2 - UIL Alessandria
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4 .Primo Piano STAMPA .LA MERCOLEDÌ 25 MAGGIO 2016 LE TENSIONI SOCIALI Francia paralizzata dalle proteste Il mese caldo delle proteste La polizia sgombera il blocco dei depositi petroliferi. I distributori di benzina sono a secco I sindacati annunciano nuovi scioperi contro la riforma del lavoro. Valls: non arretriamo 31 maggio PAOLO LEVI PARIGI A partire dalla fine del mese, scatteranno gli scioperi della Sncf, la società di trasporto ferroviario Non bastavano lo sciopero dei trasporti o le piazze gremite di lavoratori e studenti. Non bastavano le proteste degli «indignados» di Nuit Debout o le auto incendiate dai casseur. In Francia la mobilitazione contro la riforma del lavoro assume una portata senza precedenti. Alle forme tradizionali del dissenso si aggiunge ora il blocco di depositi petroliferi e raffinerie, con migliaia di automobilisti in coda davanti alle pompe di benzina col terrore di restare a secco. Protagonisti del braccio di ferro che rischia di paralizzare un Paese già sull’orlo della crisi di nervi sono il premier Manuel Valls e Philippe Martinez, il baffuto leader della Cgt. A caccia di nuovi consensi, il primo sindacato della République chiede l’immediato ritiro della riforma del lavoro, il cosiddetto Jobs act alla francese, una legge per giunta approvata con procedura 49-3, il contestato articolo della Costituzione che ha consentito al governo socialista di vararla senza il via libera del Parlamento. All’alba di ieri, dopo un weekend di passione, la polizia è intervenuta per sgomberare gli accessi ai siti petroliferi di Fos- 2 giugno Anche la Ratp, che gestisce il trasporto pubblico a Parigi, preannuncia uno sciopero «illimitato» 3-5 giugno Poi toccherà all’aviazione civile: i lavoratori degli aeroporti incroceranno le braccia pochi giorni prima dell’avvio degli Europei di calcio sur-Mer, vicino a Marsiglia, bloccati dai militanti della Cgt. Questi hanno poi denunciato «scene di guerra», «senza preavviso». «Non possiamo accettare nessun ricatto sul carburante», ha però avvertito Valls la sera prima, annunciando l’imminente intervento dei «flics» contro le barricate. Per tutta risposta, dopo il blitz delle forze dell’ordine con idranti e proiettili di gomma, la Cgt ha decretato lo sciopero nelle otto raffinerie di Francia. «Siamo determinati ad andare fino in fondo per il ritiro della riforma del lavoro», ha tuonato in tv l’agguerrito Martinez, invocando una «generalizzazione dello sciopero ovunque nel Paese». Un appello subito raccolto dai compagni sindacalisti della Sncf, la compagnia ferroviaria nazionale, pronti ad incrociare le braccia dal 31 maggio, mentre è atteso per il 2 giugno lo sciopero «illimitato» di metro e bus parigini (Ratp), a cui seguirà dal giorno successivo quello dell’aviazione civile. Il tutto a pochi giorni dal fischio d’inizio dei campionati di calcio di Euro 12BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI In sciopero Reportage NICCOLÒ ZANCAN INVIATO A FOS-SUR-MER SEGUE DALLA PRIMA PAGINA 800 cisterne Ieri Total ha attivato un servizio straordinario per le consegne di gas mettendo su strada 800 autocisterne da 35 mila litri 2,10 euro Su alcuni siti Internet ieri sono spuntati annunci di chi vende benzina: i prezzi arrivano fino a 2,10 euro al litro he lotta e non vuole cambiare. «Non credete a questa menzogna del progresso! Vi siete fatti fregare, voi italiani. Non faremo lo stesso. Questo legge sulla flessibilità del lavoro è un ritorno al passato, vogliono togliere di mezzo il sindacato e disporre dei lavoratori a piacimento. Lo chiamano futuro, ma è una nuova forma di schiavitù». Roger Lamur racconta la giornata che ha paralizzato la Francia dalla sua sedia di segretario generale della Cgt per il distretto di Bouches du Rhône. Marsiglia è a quaranta chilometri, la Camargue vicinissima. La televisione trasmette in continuazione la mappa dei benzinai rimasti a secco. Le code di automobilisti. E dalle finestre dell’ufficio di Lamur si possono vedere quasi in faccia i poliziotti chiamati a presidiare la zona. La rotonda divide il deposito della Total e la sede del sindacato più arrabbiato di Francia. «Erano le quattro e mezza del mattino quando sono arrivati - racconta Lamur - elicotteri, droni, cannoni ad acqua. Era ancora buio. Non hanno detto nulla e hanno iniziato a sparare. Sembrava la guerra». Da ventiquattro ore, cinquecento lavoratori di Fossur-Mer, metalmeccanici, chimici e portuali, impedivano ai camion di uscire dal deposito per andare a distri- I lavoratori della raffineria Total scioperano contro la riforma del lavoro. Migliaia gli automobilisti in coda ai distributori C JEFF PACHOUD/AFP Tra gli operai che bloccano le raffinerie “Non vogliamo fare la fine dell’Italia” Nel Sud duri scontri con la polizia: voi vi siete fatti fregare JEAN-PAUL PELISSIER/REUTERS buire il carburante. Il governo ha deciso di intervenire. «E questa la chiamano democrazia!», tuona Lamur sotto un paio di baffi grigi Anni Settanta. «Ci hanno costretti a rifugiarci nella sede del sindacato. Sembrava un assedio. Hanno bloccato tutte le uscite. Ci hanno tenuti prigionieri per due ore». 2016. Anche i dipendenti della centrale nucleare di Nogentsur-Seine, riuniti in assemblea generale, ieri hanno deciso di scioperare e fermare la produzione di elettricità, giovedì prossimo. Ieri, nonostante le rassicurazioni del governo, il rischio penuria si è esteso a tutto il territorio, con oltre il 20% delle stazioni di benzina parzialmente o completamente a secco. Da parte sua, il presidente Hollande ha denunciato la «strategia di una minoranza» mentre Valls assicura che la riforma non verrà ritirata. «Costringere i francesi a fare 45 minuti di fila davanti alle stazioni di servizio non è tollerabile: continueremo la rimozione dei blocchi». E invece per l’opposizione di centrodestra l’esecutivo prima o poi cederà, come successe nel 1996 all’allora premier Dominique de Villepin, che davanti rivolta della piazze dovette ritirare il controverso Contratto di Primo Impiego (Cpe) osteggiato dai giovani. Furiosi anche i dirigenti di Total, il colosso francese del petrolio, che parlano di fatti «estremamente gravi» e annunciano una «seria revisione dei progetti di investimento nell’insieme degli stabilimenti del Paese». Il blocco Gli agenti ieri sono intervenuti a Fos-surMer per rimuovere il blocco degli operai che impedivano l’accesso alla raffineria Non può essere un caso che sia successo proprio qui. Molti ricordano ancora il blocco delle raffinerie Toy-Riont del 1968, quando 15 operai su 300 riuscirono ad occupare e bloccare l’impianto per una settimana intera. Erano giorni di camminate e biciclette, quasi tutte le auto ferme sotto casa. Allora Fos-sur-Mer era anco- ra chiamata «la California della Provenza», ma stava per diventare uno dei più importati poli siderurgici d’Europa. Veniva qui un giovane JeanCluade Izzo, redattore per La Marseillaise e non ancora romanziere di successo, a raccontare la trasformazione. «I circa 25 mila operai che lavoravano nei cantieri venivano dalla Turchia, dalla Jugoslavia, dal Maghreb. Il lavoro era a ciclo continuo, non si doveva fermare mai. E si stava consumando una terribile strage occulta. Ogni tanto qualche operaio spariva. Poi il corpo veniva ritrovato in una betoniera». Questo si può leggere nella biografia di Izzo firmata da Stefania Nardini. È una storia che ancora senti raccontare nei bar. «Siamo una città che ha pagato sulla sua pelle ogni singola conquista sindacale» dice Roger Lamour. «Non torneremo indietro». Le barricate sulla rotonda hanno fatto quattro feriti e sei arresti. In mezzo alla bolgia, ancora prima che spuntasse l’alba, c’era anche Jean-Philippe Murru, nonni sardi, figli francesi, operaio dell’azienda chimica Kemone, insieme ad altri cinquecento. «Volevano chiudere la fabbrica. Stavano per mandare a casa noi e quelli della Assometal. Ma lottando, tutti insieme, siamo riusciti a scongiurare il pericolo. Avete capito? La precarietà serve a renderci tutti soli». Cosa non va in questa nuova legge sul mercato del lavoro? «Tutto non va» dice l’operaio Murru. «Ci possono licenziare a piacimento. Possono obbligarci a fare quanti straordinari vogliono, pagandoli di meno. Non garantiscono più la stessa assistenza sanitaria ai lavoratori. Ma la cosa più grave è che hanno imposto questa legge in totale disprezzo della democrazia, tagliando fuori il Parlamento». Alle nove di sera, sul tavolo della sala riunioni ci sono vino e patatine. Cosa farete? «Adesso abbiamo bisogno di qualche giorno per raccogliere le idee. Siamo provati dagli scontri. Prima di bloccare il deposito, avevamo fatto sei manifestazioni inutili. Ma torneremo in strada. Torneremo a far sentire la nostra voce». Avete bloccato la Francia, dicono i telegiornali. «Non è vero. Il governo ha riserve di carburante per due mesi, ma ha preferito lasciare questo caos in modo da mettere la gente contro il nostro sindacato. Prima il caos, poi la guerra. Ecco la loro strategia». Cala una notte rosa e quasi africana sulla rotonda di Fosde-Mer. Le ciminiere delle raffinerie sputano lame di fuoco alte nel cielo. I poliziotti restano immobili nel buio a separare fisicamente il passato e il futuro della Francia. 12BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI 6 .Primo Piano STAMPA .LA MERCOLEDÌ 25 MAGGIO 2016 Le richieste di Cgil Cisl e Uil 1 Camusso, Furlan e Barbagallo ieri lo hanno ripetuto più volte: sul tavolo in tema di previdenza e lavoro c’è una sola proposta, la nostra piattaforma. E su questa il governo non può non confrontarsi 1 In materia di pensioni Cgil Cisl e Uil chiedono meccanismi di flessibilità per l’accesso alla pensione di vecchiaia e la possibilità di lasciare con 41 anni di contributi a qualsiasi età e senza alcuna penalizzazione 1 Tra le richie- ste anche la rivalutazione degli assegni dopo il blocco della legge Fornero, l’estensione degli 80 euro anche ai pensionati e la modifica della governance dell’Inps 1 In materia di lavoro i sindacati chiedono misure per le aree di crisi complessa, per Almaviva e la crisi dei call center, la revisione dei voucher ed il rinnovo di tutti i contratti pubblici MICHELE D’OTTAVIO/BUENAVISTA solamente tra i titoli. «Quello di oggi non era il giorno per un approfondimento che sarebbe stato estemporaneo», ha spiegato infatti Poletti. Detto questo l’esecutivo punta concretamente a raggiungere soluzioni condivise, fatti però salvi i vincoli di bilancio. Non sarà facile perché su molte questioni, a cominciare dalle pensioni, le posizioni di partenza sono molto distanti: i sindacati, ad esempio, di penalizzazioni non vogliono sentir parlare. «Sarà un confronto sostanziale ed effettivo. Il governo intende esaminare le proposte in campo senza pregiudiziali» ha spiegato Poletti. Per ora ai sindacati questo può bastare. «Dal punto di vista del metodo abbiamo iniziato col piede giusto. Spero lo si faccia anche per il merito», ha commentato Carmelo Barbagallo (Uil). «È un cambiamento significativo quello del governo che riconosce che su alcuni temi ha bisogno di un confronto con chi rappresenta i lavoratori e pensionati», ha confermato Annamaria Furlan della Cisl, certamente la più soddisfatta di tutti. Il governo punta a raggiungere soluzioni concrete, condivise con i sindacati, ma rispettando i vincoli di bilancio I segnali del premier Disgelo tra governo e sindacati Via al cantiere lavoro -pensioni Il ministro Poletti: clima positivo. Il premier: pronti a fare accordi PAOLO BARONI ROMA A fine mattinata la sintesi la fa Susanna Camusso: «La notizia è che oggi, dopo lungo tempo, il governo ha proposto di avviare un confronto di merito su due grandi temi: previdenza e lavoro». Mossa tattica in chiave preelettorale, per consentire al governo di prendere fiato almeno su un fronte o svolta strategica? Lo si capirà nelle prossime settimane. Intanto i sindacati incassano un primo risultato della loro iniziativa ed un impegno «importante»: fino a che resterà aperta la discussione sindacale le confederazioni non verranno messe di fronte a provvedimenti presi unilateralmente. Nemmeno su una materia delicatissima come la riforma dei contratti. tere le controparti di fronte al fatto compiuto, come è avvenuto col Jobs Act, ma apre ufficialmente un «cantiere» di trattativa. «Abbiamo definito il campo delle tematiche e definito l’agenda», ha spiegato il ministro del Lavoro Giuliano Poletti che ieri ha incontrato i leader di Cgil, Cisl e Uil assieme al sottosegretario alla Presidenza Tommaso Nannicini. Il governo non ha fornito numeri, non ha avanzato proposte di merito, né tantomeno ha toccato il tema dell’anticipo pensionistico o del bonus da 80 euro. Ha citato il cuneo fiscale ma Tempi stretti L’età della pensione Così il ritiro di vecchiaia con almeno 20 anni di contributi (in genere anticipabile con 42 anni di versamenti) data di nascita anno di ritiro anni/mesi di età 1949 1950 1951 1952 1953 1954 1955 1956 1957 1958 1959 1960 1961 1962 1963 1964 1965 1966 1967 1968 1969 giu 1949 mag 1951 giu 1951 mag 1952 66/7* 66/7 67/3 67/5 67/9 68 mar 1966 feb 1968 ago 1962 lug 1964 nov 1960 ott 1962 mar 1957 feb 1959 ott 1953 set 1955 67 gen 1959 dic 1960 ago 1955 lug 1957 gen 1952 dic 1953 68/2 gen 1968 dic 1969 mag 1964 apr 1965 68/5 68/8 68/10 69 Il campo di gioco E così per la prima volta in due anni il governo su questioni tanto rilevanti non si limita a met- 2016 2017 2018 2019 2020 2021 2022 2023 2024 2025 2026 2027 2028 2029 2030 2031 2032 2033 2034 2035 2036 2037 2038 *65/7 per le donne dipendenti nel privato (giu 1950-mag 1952) - LA STAMPA Fonte: RGdS (in base aspettative di vita Istat del 2011) Battaglia sul rinnovo del contratto I metalmeccanici: 12 ore di sciopero In piazza ROMA Ieri i sindacati metalmeccanici hanno annunciato una serie di manifestazioni regionali il 9 e 10 giugno Quello di ieri era l’incontro numero 18. Dall’avvio delle trattative per il rinnovo del contratto dei metalmeccanici, o «rinnovamento» come continua a chiamarlo Federmeccanica per dare il senso della svolta che le imprese si aspettano, sono già trascorsi sette mesi, c’è già stato uno sciopero di 4 ore, ma lo sbocco finale non si intravede. Anzi, ieri i sindacati hanno rotto le trattative prendendo atto che Federmeccanica ed Assital «non intendono aprire un vero negoziato». Risultato: sciopero dello straordinario e della flessibilità il 28 maggio e l’11 giugno, più un pacchetto di CESARE ABBATE /ANSA Segnali interessanti agli occhi dei sindacati sono arrivati anche dal premier che ieri pomeriggio a «Repubblica tv» ha rivalutato a modo suo la concertazione sostenendo che «noi non pensiamo che sia una coperta di Linus della quale è impossibile fare a meno. Se c’è siamo più contenti. Se si possono fare gli accordi siamo qui. Non siamo ideologici, siamo pronti a fare gli accordi». Quindi ha confermato che sono allo studio misure che vanno incontro a molte delle richieste dei sindacati: interventi a favore delle pensioni minime e dei lavori usuranti, la flessibilità in uscita e il taglio strutturale del cuneo fiscale. 12 ore di astensione del lavoro da effettuarsi in maniera articolata nel mese di maggio e con manifestazioni regionali il 9 e 10 giugno. Mentre il clima tra governo e sindacati si fa più sereno, quello tra le parti sociali insomma si arroventa. «Dopo sei mesi di trattativa, Federmeccanica è ferma di fatto sullo schema proposto lo scorso 22 dicembre, secondo cui il contratto collettivo nazionale di lavoro non riconosce più alcun aumento salariale alla stragrande maggioranza della nostra categoria, e addirittura si penalizza chi in questi anni ha svolto la contrattazione nei luoghi di lavoro» protestano in una nota congiunta i segretari generali di Fim, Fiom e Uilm, Bentivogli, Landini e Palombella. L’unica disponibilità, prosegue la nota, dopo tutto questo tempo, «è la semplice riedizione e applicazione dello stesso schema, ovvero un contratto a valere per una quota di lavoratori inferiore al 5% della categoria». Non solo, a detta dei sindacati anche gli approfondimenti svolti sulla parte normativa nonostante ben quattro sedute non hanno prodotto avanzamenti sostanziali. Di fronte a questa situazione le segreterie nazionali Fim, Fiom, Uilm hanno deciso di intensificare la mobilitazione per far cambiare idea alle controparti». Il dettaglio dei temi del confronto coi sindacati verrà predisposto a tambur battente da Poletti e già la prossima settimana potrebbero tenersi i primi incontri. «Non si perderà assolutamente tempo», assicurano dal ministero. Mentre da parte dei sindacati si fa notare che se la trattativa approdasse davvero a risultati condivisi rispetto al passato ci sarebbe «una inversione a 180 gradi» del rapporto col governo. Che evidentemente, in questa fase, «si è reso conto della distanza siderale che separa il mondo del lavoro dalla politica. Un grosso problema in vista delle scadenze elettorali future, su cui Renzi ora cerca di recuperare». 12BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI Federmeccanica tiene il punto. «Nessun passo indietro sulla proposta perché non c’è alternativa al rinnovamento contrattuale», spiega il direttore generale dell’associazione Stefano Franchi. «Oggi veniamo da una crisi che somiglia a una guerra da cui molte aziende ancora non riescono a uscire. La nostra priorità reale dunque è generare ricchezza e solo dopo distribuirla. Senza ricchezza come si può chiedere ad una azienda di incrementare i salari? Senza profitti come può incrementare indiscriminatamente i costi? Sarebbe come dare una spinta verso il baratro a quelle aziende in affanno». Di parere opposto Bentivogli che assieme a Landini e Palombella ha deciso di dare il via agli scioperi: «C’è una eccessiva lentezza nel negoziato e il tempo se non viene speso per trovare soluzione uccide il negoziato, e fa male a lavoratori e imprese». [P. BAR.] 12BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI LA STAMPA MERCOLEDÌ 25 MAGGIO 2016 Primo Piano .7 . I NODI DELL’ECONOMIA Renzi, il consenso e le decisioni difficili Il premier ha fatto molte promesse ma non potrà mantenerle tutte: “Dovremo fare delle scelte” Apre al dialogo con le sigle, “purché la concertazione non diventi come la coperta di Linus” ALESSANDRO BARBERA ROMA eno Irpef per i contribuenti, meno Ires alle aziende, costo del lavoro più basso, bonus ai pensionati poveri, flessibilità in uscita, bollo auto. Quando la campagna elettorale incombe, scegliere è difficile. Ma poiché gli italiani sanno far di conto, M Matteo Renzi mette le mani avanti per non correre il rischio di essere scambiato per quel predecessore che promise inutilmente meno tasse per tutti. «Ad un certo punto dovremo fare delle scelte», dice a Repubblica Tv. L’incontro di ieri fra il ministro Poletti, il sottosegretario Nannicini e i vertici sindacali intanto mette un punto fermo: pur non avendo partecipato alla riunione, per la prima volta dall’arrivo a Palazzo Chigi Renzi cerca una sponda nei sindacati. Chiamarla concertazione sarebbe troppo. Ma il premier ha di fronte a sé mesi difficili: sta per affrontare il voto nelle due grandi capitali e in autunno, nel pieno del dibattito sulla legge di Bilancio, ci sarà il referendum dal quale dipende la sua permanenza al governo. Aprire ai sindacati significa aprire alle ragioni della minoranza interna, un pezzo della quale si è già schierata per il no alla riforma costituzionale. «Non pensiamo che la concertazione sia la coperta di Linus della quale non si può fare a meno. Se però c’è siamo più contenti». Twitter @alexbarbera 12BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI Il bonus La previdenza Ottanta euro alle pensioni minime Il governo ci pensa ma il costo è alto: fra i due e i tre miliardi all’anno Penalizzazione del 4 per cento per ogni anno di uscita anticipata Priorità agli assegni più bassi milioni: ciò significa che l’allargamento del bonus a tutti loro costerebbe poco meno di due miliardi di euro all’anno. Se a questi volessimo aggiungere coloro che hanno diritto alla cosiddetta «integrazione al minimo» la platea sale a tre milioni di persone, per un costo di poco meno di tre miliardi all’anno. Renzi e Padoan ci stanno riflettendo da qualche settimana, in alternativa all’ipotesi di ridurre di qualche punto il carico Irpef sui redditi più bassi. Fra gli economisti prevale la tesi che occorra continuare a sostenere il reddito disponibile delle famiglie e la loro propensione ai consumi: l’aumento delle pensioni minime rientra fra questo tipo di misure. La crescita del Prodotto interno lordo e la lotta alla deflazione passano anche di qui: se nei prossimi mesi i prezzi non riprenderanno a crescere, il rapporto fra debito pubblico e ricchezza nazionale resterà inchiodato al 133 per cento. 12BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERV Non è la prima volta che Matteo Renzi prende in mano il dossier per introdurre più flessibilità nel sistema pensionistico. Lo scorso autunno, poco prima di varare la legge di Stabilità, valutò un piano che prevedeva una penalizzazione media del 3,5 per cento per ogni anno di uscita anticipata. Costo: 4,5 miliardi il primo anno, più di sette nel secondo. Troppo per un governo che deve gestire uno dei debiti pubblici più alti del mondo. Basti dire che calcolando le attuali aspettative di vita, per evitare di peggiorare l’equilibrio dei conti la penalizzazione dovrebbe essere dell’8 per cento. Allo stesso tempo però Renzi non vuole perdere l’occasione di approvare una misura popolare e che secondo alcuni (ad esempio il presidente dell’Inps Boeri) agevolerà il ricambio generazionale nelle imprese. Ecco perché i tecnici di Palazzo Chigi ora valutano ipotesi meno costose e più concretamente percorribili. Al netto degli impegni presi con l’Europa (il deficit del 2017 non potrà superare l’1,8 per cento) e del mix di misure della prossima legge di Stabilità, è probabile che l’«Ape» costi circa un miliardo di euro. La penalizzazione si aggirerà attorno al 4 per cento, tenendo conto dell’entità dell’assegno e del calcolo del montante. In sintesi, gli aspiranti pensionandi più ricchi con metodo retributivo non avranno molta convenienza a lasciare il lavoro in anticipo. 12BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI Cuneo fiscale Giù il costo del lavoro Però lo sconto potrebbe riguardare solo i giovani Prima della sottoscrizione leggere la nota informativa e le condizioni della promozione riportate sul sito www.cremaecioccolato.org È la categoria che ha motivo di lamentarsi più di altre: da ormai due anni il bonus ottanta euro entra nelle tasche di dieci milioni di italiani, ma fra loro non c’è nemmeno un pensionato. Ora Renzi si dice disponibile a ragionare sulla opportunità di allargare la misura a anche a loro, ma le imminenti elezioni amministrative e il costo dell’operazione costringono al condizionale. I pensionati con l’assegno minimo (circa 500 euro al mese) in Italia sono due I problemi irrisolti dell’economia italiana si chiamano produttività e costo del lavoro. Quello che pesa sulle nostre imprese costa ancora una trentina di miliardi in più all’anno rispetto a quello delle aziende tedesche. Sin dai primi mesi il governo ha introdotto diverse misure, a partire da un potente sgravio sulle assunzioni a tempo indeterminato: ottomila euro all’anno per tre anni, ora sceso a 3.250 euro. Il taglio dello sconto, scattato il primo gennaio di quest’anno, ha inevitabilmente fatto crollare le nuove assunzioni. Già da qualche mese Renzi, il sottosegretario Nannicini e il ministro Padoan valutano alcune soluzioni che renderebbero lo sgravio permanente. Al momento le ipotesi sono tre. Le prime due prevedono di reintrodurre uno sgravio più forte, ma solo per i più giovani o, in alternativa, per i neoassunti. Avrebbe il vantaggio di spingere l’occupazione nella fascia di età ancora in sofferenza, lo svantaggio di ridurre le pensioni delle nuove generazioni. Ma una piccola parte dei contributi tagliati - ad esempio l’un per cento - potrebbe essere destinato in via opzionale ad un fondo pensione complementare. La terza ipotesi prevede invece una riduzione generalizzata del costo del lavoro, senza distinzione fra tipi di lavoratori. È la soluzione preferibile, perché più comprensibile per chi assume. Anche in questo caso il problema sono i costi: a regime il taglio di un punto dei contributi previdenziali vale 2,5 miliardi di euro. Per introdurre una misura generalizzata ma visibile occorrerebbe tagliare almeno tre punti. Una delle ipotesi prevede di tagliare di altrettanto la parte di contributi a carico delle imprese, ma si tratta pur sempre di soldi che oggi vanno ad alimentare il montante pensionistico. Per recuperare il gettito necessario a finanziare le nuove misure, Renzi sta pensando ad usare i tre miliardi di euro già contabilizzati per la riduzione dell’Ires a carico delle imprese nel 2017. «Tutti gli imprenditori mi dicono che dobbiamo insistere ad aumentare il reddito delle famiglie», diceva qualche settimana fa in una intervista al Quotidiano nazionale nella quale aprì all’ipotesi di tagliare l’Irpef in alternativa all’Ires. Il viceministro al Tesoro Enrico Morando oggi dice che «fare marcia indietro sul taglio dell’Ires è difficile» perché la misura «è legge». Per le decisioni c’è tempo: se ne parlerà ai primi di settembre, quando il governo dovrà stringere sul menù della legge di Stabilità. 12BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI 8 .Primo Piano STAMPA .LA MERCOLEDÌ 25 MAGGIO 2016 Decessi evitabili Le cause 1° Crisi cardiache 32% 2° Ictus e ischemie 16% DINO FRACCHIA/BUENAVISTA La classifica LO STUDIO DELL’EUROSTAT Le quote più alte di decessi evitabili in Ue si sono registrate in Romania e in Lettonia Mentre è la Francia ad avere performance meno catastrofiche Una morte su tre si potrebbe evitare con le giuste cure In Europa 577 mila decessi per falle nella sanità Italia nella media. Lorenzin: serve più prevenzione MARIA CORBI ROMA Una persona ammalata su tre in Europa si poteva salvare. Eurostat divulga i dati destinati a misurare l’efficacia dei sistemi sanitari nazionali e il quadro che ne esce è preoccupante. Nell’Ue 1,7 milioni di persone di età inferiore ai 75 anni sono morte nel 2013 e 577.500 di questi decessi, ovvero il 33,7%, si sarebbero potuti evitare. Il concetto di «morte evitabile» è relativo a un decesso che nel momento in cui si è verificato «poteva essere evitato se fossero state MARY TAGLIAZUCCHI ROMA 1.400 italiani Sono i volontari italiani che si sono presentati nelle cliniche ticinesi negli ultimi 3 anni «Q Evitabile Il concetto di «morte evitabile» è relativo a un decesso che nel momento in cui si è verificato «poteva essere evitato con terapie puntuali ed efficaci» 27,1%, Belgio 27,5% e Olanda 29,1%. L’Italia è al 33%. Il rapporto ha preso in esame i dati Eurostat che contengono le 86 cause di morte dei cittadini della Ue. Ancora una conferma che sono le crisi cardiache la causa maggiore di mortalità: 184.800 decessi (sul totale dei 577.500). A seguire gli ictus (problemi vascolari cerebrali), con 94.000 decessi. Somma che dà circa il 48% del totale delle morti evitabili. A cui si aggiunge il 12% dei decessi causati dal cancro al colon, il 9% per quello al seno, Cancro al colon 12% 4° Cancro al seno 9% 5° Ipertensione 5% 6° Polmoniti 4% “Io, cavia per le case farmaceutiche In tre giorni guadagno 800 euro” il caso uando capisci che la laurea non serve, le provi tutte per arrivare a fine mese. Fare da cavia umana è una di queste». A parlare è Fabio, trentenne romano che per sbarcare il lunario ha scelto di mettersi a disposizione della ricerca. Come? Offrendo il suo corpo per testare, nei tanti laboratori farmaceutici, medicinali in via di sperimentazione. Dai dati del sito swissinfo.ch circa 1400 volontari italiani si sono presentati nelle cliniche ticinesi negli ultimi 3 anni. «Sui siti web dei centri di sperimentazione farmacologica viene solitamente pubblicato un bando. Via mail si lasciano i propri dati e si ri- applicate terapie puntuali ed efficaci». E ovviamente esiste una geografia del dolore. Le quote più alte dei decessi evitabili in Ue si sono registrate in Romania e in Lettonia, rispettivamente 49,4% e 48,5%, (praticamente una persona su due è stata sacrificata all’inefficienza) seguite da Lituania 45,4% e Slovacchia 44,6%. Mentre è la Francia ad avere performance meno catastrofiche con il tasso asso più basso di mortalità evitabile, «solo» il 23,8%. Seguono Danimarca 3° Giovani, studenti e disoccupati: chi sono i “volontari” che si mettono a disposizione per le sperimentazioni La prima volta è stata per testare molecole sui gastroprotettori. Ho avuto soltanto vertigini e nausea Fabio cavia nei laboratori farmaceutici sponde ad una specie di questionario. Si viene ricontattati via WhatsApp o sms per un primo screening in cui valutano sia il profilo fisico che mentale», racconta Fabio. «La mia prima volta è stata per testare nuove molecole su farmaci gastroprotettori già in commercio. Ho avuto soltanto vertigini e nausea. E in tre giorni ho guadagnato 800 euro». Ma lo scorso gennaio a Rennes, in Francia, una cavia morì e altre sei riportarono gravi sintomi durante la sperimentazione di un analgesico. «Non posso dire di farlo per amore della ricerca scientifica. Lo faccio per mero guadagno», ammette Fabio. «Se mi sento una vittima? No, perché sono conscio di tutti i rischi e pericoli del caso». In Italia i centri di sperimentazione sono localizzati soprattutto al Nord: Verona, 75 per cento Tre cavie su quattro sono giovani di età compresa tra i 19 e i 34 anni, soprattutto maschi Milano, Varese, Pavia e Como. Ma anche Catania, Cagliari e Pisa. I volontari vengono classificati per sesso, età e stile di vita. La maggior parte, circa il 75%, sono giovani tra i 19 e i 34 anni, soprattutto maschi. Molti sono studenti universitari. Nella selezione i non fumatori hanno maggiori probabilità di essere scelti. Per legge i volontari non possono essere retribuiti. Viene riconosciuto un rimborso proporzionale alla durata dei test, da poche ore fino ad alcuni giorni. Le cifre corrisposte vanno da un minimo di 600 euro fino ad un massimo di 3 mila. Ogni volontario non può il 5% per malattie legate all’ipertensione e il 4% per polmoniti. Una lugubre classifica di vite stroncate da una malattia, ma prima ancora da una sanità che non ha usato tutte le armi per sconfiggerla. E in un’epoca di tagli ai sistemi sanitari questi dati fanno riflettere, soprattutto se incrociati con altre rilevazioni di Eurostat che hanno registrato in Italia il fenomeno dell’accorciamento della vita sana, problema che riguarda soprattutto le donne, a partire dal 2004 quando l’aspettativa media di vita sana per un italiano era di 70 anni. Oggi è di 61 anni. Ma Walter Ricciardi, presidente dell’Istituto Superiore di Sanità riporta il ragionamento all’ottimismo: «L’Italia ha performance migliori della media europea e anche di altri servizi sanitari come quelli di Gran Bretagna e Svezia». «Il lavoro avviato nei passati 3 anni - spiega Ricciardi - è focalizzato su un ulteriore miglioramento di queste performance attraverso l'appropriatezza organizzativa e professionale perseguita attraverso misure sia regolamentari (ad esempio il Regolamento per gli standard organizzativi e funzionali delle strutture ospedaliere) sia di lavoro comune con i professionisti per mettere al centro delle strategie diagnostiche e terapeutiche le migliori pratiche per il paziente». Il ministro della Salute Beatrice Lorenzin sottolinea che i dati Eurostat si riferiscono al 2013 e che «il nostro Paese ha performance migliori della media europea», ma ammette «che questo risultato va migliorato». «Negli ultimi tre anni abbiamo incentivato investimenti in prevenzione, che devono continuare a crescere. L’approvazione dei nuovi Lea, un grande lavoro che abbiamo ultimato e che adeguano i livelli essenziali di assistenza fermi dal 2001, fornirà uno strumento fondamentale per la riduzione della mortalità evitabile». «Noi abbiamo un tema aperto - prosegue Lorenzin ed è quello della diseguaglianza tra le sanità regionali. I nostri sforzi tendono a migliorare ancora la qualità in quelle regioni che secondo tutte le statistiche rappresentano eccellenze di livello europeo e alzare il livello delle regioni che sono rimaste indietro». 12BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI sottoporsi a sperimentazione più due volte l’anno. Per questo a ognuno viene attribuito un codice identificativo. Nel Canton Ticino, ad esempio, è il Comitato etico cantonale (l’organo competente per l’esame e l’autorizzazione dei progetti di ricerca sull’essere umano), che controlla e disciplina la sperimentazione dei farmaci. La maggior parte dei farmaci testati sulle persone sono molecole di prodotti già sul mercato, ma per i quali si cerca di trovare nuove indicazioni terapeutiche. Gli studi su prodotti mai sperimentati sono in netta minoranza. I rischi ci sono. La maggior parte delle volte gli effetti collaterali si fermano a mal di testa, nausea e debolezza. Ma a volte le complicazioni sono più gravi e portano a danni permanenti. In quel caso i costi delle cure, di qualsiasi natura essi siano, sono coperti da un’assicurazione a cui ogni centro di sperimentazione fa riferimento. 12BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI 1 LA STAMPA MERCOLEDÌ 25 MAGGIO 2016 Primo Piano .9 . LE SFIDE DELLA SALUTE PUBBLICA Asl unica, niente sprechi, conti in ordine Trento laboratorio della sanità virtuosa La Provincia autonoma è la sola a rispettare i tetti di spesa per farmaci e ospedali “La nostra ricetta: semplificazione amministrativa e consumi più consapevoli” Reportage FABIO POLETTI INVIATO A TRENTO Trento ci si ammala come in tutta Italia ma si spende in farmaci meno che ovunque. La ricetta per riuscirci è semplice: conti in ordine, spese oculate, organizzazione trasparente e consumi consapevoli. Che Trento sia Provincia autonoma, che i nove decimi delle entrate - ma adesso sono un po’ meno - rimangano sul territorio e che alla fine il bacino d’utenza sia di 500 mila abitanti ovviamente aiuta. Ma i numeri da soli bastano già a far venire il mal di testa alle altre regioni italiane. La Provincia è l’unica a non sforare i tetti di spesa sull’assistenza farmaceutica territoriale: tetto programmato 11,35%, media nazionale 11,64%, Trento 9,84%. Né su quella ospedaliera: 3,24% contro il 5,06% nazionale e il tetto programmato del 3,5%. Il totale dell’assistenza farmaceutica è pure meglio: a Trento si vola al 13,09% contro il dato nazionale del 16,73%, molto peggio del tetto programmato che dovrebbe essere del 14,85%. A Trento il bilancio provinciale viaggia sui 4 miliardi di euro di cui 1 miliardo e 200 milioni per la sola assistenza sanitaria. A Trento il ticket si paga solo dall’anno scorso, massimo 1 euro a ricetta contro i 2 euro a confezione della media nazionale. A Trento il ticket grava sulle tasche degli abitanti per il 6,4% contro il 13,4% della media nazionale. Il 32% dei farmaci sono generici, la Provincia è fuori dal Sistema Sanitario Nazionale. Se i conti saltano lo Stato non A Da 11 a una Nel 2005 le 11 aziende sanitarie trentine si sono fuse in una sola. Oggi il 90% delle prestazioni sanitarie passa da strutture pubbliche (in fotografia l’ospedale Santa Chiara, a Trento) Più vita sana e meno patologie, investiamo sull’educazione. Più farmaci generici e meno di marca Luca Zeni assessore alla Sanità DINO PANATO ci mette un euro ma tocca ai cittadini ripianarlo. Il modello è fin troppo virtuoso, il 90% delle strutture sanitarie sono pubbliche, ma si capisce che è difficilmente esportabile. Come ammette Luca Zeni del Pd: «Da noi c’è più attitudine al controllo delle spese. Nel 1995 sul territorio c’erano 11 Asl, oggi ce n’è una sola. Negli anni abbiamo investito anche sull’educazione dei cittadini. Più vita sana meno patologie. Più farmaci generici meno di marca». Il lavoro deve essere stato capillare. Deve essere durato anni. Se ne vedono le conseguenze dietro al banco della farmacia di piazza Cantore do- Su “La Stampa” Il dossier pubblicato ieri su “La Stampa” con le spese sanitarie delle Regioni italiane 1 Boom dei medicinali nella fascia H Dalla farmacia all’ospedale Così le pillole costano di più ve in camice bianco lavora Bruno Bizzaro, presidente dell’Ordine: «Da noi non si usano prescrizioni stratosferiche di medicinali. La spesa è contenuta. I farmaci generici sono più che accettati anche se non sono mancate le resistenze da parte dei medici e all’inizio pure degli utenti. L’educazione sanitaria ha dato negli anni i suoi frutti». Nel 2014 secondo i dati dell’Azienda Provinciale per i Servizi Sanitari i trentini hanno speso mediamente 145 euro a testa in medicine. Con una riduzione dell’1,2% rispetto al 2013. Con un abissale 19% in meno rispetto al dato nazionale. Marco Ioppi il Presidente 145 euro Nel 2014 i trentini hanno speso 145 euro a testa in medicine: il 19% in meno della media italiana Come vengono erogati i farmaci innovativi ad alto costo Farmaci acquistati dalle strutture pubblliche e utilizzati in ambito ospedaliero o distribuiti direttamente dai presidi pubblici Mentre governo e Regioni si arrovellano su come tenere sotto controllo la spesa per pillole e sciroppi, magari scaricando un po’ di oneri sui cittadini, sempre più medicinali migrano dalle farmacie verso gli ospedali. Rendendo la vita più complicata agli assistiti ma, soprattutto, lasciando che il ripiano degli sfondamenti di spesa ricada per intero sulle casse regionali anziché su quelle di industriali farmaceutici, farmacisti e grossisti. Si, perché se i buchi della spesa dei medicinali venduti in farmacia ricadono per intero sulla filiera del farmaco, quelli per i prodotti della co- siddetta fascia H devono essere ripianati metà dall’industria e metà dalle regioni. E siccome gli ultimi dati del Ministero della salute danno il deficit 2016 a quota 1,8 miliardi, la somma risparmiata dagli industriali è di 900 milioni. Oro quando i fondi non bastano nemmeno a garantire a tutti i nuovi salvavita. Risorse che, secondo la deputata M5S Giulia Grillo, «potrebbero essere recuperate anche scontando i prezzi in base ai volumi di vendita, soprattutto di quei farmaci che ampliano le indicazioni terapeutiche rispetto a quelle di partenza». I numeri presentati ieri all’assemblea di Federfarma, l’associazione dei farmacisti, parlano chiaro: la quota di pil- 38% 62% 41% 59% 43% 57% Farmaci distribuiti dalle farmacie Fonte: dati IMS Health-Federfarma 46% 54% 49% 51% 51% 49% 54% 60% 46% 40% 2008 lole vendute in farmacia dal 2008 ad oggi è scesa dal 62 al 42%, a tutto vantaggio della distribuzione in Asl e Ospedali. Dove tra l’altro bisogna ricorrere alla trafila della visita spe- 2009 2010 2011 2012 cialistica con tanto di super-ticket da 50 euro anziché passare per le vie brevi del proprio medico di famiglia. «La classe H era nata per i pochi farmaci che dovevano es- 2013 Bolzano. Poi si ricomincia. Paolo Bordon è il direttore generale della Asl da due settimane. Viene dal Friuli ma le sue idee arrivano da lontano: «Il contenimento della spesa pubblica anche nella sanità non può passare attraverso i tagli lineari. Ci deve essere un investimento di lunga durata. La semplificazione amministrativa è la ricetta più importante». I tetti di spesa li organizza il ministero delle Finanze. Sono elaborati sulla proiezione di una fotografia che risale a 8 anni fa. Chi sfora pesa sulle casse dello Stato. Meno che a Trento e nelle regioni autonome. Riccardo Roni il responsabile del settore farmaceutico della Asl ha idee chiare: «Chi ha pensato che il ticket fosse un regolatore dei consumi si è sbagliato. Noi lo abbiamo introdotto l’anno scorso. Ma a fronte di un’utenza che consuma il 20% in meno di farmaci rispetto ad altre regioni soprattutto del Centro Sud». 12BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI LA STAMPA PAOLO RUSSO ROMA dell’Ordine dei Medici è consapevole che per raggiungere questi risultati ci vuole tanto lavoro: «Abbiamo insistito sulle prescrizioni limitando gli sprechi. Il dibattito sull’utilizzo dei farmaci generici è aperto ma non ci sono mai stati degli scontri ideologici. Alla fine siamo un piccolo laboratorio, grande come un sobborgo di Milano, dove tutto è più facile da tenere sotto controllo. Dove la semplificazione è possibile». La rivoluzione copernicana della sanità trentina è iniziata 11 anni fa. Quando le 11 aziende sanitarie si sono fuse in una sola. Oggi il 90% delle prestazioni sanitarie passa da strutture pubbliche. Nel palazzo della Asl di via De Gasperi, tutto cemento e cristalli con una fontana grande come una piscina, ai numeri da record sono abituati. Un anno la provincia virtuosa è Trento. Un altro 2014 2015 sere somministrati sotto stretto controllo medico, poi con il tempo vi è stato inserito di tutto», spiega la presidente di Federfarma, Annarosa Racca. «Medicinali come quelli anti- Aids o contro l’epatite C, gli anti tumorali, o quelli contro l’artrite reumatoide –aggiungepotrebbero oramai tranquillamente essere venduti in farmacia con il controllo del medico di famiglia, perché le nuove terapie oltre ad essere più efficaci hanno anche meno controindicazioni». Per questo i farmacisti chiedono di riportare dietro i loro scaffali larga parte dei medicinali ospedalieri. Tanto più che le farmacie stanno diventando sempre più «di servizio» per i cittadini. Da quasi un anno è attivo in tutta Italia il numero verde 800 189 521, che garantisce ai non autosufficienti la consegna a casa dei medicinali. In tutta la Lombardia, l’Emilia Romagna e la Toscana è già possibile prenotare visite e analisi e presto lo sarà anche nel resto d’Italia. E dalla prossima denuncia dei redditi le farmacie diventeranno amiche dei contribuenti, inviando direttamente all’Agenzia delle Entrate gli scontrini fiscali per alleggerire il 730 precompilato. 12BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI 12 LA STAMPA MERCOLEDÌ 25 MAGGIO 2016 Alessandria e provincia .41 . I DUE FINANZIERI ARRESTATI Le tappe delle indagini Ç Agosto 2015 Emergono sospetti nei confronti prima di uno, poi di un altro ispettore in forza al Nucleo di polizia tributaria di Alessandria. La stessa Finanza fa partire subito le indagini Ç Autunno 2015 Si esaminano conti bancari e postali riconducibili agli ispettori e si rilevano versamenti sproporzionati rispetto al reddito percepito Ç Gennaio 2016 Un imprenditore, bloccato mentre va a consegnare soldi a uno dei finanzieri, spiega il perché. Non è indagato. Invece il destinatario del dono è accusato di millantato credito Smascherati dai colleghi onesti ai quali la Procura si è affidata Decisiva una segnalazione dal ministero su movimenti sospetti nei conti bancari SILVANA MOSSANO ALESSANDRIA Due finanzieri alessandrini sono stati arrestati, ieri mattina, per corruzione. Uno, il maresciallo Lucio Tanzilli, 47 anni, è agli arresti domiciliari nella sua casa di Alessandria; l’altro, il luogotenente Giuseppe Vendra, 56 anni, di Pecetto di Valenza, al quale viene contestato anche il reato di millantato credito, è in carcere. Gli ordini di custodia cautelare, firmati dal gip Stefano Moltrasio, su richiesta del pm Giancarlo Vona che coordina l’inchiesta, sono stati notificati ai due ispettori ieri mattina, quando sono arrivati in ufficio. Una parte che un finanziere onesto e corretto non vorrebbe trovarsi a dover fare mai. Presentarsi ai colleghi e dire: «Ti arresto». E, senza una parola in più, un pensiero stampato chiaro e inequivocabile nello sguardo: «Ti arresto perché sei stato disonesto e hai disonorato l’istituzione di cui entrambi facciamo parte». L’inizio delle indagini E’ andata proprio così: a smascherare il presunto comportamento corrotto dei due finanzieri sono stati i loro colleghi, che il pubblico ministero Vona aveva incaricato di svolgere le indagini. Gli accertamenti erano partiti alla fine di agosto scorso. Qualche sospetto su comportamenti un po’ ambigui dei due ispettori (entrambi in forza, all’epoca, al Nucleo di polizia tributaria e che, in passato, erano stati anche operativi a Valenza) aveva già cominciato a serpeggiare al Comando di corso Cavallotti. A rafforzare la necessità e l’urgenza di eseguire accertamenti approfonditi era stata la segnalazione dell’Unità di informazione fi- Ç nanziaria del ministero che aveva rilevato movimentazioni di denaro sospette. Si tratta di un organismo nazionale che svolge un costante monitoraggio individuando sproporzioni dubbie sulla gestione e il possesso di somme di denaro e altri beni. E per i due finanzieri accadeva proprio questo: il loro stipendio non era compatibile con tutti i soldi che gestivano anche su conti bancari non intestati direttamente, ma che, scava scava, erano riconducibili a parenti o a persone del loro entourage. I sospetti furono illustrati in un rapporto consegnato al pm Vona che non ebbe dubbi: assegnò le indagini alla stessa Finanza. Per motivi di opportunità e per garantire la maggiore riservatezza dell’inchiesta, degli accertamenti fu incaricato il gruppo di Tortona, in costante contatto con la procura. Verifiche bancarie Le verifiche ponderate e meticolose furono condotte su conti bancari e postali, oltre che sui beni patrimoniali. E si appurò che i due ispettori tenevano rapporti con alcuni imprenditori – all’incirca una mezza dozzina, ma altri potrebbero essere invitati a dare spiegazioni – che, in passato, erano stati sottoposti ad accertamenti fiscali. Il fondamento di questi contatti persistenti, senza motivi attinenti al ruolo di servizio, è stato spiegato con interessi di tipo utilitaristico. L’accusa, formulata dal pm e sintetizzata nell’ipotesi di reato di corruzione, contestato a entrambi gli ispettori, starebbe nel fatto che gli imprenditori pagavano. Per avere che cosa in cambio? Tranquillità che non si sarebbero più eseguiti accertamenti a casa loro? A gennaio, era stata bloccata la consegna di un’ingente somma di denaro che rappresentava, nel convincimento di chi versava, una rassicurazione di cui non si è trovato nessun riscontro concreto. L’imprenditore, di una nota azienda del settore orafo, intercettato in fase di consegna, era stato chiamato a dare spiegazione. E da quella spiegazione – l’interesse che il luogotenente gli avrebbe promesso affinché le pattuglie della Finanza non stazionassero più nelle vicinanze della sua ditta – è scaturita l’accusa di millantato credito. Quel che Vendra aveva promesso in realtà non avvenne: si è appurato che non ci fu nessuna attenuazione di presenza. Cambio di mansioni Dopo quell’episodio, comunque, tanto al luogotenente quanto al maresciallo furono cambiate le mansioni: non più operativi, e quindi a contatto, per motivi professionali, con imprenditori, ma negli uffici. Ieri mattina, dopo gli arresti, le loro abitazioni sono state perquisite, ma non si conosce l’esito di questi accertamenti. Si sa, invece, che la casa e altri beni del luogotenente sono stati posti sotto sequestro. Si attende che vengano fissati gli interrogatori di garanzia. E saranno sentiti gli imprenditori, forse anche più di una mezza dozzina in provincia: invitati a chiarire e spiegare se, quando e come gli ispettori chiesero loro denaro o regali di vario genere. 12BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI A Palazzo di Giustizia L’inchiesta è coordinata dal pm di Alessandria Giancarlo Vona Retroscena ALESSANDRIA a più ricca strenna natalizia al luogotenente Giuseppe Vendra arrivava subito dopo le feste, in gennaio. Che vuoi che conti il calendario? Val più la sostanza. E la sostanza aveva la consistenza di 18 mila euro recapitati a casa, in contanti, da una nota ditta valenzana. Gira il nome della Maison Recarlo spa, specializzata in alta e raffinata gioielleria. La Finanza alza il muro del riserbo, anche perché da indagare sulla vicenda ce n’è ancora, ma precisa che sull’azienda, di cui non fa nomi e non rivela circostanze (e che, da alcuni anni – quattro, cinque? – portava dono all’ispettore), non c’è nessuna accusa a carico. Anzi, è proprio sulla base del racconto che l’imprenditore fece in merito alla destinazione della somma bloccata «in itinere» che il pm Giancarlo Vona, titolare dell’inchiesta, ha contestato a Vendra il millantato credito. L Un regalo da 18 mila euro dalla maison degli orafi colonnello Antonio Borgia Colonnello, che sentimento prevale in una giornata come questa? «L’amarezza. Provo molta amarezza. E, tra chi era qui in caserma al momento degli arresti, si è diffuso sconcerto e sgomento. Che queste cose capitino al nostro interno fa male». Però le avete sradicate voi stessi, senza indugi. «Abbiamo dimostrato che siamo persone serie e, se qualcuno dei nostri sbaglia, facciamo in modo di individuarlo e bloccarlo. Chi sbaglia paga. Abbiamo dimostrato che non nascondiamo nulla, facciamo chiarezza e pulizia al nostro interno senza remore, perché la fiducia e l’autorevolezza del nostro ruolo dipende da un atteggiamento rigoroso. Peraltro, la magistratura stessa, affidandoci il compito di svolgere le indagini, ha dimostrato massima fiducia che apprezziamo e che ci stimola a fare sempre meglio». Sequestri di oro Il comandante della Compagnia provinciale della Guardia di Finanza, colonnello Antonio Borgia, fa presente che, nel territorio valenzano, l’attenzione è particolarmente rigorosa visto il tipo di economia prevalente. I risultati di questa attenzione sono quantificabili. Riassume: «Nel 2014 sono stati sequestrati 25 chili di oro di provenienza non regolare, nel 2015 altri 4 chili, nel 2016 già quattro chili». La pattuglia, dunque, svolgeva in strada controlli e sorveglianza di rito. Ma qualcuno era infastidito da quell’assidua presenza che il luogotenente, così ha riferito l’im- «Sono dell’avviso che se c’è uno che prende denaro è perchè c’è anche qualcuno che glielo dà. Perché paga? Perché ha qualcosa da nascondere? Se è in regola non deve accettare». Non può essere che prevalga una sorta di timore per ritorsioni non meglio precisate, frutto di convincimenti pur mal riposti, ma che aleggiano e che sono duri a morire? prenditore ascoltato durante le indagini, si sarebbe impegnato a far diradare. E la pattuglia sparì? Per nulla. E’ stato appurato che i servizi non subirono in nessun modo diminuzioni o spostamenti. Tali erano e tali sono. E, dunque, fu per gratitudine mal riposta che quel denaro fu versato e accettato perché, di fatto, non c’era nulla di cui essere grati. Si sarebbe pagato, Natale dopo Natale, per niente. O, forse, per quel velo di allusiva minaccia, anche silenziosa e mai espressa, che pur genera una sorta di timorosa sudditanza [S. M.] psicologica. «Ecco, appunto, sono mal riposti. Se qualcuno chiede denaro o altri beni in cambio di servigi va denunciato. Questa inchiesta che ha impegnato più uomini a tempo pieno, è la dimostrazione che c’è la volontà e la capacità di estirpare eventuali e presunti comportamenti scorretti. Nessuno deve subirli: se si manifestano, bisogna denunciarli. Da parte nostra, appena c’è stato il sospetto, abbiamo indagato perché lo abbiamo sentito come obbligo morale prioritario. I cittadini devono essere consapevoli che noi lavoriamo per la collettività, rispondendo del nostro operato allo Stato». [S. M.] 12BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI 12BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI La somma con la promessa di diradare i controlli In sostanza, il pacco dono per Natale 2015 fu bloccato dai riservatissimi investigatori incaricati, con lavoro e dedizione a tempo pieno, di appurare l’operato dei due colleghi sospettati. E al vettore di quel consistente regalo in nero fu chiesta una spiegazione. Che arrivò semplice e, per gli inquirenti, disarmante: nelle vicinanze della ditta valenzana, periodicamente stazionava una pattuglia delle Fiamme gialle perché la postazione evidentemente era favorevole a eseguire controlli di vario genere. 4 domande a Come se lo spiega che ci siano imprenditori che pagano, anche quando pensano di ottenere vantaggi che, in realtà, non sono fondati, ma frutto di millanteria? Maggio 2016 Ieri mattina, due ispettori della Finanza sono stati arrestati dai loro stessi colleghi che hanno indagato su di loro per corruzione. Uno in carcere, l’altro ai domiciliari «Noi abbiamo fatto pulizia Chi chiede soldi va denunciato» 12 LA STAMPA MERCOLEDÌ 25 MAGGIO 2016 . Novi e Tortona .45 LE FAMIGLIE DI LOCALITÀ ZINZINI RIMASTE ANCHE PRIVE DI ACQUA POTABILE E CON TELEFONI FISSI IN TILT DOPO IL FALLIMENTO “Senza luce, abbandonati 36 ore” Va ai torinesi la Paglieri Sell System? A Pozzolo dopo il furto dei cavi dell’Enel e il saccheggio della cabina elettrica GINO FORTUNATO POZZOLO FORMIGARO Oltre 36 ore senza corrente elettrica e senza acqua e linea telefonica fissa. Un isolamento, per gli abitanti della località di Zinzini di Pozzolo a ridosso della strada del Re, causato dal clamoroso furto di cavi della linea ad alta tensione, sul quale stanno indagando i carabinieri. Approfittando del forte temporale di domenica sera, intorno alle 23 una banda organizzata è entrata in azione in questa zona di campagna. In un primo momento hanno provocato un black out una decina di famiglie, scassinando la cabina elettrica, poi hanno tagliato e sottratto dai tralicci ben un chilometro e mezzo di cavi di linea, per ricavarne il rame: circa una tonnellata. Difficile dire quanto tempo abbiano impiegato, ma nessuno avrebbe visto nulla di anomalo. solito posizionare in ogni cascina una cisterna che riempiva con acqua potabile, nella vana attesa dell’arrivo dell’acquedotto che non è mai stato ampliato. In questa zona hanno autorizzano soltanto cave, Terzo valico e impianti fotovoltaici. Ma la ricaduta economica di queste opere, non dovrebbe essere anche a nostro beneficio, oltre che per il centro del paese?». Questi i fatti. Ma sempre alla luce dell’ultima emergenza causata dal furto di cavi elettrici, ci sono altre domande. «Perché Comune e Protezione civile – prosegue Grosso – non hanno inviato personale nel momento in cui è scattata l’emergenza? Qui ci sono anziani e bambini. Siamo rimasti abbandonati senza corrente per oltre 36 ore, sino a stamattina (ieri, ndr) da domenica sera. E ancoran on tutte le famiglie hanno riavuto l’energia elettrica». La cabina nel mirino dei ladri Sono stati anche tagliati i cavi aerei Al lavoro gli operai per ripristinare la linea Il sindaco replica Lista dei danni all’Enel L’indomani mattina, lunedì, strada del Re si è svegliata senza corrente, tra molteplici disagi. «La prima cosa che si farà – racconta Marco Grosso a nome delle famiglie rimaste isolate – è presentare la lista dei danni all’Enel. Qui in campagna, in molti avevano der- rate nei congelatori che adesso sono praticamente da buttare. Senza contare che la mancanza di energia elettrica ha impedito anche l’approvvigiona- mento idrico. Noi tutti peschiamo con le nostre pompe elettriche l’acqua potabile, da pozzi scavati a nostre spese a 30 metri di profondità. I cittadini di OVADESE IN SERVIZIO ALL’INTERPORTO DI RIVALTA vede un orario fisso come quello osservato dalla donna. Il giudice di Alessandria respinse il ricorso condannando Sara Audisio al pagamento delle spese di giudizio. I suoi legali sono andati in appello e i giudici torinesi l’hanno accolto in pieno. «Tra l’appellante e la ditta è intercorso un rapporto di lavoro subordinato con mansioni inquadrabili nel quinto livello del Ccni, distribuzione e servizi» si legge nella sentenza con cui l’appello è stato accolto. La società, rappresentata e difesa dagli avvocati Gerardo e Leonardo Vesci e Fulvio Cellerino, può ora ricorrere in Cassazione, ma la sentenza è immediatamente esecutiva. La tesi sostenuta da Sara Audisio era stata suffragata da una serie di testimonianze di lavoratori occupati all’Interporto. [E. C.] “Il lavoro era subordinato” Magazziniera vince la causa Un ‘attività con orario vincolante di lavoro dalle 7 alle 14 e dalle 14 alle 21 dal lunedì al venerdì e dalle 7 alle 12 e dalle 12 alle 17 il sabato è da considerarsi a carattere subordinato e deve ricevere un compenso più alto rispetto a quello previsto dal contratto a progetto. In base a questo principio per la seconda volta nello spazio di un paio di mesi la Corte d’Appello di Torino ha condannato la Società Esse 21 Italia a corrispondere 15.376 euro al lordo delle ritenute fiscali e previdenziali a Sara Audisio di Tagliolo, occupata dal 31 luglio 2011 al 10 febbraio 2013 all’Interporto di Rivalta Scrivia come addetta al carico e scarico dei pallets contenenti gli scatoloni con le ricette inviate dalle Asl piemontesi e digitalizzarle. Deve anche pagare le spese di giudizio. L’ovadese aveva fatto causa di lavoro davanti al tribunale civile, assistita dagli avvocati Stefano Ena e Massimo Lasagna, che ritennero non corretto l’inquadramento e il compenso ricevuto basato sul contratto a progetto che non pre- 12BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI Pozzolo che vivono in questa zona non hanno infatti l’acquedotto, pur pagando le tasse. La questione è annosa. Fin dalla giunta Orlando, il Comune era «In questo momento è difficile fare commenti su quanto accaduto – spiega il sindaco di Pozzolo, Domenico Miloscio -. Posso soltanto dire che faremo un sopralluogo in zona parlando con la gente e per capire le esigenze. Ma di certo il disagio è stato mimino». 12BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI In breve Novi Ligure L’addio al motociclista oggi al Sacro Cuore 1 Saranno celebrati questa mattina alle 10,30 nella parrocchia del Sacro Cuore di Gesù, a Novi, i funerali di Mauro Cirillo, il tecnico dell’azienda Arkema di Spinetta Marenco, rimasto vittima di un incidente in moto, la scorsa settimana a Mignanego. Cirillo, separato, un figlio di 17 anni, viveva a Novi in via Crosa della Maccarina. [G. FO.] Tortonese, la Regione ha presentato un documento con le linee d’intesa e le possibili soluzioni per il futuro dell’ospedale. Questo documento verrà analizzato dai sindaci domani in assemblea. Si deciderà se accettare oppure no le proposte della Regione o ancora andare avanti sulla via legale con il ricorso al Consiglio di Stato. [M. T. M.] Serravalle La tivù cinese all’Outlet anche per le Dolci terre 1 Una troupe del primo ca- Tortona Ospedale, ai sindaci le proposte di Saitta 1 Nell’incontro di ieri mattina con i sindaci del nale della tivù cinese ieri era all’Outlet di Serravalle per preparare un servizio sul villaggio della moda ma anche sulle specialità enogastronomiche delle Dolci terre. [M. PU.] Il Gruppo Dpv di Torino, leader nel settore del marketing, acquista la Paglieri Sell System di Pozzolo dopo il fallimento. Il 31 maggio la firma con l’apporto esterno della società francese Abc che acquisirà i noti marchi della cosmesi dell’azienda pozzolese. «Garantiscono – dicono i sindacati di categoria Cgil, Cisl e Uil – di salvaguardare il più possibile l’occupazione a Pozzolo». Occupazione salva La nuova impostazione direzionale, continuerebbe, infatti, a dare lavoro a 124 dipendenti a tempo indeterminato. Altri 40 saranno assunti tra gli agenti a partita Iva, che così saranno stabilizzati. L’accordo raggiunto l’altro ieri tra i sindacati e la nuova proprietà Dpv, prevede anche che altri 24 dipendenti saranno assorbiti dalla Abc. Dunque si arriverebbe a coprire gran parte dell’attuale forza lavoro della Paglieri Sell System. L’esubero dovrebbe essere pertanto ridotto. I sindacati penseranno a evitare licenziamenti con l’accompagnamento alla pensione di alcuni tra i dipendenti con più anzianità. Dpv Spa è a capo di un gruppo leader italiano nel «field marketing», quello più vicino al consumatore finale. Un gruppo con un fatturato annuo di 50 milioni. «L’operazione - dice il presidente e fondatore della Dpv, Angelo Pirrello - è finalizzata a investire su Pozzolo e, più in generale, per l’indotto dell’Alessandrino, integrando le attività di logistica e servizi di Paglieri SS, all’interno di un solido gruppo di dimensione nazionale». Pernigotti, acque agitate Alla Pernigotti i sindacati, dopo le assemblee con i lavoratori, hanno proclamato lo stato di agitazione. Dice Marco Malpassi della Flai Cgil: «Proseguirà fino a che non avremo rassicurazioni dall’azienda sul futuro dello stabilimento novese. Quelle che finora ha dato sono insufficienti. Specie dopo il trasferimento del magazzino stoccaggio materiale a Parma, peraltro adesso saturo di prodotti invenduti. E su dissidi e contenziosi all’interno della famiglia Toksoz, i [G. FO.] nuovi proprietari». 12BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI 12 LA STAMPA MERCOLEDÌ 25 MAGGIO 2016 . Novi e Tortona .45 LE FAMIGLIE DI LOCALITÀ ZINZINI RIMASTE ANCHE PRIVE DI ACQUA POTABILE E CON TELEFONI FISSI IN TILT DOPO IL FALLIMENTO “Senza luce, abbandonati 36 ore” Va ai torinesi la Paglieri Sell System? A Pozzolo dopo il furto dei cavi dell’Enel e il saccheggio della cabina elettrica GINO FORTUNATO POZZOLO FORMIGARO Oltre 36 ore senza corrente elettrica e senza acqua e linea telefonica fissa. Un isolamento, per gli abitanti della località di Zinzini di Pozzolo a ridosso della strada del Re, causato dal clamoroso furto di cavi della linea ad alta tensione, sul quale stanno indagando i carabinieri. Approfittando del forte temporale di domenica sera, intorno alle 23 una banda organizzata è entrata in azione in questa zona di campagna. In un primo momento hanno provocato un black out una decina di famiglie, scassinando la cabina elettrica, poi hanno tagliato e sottratto dai tralicci ben un chilometro e mezzo di cavi di linea, per ricavarne il rame: circa una tonnellata. Difficile dire quanto tempo abbiano impiegato, ma nessuno avrebbe visto nulla di anomalo. solito posizionare in ogni cascina una cisterna che riempiva con acqua potabile, nella vana attesa dell’arrivo dell’acquedotto che non è mai stato ampliato. In questa zona hanno autorizzano soltanto cave, Terzo valico e impianti fotovoltaici. Ma la ricaduta economica di queste opere, non dovrebbe essere anche a nostro beneficio, oltre che per il centro del paese?». Questi i fatti. Ma sempre alla luce dell’ultima emergenza causata dal furto di cavi elettrici, ci sono altre domande. «Perché Comune e Protezione civile – prosegue Grosso – non hanno inviato personale nel momento in cui è scattata l’emergenza? Qui ci sono anziani e bambini. Siamo rimasti abbandonati senza corrente per oltre 36 ore, sino a stamattina (ieri, ndr) da domenica sera. E ancoran on tutte le famiglie hanno riavuto l’energia elettrica». La cabina nel mirino dei ladri Sono stati anche tagliati i cavi aerei Al lavoro gli operai per ripristinare la linea Il sindaco replica Lista dei danni all’Enel L’indomani mattina, lunedì, strada del Re si è svegliata senza corrente, tra molteplici disagi. «La prima cosa che si farà – racconta Marco Grosso a nome delle famiglie rimaste isolate – è presentare la lista dei danni all’Enel. Qui in campagna, in molti avevano der- rate nei congelatori che adesso sono praticamente da buttare. Senza contare che la mancanza di energia elettrica ha impedito anche l’approvvigiona- mento idrico. Noi tutti peschiamo con le nostre pompe elettriche l’acqua potabile, da pozzi scavati a nostre spese a 30 metri di profondità. I cittadini di OVADESE IN SERVIZIO ALL’INTERPORTO DI RIVALTA vede un orario fisso come quello osservato dalla donna. Il giudice di Alessandria respinse il ricorso condannando Sara Audisio al pagamento delle spese di giudizio. I suoi legali sono andati in appello e i giudici torinesi l’hanno accolto in pieno. «Tra l’appellante e la ditta è intercorso un rapporto di lavoro subordinato con mansioni inquadrabili nel quinto livello del Ccni, distribuzione e servizi» si legge nella sentenza con cui l’appello è stato accolto. La società, rappresentata e difesa dagli avvocati Gerardo e Leonardo Vesci e Fulvio Cellerino, può ora ricorrere in Cassazione, ma la sentenza è immediatamente esecutiva. La tesi sostenuta da Sara Audisio era stata suffragata da una serie di testimonianze di lavoratori occupati all’Interporto. [E. C.] “Il lavoro era subordinato” Magazziniera vince la causa Un ‘attività con orario vincolante di lavoro dalle 7 alle 14 e dalle 14 alle 21 dal lunedì al venerdì e dalle 7 alle 12 e dalle 12 alle 17 il sabato è da considerarsi a carattere subordinato e deve ricevere un compenso più alto rispetto a quello previsto dal contratto a progetto. In base a questo principio per la seconda volta nello spazio di un paio di mesi la Corte d’Appello di Torino ha condannato la Società Esse 21 Italia a corrispondere 15.376 euro al lordo delle ritenute fiscali e previdenziali a Sara Audisio di Tagliolo, occupata dal 31 luglio 2011 al 10 febbraio 2013 all’Interporto di Rivalta Scrivia come addetta al carico e scarico dei pallets contenenti gli scatoloni con le ricette inviate dalle Asl piemontesi e digitalizzarle. Deve anche pagare le spese di giudizio. L’ovadese aveva fatto causa di lavoro davanti al tribunale civile, assistita dagli avvocati Stefano Ena e Massimo Lasagna, che ritennero non corretto l’inquadramento e il compenso ricevuto basato sul contratto a progetto che non pre- 12BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI Pozzolo che vivono in questa zona non hanno infatti l’acquedotto, pur pagando le tasse. La questione è annosa. Fin dalla giunta Orlando, il Comune era «In questo momento è difficile fare commenti su quanto accaduto – spiega il sindaco di Pozzolo, Domenico Miloscio -. Posso soltanto dire che faremo un sopralluogo in zona parlando con la gente e per capire le esigenze. Ma di certo il disagio è stato mimino». 12BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI In breve Novi Ligure L’addio al motociclista oggi al Sacro Cuore 1 Saranno celebrati questa mattina alle 10,30 nella parrocchia del Sacro Cuore di Gesù, a Novi, i funerali di Mauro Cirillo, il tecnico dell’azienda Arkema di Spinetta Marenco, rimasto vittima di un incidente in moto, la scorsa settimana a Mignanego. Cirillo, separato, un figlio di 17 anni, viveva a Novi in via Crosa della Maccarina. [G. FO.] Tortonese, la Regione ha presentato un documento con le linee d’intesa e le possibili soluzioni per il futuro dell’ospedale. Questo documento verrà analizzato dai sindaci domani in assemblea. Si deciderà se accettare oppure no le proposte della Regione o ancora andare avanti sulla via legale con il ricorso al Consiglio di Stato. [M. T. M.] Serravalle La tivù cinese all’Outlet anche per le Dolci terre 1 Una troupe del primo ca- Tortona Ospedale, ai sindaci le proposte di Saitta 1 Nell’incontro di ieri mattina con i sindaci del nale della tivù cinese ieri era all’Outlet di Serravalle per preparare un servizio sul villaggio della moda ma anche sulle specialità enogastronomiche delle Dolci terre. [M. PU.] Il Gruppo Dpv di Torino, leader nel settore del marketing, acquista la Paglieri Sell System di Pozzolo dopo il fallimento. Il 31 maggio la firma con l’apporto esterno della società francese Abc che acquisirà i noti marchi della cosmesi dell’azienda pozzolese. «Garantiscono – dicono i sindacati di categoria Cgil, Cisl e Uil – di salvaguardare il più possibile l’occupazione a Pozzolo». Occupazione salva La nuova impostazione direzionale, continuerebbe, infatti, a dare lavoro a 124 dipendenti a tempo indeterminato. Altri 40 saranno assunti tra gli agenti a partita Iva, che così saranno stabilizzati. L’accordo raggiunto l’altro ieri tra i sindacati e la nuova proprietà Dpv, prevede anche che altri 24 dipendenti saranno assorbiti dalla Abc. Dunque si arriverebbe a coprire gran parte dell’attuale forza lavoro della Paglieri Sell System. L’esubero dovrebbe essere pertanto ridotto. I sindacati penseranno a evitare licenziamenti con l’accompagnamento alla pensione di alcuni tra i dipendenti con più anzianità. Dpv Spa è a capo di un gruppo leader italiano nel «field marketing», quello più vicino al consumatore finale. Un gruppo con un fatturato annuo di 50 milioni. «L’operazione - dice il presidente e fondatore della Dpv, Angelo Pirrello - è finalizzata a investire su Pozzolo e, più in generale, per l’indotto dell’Alessandrino, integrando le attività di logistica e servizi di Paglieri SS, all’interno di un solido gruppo di dimensione nazionale». Pernigotti, acque agitate Alla Pernigotti i sindacati, dopo le assemblee con i lavoratori, hanno proclamato lo stato di agitazione. Dice Marco Malpassi della Flai Cgil: «Proseguirà fino a che non avremo rassicurazioni dall’azienda sul futuro dello stabilimento novese. Quelle che finora ha dato sono insufficienti. Specie dopo il trasferimento del magazzino stoccaggio materiale a Parma, peraltro adesso saturo di prodotti invenduti. E su dissidi e contenziosi all’interno della famiglia Toksoz, i [G. FO.] nuovi proprietari». 12BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI