AGGIORNAMENTO DEI PRINCIPALI DOSSIER

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AGGIORNAMENTO DEI PRINCIPALI DOSSIER
AGGIORNAMENTO DEI PRINCIPALI DOSSIER
RELATIVI AL MEZZOGIORNO/5
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La politica di Coesione- il punto di vista di Confindustria
Consiglio Europeo
Fondi strutturali: spesa certificata e target ad ottobre 2012
Riprogrammazione Fondi strutturali 2007-13 per il Sud- Il Piano
d’Azione e Coesione
Allegati
Novembre 2012
1.
LA POLITICA DI COESIONE- IL PUNTO DI VISTA DI CONFINDUSTRIA
In corrispondenza con le fasi decisive del negoziato sul futuro bilancio dell’UE e sul
pacchetto legislativo dei fondi strutturali per il periodo 2014-2020, Confindustria e le
Confindustrie regionali hanno predisposto un documento di posizione sulle future politiche
di coesione.
Confindustria giudica in modo positivo l’allineamento di una politica di coesione riformata
alle priorità ed ai target di Europa 2020, strategia fondamentale per riportare l’Italia su un
sentiero di crescita. Tale politica dovrà essere rivolta a tutta l’Unione, mantenendo la
priorità per le regioni in ritardo di sviluppo e tenendo conto di situazioni di svantaggio
territoriale. La politica di coesione dovrà essere parte di una strategia europea orientata agli
investimenti, anche attraverso garanzia di un’effettiva addizionalità delle risorse della
politica di coesione e l’esclusione degli interventi cofinanziati dal Patto di Stabilità e
Crescita (“Golden rule”); è auspicabile che la Commissione europea presenti al più presto
una proposta in tal senso.
E’ condivisibile l’obiettivo di riformare le regole di funzionamento della politica di coesione,
per ottenere recuperi di efficienza, contenimenti di costi e maggiore semplificazione per i
beneficiari; così come la priorità, espressa dal Governo italiano, per il contenimento del
saldo netto, esigenza fondamentale per un paese grande contribuente netto come l’Italia.
E’ necessario, inoltre, perseguire una maggiore concentrazione degli interventi, non solo
dal punto di vista tematico, ma anche dal punto di vista della dimensione e della massa
critica dei progetti, premiandone la capacità di generare impatti significativi sugli obiettivi
tematici; va inoltre favorito, anche con il migliore utilizzo dei fondi strutturali europei, il pieno
dispiegarsi di una efficace politica industriale europea;
Confindustria sostiene la proposta di concentrare gli interventi nelle regioni più sviluppate
su poche priorità di Europa 2020: a queste Regioni dovrà essere garantita una adeguata
autonomia programmatoria (con riferimento a fondi, priorità e strumenti di intervento), in
considerazione della estrema diversità delle situazioni da affrontare. Condivide, inoltre, la
previsione di quote minime di risorse del FSE per ciascun obiettivo, da gestire con la
necessaria flessibilità in sede di programmazione e attuazione, anche in forma integrata
con gli altri strumenti finanziari. Sostiene, poi, l’obiettivo della revisione dei sostegni alle
imprese finanziati dal FESR, all’insegna di un più ampio ricorso a procedure di accesso di
natura semplificata: in questa cornice, il passaggio ad un ruolo più ampio per gli strumenti
di ingegneria finanziaria dovrà essere graduale, per evitare ripercussioni negative sulle
decisioni di investimento. E’ inoltre apprezzabile la proposta di realizzare una
programmazione “per azioni”, nella quale i programmi saranno costituiti da una lista di
azioni / progetti corredati di cronogramma di attività e risultati attesi;
Si condivide l’idea che Stati membri e Commissione concordino impegni più vincolanti in un
vero e proprio Contratto di Partenariato, ridefinito negli obiettivi da raggiungere e rafforzato
da precondizioni utili a migliorare la qualità e la celerità degli interventi. Sin dalle prime fasi
di definizione e nella successiva fase di attuazione, il Contratto ed i susseguenti atti di
programmazione dovranno basarsi sul coinvolgimento pieno e permanente delle
amministrazioni regionali e delle rappresentanze degli interessi. È condivisibile anche
l’opportunità che la politica di coesione tenga adeguatamente conto delle specificità delle
regioni che presentano gravi e permanenti svantaggi naturali o demografici, come quelle
insulari (Sardegna) e di quelle colpite da gravi calamità naturali (Abruzzo, Emilia Romagna).
Al contrario, la posizione di Confindustria è contraria alle ipotesi di forte riduzione delle
rubriche rivolte al sostegno della competitività dell’economia europea, in particolare ricerca,
infrastrutture, coesione, in maniera sproporzionata rispetto alle altre rubriche. Inoltre, non
condivide l’eventualità che la riduzione del saldo netto italiano avvenga a scapito delle
risorse della politica di coesione, che saranno fondamentali nei prossimi anni caratterizzati
da restrizioni dei bilanci nazionali e regionali; e neppure, le proposte di condizionalità di tipo
macroeconomico che tendano ad applicare questo principio in maniera iniqua,
penalizzando in particolare i beneficiari finali degli interventi.
Non condivisibili sono anche le ipotesi di modifica dei criteri di allocazione delle risorse che
dovessero risultare penalizzanti per le regioni svantaggiate del Mezzogiorno e le proposte
di normativa sugli aiuti di Stato che non tengano adeguatamente conto degli effetti della
crisi e delle differenze tra i territori dell’Unione. Confindustria non condivide un utilizzo delle
deroghe sugli aiuti a finalità regionale non coerente con le esigenze di pianificazione dello
sviluppo a livello territoriale e l’esclusione della grande impresa dal finanziamento degli
investimenti tramite FESR, che penalizzerebbe l’attrattività e la competitività dell’intero
Paese.
E’ necessario altresì scongiurare la possibilità che si operi una ripartizione delle risorse per
le nuove regioni in transizione penalizzante per le regioni italiane, così anche le ipotesi di
depotenziamento del ruolo del partenariato socio economico.
2. CONSIGLIO EUROPEO
Il vertice tra i Capi di Stato e di Governo dell'UE dedicato alla discussione sul Quadro
Finanziario Pluriennale 2014-2020 dell'Unione Europea si è chiuso senza un accordo: le
delegazioni presenti hanno infatti affidato al Presidente del Consiglio Ue Herman Van
Rompuy il "mandato" di presentare una nuova bozza di compromesso. Nei prossimi giorni il
presidente Van Rompuy continuerà a Bruxelles la serie di incontri bilaterali per mettere a
punto una nuova proposta, in vista di un nuovo vertice che potrebbe tenersi a febbraio. La
bozza predisposta dalla Presidenza non ha infatti trovato il consenso unanime dei 27 Stati
membri.
Gran Bretagna, Germania, Svezia Danimarca, Finlandia e Olanda hanno detto "no" alla
proposta Van Rompuy. Sebbene, infatti, si sia lavorato su un'ipotesi di taglio tra i 90 e i 110
miliardi di euro, come richiesto da tali Paesi (ipotesi che sarà presumibilmente la base di
partenza del futuro documento negoziale), si è registrato un disaccordo su come ripartire
questo taglio, circostanza che ha consigliato di non forzare alla ricerca di un accordo,
preferendo uscire dal vertice senza vinti né vincitori.
Va tuttavia osservato che rispetto alle versioni precedenti, la bozza di testo (su cui i citati 5
Paesi hanno espresso parere negativo) ha fatto segnare effettivamente qualche passo in
avanti con riferimento alle richieste formulate dal nostro Paese, a favore delle quali
Confindustria ha preso nei giorni scorsi apertamente posizione.
Rispetto a precedenti versioni del cosiddetto "negotiating box", le risorse per la politica di
coesione (principale "obiettivo" negoziale italiano, insieme alla PAC) sono state, infatti,
effettivamente aumentate di circa 11 miliardi di euro (da 309 a 320 miliardi di euro), e
soprattutto sono state nuovamente incrementate le risorse per le regioni in ritardo di
sviluppo (da 156 a 161,4 miliardi di €, "solo" 2 miliardi di € in meno della proposta originale
della Commissione europea) nelle quali sono collocate le regioni meridionali meno
sviluppate.
Miglioramenti sensibili, nella direzione auspicata dal Governo italiano, si registrerebbero
inoltre sul metodo proposto per l'allocazione delle risorse nelle regioni eleggibili, che
terrebbe conto dei livelli occupazionali (assegnando maggiori risorse alle Regioni con più
alto tasso di disoccupazione, mediante premio procapite per ogni disoccupato).
Va comunque sottolineato che tale bozza dovrà ancora, come detto, essere oggetto di
negoziato, per cui tali cifre potrebbero modificarsi ancora: la loro importanza sta nel fatto
che esse costituiscono un punto di partenza sulla base della quale discutere.
Valutando gli esiti del vertice, il Governo italiano ha espresso apprezzamento sui progressi
sulla politica di coesione, ma ha dichiarato ancora insoddisfazione sulla questione della
politica agricola comune: nel complesso, sebbene non sufficienti, si tratta di progressi
significativi sulla via di un buon risultato per Europa e Italia.
Poiché una vera e propria proposta negoziale ancora ufficialmente non c'è, è difficile
esprimere un giudizio complessivo sui risultati del Vertice, sebbene gli avanzamenti fatti
registrare sulla politica di coesione mostrino che le argomentazioni del Governo italiano
sono state tenute (almeno parzialmente) in maggiore considerazione. Qualche
preoccupazione può essere tuttavia espressa per il rinvio al nuovo anno. In sé il rinvio non
è un problema (anche nel negoziato sul bilancio 2007-2013 furono necessari due Consigli
europei), ma è negativo il segnale che viene dato dai Paesi membri e dalle Istituzioni
comunitarie per l'incapacità di trovare un accordo soddisfacente, soprattutto con il
permanere di una grave crisi economica ed occupazionale in Europa.
3.
FONDI STRUTTURALI: SPESA CERTIFICATA E TARGET AD OTTOBRE 2012
Il Ministero per la Coesione Territoriale ha pubblicato i dati relativi al raggiungimento dei
target vincolanti di spesa relativi alla scadenza di ottobre 2012, per i fondi strutturali 200713 delle regioni del Mezzogiorno e del Centro Nord.
In totale, sulla base dei dati della Ragioneria Generale dello Stato, 43 programmi operativi
su 52 hanno raggiunto il target delle spese certificate.
Per quanto riguarda il FESR, le Regioni dell’Obiettivo Convergenza registrano in
prevalenza buoni risultati: la Puglia ha superato di oltre 5 punti percentuali l’obiettivo di
ottobre, facendo registrare una spesa certificata del 32,5% (rispetto a un target del 27,3%)
ed è la Regione con il massimo volume di spesa in tutta Italia, con ben 1.669,8 mln di euro.
Anche la Basilicata ha superato il proprio obiettivo (41 %), spendendo il 41,3% delle
risorse; così come la Campania che ha certificato il 14,8% (l’ob. era del 10,5%).
Calabria e Sicilia, invece non hanno raggiunto il proprio target, rispettivamente del 19,5% e
del 14,7%, registrando una spesa del 18,9% la Calabria e del 14,1% la Sicilia.
Rispetto all’obiettivo di ottobre, anche i Programmi Nazionali PON hanno in prevalenza
superato l’obiettivo, in particolare, il PON Istruzione, che ha superato l’obiettivo di 4,5%,
avendo una spesa del 39,7%. Obiettivo superato anche per il PON Sicurezza, che ha
speso il 39,5% delle risorse. Viceversa, il POIn Attrattori culturali non ha raggiunto
l’obiettivo, avendo speso infatti il 24,2% a fronte di un obiettivo del 27,5%,
Nelle Regioni dell’Obiettivo Competitività lo stato di avanzamento del FESR presenta una
situazione differenziata. Fra le regioni meridionali, l’Abruzzo ha superato l’obiettivo con una
spesa del 37,9% (ob. del 36,3%), la Sardegna, invece, non lo ha raggiunto, pur avendo
speso il 35,3% delle risorse.
Per il Centro Nord, la P.A. Trento ha speso il 45,5% delle risorse, superando così l’obiettivo
di ottobre di ben 9,2 punti percentuali; la Valle d’Aosta ha raggiunto il 41,4% di spesa,
rispetto all’obiettivo del 36,3%;
Per quel che riguarda lo stato di avanzamento del FSE, tutte le Regioni hanno superato il
rispettivo obiettivo, tranne la Sicilia, che lo ha mancato di 0,6 punti percentuali e la Valle
d’Aosta che ha speso il 35,1% mentre l’obiettivo era di 36,3%. Bene Emilia Romagna, che
registra una spesa del 56,2% (ob. 41,2%); Friuli Venezia Giulia, che con un obiettivo del
36,7% ha speso il 45,8% delle risorse; Toscana, che ha superato l’obiettivo del 7,3% (ob.
36,3%) avendo speso il 43,6%.
Bene anche le Regioni meridionali dell’Ob. Competitività: l’Abruzzo ha raggiunto una spesa
del 36,7% (l’ob. 35,8%); la Sardegna ha utilizzato il 51% delle risorse disponibili.
In sintesi, molti programmi hanno realizzato, pur in condizioni difficili, un notevole
progresso, che ha consentito il raggiungimento, e in alcuni casi anche il superamento di
diversi punti percentuali, dell’obiettivo di ottobre.
Le Amministrazioni titolari di Programmi Operativi sono ora attese dalla scadenza di
dicembre, per la quale sono stati fissati target maggiormente sfidanti, pari al 100% della
quota N+2 dell’anno in corso.
È opportuno ricordare, a tale proposito, che il mancato raggiungimento di tale target
comporterà il disimpegno automatico delle risorse e la loro restituzione al bilancio
comunitario. Al fine di scongiurare tale eventualità e per favorire un pieno assorbimento dei
fondi per le annualità successive, in particolare per le regioni della convergenza, è
attualmente in corso un avanzato processo di riprogrammazione, nell’ambito del Piano
d’Azione Coesione.
4. RIPROGRAMMAZIONE FONDI STRUTTURALI 2007-13 PER IL SUD- PIANO
D’AZIONE COESIONE
Nel corso di un incontro tenutosi presso il Ministero della Coesione è stato fatto il punto
sullo stato di avanzamento della terza ed ultima riprogrammazione dei fondi strutturali 2013
per le Regioni del Mezzogiorno, dedicata ai temi “impresa e lavoro”. Come concordato, la
riprogrammazione riguarderà sia la salvaguardia di progetti significativi che non avrebbero
potuto essere completati nei termini previsti dalla programmazione comunitaria, sia il
finanziamento di nuovi interventi. In gran parte, la riprogrammazione verrà attuata mediante
la riduzione della quota di cofinanziamento nazionale, consentendo di costituire un
accantonamento di risorse che possono finanziare interventi ammissibili senza più la
scadenza del disimpegno automatico.
Nel complesso, la riprogrammazione dovrebbe valere intorno ai 4,7 miliardi di euro
(tenendo conto di riprogrammazioni interne ai programmi e riduzione del cofinanziamento):
di questi, poco più della metà dovrebbe riguardare il finanziamento di nuovi interventi,
prevalentemente sulle tematiche “impresa e lavoro”, come concordato al Tavolo con le parti
economiche e sociali: viceversa, poco meno della metà dovrebbe andare a salvaguardare
progetti ritenuti validi che, per motivi di tempo, non si riuscirebbe a completare nei tempi
comunitari e che vengono, quindi, posti in un programma parallelo finanziato con le sole
risorse di cofinanziamento, per poterli completare senza il rischio di perdita di risorse.
Secondo una prima ricostruzione, ancora da verificare, il quadro della riprogrammazione
dei vari programmi è il seguente:
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Puglia (circa 200 milioni su nuovi interventi e 360 di vecchi progetti “salvaguardati”);
PON Reti e Mobilità (circa 100 su progetti nuovi, circa 80 su progetti “salvaguardati”);
Calabria (circa 250 su progetti nuovi e 190 su progetti salvaguardati);
Campania (circa 1 miliardo su nuovi progetti, 600 milioni sui ”progetti salvaguardati”
(prevalentemente Grandi Progetti, circa 250 su progetti da identificare - in istruttoria);
Sicilia (circa 500 sui nuovi progetti, circa 600 su vecchi progetti da salvaguardare,
circa 450 da identificare ancora in istruttoria);
Friuli Venezia Giulia (circa 27 su progetti nuovi, 18 su progetti da “salvaguardare”);
Val d’Aosta (16 su progetti nuovi)
Sardegna (circa 55 su progetti nuovi).
La gran parte dei progetti nuovi riguarda le tematiche di impresa e lavoro. Fra di essi si
segnalano: 280 milioni per incentivi fiscali in deminimis per investimenti produttivi nelle aree
urbane degradate; 260 per progetti di sviluppo turistico; circa 300 milioni di euro per aree di
crisi industriale, circa 30 milioni di euro di finanziamenti agevolati per l’acquisto di
macchinari ed attrezzature, che si sommano a misure analoghe già aperte o in fase di
apertura in Puglia, 170 per la nuova imprenditorialità; circa 150 milioni per l’istruzione
tecnica di qualità in collegamento con il sistema produttivo; 170 milioni per il Credito
d’imposta per nuovi occupati; 290 per la parte di politica attiva della Cassa in Deroga.
Per quanto riguarda lo stato di avanzamento di tale processo, la Regione Puglia avrebbe
già definito in linea di massima il pacchetto di risorse da riprogrammare, così come il PON
Reti e mobilità, la Val d’Aosta ed il Friuli Venezia Giulia. Per la riprogrammazione dei POR
Campania è previsto un incontro tra il Ministro Barca ed il Presidente Caldoro mercoledì 21
novembre prossimo. La Sardegna ha in programma un incontro a Bruxelles per discutere le
sue proposte giovedì 22, mentre la Sicilia, che è più in ritardo, avrà mercoledì 21 il primo
incontro con la Task Force del Ministero e la Commissione Europea. L’unica Regione che
rischia di perdere risorse alla fine dell’anno è la Calabria che, proprio per questo, ha avviato
la procedura scritta venerdì scorso, con l’obiettivo di approvare le modifiche ai programmi
entro questa settimana.