Diapositiva 1 - Facoltà di Medicina e Chirurgia

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Diapositiva 1 - Facoltà di Medicina e Chirurgia
Facoltà di Medicina e Chirurgia
Corso integrato di Geriatria
Prof. G. Vendemiale
LA SINDROME
METABOLICA
NELL’ANZIANO
Diabete tipo II
Ipertensione arteriosa
Sindrome Metabolica
Sovrappeso/Obesità
Raeven GM. Diabetes 1988
Dislipidemia
DEFINIZIONE
Sindrome di Raeven
Sindrome X
Quartetto fatale
Sindrome da Insulino-resistenza
Aumento del rischio coronarico e
vascolare in soggetti che presentano
alterazioni metaboliche multiple
Prevalence (%)
Increasing Prevalence of NCEP Metabolic
Syndrome with Age (NHANES III)
50
45
40
35
30
25
20
15
10
5
0
Men
20-70+
20-29
Women
30-39
Ford E et al. JAMA. 2002;287:356-359.
40-49
Age
50-59
60-69
>70
Impatto della Sindrome Metabolica sulla salute
Population-based observational study in 1209 men in the Kuopio
Ischaemic Heart Disease Risk Factor Study
Metabolic syndrome present
Cumulative Hazard (%)
Coronary Heart
Disease Mortality
20
RR (95% CI): 3.77 (1.74–8.17)
Metabolic syndrome absent
Cardiovascular
Disease Mortality
RR (95% CI): 3.55 (1.96–6.43)
All-Cause
Mortality
RR (95% CI): 2.43 (1.64–3.61)
15
10
5
0
0 2 4 6 8 10 12
0 2 4 6 8 10 12
Follow-up (y)
0 2 4 6 8 10 12
Lakka H-M, et al. JAMA. 2002;288:2709-271
FISIOPATOLOGIA
Insulino-resistenza
Ogni condizione nella quale a livelli di glicemia
normali corrispondono livelli insulinemici elevati o
a livelli glicemici elevati corrispondono livelli di
insulina nei limiti di norma
HOMA= glicemia(mg/dl) x insulinemia(μU/ml)/405
Rapporti tra glicemia e insulinemia
Indice HOMA: definizione di insulino-resistenza
A: Soggetto normale; B: Obesità
C: Diabete in fase iniziale; D: Diabete in fase avanzata
Insulino-resistenza
Iperinsulinemia
Lipolisi
Glicolisi
Apoβ-100
Acidi grassi
Saturazione β-ossidazione mitocondriale
Blocco β-ossidazione mitocondriale
ACCUMULO DI TRIGLICERIDI
STEATOSI
STEATOSI
EPATICA
EPATOPATIA STEATOSICA NON ALCOLICA
( NAFLD)
CATEGORIE AD ALTO RISCHIO:
NAFLD
DIABETE TIPO II
OBESITA’
DISLIPIDEMIA
IPERTENSIONE
Diabete tipo II
Obesità grave
(BMI 44-47)
70 –
75%
70-85%
Ipercolesterolemia
33%
Ipertrigliceridemia
72%
Ipertensione
( >130/90)
36%
STEATOSI
NAFLD
NASH
CIRROSI
IDIOPATICA
NAFLD
CORRELAZIONE TRA QUADRO ISTOLOGICO E STORIA NATURALE
I: Steatosi, mista prevalentemente macrovescicolare
II: Steatosi + infiammazione lobulare
III:Steatosi + infiammazione lobulare
degenerazione balloniforme
necrosi epatocitaria
IV:Steatosi +
Little NASH
Big NASH
infiammazione lobulare/portale
corpi di Mallory
fibrosi perisinusoidale/pericellulare/portale
PATOGENESI
INSULINO
RESISTENZA
NAFLD
???
NASH
Insulino-Resistenza
NEFA
Saturazione/blocco
β-ossidazione mitocondriale
α-ossidazione microsomiale
β-ossidazione perossisomiale
ROS
TGF-β /HNE/ MDA
Effetto
fibrogenetico
IL 1-6-8
Effetto
pro-infiammatorio
TNF-α / FAS-L
Effetto
Pro-apoptotico
First hit
Obesità
Diabete
Dislipidemia
Insulino-resistenza
Steatosi
Second hit
Stress Ossidativo
Perossidazione lipidica
Induzione Citochine
Endotossinemia
Apoptosi/Necrosi
Flogosi
Fibrosi
Cirrosi
NAFLD
Diabete tipo II
Ipertensiona arteriosa
Sindrome Metabolica
Sovrappeso/Obesità
Dislipidemia
TESSUTO ADIPOSO
VISCERALE
INSULINO
FFA
RESISTENZA
FFA AL
FEGATO
Ox Mitocondriale
Ox Perossisomiale
Ox Microsomiale
LDL
TG
VLDL
ROS
STRESS
OSSIDATIVO
NASH
AUMENTATO RISCHIO
CARDIO-VASCOLARE PER AUMENTO
DEL DEPOSITO E DELL’OSSIDAZIONE
Effetti dell’insulino-resistenza sul
metabolismo glico/lipidico
Glicogenosintesi
Gluconeogenesi
Glicogenolisi
LPL HLS
Iperglicemia
TG mobilizzati dai tessuti di deposito e idrolizzati
a FA
veicolati al fegato TG VLDL
HDL ricche in TG = aumentato catabolismo e diminuito
trasporto inverso del colesterolo
LDL piccole e dense = maggiore arteriosclerosi per aumento
del deposito e dell’ossidazione
Oxidized LDL and Insulin Resistance
(Bruneck Study; Bonora et al; Int J Obes 27:1283, 2003)
0x-LDL (U/l)
40
p=0.001
35
30
25
20
Q1
Q4
N=888, age 40-79 yr; data adjusted for sex, age, BMI, smoking
ATEROSCLEROSI: RUOLO DELLE OX-LDL
Effetto pro-infiammatorio
chemiotattico sui monociti
Formazione di
Cellule schiumose
Ox-LDL
Inibizione della vasodilatazione
NO-mediata
Immunogenicità
Citotossicità
Disfunzione endoteliale
Adesione monocitaria
Mutazione in macrofagi
Ox-LDL
Ox-LDL
Ox-LDL
O2• OH•
Ox-LDL
Ox-LDL
Cellule schiumose
Migrazione cellule muscolari lisce
Sintesi matrice extracellulare
Formazione placca fibrosa
LDL
IL TGF-ß
TNF-a
Disfunzione endoteliale
Adesione monocitaria
Mutazione in macrofagi
Ox-LDL
Ox-LDL
Ox-LDL
Ox-LDL
Ox-LDL
Cellule schiumose
Migrazione cellule muscolari lisce
Sintesi matrice extracellulare
Formazione placca fibrosa
PCR
Rottura della placca
Erosione dell’endotelio
PAI-1
Fibrinogeno
O2• OH•
Aggregazione piastrinica
Costituzione del trombo
LDL
IL TGF-ß
TNF-a
Stato pro-infiammatorio
e pro-trombotico
Degradazione matrice
Apoptosi/necrosi
Aterogenesi
LUMEN
Oxidized LDL
INTIMA
MEDIA
Aterogenesi
LUMEN
Adhesion
molecules
Oxidized LDL
INTIMA
MEDIA
Aterogenesi
LUMEN
Monocytes
Cytokines
Adhesion
molecules
Plaque
formation
Oxidized LDL
Foam cell
INTIMA
MEDIA
Macrophage
Funzioni principali
Regolare la funzione trombotica e fibrinolitica
Regolare l’adesione delle piastrine e dei leucociti
alla sua superficie
Modulare l’ossidazione dei lipidi
Regolare la permeabilità vascolare
Modulare meccanismi infiammatori e immunologici
Vasodilatatori
Ossido nitrico (NO)
fattore rilassante di derivazione endoteliale
Fattore iperpolarizzante di derivazione endoteliale
Prostacicline (PG12)
Bradichinina, acetilcolina, serotonina, istamina, sostanza P
Vasocostrittori
Endotelina
Angiotensina II
Trombossano A2, acetilcolina, ac. arachidonico,
trombina, prostaglandina H2, nicotina, ionofori del calcio
Ossido nitrico (NO)
Origine: -sintetizzato dall’endotelio vasale
Azione:
- potente vasodilatazione
- inibizione aggregazione piastrinica
- riduzione proliferazione cellule
muscolari lisce
Ossido nitrico (NO)
Arg
NO
GTP
GMPc
rilassamento
= Acetilcolina (Ach)
= endoteliocita
= bradichinina (bk)
= miocita
Ossido nitrico (NO)
sintesi ridotta da:
Radicali superossido (O2--)
LDL ossidate
Anticorpi anti-LDL ossidate
La disfunzione dell’endotelio è
fondamentale nel determinare
una alterata reattività vascolare
La vasodilatazione endoteliodipendente è alterata nei pazienti
con aterosclerosi
Le alterazioni strutturali e funzionali
dell’ ”organo endoteliale” sono
il primo passo verso l’evoluzione
aterosclerotica del vaso
Sodio-ritenzione
Iperattività
simpatica
Insulinoresistenza
Alterato trasporto cationico
transmembrana
Ipertensione arteriosa
Iperreattività
vasale
OBESITA’ ADDOMINALE
GRASSO VISCERALE
INSULINO-RESISTENZA
Tessuto adiposo:un organo multi-funzione
ADIPOCHINE
Adiponectina: anti-aterogena, anti-diabetica,,anti-infiammatoria
Leptina
: proinfiammatoria, fibrogenetica, anoressizzante
Resistina
: diabetogena, fibrogenetica
ORMONI-NEUROTRASMETTITORI
PAI-1,Angiotensina II, Noradrenalina
CITOCHINE IMMUNOMODULATRICI E INFIAMMATORIE
Tumor Necrosis Factor-α, Interleuchine
Obesità
viscerale
Leptina, PAI-1
Resistina, TNFα
Adiponectina
Mediatori molecolari di insulino-resistenza
TNFα
NF-Kβ
Protein-kinasi (IKKβ-JNK)
Blocco recettori insulinici
Insulino-resistenza
OBESITA’ ADDOMINALE
• Misura della circonferenza addominale
(>102 cm ♂; >88 cm♀)
• Rapporto vita/fianchi (> 0.8 ♂; > 0.85♀)
• BMI: Kg
h2
Sovrappeso: 25-29
Obesità I: 30-35
Obesità II: 35-40
Obesità III: > 40
Iperglicemia
OBESITA’
NAFLD
InsulinoResistenza
Dislipidemia
Ipertensione
Aterosclerosi
AGING
Declino
cognitivo
OBESITA’
FRAGILITA’
SARCOPENIA
Sindrome
metabolica
AGING
OBESITA’
MASSA GRASSA CORPOREA
Assunzione calorica
Consumo energetico
AGING
= Assunzione calorica
Consumo energetico
Metabolismo basale
Termogenesi alimentare
Attività fisica
Garry et al. Am J Clin Nutr 1992
AGING
Secrezione di GH
Risposta agli ormoni tiroidei
livelli sierici di Testosterone
Massa Magra
Massa Grassa
Resistenza alla Leptina
Villareal TD, Am J Clin Nutr 2005
AGING
Sarcopenia
Obesità
AGING
MASSA MAGRA
MASSA GRASSA
Tessuto adiposo:
Omentale
Viscerale
Mesenterico
Sottocutaneo addominale
Intra-epatico
INSULINORESISTENZA
AGING
Sarcopenia
Sindrome
Metabolica
Cree MG et al. J Clin Endocrinol Metab 2004
Age-related changes in abdominal fat distribution
A: 48y Old man
h: 168 cm, BW: 76 Kg
BMI: 27
B: 77y old man
h: 170 cm, BW: 81 Kg
BMI: 28
AGING= Greater increase of intraabdominal than periferal fat
Greater decrease in periferal than central FFM
Beaufrere B et al. Eur J Clin Nutr 2000
Effect of aging on thigh muscle and fat
Young active
Obesità sarcopenica
Old sedentary
Roubenoff, J. Gerontol. 2003
Stato pro-infiammatorio
TNF-α, IL-1, IL-6
AGING
Adiponectina
Leptina
Resistina
Sindrome
Metabolica
GRASSO
Obesità
VISCERALE
centrale
Stato pro-trombotico
PAI-1
Attivazione
Sistema RAA
INSULINO-RESISTENZA
DECLINO COGNITIVO
I RECETTORI INSULINICI SONO ALTAMENTE
CONCENTRATI A LIVELLO DI IPPOCAMPO,
CORTECCIA ENTORINALE E FRONTALE
Singh et al. Regul Pept 1997
L’ATTIVITA’ INSULINICA STIMOLA LA
PRODUZIONE DI ACETILCOLINA, DOPAMINA
NORADRENALINA
Craft S, Alzheimer Dis Assoc Disord 2006
IN SOGGETTI AFFETTI DA AD L’INFUSIONE IV
DI INSULINA DETERMINA UN MIGLIORAMENTO
DELLE FACOLTA’ MNESICHE
Craft and Watson, Lancet Neurol, 2004
RESISTENZA INSULINICA
IPERINSULINEMIA
Ridotto trasporto di insulina a livello cerebrale
Ridotti livelli di insulina in ippocampo e corteccia
Ridotta produzione di neurotrasmettitori
Baura et al. Diabetes 1996; Eckel et al. Lancet 2005
Criteri proposti per l’identificazione dell’anziano fragile
Perdita di peso (4-5 kg nell’ultimo anno)
Affaticamento (fatica in almeno 3 giorni/settimana)
Riduzione della forza muscolare (hand-grip; meno di
5 e 3 kg nel M e nella F rispettivamente)
Ridotta attività fisica (Physical Activity Scale for Elderly)
Riduzione della velocità del cammino (> 7 sec per 5 mt)
Fried LP et al. 2001
C’è fragilità in presenza di almeno 3 criteri. La presenza di
1 o 2 items identifica il rischio di fragilità (pre-frail)
AGING
Affaticabilità
Debolezza
muscolare
Resistenza
muscolare
Deterioramento
muscolare
ATTIVITA’ FISICA
Consumo energetico
Obesità centrale
Insulino-resistenza
Ipertensione
Diabete tipo II
RISCHIO CV
Steatosi epatica
Dislipidemia
Criteri diagnostici per la Sindrome Metabolica
3 o più dei seguenti fattori (NCEP- ATPIII):
•Obesità addominale
•[circonferenza vita >102cm(M), >88cm(F)]
•Iperglicemia a digiuno(110-125mg/dl)
•Ipertrigliceridemia(>150mg/dl)
•Col-HDL [<40mg/dl(M), <50mg/dl(F)]
•Ipertensione arteriosa(>130/85mmHg)
CRITERI AGGIUNGITIVI:
Stato pro-infiammatorio ( TNF-α, PCR, IL-6)
Stato pro-trombotico (PAI-1)
Resistenza insulinica (HOMA)
NAFDL
FATTORI DI RISCHIO LEGATI
ALLO STILE DI VITA
INATTIVITA’ FISICA
DIETA ATEROGENA
OBESITA’ ADDOMINALE
DISLIPIDEMIA ATEROGENA
FATTORI DI RISCHIO
METABOLICI
IPERGLICEMIA
IPERTENSIONE ARTERIOSA
STATO PROTROMBOTICO
STATO PROINFIAMMATORIO
THERAPEUTICS LIFE CHANGES (TLC)
INATTIVITA’ FISICA
Regolare attività fisica moderata:
Almeno 30 min (meglio 60)/die continua o
intermittente, almeno 5 giorni/settimana
OBESITA’ ADDOMINALE
Calo ponderale dal 7 al 10% in un anno;
continuare il programma verso il proprio
peso ideale (BMI < 25 Kg/m2)
Regular physical activity
Raises HDL cholesterol
Reduces VLDL, may lower LDL
Reduces insulin resistance
May lower blood pressure
Improves cardiovascular function
NHBLI ATP III, JAMA 2001
The combination of weight loss and increased
physical activity can significantly decrease the
development of type 2 diabetes in high risk individuals
Finnish Diabetes Prevention Study, N Eng J Med 2001
Stile di vita: terapia della s metabolica e
prevenzione del rischio cardiovascolare
• Riduzione del peso del 5-7 %
• Ridurre grassi saturi (di origine animale)
(< 7- 10 delle calorie totali) e colesterolo alimentare
(<200 mg/die), preferire grassi insaturi (di origine
vegetale) (15-20 % delle calorie totali)
• Aumentare consumo di pesce
• Aumentare il consumo di fibre; legumi, verdura,
frutta e cereali non raffinati
• Moderare il consumo di alcol
• Moderare il consumo di sale (< 6 g/ die)
• Sospensione fumo
• 30 min esercizio fisico aerobio 3-4 volte /
settimana
ATP III: Componenti nutrizionali dell’intervento dietetico
Componenti Alimentazione
Grassi saturi*
Introito raccomandato
< 7% delle calorie totali
Grassi poliinsaturi
Fino al 10% delle calorie totali
Grassi monoinsaturi
Fino al 20% delle calorie totali
Grasso totale
25% – 35% delle calorie totali
Carboidrati (specie complessi)
50% – 60% delle calorie totali
Fibre
Proteine
20 – 30 g/d
~15% delle calorie totali
*Anche gli acidi grassi Trans aumentano il C-LDL e dovrebbero essere tenuti a un basso livello di introito.
Expert Panel on Detection, Evaluation, and Treatment of
High Blood Cholesterol in Adults. JAMA. 2001;285:2486-2497.
FATTORI DI RISCHIO LEGATI
ALLO STILE DI VITA
INATTIVITA’ FISICA
DIETA ATEROGENA
OBESITA’ ADDOMINALE
DISLIPIDEMIA ATEROGENA
FATTORI DI RISCHIO
METABOLICI
IPERGLICEMIA
IPERTENSIONE ARTERIOSA
STATO PROTROMBOTICO
STATO PROINFIAMMATORIO
DISLIPIDEMIA ATEROGENA
OBIETTIVI:
Primario:
Ipercolesterolemia LDL
Secondario:
Ipercolesterolemia non-HDL
Terziario:
Ipocolesterolemia HDL
STATINE
Colesterolo
LDL-C, Ox-LDL
HDL-C
Uptake di Ox-LDL dei macrofagi
Sintesi di Cellule schiumose
Ridotta disfunzione endoteliale
Ridotta sintesi di TxA2
Ridotta aggregazione piastrinica
Aumentata stabilità della placca
Ridotta risposta infiammatoria
RIDUZIONE DI:
IMA,
STROKE
EVENTI CV MAGGIORI
CASI DIABETE TIPO II
CAD IN OVER 75
IFG / IGT / Diabete
Obiettivi primari:
•Rallentare la progressione verso il diabete mellito tipo II
•Ridurre la resistenza insulinica
•Diabete tipo II: Emoglobina A1c < 7.0%
Tx non farmacologica
Tx farmacologica
Stile di vita
Calo ponderale
Attività fisica
Inibitori dell’α-glucosidasi
Ridotta digestione dei polisaccaridi
Ridotta glicemia post-prandiale
Calo del’Hb A1c ~ 0.7%
METFORMINA
Inibisce l’espressione epatica di TNFα
Riduce la resistenza insulinica
Calo dell’Hb A1c ~ 1.5%
TIAZOLIDINEDIONI
Attivazione dei PPARγ
Aumento della sensibilità insulinica
Calo dell’HbA1c ~ 1%
INCRETINE ( Analoghi GLP-1, Inibitori DPP)
AT2-ANTAGONISTI
AGONISTI DEI PPARs
INSULINO-RESISTENZA(HOMA)
TRIGLICERIDI PLASMATICI
Pershandsingh et al. Diabetes Care, 2004
ACE-INIBITORI
RISCHIO DI SVILUPPO DIABETE
Yusuf et al. JAMA, 2001
Diabete mellito
Il diabete mellito è una malattia
metabolica caratterizzata da una
alterata attività dell’insulina per:
•ridotta disponibilità di questo ormone
•impedimento alla sua normale azione
•una combinazione di questi due
fattori.
Omeostasi glicemica
Soggetti normali
media ± 2 SD
Glucosio
(mg/dl
200
Pasti
140
70
Insulina
(pmol/L)
480
320
160
0
7
12
18
24
6
Ore
Mod. da Ciofetta M, et al.Diabetes Care 1999; 22: 795.
Secrezione insulinica
precoce e tardiva
Normale vs IGT/Diabete
Insulina
Glicemia
IGT/Diabete
Normale
Tempo
Mod. da Grodsky GM. Diabetes 1989;38:673–678
Glucosio
(mg/100 ml)
360
330
300
270
240
110
80
Insulina
(µU/ml)
150
120
90
60
30
0
Glucagone
(µµg/ml)
Secrezione di insulina e glucagone in risposta ad
un pasto ricco di carboidrati nel diabete di tipo 2
140
130
120
110
100
90
Diabetici di Tipo 2 (n=12)*
Gruppo di Controllo (n=11)
Pasto
Ridotta/ritardata risposta insulinica
Mancata soppressione di glucagone
–60
0
60
120
180
240
Tempo (minuti)
*Misurazione dell’insulinemia in cinque pazienti
Adattato da Müller WA et al N Engl J Med 1970;283:109–115.
72
INTERPRETAZIONE DEI VALORI GLICEMICI
Glicemia valutata in un qualunque orario
< 120mg/dl
120-200mg/dl
> 200mg/dl
Glicemia a digiuno
< 120mg/dl
120-140mg/dl
> 140mg/dl
(In 2 occasioni)
Glicemia 2 ore dopo 75g di glucosio p.o.
< 140mg/dl
NORMALE
140-200mg/dl
IGT
> 200mg/dl
DIABETE
Diabete mellito
Tipo I
• Chetoacidosico, giovanile , magro, insulinodipendente DMID.
• Esaurimento funzionale del pancreas endocrino
(Isole di Langherans, cellule pancreatiche ß).
Carenza di insulina.
• LADA
Tipo II
• Florido, non chetoacidosico, non insulinodipendente DMNID.
• Resistenza periferica all’azione dell’insulina,
obesità, aumentato fabbisogno insulinico.
• MODY
Diabete mellito
Aumento della glicogenolisi epatica-muscolare
Aumentata produzione di glucosio
Iperglicemia(> 180mg/dl)
Glicosuria
SINTOMATOLOGIA
Poliuria, polidipsia, polifagia,
astenia, calo ponderale
Diabete mellito tipo II
• Riscontro occasionale in pz. asintomatico
• Iperglicemia
• Glicosuria
• Ipertrigliceridemia (VLDL)
• Iperuricemia
• Astenia
• Sovrappeso/Obesità
• Poliuria/Polidipsia/Iperfagia
Diabete mellito
POSSIBILI ESORDI CLINICI
• Calo del visus improvviso (sofferenza osmotica
delle cellule retiniche in variazioni improvvise di
glicemia) o graduale (cataratta, retinopatia,
glaucoma)
• Mono-polinevriti/ artropatie
• Prurito vulvare/ piorrea alveolare/ balanite
• Infarto miocardico/ arteriopatie obliteranti arti
inferiori (claudicatio intermittens, sindrome di
Leriche)
Il diabete…
nell’anziano ...
78
ISTAT 200679
Tasso di prevalenza (%) del diabete per età e sesso. Studio ILSA
80
MECCANISMI COINVOLTI NELL’AUMENTO DELLA
PREVALENZA DEL DM NELL’ETA’ AVANZATA:
.
Predisposizione genetica
• Insulino-resistenza
• Dieta povera in carboidrati complessi e ricca in grassi
• Obesità viscerale
• Scarsa attività fisica
81
Diabete nell’anziano
1. Atipia sintomatologica + aspecificità
2. Non poliuria e polidipsia ma:
Depressione, astenia, facile affaticabilità…
3. Due principali tipologie di pazienti:
. Diabetici divenuti anziani
. Anziani divenuti diabetici
Indispensabile screening per identificare
pazienti con diabete misconosciuto o IGT
dopo i 70 anni di età (profilo glicemico delle
24 h con misurazione della glicemia pre e
post prandiale, OGTT).
Diversi studi hanno dimostrato che la sola glicemia a digiuno può non
essere sufficiente per lo screening nell’anziano.
Ciò suggerisce che il focus del controllo glicemico deve essere posto
83
sui valori di glicemia post prandiale.
Diabete
e
Alterazioni del
Metabolismo osseo
84
DIABETE MELLITO E RISCHIO DI FRATTURE
Studi recenti mostrano un aumentato rischio di fratture del DM tipo 2.
Senza terapia insulinica
In terapia insulinica
• Nord-Trondelag Health Survey Nelle donne tra 50-74 anni con DM
femore aumentato 1.14
dell’(0.42-3.08)
80%.
FEMORE Tipo 2, rischio di frattura
1.82del
(1.24-2.69)
• Studio
SOF (Study
OMERO
PROSSIMALE
of Osteoporotic
fracture) Pazienti
DM hanno
1.94 (1.24-3.02)
2.38con
(0.97-5.81)
rischio di fratture da fragilità doppio rispetto a donne di pari età senza
FRATTURE NON
1.30
(1.10-1.53)
1.39 (0.97-1.98)
Malattia.
VERTEBRALI
PIEDE
1.09 (0.64-1.84)
2.68 (1.18-6.06)
Rischio relativo di frattura (CI 95%) in donne anziane con DM2 senza e con terapia insulinica.
(Schwartz et al, J.Clin.Endocrinol Met, 2001).
QUALI FRATTURE ?
85
POSSIBILI MECCANISMI PATOGENETICI
• Complicanze del diabete che aumentano il rischio di cadute
(disturbi della vista, disturbi dell’equilibrio, ipotensione
ortostatica, crisi ipoglicemiche…).
• Terapia con Tiazolidinedioni (effetto negativo sull’osso
mediato dall’attivazione del PPAR-γ il quale sembra possa
inibire la differenziazione in osteoblasti).
• Osteopenia da deficit degli osteoblasti (ridotti livelli sierici di
osteocalcina da ridotta secrezione causata dall’iperglicemia).
• Ipovitaminosi D (livelli sierici inferiori di 25(OH)D che
causerebbero un’ulteriore alterazione della secrezione
insulinica)
86
STUDIO HEALT ABC e STUDIO SOF
Hanno dimostrato che:
IL DIABETE TIPO 2 SI ASSOCIA
NON TANTO A RIDOTTA DENSITA’ OSSEA
QUANTO AD ALTERATA QUALITA’ DELL’OSSO
SARCOPENIA
• Scarsa forza muscolare/ debolezza muscolare
• Limitazione della mobilità/ perdita di peso
• Progressiva perdita di massa ossea
87
E’ noto che il diabete può peggiorare la progressiva sarcopenia
associata all’invecchiamento del muscolo scheletrico.
POSSIBILI MECCANISMI:
1) Attivazione nel muscolo del proteosoma, complesso che accelera la degradazione
delle proteine ed è responsabile della perdita di massa muscolare.
2) Studi clinici e sperimentali hanno rilevato elevati livelli sierici di TNF-α nella
patogenesi del DM e in condizioni associate a cachessia, stabilendo una relazione
diretta tra livello sierico di TNF-α e di sfingosina con l’apoptosi del muscolo
scheletrico.
3) Accumulo di prodotti terminali di glicosilazione avanzata (AGEs) con
conseguente alterazione della struttura dell’osso, del muscolo e delle pareti
vascolari. Essi stimolano la produzione di IL-6, inibiscono l’espressione fenotipica
degli osteoblasti, incrementano il riassorbimento osseo mediato dagli osteoclasti.
88
DIABETE
E
DISABILITA’ FISICA
NELL’ANZIANO
89
•DISABILITA’ NELLE ADL:
MASCHI 30%
DIABETICI
FEMMINE 49%
MASCHI 27%
NON DIABETICI
FEMMINE 33%
•DISABILITA’ IN ALMENO UN TEST DI PERFORMANCE FISICA
MASCHI 39%
DIABETICI
FEMMINE 76%
MASCHI 34%
NON DIABETICI
FEMMINE 62%
La prevalenza di disabilità clinica è significativamente più elevata
90
nelle donne diabetiche.
Diabete
Declino cognitivo
e
demenza
91
DIABETE TIPO 1 E DEFICIT COGNITIVO.
Da una meta-analisi di 33 studi è emerso che il profilo cognitivo dei
Pazienti con DM tipo 1 è caratterizzato da
DEFICIT SPECIFICI
Rallentamento della velocità mentale di elaborazione
delle informazioni
Diminuizione della flessibilità mentale
Difficoltà nell’utilizzo di informazioni già acquisite
Deficit nelle prove di intelligenza
92
MECCANISMI NEUROPSICOLOGICI COINVOLTI:
•STRESS OSSIDATIVO
•ACCUMULO DI PRODOTTI DI GLICOSILAZIONE AVANZATA
•GLICOSILAZIONE DI PROTEINE NON ENZIMATICHE
•DISFUNZIONI VASCOLARI
•ALTERAZIONI NEL TRASPORTO DELLA BARRIERA EMATOENCEFALICA
•ACCUMULO DI PRODOTTI DI PEROSSIDAZIONE LIPIDICA
•CAMBIAMENTI NELL’ATTIVITA’ DEI RECETTORI β-ADRENERGICI
93
Correlazione tra Diabete e Depressione
Longitudinal Association Between Depressive Symptoms and Incident Type 2 Diabetes
Mellitus in Older Adults. The Cardiovascular Health Study
Kaplan-Meier plot of the association between quartiles of depressive symptom score and
incidence of diabetes mellitus
Il diabete raddoppia il rischio di sviluppare una condizione depressiva
La depressione risulta associata a un peggioramento
del compenso metabolico e a una ridotta adesione alla terapia
94
LA METODOLOGIA OPERATIVA
VALUTAZIONE MULTIDIMENSIONALE
GERIATRICA (VMG)
STATO
FISICO
STATO
MENTALE
STATO
FUNZIONALE
•Malattie
•Nutrizione
•Attività fisica
•Cognitivo (MMSE/SPMSQ/CAM)
•Psicoaffettivo (GDS)
•ADL
•IADL
STATO
SOCIO-ECONOMICO
•Reddito
•Supporto formale (servizi)
•Supporto informale (famiglia, amici etc.)
CONDIZIONI
AMBIENTALI
•Tipo di residenza (domicilio, casa di rip.)
•Caratteristiche (ad es. barriere arch.)
•Collocazione nel territorio
VALUTAZIONE MULTIDIMENSIONALE
PER IL DIABETE NELL’ANZIANO
Valutazione SOCIOECONOMICA
• Abitativa (Casa propria, presso familiari, comunità)
• Familiare (vive da solo o con altri)
• Reddito (economicamente autonomo o meno)
Valutazione FARMACOLOGICA
• Terapie croniche abitudinarie a volte non riferite,
automedicazione (diuretici, analgesici,antibiotici per IVU,
corticosteroidi sistemici o topici inalatori, ß2 agonisti)
Valutazione ABITUDINI DI VITA
• Alimentazione, attività fisica, orario dei pasti
Valutazione CLINICA
• Valutazione cardiovascolare (altri fattori di rischio, ECG ,
presenza di precordialgia da sforzo/a riposo, EcoCG)
• Malattia aterosclerotica (claudicatio intermittens, soffi carotidei)
• Colesterolo totale, HDL, LDL, Trigliceridi, HbA1c
VALUTAZIONE MULTIDIMENSIONALE
PER IL DIABETE NELL’ANZIANO
Valutazione della NEUROPATIA
• E.O.N.: SNA e sensibilità periferica(manovra di Valsalva,
ipotensione ortostatica, aritmia sinusale, ipoestesia,
parestesie)
Valutazione MALATTIE OCULARI
• Esame della vista, del fundus con dilataz. pupillare,
retinografia
Valutazione NEFROPATIA
• Microalbuminuria,proteinuria delle 24 h, clearance della
creatinina, azotemia, creatininemia, P.A.
Valutazione del PIEDE DIABETICO
• Esame dei piedi: vascolare, neurologico, muscoloscheletrico
• Esame cutaneo e dei tess. Molli. Adeguamento calzature
usate.
DM nell’anziano OBIETTIVI TERAPEUTICI
Anziano diabetico senza altre patologie
Anziano con polipatologia
•
•
•
•
•
Diabete adulto
Obiettivi primari:
Benessere soggettivo, eliminazione della
sintomatologia diabetica
Conservazione di un normale metabolismo
energetico
Prevenzione delle crisi ipoglicemiche
Prevenzione delle complicanze metaboliche acute
Rallentamento delle complicanze d’organo
DM nell’anziano OBIETTIVI TERAPEUTICI
Obiettivi secondari:
• Raggiungimento di uno stato di euglicemia
Parametri
Ottimali
Accettabili
Glicemia a digiuno(mg/dl)
120-140
< 180
Glicemia 2h dopo i pasti
140-180
< 200
Emoglobina glicosilata HbA1c(%)
< 7.0
<8
Nel paziente anziano sono considerati tollerabili
valori di glicemia più alti che nell’adulto per
ridurre il più possibile il rischio di ipoglicemia
(specialmente se in terapia insulinica)
PROBLEMI PARTICOLARI NEL
TRATTAMENTO DEL DIABETE NELL’ANZIANO
Problema
Conseguenze
Possibili soluzioni
Disturbi della vista Inadeguato
Siringhe predosate
dosaggio insulinico Penne per insulina
Iper/ipoglicemia
Diminuzione
attività quotidiane
Diminuito apporto
alimentare.
Ipoglicemia
Distribuzione pasti
a domicilio
Depressione
Scarsa osservanza Trattamento della
depressione,
Suicidio
socializzazione
Politerapia
Interazione tra
farmaci con
Iper/ipoglicemia
Controllo periodico
Sosp. farmaci non
indispensabili
PROBLEMI PARTICOLARI NEL
TRATTAMENTO DEL DIABETE NELL’ANZIANO
Problema
Conseguenze
Polipatologia Ricorso a più
farmaci
Indigenza
Inattività
fisica
Possibili soluzioni
Priorità di
trattamento
Malnutrizione.
Assistente
Scarsa
sociale
osservanza
Programmi di
Obesità,
iperglicemia esercizio fisico
DIABETE MELLITO TERAPIA
1)Non farmacologica
Dieta
Esercizio fisico
Educazione sanitaria
Sulfaniluree
Biguanidi
2)Farmacologica
Inibitori dell’α-glicosidasi
Repaglinide
Insulina e analoghi
Incretine
DIABETE MELLITO TERAPIA
• Dieta
Apporto calorico non inferiore a 1300-1400 cal.
Dieta suddivisa in 5-6 pasti: 3 principali + 2 spuntini.
Non limitare eccessivamente pane, pasta e carboidrati
complessi.
• Attività fisica
Consigliata e incoraggiata: calo ponderale, ↑sensibilità
all’insulina, ↑trofismo muscolare, ↑funzione osteoarticolare,
miglioramento circolazione…
Costante, graduale, prudente, aerobica, controllata.
• Educazione sanitaria
Indispensabile per la cura del diabete.
Autogestione della glicemia, del regime alimentare, della
terapia.
LE PRICIPALI ATTIVITA’ SPORTIVE
CONSIGLIATE (sotto controllo medico)
•
•
•
•
•
•
•
•
PALESTRA “FITNESS METABOLICA”
CAMMINARE A PASSO SVELTO
CORSA A PIEDI
NUOTO
SCI DI FONDO e DISCESA
TENNIS
ATLETICA LEGGERA
CICLISMO
Raccomandazioni dell’Associazione
Americana di Diabetologia
• L’ESERCIZIO FISICO DEVE ESSERE PRESCRITTO
DAL DIABETOLOGO IN AGGIUNTA ALLA DIETA E
ALLE CURE FARMACOLOGICHE
• PER MIGLIORARE LA GLICEMIA,
MANTENERE IL PESO e
RIDURRE IL RISCHIO DI INFARTI,
“Si consiglia almeno 150 min. a settimana di esercizio
fisico aerobico di moderata intensita’ e almeno 90 min.
a settimana di vigorosi esercizi aerobicI”
• L’ESERCIZIO FISICO DEVE ESSERE
FATTO PER ALMENO 3 GIORNI A
SETTIMANA
• NON PIU’ DI 2 GIORNI DI RIPOSO
• PER ALMENO 4 ORE A SETTIMANA
(per ridurre il rischio di malattie
cardiache)
• PER OTTENERE UNA RIDUZIONE DEL
PESO CORPOREO BISOGNERA’
AUMENTARE PROGRESSIVAMENTE
L’ALLENAMENTO
L’esercizio fisico secondo l’ADA…
• E’ SICURO (se e’ prescritto e controllato)
• MIGLIORA LA GLICEMIA
• RIDUCE IL RISCHIO DI INFARTO E ICTUS
• MIGLIORA IL PESO CORPOREO
Consigli utili per l’attività fisica
• “10.000 passi al giorno”, in pratica una passeggiata
di 30-45 minuti
• Evitare il più possibile l’uso della macchina
• Utilizzare le scale più che l’ascensore
• Se si va al lavoro o altro, scendere dall’autobus una
fermata prima o parcheggiare un po’ distante
• Evitare attività fisiche troppo stressanti
preferendone di più modeste ma ripetute.
TUTTI I GIORNI ALLACCIA ALLA
CINTURA IL CONTAPASSI E FAI
DIABETE MELLITO TERAPIA
• Sulfaniluree
Stimolano la secrezione pancreatica di insulina. Differenti per
potenza, effetti farmacodinamici/farmacocinetici. Effetto
collaterale principale nell’anziano: ipoglicemia. Interazione
con numerosi farmaci. Preferire quelle a breve emivita.
Prevedere la possibilità di fallimento primario (anziano subito
insulino-carente) o secondario (esaurimento funzionale entro
pochi mesi). Attenzione in caso di insuff. epatica/renale.
• Biguanidi
Non stimolano la secrezione pancreatica, riducono
l’assorbimento intestinale di glucosio, ne migliorano l’utilizzo
periferico e la sensibilità insulinica. Principali effetti
collaterali:diarrea,flatulenza, acidosi lattica (molto ridotta
con Metformina). Utilizzare nell’anziano in sovrappeso/obeso
DIABETE MELLITO TERAPIA
• Acarbose
Inibitore delle alfa-glicosidasi intestinali, enzimi che
trasformano gli zuccheri complessi in zuccheri semplici. Il
farmaco modula e rallenta l’assorbimento degli zuccheri. Effetti
collaterali, dovuti al suo meccanismo d’azione, sono: flatulenza,
meteorismo, diarrea, dolori addominali. Di scarso successo in
monoterapia.
• Repaglinide
Derivato dell’acido benzoico, capostipite di una nuova classe di
farmaci non sulfanilureici. A brevissima emivita per cui non
ipoglicemie tardive (frequenti nell’anziano).
Per il suo metabolismo (>90% epatico) può essere
somministrato in caso di insufficienza renale lieve-moderata
(Creatinina ≥ 20ml/min). Somministrare ai pasti principali
personalizzando le dosi.
DIABETE MELLITO TERAPIA
Incretine
Ormoni prodotti a livello gastrointestinale, secreti dopo i
pasti, stimolano la produzione di insulina, inibiscono quella
di glucagone, rallentano la motilità e quindi lo svuotamento
gastrico (rendendo più soft la curva glicemica postprandiale) e diminiuiscono l’appetito. Il GLP-1(glucagon-like
peptide 1, principale esponente della categoria,) viene
rapidamente (1-2 min) degradato dall’enzima DPP-4. La
terapia prevede sia l’utilizzo di analoghi del GLP-1 resistenti
all’azione di degradazione dell’enzima e quindi con effetto
prolungato (exenatide, liraglutide), sia l’uso di inbitori
dell’enzima DPP-4 che evitano la veloce degradazione
del’GLP-1 (sitagliptin).
DIABETE MELLITO TERAPIA
INCRETINOMIMETICI: agenti che mimano l’azione
del GLP-1
Agonisti sintetici del GLP1-R
- exenatide
- liraglutide
Agenti che prolungano l’attività del GLP-1 endogeno
- Inibitori della DPP-4
Il sistema del GLP-1
e l’effetto incretinico
Il sistema del GLP-1e l’effetto incretinico
FISIOLOGIA
• Le incretine sono ormoni secreti dalle cellule endocrine intestinali in
risposta all’assunzione di nutrienti.
• Le incretine influenzano l’omeostasi glucidica attraverso molteplici
azioni che comprendono la secrezione insulinica glucosio-dipendente,
la soppressione del glucagoneI in fase post-prandiale e il
rallentamento dello svuotamento gastrico.
• Le incretine sono state identificate quando si è osservato che il
glucosio somministrato per via orale determina una maggior
stimolazione della secrezione insulinica rispetto a quando equivalenti
livelli di glucosio vengono ottenuti con somministrazione per via
endovenosa.
– Questo fenomeno è definito “effetto incretinico”
– L’effetto incretinico è responsabile di 60% della secrezione
insulinica dopo un pasto.
GLP-1 e GIP
a) Glucagon-like peptide 1 (GLP-1)
• Rapidamente sintetizzato e secreto dalle cellule L principalmente
localizzate nell’ileo e nel colon1,2
• Siti di azione: β-cellule e α-cellule pancreatiche, tratto GI, CNS e
cuore3
• Le azioni sono recettore-mediate2,3
• La secrezione è ridotta nel T2DM
b) Glucose-dependent insulinotropic polypeptide (GIP)
• Rapidamente sintetizzato e secreto dalle cellule K del duodeno e
del digiuno1,2
• Siti di azione: sopratutto β-cellule; adipociti, cellule progenitrici
neurali, e osteoblasti3,4
• Le azioni sono recettore-mediate2,3
• In pazienti con Diabete Mellito Tipo 2, I livelli di GIP sono
normali o lievemente aumentati, ma la loro azione è minima2
1. Drucker DJ. Diabetes Care. 2003;26:2929-2940. 2. Thorens B. Diabete Metab. 1995;21:311-318. 3. Baggio LL, Drucker DJ.
Gastroenterology. 2007;132:2131-2157. 4. Nyberg J, et al. J Neurosci. 2005;25:1816-1825.
Il sistema del GLP-1e l’effetto incretinico
Ruolo glucoregolatorio delle incretine
 Lavoro
-cellule
GLP-1 è secreto in seguito
all’ingestione di cibo
Promuove il senso di
sazietà e riduce
l’appetito
 Risposta
-cellule
Beta-cellule:
Potenzia la secrezione di
insulina glucosiodipendente
Cellule alfa:
↓ secrezione postprandiale
di glucagone
Fegato:
↓ Glucagone riduce la
produzione epatica di
glucosio
Stomaco:
aiuta a regolare
lo svuotamento
gastrico
Adattato da: Flint A, et al. J Clin Invest. 1998;101:515-520.; Adapted from Larsson H, et al. Acta Physiol Scand. 1997;160:413-422.; Adattato da:
Nauck MA, et al. Diabetologia. 1996;39:1546-1553.; Adapted from Drucker DJ. Diabetes. 1998;47:159-169.
Il potenziale terapeutico del GLP-1 è
limitato dalla sua rapida inattivazione
Rapida inattivazione (DPP-4),
Breve emivita (~1-2 min)
GLP-1 deve essere somministrato
continuamente (infusione)
Inconveniente per il trattamento di una
patologia cronica come il diabete tipo 2
Strategie per migliorare il potenziale
terapeutico del GLP-1
• Agenti che mimano l’azione del GLP-1 (incretinomimetici)
– Derivati del GLP-1 resistenti alla DPP-4 (somm. s.c.)
• Liraglutide
• Exenatide
• Agenti che prolungano l’attività del GLP-1 endogeno
– Inibitori della DPP-4 (somm. Orale)
– Gliptine
DIABETE MELLITO TERAPIA
Insulina e analoghi
Principale indicazione nel tipo I ma da utilizzare anche nel tipo II
in caso di: viraggio da insulino-indipendente a insulino-richiedente
In associazione ad ipoglicemizzanti orali se insufficienti
In alternativa ad ipoglicemizzanti orali se controindicati
In caso di complicanze infettive con difficile compenso metabolico
Insulina
Pronta
Semilenta
Lenta
Premiscelate
Picco
Fine azione
20’
30-60’
Max 3 h
Max 5 h
6h
12-16 h
1-2 h
Max 6-7 h
24 h
Inizio azione
Differenti caratteristiche se 20/80, 30/70,
40/60, 50/50 pronta/semilenta
DIABETE MELLITO TERAPIA
Le insuline oggi sono ottenute tutte con la tecnica del
DNA ricombinante, possono avere la stessa
struttura di quella umana o stuttura diversa per
alcuni amminoacidi(analoghi) che ne facilita
l’assorbimento.
La somministrazione terapeutica giornaliera di
insulina dovrebbe mimare la secrezione endogena,
con una dose basale (insuline a lunga emivita) e
dosi a rapido picco ai pasti.
E’ buona regola iniziare con basse dosi e proseguire
incrementando lentamente.
Es: I Basale:
0.2 – 0.3 U/Kg/die;
I Prandiali: 0.05 – 0.1 U/Kg/pasto.
Il fabbisogno di insulina in un paziente insulino privo si
aggira in media sulle 0.6-0.7U/kg die.
DIABETE MELLITO TERAPIA
Insuline rapide
Ins. Umana regolare
Ins. Glulisina
Ins.Lispro/aspart
Insuline ad azione
prolungata
Ins. Ultralente
Ins.Glargine
Ins.Detemir
Insuline intermedie
Insulina NPH
Insuline Lente
Insuline premiscelate
Ins.NPL/Lispro75/25
Ins. Aspart 70/30
COMPLICANZE ACUTE: COMA
IPEROSMOLARE NON CHETOSICO
Sindrome caratterizzata da : iperglicemia, estrema
disidratazione, iperosmolarità plasmatica
Frequente complicanza del
Mortalità > 50%
Diabete mellito tipo 2
Iperglicemia sintomatica
Poliuria osmotica
Disidratazione
Inadeguato apporto
di liquidi
COMPLICANZE ACUTE: COMA
IPEROSMOLARE NON CHETOSICO
CAUSE SCATENANTI
Infezioni acute: respiratorie/urogenitali/sepsi
Tx diuretica incongrua
Tx steroidea in diabetico
SEGNI E SINTOMI
Intensa iperglicemia
Poliuria
Disidratazione
Collasso cardiocircolat.acuto!
Sonnolenza
Coma
Ipotensione arteriosa
COMPLICANZE ACUTE: COMA
IPEROSMOLARE NON CHETOSICO
DIAGNOSI
• Iperglicemia : 600 – 1000 mg% ml
• Non iperchetonemia/ chetonuria
• Iperazotemia
• Iperosmolarità plasmatica : > 300 mOsm/ Kg
Osmolarità plasmatica: 2 x Na+ +
Glicemia
18
TERAPIA
+
Azotemia
2.8
• Obiettivo: Correzione della contrazione del
volume plasmatico
• Liquidi: Sol. Fisiologica 9 ‰
1 lt + 1fl KCl /h
• Insulina pronta : 5-10 U/h e.v.
DIABETE MELLITO:COMPLICANZE
CRONICHE
OCULARI
RENALI
NEUROLOGICHE
Retinopatia diabetica
Cataratta
Glaucoma
Glomerulosclerosi diabetica
Pielonefrite cronica
Necrosi papillare
Vescica neurogena
Neuropatie subclinche
Neuropatie conclamate
Diffuse
Locali
DIABETE MELLITO:COMPLICANZE
CRONICHE
VASCOLARI
Vasculopatia coronarica (IMA)
V. periferiche (AOCP)
V. cerebrali (ICTUS)
Cardiopatia ischemica
RETINOPATIA DIABETICA
PATOGENESI
Danno endoteliale
Aumento della permeabilità capillare
Alterazioni dei periciti retinici
Ispessimento membrane basali
Microaneurismi
Essudati duri
Essudati cotonosi
Proteine/ Lipidi
extravasali
Microinfarti
RETINOPATIA DIABETICA
• Frequente riscontro nell’anziano
diabetico è la maculopatia diabetica
con edema maculare e conseguente
riduzione del visus.
• L’occlusione capillare causa ipossia
con aumento dello stimolo alla
neoangiogenesi. I vasi neoformati
possono facilmente rompersi con
emorragia retinica.
RETINOPATIA DIABETICA
CLASSIFICAZIONE
R. NON PROLIFERANTE (Background)
• Ispessimento delle membrane basali
• Perdita dei periciti/proliferazione cellule
endoteliali
• Microaneurismi
• Occlusioni capillari
• Emorragie intraretiniche
• Essudati duri
• Essudati cotonosi
RETINOPATIA DIABETICA
CLASSIFICAZIONE
R. PROLIFERANTE
• Neovascolarizzazione extraretinica
• Emorragie retiniche
• Distacco di retina
• Principale causa di cecità
• Correlata con la durata della malattia
diabetica
• Nel 95% dei casi di Diabete tipo 1
• Nel 78% dei casi di Diabete tipo 2
NEFROPATIA DIABETICA E
COMPLICANZE RENALI
• Aterosclerosi renale
• Tromboembolia dell’arteria renale
Batteriuria asintomatica
• Infezioni urinarie
Cistiti
Pielonefriti
Favorite da ristagno urinario
(ipertrofia prostatica, vescica atonica, cistocele)
necrosi papillare
insufficenza renale
NEFROPATIA DIABETICA
SEGNI E SINTOMI
• Inizialmente microalbuminuria
• Proteinuria (> 0.5g/24h) irreversibile
Sindrome Nefrosica
• Ipertensione arteriosa
• Edema generalizzato
• Insufficienza renale
Triade di
Kimmestiel-Wilson
(Glomerulosclerosi
diabetica)
NEUROPATIE DIABETICHE
CLASSIFICAZIONE
SUBCLINICHE
Sintomi sensitivi distali (parestesie,ipoestesia)
Ridotta velocità di conduzione nervosa
CONCLAMATE
Mononeuropatie craniche
N. Locali/Focali
Neuropatie toracoaddominali
Neuropatie focali degli arti
Amiotrofia
N. Diffuse
Polineuropatia distale simmetrica sensitivo-motoria
Neuropatia autonomica
- Genitourinaria
- Gastrointestinale
- Cardiovascolare
Vescicale
Sessuale
Atonia gastrica
Atonia colecistica
Diarrea diabetica
POLINEUROPATIA DISTALE
SIMMETRICA SENSITIVO-MOTORIA
(Neuropatia diabetica classica)
• Simmetrica Arti inferiori (a calza)
Arti superiori (a guanto)
• Sensitiva
• Motoria
Formicolio/bruciore
parestesie/dolore urente
Astenia /ipotrofia muscolare
Ridotti/assenti riflessi osteotendinei
Incapacità di camminare sui talloni
• Cronica/Progressiva
PATTERN CLINICI DELLA NEUROPATIA PERIFERICA DIABETICA
NEUROPATIA AUTONOMICA
Disordine generalizzato del sistema nervoso
autonomo ad insorgenza insidiosa che coinvolge
inizialmente alcuni distretti in modo casuale, per
diffondersi successivamente e comporre un quadro di
patologia sistemica
Genitourinaria: 1)
Vescica diabetica:
2) Impotenza:
Gastrointestinale
Cardiovascolare
Insensibilità all’aumento di volume
Atonia del m. detrusore
Aumento del volume residuo
Infezioni urinarie ricorrenti
Assenza di erezione
Eiaculazione retrograda
Disfagia/ rigurgito/ vomito
Atonia gastrica/ colecistica
Gastroparesi diabetica
Diarrea diabetica
Non adattamento della FC a vari stimoli
Ipotensione posturale
Allungamento intervallo QT
Morte improvvisa
Macroangiopatia diabetica
% Dilatazione di
Produzione di LDL ossidate
capillari/venule
Attivaz. Cell. endoteliali
Microaneurismi
Edema/essudati
Ipossia/ischemia
Adesione monocitaria
Proliferazione miociti
Auto.Ab anti LDL-OX
Formazione di Foam Cells
Neovascolarizzazione
Stria lipidica
Placca ateromatosa
Macroangiopatia diabetica
• Quando la macroangiopatia interessa le arterie degli
arti inferiori si parla di arteriopatia obliterante
cronica periferica (AOCP), che provoca insufficienza
circolatoria con sintomatologia caratteristica.
L'ostruzione dei vasi e la conseguente ischemia a
livello degli arti si manifesta negli stadi più precoci con
sintomatologia sfumata, caratterizzata da sensazione
di freddo agli arti, intorpidimento, formicolii, lenta
cicatrizzazione delle ferite e facilità alle infezioni.
• Altri utili segni clinici di arteriopatia sono la scomparsa
degli annessi cutanei dal dorso e dalle dita dei piedi,
pallore degli arti e rilievo di cute assottigliata e
lucente. Quando lo stadio di arteriopatia è ancora più
avanzato si manifesta claudicatio, infine il dolore si
manifesta anche a riposo, e si possono formare delle
ulcerazioni ischemiche o addirittura un processo di
gangrena
IL PIEDE DIABETICO
Ulcera ischemica + Piede neuropatico
•
Ulcere neuropatiche
Si formano nei punti di elevato carico pressorio
Pianta dei piedi/Sedi di deformità
La neuropatia (favorita da arteriopatia con
alterazione vasa nervorum) causa: perdita di
sensibilità, anormale postura dei piedi, aumento
della pressione locale
Ipercheratosi, callosità, ematoma, essudato infiammatorio
ULCERAZIONE
IL PIEDE DIABETICO
Artropatia di Charcot
Neuropatia con traumi ripetuti
Alterata vascolarizzazione ossea
Aumentata attività osteoclastica
Rimodellamento osseo
Distruzione+frammentazione ossea
Deformità del piede di Charcot
Lesioni iniziali ed apparentemente insignificanti
possono dare origine a fratture
PIEDE DIABETICO
E' visibile la floglosi del dorso del piede
con necrosi del quinto dito.
Guarigione dopo il trattamento
PIEDE DIABETICO
Un uomo di 62 anni con neuropatia diabetica prevalentemente sensitiva si
è addormentato vicino al fuoco provocandosi un estesa ustione alla pianta
del piede
Dopo medicazioni ogni due giorni ha ottenuto una buona detersione.
Dopo piccoli innesti è guarito completamente in due mesi e mezzo con una
ottima qualità della pelle.

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