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CABLA CABL ANNONUMERO PRIMAVERA PERIODICOPUBBLICATO DALLABORATORIO#ABLA DELLA&ONDAZIONE$IAMANTE GRAMMI DALLACOPERTINA Perché “cabl@grammi” Il nome della nostra rivista si rifà, da un lato, alla parola «cablogrammi», i dispacci telegrafici d’altri tempi trasmessi per mezzo di cavi elettrici sottomarini, questo per simboleggiare il desiderio di comunicare tra il nostro mondo di diversamente abili e il mondo inteso come società tutta, anche se le distanze sembrano, di primo acchito, molto grandi, oceaniche appunto. Ma la “o” di cablogrammi si trasforma magicamente in “@”, il simbolo per eccellenza della moderna comunicazione globale tramite internet, ad indicare che le distanze di comunicazione nella nostra società postmoderna dell’informazione non esistono più e, quindi, esprimendo il desiderio di un intenso dialogo tra utenti, operatori, famiglie, società tutta. Infine, leggendo il titolo, compare già all’inizio, in modo del tutto naturale, il nome del nostro laboratorio CABLA della Fondazione Diamante, dove è nata quest’idea di comunicare con la presente rivista. Foto in copertina S������� EDITORIALE IL#ABLASIRACCONTA ����������������� ������������� ������������������ �������������� INSERIMENTI ������������������� ������������������������������� Momento della riunione del gruppo impegnato nel progetto della rivista CABL@GRAMMI. APPROFONDIMENTI ����������������������� LINKFD ��������������������������� STORIEDIVITA ���������������� ���������������� �������������������� ALBOFOTO ���������������� Il gruppo lavori esterni è impegnato nella pulizia dei campi preposti alla coltivazione a secco del riso “Terreni alla Maggia”. Roberto C. IPSEDIXIT ������������������������������� UNANOTADICOLORE ������ ���������� ������������������� ���������������� ����������������������������������� LANGOLODELLARTE ������������������������ ������������������������� Momento conviviale al laboratorio Allevoliere di Gudo, prima dell’intervista pubblicata su questo numero. hCABL GRAMMIvANNONUMEROPRIMAVERA CHEKPOINT �������� BACHECA hCABL ������vANNONUMEROPRIMAVERA EDITORIALE “Il vero viaggio di scoperta non consiste nel cercare nuove terre, ma nell’avere nuovi occhi.” Marcel Proust, “Alla ricerca del tempo perduto”. È l’inizio di un viaggio. Al cominciare: “Io non so scrivere un articolo!” “Io non so utilizzare il computer!” “Io non ho mai intervistato nessuno!” “Io non mi esprimo bene!” “Io non so, io non, io..!”. Il nostro viaggio è iniziato con molti timori e incertezze; poi, pian piano, abbiamo iniziato a vedere questa opportunità di raccontarci con occhi diversi: “Abbiamo scritto anche noi un articolo e tutto da sole!” “Ho fatto una ricerca su internet!” “Lui mi ha dato una mano!” “Ecc., ecc.”. Quello che inizialmente vedevamo come un ostacolo individuale, in seguito, man mano che andavamo avanti con il progetto della rivista, si è trasformato in un’opportunità collettiva di metterci in gioco, di collaborare e imparare a stupirci nel vedere il tutto con occhi diversi. Poi: “Noi ce l’abbiamo fatta, abbiamo creato una rivista tutta nostra, che ci racconta!”. Noi abbiamo realizzato qualcosa che ci rende fieri del risultato ottenuto e che ci rappresenta: una finestra sull’esterno che mostra quello che siamo e facciamo al Cabla come lavoratrici e lavoratori, come donne e uomini. Nell’affrontare questo nuovo numero di CABL@GRAMMI, noi tutti ci siamo IL#ABLASIRACCONTA posti in modo diverso, con meno timori e perplessità per il lavoro che ci aspettava e con tanta voglia di raccontarci, di parlare delle nostre attività e della nostra società. CABL@GRAMMI è il prodotto di uno dei tanti lavori che vengono svolti al Cabla, che producono competenze operative, relazionali e sociali, rafforzando l’identità e il ruolo delle lavoratrici e dei lavoratori. Infatti non sono poche le persone che prima di venire assunte al Cabla dicevano: “Ma io non ce la faccio!”; poi eccole inserite in una qualche ditta esterna, con “occhi” nuovi. Siamo ancora all’inizio di questo viaggio chiamato CABL@GRAMMI: così come nella nostra società siamo ancora all’inizio del viaggio per la conquista di opportunità sociali e lavorative che possano garantire a tutte e a tutti una più che dignitosa qualità di vita. Questo diritto dovrebbe essere riconosciuto e garantito; ma si tratta di un altro discorso, che sicuramente riprenderemo più in là... sempre su queste pagine. L’articolo seguente racconta il significante, ossia il valore soggettivo del nostro partecipare attivamente alla realizzazione di questa rivista. Non rimane altro che augurare a voi viaggiatrici e viaggiatori: BUONA LETTURA! Rino F. coordinatore del progetto CABL@GRAMMI hCABL GRAMMIvANNONUMEROPRIMAVERA CERAILNUMEROZERO Era lunedì 17 ottobre 2011 quando venne fatta la prima riunione per realizzare la rivista del laboratorio Cabla. C’era già un cospicuo gruppo di interessati a dare il via a un progetto che, 10 mesi più tardi, avrebbe messo alla luce la rivista Cabl@grammi numero zero. “È stata una sorpresa” trovarsi tra le mani il prodotto finale del nostro impegno: “un fantastico strumento educativo che ha permesso tramite racconti, scritti, poesie e fotografie… di far affiorare quel lato artistico che c’é in ognuno di noi”. Tutto il processo di realizzazione è stato “come in tutti i miei viaggi, un salto nelle emozioni e nei cambiamenti”, il quale ci ha spinti a non poter esimerci dall’ “esporsi!”, metterci in gioco – e non sempre è stato facile – ma che in definitiva si è dimostrata un’esperienza “interessante per farci conoscere e far vedere che esistiamo” e non da ultimo dimostrare la qualità e le competenze del lavoro che svolgiamo quotidianamente qui al Cabla. La scelta dei temi degli articoli è stato un momento appassionante delle riunioni, perché tutti hanno avuto ottime idee, tanto che ci si è resi subito conto della grande quantità di articoli disponibili e della voglia di raccontare e mettersi in gioco da parte di tutti. “È stato molto bello lavorare in gruppo” anche perché “è un’attività del Cabla che ha avuto un bel riscontro”; infatti tutti hanno potuto partecipare grazie anche all’aiuto e al sostegno reciproco nei campi di competenza di ognuno. Così la rivista è risultata un “punto di partenza e concentrato di buona volontà”. Per alcuni è stata un’opportunità per descrivere il proprio lavoro; per altri un raccontare i propri interessi e le proprie passioni: “mi è piaciuto scrivere sulla mia squadra di hockey H.C.A.P.”; per altri ancora un viaggio nei propri ricordi e nel proprio vissuto: “è uno spazio aperto dove condividere le proprie esperienze di vita”. “Il lavoro editoriale ha avuto un buon hCABL GRAMMIvANNONUMEROPRIMAVERA deva stampa, piegatura, rilegatura e distribuzione della rivista in versione cartacea, abbiamo prodotto anche una versione digitale all’insegna dell’ecologia; ma, per essere sinceri, anche per mere ragioni economiche. “L’idea ha avuto una buona evoluzione”: di conseguenza, i primi riscontri dall’esterno della struttura, ma non solo, non sono tardati ad arrivare e a procurarci quel piacere e quella soddisfazione che solo gli altri possono diffondere con un apprezzamento sul lavoro altrui, una sorta di bomba motivazionale: “L’avevo messa lì, tra gli articoli e le riviste da leggere, quando il tempo me lo avrebbe permesso. Ha atteso qualche settimana ma oggi la rivista è stata aperta e letta: con interesse. Bell’iniziativa, attendo il secondo numero […]. Apprezzato il fine accenno alla pedagogia attiva nell’introduzione e all’importanza della scrittura. Bravi, grazie.” “Grazie per l’invio e complimenti per hCABL GRAMMIvANNONUMEROPRIMAVERA IL#ABLASIRACCONTA IL#ABLASIRACCONTA sviluppo rispetto alle aspettative iniziali, che ha portato ad un aumento degli interessati” e ad un prodotto da noi considerato di ottima qualità. Un risultato raggiunto grazie all’utilizzo di mezzi informatici relativamente semplici – che poi proprio tanto semplici non lo sono – con un forte impatto grafico, sollecitando la curiosità e l’interesse di alcuni di noi: “è stato bello eseguire tutto il lavoro redazionale”, dando la possibilità di acquisire ulteriori competenze nell’utilizzo del computer. Per tutti gli altri è stato comunque un rapportarsi al computer per scrivere il proprio articolo e scegliere le immagini da abbinarvi; infatti per alcuni è stata la prima volta che mettevano le dita su un mouse e scrivevano al computer: “la realizzazione ha richiesto l’impegno di tutti”. “Bella idea”, ora ci tocca mostrarci per quello che siamo e abbiamo realizzato. Dopo l’ultima fase che compren- la grafica e per i contenuti. Lo diffonderò […], sono sicura che sarà molto gradito sia dagli utenti sia dagli operatori.” “Complimenti per l’importante lavoro d’informazione, di ricerca informativa, di redazione e di formattazione effettuata da tutti i collaboratori del Cabla per la pubblicazione del vostro semestrale. Quest’iniziativa permette di evidenziare le attività ma pure tutte le competenze presenti e gli interessi molteplici di tutti i collaboratori che quotidianamente partecipano alle svariate produzioni del laboratorio.” “Salve, mille grazie, dopo aver letto con piacere i vari articoli, con l’accordo di Paola autrice dell’articolo sugli UFO, ho lasciato la copia della rivista nella nostra caffetteria. Spero così che anche gli altri miei colleghi si facciano un’idea più chiara del laboratorio Cabla.” “Ciao Quelli del Cabla, complimenti per la rivista.”: ci sono arrivati tanti complimenti come questo. Ringraziamo tutti sentitamente. In definitiva la creazione di questa rivista è stato un viaggio che “ci ha permesso di strutturare bene le nostre opinioni” grazie ad “un’attività che ci ha dato la possibilità di uscire dai soliti lavori e schemi”. Insomma, in tutti noi c’è sempre qualcosa in più, pronto ad emergere e farci riscoprire con occhi diversi: “è la possibilità di esprimere le doti intellettuali di noi utenti del Cabla con un’attività che ci ha permesso di far emergere le nostre competenze intellettuali”. “È stato tutto bello!”. Solida, sana, bella, piena di umanità, di storie. Scrivere, che bel modo per affermarsi, per fare informazione, per fare cultura e queste cose appartengono a tutti. In attesa del prossimo numero.” [Roberto T. - Responsabile del Laboratorio Cabla]. L’articolo è stato costruito sulle citazioni dei partecipanti al progetto. Pasquale D., Roberto C., Rino F. “L’attesa è stata viva e, come per un figlio, piena di speranze, di dubbi su come sarà, cosa diventerà, se vivrà a lungo… poi il lieto evento! hCABL GRAMMIvANNONUMEROPRIMAVERA Impressioni di chi partecipa Presentazione del gruppo esterno Roberto C.: “È stato bello poter lavorare fuori dal laboratorio a contatto della natura, ritrovando dei compiti svolti molti anni fa.” Il gruppo è nato a causa del calo di lavori all’interno del laboratorio Cabla. Questo ha fatto riflettere in équipe cosa fosse possibile fare come altre alternative. Con l’esperienza fatta già negli scorsi anni si è provato ad aumentare le ricerche di lavoro all’esterno: queste hanno portato a nuove opportunità scoperte sul territorio. Il discorso del lavoro esterno è quello di dare la possibilità a persone di confrontarsi all’esterno del laboratorio e assumersi il ruolo di lavoratore “vero”. Oltretutto, questo gruppo dà la possibilità di mettersi alla prova prima di eventualmente fare un passo successivo verso l’inserimento esterno. Anche l’ambiente offerto da questa attività è molto variato, dal giardino esterno al magazzino, dal cantiere al chiuso. Deborah C.: “È carino per differenziare dal lavoro, per conoscere posti e persone nuove.” Di cosa si occupa il gruppo esterno? Il gruppo esterno si occupa di lavori offerti da ditte o privati che variano dalla pulizia dei giardini a varie manutenzioni, confezioni regalo, piccoli lavori idraulici, vendemmie, ecc. Il gruppo si muove partendo dagli operatori che cercano il lavoro, offrendo le nostre capacità. La forza di effettuare vari lavori è data dall’esperienza di ogni persona garantendo inoltre un’ottima qualità. Il nostro punto forte rimane quello di rispondere in poche ore al bisogno di chi ci chiama. La nostra pubblicità sono le ditte stesse che col passa-parola ci fanno conoscere ad altri. All’interno del gruppo, ogni lavoro svolto è sempre accompagnato da un operatore e questo dà sicurezza alle persone che ne fanno parte! Qualsiasi persona può far parte di questo progetto a dipendenza delle proprie capacità e delle attività proposte. hCABL GRAMMIvANNONUMEROPRIMAVERA IL#ABLASIRACCONTA IL#ABLASIRACCONTA GRUPPOESTERNO Pasquale D.: “Mi è piaciuto stare in gruppo e lavorare all’aria aperta. Erano delle belle giornate e si è lavorato bene.” Giovanni M.: “È stato bello parlare con le persone durante il lavoro.” Gabriel G.: “È stato bello lavorare in gruppo perchè ho trovato un buon ritmo di lavoro. Mi è piaciuto vedere vari tipi di lavoro: idraulico, lavorazione della vigna, trattamento del riso, pulizia della riva del lago. È stata una prova per un eventuale inserimento professionale.” Aline S.: “Mi è piaciuto lavorare di fuori a contatto con la natura. Mi sono trovata bene sia con il gruppo che con gli altri operai.” Susan B.: “C‘era tranquillità, era un lavoro differente dal solito e la gente era molto gentile con noi.” Romina D.A.: ”Del gruppo esterno mi è piaciuto molto conoscere nuove persone e fare lavori diversi dal solito.” natura. Spero di continuare in futuro con i lavori esterni provando altri tipi di lavoro.” Samuele G.: “Mi trovo bene con gli operatori e con i colleghi; il lavoro mi piace moltissimo perché è variato e incontro persone «normali».” Francesca C.: “È stata un’esperienza nuova e piacevole, diversa dai soliti lavori che svolgo al Cabla.” Michel B.: “Quando mi trovo a svolgere un lavoro esterno mi sento più inserito con il resto della società. La situazione mi rallegra perché ho la possibilità di manifestare le mie capacità.” Jonce K.: “Mi è piaciuto strappare l’erba e stare all’aperto.” Operatore Saverio A.: “Da parte mia è una bella esperienza, iniziata in modo marcato all’inizio del 2012. L’idea di formare un gruppo di persone che possano lavorare all’esterno del laboratorio è sempre stato un mio progetto. Penso che dare la possibilità di confrontarsi con una realtà lavorativa reale, aumenti la realizzazione personale. Inoltre questo gruppo può far crescere la persona sia a livello lavorativo che personale. La risposta da parte degli utenti è stata molto positiva: ho notato una forte richiesta per far parte di questo gruppo.” Mariarosa L.: “Ho fatto una nuova esperienza, sono riuscita a lavorare bene e mi sono sentita utile.” Andrea P.: “Inizialmente mi sono trovato un po’ in difficoltà, soprattutto in estate quando c’è molto sole e non ci sono posti all’ombra, a differenza del lavoro svolto a Rivapiana, che mi ha insegnato a lavorare toccando la hCABL GRAMMIvANNONUMEROPRIMAVERA ILMIOLAVOROAL#ABLA Previsioni per il futuro Per il futuro si prevede un aumento delle attività da svolgere in esterno, restando comunque consapevoli dell’attuale situazione precaria dell’economia. Faremo comunque il massimo per tenere vivo questo gruppo. IL#ABLASIRACCONTA IL#ABLASIRACCONTA Roberto C., Saverio A. hCABL GRAMMIvANNONUMEROPRIMAVERA Ciao sono Enza. Volevo parlare del mio lavoro al Cabla. All’interno del laboratorio svolgo molti lavori: sacchetti di kit per la Schindler, lavori di cablaggio per l’AGIE e assemblaggio delle scatole per la ditta Multitime. Negli ultimi mesi ho svolto molto spesso il lavoro di assemblaggio delle fascette, che servono per i kit della Schindler di Locarno. A me piace molto preparare le fascette per i kit, ne preparo di tutti i tipi e di tutte le quantità e a volte compongo i mazzetti con l’aiuto della bilancia. Gli educatori mi tarano la bilancia in modo che io possa, senza contarle ogni volta, preparare il numero esatto di fascette richieste per mazzetto. Per mia fortuna i tipi di fascette utiliz- zate al laboratorio sono molte e a me, che piace cambiare sempre lavoro, soddisfa molto, perché così mi diverto ogni volta con il cambio del materiale da usare. Ma oltre alle fascette mi adatto molto bene a svolgere altri lavori come mettere le scarpette ai cavi che fabbrichiamo per la ditta AGIE di Losone. Richiedono una buona precisione nell’esecuzione e io ci metto molto impegno per farli nel miglior modo possibile. Sono molto brava anche nell’assemblaggio delle scatole per la ditta Multitime, per la quale montiamo tre tipi di scatole che riesco ad assemblare senza problemi. A volte mi occupo della fabbricazione dei K-Lumet che sono gli accendifuoco che produciamo sia per i clienti privati hCABL GRAMMIvANNONUMEROPRIMAVERA IL#ABLASIRACCONTA avrò la possibilità di realizzare il mio sogno perché inizierò, con l’anno nuovo, uno stage presso la Casa Rea, un istituto per anziani: non vedo l’ora di iniziare questa esperienza fuori dalle mura amiche del Cabla. Non nascondo la mia preoccupazione, ma sono sicura che, con il sostegno degli educatori del Cabla, riuscirò in questa mia nuova esperienza di vita. Ora vi lascio ma con una promessa !!!! Sul prossimo numero della nostra rivista vi racconterò come è andato il mio stage esterno. INSERIMENTI ILMIOSTAGEINUFFICIO colloquio finale per valutare com’è andato lo stage, se lo stage dovesse essere andato bene e se dovesse esserci il posto vacante, a gennaio 2013 verrò assunta. Sono molto contenta perché lo stage sta andando molto bene e mi impegno molto; le mie colleghe e i miei colleghi di lavoro sono anche loro molto contenti di me. Paola C. Ciao, sono Paola M. e adesso vi racconto l’esperienza del mio stage. Con l’aiuto di Francesco F., responsabile degli utenti esterni (inserimenti lavorativi) e educatore all’atelier Cabla di Tenero, ho avuto la possibilità di fare uno stage dal 15 ottobre al 30 novembre 2012 presso l’ufficio immobiliare Assofide di Locarno, come aiuto segretaria tutto fare. Prima di iniziare lo stage ho provato mezza giornata ed è andata molto bene. Certo che (lo devo ammettere) all’inizio il mio cuore batteva forte, forte dall’emozione; ma poi mi sono rilassata perché le mie colleghe e i miei colleghi, come pure il direttore, mi hanno subito messa a mio agio. Durante lo stage ci saranno alcuni colloqui intermedi con Francesco, Sabina, Loredana e il direttore per sapere come mi sento, se ho qualche problema e cosa c’è da migliorare. I miei orari di lavoro sono i seguenti: dalle 8:00 alle 11:35 il mattino e dalle 13:30 alle 17:00 il pomeriggio. Vediamo le mie mansioni. Oltre ai vari compiti di segretariato, è anche mio compito quello di tenere in ordine le due salette delle riunioni; riordinare i giornali sul tavolino d’entrata; riordinare la saletta pausa; guardare che ci sia sempre abbastanza caffè e latte e, se dovesse mancare qualcosa, andare a fare la spesa; andare in posta. Finito il periodo di stage, ci sarà un hCABL GRAMMIvANNONUMEROPRIMAVERA hCABL GRAMMIvANNONUMEROPRIMAVERA che per la Coop. Qui mi diverto molto sia nell’assemblarli che nel fare la ceratura o la preparazione per l’inscatolamento. Il mio sogno nel cassetto è quello di avere la possibilità di effettuare uno stage esterno, magari in qualche mensa o asilo. I miei educatori mi hanno informata che prossimamente Enza C. ANDIAMALAVORAR Mi chiamo Paola C. e ho 40 anni. Da 14 anni lavoro al laboratorio Cabla di Tenero, della Fondazione Diamante e mi piace molto. Tutti i giorni prendo il bus per recarmi al lavoro. A volte piango perché i miei maestri mi sgridano, però tutto sommato me la cavo bene e sono contenta. Ciao Paola M. L'inserimento lavorativo della persona differentemente abile in situazione normale, “all’esterno” dei vari laboratori protetti, costituisce l'obiettivo finale ideale del nostro lavoro, “la conclusione della carriera” per molti dei lavoratori “formati” nei nostri atelier. Inserire un lavoratore differentemente abile è da sempre un’attività molto ma molto complessa. Io sono responsabile del servizio inserimenti lavorativi del Locarnese dal 1993. Ho “ereditato” questo servizio dal collega Augusto Zenoni che, a sua volta aveva “ereditato” il gruppo dal nostro responsabile Roberto Trosi. All’epoca, questo servizio contava 7 persone differentemente abili in situazioni lavorative esterne, adesso ne conta una trentina tra inserimenti lavorativi, stage e “prestiti di manodopera”; una decina di queste hanno dato le dimissioni dal nostro servizio e proseguono la loro carriera professionale da soli, pur consapevoli che, con una “semplice telefonata”, il servizio si riattiva. Formazione, selezione, orientamento, collocamento non sono tutto: infatti la nostra esperienza ha dimostrato che il successo di questo atto/servizio è sicuramente maggiore, e certamente più professionale, se si garantisce a tutti i partner coinvolti (utente, azienda che accoglie e, non da ultimo, alla famiglia in tutte le sue diramazioni) un servizio di sostegno e di controllo che segua l'esperienza in atto, con visite di supporto/controllo regolari. hCABL GRAMMIvANNONUMEROPRIMAVERA INSERIMENTI INSERIMENTI ILSERVIZIOINSERIMENTILAVORATIVI Sicuramente una presa a carico del genere, per nostra esperienza, garantisce a tutti i partner coinvolti maggiore “tranquillità e sicurezza”. Questo servizio è da sempre alla ricerca di nuove opportunità di inserimento lavorativo in senso lato (posti di lavoro definitivi, posti di stage, posti per prestito di manodopera, ecc) attraverso “la sensibilizzazione e l’informazione alle aziende”. Assieme all’azienda si cerca di creare la situazione migliore sia per gli utenti da collocare che per la ditta ospitante. Sono dell’avviso di non imporre niente ma di dialogare assieme ai partner coinvolti, per cercare di costruire una collaborazione che ci possa garantire sbocchi lavorativi duraturi nel tempo. Per questo la Fondazione Diamante promuove, tramite riunioni di gruppi regionali e cantonali, l'acquisizione di strumenti e di modalità di inserimento, uguali per tutte le sue strutture e per gli operatori preposti all'inserimento professionale esterno. Solitamente, dopo un periodo di osservazione dell’utente preposto per un discorso di integrazione lavorativa esterna, all’interno della struttura si passa alla discussione con l’utente, coinvolgendolo nel progetto che si vuole attuare. In un secondo tempo, si passa alla ricerca e alla presa di contatto della ditta (spesso si individuano ditte tramite conoscenze personali o tramite un passaparola di ditte che stanno già aderendo ad un progetto di inserimento); una volta individuata l’azienda, ci si incontra e si presenta la Fondazione Diamante, in tutti i suoi derivati e scopi. In seguito si entra nello specifico pre- sentando il servizio inserimenti lavorativi messo in atto dalla Fondazione Diamante. Raggiunta l’intesa (azienda/utente da inserire), si comincia con un periodo di stage, certificato tramite un nostro contratto di stage. Questo contratto di stage ha lo scopo di tutelare tutti partner coinvolti e garantisce alla ditta che accoglie una persona differentemente abile, di non essere lasciata allo sbaraglio in questa esperienza. Il contratto prevede diversi punti, non da ultimo la possibilità di allungare il periodo di stage, in caso si volesse verificare determinati requisiti ulteriori. Una volta terminato il periodo di stage, ci si trova tutti assieme (ditta, utente e operatore dell’inserimento) per fare il punto dell’esperienza. Se l’esperienza di stage è andata a buon fine, si propone di continuare tramite un’assunzione della persona che ha effettuato lo stage nella ditta in cui si è svolto lo stage. A questo punto, l’utente diventa a tutti gli effetti (con tanto di contratto del datore di lavoro) un operaio della ditta in questione. Tutti i partner (ditta, utente inserito e operatore dell’inserimento) continueranno comunque a collaborare con riunioni e/o visite regolari alla ditta da parte dell’educatore. hCABL GRAMMIvANNONUMEROPRIMAVERA INSERIMENTI Servizi di questo tipo (di ampiezza diversa) sono già in funzione in tutte le regioni del cantone Ticino, divisi per distretti. Ogni responsabile del servizio inserimento si occupa della propria regione di competenza, mettendo in comune le proprie esperienze, difficoltà o altro, durante le varie riunioni di settore. La Fondazione Diamante offre attualmente questo servizio a più di 60 lavoratori diversamente abili, sull'insieme del territorio cantonale e in settori d'attività estremamente variegati. Attualmente, nel Locarnese, mi occupo di 25 inserimenti lavorativi esterni, 3 utenti inseriti in stage e 2 utenti inseriti in prestito manodopera. A livello nazionale, come viene promosso l’inserimento professionale delle persone differentemente abili? In Svizzera è soprattutto l'Assicurazione Invalidità ad attivarsi per l'inserimento professionale delle persone diversamente abili offrendo loro adattamenti e riconversioni professionali, e cercando di compensare le limitazioni dovute alla loro disabilità. Anche la Legge sui disabili (LDis) promuove l'integrazione professionale, ma il suo obiettivo principale consiste nell'eliminazione degli ostacoli e delle disparità affinché le persone disabili possano accedere più facilmente al mondo del lavoro. Inoltre, prevede la possibilità di sostenere progetti pilota per favorire l'integrazione professionale dei disabili. In quanto datore di lavoro, la Confederazione dispone di un sistema di incentivi per favorire l'assunzione di portatori di handicap. APPROFONDIMENTI IMPRESASOCIALEUNASFIDA Cosa disciplina la legge sui disabili? La legge federale sull'eliminazione di svantaggi nei confronti dei disabili (LDis), entrata in vigore il 1° gennaio 2004, concretizza il mandato sulle pari opportunità fissato nell'articolo 8 della Costituzione federale. In particolare, prevede provvedimenti per eliminare gli svantaggi delle persone disabili in quattro settori principali: nell'accesso a costruzioni e impianti, nell'accesso a prestazioni, nelle offerte di formazione e perfezionamento e nell'accesso ai mezzi di trasporto pubblico. L’integrazione lavorativa deve essere concepita come uno degli obiettivi di un processo di presa in carico che consideri la persona nella sua globalità e in grado di formulare un progetto personalizzato, teso alla valorizzazione delle capacità e potenzialità del soggetto. L’inserimento lavorativo ha senso, quindi, se costituisce caso per caso motivo di crescita e di realizzazione personale. Considerando che non tutte le persone con handicap possono superare la distanza che le separa dal mondo del lavoro, diventa indispensabile individuare due tipi di percorso che richiedono requisiti e potenzialità differenti. Francesco F. hCABL GRAMMIvANNONUMEROPRIMAVERA Abbiamo cominciato a parlare di impresa sociale, all’interno della Fondazione Diamante, nel 1993 , sollecitati da una conferenza tenuta dal Dottor Thomas Emmenegger a Mendrisio. Quella conferenza, trascritta e rielaborata, ha rappresentato la base d’un lavoro che si è sviluppato sull’arco di molti anni e di certo non ancora concluso. Aveva dunque ragione Giorgio Gaber, quando in una sua canzone, ci invitava a mangiare un’idea. Mangiarla nel senso di capirla, approfondirla, praticarla, tentare di farla diventare r e a l t à . Un’idea non può essere semplicemente appiccicata come un cartello ad una persona o ad una istituzione: deve incarnarsi, trasformarsi in vita reale. Quella riflessione si radicava nell’esperienza psichiatrica promossa da Franco Basaglia, sviluppatasi dapprima a Gorizia poi a Trieste e confluita, nel 1994, in un libro di sicuro interesse, scritto da Ota De Leonardis, Diana Mauri e Franco Rotelli, che portava appunto il titolo «L’impresa sociale». Fu il tentativo di mettere a contatto due mondi separati, quello dell’impresa e della produzione da una parte e quello dell’assistenza, dell’emarginazione, della sofferenza psichica dall’altra, nel tentativo di aprire spazi di interscambio tra mondi non comunicanti. In Ticino, in quegli anni, il termine impresa sociale suscitava perplessità e resistenze, anche perché veniva applicato in un contesto ben d i v e r s o : quello della disabilità mentale, quello dei laboratori occupazionali e dei laboratori protetti, governati dalla legge federale sull’invalidità in cui l’aspetto della protezione era centrale e preponderante. Cambiare le parole, significa però cambiare la cultura, cambiare gli atteggiamenti e i pensieri : impresa significava soprattutto una sfida, un progetto lavorativo socialmente significativo, il passaggio da soggetti protetti a soggetti protagonisti. Impresa sociale avrebbe così significato destrutturazione delle gerarchie dei hCABL GRAMMIvANNONUMEROPRIMAVERA APPROFONDIMENTI saperi, delle professioni, delle categorie di invalidità, in uno scambio di competenze che avrebbe arricchito l’assieme dell’impresa, rendendola una realtà aperta ed intelligente, sempre disposta ad imparare da tutti. In questo costante movimento, l’impresa sociale pretendeva e pretende di sviluppare in modo concreto l’azione di integrazione professionale e sociale e direi di più, quella di produrre inclusione cambiando appunto le capacità di accoglienza della società stessa. D’altra parte impresa sociale deve continuamente interloquire, interagire con un altro concetto, quello di responsabilità sociale dell’impresa. L’esperienza di Cabla, la sua storia, la sua evoluzione (traslochi, innovazioni ecc…) rappresentano in modo concreto il lento passaggio da laboratorio protetto ad impresa sociale, mentre nel contempo, il servizio inserimenti sollecita costantemente l’assunzione di responsabilità sociale da parte delle imprese. Ecco allora che la separazione, l’incomunicabilità, presente all’inizio degli anni novanta, tra mondo della produzione e socialità, per certi versi sono stati superati e lo spazio della speranza si è allargato. Cabla, da questo punto di vista, è diventata un’utopia concreta che va difesa da nuove mura che potrebbero crescere vicine o distanti ma anche dentro di noi. LINKFD LANOSTRAATTIVITÜ!LLEVOLIERE Mario Ferrari L’intervista al laboratorio Allevoliere è stata una piacevole occasione per molti di noi, per conoscere meglio il lavoro svolto dal laboratorio, le attività e i servizi proposti e per passare un piacevole momento di scambio attorno ad un eccellente pasto. Un gruppo di una decina di utenti e due educatori del laboratorio Cabla ha condiviso un succulento pasto a base di quelli che sono dei piatti tipici proposti da Allevoliere, ovvero: tacchinella, polpettone ripieno e insalata. Dopo questo simpatico momento conviviale, quella che era partita come un intervista di una decina di domande, ha preso la forma di un ricco momento di scam- hCABL GRAMMIvANNONUMEROPRIMAVERA bio e condivisione attorno alle attività del laboratorio Allevoliere ed altre tematiche. Una tematica che ha particolarmente suscitato il nostro interesse è stata quella della riunione tra utenti. Una discussione sulle rispettive modalità secondo le quali si svolge (con o senza gli educatori), le tematiche abordate (le stesse al Cabla e Alle voliere) e la dinamica secondo la quale si svolge la riunione, così come le difficoltà. Al termine dell’intervista, il gruppo del Cabla ha potuto fare un’interessante visita guidata per vedere direttamente cosa comporta il lavoro con gli animali e conoscere i diversi spazi. hCABL GRAMMIvANNONUMEROPRIMAVERA Siamo ripartiti al Cabla con il progetto di organizzare un altro momento di incontro e di scambio in futuro. Quali sono le mansioni che svolge il vostro laboratorio? Il nostro laboratorio svolge diverse attività inerenti gli animali: dar da mangiare a oche, galline, pulcini, maiali, asini, anatre; curare gli animali e occuparsi delle varie fasi della produzione di carne e uova. Inoltre, Allevoliere produce e vende vari tipi di prodotti alimentari. Allevoliere si occupa delle consegne dei prodotti, organizza pasti per scuole e privati, propone l’attività “scuola alla fattoria” e gestisce un piccolo agriturismo (affitto di una cascina). Quanti educatori e utenti lavorano nel vostro laboratorio? Due educatori, uno/a stagiaire e 14 utenti. Attualmente 12 utenti sono impiegati Allevoliere. Con quali aziende collaborate? Collaboriamo con diverse strutture all’interno della Fondazione Diamante come la bottega della Valle, Al Frutteto, A Tavola e con delle aziende esterne, per esempio con la Fela e la Foft. All’interno del vostro laboratorio vi sono utenti che vengono reinseriti nel mercato del lavoro? Si, certi hanno trovato un lavoro fuori; qui è un trampolino di lancio per poi partire all’esterno o in altre strutture della fondazione. Dove andate a mangiare durante l’ora di pranzo? La maggior parte del tempo a Gerra Piano al centro professionale e sociale. hCABL GRAMMIvANNONUMEROPRIMAVERA da lunedì a venerdi, dalle 8h alle 11.30 e dalle 13h alle 16.30! Come sono i vostri orari di lavoro? Dalle 8.30 alle 12.00 e dalle 13.30 alle 16.30. Romina D., Francesca C., Nora C. Quante settimane di vacanze hanno a disposizione gli utenti del vostro laboratorio? Cinque settimane pagate, con la possibilità di prenderne altre due non pagate. LINKFD LINKFD Da quanti anni esiste il vostro laboratorio? Dal 1996 e alcuni utenti presenti oggi sono tra i pionieri. Se è chiuso restiamo AlleVoliere o andiamo al ristorante. Hanno partecipato all’intervista: Tomislav, Aldo, Fabiana, Astrid, Luca, Cristina, Lino, Carlo, Ennio, Corrado, Mai, Barbara, Romolo Anche voi, come al nostro laboratorio, fate una gita di tre giorni? Si, siamo andati 3 giorni alla Gruyère e abbiamo visitato una fabbrica di cioccolato e visto come si produce il formaggio tipico di quella regione. Siamo inoltre stati alla terme. Svolgete una volta a settimana un’attività al di fuori del lavoro? Si, una volta a settimana andavamo a fare judo con il Romolo. Per il momento quest’attività è in stand-by. Al vostro laboratorio viene anche da voi svolta una riunione d’utenti una volta a settimana? Si, anche noi facciamo una riunione che si svolge generalmente una volta a settimana. Le tematiche discusse durante le riunioni sono il lavoro, i problemi tra utenti e équipe e le attività extra lavorative. A quanto ammonta all’ora la paga di ogni utente? Dai 2 ai 5 franchi all’ora. A titolo informativo, vi ricordiamo che gli squisiti prodotti alimentare di Allevoliere sono direttamente in vendita Per saperne di più sul laboratorio Allevoliere: http://www.f-diamante.ch/incontro2/allevoliere/allevoliere.html hCABL GRAMMIvANNONUMEROPRIMAVERA STORIEDIVITA Io mi chiamo Evrim, ho 21 anni e da 4 anni lavoro presso il laboratorio Cabla di Tenero della Fondazione Diamante. Sono molto contenta di lavorare al Cabla, perché ho un bel rapporto con tutti, colleghe e colleghi di lavoro ed educatori. A volte sono un po’ giù di morale, allora in quei momenti mi appoggio agli educatori per potermi sentire meglio e, in questo modo, sono più tranquilla. Io, Evrim, vorrei ringraziare gli operatori, colleghe e colleghi di lavoro, perché nei momenti dove sono giù di morale mi danno volentieri un aiuto. Prima di arrivare al Cabla non parlavo con nessuno; poi, piano piano, mi sono aperta nei confronti di tutti. Adagio adagio ho conosciuto tutti e, adesso, al Cabla sto meglio, perché mi aiuto di cuore e sono soddisfatta di aver avuto un bel riconoscimento dagli educatori e dalle colleghe e colleghi di lavoro!! Evrim D. LAMIAVITAINFOYER Io mi chiamo Nicole e, con l’aiuto della mia famiglia, ho deciso di andare ad abitare da sola al foyer al Sasso della Fondazione Diamante, in via Straccione 2 a Solduno. Assieme alla mia famiglia anche gli educatori del laboratorio Cabla, dove lavoro tuttora, mi hanno aiutata e sostenuta a trovare un posto in foyer e così il 10 maggio del 2010 sono andata ad abitarci. In un primo momento ho fatto una prova di tre mesi, che è andata abbastanza bene, perché all’inizio non è stato molto facile. hCABL GRAMMIvANNONUMEROPRIMAVERA STORIEDIVITA UNAUTOBIOGRAFIA Ho fatto un po’ di fatica ad abituarmi a vivere senza i miei genitori, era tutto una novità per me! Passati i tre mesi di prova è stata fatta una riunione di valutazione e lì ho firmato il contratto di ammissione. Adesso sono già passati ben quasi tre anni da quel giorno, che ricordo ancora molto bene. Nel mese di maggio dell’anno scorso ho festeggiato i miei primi due anni in foyer. Quest’anno saranno già tre e per l’occasione ho organizzato la mia festa assieme alla mia educatrice di riferimento. Per festeggiare abbiamo preparato un aperitivo, con due torte cucinate da mia sorella. Alla mia festa ho invitato la mia famiglia e gli educatori del laboratorio Cabla. Durante quasi tutta la settimana, da lunedì a venerdì, abito in foyer e mi trovo molto bene. Durante tutti i fine settimana torno a casa dalla mia famiglia, che vive a Brissago. Un fine settimana al mese però lo trascorro nel mio appartamento a Solduno. In foyer sono seguita dalla mia educatrice di riferimento, di nome Daiana, e dagli altri educatori. Con tutti mi trovo molto bene e sono molto contenta di avere una brava educatrice di riferimento. Al foyer lavorano in tutto dieci educatori ed il responsabile. Sono sempre presenti quattro educatori (uno per appartamento) dalle 16:00 alle 22:00 e questo per tutta la settimana, da lunedì a venerdì. Tutti gli educatori, a turno, girano a lavorare in tutti e quattro gli appartamenti, inoltre una volta alla settimana trascorrono la notte in foyer. Durante il fine settimana ci sono solo due educatori a lavorare e con loro, o da soli, si fanno delle piccole uscite. In foyer abito nell’appartamento grande al pianterreno: appartamento “A”. Con me vivono altri quattro inquilini e con loro mi trovo abbastanza bene. A Natale il foyer organizza la tradizionale cena natalizia con tutti noi utenti ed educatori. L’anno scorso abbiamo fatto la nostra cena di Natale al grotto al Bosco di Avegno. Durante tutta la settimana, alla sera, svolgiamo delle piccole attività con l’accompagnamento degli educatori. In foyer ho imparato tante cose nuove e vivendoci mi trovo abbastanza bene. Del foyer fanno parte anche altri 23 utenti, sparsi in diversi appartamenti; ognuno di noi ha un proprio educatore di riferimento; in questo modo impariamo le competenze necessarie per poi in futuro andare ad abitare da soli. Nicole C. hCABL GRAMMIvANNONUMEROPRIMAVERA Dal 4 al 8 settembre 2012 sono partita con altre 8 persone del foyer al Sasso di Solduno, con cui vivo nell’appartamento D, alla volta di Berlino (Germania). Carmine, il responsabile del foyer, ci ha accompagnati con il furgone fino all’aeroporto di Milano Malpensa e con l’aereo della Easy Jet delle 8:50 siamo partiti per Berlino. Siamo atterrati alle 10:30 e con il treno siamo andati fino in città in Pankstrasse. Bevendo qualcosa al bar posto di fronte all’appartamento che ci avrebbe ospitato per le prossime quattro notti, abbiamo atteso la signora che doveva portarci le chiavi. Poi, abbiamo preso le valigie e siamo saliti dalle scale fino all’ultimo piano: che sudata... Il gruppo era composto, oltre a me, dall’educatrice Jessica, l’educatore Seba e da Lorena, Claudia, Manuela, Dani, Tiziano. Il piano dove abbiamo alloggiato era suddiviso nel modo seguente: a sinistra c’era l’appartamento delle donne e a destra c’era l’appartamento degli uomini. Una volta sistemata, mi sono sdraiata sul letto per riposarmi un po’ e mi sono addormentata con Jessica. Il viaggio è stato lungo e faticoso, ma bello. Dopo essermi svegliata mi sono preparata per andare a cena con tutto il gruppo. Il tempo a Berlino era capriccioso, faceva tribolare: non c’era tanto sole, ogni tanto pioveva, c’era un po’ di vento e faceva freddo. Martedì sera, giorno del nostro arrivo, dopo cena siamo ritornati all’appartamento un po’ tardi e sono andata a dormire. Il giorno dopo, mercoledì, mi sono svegliata alle 8:00 e con tutti gli altri miei compagni, pure loro svegliati a quell’ora, abbiamo fatto colazione in appartamento; in seguito ci siamo preparati per uscire. Una volta pronti siamo andati a pren- STORIEDIVITA STORIEDIVITA ILMIOVIAGGIOA"ERLINO dere il bus per andare in città, dove abbiamo visitato il governo e, in seguito, Alexanderplaz. Siamo anche saliti sulla torre della televisione: devo ammettere che avevo paura perché era molto alta. A cena siamo rimasti in appartamento. Mi sono divertita tanto durante questa giornata e la città di Berlino mi è piaciuta molto. Tutti i giorni siamo andati a bere il caffé al bar e a pranzo abbiamo sempre mangiato in ristoranti differenti; inoltre c’erano dei bellissimi negozi e tanti ristoranti. Abbiamo visitato la cattedrale e il pezzo di muro che è rimasto. Vicino alla casa dove alloggia- vamo c’era il supermercato. Nei giorni successivi abbiamo visitato la stazione dei treni alta 5 piani. Giovedì mattina siamo andati in città a vedere i negozi e a fare un po’ di shopping; la sera siamo rimasti fuori a cena hCABL GRAMMIvANNONUMEROPRIMAVERA e anche in questa occasione siamo andati a letto tardi. Venerdì mattina, come tutte le altre mattine, ci siamo svegliati, ci siamo lavati e vestiti, abbiamo fatto colazione e rifatto il letto: poi via, a spasso per Berlino. Sabato mattina ci siamo svegliati e abbiamo fatto le valigie. Alle 10:00 abbiamo preso il bus e siamo scesi in Pankstrasse, dove abbiamo preso la metrò fino ad Alexanderplaz e in seguito con due taxi siamo arrivati all’aeroporto di Berlino. Siamo saliti sull’aereo alle 12:40 e siamo atterrati a Milano Malpensa, terminal 2, alle 14:22. Una volta sbarcati siamo andati a ritirare le valigie. Per il rientro a casa, è venuto a prenderci, con il furgone del foyer, il ragazzo della Jessica. Alle 17:00 sono arrivata nel mio appartamento, ho disfatto la valigia e ho fatto cena; poi sono subito andata a dormire perché ero stanca del viaggio: ero veramente contenta di essere ritornata a casa. Quella condivisa con il gruppo di 8 persone del foyer con cui sono andata a Berlino, è stata sicuramente una bella esperienza per me: un’esperienza che rifarei volentieri. Aline S. hCABL GRAMMIvANNONUMEROPRIMAVERA “qua e là per il Cabla” di Deborah C. IPSEDIXIT UNANOTADICOLORE LANCIODELLINCONTROCON"USSENGHI 5&/ Al confine con Bussenghi Mai quanto ora la realtà ufologica mondiale, se non perlomeno occidentale, è stata in fermento: la coincidenza fra problemi che contraddistinguono ora la nostra realtà quotidiana e diverse antiche profezie disseminate per il mondo e il tempo ci rendono ansiosi e speranzosi di scoprire qualcosa che ci possa far evolvere o far vivere in sintonia con uno di questi ipotetici “Popoli dalle stelle”. Se le nostre più remote radici trovano origine presso uno di essi, razze sicuramente molto più avanzate della nostra, restiamo, penso di parlare a nome di molta gente, curiosi di conoscerla ed incontrarla. Nel caso più ottimistico potremmo compiere un balzo evolutivo enorme, se loro sono tanto evoluti probabilmente sia sotto il piano fisico come pure morale/intellettivo. O forse siamo noi frutto di un esperimento alieno e saltuariamente essi passano da noi per controllare la nostra reale evoluzione o passano per incentivarci a progredire? Il tutto evolve... Ciao belli, ci becchiamo sul prossimo numero di questa fantastica rivista. Naturalmente sempre che il signor Bernasconi non mi fermi alla frontiera e mi impedisca di fare in pace il mio lavoro.. naturalmente in Svizzera. Ufo. Qualcosa sta cambiando, forse si è davvero messo in movimento un nuovo corso che sta portando il mondo accademico, dopo la negazione assoluta e la derisione, ad una cauta apertura. Almeno questo è l’atteggiamento di un importante astronomo americano che ha pubblicamente annunciato di volere studiare, in chiave scientifica, gli avvistamenti Ufo. Il ricercatore in questione è Derrick Pitts, capo astronomo nonchè direttore dei “Planetarium Programs” presso il Franklin Institute Science Museum a Philadelphia. E' TEMPO CHE LA SCIENZA STUDI IL FENOMENO UFO (Articoli di Sabrina Pieragostini) Eppur si muove, diceva Galileo Galilei pensando alla Terra in orbita attorno al Sole. Ma è quello che potremmo ripetere anche noi oggi, riguardo alla scienza nei confronti del fenomeno hCABL GRAMMIvANNONUMEROPRIMAVERA hCABL GRAMMIvANNONUMEROPRIMAVERA Un atteggiamento da vero scienziato, questo, che senza pregiudizi cerca di scoprire ciò che è ancora ignoto e di spiegare ciò che è ancora senza perchè: lo scopo ultimo della ricerca. Su questa strada, comunque, Pitts non è solo. Segue le orme di altre grandi personalità della scienza che vincendo tutti i tabù hanno avuto il coraggio di esporsi e di affrontare questi argomenti “off limits”. A partire da J. Allen Hynek, astronomo (e scettico) che accettò di diventare consulente scientifico per il famoso “Project Blue Book”. Durante i quasi 20 anni di studio, ebbe modo di confrontarsi sull’argomento con molti altri colleghi: discussioni che divennero materia del suo “Rapporto Speciale sulle conferenze con astronomi in merito agli Oggetti aerei non identificati”. “Se avessi loro promesso il completo anonimato e di far loro raccontare gli hCABL GRAMMIvANNONUMEROPRIMAVERA UNANOTADICOLORE UNANOTADICOLORE Non l’ultimo arrivato, insomma, e neppure un pivello che ignora l’impatto sulla carriera di un simile, dichiarato interesse. Non è un caso che normalmente gli accademici rifiutino di parlare di Ufo: niente può distruggere più rapidamente una posizione raggiunta in anni di studi e di sacrifici quanto affermare di avere visto un oggetto volante non identificato. Eppure secondo Pitts è giunto il momento che la scienza affronti seriamente la questione, nonostante tutti i problemi che ciò possa provocare. “Se dici: indaghiamo sugli Ufo per capire da dove provengano queste astronavi aliene, la gente ti risponde: che cosa? non ne voglio sapere nulla! Ma se invece dici: studiamo le possibilità che in passato siano esistiti ambienti adatti a far sviluppare la vita su Marte, tutti ti risponderanno: oh sì, voglio partecipare!” Insomma, c’è vita aliena e vita aliena… Per esperienza personale, Pitts conosce bene le rimostranze e le contestazioni che solitamente vengono utilizzate per negare il fenomeno.”Posso ben immaginare cosa mi risponderebbe un astronomo. La maggior parte di loro direbbe: ‘Io non ho mai visto nulla, quindi non si può dire che gli Ufo esistano e non si può affermare che il 5 per cento di essi siano astronavi aliene’. Ma davvero non so prevedere come potrebbero reagire, se proponessi loro di essere coinvolti in un progetto di ricerca per scoprire cosa siano questi oggetti. Per quanto mi riguarda, io direi: Sì, analizziamoli, diamogli un’occhiata da vicino, perchè qui c’è un fenomeno che provoca un incredibile interesse in tutto il mondo. Perchè non cercare allora di capire di cosa si tratta?”. avvistamenti ad un gruppo di seri e rispettabili ricercatori che potevano considerare il problema da un punto di vista scientifico, allora avrebbero potuto collaborare“, rivelò Hynek. Nel 1977 anche l’astrofisico Peter Sturrock fece un sondaggio sull’argomento Ufo tramite un questionario rivolto ai membri della Società astronomica americana. Uno dei partecipanti scrisse come risposta: ”Trovo difficile, ai giorni nostri, fare l’astronomo. Sarebbe un suicidio professionale dedicare tempo agli Ufo. Eppure sono abbastanza interessato al vostro sondaggio.” Hynek - ideatore della definizione di incontro ravvicinato del primo, del secondo e del terzo tipo, entrati poi nel linguaggio comune dell’ufologia ebbe modo di affrontare questo argomento niente meno che di fronte ad una commissione speciale dell’ Onu. Era il 1978. “Se non fosse un problema di interesse mondiale, non sarei stato chiamato a parlarne davanti a questa rappresentanza che arriva da ogni parte del mondo. Esiste un fenomeno globale la cui portata non è generalmente riconosciuta”, disse. Il suo discorso poi proseguì: “ Questo fenomeno è così strano ed estraneo all’esperienza quotidiana e al nostro modo di pensare che viene spesso messo in ridicolo da persone ed istituzioni non informate dei fatti. Il fenomeno ciò nostante persiste. Non si è dissolto da solo, come molti di noi si sarebbero aspettati, anni fa, giudicandolo una moda passeggera e stravagante. Al contrario, ha coinvolto le vite di un numero di persone sempre maggior in tutto il mondo.” Insieme a lui, a tentare di creare un organismo mondiale per analizzare il fenomeno Ufo, c’era anche l’astronomo francese Jacques Vallèe. “Stiamo iniziando a pagare il prezzo dell’atteggiamento negativo a priori e pieno di pregiudizi con il quale le nostre istituzioni scientifiche hanno trattato i testimoni attendibili di avvistamenti Ufo” dichiarò Vallèe ai delegati delle Nazioni Unite, aggiungendo: “La mancanza di una seria ricerca, dalla mente aperta, in questo campo ha indotto i testimoni a pensare che la scienza fosse incapace di affrontare questi fenomeni. Questa attitudine ha spinto molta gente a cercare risposte al di fuori della ricerca razionale della conoscenza alla quale la scienza è dedicata. Solo un aperto scambio di informazioni potrebbero correggere questa tendenza pericolosa.” Vallèe concluse il suo intervento all’Onu con questa frase: ”Tutte le hCABL GRAMMIvANNONUMEROPRIMAVERA Quando i nostri telescopi professionali si mettono in funzione, è già sparito. Così dobbiamo basarci sulle informazioni di testimoni occasionali. ” Insomma, il caso di Derrick Pitts, per quanto fuori dalla norma, non è eccezionale. Anche altri suoi colleghi pochi, sparuti, ma pur sempre parte del mondo accademico - stanno rivolgendo la loro attenzione a questo campo finora tanto trascurato e ridicolizzato. L’astronomo di Philadelphia sostiene che la chiave di volta sta nella credibilità di chi studia il fenomeno: solo così si riuscirà a risolvere il mistero Ufo. “Ciò può accadere in due modi”- scherza. “La prima, se un Ufo atterra direttamente di fronte alla Casa Bianca. Allora sicuramente se ne interesseranno nel modo migliore. Altrimenti, la seconda via è trovare un’istituzione scientifica legittimata che si impegni in questa ricerca. Potrebbe anche servire modificare il nome da UFO (“Unidentified Flying Object”) a UAP (“Unidentified Aerial Phenomena”), per evitare subito dei problemi. Può essere una buona idea.” Michel B. http://www.extremamente.it/?s=sabrina+pieragostini hCABL GRAMMIvANNONUMEROPRIMAVERA LAMEDICINA la medicina è la scienza che studia e cura le malattie UNANOTADICOLORE UNANOTADICOLORE grandi Nazioni del mondo sono rappresentate da questa assemblea. Mettiamoci bene in testa che i fenomeni Ufo possono rappresentare una realtà persino più grande. Sta a voi decidere se trattarli come una minaccia o come un’opportunità per la conoscenza umana”. Un discorso evidentemente poco ascoltato, visto come sono andate in seguito le cose. Ma pur nel costante disinteresse - almeno ufficiale - delle istituzioni e dei governi rispetto al costante aumento di segnalazioni di luci anomale ed oggetti non identificati, all’interno della comunità scientifica si è levata qualche voce fuori dal coro. Pensiamo ad esempio ad uno dei Paesi più chiusi, dal punto di vista dell’informazione: la Cina. Proprio qui sono avvenuti, negli ultimi anni, i casi più frequenti e più clamorosi di avvistamenti Ufo. Aeroporti chiusi al traffico per la presenza di velivoli anomali, passaggi di sfere di luce, presunte astronavi aliene: le cronache ci hanno raccontato di tutto un po’- nonostante, ripeto, la forte censura tuttora esistente. Eppure Wang Sichao, astronomo planetario presso l’Osservatorio della Montagna Purpurea dell’Accademia Cinese delle Scienze non ha avuto remore a definirli “eventi credibili sostenuti dall’osservazione”. Aggiungendo: “Questi fatti non possono essere spiegati con le attuali conoscenze scientifiche.” Dopo quasi 40 anni di studi, lo scienziato è poi giunto alla conclusione che non sono stati fatti passi avanti nella ricerca. “Il motivo principale è che un Ufo appare saltuariamente e spesso scompare in pochi secondi. La medicina è la scienza che si occupa della salute delle persone, in particolare riguardo alla definizione, alla prevenzione e alla cura delle malattie. È in collegamento con altre discipline quali, ad esempio, la biologia, la chimica, la fisica, la psicologia, la bioingegneria. È presente anche in ambiti giuridici con la medicina legale o quella forense. Il termine medicina denota anche l'esercizio dell'attività professionale da parte di un medico. Nell'uso comune del termine, può indicare semplicemente un farmaco. la storia Ai tempi dei Babilonesi e degli Egizi. I più vecchi testi di medicina babilonese vengono datati verso il II millennio a.C. Il più famoso testo giunto fino ai nostri tempi è il diario diagnostico scritto dal medico Esagil-kin-apli di Borsippa, vissuto durante il regno di Adad-apla-iddina (1069-1046 a.C.). Le prime informazioni mediche egizie sono contenute nel papiro, il mezzo di scrittura degli Egizi, di Edwin Smith, datate circa nel 3000 a.C. Vigeva già allora una legislazione sanitaria e un'arte medica progredita, ricca di strumenti chirurgici ed elenchi di piante con proprietà medicinali. A quei tempi era comune indicare come origine delle malattie eventi superstiziosi o l'implicazione di demoni, come riportato nel papiro di Ebers (datato nel 1550 a.C. circa), anche se nello stesso papiro si descriveva quello che in seguito verrà denominato tumore. Ai tempi dei Greci e dei Romani. Il primo medico greco conosciuto è stato Alcmaeone di Crotone, vissuto intorno al 700 a.C., autore del primo lavoro di anatomia. Ippocrate ha creato la sua scuola medica nella città di Cos. I Greci hanno avuto diverse influenze dall'Egitto soprattutto in campo farmacologico e tale influenza diventò molto più chiara quando si aprì una scuola di medicina greca in Alessandria. Antichi cateteri ai tempi dei Romani. Nell'impero romano si videro distinguersi le prime specialità mediche hCABL GRAMMIvANNONUMEROPRIMAVERA Galeno di Pergamo ha scritto più di 500 trattati sulla fisiologia, l'igiene, la dietetica, la patologia e la farmacologia, ed è accreditato come colui che scoprì il midollo spinale. Se Celso descrisse i quattro sintomi classici dell'infiammazione (rubor rossore, dolor dolore, calor calore e tumor gonfiore), Galeno ne osservò anche la limitazione funzionale (functio laesa). Notevole anche il trattato Procedimenti anatomici, basato sulla dissezione delle scimmie. Nel Medioevo. Il decadimento dell'Impero romano ha contribuito alla regressione delle pratiche mediche; sono stati i religiosi a tramandare il sapere dell'antica cultura consentendo così il risveglio della medicina, assieme alla scuola araba e a quella salernitana (1100). Nacquero le prime Università mediche e nel 1300 la scuola bolognese aprì la prima scuola di anatomia. La medicina medievale era un insieme di idee antiche e di influenze spirituali: Claude Lévi-Strauss identificò tale commistione come un "complesso sciamanico". Nel XIV secolo la medicina fu scossa da quella che in seguito venne chiamata la "morte nera", ovvero la peste bubbonica. Le teorie mediche prevalenti dell'epoca misero la loro attenzione sulle spiegazioni religiose piuttosto che scientifiche, ma ciò risultò del tutto inutile poiché circa un terzo della popolazione europea venne sterminato. Tacuinum sanitatis Casanatense (XIV secolo). Il divulgarsi della stampa (XVI secolo) diede un nuovo impulso alla ricerca scientifica e una dopo l'altra vennero scoperte ed approfondite la circolazione sanguigna e linfatica, i meccanismi del cuore, della respirazione e della contrazione muscolare. hCABL GRAMMIvANNONUMEROPRIMAVERA UNANOTADICOLORE UNANOTADICOLORE quali tra le altre l'urologia e l'oftalmologia. Successivamente il popolo comprese che la cura dell'igiene preveniva l'insorgenza di molte malattie e ciò contribuì alla costruzione degli acquedotti. I chirurghi romani avevano molti attrezzi per lavorare, fra i quali scalpelli, cateteri ed estrattori per le frecce; per la cura del dolore usavano l'oppio e le scopolamine; e per lavare le ferite usavano l'aceto. Divennero sempre più stretti i rapporti tra medicina e le scienze naturali: grazie a questa interdisciplinarità i ricercatori fondarono l'anatomia patologica, la chimica organica e quella biologica, la fisiologia sperimentale. In tempi moderni. Negli ultimi secoli grazie agli avanzamenti nella chimica e nelle tecniche ed attrezzature dei laboratori, ai miglioramenti nell'alimentazione e nell'igiene, il tasso di mortalità delle varie malattie è diminuito notevolmente, aumentando di conseguenza l'aspettativa di vita. Molte scoperte importanti nel campo medico sono avvenute per caso come per esempio quelle di Gregor Mendel (1822-1884) che ha pubblicato nel 1865 i suoi libri sulle piante, dai quali si formarono e si diffusero le leggi di Mendel, che poi costituiranno la base della genetica classica; tutto questo ha consentito la scoperta della struttura del DNA avvenuta nel 1953. Altro caso emblematico fu quello di Alexander Fleming che nel 1928 constatò, alquanto meravigliato, la scomparsa di alcune colonie di stafilococco da una provetta grazie all'azione di una piccola muffa, verificando, in tal modo, il concetto di antagonismo batterico e di attività antibiotica fondamentali per debellare le malattie infettive. Spesso, soprattutto nei tempi moderni, le malattie vengono scoperte prima come un insieme di manifestazioni di sintomi che coinvolgono più organi e quindi denominate "sindromi", per poi, dopo un loro adeguato inquadramento, essere denominate malattie. Questo, ad esempio, è accaduto in casi noti come l'AIDS (acronimo di Acquired Immune Deficiency Syndrome), con la quale si definisce la sindrome in cui si riscontra un insieme di manifestazioni dovute alla deplezione di linfociti T, e la SARS, (acronimo di Severe Acute Respiratory Syndrome), una forma atipica di polmonite, provocata da uno specifico virus, apparsa per la prima volta nel novembre 2002 nella provincia del Guangdong (Canton) in Cina, ed ha portato 813 morti al mondo per poi quasi sparire." Premio Nobel per la medicina. Il premio Nobel per la medicina, fondato nel 1901, ha visto ogni anno ricompensare con tale riconoscimento prestigioso i medici per le loro scoperte. Ad esempio, nel 1905 fu premiato Robert Koch per le sue importanti scoperte della tubercolosi; nel 1923 Frederick Grant Banting e John James Richard Macleod furono premiati per la scoperta dell'insulina; l'anno successivo fu scoperto da Willem Einthoven l'elettrocardiogramma. Fra gli italiani premiati si ricordano Camillo Golgi, Renato Dulbecco e Rita Levi-Montalcini. farmaci e medicina La farmacologia è un mezzo con cui i medici curano le malattie, la scienza che si occupa di studiare i farmaci. Una cura non equivale alla guarigione in quanto esistono malattie croniche per cui, anche se trattate, la guarigione non avviene mai. hCABL GRAMMIvANNONUMEROPRIMAVERA Farmaci in fiale: - Il principio attivo: è la molecola utile all'organismo di una persona, per migliorarne in qualche modo la salute; - Il farmaco: è l'insieme di uno o più principi attivi con i componenti aggiuntivi e il rivestimento, che racchiude il tutto. Nel farmaco vi sono indicati alcuni dati di importanza rilevante: - Indicazioni: per cosa viene utilizzato; - Controindicazioni: una condizione che aumenta il rischio dell'utilizzo di un certo farmaco; - Effetti collaterali: quali danni non desiderati può apportarne l'uso: meno un farmaco è selettivo e più sarà probabile la comparsa di effetti collaterali; - Posologia: il dosaggio, quanto e ogni quanto tempo deve essere somministrato; - Modalità di somministrazione: se per via orale, per endovena, ecc. - Sovradosaggio: effetti dovuti a dose troppo elevata, di solito comporta gli effetti collaterali più gravi, primo fra tutti l'intossicazione. Francesca C. STORIADEL#HALLENGER UNANOTADICOLORE UNANOTADICOLORE Principio attivo e farmaco: spesso si confondono due concetti basilari per quanto riguarda la farmacologia. Sono trascorsi 26 anni da quando, quel famoso 28 gennaio 1986 alle ore 11:26 ora locale, lo space shuttle Challenger esplose in aria subito poco dopo il decollo. In questo articolo scopriremo meglio le dinamiche dei fatti di quella terribile tragedia. Innanzitutto ci poniamo tutti una domanda, almeno noi aspiranti piloti ci poniamo sempre la solita domanda…: ma i postbruciatori a idrogeno liquido erano a norma? Naturalmente non possiamo spiegare così alla libera (frase tipica dei piloti per dire a caso) anche perché in ogni incidente aereo, ci sono non uno ma moltissimi più fattori che collegano ai disastri. Il 28 gennaio 1986 alle ore 11:26 (ora locale) lo space shuttle Challenger si prepara al lancio della missione STS61-C per la riparazione di una sonda lanciata 2 anni prima dallo stesso, il lancio venne rinviato diverse volte a causa di controlli a terra. Il lancio del Challenger fu inizialmente stabilito per le 14:43 EST del 22 gennaio, per poi essere spostato, a causa del maltempo, al giorno successivo, il 23 gennaio; per poi essere ancora spostato al 24 e al 25 gennaio. Ma ancora a causa delle condizioni meteorologiche date dalla Transoceanic Abort Landing TAL a Dakar Senegal la NASA decise di utilizzare come sito TAL Casablanca per lo spo- http://it.wikipedia.org/wiki/Medicina hCABL GRAMMIvANNONUMEROPRIMAVERA hCABL GRAMMIvANNONUMEROPRIMAVERA DPS: Data Processing System engines. 5:000 secondi dopo il lancio DPS: liftoff confirmed, flight liftoff. 19:859 secondi dopo il lancio Booster Trottle down to 94 ninety four. 40:000 secondi dopo il lancio smith intercom: there’s mach 1 (mach 1 sta per 1'000 kmh ovvero il superamento della barriera del suono). Scoobe: going through 19'000. 51:860 secondi dopo il lancio iniziarono ad accelerare fino al 104% di N1 man mano che il veicolo si avvicinava al punto Max Q (l'area della massima pressione aerodinamica sul veicolo, circa 34 chilopascal). 57:000 secondi dopo il lancio scoobe intercome: throttling up. 58:788 secondi dopo il lancio una telecamera tv1 riprende una formazione di un pennacchio nella parte in basso a destra del razzo propulsore a idrogeno liquido sotto la carlinga dello shuttle; il gas infiammato cominciò a fuoriuscire attraverso la falla di congiunzione, in un secondo il pennacchio divenne ben definito e intenso. Tutto il resto era apparentemente normale e l’equipaggio aspettava il “go” mentre gli SSME acceleravano. Ad un’altezza di 38'000 piedi il Challenger superò mach 1.5 62:000 secondi dopo il lancio smith intercom: thirty-five thousand going through one point five. 68:000 secondi dopo il lancio CAPCOM: challenger go at throttle up. Scoobe: roger go at throttle up. 72:525 secondi dopo il lancio, successive analisi dei dati della telemetria mostrarono una improvvisa accelerazione laterale verso destra, che potrebbe essere stata avvertita dall'equipaggio. 72:564 secondi dopo il lancio, la pressione dell'idrogeno liquido nel serbatoio esterno iniziò a decrescere per la rottura causata dalla fiamma del razzo. 73:000 secondi dopo il lancio, smith intercom: uh oh. 73:172 secondi dopo il lancio, lo space shuttle esplode in aria. Il dramma è stato inevitabile. hCABL GRAMMIvANNONUMEROPRIMAVERA UNANOTADICOLORE UNANOTADICOLORE stamento dal 25 al 26 gennaio. Casablanca decise che il lancio sarebbe avvenuto il 27 gennaio alle 9:37 del mattino dal Kennedy Space Center in Florida. Ma il lancio venne ritardato di 2 ore fino alla data conclusiva del 28 gennaio 1986 alle ore 11:38 ora locale. I dati rilevati dalle registrazione fanno capire più a fondo cosa è successo in quei 78 secondi fatali. Qui sotto sono riportate alcune registrazioni di bordo: Con la disintegrazione del serbatoio esterno, il Challenger, che viaggiava a Mach 1.92 a un'altezza di 46.000 piedi, venne avvolto completamente nel fuoco esplosivo, virò dal suo corretto assetto rispetto al flusso dell'aria e fu immediatamente fatto a pezzi dalle forze aerodinamiche. I due SRB, che possono resistere a carichi aerodinamici maggiori, si separarono dal serbatoio esterno e iniziarono a volare in modo indipendente. Lo Shuttle e il serbatoio esterno non "esplosero" effettivamente. Essi vennero rapidamente disintegrati dalle tremende forze aerodinamiche, essendo lo Shuttle vicino al punto Max Q di massima pressione aerodinamica. La cabina dell'equipaggio e gli SRB resistettero alla rottura. Mentre la cabina staccata continuava la sua traiettoria balistica, il carburante immagazzinato nel serbatoio esterno e nell'orbiter bruciarono per alcuni secondi, producendo un'enorme palla di fuoco. Se ci fosse stata una vera esplosione, l'intero Shuttle sarebbe stato distrutto all'istante, uccidendo nello stesso momento l'equipaggio. I due razzi SRB, separatamente, continuarono a volare mentre si allontanavano dalla palla di fuoco. Alla rottura del veicolo, la robusta cabina dell'equipaggio si staccò, restando intera e iniziò lentamente a cadere. Almeno qualche astronauta doveva essere vivo e cosciente dopo la rottura, perché tre delle sette "personal egress air pack" (PEAP, ovvero le riserve di ossigeno di emergenza) dei caschi furono attivate. Gli investigatori scoprirono che la scorta di aria rimanente era compatibile con il consumo previsto dovuto alla traiettoria di caduta della cabina di 2 minuti e 45 secondi. La progettazione degli interruttori del PEAP rende molto improbabile l'attivazione accidentale dovuta alla rottura del veicolo o all'impatto con l'acqua. La NASA stima che le forze di separazione furono da 12 a 20 volte la forza di gravità per un brevissimo momento entro due secondi l'accelerazione scese a 4 G e in dieci secondi la cabina si trovò in caduta libera. Queste forze sono tollerabili dal corpo umano e di solito non causano che qualche svenimento. Non si sa se gli astronauti rimasero coscienti a lungo dopo la rottura. In gran parte dipende dalla tenuta della pressione della cabina; in caso contrario, la durata dello stato di coscienza a quella altitudine è di qualche secondo, siccome i PEAP forniscono solo aria hCABL GRAMMIvANNONUMEROPRIMAVERA paggio con la superficie dell'oceano fu così violento che le prove del danno avvenuto nei secondi successivi all'esplosione sono state cancellate. Le conclusioni finali sono: la causa della morte degli astronauti del Challenger non può essere determinata con certezza; le forze alle quali è stato sottoposto l'equipaggio durante la rottura dell'Orbiter furono probabilmente non sufficienti per causare la morte o ferite gravi. È possibile, ma non certo, che l'equipaggio perse conoscenza nei secondi seguenti la rottura dell'Orbiter a causa della perdita di pressione in volo del modulo dell'equipaggio". Andrea P. Questo rapporto è disponibile nell'HISTORY OFFICE della NASA: http://history.nasa.gov/ hCABL GRAMMIvANNONUMEROPRIMAVERA SUEGIÂPERILCAMIN UNANOTADICOLORE UNANOTADICOLORE non pressurizzata essi non sarebbero stati di grande aiuto. La cabina dell'equipaggio impattò nell'oceano a circa 333 km/h (207 mph), con una decelerazione di più di 200 G, molto oltre i limiti strutturali della cabina e quelli di sopravvivenza ell'equipaggio. Il 28 luglio 1986, l'ammiraglio Righard H. Truly, Associate Administrator per il volo spaziale e astronauta, pubblicò un rapporto di Joseph P. Kerwin, specialista biomedico del Johnson Space Center a Houston in Texas, sulla morte degli astronauti nell'incidente. Kerwin, un veterano della missione Skylab 2 In base al rapporto di Kerwin: "Le ricerche sono inconcludenti. L'impatto del compartimento dell'equi- Nella piccola valle in cui trascorro i fine settimana e le vacanze estive con i miei genitori (mia mamma è originaria della Valle Vigezzo) si svolge ogni anno il raduno internazionale degli spazzacamino. Lo spazzacamino è un mestiere antichissimo che trova terra fertile anche in Valle Vigezzo e nelle valli limitrofe e nel vicino Ticino. La mancanza di lavoro spingeva gli spazzacamino ad emigrare in altri paesi vicini, a lavorare e portare a casa qualche soldo per sfamare la famiglia. Il lavoro dei piccoli spazzacamini veniva organizzato da un padroncino, che raggruppava un nugolo di bambini e li portava con se: spesso e volentieri sfruttandoli e non dando a loro né il compenso dovuto e nemmeno il cibo necessario. Essi partivano con il minimo necessario per lunghi viaggi, che a volte li portavano anche in Francia, Austria e Germania. Erano quindi molti i bambini che malnutriti e ammalati tornavano nelle proprie case senza nemmeno un soldo come ricompensa. Nei tempi passati le case erano riscaldate in maggior parte con stufe a legna e con camini, quindi da qui nasceva la necessità di tenere pulite le canne fumarie, per evitare incendi dovuti alla fuliggine depositata in esse. Il lavoro dei piccoli spazzacamino era durissimo, perché il loro compito era quello di infilarsi letteralmente nelle canne fumarie e raschiare con rudi attrezzi la fuliggine accumulata durante i mesi. I bambini erano i più richiesti, perché la loro corporatura esile gli permetteva di infilarsi nei camini e pulire in modo perfetto le canne fumarie . Il lavoro di spazzacamino era diffuso in tutta l’Europa, dal nord fino all’Italia centrale. Ci sono stati degli spazzacamini vigezzini che si sono spinti fino in Olanda, dove ancora oggi risiedono delle famiglie di origine vigezzina, che regolarmente tornano per manifestare affetto alla terra natia. Il duro lavoro dei bambini, che a volte sfiorava il limite dello sfruttamento, ha purtroppo mietuto delle vittime tra i piccoli vigezzini “Rusca“. A Malesco, paesino della Valle, si trova il monumento dedicato al piccolo spazzacamino Cappini Faustino, morto folgorato dai fili dell’alta tensione mentre puliva un camino. hCABL GRAMMIvANNONUMEROPRIMAVERA LA3VIZZERADALPUNTODIVISTAGEOGRAFICO Inoltre a S. Maria Maggiore sorge il museo dello spazzacamino, recentemente restaurato, nel quale sono raccolte tutte le testimonianze legate ai trascorsi degli stessi spazzacamini in tutta Europa e al loro passato storico. Testimonianze che si arricchiscono ogni anno di nuovi oggetti, cartoline, filmati, che gli spazzacamini di tutta Europa portano in occasione del raduno a loro dedicato. Giovanni M. hCABL GRAMMIvANNONUMEROPRIMAVERA UNANOTADICOLORE UNANOTADICOLORE Emblematica la storia del piccolo spazzacamino, che, mentre si trovava a pulire il camino nella reggia di Re Sole in Francia, ascoltò una conversazione tra cospiratori, i quali volevano assassinare il Re. Lo spazzacamino riferì ciò che aveva ascoltato al consigliere del Re, che fece arrestare i cospiratori. Un editto, emanato nei giorni successivi allo scampato pericolo, concedeva a tutti i vigezzini, libero accesso e un trattamento di favore sul territorio francese. Oggi, coi tempi cambiati, l’antico mestiere dello spazzacamino è diventata una vera professione, ben retribuita e molto diversa da allora. Per non dimenticare chi ha iniziato duramente e nella povertà questo mestiere, a S. Maria Maggiore, sempre in valle Vigezzo, è nata l’Associazione Nazionale degli Spazzacamini, che ogni anno festeggia tutti gli spazzacamino con un raduno internazionale molto suggestivo. La prima domenica di settembre di ogni anno e il relativo fine settimana, si radunano in valle gli spazzacamini, provenienti da tutto il mondo, dando una nota di colore e festa a tutta la regione. Superficie: km² 41’286 Popolazione: ab. 7’954’100 Capitale: Berna Lingua: tedesco, francese, italiano, romancio Religione: protestante, cattolica Moneta: franco svizzero Svizzera: Confœderatio Helvetica (CH) Indipendenza: 1 agosto 1291 La Svizzera è uno Stato federale dell’Europa centrale, composta da 26 Cantoni. Confina con diversi Stati: a nord con la Germania, ad est con l’Austria ed il Liechtenstein, a sud con l’Italia ed infine ad ovest con la Francia. Il territorio elvetico è composto da 3 regioni naturali: 1. il Giura (collinare) 2. l’Altopiano (piano, cioè con pianure) 3. le Alpi (montagnoso) Due terzi (cioè il 66%) dei quasi otto milioni di abitanti si concentra nella fascia dell’Altopiano, dove si trovano le maggiori città: Zurigo, Ginevra, Berna e Basilea. Non ci sono metropoli (cioè città di notevoli dimensioni): solo sei città superano i 100'000 abitanti e Zurigo, la città più popolosa, supera di poco i 350'000 abitanti. La Svizzera è uno Stato suddiviso in quattro regioni linguistiche: 1. quella tedesca (dove si parla il tedesco) 2. quella francese (dove si parla il francese) 3. quella italiana (dove si parla l’italiano) 4. quella romancia (dove si parla il romancio) hCABL GRAMMIvANNONUMEROPRIMAVERA UNANOTADICOLORE Il nostro Paese è terra di immigrati, impiegati soprattutto nei settori del secondario (industrie) e terziario (servizi alla popolazione). Gli stranieri sono 756'000, dei quali il 37% italiani. Una parte dei lavoratori italiani vive stabilmente in Svizzera (è cioè domiciliata), un’altra vi risiede solo nei mesi estivi (quando svolge lavori stagionali, solitamente negli alberghi e nell’edilizia); infine vi è quella dei frontalieri (che abitano al confine con la Svizzera e rientrano in Italia ogni sera). Sebbene la Svizzera sia prevalentemente montuosa e povera di materie prime, i suoi abitanti godono di un alto tenore di vita. Infatti essa è uno dei Paesi economicamente più prosperi (cioè più ricchi) al mondo. Ciò è dovuto, in primo luogo, alla neutralità, che l’ha risparmiata dalle conseguenze delle guerre (soprattutto quelle mondiali). Esportiamo alcuni prodotti come il formaggio, il cioccolato e gli orologi. Inoltre il nostro è un paese a vocazione turistica. Infine la Svizzera fa parte di alcune organizzazioni internazionali, come ad esempio l’ONU, e ne ospita numerose come la Croce rossa internazionale e la sede europea dell’ONU. Ho deciso, data la mia passione per la geografia, di redigere (questa volta da solo) un articolo sulla Svizzera. Penso che il nostro Paese sia il più bello che ci sia. Lo ritengo il migliore perché in generale, secondo me, si sta bene. Infatti c’è sicuramente poca criminalità (vedo che i reati gravi come gli omicidi sono molto rari), così la gente, per esempio, non ha paura ad uscire la sera, rispetto all’estero. Poi abbiamo degli stranieri che ci hanno portato benessere economico, grazie al loro lavoro nel nostro Paese. Non abbiamo avuto guerre o dittature, così la Svizzera è un Paese ricco che gode di un grande tenore di vita. In conclusione, posso dire che i turisti che vengono nel nostro Paese sono fortunati e da me ben accetti. LANGOLODELLARTE POESIEPENSIERIERACCONTI I colori mistificano la realtà I colori mistificano la realtà. Mi muovo su forme astratte. Non c’è nè hardware nè software. Si spegne la luce e tutto risplende. È una farsa incolore. La tristezza si annida tra noi. Pensa e agisci così dice il saggio, ma la saggezza cos’è. Il divenire non esiste, nè poetico nè matematico. La dicotomia dell’essere diventa niente. Cos’è che ci fa paura, la paura del niente. Un origine senza fine… Maurizio B. hCABL GRAMMIvANNONUMEROPRIMAVERA Analisys Un cerchio duttile e plastico. Un acido concorre con una base. Il ph è neutro. Il divenire porta a un equilibrio, un’ immagine digitale. La realtà è in continuo mutamento. La dottrina politica è fallace. Variabili infinite , gruppo chiuso, borghesia. Il niente si esaurisce nel niente. Essere come continuità. hCABL GRAMMIvANNONUMEROPRIMAVERA Il silenzio mattiniero È cominciato l’inverno. Le ombre nella notte si stagliano nel cielo del mattino: penombra. Una voce squillante mi rende attonito, i soliti paradossi di continuità, flebile e flessibile come sempre: alfa, delta, gamma. Cogito ergo sum… Il nuovo pomeriggio ci scaglia verso la fine: quoque! È un giorno perfetto (strainge days), la mia amica Federica mi guarda strano, c’è nell’aria qualcosa di irreale quasi magico. L’essere è in divenire in quanto essere … La forma di questa materia ancestrale è dubbia ma evidente, tutto dipende da una posizione futura, la trasposizione del cerchio è coerente con la sintassi: senso di vuoto. Sorge il sole con la luce ancora breve Gli uccelli fischiano Quanto è bello il merlo Con i colori del sole Sta al esterno su un ramo di una grande ciliegia. Quanta tranquillità E la serenità che si aggiorna Come è bello vedere il raggio del sole Che carezza il mare. Il mare con i suoi colori splendidi blu. Il delfini saltano di gioia e accompagnando i suoi piccoli. Le rondini passano sopra nel cielo limpido E non si fermano mai, volano, volano per raggiungere Il loro paese caldo. Spazio luce Tutto giace inerme, è indissolubile questa volontà di potenza, Nietsche e l’idea del superuomo. Questa densità di colori, vividi e purpurei, conflitti di una personalità malata, costrutto del sostrato, una mascherina che scimmiotta! Il paradosso aristotelico della realtà, fede e episteme. La fantasia ci sollazza nel suo candore. Senso della misura nel giardino dell’Eden. Come e perché, la fisica è la fisica! Pasquale D. hCABL GRAMMIvANNONUMEROPRIMAVERA LANGOLODELLARTE LANGOLODELLARTE Pioggia Susan B. RICETTAARROSTOINAGRODOLCE Ingredienti: 800g di lonza di maiale, 200g di albicocche secche,100g di uvetta, 100 g di prugne secche , 30g di pinoli, 2 filetti di alici sott’olio, 1 bicchiere di vino bianco secco, 3 cucchiai d’olio d’ oliva, 40g di burro, 2 mestoli di brodo, 1 spicchio di aglio, peperoncino, 2 cucchiai di aceto, sale. e cuocete per 1 ora, rigirando ogni tanto la carne. A cottura avvenuta tagliate la carne a fette e sistematela su un piatto da portata. Versatevi sopra la salsa con la frutta e servite. Mariarosa L., Aline S., Maurizio B. Legate la, carne, salatela e rosolatela nel burro e nell’olio; bagnate con il vino e lasciate evaporare. Aggiungete quindi il brodo caldo, l’uvetta, le prugne, le albicocche ed i pinoli. Spegnete il fuoco e lasciate riposare per 10 minuti. Tritate le alici con l’aglio sbucciato, aggiungete un pizzico di peperoncino e l’aceto. Unite quindi questo composto alla pietanza hCABL GRAMMIvANNONUMEROPRIMAVERA CHECKPOINT ,)"2ARS) È una bella giornata ma viaggio sul treno con l’ombrello. Un altro passeggero me ne chiede il motivo, e così rispondo: «Buon’uomo, mi sovvengono alla mente cinque ragioni plausibili per la mia situazione… L’ovvio: Nel luogo da cui provengo o nel luogo in cui vado sta piovendo. Dimenticanza: L’altro giorno, mentre uscivo da casa per recarmi al lavoro, stava piovendo, così presi l’ombrello. La sera quando uscii dal lavoro non pioveva più e l’ombrello rimase dimenticato nell’armadietto. Oggi, avendolo notato, ho deciso di riportarlo a casa. Vita di coppia: Ieri, uscendo da casa della mia amica, siccome pioveva, lei mi prestò quest’ombrello. Dato che la rivedo stasera, glielo sto riportando. L’età avanza: Stamattina cercavo il mio bastone; non trovandolo ed essendo già in ritardo ho deciso di usare l’ombrello in sua vece. Sensibilità: Oggi splende il sole, ma io ho la pelle molto sensibile ai raggi solari; così, per lavorare meglio all’aperto, mi sono portato appresso l’ombrello. Lascio infine a lei intuire quale di queste sia la risposta che le devo… Buon viaggio !» Ripensando a questa mia enigmatica risposta, mi accorgo che ho usato «L’arte del dubbio»[1] , nel senso che “la verità rivelata è relativa” (si noti come le tre parti “la verità”, “rivelata”, “relativa” sono tra loro anagrammi). Oppure semplicemente avevo «Le lune di Giove»[2], cioè troppe idee confuse in testa? Mi resta difficile riuscire a rispondermi, dato che conosco poco «Il cervello emotivo»[3]. Da un manuale inizialmente concepito come breviario sulla tecnica dell’interrogatorio, su come demolire o rafforzare una testimonianza nel dibattimento penale, ~~~~~~~~~~~~~ [1] Gianrico Carofiglio, «L’arte del dubbio», Sellerio editore Palermo – Considerazioni sulle sfuma- ture del linguaggio che i magistrati mettono in opera per piegare la verità alla loro ragione. [2] Alice Munro, «Le lune di Giove», Einaudi – Racconti di donne alle prese con dificili relazioni sentimentali. [3] Joseph LeDoux, «Il cervello emotivo», alle origini delle emozioni, Baldini Castoldi Dalai editore – analisi neurologica delle caratteristiche che formano nel cervello le emozioni. hCABL GRAMMIvANNONUMEROPRIMAVERA CHECKPOINT (Voli pindarici nell’arte dei libri) Gianrico Carofiglio espande la trattazione di casi concreti, su verbali di veri interrogatori, alla rappresentazione della vita nella nostra società. Nell’arte controllata di insinuare il dubbio fra i fatti si avverte l’umorismo, ossia il lavoro del contrario. Troviamo qui in breve, lo spirito della letteratura, in una raccolta di racconti veristici venati di giallo: pezzi di vita, storie tragiche e comiche di esseri umani presi in avventure e peripezie, di prede e predatori, furbi e poveracci sul palcoscenico del processo che diventa teatro di vita. Sono rarissimi i documenti che ci permettono di entrare nell’officina di uno scrittore, osservarlo mentre trova la chiave personale, l’ispirazione, scoprirlo mentre affina le sue armi visionarie e fantastiche. Questo è uno di quei documenti. Carofiglio scopriva il fascino letterario del processo italiano, quella potenzialità di tragedia e commedia, attuata poi nei suoi romanzi dell’avvocato Guerrieri. Con la loro inconfondibile capacità di guardare alla realtà frantumata dall’unica lente forse possibile: le storie, che infatti – osserva Guerrieri - «sono tutto quel che abbiamo». In queste storie Alice M u n r o , usando una splendida, raffinata, intensa scrittura che conosce a fondo l’oggetto e il movimento del senti- re umano, l’annodarsi del reale a il dipanarsi delle sue implicazioni, racconta di donne alle prese con una relazione sentimentale difettosa – una relazione, più precisamente, il cui immancabile difetto si va in quel momento manifestando, o si è già manifestato – e del loro tentativo di affrontarla senza illusioni ma contemporaneamente senza cinismo, con una conoscenza antica che però non vuole rinunciare al privilegio di farsi sorprendere appena un po’. Donne caparbie, spiritose, amare, sempre lucidissime, creature di un’autrice che non svia mai lo sguardo da ciò che pulsa e vive. Cosa succede nel cervello quando proviamo paura e amore, gioia e odio, rabbia e felicità? Esiste un modo per controllare le emozioni o sono loro, sempre e comunque, a controllare noi? Gli animali provano emozioni? E come mai episodi della nostra infanzia, anche quelli che abbiamo dimenticato, continuano a influenzare i nostri comportamenti adulti? Sono queste, e tante altre per la verità, le domande che hanno spinto Joseph LeDoux, neurobiologo di fama mondiale, a scrivere Il cervello emotivo. Il risultato è un libro di grande efficacia, capace di aggiornarci – con chiarezza e semplicità – sulle ricerche che hanno portato a quella «rivoluzione emotiva» che ha invaso i settori e le discipline più disparate, dalla psicologia alla letteratura al marketing. hCABL GRAMMIvANNONUMEROPRIMAVERA CHECKPOINT A differenza dei sentimenti consci, quelli di cui siamo pienamente consapevoli, le emozioni hanno origine a un livello ben più profondo della mente e sono il risultato di sofisticati sistemi neurali comparsi nel corso dell’evoluzione con un obiettivo preciso: garantire la sopravvivenza dell’individuo. Nel funzionamento del cervello emotivo i sentimenti consci sono irrilevanti, mentre sono le emozioni ad avere un ruolo determinante. Anche se si tratta di meccanismi neurali, ciò che le scatena può mutare attraverso l’esperienza. Proprio questa – dice LeDoux – è la chiave per capire, e forse per cambiare, la nostra costituzione emotiva. Con le implicazioni per la comprensione della natura umana, Il cervello emotivo è un resoconto sorprendente e intrigante di come la scienza, la neurobiologia in particolare, stia cambiando il nostro modo di vedere – e di vivere – le nostre emozioni. BACHECA Ora di fronte a me è seduta una signora, che così mi apostrofa: EVENTI «Scusi, sarebbe così gentile da dirmi quale libro stà leggendo? … sa, io non so mai cosa comprare, così chiedo consiglio agli altri.» Incontro 2 Allevoliere Brunch 1° agosto 2013, prenotazione obbligatoria Lusingato dalla gentile domanda, già mi prefiguro una articolata risposta da cinque pagine… ma annunciano la mia stazione, perciò non mi resta che risponderle: Cabla Festeggiamenti per il 20esimo anniversario!!! Verranno proposti alcuni momenti commemorativi durante il mese di settembre VI ASPETTIAMO NUMEROSI.. «Mi spiace ma devo andare, mi leggerà la prossima volta…» Roberto C. 1993 - 2013 INDIRIZZIUTILI FONDAZIONE DIAMANTE DIREZIONE E SEGRETARIATO Via Violino 1 C.P. 267 6928 Manno Tel. 091 610 00 20 Fax. 091 610 00 29 [email protected] LABORATORIO CABLA Via del Sole 1 Stabile Swiss Jewel C.P. 387 6598 Tenero Tel. 091 751 21 25 Fax. 091 752 35 52 [email protected] Per ulteriori informazioni relative alle strutture della Fondazione Diamante: www.f-diamante.ch hCABL GRAMMIvANNONUMEROPRIMAVERA hCABL GRAMMIvANNONUMEROPRIMAVERA