In ricordo del 150° anniversario dell`Unità d`Italia

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In ricordo del 150° anniversario dell`Unità d`Italia
In una parete della Sala consiliare è esposto un esemplare storico della bandiera italiana
con la seguente dicitura:
1861-2011
150° anniversario dell’Unità d’Italia
Questa bandiera è stata cucita da Anna Bartoli e da Caterina e
Rosalia, moglie e figlie del patriota Giovanni Ricci Gramitto,
morto esule a Malta per i moti del 1848, e rispettivamente nonna,
madre e zia di Luigi di Luigi Pirandello.
“Eh sì, troppo mi doleva d’essere donna allora e di non poter
seguire i miei fratelli! Io la cucii, quasi al bujo, in un
sottoscala, la bandiera tricolore con cui il mio più piccolo
fratello insieme con gli altri congiurati, il 4 aprile 1860, uscì
armato incontro al presidio borbonico...“
(da “Colloqui con i personaggi” di Luigi Pirandello, “Giornale di Sicilia” 11-12 settembre 1915)
Donazione al Comune di Agrigento dal geometra Giuseppe Bruccoleri che ha ricevuto questo vessillo
dall’ultimo proprietario sig. Giovanni Giuseppe Maria Ricci Gramitto, nato in Agrigento il
17/03/1895 ed ivi deceduto il 02/07/1954.
Relativamente a ciò si riporta di seguito il testo appositamente scritto dallo storico
agrigentino Settimio Biondi
La storia non ci dice se la bandiera italiana recentemente donata al Comune di Agrigento da un nostro commendevole
concittadino – il geom. Giuseppe Bruccoleri – sia stata o meno la prima ad essere allestita in Città; ci dice che però fu la prima
in assoluto ad essere esposta in pubblico. Non è infatti improbabile che una qualche similare bandiera sia stata preparata ed
occasionalmente esposta nel chiuso di qualche magione di patrioti locali, tra pareti domestiche che proteggevano e favorivano
gli incontri e i conciliaboli dei girgentini anti-borbonici ed anti-napoletani, come allora si usava dire.
La bandiera tricolore poteva ben servire a rafforzare gli animi, a coagulare i sodàli e a fare sperare nel futuro degli
avvenimenti.
E però, al di là di questa non peregrina ipotesi sulla quale nulla ci dice la storia per mancanza di fonti tanto avverse che
confermative, noi sappiamo che una bandiera unitaria nazionale venne confezionata da Caterina Ricci Gramitto, madre di Luigi
Pirandello, ed ostesa a sventolare tra le mani, che sembravano essere state scolpite proprio per questo, di una delle
settecentesche statue della chiesa di San Lorenzo. A dircelo è proprio il figlio di quella madre, il nostro grande drammaturgo.
Certo, Caterina Ricci Gramitto si compiaceva di quel ricordo, lo trasmetteva ai figli. L’ episodio, risalente al 1860, era divenuto
di dominio pubblico nella cerchia di quelle persone, notabili e civili, che facevano opinione e custodivano la memoria della Città.
Il patriottismo risorgimentale ed unitario siciliano trovava i propri prodromi nel patriottismo indipendentista della prima metà
dell’800, fondato sul risentimento storico anti-napoletano prima ancora che anti-borbonico. I patrioti del 1860 saranno gli
stessi patrioti della rivoluzione del 1848, o i loro figli e nipoti. Nel 1848 la famiglia Ricci Gramitto aveva patito diverse
tribolazioni, culminate nell’esilio maltese di Rocco, che aveva combattuto con idee ed opere per l’indipendenza siciliana sotto la
bandiera rosso-gialla della Trinacria.
Questi ricordi dolevano ancora nella mente di Caterina Ricci Gramitto, e su di essi fece rivalsa, in un contesto rinnovato che
vedeva sostituita all’idea autonomista quella unitaria nazionale, con il trionfante allestimento di quel drappo tricolore,
adornato nella candida banda centrale dallo scudo crociato di Casa Savoia ed esposto in San Lorenzo per salutare una nuova e
vindice storia.
Prezioso cimelio, dunque: sia per la circostanza in cui venne osteso, sia perché cucito da una donna il cui figlio si sarebbe
chiamato Luigi Pirandello.
Ora c’è da chiedersi se questo drappo sia quello veramente donato da un uomo colto, buono, amante della storia patria e
raccoglitore delle sue testimonianze, qual è il lodato geom. Bruccoleri. Io dico di sì, io credo di sì. Mi sovvengo anzi di aver
sentito parlare di questa bandiera moltissimi anni addietro, quand’ero poco più che ragazzino, a San Leone, in casa di Alfredo
Sinatra, da parte di Anna Maria Ricci Gramitto, finissima e bella ragazza destinata a sposare Antonio Bruccoleri, valente
funzionario del Genio Civile, uomo colto ed appassionato, fratello del ripetuto Giuseppe Bruccoleri. Anna Maria ne parlava
come di cosa della propria famiglia ed ivi custodita: con normalità, ma anche con dolce orgoglio di memoria. Questo avveniva,
ripeto, in epoca non sospetta, quando in Città non c’era ancora l’odierno interesse per le cose concernenti Pirandello, e
quando non c’era in vista alcuna celebrazione dell’unità d’Italia. Tempi insospettabili, dunque,
Successivamente la notizia dell’esistenza del drappo mi venne ripetuta (e per me che già la conoscevo, confermata) proprio
dal nipote di Pirandello, Stefano. Mi pare dunque pienamente legittimato e spiegato il possesso del cimelio da parte del geom.
Bruccoleri, come cosa appartenuta alla famiglia della cognata ed a lui pervenuta da Giovanni Ricci Gramitto, di cui era
divenuto amicissimo.
Un’ispezione materiale del drappo è sufficiente a verificarne, com’è stato fatto, l’antichità. Operazione che non lascia
indifferenti e che commuove: guardare la manifattura, la riproduzione “a memoria” dello scudo savoiardo in ingenuo risalto di
ritagli preformati, le svelte frettolose cuciture, e quella cert’aria di urgenza, di entusiasmo e di calorosa soddisfazione che
sembra permeare l’esito del lavoro.
In questo centocinquantenario dell’unità d’Italia ad Agrigento retorica e silenzio sono stati l’una corretta e l’altro rotto da
questo dono che parla più di qualsiasi discorso. Bene ha fatto il Presidente del Consiglio Comunale dr. Francesco Alfano a
volerlo esposto, e cioè a conservarlo per la fruizione della memoria.