ALBERI/Disegnarli - Corpo Forestale dello Stato

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ALBERI/Disegnarli - Corpo Forestale dello Stato
ALBERI / Disegnarli
GLI ALBERI VISTI
DALL’ARCHITETTO
Il docente di un corso di disegno degli alberi presso la
Facoltà di Architettura di Roma Tre racconta la sua
esperienza e la sua passione, fornendoci utili suggerimenti
di Diego Maestri
no degli aspetti più interessanti del disegno dal e del vero è quello inerente la
rappresentazione grafica degli alberi,
soggetti particolari, suggestivi, difficili da
cogliere nella loro geometria e forma complessiva, come tutti i fenomeni naturali (il vento, la
pioggia, la neve, il mare ecc.) del resto, ma di
grande valenza conoscitiva. Il disegno implica la
necessità continua di ragionamenti, di osservazione attenta dei fenomeni, di selezione ed
interpretazione di ciò che si deve disegnare, di
sintesi geometrica, di consapevole utilizzo delle
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U
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tecniche grafiche e di molto altro ancora. È possibile, con il disegno, cogliere il portamento di un
cespuglio o di una pianta plurisecolare, individuare le differenze tra le varie specie, studiare le
stagioni attraverso gli alberi stessi e infine, ma
non ultimo fatto positivo, osservare, comprendere e memorizzare, i caratteri dei diversi paesaggi
italiani. Il disegno degli alberi, in senso lato, ha,
inoltre, alcuni notevoli vantaggi, quali la facilità
del reperimento dei soggetti e una strumentazione essenziale e sempre funzionante e a
disposizione: una matita e dei fogli di carta sono
sufficienti, infatti per creare dei capolavori, come
mostrano i disegni di Dürer, di Savery, di Cranach
il Vecchio, di Leonardo da Vinci, di Rembrandt
van Rijn, di Onofri, di Corot, di Mondrian e tanti
altri.
La fotografia digitale è indubbiamente utile ma, in
definitiva, è documentazione di uno stato di fatto,
mentre invece il disegno implica osservazione,
analisi, sintesi e trasmissione di sapere. In sostanza, il disegno è da intendersi come conoscenza,
come “virtù” che permette alla mente di esprimersi attraverso la mano e le tecniche grafiche.
Va da sé che una siffatta pratica del disegno, non
deve essere intesa come mera pratica grafica, ma
come occasione di analisi, come mezzo per comprendere la forma e la struttura di una foglia, di
un ramo e di un albero, come chiave di lettura
della disposizione dei rami in relazione al tronco
e alla situazione contingente, e tutto ciò costituisce un’operazione variegata e ricca di significati.
In quest’ottica, il disegno degli alberi rappresenta
un esercizio utilissimo per imparare a concentrarsi
su un soggetto, per abituarsi a prestare attenzione
al più umile evento naturale, ma anche per
acquisire la conoscenza del verde, del paesaggio e dei diversi ambiti naturali
identificabili sulla terra. La particolare
forma di un tronco, una geometria
latente riscontrabile in molte
foglie, un effetto singolare di
controluce di alcuni rami o
l’andamento poco comune
della superficie di una corteccia possono, senza che ce
ne accorgiamo, far scattare il
desiderio di fissare sulla carta
ciò che stiamo osservando.
In sintesi, tre sono le fasi in cui si
può suddividere il disegno degli
alberi:
• determinazione dello schema proporzionale e della forma generale;
• disegno del tronco, dello schema strutturale e
della chioma;
• definizione di tutte le parti e disegno dei particolari.
La prima di esse risulta fondamentale, in quanto, avendo ogni specie una peculiare forma
generale, si avrà un certo rapporto tra altezza e
larghezza, che dovrà essere tradotto graficamente in uno schema proporzionale, contenente
all’interno una specifica perimetrazione della
massa fogliare. Il disegno d’insieme (o profilo)
non è che l’inviluppo totale del tronco e dei
rami. La seconda fase, invece, serve a definire lo
schema strutturale (visibile nel periodo invernale) o il profilo generale insieme alla massa
fogliare. Occorre, però, indicare, sia il tronco
che i rami primari nella loro posizione nello spazio, ricordando che si hanno rami irradiantisi in
tutte le direzioni attorno al tronco (salvo eccezioni). La definizione della chioma, più o meno
folta, è determinata dalla quantità, dalla disposizione e dalla forma dei rami ricoperti
dall’apparato fogliare e si traduce graficamente
in masse vegetali, espresse da particolari tessiture zonali. La singolarità delle foglie determina,
nell’albero, masse zonali con propria forma,
densità e colore, che devono essere tradotte nel
disegno con campiture e tessiture diverse. La
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Istruzioni per l’uso
chioma, non potendo essere espressa foglia per
foglia, comporta un’operazione di semplificazione grafica, in cui anche il tratto cambierà, sia in
base alla forma della foglia, sia in base alla scala
di riduzione, sia ancora, rispetto alla luce. In
questa fase si definiscono anche le zone rade o
folte della chioma, i rami scoperti e le trasparenze del cielo, tanto lungo il perimetro
dell’insieme quanto all’interno di esso. La terza
e ultima fase è quella di definizione accurata di
tutte le varie parti, di delimitazione delle zone in
luce e di quelle in ombra e della stesura della
scala tonale dell’intero soggetto. È questa la fase
più delicata, in quanto il completamento del
grafico non deve essere ottenuto a scapito della
freschezza dell’immagine. Particolare cura va
posta, infine, nella resa del tronco, che può presentare una forma cilindrica, con sezione
trasversale schiacciata o irregolare, con contrafforti alla base o con rotazione delle fibre lungo
l’asse longitudinale ecc., e in quella della corteccia che, come si sa, è uno degli elementi
significativi per il riconoscimento delle piante.
Facciamo uno schizzo
Il disegno estemporaneo, inoltre, è per sua natura, fortemente individuale, manifestazione
schietta della personalità di ciascuno, in quanto
dipendente da fattori soggettivi, come la prepaIl Forestale n. 55 - 21
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razione teorica generale, la conoscenza delle
tecniche grafiche, l’abilità manuale, la sensibilità
creativa ecc. Il disegno è, ancora, osservazione
dei rapporti spaziali intercorrenti tra le varie
parti di un albero, tra soggetto primario e contesto ambientale e, infine, utilizzo di codici
figurativi in continuo perfezionamento. Come si
può osservare, gli alberi si distinguono per struttura, per portamento e per colore e forma del
fogliame. Ogni albero ha una propria geometria
nella ramificazione e un proprio rapporto tra
altezza e larghezza: tutti elementi che si traducono in schemi geometrici più o meno regolari
e, a volte, simili ad oggetti comuni (un ombrello, un uovo, un cono, un calice ecc.). Occorre
dunque comprendere, innanzitutto, la struttura
generale del fusto, dei rami e del colletto (che
comunica informazioni sull’andamento delle
radici), l’angolazione dei rami stessi, il loro
variare di spessore e la loro sezione trasversale,
che muta in relazione alla specie e alle condizioni di accrescimento e, infine, la forma della
chioma. È necessario, pertanto, individuare i
caratteri principali delle varie specie, le anomalie dovute al luogo in cui una certa pianta è
cresciuta e i condizionamenti indotti dai soggetti di contorno: l’albero, infatti, adatta in parte il
proprio portamento all’ambiente in cui è inserito (chioma a bandiera in presenza di forti venti
prevalenti, chioma disassata rispetto al tronco
per la presenza di un ostacolo sul lato opposto,
eccessivo sviluppo in altezza a causa di spazi
ristretti). Vi sono, poi, alberi magnifici per forma
e portamento, come la quercia, il faggio o il
cedro del Libano, che, per la loro complessità
strutturale, presentano problemi di raffigurazione del fusto e dei rami, ed altri invece che, pur
avendo portamento altrettanto imponente, risultano di più facile delineazione, come, per
esempio, il pino domestico, il cipresso, il pioppo
italico o lombardo. L’osservazione, allora, permette di cogliere l’eventuale presenza di
contrafforti alla base, la rotazione più o meno
accentuata del tronco, il perimetro anomalo dell’attacco a terra o colletto, il tipo di corteccia, la
sezione trasversale del fusto e il suo andamento
in altezza, la presenza di radici superficiali affioranti dal terreno o intuibili per un leggero
sollevamento dello stesso, la forma e la geometria delle foglie e la partitura delle loro nervature
principali e secondarie, come pure molte altre
connotazioni, utili per caratterizzare ogni singola pianta.
Anche dai pochissimi elementi riportati, però,
apparirà subito chiaro un aspetto fondamentale
della “sagacia” della natura: quello della versatilità e dell’adattamento delle piante alle molteplici
situazioni e condizioni in cui un albero viene a
trovarsi, sia nei propri areali d’origine, sia in luoghi diversi.