Marzo 2012 - Don Bosco Insieme

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Marzo 2012 - Don Bosco Insieme
L’Eco dell’Oratorio
Marzo 2012 n. 1
EXALLIEVI DON BOSCO - VALDOCCO CASA MADRE
1
IL DIRETTORE
Come fare Pasqua
CRISTO È RISORTO
a Pasqua è il centro
della nostra fede.
Lo aveva proclamato
chiaramente l’apostolo
Paolo. Scrivendo ai primi cristiani di Corinto,
egli ha espresso con fermezza e decisione: “Ma
se Cristo non è risorto,
vuota allora è la nostra predicazione, vuota
anche la vostra fede. Noi poi risultiamo falsi
testimoni di Dio, perché contro Dio abbiamo
testimoniato che egli ha risuscitato il Cristo”
(1 Cor 15, 14s).
Ogni anno, di solito in aprile, noi cristiani celebriamo questo grande evento della nostra
fede; è per noi la “festa delle feste”. Quel Dio
che in Gesù di Nazareth si è incarnato, e si è
fatto uomo come noi, viene innalzato sulla
croce, perché tutti abbiano la vita e l’abbiano
in abbondanza. È questa la buona notizia, è
l’annuncio della speranza che fiorisce nella
nostra storia e ci dice che la sofferenza e la
L
morte sono vinte e che la vita ha sempre la
meglio e dà senso al nostro pellegrinaggio
terreno.
CREDERE È UN INCONTRO
A tutti noi è offerto il dono di questa fede,
perché il Cristo è morto e risorto per noi, per
aiutarci ad essere ciò che siamo, figli di Dio.
E c’è fede solo quando si è veramente incontrato Gesù e ci si è messi sui suoi passi, portando ogni giorno la “nostra croce”. “Al centro
dell’esperienza cristiana c’è l’incontro tra la
libertà di Dio e quella dell’uomo, che non si
annullano a vicenda. La libertà dell’uomo
viene continuamente educata dall’incontro
con Dio, che pone la vita dei suoi figli in un
orizzonte nuovo”. (Benedetto XVI)
Fede è incontrare Gesù e decidere di dare alla
propria vita l’orizzonte, che lui propone, e
prendere una direzione definitiva, fidandoci
di lui. Fede è consegnarsi, come la Madonna,
ai piani di Dio. Fede è affidarsi, anche quando
non si capisce, e quindi prendere tempo, perché le cose di Dio si capiscono sempre dopo,
quando ci si è fidati e ci si è lasciati costruire
da lui.
CREDERE È UN CAMMINO
“Un credente è un non credente che si sforza ogni giorno di credere”, dice il card.
Martini. Credere è decidere ogni giorno di essere cristiani, non lo si è una
volta per tutte. La fede può incontrare il dubbio. Non per dubitare di
Dio, ma per dubitare di se stessi
in quanto continuamente
tentati di credere di essere
d’accordo
con Dio
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e di fare quello che lui vuole. Specialmente
quando lui fa quello che piace a noi! “Credente non è chi ha creduto una volta per tutte, ma
chi, in obbedienza al participio presente del
verbo, rinnova il suo credo continuamente”.
(Erri De Luca)
Oggi più che mai abbiamo bisogno della forza
di questa fede nel Cristo risorto e presente
nella nostra storia e nella nostra vita; ne abbiamo bisogno perché rinnovi noi, le nostre
famiglie, le nostre comunità, la nostra società.
L’augurio che la comunità salesiana porge è
che il Risorto sia davvero accolto da noi tutti
come il Dio venuto “a portarci la vita; e a portarcela in abbondanza”.
Don Enzo Baccini
AUGURI DI BUONA PASQUA
un po’ particolari da parte di un soldato
Nello zaino di un soldato morto nel 1944 durante la battaglia di Montecassino è stata trovata una preghiera, che val la pena di leggere e rileggere:
“Ascoltami, o Dio! M’avevano detto che tu non esistevi ed io, come un idiota,
ci avevo creduto.
Ma l’altra sera, dal fondo della buca di una bomba,ho veduto il tuo
cielo.
All’improvviso mi sono reso conto che m’avevano detto una menzogna.
Se mi fossi preso la briga di guardare bene le cose che hai fatto tu,
avrei capito subito che quei tali si rifiutavano di chiamare gatto un gatto.
Strano che sia stato necessario ch’io venissi in questo inferno per avere il
tempo di vedere il tuo volto!
Io ti amo terribilmente… ecco quello che voglio che tu sappia.
Ci sarà tra poco una battaglia spaventosa. Chissà?
Può darsi che io arrivi da te questa sera stessa. Non siamo stati buoni
compagni fino ad ora.
E io mi domando, mio Dio, se tu mi aspetterai sulla porta.
Guarda: ecco come piango! Proprio io, mettermi a frignare!
Ah, se ti avessi conosciuto prima… Andiamo! Bisogna che io parta. Che
cosa buffa:
dopo che ti ho incontrato non ho più paura di morire. Arrivederci!”.
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IL DELEGATO
Il segreto della nostra speranza
I
l titolo suindicato è riduttivo della REALTÀ PASQUALE, ma scalda e rincuora la nostra umanità.
La speranza è il ricostituente della vita, è il sapore, il gusto, la molla delle
vicende umane. Quando
vai ad un appuntamento, ci vai per un impegno
preso, per essere di parola.
Ma vai anche perché l’incontro ti procurerà
un risultato. Almeno lo speri. Diversamente
non andresti.
La vita ha questa finestra, sintesi di fiduciafede in un “Altro”.
L’ammalato prende la medicina e si cura sperando di guarire: la medicina è il supporto
della guarigione.
Il lavoratore affronta sacrifici e fatiche, perché
dopo lo attende la remunerazione: il lavoro è
la premessa dello stipendio .
Il bambino si fida del “grande”, in quanto
questi gli garantisce affetto, sicurezza e protezione. La fiducia cresce nella misura che il
“grande” sa ispirarla.
Se il GRANDE è il CRISTO, il Dio-uomo, la
speranza è totale, dev’essere totale, perché
LUI è il “GRANDE” alla massima potenza. Gli
è che qualche volta noi siamo incongruenti e strani: abbiamo più fiducia nel macellaio, nella venditrice di prodotti domestici,
nella parola di chi incontriamo, addirittura
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dello sconosciuto che ci sa imbonire, e non
nell’Autore della verità, in COLUI CHE TUTTO PUÒ, perché onnipotente e comprensivo e misericordioso, in quanto ha firmato la
comprensione e la misericordia, sacrificando
per amore la propria vita: ha amato ed ama
fino all’inverosimile.
Essendosi sacrificato e sacrificandosi, è divenuto il REFERENTE non solo per chi si fida di
lui, ma per tutti, buoni e cattivi.
La PASQUA è la festa della VITA, della RINASCITA, è il FONDAMENTO dell’inno della
speranza e alla speranza: è la radice dell’ottimismo e all’incoraggiamento.
L’importante è lasciarsi coinvolgere; è indispensabile respirare a pieni polmoni l’aria
pura dell’atmosfera pasquale. Il sangue, ossigenato dall’incontro con Gesù, riprenderà a
circolare nelle vene della nostra vita. Gli orizzonti saranno più ampi. I percorsi della nostra
esistenza avranno argini più solidi e resistenti
alle acque dei fiumi impetuosi e corrosivi del
male. Purché, è importante questo “purché”,
ci fidiamo di più del CRISTO RISORTO.
Gli auguri di BUONA PASQUA a te, caro Exallievo, e alla tua Famiglia abbiamo questa dimensione di speranza e di ottimismo.
Sei atteso domenica 15 aprile, giorno del nostro convegno annuale. E se vieni con qualche tuo familiare, meglio ancora.
Una cordiale saluto e una preghiera all’Ausiliatrice e a Don Bosco per le tue intenzioni.
don Giancarlo Casati
za
IL PRESIDENTE
Le tappe del nostro cammino
C
ari EX-ALLIEVI,
lo scorso mese di dicembre ci siamo augurati che il Natale fosse l’occasione per “riproporre” al centro della nostra vita i grandi
valori della famiglia, dell’onestà, del rispetto e
dello spirito di sacrificio. Sono valori sempre
attuali e ancor più con la Pasqua.
L’opera educativa di Don Bosco, rivolta ai
suoi giovani, non si limitava a formare dei
buoni cristiani, ma dava loro la possibilità
di apprendere un mestiere o una professione. I primi laboratori furono quelli dei sarti
e dei calzolai. Ma il “sogno” di Don Bosco
era quello di fondare una ‘scuola del libro’.
Il progetto aveva due scopi: fare apprendere
ai suoi giovani un’arte che permettesse loro
un futuro dignitoso e disporre di uno strumento per arginare la propaganda contro
la Chiesa e il subdolo e feroce anticlericalismo sostenuto dalla stampa e dai giornali
finanziati dalla massoneria.
Il 31 dicembre 1861, dopo aver superato difficoltà burocratiche e l’ostracismo dei suoi
detrattori, il ‘sogno’ di Don Bosco si realizzava e nasceva la TIPOGRAFIA DELL’ORATORIO SAN FRANCESCO DI SALES.
sDOMENICA 25 marzo IN PREPARAZIONE
ALLA Pasqua, dedicheremo più tempo alla
preghiera e alla meditazione sulle cose che
contano. Ci troveremo per ore 9 presso la
casa di preghiera “L’Oasi di Santa Chiara” a
Torino, in via Luisa del Carretto 6.
sIl mese di aprile sarà per la nostra Unione
e per gli EX-ALLIEVI un mese caratterizzato
da importanti avvenimenti.
sDOMENICA 15 aprile ci ritroveremo a Valdocco in occasione del Convegno Annuale.
La Santa Messa sarà celebrata dall’Ispettore, don Stefano Martoglio. La sua presenza
è la conferma della grande considerazione
che il nostro superiore ha per gli Ex-allievi.
sSABATO 21 APRILE Valdocco vivrà un
giorno “storico”: sarà celebrato il 150° anniversario della SCUOLA GRAFICA SALESIANA. Vivremo il TIPOGRAFIA DAY.
Sono trascorsi 150 anni e sabato 21 aprile
la SCUOLA GRAFICA SALESIANA aprirà
le porte ai suoi ex-allievi, giovani e meno
giovani, tipografi compositori, impressori,
legatori e operatori grafici a vario titolo di
sistemi tecnologici sempre più sofisticati.
Passato, presente e… futuro.
sDal 26 al 29 aprile Torino Valdocco sarà
sede di un avvenimento di prestigio internazionale. Da ogni nazione converranno
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rappresentanti delle Unioni Nazionali per
celebrare il CONGRESSO MONDIALE degli
EX-ALLIEVI di Don Bosco in occasione del
Centenario della Confederazione.
Saranno quattro giorni caratterizzati da incontri e conferenze ad alto livello, che si concluderanno DOMENICA 29 alle ore 12 con
la santa Messa in Basilica presieduta dal
IX successore di Don Bosco don PASCUAL
CHAVEZ.
Cari EX-ALLIEVI, è mio dovere ringraziarvi
di cuore della vostra generosità. Le vostre offerte, unite alle quote tesseramento, ci permettono di mantenere vivo il dialogo con voi,
pubblicando L’ECO DELL’ORATORIO e di affrontare le spese inerenti la nostra Unione.
Auguro a tutti voi e ai vostri Familiari una
Santa Pasqua. A quanti soffrono per malattia
un sincero e cordiale abbraccio.
Luigi Mazzucchi
presidente dell’Unione
Pio XI è passato di qui
Chi entra nella cappella Pinardi di Valdocco,
guardando l’altare, nota sulla parete di sinistra una lapide con l’effigie di papa Pio XI e
la narrazione, incisa nel marmo, della breve
permanenza del direttore della Biblioteca Ambrosiana don Achille Ratti.
Il nostro amico Lorenzo Ardissone ci illumina
non tanto sull’episodio storico, quanto sul significato e sul valore di questa visita.
È il racconto di una pagina della storia di Valdocco e l’elemento di partenza lo troviamo
nelle Memorie Biografiche.
All’origine ci sono: la tettoia Pinardi, l’accoglienza dell’orfanello della Valsesia, Mamma
Margherita, Don Bosco che vive di emozioni
e parla col cuore.
In questo scenario il giovane sacerdote Achille Ratti (futuro Papa col nome di Pio XI) ospite
dell’Oratorio per due giorni, conosce da vicino Don Bosco e può rendersi conto delle
condizioni di vita miserevoli e dolorose dei
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giovani orfani, approdati nella grande città in
cerca di lavoro, abbandonati a se stessi.
E a Valdocco ogni angolo ha un nome, una
storia, un carico di leggenda che nel vocabolario di Don Bosco si chiama “Divina Provvidenza”, in quello dei suoi eredi “Spirito salesiano” e nella riflessione del sacerdote Ratti
“Santità”.
Con la lettura delle Memorie Biografiche,
l’attenzione cade sulla pietà profonda e fede
viva di Don Bosco e di Mamma Margherita,
che con tutto lo slancio del cuore porgono
la mano ai giovani, bisognosi di aiuto e di
conforto.
L’orfanello della Valsesia, intirizzito dal freddo e fradicio di pioggia, è il primo ospite nella
casa di Don Bosco. “Il ragazzo – dice Don Bosco –, mentre raccontava la sua povera storia di orfano, si mise a piangere e mia madre
piangeva con lui: io ero commosso”. Centinaia di giovani, nel retaggio di povertà e abbandono, che costituivano l’ultimo gradino
di una società che si stava industrializzando,
hanno trovato in Don Bosco e in Mamma
Margherita amore, fede e speranza, che li ha
aiutati a superare le difficoltà e ad affermarsi
nella vita.
Il 19 marzo 1929 Pio XI, che elevò Don Bosco
all’onore degli altari, faceva questa dichiarazione: “… si può ben dire che ogni anno della
vita di Don Bosco, ogni giorno, ogni momento di questa vita furono un miracolo, una serie
di miracoli. Quando si pensi… ai primi inizi
dell’ opera, e poi agli altri più gravi pensosi
di Valdocco…”.
A coronamento del rito della beatificazione
ci fu un grande tripudio di festa.
Dodicimila persone gremivano il cortile di
S. Damaso. Pio XI ammirò lo spettacolo di
festante giovinezza dei vari collegi salesiani,
giunti con le loro bande a dar fiato alle trombe. Questo aveva messo a disagio il Maestro
della banda palatina che doveva far eseguire
l’inno pontificio.
Il Papa, che andava verso il trono, si rivolse
a lui dicendo: “abbia pazienza, Maestro, siamo in un oratorio festivo”. Pio XI conosceva
bene gli oratori fondati da Don Bosco, luoghi
di incontro, di aggregazione, di divertimento
e di allegria, con il ruolo di formazione e di
educazione per i giovani.
E i tempi moderni, in cui si naviga a vista tra
crisi morale, sociale e religiosa, hanno spinto il card. Poletto a ipotizzare che oggi Don
Bosco fonderebbe gli oratori per i genitori,
per gli adulti, responsabili del mondo in cui
viviamo, dove i giovani, risultando difficile la
loro affermazione nella società, si sentono un
po’ “sfigati” (parola ormai entrata nel lessico
giovanile moderno) e delusi, e non sempre
riescono a trovare un posto a tavola. Ecco allora che dalla cameretta, dove è entrato con
insistenza Internet, passano alla piazza (e già
la parola mette inquietudine).
Lorenzo Ardissone
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Il nostro convegno annuale
EXALLIEVI
Valdocco “Casa Madre”
DOMENICA 15 APRILE
Ore 9.00: Accoglienza e tesseramento presso la sede EX,
sotto il porticato delle Camerette di d. Bosco. Ritiro dei ‘buoni’ per
il pranzo.
Ore 10.00: Santa Messa in Basilica di Maria Ausiliatrice.
Presiede don Stefano Martoglio, ispettore delle opere salesiane
del Piemonte e Valle d’Aosta
Ore 11.00:KVYTTSJSXSKVE¿GS6MRJVIWGSWSXXSMPTSVXMGS
presso la sede EX.
Ore 11.30: Don Stefano Martoglio; conoscendo D. Bosco,
ci apre orizzonti educativi, Informazioni e notizie.
Ore 13.00: Pranzo al “Ristoro della Basilica”
Ore 15,30: per chi vuole, visita guidata alle Camerette
di Don Bosco.
prenotarsi telefonicamente
Martedì 10 aprile presso i seguenti
Per il pranzo
entro
delegato, don Giancarlo Casati
presidente, Luigi Mazzucchi
tesoriere, Lorenzo Ardissone
NB.
Posteggio macchine:
numeri:
011.52.24.368
349.36.95.707
011.24.26.401
340.807.86.64
o cortile San Domenico Savio con
entrata da piazza Sassari o cortile San Giuseppe con entrata da via
Maria Ausiliatrice 36.
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150°
SCUOLA
TIPOGRAFICA
SALESIANA
Torino “Valdocco”
19 - 21 aprile 2012
Giovedì 19 aprile 2012
ore 9:30
Sala Sangalli
Giovedì 19 aprile 2012
ore 10:00
Laboratorio
Giovedì 19 aprile 2012
ore 14:00
Laboratorio
Giovedì 19 aprile 2012
ore 16:00
Aula Magna
Ricreare il libro game.
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ore 9:30
Sala Sangalli
Venerdì 20 aprile 2012
ore 14:30
Laboratorio
Venerdì 20 aprile 2012
ore 10:00
Laboratorio
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il gioco.
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Sabato 21 aprile 2012
dalle ore 9:30
Sala Sangalli
150°
SCUOLA
TIPOGRAFICA
SALESIANA
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9
I seminari e le manifestazioni si terranno nei locali del CNOS-FAP VALDOCCO e della SCUOLA GRAFICA SALESIANA in via Maria Ausiliatrice 32, 10152 Torino
La stampa e il tempo
Esistono strumenti per misurare il tempo?
“Che domanda sciocca”– potrebbe dire qualche signore sentendo una simile questione
– “esistono gli orologi, anche un bambino lo
sa!”. Forse.
Quando si parla del tempo, le cose si complicano, perché questa misteriosa dimensione
non è solo fisica, composta da ore e minuti,
ma anche psicologica, interiore, storica e (aggiungerei) spirituale.
Ecco che la domanda sugli strumenti diventa
meno banale di come sembra.
La stampa può essere uno di questi rilevatori.
Essa imprime concetti, ricordi, frasi, fotografie, idee e fa sì che tutto non si consegni ad
un oblìo, ma piuttosto ad una memoria
collettiva.
I 150 anni della tipografia di Don
Bosco portano a questa riflessione, e come al solito il nostro
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pensiero non è rivolto all’autore di un libro,
ma piuttosto al lavoro preciso e creativo dello stampatore, vero e proprio ingranaggio di
quello strumento che consegna il suo prodotto alle generazioni presenti e future.
Ho letto di recente che la memoria non è una
facoltà, altrimenti potremmo usarla ad intermittenza, invece il passato continua ad accumularsi senza tregua. Il passato ci insegue
come un fedele amico ed è sempre al nostro
fianco, in ogni momento, ogni volta che la
nostra personale storia continua con le scelte
che facciamo.
Ecco che la stampa, oltre a rivelare un tempo
storico, diventa anche un modo per alimentare il tempo interiore; il movimento dei rulli
che trascinano la carta su una forma piena di
segni è lo stesso che, nella nostra vita, ripete
la memoria: essa ci invade e si imprime sempre con nuove forme di verità e conoscenze.
Mi piace pensare che Don Bosco abbia fatto
anche lui questa riflessione, nell’Italia appena
nata, poco scolarizzata e con una forte richiesta, non esplicita, di ambiti educativi; allora
quale occasione migliore per far nascere un
laboratorio che portava dentro il suo lavoro
il “tempo interiore della memoria” ed educare i ragazzi a qualcosa che era di più di un
mestiere.
Nella grafica, per realizzare uno stampato di
valore, bisogna avere i seguenti elementi: un
buon carattere; le giuste misure; una struttura; controllare gli spazi; metterci del colore;
verificare la pressione; accertare che tutto sia
pulito e ordinato; avere creatività; pareggiare;
tagliare e legare.
A voi l’analogia con l’esistere e il vivere …
Ed ora affrontiamo anche il tema del tempo psicologico che vive con la stampa, quel
tempo che si perde nel leggere, nell’osservare,
nel cimentarsi in un’interpretazione critica
dell’autore, e anche questa non in forma ano-
nima, come se si appartenesse ad un circolo
esclusivo, ma attraverso le migliaia di copie
che lo stampatore realizza. Successivamente
esse vengono distribuite, non per diffondere
un sapere unico, ma un sapere criticabile, nel
quale la fantasia umana è libera di interpretare e quindi fermare i secondi scanditi dalla
rotazione terrestre, andando oltre i minuti,
attraverso il movimento di rivoluzione dei
nostri pensieri. I pensieri non seguono fredde
regole aritmetiche, ma asservono quel tempo
psicologico, che in qualche modo ci consente
di sentirci più umani e meno macchine.
Tutta l’azione sociale di Don Bosco nei confronti dei suoi ragazzi era finalizzata a fornire
loro una struttura cristiana, evidenziando la
grande umanità insita in ognuno. Ha usato
lo strumento del lavoro, il saper fare, il saper
realizzare stampati corretti e leggibili, non
per se stessi ma per tutti.
La stampa come utensile del tempo. La
stampa come strumento
educativo, perché il tempo
educa.
Educare deriva dalla parola
latina educere ovvero condurre, e il “condurre” fa intuire, dentro il suo significato, il
muoversi in uno spazio che è
soprattutto spirituale. Ed ecco
che abbiamo anche toccato la
dimensione spirituale del tempo, che conduce la persona ad
un livello altissimo, nel quale gli
elementi non invecchiano più ma
sono perenni. Il parallelo con la
stampa e l’arte dello stampare non
è nel gesto, ma nella divulgazione del
pensiero, che da sempre ha portato
l’uomo alla ricerca di strumenti in grado di farlo.
Ora sono seduto su una panchina e osservo
un bimbo di 5 anni che è vicino al nonno, il
quale legge un quotidiano. Il piccolo ha appena messo un dito su una fotografia e sta
cercando di “cliccarla”; ad un tratto si mette
a piangere, perché l’immagine non diventa
più grande e non si muove come nell’ipad di
papà. Il nonno ride e comincia a spiegargli
cos’è un giornale.
Il tempo procede, così come fanno i metodi
di divulgazione del sapere, i cui contenuti rimangono fissi.
Immagino che in qualche parte dello spazio
e del tempo Don Bosco guardi anche lui la
stessa scena del bambino e scommetto che
sorride.
Claudio Cappelletti
11
MONDO GEX
Bianca Neve e...
D
a venerdì 10 febbraio a domenica 12 una
ventina di appassionati della neve, vogliosi di discese e di aria frizzante sul volto,
si sono sbizzarriti sulla neve di Pracharbon
(AO).
È vero che, mentre scii, guardi la pista che
percorri giù a rotta di collo cercando di evitare qualche improvviso ostacolo, ma lo spettacolo che ti si para davanti agli occhi è grandioso: le cime bianconere (anche qui ‘Juve’?!)
di neve e roccia scintillano ai raggi radenti del
sole, il paesaggio fiabesco delle pinete, violate
dagli appassionati di sci di fondo, le baite e i
casolari semisepolti dalla neve si vestono di
paesaggio lunare. Qui dai un timbro e un tono
all’urlo del silenzio: forse il sibilo del vento,
e senti solo più il fruscìo energico degli sci
sulla pista e la raschiatura dei bob nei loro
alvei da corsa.
Ce n’è per tutti i gusti: discese morbide e più
abbordabili, piste ripide ed impegnative per
gli esperti e più provetti.
I morsi del freddo, particolarmente intenso
in quei giorni, si dissolvevano con l’ebbrezza
delle discese o dei capitomboli.
Il rientro alla sera era accompagnato dalla
stanchezza e da tanta soddisfazione per la
giornata trascorsa divertendosi un mondo
e il tepore delle camere, della sala giochi e
della cucina era particolarmente gradito e
ristoratore.
Anche l’incontro con il Signore nella santa
Messa, vissuto e partecipato con sentimento
maggiore del solito e animato dalle schiette e sentite parole e preghiere di don Enrico
Lupano, ha dato un tono di grande serenità.
È stato veramente bello ritrovarsi: si è riannodata l’amicizia e la si è approfondita, col
desiderio di rivivere questa esperienza al più
presto.
A cura della redazione.
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Quasi... al nastro di partenza.
Pausaaa...!!!
...Morbidi ruzzoloni
C’è tempo
per sciare,
c’è tempo
per divertirsi,
c’è tempo
per pregare.
Il Signore e don Enrico ci riuniscono
e noi li... ascoltiamo.
Appuntamento all’anno prossimo
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Di mamma ce n’è solo una
O
gni anno si celebra la Festa della Mamma, come riconoscimento della missione,
dell’eroismo silenzioso e della dedizione totale
della Mamma.
Purtroppo il sentimento profondo di riconoscenza e di amore, che ciascuno prova per la
propria mamma, troppe volte viene mortificato e travisato con un business di regali. Il sentimento più sincero, più bello e più profondo
viene tarpato dal ‘regalo’, che dovrebbe essere
espressione di riconoscenza e di affetto.
Una giovane mamma scrive alla sua mamma.
MAMMA.
Mamma, sei stata la prima persona che ho
amato.
Il tempo passa… Mi ricordo bambina; la
tua dolcezza, le tue coccole, le tue (come le
chiamavi tu) “sorprese”, immancabilmente
accompagnate da un bigliettino firmato “tua
mamma”.
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Il tempo passa… Mi ricordo
adolescente; le prime incomprensioni, i primi litigi per il
modo di vestire o per le amicizie non sempre a te gradite, ma
i tuoi consigli e la tua pazienza
hanno avuto successo.
Il tempo passa… Mi ricordo
scolara e poi studentessa; non
avevi le basi scolastiche per
potermi aiutare, ma tu c’eri
sempre anche solo con la tua
presenza nelle sere che precedevano un’interrogazione o un
compito in classe. Tu eri lì vicino
a me.
Il tempo passa… Mi ricordo,
donna, ho condiviso con te tutto: il lavoro, gli amori, le amicizie, gli hobby. Insieme abbiamo
riso, scherzato e pianto secondo di quello che
la vita ci offriva in quel momento.
Il tempo passa… Mi ricordo figlia di una
mamma che non può più camminare da sola:
ora sono io a farti le coccole e le “sorprese”.
Il tempo passa… Io ti ringrazio, mamma, per
avermi dato, con la sofferenza e con la mia,
quest’opportunità di crescita.
Il cammino non è stato facile e non lo è: molti
soldi se ne sono andati, ma sono più ricca di
prima; ho perso delle amicizie, ma ho trovato
delle persone vere. Alcuni mi hanno giudicata, ma altri mi hanno teso una mano.
Ora… un tuo sorriso, una tua incerta carezza è per me un regalo immenso che cancella
ogni fatica, ogni difficoltà.
Quando alla sera ti do il bacio della buonanotte, sento il tuo profumo e lo vorrei assimilare tutto per poterlo un giorno sentire
ancora.
Ti voglio bene, tua figlia
Il passato che torna
1ª Ginnasio – Media A del 1931:
e… ora sono i
nostri nonni e
bisnonni.
Gli allievi del
reparto stampa della
Scuola Grafica, con il
direttore don Stefano
Vaula, sig. Giovanni
Battista Rossotti,
responsabile della
tipografia, sig. Lino
Coden e il sig.
Antonio Germanetto,
insegnanti e responsabili del reparto
stampa.
15
Che banda! In prima fila al centro il direttore don Antonio Toigo, alla sua sinistra il sig. Lamberto. Il sig.
Peira con la grancassa. A sinistra col flauto Renato Vergano.
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La legatoria della Scuola Grafica nel 1941.
La Scuola Applicazioni Fotografiche, prima di essere inglobata nella Scuola Grafica Salesiana.
Raduno ex-allievi del 1988, in occasione del Venticinquennale della SAF.
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2ª Media A, 1960 – ’61: la grinta nel gioco c’era… quasi come nello studio!
I primi “veterani” della SAF: allievi con i loro insegnanti sig. Enzo Spiri e sig. Antonio Saglia.
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1ª Ginnasio-Media, sez. B, scattata a Cumiana perché gli studenti, dopo il bombardamento della loro ‘camerata’,
erano colà sfollati insieme alle scuole del Richelmy e dell’Istituto S. Giovanni Evangelista.
1941. Gara di religione, con il 4° successore di Don Bosco, don Pietro Ricaldone e l’immancabile don Toigo Antonio.
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PROGRAMMA
Giovedì 26
(mattino e pomeriggio)
(pomeriggio)
Accoglienza
Sistemazione alberghi
Possibilità di visite guidate in Valdocco:
Camerette di Don Bosco, Chiesa di San Francesco di Sales,
Cappella Pinardi. Basilica di Maria Ausiliatrice, Cripta delle Reliquie, ecc.
ore 19,30
ore 20,30
Cena al self-service
Interventi dei rappresentanti delle Federazioni sull’attività svolta
nell’anno centenario
Buona Notte del Rettor Maggiore nella Chiesa di San Francesco di Sales
Rientro in albergo
Venerdì 27
ore 9,00
ore 10,30
ore 13,45
ore 15,00
ore 19,30
Inaugurazione del Congresso
Conferenza del Prof. Cosimo Semeraro, sdb
Pranzo al self-service
Visita guidata al centro di Torino: Duomo, Piazza Castello, ecc.
Cena al self-service
Buona Notte di don Adriano Bregolin nella Chiesa di San Francesco di Sales
Rientro in albergo
ore 9,00
Partenza per Colle Don Bosco. Durante il viaggio visita guidata ai luoghi di
Sabato 28 (Giornata completa al Colle Don Bosco)
Don Bosco: Castelnuovo Don Bosco, Mondonio, Casetta di San Domenico Savio a Riva
presso Chieri, Museo di Mamma Margherita a Capriglio,
ore 13,00
ore 14,30
Pranzo catering nel salone pellegrini
Visita guidata a: Casa natia di Don Bosco, Pilone del sogno, Cappella del Rosario,
Museo contadino, Basilica inferiore, Museo missionario, ecc.
ore 17,30
ore 19,30
Santa Messa in Basilica con la cerimonia della “Consegna della Luce”
Cena “tipica” al Ristorante Mamma Margherita
Buona Notte dell’Ispettore don Stefano Martoglio
Rientro in albergo
Domenica 29
ore 9,00
ore 10,15
ore 11,00
ore 12,00
Intervento del Rettor Maggiore: “L’ Exallievo di Don Bosco e
l’impegno oggi nella società e nella Chiesa”
Lavori di gruppo “Quali prospettive e traguardi per l’associazione?”
Presentazione in assemblea
S. Messa celebrata dal Rettor Maggiore con la cerimonia dell’offerta
dell’olio per la lampada all’altare di Don Bosco da parte della Presidenza Confederale.
ore 13,30
Pranzo al self-service
Partenze
Chi può e vuole, si prenoti e partecipi a quanto maggiormente lo interessa.
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Don Bosco in piazza
I
l monumento a Don Bosco, sistemato in
piazza Maria Ausiliatrice, una delle tante
piazze della città, richiama Giovannino Bosco, quando andava sulle piazze dei paesi vicini a Castelnuovo d’Asti per scoprire i segreti
dei ‘maghi’ e dei giocolieri e farne tesoro, per
intrattenere i borghigiani alla domenica dopo
la recita del Rosario e l’istruzione religiosa;
richiama ancora Giovanni, che in piazza a
Chieri sfida il saltimbanco, che disturbava le
funzioni religiose svolte nella vicina chiesa di
sant’Antonio; richiama il peregrinare di Don
Bosco con i suoi ragazzi per piazze e prati
della Torino dell’800, prima di insediarsi stabilmente sui prati di Valdocco.
La proposta dell’erezione di un monumento
al Santo dei giovani fu avanzata dal I° Congresso Internazionale degli Exallievi il 10 settembre 1911 con l’intenzione di inaugurarlo
in occasione del centenario della nascita di
Don Bosco (1815-1915) “come solenne manifestazione di riconoscenza al grande educatore e filantropo”. Le vicende belliche della
prima guerra mondiale rallentarono la realizzazione del monumento, che fu solennemente inaugurato il 23 maggio 1920, vigilia della
Festa di Maria Ausiliatrice, in occasione del
II° Congresso internazionale degli Exallievi/e
congiuntamente all’8° congresso internazionale dei Cooperatori Salesiani e con la partecipazione di decine di migliaia di persone.
Il Comitato esecutivo bandì un concorso
internazionale per il progetto dell’erigendo
monumento.
Furono 59 i partecipanti. Gli artisti Cellini,
Graziosi, Rubino, Vespignani e Zocchi furono
giudicati i migliori. Infine fu scelto il progetto
presentato dallo scultore Gaetano Cellini di
Ravenna.
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L’INAUGURAZIONE
Nelle prime ore del mattino, quanto era stato
possibile fare, era fatto. Era già steso anche
il velario, destinato a coprire il monumento
sino all’ora della inaugurazione.
L’attesa era grande. Erano stati distribuiti
seimila biglietti per entrare in piazza Maria
Ausiliatrice. Ai ragazzi delle scuole salesiane
e oratori furono riservati altri seimila posti.
Inoltre amici di Don Bosco a migliaia sparsi
e pigiati in ogni angolo.
Tribune per le Autorità civili, religiose, scolastiche e militari.
Corso Regina Margherita, corso Valdocco, via
Cottolengo, via Cigna e le altre strade minori sono un formicolìo di gente, che cerca un
posto. Lo stesso spettacolo si ha nei capienti
cortili interni di Valdocco.
Erano presenti il Duca e la Duchessa di Genova, tutte le autorità religiose, civili e militari
della città e una folla immensa di popolo.
Alle ore 11 in punto, annunciati dallo squillo
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La piazza si affolla di gente.
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Gaetano Cellini.
LO SCULTORE
Gaetano Cellini, nato a Ravenna nel 1875, restò orfano di padre a quattro anni. Di famiglia
modestissima, sentiva forte il dolore di non
potersi dedicare all’arte, alla quale era decisamente chiamato. Costretto a far le prime prove da sé nel disegno e nella musica: non sapeva cosa scegliere fra le due arti. A quattordici
anni entrava nello studio dello scultore Attilio
Maltoni e ebbe come insegnante di scultura
il prof. Alessandro Mazzarenti. In seguito necessità familiari lo fecero emigrare a Torino.
Entrò nello studio di Pietro Canonica come
sbozzatore di marmo; e quando ne uscì, con
forte determinazione e di buona ispirazione
intraprese decisamente il cammino sospirato.
Ottenne vari successi in studi di statue e di
realizzazioni. Il bozzetto per il monumento a
Don Bosco coronava un’ascesa faticosa verso
la gloria. Tanto che il Re gli conferì la Croce
della Corona d’Italia.
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della Marcia Reale, la Duchessa e il Duca di
Genova, che rappresentano il Sovrano. Appena i Duchi sono seduti, i pompieri municipali,
in alta tenuta, tirano le corde del gran velario
che copre il monumento. L’artistica statua di
Don Bosco appare serena, troneggiante sulla
folla che applaude. Applausi e grida di VIVA
DON BOSCO. Gli applausi scrosciano e si
mescolano a lacrime di commozione. Tutti
gli sguardi sono fissi sulla bella figura di Don
Bosco. L’entusiasmo cresce, quando il corpo
musicale degli ex-allievi intona
l’inno di Don Bosco, scritto dal
maestro don Giovanni Pagella,
mentre un coro di migliaia di
voci giovanili ne scandisce le
parole. Irrefrenabile l’entusiasmo dei giovani e della gente.
Un’onda di commozione si
propaga in un attimo e penetra
ogni cuore.
Lo scultore Cellini viene pre-
sentato alle autorità. E quando la musica
tace, iniziano i discorsi. Il primo intervento
è quello del presidente del Comitato Organizzatore, il sen. Conte Eugenio Rebaudengo,
seguito da vari altri.
IL MONUMENTO NELLE SUE PARTI
Sopra una base di granito di porfido della Val
Camonica, domina la statua di Don Bosco in
Spettacolo all’avvenuta inaugurazione.
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6
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mezzo ai fanciulli. 1 La mite e sorridente figura di Don Bosco è circondata da una corona di fanciulli e pare che scherzi con uno di
loro nell’atto di sollevarlo: simbolo espressivo
dell’elevazione morale che fu lo scopo del suo
apostolato.
Due altri fanciulli, rappresentanti di una
lunga catena, attendono con impazienza il
momento di dire anch’essi al buon Padre una
parola e di riceverne una a loro volta. L’ultimo coglie l’istante opportuno, e gli bacia
furtivamente la veste talare in segno di riconoscenza. A sinistra c’è un quarto fanciullo,
in una posa tranquilla e serena, ad indicare
che i ragazzi con Don Bosco si trovano bene:
s’accorgono di essere amati da lui.
2 In basso è il magnifico gruppo rappresentante, in una classica ed erculea figura d’uomo, l’umanità intera che si curva al bacio della Croce, che le viene presentata dalla Fede.
È il simbolo dello scopo ultimo dell’opera
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7
del Santo: “restaurare ogni cosa in Cristo”.
11 Uno splendido fregio in bronzo, figurante
frutti d’ogni parte della terra, fascia la base
del gruppo centrale e lo rannoda ai gruppi
laterali.
Nei due altorilievi del fronte, verso il centro, a
destra, una madre con un bimbo in braccio 3
che manda baci a Don Bosco; a sinistra, 4 un
povero lebbroso, che si sforza di additare con
lo sguardo e con la mano il suo benefattore.
Ai lati, contro le due stele, i gruppi indicanti le due grandi devozioni promosse da Don
Bosco, 5 il culto cioè dell’Eucarestia e quello
6 dell’Ausiliatrice: le colonne incrollabili su
cui poggiano la creazione e lo svolgersi dell’opera sua.
Il contrasto 6 del fiero selvaggio conquistato dai missionari di Don Bosco e prostrato
dinanzi a Maria Ausiliatrice, alla quale due
vergini devote recano fiori, trova riscontro nell’umile 5 atteggiamento del robusto
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operaio che si curva in adorazione al SS. Sacramento, dinanzi a cui una donna prega e
un madre, supplice anch’essa, sente tutte le
tenerezze della maternità cristiana.
Nel retro del monumento ci sono tre bassorilievi: in quello centrale 7 è ritratta l’opera
d’assistenza agli emigranti di qualunque regione, a ricordare l’ampiezza dell’opera salesiana. Ai lati sono raffigurate le scuole professionali 8 e agricole salesiane 9 , espressione
dell’opera eminentemente sociale di Don
Bosco diretta ai figli del popolo per avviarli
con amore alla vita.
L’incanto della scena dell’approdo al porto
lontano, dove si fa incontro agli emigranti il
figlio di Don Bosco, è suggestivo anche nei
quadri laterali: nel raccoglimento operoso
della scuola tipografica 8 , e nella pace solen-
ne che si diffonde per i campi sudati, all’ora
dell’Angelus 9 .
L’artista ha voluto lavorare di sua mano tutti
i particolari. Una curiosità che evidenzia la
sua tenacia lavorativa e l’amore al suo lavoro.
“Tutta la notte lo scultore Cellini, l’architetto
Giulio Valotti e la schiera dei loro collaboratori, lavorarono per dare al monumento un’apparenza di opera finita e, se non vi riuscirono
del tutto, non fu loro colpa. I due grandi altorilievi principali giunsero da fuori la mattina
del 21 maggio, allo stato grezzo, come uscirono
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10
Alla vigilia dell’inaugurazione 22 maggio 1920.
dalla fondita, e soltanto per collocarli, o meglio
per accostarli al loro posto, sarebbe occorso 10
più tempo di quello che in realtà era disponibile. Si dovette quindi necessariamente ricorrere
ad una collocazione provvisoria.
Il monumento fa onore all’artista, a Torino,
dove ci sono pure tanti altri monumenti, antichi e recenti, agli Allievi – Exallievi di Don
Bosco che hanno voluto il monumento, a Don
Bosco stesso che con la sua presenza e il suo
semplice nome infiamma giovani e meno giovani all’onestà, all’impegno nello studio e nel
lavoro, all’allegria, anche esplosiva, riflesso
dell’armonia interiore, alla solidarietà e alle
sue devozioni: l’ Eucarestia, l’ Ausiliatrice e il
Papa”.
DOPO L’INAUGURAZIONE
I FESTEGGIAMENTI CONTINUANO
Dopo l’inaugurazione del Monumento, Autorità e pubblico si recano nel primo cortile
dell’Oratorio, dove si esibiscono vari gruppi
e istituti in recite, canti corali e solisti, saggi
ginnici. Si cercano gli ultimi posti disponibili
per lo spettacolo.
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Le loro altezze reali il Duca e la Duchessa di
Genova insieme all’ E.mo Cardinale di Siviglia e il Sen. Conte Eugenio Rebaudengo da
piazza Maria Ausiliatrice si recano nel cortile
delle manifestazioni.
Nella foto un momento del saggio ginnico
degli Orfani di Guerra di Pinerolo, nel primo
cortile dell’Oratorio. (Boll. Sal. giugno-luglio 1920).
Un momento dei festeggiamenti: saggio ginnico
nel primo cortile.
Un consiglio di presidenza diverso
G
iovedì 26 gennaio la presidenza, più allargata, si è trovata per il solito consiglio
di fine mese non nella sede ex-allievi a discutere, valutare, proporre gli argomenti più o
meno soliti, rischiando l’appiattimento morale ed operativo.
Questa volta, in prossimità alla Festa di Don
Bosco, la presidenza al gran completo e vari
ex-allievi particolarmente legati a Don Bosco si sono trovati nelle Camerette di Don
Bosco a riflettere sull’essere laici impegnati
da ex-allievi (il valore aggiunto!), a rinnovare
la nostra buona volontà e impegno nel nome
di Don Bosco e a conoscere qualche aspetto
in più della figura poliedrica di Don Bosco.
La preghiera ha fatto da collante ai pensieri
proposti.
Alcuni ex-allievi si ricorderanno come, quando erano qui a Valdocco, i “grandi” (quinta
ginnasio e seconda tecnica o terza professionale) si recavano nelle Camerette di Don
Bosco a celebrare la loro Eucarestia. Era il privilegio dei ‘grandi’ andare a Messa per loro
conto.
Quegli ambienti, santificati da Don Bosco e
da tante migliaia di ragazzi e giovani, acquistano una particolare aureola, che fa bene
allo spirito.
Nelle camerette di Don Bosco.
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Filo diretto
* Dal Brasile Antonio Mario Vivenza chiede contatti Facebook. Il suo indirizzo è:
[email protected]
* Renato Vergano ci scrive: “…Ogni giorno
prego Maria Ausiliatrice e Don Bosco, ricordando il sig. Rossotti, il sig. Scarzanella e
prego per tutti i salesiani che mi sono stati
Maestri al Colle Don Bosco e a Valdocco in
tipografia. Come ogni anno mi reco a Castelnuovo Don Bosco a pregare e deporre
due fiori sulla tomba del sig. Peira (mio capo
reparto a Valdocco), del mio carissimo amico e compagno di corso Garnero Walter, così
andrò a trovare il sig. Rossotti e il sig. Scarzanella.
Di quei lontani 1940-45, porto un ricordo indelebile che mi ha accompagnato per tutta la
vita. Sarò sempre riconoscente ai Salesiani,
che, insegnandomi un mestiere, mi hanno
inculcato l’amore per Dio, Maria Ausiliatrice
e Don Bosco.
Renato, pubblichiamo già su questo numero
nella rubrica ‘Il passato che torna’ la foto della
banda, con alcune indicazioni. La freschezza
di spirito si irraggia nonostante gli anni. Anzi!
* Luigi De Stefanis ci informa “Il giorno dopo
il nostro incontro è mancata mia mamma.
Era un evento annunciato da tempo ma per
questo non meno doloroso. Ora dal cielo veglia su di noi insieme al papà. Solo quando
mancano ci accorgiamo quanto e quale posto
occupavano i nostri genitori. A noi, spesso resta il rammarico di non aver saputo dire loro
quanto fossero importanti e quanto lo sono
stati per tutta la vita”.
Luigi, ci uniamo alla tua sofferenza e soprattutto alla tua preghiera.
* Mario Pavia ci scrive: “Invio questa foto del
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1969. In essa è immortalata la allora nuova
macchina tipografica CONDOR, entrata in
produzione nel maggio 1968, della quale,
essendo operaio della Scuola Grafica, ero
macchinista.
La Condor.
Mario, eccoti accontentato.
* Raffaele Pierro : verrà risposto a parte alla
tua piacevole lettera, ricca di… informazioni
vaticane.
* Guido Ricca di Peveragno (CN) ci manda la
foto dei suoi anni (1956 – ’58), corredandola
di piacevoli particolari.
Guido, la foto l’abbiamo messa ne ‘Il passato
che torna’ del giornalino. Il tuo desiderio sarà
esaudito.
* dai nostri figli adottati a distanza abbiamo
ricevuto gli auguri natalizi. Riportiamo la riproduzione dello scritto di DIKAMPOU e di
RIHAM.
Riham.
Dikampou.
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* Come abbiamo ricevuto così pubblichiamo
una riflessione sul caso Celentano, durante
l’ultimo festival di San Remo.
Caro Adriano Celentano… segue lettera…
CARO ADRIANO CELENTANO,
ti ho sempre stimato come persona intelligente ed eccezionale da un punto di vista professionale, e capisco anche i giochi economici
che ti hanno portato a SANREMO affinché
questo FESTIVAL (che non è più un festival
ma un contenitore-bazar di tutte le idiozie),
potesse avere attraverso le tue provocazioni,
un grande successo... ma per il resto, credo
che hai perso una grande occasione! L’occasione innanzitutto di portare a una riflessione seria e libera sui drammi umani e sociali
della gente... libera... sì libera!... perché la tua
performance ieri sera non è stata libera, diversamente da come hai voluto dimostrare.
Non è stata libera perché sapevi benissimo
che parlare contro l’Istituzione Chiesa, oltre
ad andare di moda, frutta molto in termini
di popolarità e di demagogia, di audience ed
anche di potere occulto dei mezzi di comunicazione sociale. Quello... sì... potere occulto...
perché deforma le intelligenze e i cuori mostrando un mondo e una realtà che non deve
certo apparire tale agli occhi della verità!...
ma torniamo a noi: hai accusato i preti e la
Chiesa... ed io ero lì ieri sera, occhi nei tuoi
occhi come tu hai chiesto, quando hai voluto
la camera per guardarci negli occhi... dicevo,
hai accusato la Chiesa di non occuparsi di Dio
ma “delle beghe del mondo”! Ebbene, forse
tanti anni di vita non ti hanno ancora rivelato l’essenza del cristianesimo che è quella di
essere profondamente coinvolto “nelle beghe
del mondo”... perché è il nostro Dio che ha
voluto sporcarsi entrando nella storia e “nelle
beghe del mondo”! La nostra fede non è la
fede degli asini che volano, né quella degli
oppiacei (ricordi il tuo amico Marx: “La fede
è l’oppio dei popoli”?), né tantomeno quella
degli spiritualisti che viaggiano già in Paradiso... dimenticando che poggiano i loro piedi
ancora su una ruvida terra! Il cristianesimo è
la fede degli uomini e delle donne adulti che
sanno sollevare lo sguardo allo stesso modo
in cui sanno piegarlo sulle “beghe del mon-
30
do”... che non sono questioni politiche ma le
ferite degli uomini e della storia! Non so chi
ti ha insegnato la fede cristiana, ma volevo
dirti che il Vangelo è lievito che fermenta la
pasta del mondo... non è soffio di parole vuote e inutili che portano con se, come le tue,
la schizofrenia di un mondo che non vuole
accettare il Vangelo e la Chiesa. Perché se noi
preti ci impegniamo per aiutare i poveri, vuol
dire che siamo evangelici, se invece ci chiediamo “perché sono poveri”... allora vuol dire
che siamo comunisti e che non dobbiamo
occuparci di politica e di beghe del mondo.
Se invitiamo a guardare oltre il corpo e la materia, come nel valore della sessualità, vuol
dire che siamo retrogradi; se invece siamo a
favore della liberazione sessuale come don
Gallo, vuol dire che siamo preti veri. È facile
essere i don Gallo della situazione... tutto il
mondo ti corre dietro; quanto è difficile essere invece un prete normale, nascosto che
vuol testimoniare la verità:... il mondo non ti
segue. Caro il mio Celentano, noi preti lo annunciamo il PARADISO... come tu hai chiesto,
ma non lo annunciamo come una fuga del
mondo ma come una speranza che da senso
e valore già alla vita di quaggiù! Non si annuncia il Paradiso, disinteressandosi del mondo e
delle sue “beghe”... bensi mostrandolo qui ed
ora su questa terra nella prossimità di Dio che
si fa vicino ai poveri e ai ricchi, alle persone
sconosciute e ai governanti. Forse nessuno te
lo ha mai detto ma il Vangelo è politica... è la
politica di Dio che ha voluto fino in fondo...
sporcarsi le mani nella storia degli uomini e
delle sue “beghe”. Ben vengano allora Avvenire e Famiglia cristiana che mostrano questo volto del Vangelo. Chissà quanto avrebbe
fatto oggi Gesù con la politica!? Pensando a
quante posizioni ufficiali e critiche prese contro i sistemi politici e religiosi del suo tempo.
Caro Celentano, ti sei tolto qualche sassolino dalle scarpe, hai portato tanto successo
al Festival (come ti era stato chiesto), ma hai
perso un’occasione, una grande occasione...
quella di mostrare con l’intelligenza, il valore
della tua umanità! Ti saluto e ti voglio bene
in Cristo.
Un prete, uno fra i tanti...
PER LORO PREGHIAMO
Affidiamo alla misericordia del Signore
BERTINO ANTONIETTA PROVINO, mamma dell’exallievo LUIGI
DE STEFANIS, volata in cielo dopo lunga malattia.
Sig. Carlo Picottino
ANTONIO FORNERIS di Bosconero (TO), exallievo legatore e mancato il 30/11/2011. Ha lavorato parecchi anni alla poliglotta vaticana.
Una lunga malattia l’ha stroncato. Le più vive condoglianze ai suoi
Familiari.
Sig. CARLO PICOTTINO. Allievo della scuola professionale nell’arte della confezione delle calzature, si è fatto salesiano. È stato responsabile del laboratorio dei ‘calzolai’ e istruttore del primo corso
meccanici. Dotato di notevoli capacità manuali tecniche, sapeva
entusiasmare i ragazzi al loro lavoro fino a creare dei capolavori, di
cui andavano giustamente orgogliosi.
Sig. Pastrone Fiorenzo
Sig. PASTRONE FIORENZO nato il 25/1/1920 ci ha lasciato il
13/3/2012 : orgoglioso di essere exallievo di Don Bosco, devoto
entusiasta del nostro Santo, anima dei suoi compagni di classe, la
famosa Terza ginnasiale A 1934-’35, di cui ha scritto la cronaca dei
loro 25 incontri.
PARTECIPIAMO alla gioia
del RAGGIUNGIMENTO
sdella laurea in scienze della comunicazione MULTIDAMS del dott. ILIR SALLAKU,
sdella laurea in ingegneria edile di SALVATORE CARCIONE, neo dottore,
sdella laurea in ingegneria dell’autoveicolo di MARCO ALEMANNO, neo dottore.
Complimenti al neo laureato e ai neo dottori. Altri traguardi li attendono. Auguriamo loro
sapienza, coscienza professionale e alti ideali.
FELICITAZIONI
a GIANFRANCO GIORDANO
e a sua moglie MARINELLA
felicemente nonni
dei gemellini Ludovica
e Gabriele.
I nostri appuntamenti
sdomenica 1 aprile, 6 maggio, 3 giugno: prime domeniche del mese. Ore 10 Santa Messa in
san Francesco.
sdomenica 25 marzo: ore 9 RITIRO SPIRITUALE in preparazione alla Pasqua, presso l’Oasi di
S. Chiara in via Luisa del Carretto 6, Torino.
sDOMENICA 15 APRILE: CONVEGNO ANNUALE EX-ALLIEVI
s:()(;6(7903,!;076.9(-0(+(@WLYPHUUPKLSSH:J\VSH.YHÄJH
s26 – 29 APRILE: CONGRESSO INTERNAZIONALE DEGLI EXALLIEVI ed EXALLIEVE di don
BOSCO
sGIOVEDÌ 24 maggio: FESTA di MARIA AUSILIATRICE: ore 20,30 SOLENNE PROCESSIONE
Tesseramento 2012:
sLa quota associativa è di € 20. Grazie del vostro contributo per la gestione della nostra Unione
Ex-allievi.
Per informazioni:
Sede Exallievi: tel. 011-52.24.502 con segreteria telefonica
Delegato: tel. 011-52.24.368 – E-mail: [email protected]
Il nostro sito e la casella di posta elettronica:
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I tuoi dati fanno parte dell’archivio elettronico gestito dell’Associazione Exallievi/e di Don Bosco – Casa Madre, con
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della rivista. Per essi potrai richiedere, in qualsiasi momento, modifiche, aggiornamento, integrazione o cancellazione,
scrivendo all’attenzione del Delegato, all’indirizzo della rivista.
AVVISO
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PORTALETTERE
In caso di MANCATO RECAPITO inviare a:
TORINO CMP NORD per la restituzione al Mittente:
Via Maria Ausiliatrice, 32 – Torino
Esso si impegnerà a pagare la relativa tassa.
Suppl. al n. 3 de “Il Tempio di Don Bosco”
Dir. Resp. Valerio Bocci
Aut. Trib. Torino n. 498 del 14-11-1949
Corrispondenza:
unione exallievi casa madre
Via Maria Ausiliatrice 32 – 10152 Torino
l’eco dell’oratorio
marzo 2012