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Numero 36 del 19/07/2011
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il governo ha varato un decreto che reintegra il Fus (Fondo unico per lo
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Coppa America: Brasile e Argentina, una crisi annunciata
Sezioni
MERCOLEDÌ, 20 LUGLIO 2011 01:09
NESSUN COMMENTO
Volendo commentare l’eliminazione ai quarti di finale
della Coppa America di Argentina e Brasile, si
potrebbe parlare di caduta degli Dei, e si potrebbe
anche dire che si tratta di eliminazioni clamorose ed
improvvise. Forse e proprio così. Ma col senno di poi
si può anche valutare, con tutta la serenità del caso,
che siamo noi, addetti ai lavori, giornalisti, tifosi o
comunque appassionati di calcio, a non voler vedere
il vero stato delle cose e pesino, a volte, a negare
l’evidenza. Col senno di poi, si dirà, è facile; certo, ma
è anche vero che i segnali per immaginare un crollo
delle due super potenze del calcio sudamericano
c’erano tutti. Basti pensare al risultato ottenuto l’anno
scorso al mondiale in Sud Africa dalle due compagini
Lionel Messi. Non è bastato lui ad evitare
sudamericane. L’Argentina è uscita proprio ai quarti
l'eliminazione dell'Argentina ai quarti di finale della
di finale per mano della Germania, dopo una sonora
Coppa America 2011
sconfitta per 4-0. E ai quarti si è fermato anche il
Brasile, sconfitto dall’Olanda trascinata da un
ispiratissimo Sneijder. Da allora è passato un anno e per le due nazionali molte cose sono cambiate,
ma, mai come questa volta, sembra valere il detto “tutto camb ia affinchè nulla camb i”.
Ma analizziamo le due formazioni singolarmente a partire dall’eliminazione del Brasile, l’ultima sorpresa
in ordine di tempo. I verde oro, guidati dal ct Mano Menezes, sono stati sconfitti ai calci di rigore dal
Paraguay. Ma più che parlare di sconfitta, forse, bisogna parlare di suicidio, sportivo si intende, visto che
la Selecaò è riuscita a sbagliare ben quattro rigori. Ed è proprio questo dato che lascia sconcertati. I
brasiliani famosi per i piedi buoni sbagliano 4 rigori. Nell’ordine: Elano, Thiago Silva (ma chi l’ha scelto
come rigorista?), Andre Santos e Fred. A discapito del Brasile c’è comunque il fatto che se l’è giocata, a
differenza del Paraguay che si è arroccato in difesa, e che la sfortuna ha avuto la sua parte in questa
clamorosa eliminazione. Va anche detto però che da qualche anno non assistiamo più al solito Brasile.
La nazionale più fantasiosa del mondo si è Europeizzata, forse per i troppi calciatori che giocano nel
vecchio Continente, e questo sembra averle fatto molto male. Il Brasile deve fare il Brasile e se non lo fa
rischia di fare brutte figure e persino che i suoi calciatori si dimentichino come si calciano i rigori.
Ancora più meschina è la figura fatta dall’Argentina e anche questa ha origini lontane come si evince dai
risultati del mondiale dell’anno scorso. A mascherare il default dell’Argentina l’anno scorso in Sud Africa
è stato l’allora ct Diego Armando Maradona. La sua poca esperienza e le scelte tutt’altro che
condivisibili ( vedi lasciare fuori i senatori), sono stati gli alibi perfetti della debacle sudafricana. A
distanza di un anno, più o meno, il popolo argentino ha scoperto però che forse tutta la colpa non era del
Pibe (dopo la prima gara i tifosi già invocavano il ritorno di Maradona) e purtroppo lo ha scoperto a sue
spese. L’Argentina, infatti, paga lo scotto maggiore dalla competizione continentale. Messi e company
erano i padroni di casa e per questo, o anche per questo, erano i favoriti d’obbligo. Invece i padroni di
casa sono andati fuori, sconfitti dal’Uruguay per 6 a 5 dopo i calci di rigore. Ora che Maradona non c’è
bisognerà trovare un nuovo caprio espiatorio, il tecnico Baptista o Messi i maggiori indiziati, o magari
cominciare ad interrogarsi sul cosa non vada veramente. La seconda soluzione sarebbe forse quella
più idonea ma certo due parole su Lionel Andrés Messi non si possono non dire. Il più forte calciatore
del mondo come sempre in nazionale diventa uno dei tanti, incapace di cambiare marcia e fare la
differenza, e non bastano le ultime due gare giocate sopra il livello della media. Sarà anche il più forte
calciatore del mondo, attualmente, ma dopo quest’ultima performance risparmiateci tutti i paragoni con
Maradona, quello che da tecnico non ha portato l’Argentina più in là dei quarti di finale di un mondiale,
ma che da calciatore un mondiale lo ha vinto da solo. E forse un campione è proprio uno che fa così.
Insomma gli indizi c’erano tutti ma non siamo stati in grado di vedere. Brasile e Argentina sono le
nazionali più titolate del continente e avrebbero dovuto arrivare entrambe in finale con facilità. Invece non
è andata così e a giocarsi la Coppa America saranno Venezuela, Perù, Paraguay e Uruguay. E’ la
geografia del calcio che si sposta. Ogni tanto succede ed è bene che sia così.
Umberto Rennella
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TAGS: argentina, brasile, calcio, coppa america, sport
This entry was posted on mercoledì, luglio 20th, 2011 at 01:09 and is filed under Sport. You can follow any responses to
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Numero 36 del 19/07/2011
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Spider Truman e il Palazzo dei segreti
Sezioni
MARTEDÌ, 19 LUGLIO 2011 19:32
1 COMMENTO
Se fosse un film in uscita al cinema,
probabilmente, si chiamerebbe proprio così,
Spider Truman e il Palazzo dei segreti. Il film
racconterebbe le avventure di un ex dipendente
precario, licenziato e in cerca di vendetta, che,
dopo aver lavorato per 15 anni in quel di
Montecitorio (forse in qualità di portaborse, lui
stesso si definisce “servo dei servi”), decide di
spifferare i segreti più segreti della casta politica
nazionale. L’eroe mette in atto un piano ben
congegnato: in un clima di forte diffidenza
politica, all’alba di una nuova manovra
economica che impone tagli e sacrifici agli
Sono quasi 300mila i fan della pagina Facebook creata
onesti cittadini, Spider Truman utilizza un noto
da Spider Truman, nuovo eroe del w eb
social network per raggruppare intorno a sé
cittadini furiosi con l’elite politica e raccontare al
mondo la propria verità, discutendo, in modo particolare, dei privilegi di cui godono i politici ed
indignandosi per i viaggi da questi offerti, gratuitamente, ai propri parenti, per i lauti risparmi in bolletta
telefonica, per gli uffici assegnati – ma deserti – e pagati a spese dei contribuenti, per gli esorbitanti
stipendi dei barbieri di Palazzo.
La trama vi sembra familiare? In effetti, Spider Truman non è un nuovo supereroe del cinema
all’americana, bensì un semplice essere umano – in carne e ossa o solo virtuale? Chi può dirlo… – che
da qualche giorno impazza su Facebook, grazie alla pagina “I segreti della casta di Montecitorio”.
Tuttavia, Spider Truman è davvero l’eroe del momento: lo hanno dichiarato tale le quasi 300mila
persone che, in poco meno di 72 ore, si sono iscritte alla sua pagina Facebook, avide di conoscere le
ultime novità sul Palazzo dell’alta politica italiana e liete di avere un nuovo “luogo” dove condividere la
propria rabbia e la propria indignazione per una classe privilegiata, da troppo tempo lontana dai
problemi concreti del paese e preoccupata soltanto di se stessa.
È contro questa politica che si scaglia Spider Truman, pubblicando foto e notizie, che chiede di
condividere e far girare il più possibile, e che testimonierebbero gli abusi della casta. A suo dire, la
pagina creata lo scorso week end, sarebbe già a rischio di censura da parte di Facebook – che avrebbe
intimato l’eliminazione dei contenuti inseriti – pertanto, per tutelare l’informazione e la scoperta della
verità, l’ex precario di Montecitorio ha creato un proprio blog ed attivato un account Twitter, che pur
essendo, per ora, dormiente (ovvero inutilizzato) ha già raggiunto più di 2000 “follow”.
Ogni medaglia ha il suo rovescio e Spider Truman non è stato esente da critiche. In primo luogo, le sue
informazioni non sembrano poi tanto segrete: già pubblicate da Rizzo e Stella nel loro celebre libro “La
casta”, fanno commentare a molti internauti che Spider Truman avrebbe “scoperto l’acqua calda”; gli
sconti, i privilegi, le auto blu e gli stipendi da capogiro sono merce nota e sembra incredibile che
facciano ancora scalpore. In secondo luogo, il popolo della rete si domanda perché questo personaggio
abbia deciso di agire soltanto ora: se intendeva, realmente, lottare contro la casta mantenendo
l’anonimato, perché non l’ha fatto negli ultimi 15 anni? Il sospetto è, chiaramente, che si stia schierando
contro un mondo che lo ha rifiutato e che, probabilmente, se non fosse stato licenziato starebbe
percorrendo i corridoi del Palazzo fianco a fianco a chi, oggi, sta denigrando. Del resto, pur essendo
stato paragonato a Julian Assange, Spider Truman non ha ancora elargito ai suoi seguaci nomi ed
informazioni realmente utili e qualcuno inizia ad avanzare dubbi: “Come hai preso il posto? Con il solito
test scritto a matita, che poi chi di dovere ha corretto e riscritto a penna? Noi il nome e la faccia ce la
mettiamo, tu perché non fai lo stesso?”.
E intanto, si scatena la caccia all’uomo: l’anonimato è da molti ritenuto necessario, per altri è ulteriore
fonte di sospetto. Perché non metterci la faccia se si intende lottare con tanto ardore per il proprio
paese?
Politici preoccupati, giornalisti e cittadini curiosi: tutti sembrano interessati a scoprire l’identità di questo
eroe vendicativo, ma nessuno sembra riuscire a scovarlo e ci si domanda se, in fin dei conti, non sia
tutta una “bufala” montata ad arte da qualcuno che intende sfruttare l’attuale clima politico per farsi un
po’ di pubblicità. Per di più, il progetto rivelativo di Spider Truman è riuscito a smuovere anche alcune
parti politiche: Di Pietro agogna una protesta di piazza, mentre il Pd concorda con la necessità di limitare
i costi della politica, proponendo di ridurre il numero dei parlamentari e le relative retribuzioni e di
dichiarare la carica di parlamentare incompatibile con altre (impedendo, in sostanza, che uno stesso
politico occupi più poltrone contemporaneamente).
Ancora una volta la rete si dimostra uno strumento aggregativo di proporzioni straordinarie, riuscendo a
creare grande movimento intorno ad un unico tema di attualità che la maggior parte degli utenti ritiene
essenziale. Qualsiasi sia il motivo di tanto astio, infatti, la vendetta personale di Spider Truman ha
trovato molti accoliti e generato un diffuso malcontento, smuovendo numerose coscienze civili che, da
tre giorni, tramite Facebook invocano la rivoluzione.
“Da un grande potere, derivano grandi responsab ilità”: se è a Spiderman che il novello eroe del web si è
ispirato nella scelta del nome, c’è inevitabilmente da chiedersi quale sia, se esiste, il potere di Spider
Truman.
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1 Commento
Spider Truman e il Palazzo dei segreti | Linea di confine 21 luglio 2011 at 07:44
[...] gentile concessione di Sara Di Somma tratto da La Rosa Nera Etichette: il Palazzo dei segreti,
Spider [...]
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Fiera della scienza di Google: tre donne, under 18, sul
podio
Attualità
MARTEDÌ, 19 LUGLIO 2011 19:31
Cinema
NESSUN COMMENTO
Tre donne, over 18, vincitrici della Fiera della Scienza di
California. Prima fiera della scienza
organizzata
da
Google.
Settemilacinquecento partecipanti misti tra
maschi e femmine. Tre vincitrici con
scoperte fondamentali per la medicina.
Sembra una sceneggiatura ben scritta ed
invece è la realtà che sta facendo il giro del
mondo. Lauren Hodge di Dallastown,
Naomi Shah di Portland e Shree Bose
hanno sbaragliato la concorrenza maschile
per posizionarsi in vetta. A Mountain View
una giuria di esperti ha potuto solo
constatare l’originalità delle scoperte e la
loro effettiva efficacia.
Google
Davvero impressionanti i temi che hanno
vinto e la relativa età delle vincitrici. Lauren
Hodge è stata la prima classificata della sua fascia. Appartenente a quella dei 13-14 anni, ha sbalordito
la giuria con un progetto sugli effetti di geni cancerogeni potenzialmente contenuti nel pollo alla griglia.
Naomi Shah, nella facia 15-16 anni, ha messo in atto un nuovo metodo per migliorare la qualità
dell’aria. Infine Shree Bose, per la categoria 17-18 anni, ha scalato la vetta applicando la sua attenzione
al trattamento delle pazienti affette da cancro alle ovaie, in particolar modo a quelle che hanno sviluppato
resistenza ai farmaci. Impressionanti e attualissimi i temi di queste scoperte e che Google ha voluto
premiare con borse di studio di cinquantamila e venticinquemila dollari, viaggi e stage prestigiosi.
Su cosa vogliamo soffermarci? Sullo stupore scatenato. Sì, perché non ci sarebbe stato tutto questo se
fossero stati tre uomini a vincere la prima edizione di questa fiera per giovanissimi. Il pregiudizio, infatti,
non abbandona questa società. Secondo quanto risulta da uno studio dell’Università di Boulder,
pubblicato sulla rivista “Science”, la differenza netta tra donne e uomini impegnati in aree scientificomatematiche aumentano di anno in anno proprio a causa di questi pregiudizi. Sono stati solo ad
infondere insicurezza nel sesso debole tanto da scoraggiarne la partecipazione attiva laddove, però, gli
attuali risultati dimostrino il contrario. Secondo Miyake e Cohen, co autori dello studio, basterebbe un
esercizio di scrittura per affermare i propri valori e perdere insicurezza nei confronti del genere maschile.
Sul panel analizzato i risultati positivi sono stati eccezionali.
Il report “Why so Few?” di Catherine Hill ha dimostrato come ancora non si sia verificato un allineamento
tra donne e uomini. Se trentanni fa il rapporto tra i due sessi era di tredici ad uno, oggi è passato a tre ad
uno. Nonostante l’impegno e la caparbietà, ancora la differenza si sente per quanto concerne il settore
STEM, ovvero Scienza, Tecnologia, Ingegneria, Matematica. Eppure Mae Carol Jemison, prima donna
afro-americana a volare nello spazio, dichiarò: “Spesso quando io facevo una domanda ai miei
professori mi veniva risposto con atteggiamento di sufficienza, mentre allo stesso identico quesito i miei
colleghi maschi ricevevano i complimenti per l’acuta osservazione”. Strano a vederla successivamente
volare in un luogo prima concesso unicamente al genere maschile, mai stereotipo negativo fu più
sbagliato.
Roberta Santoro
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A Diego Zapple Imperatore e un'altra persona piace questo elemento.
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Arcade Fire – Lucca, 9 Luglio 2011
Sezioni
MARTEDÌ, 19 LUGLIO 2011 19:31
Attualità
NESSUN COMMENTO
Descrivere un live come quello degli
Arcade Fire non si può. E allora meglio
travestirsi da bianconiglio di Alice nel
paese delle meraviglie.
Cinema
E' vero che?
Economia
Editoriale
La cornice di Lucca, con le sue mura, la
sua “misura d’uomo” è l’ideale per serate
come queste.
Arrivo nella cittadina poco dopo le cinque
del pomeriggio, un caldo assillante e
presuntuoso, faccio un giro come un pesce
rosso potrebbe farlo nella sua boccia
d’acqua, e aspetto.
Fila dalle sei, apertura cancelli alle sette e
Gli Arcade Fire durante un loro curatissimo live
mezza. Fra il pubblico, poco hipster e molto
maturo, girano gelati e birre, e speranze.
Speranze di poter assistere ad uno spettacolo che poche volte si vede in Italia, quella di una band che
suona BENE dal vivo.
Verso le otto fanno capolino, puntuali, gli A Classic Education, ossia gli Arcade Fire nostrani.
Formazione spartana ed efficace, ci fanno ascoltare i loro pezzi, di grande impatto e dalle sonorità
ariose, peccato per un pò di carisma che manca, ma tant’è.
Dopo un via-vai di fonici e roadies, alle nove e mezza entra in scena la band di quel genio che
conosciamo come Win Butler & soci.
Mini-documento estratto dal futuro dvd di “The Suburbs”, dal gusto seventies e tarantiniano, Ready To
Start si spalma sulla folla come un getto d’acqua ghiacciata.
Stare a descrivere una scaletta ricca dei pezzi più poetici dei tre album non renderebbe giustizia agli
Arcade Fire.
Allora possiamo raccontarvi di colori che si fondono, di sudore, di onde anomale di Musica, una musica
difficilmente catalogabile in un genere ben definito. Già, perchè chi ama catalogare gruppi in determinati
generi musicali, con gli Arcade Fire andrebbe dritto al manicomio.
Butler è in formissima è si leva statuario sulle casse-spie di fronte a lui, snocciolando canzoni che
sembrano inni da stadio, e probabilmente lo sono. Régine Chassagne è un folletto impazzito che
strabilia. Praticamente una polistrumentista prestata all’avanguardia del palcoscenico. Fluttua fra uno
strumento e l’altro, fra un piano a muro polveroso ad una fisarmonica colorata e vibrante, fra coccarde e
vestitini hawaiani, stupisce tutti, lascia a bocca aperta.
Butler e gli altri non sono da meno, è un continuo girovagare di strumenti, percussioni, tutti e otto si
interscambiano perfettamente e senza grossolanità.
Richard Reed Parry e Tim Kingsbury al solito sono autentici mattatori della serata, folleggiano qua e là
fra tamburi e tastiere, personalmente furono uno dei motivi principali per cui mi innamorai della band, ai
tempi.
Una chiusura degna di nota con Wake Up, encore finale e urlato da tutta Piazza Napoleone in festa, in
quella che più che una serata del Lucca Summer Festival sembrava un sambodromo impazzito.
Gli Arcade Fire si confermano uno dei pochi gruppi che live rendono meglio che nel disco da studio.
Troppa forza, troppe energie e troppo calore umano da imprigionare in supporti fisici.
Per chi volesse avvicinarsi al gruppo, è nei negozi la Deluxe Edition di The Suburbs, contenente il
mediometraggio Scenes From The Suburbs, diretto dal regista Spike Jonze .
Marco Della Gatta
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Numero 36 del 19/07/2011
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Ischia Global Festival, la festa dell’estate tra grandi star e
impegno sociale
MERCOLEDÌ, 20 LUGLIO 2011 17:40
Sezioni
Attualità
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Cinema
Anche quest’anno le stelle del Global
Festival sono tornate ad illuminare l’isola di
Ischia. Per una settimana (dal 10 al 17
luglio), l’isola verde si è trasformata in una
succursale di Hollywood. Nella suggestiva
cornice dello storico hotel della Regina
Isabella di Lacco Ameno – e per
l’occasione anche la Villa Colombaia di
Luchino Visconti – è sbarcato il meglio
dello showbiz internazionale ma anche del
cinema di casa nostra. Un mix di talenti
nazionali e internazionali, grandi anteprime,
faccia a faccia con gli artisti, party esclusivi
ma anche tanto impegno verso il sociale.
Tutto questo è l’Ischia Global Film & Music
Fest, una grande festa del cinema
diventata
negli
anni
la
kermesse
cinematografica più attesa dell’estate
italiana. Artefice di questo piccolo miracolo
campano è Pascal Vicedomini che ogni
L'Ischia Global Film & Music Fest, l'evento più atteso dell'estate anno riesce a portare nel golfo di Napoli i
tra grandi anteprime e ospiti internazionali
personaggi più in vista dello star system
mondiale
nonostante
i
fondi
che
scarseggiano. “Andiamo avanti per fare grande la Campania, ma senza il sostegno della Regione per la
prima volta dopo 7 anni”, dice il patron Vicedomini, fondatore e produttore dell’Ischia Global, che
continua: “È incredib ile che un evento come il nostro, al quale fanno riferimento moltissime personalità
internazionali, non ab b ia il sostegno della massima istituzione campana, soprattutto proprio quando
ab b iamo trovato quello del Ministero dei Beni Culturali. Io sono un emigrante napoletano che gira per il
mondo e tocco con mano l’ammirazione che fuori si ha per Ischia Glob al, che organizziamo per dare
lustro alla Campania, ma questo dettaglio non è stato colto da tutti.”. Pur non godendo di grandi mezzi, la
manifestazione continua a crescere di anno in anno al di là di ogni aspettativa. E a riprova della solidità
di questo appuntamento estivo ci sono i tanti arrivi delle star e degli addetti ai lavori che fanno a gara per
apportare il proprio contributo propositivo all’evento. Sting, Michael Radford, Mario Martone, Tom Hooper,
Kenny Ortega, Paul Haggis, Melissa Leo, Forest Whitaker, Ettore Scola, Eli Roth, Christoph Waltz,
Massimo Ghini, Carolina Crescentini sono solo alcuni dei tanti protagonisti giunti sull’isola per
partecipare alla IX edizione dell’Ischia Global.
E' vero che?
GERARD BUTLER, ATTORE DELL’ANNO TRA MUCCINO E IL SURF. Tante le star del cinema presenti. Ma
tra di loro il più atteso e bersagliato da fan e paparazzi è stato l’attore scozzese Gerard Butler di
passaggio a Ischia per ricevere l’Actor of the year Award. Reduce dal set di Playing the field, terzo film
americano di Gabriele Muccino dove interpreta un ex calciatore scozzese che dopo aver perso soldi e
successo cerca di recuperare l’affetto della famiglia, Butler è apparso in gran forma pronto letteralmente
a tuffarsi in una nuova avventura cinematografica. In autunno inizierà a girare Mavericks, un surf movie
basato sulla storia vera del leggendario surfer Jay Moriarty. I prossimi mesi comunque per Gerard Butler
potrebbero segnare finalmente una svolta alla carriera. Due film in uscita Coriolano, adattamento
shakespeariano firmato dall’esordiente alla regia Ralph Fiennes e il toccante Machine Gun Preacher
che potrebbe finalmente lanciarlo verso una candidatura all’Oscar. In attesa della statuetta dorata
l’attore scozzese si consola con l’argenteo cavalluccio marino dell’Ischia Global conquistato sul campo
con una brillante ed esilarante imitazione di Gabriele Muccino.
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Gerard Butler Actor of the year all'Ischia
Global Festival 2011
LA SORPRESA TORNATORE. A sorpresa sull’isola verde è sbarcato anche Giuseppe Tornatore. Un blitz
di poche ore per incontrare il produttore americano Avi Lerner, che ha già prodotto il terzo film americano
di Muccino e con il quale il regista siciliano sta preparando Leningrad. ”Stiamo andando avanti nella
preparazione, ma il film si girerà il prossimo anno e io nel frattempo sto lavorando ad un altro progetto
che non posso rivelare”. Il Kolossal bellico da oltre 100 milioni di dollari racconterà l’assedio nazista alla
città russa oggi nota come San Pietroburgo. E’ un progetto antico destinato ad essere diretto
inizialmente da Sergio Leone che morì prima di riuscire a realizzarlo. Così fin dal ’93, tra un film e l’altro,
Tornatore si è impegnato a portare sul g rande schermo l’eroica resistenza della città russa spingendosi
fino a San Pietroburgo per consultare gli archivi storici e parlare con alcuni di quei due milioni e mezzo di
eroici cittadini che sopravvissuti agli stenti riuscirono a vincere i nazisti.
Visita a sorpresa di Giuseppe Tornatore all'Ischia Global Fest
MARIO MARTONE VERSO L’OSCAR. Nell’anno in cui l’Italia celebra il 150esimo anniversario della sua
Unità, doveroso l’omaggio a “Noi Credevamo”, il film di Mario Martone sul Risorgimento Italiano, che
nonostante la scarsa distribuzione al cinema (solo 30 copie), continua a far parlare si sé. Dopo un David
di Donatello e il Nastro d’Argento manca il premio più prestigioso, quella statuetta dorata che
scaramanzia a parte neanche il regista napoletano sembra disdegnare: “Sono felicissimo che si parli
con tanta insistenza di una mia possib ile candidatura, ma per adesso non posso che restare in attesa”.
Ed è proprio dall’Ischia Global che è partita ufficialmente la campagna a sostegno di “Noi Credevamo”
come candidato italiano nella corsa agli Oscar 2012. Il film di Martone è atteso per l’autunno in tv.
Prodotto per essere mandato in onda in due puntate sulla rete ammiraglia della Rai, pare ormai certa la
sua collocazione nel palinsesto di Rai 3. “A me Rai 3 va b enissimo”, spiega Martone. “Sono davvero
contento che vi sia questa possib ilità, senza alcuno snob ismo nei confronti della televisione. Fin da
quando l’ho progettato anni fa, infatti, ho sempre considerato questo come un film radical-popolare:
radicale per il modo nel quale affronta il Risorgimento, popolare per come intende comunicarlo a quanti
più italiani possib ile. E mi semb ra importante che tanta altra gente possa conoscere un’opera con la
quale ho provato a dar voce a coloro che la storia ha dimenticato o relegato sullo sfondo. Quel periodo
storico non è fatto solo di scontri diplomatici o movimenti b ellici, ma anche di gente comune, tanti
ragazzi soprattutto, che dal b asso hanno deciso di camb iare le cose”. E ogni riferimento alla situazione
italiana e internazionale attuale è puramente casuale. “Noi Credevamo è riuscito ad anticipare un certo
spirito dei tempi, che stiamo vivendo da qualche mese a questa parte sulle due sponde del
Mediterraneo”.
L'Ischia Global a sostegno di Noi Credevamo all'Oscar 2012
LIBERTA’ DI ESPRESSIONE PER TUTTI. L’Ischia Global Festival non è solo glamour, frivolezza e star di
Hollywood, ma anche un momento serio di riflessione su ciò che accade nel mondo. Da cinque anni a
questa parte tra le attività e gli incontri del festival Ischitano grande risalto viene dato al Social Cinema
Forum per i diritti umani, un’occasione straordinaria di confronto con gli artisti che quest’anno è stato
dedicato all’emergenza artistica e culturale e a quella libertà di espressione troppo spesso mortificata
ovunque nel mondo, ma nello specifico in quei paesi del Nord Africa alla ribalta delle recenti cronache.
Presieduto dal regista Paul Haggis, presidente dell’associazione benefica Artist for Peace and Justice, il
V Social cinema Forum ha visto il coinvolgimento di nomi importanti a partire dall’attrice iraniana
Nazanin Boniadi, spoke person di Amnesty International e fortemente impegnata a favore del regista
iraniano Jafar Panahi, condannato a sei anni di carcere e al divieto per i prossimi 20 anni di dedicarsi ad
ogni attività artistica per aver semplicemente esercitato il suo diritto alla libertà di espressione attraverso
il cinema e l’attivismo politico. “Eventi come questo ci danno l’opportunità di raggiungere la massa e
diffondere il messaggio dei diritti umani. Noi artisti sappiamo quanto sia importante la lib ertà di
espressione e ab b iamo la responsab ilità di usare il nostro potere per mostrarlo al mondo”, dice la
Boniadi. Gli fa eco la scrittrice israeliana naturalizzata italiana, Rula Jebreal, autrice di Miral che ha
ispirato l’omonimo film di Julian Schnabel: “Dare voce ai popoli che lottano per la propria lib ertà di
espressione, ai loro sogni, alle loro speranze, vuol dire che la storia che di solito viene scritta dai vincitori
oggi può essere scritta da tutti noi, e soprattutto dai giovani che grazie alla Rete sono riusciti a sovvertire
regimi, come in Egitto dove una rib ellione popolare partita dal b asso ha messo fine ad una dittatura di
30 anni”.
V edizione del Social Forum dedicata alla Libertà di
espressione
LE ANTEPRIME. Non sono ovviamente mancati i film con un programma ricco di anteprime internazionali
rigorosamente in lingua originale. Ad aprire la manifestazione “The Deb t”, un thriller firmato da John
Madden (Shakespeare in Love) e presentato dal regista proprio un anno fa al Global Fest. Oltre a The
Debt, sono stati proiettati in anteprima anche “Drive” del regista fresco di premio a Cannes Nicolas
Winding Refn, una nuova versione cinematografica del romanzo di Charlotte Bronte “Jane Eyre” di Cary
Joji Fukunaga con una favolosa Mia Wasikowska, il commovente documentario “The Bully Project” di
Lee Hirsch, una finestra sul fenomeno del bullismo nella società statunitense e “Bridesmaids” di Paul
Feig (in uscita il 19 agosto) il film-fenomeno dell’estate americana, una commedia tutta al femminile
che è riuscita a strappare la vetta del boxoffice niente di meno che al film-icona di noi donne, Sex and
the city. E poi ancora, una rassegna dei più significativi film dell’ultima stagione cinematografica, a
cominciare dal Premio Oscar 2011 Il Discorso del Re fino a Noi Credevamo.
Enrica Raia
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TAGS: Festival, Ischia Global Festival
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Eleonora Duse, la Divina devota ai suoi amori
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MARTEDÌ, 19 LUGLIO 2011 19:31
Attualità
NESSUN COMMENTO
Quell’espressione fiera e un po’ spavalda, l’ampia fronte
sempre corrugata nel taglio beffardo delle sopracciglia
asimmetriche, lo sguardo incantato e apparentemente
perso nel vuoto, le labbra sottili e dischiuse come nella
meraviglia, o nell’attesa di qualcosa di straordinario. È
così che rivedo Eleonora Duse: come la ritraevano le
fotografie dell’epoca, ovvero giovane, bella, all’apice del
successo teatrale e, più tardi, cinematografico. Un volto
espressivo e pulito, provocante e virginale insieme, che
ella non volle mai “contaminare” coi trucchi di scena, per
timore che ne intaccassero la sorprendente capacità
comunicativa. E faceva bene, Eleonora, perché davvero il
suo volto parlava da sé, raccontando storie di attriti e
passioni, con gli occhi traboccanti audacia e paura,
tormento e speranza, gli occhi di una donna che non si
arrende nemmeno davanti alla disfatta di se stessa, e
che continuamente lotta per la propria affermazione.
La Divina, come la soprannominarono in virtù
dell’indiscusso talento, fu una vera e propria stella, la
La "divina" Eleonora in una fotografia di inizio
prima donna del Teatro italiano a cavallo tra Ottocento e
Novecento
Novecento, una brillante cometa che spandé sui
palcoscenici internazionali la luce dell’italianità, e
soprattutto della femminilità italiana, lasciandosi dietro una scia soffusa di critiche e di velata
ammirazione.
Eleonora Duse (1858-1924) nasce a teatro e per il teatro: figlia di attori dilettanti e girovaghi, trascorre la
sua infanzia in giro per i palcoscenici, ammaliata dall’arte della drammaturgia che le entra in corpo
proprio nei teneri, malleabili anni dell’infanzia. A soli quattro anni debutta nella sua prima apparizione
teatrale, impersonando Cosetta ne I Miserab ili. A poco più di vent’anni è già prima attrice nella
compagnia Semistabile di Torino, e grazie a parti indimenticabili come Terese Raquin e Giulietta, a
trenta conquista il ruolo di Capocomico. Bella a modo suo, volitiva, caparbia e anticonformista, inizia ben
presto a disdegnare l’obsoleto classicismo perbenista di un teatro, quello italiano, che conta un numero
vergognosamente esiguo di drammaturghi – se si escludono Verga e, successivamente, D’Annunzio –
e che inizia a starle stretto come una vecchia, casta veste. Si appassiona invece alle pièce straniere: da
Dumas figlio, a Victorien Sardou a Henrik Ibsen, che ella amò particolarmente per la capacità di
imprimere alle sue opere quel carattere di destrutturazione e sottile dileggio dell’ipocrita società
borghese dell’epoca, la stessa capacità che Eleonora possedeva a sua volta, e che metteva a frutto
direttamente in fase di realizzazione, attraverso una pratica di costante revisione dei copioni e
un’improvvisazione scenica di volta in volta diversa, che rendeva la sua recitazione tanto imprevedibile e
stupefacente.
Superba interprete perfino del teatro di Shakespeare, Eleonora Duse visse la propria vita, così come il
“suo” teatro, proprio all’insegna dell’improvvisazione: famosa sin da giovanissima, a soli 24 anni (1881)
sposò Tebaldo Cecchi, da cui ebbe la sua unica figlia, Enrichetta, per poi separarsene legandosi, solo 4
anni dopo, a Arrigo Boito, che riadattò per lei l’Antonio e Cleopatra, e con cui diede avvio a un prolifico
periodo di collaborazioni artistiche. Chiacchieratissima per le sue amicizie femminili, di cui non fu mai
accertata la natura omosessuale, la Duse si legò a svariati personaggi di rilievo storico come Matilde
Serao, sua testimone di nozze, Grazia Deledda, per la quale interpretò, nella sua unica apparizione
cinematografica, il film muto Cenere, tratto dall’omonimo racconto della scrittrice, l’attrice Sarah
Bernhardt, con cui contese l’ammirazione e forse l’amore del Vate D’Annunzio, nonché la ballerina
Isadora Duncan, con cui condivise l’esperienza, fatta di incontri segreti, di una tournée europea.
Ne emerge l’immagine di una donna emancipata, fin troppo per l’epoca, padrona del proprio destino e
unica destinataria delle sue azioni; eppure allo stesso tempo, tra le pieghe intense di quel volto tanto
espressivo si legge la solitudine, l’amarezza, tutta la difficoltà di essere e sentirsi veramente donna in
un ambiente sociale che a quell’epoca è ancora fortemente castrante nei confronti della femminilità. Un
conflitto interiore che, probabilmente, la Duse esorcizza sulla scena, proiettando pezzi di se stessa e
della propria personalità sulle sue “moderne” eroine, tragicomiche o disperate, incomprese e
nevrotiche, ma sempre, nella sua recitazione, rivestite della sua personalissima impronta interpretativa.
Come se il teatro fosse l’unico luogo, sospeso tra il bene e il male, una zona franca in cui a una donna è
concesso di mettere in mostra se stessa, fingendosi qualcun’altra. La confusione diventa ben presto
palpabile anche per Eleonora stessa, che infatti confesserà: “Quelle povere donne delle mie commedie
mi sono talmente entrate nel cuore e nella testa che mentre io m’ingegno di farle capire alla meglio a
quelli che m’ascoltano, quasi volessi confortarle, sono esse che adagio adagio hanno finito per
confortare me”.
Un amore, quello della Duse per il teatro, paragonabile solo all’altro suo amore, quello carnale, terreno,
quello per il Vate Gabriele D’Annunzio, incontrato per la prima volta nel 1882 a Roma, quando lui,
nemmeno ventenne, le propone esplicitamente una notte di sesso, ritrovato attraverso le sue Elegie
Romane, che lo scrittore dedica “alla divina Eleonora Duse”, e infine amato dal 1984 – data del loro
ennesimo, ma stavolta fatale incontro in una galeotta Venezia, romantica e mortifera come sarà la loro
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relazione tumultuosa, scadenzata dai continui tradimenti di lui e nutrita dall’incommensurabile
adorazione di lei – fino al 1900, anno della pubblicazione de Il fuoco, romanzo in cui D’Annunzio
racconterà al mondo la loro affascinante storia d’amore.
Quelli della relazione con D’Annunzio furono per Eleonora anni disperati e prolifici, durante i quali
all’amore si coniuga la collaborazione artistica con il poeta e scrittore, per cui la Duse si impegna a
finanziare e a mettere in scena, recitandovi da protagonista, le opere teatrali del suo amante; fino a
quando D’Annunzio non le preferisce Sarah Bernhardt per la prima rappresentazione de La ville morte,
ferendo, mortalmente appunto, i sentimenti della sua amante. Che tuttavia lo perdonerà, pronunciando
quella che tuttora resta una frase celebre: “Gli perdono di avermi sfruttata, rovinata, umiliata. Gli perdono
tutto, perché ho amato”. Perché, potremmo dire, Eleonora Duse mise l’amore sopra ogni cosa, vivendo
la sua vita nell’ardente fuoco della passione: quella per D’Annunzio e quella per il Teatro, che insieme, a
poco a poco, la consumarono, lasciandola, esanime, sulla scena, sconfitta da un problema polmonare
che aveva radici nell’infanzia, a soli 66 anni.
La sua salma riposa oggi a Asolo, per sua espressa volontà; ma il suo indimenticabile talento vive
ancora negli occhi di tutti gli spettatori che hanno potuto ammirarla mentre calcava le scene, e il suo
amore per D’Annunzio è scolpito per l’eternità, nella toponomastica della città di Firenze, dove i due
vissero un periodo felice del loro amore, dove viale Eleonora Duse incrocia inevitabilmente viale
Gabriele D’Annunzio.
Giuliana Gugliotti
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Via al Cash game in Italia: dinamiche di gioco
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MARTEDÌ, 19 LUGLIO 2011 20:57
Attualità
NESSUN COMMENTO
Il 18 Luglio 2011 ha rappresentato l’inizio di
una nuova era per i cultori del Poker. Prima
c’erano i tornei, adesso c’è il cash game.
Nel
DL
pro-abbruzzo
troviamo
la
regolamentazione del comparto giochi e
l’innovazione portata dalla modalità “cash”
per Poker e Black Jack. Il decreto coinvolge
anche Lotto e Superenalotto. Inoltre anche
lotterie, roulette e dadi saranno on line.
Una vera rivoluzione nel mondo del gioco.
Cinema
E' vero che?
Economia
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Il Country Manager di Pokerstars.it, Fabio
Bufalini lancia un monito : “Cash game si,
ma con criterio”. Le poker rooms di Poker
stars sono note in tutto il territorio
nazionale, e il monito è giustificato perché il
Il poker on line
rischio di fatto c’è. Adesso con il cash
game si rischia molto sul fronte la
dipendenza, perché il giocatore è portato a “ricaricare” e continuare a giocare. Analizzando la questione
dei“limiti” e dei famosi 1000 euro a sessione, scopriamo che l’ Aams (Amministrazione autonoma dei
monopoli di Stato regola il comparto del gioco pubblico in Italia) sui limiti ai tavoli l’Aams non ha stabilito
nulla di preciso. “Saranno le poker room a definire le strutture dei tavoli così come funziona nei mercati
di tutto il mondo. Ognuna disegnerà la sua offerta che, comunque, andrà concordata secondo linee
comuni. E i limiti di massimi e minimi di ingresso al tavolo saranno definiti dalle stesse room“
Il limite di 1,000 euro non significa che ci si potrà sedere ad un tavolo 2/4 con quella somma. Ma che si
potrà ricaricare fino ai 1,000 euro. Finita quella cifra si cambia tavolo. E’ qui che si innescano i limiti
stabiliti dal giocatore, perchè, altrimenti, se il gioco per singolo tavolo risulta limitato, niente vieta ai
giocatori di spostarsi su un’altra partita e ripartizera da zero, ossia dai 1,000 euro.
L’inizio del Cash game comunque non è stato dei migliori, tant’è che gli utenti parlano già di Crash
game dovuti ai continui crash del sistema
Inoltre occhio alla Finanza per i giocatori italiani all’estero. i proventi legati ad i giochi di abilità, sono da
considerarsi sempre come “redditi diversi”, senza possibilità di detrarre le spese.
Il programma e le fasce orarie del Poker Cash Game fino a venerdì
martedì 19 luglio – dalle ore 14 alle ore 17
mercoledì 20 luglio – dalle ore 8 alle ore 20
giovedì 21 luglio – dalle ore 8 alle ore 20
venerdì 22 luglio – tutto il giorno
Giuseppina De Angelis
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