settembre musica
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ITTÀ ASSESSORATO PER LA CULTURA DI TORINO V * * ,-fi martedì 4 settembre 1990, ore 16 Piccolo Regio SETTEMBRE MUSICA Ensemble Europeo Antidogma Musica Quartetto d’Archi di Torino Edmondo Tedesco cla rin e tto b a sso ' In collaborazione con Antidogma Musica e ICONS (International Center of New Musical Sources) Ensemble Europeo Antidogma Musica Hans Liviabella, vio lin o Alfredo Giarbella, v io lo n c e llo Dora Filippone, Frédéric Zigante, ch ita rre Marinella Tarenghi, p ia n o fo rte L’Ensemble Europeo Antidogma Musica si è costituito nel 1977 ad opera di giovani concertisti, compositori e uomini di cul tura. Si presenta in formazioni varie, dal duo all’orchestra da camera, al quartetto d’archi. Oltre che degli elementi permanen ti dell’Ensemble (Dora Filippone-chitarra, Marinella Tarenghipianoforte, Nicolas Brochot-flauto, Michele Carulli-clarinetto, Enrico Correggia, compositore e coordinatore). Antidogma si avvale della collaborazione di altri prestigiosi concertisti. Ha effettuato tournée in tutto il mondo con più di cento concerti al l’estero (in Brasile, Argentina, Stati Uniti, Egitto, Kenia, Etiopia, Romania, Ungheria, Cecoslovacchia, Belgio, Olanda, Germa nia) e ha partecipato ad importanti rassegne intemazionali quali la Biennale di Zagabria, i festival di Sofia e Plovdiv, il Cantiere di Montepulciano, il Rossini Opera Festival, il Festival di Pitt sburgh e il Festival di Vigo, effettuando inoltre varie registrazio ni per radio e televisioni. Quartetto d’Archi di Torino Giacomo Agazzini, Umberto Fantini, v io lin i Andrea Repetto, vio la Manuel Zigante, v io lo n cello I componenti del Quartetto d’Archi di Torino sono allievi tutti quanti di Piero Farulll, con il quale studiano all’Accademia Chigiana e alla Scuola di Musica di Fiesole. L ’interesse suscitato dalla sua attività gli è valsa l’attribuzione di una borsa di studio da parte dell’Associazione per la Musica “De Sono”. Edmondo Tedesco si è diplomato in clarinetto con il massimo dei voti presso il Conservatorio di Torino sotto la guida di Sergio Avanzo e ha poi seguito corsi di perfezionamento con Antony Pay e Ciro Scarponi, diplomandosi con quest’ultimo al Corso Superiore Triennale di alto perfezionamento dell’Accademia Musicale Pescarese. Premiato a diversi concorsi intemazionali, ha suonato sia come solista che in varie formazioni cameristiche in importanti festival italiani. Dedito principalmente alla musica contemporanea, per il cui repertorio utilizza l’intera famiglia dei clarinetti, collabora con vari ensemble italiani, eseguendo nume rose opere in prima assoluta. Massimo Priori (1962) Variazioni su un tema tibetano, per clarinetto basso Primo Premio categoria “Musica da camera” al 7° Concorso Intemazionale di Composizione “ICONS” 1990 E d m o n d o T e d e s c o , c la r in e tto b a ss o bresciano, ha compiuto gli studi musicali prima presso il conservatorio di Brescia e poi a Bologna, diplomandosi in composizio ne. A Bruxelles ha terminato un corso di alta composizione con Renato de Grandis e simultaneamente ha conseguito la laurea in architettura presso il Politecnico di Milano. Sue composizioni sono state premiate in vari concorsi, tra i quali il IX Premio Internazionale Ancona, il Bucchi, il Savagnone e il Gaudeamus di Amsterdam. Insegna composizione presso l’Istituto Peri di Reggio Emilia. M a s s im o P r i o r i , Sergio Ortega (1938) Harcelement et mort d’un homme, per quartetto d’archi 1. U n h o m b re hu ye, p e rs e g u id o p o r p e rr o s 2. L a lu n a e s b ella , a ú n en la h u id a 3. D e str u y e ro n m i a ld e a 4. L o s p u e n te s sie g o s 5. R e c u e rd o s I: S o b re la lluvia 6. R e c u e rd o s II: á rb o le s, h ijo s y p á ja r o s 7. M u e r te d e l h o m b re (h e lic ó p te r o , luna, n u b e s, m ar) Primo Premio categoria “Quartetto d’archi” al 1 ° Concorso Intemazionale di Composizione “ICONS” 1990 Q u a r t e t t o d ’A r c h i d i T o r i n o S e r g io O r t e g a è nato a Antofagasta, in Cile, ed ha iniziato gli studi con Roberto Falabella per concluderli al Conservatorio Nazionale dell’Uni versità del Cile sotto la guida di Gustavo Becerra Schmidt. Docente di composizione presso il Conservatorio, ha quindi assunto la direzione della catena televisiva della stessa Università. Nel 1973 si è trasferito in Francia, dove attualmente dirige la Scuola Nazionale di Musica di Pantin. François de Fossa (1775-1849) Quartetto in la maggiore per due chitarre, violino e violoncello op. 19 n. 3 L e n to se n sib ile so ste n u to A lle g ro a g ita to - L e n to M in u e tto . A lle g ro R ondif. A lle g ro non tanto Franz Schubert (1797-1828) Adagio in mi bemolle maggiore per violino, violoncello e pianoforte op. 148 (D. 897) (Notturno) Niccolò Paganini (1782-1840) Terzetto in re maggiore per violino, violoncello e chitarra A lle g ro con brio M in u e tto . A lle g ro viva c e A n d a n te L a rg h e tto R o n d ò . A lle g re tto François de Fossa Quartetto in la maggiore per due chitarre, violino e violoncello op. 19 n. 3 François de Fossa è un personaggio curioso e interessante, che divise la sua vita tra la carriera militare in Spagna e in Francia e una collaterale, ma non per questo meno significativa, attività di chitarrista e compositore: sconosciuto ai moderni lessici, è stato riportato alla luce grazie alle recenti e approfondite ricerche di Matanya Ophee. Il padre era un avvocato di Perpignan, nel Roussillon, insigne storico e giurista, docente di diritto, creato nobile per i suoi meriti. François de Fossa nacque nel 1775 e venne educato a Perpignan, cittadina non priva di vita musicale: di fatto, però, fu probabilmente un autodidatta. Dopo lo scoppio della Rivoluzio ne, nel 1793 emigrò in Spagna, arruolandosi nell’armata contro rivoluzionaria del Roussillon (nota come “Battaglione della Regina”). Da questo momento in poi le notizie sulla sua vita sono abbondantemente documentate e particolareggiate: gentiluomo di corte presso Miguel de Azanza, ministro spagnolo della guerra, lo seguì in Messico, dove divenne luogotenente in seconda nella guarnigione di Acapulco; rientrato in Spagna nel 1803 come attaché militare al Ministero delle Indie, fu fatto pri gioniero dai francesi nel 1810 ma, grazie anche al suo protettore, Miguel de Azanza, entrò nelle grazie di Giuseppe Bonaparte e fu reintegrato in servizio. Caduto il Bonaparte nel 1813, rientrò in patria con Pannata francese, nelle cui file proseguì la brillante carriera già iniziata: capitano, poi comandante di battaglione, ottenne il titolo di “Ufficiale della Légion d’Onore” nel 1839, ritirandosi infine dal servizio attivo nel 1844. Morì a Parigi nel 1849. Dal suo matrimonio con Marguerite Sophie Vautrin, di ricca famiglia strasburghese, nacquero tre figli e una discendente vive tuttora. Con ogni probabilità si accostò alla composizione a Madrid, nel 1808. E ’ di quella data, infatti, una lettera alla sorella nella quale egli racconta di aver progettato di intraprendere la carriera musicale come compositore per chitarra e di aver presentato agli amateurs una raccolta di Quartetti (presumibilmente i tre dell’op.193) ricevendone grandi elogi; nulla però di più tangibi le: “sono stato festeggiato finché li ho divertiti, e lo sarei stato ancora di più se avessi fatto loro dono dei miei quartetti, ma al lorché ho voluto trarne partito, così come delle mie altre compo sizioni, tutti si sono raggelati; e il solo che avesse l'aria di volermeli comprare ebbe l’insolenza di offrirmi quattro piastre per tre lavori, con cui non mi ripagava neanche la carta penta grammata. Piuttosto li ridurrei in cenere! Sono stato costretto dunque ad accontentarmi della fama che le mie opere mi hanno dato e, poiché essa non è sufficiente per riempire la pancia, ho rinunciato per sempre a questo genere di lavoro.” Così amaramente deluso. De Fossa ripiegò sulla carriera militare per sopravvivere e pubblicò le sue composizioni solo a partire dal 1823, quando probabilmente aveva abbastanza denaro da poter contribuire di tasca propria alle spese di edizione. La sua produ zione oggi conosciuta comprende diversi lavori per chitarra sola e per due chitarre, tra i quali alcune riduzioni di ouvertures d’opera secondo il gusto del tempo, tre Triiper chitarra, violino e violoncello op. 18 e tre Quartetti per due chitarre, violino e violoncello op. 19 (che prevedono la possibilità di sostituire la seconda chitarra con una viola). In questi lavori da camera la chitarra è generalmente protagonista: così è nel Quartetto n. 3 in la maggiore, in cui la parte tematica è affidata alla prima chitarra e, un po’ in subordinò, al violino. Stilisticamente, François de Fossa si riteneva a ragione un compositore “moderno”: lo dimo stra una personale raffinatezza nelle armonie e nella scrittura. Curiosa è, infine, la ripartizione dei movimenti che presenta un primo tempo in forma sonata (in la minore) racchiuso tra due sezioni lente (in la maggiore). Franz Schubert Adagio in mi bemolle maggiore per violino, violoncello e piano forte op. 148 (D. 897) (Notturno) Com’è noto, il catalogo schubertiano abbonda di opere incom piute e di pezzi staccati di cui la collocazione e la datazione sono il più delle volte imprecisabili. Che si tratti di movimenti di quartetto, di sonata o di sinfonia, la domanda è la medesima: si tratta di pagine concepite inizialmente per opere maggiori e da queste estratte e sostituite nella stesura definitiva, oppure di frammenti di composizioni mai terminate? E ’ questa la domanda che gli studiosi si sono posti anche a proposito de li’Adagio per violino, violoncello e pianoforte meglio conosciuto come Not turno, denominazione datagli.dall’editore Diabelli all’epoca del la sua pubblicazione, nel 1845. Diverse ipotesi sono state avan zate. Secondo una di esse, l’idea del tema principale sarebbe sorta in Schubert dopo l’ascolto di un canto di carpentieri udito a Gmunden, nella zona di Salisburgo, nell’estate del 1825: in questo caso la composizione daterebbe dell’autunno 1825. Un’altra ipotesi colloca invece la sua stesura all’epoca dei due grandi trii con pianoforte op. 99 e op. 100, vale a dire l ’autunno 1827 o l’inizio del 1828. In questo caso, forse il più credibile, si può anche immaginare che l’Adagio in questione dovesse trova re posto, secondo la prima idea di Schubert, nel Trio in si bemolle maggiore op. 99 e che sia poi stato scartato e sostituito &à\VAn dante un poco mosso della versione definitiva: ipotesi suffragata dal percorso tonale “mi bemolle maggiore-mi maggiore” identi co in entrambe le pagine. La forma del brano è assai libera, un po’ come una fantasia. Il tema iniziale in mi bemolle, morbido e carezzevole, in tempo binario, si alterna con una seconda idea in 3/4, dal ritmo più marcato e frazionato. Ad ogni ritorno il tema iniziale si arricchi sce di nuove formule di accompagnamento, nello spirito della fantasia. La scrittura è quasi quella di un duo, tanto i due strumenti ad arco si muovono appaiati in modo molto più semplice che nei due grandi trii per il medesimo organico. Nella sezione iniziale un accompagnamento arpeggiato del pianoforte rievoca il suono di una chitarra e accentua a mo’ di serenata la cantabilità del tema: è probabilmente questo particolare clima sonoro che ha valso al brano il titolo di “Notturno”. Niccolò Paganini Terzetto in re maggiore per violino, violoncello e chitarra La produzione cameristica di Paganini è, in buona parte, scoperta recente. Nell’Ottocento e nella prima metà del nostro secolo erano conosciute soltanto due raccolte di sei Sonate ciascuna per violino e chitarra, eseguibili anche con il pianoforte, e due serie di tre Quartetti per violino, viola, chitarra e violoncello dedicate “Alle Amatrici”, tutte pubblicate da Ricordi nel 1820: opere destinate a dilettanti, con parti generalmente difficili per la chitarra, moderatamente difficili per il violino e più facili per gli altri archi. E ’ soltanto a partire dal secondo dopoguerra che molti altri inediti hanno visto la luce nel quadro di più approfondite ricerche nel campo, in buona parte inesplorato, dei manoscritti e dei documenti paganiniani. Ad opera soprattutto dell’editore Zimmermann di Francoforte sul Meno e dell’Istituto Italiano per la Storia della Musica (presso il quale è in corso di pubblicazione l’opera completa di Paganini) sono stati perciò editi tre Quartetti per archi, dedicati al Re di Sardegna, altri Quartetti per archi e chitarra, le diciotto Sonate per violino e chitarra note come “Centone di sonate” e altri brani per organici diversi, operazione che ha consentito di chiarire meglio la posizione del grande genovese nell’ambito della produzione strumentale italiana da camera del primo Ottocento. In questo quadro si colloca il Terzetto in programma, edito solo nel 1855, più di centoventi anni dopo la sua creazione: sul manoscritto, infatti, si legge, annotato da Paganini con insolita precisione: «Terzetto per Violino, Violoncello e Chitarra, Composta (sic!) in Londra da N. Paganini, Li 4. Agosto 1833». In generale, malgrado un attento interesse per le composizioni del classicismo viennese (è nota, fra l’altro, la sua ammirazione per gli ultimi Quartetti di Beethoven, e la familiarità con esse) Paganini mantiene nella sua produzione da camera un gusto spiccatamente italiano per una cantabilità di ascendenza operisti ca, e quindi per le fioriture in stile cabalettistico di cui era maestro, per l’afflato melodico e per la semplicità formale. Il Terzetto per violino, violoncello e chitarra non fa eccezione: il suo principale fascino risiede nella felicità dell’invenzione melodica, nella calda espressività senza veli degli scambi tra modo maggiore e minore, nello slancio pieno di brio e di mordente. La scrittura non è dissimile da quella delle Sonate per violino e chitarra ma, se il protagonista è ancora il violino, con il suo virtuosismo leggero, anche il violoncello ha una funzione concertante, mentre la chitarra, alla quale compete per lo più il sostegno armonico, sale di quando in quando in primo piano assumendo su di sè il tema, accompagnata dai due archi pizzicati come accade nella sezione finale del primo movimento o nel “Trio” che è la parte forse più bella del Rondò. Il clima da salotto ottocentesco plasma anche le forme tradizionali e il Minuetto acquista un sapore “Biedermeier”. Rosy Moffa Lunedì 17 settembre 1990, ore 19, Teatro Carignano Presentazione di “Sonus”, rivista di musica contemporanea a diffusione nazionale Il periodico ha fra gli scopi prioritari quello di unire il discorso sulla musica a quello sulla cultura intesa in senso generale e di favorire il dialogo tra le punte più avanzate della musica con temporanea e gli altri settori artistici, senza trascurare una rigorosa indagine nel campo dell’estetica filosofica. Il taglio, tuttavia, non è così pesante come potrebbe apparire: al contra rio, la forma saggistica è arricchita da continue escursioni dialogiche a tutto beneficio di una più ampia informazione. La rivista ha periodicità trimestrale. Partecipano alla presentazione: Antonio De Lisa, Enrico Fubini, Enzo Restagno, Mariapia Rostagno. ' leggere di musica F ra n ço is d e F o ssa è una sco p erta re cen te di M ata n ya O phee, che ne ha incluso una p rim a b io g ra fia con elenco d elle o p ere n el su o sa g g io su i q u in tetti di B o c ch erin i (1 ). N o n è un testo fa c ile d a trovare, m a in ta n to se ne veda la recensione di D a n ilo P refu m o su l ‘F ro n im o ’ n. 4 5 (2). C o m m en ti a lle m u siche d i F o ssa so n o a n co ra su i nn. 5 0 e 5 4 'e n el vo lu m e d i D e ll’A ra (3). Su Schubert, la m o n o g ra fìa in ita lia n o p iù a m p ia ed esauriente è q u ella di P a u m g a rtn e r (4); p iù a g ile m a non tra scu ra b ile l'E in stein (5). I l sa g g io d i E ggebre ch t (6), fin a lm e n te tradotto, non è c erto d ivu lg a tivo , m a la su a im p o rta n za è enorm e, a b en g uardare, non so lo p e r q u a n to a ttien e a l L ied . O ttim a, p e r P aganini, la g ra n d e m o n o g ra fia d i B erri (7), che ha p u re cu ra to una b ellis sim a rasse gna d o cu m en ta ria (8). C ’è p o i una b iografìa re cen te, ricca d i iconografia e testim o n ia n ze, d iN e ill (9), cu i si deve p u re un a ccu ra to e p isto lario (10). P er B ra h m s è m o lto d etta g lia to il R o sta n d (1 1) su vita e opere, e utile il N e unzig (12) su l p ia n o critico. M o lto b elli l’ep isto la rio curato da G à i (13) e il g rand e stu d io d i B u ssi (14), f r a le p iù n o tevo li a cq u isizio n i d e ll’a t tuale m a n u a listica critica. Antonio Cirignano (1) M. OPHEE, Luigi Boccherini’s guitar quintets. New evidence ... Editions Orphée, Boston 1982 (2) IL FRONIMO, Rivista trimestrale di chitarra e liuto, Suvini Zerboni Milano, nn. 45, 1983; 50/1985; 54/1986 (3) M. DELL’ARA, Manuale di storia della chitarra, voi. I, Bérben, Ancona 1988 (4) B. PAUMGARTNER, Schubert, Mondadori, Milano 1981 (5) A. EINSTEIN, Schubert, Accademia, Milano 1978 (6) H. H. EGGEBRECHT, Principii del Lied schubertiano, ne 11 s e n so d e lla m u s ic a , Il Mulino, Bologna 1987 (7) P. BERRI, Paganini. La vita e le opere, Bompiani, Milano 1982 (8) P. BERRI, Paganini. Documenti e testimonianze, Sigla Effe, Ge nova 1982 (9) P. NEILL, Paganini, il cavaliere fdarmonico, De Ferrari, Genova 1990 (10) P. NEILL, Paganini, Epistolario, Comune di Genova, Genova 1982 (11) C. ROSTAND, Brahms, Rusconi, Milano 1986 (12) H. A. NEUNZIG, Johannes Brahms, Discanto, Fiesole 1981 (13) H. GAL (cura di), Johannes Brahms: Lettere, Discanto, Fiesole 1985 (14) F. BUSSI, La musica strumentale di Johannes Brahms, ERI, Torino 1989 La maggior parte delle pubblicazioni indicate può essere consultata presso la Civica Biblioteca Musicale “Andrea Della Corte” - Villa Tesoriera - corso Francia 192. Nell’intento di dare un contributo alla salvaguardia dell’ambiente, i pro grammi di sala di Settembre Musica vengono stampati su carta riciclata.