Lett.russa pp. 33-65 - Dipartimento di Lingue, Letterature e Culture

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Lett.russa pp. 33-65 - Dipartimento di Lingue, Letterature e Culture
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tori, che impararono a scrivere secondo il gusto locale e trasformare opere semi-liturgiche in florilegi di racconti, attingendo spesso ai prodotti del mercato libra o non
controllato dal potere ecclesiastico, ossia agli «apocrifi».
Per rendersi conto delle condizioni in cui si ddinearono le prime convenzioni
scrittorie dell'antica Rus' convime soffermarsi, ancor più che sui singoli testi, sulle
raccoke (izbdrnileù manosc.itte che, in quanto Mi cor chiara individualità fisica,
costituivaflo le concrete strutture portanti dei messaggi generali e complessivi, ossia
dei «tipi» e dei potenziaÌi <<generi». I limiti tematici di non pochi di questi libri
erano ben definiti dalla loro ftmzione liturgica, devozionale o didanica. È questo il
caso di compilazioni agiografche come le Mrz éi òet'/ (Letwe mensth) che contene,
vano brevi vite di santi disposte secondo il ricorrere delle loro festivirà, il cosidderto
Prdlog (Prologo), che cortisponde al Sinassaio greco (la denominazione slava nacque
dall'erore di qualche copista, che confuse il titolo di un'introduzione all'opera con il
titolo dell'opera stessa) e Paterile (greco: ,rcr.reeLxdv). Altre raccolte non avevano
nette connotazioni tematiche e assolvevano la più generica funzione di repenori eru,
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diti.
Le dre Izbénilei Sajatosllaa (Raccolte di Svjatoslàv), a noi giunte in co&ci vetustissimi, vergati da un certo scriba Ioànn rispettivamente flel 107J e nel 1076, sono i
cimeli più famosi & questo genere. La loro storia testuale è molto controversa. Uantecedente dei manoscritti che Io scriba Io6nn produsse per il Gran Principe di Kiev
Svlatoslàv Jaroslàviè, come si è già detto, era stato composto in Bulgaria, un secolo
prima, e già de&cato allo zar Simeone (ragion per cui van studiosi bulgari preferiscono, al titolo convenzionùe dt Raccobe di fujatosldo, qrdlo & Rtccolte di Simeoze). Non si tratta, comunque, di una situazione aoomala. Non sono poche le opere
che, pur dando vita a nuove tradizioni testuali nella Rus' (uoa ventina di codici da,
tabili tra il )flII e iI XVII secolo conengono il testo completo dello Izbdnik de)
1071 e vario materiale testuale dd)o lzbrhniÈ del 1076 verà incluso in posteriori
compilazioni di larga diffirsione come Lo smeraldo llzmatàgd) e ].]ape LPòel6)) risdgono ad antecedenti slavi meridionali. La storiografa e la critica modeme si riferiscono spesso ad un ampio processo di migrazione resruale, compreso nella cosiddena «prima influenza slava meridionale». 1, Sestod.neo (Esamerone) di Giovanni,
Esarca & Bulgaria (D( secolo), è forse l'esempio più rilevante di un'opera slava meridionale che <<conrinua a vivere» nei nuovi territod della cristianità slava odentale.
Occorre però osservate che la maggior parte delle opere della letteratura bufuara antica si trova proprio in queste condizioni: quanto è noto di quella letteratura ci è
pervenuto prevalentemente in codici russi (oltre ad un certo mrmero di co&ci serbi).
Tutti i dati a nostra disposizione contribuiscono dunque a farci intendere la nascita della letteratura russa antica come un grande processo di initaz ione-assimilazione. A poco a poco gli scribi-rifacitori slavi orientali russficaroflo una gran quantità di «bestsellers» della letteratura apocrifa, tra cui il Libro d.i Enoch,la Vlsione di
Abramo,laVsione di Isaia, iYaxgelo di Tommaso,l Vangelo d.i Giaamo,'tf Vangelo
di Nicodemo,l^ Storia d.el legno delk Croce, l'Apocalissi di Paolo, I'Apocalissi di Ba
ruch,le Wsioni di Metodio di Patara,la Discesa della Vergine all'lxferno,l'Ascensione
di Isaia, l'Asceasione cli Agapito ù Paradiso e dtri ancora. Fu un processo graduale,
la cui cronologia oscura si estende ben oltre l'età kieviana, ma che già nei primi anni
della cristianizzazione incominciò a preoccuparc i censori ecclesiastici. Nel ricordato
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@difcaziose dei tipi lerterun nelh Pes'
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co&ce del 1073 ddla Racaha di Sojatosl,/z troviamo infatti il primo elenco di libri
prcibiti \otreàéryja hklg1l). Benché Ia proibizione s'estendesse a pubblicazioni di vario tipo che, per ragioni differenti, erano considerate devianti dalla dotrrina ortodossa, non vè dubbio che la letteratura illegale (e «clandestina» solo perché fruno
di inventiva spontanea e non autorizzata), vale a dire la letteratura (comunque sernpre molto diffusa, se non addiritrura predominante) degli «apocrif» come li intende
la storiografa letteraria modema, era il bersaglio maggiore di simfi indici.
Troppo imprecise sono le nostre conoscenze delle norme che regolavano l'attività
scrittoria, tanto al Ìivello ecclesiastico centrale quanto nell'àmbito delle consuetudini
locali, perché possiamo segnare una netta linea divisoria fra opere ..programmate» e
opere che entrarono in circolazione più o meno spontaneamente. Certo è che, nel
volgere d'un paio di secoli, la letteratura tradotta, compilata e variamente adattata
giunse a comprendere opere di notevole varietà: ddTe Cronache dt Giovanni Malalas
(già &ffuse tra gli slavi di Bulgaria), di Giovanni Sincello e di Giorgio A.man6lo
(nonché del suo continuatore Simeone Logoteta) sl Pouèst' o razorénii lerosollma
(Storia della distruzione dì Gerusalemme)
che altro non è che una versione (con
varianti testuali non attestate da altre radizioni)
de11a Stoia delk gaerra giadaica di
Giuseppe Flavio
al Romanzo di Alessandro dello Pseudo Callistene, al Fniologo
(modello principe-per l'interpretazione allegorico'scritturale del mondo naturale variamente descritto dai bestiari medievali), al Rzcconto del sdpientistiìto Ak/t, dlaleg
genda agiografrca di ,4lessio uomo di Dio ed all^ stoi^ di Baiaan e Giosafatte.
Molti storici e critici letterari del nostro tempo tendono a tmscuiare i testi di cui
abbiamo trattato sin qui. E con buone ragioni: non soùo scritd che contengono ma
teria originale o che formulino messaggi nettammte e tipicamente «russi». Il nostro
compito di illustratori della <<civiltà letteraria» ci impone però di richiamare l'atten'
zione del lettore sul fatto che questi testi costituivano la sragaode rrlzggiotanz^
delle letrure medievali nelle terre russe. Fu questa letteratura tradotta, compilata e
delaborata a formare il gusto, a fissare le regole del giuoco scrittorio e a prefrgurare i
gmndi «tipi», se non proprio i <<generi» della lettetatura flascente, tra agiograla e
Eloqaenzd sacra dl seruizio d.ella politica d.i Kieo:
il "Discorso salld Legge e sralh Grazia»
È consuerudine radicata nella tradizione storiografica attribuire a un testo, convenzionalrnente noto come Sléoo o zaÈt5xe i blagod,iti lDiscorso sulla Legge e sulla
Grazia), la dignità di primo esempio di attività letteraria <<originale» nella Rus'kie-
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Cabitolo
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viana. Si trana di un componimento in stile solenne, i cui motivi tematici sono jndi,
cati nella seguente intitolazione-rubrica, tramandata con varianti minime da più di
cinquanta codici: Szl/a ltgge data da Mosé - E s*lla Grazia e Verità, realiuatesi att auerso Gesù Cisto - E come la Legge passò, fiefttre la Gtazia, con la Vetità, colmò tuxa
h tera - E la Fede si estese a tatte le genti: Arlche alla kostra gekte rrssa ' Ed. ehgìo
del nostro «Èagàn» Vladinit Cbé da hi fumno baxezzati - E pregbiera a Dio di tutta
la fiortfi tefta. (Il titolo di kagàn, che è di derivazione turco+arara, era usaro dai
capi del limitrofo stato dei Cazari e da loro potrebbero averlo mutuato i capi della
Rus').
Tutti gli argomenti sono trattati secondo l'ordine annunciato dalla intitolazione
generale; il che alvicina I'opera al tipo corrente di compilazione erudita in cui si impegnavano gli scribi-antologizzatori. I singoli motivi tematici convergono però qui in
un motivo-tesi generale, che conferisce maggiore unitarietà alla struttura semantica
ddl'opera. La tesi può essere così riassuntai poiché Madimir cristianizzò la sua gente
in vimì del dirctto intervento ddla Grazia ispirante (il che compona non solo l'attribuirc dignità di Primo Apostolo al Gran Principe locale, ma anche il relegare i missionari bizantini ad una posizione se non proprio marginale, almeno subordinata), il
popolo della Rus' è superiore. ai popoli dell'antichità pre cristiana così come la Grazia portata dal Cristo è superiore alla Legge riceluta da Mosè e così come i Gentili,
che Àanno riconosciuto e accettato Gesù, sono superiori ad Ismele che 1o ha rinnegato e croci6sso.
fl modo in cui l'argomentazione è condotta ha convinto molti critici modetni che
ci troviamo di fronte non ad una compilazione, ma ad un testo originale (forse il piu
atico di tutta la letteratura russa), dolrrto ad un vero e propio <<autorer. È una tesi
Lrgamente accettata, anche se non ineccepibile. Nella tradizione slava ortodossa Ia
faica epitomatoria implicava infatti scelte tanto rilevanti da portarla a confondersi
coo I'ane combinatoria degli scrittori originali.
Comunque si voglia definire il primo <<facitore» o «aftefice» di questo scritto, la
sloriogra6a modema ha creduto di potergli dare un oome preciso (anche se l'intera
documentazione manoscritta è adespota). Si trana di llari6n, che fu metropolita kievimo sotto il successore di Ma&miq Jaroslàv il Saggio (978 1054).
Da un racconto annaljstico, in cui si parla dell'origine del nome del «Monastero
ddle grotte», apprendiamo che, dopo essere stato prete della chiesa dei SS. Apostoli
e Berestovo presso Kiev (dove era la residenza del Gran Principe), Ilari6n s'era fatto
mito in una grotta situata su rm'altura boscosa lungo il Dnepr. Leggiamo quindi
nel 1051, Jaroslàv il Saggio, «convocati i vescovi», elevò llari6n alla cattedra
aopolitana di S. Sofia in Kiev Abbiamo anche il testo dell'atto ufficiale in cui
lki6n dice «sono stato consacrato dai pii vescovi ed insedrato nella grande e da Dio
etra città di Kiev in qualità di Metropolita, Pastore e Maestro. Ciò accade nelIaao 6589» (= 1051). Dopo questa data, nessuna notizia diretta. Secondo quanto si
Lgr nella Prima Cronaca di Novgorod, già nel 1055 la cattedra meropo)itana risulosr occupata da un altro prelato, il greco Efrem.
S pnsa che il breve periodo, in cui il monaco «indigeno" Ilari6n fu metropolita,
.ùrisponda d cu.lmine di una specie di lotta delle investiture fra il Granduca kieche voleva controllare direttarnente la chiesa nei suoi territori, e il patdarcato
che intendeva invece esercitare una superiore autodtà per mezzo di me-
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tropoliti greci fedeli a Costantidopoli. X nazionalismo ecclesiastico anribuito ad Ilari6h risulta consono alle tesi del cosiddeno Discorso *lla l*gge e salla Gruzia. A
favore della attribuzione di questo componimento al monaco llari6n (che l'avrebbe
scritto fra il l0l7 e il 1050, prima cioè di salire alla cattedra di S. Sofa) vieoe addotta
la crrcostanza che la sua attività è menzionata in apemrra del codice di norme ecclesiastiche, a cui lo stesso Jaroshv il Saggio lavorò, insieme «col metropolita Lari6n»,
sd)abase àel No*ohizon greco.
Oltre che con i dubbi che, malgrado tutto, permangono sulla attdbuzione ad un
preciso autore, dobbiamo anche fare i conti con una documentazione testuale incerta. Di solito si parla & «redazioni», anche se il materiale tràdito comune risulta
cospicuo. La nozione di 'rcd4zione' si fonda più che altro sulla drstinzione fra un
tramandato da un solo codice del XV secolo che cofltiene anche
testo «lungo»
passi ddla Palejà stoica
e un resto «breve» di larga diffusione. È diffcile dire in
che misura il materiale testuale a noi giunto
soprattutto nelle sezioni in cui prevale
possa dseotire di vari interventi.
la struttura portante delle citazioni bib)iche
giova
Neppure l'esarne formale
a fugare I'impressione che il cliché cdtico, per cui
si parla di un Dri.oro salla Legge e salla Gruzb di llari6n di Kiev, si fondi su eccessive schemaùzazioni. La voce narrante afferma, in apertura, di rivolgersi «non agli
indotti», bensì <<a coloro che si sono abbonda[temente nutriti della dolcezza delle
scaitture», ossia ai teologi-esegeti, e definisce ciò che segue come <<storia», owero
«narraziooe» lporést')- Coitt^iùnente a quanto suggerito da-lla tradizione critica,
non si tratta dunque di un componimento oratorio, di un «discolso» (slotol, ma di
una esposizione esegelica in forma di «narrazioner. Questa particolare espos;ione
Dattazione, che occupa la prima parte del testo tramandatoci dai codici, illustra la
superioiità della Grazia su.lla Legge parafrasando la interpretazione fgurata che san
Paolo
citando a sua volta Isaia (Ir. 54,1)
dà della stoda bibtca di Abramo,
Sara, Agar, Ismaele ed Isacco (Gez. 16,1r; 21,1-10). Dice san Paolor
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Abramo ebbe due figÌi: rno dalla schiava e rno datla donna libera. Ma quello awto dalla
schiava nacque secondo la came, mentre quello dalla donna libera è nato in vinù della promessa. Queste cose son dette in senso tipico. Le due donne, infatti, son 6gum dei du€ Testa'
menti... noi non siamo 6gli della schiava, ma della donre\bera (Gal. 4,22-31).
Le parole di san Paolo non sono direttamente citate nel componimento attribuito
ad Xari6q, ma è chiaro che lo scnttore keviano ne presuppone la conoscenza da
parte dei suoi lettori. Le referenze implicite alle Scritture, accanto a quelle esplicite,
conferiscono ai testi di questo genere un'intmsità evocativa tale per cui il dettato
slavo ecclesiastico riesce ad accostarsi alla complessità e dignità retorica dei modelli
greci.
Il passaggio al motivo della diffusione della fede cristiana s'intreccia, nelle pagine
che seguono, col tema
altrettanto topico
della riprovazione degli antichi Ebrei,
incapaci di passare dal- regno della Legge a- quello della Grazia. Fino a che punto
possano essesi infrltrate formulazioni meno «storiche» e legate a correnti antiebraiche della Rus' contemporanea, è dimc e dire. Largorìentazione prettamente teologica, generale e quindi atemporaLnente pnva di passioni «politiche", si chiude con
la citazione del comandamento apostolico di Gesù risorto: «andate e arrmaestrate
Pare Pnna
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tutti i popoli nel nome del Padre, del Figlio
e dello Spirito Santo, insegnando lorc ad
osservare tutte le cose che io ho comandato a voi» (Mat. 28, 19-201.
Gtazie a.lla sua strutrurazione intema, questa esposizione esegetica, che occupa Ie
prime dodici delle venrotto carte dell'unico codice in cui si legge la versione lunga,
può essere percepita come u,n testo in sé compiuto. Nelle rimanenti sedici carte, il
motivo della Legge, che trarnonta al sorgere della Grazia, vale solo come premessaspunto per il secondo motivo dominante: l'evangelizzazione della Rus'in virtù dell'illuminazione apostolica di Vladimir Le componenti di questa seconda sezione
sono quelle indicate dall'intitolazione: esaltazione della cristiaoizzazione della Rus'
elogio di Madimir e preghiera 6nale. Soprattutto nell'<<elogio» e nella «pr.ghi".", .i
ha la sensazione che l'individualità di un autentico scrittore si stacchi dalla convenzionalità formale, tipica anche dei migliori retori-epitomatori. I-intento celebrativo
del discorso, che qui assume il tono di una vera orazione (-rloao) ecclesiastico-politica, è ben dichiarato:
Celebra con celebranti parole la Terra romana Pietro e Paolo, ché per tramite loro s'è
farra credente in Gesù Cristo Figlio di Dior l'Asia ed Efeso e Parmo: Gìovaini Teologo; I'lndia: Tommaso; l'Egino: Marco. Tutti i paesi, e le città e le genti onorano ed esaltano ciascuno
il proprio Maest.o, che insegnò loro la retta fede. Esaltimo duque anche noi secondo le
nosEe forze, con esigue parole di celebrazione, il grande taumat,.rrgo, il nostro Maestro e
Pasrore, il srmde kasà. della nostra terra, Madimir, nipote del vecchio leor', 6glio del glorioso Sviatoslàv
La celebrazione del principe cristianizzatore è così ricca di formule agiografco
liturgiche da far pensare ad echi di un processo di beatificazione. O anche si può
pensare al testo di un'omelia funebre.
È certo fascinoso, anche se storicamente poco fondato, immaginare che l'encomio di Madimir sia stato letto, ifl Santa Sofia di Kiev, proprio dat primo metropolita
indigeno della terra mssa. La voce dell'oratore cresce continuamente di vigore sul
pi2no sema[tico rlon meno che su quello fonico, grazie soprattutto al costante attingere sia alle immagini che al lessico dclle Scrinure:
Sorgi, o testa onorata, dalJa tua tomba. Smetti il sonno. Invero non sei mono, ma dormi:
sino al comune risorsere d'osnuno. Sorsi. Non sei nono. Non s'addice il monre a te, che hai
oeduto in Cristo, vita del mondo intero. Smetti il sonno... So.gi, e mira tuo fislio Giorsio...
Eira i tuoi nipoti e pronipoti... mira le chiese frorenti, mìra il cristianesimo crescente, mira la
cinì riscÀiasta da.lle icone dei santi... Eravamo sciancatì dalla perEdia del diavolo. ma per
Efzzo tuo siano euariti e cì siamo messi in cammino sulla via della vita, eravamo ciechi per la
pafd;a del diavolo. ma per mezzo tuo siamo guariti... E ora noi tutti, grandi e piccoli, ren'
dirmo glorir all'unisostanziale Trinità.
Fino a che punto è legittimo mettere sullo stesso piano questo encomio di \4adi
mir e le pagine che aprono il testo, dove il tema della crisianjzzaziore era trattato
§tza alcun riferimento alla tefia russa, nell'alone di una metafora-guida della Legge
c &lla Grazia? Il fano che i motivi tematici seguano nel testo l'ordine annunciato
ell intitolazione dovrà essere visto come segno d'un ben riuscito lavorio di compilazime o come il marchio d'una <<originale» attività dr autore? ll tentare di rispondere
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@dif.dziose àei tipi lètte,4/ì nela
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a simili quesiti è operazione d'obbligo per la maggioranza dei testi russi antichi. Il
cosiddeno Dlscorso salla Legge e sulla Grazia (che non è un «drscorso, unitario e il
cui tema principale non è già il rappono figurale di Agar a Sara con la Legge e la
Grazia, bensì l'opera apostolica di Madimir) si presenta come il primo di una lunga
serie dr testi oscuri.
Le giuste cautele del critico-filologo non impediscono però allo storico letterario
di coglierc, tì questa vetusta composizione oratoria della Rus' kieviana, i segni di una
maestria che ha affascinato per secoli e affascina ancor oggi non pocLi lettori. Ilelo_
quio di llari6n (si voglia riconoscere dietro questo nome l'immagine di un concreto
autore o 1o si consideti un puro emblema) raggiunge l'efficacia sacrale della celebra_
zione liturgica, pur conservando il vigore dinamico della perorazione polemica. La
presenza diffr:sa di modelli retorici greci non coatta troppo la virtù espressiva dello
slavo, appma assurto alla dignità di lingua ecclesiastica. I-armonioso adattarsi della
fonetica e della morfologia indigene al periodare solenne dell'eloquenzabizantina ci
dà la misura di un processo evolutivo che, pur rifacendosi alla tradizione ormai pir'l
che centenaria della Slavia balcanica, è già in grado di esprimere Ia voce nuova &
una civiltà nascente.
L'agiografia. Boris e Gleb. La oi.ta d.i Feoddsii
Fra i generi letterari che carutterizzano la produzione scrinoria della Rus' kieviana, l'agiogtafia occupa un posto di primo piano. Anche in questo caso, all'inizio ci
troviarno di fronte ad una semplice attività di traduzione, o alla diffusione di testi
presumibilmente già volti in slavo in area bulgara. Ebbero così ampia citcolazione
Zitij,t (yitel di santi quali Antonio del deserto, Saba, Irene, Teodora, Eustachio
Plakida o ,.Alessio uomo di Dio». È chiaro il valore che ebbe un contatto così stretto
con i modelJi greci: l'agiografra bizantina, nella veste formale assunta nel X secolo
con la silloge di Simeone Metafrasto, divenne uo referente obbligato per gli autori'
compilatori locali. Per sette secoli Ia cultura russa riprodusse dunque schemi agiogra'
6ci, into cui potevano anche trovare riflesso eventi e tendenze locali (e lo si vedrà
bene già con la Vrla di Aleksindr Névskij), ma che esteriormente ci paiono irigiditi
in tma sorta di fissità iconica.
Il primo prodotto <<autonomo» dell'agiograÉa kieviana fu Ia narrazione del mar'
tirio di Botis e Gleb, i figli di Vladimir trucidati nel 1015 da fratello Svjatop6lk e
presto canonizzati dalla Chiesa russa. È possibile leggere dei due santi giovani nel
Pilog nel Pareméjnih e nelle Cerkénye Slùib1 («servizi liturgici) loro dedicati.
Dal punto di vista che qui interessa, quello letterario, tre sono tuttavia i testi che
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Carìtolo
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hanno maggior rilevanza: il racconto della Gonaca degli anni pa$ali sotto l'anno
1Ùl5,lo Skazirrie i sttast' i pochoalà tujarùju niòeniku BoÉsa i Gléba (Nsrazione,
passione e encomio dei santi maniri Boris e Gleb) e lo Cténie o iitli i pogtblénii
blaiétnuju strustotéOca Borha i Gléba (Lettata sulla vita e l'uccisione dei beati martiri Borls e Gleb).
È certo che fra queste tre opere esiste una qualche relazione, se non altro ternatica, ma i loro legami lestuali sofio lontani dall'essere chiadti. Schematizzando, possiamo riassumere in questi termini le differenti ipotesi formulate in proposito:
Cténie, attribuito nei codici a un monaco Nestore, che si è voluto identi6_
care-lo
col Nesrore della Crcxaca degli aani patsarr', sarebbe stato composto sulla base
ddlo Skaz,lnie,'1. ci antore a sua volta si sarebbe fondato sul racconto del7a Crcnaca;
lo Skaz,y'aie * vzerebbe sia il testo della Cro xaca che qrello ddlo Cténie;
- all'origine
dell'intera tradizione degli scritti su Botis e Gleb vi sarebbe stata
Una «saga», riecheggiante motivi variaghi noti alla corte di Jaroslav, e che si sarebbe
fusa con un'altettanto ipotetica tradizione aglografica in greco. A questa specie di
UrLegede, di cui non abbiamo alcuna traccia testuale, st ispirerebbe il racconto
poi e Shaz,41lie e Cténie,
de)la Cronau, a cui awebbero
^ttinto
Allo stadio attuale degli studi si può concordare solo sul fatto che, con ogni probabrhtà,lo Skazinle sibasa $ila Crofiaca, e tn ogni caso mostra chiare tmcce di com_
pilazione. IÌrisolto resta il problema se il Rzcronto dei txùacoli xtrùuiti ai due santr
debba considerarsi o meno un'ag
che costiruisce l'ultima parte ddlo Skazhà
-giuota
posteiore. Nel secondo caso la datazione dell'opera, nella foma in cui la co_
nosciarno, non pottebbe essere anteriore al 1115, posto che il Rzecozro si conclude
con la traslazione delle reliquie dei due santi nella chiesa fatta costruire in loro onote
a Vi5gorod, da Olég Svjatoslàviè, awenuta appunto in quell'anno.
IJimpianto tematico dello Sleaùnie è fondamentalmente simile a quello del racconto cronachistico e facilmente riassumibile. Inviato dal padre con un'amata a
combattere i Peceneghi, Boris viese raggiunto dalla notizia della morte di \4adimir e,
contemporaneamente, prende coscienza del fatto che il fratello Svjatop6lk, insediae cioè iI suo seguito principesco
tosi a Kiev, medita di uccideio.Lasu clralixa
gli propone allora di marciare contro Kiev e di- conqùistame il taono, approfttando
dd fano di avere l'esercito sotto il suo comando. Boris tuttavia d6uta di levare la
mano contro fratello maggiorc, viefle per questo abbandonato da tutti, salvo che da
pochi intimi, e si accinge a fronteggiare con cristiana rassegnazione il proprio de'
stino. Che oon tarda a compiersi: raggiunto presso il Éume Al'ta dai sicari di Svjatop6lk, Borls è infatti barbararnente trucidato. Perpetrato il primo delitto, Svjatop6lk
non si arresta: preda del diavolo, che ha fatto di lui un <<secondo Caino», manda
errissari all'altro fratello minore Gleb, principe di MÉrom, esonandolo ad accorrere
a Kiev al capezzale del padre morente. Ctedendo alla menzogna, Gleb si mette in
marcia, ma durante il cammino è anch'egli raggiunto dagli scherani di Sviatop6lk,
alle foci della Smjadlna, e sgozzato <<come un agnello puro e innocenter. Conto
Svjatop6lk «il maledetto», a vendicame i misfatti, si leva però un aftro fratello, Jato'
1o stesso
slà.,, che nel 1019 dopo una sanguinosa banaglia sulle rive dell'Alla
quest'ultimo
A
Sviatop6lk.
6ume sulle cui rive era stato ucciso Borls
sconfigge
non resta che darsi alla fuga, per poi morire,- esecrato da Dio e dagli uomini, mentre
40
-
I',tucElLE CoLUccr e Rr
cc^lbo P:]cc{ro - tz cod;fazione d.i tìpi bttérdn ,eth Ruf kie,iana
Jaroslév diviene gran principe di Kiev. E con ciò
<<cessò
la discordia sulla terra rus-
«La
dei giusti sarà benedetta
il profeta e il loro seme
-generazione
- dice{l[.
rimarrà benedetto»: con quesra citazione dal Salterio
I12, 2- -)) inizia lo Shaùzre. E una chiara chiave tematica. Boris e Gleb, figli di giusto seme, sono portatori di
una nuova etica, l'etica cristiana, basata sull,urniltà e sr.rll'amore, sulla subàrdinazione
del,mondo terreno a quello celeste, contrapposta alla morale pagana, fondata sulla
violenza, di cui Madimit prima della conveÀion". nut,r."l-*t. §q"top6lk (6glio di
malo.se,me), soro i rappresentanti. La rovina di Svjatop6lk è ineviiabiie percÉé vo_
luta dalla legge divina, come è ceno il trionfo spirituale dei due fratelli, càronati dal
martirio. Ed è un rionfo duplice, religioso e politico: se il martirio assicurerà loro il
regno dei cieli, Jaroslàv con la sua vittoda sul fratricids mostrerà la superiorità del
nuovo ordine eti<o-giuddico, nonché quella della sua dinastia: «la geniraziooe dei
giusti sarà bmedetta».
. Questo premesso, va però sottolineato che i due fratelli rappresmtano varianti
divese di un vivere santarnente la propria esisterza terrena. Nà_caso di BoÉs è ancora una citazione scritturale a lumeggiare il suo dramma umano che, allo stesso
tempo, si configura come processo di ascesi: «Non esiste paura nell,arnorc, poiché
l'amoreperfetto fuga la paura» (Giov I, 4-18). I- amore di cui si parl" è nuru"j..ot.
l'amor di Dio e il principe, in suo nome, dovrà vincere ogni remÀra. Alzitutto quella
di rinunciare alla gloria e ai beni di questo mondo. Boris-respinge infatti fermamente
l'idea di poter lottare con le armi contro Svjatopak, e ud iituÀinarto e lo stesso ricorso delle faide del padre Ma&mir quand,era ancora pagano.
hanno ottenuro irvero un tempo mro padre e i ftatelli di mio padre? Dove sono le
.Ioro Cosa
vite e Ia fama rsrena.la porpora ibancheni.
Iargenroet.oro. ilvinoeiJ miele, icibi
e
delic/ri e i velo.i cava.[i e le case
beUe e
gredi
e le motre ricchezze... Tuno quesro per toro è
come se non fosse mai esistito... Per quesro Salomone, dopo aver tutto passaro, runo visto,
tufto conquistato ed accumulato, tutto considerato, disse «Vanità e vanità delle vanità»
(Ecd. 1,2-l).
rn_
Assai più arduo è dominare l'istinto di conservazione. Tutta la vicenda di Borls,
deqitiva, ruota intomo a quest'elemento. Questo le dà la sua forza di sugge-
stione, la drammatizza in un conflitto lacerante fra l,opera di convinzio.re che rn]ale
opetare la mmte
<<Se Svjatop6lk verserà il mio sangue e si risolverà al mio assassinio, sarò martire davanti al mio Signore»
e la debolezza ddl,animo che cede allo
sconforto: <<Procedendo per il cammino pensava alla bellezza e alla vigoria del suo
corpo, e si scioglieva tutto in lacrime, e voleva trattenersi, ma non ci riusciva».
Il principe, come esige lo schema didanico agiografico, raggiunge in6ne quel,
l'amore perfetto di Dio che gli farà vincere ogni timore, gA feiiio, àntAu" a pregare, mentre i sicari di Svjatop6lk lo contemplano attoniti, finché «guardandoli con
occhi dolci, misero in volto e tutto in lacrimi, disse: .Fratelli avanzlate e compite la
vostra missione, e sia pace a nrio fratello e a voi pure, fratelli,».
Rispefto a Bods, GIeb rappresmta una situazio[e psicologica, e quindi etica, di
a.ltro tipo. Nel racconto agiografico egli appare infatti càme poco più cile adolescmte
(è stato calcolato che avesse invece 26 anni): l" .r" ,ron .".1 p"..iò
urra lotta consa-
-
.-
.
-
Pùte
h,tu -
CòbùÒlo
Pino - 4l
pevole per raggiungere la serenità del cristiano & fronte a una morte del corpo che
prelude alla resuffezione dell'anima, ma qualcosa di diverso. 11 lamento di chi alla
vita si è appena alfacciato e se la vede strappare prima dr aver potuto dar prova, a
Dio e a se stesso, di meritare il dono dell'esistenza. Ecco le parole che Gleb rivolge ai
carne6ci, negli attimi in cui già lo attomianor
Non colpitemi, fratelli miei cai e &leni. Non colpitemi, ché nessun male vi ho fanol
Lasciatemi, frateli e signori, Iasciatemi! Quale ofiesa ho arrecato a mio fratello e a voi, fratelli
miei e signori... Non falciatemi acerbo di vita! Non falciate la spisa non mcora matura, che
in sé pona iI latte della rcnerezza! Non tagliate i tralci non ancora irrobustiti, eppurc recanti
fruttil
di righe nelle quali si è voluto vedere anche l'eco di formule folcloriche.
possibile,
La cosa è
così com'è chiaro che il lettore modemo ha tutto il diritto di
godere dela dolente bellezza di queste immagini di per sé. Non dovremo tuttavia
mai dimenticare la refermza scritturale che esse implicano: il vangelo di Giovanni
(15,1 2), con la sua parabola della vite e dei tralci, che il Padre taglia quando sono
secchi e pota perché diano più frutti. Per chi legge in chiave esegetica, Gleb non è
mme i tralcl, è lnvece'tl tralcio, fecondo ma non ancora irrobusuto, che per questo
del passo vanno sueftanon è lecito recidere; senso <.letterale» e senso
"spirituale»
meote correlati, e solo la coscienza della loro compresenza permette di cogliere il
significato ultimo del messaggio testuale.
Non avremmo un'immagine qde$:a.t^ ddllo Sbaz,in e, se lo pensassimo costruito
unicamente attomo al ritratto dei due saoti. Al conùario, anche i petsonaggi <<negativi» vi giocano un ruolo di primo piano, a cominciare da Svjatop6lk. Vi è in lui
(Églio di una monaca greca costretta a diventare conqrbina prina drJarop6lk, poi di
dimir, e perciò marcato 6n dalla nascita dalle stimmate del sacrilegio) una coercoza nel male che colpisce chiunque scorra I'opera e certo doveva colpire, pur se in
unz prospeniva ben diversa, anche il lettore dell'epoca. Con linguaggio modemo potl€omo addirittura chiamare 'shakespeariani' molti tratti di questa figura. Si vedano,
ad esempio, le sue considerazioni dopo il primo delitto:
Si tratta
Co6a faò? Se afesterò qui I'opera del mio assassinio dovrò attendermi una duplice
quando i miei fratelli sapraano ciò che è successo, mi assaliranno, rni faranno un male
peesiore di quello che ho fatto io. E se anche non sarà così, mi cacceranno e sarò
grinto del trono di nìo padre e il rimpianto per la mia teffa mi consùmerà [...J aggiDngerò
àrque ernpietà ad empietà. Il peccato di mia madre infatti non vertà m^i perdoDato, e io
s&ò mai annoverato fta i giusti, ma verrò cancellato dal libro dei viventi (Cfr. Salmi, 69,
sute
die
m
2-2al_
Se l'ombra & una funesta predestinaz ione, maturata col suo stesso concePi_
iEduce SÙatop6lk a.l commercio con Satana, è questo stesso fantasma ad aleg_
jre sr tuna l'ultima parte della sua parabola umana! ma ora nel ruolo opposto di
srD€[to di nemesi. Dopo Ia battaglia sul 6ume Al'ta, egli hcita continuamente i
ùi .ll, fua gridando: «Correte! Ci inseguono!», ma pel quante ricerche si facGiD rxm si ùova nessun nemico. Più tardi è il diavolo ad indebolirgli le ossa, tanto
òt ooo può più stare in piedi e deve essere trasportato in lettiga. Fino alla morte del
Elro,
42
-
MICHILE CoLùccr e RrccARDo
PrccHro Ia ndifazia,e d.i tipi hne,ai belk Raf kidid"d
«maledetto», in una laflda deserta f;a Polonia e Bo€mia, e alla sua sepoltua «che
esiste ancor oggi» e da cui emana «un fetore, come esempio agli uomini».
Al di là della 6gura di Svjatop6lk, sono poi tutti gli elementi narativi connessi
all'esecuzione del fratricidio che fimgoto come da contrapptmto stilistico-compositivo all'agire dei due fratelli. Basta pensare all'icastico particolare di Ge6rgij, il giovane prediletto da Botis e al quale questi aveva donato un collare con una moneta
d'oto, al cui cadavere i sicari, non riuscmdo a strappare il monile, mozza\o i capo.
O ad immagini come quella degli assassini di Gleb, che irrompono sul battello dove
si trova il principe brandmdo spade ..luccicanti come l'acqua». È facile capire l'effetto che tutto ciò produce nella sua giustapposizione, senza soluzione di continuità,
alle preghiere e alle invocazioni dei due santi, scandite con dolorosa lentezz , intessute di rimandi scritturali, costruite con studiati giochi retorici di anutesi e parallelismi.
Abbiamo parlato di «tracce di compilazione»: ne troviamo qui un indizio, qualsiasi siano le fonti che il o i compilatori hanno utilizzaro. Ciò non significa tuttavia
che lo Skazinie maachi di una sua profonda rmità interiore; al contario, il suo fa
scino principa.le sta, forse, proprio in questo coesistere di elemeati in origine eterogenei, per certi aspetti opposu, che essi stessi sembrano simboleggiare efncacemente
il conflitto fra vecchio e nuovo, visione del moÌrdo pagena ed etica cristiana.
Sebbene il suo schema narmtivo sia sostanzialmente analogo, lo Cténie apparc
dletso dallo SÈazinie. Mente in quest'ultimo infatti l'enfasi posta sulla santità dei
due fratelli, sul loro mite ed €roico cristianesimo, non esclude uno stretto contatto
con la reeltà coeva, l'opera dr Nestore sembra rmme$a in un clima atemporale.
Abrase vi sono quasi tutte le indicazioni geografche e storiche, quasi tutti i motivi
narrativi, a cominciare dalla fuga e mone di Svjatop6lk, che nello Skatinie darno
concretezza e risalto al racconto. I fatti del f01r-1019 divengono così Un fondale
utilizzato al solo scopo di collocawi Ie figure dei due martiri. hdubbiamettelo Ctézre si presmta stilisticameflte più ubita o e, nell'ottica dell'agiografia medievale, più
coerente ed equilibrato (non per nimte si è parlato di influenze esercit^tevi ddle Vite
di San Vencelao e di Sant'Eustachio Plakida). Ma questo non gli togLie, aozi per
certi aspetti sottolinea, un'impronta di rigidità, di freddezza.
l-opera fu composta presumibi.lmente nell'ultimo quarto dell')C secolo, in
un'epoca cioè già lontana dalle vicende descritte, e quando certe preoccupazioni pol-itiche, come quella di esaltare la 6gura di Jaroslàv il Savio
ad esempio,
- intuibile,
nel taccooto della Crobaca
non avevar,o più ragione di essere.
Ma non è questo a
poter spiegare le sue caratteristiche.
Tanto più che anche lo Cténie eviderzia, e n
misura ancora maggiore chelo Skaz,lùe ola Cror4.a, rù motivo squisitamente politico come il dovere per i pihcipi cadetti di sottomettersi alla voÌontà del fratello
maggiore. Bisognerà dunque pensare che Nestore si sia solo attenuto a canoni agiografci bizantini, per i quali la Vrz di un santo doveva porsi come un modello spirituale svincolato dalla contrngenza storica, e quel tanto di didatrico, di atteggiato che
sentiamo nelle sue pagrne appare tale anche e soprattutto per il corfronto con lo
Skaz,iaie. che è poi confermato dalla diffusione dei due testi: assai maggiore quella
dello Skaziaie, come provaro gli oltre 200 co&ci dell'opera pervenutici contro i
circa 10 dello Ctéxie.
Pa
e
Pnna
-
Capitolo Pù,1o
-
41
I-a <tia di Feodosij
Oltre che lo Crlarie sulla vita & Boris e Gleb, a Néstor è attribuito anche ùn Zr7#
Feodòsija Peòérskogo \Yita di Feod6sij Peèerslcij), il santo egumeno
e cioè il corrispondente nella Chiesa ortodossa del nostro abate
del kieviano Monastero delle
Grotte \Klaskaia Peéérskaia Uura). Converrà anzitutto accmnare alla nascita di
questo monastero, che fu il maggiore centro di vita spirituale e culturale della Rus'.
Esso sorse intomo alla metà dell')C secolo, intomo alla grofta dell'ereinita Ant6-
-
-
nij (da cui il nome di «Monastero delle Grotte»), installatosi sulla coÌlina di Beréstovo. Ad Ant6nij poco dopo si aggiunsero ùn prete, Nikon, il nostro Feod6sii e
quindi via via molti altri, attrafti daJla fama di santità che aleggiava intomo ai tre
uomini di Dio, Éno ad arrivare dopo rma dozzina di anni a rm centinaio di monaci. È
a questa data che Feod6sij diviene egumeno della comunità e ne reggerà le soni 6no
al 1071, anno della sua morte.
Néstor entrò nel Monastero quando Feod6sij era già deceduto e compose la sua
presumibilmente negli anni Ottanta del secolo, e comunque dopo aver scritto
vita
probablmente sulla base di testimonianze orali. Nd sÌro scntto sono
lo Cténie
berr awertibili le influenze dell'agiografa bizantina circolante all'epoca nella Rus', in
particolare quelle della vita di San Saba, ma si tratta di schemi agiogroÀci, di topoì
tematico-stilistici nella sostaoza ricorrenti in testi & questo genere. LaVta nizia corì
un «esordio», in cui citazioni nmtestamentarie illuminano ef6cacetnente il «senso
qirituale» della storia della vicenda umana di Feod6sij: nei disegni della Prowideoza l'avet conosciuto prima o dopo il «istianesimo non ha importanza, poiché
.gli ultimi saranno i primi». Ecco perché Dio poté scegliere dal seno della Rus',
giunta da poco alla vera fede, un uomo come Feod6sij che, emulo del grande Antonio del deseno, era destinato a moltiplicarc per cento i talenti affdatigli da-l Signore,
cme nella parabola del vangelo di Matteo.
Dopo I'esordio, la Vrra eitr^ in medias rcs. Di Feod6sij vengono narrate l'adolesceoza e la giovinezza, marcate da uDa prorompente vocazione teligiosa, l'inizio della
ritr cenobitica, I'ascesa alla carica di egumeno e I'esistenza, illuminata ed operosa,
elh guida del monastero, 6no alla morte. Mo$e la cui data egli conosce in anticipo e
rl cui arrivo si prepara
lroprio successofe.
sermamente, non mancando di fare eleggere dai confratelli
il
Nell'economia natrativa di un testo agiogra6co, il discrimine idèale è spesso il
meoto in cui il santo compie il primo mùacolo. Nel nostro caso però dobbiamo
gtndere ano di un diverso tipo di &visione tematica. Vi è infani, in questa yl&, un
mo disacco fra il resto dell'opera e gli anni della giovinezza di Feod6sii (rimasto
oJrno di padre a tredici anni), dominati dalla 6gura della madre o, meglio, dai suoi
Etztivi di contrastare la vocazione del figlio. Senza dubbio il motivo dei genitori
éa si oppongono vanamente al richiamo con cui Dio cattura i cuori dei loro rarnpdli cra divenuto da tempo un clicbé agtografrco. E nondimmo nell'immagine di
qr.se vedova, <<salda e forte come un uomorr, che si precipita dietro Feod6sij ogrri
tol. clÌe egli tenta di lasciare la casa matema per cercarc Cristo, lo raggiunge, lo
Èae lo riporta indietro, arriva ad incatenarlo e pernno quando il giovane si è rifulio da Ast6ni, riesce a scovarlo, dopo quattro anni, nella lontana Kiev, c'è qualcosa
&c ye oltre la convenzione letteraria del generc. Poco importa infatti che per Néstor
44
-
MICHILE CoLitccr e
tucàbo
Prcc,dto
-
b
codifuaziote dei tipi
bu,ai
selh
Rus'
Liab"a
questa creatura, dilaniata dall'amore materno, sia solo vittima del demonio che l'ottenebra. Resta il fatto che, nella sensibilità di un lettore modemo, essa si imprime
proprio per un'irriducibile, tragica coerenza. Non per niente, nella vita, Feod6sij acqùsta un rilievo reale solo quando la madre, obbedendo alle sue esortazioni, va a
rinchiudersi in un vicino monastero fentninile: unico modo per poter rimanere in
qualche modo vicina al 6glio.
Quanto a Feod6sij egumeno, la sua santità si esplica nell'umiltà, rclla mitezza, sia
pur non disgiunta da un rigoroso senso della disciplina, nel disprezzo per i beni del
mondo, nella mortiÉcazione della came. E il Signore ricompensa ad abbondanza il
servo che ha saputo moltiplicare così bene i talenu soccoffendo, ogni volta che è
necessario, il cenobio. Così, grazie alle preghiere di Feod6sii, Ie dispense Ùrnaste
r,rrote si riempiono misteriosamente di farina e di miele, e se manca l'olio per le lampade della chiesa o il vino per la messa, seduta stante, inviati da ricchi devoti, arri
vano carri colmi dell'uno o dell'altro, owero un angelo del Signore lascia su un tavolo una mon€ta d'oro. Per6no quando i malfattori tentano di rapinare la santa comunità, volano al suo soccorso le schiere celesti.
Da non pochi di questi miracoli spira un'aria di candida leùia, quasi da racconto
fiabesco (e non a caso la yrtd verrà inserita nel corpus del parerlÉ del Monastero delle
Grotte; v Pane I, Cap. Il, § 8); ma è tratto comune a buona pane dell'agiografia
slava ortodossa, a non parlare di quella occidentale. Sbaglieremmo inoltre se, diero
una simile coloritura nafrativa, non sapessimo scorgere le qualità di Feod6sij come
Iegislatore, organizzatore, e diplomatico. A lui si deve l'aver introdotto nel moiastero
& Kiev quella tegola & San Teodoro studita alla quale finiranno sostanziaJrnente per
uniformarsi tutti i monasteri russi. È Feod6sij che coluva un'ef6cace rete di relazioni
sociali con i maggiorenti locali, capace di giovare al rnonastero in ogni circostanza.
Ed è sempre Feod6sij il quale, quando scoppia labttafralzjaslàv,legìttimo principe
di Kiev, ed i fratelli Svjatoslàv e Vs&olod, all'inizio scende in campo in difesa del
primo, ma poi non tarda a stabilire buoni rapporti con Svjatoslàv allorché questi,
scacciato il fratello, ne occupa il trono.
Al di là di ogni specifica influenza letteraria sùlla futura agiografia russ a,laVta di
Feoùisij va valwxa del resto anche da quest'angolo di visuale: l'impoftanza che ebbero la 6guta e l'opera del suo protagooista, così come vengono disegnate nelle pagine dì Néstor. nello sviluppo del monachesimo russo.
Cronaca e dnndli.sti.cd. La «Storia degli anni passati."
La discussione sulle origini della tradizione scrittoda Lieviana diventa particolarmente complessa quando si esaminano i più antichi documenti locali di memoria sto-
Pd
e
Pnnd
-
Capitolo PiDo
- 45
rica. La stessa delimitazione dei tipi di rnemorie di cui ci si vuole occupare crea diffrcoltà. Molti sono infatu i tesu di natum natrativa che possono essere compresi nel
genere storico.
Un criterio risolutivo, almeno su base ernpirica, sembrerebbe essere offerto dalla
circostanza che ci sono pervenuti cospicui corpi di testi antichi,
tensu
^ssimjl^bili
presenlato oJla caregoia àe11e « cronache». Questi corpi «cronachistici>, tuttavia, si
tano spesso come hiscellanee prive di chiare &scriminazioni tematiche e, anzi, potenzialrnente onnicomprensive. Ciò che conferisce loro una certa individualità tipologica è la disposizione deì materiali in ordine cronologico, anno per anno. Si tratta,
dunque, di compilazioni « annalistiche» (l&opisi).
Questa importante ca&ttedstica strutturale, tuttavia, riguarda la collocazione
strumentale dei testi, non la loro natura. La disposizione dei testi in questo schema
compilativo non risulta, inoltre, congenita al corpo, ma intrcdotta da rcdattori-com-
pilatori.
I critici modemi hatuìo cercato di ricostruirc il succedersi delle stratifcazioni e
ridaborazioni testuali, che hanno dato forma ai tardi corpi annalistici a noi noti, nella
speranza di enuclearvi unità compositive databili ad epoche precise e, in panicolare,
di risalire ai livelli più arcaici della produzione scdttoria della Rus'. Questa rodag,ne
storico-Elologica ha dato origine a scuole e correnti storiografche le cui tesi sono
spesso contrastanti. Vi sono tuttavia presupposti comuni, a cui la critica e Ia storia
leneraria possono aÉ6da$i con bùone prospettive di obienività.
Sembra indubbio che te prime registrazioni di eventi locali furono scntte da
membri delle più antiche comunità mo[astiche, costituitesi a.l tempo della cristianizzaziooe. Quei primi cronisti della Rus' kieviana dovettero modellare i loro testi su
quelli bizantini, anche se è difficile di-re 6no a che puoto si intese, alle origini della
poi dilffusosi grazie alle
cristianità kieviana, distinguere il tipo di natativa storica
- Simone Logoteta, Gioversioni slave delle cronache bizantine & Giorgio ,&mart6lo,
vanni Milala e Giorgio Sincello
da tipi di scrittura agiografca, omiletica o polemica, destinati piuttosto ai co[temporaner che ai posteri.
È opinione comune che l'introduzione ddlo schema cronologico di sequen a anaalistica abbia ar,uto un'importanza decisiva per il codifcarsi delle tecniche compilative. Storie, che già potevano aver circolato autonomamente, dovettero essele adatt te ad rm contesto più vasto, malcato da una visione biblica del succedersi prowl_
deoziale degli eventi. La crooologia, che implica nècessariamente un qualche
repporto (sia pure arcano) fta il prima e il dopo, non poteva tìon introdurre alrneno
I'embrione di aneggiamenti esegeuci.
Pur divergendo nella concreta interpretazione dei vari processi locali, gli studiosi
modemi concordano nel ricercare nel contatto culturale slavo-bizantino, nonché in
quello slavo orientale-slavo meridionale (nell'àmbito dell'area di difh:sione dei testi
b davo ecclesiastico) gli stimoli decisivi per il formarsi di una sPecifica tradizione
crorachistica della Rus'. I-iaccentuare ora Ia funzione modellante dei testi bizantini e
om il bisogno dei Kieviani di esprimere, nella loro lingua slava, contenuti nuovi di
mrrice indigena è naturalrnente connesso con preferenze critiche più o meno parri<rtiche. ln verità, sembrano a volte altrettanto opinabili gli argomenti di chi vede
rri primi compilatori di cronache kieviane solo dei buoni allievi di maestri greci e
46
-
MrcHELr Coruccr e Rrccaxno
PrccHro
b
.odiicazione de, tìpi letudaì nelh
Rd
kieridnn
di chi, al contrario, vede in loro soprattutto dei fautori dell'autonomia linguistica,
ecclesiastica e poÌitica kieviafia.
Per quanto ancora aperta, la discussione sulle origini della cronachistica e del,
l'annalistica fra gli Slavi orientali ha dato frutti di grande significato per la storia lerteraria. Lanalisi storico-flologica già awiata nel Settecento da V N. Tatisòev (16861750), portata ad Una prima sintesi da August Ludwig Schlòzer (1735 1809), approfondita dalla poderosa sistemazione metodologica di A. A. Sàchmatov \1864-1,»0) e
arricchita di nuove prospettive in epoca sovietica grazie a studiosi come M. D. Prisèlkov, A. G. Kuz'min, D. S. Lichaò& e B. A. Rybak6v, ha permesso di enucleare
un'unità compositiva di estremo interesse, nota per lungo tefipo cotue Clotaca di
Nestore e oggi generalmente citata come Potest' oremennych /e; (Storia degli anni
passatl), dd)'incipit delJa sua prima sezione.
L^ Stoia deeli anni parsarr tratta di molteplici eventi della «terra russa» (nell'ac-
cezione medievale di Rus'), dalle origini srno ai primi decenni del )OI secolo. Può
essere letta come un libro unitario, anche se la disposizione della materia riflette piu
articolate suddivisioni di natura sia genetica che tematica. Si apre con una specie di
proemio narrativo preceduto dall'intitolazione-. Qaeste sono le stoie degli anni passati, rli doDe è uerrùta la tefta fussa, cbi dappÌina incornirciò a rcgkare a Kia, e di doue
la tern russa si è formara. Già questa formulazione riflette il lavonì di un compilatore. Sono le tracce costanti di un organico intervento redazionale che detimitano i
contomi dell'unirà testuale.
I-impressione che l'unità testuale così delimitata vmisse percepira come tale arì,
che dagli scribi ci è confermata dal fatto che la troviamo inserita integralrnente in
corpi annalistici, per lunghi periodi di tempo. Il più antico di questi corpi è la Cronaca detta Laurenziana (l,aorénleosÈaja létopri'), messa insierne nel 1177 dallo scriba
Lavréntij. Anche il testo che toviamo nella più t*da (cica 1420) lpdt'eoskaja léapis'
(Cronaca Ipaziana, dal nome del monastero in cui fu preservata) è ben tramandatoLe sue varie lezioni costituiscono un'essenziale base & ralfronto storico filologico.
La geresi de11a Storia degli anni passati è st^ta Nestigata da generazioni di studiosi. Sussistono serie divergenze di opinioni, ma alcuni aspetti della vicenda testuale
sembrano delinearsi con suffciente chiarezza.
Basandosi su raduzioni di testi greci nonché su incipienti memorie locali, i primi
orgamizz toi di quella che sarebbe diventata la Storia deglì anni pa$ari sembrano
essersi adeguati ora ad esigenze prettamente ecclesiastiche e ora alle direttive preci
puamente politiche dei poteri laici. È possibile che materiale documentario di N6vgorod sia confluito, alla metà dell')O secolo, in si-[ogi kieviane. Tra i maggiori eventi
che possono avere stimolato il lavoto di raccolta degli scribi-redattori bisognerà tener prcsenti: la costituzione di una metropolia a Kiev nel 10J9; il contrasto con il
patriarcato costantinopolitano a proposito
abbiamo visto
di
- della nomina
- comel'emergere
un meropolita indigeno nella pe$ona di Ilari6n;
del Monastero
kieviaoo
delle Grotte come centro di autonomismo ecdesiastico; i ripetuti inrerventi di Gran
pdncipi, daJarosl6v il Saggio a Svjatop6lk Izjaslàviò a Vladimir Monomach, per adeguare ogni materiale documentario alle loro tesi politico,statali.
Sullo sfondo di queste vicende e tendenze, si possono mettere a fuoco alcuni momenti cruciali nella formazione della Stoia degli axni passati. Un primo grande lavoro di sistemazione può essere ascdtto, attomo al 1073, a Nikon, religioso del Mo-
Pa é
Pitu - Ap'blo Piho -
47
nastero delle Grotte. Molti dati indicano che, presso lo stesso Monasteao, si sono in
seguito realizzate le sintesi compilativo-redazionali più importanti. Alla fine del regno del Gran Principe Svjatop6lk Izjaslàviè, nel 1111, il monaco Nestor avrebbe implesso
Stoia dr4li aflfli passatile c t^tteisiche con cui l'opera ci è ora nota nella
^\1^
versione laurenziana. Le variaoti che caratterizzano invece il testo poi inserito nella
Cronaca lpaziana potrel>bero essere in relazione coù rma nuova rcvisione afràata àa
Ma&mir Monomàch, dopo la morte (1113) di Svjatop6lk Izjasliviè, ad un altro mo'
naco kiel'rano, l'egumeno Sil'véstr (morto nel1121).
Il Monastero delle Grotte era ormai associato alla politica gran_principesca. V'è
mouvo per credere che, dopo che Nestor ebbe complaato la s]ua faica, la Storia
degli anù passati tosse diventata un documento ufEciale. Ciò spiegherebbe la sostan_
ziale preservazione della sua individualità testuale, a parte qualche nuovo intervento
redazionale tra cui quello, più cospicuo, che un lgnoto scriba avrebbe compiuto nel
1118, aggiomando il racconto sino al 1117.
Pur prendendo atto della tradizione testuale che ne ha consacrato la compattezza
compositiva, lo storico della letteratura non può esimersi dal rilevare, nella Stotia
degli anni passati,la gtande eterogeneità dei temi, dei motivi, degli stili e dei livelli di
lingua. Questo mosaico espositivo può essere fonte dr fascino. Si può sostenere che
in questa coralità risuona la voce poeticarnente più vera della leneratura russa antica
Ciò non dovtà però portarci a confondere Ie voci singole rinunciando, in una specie
di astrazione sinfonica, ad una lettura storica e Elologicamenre scrutatrice.
Storia, leggenda, polemica politica e didanica religiosa conirono nella Storia de'
gli arni passati cosl armooiosamente che è difficile distinguete il credibile a livello
lenerale dal simbolico e dall'emblematico. Sino a che punto l'annalista si limita a
registrare e a nponare e sino a che punto prende posizlone? Il problema sembre_
rebbe interessare gJi storici più che i critici letterari. A ben vedere, però, il dubbio di
fondo riguarda un codice semantico generale, che dovremo pur defnire se vogliamo
valutare l'opera tanto come fonte storica quanto come documento di arte nallativa.
Di leggende e di storie fantasuche ne troviarno molte. Le varie tribù, le città, le
dinastiesirifannoafondatorimitici:iRadomièieiVjatièiaR6dimeaVj6tka;i
conquistatori normanni a Ririk, Sinéus e TrÉvar; la città di Kiev a Kii, insieme coi
f'atelli §èek, Choriv e con la sorella ffbed'.
I
primi sovrani della Rus' pte-oistiana, da Olég a Igor', a Olga e a Svjatoslàv,
sono tutti protagonisti di storie mitiche. Ogni atto di Olga, la prima principessa che
si accosta al battesimo (preannunciando la convetsione ufficiale dr suo nipote Ma&
mir il Grande), sembra tratto da un repertorio di fiabe. Olga è 6eta e spaventosamente astuta. Dopo che i Derevljani le hanno uiciso il marito, si vendica tre volte
con statagemmi orendi. I primi messi dei Derevljani, che vorrebbero darla in sposa
al loro principe Mal, sono ingannati in modo che essi stessr si fanno portare, ignari,
alla grande fossa dove saramo sepolti vivi. Una seconda ambasceria foisce arsa viva
nei bagni di Kiev. Infine, quando i Derevljani sono a loro volta sconfitti e assediati'
Olga tatta la loro resa Gngendosi demente. Chiede loro solo un modesto quanto
bizzaro tributo: ogni casa le consegni tre colombi e tre passeri. I Derevliani accon_
sentono volentieri. Olga, allora, fa appiccicare alle zampe di tutti quegli uccelli, da lei
«riscossi» come per scherzo, della pece ardmte. Dopo di che, g1i uccelli sono messi
48
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in libertà e volano d'istinto alle loro vecchie sedi, appiccando il fuoco a tutte le case
dei Derevljani, che periscono senza scampo.
Qùesta stessa Olga va a Costantinopoli. IJimperatore, che la vede bella, prova nei
suoi confronti abbastanza concupiscenza per lasciarsi andare a promesse di matrimonio, Olga non dice di no, ma fa presente al sacratissimo sovrano che lei è pagana: «se
\,uoi battezzarmi, battezzami tu stesso». I-imperatore non se lo fa dire due volte.
Chiama il Patriarca, si fa lui stesso padrino e la faccenda sembra risolta. A questo
punto, OIga frena però gli ardori imperiali. Non può essere sùa, grli dice, perché <<tu
stesso mi hai banezzata e mi hai detta figlia tua. Queste cose i cristiani non le possono fare. Tr: lo sai bene». I-imperatore è uomo di spirito. AJza le mani e le dice <<mi
hai vinto di astuzia». Dopo di che, Ia congeda con tanti bei doni.
Non è certo ingiustificato cercare la verità storica anche dietro il velo leggendario
di simili storie. Il lettore-critico non riuscirà ruttavia a vincere ùna cerra perplessità
quando il racconto della Stoia degli anni passati lo porterà ai tempi di Madimir il
Grande e alla sua «storica convetsione» fra il 987 e il98S.
Nell'anno 987, «convocò Volodimer i suoi boiari e gli anziani della città.--,,. La
questione all'ordine del giomo è importante: dobbiarno adottare una nuova religione? E quale? Si fanno venire rappresentanti dell'ebraismo, del cristianesimo occi
dentale e orientale (identificati, rispettivamente, con le terre dei «Tedeschi» e dei
«Greci»), ma senza risultati soddisfacenti. Allora Madtmir manda i suoi ambasciatori a studiare in loco quelle religioni. Alla 6ne gli ambasciatori dentrano e non
hanno dubbi: la retigione migliore è quella dei Greci:
«E siunsemmo nelÌa terra dei crec| e ci porrarono Ià dow celebrano il servino per iI
se siamo stati in cieÌo o io rerra: noo esìste infarti in tera uno
spettacolo simile, né simile bellezza, e non possiamo esprimerlo, ma solo sappiamo che là Dio
incontra gli uomini, e iI loro servizio divino è superiore a queli di osni paese. Non possiamo
dirnenticare quela belezza. Nessm uomo, che abbia gustaro il dolce, acceterà più I'amaro.
Così à noi non piace più restare qui». Replicarono allora i bojari: «Se fosse stata dappoco la
legge dei Greci, non I'avrebbe accoltr tua nonna Olsa, che ne sàpeva più di ùni». E disse a
sua volta Volodimer: «dove prenderemo iI battesimo?» E loro dissero: «dove ti agsrada».
loro Dio, e non sappiamo più
Il racconto si arresta qui, ma per dcorninciare subito, nella narrazione relativa al
l'anno segumte. dimir marcia sul Chersoneso, scon6gge gli imperatori co-tegnanti
Basilio e Costantino, esige ed ottiene la mano della loro sotella Anna e, per di più,
trattando da 6ero vincitore e non ceno da umile catechizzando, riceve il baaesimo.
Si è discusso molto su questa «leggenda di K6rsun'» (forma slava di Chetsoneso), che sembm inserita apposta per presentare la conversione come un atto sovrano,
ispitato dall'Alto più che condizionato dai rapporti con l'impero bizantino. Motivi
simbolici si inte$ecano con la trama maggiore: Madlmir è malato agJi occhi e non ci
vede più (tenebra del peccato), ma riacquista la visra aI fonte batresimale (luce della
salvezza). Lo stesso cronista-nafatore sembra rendersi conto che la sua stoda non è
affatto nitida. Commenta infani:
lVolodimetl si baaezzò nella chiesa di S. Basilio. e quesra chiesa sorge a K6rsun', in
queli dì K6rsun' si radunano per il mercato. Il palazzo di Volodirner
mezzo alla città, dove
Pane Pitua
-
Ca?itolo Pàzo
- 49
sorge atrcor oesi al limite d€la chiesa, e la resìdenza defl'iDperatric€ dala parte dell'altare.
Quelli che non sanno come parlaao dicono che Volodimer si è ban*zato a Kiev Altri dicono
a Vasilevo, e altri ancora la raccontano i! modo dìveno.
Fino a che punto il cronista si limita qui a riportare opirioni di gente per cui
quell'evento si perdeva omai trella memoria? O è tutro lm giuoco compositivo per
inserire in qualche modo questa singolare leggenda di K6rsun' (su questo battesimo,
le fonti bizantine tacciono), attribuendole una sanzione di ufEcialità?
Ndla Storia degli anni passati non i\^r,cat\o peiò, accanto a pagine leggendarie
govemate dalla simbologia politico-rcligiosa, non pochi racco[ti che sanno di vero. Il
cronista-testimone si sofferma allora sui dettagli. I personaggi (anche se gli eventi
descritti continuano ad avere un senso solo se ancorati ai disegai ddla Pror,r,idenza)
sembrano stacca$i doJla stilizzazione delf imitazione scritturale per muoversi sullo
sfondo & vere memorie. In queste pagine, il lettore modemo può trovare la chiave di
una visione storica dei comportamenti umani nella Rus' medievale. Forse la più umanamente drammatica di ta.li storie è riportata dalla Cronaca, all'anno 1097, in merito
alle lotte intestine scatenatesi subito dopo il trattato di Ljìibeé (v. sopra, p. 29) e, in
particolare, in merito all'accecamento del principe Vasfl'ko di Tereb6vl'. I prìncipi
avevano appefla saflziooato a LjÉbeè, con il rito del bacio della croce, il loro ftaterno
accordo, quando il diavolo decise di rompere tanto lieta armonia:
E giunsero David e Sùatop6ll< à Kiev e tutta la serte si rallegava, ma solo iI diavolo era
da quella buona intesa. E penetrò Satana net cuore di alcuni uomini, che incomin
ciarono a sobillare David Igorevié dicendogli: «Madlmir s'è messo io congiura con Vasil'ko
cootro Sùatop6lk e contro te». David, credendo a quelle parole mendaci, incomiflcìò a so'
billare Sùatop6lk contro Vasfl'ko dicendogli:
ha ucciso il fratello tuo Jarop6lk? Eeli ha
"Chi
om c.ttive htenzioni v€rso te e me, e si è accordato
drmir. Bada alla tua testa!» E
disse Siatop6lk a David: «Se dici il v€ro, Dio sia tuo testimon€; ma se parli per malanimo,
Dio ti sia siùdice».
rttristato
con
Il modo di narrare non è qui reso meno realistico né dall'iotervmto del diavolo
né dal richiamo al giudizio divino. Ll soprannaturale fa paae della vita d'ogni giomo
ed è elemento costitutivo della persorMlità umana. David e Svjatop6lk sono en'
trambi strumenti del maligno, ma nel loro rapporto, che sta pei farsi criminoso, ri'
mane distinta la parte del tertatore (David) da quella del tentato (Svjatop6lk). È
l'inizio di un conflitto che, col proseguire del racconto, si andrà sempre più trasferendo dal simbolismo religioso al dramma psicoÌogico. David e Svjatop6lL, eroi negativi maneggiati dal diavolo che fa leva sulla loro diffidmza e paura, attilano suffettiziamente a Kiev il fratello Vasll'ko, il quale sembra vittima, oello stesso tempo, della
perEdia umana (presmtata anche come esigenza politica) e di una falsità religiosa
che lo vuole eroe positivo, si direbbe, per necessità dialettica:
Vasil'ko promise di venire, non sospenando la fmde che gli tramava Davjd. Vasfl'ko,
montato a cavallo, sì rnise in cammino ed iflconùò un suo pagsio, il quale gli disse «Non
mdare, prircipe, perché ti vogliono imprigionare». Ma Vasil'ko non lo ascoltò, pensando: E
percLé nai dovrebbero imprigionami? Non è molto che abbiamo baciato la croce, dicmdo:
.se uno anmta all'altro, contro di lui stararno e Ia croce e tutti noi».
50
-
lvIrcHEI-E
Corucq e ftcc^I$o PtccIrto -
l-
@d.;fcozio"e dei npi lettetun ne a Ruf kieoiatu
La situazione è diversa da quella in cui s'era consumato il martirio di Boris e
Gleb (v sopra, § 4) perché Vas 'ko non è simbolo di mansuetudine. Anche il suo
martirio, però, come qìrello & Boris e Gleb, si inquadra nella contrapposizione fra
lotta politica alla maniera pagana (violenza contro violenza) e convivenza pacifrca secondo l'insegrnamento cristiano. VasilrLo, fdando nella legge religiosa simboleggiata
dal «bacio della croce», arriva nella casa dei fratelt. Linconro si wolge in un'atmosfera & tensione e pauta. Più che l'ombra del peccato, grava l'angoscia umana del
peccatore: «E si mise Vasd'ko a parlare con David, ma David non rispondeva e non
seftiva, perché era preso dall'angoscia e nascondeva la frode nel cuore».
I fraudolenti Svjatop6lk e Davld si allontanano, con un pretesto, lasciando Vasil'ko solo, alla mercé dei sicari. La scena è descritta con dimrsi particolari che, pur
rifacendosi alle tecniche di testimonianza dell'agiografa, rivelano la preoccupazione
del cronista & conferire auendibilità storica al prcprio racconto. «E non appena uscì
David, imprigionarono Vasll'ko, il 5 dicembre, e l'incatenarono con doppie catene e
gli misero una guardia per la notte [...] In quella stessa notte, trasferirono Vasll'ko a
Belgorod, una piccola cittadella nei pressi di Kiev, ad una decina di verste, e lo trasferirono su un caffo e lo trascinarono in una piccola capanna», Segue la descrizione, atrocemente precisa, dell'accecamento:
Là Vasil'ko vide ùn ,o/& tdi ru'etnia turanica stmziatasi nella Rus' kieviana nel X secolol, che at6lava rm coltello e, resosi conto che lo volevano accecare, prese a implorare Dio,
etrondendosi in lacrime e g iti. Ed ecco entrare Snovid Isé€viè, stalliere di Sviatop6lk e
David. Tutti iDsieme, mandati da Sviatop6lk e Davld, si misero a distendere un tappeto €,
quando I'ebbero disteso, si awentatono su Vasil'ko, c€rcrndo di atterrado. Ma lui resisteva
con tanta forza che non riuscivano ad atterrarlo. Ed ecco enttate altri e anetarlo, legarlo e,
preso m pezzo di legno da.lla stufa, porglielo srn petto. Snovld lzéeviè e Dmittij, sedutisi su
di lui da una pane e da.ll'altra, non ce la facevano a tenerlo. Si aggiunsero altli due, presero
un alro pezzo di legno dalla stufa e si sedettero su di lui e pisiarono taDto sugli omeri che il
u
pastore di Sùatopetro iocominciò a scricchiolare. É i.l rar,è, di nome Berendi
cbe era
p6lk
si awicinò col coltello nelle mani tentando di colpire l'occhio, ma, fallendo il colpo,
lo colpì in volto. E la ferita è ancor ora visibile in Vasfl'ko. Poi lo colpl all'occhio e glielo
esttasse e poi Io colpì neÌl'altro occhio e glielo estrasse. lntanto Vasil'ko giaceva come mono.
Sollevatolo nel tappeto,Io buttarono sul caro e, come corpo mono,lo portarono a \4adimir
-
-
Di racconti come questo, sia pute variamente anicolati, ve ne sono non pochi
nù^ Storìa degli aflxi parsari. I-o stodco della letteratura potiebbe essere tentato di
isolarli ciascuno dal proprio contesto cronachisuco
come del resto si fa con altre
unità naffative inserite in raccolte miscellanee
- per presentarli come opere individue. In questo caso, tuttavia, Ia rimrncia alla contestualità generale della Pooest' comporterebbe una forse troppo grave limitazione sul piano della referenzialità, alterando la flessibilità delle stesse connot^zioni semantiche speciEche.
Lo snodarsi impassibile della sequenza annalistica, d'altra parte, nod impedisce al
lettore di apprezzare la particolare incastonatura di certi passi salienti, che la critica
modema si è prernurata di metteÌe in luce. Nelle gesta di Madlmir il Grande e dei
stoi pdadjnl (la draiina), rbotal.e dalla Storia degli an i passati, sr itrova rm sapore
epico vicino a quello dei testi foldorici. \4adtmir è non solo l'ispirato cristianizza-
Pa
e
Pnnd
-
Capi,olo Pnno
- 5l
tore della Rus', ma anche il principe guerriero che offre in continuazione generosi
banchetti ai suoi prodi:
C'era una gran quaatità di came, di bue e di selvaggina, c'era abbondanza di ogni cibo. A
volte capitava che si ubriacassero. E allora incominciavano a prendersela col principe, dicendo: <A noi non va bene: ci ha dato da mangiare su scami di legoo e non d'argento».
Giunto$i questo all'orecchio Madimir fece forgiare degli scanni d'argento e disse «con l'argento e con l'oro non mi ptoclureò ona druiixa, ma conla dr itua acqisterò e oro e arsen-
A.ltre microunità narrative costituiscono, per il lettore modemo, non solo forbiti
campioni di retorica encomiastica, ma anche preziose fonti di inlormazione storicoculturale. È questo il caso di un famoso passo dell'encomio di Jaroslàv il Saggio, ripoÌt^to dalla Stoia degli axni passati, dl'anI,o 1073:
Sotto di lui, la fede cristiana incomiociò a ftunifcare e ad espandersi e il numero dei
monaci incominciò a moltiplicarsi e sorsero monasteri. Amava Jaroslav b istituzioni ecclesiasdche, era sollecito coi !,r€ti, in specia.l modo coi monaci, e mostrava gran zelo per i 1ibri, che
leggeva di frequente di notte e di giomo. E adunò una moltitudine di amaouensi, che traducevano dal greco nella lingua slava. Éd essi scrissero molti lìbd, per meza & cui i credenti
s'istruiscono e si deliziano dell'insegomefto divino... Grande è I'utilità dell'iasegnamento
dei libri. I libri ci ammaestraao e ci fanno conoscere Ie vie del pentimento, poiché nelle parole dei libd troviamo e sasgezza e continenza. Sono i 6umi che abbeverano l'universo, Ie
sorgenti della sapierua, poiché v'è nei libri immensa profondità, con loro ci consoliamo nel'
I'afflizione, essi sono la briglia deÌla continenza.
Di fronte a tanta icchezza di temi e varietà d'intonazioni, si può comprendere
l'entusiasmo di molti lenori moderni che, in questa raccolta principe della cronachi
stica russa antica, hanno voluto vedere il maggior monumento d'architettura verbale
del medioevo slavo onodosso.
Nd),a Stoia deglì axxi pzsrari, la sommessa voce narrante seÌnbra pei lo più nascofldersi dietro una cortina di umiltà. Non tanto, però, che il lettore non rle a\,.verta
qua e là la vigile presenza didattica. All'ultimo anno dell'esposizione secondo il codice laurenziano, ossia all'anno 6618 dalla creazione del mondo (che cordsponde alI'anno 1110 de.ll'era cristiana), si legge che vi fu, al Monastero delle Grotte, un segno
celeste il giotno 11 febbraio, si levò da terra una colorìna di fuoco. Ma non era una
colonoa di fuoco. Era un angelo di Dio. Non è dato infani agli uomini vedere la
natura angelica. Anche Mosè non aveva visto altro che una colonna di nuvole di
giomo e una colonna di fuoco di notte. Spiegando questo essenziale rapporto segnico, il compilatore'narratore chiude il libro, come per esortare i lettori a percepire,
in ogni segno di storia terrena, il richiamo di ineffabili segni celesti.
52
-
MICHILE CoLUccr e Rr ccAano P]ccHto
- t4
@dìfiuzìone dei tipi
teuùai
neLA R8) [email protected]
6
L'egameno Daniil in Terra Santa
Nella Rus' kieviana la consuetudine di recarsi in pellegrinaggio in Terra Santa si
ndla Wta di Feoàjsij Peòé$ki leggiamo che il giovane aveva tentato inutilmente di unirsi ad un gruppo di pellegrini che ritomavano in palestina e,
qualche anno dopo, si era spinto a Gerusalemme Varlaàm, abate dd kieviano mona,
steto di S. Dernetrio. Il primo a la-sciarci un resoconto particolareggiato del suo viaggio fu però l'egumeno Danid che, presumibilme"te fra il t tOe e il 1108, soqqiomò
sedici mesi nei luoghi santi. La sua opera, zilé i ct)oidénie DaniitL niiw zenli
ieinena \Vita e vt ggio di Danil egumeno della tema russa), dette inizio alla letteratura dei cosiddetti «palmisti» (dall'abitudine di ponare con sé, al ritomo da Gerusalemme, un rarno & palma) e godé di una vasta popolarità, attestata dai circa centocinquanta manoscritti che ce l'hanno tramandata, nessuno dei quali peraltro anteriore alla fine del XV secolo.
Quasi nulla sappiamo de1 suo autore, oltre al grado ecclesiastico, e le ipotesi
che
_il
sono state fatte su & lui, come ad esempio che egli possa identficarsi .orr ,"."orro
Daniil di JÉr'ev (ll9-1122), restano pure supposizioni. Poiché nel Choidénie rl
Giordano viene paragonato al 6ume Snov', che scorre nei pressi di Òemigov, se ne è
dedotto che egli provenisse da lì (anche se vi sooo altri corsi d,acqua co; lo stesso
nome in regioni diverse della Russia), e l'origine meridionale di Daniil sembra poi
confermata anche da dati linguistici. A parte ciò, il fatto che egli fosse accolto ;or
riguatdo da Baldovino I di Fiandra, re latino di Gerusalemme, ha indotto a ipotizzare che i 6ni del viaggio non fossero purammte religiosi e I'egumeno fosse incaricato di qualche missione diplomatica. Anche questa resta però una mera supposiera diÉrsa presto:
Lo scopo del Cboidénle è dichiarato esplicitamente all'inizio e alla conclusiore
dell'opera: non è solo recandosi di persona là dove hanno predicato i profeti, dove
Gesù è morto per noi, che si possono lucrare benefici per l'anima, ma anche leggendo Ia testimonianza di chi vi è stato, seguendo in spirito, con umiltà e devozioni,
il santo itinerario. E Daniil non r.rrole essere come il servo evangelico, che seppellisce
il denaro del padrone in luogo di farlo fruttare; poiché Dio ha concesso a lui, povero
monaco, la fortuna di percorrere la Palestina, egLi si adopererà perché molti altri devoti <<viaggino»r assieme a lui...
I1 6ne, squisitamente didattico, di questo scrifto ne inquadra anche la caratteristica essmziale: il suo oscillare fra la desctizione minuziosamente realistica e la meraviglia, il <<miracolo». Danifl sente infatti il bisogno di fomire ad una «istianità ancora neofita quale quella russa, rimasta estmnea come tuna I'Europa Orientale alle
Crociate, per la quale lo stesso concetto di Gerusalernme aveva connotati più cosmogonici che geogmfici, il massimo di dati possibile. Rendere insomma vive e tangibili
le pagine della Scrittura. Da ciò la sistematicità del suo itinerario che, come è stato
dimostrato, segue uno schema teoÌogico ed è sttutturaro in sei tappe principali, a
loro volta corrispondenti nell'opera a sei «spazi narrativi»: degli apostoli Govar,rri e
Pdie Priru
-
Capitolo Pnno
- 5)
Paolo (Troade, Efeso, Patmos, Cipro); della morte e resurrezione & Cristo (Gerusalemme); del battesimo di Gesù (Giordano, Gerico); delf incamazione di Cristo e
delle origini del mistero cristiano (Gerusalemme, Bedem, Mambre, Ebron); delle
profezie e delle visioni (Emmaus, Giaffa, Cafamao, Carmelo); della pre&cazione di
Cristo (Tiberiade, Tabor, Nazareth). Da ciò lo scrupolo puntiglioso con cui egli vaIuta distanze, fomisce indicazioni sulle strade, osserva, misura:
La chiesa della Resurezione è di forma rotonda, equilatera, per lungo e per largo misura
trenta satlz. Comprende anche grandi appanamenti e là, di sopra, vive il pauiarca. E dall'ingresso del Santo Sepolcro alle pareti dell'altat rnaggiore vi sono dodici ralé2.
Vi è in Danifl la mistica fede che la natura sia epifania & Dio, e Dio manifesti la
sua presenza aftravetso una sequela di miracoli. Così, a Cipro, la ctoce analzata àa
Sant'Elena alla sommità di un monte sta prodigiosamente sospesa fra cielo e terra, lo
Spirito Santo cala ogni notte sulle acque del Giordano, e Melchisedech si reca a celebrare la liturgia nella cavema dove lo incontrò Abramo. Molto spesso si awerte in
tutto questo anche l'influsso della letteratura apocrifa; ad esempio, nel passo dedicato al luogo dove fu crocefisso Cristo, leggiamo:
É in mezzo a questa roccia, proprio in cima, v'è scavato un foro profondo ùn gomito e
largo meno del giro di ua palmo, e qui verme rizzata la croce del Sigrrore. E sono questa
roccia sta la testa della prima creatura, Adamo. E duraate la crocefssione del Signore,
quando sulla croce nostro Signore Gesù Cristo esalò il suo spirito, allora si squarciò il velario
del tempio e si spaccò anche la roccia... e per quella fenditua colarono sangue e acqua dalle
coctole del Signore sulla testa di Adamo e lavarono tutti i peccati del genere ùmano.
Preso com'è dall'assillo di far ..fruttaren la grazia & essere in Tema Santa, Danifl
pare ignorare di proposito tutto ciò che esuÌi dal quadro religioso. E la cosa appare
owia, dato che per il nostro egumeno la Palestina non è un luogo geograficzrmmte
neutrale, ma lo «spazio sacro» in cui il divino si è direttarnente manifestato nella
storia umafla. Malgrado ciò, con la sua equi]ibrata forfia mentis,la s,r
^ttenzione
sempre vigile, egli fnisce per darci egualmmte una sede di gustose osservazioni sulla
per quanto possiamo
Palestina dell'epoca, espresse con ùr linguaggio scorrevole e
tendenzialmmte vicino al pararguirc da codici posteriori di quasi quatÙo secoli
lato. Uomo awezzo ar boschi e alle distese della pianura russa,lo vediaho inerPicarsi
6a i desolati monti della Samaria, della Galilea, o percoffere vallate dove si addensa
rlna vegetazione ben divetsa da quella della sua teffa natale palme, olivi, carnrbi,
viti- Daniil attribuisce ad uno speciale intervento divino I'abbondanza di alberi e di
6uni e, come al solìto, cerca raffronti col paesaggto russo. Sullo sfondo stanno gli
òitanti del luogo: i «saraceni», pronti a piombare sui pellegrini cristiani per depre_
darli o farli schiavi (ma un 1oÌo anziano si incarica di accompagnare lui stesso l'egu_
a Bedem) e, naturalmmte, i «franchi», cioe i latini che da pochi anni
haono «redmto» la Terra Santa.
Daniil sembra avere rapporti soprattutto col loro re, Baldoiho: una prima volta
aieoe di potersi aggregare a lui e ai suoi soldati per raggiungere senza perico)i il
Lgo di Tiberiadq una seconda di depositare una lampada sulla tomba del Signole, la
-
-
,4 - MrcHErE CoLUcq
e Rr
ccApso prccuto
- tz
codafuaztote dei
tipi tettè@lì,etk Rur, kituidna
notte
venerdì di Pasqua. La descrizione delle cerimonie pasquali nella chiesa
-del
della Resurrezione
conclude in effetti l,opera e vi cosdruisce un lungo, suggestirro
squarcio narrativo. Baldovino non solo esaudisce la preghiem dell,eg"À."o, il1 to t"
stare al_ suo 6anco quando, la sera del sabato, .i t.utt, ai .nt.".. ,rà t.*pio g".*ito
6rlo a.ll inverosimile e solo l energia della guardia reale può riuscire
i;
sediato quirdi di fronte all a.lrar maggiore, dove gli è agevole seguire
".[ilpr:";.
tutto quel che
accade, Danifl canta e prega assieme ai sacerdoti; al p;polo dei'fedeli, in attesa
che
i.lumi posti sul sepolcro del Signore si accendano, ir"ri.
*"
f""..fr.
direttamente dal cielo, e annuncino al mondo la resuirezione^ddi Cristo. f irrtroto
".*à"
.. scendono 6umi di lacrime dagli occhi dei devoti, e anche un uomo dal cuore di pietra
alora può piaagere. Poiché ognmo guarda in quel mornento in se stesso.
peccati, e ogmrno dice a se sresso: «Non sarà forse per i miei peccati
cle non discenderà ta
santa Ìuce)» t...1 E lo stesso Baldovino sta co" rmàre. umilià graode, e rivoli
di tacrimc
.r-..r;;;;or
colano santamente dai suoi occhi.
Sebùene Daniil poi dichiari che la Iuce divina ha lasciato spmte le lampade deposte dai latir:i. si sente in queste righe che lo scisma del l05i non ha
dono rurti i sr.roi elfeni: onodossi e *fralchi» possono ancora sentirsi membii di
un'unica lamiglia cristiana.
";.r.."
Il
testdmeflto
spirit
d.le
di Vladimir Monomdcb
Madlmh Monomàch ha legato il suo nome ad uno scritto noto col titolo di poràér,? (Insegnarnento). Il Pouòéaie consiste di àtte testi, inseriti sotto l,anno 1096 nel
codice laurenziano della Crcnaca,I'wica fonte che ce li tramandi: il primo è l,Izregnanek-to veto e proprio, l'altro una lettera scritta da Monomàch al cugino Olég
Svjatoslàviò. Un terzo testo che nel laurmziano seguiva i due precedenti
era tradizionalmente attribuito al gran principe di Kiev, La preghiel, è stato dimostrato
che non è da ascriversi a Monomàch.
Come indica lo stesso titolo, Poaòénie è uiopera a carattere didascalico e, ag
giungiarno, a mezzo fra il pubblico e il privato: si tratta degli insegnamenti che M;_
nom6ch, giunto in età avanzata, sente il bisogno di trasmettere ai"figli o a chiunque
alrro voglia leggerlo. II faro che a questi insegnamenti segua la mis;va a Olég Sriatoslàviè può spiegarsi o con una volontà di autore (Monomàch considerava-i duc
componimmti idealmente complementari e perciò li aveva uniti), o con una vicr,
nanza caus_ata solo dalla comtrne paternità. In altre parole, il copista si sarebbe limi_
tato a trasferire meccanicamente un quaderno di siritti anribuiti a Monomàch nel
à
P.rk Pntu -
Capnolo
Piffi
55
corpas ddl^ Croxaca, sceglrcndo l'al.rno 1096 perché a questa data, verosimilrnente,
risale Ia lettera a OIég. Ciò spiegherebbe anche la presenza della preghiera.
Monom6ch inizia Ia sua opera dichiarando dr aveda concepita <<sedendo nella
slitta» e cioè
a meno che l'espressione non debba essere intesa letteraLnente
con rrlla metafora, riferita alla coflsuetudine aflticorussa di portate i moribondi in
chiesa in slitta. Segue l'esortazione, replicata due volte, ai suoi 6gli e a chiunque leggerà il componfunento a non irridere a quelle pagine, ma a considerarle con indul'
genza e a trame stimolo per una vita operosa. 11 testo quin& prosegue rievocando le
circostanze che hanno indotto l'autote a farsi tale: i suoi fratelli lo hanno esoftato ad
unirsi a loro per cacciare i Égli di Rostislàv dai rispettivi principati ed impadronirsene, ma egli si è rifiutato per non Lrfrangere il giuramento fatto sulla Crcce. Ha poi
apeno il Salterio e i suoi occhi hanno incontralo questa frase:.Perché ti rattristi,
anima mia? Perché mi ùg'osti?» (Sdlno 4),51.
Con ciò termina quello che possiamo deÉnire l'esordio de)|'Insegnamexto \nd
quale non mancano lacune e probabili confusioni testuali). Quanto segue può essere
idealmente diviso in tre parti. La prima consiste in una lunga serie di citazioni, prima
del Salterio
i cosiddetti Salmi penitenziali poi dei Proverbi, Isaia, S. Basilio e
a.ltri padri della Chiesa, queste ultftne tratte dalla letteratura liturgica e devozionale
coeva. Riallacciandosi alla citazione iniziale del Salterio. i salmi sviluppano il conceno che il malvagio sarà punito e il giusto riceverà da Dio una degna ricompensa; i
passi di S. Basilio dettano invece norme di comportamento quotidiano: tacere ln ple_
senza degli anziani, ascoltare i savi, tenere un atteggiamento umile, non conve$are
con le donne <<sconvenienti», e così via.
Saremmo autorizzati a de61lire questa parte purarnente dldattica, se non tfapas_
sasse pdlna in un'esaltazione della misericordia di Dio, che perdona i nostri peccati e
per elargire il regno dei cidi flon pretmde l'ascetismo del cenobita, ma si contenta di
«peniteDza, lacrime e carità». Poi in una lirica glorificazione della varietà e della bel_
lezza del mondo creato dall'Omipotente:
-
-
-
-
E infatti chi non esàIterà e non glorificherà la Tua forza e i Tuoi grandi miracoli e benefci
realizzati in questo mondo: come il cielo o il sole o la luna o le stelle, e la tenebra e la luce e
la tema poggiata sulle acque sono stati creati dal Tuo disegno, o Signore! .] E di questo
miracolo stupiamo, come l'uomo hai creato dalJa polvere, come ditrerenti sono le immagla;
dei volti umani, cÀé a raduaare il mondo intero non hanno tutti Io stesso aspetto, ma ognmo,
grazie alla saggezza di Dio, possiede il suo volto [...1 É di questo miracolo stupiamo, come gli
uccelli-.. non si stanziano in un solo paese, ma, foni e deboli, vanno per tutte le contrade, per
volontà di Dio, a popolare foreste e campi.
[
La seconda parte ha un carattere più <<concteto». Monomàch vi alterna infatti
consigli di pratica devozionale e massime motali, come ..Se stando a cavallo non
avete occupazione e non sapete recitare altre preghiere, ditevi senza sosta 'Signore,
abbi pietà!"», «Soprattutto non dimenticate i pove », «Non uccidete né l'innocente
né il colpevole, e non ordinate di ucciderlo», a raccomandazioni di carattere squisi_
tammte prauco. Eccone qualche esempio:
Andando in guerra non siate pigri, non fdatevi dei luoeotenentii noD indulgete al bere, al
maagiare e al dormire; disponete voi stessi le sentinelle; di notte, dopo aver sistemato i sol-
56
-
MrcEEr-! Coruccr
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codifuano,e
dea
tipi te e/ùi nela R r, ki@iòea
dati, dormite accanto a loro, e la mattina alzatevi di buon,ora; non affratatevi a togliere
l,armatua. perchè l uomo perisce di improwiso se per pisrizia non ha farto beo anenlione
t...I
,Mare ra vosm sposa, ma non datele potere su di voi t...1 euel che sapere fare di buono hon
dimenticatelo. e qud che non sapete imparatelo, come mio padre che, stardo nel palazzo,
comprendeva cinque lingue t...J.
fiultima pane del Pozéénie riepiloga le <<opere e i giorni>> dell,autore, approssi,
mativamente fino al 1117. Abbiamo detto «riepiloga; perché si uatta d pagine
scdfte coD un raglio che si è tentati di de6nire sterrogiafco, del tipo, oeue[,;";o
andarnmo a Brody a incontrarci con Jarop6lk e striì-rgemmo una graode amiciziar.
Spicca ir quesro lungo elenco di missioni diplomariche e carnpagn; m itari (83, precisa lo stesso protagonista, afiche se ne enumera solo 69), il riàào delle cacce o, per
mdio dire, delle loro consegùenze. Apprendiamo così che Monom6ch fu incomàto
due volte da tori, colpito da un cervo, caÌpestato o ferito da alci, cinghiali, orsi, e
molte volte cadde da cavallo fracassandosi a due riprcse la testa...
Come si è accennato, al Pouèénie eeto e ptopi..o fa seguito la missiva a Olég Svjatoslàviè. Monomàch scrive al cugiro in circostanze ben -doloro.., d" ro., *oito iolatti quest'ultimo, in una delle ranre cortese feudali di quegli arni, gli ha ucciso il
giovane 6glio_Izjasl6v,_suo figlioccio di battesimo, prima di essere a'prcpria volta
scon-fitto da Monomach. Ma invece che un grido di irionfo o di vend.n". .iruom in
queste.righe
consapevolezza del oarritas Datitalum di ogni gloria umana,
_Iam_ara
unita all'appello all adempimento di una giustizia che dorrà produ-rre É benedizione
della pace. Malgrado la vittoria milìtare, Monomàch non esira infarti a riconoscere I
torti del Églio, e si dice pronto a restituire al cugino il principato, solo che questi
accetti le sue proposte di pace. Pone come unica condiziàne che Olég g]i restituisca
la giovane vedova di Izjaslàv, sua prigioriera, percLé egli possa abbralàada
ed effondere lacrine invece di canti per il suo sposo. per quelle loro nozze
t...1 oerche
dopo aver tuÌito di piansere con lei, io t msralli presso di me. ed essa tamenri ta sua pena,
come la tonora sopra l'albero spoglio, e io mi consoli in Dio.
Non è facile inquadrare adeguatamente quest'opera, la cui rilevanza corrle documento della vita sociale della Rus' kieviana è coÀunque fuori discussione. Come
soDo fuori discussione le sue qualità letterarie la maiurità intellemrale di cui da
prova, l'efocacia emotiva che spesso raggiunge. Si è indagato sui modelli che Lanno
potuto influirvi, ed è stato agevole fare riferimento ai tan-ti esempi del genere didattico «ammaestramento ai 6g1i» circolanti all'epoca: da quelli insiriti nell,Izb1mik di
S iatosln! del 1076 all'anglosassone Faedet T,ataoidas che Monomàch, marito di
Gita, figlia & re Harald II, potrebbe aver visto in Inghiltera dove fu nel 1068. Analogarnenre per quanto concerne. ad esempio. un pasio come qudlo citato sulla bellezza.del mondo crearo da Dio, si sono giusramenre messi in ìi.Levo gli echi che vi
trapelano di testi bulgari de) X secolo: Ilesanetoze di Giovamri Esarcà, diftrsissimo
in ambito anticorusso, e, forse, il trattato antibogomilico del prete Kozma. Ma tutto
questo non ci illumiÀa sulla particolare strurtura compositiva àel,opera. E non per
il
suo associare l'Irrregramento allalertera a O1ég SvjaroslÉviè. cÀe. come si è visto, potrebbe essere un fatto casuale, ma per Ie caqtteristiche intrinseche dell,autobiogrÀa.
Pdde
P
a
-
Cap'tolo Pndo
- 57
Quest'ultima in realtà assomiglia più ad un assieme di appunti, una sorta di canovaccio per una futura, più arnpia stesura che ad un testo tematicamente elaborato. E se
si scarta quest'ipotesi, si dovrà invece arrivare alla conclusione che essa mirasse a
colpire i-[ lenore proprio con una rude e laconica <<eloquenza dei fatti". Ma allota
come accordarla con la cifra stilistica del resto del Pouéénie?
Non meno complesso è il problema di quale 6gura di principe emerga da questi
scritti, e cosa essi si proponessero da un punto di vista ideologico. Anche in questo
caso infatti è facile rilevare che il riÙatto di sovrano cristiano mite, devoto, giusto in
ogni circostanza, che Monomach !.uole tracciare dt se stesso, è parzialmente contraddetto non solo da.lla realtà storica, pet quel che possiamo ricostruirla, ma dalle stesse
affermazioni dell'opera. Non è infani proprio Monomach a raccontatci di aver fatto
a pezzi duecento fra principi e alti uf6ciali crrmani e di averli geaati nel 6ume
Sàl'nja? O, conquistata Minsk, di non avervi lasciato «rré servi né animali»?
È stata di recente avanzata l'ipotesi che il Poa àéxie debha ascrl erjr a quel genere
«sapienziale», presente già in Egitto e in Mesopotafiia, che ha la sua espressione più
compiuta in libri veterotestanentai qta]r Giobbe, PrcDerbi, Eccletiaste, e, atffaverso i
padri della Chiesa, trova poi ampia dilfusione in arnbito cristiano. Non c'è dubbio
che in questa luce molte delle contraddizioni che paiono c t tlerizzarc l'lhsegtamento cessetebl)ero di essere tali, ma al lato opposto non sono poche le obiezioni
che si possono oppore ad rrna simile tesi. Va tenuto comunque sempre presente che
qualsiasi tentativo di interpretazione dd Pouàéwa trova limiti invalicabili nella tradizione restuale deìJ opera, che pone gravi interrogativi.
Capitolo Secondo
LA LETTEMTUM DELLA RUS'DIVISA E INVASA
(SECOLI
)il-)(tv)
Michele Cobcci e Riccado Pircbio
*
I
Gli stdti
e
la
Cbi.esa
ilelk
Ras'
fra Eurolta e Asia
È difficile inquadrare su uno sfondo storico ben definito ta civiltà letteraria russa
antica dalla metà del )CI alla 6ne del XIV secolo. I mutevoli confini delle nuovc
giurisdizioni statali, risultanti dalle invasioni e dalle lotte inteme, non permettono di
individuare durature aree di sviluppo culturale. Solo la chiesa sembra fornfue norme
udtarie, meotrc i poreri secoÌari si sovrappongono e si elidono a vicenda.
La Rus' kieviana, da Jarosliv il Saggio a Madimir Monomàch, era giunta a produrre un corpo generale di leggi, noto come Pra da detk Rai (pratda «Verità» nel
=
senso di «vera misura» di giustizia). Le formazioni politico-anminisÙative, che tegolarono in seguito la vita degli Slavi orientali, espressero invece eterogen.. .on.ezioni
di comportamento sociale.
Madimir Monom6ch, per tutto il XII secolo, il frazionamento politico
_Dopo
andò accentuandosi. Nella zona sud-occidentale, il potere di Kiev non solo àovette
coesistere con quello di Cemigov, ma fu sovrastato dalle iniziative di Heliè k<Gali,
zia»)'Volinia. Altri stati praticamente autonomi sorgevano intanto a Ovest, dove p6,
lock e Smolénsk si inserivano in trame politico,militari al confne tra le sfere di influenza cattolica ed onodossa, nonché a.l Nord, dove s'estendeva il grande potere di
N6vgorod, accanto a quello sempre più crescente di Madimir-SÉzdat'.
La Rus' divisa non potè resistere a lungo all'assalto di formazioni politico-militari
più grandi e compatte, cLe giunsero infine
dall'Asia con più vigore che
- muovendo
dall'Europa
a sopraffarla. Liequilibrio combatrivo
Ie forze localiàelh Àus' cri- della steppa che nei testi in cui ètranarrata
stiana e i P6lovcy
la fascinosa awentura
- segnare i lirniti di un microunivetso
di Igor' Svjatosl6viè sembrerebbe
costituito
durò in tealtà solo il tempo di poche generazioni. La più vistosa avanzata fu quella
dell'Orda tanara.
* Ric.ùdo Pi.chio
è aurore
dei 5s
I
4, 6 e 8, Michele Colucci dci s§
j
e 7.
Paùe Pn na
-
c.pitolo Se@"ào
- 59
Nel 1237 Bityj, erede & Gengis Khan, incominciò la conquista della Rus'. Caddero Rjazan', Kolomna, Mosca (a.llora centro minore del principato di VladimirSÉzdal', menzionato nei documenti solo a partire dal 1147, ai tempi del principe Jurij
Dolgor(rkij) e poi tuno il principato & Madimir-Srizdal', che sono Andréi BogoljÉbskij (1117'1174) e Vsévolod deno «Bolè6e gnezd6», ossia «Gran nido" per il gran
numero della sua progenie 0176-12121, aveva raggiunto grande potenza. Le lotze di'
Batyj, nel 1240, distrussero Kiev e si spinsero, attrave$o le tene di Haliè e Volinia,
sino all'Europa cerrtrale. La stragrande maggioran a ddla Rus' cadde così sotto il
dominio dellkOrda d'oro».
Bàtyj 6ssò a Saràj-Batu, alla foce della Volga,la capiaTe dei suoi possedimenti,
estesi dai Carpazi alle alture altaiche e dalla Crimea al Mare del Nord. Nell'àmbito di
questo sterininato impero, i crri reggitorl passarono graduaLrnente dallo sciamane_
simo all'Islam, i principati russi venflero a trova$i nella condizione di <<vassalli infedeli». ll..giogo tanaro», per quanto responsabile di gravi distruzioni e sopRlsi, noÀ
scosse tuttar4a dalle fondamenta la civiltà cristiana della Rus'. I-Orda si rivdò tollerante in campo religioso. Ai capi tartari interessavano soprathrtto la liscossione dei
tributi e il mantenimento di ef6caci strumrre mfitari. Entro certi limiti, la c stianità
delle terre russe continuò ad autogovematsi secondo Ie [orme coflsuetudinarie del
diritto patrimoniale già consoJidatosi prima della conquista di Bàtyi.
Questo autogovemo era regolato dall'Orda mediante la sapiente distribuzione di
privilegi che stimolavano le ambizioni e gli interessi locali a tutto vantaggio del potere centrale. Non solo l'Orda riconosceva le pterogative dei prrncipi ctistiani, ma se
ne faceva garante. La sovranità dei signori provinciaLi acquistava effettiva validità
solo se sanzionata da un documento tartaro di investiura $etljk). La stessa consa_
cui sede
crazione «gtao-principale» del capo della famigia dei Prìncipi cristiani
- la
dipendeva dalla concessione di uno speciale 72r@. Si
venne 6ssata a Madimir
aggiunga che nello stesso -gran-principato di Madimir aveva la propria rcsidenza ecdesiastica (6no agÌi anrri venti del XIV secolo, quando venne trasferita a Mosca) il
Metropo)ita di tutte le teffe russe.
A ben vedere, il
tartaro» non si rcggeva solo sulla forza guerriera der con"giogo
quistatori, ma anche sulla loro arte politica che, pet lungo tempo, riuscì a fare dei
vassalli cristiani un corpo sociale legato alle forhrne di uno stato confessionaLrnente
tollerante nella misu-ra in cui interpretava le esigenze di un peculiare feudalesimo
6scale. Se, da un lato, i prlncipi russi enttatono dunque iD un sistema nuovo e piu
vasto, d'altro canto la loro nuova condiione facilitò il cristallizzarsi dei modelli cristiani ereditati dalla prima cultura dell'età kieviana. flOrda era certo portatrice di
schemi asiatici, ma Ia sua stessa vitalità economica la portava ad incrernentare i traf_
6ci coo l'Occidente, & cui si nùtrirono anche [e prospere colonie genovesi di KaffaFeod6sija e di Sudàl<-SirroZ.
zione della Rus' anche
La conquista ta.tara non poltò alla completa
^si^tizz
perché altre forze politiche si inserirono, da Occidmte, nei conflitti per il contlollo
di quell'estrema area della cristianità europea. Le pedine chiave erano spesso mosse
dalla Polonia: su ispirazione della Chiesa romana, ma anche in drretta reazione locale
all'incipiante Drang uch Osten getn^tico, di cui si fece presto strumento l'ordine
tortonico dei Pona-spada, sono nel 1202 sul modello dei Templari. Il ruolo più im'
portante, rispetto alle vicende della Rus', toccò tuttavia al Granducato di Lituania,
60
- MrcHùE CoI'ùccJ e Rr ccArDo p'cc{to - t4 tettddt&a àeth Rui
diuisa e
nod
Questa nuova formazione statale si consolidò nel XIII secolo, quando Mindovg
(m. 1263) impose il proprio imperio militare
soto, con l,appogÉo di papa Innocenzo ry, da una srrenua resistenza aLl'ordine-reuto;.o
deUe tribir
- "gù ,lìi."pi
lituane del bacino deJ Nieman. NeJ )OV secolo. prima Cedlinin
e oor
f DtÀ-D+it
-fr*ri.,
OleeÀ. \1345-]-377\ estesero i propri domt"i ottè i
.iria a.ftl
sino ad incorporarc vasti territori della Rus'storica. Gédymin si prodamò «principe
dei lituani e dei Russi» e Olgerd assunse iÌ titolo di «Gran prircipe,.
Le ambizioni di questo nuovo potere mfitare, ancora in larga misura pagano e
comunque retto da condottieri non formalmente inseriti né nella cristianità orientale
né in quella occidentale, acquistarono maggiore concretezza quando Òlserd
- chei
già sj era impadroniro delle terre russe di Volinia, Cemigov e Kìev
--sbaragliò
Tanari nella battaglia delle Acque azzurre (1162). Due volte l,esercito
lituaio si
spinse sino a Mosca. Da Vilna, capitale di un Grafl pdnciparo (o, secondo la termi,
nologia occidenta.le. - Granducato') sempre più «russizzaìo» grazie alle molte conquiste_ che ne estesero i possessi dal Baltico al Mar Nero, i òedyminidi potevano
atteggiarsi ad eredi storici dei Rjurikidi.
Le vicende delle terre russe dominate dai Tartari, ma già oggetto & appetiti ege_
monici da pane dei potenziali eredi dell'Orda (ben presio miriata a[,ini.-o e iri_
nacciata sul fronte asiatico), possono essere viste come una specie di prefgurazione
est-europea della <<Questione d'Oriente» che, nei secoli suciessivi. condiz'ionerà l"
politica continentale nei confronti dell'lmpero Ottomaro. La polonia. l.Ordioe teutonico.e. temporaneamenLe. anche il Regno d Ungheria elaborarono schemi di poli
tica orientale che rendevano a riscartare i territori della Rus, dal dominio islamico.
Alle mire occideotali si contrapposero, oltre ai Tanari, le forze nuove cÀe, intanto,
crescevaoo all'intemo delle stesse terre russe. Alla fine del )CV secolo sarà Mosca,
oirrrai più forte di Tver' e di ogni altro rivale, ad assumere l,iniziariva di rma auro
noma riscossa intema della Rus' divisa ed occupata. per tutta la durata del «giogo
tartaro», tuttavia, Ia Polonia,la Lituania, Mosca o altre forze indigen" _ .orn., p..
quasi r:n secolo. Haliò e la Volinia
potevano tutte uppatire po"sibili candidate à[a
conqùsta dj un resraurando potere- centrale della Rus cristiana.
Per più di un secolo le terre di Haliò e di Volinia costituirono una pedina chiave
nella politica anti-tartara. Unificare dal 1199 da Romàn Mstislàviò, pronipote di Madimir Monomàch, conseftarono sino a tutto il XIII secolo una càsiderevole art"nomia, anche dopo la conquista tartara. I-Europa latina cercò allora di inserirsi nel
giuoco delle locali contese. Papa Innocenzo IV giunse a considerare la possibil.ità di una
incoronazione
insieme con quella del lituano Mindovg
Romànoviè, che
- negìi anni
- di Daniil
si rinsaldò al p_otere
cinquanta del )CII secolo_ Anche
la polonia e l,Ungheria
cercarono di fare di questo principe il campione d,una loro crociata anti-Orda. Sono
il figlio & Danifl, Lev (latinamente <<Leo») fu fondara Leopoli, potenziale roccaforte
occidentale_ nella lotta per Ia riconquisra delle tere russe.
eìestiàisegni, però, furono
frusLrati dal delinearsi di nuovi rapporti di forza, connessi con l,asceJa déIa Lituania.
La Galizia e Ìa Volinia vennero infine spartite fra Lituania e polonia.
Ie direttrici di una politica orientale nello stesso tempo più ambiziosa e più fles_
sibile si ddhearono durante d regno di Casimiro il Crande di polonia ( I ìli-l]70).
Lidea di una coesistenza cattolico-ortodossa entro uno stato cristiano capace non
solo di opporsi ai Tartari, ma anche di attirarsi le simpatie dei capi slavo-àrtodossi
mil
i**
Pa/te Pnnd
-
Cdpitola Seco do
-
61
della Rus'rimasta in m^ssim p fie ik partibus ixrtd.elium, spinseCaJtmiro di Polonia
a chiedere ed ottenere dal Patriarca di Costantinopoli l'istituzione di una metropolia
ortodossa nella Galizia da lui acquistata nel 1149. Questa politica «russa» (o piir
speciEcamente «nrtena)r, secondo r:na terminologia che si affermerà nella susse'
guente cultura umanistica) dell'ultimo rappresentante dei Piasti non potè tuttavia
dare subito vita ad una tendenza egemonica polacca nei confronti della Rus'. Alla
morte di Casimiro, nel 1370, la corona polacca passò a suo nipote Luigi d'Angiò re
d'Ungheria, il che compo(ava un maggiore coinvolgimento nella politica occidentale
degli angioini. I-ulione polacco'ungherese non durò a lungo. Fu l'interregno che
seguì la mone di Luigi d'Angiò (1382) a ridare nuovo, e diverso, vigore alle dircttrici
strategiche additate da Casimiro il Grande. Nd 1r8r, a Krewo presso Virna, fu concluso un patto dinastico che portò all'Unione della Polonia e della Lituania. Spo'
sando Edvige, 6glia dodicenne di Luigi d'Angiò (già incoronata, in quanto erede dei
Piasti per parte materna, non «regina», ma..re di Polonia») Jagellone, principe di
Lituania, accettò il battesimo cattolico e dlvenr,e tutot ed. gabelkatol Regni Poloniae.
Il programma imposto dagli elettori richiedeva aJagdTone di tetas suat Lithuanile et
Russiae Regno Poloniae perpetuo applicare.
Veno la 6ne del )OV secolo, il destino ddle terre russe appadva incefto.
llunione di Krewo
benché limitata ad un patto dinastico che ptesewava le auto_
-
poneva le prenomie inteme del regno di Polonia e del Granducato di Lituania
messe per una riunifcazione della Rus' sotto l'égida lagellonica. Nella misura in cui
I'insegna jagellonica assumeva connotazioni lituano-rutene, si sarebbe trattato non
tanto di una conqutsta occidentale quanto del prevalere di una componente «inter_
na» (non meno <<indigena» di Mosca o di N6vgorod) della Rus'storica, dato che gli
eredi dei Gedlnninidi govemavano gran parte della popolazione slava ortodossa delle
terre russe. Il soda.lizio con la Polonia cattolica faceva però del potere jagellonico una
variante della stessa minaccia <<latina» di cui erano tradizionali ponatori i cavalieri
tedeschi dell'Ordine Teutonico.
La panita era aperta. IJOrda era ancora forte, non ostante segni premonitori
della sua decadenza quali la sconfitta delle milizie tanare di Mamàj sul campo di
Kulik6vo, nel 1180, ad opera di un vassallo dbelle, il principe Dmitrij Ivànoviè di
Mosca: evento in cui le susseguenti generazioni vedranno l'aurora di una nuova età.
I rapporti di forza stavano comunque cambiando non solo ai confini ra la Polonia-Lituania e l'Orda, ma in tutta I'Europa orientale. Un decennio dopo Kulik6vo,
l'aho corno dell'Islam est-europeo, Mppresentato dai Turchi, si attesterà nella penidopo la vittoria di K6sovo nel
sola balcanica, a oord di Costantinopoli, iniziando
la conquista delle terre meridronali della Slavia ortodossa. I-immagine del1389
l'lslam che avanza verso il cuore del continente, mmtre prende forma la riscossa
cristiana nelle estreme provincre orientali d'Europa, induce lo stonco che indaga
a parla.re di
questa età
e in particolate 10 storico della cultura slava ortodossa
passaggio da un evo all'altro.
Più ancora che seguire le alteme fomrne dello scontro fra cristianità €d Islam sul
-
-
-
-
-
piano pan-europeo (per cui si potrebbe anche additare ùI parallelo stoico fra
l'ascesa di Mosca ento i domini dell'Orda e la rcconqùista castigliano_aragonese) a
noi interessa tuttavia precisare i contomi della civiltà della Rus' nelÌ'età di cui abbiamo sin qui trattato. La tradizione storiografica ha teso non solo a sottolineare la
62
- MrcIrEL! Coruccl
e Rr
cc^tDo ptcc:jlto
-
tÀ bt@otùa dalla Ra' di,nz
e ,e,asa
crescente resistenza anti-tartara dei principati soggeni all,Orda, ma anche a preseDtare le altre componenti poJitico,culturali di queita specie di «Me&o Evo intemo»
della-storia russa come fanori estranei, in quanto portatori di imperialismi <<stmnieri». Senza voler negaÌe la legittimità di qualsivoglia interpretazione poJiticarnente e
reugiosamenie *parriottica», ci sembra invece opportuno dare risalto alla varietà di
stimoli cu.lturali derivante proprio dall'intersecarii di molteplici spinte egemoniche.
La perpetuazione della tradizione scrittoria inaugurata nell,Xl secolo du[" Rur,
kieviana fu certo assicurata dal fatto che le strumre ecdesiastiche continuarono ad
esercitare una preponderante funzione di orientarnento didattico-ideologico.
eueta
constatazione non dor,rà però indurci a concepire in blocco la cultura delle tere
russe di questi secoli come un sistema totalmenre chiuso (anche se è vero che la dominazione ranara impedi gli scambi degli Slavi ortodossi dell Est non solo con lOc
cidenre latino e germanico. ma anche con Cosranrinopoli e con vmerandi focolari di
cultura monastica come I'Athos). Se terremo conto della possibilità di influenze ete
rogenee nonché della pectliarità di varie situazioni locali, ci riuscirà meno dimcie
capiE come in un periodo, che nel complesso sembra meritarsi la Ùadizionale etichetta di «oscuro», siano sorti testi di notevole validità anistica accanro a molte e
molte pagine di maniera. Nella «maniera» degli anonimi scrittori-compilatori dovremo, d'altra parte, saper scorgere anche i pregi di un lavorio sapiente Àe, proprio
attraverso la continua elaborazione di schemi Éssi, giunse a produ;re moaelt
a
"itai
$ffir,ata sdizz zione.
)
L'aoo entura
ili lgor'
Svjatoslétoié
La nostra visione della civiltà letterada fiorita verso la 6ne del )Cl secolo nella
prima che la conquista tartara imponesse altre concezioni di vita
Rus' divisa
dipende in buona misura dal come interpretiamo e valutiamo un breve docurnento
(non più di una dozzina di pagine a stampa), estlemamente controverso e noto col
-
-
titolo-standard J/dro o polkù lgoreue.
Già il proporre una traduzione di questo titolo compofta non lievi scelte interpretative. Nella Éadiziooe slava ecclesiastica, r/ozo corrisponde spesso al.greco /dgor,
con-valore di «discorso», <<orazione», o\,'vero <<sermone», Il secondo termine, polÈ,
\,1lole dire tanto <<armata», «schiera», «formazione militare» quanto <<incursione»
mittare o «campagna». Possiamo tradurre, abbastanza alla lettera, Discotso sulla
canpagna (o salfatmata) di lgo/.
Il titolo completo è: Slòoo o polkù lgoreoé, Igorja syna Sojatoslblja, uxuka
Ol'gooa, ossia: Discorso salla campagxa \o sull'arnata) di lgo/, di lgo/ figlio dì Sujatoslia, xipote di Olég.
Pa
e Pn,na
-
Capitolo
Se@ù - 6)
Non poche altre traduzioni-interpretazioni sono state prcposte. Alla luce di tesi
già annunciate dai prirni editori all'inizio dell'Ottocmto, si è molto parlato, ad esem'
pio, dd Canto \o Cantare) delh schiera \o della gesta) di lgot'.
Quanto simili scélte riflettano opinioni controverse risulta dalla lunga drscussione, sviluppatasi sino ai nosui giomi in un'atmosfe$ di n)'stery story.
Per seguire lo svolgetsi di quella specie di processo indiziario istruito contro 1o
Slooo d.i lgor' \ci semttemo qui, per brevità, di questo titolo ibrido, ma di larga di{fusione), bisognerà tenere presenti alcuni dati docummtan. Attomo a questi dati si
sono mosse le trarne argomentauve sra dell'<<accusa" che della «difesa».
Tra il 1787 e il 1788, il conte A. I. Mrisin-Pɧkin (1744-1817), erudito personaggio dell'élite govemativa, comprò in blocco una collezione di vecchi manoscritti conservati nel monastero Spàso-Jaroslivskil. C'era anche un codice miscellaneo, contras_
segnato col numero J2-J, che conteneva fra l'altro lo Slao di lgo/.
ll conte non se ne accorse subito, ma sembra solo qualche anno più tardi.
Pensò dappdma di pubblicare lui stesso il testo, di cui aveva intanto riconosciuto
l'eccezionale valore poetico, ma poi si decise a collaborare con più espeni specialisti.
Il lavoro di edizione, a cui paneciparono, oltre at MÉsin-PiròLin, A. E Malin6vsLii,
N. N. BantyS-Kamens§ e N. M. Karamzin, durò a lungo. I-'opera vide infne la luce
-
-
nell'aono 1800.
Più di una indiscrezione aveva creato una particolare atmosfera di attesa. Si di_
scusse molto e si accesero le curiosità. Ai molti entusiasmi si unì qualche perplessità.
Dodici anni dopo, la tragedra: Napoleone arriva a Mosca, la città brucia e la casa di
Mirsin-Piòkin perisce nelle fiarnme insieme coi molti cimeli raccolti dal proprietario.
Del codice 121 non rimane traccia.
Da quei giomi, si sono accumulati i dubbi, Ie ipotesi, le accuse e le apologie. Il
t€sto perduto si trovava in un codice unico, di cui non era più possibile controllare
né l'età né la fattura. Era inevitabile che qualcuno pensasse ad uno dei tanti falsi che,
in Russia come altrove, venivano allora spacciati in ambienti in cui il senso misterioso
della storia si univa all'amore per la rarità erudita. A stimolare i sospetti di falso contribuivano le eccezionali caratteristiche del cimelio letterario in questione. I lettori
eraoo co\riti, entusiasmati e sconcertau da una levatura poetica insolita, fino ad allora ritenuta incompaubile con la cultura del Medro Evo russo.
In verità, l'argomeoto ddlo Sloto di lgor' non è insolito. Nella prirnavera del
1185, Igor' Svjatoshvié, principe di N6vgorod-Séverskij, si impegna in rm attacco
lsolato contro i hSloucy (Cumani) della steppa, che lo sconfiggono e lo fanno prigioniero. Dopo qualche tempo, Igot' riesce a fuggire dalla cattività pagana e a rienuate
sano e salvo nella sua tetra. Fin qui nulla di eccezionale. Di storie simili se ne pos_
sono leggere tante, nelle ricche sillogi cronachistiche tasmesse dal Medio Evo russo.
DelÌa stessa awentura di Igor' Svjatoslàviè, del resto, si ttovano ben circostanziate
relazioni (sulle quali dovremo ancota soffermarci) in due cronache antiche, la Lau_
tanzi,ana (I-aarext'eosleaja letopis') el'lpazi,fj, llPat'eushaja letopis'),le cu ample do'
cummtazioni testuali sono ineccepibili.
Non era però la fabula in quanto tale che affascinava il conte MÉsin-PÉSkin e i
suoi collaboratori all'edizione dd 1800, nonché l'inteto mondo letterario. Nello
Slouo d,i Igor' , la sloia del principe tanto valoroso quadto incauto è narata con arte
64
-
MrcEE!È Coruccl
e
Brcc$J,oPrcc o-t h
etutau delh R"t' diasa
e
i,,asa
verbale inconsueta, molto più colorita e ricca di artifici retorici di quanto non offra la
gran massa dei testi russi antichi.
11 racconto dell'awmtura bellica è fatto di scene, & quadri evocativi più che di
ùama espositiva. La voce narrante è inso]itamente in primo piano, in contrasto con
l'umiltà topica dei cronisti. Questa voce inserisce commenti,ìuggerisce equivoci fittivi e, nel bel mezzo del racconto, si distende in un'arnpia riflessione oràtoria che
sposta_l'attenzione del lettore dall'episodio militare, che è il principale spuDto tema,
tico, alle condizioni generali della terra russa &laniata da contese inteme. Ai toni
della narrazione storica si mescolano quelli de.lla 6aba, mentte rl patbos oratorlo fa
smtire il rutto (come appunto suggerisce nd ritolo
forse aggiunio da un più tardo
scriba
il termine.l/ozo), più che come una relazione di evÀti, come un «discorso» a proposito di un fafio-simbolo, con valore ernblematico.
All'inizio dell'Ottocento, qudla che noi chiamiamo <<letteratura russa antica» era
mal conosciuta. Lo spirito modemista della Russia post-petrina aveva relegato fra le
<<tenebre medievali», in stile illuministico, tutto quanto nella vecchia Rus,potevano
avere scritto monaci o preti di cui si postulava una fondammtale rozzezza. La nascente cultura romantica stava però cambiando mohe prospettive. I russi incominciavano a sognare, per il loro passato troppo pewaso di austerità ecclesiastica, monu,
menti di poesia che potessero competere con il fascino eroico dell,epopea dei Nibelnnghi o delle Canzoni di gesta. La scoperta impror,wisa dello §/azo 2i igot, ,ron solo
dava loro una specie di poema ancestrale, ma anche li induceva a sperare che quel
gioiello facesse parte di un più ampio tesoro, ancora indissepolto. Troppo bello p.r
essere vero, incominciarono a pensare i più fteddi di mente.
Mnsin-Pt5kin, negli ultimi anni della sua vita, dovette rispondere alle domande
circostanziate di studiosi che, come iÌ 6lologo e antiquario K. É Kalaid6viè, erano
mossi da più che leginimi scrupoli critico-docummtari, nonché di persone nelle
qrrali il sospeno de1 falso nasceva più che aftro da un'ideologia storiog [afrca: lo Slouo
/l-Igor', si incominciò ad insinuare, è un testo isolato, anomalo rispetto al contesto
cu.lrurale dell'antica Rus'.
La <<eccezionalità» del documento «poetico» appena scoperro nofl fu sottoli
neata solo da chi sospettava che si tattasse di un falso, ma anche
e ancor più
da chi ne esaltava la geouinità. Oggi abbiamo l'impressione che i primi esaltatori
ddlo Sloro di lgor' contribuissero a confondere le idee non meno dei deuattori, loro
ar.wersari. GJi uni e gli alri pensavano di trovarsi di fionte ad una gemma & «poesia», e collegavano l'idea di poesia (come era naturale che si facesse nel primo Ottocmto) con quella di <<canto», di poeti-cantori o & aedi. Ciò collocavi lo Slooo di
Igor' su uno sfondo stodco quanto mai improbabile si doveva pensare o ad un'arte
folclorica, per altro mai attestata in forme simili in docurnenti tanto antichi, oppure
ad una Russia medievale coste)l^t^ da MififiesàkEel, trovatori, menesrrelli, derici vaganti e simili. lidea che lo Slooo // lgor' potesse inserirsi negli schemi noti della
tradizione scrittoria del Medio Evo russo sembrava contraddittoria, proprio perché
quella tradizione era percepita, secondo le parole di Puskin, come un «deseno» dal
punto di vista della «poesia».
A consacrare I'idea & un <iantico poema», portatore dell'insospettata voce poetica di un passato perduto, conribuirono le notizie e indisciezioni, che precedett.ro
la pubblicazione del testo nell'anno 1800. 11 primo a far trapelare la notizia della
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Pane
Pntu -
Cnbnolo Semào
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scopena fu, nel 1792, il pubblicista e dramnìaturgo P A. Pladiéikov. A-ll'inizio del
1797, una delle maggiori pe$onalità lefterarie del tempo, il poeta M. M. Cheràskov,
prcsmtando la seconda edizioae del suo poerna Vhd.inir, si riferiva esplicitamente
allo Slooo di lgor', Nella primavem dello stesso anno, N. M. Karamzin si impegnava
in un discorso più vasto, a proposito dello J/ozo d.i lgor', t\ un articolo dedicato
all'insieme della letteratura russa e pubblicato, rn francese, sulla rivista amburghese
<<Le Spectateur du Nord». Rivolgendosi ad un pubblico intemazionale,KaranzTn ci
tmeva a mostrare quanto lo spirito della poesia russa corrispondesse ai canoni, allora
internazionalrnente accettati, delle tradizioni popolari-nazionali. Questo suo zelo lo
spinse, in pratica, ad una notevole gaffe.Pate4onò infatti il documento poetico, appena scoperto in Russia, ai canti di Ossian, la cui <<fabbricazione» da pane del
Macpherson aocora non era provata. Questo incauto paragone resterà nella mente di
generazioni & critici, anche se
a dire il vero
ben poco in comtrne si possa
trovare tra il prereso Ancient Epic Poem..- battslated flom the Gaelic Language ad
opera dd geniale falsario scozzese e il «Discorso», così diversamente oratorio, sulla
«storia» di Igor' Svjatosliviè.
contrasto fra scetÙcismo di stampo 5ettecentesco e patrionismo romanrico coDtribuì al formarsi di fazioni letterarie.
I1 processo a carico dello Slooo d.i lgor' ':r:,d::.sse ad indagare se il testo non potesse
essere stato «fabbricato» dallo stesso MÉsin-Pù§kin, o dalle persone che glielo avevano procurato. Poiché solo tm falsario esremarnente abile avrebbe potuto mettere
insieme un simile ricamo verbale, si aprl una discussione che si è protratta sino ai
nosri giomi e che tende, ora, a magnificare la competenza degli eruditi russi tra
Sette e Ottocmto e ora ad esaltare o ridimensionare le qua.lità poetiche del testo in
questione.
Su tutti i fronti di questa guerra storico-f,lologica si sono fani, nel )CX e nel )O(
secolo, buoni bottini scientifici. Disponiamo ora di dati che dowebbero permenerci
di riconsiderare l'intero problema in prospettive nuove e più ampie. In pratica, però,
è difficile trattare dello Sloto di lgor' tscendo dagli schemi critici che ne hanno, in un
modo o nell'altro, sanzionato la celebrità. Lo storico letterario non se la sente ancora
di inseri-re questo testo in un ben circoscritto capitolo & storia della letteratura russa
antica senza aver prima informato diffusammte i suoi lettori della polemica modema, sulla quale ci stiamo appunto soffermando.
Di fronte alla vasta azione di scavo erudito condotta dai fautori della <<autenticità,>> dello Slouo di lgor', la tradizione della scuola «scettica» risulta piuttosto limitata,
oltre che discontinua. Erano «scetrici», sia pure in modo diverso, già srudiosi come
N. P Rumjàncev (1754-1826), M. T. Kaòen6mkij (177J-1842) e O. Senk6vskii (18001858). La grande offensiva conttolo Slouo di lgor', tuttavia, ha preso corpo solo nel
nostro secolo, soprattutto per iniziativa dello slavista francese AndÉ Mazon (1881,
1967), che ha, in parte, dpreso argomenti già formulati da un altro studioso francese,
Louis Léger (1843-1921), nel 1890. Alle tesi scettiche del Mezon, tendenti a provare
deGoitivamente che lo Slouo di lgol' è nn pds&ble setteceotesco, ha risposto, in toni
vigorosamente polemici, dagli Stati Uniti, il filologo russo in emigrazione Roman
come del resto la grande
Jakobson (1896-1982). Jakobson si è detto convinto
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I
ggioIanz^ degli studiosi contemporanei ranto in Occidente
quanto nell'Unione
Sovietica .._ non solo che lo Slooo di lgol' è un'opera genuinamente me&evale, ma
fi