Note di sala - Orchestra di Padova e del Veneto
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Note di sala - Orchestra di Padova e del Veneto
Venerdì 29 gennaio Marco Angius 50a stagione concertistica 2015/2016 Fondazione Orchestra di Padova e del Veneto via Marsilio da Padova 19 35139 Padova T 049 656848 · 049 656626 F 049 657130 [email protected] www.opvorchestra.it facebook.com/opvorchestra twitter.com/opvorchestra youtube.com/opvorchestra instagram.com/opvorchestra Venerdì 29 gennaio 2016 / Serie Blu Auditorium Pollini – ore 20.45 Concerto n° 6412 Direttore Marco Angius Mezzosoprano Cristina Zavalloni Con il contributo di Si ringrazia Percorso Mahler III concerto Programma Giuseppe Verdi (1813-1901) Sinfonia da «Luisa Miller» Luciano Berio (1925-2003) Folk Songs per mezzosoprano e orchestra (1973) Black is the color I wonder as I wander Loosin yelav Rossignolet du bois A la femminisca La donna ideale Ballo Motettu de tristura Malurous qu’o uno fenno Lo fiolaire Azerbaijan love song { intervallo } Gustav Mahler (1860-1911) Sinfonia n. 1 in re maggiore Versione per orchestra da camera di Klaus Simon (2008) I. Langsam, Schleppend, Wie ein Naturlaut; im Aanfag sehr gemächlich; belebtes Zeitmass (Lentamente, trascinato, come un suono della natura; all’inizio molto tranquillo) II. Kräftig, bewegt, doch nicht zu schnell; Trio, Recht gemächlich (Vigorosamente mosso, ma non troppo presto; Trio, Molto tranquillo) III. Feierlich und gemessen, ohne zu schleppen (Solenne e misurato senza trascinare) IV. Stürmisch bewegt. Energisch (Tempestosamente agitato) Gustav Mahler all’epoca della composizione della Sinfonia n. 1 4 PROGR AMMA 5 Note a margine Torino-Padova: 7.10-11.12. Le stazioni delle due città sono accomunate da una tortura transitoria riservata ai viaggiatori come gesto di accoglienza garbata: la condanna all’ascolto del pianoforte nell’atrio che dispensa note a strimpellamento gratuito (in proposito, sarà stato un raptus o l’emulazione di una performance neo-dadaista a provocare la distruzione del pianoforte nella stazione di Napoli?). Uno dei motivi principali per cui ho programmato la Sinfonia da Luisa Miller di Verdi consiste nei silenzi scritti che sembrano rimandarne ogni volta l’avvio. Cos’è il silenzio? Suoni (resi) invisibili sulla partitura ma presenti a uno stadio minimale dell’ascolto secondo una condizione che rovescia radicalmente la percezione dei fenomeni acustici. In altre parole, il silenzio è un infinito brusio della materia sonora. Verdi usa questi silenzi in modo affatto sperimentale e originale, ossia come connotato drammaturgico. Il silenzio, inoltre, è una dimensione temporale poco misurabile e i suoi margini tendono a smussarsi per accogliere l’estinzione dei suoni o prepararne l’avvento. Dunque una dimensione psicologica prima che fisica, per quanto l’aspetto acustico rivesta un ruolo decisivo. Per questo credo che le pause iniziali della Sinfonia vadano considerate -ossia interpretate- come fermate intermittenti in cui percepire la vertigine di un vuoto apparente quanto ineffabile. che lo renderà famoso e suscettibile di numerose imitazioni. Folk Songs è dunque un’opera trasversale, una raccolta di canzoni nelle quali gli strumenti sono oggetto di una ricerca sul timbro e sulle emissioni che hanno fatto epoca. Con la Prima Sinfonia di Mahler (1884-88) si riaffaccia il discorso sul silenzio del suono (ovvero su come suona il silenzio in musica). Mahler ama sfiorare il silenzio ovvero farlo avvertire all’ascoltatore come elemento tattile, sviluppando un’idea spazialistica dell’organismo musicale. Le parti strumentali, ad esempio, si trovano talvolta redatte a velocità simultanee differenziate, anticipando così soluzioni proprie dell’avanguardia novecentesca (ciò si avverte all’inizio della Prima Sinfonia ma anche in altri lavori sinfonici, come avevo già accennato in apertura di Stagione presentando la Seconda Sinfonia). L’inizio della Prima di Mahler è fin troppo famoso per specularci in questa sede: è l’apoteosi del suono-silenzio, del Naturlaut, dell’immersione animistica nella natura o dell’irrompere della natura stessa nella partitura musicale. Diversamente da Verdi, e come Brahms, Mahler non è attratto dall’opera lirica nella sua attività di compositore: tuttavia, all’opposto di Brahms, che è un costruttivista assoluto, le sinfonie di Mahler possono esser considerate delle opere liriche senza scena, cioè dei grandi atti d’opera con personaggi astratti, una sorta di teatro strumentale con una fortissima, addirittura debordante concezione autobiografica della composizione musicale. In Mahler la sinfonia diventa uno spazio aperto in cui la natura appare con paesaggi sonori o episodi burrascosi; la memoria immaginativa converte poi la forma musicale in spazio della coscienza, in vicende di amore e morte, di eroismo o sentimentalismo. Declinazione a oltranza di dati sonori leggibili come diario intimo immanente quanto viscerale, le sinfonie in Mahler diventano narrazioni ipersoggettive del mondo, tentativi di tradurre il mondo stesso in termini di viaggio mentale e acustico. Luciano Berio ha orchestrato sia opere di Verdi che di Mahler. Mahler, che a sua volta è stato anche direttore di opere verdiane, rappresenta l’irrompere del postmodernismo nella composizione musicale, la collisione/integrazione dei generi, l’incontro tra canto popolare e forma sinfonica colta. In questo senso i Folk Songs di Berio costituiscono una sorta di crocevia tra Sinfonia (1969) e le elaborazioni mahleriane realizzate negli anni ’80-’90 relative essenzialmente ai cicli liederistici. Ho incontrato Berio una sola volta, nel 2003, pochi mesi prima della sua scomparsa, per discutere di un programma in suo onore che si sarebbe svolto al festival di Nuova Consonanza di Roma con due lavori su testi di Sanguineti (Laborintus II e Canticum novissimi testamenti) e che poi è diventato postumo. Lo vidi anche dirigere dal vivo, all’inizio degli ‘90: fu all’auditorium del Foro Italico con musiche sue (Requies). Folk Songs è un lavoro che si ascolta spesso nella formazione per sette strumenti che è anche quella originale. In seguito l’Autore ha strumentato il ciclo per orchestra da camera mantenendo invariata la parte vocale. Si tratta di una babele linguistica intersecata con una miriade di trasfigurazioni sonore in cui il canto apparentemente popolare diventa sorgente di creatività e immaginazione fuori di ogni tempo. In pratica, Berio coniuga i ritrovati più originali della musica contemporanea con una cantabilità folk, appunto, inventando di fatto un genere Nel Finale di questa Prima Sinfonia, un’ombra permane ostinatamente sull’orizzonte dell’ascolto: si tratta di un suono-sfondo grave, un Do che persiste in diversi stadi timbrici occupando circa 1/7 dell’intero movimento (n. 39-46 ossia da batt. 436 a batt. 554, vedi grafico sottostante). Oltre che di suono-sfondo si potrebbe parlare di suono-memoria in quanto tra le sue funzioni vi è proprio quella di offrire un elemento unitario e riconoscibile al fluttuare dei frammenti provenienti dal primo movimento della sinfonia: la fanfara in lontananza, i versi dell’usignolo e del cuculo, il Naturlaut su più ottave che ha reso famosa la composizione. Ciò che contraddistingue questo Do è tuttavia riconducibile alla discontinuità con cui appare e scompare dal nostro campo percettivo per una semplice legge gestaltica che fa concentrare o distrarre l’attenzione da eventi in primo piano rispetto ad altri sullo sfondo. Ma non solo. Diversamente dai suoni-pedale che si possono riscontrare nella produzione coeva o di poco precedente a Mahler (come in Bruckner o nell’incipit del Rheingold, per restare in un ambito cronologico ristretto), si tratta di un vero e proprio oggetto sonoro che appare dapprima in lontananza per poi prender parte alle vicende del discorso musicale con una serie di mutazioni significative. Le indicazioni di Mahler, in questa sezione, sono 6 7 NOTE A MARGINE NOTE A MARGINE particolarmente pressanti, umorali, ai limiti della nevrosi espressiva, aspetto che connota la sua scrittura musicale fin dagli esordi e che comporta per l’interprete incessanti cambiamenti agogici. Questa, in sintesi, la macro-struttura sinottica del paesaggio sonoro e dei suoi connotati: Battute Indicazioni agogiche 436 Langsam Suono-sfondo (Do)Eventi Inizio del Do Fanfara in (contrabbasso) lontananza 438-441 Persistenza del Do Più mosso Risposta in eco della fanfara, primi richiami ornitologici e suoni-impulso 442-446 Sehr zurückhaltend. Isolamento del Do Altri richiami Sehr langsam und immer mediante corona e suoni-impulso noch mehr zurückhaltend (446-447) 447 Molto ritardando Doppia corona sul Do in entrata e uscita della batt. 448-451 A Tempo (schleppend) Do velato dai movimenti Rintocchi di quarte movimenti cromatici nei violini (eco del primo mov.), batt. 450-451 Polarizzazione del Do con Richiami del cuculo aggregati in ottava e usignolo degli archi che riconducono gradualmente al clima iniziale della sinfonia 452-454 455 Accelerando poco Molto ritardando Estensione della polarità Richiami ornitologici (Violini II) 456-457 Wieder sehr langsam, Estensione della polarità wie zuwor. (Violini II) Richiami ornitologici 458-475 Sehr langsam 476-479 Zurückhaltend Estensione della polarità Tema-memoria (Violini I) sospeso Dilatazione temporale Dispersione e psicologica del Do del tema-memoria (distribuito su 5 ottave) 480-482 Tempo. Sehr breites Passante dei violoncelli Alla breve Motivo dell’oboe troncato e trasferito Mahler, Sinfonia n. 1, prima pagina (autografo) agli archi (vedi batt. 483) 8 9 NOTE A MARGINE 484-486 Etwas drängend Passante del Motivo dei Violini l contrabbasso e troncato e trasferito inizio colaratura timbrica ai Vl. II dei timpani 1 (vedi batt. 487) 487-489 Wieder zurückhaltend Inizio crescendo 490-495 Tempo. Noch breiter Fluttuazione dinamica Esplosione a piena als vorher. e raddoppio orchestra timbrico dei timpani 1-2 con scambi in dissolvenza incrociata 496-498 Più mosso 499-503 Accelerando poco 504-554 Tempo I Sul programma di stasera BERIO Dissolvenza del Do Accordo galleggiante dal contrabbasso (514-519) ai timpani 1-2 La versione della Prima di Mahler presentata in quest’occasione è firmata da Klaus Simon che ho preferito a quella di Stein per un motivo essenziale: si tratta di una rielaborazione che di fatto ripensa la partitura in termini di assetto orchestrale e non si limita a cassare strumenti con dei riquadri di elisione. Dunque l’equilibrio delle sezioni ne esce calibrato per una dimensione di orchestra da camera. Un segnale acustico annuncia l’arrivo imminente nella stazione di Padova tramite una successione combinata di più voci: una femminile che richiama l’attenzione, una maschile-robotica che pronuncia il nome della città in modo oggettivo e dissociato, una terza per l’orario o il ritardo, etc. Questo patch-work acustico richiama -molto, ma proprio molto alla lontana- il processo operativo di un lavoro di Berio della metà anni ’70, A-Ronne, i cui testi di Edoardo Sanguineti sono decostruiti diagonalmente in singole sillabe e fonemi. Dopo decenni di musica contemporanea mi suona abituale riconoscere il connotato compositivo di un annuncio ferroviario in stile decostruttivista. La musica contemporanea è forse destinata ad alimentare una funzione comunicativa quotidiana? Adorno trasalirebbe. «Ho sempre provato un senso di profondo disagio ascoltando canzoni popolari (cioè espressioni popolari spontanee) accompagnate dal pianoforte. È per questo e, soprattutto, per rendere omaggio all’intelligenza vocale di Cathy Berberian che nel 1964 ho scritto Folk Songs per voce e sette esecutori (flauto/ottavino, clarinetto, due percussioni, arpa, viola, violoncello) e, successivamente, per voce e orchestra da camera (1973). Si tratta, in sostanza, di un’antologia di undici canti popolari (o assunti come tali) di varia origine (Stati Uniti, Armenia, Provenza, Sicilia, Sardegna, ecc.), trovati su vecchi dischi, su antologie stampate o raccolti dalla viva voce di amici. Li ho naturalmente interpretati ritmicamente e armonicamente: in un certo senso, quindi, li ho ricomposti. Il discorso strumentale ha una funzione precisa: suggerire e commentare quelle che mi sono parse le radici espressive, cioè culturali, di ogni canzone. Queste radici non hanno a che fare solo con le origini delle canzoni, ma anche con la storia degli usi che ne sono stati fatti, quando non si è voluto distruggerne o manipolarne il senso. Due di queste canzoni (La donna ideale e Ballo) non sono popolari nella sostanza, ma solo nelle intenzioni: le ho composte io stesso nel 1947. La prima sulle parole scherzose di un anonimo genovese, la seconda sul testo di un anonimo siciliano.» [Luciano Berio] Domani prima prova di lettura con Opv: dalle 10 alle 13 ci aspettano Verdi e Berio. Il pomeriggio invece sarà dedicato ai silenzi di Mahler. [Marco Angius, dal treno 4] 10 NOTE A MARGINE 11 SUL PROGR AMMA DI S TA SER A I testi Black is the color Black black black is the color of my true love’s hair, his lips are something rosy fair, the sweetest smile and the kindest hands; I love the grass whereon he stands. I love my love and well he knows, I love the grass whereon he goes; If he no more on earth will be, ’t will surely be the end of me. Black black black is the color Of my true love’s hair, His lips are something rosy fair, The sweetest smile And the kindest hands; I love the grass whereon he stands. Nero è il colore Nero è il colore dei capelli del mio vero amore, Le sue labbra sono come una rosa, il sorriso più dolce e le più delicate mani. Amo la terra su cui si alza. Amo il mio amore e lui lo sa bene. Amo la terra dove lui cammina; Se sulla terra non sarà più, sarà sicuramente la mia fine. Nero è il colore dei capelli del mio vero amore, Le sue labbra sono come una rosa, il sorriso più dolce e le più delicate mani; Amo la terra su cui si alza. I wonder as I wander I wonder as I wander out under the sky Mi domando Mi domando quando vago sotto il cielo How Jesus our Savior did come for to die Perché Cristo il nostro Salvatore sia giunto per morire For poor orn’ry people like you and like I, I wonder as I wander out under the sky. Per persone misere come te e me, mi interrogo quando vago sotto il cielo stellato. When Mary birthed Jesus ’twas in a cow stall With wise men and farmers and shepherds and all, But high from the Heavens a star’s light did fall The promise of ages it then did recall. If Jesus had wanted of any wee thing A star in the sky or a bird on the wing Quando Maria diede alla luce Gesù era in una stalla con uomini saggi e contadini e pastori, Ma nell’alto dei cieli la luce di una stella cadente Richiamò la promessa dei secoli. Se Gesù avesse voluto ogni piccola cosa Una stella nel cielo o un uccello in volo O tutti gli angeli di Dio in cielo per 12 I TE S TI Or all of God’s angels in Heav’n for to sing He surely could have had it ’cause he was the king. cantare, di sicuro avrebbe potuto averli perché lui era il re. Loosin yelav Loosin yelav ensareetz Saree partzòr gadareetz Shegleeg megleeg yeresov Pòrvetz kedneen loosni dzov. Jan a loosin Jan ko loosin Jan ko gòlor sheg yereseen Xavarn arten tchòkatzav Oo el kedneen tchògatzav Loosni loosov halatzvadz Moot amberi metch mònadz. Jan a loosin, etc. La luna è sorta La luna è sorta oltre la collina, Oltre la cima della collina, La sua rossa, rosea faccia gettava i suoi radiosi raggi. O cara luna Con la tua cara luce E la tua cara, tonda, rosea faccia! Prima che l’oscurità regnò Coprendo la terra; Il chiaro di luna l’ha inseguita Nelle scure nuvole. O cara nuvola Rossignolet du bois Rossignolet du bois, Rossignolet sauvage, Apprends-moi ton langage, Apprends-moi-z à parler, Apprends-moi la manière Comment il faut aimer Comment il faut aimer Je m’en vais vous le dire, Faut chanter des aubades Deux heures après minuit, Faut lui chanter: ‘La belle, C’est pour vous réjouir’. On m’avait dit, la belle, Que vous avez des pommes, Des pommes de renettes Qui sont dans vot’ jardin. Permettez-moi, la belle, Que j’y mette la main. Non, je ne permettrai pas Que vous touchiez mes pommes, Prenez d’abord la lune Et le soleil en main, Puis vous aurez les pommes Qui sont dans mon jardin. Usignolo del bosco Usignolo del bosco Usignolo selvaggio, Insegnami il tuo linguaggio, Insegnami a parlare come te, Insegnami Come si fa ad amare Come si fa ad amare Te lo dirò, Deve cantare serenate Due ore dopo mezzanotte, Lui deve cantare: ‘Mia bella, Questo è per la vostra gioia.’ Mi hanno detto, mia bella, Che voi avete delle mele, Alcune mele renette, Che sono nel vostro giardino. Permettetemi, mia bella, Di toccarle. No, non vi permetterò Di toccare le mie mele, Prima prendete la luna E il sole in mano, Poi potrete avere le mele Che sono nel mio giardino. 13 I TE S TI A la femminisca E Signuruzzu miù faciti bon tempu Ha iu l’amanti miù’mmezzu lu mari L’arvuli d’oru e li ntinni d’argentu La Marunnuzza mi l’av’aiutari. Chi pozzanu arrivòri ‘nsarvamentu E comu arriva ‘na littra Ma fari ci ha mittiri du duci paroli Comu ti l’ha passatu mari, mari. La donna ideale L’omo chi mojer vor piar, De quattro cosse de’e spiar. La primiera è com’el è naa, L’altra è se l’è ben accostumaa, L’altra è como el è forma, La quarta è de quanto el è dotaa. Se queste cosse ghe comprendi A lo nome di Dio la prendi. Ballo La la la la la la... Amor fa disviare li più saggi E chi più l’ama meno ha in sé misura Più folle è quello che più s’innamura. La la la la la la... Amor non cura di fare suoi dannaggi Co li suoi raggi mette tal cafura Che non può raffreddare per freddura. Motettu de tristura Tristu passirillanti Comenti massimbillas. Tristu passirillanti E puita mi consillas A prongi po s’amanti. Tristu passirillanti Cand’ happess interrada Tristu passirillanti Faimi custa cantada Cand’ happess interrada. 14 I TE S TI Malurous qu’o uno fenno Malurous qu’o uno fenno, Maluros qué n’o cat! Qué n’o cat n’en bou uno Qué n’o uno n’en bou pas! Tradèra ladèrida rèro, etc. Urouzo lo fenno Qu’o l’omé qué li cau! Urouz inquéro maito O quèlo qué n’o cat! Tradèra ladèrida rèro, etc. Lo fiolaire Ton qu’èrè pitchounèlo Gordavè loui moutous, Lirou lirou lirou ... Lirou la diri tou tou la lara. Obio n’o counoulhèto É n’ai près un postrou. Lirou lirou, etc. Per fa lo biroudèto Mè domond’ un poutou. Lirou lirou, etc. E ièu soui pas ingrato: En lièt d’un nin fau dous! Lirou lirou, etc. Azerbaijan love song da maesden bil de maenaes di dilamnanai ai naninai go shadaemae hey ma naemaes yar go shadaemae hey ma naemaes sen ordan chaexman boordan tcholoxae mae dish ma naemaes yar tcholoxae mae dish ma naemaes kaezbe li nintché dirai nintché lebleri gontchae derai gontchae kaezbe linini je deri nintché lebleri gontcha de le gontcha na plitye korshis sva doi ax kroo gomshoo nyaka mae shi ax pastoi xanaem pastoi jar doo shi ma nie patooshi go shadaemae hey ma naemaes yar go shadaemae hey ma naemaes sen ordan chaexman boordan tcholoxae mae dish ma naemaes yar tcholoxae mae dish ma naemaes kaezbe li nintché dirai nintché lebleri gontchae derai gontchae nie didj dom ik diridit boost ni dietz stayoo zaxadit ootch to boodit ai palam syora die limtchésti snova papalam 15 I TE S TI Interpreti MARCO ANGIUS Direttore di riferimento per il repertorio moderno e contemporaneo, ricopre dal 2011 la carica di coordinatore artistico e direttore principale dell’Ensemble Giorgio Bernasconi presso l’Accademia del Teatro alla Scala. Dal 2006 è regolarmente invitato dall’Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai di Torino (che tornerà a dirigere nelle stagioni 2016-2017), oltre a coltivare un rapporto privilegiato come direttore ospite presso il Teatro Comunale di Bologna per la produzione musicale contemporanea (Jakob Lenz di Rihm, Don Perlimplin di Maderna, Il suono giallo di Solbiati). Ha diretto l’Ensemble Intercontemporain (Agorà 2012), Tokyo Philharmonic, Maggio Musicale Fiorentino, Teatro La Fenice, Philarmonique de Nancy, Teatro Petruzzelli, Orchestra della Toscana, Orchestra di Padova e del Veneto, la Verdi di Milano, I Pomeriggi Musicali, Orchestra della Svizzera Italiana, Orchestre de Chambre de Lausanne… Assistente di Sir Antonio Pappano per Guillaume Tell di Rossini (Emi Records, 2010), ha ottenuto il Premio del Disco Amadeus per l’incisione di Mixtim di Ivan Fedele (Stradivarius, 2007) ed è stato ripetutamente invitato da Biennale di Venezia, MiTo, Milano Musica, Warsaw Autumn Festival, Ars Musica di Bruxelles, Biennale Zagreb, deSingel 16 INTERPRE TI di Anversa (con l’Hermes Ensemble di cui è principale direttore ospite), Traiettorie, Società del Quartetto di Milano, Romaeuropa Festival, Royal College of Music, Accademia Musicale Chigiana. Nella ricca produzione discografica spiccano opere di Salvatore Sciarrino (Luci mie traditrici per Stradivarius/Euroarts, Le stagioni artificiali, Studi per l’intonazione del mare, Cantiere del poema, Cantare con silenzio, Libro notturno delle voci), Ivan Fedele (Mosaîque), Giorgio Battistelli (L’Imbalsamatore), Michele dall’Ongaro (Checkpoint), Nicola Sani (In red), Martino Traversa (Manhattan bridge), oltre ad autori storici come John Cage (Imaginary landscapes e Sixteen dances), Franco Evangelisti (Die Schachtel), Arnold Schönberg (Pierrot lunaire). Marco Angius è anche autore di numerosi saggi e scritti tra cui Del suono estremo (Aracne, 2014) e Come avvicinare il silenzio (Rai Eri, 2007). Tra le produzioni più recenti: Aspern di Sciarrino (Teatro La Fenice), La chute de la maison Usher di Ivan Fedele (Luxembourg Philarmonie e Amsterdam Muziekgebouw), L’Italia del destino di Luca Mosca al Maggio Musicale Fiorentino, La volpe astuta di Janáček (Accademia Nazionale di Santa Cecilia), Il diario di Nijinsky di Detlev Glanert (Cantiere di Montepulciano, 2009), l’incisione integrale de L’Arte della fuga di Bach/ Scherchen con OPV (pubblicata da Stradivarius), L’Arlésienne di Bizet con Chiara Muti, Risonanze erranti di Luigi Nono al Teatro Farnese di Parma (incise per l’etichetta Shiiin). Da ricordare inoltre gli impegni con l’OSN Rai di Torino in una tournée russa (ottobre 2015), ORT di Firenze (Play.it), Plural Ensemble di Madrid, Ensemble Prometeo (Domaines di Boulez, Infinito nero di Sciarrino e Quatre chants di Grisey), Accademia Teatro alla Scala (con lavori di Mosca, Sannicandro, Casella, Malipiero, Rihm, Falla…). Dal settembre 2015 è Direttore musicale e artistico dell’Orchestra di Padova e del Veneto. CRISTINA ZAVALLONI Cristina Zavalloni nasce a Bologna. Di formazione jazzistica, intraprende a diciotto anni lo studio del belcanto e della composizione presso il Conservatorio della sua città. Per molti anni si dedica anche alla pratica della danza classica e contemporanea. Si esibisce nei più importanti teatri, stagioni concertistiche, festival jazz di tutto il mondo tra cui il Montreux Jazz Festival, North Sea Jazz Festival, Free Music Jazz Festival di Anversa, Moers Music, Bimhuis, London Jazz Festival, Klara Festival, International Jazz Festival di Rotterdam, Concertgebouw di Amsterdam, Concertgebouw di Bruges, Lincoln Center e Carnegie Hall, Walt Disney Hall, Teatro alla Scala di Milano, Palau de la Musica (Barcellona), Barbican Center, Beijing Concert Hall, Moscow International House, Wien Konzerthaus, Grande Auditório - Fundação Gulbenkian (Lisboa), Banlieues Bleues, Les Nuits de Fourvière (Lione), New Palace of Arts Budapest, Auditorium Parco della 17 INTERPRE TI Musica di Roma, Blue Note di Milano, Casa del Jazz di Roma, Umbria Jazz, Suoni delle Dolomiti, Teatro La Fenice, Teatro Filarmonico di Verona, Teatro Comunale di Bologna. Si è esibita con orchestre quali la London Sinfonietta, BBC Symphony Orchestra, Schoenberg Ensemble, Sentieri Selvaggi, Musik Fabrik, Orkest De Volharding, Orchestra della Rai Torino, Los Angeles Philarmonic, ORT, Orchestra Toscanini, Irish Chamber Orchestra, ed è stata diretta da Martyn Brabbins, Stefan Asbury, Reinbert De Leeuw, Oliver Knussen, David Robertson, Jurjen Hempel, Georges-Elie Octor, Andrea Molino, Marco Angius, tra gli altri. Collabora con il compositore olandese Louis Andriessen, che ha scritto per lei alcuni dei suoi più recenti lavori tra cui Passeggiata in tram per l’America e ritorno, La Passione, Inanna, Letter from Cathy, Racconto dall’Inferno, la parte di Dante ne La Commedia (in prima mondiale alla Walt Disney Hall di Los Angeles e alla Carnegie Hall di New York nel 2010), e il monodramma Anaïs Nin (2010). È interprete di prime esecuzioni di Carlo Boccadoro, Luca Mosca, Emanuele Casale e di alcune composizioni di James McMillan (la prima statunitense di Raising Sparks, Carnegie Hall, 2011). Frequenta il repertorio barocco (Incoronazione di Poppea, Combattimento di Tancredi e Clorinda), collaborando con registi e coreografi quali Mario Martone e Alain Platel (VSPRS e Pitié!, su musiche di Fabrizio Cassol), e con la Brass Bang (Paolo Fresu, Gianluca Petrella, Marcus Rojas, Steve Bernstein). Le sue più recenti collaborazioni in ambito jazzistico includono duo con Jason Moran e Benoit Delbecq. Nel 2012, è ospite speciale del Premio Django Reinhardt dell’Académie du Jazz de France. Debutta al Grande Auditório della Fundação Gulbenkian di Lisbona, con la prima portoghese di Per Caso Aznavour, riprende Pierrot Lunaire di Schoenberg, al Teatro Nazionale di Roma e Anaïs Nin di L. Andriessen, alla Walt Disney Hall di Los Angeles (prima USA). In maggio debutta al Beijing Concert Hall, con Racconto dall’Inferno di L. Andriessen, e partecipa al progetto Strange Fruit di Fabrizio Cassol, al KVS e al Theatre National di Bruxelles. Ritorna inoltre al West Cork Chamber Music Festival con il debutto in Phaedra di B. Britten e riprende il Combattimento di Tancredi e Clorinda di MonteverdiBattistelli, con la regia di Mario Martone, alle Terme di Caracalla di Roma. In ottobre debutta al Konzerthaus di Vienna nell’ambito del 100° anniversario di Pierrot Lunaire di A. Schoenberg, con Moonsongs di Uri Caine. Chiude l’anno con un concerto alla Perm Philharmonie, un ritorno a Mosca, alla Moscow International House assieme ai Virtuosi Italiani, un’esibizione a Bangkok con Federico Mondelci e la Bangkok Symphony Orchestra. Inaugura il 2013 con una masterclass di canto a Cartagena (Colombia), nell’ambito del Festival Internacional de Musica. Seguono il debutto nel progetto Barocco! (19 marzo) con il gruppo Brass Bang! e la ripresa di Moonsongs di Uri Caine al Teatro Comunale di Modena (15 aprile). Debutta in The rape of Lucretia (in scena al Teatro Alighieri di Ravenna, al Teatro Valli di Reggio Emilia e al Maggio Musicale Fiorentino), in vista del debutto nella parte di Ms. Jessel in The turn of the 18 INTERPRE TI screw (al Teatro Comunale di Bologna, dal 19 al 27 novembre), nell’ambito delle celebrazioni del centenario della nascita di Benjamin Britten. Prosegue nella tournée di presentazione del suo ultimo progetto discografico, La donna di cristallo, assieme alla Radar Band, con concerti al Lugo Opera Festival, al Torino Jazz Festival (27 aprile), dove riscuote un clamoroso successo, davanti a un pubblico di 10.000 persone. Il progetto sarà ripreso in un’inedita “Deluxe version” firmata dalla Zavalloni e da Cristiano Arcelli, assieme all’Italian Jazz Orchestra e agli Archi dell’Orchestra Bruno Maderna, il 30 maggio al Teatro Fabbri di Forlì. Nel 2013, Cristina Zavalloni è stata inoltre protagonista di Carmen (da George Bizet), nell’inedita rilettura dell’Orchestra di Piazza Vittorio, al Festival Les Nuits de Fourvière di Lione, dal 23 al 26 giugno, ripresa poi alle Terme di Caracalla nel 2014 per il Teatro dell’Opera di Roma. Tra gli impegni del 2014 ricordiamo l’esecuzione di Folk Songs di L. Berio assieme a Sentieri Selvaggi, per la Società del Quartetto di Milano, il concerto all’Accademia Nazionale di Santa Cecilia con musiche di Marcello Panni, La Commedia di Andriessen a Washington, concerti ad Amsterdam, Siena, e la tournée con Brass Bang a Treviso e a Brescia, con il progetto Barocco! Nel 2015 si è presentata in concerto con l’Orchestra della Radio Svizzera Italiana, a Utrecht, a Amsterdam, all’Achtbrucken Festival di Colonia, e ancora in concerto con Andrea Rebaudengo a Varsavia e a Cremona, al Nuovo Auditorium del Museo del Violino, e insieme a Gabriele Mirabassi per gli Amici della Musica di Torino. Nel novembre 2015 è stata interprete di Corpi Eretici, nuova opera di Mauro Montalbetti a Reggio Emilia, direttore Lanzillotta, regia di Marco Baliani. Fra i prossimi impegni una serie di concerti a Londra, con Britten Symphonia e BBC Symphony Orchestra, Folk Songs con l’Orchestra di Padova e del Veneto (direttore Marco Angius) e ancora Theatre of the World la nuova opera di Andriessen a con la Los Angeles Symphony Orchestra e all’Opera di Amsterdam, regia di Pierre Audi. Ha pubblicato presso Egea IDEA (2006), Tilim–Bom (2008), Solidago (2009), La donna di cristallo (2012). ORCHESTRA DI PADOVA E DEL VENETO L’Orchestra di Padova e del Veneto si è costituita nell’ottobre 1966 e si è affermata come una delle principali orchestre italiane nelle più prestigiose sedi concertistiche in Italia e all’estero. È formata sulla base dell’organico del sinfonismo “classico”. Peter Maag – il grande interprete mozartiano – ne è stato il direttore principale dal 1983 al 2001. Alla direzione artistica si sono succeduti Claudio Scimone, Bruno Giuranna, Guido Turchi, Mario Brunello (direttore musicale, 2002-2003), Filippo Juvarra (Premio della Critica Musicale Italiana “Franco Abbiati” 2002). Nel settembre 2015 Marco Angius ha assunto l’incarico di direttore musicale e artistico. Nella sua lunga vita artistica l’Orchestra annovera collaborazioni con i nomi più insigni del concertismo internazionale tra i quali si ricordano S. Accardo, P. Anderszewski, M. Argerich, V. Ashkenazy, J. Barbirolli, Y. Bashmet, 19 INTERPRE TI R. Buchbinder, M. Campanella, G. Carmignola, R. Chailly, C. Desderi, G. Gavazzeni, R. Goebel, N. Gutman, Z. Hamar, P. Herreweghe, A. Hewitt, C. Hogwood, L. Kavakos, T. Koopman, A. Lonquich, R. Lupu, M. Maisky, V. Mullova, A.S. Mutter, M. Perahia, I. Perlman, M. Quarta, J.P. Rampal, S. Richter, M. Rostropovich, H. Shelley, J. Starker, R. Stoltzman, H. Szeryng, U. Ughi, S. Vegh, K. Zimerman. L’Orchestra è l’unica Istituzione Concertistico - Orchestrale (I.C.O.) operante nel Veneto e realizza circa 120 tra concerti e recite d’opera ogni anno, con una propria Stagione a Padova, concerti in Regione, in Italia e all’estero per le maggiori Società di concerti e Festival. Nelle ultime Stagioni si è distinta anche nel repertorio operistico, riscuotendo unanimi apprezzamenti in diversi allestimenti. A partire dal 1987 l’Orchestra ha intrapreso una vastissima attività discografica realizzando oltre cinquanta incisioni per le più importanti etichette. Tra le pubblicazioni più recenti l’Arte della fuga di Bach/Scherchen diretta da M. Angius (Stradivarius), Vivaldi Seasons and Mid-Seasons con S. Tchakerian e P. Tonolo (Decca), Sinfonie e concerti di Pleyel e Vanhal con L. Bizzozero e S. Bohren (Sony), la Passione di Gesù Cristo di Paër diretta da S. Balestracci (cpo), i Concerti per violoncello di Haydn e Wranitzky con E. Bronzi solista e direttore (Concerto). L’Orchestra di Padova e del Veneto è sostenuta da Ministero per i Beni e le Attività Culturali, Regione del Veneto e Comune di Padova. Partecipano al concerto Marco Rogliano Violini primi Enrico Rebellato ** Sonia Domoutschieva Chiaki Kanda David Mazzacan Suela Kazazi Nicolò Turatello ° Violini secondi Gianluca Baruffa * Pavel Cardas Davide Dal Paos Ivan Malaspina Roberto Zampieri Elena Cardin ° Viole Alberto Salomon * Floriano Bolzonella Silvina Sapere Giada Broz Violoncelli Mario Finotti * Caterina Libero Fernando Sartor Giancarlo Trimboli Contrabbassi Francesco Di Giovannantonio * Giorgia Pellarin Yordano Nunez ° Flauti Mario Folena * Riccardo Pozzato Ottavino Andrea Dainese Oboi Paolo Brunello * Victor Vecchioni 20 PARTECIPANO AL CONCERTO Clarinetti Luca Lucchetta * Stefano Cardo Roberto Scalabrin Fagotti Aligi Voltan * Lorenzo Vignato Marco Angius © by Silvia Lelli Violino principale Prossimi concerti Corni Marco Bertona * Michele Fait Danilo Marchello * Alberto Prandina Trombe Simone Lonardi * Daniele Casarotti Tromboni Alessio Brontesi * Michele Zulian Fabio Rovere Tuba Roberto Ronchetti Timpani Alberto Macchini * Sabato 30 gennaio 2016 Auditorium Pollini, Padova Families&Kids ore 17.30 MARCO ANGIUS GIAMPAOLO PRETTO Direttore Flauto solista e direttore CRISTINA ZAVALLONI Mezzosoprano Percussioni Stefano Tononi Paolo Parolini berio Folk Songs Fisarmonica Davide Vendramin Pianoforte Alessandro Cesaro Arpa Emanuela Battigelli * Prima parte ** Concertino ° L’organico del concerto prevede l’inserimento di studenti nell’ambito di una collaborazione fra l’OPV, il Consorzio tra i Conservatori del Veneto e l’associazione Amici dell’OPV. Giovedì 11 febbraio 2016 Auditorium Pollini, Padova Serie Blu ore 20.45 21 PROSSIMI CONCERTI ravel Le tombeau de Couperin vivaldi Concerti per flauto, archi e b.c. RV 440 e RV 429 bach / stravinsky Quattro Preludi e Fughe dal Clavicembalo ben temperato (prima esecuzione italiana) casella Paganiniana Amici dell’OPV È un’associazione senza scopo di lucro che si propone di sostenere l’OPV in tutte le sue attività. Si dedica in particolare alla promozione di iniziative rivolte ai giovani e al nuovo pubblico, avvalendosi del contributo di Privati e Aziende. GLI OBIETTIVI L’Associazione realizza un programma annuale intervenendo in quattro ambiti principali. › Sostenendo l’OPV Nella realizzazione della Stagione e dell’attività concertistica attraverso contributi diretti alla produzione. › Valorizzando i giovani musicisti Attraverso la creazione di borse di studio destinate ai migliori allievi dei Conservatori del Veneto, coinvolti in alcune tra le piú importanti produzioni della Stagione. › Promuovendo i progetti EDU Per avvicinare i bambini, le famiglie e il nuovo pubblico all’OPV e alla musica. › Ideando iniziative e progetti speciali Quali incontri, conferenze e concerti straordinari. 22 AMICI DELL’OPV Fondazione OPV DIVENTARE AMICI È il modo piú semplice e immediato per contribuire in prima persona ai progetti dell’OPV. Enti Fondatori Comune di Padova Provincia di Padova Regione del Veneto › I Privati Potranno usufruire di facilitazioni nell’accesso a tutte le attività dell’Orchestra e partecipare agli eventi culturali riservati agli Amici dell’OPV. › Le Aziende Potranno beneficiare di progetti e iniziative personalizzate, collegando il proprio nome in maniera esclusiva ad attività di alto profilo artistico e culturale. Consiglio generale Massimo Bitonci Presidente Vittorio Trolese Vicepresidente Luca Zaia Claudio Scimone Collegio dei Revisori dei Conti Alberto Galesso Presidente Francesco Secchieri Paola Ghidoni Direttore musicale e artistico Marco Angius Assistente alla direzione artistica Maffeo Scarpis Segreteria artistica e organizzativa Lucio Lentola Cecilia Mantovani Responsabile amministrativa Fabiana Condomitti Segreteria amministrativa Silvia Paccagnella Comunicazione, marketing e development Alberto Castelli Fabrizio Rosso Progetti scuole e università Anna Linussio ADESIONI E INFORMAZIONI Associazione Amici dell’OPV Casa della Rampa Carrarese Via Arco Vallaresso 32 35141 Padova T +39 348 5337860 [email protected] Organizzazione tecnica e logistica Pietro Soldà 23 FONDA ZIONE OPV Bunker / Julia Binfield 50a Stagione concertistica 2015/2016 www.opvorchestra.it