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CABLA
CABL
ANNONUMERO
PRIMAVERA
PERIODICOPUBBLICATO
DALLABORATORIO#ABLA
DELLA&ONDAZIONE$IAMANTE
GRAMMI
DALLACOPERTINA
Perché “cabl@grammi”
Il nome della nostra rivista si rifà, da
un lato, alla parola «cablogrammi», i
dispacci telegrafici d’altri tempi
trasmessi per mezzo di cavi elettrici
sottomarini, questo per simboleggiare
il desiderio di comunicare tra il nostro
mondo di diversamente abili e il mondo
inteso come società tutta, anche se le
distanze sembrano, di primo acchito,
molto grandi, oceaniche appunto.
Ma la “o” di cablogrammi si trasforma
magicamente in “@”, il simbolo per
eccellenza della moderna comunicazione globale tramite internet, ad indicare che le distanze di comunicazione
nella nostra società postmoderna
dell’informazione non esistono più e,
quindi, esprimendo il desiderio di un
intenso dialogo tra utenti, operatori,
famiglie, società tutta.
Infine, leggendo il titolo, compare già
all’inizio, in modo del tutto naturale, il
nome del nostro laboratorio CABLA
della Fondazione Diamante, dove è
nata quest’idea di comunicare con la
presente rivista.
Foto in copertina
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EDITORIALE
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IL#ABLASIRACCONTA
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INSERIMENTI
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Momento della riunione del gruppo impegnato
nel progetto della rivista CABL@GRAMMI.
APPROFONDIMENTI
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LINKFD
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STORIEDIVITA
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ALBOFOTO
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Il gruppo lavori esterni è impegnato nella
pulizia dei campi preposti alla coltivazione a
secco del riso “Terreni alla Maggia”.
Roberto C.
IPSEDIXIT
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UNANOTADICOLORE
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LANGOLODELLARTE
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Momento conviviale al laboratorio Allevoliere
di Gudo, prima dell’intervista pubblicata su
questo numero.
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CHEKPOINT
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BACHECA
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EDITORIALE
“Il vero viaggio di scoperta non consiste nel cercare nuove terre, ma
nell’avere nuovi occhi.”
Marcel Proust, “Alla ricerca del tempo
perduto”.
È l’inizio di un viaggio.
Al cominciare: “Io non so scrivere un
articolo!” “Io non so utilizzare il computer!” “Io non ho mai intervistato
nessuno!” “Io non mi esprimo bene!”
“Io non so, io non, io..!”.
Il nostro viaggio è iniziato con molti
timori e incertezze; poi, pian piano,
abbiamo iniziato a vedere questa
opportunità di raccontarci con occhi
diversi: “Abbiamo scritto anche noi un
articolo e tutto da sole!” “Ho fatto una
ricerca su internet!” “Lui mi ha dato
una mano!” “Ecc., ecc.”.
Quello che inizialmente vedevamo
come un ostacolo individuale, in seguito, man mano che andavamo avanti
con il progetto della rivista, si è
trasformato in un’opportunità collettiva di metterci in gioco, di collaborare
e imparare a stupirci nel vedere il
tutto con occhi diversi.
Poi: “Noi ce l’abbiamo fatta, abbiamo
creato una rivista tutta nostra, che ci
racconta!”. Noi abbiamo realizzato
qualcosa che ci rende fieri del risultato
ottenuto e che ci rappresenta: una
finestra sull’esterno che mostra quello
che siamo e facciamo al Cabla come
lavoratrici e lavoratori, come donne e
uomini.
Nell’affrontare questo nuovo numero
di CABL@GRAMMI, noi tutti ci siamo
IL#ABLASIRACCONTA
posti in modo diverso, con meno timori
e perplessità per il lavoro che ci aspettava e con tanta voglia di raccontarci,
di parlare delle nostre attività e della
nostra società.
CABL@GRAMMI è il prodotto di uno dei
tanti lavori che vengono svolti al Cabla,
che producono competenze operative,
relazionali e sociali, rafforzando
l’identità e il ruolo delle lavoratrici e
dei lavoratori. Infatti non sono poche
le persone che prima di venire assunte
al Cabla dicevano: “Ma io non ce la
faccio!”; poi eccole inserite in una
qualche ditta esterna, con “occhi”
nuovi.
Siamo ancora all’inizio di questo viaggio chiamato CABL@GRAMMI: così come
nella nostra società siamo ancora
all’inizio del viaggio per la conquista di
opportunità sociali e lavorative che
possano garantire a tutte e a tutti una
più che dignitosa qualità di vita.
Questo diritto dovrebbe essere riconosciuto e garantito; ma si tratta di un
altro discorso, che sicuramente riprenderemo più in là... sempre su queste
pagine.
L’articolo seguente racconta il significante, ossia il valore soggettivo del
nostro partecipare attivamente alla
realizzazione di questa rivista.
Non rimane altro che augurare a voi
viaggiatrici e viaggiatori:
BUONA LETTURA!
Rino F.
coordinatore del progetto CABL@GRAMMI
hCABL GRAMMIvANNONUMEROPRIMAVERA
CERAILNUMEROZERO
Era lunedì 17 ottobre 2011 quando
venne fatta la prima riunione per realizzare la rivista del laboratorio Cabla.
C’era già un cospicuo gruppo di interessati a dare il via a un progetto che,
10 mesi più tardi, avrebbe messo alla
luce la rivista Cabl@grammi numero
zero. “È stata una sorpresa” trovarsi
tra le mani il prodotto finale del nostro
impegno: “un fantastico strumento
educativo che ha permesso tramite
racconti, scritti, poesie e fotografie…
di far affiorare quel lato artistico che
c’é in ognuno di noi”.
Tutto il processo di realizzazione è
stato “come in tutti i miei viaggi, un
salto nelle emozioni e nei cambiamenti”, il quale ci ha spinti a non poter
esimerci dall’ “esporsi!”, metterci in
gioco – e non sempre è stato facile –
ma che in definitiva si è dimostrata
un’esperienza “interessante per farci
conoscere e far vedere
che esistiamo” e non
da ultimo dimostrare la
qualità e le competenze del lavoro che svolgiamo quotidianamente qui al Cabla.
La scelta dei temi degli
articoli è stato un
momento appassionante
delle
riunioni,
perché tutti hanno
avuto ottime idee,
tanto che ci si è resi
subito conto della grande quantità di
articoli disponibili e della voglia di
raccontare e mettersi in gioco da parte
di tutti. “È stato molto bello lavorare
in gruppo” anche perché “è un’attività
del Cabla che ha avuto un bel riscontro”; infatti tutti hanno potuto partecipare grazie anche all’aiuto e al sostegno reciproco nei campi di competenza
di ognuno. Così la rivista è risultata un
“punto di partenza e concentrato di
buona volontà”.
Per alcuni è stata un’opportunità per
descrivere il proprio lavoro; per altri
un raccontare i propri interessi e le
proprie passioni: “mi è piaciuto scrivere sulla mia squadra di hockey
H.C.A.P.”; per altri ancora un viaggio
nei propri ricordi e nel proprio vissuto:
“è uno spazio aperto dove condividere
le proprie esperienze di vita”.
“Il lavoro editoriale ha avuto un buon
hCABL GRAMMIvANNONUMEROPRIMAVERA
deva stampa, piegatura, rilegatura e
distribuzione della rivista in versione
cartacea, abbiamo prodotto anche una
versione digitale all’insegna dell’ecologia; ma, per essere sinceri, anche per
mere ragioni economiche. “L’idea ha
avuto una buona evoluzione”: di conseguenza, i primi riscontri dall’esterno
della struttura, ma non solo, non sono
tardati ad arrivare e a procurarci quel
piacere e quella soddisfazione che solo
gli altri possono diffondere con un
apprezzamento sul lavoro altrui, una
sorta
di
bomba
motivazionale:
“L’avevo messa lì, tra gli articoli e le
riviste da leggere, quando il tempo me
lo avrebbe permesso. Ha atteso qualche settimana ma oggi la rivista è stata
aperta e letta: con interesse.
Bell’iniziativa, attendo il secondo
numero […]. Apprezzato il fine accenno
alla pedagogia attiva nell’introduzione
e all’importanza della scrittura. Bravi,
grazie.”
“Grazie per l’invio e complimenti per
hCABL GRAMMIvANNONUMEROPRIMAVERA
IL#ABLASIRACCONTA
IL#ABLASIRACCONTA
sviluppo rispetto alle aspettative
iniziali, che ha portato ad un aumento
degli interessati” e ad un prodotto da
noi considerato di ottima qualità.
Un
risultato
raggiunto
grazie
all’utilizzo di mezzi informatici relativamente semplici – che poi proprio
tanto semplici non lo sono – con un
forte impatto grafico, sollecitando la
curiosità e l’interesse di alcuni di noi:
“è stato bello eseguire tutto il lavoro
redazionale”, dando la possibilità di
acquisire
ulteriori
competenze
nell’utilizzo del computer. Per tutti gli
altri è stato comunque un rapportarsi
al computer per scrivere il proprio articolo e scegliere le immagini da abbinarvi; infatti per alcuni è stata la prima
volta che mettevano le dita su un
mouse e scrivevano al computer: “la
realizzazione ha richiesto l’impegno di
tutti”.
“Bella idea”, ora ci tocca mostrarci per
quello che siamo e abbiamo realizzato.
Dopo l’ultima fase che compren-
la grafica e per i contenuti. Lo diffonderò […], sono sicura che sarà molto
gradito sia dagli utenti sia dagli operatori.”
“Complimenti per l’importante lavoro
d’informazione, di ricerca informativa,
di redazione e di formattazione effettuata da tutti i collaboratori del Cabla
per la pubblicazione del vostro semestrale. Quest’iniziativa permette di
evidenziare le attività ma pure tutte le
competenze presenti e gli interessi
molteplici di tutti i collaboratori che
quotidianamente partecipano alle svariate produzioni del laboratorio.”
“Salve, mille grazie, dopo aver letto
con piacere i vari articoli, con
l’accordo di Paola autrice dell’articolo
sugli UFO, ho lasciato la copia della
rivista nella nostra caffetteria. Spero
così che anche gli altri miei colleghi si
facciano un’idea più chiara del laboratorio Cabla.”
“Ciao Quelli del Cabla, complimenti
per la rivista.”: ci sono arrivati tanti
complimenti come questo. Ringraziamo tutti sentitamente.
In definitiva la creazione di questa rivista è stato un viaggio che “ci ha permesso di strutturare bene le nostre
opinioni” grazie ad “un’attività che ci
ha dato la possibilità di uscire dai soliti
lavori e schemi”. Insomma, in tutti noi
c’è sempre qualcosa in più, pronto ad
emergere e farci riscoprire con occhi
diversi: “è la possibilità di esprimere le
doti intellettuali di noi utenti del Cabla
con un’attività che ci ha permesso di
far emergere le nostre competenze
intellettuali”. “È stato tutto bello!”.
Solida, sana, bella, piena di umanità,
di storie. Scrivere, che bel modo per
affermarsi, per fare informazione, per
fare cultura e queste cose appartengono a tutti.
In attesa del prossimo numero.”
[Roberto T. - Responsabile del Laboratorio Cabla].
L’articolo è stato costruito sulle citazioni dei partecipanti al progetto.
Pasquale D., Roberto C., Rino F.
“L’attesa è stata viva e, come per un
figlio, piena di speranze, di dubbi su
come sarà, cosa diventerà, se vivrà a
lungo…
poi
il
lieto
evento!
hCABL GRAMMIvANNONUMEROPRIMAVERA
Impressioni di chi partecipa
Presentazione del gruppo esterno
Roberto C.: “È stato bello poter lavorare fuori dal laboratorio a contatto
della natura, ritrovando dei compiti
svolti molti anni fa.”
Il gruppo è nato a causa del calo di
lavori all’interno del laboratorio Cabla.
Questo ha fatto riflettere in équipe
cosa fosse possibile fare come altre
alternative. Con l’esperienza fatta già
negli scorsi anni si è provato ad aumentare le ricerche di lavoro all’esterno:
queste hanno portato a nuove opportunità scoperte sul territorio.
Il discorso del lavoro esterno è quello
di dare la possibilità a persone di confrontarsi all’esterno del laboratorio e
assumersi il ruolo di lavoratore “vero”.
Oltretutto, questo gruppo dà la possibilità di mettersi alla prova prima di
eventualmente fare un passo successivo verso l’inserimento esterno. Anche
l’ambiente offerto da questa attività è
molto variato, dal giardino esterno al
magazzino, dal cantiere al chiuso.
Deborah C.: “È carino per differenziare dal lavoro, per conoscere posti e
persone nuove.”
Di cosa si occupa il gruppo esterno?
Il gruppo esterno si occupa di lavori
offerti da ditte o privati che variano
dalla pulizia dei giardini a varie manutenzioni, confezioni regalo, piccoli
lavori idraulici, vendemmie, ecc. Il
gruppo si muove partendo dagli operatori che cercano il lavoro, offrendo le
nostre capacità. La forza di effettuare
vari lavori è data dall’esperienza di
ogni persona garantendo inoltre
un’ottima qualità. Il nostro punto forte
rimane quello di rispondere in poche
ore al bisogno di chi ci chiama. La
nostra pubblicità sono le ditte stesse
che col passa-parola ci fanno conoscere ad altri.
All’interno del gruppo, ogni lavoro
svolto è sempre accompagnato da un
operatore e questo dà sicurezza alle
persone che ne fanno parte! Qualsiasi
persona può far parte di questo progetto a dipendenza delle proprie capacità
e delle attività proposte.
hCABL GRAMMIvANNONUMEROPRIMAVERA
IL#ABLASIRACCONTA
IL#ABLASIRACCONTA
GRUPPOESTERNO
Pasquale D.: “Mi è piaciuto stare in
gruppo e lavorare all’aria aperta.
Erano delle belle giornate e si è lavorato bene.”
Giovanni M.: “È stato bello parlare con
le persone durante il lavoro.”
Gabriel G.: “È stato bello lavorare in
gruppo perchè ho trovato un buon
ritmo di lavoro. Mi è piaciuto vedere
vari tipi di lavoro: idraulico, lavorazione della vigna, trattamento del riso,
pulizia della riva del lago. È stata una
prova per un eventuale inserimento
professionale.”
Aline S.: “Mi è piaciuto lavorare di
fuori a contatto con la natura. Mi sono
trovata bene sia con il gruppo che con
gli altri operai.”
Susan B.: “C‘era tranquillità, era un
lavoro differente dal solito e la gente
era molto gentile con noi.”
Romina D.A.: ”Del gruppo esterno mi è
piaciuto molto conoscere nuove persone e fare lavori diversi dal solito.”
natura. Spero di continuare in futuro
con i lavori esterni provando altri tipi
di lavoro.”
Samuele G.: “Mi trovo bene con gli
operatori e con i colleghi; il lavoro mi
piace moltissimo perché è variato e
incontro persone «normali».”
Francesca C.: “È stata un’esperienza
nuova e piacevole, diversa dai soliti
lavori che svolgo al Cabla.”
Michel B.: “Quando mi trovo a svolgere
un lavoro esterno mi sento più inserito
con il resto della società. La situazione
mi rallegra perché ho la possibilità di
manifestare le mie capacità.”
Jonce K.: “Mi è piaciuto strappare
l’erba e stare all’aperto.”
Operatore Saverio A.: “Da parte mia è
una bella esperienza, iniziata in modo
marcato all’inizio del 2012. L’idea di
formare un gruppo di persone che possano lavorare all’esterno del laboratorio è sempre stato un mio progetto.
Penso che dare la possibilità di confrontarsi con una realtà lavorativa
reale, aumenti la realizzazione personale. Inoltre questo gruppo può far crescere la persona sia a livello lavorativo
che personale. La risposta da parte
degli utenti è stata molto positiva: ho
notato una forte richiesta per far parte
di questo gruppo.”
Mariarosa L.: “Ho fatto una nuova
esperienza, sono riuscita a lavorare
bene e mi sono sentita utile.”
Andrea P.: “Inizialmente mi sono
trovato un po’ in difficoltà, soprattutto
in estate quando c’è molto sole e non
ci sono posti all’ombra, a differenza
del lavoro svolto a Rivapiana, che mi ha
insegnato a lavorare toccando la
hCABL GRAMMIvANNONUMEROPRIMAVERA
ILMIOLAVOROAL#ABLA
Previsioni per il futuro
Per il futuro si prevede un aumento
delle attività da svolgere in esterno,
restando
comunque
consapevoli
dell’attuale
situazione
precaria
dell’economia. Faremo comunque il
massimo per tenere vivo questo
gruppo.
IL#ABLASIRACCONTA
IL#ABLASIRACCONTA
Roberto C., Saverio A.
hCABL GRAMMIvANNONUMEROPRIMAVERA
Ciao sono Enza.
Volevo parlare del mio lavoro al Cabla.
All’interno del laboratorio svolgo molti
lavori: sacchetti di kit per la Schindler,
lavori di cablaggio per l’AGIE e assemblaggio delle scatole per la ditta Multitime.
Negli ultimi mesi ho svolto molto
spesso il lavoro di assemblaggio delle
fascette, che servono per i kit della
Schindler di Locarno.
A me piace molto preparare le fascette
per i kit, ne preparo di tutti i tipi e di
tutte le quantità e a volte compongo i
mazzetti con l’aiuto della bilancia.
Gli educatori mi tarano la bilancia in
modo che io possa, senza contarle ogni
volta, preparare il numero esatto di
fascette richieste per mazzetto.
Per mia fortuna i tipi di fascette utiliz-
zate al laboratorio sono molte e a me,
che piace cambiare sempre lavoro,
soddisfa molto, perché così mi diverto
ogni volta con il cambio del materiale
da usare.
Ma oltre alle fascette mi adatto molto
bene a svolgere altri lavori come mettere le scarpette ai cavi che fabbrichiamo per la ditta AGIE di Losone. Richiedono una buona precisione nell’esecuzione e io ci metto molto impegno
per farli nel miglior modo possibile.
Sono molto brava anche nell’assemblaggio delle scatole per la ditta Multitime, per la quale montiamo tre tipi di
scatole che riesco ad assemblare senza
problemi.
A volte mi occupo della fabbricazione
dei K-Lumet che sono gli accendifuoco
che produciamo sia per i clienti privati
hCABL GRAMMIvANNONUMEROPRIMAVERA
IL#ABLASIRACCONTA
avrò la possibilità
di realizzare il mio
sogno perché inizierò, con l’anno
nuovo, uno stage
presso la Casa Rea,
un istituto per
anziani: non vedo
l’ora di iniziare
questa esperienza
fuori dalle mura
amiche del Cabla.
Non nascondo la
mia preoccupazione, ma sono sicura
che, con il sostegno degli educatori del
Cabla, riuscirò in questa mia nuova
esperienza di vita.
Ora vi lascio ma con una promessa !!!!
Sul prossimo numero della nostra rivista vi racconterò come è andato il mio
stage esterno.
INSERIMENTI
ILMIOSTAGEINUFFICIO
colloquio finale per valutare com’è
andato lo stage, se lo stage dovesse
essere andato bene e se dovesse esserci il posto vacante, a gennaio 2013
verrò assunta.
Sono molto contenta perché lo stage
sta andando molto bene e mi impegno
molto; le mie colleghe e i miei colleghi
di lavoro sono anche loro molto contenti di me.
Paola C.
Ciao, sono Paola M. e adesso vi racconto l’esperienza del mio stage.
Con l’aiuto di Francesco F., responsabile degli utenti esterni (inserimenti
lavorativi) e educatore all’atelier
Cabla di Tenero, ho avuto la possibilità
di fare uno stage dal 15 ottobre al 30
novembre 2012 presso l’ufficio immobiliare Assofide di Locarno, come aiuto
segretaria tutto fare.
Prima di iniziare lo stage ho provato
mezza giornata ed è andata molto
bene. Certo che (lo devo ammettere)
all’inizio il mio cuore batteva forte,
forte dall’emozione; ma poi mi sono
rilassata perché le mie colleghe e i
miei colleghi, come pure il direttore,
mi hanno subito messa a mio agio.
Durante lo stage ci saranno alcuni
colloqui intermedi con Francesco,
Sabina, Loredana e il direttore per
sapere come mi sento, se ho qualche
problema e cosa c’è da migliorare.
I miei orari di lavoro sono i seguenti:
dalle 8:00 alle 11:35 il mattino e dalle
13:30 alle 17:00 il pomeriggio.
Vediamo le mie mansioni. Oltre ai vari
compiti di segretariato, è anche mio
compito quello di tenere in ordine le
due salette delle riunioni; riordinare i
giornali sul tavolino d’entrata; riordinare la saletta pausa; guardare che ci
sia sempre abbastanza caffè e latte e,
se dovesse mancare qualcosa, andare
a fare la spesa; andare in posta.
Finito il periodo di stage, ci sarà un
hCABL GRAMMIvANNONUMEROPRIMAVERA
hCABL GRAMMIvANNONUMEROPRIMAVERA
che per la Coop. Qui mi diverto molto
sia nell’assemblarli che nel fare la
ceratura o la preparazione per
l’inscatolamento.
Il mio sogno nel cassetto è quello di
avere la possibilità di effettuare uno
stage esterno, magari in qualche
mensa o asilo. I miei educatori mi
hanno informata che prossimamente
Enza C.
ANDIAMALAVORAR
Mi chiamo Paola C. e ho 40
anni.
Da 14 anni lavoro al laboratorio Cabla di Tenero, della
Fondazione Diamante e mi
piace molto.
Tutti i giorni prendo il bus per
recarmi al lavoro.
A volte piango perché i miei
maestri mi sgridano, però
tutto sommato me la cavo
bene e sono contenta.
Ciao
Paola M.
L'inserimento lavorativo della persona
differentemente abile in situazione
normale, “all’esterno” dei vari laboratori protetti, costituisce l'obiettivo
finale ideale del nostro lavoro, “la conclusione della carriera” per molti dei
lavoratori “formati” nei nostri atelier.
Inserire un lavoratore differentemente
abile è da sempre un’attività molto ma
molto complessa.
Io sono responsabile del servizio inserimenti lavorativi del Locarnese dal
1993.
Ho “ereditato” questo servizio dal
collega Augusto Zenoni che, a sua volta
aveva “ereditato” il gruppo dal nostro
responsabile Roberto Trosi.
All’epoca, questo servizio contava 7
persone differentemente abili in situazioni lavorative esterne, adesso ne
conta una trentina tra inserimenti
lavorativi, stage e “prestiti di manodopera”; una decina di queste hanno dato
le dimissioni dal nostro servizio e proseguono la loro carriera professionale
da soli, pur consapevoli che, con una
“semplice telefonata”, il servizio si
riattiva.
Formazione, selezione, orientamento,
collocamento non sono tutto: infatti la
nostra esperienza ha dimostrato che il
successo di questo atto/servizio è sicuramente maggiore, e certamente più
professionale, se si garantisce a tutti i
partner coinvolti (utente, azienda che
accoglie e, non da ultimo, alla famiglia
in tutte le sue diramazioni) un servizio
di sostegno e di controllo che segua
l'esperienza in atto, con visite di
supporto/controllo regolari.
hCABL GRAMMIvANNONUMEROPRIMAVERA
INSERIMENTI
INSERIMENTI
ILSERVIZIOINSERIMENTILAVORATIVI
Sicuramente una presa a carico del
genere, per nostra esperienza, garantisce a tutti i partner coinvolti maggiore
“tranquillità e sicurezza”.
Questo servizio è da sempre alla ricerca di nuove opportunità di inserimento
lavorativo in senso lato (posti di lavoro
definitivi, posti di stage, posti per prestito di manodopera, ecc) attraverso
“la sensibilizzazione e l’informazione
alle aziende”. Assieme all’azienda si
cerca di creare la situazione migliore
sia per gli utenti da collocare che per
la ditta ospitante.
Sono dell’avviso di non imporre niente
ma di dialogare assieme ai partner
coinvolti, per cercare di costruire una
collaborazione che ci possa garantire
sbocchi lavorativi duraturi nel tempo.
Per questo la Fondazione Diamante
promuove, tramite riunioni di gruppi
regionali e cantonali, l'acquisizione di
strumenti e di modalità di inserimento,
uguali per tutte le sue strutture e per
gli operatori preposti all'inserimento
professionale esterno.
Solitamente, dopo un periodo di osservazione dell’utente preposto per un
discorso di integrazione lavorativa
esterna, all’interno della struttura si
passa alla discussione con l’utente,
coinvolgendolo nel progetto che si
vuole attuare.
In un secondo tempo, si passa alla
ricerca e alla presa di contatto della
ditta (spesso si individuano ditte tramite conoscenze personali o tramite un
passaparola di ditte che stanno già
aderendo ad un progetto di inserimento); una volta individuata l’azienda, ci
si incontra e si presenta la Fondazione
Diamante, in tutti i suoi derivati e
scopi.
In seguito si entra nello specifico pre-
sentando il servizio inserimenti lavorativi messo in atto dalla Fondazione Diamante.
Raggiunta l’intesa (azienda/utente da
inserire), si comincia con un periodo di
stage, certificato tramite un nostro
contratto di stage.
Questo contratto di stage ha lo scopo di
tutelare tutti partner coinvolti e garantisce alla ditta che accoglie una persona differentemente abile, di non
essere lasciata allo sbaraglio in questa
esperienza.
Il contratto prevede diversi punti, non
da ultimo la possibilità di allungare il
periodo di stage, in caso si volesse verificare determinati requisiti ulteriori.
Una volta terminato il periodo di stage,
ci si trova tutti assieme (ditta, utente e
operatore dell’inserimento) per fare il
punto dell’esperienza.
Se l’esperienza di stage è andata a
buon fine, si propone di continuare
tramite un’assunzione della persona
che ha effettuato lo stage nella ditta in
cui si è svolto lo stage.
A questo punto, l’utente diventa a tutti
gli effetti (con tanto di contratto del
datore di lavoro) un operaio della ditta
in questione.
Tutti i partner (ditta, utente inserito e
operatore dell’inserimento) continueranno comunque a collaborare con
riunioni e/o visite regolari alla ditta da
parte dell’educatore.
hCABL GRAMMIvANNONUMEROPRIMAVERA
INSERIMENTI
Servizi di questo tipo (di
ampiezza diversa) sono già in
funzione in tutte le regioni del
cantone Ticino, divisi per
distretti. Ogni responsabile
del servizio inserimento si
occupa della propria regione
di competenza, mettendo in
comune le proprie esperienze,
difficoltà o altro, durante le
varie riunioni di settore. La
Fondazione Diamante offre
attualmente questo servizio a più di 60
lavoratori diversamente abili, sull'insieme del territorio cantonale e in
settori d'attività estremamente variegati. Attualmente, nel Locarnese, mi
occupo di 25 inserimenti lavorativi
esterni, 3 utenti inseriti in stage e 2
utenti inseriti in prestito manodopera.
A livello nazionale, come viene promosso l’inserimento professionale
delle persone differentemente abili?
In Svizzera è soprattutto l'Assicurazione Invalidità ad attivarsi per l'inserimento professionale delle persone
diversamente abili offrendo loro adattamenti e riconversioni professionali, e
cercando di compensare le limitazioni
dovute alla loro disabilità.
Anche la Legge sui disabili (LDis) promuove l'integrazione professionale, ma
il suo obiettivo principale consiste
nell'eliminazione degli ostacoli e delle
disparità affinché le persone disabili
possano accedere più facilmente al
mondo del lavoro. Inoltre, prevede la
possibilità di sostenere progetti pilota
per favorire l'integrazione professionale dei disabili. In quanto datore di
lavoro, la Confederazione dispone di
un sistema di incentivi per favorire
l'assunzione di portatori di handicap.
APPROFONDIMENTI
IMPRESASOCIALEUNASFIDA
Cosa disciplina la legge sui disabili?
La legge federale sull'eliminazione di
svantaggi nei confronti dei disabili
(LDis), entrata in vigore il 1° gennaio
2004, concretizza il mandato sulle pari
opportunità fissato nell'articolo 8 della
Costituzione federale. In particolare,
prevede provvedimenti per eliminare
gli svantaggi delle persone disabili in
quattro settori principali: nell'accesso
a costruzioni e impianti, nell'accesso a
prestazioni, nelle offerte di formazione e perfezionamento e nell'accesso ai
mezzi di trasporto pubblico. L’integrazione lavorativa deve essere concepita come uno degli obiettivi di un processo di presa in carico che consideri la
persona nella sua globalità e in grado di
formulare un progetto personalizzato,
teso alla valorizzazione delle capacità
e potenzialità del soggetto. L’inserimento lavorativo ha senso, quindi, se
costituisce caso per caso motivo di crescita e di realizzazione personale.
Considerando che non tutte le persone
con handicap possono superare la
distanza che le separa dal mondo del
lavoro, diventa indispensabile individuare due tipi di percorso che richiedono requisiti e potenzialità differenti.
Francesco F.
hCABL GRAMMIvANNONUMEROPRIMAVERA
Abbiamo cominciato a parlare di
impresa sociale, all’interno della Fondazione Diamante, nel 1993 , sollecitati da una conferenza tenuta dal Dottor
Thomas Emmenegger a Mendrisio.
Quella conferenza, trascritta e rielaborata, ha rappresentato la base d’un
lavoro che si è sviluppato sull’arco di
molti anni e di certo non ancora concluso. Aveva dunque ragione Giorgio
Gaber, quando in una sua canzone, ci
invitava
a
mangiare
un’idea. Mangiarla
nel
senso di capirla, approfondirla, praticarla, tentare di farla
diventare
r e a l t à .
Un’idea non
può
essere
semplicemente appiccicata
come un cartello ad una persona o ad
una istituzione: deve incarnarsi,
trasformarsi in vita reale. Quella
riflessione si radicava nell’esperienza
psichiatrica promossa da Franco Basaglia, sviluppatasi dapprima a Gorizia
poi a Trieste e confluita, nel 1994, in
un libro di sicuro interesse, scritto da
Ota De Leonardis, Diana Mauri e
Franco Rotelli, che portava appunto il
titolo «L’impresa sociale».
Fu il tentativo di mettere a contatto
due mondi separati, quello dell’impresa e della produzione da una parte e
quello dell’assistenza, dell’emarginazione, della sofferenza psichica
dall’altra, nel tentativo di aprire spazi
di interscambio tra mondi non comunicanti.
In Ticino, in quegli anni, il termine
impresa sociale suscitava perplessità e
resistenze, anche perché veniva applicato in un
contesto ben
d i v e r s o :
quello
della
disabilità
mentale,
quello
dei
laboratori
occupazionali
e dei laboratori protetti,
governati
dalla
legge
federale
sull’invalidità
in cui l’aspetto della protezione era
centrale e preponderante.
Cambiare le parole, significa però cambiare la cultura, cambiare gli atteggiamenti e i pensieri : impresa significava
soprattutto una sfida, un progetto
lavorativo socialmente significativo, il
passaggio da soggetti protetti a soggetti protagonisti.
Impresa sociale avrebbe così significato destrutturazione delle gerarchie dei
hCABL GRAMMIvANNONUMEROPRIMAVERA
APPROFONDIMENTI
saperi, delle professioni, delle categorie di invalidità, in uno scambio di competenze che avrebbe arricchito
l’assieme dell’impresa, rendendola
una realtà aperta ed intelligente,
sempre disposta ad imparare da tutti.
In
questo
costante
movimento,
l’impresa sociale pretendeva e pretende di sviluppare in modo concreto
l’azione di integrazione professionale e
sociale e direi di più, quella di produrre
inclusione cambiando appunto le capacità di accoglienza della società stessa.
D’altra parte impresa sociale deve continuamente interloquire, interagire
con un altro concetto, quello di
responsabilità sociale dell’impresa.
L’esperienza di Cabla, la sua storia, la
sua evoluzione (traslochi, innovazioni
ecc…) rappresentano in modo concreto
il lento passaggio da laboratorio protetto ad impresa sociale, mentre nel
contempo, il servizio inserimenti sollecita costantemente l’assunzione di
responsabilità sociale da parte delle
imprese.
Ecco allora che la separazione,
l’incomunicabilità, presente all’inizio
degli anni novanta, tra mondo della
produzione e socialità, per certi versi
sono stati superati e lo spazio della
speranza si è allargato.
Cabla, da questo punto di vista, è
diventata un’utopia concreta che va
difesa da nuove mura che potrebbero
crescere vicine o distanti ma anche
dentro di noi.
LINKFD
LANOSTRAATTIVITÜ!LLEVOLIERE
Mario Ferrari
L’intervista al laboratorio Allevoliere è
stata una piacevole occasione per
molti di noi, per conoscere meglio il
lavoro svolto dal laboratorio, le attività e i servizi proposti e per passare un
piacevole momento di scambio attorno
ad un eccellente pasto.
Un gruppo di una decina di utenti e
due educatori del laboratorio Cabla ha
condiviso un succulento pasto a base di
quelli che sono dei piatti tipici proposti da Allevoliere, ovvero: tacchinella,
polpettone ripieno e insalata. Dopo
questo simpatico momento conviviale,
quella che era partita come un intervista di una decina di domande, ha preso
la forma di un ricco momento di scam-
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bio e condivisione attorno alle attività
del laboratorio Allevoliere ed altre
tematiche. Una tematica che ha particolarmente suscitato il nostro interesse
è stata quella della riunione tra utenti.
Una discussione sulle rispettive modalità secondo le quali si svolge (con o
senza gli educatori), le tematiche
abordate (le stesse al Cabla e Alle
voliere) e la dinamica secondo la quale
si svolge la riunione, così come le difficoltà.
Al termine dell’intervista, il gruppo del
Cabla ha potuto fare un’interessante
visita guidata per vedere direttamente
cosa comporta il lavoro con gli animali
e conoscere i diversi spazi.
hCABL GRAMMIvANNONUMEROPRIMAVERA
Siamo ripartiti al Cabla con il progetto
di organizzare un altro momento di
incontro e di scambio in futuro.
Quali sono le mansioni che svolge il
vostro laboratorio?
Il nostro laboratorio svolge diverse attività inerenti gli animali: dar da mangiare a oche, galline, pulcini, maiali,
asini, anatre; curare gli animali e occuparsi delle varie fasi della produzione
di carne e uova. Inoltre, Allevoliere
produce e vende vari tipi di prodotti
alimentari.
Allevoliere si occupa delle consegne
dei prodotti, organizza pasti per scuole
e privati, propone l’attività “scuola
alla fattoria” e gestisce un piccolo agriturismo (affitto di una cascina).
Quanti educatori e utenti lavorano
nel vostro laboratorio?
Due educatori, uno/a stagiaire e 14
utenti. Attualmente 12 utenti sono
impiegati Allevoliere.
Con quali aziende collaborate?
Collaboriamo con diverse strutture
all’interno della Fondazione Diamante
come la bottega della Valle, Al Frutteto, A Tavola e con delle aziende esterne, per esempio con la Fela e la Foft.
All’interno del vostro laboratorio vi
sono utenti che vengono reinseriti
nel mercato del lavoro?
Si, certi hanno trovato un lavoro fuori;
qui è un trampolino di lancio per poi
partire all’esterno o in altre strutture
della fondazione.
Dove andate a mangiare durante l’ora
di pranzo?
La maggior parte del tempo a Gerra
Piano al centro professionale e sociale.
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da lunedì a venerdi, dalle 8h alle 11.30
e dalle 13h alle 16.30!
Come sono i vostri orari di lavoro?
Dalle 8.30 alle 12.00 e dalle 13.30 alle
16.30.
Romina D., Francesca C., Nora C.
Quante settimane di vacanze hanno a
disposizione gli utenti del vostro
laboratorio?
Cinque settimane pagate, con la possibilità di prenderne altre due non
pagate.
LINKFD
LINKFD
Da quanti anni esiste il vostro laboratorio?
Dal 1996 e alcuni utenti presenti oggi
sono tra i pionieri.
Se è chiuso restiamo AlleVoliere o
andiamo al ristorante.
Hanno partecipato all’intervista:
Tomislav, Aldo, Fabiana, Astrid, Luca,
Cristina, Lino, Carlo, Ennio, Corrado,
Mai, Barbara, Romolo
Anche voi, come al nostro laboratorio, fate una gita di tre giorni?
Si, siamo andati 3 giorni alla Gruyère e
abbiamo visitato una fabbrica di cioccolato e visto come si produce il
formaggio tipico di quella regione.
Siamo inoltre stati alla terme.
Svolgete una volta a settimana un’attività al di fuori del lavoro?
Si, una volta a settimana andavamo a
fare judo con il Romolo. Per il momento quest’attività è in stand-by.
Al vostro laboratorio viene anche da
voi svolta una riunione d’utenti una
volta a settimana?
Si, anche noi facciamo una riunione
che si svolge generalmente una volta a
settimana.
Le tematiche discusse durante le
riunioni sono il lavoro, i problemi tra
utenti e équipe e le attività extra lavorative.
A quanto ammonta all’ora la paga di
ogni utente?
Dai 2 ai 5 franchi all’ora.
A titolo informativo, vi ricordiamo che
gli squisiti prodotti alimentare di Allevoliere sono direttamente in vendita
Per saperne di più sul laboratorio Allevoliere:
http://www.f-diamante.ch/incontro2/allevoliere/allevoliere.html
hCABL GRAMMIvANNONUMEROPRIMAVERA
STORIEDIVITA
Io mi chiamo Evrim, ho 21 anni e da 4
anni lavoro presso il laboratorio Cabla
di Tenero della Fondazione Diamante.
Sono molto contenta di lavorare al
Cabla, perché ho un bel rapporto con
tutti, colleghe e colleghi di lavoro ed
educatori.
A volte sono un po’ giù di morale,
allora in quei momenti mi appoggio
agli educatori per potermi sentire
meglio e, in questo
modo, sono più tranquilla. Io, Evrim,
vorrei ringraziare gli
operatori, colleghe e
colleghi di lavoro,
perché nei momenti
dove sono giù di
morale mi danno
volentieri un aiuto.
Prima di arrivare al
Cabla non parlavo con
nessuno; poi, piano
piano, mi sono aperta
nei confronti di tutti. Adagio adagio ho
conosciuto tutti e, adesso, al Cabla sto
meglio, perché mi aiuto di cuore e sono
soddisfatta di aver avuto un bel riconoscimento dagli educatori e dalle colleghe e colleghi di lavoro!!
Evrim D.
LAMIAVITAINFOYER
Io mi chiamo Nicole e, con l’aiuto della
mia famiglia, ho deciso di andare ad
abitare da sola al foyer al Sasso della
Fondazione Diamante, in via Straccione 2 a Solduno.
Assieme alla mia famiglia anche gli
educatori del laboratorio Cabla, dove
lavoro tuttora, mi hanno aiutata e
sostenuta a trovare un posto in foyer e
così il 10 maggio del 2010 sono andata
ad abitarci. In un primo momento ho
fatto una prova di tre mesi, che è
andata abbastanza bene, perché
all’inizio non è stato molto facile.
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STORIEDIVITA
UNAUTOBIOGRAFIA
Ho fatto un po’ di fatica ad abituarmi a
vivere senza i miei genitori, era tutto
una novità per me!
Passati i tre mesi di prova è stata fatta
una riunione di valutazione e lì ho
firmato il contratto di ammissione.
Adesso sono già passati ben quasi tre
anni da quel giorno, che ricordo ancora
molto bene.
Nel mese di maggio dell’anno scorso ho
festeggiato i miei primi due anni in
foyer. Quest’anno saranno già tre e per
l’occasione ho organizzato la mia festa
assieme alla mia educatrice di riferimento. Per festeggiare abbiamo preparato un aperitivo, con due torte cucinate da mia sorella. Alla mia festa ho
invitato la mia famiglia e gli educatori
del laboratorio Cabla.
Durante quasi tutta la settimana, da
lunedì a venerdì, abito in foyer e mi
trovo molto bene. Durante tutti i fine
settimana torno a casa dalla mia famiglia, che vive a Brissago. Un fine settimana al mese però lo trascorro nel mio
appartamento a Solduno.
In foyer sono seguita dalla mia educatrice di riferimento, di nome Daiana, e
dagli altri educatori. Con tutti mi trovo
molto bene e sono molto contenta di
avere una brava educatrice di riferimento.
Al foyer lavorano in tutto dieci educatori ed il responsabile. Sono sempre
presenti quattro educatori (uno per
appartamento) dalle 16:00 alle 22:00 e
questo per tutta la settimana, da
lunedì a venerdì. Tutti gli educatori, a
turno, girano a lavorare in tutti e quattro gli appartamenti, inoltre una volta
alla settimana trascorrono la notte in
foyer. Durante il fine settimana ci sono
solo due educatori a lavorare e con
loro, o da soli, si fanno delle piccole
uscite. In foyer abito nell’appartamento grande al pianterreno: appartamento “A”. Con me vivono altri quattro
inquilini e con loro mi trovo abbastanza
bene.
A Natale il foyer organizza la tradizionale cena natalizia con tutti noi utenti
ed educatori. L’anno scorso abbiamo
fatto la nostra cena di Natale al grotto
al Bosco di Avegno.
Durante tutta la settimana, alla sera,
svolgiamo delle piccole attività con
l’accompagnamento degli educatori.
In foyer ho imparato tante cose nuove
e vivendoci mi trovo abbastanza bene.
Del foyer fanno parte anche altri 23
utenti, sparsi in diversi appartamenti;
ognuno di noi ha un proprio educatore
di riferimento; in questo modo impariamo le competenze necessarie per
poi in futuro andare ad abitare da soli.
Nicole C.
hCABL GRAMMIvANNONUMEROPRIMAVERA
Dal 4 al 8 settembre 2012 sono partita
con altre 8 persone del foyer al Sasso di
Solduno, con cui vivo nell’appartamento D, alla volta di Berlino
(Germania).
Carmine, il responsabile del foyer, ci ha
accompagnati con il furgone fino
all’aeroporto di Milano Malpensa e con
l’aereo della Easy Jet delle 8:50 siamo
partiti per Berlino. Siamo atterrati alle
10:30 e con il treno siamo andati fino in
città in Pankstrasse. Bevendo qualcosa
al bar posto di fronte all’appartamento
che ci avrebbe ospitato per le prossime
quattro notti, abbiamo atteso la signora che doveva portarci le chiavi. Poi,
abbiamo preso le valigie e siamo saliti
dalle scale fino all’ultimo piano: che
sudata...
Il gruppo era composto, oltre a me,
dall’educatrice Jessica, l’educatore
Seba e da Lorena, Claudia, Manuela,
Dani, Tiziano. Il piano dove abbiamo
alloggiato era suddiviso nel modo
seguente: a sinistra c’era l’appartamento delle donne e a destra c’era
l’appartamento degli uomini.
Una volta sistemata, mi sono sdraiata
sul letto per riposarmi un po’ e mi sono
addormentata con Jessica. Il viaggio è
stato lungo e faticoso, ma bello.
Dopo essermi svegliata mi sono preparata per andare a cena con tutto il
gruppo. Il tempo a Berlino era capriccioso, faceva tribolare: non c’era tanto
sole, ogni tanto pioveva, c’era un po’
di vento e faceva freddo.
Martedì sera, giorno del nostro arrivo,
dopo cena siamo ritornati all’appartamento un po’ tardi e sono andata a dormire.
Il giorno dopo, mercoledì, mi sono svegliata alle 8:00 e con tutti gli altri miei
compagni, pure loro svegliati a
quell’ora, abbiamo fatto colazione in
appartamento; in seguito ci siamo preparati per uscire.
Una volta pronti siamo andati a pren-
STORIEDIVITA
STORIEDIVITA
ILMIOVIAGGIOA"ERLINO
dere il bus per andare in città, dove
abbiamo visitato il governo e, in seguito, Alexanderplaz. Siamo anche saliti
sulla torre della televisione: devo
ammettere che avevo paura perché era
molto alta. A cena siamo rimasti in
appartamento. Mi sono divertita tanto
durante questa giornata e la città di
Berlino mi è piaciuta molto.
Tutti i giorni siamo andati a bere il
caffé al bar e a pranzo abbiamo sempre
mangiato in ristoranti differenti; inoltre c’erano dei bellissimi negozi e
tanti ristoranti. Abbiamo visitato la
cattedrale e il pezzo di muro che è
rimasto. Vicino alla casa dove alloggia-
vamo c’era il supermercato. Nei giorni
successivi abbiamo visitato la stazione
dei treni alta 5 piani.
Giovedì mattina siamo andati in città a
vedere i negozi e a fare un po’ di shopping; la sera siamo rimasti fuori a cena
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e anche in questa occasione siamo
andati a letto tardi. Venerdì mattina,
come tutte le altre mattine, ci siamo
svegliati, ci siamo lavati e vestiti,
abbiamo fatto colazione e rifatto il
letto: poi via, a spasso per Berlino.
Sabato mattina ci siamo svegliati e
abbiamo fatto le valigie. Alle 10:00
abbiamo preso il bus e siamo scesi in
Pankstrasse, dove abbiamo preso la
metrò fino ad Alexanderplaz e in seguito con due taxi siamo arrivati all’aeroporto di Berlino.
Siamo saliti sull’aereo alle 12:40 e
siamo atterrati a Milano Malpensa,
terminal 2, alle 14:22.
Una volta sbarcati siamo andati a
ritirare le valigie. Per il rientro a casa,
è venuto a prenderci, con il furgone del
foyer, il ragazzo della Jessica.
Alle 17:00 sono arrivata nel mio appartamento, ho disfatto la valigia e ho
fatto cena; poi sono subito andata a
dormire perché ero stanca del viaggio:
ero veramente contenta di essere ritornata a casa.
Quella condivisa con il gruppo di 8 persone del foyer con cui sono andata a
Berlino, è stata sicuramente una bella
esperienza per me: un’esperienza che
rifarei volentieri.
Aline S.
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“qua e là per il Cabla” di Deborah C.
IPSEDIXIT
UNANOTADICOLORE
LANCIODELLINCONTROCON"USSENGHI
5&/
Al confine con Bussenghi
Mai quanto ora la realtà ufologica
mondiale, se non perlomeno occidentale, è stata in fermento: la coincidenza fra problemi che contraddistinguono ora la nostra realtà quotidiana e
diverse antiche profezie disseminate
per il mondo e il tempo ci rendono
ansiosi e speranzosi di scoprire qualcosa che ci possa far evolvere o far
vivere in sintonia con uno di questi
ipotetici “Popoli dalle stelle”. Se le
nostre più remote radici trovano origine presso uno di essi, razze sicuramente molto più avanzate della nostra,
restiamo, penso di parlare a nome di
molta gente, curiosi di conoscerla ed
incontrarla. Nel caso più ottimistico
potremmo compiere un balzo evolutivo enorme, se loro sono tanto evoluti
probabilmente sia sotto il piano fisico
come pure morale/intellettivo. O forse
siamo noi frutto di un esperimento
alieno e saltuariamente essi passano
da noi per controllare la nostra reale
evoluzione o passano per incentivarci a
progredire? Il tutto evolve...
Ciao belli, ci becchiamo sul prossimo numero di questa fantastica rivista. Naturalmente sempre che il signor Bernasconi non mi fermi alla frontiera e mi impedisca
di fare in pace il mio lavoro.. naturalmente in Svizzera.
Ufo. Qualcosa sta cambiando, forse si è
davvero messo in movimento un nuovo
corso che sta portando il mondo accademico, dopo la negazione assoluta e
la derisione, ad una cauta apertura.
Almeno questo è l’atteggiamento di un
importante astronomo americano che
ha pubblicamente annunciato di volere
studiare, in chiave scientifica, gli avvistamenti Ufo.
Il ricercatore in questione è Derrick
Pitts, capo astronomo nonchè direttore
dei “Planetarium Programs” presso il
Franklin Institute Science Museum a
Philadelphia.
E' TEMPO CHE LA SCIENZA STUDI IL
FENOMENO UFO (Articoli di Sabrina
Pieragostini)
Eppur si muove, diceva Galileo Galilei
pensando alla Terra in orbita attorno al
Sole. Ma è quello che potremmo ripetere anche noi oggi, riguardo alla
scienza nei confronti del fenomeno
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Un atteggiamento da vero scienziato,
questo, che senza pregiudizi cerca di
scoprire ciò che è ancora ignoto e di
spiegare ciò che è ancora senza
perchè: lo scopo ultimo della ricerca.
Su questa strada, comunque, Pitts non
è solo. Segue le orme di altre grandi
personalità della scienza che vincendo
tutti i tabù hanno avuto il coraggio di
esporsi e di affrontare questi argomenti “off limits”. A partire da J. Allen
Hynek, astronomo (e scettico) che
accettò di diventare consulente scientifico per il famoso “Project Blue
Book”. Durante i quasi 20 anni di
studio, ebbe modo di confrontarsi
sull’argomento con molti altri colleghi:
discussioni che divennero materia del
suo “Rapporto Speciale sulle conferenze con astronomi in merito agli Oggetti
aerei non identificati”.
“Se avessi loro promesso il completo
anonimato e di far loro raccontare gli
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UNANOTADICOLORE
UNANOTADICOLORE
Non l’ultimo arrivato, insomma, e neppure un pivello che ignora l’impatto
sulla carriera di un simile, dichiarato
interesse. Non è un caso che normalmente gli accademici rifiutino di parlare di Ufo: niente può distruggere più
rapidamente una posizione raggiunta in
anni di studi e di sacrifici quanto affermare di avere visto un oggetto volante
non identificato.
Eppure secondo Pitts è giunto il
momento che la scienza affronti seriamente la questione, nonostante tutti i
problemi che ciò possa provocare. “Se
dici: indaghiamo sugli Ufo per capire
da dove provengano queste astronavi
aliene, la gente ti risponde: che cosa?
non ne voglio sapere nulla! Ma se
invece dici: studiamo le possibilità che
in passato siano esistiti ambienti adatti
a far sviluppare la vita su Marte, tutti ti
risponderanno: oh sì, voglio partecipare!” Insomma, c’è vita aliena e vita
aliena…
Per esperienza personale, Pitts conosce
bene le rimostranze e le contestazioni
che solitamente vengono utilizzate per
negare il fenomeno.”Posso ben immaginare cosa mi risponderebbe un astronomo. La maggior parte di loro direbbe: ‘Io non ho mai visto nulla, quindi
non si può dire che gli Ufo esistano e
non si può affermare che il 5 per cento
di essi siano astronavi aliene’. Ma davvero non so prevedere come potrebbero reagire, se proponessi loro di essere
coinvolti in un progetto di ricerca per
scoprire cosa siano questi oggetti.
Per quanto mi riguarda, io direi: Sì,
analizziamoli, diamogli un’occhiata da
vicino, perchè qui c’è un fenomeno che
provoca un incredibile interesse in
tutto il mondo. Perchè non cercare
allora di capire di cosa si tratta?”.
avvistamenti ad un gruppo di seri e
rispettabili ricercatori che potevano
considerare il problema da un punto di
vista scientifico, allora avrebbero
potuto collaborare“, rivelò Hynek. Nel
1977 anche l’astrofisico Peter Sturrock
fece un sondaggio sull’argomento Ufo
tramite un questionario rivolto ai
membri della Società astronomica
americana. Uno dei partecipanti scrisse come risposta: ”Trovo difficile, ai
giorni nostri, fare l’astronomo. Sarebbe un suicidio professionale dedicare
tempo agli Ufo. Eppure sono abbastanza interessato al vostro sondaggio.”
Hynek - ideatore della definizione di
incontro ravvicinato del primo, del
secondo e del terzo tipo, entrati poi
nel linguaggio comune dell’ufologia ebbe modo di affrontare questo argomento niente meno che di fronte ad
una commissione speciale dell’ Onu.
Era il 1978. “Se non fosse un problema
di interesse mondiale, non sarei stato
chiamato a parlarne davanti a questa
rappresentanza che arriva da ogni
parte del mondo. Esiste un fenomeno
globale la cui portata non è generalmente riconosciuta”, disse.
Il suo discorso poi proseguì: “ Questo
fenomeno è così strano ed estraneo
all’esperienza quotidiana e al nostro
modo di pensare che viene spesso
messo in ridicolo da persone ed istituzioni non informate dei fatti. Il fenomeno ciò nostante persiste. Non si è
dissolto da solo, come molti di noi si
sarebbero aspettati, anni fa, giudicandolo una moda passeggera e stravagante. Al contrario, ha coinvolto le vite di
un numero di persone sempre maggior
in tutto il mondo.”
Insieme a lui, a tentare di creare un
organismo mondiale per analizzare il
fenomeno Ufo, c’era anche l’astronomo francese Jacques Vallèe. “Stiamo
iniziando a pagare il prezzo dell’atteggiamento negativo a priori e pieno di
pregiudizi con il quale le nostre istituzioni scientifiche hanno trattato i testimoni attendibili di avvistamenti Ufo”
dichiarò Vallèe ai delegati delle Nazioni Unite, aggiungendo: “La mancanza
di una seria ricerca, dalla mente
aperta, in questo campo ha indotto i
testimoni a pensare che la scienza
fosse incapace di affrontare questi
fenomeni. Questa attitudine ha spinto
molta gente a cercare risposte al di
fuori della ricerca razionale della conoscenza alla quale la scienza è dedicata.
Solo un aperto scambio di informazioni
potrebbero correggere questa tendenza pericolosa.”
Vallèe concluse il suo intervento
all’Onu con questa frase: ”Tutte le
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Quando i nostri telescopi professionali
si mettono in funzione, è già sparito.
Così dobbiamo basarci sulle informazioni di testimoni occasionali. ”
Insomma, il caso di Derrick Pitts, per
quanto fuori dalla norma, non è eccezionale. Anche altri suoi colleghi pochi, sparuti, ma pur sempre parte
del mondo accademico - stanno rivolgendo la loro attenzione a questo
campo finora tanto trascurato e ridicolizzato.
L’astronomo di Philadelphia sostiene
che la chiave di volta sta nella credibilità di chi studia il fenomeno: solo così
si riuscirà a risolvere il mistero Ufo.
“Ciò può accadere in due modi”- scherza. “La prima, se un Ufo atterra direttamente di fronte alla Casa Bianca.
Allora sicuramente se ne interesseranno nel modo migliore. Altrimenti, la
seconda via è trovare un’istituzione
scientifica legittimata che si impegni in
questa ricerca. Potrebbe anche servire
modificare
il
nome
da
UFO
(“Unidentified Flying Object”) a UAP
(“Unidentified Aerial Phenomena”),
per evitare subito dei problemi. Può
essere una buona idea.”
Michel B.
http://www.extremamente.it/?s=sabrina+pieragostini
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LAMEDICINA
la medicina è la scienza che studia e
cura le malattie
UNANOTADICOLORE
UNANOTADICOLORE
grandi Nazioni del mondo sono rappresentate da questa assemblea. Mettiamoci bene in testa che i fenomeni Ufo
possono rappresentare una realtà persino più grande. Sta a voi decidere se
trattarli come una minaccia o come
un’opportunità per la conoscenza
umana”.
Un discorso evidentemente poco ascoltato, visto come sono andate in seguito
le cose. Ma pur nel costante disinteresse - almeno ufficiale - delle istituzioni
e dei governi rispetto al costante
aumento di segnalazioni di luci anomale ed oggetti non identificati, all’interno della comunità scientifica si è
levata qualche voce fuori dal coro.
Pensiamo ad esempio ad uno dei Paesi
più chiusi, dal punto di vista dell’informazione: la Cina. Proprio qui sono
avvenuti, negli ultimi anni, i casi più
frequenti e più clamorosi di avvistamenti Ufo.
Aeroporti chiusi al traffico per la presenza di velivoli anomali, passaggi di
sfere di luce, presunte astronavi
aliene: le cronache ci hanno raccontato di tutto un po’- nonostante, ripeto,
la forte censura tuttora esistente.
Eppure Wang Sichao, astronomo planetario presso l’Osservatorio della Montagna Purpurea dell’Accademia Cinese
delle Scienze non ha avuto remore a
definirli “eventi credibili sostenuti
dall’osservazione”.
Aggiungendo:
“Questi fatti non possono essere spiegati con le attuali conoscenze scientifiche.”
Dopo quasi 40 anni di studi, lo scienziato è poi giunto alla conclusione che non
sono stati fatti passi avanti nella ricerca. “Il motivo principale è che un Ufo
appare saltuariamente e spesso scompare in pochi secondi.
La medicina è la scienza che si occupa
della salute delle persone, in particolare riguardo alla definizione, alla prevenzione e alla cura delle malattie. È
in collegamento con altre discipline
quali, ad esempio, la biologia, la chimica, la fisica, la psicologia, la bioingegneria. È presente anche in ambiti
giuridici con la medicina legale o
quella forense.
Il termine medicina denota anche
l'esercizio dell'attività professionale da
parte di un medico. Nell'uso comune
del termine, può indicare semplicemente un farmaco.
la storia
Ai tempi dei Babilonesi e degli Egizi.
I più vecchi testi di medicina babilonese vengono datati verso il II millennio
a.C. Il più famoso testo giunto fino ai
nostri tempi è il diario diagnostico
scritto dal medico Esagil-kin-apli di
Borsippa, vissuto durante il regno di
Adad-apla-iddina (1069-1046 a.C.).
Le prime informazioni mediche egizie
sono contenute nel papiro, il mezzo di
scrittura degli Egizi, di Edwin Smith,
datate circa nel 3000 a.C. Vigeva già
allora una legislazione sanitaria e
un'arte medica progredita, ricca di
strumenti chirurgici ed elenchi di
piante con proprietà medicinali.
A quei tempi era comune indicare
come origine delle malattie eventi
superstiziosi o l'implicazione di demoni, come riportato nel papiro di
Ebers (datato nel 1550 a.C. circa),
anche se nello stesso papiro si descriveva quello che in seguito verrà denominato tumore.
Ai tempi dei Greci e dei Romani.
Il primo medico greco conosciuto è
stato Alcmaeone di Crotone, vissuto
intorno al 700 a.C., autore del primo
lavoro di anatomia. Ippocrate ha
creato la sua scuola medica nella città
di Cos. I Greci hanno avuto diverse
influenze dall'Egitto soprattutto in
campo farmacologico e tale influenza
diventò molto più chiara quando si aprì
una scuola di medicina greca in Alessandria.
Antichi cateteri ai tempi dei Romani.
Nell'impero romano si videro distinguersi le prime specialità mediche
hCABL GRAMMIvANNONUMEROPRIMAVERA
Galeno di Pergamo ha scritto più di 500
trattati sulla fisiologia, l'igiene, la
dietetica, la patologia e la farmacologia, ed è accreditato come colui che
scoprì il midollo spinale. Se Celso
descrisse i quattro sintomi classici
dell'infiammazione (rubor rossore,
dolor dolore, calor calore e tumor gonfiore), Galeno ne osservò anche la limitazione funzionale (functio laesa).
Notevole anche il trattato Procedimenti anatomici, basato sulla dissezione
delle scimmie.
Nel Medioevo. Il decadimento dell'Impero romano ha contribuito alla regressione delle pratiche mediche; sono
stati i religiosi a tramandare il sapere
dell'antica cultura consentendo così il
risveglio della medicina, assieme alla
scuola araba e a quella salernitana
(1100). Nacquero le prime Università
mediche e nel 1300 la scuola bolognese
aprì la prima scuola di anatomia.
La medicina medievale era un insieme
di idee antiche e di influenze spirituali:
Claude Lévi-Strauss identificò tale
commistione come un "complesso sciamanico".
Nel XIV secolo la medicina fu scossa da
quella che in seguito venne chiamata la
"morte nera", ovvero la peste bubbonica. Le teorie mediche prevalenti
dell'epoca misero la loro attenzione
sulle spiegazioni religiose piuttosto che
scientifiche, ma ciò risultò del tutto
inutile poiché circa un terzo della
popolazione europea venne sterminato.
Tacuinum sanitatis Casanatense (XIV
secolo). Il divulgarsi della stampa (XVI
secolo) diede un nuovo impulso alla
ricerca scientifica e una dopo l'altra
vennero scoperte ed approfondite la
circolazione sanguigna e linfatica, i
meccanismi del cuore, della respirazione e della contrazione muscolare.
hCABL GRAMMIvANNONUMEROPRIMAVERA
UNANOTADICOLORE
UNANOTADICOLORE
quali tra le altre l'urologia e l'oftalmologia. Successivamente il popolo comprese che la cura dell'igiene preveniva
l'insorgenza di molte malattie e ciò
contribuì alla costruzione degli acquedotti. I chirurghi romani avevano molti
attrezzi per lavorare, fra i quali scalpelli, cateteri ed estrattori per le
frecce; per la cura del dolore usavano
l'oppio e le scopolamine; e per lavare
le ferite usavano l'aceto.
Divennero sempre più stretti i rapporti
tra medicina e le scienze naturali:
grazie a questa interdisciplinarità i
ricercatori fondarono l'anatomia patologica, la chimica organica e quella
biologica, la fisiologia sperimentale.
In tempi moderni.
Negli ultimi secoli grazie agli avanzamenti nella chimica e nelle tecniche ed
attrezzature dei laboratori, ai miglioramenti nell'alimentazione e nell'igiene, il tasso di mortalità delle varie
malattie è diminuito notevolmente,
aumentando di conseguenza l'aspettativa di vita.
Molte scoperte importanti nel campo
medico sono avvenute per caso come
per esempio quelle di Gregor Mendel
(1822-1884) che ha pubblicato nel 1865
i suoi libri sulle piante, dai quali si
formarono e si diffusero le leggi di
Mendel, che poi costituiranno la base
della genetica classica; tutto questo ha
consentito la scoperta della struttura
del DNA avvenuta nel 1953. Altro caso
emblematico fu quello di Alexander
Fleming che nel 1928 constatò, alquanto meravigliato, la scomparsa di alcune
colonie di stafilococco da una provetta
grazie all'azione di una piccola muffa,
verificando, in tal modo, il concetto di
antagonismo batterico e di attività
antibiotica fondamentali per debellare
le malattie infettive.
Spesso, soprattutto nei tempi moderni,
le malattie vengono scoperte prima
come un insieme di manifestazioni di
sintomi che coinvolgono più organi e
quindi denominate "sindromi", per poi,
dopo un loro adeguato inquadramento,
essere denominate malattie. Questo,
ad esempio, è accaduto in casi noti
come l'AIDS (acronimo di Acquired
Immune Deficiency Syndrome), con la
quale si definisce la sindrome in cui si
riscontra un insieme di manifestazioni
dovute alla deplezione di linfociti T, e
la SARS, (acronimo di Severe Acute
Respiratory Syndrome), una forma
atipica di polmonite, provocata da uno
specifico virus, apparsa per la prima
volta nel novembre 2002 nella provincia del Guangdong (Canton) in Cina, ed
ha portato 813 morti al mondo per poi
quasi sparire."
Premio Nobel per la medicina.
Il premio Nobel per la medicina, fondato nel 1901, ha visto ogni anno ricompensare con tale riconoscimento prestigioso i medici per le loro scoperte.
Ad esempio, nel 1905 fu premiato
Robert Koch per le sue importanti scoperte della tubercolosi; nel 1923 Frederick Grant Banting e John James
Richard Macleod furono premiati per la
scoperta dell'insulina; l'anno successivo
fu scoperto da Willem Einthoven l'elettrocardiogramma.
Fra gli italiani premiati si ricordano
Camillo Golgi, Renato Dulbecco e Rita
Levi-Montalcini.
farmaci e medicina
La farmacologia è un mezzo con cui i
medici curano le malattie, la scienza
che si occupa di studiare i farmaci.
Una cura non equivale alla guarigione
in quanto esistono malattie croniche
per cui, anche se trattate, la guarigione non avviene mai.
hCABL GRAMMIvANNONUMEROPRIMAVERA
Farmaci in fiale:
- Il principio attivo: è la molecola utile
all'organismo di una persona, per
migliorarne in qualche modo la salute;
- Il farmaco: è l'insieme di uno o più
principi attivi con i componenti aggiuntivi e il rivestimento, che racchiude il
tutto. Nel farmaco vi sono indicati
alcuni dati di importanza rilevante:
- Indicazioni: per cosa viene utilizzato;
- Controindicazioni: una condizione
che aumenta il rischio dell'utilizzo di
un certo farmaco;
- Effetti collaterali: quali danni non
desiderati può apportarne l'uso: meno
un farmaco è selettivo e più sarà probabile la comparsa di effetti collaterali;
- Posologia: il dosaggio, quanto e ogni
quanto tempo deve essere somministrato;
- Modalità di somministrazione: se per
via orale, per endovena, ecc.
- Sovradosaggio: effetti dovuti a dose
troppo elevata, di solito comporta gli
effetti collaterali più gravi, primo fra
tutti l'intossicazione.
Francesca C.
STORIADEL#HALLENGER
UNANOTADICOLORE
UNANOTADICOLORE
Principio attivo e farmaco: spesso si
confondono due concetti basilari per
quanto riguarda la farmacologia.
Sono trascorsi 26 anni da quando, quel
famoso 28 gennaio 1986 alle ore 11:26
ora locale, lo space shuttle Challenger
esplose in aria subito poco dopo il
decollo. In questo articolo scopriremo
meglio le dinamiche dei fatti di quella
terribile tragedia. Innanzitutto ci
poniamo tutti una domanda, almeno
noi aspiranti piloti ci poniamo sempre
la solita domanda…: ma i postbruciatori a idrogeno liquido erano a norma?
Naturalmente non possiamo spiegare
così alla libera (frase tipica dei piloti
per dire a caso) anche perché in ogni
incidente aereo, ci sono non uno ma
moltissimi più fattori che collegano ai
disastri.
Il 28 gennaio 1986 alle ore 11:26 (ora
locale) lo space shuttle Challenger si
prepara al lancio della missione STS61-C per la riparazione di una sonda
lanciata 2 anni prima dallo stesso, il
lancio venne rinviato diverse volte a
causa di controlli a terra. Il lancio del
Challenger fu inizialmente stabilito per
le 14:43 EST del 22 gennaio, per poi
essere spostato, a causa del maltempo,
al giorno successivo, il 23 gennaio; per
poi essere ancora spostato al 24 e al 25
gennaio. Ma ancora a causa delle condizioni meteorologiche date dalla Transoceanic Abort Landing TAL a Dakar
Senegal la NASA decise di utilizzare
come sito TAL Casablanca per lo spo-
http://it.wikipedia.org/wiki/Medicina
hCABL GRAMMIvANNONUMEROPRIMAVERA
hCABL GRAMMIvANNONUMEROPRIMAVERA
DPS: Data Processing System engines.
5:000 secondi dopo il lancio DPS:
liftoff confirmed, flight liftoff.
19:859 secondi dopo il lancio Booster
Trottle down to 94 ninety four.
40:000 secondi dopo il lancio smith
intercom: there’s mach 1 (mach 1 sta
per 1'000 kmh ovvero il superamento
della barriera del suono). Scoobe:
going through 19'000.
51:860 secondi dopo il lancio iniziarono ad accelerare fino al 104% di N1 man
mano che il veicolo si avvicinava al
punto Max Q (l'area della massima
pressione aerodinamica sul veicolo,
circa 34 chilopascal).
57:000 secondi dopo il lancio scoobe
intercome: throttling up.
58:788 secondi dopo il lancio una telecamera tv1 riprende una formazione di
un pennacchio nella parte in basso a
destra del razzo propulsore a idrogeno
liquido sotto la carlinga dello shuttle; il
gas infiammato cominciò a fuoriuscire
attraverso la falla di congiunzione, in
un secondo il pennacchio divenne ben
definito e intenso. Tutto il resto era
apparentemente normale e l’equipaggio
aspettava il “go” mentre gli SSME acceleravano. Ad un’altezza di
38'000 piedi il Challenger superò mach 1.5
62:000 secondi dopo il
lancio smith intercom:
thirty-five
thousand
going
through
one
point five.
68:000 secondi dopo il
lancio CAPCOM: challenger go at throttle
up. Scoobe: roger go at
throttle up.
72:525 secondi dopo il lancio, successive analisi dei dati della telemetria
mostrarono una improvvisa accelerazione laterale verso destra, che
potrebbe essere stata avvertita dall'equipaggio.
72:564 secondi dopo il lancio, la pressione dell'idrogeno liquido nel serbatoio esterno iniziò a decrescere per la
rottura causata dalla fiamma del
razzo.
73:000 secondi dopo il lancio, smith
intercom: uh oh.
73:172 secondi dopo il lancio, lo space
shuttle esplode in aria.
Il dramma è stato inevitabile.
hCABL GRAMMIvANNONUMEROPRIMAVERA
UNANOTADICOLORE
UNANOTADICOLORE
stamento dal 25 al 26 gennaio. Casablanca decise che il lancio sarebbe
avvenuto il 27 gennaio alle 9:37 del
mattino dal Kennedy Space Center in
Florida. Ma il lancio venne ritardato di
2 ore fino alla data conclusiva del 28
gennaio 1986 alle ore 11:38 ora locale.
I dati rilevati dalle registrazione fanno
capire più a fondo cosa è successo in
quei 78 secondi fatali. Qui sotto sono
riportate alcune registrazioni di bordo:
Con la disintegrazione del serbatoio
esterno, il Challenger, che viaggiava a
Mach 1.92 a un'altezza di 46.000 piedi,
venne avvolto completamente nel
fuoco esplosivo, virò dal suo corretto
assetto rispetto al flusso dell'aria e fu
immediatamente fatto a pezzi dalle
forze aerodinamiche. I due SRB, che
possono resistere a carichi aerodinamici maggiori, si separarono dal serbatoio
esterno e iniziarono a volare in modo
indipendente.
Lo Shuttle e il serbatoio esterno non
"esplosero" effettivamente. Essi vennero rapidamente disintegrati dalle
tremende forze aerodinamiche, essendo lo Shuttle vicino al punto Max Q di
massima pressione aerodinamica. La
cabina dell'equipaggio e gli SRB resistettero alla rottura. Mentre la cabina
staccata continuava la sua traiettoria
balistica, il carburante immagazzinato
nel serbatoio esterno e nell'orbiter bruciarono per alcuni secondi, producendo
un'enorme palla di fuoco. Se ci fosse
stata una vera esplosione, l'intero
Shuttle
sarebbe
stato
distrutto
all'istante, uccidendo nello stesso
momento l'equipaggio. I due razzi SRB,
separatamente, continuarono a volare
mentre si allontanavano dalla palla di
fuoco.
Alla
rottura
del
veicolo, la robusta
cabina dell'equipaggio si staccò, restando intera e iniziò
lentamente a cadere. Almeno qualche
astronauta doveva
essere
vivo
e
cosciente dopo la rottura, perché tre
delle sette "personal egress air pack"
(PEAP, ovvero le riserve di ossigeno di
emergenza) dei caschi furono attivate.
Gli investigatori scoprirono che la
scorta di aria rimanente era compatibile con il consumo previsto dovuto alla
traiettoria di caduta della cabina di 2
minuti e 45 secondi. La progettazione
degli interruttori del PEAP rende molto
improbabile l'attivazione accidentale
dovuta alla rottura del veicolo o all'impatto con l'acqua. La NASA stima che le
forze di separazione furono da 12 a 20
volte la forza di gravità per un brevissimo momento entro due secondi l'accelerazione scese a 4 G e in dieci secondi
la cabina si trovò in caduta libera.
Queste forze sono tollerabili dal corpo
umano e di solito non causano che
qualche svenimento.
Non si sa se gli astronauti rimasero
coscienti a lungo dopo la rottura. In
gran parte dipende dalla tenuta della
pressione della cabina; in caso contrario, la durata dello stato di coscienza a
quella altitudine è di qualche secondo,
siccome i PEAP forniscono solo aria
hCABL GRAMMIvANNONUMEROPRIMAVERA
paggio con la superficie dell'oceano fu
così violento che le prove del danno
avvenuto nei secondi successivi
all'esplosione sono state cancellate.
Le conclusioni finali sono:
la causa della morte degli astronauti
del Challenger non può essere determinata con certezza; le forze alle quali è
stato sottoposto l'equipaggio durante
la rottura dell'Orbiter furono probabilmente non sufficienti per causare la
morte o ferite gravi. È possibile, ma
non certo, che l'equipaggio perse conoscenza nei secondi seguenti la rottura
dell'Orbiter a causa della perdita di
pressione in volo del modulo dell'equipaggio".
Andrea P.
Questo rapporto è disponibile nell'HISTORY OFFICE della NASA: http://history.nasa.gov/
hCABL GRAMMIvANNONUMEROPRIMAVERA
SUEGIÂPERILCAMIN
UNANOTADICOLORE
UNANOTADICOLORE
non pressurizzata essi non sarebbero
stati di grande aiuto.
La cabina dell'equipaggio impattò
nell'oceano a circa 333 km/h (207
mph), con una decelerazione di più di
200 G, molto oltre i limiti strutturali
della cabina e quelli di sopravvivenza
ell'equipaggio.
Il 28 luglio 1986, l'ammiraglio Righard
H. Truly, Associate Administrator per il
volo spaziale e astronauta, pubblicò un
rapporto di Joseph P. Kerwin, specialista biomedico del Johnson Space
Center a Houston in Texas, sulla morte
degli astronauti nell'incidente.
Kerwin, un veterano della missione
Skylab 2 In base al rapporto di Kerwin:
"Le ricerche sono inconcludenti.
L'impatto del compartimento dell'equi-
Nella piccola valle in cui trascorro i
fine settimana e le vacanze estive con
i miei genitori (mia mamma è originaria della Valle Vigezzo) si svolge ogni
anno il raduno internazionale degli
spazzacamino.
Lo spazzacamino è un mestiere antichissimo che trova terra fertile anche
in Valle Vigezzo e nelle valli limitrofe e
nel vicino Ticino. La mancanza di
lavoro spingeva gli spazzacamino ad
emigrare in altri paesi vicini, a lavorare
e portare a casa qualche soldo per
sfamare la famiglia. Il lavoro dei piccoli
spazzacamini veniva organizzato da un
padroncino, che raggruppava un nugolo
di bambini e li portava con se: spesso e
volentieri sfruttandoli e non dando a
loro né il compenso dovuto e nemmeno
il cibo necessario. Essi partivano con il
minimo necessario per lunghi viaggi,
che a volte li portavano anche in Francia, Austria e Germania. Erano quindi
molti i bambini che malnutriti e ammalati tornavano nelle proprie case senza
nemmeno un soldo come ricompensa.
Nei tempi passati le case erano riscaldate in maggior parte con stufe a legna
e con camini, quindi da qui nasceva la
necessità di tenere pulite le canne
fumarie, per evitare incendi dovuti alla
fuliggine depositata in esse.
Il lavoro dei piccoli spazzacamino era
durissimo, perché il loro compito era
quello di infilarsi letteralmente nelle
canne fumarie e raschiare con rudi
attrezzi la fuliggine accumulata durante i mesi.
I bambini erano i più richiesti, perché
la loro corporatura esile gli permetteva
di infilarsi nei camini e pulire in modo
perfetto le canne fumarie .
Il lavoro di spazzacamino era diffuso in
tutta l’Europa, dal nord fino all’Italia
centrale. Ci sono stati degli spazzacamini vigezzini che si sono spinti fino in
Olanda, dove ancora oggi risiedono
delle famiglie di origine vigezzina, che
regolarmente tornano per manifestare
affetto alla terra natia. Il duro lavoro
dei bambini, che a volte sfiorava il
limite dello sfruttamento, ha purtroppo mietuto delle vittime tra i piccoli
vigezzini “Rusca“. A Malesco, paesino
della Valle, si trova il monumento dedicato al piccolo spazzacamino Cappini
Faustino, morto folgorato dai fili
dell’alta tensione mentre puliva un
camino.
hCABL GRAMMIvANNONUMEROPRIMAVERA
LA3VIZZERADALPUNTODIVISTAGEOGRAFICO
Inoltre a S. Maria Maggiore sorge il
museo dello spazzacamino, recentemente restaurato, nel quale sono
raccolte tutte le testimonianze legate
ai trascorsi degli stessi spazzacamini in
tutta Europa e al loro passato storico.
Testimonianze che si arricchiscono ogni
anno di nuovi oggetti, cartoline, filmati, che gli spazzacamini di tutta Europa
portano in occasione del raduno a loro
dedicato.
Giovanni M.
hCABL GRAMMIvANNONUMEROPRIMAVERA
UNANOTADICOLORE
UNANOTADICOLORE
Emblematica la storia del piccolo spazzacamino, che, mentre si trovava a
pulire il camino nella reggia di Re Sole
in Francia, ascoltò una conversazione
tra cospiratori, i quali volevano assassinare il Re. Lo spazzacamino riferì ciò
che aveva ascoltato al consigliere del
Re, che fece arrestare i cospiratori. Un
editto, emanato nei giorni successivi
allo scampato pericolo, concedeva a
tutti i vigezzini, libero accesso e un
trattamento di favore sul territorio
francese.
Oggi, coi tempi cambiati, l’antico
mestiere dello spazzacamino è diventata una vera professione, ben retribuita e molto diversa da allora.
Per non dimenticare chi ha iniziato
duramente e nella povertà questo
mestiere, a S. Maria Maggiore, sempre
in valle Vigezzo, è nata l’Associazione
Nazionale degli Spazzacamini, che ogni
anno festeggia tutti gli spazzacamino
con un raduno internazionale molto
suggestivo. La prima domenica di
settembre di ogni anno e il relativo fine
settimana, si radunano in valle gli
spazzacamini, provenienti da tutto il
mondo, dando una nota di colore e
festa a tutta la regione.
Superficie: km² 41’286
Popolazione: ab. 7’954’100
Capitale: Berna
Lingua: tedesco, francese, italiano,
romancio
Religione: protestante, cattolica
Moneta: franco svizzero
Svizzera: Confœderatio Helvetica (CH)
Indipendenza: 1 agosto 1291
La Svizzera è uno Stato federale
dell’Europa centrale, composta da 26
Cantoni. Confina con diversi Stati: a
nord con la Germania, ad est con
l’Austria ed il Liechtenstein, a sud con
l’Italia ed infine ad ovest con la Francia. Il territorio elvetico è composto da
3 regioni naturali:
1. il Giura (collinare)
2. l’Altopiano (piano, cioè con pianure)
3. le Alpi (montagnoso)
Due terzi (cioè il 66%) dei quasi otto
milioni di abitanti si concentra nella
fascia dell’Altopiano, dove si trovano
le maggiori città: Zurigo, Ginevra,
Berna e Basilea.
Non ci sono metropoli (cioè città di
notevoli dimensioni): solo sei città
superano i 100'000 abitanti e Zurigo, la
città più popolosa, supera di poco i
350'000 abitanti.
La Svizzera è uno Stato suddiviso in
quattro regioni linguistiche:
1. quella tedesca
(dove si parla il tedesco)
2. quella francese
(dove si parla il francese)
3. quella italiana
(dove si parla l’italiano)
4. quella romancia
(dove si parla il romancio)
hCABL GRAMMIvANNONUMEROPRIMAVERA
UNANOTADICOLORE
Il nostro Paese è terra di immigrati,
impiegati soprattutto nei settori del
secondario (industrie) e terziario
(servizi alla popolazione). Gli stranieri
sono 756'000, dei quali il 37% italiani.
Una parte dei lavoratori italiani vive
stabilmente in Svizzera (è cioè domiciliata), un’altra vi risiede solo nei mesi
estivi (quando svolge lavori stagionali,
solitamente negli alberghi e nell’edilizia); infine vi è quella dei frontalieri
(che abitano al confine con la Svizzera
e rientrano in Italia ogni sera). Sebbene la Svizzera sia prevalentemente
montuosa e povera di materie prime, i
suoi abitanti godono di un alto tenore
di vita. Infatti essa è uno dei Paesi economicamente più prosperi (cioè più
ricchi) al mondo. Ciò è dovuto, in
primo luogo, alla neutralità, che l’ha
risparmiata dalle conseguenze delle
guerre (soprattutto quelle mondiali).
Esportiamo alcuni prodotti come il
formaggio, il cioccolato e gli orologi.
Inoltre il nostro è un paese a vocazione
turistica. Infine la Svizzera fa parte di
alcune organizzazioni internazionali,
come ad esempio l’ONU, e ne ospita
numerose come la Croce rossa internazionale e la sede europea dell’ONU.
Ho deciso, data la mia passione per la
geografia, di redigere (questa volta da
solo) un articolo sulla Svizzera. Penso
che il nostro Paese sia il più bello che ci
sia. Lo ritengo il migliore perché in
generale, secondo me, si sta bene.
Infatti c’è sicuramente poca criminalità (vedo che i reati gravi come gli omicidi sono molto rari), così la gente, per
esempio, non ha paura ad uscire la
sera, rispetto all’estero. Poi abbiamo
degli stranieri che ci hanno portato
benessere economico, grazie al loro
lavoro nel nostro Paese. Non abbiamo
avuto guerre o dittature, così la Svizzera è un Paese ricco che gode di un
grande tenore di vita. In conclusione,
posso dire che i turisti che vengono nel
nostro Paese sono fortunati e da me
ben accetti.
LANGOLODELLARTE
POESIEPENSIERIERACCONTI
I colori mistificano la realtà
I colori mistificano la realtà.
Mi muovo su forme astratte.
Non c’è nè hardware nè software.
Si spegne la luce e tutto risplende.
È una farsa incolore.
La tristezza si annida tra noi.
Pensa e agisci così dice il saggio, ma la saggezza cos’è.
Il divenire non esiste, nè poetico nè matematico.
La dicotomia dell’essere diventa niente.
Cos’è che ci fa paura, la paura del niente.
Un origine senza fine…
Maurizio B.
hCABL GRAMMIvANNONUMEROPRIMAVERA
Analisys
Un cerchio duttile e plastico.
Un acido concorre con una base.
Il ph è neutro.
Il divenire porta a un equilibrio, un’ immagine digitale.
La realtà è in continuo mutamento.
La dottrina politica è fallace.
Variabili infinite , gruppo chiuso, borghesia.
Il niente si esaurisce nel niente.
Essere come continuità.
hCABL GRAMMIvANNONUMEROPRIMAVERA
Il silenzio mattiniero
È cominciato l’inverno.
Le ombre nella notte si stagliano nel cielo del mattino: penombra.
Una voce squillante mi rende attonito, i soliti paradossi di continuità,
flebile e flessibile come sempre: alfa, delta, gamma.
Cogito ergo sum…
Il nuovo pomeriggio ci scaglia verso la fine: quoque!
È un giorno perfetto (strainge days), la mia amica Federica mi guarda strano,
c’è nell’aria qualcosa di irreale quasi magico.
L’essere è in divenire in quanto essere …
La forma di questa materia ancestrale è dubbia ma evidente,
tutto dipende da una posizione futura, la trasposizione del cerchio è
coerente con la sintassi: senso di vuoto.
Sorge il sole con la luce ancora breve
Gli uccelli fischiano
Quanto è bello il merlo
Con i colori del sole
Sta al esterno su un ramo di una grande ciliegia.
Quanta tranquillità
E la serenità che si aggiorna
Come è bello vedere il raggio del sole
Che carezza il mare.
Il mare con i suoi colori splendidi blu.
Il delfini saltano di gioia e accompagnando i suoi piccoli.
Le rondini passano sopra nel cielo limpido
E non si fermano mai, volano, volano per raggiungere
Il loro paese caldo.
Spazio luce
Tutto giace inerme, è indissolubile questa volontà di potenza,
Nietsche e l’idea del superuomo.
Questa densità di colori, vividi e purpurei, conflitti di una personalità malata,
costrutto del sostrato, una mascherina che scimmiotta!
Il paradosso aristotelico della realtà, fede e episteme.
La fantasia ci sollazza nel suo candore. Senso della misura nel giardino dell’Eden.
Come e perché, la fisica è la fisica!
Pasquale D.
hCABL GRAMMIvANNONUMEROPRIMAVERA
LANGOLODELLARTE
LANGOLODELLARTE
Pioggia
Susan B.
RICETTAARROSTOINAGRODOLCE
Ingredienti:
800g di lonza di maiale, 200g di albicocche secche,100g di uvetta, 100 g di
prugne secche , 30g di pinoli, 2 filetti
di alici sott’olio, 1 bicchiere di vino
bianco secco, 3 cucchiai d’olio d’ oliva,
40g di burro, 2 mestoli di brodo, 1 spicchio di aglio, peperoncino, 2 cucchiai
di aceto, sale.
e cuocete per 1 ora, rigirando ogni
tanto la carne.
A cottura avvenuta tagliate la carne a
fette e sistematela su un piatto da portata. Versatevi sopra la salsa con la
frutta e servite.
Mariarosa L., Aline S., Maurizio B.
Legate la, carne, salatela e rosolatela nel burro e nell’olio; bagnate
con il vino e lasciate evaporare.
Aggiungete quindi il brodo caldo,
l’uvetta, le prugne, le albicocche
ed i pinoli. Spegnete il fuoco e
lasciate riposare per 10 minuti.
Tritate le alici con l’aglio sbucciato, aggiungete un pizzico di peperoncino e l’aceto. Unite quindi
questo composto alla pietanza
hCABL GRAMMIvANNONUMEROPRIMAVERA
CHECKPOINT
,)"2ARS)
È una bella giornata ma viaggio sul
treno con l’ombrello. Un altro passeggero me ne chiede il motivo, e così
rispondo:
«Buon’uomo, mi sovvengono alla
mente cinque ragioni plausibili per la
mia situazione…
L’ovvio: Nel luogo da cui provengo o
nel luogo in cui vado sta piovendo.
Dimenticanza: L’altro giorno, mentre
uscivo da casa per recarmi al lavoro,
stava piovendo, così presi l’ombrello.
La sera quando uscii dal lavoro non
pioveva più e l’ombrello rimase dimenticato nell’armadietto. Oggi, avendolo
notato, ho deciso di riportarlo a casa.
Vita di coppia: Ieri, uscendo da casa
della mia amica, siccome pioveva, lei
mi prestò quest’ombrello. Dato che la
rivedo stasera, glielo sto riportando.
L’età avanza: Stamattina cercavo il
mio bastone; non trovandolo ed essendo già in ritardo ho deciso di usare
l’ombrello in sua vece.
Sensibilità: Oggi splende il sole, ma io
ho la pelle molto sensibile ai raggi
solari; così, per lavorare meglio
all’aperto, mi sono portato appresso
l’ombrello.
Lascio infine a lei intuire quale di
queste sia la risposta che le devo…
Buon viaggio !»
Ripensando a questa mia enigmatica
risposta, mi accorgo che ho usato
«L’arte del dubbio»[1] , nel senso che
“la verità rivelata è relativa” (si noti
come le tre parti “la verità”, “rivelata”, “relativa” sono tra loro anagrammi). Oppure semplicemente avevo «Le
lune di Giove»[2],
cioè troppe idee
confuse in testa?
Mi resta difficile
riuscire a rispondermi, dato che
conosco poco «Il
cervello
emotivo»[3].
Da un manuale
inizialmente
concepito come breviario sulla tecnica dell’interrogatorio, su come demolire o rafforzare una testimonianza
nel
dibattimento
penale,
~~~~~~~~~~~~~
[1]
Gianrico Carofiglio, «L’arte del dubbio», Sellerio editore Palermo – Considerazioni sulle sfuma-
ture del linguaggio che i magistrati mettono in opera per piegare la verità alla loro ragione.
[2]
Alice Munro, «Le lune di Giove», Einaudi – Racconti di donne alle prese con dificili relazioni
sentimentali.
[3]
Joseph LeDoux, «Il cervello emotivo», alle origini delle emozioni, Baldini Castoldi Dalai editore
– analisi neurologica delle caratteristiche che formano nel cervello le emozioni.
hCABL GRAMMIvANNONUMEROPRIMAVERA
CHECKPOINT
(Voli pindarici nell’arte dei libri)
Gianrico Carofiglio espande la trattazione di casi concreti, su verbali di veri
interrogatori, alla rappresentazione
della vita nella nostra società.
Nell’arte controllata di insinuare il
dubbio fra i fatti si avverte l’umorismo,
ossia il lavoro del contrario. Troviamo
qui in breve, lo spirito della letteratura, in una raccolta di racconti veristici
venati di giallo: pezzi di vita, storie
tragiche e comiche di esseri umani
presi in avventure e peripezie, di prede
e predatori, furbi e poveracci sul palcoscenico del processo che diventa
teatro di vita.
Sono rarissimi i documenti che ci permettono di entrare nell’officina di uno
scrittore, osservarlo mentre trova la
chiave personale, l’ispirazione, scoprirlo mentre affina le sue armi visionarie e fantastiche. Questo è uno di
quei documenti.
Carofiglio scopriva il fascino letterario
del processo italiano, quella potenzialità di tragedia e commedia, attuata
poi nei suoi romanzi dell’avvocato
Guerrieri. Con la loro inconfondibile
capacità di guardare alla realtà frantumata dall’unica lente forse possibile:
le storie, che infatti – osserva Guerrieri
- «sono tutto quel che abbiamo».
In
queste
storie Alice
M u n r o ,
usando una
splendida,
raffinata,
intensa
scrittura
che conosce
a
fondo
l’oggetto e
il movimento del senti-
re umano, l’annodarsi del reale a il
dipanarsi delle sue implicazioni,
racconta di donne alle prese con una
relazione sentimentale difettosa – una
relazione, più precisamente, il cui
immancabile difetto si va in quel
momento manifestando, o si è già
manifestato – e del loro tentativo di
affrontarla senza illusioni ma contemporaneamente senza cinismo, con una
conoscenza antica che però non vuole
rinunciare al privilegio di farsi sorprendere appena un po’.
Donne caparbie, spiritose, amare,
sempre lucidissime, creature di
un’autrice che non svia mai lo sguardo
da ciò che pulsa e vive.
Cosa succede nel cervello quando proviamo paura e
amore, gioia e
odio, rabbia e felicità? Esiste un
modo per controllare le emozioni o sono loro,
sempre e comunque, a controllare noi? Gli animali provano emozioni? E come mai episodi della nostra
infanzia, anche quelli che abbiamo
dimenticato, continuano a influenzare
i nostri comportamenti adulti? Sono
queste, e tante altre per la verità, le
domande che hanno spinto Joseph
LeDoux, neurobiologo di fama mondiale, a scrivere Il cervello emotivo. Il
risultato è un libro di grande efficacia,
capace di aggiornarci – con chiarezza e
semplicità – sulle ricerche che hanno
portato a quella «rivoluzione emotiva»
che ha invaso i settori e le discipline
più disparate, dalla psicologia alla
letteratura al marketing.
hCABL GRAMMIvANNONUMEROPRIMAVERA
CHECKPOINT
A differenza dei sentimenti consci,
quelli di cui siamo pienamente consapevoli, le emozioni hanno origine a un
livello ben più profondo della mente e
sono il risultato di sofisticati sistemi
neurali comparsi nel corso dell’evoluzione con un obiettivo preciso: garantire la sopravvivenza dell’individuo. Nel
funzionamento del cervello emotivo i
sentimenti consci sono irrilevanti,
mentre sono le emozioni ad avere un
ruolo determinante. Anche se si tratta
di meccanismi neurali, ciò che le scatena può mutare attraverso l’esperienza.
Proprio questa – dice LeDoux – è la
chiave per capire, e forse per cambiare, la nostra costituzione emotiva.
Con le implicazioni per la comprensione della natura umana, Il cervello emotivo è un resoconto sorprendente e
intrigante di come la scienza, la neurobiologia in particolare, stia cambiando
il nostro modo di vedere – e di vivere –
le nostre emozioni.
BACHECA
Ora di fronte a me è seduta una signora, che così mi apostrofa:
EVENTI
«Scusi, sarebbe così gentile da dirmi
quale libro stà leggendo? … sa, io non
so mai cosa comprare, così chiedo consiglio agli altri.»
Incontro 2 Allevoliere
Brunch
1° agosto 2013, prenotazione obbligatoria
Lusingato dalla gentile domanda, già
mi prefiguro una articolata risposta da
cinque pagine… ma annunciano la mia
stazione, perciò non mi resta che
risponderle:
Cabla
Festeggiamenti per il 20esimo anniversario!!!
Verranno proposti alcuni momenti commemorativi durante il mese di settembre
VI ASPETTIAMO NUMEROSI..
«Mi spiace ma devo andare, mi leggerà
la prossima volta…»
Roberto C.
1993 - 2013
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