Notiziario e bibliografia centrale dove erano stati scavati i

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centrale dove erano stati scavati i quattro livelli del cos1 detto tempio in antis (per quanto una
definizione di tal genere possa risultate ostica agli orecchi dei classicisti): si è liberato il
quinto livello, il quale ha mostrato una sostanziale se non addirittura una stretta analogia
con la struttura del quarto livello, soprastante di poco meno di un metro (i primi tre livelli
presentano, come si sa, il vero tempietto in antis nelle varie successioni, per altro omogenee),
con differenze che riguardano unicamente la disposizione interna. Per quanto attiene ai materiali,
si deve purtroppo notare che sono stati rinvenuti solo pochi frammenti di ceramica, ben poco
rispetto ai l'icchi trovamenti della cella del IV livello. Assai interessante, comunque, è l'indagine
del quartiere che circonda il tempietto, delimitato o intersecato, a oriente e ad occidente, da
due stradicciuole con andamento Nord-Sud. L'area della corte del LV livello presenta invece,
nel V, tre vani ("'5, 46 e 49) (e la zona nord-occidentale è ancora da scavare o meglio da
riscavare per quanto riguarda il .IV livello) di cui uno era apparentemente adibito ad opera:doni di libazione. Da qui proviene un interessante vaso a tre piedi cavi, collegabile con altr>i
esemplari dell'area dell'Eufrate (Til Barsip, Karkemi~, Hamman, Amarna, Kara Kuzak, Harran,
oltre Mari).
Lo scavo dei vani ad occidente della strada occidentale presenta dei problemi per quello
che riguarda i vari livelli, e l'opera iniziata nel 1964 è stata portata innanzi in modo da chiarire
quanto più possibile le relazioni reciproche; del vano 22' si può dire che non è impossibile che
si tratti della cella di un altro sacello, inglobato tra altri vani, di cui il n. 47 ha restituito un
tesoretto metallico tra cui due straordinari uccelli, forse aquile, di lamina di bronzo o di rame,
di cui uno dall'apertura alare di un metro e venti. Il fatto che le due lamine fossero arrotolate,
oltre alla presenza di altri oggetti, tra cui asce, interi o frammentarii, parlerebbe a favore di
materiale destinato ad essere fuso e nuovamente rimodellato. È comunque opinione degli A. che,
se il vano 47 ha da essere in relazione al santuario, deve appartenere al IV livello. Gli altri
vani a mezzogiorno, tra cui il n. 15, un opificio o una cucina, sono stati completamente recati
alla luce: i vani 37 e }8, forse anch'essi degli opifici, dovrebbero appartenere invece al V
livello. È comunque possibile che esista un'altra area occidentale che non era in relazione
funzionale con quella del piccolo tempio.
Altri cantieri hanno ripreso l'attività: è stata liberata completamente la scalinata dello
Steinbau Hl mentre si è accertato che non esisteva una nello Steinbau IV. Quanto alla
Steinbau V, si tratterebbe del primo edificio profano d'aspetto fuori dell'ordinario in questo
sito: un palazzo o la sede di un qualche organo amministrativo. Da qui proviene un bel sigillo
con un triplice fregio di figure interconnesse che gli A. ascrivono al momento di passaggio tra
l'epoca di Mesilim e quella della prima dinastia di Ur. Questo edificio sarebbe quindi la
struttura più tarda scavata fino ad ora nel sito, mentre la datazione della struttura templare
viene ascritta all'inizio dell'epoca di Mesilim, come testimoniano per altro i confronti disponibili
per le asce del gruppo di bronzi del vano n. 47.
Chiara, esauriente, agile e riccamente illustrata con fotografie e piante, anche questa sesta
relazione preliminare di questo scavo si pone a modello nel modo archeologico. Si arricchiscono le testimonianze della penetrazione mesopotamica verso l'altopiano anatolico la quale,
sia detto per inciso, sta trovando eccellenti, diremmo straordinarie, testimonianze nel cuore
dell'alto corso dell'Eufrate, a Malatya, ad opera di una missione italiana (si veda A. PALMIERI,
Scavi nell'area sud-occidentale di Arslantepe, in « Origini» VB, 1973, pp. 55 sgg.).
PAOLO EMILIO PECORELLA
DR. O. A. TApiiREK, Adana Bolge Miizesindeki Urartu Kemerleri. Tbe Urartian Belts in tbe
Adana Regional Museum (Adana Eski Eserleri Sevenler Dernegi Yayinlart 1), Ankara
1975, pp. 34, figg. 28 e 67 illustrazioni f.t.
Circa cinque anni fa, a sud-est della città di Van, nei pressi del villaggio di Giyimli,
venne alla luce un cospicuo numero di lamine bronzee urartee, decorate; si dice fossero circa
duemila. In conseguenza di questa scopertura fortuita e clandestina, A. Erzen, quale direttore
del Centro per le ricerche storiche ed archeologiche dell'area di Van dell'Università di iIstanbul,
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intraprese nel 197,2 uno scavo sul Serbar Tepesi, recando in luce strutture e materiali; purtroppo la spinta del commercio antiquario aveva arrecato danni irreparabili e non fu possibile,
quindi, a chi di dovere, poter dare un importantissimo contributo alle conoscenze urartologiche.
Numerosi musei in Turchia ed all'estero si sono assicurati parte di questo splendido materiale e per buona sorte numerosi furono i pezzi acquisiti al Museo Regionale di Mana dal
suo dinamico direttore, il Dr. Orhan Aytug Ta~yiirek il quale si è assunto il carico di rendere
di pubblico dominio la collezione di cinture da lui composta, integrando l'esposizione con
materiali dei Musei di Istanbul e di Gaziantep; naturalmente non è sempre stato possibile
accertare la provenienza dei singoli pezzi mentre per esempio di una cintura si sa che fu
trovata nella necropoli di Dedeli presso Patnos; in un altro caso (il n. 14) si assicura la
provenienza da Giyimli stessa, L'A. ha tenuto, con cura, presente ogni particolare (e si veda
quanto dice a proposito del n. 20) ma ha annotato con interesse che due frammenti di un
medesimo oggetto furono offerti in vendita al Museo (ed acquistati) da due diverse persone,
il che fa sorgere il sospetto di una frammentazione intenzionale del materiale allo scopo di
elevare il prezzo di vendita. È augurabile che anche l'altro materiale, come il gruppo del
Museo di Van, composto di circa /100 pezzi, venga pubblicato quanto prima e messo a disposizione per ulteriori studi che potranno recare, come questo di Ta~yiirek, un eccellente contributo alla conoscenza sulla produzione artistica dell'Urartu.
Ad Adana sono conservate 29 cinture, per lo più frammentarie, che costituiscono un
ecellente esempio dell'attività degli artigiani urartei intorno alla fine del VilI secolo a. C. L'A.
confortato tra l'altro dalle parole di Ekrem Akurgal, che ha redatto la prefazione, ascrive
questo gruppo al cosi detto «stile cubico» che è, appunto, caratteristico del volger di tempo
tra la fine del VII e l'inizio del VI secolo. Tipica è la stilizzazione del muso dei leoni alati
e degli uomini a testa felina, avendo a mente il punto fisso cronologico degli scudi del
periodo di Rusa III (605-590 circa). Una coppia di pezzi (n.ri 8 e 9) sono invece più antichi,
del 700 a. C. circa, mentre il n. 14 è ascritto alla metà dell'Vil11 secolo circa. Sei sono le
cinture intere o ricomponibili quanto al disegno. Di particolare interesse sono la rappresentazione di un banchetto (n. 4), un castello (n. 5), un cavaliere, definito come divino (n. 8),
la scena di guerra (n. 14) e quella di caccia (n. 16); naturalmente numerose sono le figure
mostruose e viva è l'influenza assira. Il n. J.O presenta un motivo di spirali connesse tra di
loro, motivo che ha trovato ampia fortuna in culture più ad occidente e in un periodo più
antico; sarebbe interessante ricostruirne la filiazione o precisarne la sua nuova «invenzione ».
A parte l'eccellente varietà di motivi (ma è prematuro parlare di pezzi unici prima di sapere
cosa si trova nelle altre collezioni e duole il pensare ch~ forse non si saprà mai con esattezza
cosa fu trovato) pur durante l'ultima e non certo più brillante fase della cultura urartea,
occorre notare con l'A. la presenza di prodotti di serie (o di bottega?) che si differenziano per
minime varianti (n.ri 23 e 24).
È doveroso e piacevole ringraziare l'A. per la speditezza della pubblicazione che si avvantaggia di ottimi disegni e di ancor migliori fotografie. Numerosi i riferimenti e precisa la
bibliografia: le datazioni sono desunte da confronti accurati ed esaurienti. Non ultimo vantaggio
per il lettore il testo turco ed inglese che corrono paralleli. Ci auguriamo che Ta~yiirek possa
darci in breve tempo anche l'edizione delle lamine di offerta di Giyi.mli con le rappresentazioni del dio Haldi. Sarà, senza dubbio, un'altra, eccellente opera.
PAOLO EMILIO PECORELLA