una testimonianza dal Cammino di Santiago estate 2010

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una testimonianza dal Cammino di Santiago estate 2010
una testimonianza dal Cammino di Santiago
estate 2010
Estratto dal “Diario della mia 41^ estate – Santiago de Compostela 2010 ”
Domenica 15 Agosto
“In quei giorni Maria si mise in viaggio verso la montagna e raggiunse in fretta una città di Giuda.
Entrata nella casa di Zaccaria, salutò Elisabetta. Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il
bambino le sussultò nel grembo. Elisabetta fu piena di Spirito Santo ed esclamò a gran voce:
«Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo! A che debbo che la madre del mio
Signore venga a me? Ecco, appena la voce del tuo saluto è giunta ai miei orecchi, il bambino ha
esultato di gioia nel mio grembo. E beata colei che ha creduto nell'adempimento delle parole del
Signore».
Allora Maria disse:
«L'anima mia magnifica il Signore
e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore,
perché ha guardato l'umiltà della sua serva.
D'ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata.
Grandi cose ha fatto in me l'Onnipotente
e Santo è il suo nome:
di generazione in generazione la sua misericordia
si stende su quelli che lo temono.
Ha spiegato la potenza del suo braccio,
ha disperso i superbi nei pensieri del loro cuore;
ha rovesciato i potenti dai troni,
ha innalzato gli umili;
ha ricolmato di beni gli affamati,
ha rimandato a mani vuote i ricchi.
Ha soccorso Israele, suo servo,
ricordandosi della sua misericordia,
come aveva promesso ai nostri padri,
ad Abramo e alla sua discendenza,
per sempre».”
Saluto tutti gli amici alla messa e dopo la benedizione in piazza vado via. Roberta mi affida la sua
fedina-rosario d’oro: è l’anello da portare sul cammino e ancora una volta mi lascia senza fiato. Il
mio zaino di preghiere si fa sempre più pesante ma questo mi carica ancora di più. Sento che devo
fare questo per me ma anche per chi ha riposto in me la sua fiducia! Un oceano di sguardi, di saluti,
di raccomandazioni (Tiziana “non esagerare”)… sento che mi vogliono bene e mi sosterranno in
questa fatica. Al ritorno condivideremo tutto perché è anche grazie a loro che sto partendo. Alle
22,00 arrivo ad Amelia ma non posso dormire a casa di Mgrazia perché ha il gatto. Piombiamo a
casa di Giancarlo che sta preparando il suo bagaglio e lascia tutto per prepararmi la stanza,
scusandosi addirittura per il disordine (non conosce il mio!!): la casa è davvero molto bella. Sveglia
programmata alle 4,15 e accenno al cambio di itinerario.
Lunedì 16 Agosto
h. 5,22 comincia l’avventura. Durante il viaggio cominciamo subito a parlare di politica e
(ovviamente essendo Giancarlo di Casini) la discussione si fa subito complicata. Annarita (sorella di
Mgrazia e altra pellegrina) è incaricata della parte religiosa/spirituale del viaggio; Mgrazia è il Jolly,
io la contabile; Giancarlo è il CAPO e come tale non può essere contestato. Si leggono le letture di
oggi (S. Rocco) e il commento. Si parla di Crociate e delle scuse di Giovanni Paolo II per gli errori
della Chiesa. h. 10,40 siamo a Voltri (dopo Genova). H. 0,10 riassumo brevemente le tappe di oggi:
h. 13,30 Nizza (pranzo); 15,30 Marsiglia; 16,30 visita ad Arles una delle città da cui partono i
pellegrini e città dove per alcuni anni ha vissuto Van Gogh (orecchio mozzato). H. 20,30 arrivo
all’albergo “F.1” fuori Carcassonne. Percorsi in totale 1200 km. Cena a Carcassonne, città
medievale deliziosa. Continuano le lezioni di storia di Giancarlo che vuole calamitata la nostra
attenzione. La giornata corre in compagnia dei messaggi degli amici (Buon cammino che sia ricco
di tante esperienze positive _ Paola Greco) ma soprattutto con vari pensieri: mi trovo trascinata in
un pellegrinaggio che la mia mente razionale rifiuta. Signore, ancora non riesco a lasciarmi sedurre
da Te… fino a quando la tua pazienza? Sono davvero un po’ stanca ma il cervello frulla ancora.
L’anello mi tiene grande compagnia e mi conforta e quindi decido di tenerlo laddove mi è stato
affidato (anulare sin).
Martedì 17 Agosto
Partenza h. 8,25 con il “coche peregrino”.Andiamo a visitare nuovamente Carcassonne, città
architettonicamente e non solo davvero interessante (da consigliare insieme a Bruges). Risaliamo in
macchina (coche) e cominciamo a discutere sull’eresia catara, distrutta da una Crociata
“autorizzata” da Innocenzo III. Ovviamente io tifavo per i Catari e alla fine ho un po’ convinto gli
altri; in sintesi il senso del mio discorso era: in condizioni favorevoli è necessario confrontarci con
chi pensa diversamente da noi, non distruggere i nemici. In condizioni non favorevoli (es. minaccia
reale) è ammessa la difesa, non l’attacco armato. Alle 11,30 arriviamo a Tolosa. La città è grande ed
il centro storico molto carino. Visitiamo la chiesa di S. Saturnino (punto di raccolta dei pellegrini) e
la chiesa dei Giacobiti (domenicani) dove è sepolto S. Tommaso d’Aquino. Dentro c’è un sistema
di specchi che consente di vedere il soffitto della navate ed è davvero fichissimo perché ingrandisce
e avvicina per vedere meglio. H. 14,00 ripartiamo alla volta di Saint Juan de la Peña dove forse
vedremo le aquile (Pirenei). Ed eccomi qui a raccontare la prima vera avventura del viaggio. Sono
le 17,30 e mi trovo ai piedi di un segnale indicante “Col d’Ichère 674 m – Cammino di Arles”
perché SI E’ ROTTA IMPROVVISAMENTE la macchina di Giancarlo. Circa un’ora fa stavamo
salendo verso Somport e la macchina ha ceduto. Così, dopo rapidissima valutazione, infilo gli
scarponi e comincio a camminare per tornare a valle. Gianca è più lento così dopo circa 3 km, al
bivio suddetto, fermo un tizio che viene dalla campagna (tipo un MODERNO CIRENEO), gli
spiego cosa è successo e, nel frattempo che è arrivato, spedisco Giancarlo con lui ad un centro
assistenza. Speriamo bene! Sono seduta sopra un bel sasso, senza libro, senza musica (a proposito,
la colonna sonora dell’attraversamento dei Pirenei era Vasco) senza acqua e con un piccolo snack ai
frutti di bosco. Ovviamente non sono preoccupata, sto solo pensando alle possibili facce di tutte le
persone che conosco, a cominciare da quella di mio papà, passando per Simona e Michela, a Fabio
DeA, a mio fratello. Asseconda di come andrà a finire, questa la racconto oppure no. Senti che fichi
i due ultimi sms che ho ricevuto: “Oggi ho avuto conferma della mia immissione in ruolo. Buon
Cammino! Baci Rita”. “Sono contenta che il viaggio sia iniziato sotto una buona stella. Un
Abbraccio e buon viaggio. Ci sentiamo via sms” - Giusy. Ah, dimenticavo di annotare che mentre
camminavo due meravigliose aquile volteggiavano sopra la mia testa, peccato ero senza macchina
fotografica! Sono le 18,30 e stiamo nell’officina di un meccanico ciccione e abbastanza sporco …
vediamo cosa spara. P.S. Le foto di Maria Grazia sul carroattrezzi sono esilaranti. H. 19,20 arriva
un taxi che ci accompagna a Sarrance, un delizioso paesino ai piedi dei Pirenei. Cena (molto buona
direi) e pernottamento in un albergo per pellegrini e domani sveglia h. 7,15 perché io e Gianca
andremo a piedi (c.a. 8 km) dal meccanico per capire cosa fare per proseguire il viaggio. Certo, per
come lo abbiamo lasciato stasera indispettito nei nostri confronti le prospettive non sono rosee …
Assaggiato dopo cena brandy Armagnac.
Mercoledì 19 Agosto
h. 10,30 siamo ad Oloron cercando di risolvere il problema della macchina. Probabilmente
prenderemo una macchina a noleggio. Lasciamo la macchina di Gianca alla Ford e andiamo alla
Peugeot (sempre accompagnati dal gentilissimo tassista Louis). C’è un problema con le carte di
credito e si telefona in Italia per far alzare il plafond. Finalmente alle 15,00 arriva l’ok dall’Italia e
riusciamo a prendere a noleggio un pulmino da 9 posti!!! Riusciamo a partire e alle 17,00 siamo a
Somport (al confine tra Francia e Spagna) e Gianca CI CONSEGNA LA CREDENZIALE DEL
PELLEGRINO. Il momento è emozionante, il panorama mozzafiato. “Il pellegrinaggio è la
metafora della vita, dobbiamo avere una meta e non camminare irresponsabilmente”… ma qual è la
mia meta? … E’ dura da comprendere ma non devo mai dimenticare di centrare un obiettivo, o
almeno tendere ad esso. Più o meno alle 18,30 siamo a San Juan de la Peña, un monastero molto
suggestivo sui Pirenei spagnoli. Mgrazia ci teneva tanto a passare di qua. Capitelli del Chiostro
bellissimi. Andando via vedo pure un’aquila. Dopo circa 150 km finalmente arriviamo a Puente la
Rejna dove decidiamo di dormire dopo lauta cena. H. 0,50 si prova a riposare perché sento Gianca
ronfare dalla mia stanza.
Giovedì 20 Agosto
Partenza da Puente la Rejna alle 8,15 dopo colazione del Pellegrino. Andiamo a visitare il famoso
“Puente” (quello di Coelho) e facciamo una bella lezione. A me il suo libro sul cammino non ha
entusiasmato ma il messaggio da prendere (il discorso della bambina) è che la spada (il potere) si
raggiunge quando si affrontano le difficoltà di ogni giorno con semplicità. Continuano i continui
“richiami” al Cammino (Chiese, crocifissi, altri simboli tipo Cruzeiros), tanto per non farti scordare
dove stai andando. Alle 9,15 arriviamo ad Eunate (Ermita de Santa Maria de Eunate). Il posto è
suggestivo e sento qui un’energia particolare. Purtroppo la chiesa apre alle 10,00 e così non
possiamo visitare l’interno con la famosa statua della Madonna col Bambino. Penso a quando i
pellegrini arrivavano qui dopo chilometri di solitudine e trovavano conforto tra queste mura: è una
sensazione speciale e mi piacerebbe tornare qui. Saliamo in macchina e mi viene in mente di
“accroccare” all’interno uno stenditoio per i panni che da giorni ci trasciniamo umidi nel bagaglio.
Devo ammettere che è una GENIALATA: i panni ben presto coprono tutto il filo e SI
ASCIUGANO!!! Alle 10,20 arriviamo ad IRACHE dove c’è la fonte del vino, cioè una fontana che
“elargisce” gratuitamente vino per i pellegrini. Bevo alla salute dei miei amici e telefono a Raffaele
che oggi compie 40 anni: è un posto dove dobbiamo tornare tutti insieme. Anche la visita al
monastero è molto interessante, soprattutto perché tutto è un po’ oltre! “Peregrino, si quieres llegar
a Santiago con fuerza y vitalidad de este gran vino echa un trago y brinda por la felicitad. FUENTE
DE IRACHE FUENTE DEL VINO”. A mezzogiorno arriviamo a Santo Domingo de la Calzada.
Un certo Domenico diventato Santo per essersi messo a servizio dei pellegrini, lungo la strada
(calzada). Preghiera intorno alla tomba, un’intenzione a giro (almeno tre). Ricordo la mia famiglia, i
miei amici, me stessa. Questa è la chiesa famosa per il “gallinero” e così il gallo non ci delude e fa
dei potentissimi chicchirichì. Il Retablo Major è splendido (scultura lignea policroma gigantesca).
Pranzo con pane e affettato; come sempre quando posso mi incarico di preparare io i panini
direttamente in macchina per non perdere tempo: pare sia di gradimento dei miei compagni di
viaggio. Alle 15,20 arriviamo a Burgos. La città è molto bella (è stata capitale del regno) e la
cattedrale è magnifica. Tra le altre cose conserva la tomba del CID CAMPEADOR, la tomba dei
Connestables (da lasciare a bocca aperta) e il famoso “Cristo di Burgos”, un crocifisso ligneo con
una gonna (oggi verde). Sono le 18,00 e cominciamo ad attraversare la Meseta: chilometri e
chilometri di nulla a forma di grano. Il paesaggio è impressionante e penso che per i pellegrini,
dopo giorni che la percorrono, diventa una specie di “STATO MENTALE”: guardo l’orizzonte
senza scorgere niente eppure non posso che andare avanti. Più o meno dopo 40 minuti di strade che
tagliano solo campi di grano e qualche sparuto paese di paglia e fango arriviamo all’Hospital di San
Nicolas, quello dove fa servizio Giancarlo e la Confraternita di San Giacomo di Compostela di
Perugia. E’ bellissimo: un’ala di una chiesa romanica del 1200 ristrutturata e adibita all’accoglienza
dei pellegrini. Non c’è corrente elettrica se non un piccolissimo generatore fotovoltaico. E’ una
festa e ci invitano per la cena. Velocissima puntata a Castrojeriz per prenotare il bivacco e ritorno a
San Nicolas per la lavanda dei piedi e la cena. Al momento della cerimonia penso di morire per la
vergogna e per l’emozione. Viene spiegato rapidamente il gesto dall’hospitalero di turno (Paolo)
con traduzione in inglese e la signora che lava i piedi ai pellegrini alla fine li bacia: mi sale un
groppo in gola e gli occhi mi si riempiono di lacrime… Cena semplice (pasta e insalata di verdure
con formaggio) a lume di candela in compagnia del Priore della Confraternita (Prof. Paolo Caucci
von Saucken) e di sua moglie. Il pensiero di lasciare una vita agiata per mettersi a completo servizio
degli altri (i pellegrini) fa SBANDARE IL MIO CERVELLO… è un’esperienza davvero forte stare
là. Buona festa a Raffaele, sono le 23,50 e si va a dormire.
Venerdì 20 Agosto
Sveglia alle 7,00 dopo sonno ristoratore a Castrojeriz. Prima di partire decidiamo di fare un giro per
il paese così incontriamo Amancio padrone della tienda e amico di Giancarlo. Entriamo nel
fornitissimo negozio (uno spaccio tipo quello della nostra Zenaide dove si trova l’impossibile) di
questo anziano e gentilissimo signore con foulard blu al collo. E’ un’”istituzione” del cammino e ci
regala (facendolo indossare) un piccolo Tau che decido di tenere al collo. Proseguiamo fino al
primo belvedere del paese dove (appena alzato) ci chiama Paolo Caucci, il PROFESSORE. Ci
invita a visitare la sua casa che è semplicemente stupenda. I lavori di ristrutturazione sono ancora da
ultimare ma le stanze arredate sono magnifiche (la signora è architetto, avete presente una casa da
pubblicare su Domus o AD? Eccola qua!). Facciamo la 2^ colazione (con Paolo) in un localino
fichissimo dove il gestore indicando una sua foto con Coelho ci dice che “è uno scrittore ma non un
erudito”. Partiamo più o meno alle 9,30 e ripassiamo davanti all’Hospital di Giancarlo e rifacciamo
ancora Km e Km di Meseta. Come dicevo ieri più che una regione fisica, questa mi sembra uno
stato mentale: calma piatta un po’ come dopo … (omissis). Sono rimasta folgorata. Alle 11,15
arriviamo a Villalcazar de Sirga (dopo aver visto svariate meraviglie: fonti battesimali, abbazie
diroccate, Rollo jurisdiccional e pila bautismal romanica a Boadilla del Camino – qui salutiamo
anche l’amico fico di Gianca, Eduardo bravo simpatico e davvero TANTO CARINO – il Canale di
Castiglia costruito dai Romani (CHE TANTO SAPEVANO FARE, MA ANCHE DISFARE… ),
pensavo io, invece no, realizzato in un secolo solo tra il 1751 e il 1849. Nella chiesa di Villalcazar è
esposta la statua di “Santa Maria la Blanca”, una delle più note del Cammino. Alle 13,30 pranziamo
preparando panini c/o il ponte medievale dell’ Ospital de Orbigo e poi alla volta di Foncébadon (il
posto dei cani demoni di Coelho). In effetti il posto è un po’ inquietante soprattutto perché piuttosto
diroccato. La zona è impervia e fredda … poveri pellegrini. Arriviamo quindi alla “Croce di Ferro”
del Cammino in Leon che svariati imbecilli hanno pensato bene di trasformare in una sorta di
Totem (con un bottiglia di vino più alta di tutto). Mi da veramente fastidio perché credo sia
importante comunque rispettare ciò in cui non si crede. Arriviamo (più o meno alle 4 del
pomeriggio) a Manjarin, il primo posto di veri “fattoni/hyppies” del cammino… non mi pare il caso
di accettare/comprare nulla per il sudiciume che c’è. H. 17,15 sguardo veloce al Castello di
Ponferrada (molto bello) e lezione breve sui Templari che proprio grazie alla scoperta (negli archivi
vaticani) di alcuni documenti importantissimi da parte di una studiosa di Orte (amica di Gianca che
mi regala pure il libro!) sono stati finalmente riabilitati dalla chiesa. Alle 17,45 arriviamo a
Villafranca de Bierzo (dove VIVADDIO si conclude il libro di Coelho) e visitiamo la Iglesia de
Santiago e Francisco. Qui anticamente, potevano fermarsi i pellegrini malati e passando attraverso
la Porta Santa ricevevano ugualmente l’indulgenza. Qui l’hospitale è bellissimo e super tecnologico,
così tanti ragazzi sono su Internet o scaricano le loro foto in supporti USB. C’è una frase molto
bella di Santiago appesa al muro che si conclude con l’ormai mitica ULTREYA SUSEYA- BUEN
CAMINO. Ci accingiamo a salire al Cebreiro (1300 m circa) ma sono quasi le 7 di sera e quindi
riusciamo a fare solo l’ultimo pezzo a piedi, partendo da Vega de Valcarce. Il sentiero è stretto e
polveroso e mi dicono che quando piove, causa anche la fitta nebbia, questo è uno dei tratti più
difficili del cammino. Arriviamo in cima e c’è una chiesina dedicata alla Vergine. (Tra le altre cose
qui accadde anche un miracolo eucaristico tipo quello di Bolsena e la patena esposta – a forma di
fiore- è davvero bella. Non dico neppure che per gli esoterici il calice è uno dei Graal, PAUH!!!)
Gianca è felice come un bambino e non andrebbe mai via. In effetti il posto trasmette la tranquillità
e la pace perduta durante la salita … Inoltre, qui è sepolto uno dei personaggi che ha rilanciato il
Cammino in tempi moderni, Elias Veliña Sampedro, ovvero l’INVENTORE DELLA FLECHA
AMARILLA (vedi oltre). Inoltre, vediamo pure da vicino una PALLOZA, abitazione antica a
pianta circolare con il tetto di paglia (una specie di TRULLO ESPANOL). Verso le 8 di sera
(ancora in piena luce) arriviamo all’Alto de San Roque (1270 m). Qui c’è la famosa STATUA del
PELLEGRINO (quella che si tiene il cappello). E’ davvero suggestiva, lo sguardo in alto, la mano a
tenere il cappello che vola via per il vento forte, i piedi protetti solo da poveri sandali ma deve
raggiungere la meta: CHE STORIA!!! Giancarlo, come impazzito, comincia a tirare via i sassi che
deturpano la statua e decidiamo di aiutarlo. Dopo poco tempo i piedi tornano nuovamente splenditi
e Giancarlo è finalmente contento. Scendiamo per l’ultimo timbro (vedi dopo) del giorno a Santiago
de Triacastela e dormiamo a Samos, dopo bellissima e buonissima cena.
Sabato 21 Agosto
Sono in confusione con la data poiché evidentemente ancora dormo: da oggi si fa sul serio ed è
prevista la prima vera tappa da Sarria a Portomarin (23 km). Dopo abbondante colazione a Samos
andiamo a Sarria. Scendiamo e veniamo subito apostrofati (e schifati!!!) come “Peregrinos de
Furgoneta” (praticamente ci fanno tana e poco manca che ci sputano): Cominciamo a camminare
dopo sosta e timbro nella chiesa di SANTA MARINA (e scusate se è poco!) Sono le 9,30 quando
vedo il cippo del km 110. Dopo aver attraversato el “ferrocarril” con tanto di passaggio di treno (un
evento) cominciamo subito con una bella salitona. Infatti, dei 23 km di oggi 13 saranno in salita. Mi
rendo conto subito che “EL CAMINO” NON è UNA CORSA, TANTOMENO UNA GARA ed è
bellissimo vedere ciascuno camminare col proprio passo. Così il ciccione va piano, l’atleta corre
veloce, il cane cammina vicino al padrone, le bici sfrecciano alzando polvere ma per tutti vale “Ola,
buen camino”. Ti superi e poi vieni ricuperato decine di volte (spesso con le stesse persone) e
sempre c’è un gesto di saluto e di rispetto. Alle 11,10 facciamo la prima sosta; salutare spuntino e
ripartenza. Ad un crocevia vedo un meraviglioso albero ultracentenario e sono profondamente
assorta nei miei pensieri… sento delle grida di richiamo e un fischio potente: mi giro e due spagnole
mi fanno segno che la “flecha amarilla” indica un altro percorso: decisamente non mi smentisco
mai! Apro parentesi per presentare una nuova amica, l’”amarilla”. Questa freccia gialla è la
“bussola” del cammino ed è la compagna fedele di ogni pellegrino. “Donde estas l’amarilla?” e
dopo un attimo la vedi che ti guarda confortandoti. Vorrei avere un’amarilla presente anche in tutte
le difficoltà della vita. Comunque mi rimetto sul “corretto tracciato” e alle 12,50 arrivo al km -100.
E’ una bella emozione (anche se il cippo è completamente deturpato) e siccome sono in netto
anticipo sui miei compagni, mi siedo. Dedico un pensiero particolare a mio fratello, non occorre
sottolineare il perché. Finalmente dopo una ventina di minuti arrivano tutti e dopo la foto di rito si
riparte. Sono le 13,30 circa e c’è un caldo bestiale (penso almeno 35°). Il paesaggio circostante è
piuttosto verde (con boschi e campi coltivati simili alle nostre zone) ma la strada è quasi tutta al
sole. Soffro da morire ma penso che devo andare avanti, per me e per tutti coloro che si sono
affidati a me regalandomi una preghiera da recitare davanti a Santiago. Gioco sempre più spesso
con l’anello… sono in difficoltà e decido di fermarmi 10 minuti. Alle 3 riparto cacciata da un bruco
verde che passeggiava sul mio zaino. Mi viene da vomitare per lo sforzo e non riesco a mangiare
nulla, solo tante more che San Giacomo provvidenzialmente lascia crescere rigogliose sulla via dei
pellegrini. Alle 16 c.a. arrivo al ponte di Portomarin: devo attraversarlo, le gambe mi tremano e non
sono molto lucida. In più l’acqua, da sempre, mi fa paura. Faccio un ultimo sforzo e comando alle
gambe di andare. Sono a 50 m dall’acqua e c’è vento; tolgo il cappello e mi concentro sulla meta: 5
min e finalmente sono sull’altro lato. Dopo lauta bevuta di acqua fresca (quella della mia bottiglia
ormai fa 30°) alle 16,15 arrivo davanti alla Iglesia-Fortaleza di Portomarin (chiesa- fortezza del
XII° secolo). Verso le 17,30 vado a recuperare in taxi i miei pellegrini e la macchina. Cena in
albergo dopo un’ora di gambe all’aria.
Domenica 22 Agosto
Sveglia ore 7, niente colazione. Rubiamo qualche “sello” per la strada e arriviamo a Palas de Rei da
dove ci spostiamo a piedi alle 9,15 c.a.. Oggi l’arrivo è previsto ad Arzua dopo circa 27 km. La
giornata è decisamente più fresca di ieri e si cammina molto meglio. Si cammina tra boschi di
Eucalipti e querce (alternati) il che per la mia asma non è proprio il massimo. In più stalle e vacche
con vacche e stalle! Come sempre sono presa nei miei pensieri e oggi mi soffermo sul tema del
cammino come ricerca di Dio. Sono qui per questo? Chissà… speriamo di tornare con le idee un po’
più chiare. Alle 14 c.a. arriviamo a Melide (dopo 15 km) e mangiamo “Pulpo Galego” nella
Pulperia Ezechiele. Si tratta di polpo bollito e tagliato a tocchi, servito su piatti di legno con olio e
paprica; il vino (tinto e gelato) viene servito in coppette di coccio. Il pranzo è buonissimo e ci
alziamo un po’ allegri. Così, nella foga mi cade una panca di legno sull’alluce dx. Vedo le stelle ma
soprattutto penso che non posso continuare a camminare. Per paura non tolgo lo scarpone e
comunque parto da sola perche i miei compagni si ritirano dalla lotta. Sempre boschi e pensieri fino
a quando su uno sterrato mi supera una jeep con tre uomini sopra. Sollevano molta polvere e io non
risparmio un gestaccio. Dopo una curva, circa 300 m avanti la macchina era ferma ad un crocevia
senza nessuno a bordo: nessuno davanti, nessuno (intendo pellegrino) dietro neanche in lontananza,
e tutto il mondo troppo distante. Panico… per la prima volta in questo viaggio raccomando
DAVVERO TUTTO A DIO e vado avanti. Per fortuna tutto ok. La tappa è sostanzialmente tutta in
salita; alle 17,48 arrivo al cippo -40 km. Ad un certo punto sono stanca e decido di ascoltare musica
per caricarmi un po’. Ancora una volta mi rendo conto (o forse Qualcuno mi ricorda) che nulla
accade per caso. Così affrontando l’ennesima salita tra due campi di mais e la canzone “Not
knocking on even’s door” guardo in alto e vedo almeno 15 pellegrini che stanno davanti a me:
questa è la risposta alla canzone e mi commuovo come una bambina. Gli ultimi 2 km sono
durissimi: mi sento i piedi bolliti e le gambe a pezzi piene di acido lattico. Il ginocchio morde e
stringo i pugni dal dolore. Arrivo in albergo alle 18,30. Alle 20,00 c’è la messa e alla fine il
sacerdote ci chiama davanti per la benedizione speciale del pellegrino. Tra le altre cose dice che
Santiago non è la meta finale ma solo una tappa perché la meta finale è Cristo. Ci affida alla
protezione della Madonna e intona (in spagnolo) il canto “Mentre trascorre la vita”. Praticamente
sto per svenire dalla commozione. Cena e poi riposo. Domani sveglia ore 5,30 per circa 40 km e ora
è mezzanotte e 5. PS. Il dito è gonfio, speriamo bene.
Lunedì 23 Agosto
Sono c.a. le 6 e 20 e ci muoviamo dalla pensione senza colazione poiché incappo nell’unica barista
spagnola lenta. Il dito va meglio, speriamo bene. Fa molto freddo e c’è la classica “London rain”,
per gli amici “gnagnarella”. Alle 6,30 Gianca ci lascia all’inizio del sentiero fuori Arzua. Decido di
lasciare la bambina (macchina fotografica ndr) per non farla rovinare con la pioggia di oggi e mi
attrezzo a camminare con il mio provvidenziale poncho lilla. Prendo la torcia in mano e parto
abbandonando subito le Pennazzi sisters. E’ buio pesto, non c’è luce neanche della luna e mi
addentro nel bosco. Non ho paura ma la tensione si fa sentire: tocco nervosamente l’anello cercando
coraggio. Accendo e spengo la torcia con il terrore che finisca la batteria in mezzo al bosco e
memorizzo tratti di sentiero. Cammino al buio (a memoria) e sfrutto cinicamente la luce degli altri
pellegrini. Sento odori e rumori fortissimi. Mi cala la prima botta di eucalipto/mentolo e fatico a
respirare. Ad un certo punto capisco di essere vicinissimo ad un torrente: in realtà lo fiancheggio
passando su di un ponticello largo poco più di un metro e mezzo: don’t panic, accendo la torcia!.
Sono le 7,30 e albeggia ma io sono sotto un fitto bosco e vedo la luce solo da lontano. Alle 7,45
finalmente si comincia a camminare decentemente. Penso “Signore, oggi forse, almeno un piccolo
bonus l’ho guadagnato: per me e per chi mi ha dato mandato di arrivare fin là; grazie di aver
guidato i miei passi”. Alle 8,00 c.a. vedo Gianca che mi aspetta in mezzo ad un crocevia, gioia
immensa e colazione insieme. Alle 8,30 sono al km – 30. Continua a fare molto freddo e a piovere.
Avvistati merlo e gazza ladra a sin. Dico un po’ di preghiere per farmi compagnia. Il cappello da
pioggia mi vola via col vento ma comincia a dolermi un orecchio. Vedo tante insegne di taxi ma
Giusy direbbe “Non è carino, no…”. Alle 11,05 incrocio Gianca con la furgoneta sulla strada
principale: Dio lo vole!!! Prendo il cappello di lana e proseguo. Alle 11,29 sono al km -20. Faccio
girare l’economia locale comprando da due ragazzini-imprenditori la “concha” (conchiglia) di
Santiago. Stanno i bici in mezzo al bosco e hanno improvvisato la bancarella (dipingono con la
croce tipica le conchiglie raccolte). Mi viene da ripensare che prima di incontrare Gianca col
cappello ho turato l’orecchio con un pezzetto di salviettino dove avevo scritto gli appunti per la
tappa di oggi… “So troppo ‘ntelligente!!!”. In più riesco a memorizzare tanti numeri sul cammino e
questo, oltre a consentire una descrizione + o – dettagliata della giornata, mi tiene tanta compagnia.
Un talento? Non saprei, di sicuro un aiuto per il mio lavoro di tutti i giorni. Così mi viene la
riflessione del giorno: ringrazio Dio per i doni che mi ha dato (i talenti da mettere a servizio degli
altri) e per quello che ho raggiunto e che dovrò ancora fare. Tra il km 18 e il km 15 piove forte e
praticamente mi inzuppo. C’è uno che canta in spagnolo “Hai un momento Dio” di Liga… da non
credere ma Dio lo vole! Piove forte e alle 12,50 decido di fermarmi all’Amenal Hotel (sulla strada x
Santiago) ad aspettare gli altri. Avevo da poco superato il cippo – 15 ma gli ultimi 3 km li ho
percorsi completamente sola nel bosco. Più o meno alle 14,00 arriviamo al Monte do Gozo, la
spianata dove Giovanni Paolo II celebrò la messa. Continua a piovere insistentemente. Visitiamo
l’hostal dei pellegrini e mangiamo al self-service. Alle 15,30 partiamo a piedi e dopo 5 km
arriviamo a Santiago. Alle 16,30 VEDO FINALMENTE LA CATTEDRALE. E’ il coronamento di
un sogno! Un grazie particolare a Giancarlo e ai miei compagni di viaggio. Alle 17,00 siamo in
hotel (alloggio storico Estella, proprio sulla piazza). Tutto vecchio ma bellissimo. Alle 18,00
assistiamo alla messa dei pellegrini senza “Botafumeiro” ma è tutto ugualmente suggestivo. Penso e
scrivo sms ai miei amici; depongo sotto la croce tutte le loro istanze e le mie: uno strano senso di
pace mi pervade. Alla fine della messa mi confesso. Faccio un giro per la cattedrale e poi esco; mi
dedico alle prime compere di souvenirs. Alle 22,30 più o meno andiamo a cena. Ottimo vino e
pesce: conservo la concha. Oggi è stata la giornata psicologicamente più impegnativa di tutto il
viaggio: per come è cominciata, per l’aspettativa di entrare al cospetto di San Giacomo, per come
abbiamo ricucito i rapporti a cena. Adesso il mondo gira troppo velocemente dopo tre gg di
isolamento! E’ tardissimo e nonostante domani la sveglia sarà alle 7,30 non vorrei più smettere di
scrivere. Ricevo tanti sms dagli amici che continuano a sostenermi da lontano; ringrazio Dio ancora
una volta per tutto quello che oggi e sempre mi ha regalato. ULTREYA = più avanti SUSEYA= più
in alto : speriamo di farcela HASTA LA VICTORIA SIEMPRE. PS. La campana della cattedrale
suona ogni 15 min. EVVIVA, dopo un giornata così non aspettavo altro!
Martedì 24 agosto
Oggi a Forano è festa, S. Bartolomeo. Spero che lo spettacolo di Tiziana sia andato bene. Sveglia
ore 7,30; esco alle 8 nella piazza della Cattedrale incredibilmente deserta e quindi riesco a fere
delle foto decenti. La giornata, contrariamente a ieri, è splendida. Decidiamo di fare colazione nel
“PARADOR NATIONAL de SANTIAGO” un albergo oramai non più da pellegrini dove, tra gli
altri, hanno alloggiato i reali di Spagna in occasione del Giubileo Giacobeo 2010. E’ una
meraviglia: arredi d’epoca e colazione a buffet mega-galattica (offerta da Mgrazia che DECIDE di
GIOCARE IL JOLLY). Partiamo da Santiago (dopo visita al Monte do Gozo e altre tappe) alle
10,30 diretti a Finisterre. E’ l’ideale conclusione del mio e dei pellegrinaggi di migliaia di credenti:
arrivare alla fine del mondo conosciuto. Arriviamo a “Fisterra” in galiego alle 13.00 e io scendo con
la bandiera dell’Italia. La vista dell’Oceano è impressionante e l’odore del mare è fortissimo. Scatto
un’infinità di fotografie e non andrei più via. L’odore dell’Oceano mi ubriaca in uno sballo
mitico… pensare che mia nonna è morta senza neanche mai vedere il Mediterraneo… La tradizione
vorrebbe che ci si fermasse qui fino al tramonto per festeggiare il sole ma purtroppo per noi non è
possibile; forse un giorno, chissà… Ripartiamo alle 14,00 dopo che ho evitato ad un tizio di cadere
sotto ad un muretto col suo macchinone (so troppo forte: stavo per fotografare uno scoop ma
ritornata in me con uno scatto felino l’ho bloccato). Ci fermiamo lungo la strada del ritorno in un
ristorantino sul mare. Il panorama è magnifico. La costa in alcuni tratti mi ricorda quella della
Normandia ma qui le falesie sono molto più piccole. Raccolgo un po’ di conchiglie di cui una
gigantesca che decido di regalare a Roberta … lei capirà cos’è tutto questo per me: il coronamento
di un sogno che mi spinge ora a voltare pagina per scriverne di nuove. Se Dio vorrà, con l’aiuto
della Madonna e di Santiago, magari riuscirò a fare qualcos’altro di buono. Alle 18,30 siamo
nuovamente a Santiago per ricevere la “COMPOSTELA” il riconoscimento ufficiale del
pellegrinaggio cristiano. Alle 19,30 il “DIPLOMA” è nelle mie mani; il nome viene scritto in latino
su pergamena (finta). Mi sento soddisfatta ed emozionata. Ci mettiamo subito in fila per entrare
nella Porta Santa per ricevere l’indulgenza. Dopo circa un’ora entriamo e facciamo l’abbraccio del
Santo e la visita alla Tomba: ora è tutto compiuto… anzi no, manca il Botafumeiro che questa sera
si vede appeso al centro della navata. Peccato non essere riuscita a vederlo in funzione: se Dio vorrà
sarà per la prossima volta. Usciamo dalla Chiesa ma io sono tanto stanca (mi sta calando la botta) e
decido di non restare a cena con gli altri. Passeggio sola per la città comprando regalini e scattando
foto. Ora mi sento di aver dato tutto quello che potevo, devo restare un po’ tranquilla. Domani
prima di partire parteciperemo alla S. Messa e ci riavvieremo verso casa. FLASHOVER
Mercoledì 25 agosto
Sveglia ore 7,00 circa e preparazione bagaglio per la partenza. Alle 7,30 partecipiamo alla messa in
Cattedrale e addirittura riusciamo a vedere anche da vicino la teca che contiene le reliquie di S.
Giacomo. Partiamo + o – verso le 8,30. Ancora foto ai pellegrini appena arrivati che nonostante la
pioggia si sdraiano sulla piazza per contemplare la Cattedrale, per contemplare la Gloria di Dio…
sono scene che non dimenticherò mai insieme ai canti e alle danze che dopo km di fatica ho visto
fare nei giorni scorsi… Grande barcata di km e alle 17,00 arriviamo a Segovia, deliziosa città con
un bellissimo Alcazar (castello) che visitiamo e con uno splendido acquedotto romano. Nel
frattempo l’idea che c’era venuta di ritornare in Italia con la nave da Barcellona si rivela
impercorribile causa esaurimento posti sulla nave della compagnia Grimaldi. Ripartiamo alla volta
di Avila ma sbagliamo strada e così facciamo anche una puntatine a “El Escorial”, meraviglioso
monastero fortezza che possiamo ammirare solo da fuori. Ah, dimenticavo la visita alla “Iglesia
della Vera Cruz” chiesa dei Templari eccezionalmente conservata con pianta decagonale: molto
suggestivo. Come dicevo, sulla strada per Avila, proprio mentre mi sto beando di un meraviglioso
tramonto, ricevo graditissimi sms dall’Italia… ma qui è il mio mondo… Più o meno alle 22,30
arriviamo ad Avila, altro gioiello di arte mozarabica, anch’esse patrimonio dell’Unesco come la
città precedente. Faccio foto in notturna come piace a me e dopo lauta cena a base di jamon
Serrano, queso , salmone e molta cerveza; alle 0,30 rientriamo in albergo. Anche quella di oggi è
stata una giornata densa di discorsi di politica e filosofia ma anche di racconti di birichinate di
bambini e di fobie di animali. Per ora tutto procede bene ma non sappiamo ancora come e quando
torneremo. Come nota a margine, oggi siamo passati da 15 a 35°, poi di nuovo a 25° e 32° e ora
siamo a 23°: un delirio. Quota 1130 fotografie.
Giovedì 26 agosto
Incredibile sveglia alle 8 per visitare la città di Avila. La città è bellissima con un cinta muraria
perfettamente conservata e ripulita: non si vede in nessun posto una scritta sui muri o un graffito –
qui c’è davvero un’altra civiltà! Più o meno alle 11 (dopo aver saltato la cattedrale bellissima ma
ancora chiusa alle visite) arriviamo alla chiesa di S. Teresa, la prima DONNA ad essere stata
proclamata “Dottore della Chiesa” (insieme a S. Caterina da Siena) da Paolo VI. Così, guarda cosa
scopro:
Nada te turbe,
Nulla ti turbi
Nada te espante,
Nulla ti affanni
Todo se pasa
Tutto passa
La patiencia todo lo alcanza
La pazienza raggiunge tutto
Qui en a Dios tiene
A chi crede in Dio
Nada le falta
Nulla manca
SOLO DIOS BASTA
Solo Dio basta
S. Teresa
Scorgo anche qui l’”Amarilla” nel cammino che viene da Siviglia e va verso Santiago. Dopo ultime
foto dal belvedere verso le 12.00 partiamo alla volta di Saragozza. Arriviamo alle 17,00 dopo lunghi
discorsi. Per essere intellettualmente onesta dovrò scrivere nel mio saggio che una grave colpa della
sinistra è stata lo “sdoganamento” dell’uso di droghe. Se da un lato questo ha fatto cadere molti
tabù, di contro ha bruciato davvero tanti cervelli… Inoltre ha creato l’associazione compagni =
disordine e sudiciume che mi pesa davvero tanto. Per tornare a bomba, la prima cosa che visitiamo
a Saragozza è la Catedral Basilica de Nuestra Señora del Pilar dove è conservata la Madonna del
Pilar (colonna) padrona di Spagna. Qui prendiamo la “MEDIDA” – misura – della Madonna che
protegge ogni famiglia spagnola. Rapido giro sul corso della città e partenza per Montserrat.
Percorriamo l’autostrada verso Barcellona e il paesaggio è completamente brullo: collinette e dune
di sabbia riarsa dal solo e nulla di più a perdita d’occhio. Sono le 19,00 e ci sono ancora 37° ma
oggi in alcuni momenti abbiamo toccato anche i 42°. Più o meno alle 20 superiamo il
“MERIDIANO DI GREENWICH” segnalato da un arco verde chiaro che di notte si illumina.
Arriviamo a Montserrat alle 23 circa. All’una tiro i remi in barca. Domani mattina visita al
Monastero (che all’arrivo era illuminato da una splendida luna piena). Le rocce a picco mi
ricordano le Meteore in Grecia, anche nei colori e il loro profilo ritagliato dalla luna è davvero
suggestivo.
Venerdì 27 agosto
Sveglia alle 6,30 per partecipare alle Lodi delle 7,30 cantate dai Monaci. Nonostante sia presto la
chiesa si riempie a metà ed il canto della corale è molto bello. Anche qui, come negli altri monasteri
sembra che il tempo si sia fermato non fuori della porta ma addirittura alla base della montagna:
tutto scorre senza fretta. Veneriamo la Madonna ( una delle più importanti di Spagna) e alle 11,00
andiamo a Messa. Arrivano pellegrini/visitatori a frotte e moltissimi sono italiani. Alle 12,50 siamo
di nuovo in chiesa per assistere al canto del “EL VIROLAI” da parte della Scolanìa, una corale di
bambini. La chiesa è gremita e io mi imbuco nei gradini fin sotto l’altare. Dopo il saluto di un
monaco in varie lingue comincia il canto dedicato alla Madonna: è da brividi, voci magnifiche.
Dopo il pranzo ripartiamo da Montserrat e verso le 5 p.m. arriviamo a Figueres dove visitiamo il
Teatro – Museo di Salvador Dalì. E’ bellissimo, dentro ci sono un’infinità di cose appartenute e
create da questo genio del Surrealismo. Tra tutte, vengo rapita dalla stanza con il divano – bocca ed
il camino a forma di naso. Sono scesa dal pellegrinaggio per rientrare nella mia vita di tutti i giorni.
Spero di non uscire mai dal cammino che mi porterà verso la meta finale. La visita al museo mi
galvanizza. Mi rendo conto che l’arte ha davvero un effetto magico su di me e penso che attraverso
l’arte l’uomo si trasforma, per noi credenti si eleva a Dio. Penso ai meravigliosi portali romanici che
ho visto, ai dipinti, alle statue scolpite con minuziosissima cura da Mastro Matteo nel Portico della
Gloria a Santiago: tutto questo talento è UN DONO PER NOI CHE A LUI CI RIPORTA. Dalì era
un genio!
Ripartiamo verso le 19,30 e superiamo il confine con la Francia poco dopo le 21,00. Arriviamo a
dormire all’hotel F.1 di Montpellier dopo che (come sempre dopo i vespri) la situazione in
macchina si fa tesa e io faccio una fatica bestiale a tenermi. A letto a mezzanotte per ripartire verso
l’Italia alle 6,30 di domani.
Sabato 28 agosto
Sveglia ore 6,00; oggi – a Dio piacendo- è l’ultimo giorno di viaggio con una barcata di circa 1000
chilometri. Gianca pensa di farci un ultimo regalo così verso le 7,30 arriviamo nella città di AiguesMortes, completamente raccolta in una cinta muraria medievale con pianta quadrata in perfetto stato
di conservazione. Ancora una volta ciò che mi stupisce di questi luoghi è il rispetto per l’ambiente:
non esiste un graffito (dico 1!!!) su tutto il muro e anche in città. Siamo in Camargue, (regione a sud
della Francia tra Montpellier e Marsiglia dove viene prodotto – tra l’altro- l’ottimo vin de sable) e il
paesaggio mi ricorda molto la nostra Maremma: acquitrini salmastri e fitti boschetti, cavalli quasi
ovunque. Dopo visita alla cattedrale e omaggio a San Luigi dei Francesi (Luigi IX, fautore di 2
crociate) ripartiamo. Poco dopo le 9 arriviamo a Les Saintes Maries de la Mer e visitiamo la chiesa
fortezza (dentro c’è pure un pozzo di acqua dolce!). La leggenda vuole che approdarono qui Maria
Salomé e Maria Jacobé, quest’ultima madre di S. Giacomo. E’ l’ideale conclusione del nostro
pellegrinaggio, l’ennesimo dono. Rendiamo omaggio anche a S. Sara, patrona dei Gitani che ogni
anno qui si riuniscono e fanno una grandiosa festa. Una gitana si avvicina e dopo breve preghiera
carezza il volto della statua con un gesto tenerissimo. Ripartiamo verso le 9,30 ma avvisto una
piccola colonia di aironi rosa: è davvero l’ultima meraviglia di questa avventura. Alle 13,50 c.a.
varchiamo la frontiera ma causa intenso traffico arriviamo ad Amelia alle 22,40. Sono a casa a
mezzanotte circa; tolgo per la prima volta l’anello e il Tau e mi accorgo che il sole ha lavorato per
me: mi sono restati i segni, grazie!
Domenica 29 agosto
Sveglia ore 8 e messa alle 9. Tutto da mettere a posto e tutto rientrato nella quotidianità.
Ripensando a quando ieri sera abbiamo condiviso le nostre impressioni sul viaggio, riemergono
come dall’Oceano di Finisterre alcuni pensieri che vorrei non perdere. Infatti, negli ultimi 15 gg, ho
avuto la fortuna di “regalarmi “ un tempo che nella vita di tutti i giorni (per ovvi motivi) non ci è
concesso avere.
Prima di tutto un ringraziamento speciale ai miei compagni di viaggio, in particolare a Maria
Grazia che più che una scoperta è stata una riconferma del suo essere “speciale”, “Grazia” nel nome
e nei fatti. Poi Giancarlo, la vera “Chiave di VOLTA E SVOLTA” del viaggio. Anna Rita, un fermo
e discreto sorriso che mi ha sopportato con pazienza.
La Cena a lume di candela a San Nicolas dopo la lavanda dei piedi: un momento di
condivisione di altri tempi che riempie il cuore, la mente, lo stomaco. Così lontano dal mio vissuto,
ha su di me un effetto dirompente: ma io sono pellegrina verso dove? … Una vita di ricerca e alla
ricerca fuori e dentro Marina.
Il Santuario Mariano di Eunate: il mio posto delle fragole sul Cammino.
La contemplazione della facciata della Cattedrale a Santiago mi ricorda la conclusione di
una tappa ma io devo ricominciare sul cammino della vita.
Le bellezze artistiche che mi hanno fatto compagnia lungo la strada … come si può non
legare la storia dell’Europa al Cristianesimo?
Non si impone mai un modello culturale: se le Crociate sono state intraprese con giuste
motivazioni, hanno provocato effetti a dir poco discutibili.
La dialettica: il continuo confronto è stato il sale del viaggio. Ovviamente ciascuno è rimasto
del proprio parere ma ci siamo ascoltati e questo non accade spesso. Sono un “animale sociale”, non
riesco a non parlare. Certo, spesso impongo tempi e modalità … ma questo è un altro discorso!!!
La gratificazione: le persone vanno motivate e ringraziate a prescindere. Un grazie non costa
nulla ma carica incredibilmente chi lo riceve. E vogliamo parlare del sorriso? Ti cala una botta da
paura!
LA PAGINA DEDICATA AGLI ANIMALI DEL CAMMINO

Biscia (Puente la Rejna)

Vacche di montagna (di cui almeno due facinorose)

Asinelli (formato mignon)

Vacche frisone

Aquile a Sarrance

Lumaca nera del Cammino

Grilli

Ramarro verde /blu /giallo (che mi ha fatto prendere un colpo)

Cane che mi ha abbaiato e poi a momenti si ammazza dopo la mia reazione istintiva

Mosquitos a Portomarin

Vacche frisone ovunque dopo Sarria (sempre lente)

Pecore

Gatto funambolo tra gli zaini lasciati a terra che mi ricorda tanto Perla (la mia gattina)

Merlo e Gazza ladra

Pony, gallo e galline

Gabbiani a Finisterre
Gatto (formato piccolo cane) sulla strada per Segovia, enorme e grassissimo

Gatto in vetrina a Saintes Maries

Aironi Rosa in Camargue
LA PAGINA DEDICATA AGLI ODORI DEL CAMMINO

Stalle ovunque nelle campagne verso Santiago

L’ odore di pesce marcio del coche peregrino prima della rottura a Sarrance (infatti
Giancarlo aveva pensato bene di lavare il portabagagli a suon di pompa prima di partire
facendo un casino!)

Odore dolciastro dello sterco di vacca

Menta ed Eucalipto (da paura!)

Incenso nelle chiese

Bosco umido

L’OCEANO A FINISTERRE (da sballo mitico … non voglio andare più via)

Vino della cena a Santiago, come il nostro Traminer

El queso de Avila
E alla fine i conteggi di Maria Grazia, conosciuta anche come “NOSTRA SIGNORA del
BILANCIO in TRENITALIA”:

Spesa complessiva 3538,26 € (inclusa macchina 950,00 € forfait)

Spesa per singolo: 886,80 €

Spese personali: dato non rilevante

Percorsi circa 6.000 km in 13 gg (compresi circa 100 km a piedi nei 4 giorni di cammino
effettivo)
Dicono:
“Il senso della ricerca
sta nel cammino fatto
e non nella meta”
“Il fine del viaggiatore
È il viaggiare stesso
E non l’arrivare”
.........................
Il pellegrinaggio continua oltre il cammino, oltre il
viaggio, oltre la meta.
La condivisione delle emozioni costituisce per me un momento di crescita.
Dal profondo del cuore vi auguro
BUEN CAMINO, BUENA VIDA
Marina Scarinci
°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°
Grazie Marina per la tua bella testimonianza. Per te e quelli che la
leggeranno voglio aggiungere una frase di Davide Gandini priore del Capitolo
Ligure della Confraternita di San Jacopo di Compostella di Perugia che tratteggia
bene la figura del vero pellegrino
"Il pellegrino è il vero cercatore di verità, perché solo la morte gli può
impedire di giungere alla meta. Abbandona tutto. Rischia e paga di persona, con
lo spirito e con il corpo. Con la persona tutta intera. Soprattutto il pellegrino è
colui che cerca, accettando l'incalcolabile rischio di trovare veramente. A
differenza di tutti gli intellettuali che cercano per cercare, ma in fondo hanno
paura di trovare. Perché trovare significa non essere più quello che si era prima.
E' cambiare. E' morire per rinascere. Ora anche Rabbi Nicodemo lo sa."
Giancarlo
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riceviamo e pubblichiamo...
Luglio 2010
Sto pensando al Cammino….
Credo di aver fatto, in questo anno, il viaggio più bello della mia vita. Resterà indelebile nel
mio cuore e niente potrà essere più come prima.
Ora ci sto pensando, lo faccio almeno ogni giorno.
Vorrà forse dire che sto ancora camminando?
Quando torni il Cammino ti manca o forse non riesci facilmente a rientrare nella tua
quotidianità avendo sperimentato profondamente un modo di vivere semplice ed
essenziale.
Ti resta dentro anche un po’ di vuoto perché sai che non sarà così facile tornare…
Ma il bello è proprio questo: dover mettere in pratica tutti gli insegnamenti del
Cammino…che sono più facili sul Cammino, quando la tua vita e le tue preoccupazioni
sono da un’altra parte. Ma il Cammino non è un rifugio…
Il Cammino è una forte esperienza religiosa che può aiutarti ad essere migliore, ad avere
tanto coraggio per affrontare la vita che è da un’altra parte, quella che per un po’ hai
lasciato altrove.
La vita come il Cammino è mentre la percorri e non è così importante dove arrivi ogni
giorno, ma come lo fai, nella sua interezza, come affronti e superi gli ostacoli che hai
davanti con il forte intento di voler comunque raggiungere la meta. Certo ci devi pensare
un po’, talvolta, farti animo…anche riposarti, se occorre, e riprendere fiato…
E poi ti accorgi che tutto può essere semplice, e tutto può essere superato.
Il tuo sguardo deve essere basso, seguire solo i tuoi piedi senza guardare troppo
lontano… è così che mi sono accorta di non essere mai sola (nella mia solitudine),
qualcuno ha sempre, in qualche modo, badato a me e mi ha accompagnato.
È proprio vero, questa è una esperienza del tutto personale anche se poi sul Cammino
non sei mai solo.
Credo di essere un pellegrino che ritorna e ha fatto questo viaggio per sé e per le persone
che gli sono vicino anche se non sempre è facile farsi comprendere e in qualche modo
testimoniare…
E poi significativo è lo stato d’animo che ti anima durante il percorso: un senso di estrema
libertà, a stretto contatto con il creato e la natura, difficile da ritrovare nella quotidianità.
Sembra quasi che sia molto facile comprenderti e comprendere quello che hai intorno…
come se niente potesse turbarti…o disturbarti.
Il mio desiderio più importante ora è quello di mantenere sempre molto vivo in me questo
splendido ricordo e di poter avere un’altra occasione di Cammino nella mia vita.
Buon Cammino a tutti.
Veronica
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