Sismico, i risultati
riguardanti gli effetti di un evento relativi ad un singolo comune estrapolati dallo scenario
provinciale, non possono essere utilizzati per la pianificazione di emergenza comunale; in
quanto quella che può essere una situazione molto significativa ad un determinato livello
territoriale ad esempio provinciale, può non esserlo quando si scende di livello ovvero a
scala comunale. In altre parole, lo scenario corrispondente ad un evento importante su
territorio provinciale può non rappresentare una situazione tra le più significative a livello
comunale per molti comuni in esso compresi.
Sempre in base a queste considerazioni, che lo scenario su scala provinciale del D.P.C.
è stato preso in considerazione solo a titolo di completezza e per un inquadramento
generale, ma è sulla base dello scenario comunale, che i diversi gradi di impatto sono poi
stati presi a riferimento per la definizione dei livelli di attivazione delle procedure elaborate
nel modello d’intervento e per il dimensionamento delle strutture di accoglienza.
Nell’analisi dei dati a livello Comunale sono stati presi in considerazione tutti e tre gli
scenari elaborati dal D.P.C. relativi a valori di probabilità di eccedenza pari a P= 40%,
10%, 2% in 50 anni dove P Rappresenta la probabilità che in 50 anni, si verifichi almeno
un evento di intensità maggiore o uguale rispettivamente a: il 7,67 - 8,84 - 10 grado della
scala Mercalli-Cancani-Sieberg.
•
Per ciascun evento atteso, il documento descrive lo scenario in termini di:
•
Abitazioni crollate/ Inagibili/danneggiate
•
Percentuale crolli/inagibili/danneggiate
•
Coinvolti in crolli e senza tetto
Di ciascuno delle voci descritte, sono riportati tre valori corrispondenti alla stima
minima, media e massima, e di questi il valore medio rappresenta quello atteso.
ABRUZZO ENGINEERING S.C.p.A. già Collabora Engineering S.p.A.: Cap. soc. € 1.100.000,00
C.so Vittorio Emanuele, 159 - 67100 L’Aquila (AQ) - Tel. 0862/22148 - Fax 0862/401306 - C.F. e P.IVA: 01560580662 - R.E.A. 102948
25
Nella pianificazione del Comune di Montereale si è valutato di prendere a riferimento,
per il dimensionamento dello scenario i valori relativi ad un intensità corrispondente a
8,84 grado della scala M.C.S. ovvero quella con una probabilità di eccedenza del 10%
(valore medio).
Le previsioni di danno di questo scenario sono le seguenti:
Abitazioni crollate
152
Percentuale crolli
5,2
Abitazioni Inagibili
769
Percentuale inagibili
26,1
Abitazioni
danneggiate
Coinvolti in crolli
1213
127
Percentuale
danneggiate
senza tetto
41,2
702
Sulla base della stessa sono state pianificate le procedure del Modello di Intervento
“Rischio Sismico” ed il dimensionamento delle aree di protezione civile.
Di seguito si riporta integralmente il documento pervenutoci dall’Amministrazione
Provinciale: “Scenari di danno per la Pianificazione Provinciale e Comunale di Emergenza “
redatto dal “DIPARTIMENTO DELLA PROTEZIONE CIVILE – UFFICIO SERVIZIO SISMICO
NAZIONALE – SERVIZIO VULNERABILITA’ DEI SISTEMI ANTROPIZZATI”.
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26
Fonte DPC Servizio Sismico Nazionale
P R E S I D E N Z A
D E L
DIPARTIMENTO
C O N S I G L I O
D E I
M I N I S T R I
DELLA PROTEZIONE CIVILE
UFFICIO VALUTAZIONE, PREVENZIONE E MITIGAZIONE DEL
RISCHIO SISMICO ED OPERE POST EMERGENZA
SERVIZIO VALUTAZIONE DEL RISCHIO SISMICO,
SVILUPPO DELLA CONOSCENZA E DELLA RICERCA SISMICA
Scenari di danno a seguito di eventi sismici per la
pianificazione di emergenza
per la provincia di L’Aquila
27
Obiettivi
Nel presente documento vengono illustrati gli scenari di danno che l’Ufficio Valutazione,
prevenzione e mitigazione del rischio sismico ed opere post emergenza del Dipartimento
della Protezione Civile ha elaborato a supporto della Regione Abruzzo nell’attività di
definizione degli indirizzi per la pianificazione dell’emergenza post terremoto per la
provincia di L’Aquila.
Sia nelle attività di pianificazione che in quelle di gestione dell’emergenza post terremoto è
essenziale la conoscenza di importanti informazioni, quali il quadro territoriale con la
descrizione dell’area maggiormente colpita dall’evento e le conseguenze dello stesso in
termini di perdite umane e materiali subite dagli elementi a rischio.
Con particolare riferimento alle attività di pianificazione, gli scenari di danno a base dei
Piani di emergenza rappresentano le possibili situazioni da fronteggiare a seguito di eventi
sismici di riferimento aventi diverso impatto sul territorio e conseguentemente diverso
livello di attivazione del piano e diverso concorso dei soggetti interessati.
In considerazione dell’importanza che tale stima riveste, l’approccio seguito dal
Dipartimento della Protezione Civile nella valutazione degli scenari di danno è articolato in
due fasi temporali:
• fase di breve termine, in cui viene effettuata una prima stima degli scenari di danno
utilizzando le metodologie e i dati attualmente disponibili su tutto il territorio
nazionale;
• fase di lungo termine, in cui si prevede di migliorare i modelli di analisi predisposti
attraverso una più approfondita conoscenza del territorio in termini di esposizione e
vulnerabilità e il conseguente utilizzo di procedure di maggiore precisione per la
valutazione della pericolosità, della vulnerabilità e, infine, delle perdite.
Nel seguito, dopo una breve descrizione della sismicità dell’area della provincia di L’Aquila,
si descrive sinteticamente la metodologia utilizzata nella fase a breve termine e si dà un
cenno dei possibili ulteriori approfondimenti per la formulazione di scenari di maggior
dettaglio e precisione.
Infine, si riporta l’applicazione della metodologia della fase a breve termine per il territorio
in esame.
Fonte DPC Servizio Sismico Nazionale
28
Pertanto, vengono identificati gli eventi di riferimento come quelli più significativi dal punto
di vista della gestione dell’emergenza, e per questi vengono forniti i corrispondenti scenari
di danno utili per la quantificazione delle risorse umane e materiali da prevedere nel Piano.
Fonte DPC Servizio Sismico Nazionale
29
Inquadramento sismotettonico di L’Aquila
Sismicità dell’area
Come riportato nell’ordinanza del Presidente del Consiglio dei Ministri 3274 del 20/3/2003,
l’Italia è stata suddivisa in 4 zone sismiche sulla base della frequenza ed intensità dei
terremoti occorsi. In Abruzzo dei 305 comuni totali, 91 risultano classificati in zona 1, 158
in zona 2, i rimanenti si trovano in zona 3 (Figura 1). In particolare, dei 108 comuni della
provincia di L’Aquila 55 fanno parte della zona 1, i rimanenti 53 della zona 2.
Figura 1
Il territorio dell’attuale provincia di L’Aquila ha risentito degli effetti di terremoti storici, di
cui nella Tabella 1 è riportata una selezione che prende in considerazione solo quelli con
una intensità macrosismica in L’Aquila non minore di 5. In tabella i valori dell’intensità
macrosismica Is e Ix e della magnitudo Ms sono moltiplicati per 10.
Fonte DPC Servizio Sismico Nazionale
30
Data
Ye Mo Da Ho Mi
1349
1461
1703
1315
1791
1915
1762
1786
1958
1750
1916
1456
1706
1809
1933
1498
1646
1672
1730
1785
1885
1889
1943
1979
09
11
01
12
01
01
10
07
06
02
04
12
11
08
09
04
04
06
05
10
04
12
10
09
26 21 30
14 18
03
13
06
31
24
01
22
05
03
14
26
10
28
08
12
09
10
08
03
19
06 52
12 10
06 07
04 33
13
11
03 33
18
04 45
01 44
08 28
21 35
Effetti
in occasione del terremoto di:
Is (MCS)
Area epicentrale
Ix Ms
100
90
90
75
75
75
70
70
70
65
65
60
60
60
60
55
55
55
50
50
50
50
50
50
VENAFRO
AQUILANO
NORCIA
L`AQUILA
L`AQUILA
AVEZZANO
POGGIO PICENZE
L`AQUILA
AQUILANO
L`AQUILA
AQUILANO
MOLISE
MAIELLA
L`AQUILA
LAMA DEI PELIGNI
L`AQUILA
L`AQUILA
MONTEREALE
NORCIA
PIEDILUCO
M. SIMBRUINI
APRICENA
OFFIDA
NORCIA
105 67
100 67
100 67
75 52
75 52
110 70
95 62
70 50
75 48
65 47
65 48
110 67
105 64
60 44
90 55
55 42
55 42
55 42
90 59
80 55
55 42
70 50
90 57
85 59
Tabella 1 Osservazioni sismiche disponibili per L’Aquila (AQ) (Catalogo DOM4.1)
Il diagramma di Figura 2 (Catalogo DOM4.1, Monachesi & Stucchi 1996) presenta la
distribuzione degli eventi sismici di L’Aquila dal 1200 al 1980.
Figura 2
Terremoti principali risentiti nella provincia di L’Aquila
•
Terremoto del 1349 09, intensità locale X MCS
Fonte DPC Servizio Sismico Nazionale
31
Per questo evento l’epicentro è stato posizionato nell’area di Venafro, in corrispondenza
della zona sismogenetica n.50, dove è stata valutata una intensità tra il grado X e il grado
XI MCS (Figura 3).
Figura 3 Mappa dei paesi danneggiati dall’evento del settembre 1349 (DOM4.1)
•
Terremoto del 1703 01 14, intensità locale IX MCS
Per questo evento l’epicentro è stato posizionato nell’area di Norcia, in corrispondenza
della zona sismogenetica 47, dove è stata valutata una intensità del grado X MCS (Figura
4).
Figura 4 Mappa dei paesi danneggiati dall’evento del 14 gennaio 1703 (DOM4.1)
Fonte DPC Servizio Sismico Nazionale
32
Metodolologia per l’elaborazione degli scenari di danno a supporto dei
Piani d’emergenza provinciali
FASE A BREVE TERMINE
Da un punto di vista generale, la predisposizione di scenari di danno per la stesura di piani
di emergenza provinciali si svolge secondo due momenti fondamentali:
I. individuazione degli eventi sismici di riferimento. E’ necessario individuare gli
eventi che siano “critici” rispetto alla gestione dell’emergenza, considerando non
soltanto eventi storici, ma tutte le possibili situazioni in termini di intensità e
coordinate epicentrali desunte per il territorio in esame da analisi di pericolosità
svolte da soggetti istituzionalmente e scientificamente competenti.
Si prendono in considerazione tutti i possibili terremoti ascrivibili alle differenti zone
e strutture sismogenetiche in grado di generare eventi significativi per quel
territorio, ed infine si selezionano quelli critici ai fini della gestione dell’emergenza.
Gli approcci che si possono seguire per la selezione degli eventi sono molteplici:
•
individuazione dell’evento più gravoso storicamente accertato nella zona;
L’evento storico è ben definito dal punto di vista della entità del sisma ed ha un
chiaro significato anche per i “non addetti” ai lavori. Ma può essere caratterizzato
da una bassa probabilità di accadimento e condurre ad una quantificazione
insostenibile delle risorse. Inoltre, tale probabilità di accadimento non è uniforme
tra le diverse zone e dimensionare le risorse in base all’evento storico può
condurre ad un diverso grado di protezione della popolazione.
• individuazione dell’evento più significativo dal punto di vista della pericolosità
sismica del sito;
Ha il vantaggio di considerare eventi caratterizzati da una stessa probabilità,
uniforme sul territorio, e il dimensionamento delle risorse può essere graduato in
funzione della probabilità di accadimento da cui ci si vuole proteggere, ma le
analisi di pericolosità vengono effettuate con riferimento ad un “sito”, che
nell’ambito in cui si sta operando dovrebbe essere rappresentativo dell’intero
territorio sotto esame. Inoltre, ad un’alta pericolosità non sempre corrisponde un
elevato livello di danno.
Fonte DPC Servizio Sismico Nazionale
33
• individuazione dell’evento più significativo dal punto di vista del danneggiamento;
Tiene conto dell’impatto del terremoto sul territorio.
Poiché, come detto, ai fini della pianificazione dell’emergenza gli eventi di riferimento
sono quelli “critici” ai fini della gestione della stessa, si è deciso di adottare il terzo
approccio; ossia di considerare quali eventi più significativi quelli che possono
determinare il maggiore impatto, in termini di danno, sul territorio in esame.
Pertanto, gli scenari di danno presentati nei paragrafi successivi sono da intendersi
come quelli più significativi dal punto di vista del danneggiamento atteso nell’area
oggetto di piano. Con il termine danneggiamento si intende, in generale, la modifica
dello stato del territorio prodotta dall’evento, sia in termini diretti, danno fisico, sia in
termini di conseguenze di questo, cioè morti, feriti, senza tetto, ecc..
A tale scopo è stata messa a punto una specifica metodologia e relativo software, che
consente di passare in rassegna tutti gli eventi di diversa gravità che possono aver
origine in una delle zone o strutture sismogenetiche che interessano il territorio in
esame e selezionare quelli suscettibili di creare un impatto maggiore.
Vengono quindi elaborati n scenari di danno per l’area in esame caratterizzati da
differenti livelli di gravità (in termini di perdite) con epicentro che migra all’interno
delle zone e strutture sopra citate. Per essi il codice fornisce la valutazione delle
perdite attese in funzione del tempo di ritorno degli eventi generatori (e quindi
indirettamente in funzione della probabilità di eccedenza degli eventi su una prefissata
finestra temporale) espresse in termini di poche grandezze significative ai fini della
pianificazione dell’emergenza (abitazioni crollate, abitazioni inagibili, numero persone
coinvolte in crolli, numero di senzatetto) espresse a livello aggregato sull’insieme dei
comuni interessati. L’analisi dei risultati dell’elaborazione consente di pervenire alla
selezione degli interventi significativi, definendo, ove necessario, differenti soglie
d'impatto per gravità crescente e/o per differenti periodo di ritorno, cui potranno
corrispondere diversi livelli di attivazione del piano d’emergenza.
Nel seguito si riportano i passaggi salienti della procedura adottata:
ƒ all’interno di ciascuna zona sismogenetica (caratterizzata, come noto, da una sismicità
costante spalmata su tutta l’area) e per ciascun valore di intensità (cui corrisponde in
Fonte DPC Servizio Sismico Nazionale
34
quella zona una frequenza media ovvero un periodo di ritorno su una prefissata finestra
temporale), viene fatta variare la posizione dell’epicentro nella zona; quindi per
ciascuna di tali localizzazioni ed intensità viene valutato lo scenario di evento sull’area di
piano;
Qualora siano disponibili dati sulle strutture sorgenti, la posizione dell’epicentro viene
fatta
variare
compatibilmente
con
l’andamento
ipotizzato
per
le
strutture
sismogenetiche, invece che indistintamente all’interno di ciascuna zona sismogenetica,
dove ci si fonda sull’ ipotesi di una probabilità uniforme degli eventi all’interno di questa.
Ciò in genere è possibile soprattutto per eventi superiori ad una certa soglia di
magnitudo, per i quali più frequentemente sono disponibili conoscenze sulle strutture
sorgenti.
ƒ una volta valutato il livello di perdita sull’area di piano per ciascuna posizione
epicentrale ed intensità, vengono memorizzate le coordinate dell’epicentro dell’evento
massimo da intendersi come quello in corrispondenza del quale si registra, per
quell’intensità, la massima perdita in termini di abitazioni crollate;
ƒ questa operazione consente di costruire in riferimento alla zona sismogenetica
considerata una curva degli eventi massimi, ovvero quelli che per ciascuna intensità
(caratterizzata in quella zona sismogenetica da un certo valore del periodo di ritorno)
massimizzano la perdita; per una più agevole lettura tale curva viene rappresentata
mettendo in relazione il periodo di ritorno con il numero di abitazioni crollate che può
determinare quell’evento;
ƒ ripetendo questa operazione per tutte le zone sismogenetiche si produrranno n curve
che forniscono la valutazione delle perdite attese in funzione del tempo di ritorno degli
eventi generatori;
La lettura di tali curve consente di individuare delle soglie sui valori del tempo di ritorno
e quindi selezionare gli eventi “critici” per il territorio in esame, caratterizzati da un
diverso livello di gravità.
Per la individuazione degli eventi critici deve essere considerato anche un altro aspetto.
Gli eventi caratterizzati da valori di magnitudo più elevati e il cui epicentro è
baricentrale rispetto all’area di interesse coinvolgono tutto il territorio nel suo
complesso; di conseguenza, ognuno rappresenta una situazione gravosa per l’area
stessa.
Fonte DPC Servizio Sismico Nazionale
35
Gli eventi meno gravosi o quelli localizzati in prossimità del confine del territorio
provinciale, invece, interessano soltanto una parte dell’intero territorio oggetto del piano
di emergenza; è necessario, quindi, individuare diversi eventi interessanti porzioni
diverse del territorio e compararle.
II. produzione di scenari elaborati ad una scala di maggiore dettaglio e,
soprattutto, più ricchi di informazioni per gli eventi selezionati. In particolare,
possono essere rappresentate le seguenti informazioni:
•
quadro territoriale dell’area che, principalmente, rappresenta una individuazione
anche cartografica dei comuni interessati dagli eventi oltre alle seguenti
informazioni:
ƒ
popolazione residente in ciascun comune;
ƒ
classificazione sismica;
ƒ
densità abitativa in ciascun comune;
ƒ
numero di abitazioni nel comune;
ƒ
numero di abitazioni nelle classi di vulnerabilità A (muratura più
vulnerabile), B (muratura media), C1 (muratura buona) e C2 (c.a.);
ƒ
ospedali e case di cura;
ƒ
numero di aule;
ƒ
industrie a rischio;
ƒ
vulnerabilità per franosità;
ƒ
dighe di competenza del Servizio Nazionale Dighe;
ƒ
principali vie di comunicazioni e aeroporti;
ƒ
estrazioni del catalogo GNDT-NT4 relative ai terremoti storici interessanti
l’area in oggetto;
ƒ
campi macrosismici di alcuni terremoti storici (CNR-PFG 1985);
ƒ
reti sismiche e accelerometriche presenti nell’area;
ƒ
individuazione delle località ISTAT;
Di alcune di queste informazioni, oltre che la rappresentazione cartografica,
vengono forniti anche i valori numerici in forma tabellare.
•
perdite al sistema abitativo e alle persone, comune per comune e per ciascun
evento:
Fonte DPC Servizio Sismico Nazionale
36
ƒ
stima delle abitazioni crollate, di quelle inagibili, di quelle danneggiate, della
superficie totale danneggiata (costo economico);
ƒ
stima del numero delle persone coinvolte i crolli, stima dei senza tetto.
Per ogni grandezza è valutato il valore medio e due valori, uno inferiore e l’altro
superiore, che definiscono l’intervallo di incertezza delle stime effettuate.
Gli scenari di danno vengono valutati attraverso i seguenti passi:
1. Severita’ dell’evento sismico.
Per ogni evento selezionato, caratterizzato da una intensità e una posizione epicentrale
viene determinato il campo macrosismico conseguente attraverso l’uso di una relazione
di attenuazione unica per tutta la nazione ed isotropa.
Come unità isosismica è stato assunto il comune, soprattutto perchè è con riferimento a
questo aggregato che, al momento dello sviluppo del modulo di pronto intervento,
erano disponibili i dati ISTAT delle abitazioni e della popolazione. Attualmente tali dati
sono disponibili anche a livello di località e di sezione censuaria, il che consente una
valutazione di maggior dettaglio, molto più significativa per i comuni che hanno grandi
estensioni. Al momento, tuttavia, le sezioni censuarie non sono ancora considerate nella
valutazione degli scenari, anche perché al maggior dettaglio in tema di vulnerabilità
deve corrispondere una maggiore precisione del dato, quindi, una minore incertezza
dello stesso, una più puntuale valutazione di tutte le grandezze in gioco e, in particolare
della pericolosità che tenga conto delle caratteristiche geomorfologiche locali. Sono,
comunque, in corso attività che perseguono l’obiettivo giungere ad elaborare modelli
per l’elaborazione di scenari più dettagliati, precisi e completi.
2. Consistenza del patrimonio abitativo
La consistenza del patrimonio abitativo è stata desunta dal censimento ISTAT riferito
alle sole abitazioni ed alla popolazione in esse residente.
Per ogni comune sono disponibili numerose informazioni: numero di abitazioni suddivise
per tipologia costruttiva e per classi di età di costruzione, numero di piani degli edifici,
superficie media, numero di abitanti, altri indicatori sulla composizione dei nuclei, l’età
degli abitanti, il tipo di occupazione degli alloggi, etc.
3. Suddivisione delle abitazioni in classi di vulnerabilità
Fonte DPC Servizio Sismico Nazionale
37
La vulnerabilità del patrimonio edilizio abitativo è stata stimata ripartendo le abitazioni
in tre classi sulla base di indicatori, relativi alla tipologia e all'epoca di costruzione,
ricavati dal censimento ISTAT e opportunamente tarati mediante i dati rilevati sul
campo dal GNDT. La correlazione intensità - vulnerabilità - danno è stata valutata
utilizzando il metodo delle matrici di probabilità di danno.
4. Definizione del danno strutturale atteso
Il danno strutturale discende dall’incrocio delle informazioni relative a intensità previste,
frequenze di danno contenute nelle DPM e consistenza del patrimonio abitativo.
Pertanto per un assegnato comune è possibile determinare il valore atteso del numero
di abitazioni che subiscono un determinato livello di danno semplicemente sommando i
contributi forniti dalle abitazioni appartenenti a ciascuna classe di vulnerabilità. Tali
contributi sono dati dal prodotto fra la probabilità di osservazione di quel livello di
danno, relativa all’intensità risentita ed alla classe di vulnerabilità, per il numero di
abitazioni appartenenti a quella classe.
5. Valutazione delle perdite attese conseguenti al danno
Le perdite vengono calcolate in funzione della distribuzione delle abitazioni nelle 6 classi
di danno (da 0, danno nullo, a 5, crollo totale) e, in particolare, vengono fornite in
termini di abitazioni crollate, inagibili, danneggiate, numero delle persone coinvolte in
crolli, stima dei senza tetto così valutati:
• abitazioni crollate : tutte quelle con livello di danno 5,
• abitazioni inagibili : quelle con livello di danno 4 più una frazione di quelle con livello
di danno 3 (40%),
• abitazioni danneggiate ma agibili : quelle con livello di danno 2 più quelle con livello
di danno 3 non considerate fra le inagibili.
• persone potenzialmente coinvolte dai crolli totali : popolazione residente nelle
abitazioni crollate (potenziali morti + feriti nel caso di presenza della popolazione
nelle abitazioni)
• senzatetto : persone residenti nelle abitazioni inagibili.
FASE A LUNGO TERMINE
Fonte DPC Servizio Sismico Nazionale
38
È possibile elaborare scenari a scala di maggior dettaglio rispetto a quelli, di cui si è
detto sopra, elaborati sulla base di informazioni a livello comunale. Si può passare non
solo a scala di località, ma anche di sezione censuaria. Ma più si scende di scala più le
metodologie di valutazione utilizzate possono non garantire un sufficiente grado di
approssimazione dei risultati. Scendendo di scala, infatti, pesa in maniera maggiore il
livello di dettaglio del sistema informativo sia per quanto riguarda l’aggregazione dei dati
che relativamente alla quantità e tipo dei dati. Ad esempio è importante prendere in
considerazione la variabilità spazio-temporale delle presenze, l’efficienza dei soccorsi, etc..
Pesa anche la possibilità di stimare puntualmente la vulnerabilità e gli effetti locali,
elementi che possono variare molto rapidamente nello spazio.
Inoltre gli scenari che attualmente vengono elaborati non considerano molti aspetti che
invece hanno un peso importante nella predisposizione dei Piani di Protezione Civile.
Tipicamente quelli relativi alla viabilità, agli ospedali e agli altri edifici strategici, agli
impianti a rischio. Attualmente i dati e gli strumenti a disposizione non consentono di
procedere alla valutazione degli scenari di danno inerenti a tali elementi.
Effetti locali legati alla morfologia e alla geologia del territorio non sono stati ancora
considerati. Molti di questi aspetti ed anche altri come quelli relativi alla individuazione
delle strutture e delle zone sismogenetiche, sono oggetto di ulteriori studi e ricerche, sia in
ambito nazionale che internazionale.
Inoltre, quando si parla di effetti di un evento non si può far riferimento soltanto alle
perdite per il sistema abitativo, intese come valore atteso aggregato di crolli, morti, feriti,
ecc…, ma è necessario valutare la distribuzione spaziale di tali perdite, studiarne la
dipendenza dalle caratteristiche urbane della città, verificare se queste possano
modificare l’efficienza dei soccorsi e di tutte quelle che sono le attività in fase di
emergenza. , il comportamento delle infrastrutture a rete e delle opere strategiche
E’ necessario inoltre valutare gli effetti cosismici quali: frane, tsunami, incidenti su
impianti industriali, ecc.
Ma l’urgenza e la necessità di avere comunque una previsione dell’impatto sul territorio di
eventi sismici hanno imposto al Dipartimento Della Protezione Civile un atteggiamento
pragmatico che, sacrificando alcuni aspetti, ha comunque elaborato uno strumento che
consente di dare una prima risposta ai problemi di pianificazione dell’emergenza, che per
quanto limitato è, in ogni caso, di grande utilità. Basti pensare all’importanza di conoscere,
Fonte DPC Servizio Sismico Nazionale
39
quanto meno, gli ordini di grandezza del problema da fronteggiare sia in fase di
pianificazione che in fase di emergenza.
Fonte DPC Servizio Sismico Nazionale
40
Scenari di danno per la provincia di L’Aquila
I
individuazione degli eventi sismici di riferimento.
L’applicazione della metodologia all’area di L’Aquila ha prodotto le curve delle Figure 6 e 7
nelle quali in ordinata è riportato il tempo di ritorno degli eventi generatori e in ascissa il
valore atteso del numero di abitazioni crollate nell’intera zona colpita, nella Figura 6, e
nella sola area provinciale, nella Figura 7.
L'Aquila
crolli intera zona colpita
zona 44
Periodo di ritorno
10
zona 47
zona 50
zona 51
100
zona 52
zona 53
zona 55
zona 58
1000
1
10
100
1000
10000
zona 59
Abitazioni crollate
Figura 6. Abitazioni crollate nell’intera zona colpita dagli eventi con origine in diverse zone sismogenetiche
L'Aquila
crolli zona provinciale colpita
zona 44
Periodo di ritorno
10
zona 47
zona 50
zona 51
100
zona 52
zona 53
zona 55
zona 58
1000
1
10
100
1000
10000
zona 59
Abitazioni crollate
Figura 7. Abitazioni crollate nella Provincia di L’Aquila, per eventi con origine in diverse zone sismogenetiche
Le curve si riferiscono alle diverse zone sismogenetiche che interessano il territorio di
L’Aquila che di seguito vengono elencate:
Fonte DPC Servizio Sismico Nazionale
41
•
Zona 44 caratterizzata da un intensità massima del grado VII-VIII della scala Mercalli
con periodo di ritorno di 140 anni
•
Zona 47 caratterizzata da un intensità massima del grado X della scala Mercalli con
periodo di ritorno di 410 anni
•
Zona 50 caratterizzata da un intensità massima del grado X della scala Mercalli con
periodo di ritorno di 810 anni
•
Zona 51 caratterizzata da un intensità massima del grado XI della scala Mercalli con
periodo di ritorno di 640 anni
•
Zona 52 caratterizzata da un intensità massima del grado X della scala Mercalli con
periodo di ritorno di 350 anni
•
Zona 53 caratterizzata da un intensità massima del grado VIII-IX della scala Mercalli
con periodo di ritorno di 280 anni
•
Zona 55 caratterizzata da un intensità massima del grado IX-X della scala Mercalli con
periodo di ritorno di 330 anni
•
Zona 58 caratterizzata da un intensità massima del grado XI della scala Mercalli con
periodo di ritorno di 420 anni
•
Zona 59 caratterizzata da un intensità massima del grado X-XI della scala Mercalli con
periodo di ritorno di 430 anni
Si fa presente che i valori indicati per il Tempo di Ritorno sono puramente indicativi, in
quanto affetti da numerose incertezze determinate dalle metodologie di acquisizione degli
stessi. Questo vale soprattutto per i terremoti più forti, per i quali il catalogo dei terremoti
storici utilizzato contiene pochi eventi di tale entità nell’arco temporale che esso ricopre.
Tra gli eventi considerati sono stati selezionati quelli potenzialmente in grado di
massimizzare le perdite nell’area di piano, ascrivibili sostanzialmente alle zone 47 e 52,
così come deducibile dalla figura 8.
Peraltro l’analisi storica effettuata sui Comuni di interesse ha evidenziato che gli eventi
storici a cui è corrisposta maggiore intensità nella provincia di L’Aquila hanno avuto
epicentro localizzato proprio in dette zone pur se le rimanenti zone sismogenetiche che
interessano l’area sono comunque in grado di generare conseguenze importanti nella
stessa.
Poiché al crescere dell’impatto dell’evento sul territorio variano le problematiche che un
piano di emergenza deve affrontare, si sono individuati due livelli di soglia per i periodi di
Fonte DPC Servizio Sismico Nazionale
42
ritorno e, quindi, tre gruppi di eventi, precisamente: a) eventi con periodo di ritorno oltre i
110 anni; b) eventi con periodo di ritorno tra 35 e 110 anni; c) eventi con periodo di
ritorno entro i 35 anni.
L'Aquila
crolli zona provinciale colpita
9
Periodo di ritorno
10
zona 44
8
zona 47
7
6
5
zona 50
4
3
100
zona 51
2
2 1
zona 52
zona 53
zona 55
zona 58
1000
1
10
100
1000
10000
zona 59
Abitazioni crollate
Figura 8. Selezione degli eventi significativi all’interno delle soglie temporali per periodo di ritorno
Dall’analisi dei dati di cui alla Figura 8, risulta che:
ƒ gli eventi della fascia a), con tempi di ritorno superiori a 110 anni, sono quelli più critici
con perdite massime in termini di abitazioni crollate che possono superare le 12000
unità;
ƒ agli eventi della fascia b), con tempi di ritorno tra 35 e 110 anni, corrisponde una perdita
massima in termini di abitazioni crollate entro le 500 unità;
ƒ agli eventi della fascia c), con tempi di ritorno fino a 35 anni, corrisponde una perdita
massima in termini di abitazioni crollate entro le 35 unità;
In Tabella 2 sono riportati gli eventi selezionati con relative caratteristiche, coordinate
epicentrali e crolli nella sola provincia di L’Aquila.
Fonte DPC Servizio Sismico Nazionale
43
Coordinate
epicentrali
Evento
Zona/Struttura
sismogenetica
Intensità
Tempo di
Ritorno
Lat
Long
Crolli
1
Z52
X
347
42°19’
13°24’
12124
2
Z52
IX-X
234
42°19’
13°24’
3408
3
Z52
IX
158
42°19’
13°24’
1207
4
Z52
VIII-IX
106
42°19’
13°24’
472
5
Z52
VIII
72
42°19’
13°24’
194
6
Z52
VII-VIII
48
42°19’
13°24’
76
7
VIII
32
42°32’
13°10’
35
8
Z47
Z47
VII-VIII
17
42°32’
13°10’
12
9
Z47
VII
9
42°32’
Tabella 2. Elenco degli eventi selezionati
13°10’
4
Gli eventi da prendere a riferimento per i tre livelli di allerta da prevedere nel Piano sono,
ovviamente, quelli che massimizzano i danni in ognuna delle tre fasce e, quindi, gli eventi
1, 4 e 7.
Nella tabella 3 sono riportati i danni al patrimonio edilizio e alla popolazione per ciascuno
degli eventi selezionati, cumulati su tutti i comuni della provincia interessata.
Evento
Abitaz.
crollate
min
Abitaz.
crollate
Abitaz.
crollate
Abitaz.
inagibili
max
min
Abitaz.
inagibili
Abitaz.
inagibili
max
Vittime
min
Vittime
Vittime
max
Feriti
min
Feriti
Feriti
max
Senza
tetto
min
Senza
tetto
Senza
tetto
max
1
5720
12124
23094
21142
27410
29798
3557
7503
14328
8301
17508
33431
39751
46769
48026
2
1358
3408
7157
11764
19685
27999
731
1842
3905
1705
4299
9111
20850
34225
47829
3
425
1207
2760
6108
11991
19304
214
598
1368
498
1395
3191
9892
19429
31480
4
149
472
1197
3295
7263
12663
74
228
566
172
531
1322
5008
11069
19624
5
51
194
529
1789
4335
7959
26
95
250
60
221
582
2651
6367
11910
6
17
76
242
948
2497
4763
9
39
115
20
90
268
1407
3637
7058
7
7
35
125
476
1263
2411
2
8
36
4
20
83
500
1444
2949
8
2
12
48
246
709
1373
0
3
11
1
7
25
246
768
1554
9
0
4
17
106
323
646
0
1
4
0
2
9
84
262
536
Tabella 3. Quadro riepilogativo delle perdite attese per gli eventi selezionati
Nei successivi grafici di figura 9 tali valori sono riportati in forma di istogramma.
Fonte DPC Servizio Sismico Nazionale
44
Abitazioni Crollate
Abitazioni Inagibili
100000
10000
1000
100
10
1
1
2
3
4
Morti
5
EVENTI
Feriti
6
7
8
9
7
8
9
SenzaTetto
100000
10000
1000
100
10
1
1
2
3
4
5
6
0
EVENTI
Figura 9. Perdite in termini di danni alle abitazioni e alle persone per gli eventi selezionati
Dall’analisi dei dati di cui alle tabelle 2 e 3, si può facilmente osservare come con
l’aumentare del tempo di ritorno aumentino le perdite attese.
Per gli eventi della prima fascia si ha un’intensità massima epicentrale (zona 52) del grado
X della scala Mercalli con un periodo di ritorno di circa 350 anni, a cui corrisponde un
numero atteso di abitazioni crollate di circa 12000 unità, con un intervallo di incertezza che
va da 5700 a 23000. Il valore atteso del numero di abitazioni inagibili è di circa 27000, con
un intervallo di incertezza compreso tra 21000 e 30000 circa; il numero delle vittime è
stato stimato intorno a 7500 con un intervallo di incertezza compreso tra 3600 e 14000
circa, i feriti sono 18000 con un intervallo di incertezza compreso tra 8300 e 33000 circa,
mentre il numero dei senzatetto può superare le 46000 unità circa, con una incertezza
compresa tra un valore minimo di 40000 e uno massimo di 48000.
Fonte DPC Servizio Sismico Nazionale
45
Per gli eventi della seconda fascia si ha un’intensità massima epicentrale (zona 52) tra il
grado VIII e il grado IX della scala Mercalli con un periodo di ritorno di 110 anni, a cui
corrisponde un numero atteso di abitazioni crollate di circa 500 unità, con un intervallo di
incertezza che oscilla tra 150 e 1200 circa. Il valore atteso del numero di abitazioni
inagibili è di circa 7300, con un intervallo di incertezza compreso tra 3300 e 13000 circa; il
numero delle vittime è stato stimato intorno a 230, con un intervallo di incertezza
compreso tra 70 e 570 circa, i feriti sono 530 circa, con un intervallo di incertezza
compreso tra 170 e 1300, mentre il numero dei senzatetto può raggiungere le 11000 unità
circa, con una incertezza compresa tra un valore minimo di 5000 e uno massimo di 20000.
Per gli eventi della terza fascia si ha un’intensità massima epicentrale (zona 47) del grado
VIII della scala Mercalli e un periodo di ritorno di 30 anni, a cui corrisponde un numero
atteso di abitazioni crollate di circa 35 unità, con un intervallo di incertezza che oscilla tra 5
e 125 circa. Il valore atteso del numero di abitazioni inagibili è di circa 1300, con un
intervallo di incertezza compreso tra 500 e 2400 circa; il numero delle vittime è stato
stimato intorno a 8, con un intervallo di incertezza compreso tra 2 e 36 circa, i feriti sono
20 circa, con un intervallo di incertezza compreso tra 5 e 80, mentre il numero dei
senzatetto può raggiungere le 1500 unità circa, con una incertezza compresa tra un valore
minimo di 500 e uno massimo di 3000.
Tutte le stime effettuate, come sopra indicato, sono affette da un intervallo di incertezza,
legato a vari fattori tra cui un limitato grado di conoscenza della vulnerabilità dell’edificato
ed in genere del territorio, l’aleatorietà intrinseca del fenomeno, l’utilizzo di grandezze che,
per loro stessa natura, sono caratterizzate da una forte variabilità, come il numero persone
presenti all’interno degli edifici al momento dell’evento.
Le stime effettuate, pur affette da incertezze, conservano, comunque, una loro validità,
dal momento che il problema che si pone nella gestione dell’emergenza degli eventi sismici
non è molto sensibile ad una valutazione “precisa” delle perdite.
Nelle figure successive (da figura 10 a figura 18), per ogni evento, è riportata la
distribuzione delle intensità risentite, delle abitazioni crollate e inagibili, delle persone
coinvolte e dei senzatetto nei comuni del territorio, in modo da individuare anche
geograficamente gli eventi selezionati. Ad ogni figura segue la tabella dei corrispondenti
valori numerici, che hanno il solo valore di fornire la rappresentazione della base da cui
sono stati desunti i valori complessivi delle perdite, che sono gli unici da tenere in
considerazione nella pianificazione. Infatti quelle descritte sono solo le situazioni più
Fonte DPC Servizio Sismico Nazionale
46
gravose possibili nell’area di piano; ma oltre a queste saranno possibili situazioni che nel
complesso saranno meno gravose per la provincia, ma molto diverse in termini di
distribuzione territoriale dell’impatto del terremoto e delle problematiche che ne
conseguono.
In appendice vengono riportate le informazioni suddette per i tre eventi considerati
significativi rispetto alla gestione dell’emergenza e, quindi, da porre a base di una
pianificazione che preveda tre diversi livelli d’allerta.
II produzione di scenari per gli eventi sismici di riferimento.
Per ciascuno degli eventi di cui sopra, è anche possibile estrarre il quadro territoriale e una
stima delle perdite comune per comune più completa di indicatori, rispetto a quella fornita
nel presente documento. Tali informazioni non sono allegate al presente documento, ma
possono essere comunque fornite qualora se ne ravveda la necessità.
Fonte DPC Servizio Sismico Nazionale
47
APPENDICE
MAPPE E TABELLE PER LA RAPPRESENTAZIONE DEGLI EVENTI
SIGNIFICATIVI RISPETTO ALLA GESTIONE DELL’EMERGENZA
Fonte DPC Servizio Sismico Nazionale
48
Figura 10
Fonte DPC Servizio Sismico Nazionale
49
coinvolti
senza
in crolli
tetto
89
6
75
7
102
9
127
6
0
14
0
10
ANVERSA DEGLI ABRUZZ
7
1
45
1
34
13066005
ATELETA
6
0
16
0
26
13066006
AVEZZANO
8
35
598
74
1309
13066007
BALSORANO
7
1
56
1
87
13066008
BARETE
9
30
176
16
113
13066009
BARISCIANO
9
74
331
98
466
13066010
BARREA
6
0
16
0
17
13066011
BISEGNA
7
1
30
0
25
13066012
BUGNARA
7
1
35
2
74
13066013
CAGNANO AMITERNO
8
39
292
32
261
13066014
CALASCIO
8
11
95
6
53
13066015
CAMPO DI GIOVE
7
0
19
0
18
13066016
CAMPOTOSTO
8
15
161
11
117
13066017
CANISTRO
7
1
34
2
56
13066018
CANSANO
7
0
17
0
21
13066019
CAPESTRANO
8
10
124
13
167
13066020
CAPISTRELLO
7
9
194
12
266
13066021
CAPITIGNANO
8
9
97
6
71
13066022
CAPORCIANO
8
9
73
7
65
13066023
CAPPADOCIA
7
6
115
2
36
13066024
CARAPELLE CALVISIO
8
6
48
4
31
13066025
CARSOLI
7
17
305
18
330
13066026
CASTEL DEL MONTE
8
16
170
10
107
13066027
CASTEL DI IERI
8
2
43
2
35
13066028
CASTEL DI SANGRO
6
0
33
0
57
13066029
CASTELLAFIUME
7
3
69
4
74
13066030
CASTELVECCHIO CALVIS
8
7
59
7
57
13066031
CASTELVECCHIO SUB.
8
4
72
6
100
13066032
CELANO
8
41
527
75
982
13066033
CERCHIO
8
4
66
8
128
13066034
CIVITA D'ANTINO
7
1
37
1
40
13066035
CIVITELLA ALFEDENA
6
0
9
0
8
13066036
CIVITELLA ROVETO
7
2
62
4
108
13066037
COCULLO
7
1
35
1
31
13066038
COLLARMELE
8
3
48
4
67
cod_istat comune
intensità
crolli
inagibilità
13066001
ACCIANO
8
7
13066002
AIELLI
8
13066003
ALFEDENA
13066004
Fonte DPC Servizio Sismico Nazionale
50
13066039
COLLELONGO
7
2
60
3
95
13066040
COLLEPIETRO
8
3
41
3
53
13066041
CORFINIO
7
2
49
3
71
13066042
FAGNANO ALTO
9
37
166
37
168
13066043
FONTECCHIO
9
16
102
17
108
13066044
FOSSA
10
117
188
164
281
13066045
GAGLIANO ATERNO
8
4
66
4
59
13066046
GIOIA DEI MARSI
7
2
62
3
92
13066047
GORIANO SICOLI
7
2
44
2
50
13066048
INTRODACQUA
7
1
50
2
77
13066049
L'AQUILA
10
9879
12567
22719
30713
13066050
LECCE NEI MARSI
7
1
48
2
64
13066051
LUCO DEI MARSI
7
7
148
12
258
13066052
LUCOLI
10
503
1174
238
460
13066053
MAGLIANO DE' MARSI
8
19
215
27
314
13066054
MASSA D'ALBE
8
11
117
12
132
13066055
MOLINA ATERNO
8
1
28
3
53
13066056
MONTEREALE
8
42
429
34
369
13066057
MORINO
7
2
64
1
48
13066058
NAVELLI
8
11
119
9
106
13066059
OCRE
10
123
241
188
422
13066060
OFENA
8
8
98
9
104
13066061
OPI
6
0
15
0
23
13066062
ORICOLA
7
1
38
2
52
13066063
ORTONA DEI MARSI
7
4
93
3
79
13066064
ORTUCCHIO
7
1
37
2
68
13066065
OVINDOLI
8
31
308
25
213
13066066
PACENTRO
7
1
57
2
93
13066067
PERETO
7
4
76
2
49
13066068
PESCASSEROLI
6
0
63
0
91
13066069
PESCINA
7
7
148
12
241
13066070
PESCOCOSTANZO
6
0
33
0
43
13066071
PETTORANO SUL GIZIO
7
0
68
0
67
13066072
PIZZOLI
9
123
640
86
527
13066073
POGGIO PICENZE
9
51
175
72
295
13066074
PRATA D'ANSIDONIA
9
25
142
25
146
13066075
PRATOLA PELIGNA
7
9
220
15
363
13066076
PREZZA
7
2
53
3
73
13066077
RAIANO
7
5
102
7
155
13066078
RIVISONDOLI
6
0
28
0
21
Fonte DPC Servizio Sismico Nazionale
51
13066079
ROCCACASALE
7
1
34
2
54
13066080
ROCCA DI BOTTE
7
2
47
1
26
13066081
ROCCA DI CAMBIO
9
73
338
50
167
13066082
ROCCA DI MEZZO
9
111
673
72
386
13066083
ROCCA PIA
6
0
15
0
15
13066084
ROCCARASO
6
0
23
0
25
13066085
SAN BENEDETTO DEI MA
7
4
97
10
205
13066086
SAN BENEDETTO IN PER
8
1
28
1
21
13066087
SAN DEMETRIO NE' VES
9
88
319
119
483
13066088
SAN PIO DELLE CAMERE
8
13
93
13
103
13066089
SANTE MARIE
8
15
195
12
164
13066090
SANT'EUSANIO FORCONE
9
50
129
69
188
13066091
SANTO STEFANO DI SES
9
14
86
6
42
13066092
SAN VINCENZO VALLE R
7
2
71
2
76
13066093
SCANNO
7
0
76
0
88
13066094
SCONTRONE
6
0
10
0
14
13066095
SCOPPITO
9
64
309
86
491
13066096
SCURCOLA MARSICANA
8
13
172
13
185
13066097
SECINARO
8
8
97
7
84
13066098
SULMONA
7
10
323
20
633
13066099
TAGLIACOZZO
8
38
538
30
438
13066100
TIONE DEGLI ABRUZZI
8
14
114
14
112
13066101
TORNIMPARTE
9
131
459
232
935
13066102
TRASACCO
7
6
136
14
317
13066103
VILLALAGO
7
1
39
1
40
13066104
VILLA SANTA LUCIA DE
8
5
60
3
46
13066105
VILLA SANT'ANGELO
9
25
90
37
150
13066106
VILLAVALLELONGA
7
1
45
2
65
13066107
VILLETTA BARREA
6
0
22
0
18
13066108
VITTORITO
7
4
88
5
110
Fonte DPC Servizio Sismico Nazionale
52
Figura 11
Fonte DPC Servizio Sismico Nazionale
53
coinvolti
senza
in crolli
tetto
26
0
22
0
30
0
36
5
0
9
0
6
AVEZZANO
6
0
164
0
349
13066007
BALSORANO
5
0
10
0
16
13066008
BARETE
7
2
53
1
29
13066009
BARISCIANO
7
6
111
8
148
13066011
BISEGNA
5
0
5
0
4
13066012
BUGNARA
5
0
7
0
15
13066013
CAGNANO AMITERNO
7
3
91
2
76
13066014
CALASCIO
7
0
30
0
16
13066016
CAMPOTOSTO
7
0
48
0
35
13066017
CANISTRO
6
0
9
0
15
13066018
CANSANO
5
0
2
0
3
13066019
CAPESTRANO
6
0
37
0
49
13066020
CAPISTRELLO
6
0
54
0
75
13066021
CAPITIGNANO
7
0
28
0
20
13066022
CAPORCIANO
7
0
23
0
20
13066023
CAPPADOCIA
6
0
31
0
10
13066024
CARAPELLE CALVISIO
7
0
15
0
9
13066025
CARSOLI
6
0
88
0
95
13066026
CASTEL DEL MONTE
7
0
52
0
32
13066027
CASTEL DI IERI
6
0
12
0
10
13066029
CASTELLAFIUME
6
0
19
0
21
13066030
CASTELVECCHIO CALVIS
7
0
18
0
18
13066031
CASTELVECCHIO SUBEQU
6
0
21
0
28
13066032
CELANO
6
0
156
0
289
13066033
CERCHIO
6
0
19
0
37
13066034
CIVITA D'ANTINO
5
0
7
0
8
13066036
CIVITELLA ROVETO
6
0
15
0
27
13066037
COCULLO
6
0
9
0
8
13066038
COLLARMELE
6
0
14
0
19
13066039
COLLELONGO
5
0
12
0
19
13066040
COLLEPIETRO
6
0
12
0
15
13066041
CORFINIO
6
0
13
0
19
13066042
FAGNANO ALTO
7
3
58
3
58
13066043
FONTECCHIO
7
1
33
1
35
13066044
FOSSA
8
9
87
12
119
cod_istat comune
intensità
crolli
inagibilità
13066001
ACCIANO
6
0
13066002
AIELLI
6
13066004
ANVERSA DEGLI ABRUZZ
13066006
Fonte DPC Servizio Sismico Nazionale
54
13066045
GAGLIANO ATERNO
6
0
19
0
17
13066046
GIOIA DEI MARSI
6
0
13
0
19
13066047
GORIANO SICOLI
6
0
12
0
13
13066048
INTRODACQUA
5
0
9
0
14
13066049
L'AQUILA
8
348
3156
639
6396
13066050
LECCE NEI MARSI
5
0
10
0
13
13066051
LUCO DEI MARSI
6
0
40
0
69
13066052
LUCOLI
8
31
316
17
171
13066053
MAGLIANO DE' MARSI
7
0
63
0
88
13066054
MASSA D'ALBE
7
0
33
1
36
13066055
MOLINA ATERNO
6
0
8
0
16
13066056
MONTEREALE
7
0
129
0
110
13066057
MORINO
5
0
12
0
9
13066058
NAVELLI
6
0
36
0
32
13066059
OCRE
8
8
82
11
116
13066060
OFENA
6
0
29
0
31
13066062
ORICOLA
6
0
10
0
14
13066063
ORTONA DEI MARSI
6
0
24
0
20
13066064
ORTUCCHIO
6
0
10
0
18
13066065
OVINDOLI
7
2
79
2
64
13066066
PACENTRO
5
0
10
0
16
13066067
PERETO
6
0
21
0
14
13066069
PESCINA
6
0
41
0
67
13066071
PETTORANO SUL GIZIO
5
0
11
0
11
13066072
PIZZOLI
7
10
184
6
130
13066073
POGGIO PICENZE
8
3
51
4
68
13066074
PRATA D'ANSIDONIA
7
2
46
2
46
13066075
PRATOLA PELIGNA
6
0
55
0
91
13066076
PREZZA
6
0
13
0
18
13066077
RAIANO
6
0
27
0
41
13066079
ROCCACASALE
6
0
8
0
14
13066080
ROCCA DI BOTTE
6
0
12
0
7
13066081
ROCCA DI CAMBIO
8
5
78
4
58
13066082
ROCCA DI MEZZO
7
9
180
6
118
13066085
SAN BENEDETTO DEI MA
6
0
27
0
58
13066086
SAN BENEDETTO IN PER
6
0
8
0
6
13066087
SAN DEMETRIO NE' VES
8
7
109
9
145
13066088
SAN PIO DELLE CAMERE
7
1
29
1
30
13066089
SANTE MARIE
6
0
57
0
48
13066090
SANT'EUSANIO FORCONE
8
4
51
5
69
Fonte DPC Servizio Sismico Nazionale
55
13066091
SANTO STEFANO DI SES
7
1
28
0
13
13066092
SAN VINCENZO VALLE R
5
0
13
0
14
13066093
SCANNO
5
0
12
0
14
13066095
SCOPPITO
8
5
91
6
124
13066096
SCURCOLA MARSICANA
6
0
51
0
53
13066097
SECINARO
6
0
29
0
25
13066098
SULMONA
5
0
61
0
120
13066099
TAGLIACOZZO
6
0
154
0
125
13066100
TIONE DEGLI ABRUZZI
7
1
35
1
35
13066101
TORNIMPARTE
8
9
129
15
222
13066102
TRASACCO
6
0
37
0
87
13066103
VILLALAGO
5
0
7
0
7
13066104
VILLA SANTA LUCIA DE
6
0
18
0
13
13066105
VILLA SANT'ANGELO
8
2
30
3
44
13066106
VILLAVALLELONGA
5
0
8
0
12
13066108
VITTORITO
6
0
24
0
30
Fonte DPC Servizio Sismico Nazionale
56
Figura 12
Fonte DPC Servizio Sismico Nazionale
57
coinvolti
senza
in crolli
tetto
46
1
25
0
12
0
16
7
6
126
5
107
CAMPOTOSTO
7
1
58
1
43
13066021
CAPITIGNANO
7
2
44
1
31
13066042
FAGNANO ALTO
5
0
5
0
5
13066044
FOSSA
5
0
7
0
9
13066049
L'AQUILA
6
0
369
0
680
13066052
LUCOLI
6
0
42
0
24
13066056
MONTEREALE
8
22
319
18
272
13066059
OCRE
5
0
6
0
8
13066072
PIZZOLI
7
3
116
2
81
13066073
POGGIO PICENZE
5
0
4
0
6
13066074
PRATA D'ANSIDONIA
5
0
4
0
4
13066081
ROCCA DI CAMBIO
5
0
6
0
4
13066082
ROCCA DI MEZZO
5
0
15
0
10
13066087
SAN DEMETRIO NE' VES
5
0
9
0
13
13066090
SANT'EUSANIO FORCONE
5
0
4
0
5
13066091
SANTO STEFANO DI SES
5
0
3
0
1
13066095
SCOPPITO
7
0
41
0
55
13066101
TORNIMPARTE
6
0
25
0
42
13066105
VILLA SANT'ANGELO
5
0
2
0
3
cod_istat comune
intensità
crolli
inagibilità
13066008
BARETE
7
1
13066009
BARISCIANO
5
13066013
CAGNANO AMITERNO
13066016
Fonte DPC Servizio Sismico Nazionale
58
Riferimenti Bibliografici
1. Medvedev S.V., 1977 “Seismic Intensity Scale M.S.K.-76”, Publ. Inst.Geophys.Pol. Ac.
Sc., Varsavia.
2. European Seismological Commission , W.G. Macroseismic scales, 1993 “European
Macroseismic Scale 1992”, G. Grunthal ed., Luxembourg.
3. Blake A.,1941: “On the estimation of focal depth from macroseismic data”, BSSA, 31
4. Braga, F, Dolce, M, Liberatore, D., 1982: “A Statistical Study on damaged buildings and
an ensuing review of the M.S.K. - 76 scale”, Atti del 7 ECEE - Atene
5. Bramerini F., Di Pasquale G., Orsini G., Pugliese A., Romeo R., Sabetta F. 1995: “Rischio
sismico del territorio italiano. Proposta di una metodologia e risultati preliminari’, Rapp.
tec.SSN/RT/95/1, Roma.
6. Colonna E., Molina C., Petrini V., 1994 :”Criteri di valutazione della vulnerabilità sismica
del patrimonio edilizio esistente sul territorio nazionale” Ingegneria Sismica n.1, GenApr. 1994.
7. Petrini V.(editore), 1995”Pericolosità sismica e prime valutazioni di rischio in Toscana”,
C.N.R. - I.R.R.S. - Regione Toscana Dip. Ambiente
8. Gavarini C., Paolone A., 1991: “Vulnerabilità sismica degli edifici in cemento armato Nota 1 - Indagini parametriche sulla resistenza alle azioni laterali dei telai piani in
cemento armato tamponati”, Ingegneria Sismica n.1.
9. Gavarini C., Paolone A., 1991: “Vulnerabilità sismica degli edifici in cemento armato Nota 2 - PORTAM : un software per la valutazione della resistenza alle azioni laterali di
telai spaziali in cemento armato”, Ingegneria Sismica n.2.
10. Gavarini C., Nisticò N., 1991: “Vulnerabilità sismica degli edifici in cemento armato Nota 3 - Definizione della vulnerabilità mediante rette danno-accelerazione”, Ingegneria
Sismica n. 2.
11. G. Orsini, “A model for buildings vulnerability assessment using the Parameterless
Scale of Seismic Intensity (PSI)”, Earthquake Spectra, Agosto 1999, Volume 15, n.3.
12. Coburn A.W., Spence R.J.S, Pomonis A., 1992 “Factors determining human casualtY
levels in earthquakes: mortality prediction in building collapse”, 10th World Conference
on Earthquake Earthquake”, U.S. - Italy Workshop on Seismic Hazard and Risk Analysis,
Varenna,Italy.
Fonte DPC Servizio Sismico Nazionale
59
13. H. Tiedemann, 1992 “Earthquake and Volcanic Eruptions - A Handbook on Risk
Assessment”, Swiss Reinsurance Company, Zurich.
14. Ministero per i Beni Culturali e Ambientali : Soprintendenza Generale agli Interventi
Post-sismici in Campania e Basilicata, 1994, “Dopo la polvere”, Relazione sugli interventi
di recupero (1985-1989) del patrimonio artistico monumentale danneggiato dal
terremoto del 1980-1981, Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato, Roma.
15. Di Pasquale, G. & Orsini, G. 1997 Proposta per la valutazione di scenari di danno
conseguenti ad un evento sismico a partire dai dati ISTAT. 8 Convegno Nazionale
L’Ingegneria Sismica in Italia. Taormina 21 – 24 Settembre.
16. Di Pasquale G., Orsini G., Pugliese A. & Romeo R. W. , “Damage scenario for future
earthquakes”, presented at the Eleventh European Conference of Earthquake
Engineering, 1998, Paris.
17. Bosi V., Decanini L.,Guerra I., Gresta S., Orsini G., Romeo R., Valensise G., “Scenari di
danno. Relazione conclusiva della prima fase”, documento predisposto per la
Commissione per la elaborazione del piano di emergenza nazionale per eventi sismici
in Sicilia Orientale e Stretto di Messina, 1998.
18. R. De Marco, R. Colozza, R. Ferlito, C. Mercuri, G. Orsini, F. Papa, A. G. Pizza
“Metodologie speditive per la definizione di scenari a scala comunale”, XXIII
Conferenza Nazionale AISRE – Associazione Italiana di Scienze Regionali – Reggio
Calabria, 10 Ottobre 2001
19. De Marco, R. Colozza, R. Ferlito, C. Mercuri, G. Orsini, F. Papa, A. G. Pizza, “The
scenarios quick assesment methodology for seismic emergency planning at municipal
scale”, R50th Anniversari of the European Seismological Commission (ESC) – XXVIII
General Assembly. 1/6-9-02, Genova
20. G. Di Pasquale, R. Ferlito, G. Orsini, F. Papa, A. G. Pizza, J. Van Dyck, D. Veneziano
“Seismic scenario tools for emergency planning and management”, ESC Assembly on
September 12-17, 2004 in Potsdam, Germany - subsession SCF-2B
21. Gruppo di Lavoro dell Ufficio Servizio Sismico Nazionale.– Rapporto dal titolo
“Valutazioni in ordine alle condizioni di rischio e agli scenari di evento sismico nell’Isola
di Ortigia”, Marzo 2001
Fonte DPC Servizio Sismico Nazionale
60
Di seguito si riporta integralmente il documento: “Scenari di danno a seguito di eventi
sismici per la pianificazione di emergenza per il comune di Montereale “ redatto dal
“DIPARTIMENTO DELLA PROTEZIONE CIVILE – UFFICIO SERVIZIO SISMICO NAZIONALE”
UFFICIO VALUTAZIONE, PREVENZIONE E MITIGAZIONE DEL RISCHIO SISMICO ED OPERE POST EMERGENZA
SERVIZIO VALUTAZIONE DEL RISCHIO SISMICO, SVILUPPO DELLA CONOSCENZA E DELLA RICERCA SISMICA
Valutazione di scenari di danno comunali
Versione 1.1 - Luglio 2003
Comune di Montereale
nota:
Vengono utilizzati tre eventi di riferimento con intensità corrispondente a valori di probabilità di eccedenza
pari a p=40%,10% e 2% in 50 anni, valutati sulla base delle analisi di pericolosità condotte nell'ambito
dell’Ufficio Valutazione, Prevenzione e Mitigazione del Rischio Sismico ed Opere Post-Emergenza. Il valore
maggiore di intensità viene, comunque, assunto non inferiore al massimo storico.
Per ciascuna grandezza rappresentativa delle perdite vengono indicati tre valori corrispondenti alla stima
minima, media e massima. Nella colonna intermedia è riportato il valore atteso della grandezza in esame; i
valori estremi consentono di apprezzare il grado di incertezza insito nella stima in questione.
Fonte DPC Servizio Sismico Nazionale
61
intensità =
7,677522
val. min.
val. med.
val. max.
Abitazioni crollate
=
6
22
55
Abitazioni inagibili
=
155
315
509
Abitazioni danneggiate =
699
977
1162
Percentuale crolli
0,2
0,7
1,9
Percentuale inagibili =
5,3
10,7
17,3
Percentuale danneggiate =
23,8
33,2
39,5
=
Coinvolti in crolli
=
4
18
46
Senza tetto
=
128
268
447
________________________________________________________________
intensità =
8,843655
val. min.
val. med.
val. max.
Abitazioni crollate
=
61
152
309
Abitazioni inagibili
=
502
769
1008
1119
1213
1141
2,1
5,2
10,5
Percentuale inagibili =
17,1
26,1
34,3
Percentuale danneggiate =
38,0
41,2
38,8
Abitazioni danneggiate =
Percentuale crolli
=
Coinvolti in crolli
=
50
127
263
Senza tetto
=
439
702
960
________________________________________________________________
intensità =
10
corrispondente alla massima intensità storica = 10
(intensità con prob. di eccedenza del 2% in 50 anni =
9,868077 )
val. min.
val. med.
val. max.
Abitazioni crollate
=
790
1497
2505
Abitazioni inagibili
=
314
1073
1345
Abitazioni danneggiate =
114
337
706
Percentuale crolli
26,9
50,9
85,2
Percentuale inagibili =
10,7
36,5
45,7
Percentuale danneggiate =
3,9
11,5
24,0
Coinvolti in crolli
=
760
1461
2520
Senza tetto
=
413
1175
1400
=
Fonte DPC Servizio Sismico Nazionale
62
RISORSE
Sono state acquisite tutte le informazioni utili ad un censimento aggiornato delle
strutture e delle risorse presenti nel territorio Comunale che possono essere strategiche
per attività di protezione civile.
L’analisi delle risorse ha riguardato:
1. Scuole, ospedali, alberghi, case di riposo, ecc.;
2. Aree di protezione civile (aree di attesa dei soccorsi, aree di ammassamento, aree
di accoglienza), centri sportivi, siti idonei ad atterraggi degli elicotteri, ecc.;
3. Distribuzione degli idranti sul territorio comunale;
4. Detentori di risorse pubbliche e private (macchine movimento terra, mezzi da
costruzione, autobotti, fotoelettriche, gruppi elettrogeni, combustibili, mezzi per
trasporto persone, ecc.);
5. Gruppi di volontariato dei Comuni limitrofi ed elenco delle risorse a loro
disposizione;
6. Ulteriori risorse reperibili.
Mediante compilazione di apposite schede di censimento, tutte le informazioni reperite
sono confluite in una banca dati relazionale del Sistema Informativo realizzato.
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AREE DI PROTEZIONE CIVILE
Sono state individuate tre tipologie di Aree:
•
aree di attesa dove la popolazione possa radunarsi, ricevere informazioni e
prima assistenza
•
aree di accoglienza dove la popolazione possa venir assistita con strutture di
ricovero temporaneo (tende/roulottes e moduli abitativi)
•
aree di ammassamento dove indirizzare i soccorritori
Le informazioni sulle principali Aree di Protezione Civile sono riportate nella “Carta
Operativa di Protezione Civile” (Tav F1 – F2).
Di seguito sono riportate le schede relative alle aree, contenenti le informazioni di
base.
AREE DI ATTESA
Sono aree all’aperto poste in zone sicure in cui la popolazione si raduna subito dopo
l’evento per avere una prima assistenza ed informazioni e direttive sul comportamento da
adottare.
Sul posto saranno presenti rappresentanti del Comune che potranno indirizzare la
popolazione nelle previste aree di accoglienza e fornire ulteriori indicazioni.
Sono state individuate, sul territorio comunale, le seguenti aree:
I punti verdi indicano le aree di attesa
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1) Verrico: Slargo Verrico
Individuazione
Superficie
Tipologia
suolo
Note
L’area è situata nel centro abitato di Verrico ed è raggiungibile dalla SP.
28
mq 261
del
asfalto
L’area è a servizio dei centri abitati di Verrico, Colle Verrico.
Foto dell’area
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2) CASTIGLIONE VERRICO: Slargo Castiglione Verrico
Individuazione
Superficie
Tipologia
suolo
Note
L’area è situata nel centro abitato di Castiglione Verrico ed è
raggiungibile dalla SP. 28
mq 287
del
Asfalto
L’area è a servizio del centro abitato di Castiglione Verrico.
Foto dell’area
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3) Santa Vittoria: Slargo Santa Vittoria - SP Verricenze
Individuazione
Superficie
Tipologia
suolo
Note
L’area è situata nel centro abitato di S.Vittoria ed è raggiungibile dalla
S.P. 28,
mq 462
del
Asfalto
L’area è a servizio del centro abitato di S. Vittoria
Foto dell’area
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4) SANTA LUCIA: Slargo Santa Lucia
Individuazione
Superficie
Tipologia
suolo
Note
L’area si trova all’interno della frazione di S.Lucia ed è raggiungibile
tramite la SS.260
mq 271
del
Asfalto/porfido
L’area è a servizio del centro abitato di S.Lucia
Foto dell’area
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5) ARINGO: Slargo lungo SS. Picente
Individuazione
Superficie
Tipologia
suolo
Note
L’area è situata nel centro abitato di Aringo ed è raggiungibile dalla SS.
260
mq 234
del
Asfalto
L’area è a servizio del centro abitato di Aringo.
Foto dell’area
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6) Montereale capoluogo : parcheggio
Individuazione
Superficie
Tipologia
Il parcheggio è situato nel capoluogo ed è raggiungibile dalla SS. 260
mq 998
del Parcheggio: asfalto.
suolo
Note
L’area è a servizio del centro abitato di Montereale
Foto dell’area
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70
7) Colle Paganica: Slargo Colle Paganica
L’area è situata nel centro abitato di Colle Paganica ed è raggiungibile
Individuazione
dalla LAYER SP n.4 , quindi la strada comunale che collega Piè di Colle
a Castel Paganica.
Superficie
Tipologia
suolo
Note
mq 473
del
Asfalto.
L’area è a servizio dei centri abitati di Colle Paganica, S.Giovanni, Castel
Paganica.
Foto dell’area
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8) Gabbia: Campo di calcetto Gabbia
Individuazione
Superficie
Tipologia
suolo
Note
L’area è situata nel centro abitato di Gabbia ed è raggiungibile dalla
S.P. 105,
mq 1.005
del
Asfalto
L’area è a servizio del centro abitato di Gabbia
Foto dell’area
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9) Cesaproba: Slargo - SP. Di Montegabbia
Individuazione
Superficie
Tipologia
suolo
Note
L’area è situata nel centro abitato di Cesaproba ed è raggiungibile dalla
S.P. 105
mq 427
del
Asfalto
L’area è a servizio del centro abitato di Cesaproba
Foto dell’area
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10) Marana: Area attrezzata lungo la Strada Statale Picente
Individuazione
Superficie
Tipologia
suolo
Note
L’area è situata nel centro abitato di Marana ed è raggiungibile dalla
S.S. 260
mq 1.183
del
Prato, terra battuta
L’area è a servizio del centro abitato di Marana, Busci, Casali d'Abruzzo.
Foto dell’area
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11) Pellescritta: Slargo Pellescritta
Individuazione
Superficie
Tipologia
suolo
Note
Lo slargo è situato nel centro abitato di Pellescritta, all’incrocio con la
SP.105
mq 231
del
Asfalto.
L’area è a servizio dei centri abitati di Pellescritta
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12) S.Maria in Pantanis: parcheggio antistante la chiesa
Individuazione
Superficie
Tipologia
suolo
Note
L’area è situata a est del capoluogo ed è raggiungibile dalla S.P. 4 e
quindi la strada comunale Piana Marignano
mq 410
del
Asfalto
L’area è a servizio dei centri abitati di Piedicolle, S.Vito, Cesariano,
Cavagnano, Colle Cavallari, Cavallari, Colle Marignanetto, Marignano
Foto dell’area
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13) Ville di Fano: Area attrezzata SP. di Leonessa (Piedicolle)
Individuazione
Superficie
Tipologia
suolo
Note
L’area è situata nei pressi del centro abitato di Piedicolle ed è
raggiungibile dalla S.P. 471, con accesso lungo la stessa Sp.
mq 491
del
Prato, battuto cemento
L’area è a servizio dei centri abitati di Ville di Fano
Foto dell’area
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AREE DI ACCOGLIENZA
Le aree di accoglienza della popolazione sono zone del territorio comunale considerate
particolarmente idonee all'allestimento di tendopoli e/o moduli abitativi in caso di necessità
alloggiativa della cittadinanza colpita da un evento.
Così come per le Aree di attesa, le Aree di accoglienza della popolazione sono state
oggetto di attenta analisi al fine di individuare spazi sufficientemente grandi tali da
allestire, al loro interno, uno o più zone da adibire a tendopoli e/o a strutture abitative
provvisorie.
Nella loro individuazione è risultato essenziale verificare la presenza nell’area stessa o
nelle immediate vicinanze, di strutture per quanto possibile pubbliche e urbanizzate quindi
dotate dei servizi essenziali quali energia elettrica, rete idrica, rete fognaria, rete telefonica
ecc.
La decisione relativa all'allestimento di queste aree, in funzione dell'evento occorso,
sarà assunta analizzando specificatamente le esigenze prodotte dall'evento stesso e le
necessità dal medesimo proposte.
Sono state individuate, sul territorio comunale, le seguenti aree:
I punti rossi indicano le aree di accoglienza.
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1-2) Marana: Piazza e Campo Sportivo Marana, SS. N.260
La piazza e il campo sportivo sono situati a sud del capoluogo e sono
Individuazione
situati lungo la SS.260 nella frazione di Marana
X= 2.374.344
Superficie
Y=4.706.041
(Gauss-Boaga)
per mq 3321
tendopoli
Superficie
per mq 1580
moduli abitativi
Tipologia
suolo
Note
del Campo sportivo (tendopoli): terra battuta
Piazza (moduli abitativi): asfalto
Nelle immediate vicinanze delle aree sono presenti gli allacci delle reti
tecnologiche quali acqua, elettricità e gas.
In rosso le aree di accoglienza di Marana (piazza e campo sportivo)
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3-4) Colle Calvo: Campo Sportivo di Montereale in SP. n.4
L’impianto sportivo è situato a sud della Frazione di Colle Calvo ed è
Individuazione
raggiungibile dalla S.P. 4
X= 2.375.878
Superficie
Y=4.710.049
(Gauss-Boaga)
per mq 10889
tendopoli
Superficie
per mq 3337
moduli abitativi
Tipologia
suolo
del Campo sportivo (tendopoli): prato
Parcheggio (moduli abitativi): asfalto
E’ presente uno spogliatoio a servizio del campo.
Note
Nelle immediate vicinanze delle aree sono presenti gli allacci delle reti
tecnologiche quali acqua, elettricità e gas.
In rosso l’area di accoglienza di Colle Calvo (Campo sportivo – SP. n.4)
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AREE DI AMMASSAMENTO
Le aree di ammassamento dei soccorsi sono zone del territorio comunale indicate per
far convergere i soccorritori.
Tali aree sono state individuate in zone facilmente raggiungibili anche con mezzi di
grandi dimensioni, fuori dal centro abitato e, ovviamente, in zone non soggette a rischio
incombente.
La decisione relativa all'allestimento di queste aree, in funzione dell'evento occorso,
sarà assunta analizzando specificatamente le esigenze prodotte dall'evento stesso e le
necessità dal medesimo proposte.
E’ stata individuata, sul territorio comunale, la seguente area:
Il punto giallo indicano le aree di ammassamento
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1) S.Maria in Pantanis: parcheggio antistante la chiesa
L’area è situata a est del capoluogo ed è raggiungibile dalla S.P. 4 e
Individuazione
quindi la strada comunale Piana Marignano
X= 2.376.664
Superficie
Tipologia
suolo
Note
Y=4.709.789
(Gauss-Boaga)
mq 1468
del
Asfalto.
Le forniture e sottoservizi sono disponibili previo allaccio a circa 30 ml
In giallo l’area di ammassamento sopra descritta
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82
CARTA OPERATIVA DI PROTEZIONE CIVILE (Tavola F1 – F2)
La carta è articolata in due tavole (“F1 – F2”) realizzate in scala 1:10000 nel formato
di restituzione “A0” e rappresenta la porzione del territorio comunale di Montereale che
comprende le principali zone urbanizzate e di rilievo dal punto di vista della pianificazione
di Protezione Civile.
Compaiono nella mappa il centro di Montereale e tutte le frazioni.
La stessa è stata elaborata per un utilizzo prevalente su supporto informatico, essendo
collegate ad essa molteplici informazioni in formato tabellare altrimenti non visibili;
rappresenta lo strumento di sintesi per la gestione di situazioni di crisi a seguito evento
calamitoso.
Si è dato rilievo alle infrastrutture viarie considerate in base all’importanza e, riguardo a
queste, si sono rappresentate le criticità rilevabili lungo i percorsi.
Ciò al fine di consentire una valutazione e scelta tra eventuali percorsi alternativi per
l’arrivo dei soccorsi.
La Carta evidenzia e descrive gli edifici strategici insistenti sul territorio, la posizione
delle scuole e delle chiese e rappresenta le strutture destinate ad attività produttive
ricadenti in zone a rischio.
Sono riportate le Aree di Protezione Civile (aree di Attesa della popolazione, aree di
Accoglienza della popolazione, Aree di Ammassamento dei soccorsi). Per quanto concerne
le aree di Attesa della popolazione, si sono fornite indicazioni grafiche per il riconoscimento
intuitivo del “bacino” insediativo attribuito ad ogni singola area.
Segue l’elenco e descrizione dei tematismi utilizzati per la composizione della tavola in
oggetto:
o Layer inerenti la pianificazione di Protezione Civile.
INDICAZIONI DI PROTEZIONE CIVILE
Aree di accoglienza, ricovero della popolazione
Aree di ammassamento dei soccorsi
Aree di attesa della popolazione
S
/
Indicazione aree di attesa
Sede C.O.C.
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83
o Layer
inerenti
la
rappresentazione
della
viabilità
nel
territorio
comunale: le informazioni ed il criterio di rappresentazione corrispondono a
quelle utilizzate per la “Carta della Viabilità”. Nel dettaglio si rappresentano i punti
critici riferiti alla viabilità e gli edifici strategici presenti nel territorio comunale.
RETE VIARIA
Strada Statale
Strada Provinciale
Strada Comunale
CRITICITA'
#
0
Punti critici
PATRIMONIO EDILIZIO DI PROPRIETA' PUBBLICA
)
"
Edifici Strategici
*
#
Edifici Scolastici
(
!
Chiese
o Layer inerenti la rappresentazione del rischio sul territorio comunale: a
queste informazioni, come a quelle che seguono, non si è dato lo stesso rilievo
che avevano nelle carte inerenti la rappresentazione delle pericolosità e dei rischi.
Ciò onde evitare un appesantimento grafico della Carta ed una conseguente
difficoltà di lettura della stessa.
o Piano Stralcio per l’Assetto Idrogeologico (PAI): del presente studio si
rappresentano unicamente le perimetrazioni inerenti il Rischio e le scarpate.
o Piano Stralcio per la Difesa dalle Alluvioni (PSDA): del presente studio si
rappresentano unicamente le perimetrazioni inerenti il Rischio e le scarpate.
o Piano Stralcio per l’Assetto Idrogeologico del fiume Tronto.
o Inventario Fenomeni Franosi Italiani (I.F.F.I.).
o Segnalazioni dell’Amministrazione Comunale.
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PROCEDURE A LIVELLO COMUNALE PER IL RISCHIO SISMICO
Pur nella consapevolezza che i metodi scientifici attuali non sono in grado di fornire
elementi certi per la previsione di eventi sismici, l'analisi effettuata dal D.P.C., indicando
degli scenari di rischio per il territorio comunale, fornisce elementi per la redazione delle
procedure di intervento ai fini del Piano di Protezione Civile.
Le procedure di intervento, previste per il Comune di Montereale, sono strutturate in
due fasi: FASE DI ALLARME e FASE DI EMERGENZA.
La FASE DI ALLARME scatta subito dopo il verificarsi di un evento sismico, anche di
minima intensità. Non è prevista, in questa fase, alcuna azione di regolamentazione da
parte della Prefettura.
Nella FASE DI EMERGENZA gli Enti preposti provvedono al dimensionamento
dell’evento e al superamento dell’emergenza .
Vengono considerati due scenari di riferimento sulla base degli effetti del sisma sul
territorio:
o lo SCENARIO DI TIPO 1 corrisponde ad un sisma con effetti dal V al VII grado
Mercalli. Lo scenario è quello della scossa “Molto forte” (Scala Mercalli) ovvero di
terremoti che si possono verificare in genere con una Magnitudo compresa tra
3,5 e 5. In generale gli effetti ipotizzabili, conseguenti a scosse di questa
intensità, determinano lo spostamento di mobili pesanti, la caduta di intonaco e
lesioni limitate con sporadici crolli che interessano edifici già in difficoltà statiche
prima del sisma. Si viene a determinare una situazione emotiva della
popolazione che corre spaventata in luoghi all’aperto e un temporaneo
congestionamento del traffico telefonico non dovuto a danni della rete;
o lo SCENARIO DI TIPO 2 corrisponde ad un sisma con effetti maggiori al VII
grado Mercalli. Lo scenario è quello a partire dalla “scossa Fortissima” (Scala
Mercalli) con Magnitudo in genere maggiori di 5. In generale gli effetti
ipotizzabili, conseguenti a scosse di questa intensità, determinano una fuga
generale della popolazione all’aperto, molte case risultano gravemente lesionate
e alcune crollano mentre si riscontrano danni trascurabili a edifici di buona
progettazione e costruzione e da lievi a moderati per strutture ordinarie ben
costruite nonché problemi alla viabilità per ostruzioni dovute ai crolli e
intasamenti. Di conseguenza si registreranno feriti e decessi e si dovranno
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predisporre servizi di assistenza alla popolazione, allestendo aree di accoglienza
per gli evacuati.
Nella Fase di Allarme, se si riscontra l’assenza di danni a persone e cose, si ritorna alla
FASE DI NORMALITÀ’ mentre, se si riscontrano danni, il Sindaco dichiara il passaggio alla
FASE DI EMERGENZA. che in base allo scenario di danno stimato in quel momento viene
definita emergenza di tipo 1 o emergenza di tipo 2.
FASE DI ALLARME
Il Sindaco, o suo Delegato, una volta avvertita la scossa (o comunque appena avvisato
dell’evento sismico), si mette in contatto con il Referente della Funzione Tecnico
Scientifica-Pianificazione, con il Comandante della Polizia Municipale, con il Comando
locale dei Carabinieri e la Prefettura per ricevere informazioni sul risentimento e l’entità
della scossa (località e magnitudo).
I tecnici della Funzione Tecnico Scientifica-Pianificazione e il personale di Polizia
Municipale, sentita la scossa di terremoto, si mettono in contatto con il Sindaco. Nel caso
siano impossibili le comunicazioni telefoniche, anche se non hanno ricevuto l’allerta dal
sindaco, si recheranno alla “sede del Centro Operativo Comunale (C.O.C.)” (presso
l’edificio municipale) e si metteranno a disposizione del Sindaco così come stabilito dal
Piano comunale di protezione civile;
Il Sindaco predispone immediate ricognizioni dei propri tecnici nelle zone più
vulnerabili, centri storici e laddove siano pervenute segnalazioni, comunicando alla
Prefettura l’entità di eventuali danni a persone e cose noti al momento.
Il Sindaco, ove lo ritenga necessario, attiva il C.O.C.
FASE DI EMERGENZA - SCENARIO 1
In base alla conoscenza dei danni provocati dal sisma sul territorio il Sindaco dichiarerà
la Fase di Emergenza DI TIPO 1 per scossa “Molto forte”.
•
Attiva la sala operativa del C.O.C. con le Funzioni di Supporto che ritiene
necessarie (o comunque attiva la reperibilità dei responsabili di funzione in
relazione alla gravità della situazione, dandone comunicazione alla Prefettura).
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86
•
Attiva il personale comunale, affiancato da eventuali volontari, utilizzandolo nelle
ricognizioni e nei presidi delle aree di attesa per assistenza ed informazione alla
popolazione.
•
Qualora si riceva notizia di lesioni ad edifici, il Sindaco predispone,
congiuntamente ai VVF e alle forze dell’ordine, il preventivo allontanamento
della popolazione dalle zone di rischio informandone la Prefettura e segnalando
alla Regione (Servizio Protezione Civile) la necessità di effettuare verifiche di
agibilità delle strutture. Per organizzare sopralluoghi di agibilità il Sindaco si
relaziona con la Prefettura su eventuali problemi insorti sul territorio
raccogliendo sia le istanze dei cittadini che le segnalazioni dei propri tecnici
comunali. Qualora un edificio risulti danneggiato ed inagibile a seguito delle
verifiche e dei sopralluoghi effettuati, emana apposita ordinanza precauzionale
di sgombero, in attesa di accertamenti definitivi, occupandosi di allestire un
alloggio sostitutivo qualora si tratti di abitazione.
•
Oltre a ciò il Sindaco attiva, a ragion veduta, altre procedure ritenute utili per la
sicurezza.
FASE DI EMERGENZA - SCENARIO 2
In base alla conoscenza dei danni provocati dal sisma sul territorio il Sindaco dichiarerà
la Fase di Emergenza DI TIPO 2 per scossa “Fortissima”.
Il Sindaco attiva il C.O.C. con tutte le sue funzioni e la reperibilità dei tecnici comunali
per i primi sopralluoghi.
Il personale comunale, avvertita la scossa di terremoto (fortissima per le conseguenze
che produce: gravi lesioni, crolli ecc.), anche al di fuori dell’orario di ufficio, si recherà alla
“sala operativa del C.O.C.” (presso l’edificio municipale).
Sin dalle prime manifestazioni dell’evento il Sindaco assicura un flusso continuo di
informazioni verso il Centro Coordinamento Soccorsi (C.C.S.) o il Centro Operativo Misto
(C.O.M.), se istituito, segnalando ogni necessità ed ogni problema non risolvibile tramite
l’intervento del C.O.C..
Il Sindaco attiva ed invia il personale comunale, affiancato da eventuali volontari,
utilizzandolo nelle ricognizioni e nei presidi delle aree di attesa per assistenza ed
informazione alla popolazione.
ABRUZZO ENGINEERING S.C.p.A. già Collabora Engineering S.p.A.: Cap. soc. € 1.100.000,00
C.so Vittorio Emanuele, 159 - 67100 L’Aquila (AQ) - Tel. 0862/22148 - Fax 0862/401306 - C.F. e P.IVA: 01560580662 - R.E.A. 102948
87
Qualora si riceva notizia di lesioni ad edifici, il Sindaco predispone, congiuntamente ai
VVF e alle forze dell’ordine, il preventivo allontanamento della popolazione dalle zone di
rischio, informa la Prefettura e segnala alla Regione (Servizio Protezione Civile) la
necessità di effettuare verifiche di agibilità delle strutture.
Il Sindaco informa la Prefettura su eventuali problemi insorti sul territorio raccogliendo
sia le istanze dei cittadini che le segnalazioni dei propri tecnici comunali per organizzare
sopralluoghi di agibilità. Qualora un edificio risulti danneggiato ed inagibile in base alle
verifiche ed ai sopralluoghi effettuati, il Sindaco emana apposita ordinanza precauzionale
di sgombero, trasmette le risultanze delle verifiche al C.C.S. e rende fruibili le aree di
accoglienza e/o le strutture ricettive previa verifica di agibilità da parte dei tecnici abilitati.
Tramite il C.O.C. il Sindaco dovrà garantire gli interventi di emergenza sulle reti dei
servizi essenziali richiedendo eventualmente collaborazioni a ditte private, dispone affinché
i gestori di utenze intervengano per ripristinare i servizi interrotti da rotture di gasdotti,
acquedotti ed elettrodotti.
Se ritenuto necessario il Sindaco chiede alla Prefettura o al C.O.M. se istituito, la
disponibilità di tende ed effetti letterecci per l’allestimento delle aree di accoglienza,
comunicando l’elenco dei danni (mediante schede di censimento) e appronta la
disponibilità delle aree di ammassamento.
Il Sindaco, altresì, adotta ordinanze urgenti ai sensi del D.Lgs. n°267/2000, provvede al
censimento della popolazione evacuata e radunata nelle aree di attesa, (mediante schede
di censimento) e mantiene i contatti con i mezzi di informazione.
Oltre a ciò, il Sindaco attiva, a ragion veduta, altre procedure
ritenute utili per la
Sicurezza.
Segue schema delle procedure per il Rischio Sismico.
ABRUZZO ENGINEERING S.C.p.A. già Collabora Engineering S.p.A.: Cap. soc. € 1.100.000,00
C.so Vittorio Emanuele, 159 - 67100 L’Aquila (AQ) - Tel. 0862/22148 - Fax 0862/401306 - C.F. e P.IVA: 01560580662 - R.E.A. 102948
88
COMUNE DI MONTEREALE (AQ) - SCHEMA PROCEDURALE A LIVELLO COMUNALE PER IL RISCHIO SISMICO
PROCEDURE
(intensità media)
ATTIVA
le Funzioni di Supporto che ritiene necessarie (o comunque attiva la
ATTIVA
reperibilità dei responsabili di funzione in relazione alla gravità della
situazione, dandone comunicazione alla Prefettura);
responsabili dell’organizzazione di volontariato, utilizzandolo nelle
ATTIVA
ricognizioni e nei presidi delle aree di attesa a fianco del personale
comunale;
INVIA
invia il personale comunale e/o i volontari a presidiare le aree di attesa
della popolazione;
congiuntamente ai VVF e alle forze dell’ordine il preventivo
allontanamento della popolazione, informa la Prefettura e segnala alla
PREDISPONE
Regione (Servizio Protezione Civile) la necessità di effettuare verifiche
di agibilità delle strutture, qualora riceva notizia di lesioni ad edifici nel
proprio territorio comunale
INFORMA
RACCOGLIE
la Prefettura su eventuali problemi insorti sul territorio;
le istanze dei cittadini e le segnalazioni dei propri tecnici comunali per
organizzare sopralluoghi di agibilità;
l’allontanamento preventivo della popolazione con apposita ordinanza
Il Sindaco
FASE DI EMERGENZA SCENARIO Tipo 1
la sala operativa (COC);
PREDISPONE
di sgombero dell’edificio,
qualora dalle verifiche dei sopralluoghi
effettuati lo stesso risulti danneggiato ed inagibile, occupandosi di
allestire un alloggio sostitutivo qualora si tratti di abitazione;
ATTIVARE
a ragion veduta, altre procedure previste nel Piano Comunale o
ritenute utili per la Sicurezza;
ABRUZZO ENGINEERING S.C.p.A. già Collabora Engineering S.p.A.: Cap. soc. € 1.100.000,00
C.so Vittorio Emanuele, 159 - 67100 L’Aquila (AQ) - Tel. 0862/22148 - Fax 0862/401306 - C.F. e P.IVA: 01560580662 - R.E.A. 102948
89
COMUNE DI MONTEREALE (AQ) - SCHEMA PROCEDURALE A LIVELLO COMUNALE PER IL RISCHIO SISMICO
PROCEDURE
ATTIVA
il COC e tutte le sue funzioni;
un flusso continuo di informazioni verso il C.C.S. o il C.O.M., se istituito, segnalando ogni
ASSICURA
necessità ed ogni problema non risolvibile tramite l’intervento del COC, in particolare per le
attività di censimento danni e verifiche di agibilità;
il personale comunale (che al verificarsi di una scossa fortissima è tenuto, anche al di fuori
INVIA
dell’orario di ufficio, a recarsi presso il COC) e/o i volontari a presidiare le aree di attesa per
assistere ed informare la popolazione;
congiuntamente ai VVF e alle forze dell’ordine il preventivo allontanamento della
popolazione, informa la Prefettura e segnala alla Regione (Servizio Protezione Civile) la
PREDISPONE
necessità di effettuare verifiche di agibilità delle strutture, qualora riceva notizia di lesioni
ad edifici nel proprio territorio comunale;
alla Regione – Servizio Protezione Civile la necessità di effettuare verifiche di agibilità delle
SEGNALA
strutture;
l’allontanamento preventivo della popolazione con apposita ordinanza di sgombero
PREDISPONE
dell’edificio, qualora dalle verifiche dei sopralluoghi effettuati lo stesso risulti danneggiato
Il Sindaco
ed inagibile;
RENDE FRUIBILI
le strutture ricettive
DOVRÀ
tramite il COC, gli interventi di emergenza sulle reti dei servizi essenziali, richiedendo
GARANTIRE
eventualmente collaborazioni a ditte private;
FASE DI EMERGENZA SCENARIO Tipo 2 (intensità elevata)
CHIEDE,
SE
alla Prefettura e/o Regione Abruzzo la disponibilità di tende ed effetti letterecci per
NECESSARIO
l’allestimento delle aree di accoglienza ;
ADOTTA
ordinanze urgenti ai sensi del D.lgs. n° 267/2000;
CHIEDE
al Prefetto o al C.O.M., se istituito, il concorso di risorse e mezzi sulla base delle necessità;
APPRONTA
LA
dell’area di ammassamento;
DISPONIBILITÀ
al Prefetto l’elenco dei danni adottando schede di censimento appositamente predisposte;
COMUNICA
affinché i gestori di utenze intervengano per ripristinare i servizi interrotti da rotture di
DISPONE
PROVVEDE
gasdotti, acquedotti ed elettrodotti;
AL
CENSIMENTO
MANTENERE
censimento appositamente predisposte;
I
CONTATTI
ATTIVA,
della popolazione evacuata e radunata nelle aree di attesa, adottando schede di
A
RAGION VEDUTA,
con i mezzi di informazione;
altre procedure previste nel Piano Comunale o ritenute utili per la Sicurezza.
90
¾ PROCEDURE A LIVELLO COMUNALE PER IL RISCHIO IDROGEOLOGICO
FASE DI ATTENZIONE
Quando l’Ufficio di Segreteria riceve la comunicazione dalla Prefettura con l’avviso
dell’approssimarsi di “eventi meteorologici particolarmente intensi” ne da immediata
comunicazione al Sindaco, ai responsabili delle funzioni “tecnica e pianificazione” e
“assistenza alla popolazione” e al responsabile della Polizia Municipale.
I responsabili delle Aree comunali per competenza verificano la presenza di eventuali
manifestazioni che comportino concentrazione straordinaria di popolazione nelle 48 ore
successive, e ne danno immediata comunicazione al Sindaco.
Il Responsabile della funzione “Tecnica e Pianificazione”, in caso di precipitazioni
intense e persistenti, con inizio di segnalazioni di frane significative ed esondazioni,
predispone immediate ricognizioni dei propri tecnici, nelle zone più a rischio e laddove
sono pervenute eventuali segnalazioni; ciò al fine di localizzare tutte le situazioni che
potrebbero determinare incremento di danno provvedendo, per quanto possibile, ad
eliminare gli ostacoli che impedirebbero il libero deflusso delle acque. Di tutta questa
attività da comunicazione e fornisce aggiornamenti al Sindaco.
Il Sindaco accerta la concreta disponibilità del personale per un servizio di reperibilità
da attivare in caso di necessità e dispone una verifica della reale possibile operatività delle
varie funzioni che dovranno attivarsi in caso di aggravamento della situazione.
A tal fine contatterà i responsabili delle funzioni di supporto nonché i volontari e/o le
associazioni comunali.
FASE DI PREALLARME
Qualora giunga notizia al comune che l’evento di tipo straordinario produce danni
diffusi sul territorio, (frane o allagamenti che invadono le sedi stradali o interessino edifici)
ovvero metta a rischio la popolazione, ne viene data immediata comunicazione al Sindaco
ed ai Responsabili delle Funzioni “tecnica e pianificazione” (F1), “strutture operative locali,
viabilità” (F7) e “assistenza alla popolazione” (F9).
91
Il Sindaco, qualora lo ritenga necessario, dichiara lo stato di preallarme e attiva il COC
allertando i responsabili delle funzioni di supporto in relazione alla gravità della situazione
e ne da comunicazione al Prefetto.
Il responsabile della funzione “tecnica e pianificazione” dispone sopralluoghi per
quantificare i danni, ricognizioni nelle aree maggiormente a rischio, monitoraggio dei corsi
d’acqua e verifica di percorribilità delle strade. Organizza altresì, avvalendosi del
responsabile della finzione “strutture operative locali, viabilità” l’attività di ripristino della
viabilità qualora ve ne sia necessità.
A tal fine predispone all’allerta agli operai reperibili e/o le ditte di fiducia per gli
eventuali interventi.
Per le attività di monitoraggio, qualora ve ne sia la disponibilità, i tecnici comunali
potranno essere affiancati da volontari.
Il Sindaco, se ritenuto necessario o se esplicitamente richiesto dalla Prefettura,
comunica lo stato di preallarme alla popolazione presente nelle aree a rischio e la
possibilità del verificarsi di un evento di frana.
Per la salvaguardia delle persone, il Sindaco, provvede a spostare nel tempo e/o nello
spazio
eventuali
manifestazioni
che
comportino
concentrazione
straordinaria
di
popolazione nelle 48 ore successive.
92
FASE DI ALLARME
Il Sindaco attiva questa fase quando riceve informazioni di diffusi dissesti idrogeologici
che coinvolgano la popolazione, le abitazioni e/o le infrastrutture.
La gestione dell’emergenza in caso di evento sismico si esplica in due attività
fondamentali: una consiste nella verifica dei danni a case, strutture e/o persone, l’altra
nell’assicurare i soccorsi alla popolazione colpita da calamità.
In particolare si dovrà provvedere, in tempi brevi, all’individuazione delle aree urbane
più colpite e/o degli edifici pericolanti e/o pericolosamente lesionati, con particolare
riguardo alle strutture di pubblica utilità.
Effettuato il censimento dei danni e delle persone coinvolte (adottando schede di
censimento appositamente predisposte) il Sindaco ne da comunicazione al Prefetto.
Il Sindaco dovrà mettere in atto, tramite l’ausilio degli agenti di Polizia Municipale, i
provvedimenti per la salvaguardia delle persone e dei beni, emanando apposite ordinanze
precauzionali di sgombero, qualora degli edifici risultino, dalle verifiche e dai sopralluoghi
effettuati, danneggiati ed inagibili, in attesa di accertamenti definitivi.
Il Sindaco dovrà ordinare la chiusura al transito delle strade e la limitazione di accesso
nelle zone a rischio.
Allo stesso tempo sarà importante organizzare gli interventi finalizzati al ripristino della
viabilità (con priorità alle vie di accesso alle aree di Protezione Civile già individuate, in
tempo di pace, sul territorio comunale ) e all’attivazione dei blocchi e controllo della
circolazione stradale indicando e predisponendo eventuali percorsi alternativi.
Il Sindaco dovrà disporre affinché i gestori di utenze intervengano per controllare
l’integrità ed eventualmente ripristinare i servizi interrotti (gas, elettricità, acqua e
telefonia) ed emettere, se necessario, apposita ordinanza di non utilizzabilità dell’acqua ai
fini potabili.
Il Sindaco dovrà attivare le operazioni di soccorso alla popolazione avvalendosi del
responsabile della “funzione assistenza alla popolazione e attività scolastica” (F9),
radunandola nelle aree di accoglienza preventivamente rese disponibili ed idoneamente
attrezzate (responsabile “area tecnica e pianificazione” – F1) per il superamento
dell’emergenza, nel medio e lungo termine, assicurando idonea assistenza.
93
Per questa fase è fondamentale un’attività di informazione alla popolazione (art. 12 L.
265/99) diramando avvisi attraverso i sistemi d’informazione pubblica e/o con opportuni
comunicati tramite le strutture operative e di supporto sul territorio.
Sin dalle prime manifestazioni dell’evento il Sindaco assicura un flusso continuo di
informazioni verso il Centro Coordinamento Soccorsi (CCS) , la Prefettura o COM e
comunica al Prefetto (tramite apposite schede di censimento) l’elenco dei danni subiti e
l’elenco delle persone evacuate e radunate nelle aree di accoglienza.
Segue schema delle procedure per il Rischio Idrogeologico.
94
COMUNE DI MONTEREALE (AQ) - SCHEMA PROCEDURALE A LIVELLO COMUNALE PER IL
RISCHIO IDROGEOLOGICO
CHI:
PROCEDURA
DESTINATARI
Una volta ricevuto il fax con l’avviso di
“Condizioni meteo avverse”, ne informa il Sindaco
anche telefonicamente:
i responsabili funzioni di supporto:
F1 - tecnica e di pianificazione Resp. Area Tecnica
F7 - strutture operative locali,
viabilità
–
comandante
Polizia
Municipale
Segreteria
F9
per
Comunali
la
presenza
di
eventuali
manifestazioni
che
concentrazione
straordinaria
comportino
di
popolazione nelle 48 ore successive.
Nello specifico individua:
Aree
Sindaco
mercatini ambulanti;
feste di piazza;
competenza
Responsabili
alla
amministrativa
Verificare
manifestazioni sportive
In caso affermativo ne da immediata
comunicazione al Sindaco.
Pianificazione (F1)
Tecnica e
caso
di
particolarmente
rovesci
violenti
temporaleschi
e
intensi,
durante la fase di Attenzione, organizza
Polizia Municipale
Volontari
sopralluoghi nelle aree a rischio e, in
caso di situazione di particolare criticità, Sindaco
ne da comunicazione al Sindaco;
Dispone
una
verifica
della
reale
operatività in funzione delle attività da
Il Sindaco
Responsabile Area
assistenza
popolazione: Resp. Area socio-
In
FASE DI ATTENZIONE
–
svolgere nelle eventuali fasi successive,
mediante convocazione dei responsabi
- Responsabili delle 9 Funzioni di
supporto
delle funzioni.
95
COMUNE DI MONTEREALE (AQ) - SCHEMA PROCEDURALE A LIVELLO COMUNALE PER IL RISCHIO
IDROGEOLOGICO
Qualora giunga notizia al Comune che l’evento di tipo straordinario produce danni diffusi sul
territorio, (frane o allagamenti che invadono le sedi stradali o interessino edifici) ovvero metta a
rischio la popolazione, ne viene data immediata comunicazione al Sindaco che, qualora lo ritenga
necessario dichiara lo stato di pre-allarme secondo le seguenti procedure ,
PROCEDURE
DESTINATARI
- il Sindaco
-
i
responsabili
funzioni
di
supporto:
Qualora giungano notizie di danni diffusi sul
territorio (frane o allagamenti che invadono le sedi
F1 - tecnica e di pianificazione
- Resp. Area Tecnica
stradali o interessino edifici), ne viene data F7 - strutture operative locali,
comunicazione anche telefonica a:
viabilità – comandante Polizia
Municipale
F9
–
assistenza
alla
popolazione: Resp. Area socio-
danni
Responsabile Area Tecnica
Il sindaco
chi riceve le comunicazioni di eventuali
CHI:
amministrativa
-
Attiva il C.O.C. , convocando i responsabili di Responsabili
delle
Funzioni
alcune funzioni;
Supporto F1, F3, F4, F7
-
Prefettura
Ne da comunicazione alla Prefettura
Dispone i sopralluoghi per quantificare i danni
Personale ufficio tecnico
Organizza l’attività di ripristino della viabilità
Personale Polizia Municipale
di
Dispone ricognizioni nelle aree a rischio di frana / Personale ufficio tecnico
inondazione con particolare riferimento ai tratti Personale Polizia Municipale
stradali a rischio evidenziati nella cartografia di
riferimento
volontari
Allerta gli operai reperibili e/o le ditte di fiducia per Ditte
gli eventuali interventi
movimento
terra
–
autospurgo “convenzionate”
Se ritenuto necessario o se esplicitamente richiesto
alla popolazione presente nelle aree a rischio e la
possibilità del verificarsi di un evento di frana.
Provvede a spostare nel tempo e/o nello spazio
Il Sindaco
FASE DI PREALLARME
dalla Prefettura, comunica lo stato di preallarme
eventuali
manifestazioni
che
Popolazione
comportino
concentrazione straordinaria di popolazione nelle
48 ore successive.
96
IL SINDACO, QUALE AUTORITÀ COMUNALE DI PROTEZIONE CIVILE, IN CASO DI AGGRAVAMENTO DELLA
SITUAZIONE CON
DIFFUSI DISSESTI IDROGEOLOGICI CHE COINVOLGONO LA POPOLAZIONE E LE
INFRASTRUTTURE DICHIARA LO STATO DI ALLARME E NE DA COMUNICAZIONE ALLA PREFETTURA
CHI:
PROCEDURE
Attiva
tutte
DESTINATARI
le
funzioni
di
Supporto
ritenute
necessarie.
Responsabili Funzioni di supporto
Mantiene lo stato di massima allerta proseguendo
nell’attività di monitoraggio dell’evento idrogeologico, dipendenti U.T. gli Agenti di P.M. o I
verificando altresì le condizioni di imminente pericolo volontari
grave.
Ordina la chiusura al transito delle strade e le
limitazioni di accesso nelle zone a rischio.
Agenti di P.M.
Attiva i percorsi viari alternativi o provvede al Agenti di P.M.
ripristino della viabilità.
Resp.
Area Tecnica
Dalle prime manifestazioni dell’evento il Sindaco
assicura un flusso continuo di informazioni verso il C.C.S. – C.O.M. - Prefettura
C.C.S. o il C.O.M., se istituito, ovvero la Prefettura.
Chiedere al Prefetto o al C.O.M. se istituito, il
Prefetto
concorso di risorse e mezzi sulla base delle necessità. Resp. C.O.M.
Provvede ad approntare la disponibilità delle aree di Uff. Tecnico
ammassamento e di accoglienza.
(volontariato)
Provvede, se necessario, all’allestimento delle aree di
accoglienza della popolazione .
Resp Area Tecnica
Resp. Area Socio assistenziale
(volontariato)
Coordina le operazioni di soccorso alla popolazione, Agenti di P.M.
avvalendosi
del
responsabile
della
“funzione
radunandola
Il Sindaco
FASE DI ALLARME
assistenza alla popolazione e attività scolastica” (F9), Resp. Area Socio assistenziale (F9)
nelle
aree
di
accoglienza
per
il
superamento dell’emergenza nel medio e lungo volontariato
termine ed assicurando idonea assistenza.
Informa la popolazione interessata dall’evento (art.
12 L. 265/99);
Popolazione a rischio
97
CHI:
PROCEDURE
DESTINATARI
Mette in atto i provvedimenti per la salvaguardia delle
persone e dei beni, emanando apposite "ordinanze di
evacuazione"
della
popolazione
dalle
abitazioni
localizzate nelle aree a rischio (art.54 comma 2 del
Agenti di P.M.
D.Lgs. 267/00), secondo modalità e procedure
prestabilite dal comune stesso.
Emette, se necessario, apposita ordinanza di non
Il Sindaco
utilizzabilità dell’acqua a fini potabili.
Agenti di P.M.
Comunica al Prefetto l’elenco dei danni e delle
persone
coinvolte
e
censiti
mediante
schede Prefetto
appositamente predisposte.
Dispone affinché i gestori di utenze intervengano per
ripristinare i servizi interrotti da rotture di gasdotti, gestori di utenze
acquedotti ed elettrodotti.
FASE DI ALLARME
Provvedere al censimento della popolazione evacuata Resp. Area Socio assistenziale
e radunata nelle aree di attesa e/o accoglienza,
adottando schede di censimento appositamente volontariato
predisposte.
Provvede a mantenere i contatti con i mezzi di
informazione.
Mass-media locali e nazionali
98
IL SISTEMA INFORMATICO “PPC-COM”
Il Sistema Informatico PPC-COM è un sistema web-based che permette la gestione, la
consultazione e l’aggiornamento dei dati del Piano Comunale di Protezione Civile per il Comune di
Montereale.
Dotare un Comune di un Piano di Protezione Civile significa poter disporre di uno strumento
finalizzato alla previsione e prevenzione delle situazioni di rischio, all'organizzazione degli
interventi a tutela della salute dei cittadini, alla salvaguardia dell'ambiente e dei beni collettivi e
privati. Nell'ambito dei rischi di Protezione Civile le tecnologie GIS permettono di acquisire
conoscenze preventive, di prefigurare scenari e simulare eventi che consentono di prendere
decisioni, di gestire disastri, di monitorare il territorio, di definire piani ed azioni. In quest'ottica il
progetto si inserisce con l'obiettivo formativo di affiancare ed orientare le Amministrazioni ed
acquisire, attraverso l'uso delle tecnologie GIS, il sistema delle conoscenze necessarie per la
previsione e la prevenzione dei rischi.
Il presente Piano è stato redatto sulla base delle linee guida contenute “Modello Augustus”
emanato dal Dipartimento Nazionale della Protezione Civile.
Si analizzano di seguito le varie sezioni del Sistema Informatico PPC-COM.
•
Sezione: Home page
Il sistema si presenta con una home page semplice e di immediato impatto: presenta una
barra dei menu in alto con la possibilità di accedere alle medesime sezioni anche da comodi
pulsanti sulla barra laterale. La barra dei menu e quella laterale sono sempre presenti in ogni
pagina del sito così da poter accedere velocemente alla sezione d’interesse. Sulla barra laterale
esiste anche la sezione di autenticazione dell’utente il quale, immettendo le proprie username e
password, accede al portale potendo effettuare tutte le operazioni permesse in accordo con il suo
profilo. In particolare la consultazione di determinate schede di dati e soprattutto la modifica di
essi è permessa solo agli utenti abilitati. Nella sezione principale della home page troviamo
ABRUZZO ENGINEERING S.C.p.A. già Collabora Engineering S.p.A.: Cap. soc. € 1.100.000,00
C.so Vittorio Emanuele, 159 - 67100 L’Aquila (AQ) - Tel. 0862/22148 - Fax 0862/401306 - C.F. e P.IVA: 01560580662 - R.E.A. 102948
99
invece dei comodi pulsanti che permettono la consultazione delle procedure da attuare in caso di
rischio idrogeologico o di rischio sismico nelle fasi di attenzione, preallarme e allarme. In basso ci
sono quattro ulteriori pulsanti che permettono di visualizzare i dati principali delle strutture più
importanti che ruotano attorno ad un Piano di Protezione Civile: COC, COM, CCS
(Prefettura/Provincia) e Regione.
•
Sezione: Dati / Schede
E’ la sezione che permette la consultazione, la modifica e l’eliminazione dei dati d’interesse
per il Piano attraverso le schede basate sul “Metodo Augustus”. Ben in evidenza si nota una
struttura a tab (linguette) che permette di selezionare facilmente le funzioni di supporto
permettendo così di evidenziare attraverso dei sotto-tab le schede relative alla funzione scelta;
cliccando sul tab d’interesse il sistema visualizza la scheda relativa. A questo punto basta
scegliere tramite una casella a discesa il dato voluto per consultare, modificare o eliminare i dati
associati. In fondo ad ogni scheda sono presenti due pulsanti che permettono appunto il
salvataggio e l’eliminazione delle schede. Ogni modifica effettuata viene registrata nel database
tenendo traccia dell’utente che ha effettuato la modifica e della data in cui tale modifica è stata
effettuata.
SCHEDE DI CENSIMENTO
Di seguito si riporta l’elenco delle schede utilizzate per reperire e trasferire nel sistema
informatico tutte le informazioni ritenute importanti ai fini della pianificazione di Protezione Civile.
Dette schede rispondono a dei criteri ampiamente testati e condivisi nella storia della
Protezione Civile italiana.
Le relative informazioni sono state reperite intervistando i responsabili delle varie Aree
dell’Amministrazione Comunale, e dai gestori ovvero proprietari per le strutture non appartenenti
al Comune.
SANITA’, ASSISTENZA SOCIALE E VETERINARIA: farmacie/depositi farmaceutici
VOLONTARIATO: organizzazioni di volontariato e gruppi comunali
MATERIALI, MEZZI E RISORSE UMANE: risorse umane
ABRUZZO ENGINEERING S.C.p.A. già Collabora Engineering S.p.A.: Cap. soc. € 1.100.000,00
C.so Vittorio Emanuele, 159 - 67100 L’Aquila (AQ) - Tel. 0862/22148 - Fax 0862/401306 - C.F. e P.IVA: 01560580662 - R.E.A. 102948
100
MATERIALI, MEZZI E RISORSE UMANE: mezzi
MATERIALI, MEZZI E RISORSE UMANE: materiali
TECNICO SCIENTIFICA E PIANIFICAZIONE: attività economica/ produttive
TECNICO SCIENTIFICA E PIANIFICAZIONE: enti locali
TECNICO SCIENTIFICA E PIANIFICAZIONE: enti locali- strutture periferiche
TECNICO SCIENTIFICA E PIANIFICAZIONE: comune – inquadramento territoriale –
numeri utili
ASSISTENZA ALLA POPOLAZIONE: Aree di accoglienza
ASSISTENZA ALLA POPOLAZIONE: deposito – magazzino
ASSISTENZA ALLA POPOLAZIONE: Aree di attesa
ASSISTENZA ALLA POPOLAZIONE: Aree di ammassamento
CENSIMENTO DANNI – COMPLESSI EDILIZI: enti locali
CENSIMENTO DANNI – COMPLESSI EDILIZI: edifici di culto, musei,edifici
Monumentali
•
Sezione: Dati / Query
E’ la sezione che permette una differente consultazione dei dati basata sulla scelta di
particolari interrogazioni, eventualmente filtrate attraverso degli opportuni parametri. L’uso di
questi strumenti è molto intuitivo: si può scegliere di eseguire una interrogazione già predisposta
attraverso una casella a discesa oppure scegliere di effettuare una query più avanzata utilizzando
il “Query Composer” (strumento che permette di impostare uno o più filtri su tutti i campi
memorizzati nel database). L’output dei risultati si presenta in forma tabellare con in evidenza i
campi su cui è stato effettuato un filtro e/o un ordinamento. I dati così rappresentati possono
essere immediatamente stampati o esportati in formato Excel per una successiva e più
approfondita elaborazione e/o formattazione.
•
Sezione: Carto / Carte di rischio
In questa sezione viene semplicemente data la possibilità di visualizzare le carte in formato
“pdf” redatte per questo Piano:
o - Carta di Sintesi della Pericolosità Idrogeologica (tav. A)
ABRUZZO ENGINEERING S.C.p.A. già Collabora Engineering S.p.A.: Cap. soc. € 1.100.000,00
C.so Vittorio Emanuele, 159 - 67100 L’Aquila (AQ) - Tel. 0862/22148 - Fax 0862/401306 - C.F. e P.IVA: 01560580662 - R.E.A. 102948
101
o - Carta della Densità della Popolazione (tav. B)
o - Carta Viabilità (tav. C)
o - Carta delle Reti Tecnologiche, rete Gas, Acquedotto, rete Elettrica (tav. D)
o - Carta di Sintesi del Rischio Idrogeologico ed Idraulico (tav. E1- E2)
o - Carta Operativa di PC (tav. F1 – F2)
•
Sezione: Carto / GIS
E’ il Gis associato al Piano e permette la consultazione su mappa di tutti i dati geografici
rilevati. Possiede funzionalità avanzate di ricerca e localizzazione dei dati, misurazione di distanze
e aree, interrogazioni multiple, stampa e creazione di report in pdf, marcamento di punti di
interesse. Inoltre tramite una casella a discesa posta in alto è possibile accendere
simultaneamente tutti e soli i layer relativi a determinate carte di rischio con la possibilità di
sovrapporre successivamente anche gli altri strati informativi che non appartengono
propriamente alla carta scelta. E’ possibile accedere al GIS anche attraverso dei link predisposti
su alcune query della sezione “Dati”: infatti la tabella dei risultati corrispondente a queste
interrogazioni prevede anche una colonna con il link che permette di localizzare direttamente
l’oggetto su mappa.
•
Sezione: MGE
E’ la sezione relativa al Modulo di Gestione dell’Emergenza che permette di accedere in
maniera chiara e veloce alle procedure da adottare in caso di emergenza nelle tre fasi di
attenzione, preallarme e allarme e ai documenti più importanti da utilizzare in queste situazioni
(moduli, modelli di fax, leggi, ecc).
Il Responsabile Area Produzione
Ing. Carlo Aquilio
ABRUZZO ENGINEERING S.C.p.A. già Collabora Engineering S.p.A.: Cap. soc. € 1.100.000,00
C.so Vittorio Emanuele, 159 - 67100 L’Aquila (AQ) - Tel. 0862/22148 - Fax 0862/401306 - C.F. e P.IVA: 01560580662 - R.E.A. 102948
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