Notizie di stampa del 31.1.2014 - Dirpuglia sindacati dirigenti quadri

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Notizie di stampa del 31.1.2014 - Dirpuglia sindacati dirigenti quadri
DIRER
Venerdì, 31/01/2014 10:02
Indice dei documenti
DIRER
Direr
Direv
Dirigenza
E-Governament
L' e-government rovescia la burocrazia
Da 'Corriere della Sera' del 31/01/2014 - Pagina 50
1
E-Procurament
Pubblica Amministrazione
Dall' Eni al Fondo strategico, ecco i quattordici consigli da nominare
Da 'Corriere della Sera' del 31/01/2014 - Pagina 11
Mastrapasqua e quei 42 milioni non pagati alla sua Inps
Da 'Corriere della Sera' del 31/01/2014 - Pagina 19
L' e-government rovescia la burocrazia
Da 'Corriere della Sera' del 31/01/2014 - Pagina 50
«I privati investano o scorporo della rete»
Da 'Il Sole 24 Ore' del 31/01/2014 - Pagina 4
«Facente funzioni», rischi alti
Da 'Il Sole 24 Ore' del 31/01/2014 - Pagina 26
3
5
9
11
13
Normativa Comuni
Fondi in Svizzera, zero sconti
Da 'Italia Oggi' del 31/01/2014 - Pagina 21
L' assemblea è sovrana
Da 'Italia Oggi' del 31/01/2014 - Pagina 36
Riscossione della Iuc tripartita
Da 'Italia Oggi' del 31/01/2014 - Pagina 35
Case ai militari, interventi al 2016
Da 'Italia Oggi' del 31/01/2014 - Pagina 37
La calamità naturale «sconta» l' Irap
Da 'Il Sole 24 Ore' del 31/01/2014 - Pagina 16
L' alluvione sospende le imposte
Da 'Il Sole 24 Ore' del 31/01/2014 - Pagina 26
Normativa Enti Locali
Mastrapasqua e quei 42 milioni non pagati alla sua Inps
15
19
21
23
25
35
Da 'Corriere della Sera' del 31/01/2014 - Pagina 19
Pena di morte per i marò, New Delhi ci ripensa
Da 'La Repubblica' del 31/01/2014 - Pagina 15
Addio riforma dei porti
Da 'MF' del 31/01/2014 - Pagina 21
37
41
43
Normativa Province
brevi
Da 'Italia Oggi' del 31/01/2014 - Pagina 24
Così un' impresa può avviare un negozio online a Pechino
Da 'Il Sole 24 Ore' del 31/01/2014 - Pagina 47
45
47
Sindacati
il Sindacato mette i Caf al Servizio del «Bonus Mobili»
Da 'Corriere della Sera' del 31/01/2014 - Pagina 39
Volkswagen negli Usa apre ai sindacati i repubblicani del Tennessee insorgono
Da 'La Repubblica' del 31/01/2014 - Pagina 12
Sindacati Alitalia: bene piano, no esuberi
Da 'Italia Oggi' del 31/01/2014 - Pagina 43
Alitalia bussa ancora alle banche
Da 'MF' del 31/01/2014 - Pagina 11
Ilva, accordo sul taglio della produzione
Da 'Il Sole 24 Ore' del 31/01/2014 - Pagina 41
LA PAROLA CHIAVE
Da 'Il Sole 24 Ore' del 31/01/2014 - Pagina 41
Banche, il nodo del salario
Da 'Il Sole 24 Ore' del 31/01/2014 - Pagina 46
Pensionati
49
51
53
55
57
59
61
.
Ven 31/01/2014
Corriere della Sera
Pagina 50
50
Venerdì 31 Gennaio 2014 Corriere della Sera
Idee&opinioni
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L’ITALIA DI FRONTE ALL’INDIA

L’unica cosa su cui si sono trovati
d’accordo? Il tacere. Il nobile minuto di silenzio, almeno quello, che ieri le
delegazioni hanno osservato in onore dei
centotrentamila ammazzati in tre anni di
guerra. L’ignobile silenzio che oggi concluderà il primo round di Ginevra 2, negoziato
aperto con le grancasse sul palcoscenico ad
alogene del Petit Palais di Montreux e mestamente sospeso nei corridoi del Palais
des Nations ginevrino, al lumicino del neon
e delle speranze. In dieci giorni, gli uomini
del regime e delle opposizioni in esilio non
si sono mai guardati negli occhi, non si sono mai stretti la mano, non si sono mai parlati direttamente, non si sono mai accordati
sul cessate il fuoco, tanto meno sulla transizione «democratica e pluralista» già sottoscritta con Ginevra 1, meno ancora sul futuro di Assad (che resta il vero nodo).
Non è mai entrata in vigore neppure la
tregua di Homs, annunciata domenica dal
mediatore dell’Onu, Lakhdar Brahimi: i governativi che assediano la città non si fidano a far entrare i convogli della Croce rossa,
i ribelli non si fidano a lasciar andare i civili.
Ciononostante, tra una settimana si dovrebbe ripartire da dove ci si è fermati: la discussione su Ginevra 1 che, peraltro, prevede proprio quel che si vorrebbe concludere
con Ginevra 2.
In questo teatrino dell’assurdo diplomatico, con un’opposizione che rappresenta
pochissimo e una controparte senza reale
peso, il pensiero di Brahimi è che tirare a
campare coi colloqui in Svizzera sia comunque meglio che tirare le cuoia e basta in Siria. Vecchia volpe, l’algerino ha già capito
che questo zero a zero ha in realtà un vincitore in chi vuole che Assad resti dov’è: la
Russia, la Cina e l’Iran. E che non sarà questa coreografica, quasi inutile rappresentazione della pax onusiana a interrompere la
tragedia: qualche novità, casomai, può arrivare dagli altri saloni del Palais dove americani e iraniani torneranno a vedersi in febbraio. Sempre che l’intesa nucleare di novembre e i nuovi sorrisi resistano. Sempre
che la bomba Siria non faccia saltare anche
quel tavolo.
Francesco Battistini
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NEW DELHI PIÙ INQUINATA DI PECHINO
IL DOPPIO STANDARD CHE TRASCURA L’INDIA

L’aria di Pechino è così inquinata
che vivere nella capitale della Cina
è come aver fissato la propria residenza
nella sala fumatori di un aeroporto. Non è
una battuta, ma un dato scientifico: per
tutto il 2013 il livello medio di PM 2,5 (le
polveri sottilissime che si infilano in profondità nei polmoni e finiscono nel sangue) è stato sui 194 microgrammi per metro cubico di aria. Nelle smoking lounge
degli aeroporti la media è
166. Secondo l’Organizzazione mondiale per la sanità, oltre 25 bisogna preoccuparsi e intervenire. Tutti
sappiamo quanto è grave la
situazione in Cina.
Ma a guardare i dati si
scopre che l’aria di New
Delhi è più inquinata di
quella di Pechino: a gennaio la capitale dell’India ha
registrato in media 473 di
PM 2,5: più del doppio di quella cinese. Però l’aria irrespirabile di New Delhi non fa
notizia come quella di Pechino. Perché
nessuno presta attenzione al fatto che l’India ha il tasso più alto di morti causate da
malattie respiratorie croniche? Perché non
sappiamo che l’India ha più morti per
asma di ogni altra nazione? Neanche i giornali indiani ne scrivono molto, al contrario
di quelli cinesi che ormai hanno titoli e
analisi ogni giorno. Il PM 2,5 di New Delhi
è prodotto dalle esalazioni dei tubi di scappamento di quasi 7,5 milioni di automobili, combinati con le polveri dei cantieri, la
cenere dei roghi nelle discariche, le emissioni delle fabbriche. Più o meno la situazione di Pechino.
Cina e India hanno due classi medie in
ascesa, sempre più interessate ai loro diritti alla salute ambientale. Ma la sensibilità
dell’opinione pubblica e
del governo cinese è stata
accentuata da una campagna (meritoria) lanciata
dall’ambasciata americana
a Pechino nel 2008: ogni
ora di ogni giorno, dal suo
account Twitter la «US Embassy in Beijing» rende
pubblico il livello di PM
2,5. L’ambientalismo è anche politica e così gli americani sfidano la potenza rivale cinese, la costringono a muoversi. Sulla nebbia sporca che avvolge New Delhi finora c’è stato silenzio: l’ambasciata Usa
non segue l’esempio di quella a Pechino.
Ora il New York Times ha chiesto di finirla
con questo doppio standard. I cittadini indiani hanno trovato un difensore inatteso.
Guido Santevecchi
@guidosant
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Troppa confusione sul «caso marò»
È il momento della strategia unitaria
di DANILO TAINO
N
on saranno le frasi roboanti e la
corsa al gesto anti-indiano a indirizzare verso una soluzione positiva la vicenda dei due marò italiani
trattenuti in India. L’iperattivismo
casuale e fuori da una strategia di una parte
del mondo politico italiano rischia anzi di creare problemi. Una gara a chi la spara più grossa — tanto costa poco — non ha alcun effetto
a New Delhi. Ma a Roma innesca una catena di
toni sempre più alti e una rincorsa a esprimere contenuti sempre più estremi (e vuoti). Il rischio è che, per non sembrare deboli, si facciano errori gravi. Nella capitale indiana queste sono ore importanti, la Corte Suprema terrà un’udienza il 3 febbraio e da notizie di
stampa locali il governo starebbe prendendo
iniziative per arrivare finalmente a formulare i
capi d’imputazione contro Salvatore Girone e
Massimiliano Latorre. La posizione da tenere
in questi momenti non può essere ondivaga.
Invece si ondeggia. Ieri — stando alle agenzie
di stampa — il ministro della Difesa Mario
Mauro ha, nel corso di un incontro a Foggia,
stigmatizzato il rinvio di un’udienza che
riguardava i due fucilieri da parte di un
tribunale indiano. Si trattava però, come ha
chiarito il commissario governativo sul caso
marò, Staffan de Mistura, di un rinvio «voluto
dall’Italia». Mauro ha poi precisato, ma
l’infortunio segnala che la pressione politica
per mostrarsi inflessibili e determinati con
l’India può generare confusione.
Anche una dichiarazione, tre giorni fa, del
ministro degli Esteri Emma Bonino è
sembrata più provocata dal dibattito politico
interno che dalla scelta politica di usare toni
duri con New Delhi. Parlare, come ha fatto, di
«inaffidabilità del regime indiano» sul caso
dei due fucilieri di Marina significa che il
capo della diplomazia italiana ha deciso di
alzare i toni e colpire l’India nell’orgoglio. Un
salto di qualità, però, non seguito da altri
passi e che — risulta al Corriere — nel
governo indiano è stato registrato con una
certa irritazione. Niente di grave: la
diplomazia è anche scontro e toni duri.
L’importante è che ciò che si fa e si dice sia
finalizzato a una strategia. La stessa visita
della delegazione di parlamentari a New
Delhi, invece, è sembrata più indirizzata
all’Italia che all’India, dove pochi l’hanno
notata: organizzata sotto la spinta
dell’indignazione e della corsa in avanti
voluta dal Movimento 5 Stelle, non fondata
su una linea unica di parlamento ed
DORIANO SOLINAS
A GINEVRA IL TEATRINO DELL’ASSURDO
VINCE SOLO CHI VUOLE CHE ASSAD RESTI
esecutivo.
Negli ultimi tempi, il governo ha finalmente
posto in essere una strategia chiara, in grado
di avere successo. L’ambasciatore in India
Daniele Mancini e i legali di Girone e Latorre
hanno chiesto alla Corte Suprema di premere
affinché si arrivi alla formulazione dei capi
d’imputazione. Non per il gusto di farlo. Per
costringere la parte indiana a scoprire le
carte: o si decide di andare a un processo
secondo il codice penale — non regolato da
una legge antiterrorismo e quindi senza
pericolo di pena capitale — oppure l’Italia
può avere una serie di argomentazioni forti
per ricorrere alla Corte permanente di
arbitrato dell’Aja e chiedere di giudicare il
caso in un tribunale internazionale. Questa
strategia ha la possibilità di portare risultati.
Anche per questo l’Italia ha presentato alla
Corte Suprema una petizione breve: per non
dare alla parte indiana motivi di ulteriore
rinvio o argomentazioni per sostenere che
sono le mosse di Roma a provocare i tempi
lunghi.
È su questa strategia che ci deve essere l’unità
nazionale: le polemiche e le commissioni
d’inchiesta vengono dopo. Quello che c’è da
fare sul piano giudiziario è dunque aspettare
fino al 3 febbraio, quando la Corte Suprema
dirà la sua. A quel punto, il team dei legali e il
«gruppo marò» costituito dal governo
decideranno cosa fare. In questo momento,
per tre giorni, occorre attendere che l’azione
intrapresa dia risultati. Ieri, a New Delhi, un
quotidiano ha scritto che il governo indiano
si starebbe orientando a chiedere al
ministero degli Interni di non utilizzare
contro i marò la legge antiterrorismo e
antipirateria Sua Act. Segno che la strategia
italiana ha messo in moto una reazione.
Azioni scomposte potrebbero farla
deragliare.
Altra cosa è l’iniziativa diplomatica
internazionale che il governo, il ministro
Bonino e il presidente del Consiglio Letta
hanno portato avanti in questi giorni. Ieri, il
presidente della Commissione europea José
Manuel Barroso ha detto di essere
preoccupato della situazione e di avere
avviato iniziative sulla vicenda: «Se questa
situazione non sarà gestita in modo adeguato
potrebbe avere conseguenze nei rapporti tra
la Ue e i partner indiani», ha sostenuto.
Anche sul piano diplomatico, non è lo
sventolio delle bandiere e lo sfoggio
velleitario dei muscoli a portarci alleati.
Meglio muoversi sul piano del diritto,
quando lo si ha dalla propria parte.
@danilotaino
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PUBBLICA AMMINISTRAZIONE E TECNOLOGIE
L’e-government rovescia la burocrazia
di GIULIANO NOCI
IL FLOP DI GOOGLE CON MOTOROLA:
LEZIONE DI BUSINESS NELL’ERA DIGITALE

Che per Google quella con Motorola sia stata una disavventura più
che un’avventura, è fuori discussione.
L’azienda americana dei telefonini, pagata
meno di due anni fa 12,5 miliardi di dollari,
viene rivenduta ora ai cinesi di Lenovo per
meno di 3 miliardi. Dopo qualche bruciante insuccesso commerciale (quota del mercato mondiale degli smartphone ulteriormente scesa nell’ultimo anno dal 2,3 all’1%
nonostante il lancio del nuovo Moto X),
Larry Page esce da un business nel quale si
era entusiasticamente tuffato appena divenuto amministratore delegato della società
da lui fondata 16 anni fa, insieme a Sergey
Brin.
Ma, a parte il fatto che le dimensioni
della perdita accusata dalla società californiana restano indefinite e sono comunque
molto inferiori a quelle che appaiono (i 2,9
miliardi liquidi che erano in Motorola al
tempo dell’acquisto sono probabilmente
rimasti a Google che ha anche incassato
2,35 miliardi dalla vendita di alcune attività
minori dell’azienda elettronica), l’affare
presenta caratteri particolari che fanno riflettere sul rapido cambio di scenari negli
affari, soprattutto quelli delle tecnologie
digitali.
E-Governament
E qui, oltre alla perdite, a colpire sono la
rapidità con cui Page si è mosso (azienda
comprata appena insediato e rivenduta dopo appena 21 mesi) e la molteplicità degli
obiettivi di Google. Quello di diventare un
concorrente di Apple nei terminali telefonici è stato di certo mancato, ma la società
puntava anche a proteggere Android, il suo
sistema operativo mobile. E qui qualcosa
c’è: i 15 mila brevetti di Motorola che restano a Google sono una polizza di assicurazione contro possibili controversie legali
sulla paternità delle tecnologie usate. Vendendo a Lenovo, poi, Page lega ancor più il
gruppo cinese al sistema Android.
Mentre Lenovo (che aveva già acquistato
i personal computer e il business dei server
della Ibm) entra sempre più in profondità
nel mercato americano delle apparecchiature digitali, Google con la sua mossa segnala che la ricerca di nuovi sbocchi nel
mondo dell’«Internet delle cose», fatta con
lo sviluppo dei Google Glasses, i suoi occhiali digitali, e con i 3,2 miliardi appena
investiti nella domotica (acquisto dei termostati di Nest Labs), non è necessariamente una strada a senso unico.
Massimo Gaggi
© RIPRODUZIONE RISERVATA
C
aro direttore, a più di dieci anni dal
primo Bando Stanca ancora si crede
che l’e-government nella Pubblica
amministrazione (Pa) richieda solo
tecnologie e non piuttosto un serio
ridisegno dei processi organizzativi delle istituzioni. Digitalizzare non vuole dire trasformare azioni fisiche in un clic del mouse; piuttosto, riprogettare attività e meccanismi di coordinamento organizzativo per tenere conto
delle potenzialità delle tecnologie dell’informazione. Abbiamo fatto fin qui esattamente il
contrario: dalla raccomandata alla posta elettronica certificata per poi richiedere, in molti
casi, al personale dell’ente di stampare quanto
veicolato dal mittente ed aumentare i tempi
della pratica. Mentre la logica di organizzazione delle informazioni e dei servizi va incentrata sull’utente.
Le culture politiche hanno investito per anni, ed ancora ora, energie e parole attorno ad
un’idea di Stato e del suo rapporto con i cittadini cui corrisponde nella realtà e nella vita
quotidiana l’esatto contrario. L’amministrazione è di fatto nemica dei cittadini e delle imprese — oggi lavora oggettivamente per impoverire il Paese — e all’efficienza o alla semplificazione delle realtà nazionali concorrenti continua ad opporre il peso di una vecchia cultura
giuridica delle procedure, completamente indifferente ai risultati.
Serve una nuova governance dell’innovazione, dotata di forti poteri sanzionatori per le
amministrazioni inadempienti, sia a livello
nazionale che per quanto attiene il singolo ente. A livello macro se, per fortuna, esistono
buone pratiche sparse sul territorio della Penisola, queste sono troppo spesso sconosciute ai
più e/o non comprese (nonostante il «portale
del riuso» varato ormai sette anni fa!). A livello
di singola realtà, la strada dell’e-government
passa attraverso una gestione cross-ente; in
un Paese fatto di piccolissimi Comuni, è impensabile che ognuno si faccia carico autonomamente della introduzione e gestione di
processi digitali (con tutto quello che questo
comporta); una gestione associata è l’unica
strada percorribile con risultati importanti vedi la Provincia di Brescia: qui vengono gestite
sotto un’unica cabina di regia più di 150 realtà
comunali.
Ma perché siamo ancora al palo? Certo la
politica...ma attenzione che non si tratti di
un’accusa consolatoria. Le Pubbliche amministrazioni hanno infatti personale sbagliato: assunto e formato per una gestione burocratica
e giuridica della «cosa pubblica» e non in grado di farsi promotore di un disegno di semplificazione. Non possedendo competenze gestionali adeguate non ha ancora compreso come l’e-government sia un percorso obbligato
lungo la via dell’auspicata crescita economica
dell’Italia; grazie ad esso, infatti, si può ridurre
la spesa pubblica (con i risparmi conseguenti), aumentare la competitività del sistema Paese, dar vita ad un nuovo sistema di interazione tra Pa e mondo dell’utenza (un aspetto che
ci vede dietro numerosi Paesi africani nei
Riproduzione autorizzata licenza Ars PromoPress 2013-2016
ranking internazionali più importanti).
Finora ogni tentativo di aggredire questa
macchina si è risolto in una foto opportunity
tra manager — prestati dalla sfera del mercato
— e politici, anche consapevoli, ma troppo distratti verso un impegno che richiede severità,
responsabilità ed un forte rovesciamento liberale di un mondo chiuso e incompetente rispetto alle sfide del futuro. Ma i risultati sono
pari a zero e l’annuncio del cambiamento finisce, come ogni notizia, al mercato, ad incartare pesce. Eppure quella di un’amministrazione
che stenta a riconoscere il merito che deriva
dai risultati e promuove le forme di una cultura «mandarina», mentre il Paese scivola nella
crisi, è una seria questione morale. Occorre
quindi una determinazione straordinaria per
affermare un serio rinnovamento della Pa italiana: nel portare a cambiare parte del personale, a modificare il sistema degli incentivi, a
eliminare — quando necessario — uffici portatori di burocrazia e a rottamare una buona
parte della classe politica o, meglio, del modo
di fare oggi politica. Proprio qui misureremo
anche il nuovo che si annuncia all’orizzonte
della politica: nella capacità di dare un volto liberale ed efficiente alla sfera pubblica — il
volto di chi è al servizio del cittadino sovrano,
si badi bene — si definirà il profilo politico, tra
gli altri, di Matteo Renzi. E la credibilità di un
nuovo ceto dirigente del Paese.
Docente di marketing
Politecnico di Milano
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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Corriere della Sera
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pubblica amministrazione e tecnologie.
L' e-government rovescia la burocrazia
C aro direttore, a più di dieci anni dal primo Bando
Stanca ancora si crede che l' e-government nella
Pubblica amministrazione (Pa) richieda solo
tecnologie e non piuttosto un serio ridisegno dei
processi organizzativi delle istituzioni. Digitalizzare
non vuole dire trasformare azioni fisiche in un clic del
mouse; piuttosto, riprogettare attività e meccanismi di
coordinamento organizzativo per tenere conto delle
potenzialità delle tecnologie dell' informazione.
Abbiamo fatto fin qui esattamente il contrario: dalla
raccomandata alla posta elettronica certificata per poi
richiedere, in molti casi, al personale dell' ente di
stampare quanto veicolato dal mittente ed aumentare
i tempi della pratica. Mentre la logica di
organizzazione delle informazioni e dei servizi va
incentrata sull' utente. Le culture politiche hanno
investito per anni, ed ancora ora, energie e parole
attorno ad un' idea di Stato e del suo rapporto con i
cittadini cui corrisponde nella realtà e nella vita
quotidiana l' esatto contrario. L' amministrazione è di
fatto nemica dei cittadini e delle imprese - oggi lavora
oggettivamente per impoverire il Paese - e all'
efficienza o alla semplificazione delle realtà nazionali
concorrenti continua ad opporre il peso di una vecchia
cultura giuridica delle procedure, completamente
indifferente ai risultati. Serve una nuova governance
dell' innovazione, dotata di forti poteri sanzionatori per
le amministrazioni inadempienti, sia a livello nazionale
che per quanto attiene il singolo ente. A livello macro
se, per fortuna, esistono buone pratiche sparse sul
territorio della Penisola, queste sono troppo spesso
sconosciute ai più e/o non comprese (nonostante il
«portale del riuso» varato ormai sette anni fa!). A
livello di singola realtà, la strada dell' e-government
passa attraverso una gestione cross-ente; in un
Paese fatto di piccolissimi Comuni, è impensabile che
ognuno si faccia carico autonomamente della
introduzione e gestione di processi digitali (con tutto
quello che questo comporta); una gestione associata
è l' unica strada percorribile con risultati importanti
vedi la Provincia di Brescia: qui vengono gestite sotto
un' unica cabina di regia più di 150 realtà comunali.
Ma perché siamo ancora al palo? Certo la
politica...ma attenzione che non si tratti di un' accusa
consolatoria. Le Pubbliche amministrazioni hanno
infatti personale sbagliato: assunto e formato per una
gestione burocratica e giuridica della «cosa pubblica»
e non in grado di farsi promotore di un disegno di
semplificazione. Non possedendo competenze
E-Governament
gestionali adeguate non ha ancora compreso come l'
e-government sia un percorso obbligato lungo la via
dell' auspicata crescita economica dell' Italia; grazie
ad esso, infatti, si può ridurre la spesa pubblica (con i
risparmi conseguenti), aumentare la competitività del
sistema Paese, dar vita ad un nuovo sistema di
interazione tra Pa e mondo dell' utenza (un aspetto
che ci vede dietro numerosi Paesi africani nei ranking
internazionali più importanti). Finora ogni tentativo di
aggredire questa macchina si è risolto in una foto
opportunity tra manager - prestati dalla sfera del
mercato - e politici, anche consapevoli, ma troppo
distratti verso un impegno che richiede severità,
responsabilità ed un forte rovesciamento liberale di un
mondo chiuso e incompetente rispetto alle sfide del
futuro. Ma i risultati sono pari a zero e l' annuncio del
cambiamento finisce, come ogni notizia, al mercato,
ad incartare pesce. Eppure quella di un'
amministrazione che stenta a riconoscere il merito
che deriva dai risultati e promuove le forme di una
cultura «mandarina», mentre il Paese scivola nella
crisi, è una seria questione morale. Occorre quindi
una determinazione straordinaria per affermare un
serio rinnovamento della Pa italiana: nel portare a
cambiare parte del personale, a modificare il sistema
degli incentivi, a eliminare - quando necessario - uffici
portatori di burocrazia e a rottamare una buona parte
della classe politica o, meglio, del modo di fare oggi
politica. Proprio qui misureremo anche il nuovo che si
annuncia all' orizzonte della politica: nella capacità di
dare un volto liberale ed efficiente alla sfera pubblica il volto di chi è al servizio del cittadino sovrano, si badi
bene - si definirà il profilo politico, tra gli altri, di
Matteo Renzi. E la credibilità di un nuovo ceto
dirigente del Paese. Docente di marketing Politecnico
di Milano.
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Ven 31/01/2014
Corriere della Sera
Pagina 11
Primo Piano 11
Corriere della Sera Venerdì 31 Gennaio 2014
all’estero
ei capitali
Le stime dell’evasione
I primi dieci Paesi europei per gettito fiscale perduto. Dati in miliardi di euro
ATI
00
Valore del sommerso
La crisi Il tavolo con la multinazionale svedese
200
Tasse perse
he hanno fatto
scudo fiscale
miliardi di euro
418,2
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i soldi nascosti dagli italiani
nei paradisi fiscali all’estero,
secondo alcune stime
399,8
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Squinzi: ridurre le tasse sul lavoro
212,1
2009-2010
200
180,2
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120,6
100
2
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72,7
5,6
96,2
77,3
74
29,8
INCASSO FISCO
5%
30,6
65,2
33,6
30,5 27,5
11,7
0
del capitale
(6% e 7%
se lo scudo
veniva
esercitato
nel 2010)
PER LA SANATORIA
ITALIA
Germania
Francia
Spagna
Regno
Unito
Olanda
Polonia
Belgio
Svezia
Austria
Fonte: Tax Research Uk
La valuta virtuale Il progetto regionale e le resistenze Pd
Compravendite tra aziende,
il modello svizzero Wir
per la moneta lombarda
MILANO - Non sarà un bigliettone di color ghista Angelo Ciocca, presidente della comverde padano con il disegno della rosa camuna missione che ieri ha licenziato il testo.
o lo spadone dell’Alberto da Giussano. Guai a
La moneta regionale piace a tutto il centrochiamarlo «lombard», insomma, come qual- destra, con diverse sfumature: entusiasti i macuno aveva già preso a definirlo. La Lombardia roniani, assai più tiepidi quelli di Forza Italia e
avrà comunque la sua moneta regionale. Sarà del Ncd. Meno scontato il sì del gruppo dei
uno strumento elettronico che permetterà «lo Cinque Stelle («L’introduzione di una moneta
scambio di debiti e crediti tra cliente e fornito- alternativa era nel nostro programma»). In rere e tra aziende diverse». Una moneta virtuale, altà il progetto originario del Carroccio era ben
a disposizione delle imprese per la «compen- più radicale. «Una moneta — spiegavano tre
sazione multilaterale e per lo scambio di beni e anni fa i leghisti di stanza al Pirellone — destiservizi».
nata a essere convertita in euro, fino a sostituiSe ne parlava da almeno tre anni. Una mo- re progressivamente la divisa ufficiale». Il proneta complementare da affiancare all’«odiato» getto è stato nel frattempo rivisto, aggiornato,
euro. In Regione l’idea aveva preso forma già attenuato. Stinto. Perché l’iniziativa non potein era formigoniana. Grande sponsor era l’al- va passare come la solita battaglia identitaria
lora numero due di Palazzo
Lombardia, il leghista Andrea
Gibelli. Lo stesso Carroccio ne ha
poi fatto uno dei suoi cavalli di
battaglia per la corsa di Roberto
Maroni alla guida della Regione.
Ora la proposta di una sperimentazione è finita nel testo di
un progetto di legge. «Libertà di
impresa e competitività», il titolo del documento approvato ieri
dalla commissione attività produttive del Pirellone. In mezzo a
tanti principi e norme sullo snellimento burocratico, sulla facilitazioni nell’accesso al credito,
sul sistema fiscale da semplificare, voilà un articolo di legge, uno
solo, che fa riferimento alla sperimentazione di una valuta regionale.
Nulla di inedito, va detto:
qualcosa di molto simile esiste Il governatore Roberto Maroni della Lombardia. La moneta
già in altri Paesi: in Svizzera (con regionale piace a tutto il centrodestra, con diverse sfumatuil «Wir»), in Francia («Nantò»), re: entusiasti i maroniani, più tiepidi quelli di Forza Italia e Ncd
in Germania («Chiemgauer») e
in Gran Bretagna («Bristol Pound»). Ma anche di una Lega secessionista e anti-moneta unica.
in altre Regioni italiane si è lavorato a una moRimane comunque contrarissimo il Pd che
neta di riserva. In Sardegna c’è il «Sardex» (un ieri non ha nemmeno partecipato al voto. Tra
circuito commerciale che ha coinvolto in quat- dieci giorni è atteso il voto finale: il primo pastro anni 1.400 imprese), a Bologna l’«Emiro» so perché la moneta della Lombardia possa
(acronimo di Emilia Romagna). Una specie di iniziare virtualmente a circolare. Poi spetterà a
baratto aggiornato, con una banca «virtuale» Roberto Maroni definirne modalità d’uso e re— in questo caso l’ente pubblico, cioè la Re- gole.
gione stessa — a fare da garante sulla corretIn attesa del conio, ai leghisti farà piacere
tezza degli scambi. «Un modo per rilanciare apprendere che esiste addirittura un Lombard
l’economia», sostengono con qualche enfasi i rate. È il tasso d’interesse per le anticipazioni
leghisti. E per «affrancarsi dalla schiavitù del- sui titoli che applicava la Bundesbank. Il nome
l’euro», aggiungono sottovoce. I vantaggi im- è un chiaro omaggio ai banchieri italiani
mediati? «Porterà a una fidelizzazione tra (lombardi, appunto) protagonisti nel Rinascicliente e fornitore, favorirà il mercato di pros- mento sui mercati europei.
simità, aiuterà a superare le difficoltà delle
Andrea Senesi
imprese nell’accesso al credito», spiega il le© RIPRODUZIONE RISERVATA
Pubblica Amministrazione
Letta: su Electrolux
non alzeremo
bandiera bianca
4
le monete regionali prese
a modello per il Lombard,
moneta locale su cui medita
la regione Lombardia. Si
tratta del Wir svizzero, del
Nantò francese, del
Chiemgauer bavarese e del
Bristol Pound inglese.
All’idea di un circuito
monetario locale aveva già
lavorato l’amministrazione
Formigoni
ROMA - «Su Electrolux non
accettiamo di alzare bandiera
bianca, faremo di tutto per convincere gli svedesi a mantenere
le attività in Italia». Il presidente del Consiglio Enrico Letta ha
affrontato il tema della riduzione del salario durante la conferenza europea degli amici dell’industria, ma la vicenda ormai
è uscita dai confini del Friuli
Venezia Giulia e diventa un caso
che contrappone il governo a
Confindustria. Al centro il tema
del cuneo fiscale che il mondo
del lavoro ha chiesto di tagliare
senza grandi risultati. Il presidente degli imprenditori Giorgio Squinzi in serata ha infatti
scritto al premier una lunga lettera invitandolo a intervenire
con urgenza «e in modo deciso» per ridurre la pressione fiscale sul costo del lavoro e il caro energia. E ha ricordato le
proposte presentate nel corso
della definizione della Legge di
stabilità «rimaste in larga parte
disattese». Per Squinzi «in assenza di una inversione di questo trend andremo irrimediabilmente verso la disertificazione industriale e Confindustria
non può accettare questa idea».
Viale Astronomia aveva chiesto
a settembre una riduzione «ragionevole» del cuneo fiscale di
almeno 5 miliardi di euro nel
2014 ridotti alla fine a poco più
di uno.
Letta e il ministro dello Sviluppo Flavio Zanonato, organizzatore del forum sull’industria europea, garantiscono
m a s s i m a a t te n z i o n e . M a
l’Electrolux fa scuola. La Cgil segnala che anche la Sun Edison
di Merano (ex Memc) ha chiesto una riduzione delle retribuzioni del 15% e minaccia di «disdire le intese aziendali» se non
c’è accordo. Alla Ibm si parla di
Ibm
Allarme
dei sindacati:
nel gruppo
Ibm 290 posti a rischio
290 dipendenti messi in mobilità. Il disagio è fortissimo specialmente se confrontato con i
10 milioni di euro elargiti alla
Electrolux dalla Regione Friuli
nell’arco di dieci anni per progetti di ricerca e sviluppo.
A Roma sono giunti tutti i
ministri dell’Industria europei.
Tra questi quello polacco Janusz
Piechocinski che ieri sera, in
una conferenza stampa, ha
spiegato di non essere al corrente di trattative in corso per
convincere gli svedesi ad abbandonare l’Italia a favore di
Varsavia. «Noi siamo contro la
guerra dei salari - ha detto - anche perché il costo del lavoro
polacco è superiore a quello
moldavo, sarebbe una folle corsa al ribasso». E ha proposto all’Italia una alleanza industriale
e strategica per affrontare insieme «la sfida dei mercati asiatici». Si è segnalato anche il collega francese Arnaud Montebourg nel criticare pesantemente Bruxelles che «non
difende l’industria europea dalle minacce esterne». E ha proposto l’istituzione di una carbon tax alle frontiere dell’Ue,
una svalutazione dell’euro del
10% per combattere la crisi dell’Europa, l’unica area del mondo che non è ancora ripresa.
Il delicato capitolo Electrolux, con dentro tutta la forza di
una devastante guerra salariale
all’interno dei confini dell’Unione, pare non sia entrato
nei colloqui bilaterali Italia-Polonia. Squinzi ieri, di fronte alle
dichiarazioni di Letta per mettere l’industria al centro degli
interventi economici, è rimasto
particolarmente deluso. Sono
mesi, infatti, che insieme al sindacato (patto di Genova, ndr)
aveva messo in guardia dal pericolo di una emorragia di posti
di lavoro.
Roberto Bagnoli
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Governance Scade oggi il termine per pubblicare l’elenco dei manager da rinnovare
Dall’Eni al Fondo strategico, ecco
i quattordici consigli da nominare
ROMA - Sono 14 i consigli di amministrazione delle società direttamente
partecipate dal Tesoro che devono essere rinnovati quest’anno. La stagione dovrebbe aprirsi ufficialmente oggi con la
pubblicazione, entro i termini di legge,
dell’elenco di tali società sul sito del ministero dell’Economia, su cui ancora ieri, a tarda sera, il ministro Fabrizio Saccomanni stava effettuando alcuni controlli.
La lista comprende anche i collegi
sindacali in scadenza, cinque quelli delle società direttamente partecipate, e poi
ci sono tutte le poltrone in gioco nella
seconda fascia, quella delle società controllate dalle partecipate. Tre su tutte sono da rinnovare, quelle che fanno capo
alla Cassa depositi e prestiti (Cdp): Fintecna, Fondo strategico italiano e Terna.
Per orientarsi in questo mare di nomine, il ministro dell’Economia, Fabrizio Saccomanni, l’anno scorso, a un mese dal proprio insediamento, decise di
imprimere una svolta: una direttiva con
criteri precisi che lasciasse meno spazio
a arbitrii e consorterie. La direttiva fu
emanata circa un mese dopo, contestualmente fu creato un Comitato nomine pubbliche incaricato di mettere il
bollino sulle designazioni, che devono
attenersi a precise prescrizioni di competenza, professionalità e onorabilità.
Accanto al comitato, due advisor: i cacciatori di teste Spencer Stuart Italia e
Korn Ferry International. Il comitato,
che viene definito «di garanzia», è presieduto dall’ex presidente della Consulta, Cesare Mirabelli, e ne fanno parte l’ex
direttore generale di Bankitalia, Vincenzo Desario, e l’ex direttore generale della
Cdp, Maria Teresa Salvemini.
Sulla base delle indicazioni contenute
nella direttiva dovrebbero essere già
state effettuate le nomine varate nel
2013, in particolare quelle dei consigli di
amministrazione di Anas, Eur, Ferrovie
dello Stato, Finmeccanica, Fondo italiano d’investimento, Invitalia, Sace, Sogin
e del collegio sindacale di Poste italiane.
Gli incarichi
Eni Paolo Scaroni,
amministratore
delegato del
gruppo energetico
Enel Fulvio Conti,
alla guida
dell’azienda dal
maggio del 2005
Poste Italiane
Massimo Sarmi,
amministratore
delegato
Finmeccanica
Alessandro Pansa,
alla guida
del gruppo
Riproduzione autorizzata licenza Ars PromoPress 2013-2016
La partita che si apre ora è ancora più
importante perché vede in ballo i vertici
di aziende del calibro di Eni, Enel,
Finmeccanica, Poste, solo per dire le più
importanti. Nella direttiva non c’è un limite ai mandati degli amministratori: la
proposta di Scelta civica di fissarlo in tre
anni fu cassata al Senato. Così in teoria
non sarebbero obbligati a lasciare per
questo tre manager di lungo corso che
sono alla scadenza del terzo mandato:
Paolo Scaroni (Eni), Fulvio Conti (Enel)
e Flavio Cattaneo (Terna), così come
Massimo Sarmi in carica alle Poste dal
maggio 2002.
Nella direttiva non c’è nemmeno un
tetto anagrafico, né il divieto ai politici
non più in carica di essere nominati (limite che invece esiste per quelli attualmente in carica, e per coloro che possano incorrere in conflitti d’interessi ricoprendo magari ruoli in società concorrenti).
Nel ventaglio delle altre partecipate in
attesa di rinnovo quest’anno, rientrano
società più note come Enav, Stm, Consap, Istituto poligrafico Zecca dello Stato
e Italia Lavoro, e altre meno, come Consap Rete autostrade mediterranee, Sogesid e Studiare sviluppo. È il caso di ricordare che la direttiva indica come cause
di ineleggibilità fatti giudiziari come la
sentenza di condanna ancorché non definitiva, ma anche il semplice rinvio a
giudizio per reati patrimoniali, finanziari o contro la pubblica amministrazione.
Come pure il patteggiamento, per cui è
prevista analogamente alle altre fattispecie d’ineleggibilità la «decadenza automatica per giusta causa».
Antonella Baccaro
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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Ven 31/01/2014
Corriere della Sera
Pagina 11
Governance Scade oggi il termine per pubblicare l' elenco dei manager da rinnovare.
Dall' Eni al Fondo strategico, ecco i quattordici
consigli da nominare
ROMA - Sono 14 i consigli di amministrazione delle
società direttamente partecipate dal Tesoro che
devono essere rinnovati quest' anno. La stagione
dovrebbe aprirsi ufficialmente oggi con la
pubblicazione, entro i termini di legge, dell' elenco di
tali società sul sito del ministero dell' Economia, su cui
ancora ieri, a tarda sera, il ministro Fabrizio
Saccomanni stava effettuando alcuni controlli. La lista
comprende anche i collegi sindacali in scadenza,
cinque quelli delle società direttamente partecipate, e
poi ci sono tutte le poltrone in gioco nella seconda
fascia, quella delle società controllate dalle
partecipate. Tre su tutte sono da rinnovare, quelle che
fanno capo alla Cassa depositi e prestiti (Cdp):
Fintecna, Fondo strategico italiano e Terna. Per
orientarsi in questo mare di nomine, il ministro dell'
Economia, Fabrizio Saccomanni, l' anno scorso, a un
mese dal proprio insediamento, decise di imprimere
una svolta: una direttiva con criteri precisi che
lasciasse meno spazio a arbitrii e consorterie. La
direttiva fu emanata circa un mese dopo,
contestualmente fu creato un Comitato nomine
pubbliche incaricato di mettere il bollino sulle
designazioni, che devono attenersi a precise
prescrizioni di competenza, professionalità e
onorabilità. Accanto al comitato, due advisor : i
cacciatori di teste Spencer Stuart Italia e Korn Ferry
International. Il comitato, che viene definito «di
garanzia», è presieduto dall' ex presidente della
Consulta, Cesare Mirabelli, e ne fanno parte l' ex
direttore generale di Bankitalia, Vincenzo Desario, e l'
ex direttore generale della Cdp, Maria Teresa
Salvemini. Sulla base delle indicazioni contenute nella
direttiva dovrebbero essere già state effettuate le
nomine varate nel 2013, in particolare quelle dei
consigli di amministrazione di Anas, Eur, Ferrovie
dello Stato, Finmeccanica, Fondo italiano d'
investimento, Invitalia, Sace, Sogin e del collegio
sindacale di Poste italiane. La partita che si apre ora
è ancora più importante perché vede in ballo i vertici
di aziende del calibro di Eni, Enel, Finmeccanica,
Poste, solo per dire le più importanti. Nella direttiva
non c' è un limite ai mandati degli amministratori: la
proposta di Scelta civica di fissarlo in tre anni fu
cassata al Senato. Così in teoria non sarebbero
obbligati a lasciare per questo tre manager di lungo
corso che sono alla scadenza del terzo mandato:
Pubblica Amministrazione
Paolo Scaroni (Eni), Fulvio Conti (Enel) e Flavio
Cattaneo (Terna), così come Massimo Sarmi in carica
alle Poste dal maggio 2002. Nella direttiva non c' è
nemmeno un tetto anagrafico, né il divieto ai politici
non più in carica di essere nominati (limite che invece
esiste per quelli attualmente in carica, e per coloro
che possano incorrere in conflitti d' interessi
ricoprendo magari ruoli in società concorrenti). Nel
ventaglio delle altre partecipate in attesa di rinnovo
quest' anno, rientrano società più note come Enav,
Stm, Consap, Istituto poligrafico Zecca dello Stato e
Italia Lavoro, e altre meno, come Consap Rete
autostrade mediterranee, Sogesid e Studiare
sviluppo. È il caso di ricordare che la direttiva indica
come cause di ineleggibilità fatti giudiziari come la
sentenza di condanna ancorché non definitiva, ma
anche il semplice rinvio a giudizio per reati
patrimoniali, finanziari o contro la pubblica
amministrazione. Come pure il patteggiamento, per
cui è prevista analogamente alle altre fattispecie d'
ineleggibilità la «decadenza automatica per giusta
causa». Antonella Baccaro.
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Ven 31/01/2014
Corriere della Sera
Pagina 19
Cronache 19
Corriere della Sera Venerdì 31 Gennaio 2014
Milano Non rischia più il carcere a vita, che non esiste in Uruguay da dove è stato estradato
La legge cancella quattro ergastoli
Un pluriomicida ritorna in libertà
Il diritto di difesa dei latitanti azzera la sentenza definitiva
Si può essere scarcerati e rimessi in libertà pur avendo sulle
spalle quattro ergastoli definitivi per altrettanti omicidi? Sì, si
può se si è all’incrocio di due
norme sull’effettività del diritto
di difesa di coloro che erano latitanti al momento del processo.
La norma che consente al difensore di fare ricorso anche senza
procura dell’imputato, e la norma che però impone ai giudici
di provare che l’imputato latitante sapesse dell’esistenza del
suo processo, producono a Milano la scarcerazione di France-
Scaduti i termini
Impossibile anche la
custodia cautelare:
termini scaduti durante la
detenzione in Sudamerica
sco Salerno, 55 anni, ora liberato per forza dalla Corte d’Assise
d’Appello benché nel 2002 fosse
stato definitivamente condannato (latitante) a quattro ergastoli per omicidi commessi in
una delle «guerre» per la droga
nel quartiere milanese di Quarto
Oggiaro. Esito spiazzante ma
imparabile a norma di legge.
Salerno era irreperibile già all’inizio dell’inchiesta, ed era stato processato in contumacia durante il primo grado conclusosi
con l’ergastolo. All’epoca aveva
un difensore d’ufficio, che anche in sua assenza aveva potuto
impugnare la condanna perché
la norma consente appunto di
farlo anche senza una apposita
procura dell’assistito. Il processo d’Appello aveva confermato
l’ergastolo, non c’era stato ricorso in Cassazione, e il carcere a
vita era diventato definitivo.
Il latitante, a sorpresa, ricompare nel 2010: ma in Uruguay.
Dice di aver solo ora saputo di
essere bersaglio di imputazioni
di cui però ignora il dettaglio.
L’Italia chiede l’estradizione, il
condannato percorre i vari ricorsi in Uruguay, che lo estrada
due mesi fa, il 18 dicembre
2013. Ma a questo punto Salerno, con l’avvocato Marco De
Giorgio, invoca l’articolo 175 del
codice di procedura penale che
impone ai giudici di rimettere in
termini, per consentirgli di rifare l’impugnazione, l’imputato
latitante che non abbia mai avuto conoscenza del processo. Dimostrare il contrario è onere dei
giudici con gli atti disponibili,
senza poterlo ricavare né dal
semplice fatto che la difesa avesse fatto ricorso, né dallo stato di
latitanza dell’imputato: e la Corte d’Assise d’Appello presieduta
da Sergio Silocchi non trova negli atti alcun elemento su cui
fondare la certezza che il latitante fosse a conoscenza del processo in cui aveva avuto l’ergastolo.
Il campione tedesco
«Schumacher
sbatte
le palpebre»
Prosegue il risveglio di Michael
Schumacher dal coma farmacologico,
dopo che i medici gli hanno ridotto i
sedativi. Il pilota, scrive «l’Équipe»,
ora sbatte le palpebre (nella foto Afp
il box Ferrari a Jerez, Spagna)
L’inchiesta in Abruzzo
De Fanis: «Non volevo
avvelenare mia moglie»
E l’ex amante conferma
Ecco perché la Corte non ha
scelta e rimette in termini per
un nuovo Appello-bis l’ex latitante estradato, con la conseguenza che i suoi quattro ergastoli definitivi cessano di esserlo
e retrocedono alla fase non definitiva di un nuovo dibattimento
di Appello e poi di una Cassazione.
A catena, la Corte è costretta a
revocare l’ordine di esecuzione
della (ex) pena dei quattro ergastoli, e quindi a scarcerare l’imputato per questo titolo di detenzione non più definitivo. E
neanche la custodia cautelare in
carcere è più possibile: il termine massimo nella fase d’Appello
(quella alla quale si è ritornati) è
18 mesi, ma per Salerno è già
decorso perché l’ex latitante è
rimasto 3 anni agli arresti in
Uruguay in attesa dell’esaurirsi
dei ricorsi sull’estradizione.
A trattenere in cella il non più
quadruplice ergastolano resterebbe ancora una condanna a 3
anni e 6 mesi per detenzione di
armi: ma qui a soccorrerlo è l’indulto del 2006 che gli condona 3
anni, mentre i residui 6 mesi sono assorbiti sempre dal periodo
di arresto a Montevideo.
I giudici possono così solo
imporgli il ritiro del passaporto,
l’obbligo di soggiorno e l’obbligo di firma. E i paradossi non finiscono. Perché nei nuovi processi potrà al massimo essere
condannato a 30 anni anziché a
quattro ergastoli: l’Uruguay, che
non ammette il carcere a vita, ha
infatti estradato l’imputato in
Italia solo dopo aver preteso e
ottenuto dal ministero della
Giustizia il 18 marzo 2013 un
formale impegno a non applicargli mai l’ergastolo.
DAL NOSTRO INVIATO
LANCIANO (Chieti) — «Ma quale veleno, macché
tentato omicidio, io sto benissimo e con mio marito
è tutto a posto, ora l’abbiamo chiarito anche al
magistrato, speriamo di ritrovare un po’ di pace...».
Rosanna Ranieri, 53 anni, moglie dell’ex assessore
alla Cultura della Regione Abruzzo, Luigi Corrado
De Fanis, è sollevata. La lunga giornata in tribunale
è finita, i coniugi De Fanis tornano insieme nella
casa di via San Giovanni a Montazzoli, dopo che in
aula c’è stato pure il faccia a faccia, molto atteso, tra
l’ex assessore e la sua segretaria, Lucia Zingariello, il
terzo lato del triangolo amoroso, la donna di cui lui
s’era invaghito e a cui, durante una telefonata, in
preda a puro delirio, aveva annunciato l’insano
progetto di avvelenare
sua moglie per rifarsi
Faccia a faccia
una vita con lei. «Era
Ieri davanti al pm uno scherzo, solo uno
scherzo, non ci ho mai
l’ex assessore,
creduto», dice adesso la
la sua consorte
bella segretaria di
e la segretaria
Guardiagrele, 34 anni,
uscendo dal tribunale. E
prima l’ha ripetuto
anche al pm Rosaria Vecchi, per scagionare
dall’accusa di tentato omicidio il suo ex datore di
lavoro. «Sì, ho detto quelle cose al telefono alla
Zingariello, ma perché volevo fare colpo su di lei,
erano frasi ad effetto per colpire il cuore di una
persona di cui ero innamorato», la confessione al
Pm di De Fanis, agli arresti domiciliari dal 12
novembre per le accuse, ben più pesanti, di
concussione, peculato e truffa aggravata, formulate
contro di lui dalla Procura di Pescara, che indaga
sulla Rimborsopoli d’Abruzzo. Il faccia a faccia tra
«Gigi e Lucia» è durato poco, appena 10 minuti fra
imbarazzi, sorrisi di circostanza, un sostanziale gelo
dopo la passione che fu: «Mai avuto intenzione di
separarmi da mia moglie — le ultime parole di lui
—. In quei giorni Rosanna stava male per un virus
intestinale e io, che sono un medico, la curai come
ho sempre fatto in questi 37 anni di matrimonio».
Zucchero e miele, fine della storia, sipario.
Luigi Ferrarella
Fa. C.
[email protected]
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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Report Il conflitto tra il ruolo di direttore generale dell’Ospedale Israelitico e quello di presidente dell’Ente previdenziale
Mastrapasqua e quei 42 milioni non pagati alla sua Inps
L’aumento del debito esplode dal 2004
Il giallo delle cartelle esattoriali mai emesse
di MILENA GABANELLI
P
rotagonisti: il direttore generale
dell’Ospedale Israelitico (Mastrapasqua), il presidente dell’Inps
(Mastrapasqua), il vicepresidente di
Equitalia (Mastrapasqua). Il fatto:
l’Ospedale Israelitico di Roma ha firmato
una convenzione con la Regione Lazio
per avere il rimborso delle prestazioni.
La Regione ritarda a pagare perché non
tutte le prestazioni sembrano dovute,
poi quella convenzione è troppo di manica larga e viene bloccata. Antonio Mastrapasqua, nel 2012, convince la Polverini che non c’è niente di taroccato nell’ospedale che lui dirige. Qualche settimana fa il nuovo governatore della
regione Zingaretti ha di nuovo sospeso
la convenzione. Le indagini dei carabinieri hanno avuto il loro corso: sembra
proprio che l’ospedale chiedesse alla Regione rimborsi non dovuti; ci sono stati
arresti, sono partite le indagini della magistratura e la pronta collaborazione di
Mastrapasqua: «Non ne sapevo niente».
Il capo ha tanti incarichi, non può seguire tutto per filo e per segno, e odiosamente scarica sui sottoposti. Ma che interesse può avere un medico, o un amministrativo, che lavora per un ente senza fini di lucro, nel taroccare una
richiesta di rimborso? È troppo facile
pensare che lo fa perché qualcuno glielo
chiede. Se non il direttore generale, chi?
Mentre l’indagine farà il suo corso,
spostiamo l’interesse sull’Inps. L’Ospedale Israelitico dal 1993 non versa i contributi dovuti, e chiede alla Asl di provvedere a regolare i conti con gli enti previdenziali in cambio della cessione di
una parte del credito. In sostanza ricorre
Pubblica Amministrazione
La Regione Lazio
Due anni fa il manager convinse
l’allora governatore Polverini
a una legge del 1985 che consente agli che non c’era nulla di irregolare
enti morali di compensare i crediti per le nelle richieste di rimborsi
prestazioni sanitarie con i debiti nei confronti della pubblica amministrazione.
Ma chi ha certificato quei crediti come
«certi ed esigibili», visto che gli accertamenti hanno dimostrato il contrario? La
Regione ha quindi ritardato i pagamenti,
e l’ente previdenziale ha accumulato credito, senza muovere un dito. Non è certo
un problema dell’Inps se l’ospedale chiedeva rimborsi non dovuti! Il problema
sta nel fatto che Mastrapasqua sia da un
lato direttore generale dell’ospedale che
deve pagare i contributi, e dall’altra presidente dell’ente che li deve incassare.
La cifra di cui stiamo parlando non è
da poco: dai documenti Inps in nostro
Contributi prescritti
Parte di quei contributi
probabilmente non potrà
più essere richiesta
da Equitalia in quanto prescritta
possesso il debito per contributi previdenziali non pagati dall’Ospedale Israelitico ammontano a 42.548.753 euro, di
cui 10.771.383 per interessi sanzionatori, 2.845.695 per interessi di mora. Dal
2004, gestione Mastrapasqua, l’ospedale
ha accumulato ininterrottamente debiti
nei confronti dell’ex Inpdap (oggi Inps) a
un ritmo di 2-3 milioni all’anno.
Ma com’è possibile che siano trascorsi
tutti questi anni senza che siano state avviate le procedure di riscossione coattiva
nei confronti dell’ospedale, ovvero della
Regione Lazio, se doveva essere quest’ultima a onorare i debiti dell’ospedale
religioso? Ricordiamo che esiste una
normativa (Legge n. 388/2000) che impone agli enti previdenziali adempimenti molto stringenti pena la loro prescrizione. In sostanza, l’Inps, come l’ex
Inpdap, è tenuto a segnalare all’impresa
inadempiente «i contributi dovuti e non
pagati alla scadenza... (nei limiti della
La vicenda
L’inchiesta
Il presidente
dell’Inps,
Antonio
Mastrapasqua,
in quanto
direttore
generale
dell’Ospedale
Israelitico di
Roma, viene
indagato
nell’ambito di
una inchiesta
della Procura
di Roma su
cartelle
cliniche
truccate e
rimborsi non
dovuti da
parte della
Regione Lazio
L’accordo
La Procura di
Roma indaga
anche
sull’accordo
tra l’Inps,
presieduto da
Mastrapasqua,
e l’ospedale da
lui diretto per
saldare i
contributi
previdenziali
non versati
all’ente
pensionistico
dalla struttura
sanitaria a
partire dal
1993
Dirigente Antonio Mastrapasqua, 56 anni, presidente dell’Inps dal luglio 2008 (foto Roberto Monaldo / LaPresse)
Riproduzione autorizzata licenza Ars PromoPress 2013-2016
prescrizione di norma 5 anni, ndr) accertati d’ufficio o tramite l’attività di vigilanza» (dal sito dell’Inps). Dopodiché,
entro la fine dell’anno successivo a quello contestato deve provvedere al loro recupero con l’emissione delle famigerate
«cartelle esattoriali» gestite da Equitalia
di cui il dottor Mastrapasqua è vicepresidente. Sono state emesse cartelle a carico
dell’Ospedale o della Regione Lazio?
Dai documenti Inps in nostro possesso, sembrerebbe di no, perché l’Inps, subentrato all’Inpdap dal 2012, chiede di
quantificare gli «interessi che la Asl
avrebbe dovuto corrispondere per i debiti dell’ospedale, che la stessa Asl Rm
aveva riconosciuto a seguito di cessione»
solo in data 23 ottobre 2013. Domanda: il
debito nasce nel 1993, si appesantisce
dal 2004, e a fine 2013 né l’Inps, né l’ex
Inpdap, sanno a quanto ammonta il debito complessivo perché devono ancora
quantificare sanzioni e interessi? Evidentemente sì, perché da quel che emerge dalle carte la direzione centrale entrate Inps fornisce i criteri di calcolo il 26
novembre 2013. Naturalmente l’Inps si
sta interrogando sul da farsi ritenendo
che siano necessarie «ulteriori verifiche
ed approfondimenti».
Nel più classico degli «scaricabarile»
del dipendente pubblico il calcolo, da cui
finalmente emerge che tutto il debito
maturato è pari a quasi tutti i ricavi di un
anno dell’Ospedale Israelitico, viene inviato alla «direzione regionale per le valutazioni di competenza».
Quindi, oggi, la Regione Lazio e non
l’Ospedale Israelitico, dovrebbe pagare
gli interessi per il ritardato pagamento di
quei contributi previdenziali ceduti. Ma
dice che non pagherà perché quelle fatture erano gonfiate o non dovute.
Insomma l’efficientissimo presidente
dell’Inps ha sicuramente provato a fare
gli interessi dell’Ospedale Israelitico, ma
non quelli della Pubblica amministrazione che si chiami Regione Lazio,
Inpdap o Inps, visto che parte di quei
contributi probabilmente non potranno
più essere richiesti da Equitalia perché
prescritti.
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Ven 31/01/2014
Corriere della Sera
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Report Il conflitto tra il ruolo di direttore generale dell' Ospedale Israelitico e quello di
presidente dell' Ente previdenziale.
Mastrapasqua e quei 42 milioni non pagati alla
sua Inps
L' aumento del debito esplode dal 2004 Il giallo delle cartelle esattoriali mai emesse.
P rotagonisti: il direttore generale dell' Ospedale
Israelitico (Mastrapasqua), il presidente dell' Inps
(Mastrapasqua), il vicepresidente di Equitalia
(Mastrapasqua). Il fatto: l' Ospedale Israelitico di
Roma ha firmato una convenzione con la Regione
Lazio per avere il rimborso delle prestazioni. La
Regione ritarda a pagare perché non tutte le
prestazioni sembrano dovute, poi quella convenzione
è troppo di manica larga e viene bloccata. Antonio
Mastrapasqua, nel 2012, convince la Polverini che
non c' è niente di taroccato nell' ospedale che lui
dirige. Qualche settimana fa il nuovo governatore
della regione Zingaretti ha di nuovo sospeso la
convenzione. Le indagini dei carabinieri hanno avuto
il loro corso: sembra proprio che l' ospedale
chiedesse alla Regione rimborsi non dovuti; ci sono
stati arresti, sono partite le indagini della magistratura
e la pronta collaborazione di Mastrapasqua: «Non ne
sapevo niente». Il capo ha tanti incarichi, non può
seguire tutto per filo e per segno, e odiosamente
scarica sui sottoposti. Ma che interesse può avere un
medico, o un amministrativo, che lavora per un ente
senza fini di lucro, nel taroccare una richiesta di
rimborso? È troppo facile pensare che lo fa perché
qualcuno glielo chiede. Se non il direttore generale,
chi? Mentre l' indagine farà il suo corso, spostiamo l'
interesse sull' Inps. L' Ospedale Israelitico dal 1993
non versa i contributi dovuti, e chiede alla Asl di
provvedere a regolare i conti con gli enti previdenziali
in cambio della cessione di una parte del credito. In
sostanza ricorre a una legge del 1985 che consente
agli enti morali di compensare i crediti per le
prestazioni sanitarie con i debiti nei confronti della
pubblica amministrazione. Ma chi ha certificato quei
crediti come «certi ed esigibili», visto che gli
accertamenti hanno dimostrato il contrario? La
Regione ha quindi ritardato i pagamenti, e l' ente
previdenziale ha accumulato credito, senza muovere
un dito. Non è certo un problema dell' Inps se l'
ospedale chiedeva rimborsi non dovuti! Il problema
sta nel fatto che Mastrapasqua sia da un lato direttore
generale dell' ospedale che deve pagare i contributi, e
dall' altra presidente dell' ente che li deve incassare.
La cifra di cui stiamo parlando non è da poco: dai
Pubblica Amministrazione
documenti Inps in nostro possesso il debito per
contributi previdenziali non pagati dall' Ospedale
Israelitico ammontano a 42.548.753 euro, di cui
10.771.383 per interessi sanzionatori, 2.845.695 per
interessi di mora. Dal 2004, gestione Mastrapasqua, l'
ospedale ha accumulato ininterrottamente debiti nei
confronti dell' ex Inpdap (oggi Inps) a un ritmo di 2-3
milioni all' anno. Ma com' è possibile che siano
trascorsi tutti questi anni senza che siano state
avviate le procedure di riscossione coattiva nei
confronti dell' ospedale, ovvero della Regione Lazio,
se doveva essere quest' ultima a onorare i debiti dell'
ospedale religioso? Ricordiamo che esiste una
normativa (Legge n. 388/2000) che impone agli enti
previdenziali adempimenti molto stringenti pena la
loro prescrizione. In sostanza, l' Inps, come l' ex
Inpdap, è tenuto a segnalare all' impresa
inadempiente «i contributi dovuti e non pagati alla
scadenza... (nei limiti della prescrizione di norma 5
anni, ndr ) accertati d' ufficio o tramite l' attività di
vigilanza» (dal sito dell' Inps). Dopodiché, entro la fine
dell' anno successivo a quello contestato deve
provvedere al loro recupero con l' emissione delle
famigerate «cartelle esattoriali» gestite da Equitalia di
cui il dottor Mastrapasqua è vicepresidente. Sono
state emesse cartelle a carico dell' Ospedale o della
Regione Lazio? Dai documenti Inps in nostro
possesso, sembrerebbe di no, perché l' Inps,
subentrato all' Inpdap dal 2012, chiede di quantificare
gli «interessi che la Asl avrebbe dovuto corrispondere
per i debiti dell' ospedale, che la stessa Asl Rm aveva
riconosciuto a seguito di cessione» solo in data 23
ottobre 2013. Domanda: il debito nasce nel 1993, si
appesantisce dal 2004, e a fine 2013 né l' Inps, né l'
ex Inpdap, sanno a quanto ammonta il debito
complessivo perché devono ancora quantificare
sanzioni e interessi? Evidentemente sì, perché da
quel che emerge dalle carte la direzione centrale
entrate Inps fornisce i criteri di calcolo il 26 novembre
2013. Naturalmente l' Inps si sta interrogando sul da
farsi ritenendo che siano necessarie «ulteriori
verifiche ed approfondimenti». Nel più classico degli
«scaricabarile» del dipendente pubblico il calcolo, da
cui finalmente emerge che tutto il debito maturato è
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Ven 31/01/2014
Corriere della Sera
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pari a quasi tutti i ricavi di un anno dell' Ospedale
Israelitico, viene inviato alla «direzione regionale per
le valutazioni di competenza». Quindi, oggi, la
Regione Lazio e non l' Ospedale Israelitico, dovrebbe
pagare gli interessi per il ritardato pagamento di quei
contributi previdenziali ceduti. Ma dice che non
pagherà perché quelle fatture erano gonfiate o non
dovute. Insomma l' efficientissimo presidente dell'
Inps ha sicuramente provato a fare gli interessi dell'
Ospedale Israelitico, ma non quelli della Pubblica
amministrazione che si chiami Regione Lazio, Inpdap
o Inps, visto che parte di quei contributi probabilmente
non potranno più essere richiesti da Equitalia perché
prescritti.
Pubblica Amministrazione
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Venerdì 31 Gennaio 2014 Corriere della Sera
Idee&opinioni
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L’ITALIA DI FRONTE ALL’INDIA

L’unica cosa su cui si sono trovati
d’accordo? Il tacere. Il nobile minuto di silenzio, almeno quello, che ieri le
delegazioni hanno osservato in onore dei
centotrentamila ammazzati in tre anni di
guerra. L’ignobile silenzio che oggi concluderà il primo round di Ginevra 2, negoziato
aperto con le grancasse sul palcoscenico ad
alogene del Petit Palais di Montreux e mestamente sospeso nei corridoi del Palais
des Nations ginevrino, al lumicino del neon
e delle speranze. In dieci giorni, gli uomini
del regime e delle opposizioni in esilio non
si sono mai guardati negli occhi, non si sono mai stretti la mano, non si sono mai parlati direttamente, non si sono mai accordati
sul cessate il fuoco, tanto meno sulla transizione «democratica e pluralista» già sottoscritta con Ginevra 1, meno ancora sul futuro di Assad (che resta il vero nodo).
Non è mai entrata in vigore neppure la
tregua di Homs, annunciata domenica dal
mediatore dell’Onu, Lakhdar Brahimi: i governativi che assediano la città non si fidano a far entrare i convogli della Croce rossa,
i ribelli non si fidano a lasciar andare i civili.
Ciononostante, tra una settimana si dovrebbe ripartire da dove ci si è fermati: la discussione su Ginevra 1 che, peraltro, prevede proprio quel che si vorrebbe concludere
con Ginevra 2.
In questo teatrino dell’assurdo diplomatico, con un’opposizione che rappresenta
pochissimo e una controparte senza reale
peso, il pensiero di Brahimi è che tirare a
campare coi colloqui in Svizzera sia comunque meglio che tirare le cuoia e basta in Siria. Vecchia volpe, l’algerino ha già capito
che questo zero a zero ha in realtà un vincitore in chi vuole che Assad resti dov’è: la
Russia, la Cina e l’Iran. E che non sarà questa coreografica, quasi inutile rappresentazione della pax onusiana a interrompere la
tragedia: qualche novità, casomai, può arrivare dagli altri saloni del Palais dove americani e iraniani torneranno a vedersi in febbraio. Sempre che l’intesa nucleare di novembre e i nuovi sorrisi resistano. Sempre
che la bomba Siria non faccia saltare anche
quel tavolo.
Francesco Battistini
© RIPRODUZIONE RISERVATA
NEW DELHI PIÙ INQUINATA DI PECHINO
IL DOPPIO STANDARD CHE TRASCURA L’INDIA

L’aria di Pechino è così inquinata
che vivere nella capitale della Cina
è come aver fissato la propria residenza
nella sala fumatori di un aeroporto. Non è
una battuta, ma un dato scientifico: per
tutto il 2013 il livello medio di PM 2,5 (le
polveri sottilissime che si infilano in profondità nei polmoni e finiscono nel sangue) è stato sui 194 microgrammi per metro cubico di aria. Nelle smoking lounge
degli aeroporti la media è
166. Secondo l’Organizzazione mondiale per la sanità, oltre 25 bisogna preoccuparsi e intervenire. Tutti
sappiamo quanto è grave la
situazione in Cina.
Ma a guardare i dati si
scopre che l’aria di New
Delhi è più inquinata di
quella di Pechino: a gennaio la capitale dell’India ha
registrato in media 473 di
PM 2,5: più del doppio di quella cinese. Però l’aria irrespirabile di New Delhi non fa
notizia come quella di Pechino. Perché
nessuno presta attenzione al fatto che l’India ha il tasso più alto di morti causate da
malattie respiratorie croniche? Perché non
sappiamo che l’India ha più morti per
asma di ogni altra nazione? Neanche i giornali indiani ne scrivono molto, al contrario
di quelli cinesi che ormai hanno titoli e
analisi ogni giorno. Il PM 2,5 di New Delhi
è prodotto dalle esalazioni dei tubi di scappamento di quasi 7,5 milioni di automobili, combinati con le polveri dei cantieri, la
cenere dei roghi nelle discariche, le emissioni delle fabbriche. Più o meno la situazione di Pechino.
Cina e India hanno due classi medie in
ascesa, sempre più interessate ai loro diritti alla salute ambientale. Ma la sensibilità
dell’opinione pubblica e
del governo cinese è stata
accentuata da una campagna (meritoria) lanciata
dall’ambasciata americana
a Pechino nel 2008: ogni
ora di ogni giorno, dal suo
account Twitter la «US Embassy in Beijing» rende
pubblico il livello di PM
2,5. L’ambientalismo è anche politica e così gli americani sfidano la potenza rivale cinese, la costringono a muoversi. Sulla nebbia sporca che avvolge New Delhi finora c’è stato silenzio: l’ambasciata Usa
non segue l’esempio di quella a Pechino.
Ora il New York Times ha chiesto di finirla
con questo doppio standard. I cittadini indiani hanno trovato un difensore inatteso.
Guido Santevecchi
@guidosant
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Troppa confusione sul «caso marò»
È il momento della strategia unitaria
di DANILO TAINO
N
on saranno le frasi roboanti e la
corsa al gesto anti-indiano a indirizzare verso una soluzione positiva la vicenda dei due marò italiani
trattenuti in India. L’iperattivismo
casuale e fuori da una strategia di una parte
del mondo politico italiano rischia anzi di creare problemi. Una gara a chi la spara più grossa — tanto costa poco — non ha alcun effetto
a New Delhi. Ma a Roma innesca una catena di
toni sempre più alti e una rincorsa a esprimere contenuti sempre più estremi (e vuoti). Il rischio è che, per non sembrare deboli, si facciano errori gravi. Nella capitale indiana queste sono ore importanti, la Corte Suprema terrà un’udienza il 3 febbraio e da notizie di
stampa locali il governo starebbe prendendo
iniziative per arrivare finalmente a formulare i
capi d’imputazione contro Salvatore Girone e
Massimiliano Latorre. La posizione da tenere
in questi momenti non può essere ondivaga.
Invece si ondeggia. Ieri — stando alle agenzie
di stampa — il ministro della Difesa Mario
Mauro ha, nel corso di un incontro a Foggia,
stigmatizzato il rinvio di un’udienza che
riguardava i due fucilieri da parte di un
tribunale indiano. Si trattava però, come ha
chiarito il commissario governativo sul caso
marò, Staffan de Mistura, di un rinvio «voluto
dall’Italia». Mauro ha poi precisato, ma
l’infortunio segnala che la pressione politica
per mostrarsi inflessibili e determinati con
l’India può generare confusione.
Anche una dichiarazione, tre giorni fa, del
ministro degli Esteri Emma Bonino è
sembrata più provocata dal dibattito politico
interno che dalla scelta politica di usare toni
duri con New Delhi. Parlare, come ha fatto, di
«inaffidabilità del regime indiano» sul caso
dei due fucilieri di Marina significa che il
capo della diplomazia italiana ha deciso di
alzare i toni e colpire l’India nell’orgoglio. Un
salto di qualità, però, non seguito da altri
passi e che — risulta al Corriere — nel
governo indiano è stato registrato con una
certa irritazione. Niente di grave: la
diplomazia è anche scontro e toni duri.
L’importante è che ciò che si fa e si dice sia
finalizzato a una strategia. La stessa visita
della delegazione di parlamentari a New
Delhi, invece, è sembrata più indirizzata
all’Italia che all’India, dove pochi l’hanno
notata: organizzata sotto la spinta
dell’indignazione e della corsa in avanti
voluta dal Movimento 5 Stelle, non fondata
su una linea unica di parlamento ed
DORIANO SOLINAS
A GINEVRA IL TEATRINO DELL’ASSURDO
VINCE SOLO CHI VUOLE CHE ASSAD RESTI
esecutivo.
Negli ultimi tempi, il governo ha finalmente
posto in essere una strategia chiara, in grado
di avere successo. L’ambasciatore in India
Daniele Mancini e i legali di Girone e Latorre
hanno chiesto alla Corte Suprema di premere
affinché si arrivi alla formulazione dei capi
d’imputazione. Non per il gusto di farlo. Per
costringere la parte indiana a scoprire le
carte: o si decide di andare a un processo
secondo il codice penale — non regolato da
una legge antiterrorismo e quindi senza
pericolo di pena capitale — oppure l’Italia
può avere una serie di argomentazioni forti
per ricorrere alla Corte permanente di
arbitrato dell’Aja e chiedere di giudicare il
caso in un tribunale internazionale. Questa
strategia ha la possibilità di portare risultati.
Anche per questo l’Italia ha presentato alla
Corte Suprema una petizione breve: per non
dare alla parte indiana motivi di ulteriore
rinvio o argomentazioni per sostenere che
sono le mosse di Roma a provocare i tempi
lunghi.
È su questa strategia che ci deve essere l’unità
nazionale: le polemiche e le commissioni
d’inchiesta vengono dopo. Quello che c’è da
fare sul piano giudiziario è dunque aspettare
fino al 3 febbraio, quando la Corte Suprema
dirà la sua. A quel punto, il team dei legali e il
«gruppo marò» costituito dal governo
decideranno cosa fare. In questo momento,
per tre giorni, occorre attendere che l’azione
intrapresa dia risultati. Ieri, a New Delhi, un
quotidiano ha scritto che il governo indiano
si starebbe orientando a chiedere al
ministero degli Interni di non utilizzare
contro i marò la legge antiterrorismo e
antipirateria Sua Act. Segno che la strategia
italiana ha messo in moto una reazione.
Azioni scomposte potrebbero farla
deragliare.
Altra cosa è l’iniziativa diplomatica
internazionale che il governo, il ministro
Bonino e il presidente del Consiglio Letta
hanno portato avanti in questi giorni. Ieri, il
presidente della Commissione europea José
Manuel Barroso ha detto di essere
preoccupato della situazione e di avere
avviato iniziative sulla vicenda: «Se questa
situazione non sarà gestita in modo adeguato
potrebbe avere conseguenze nei rapporti tra
la Ue e i partner indiani», ha sostenuto.
Anche sul piano diplomatico, non è lo
sventolio delle bandiere e lo sfoggio
velleitario dei muscoli a portarci alleati.
Meglio muoversi sul piano del diritto,
quando lo si ha dalla propria parte.
@danilotaino
© RIPRODUZIONE RISERVATA
PUBBLICA AMMINISTRAZIONE E TECNOLOGIE
L’e-government rovescia la burocrazia
di GIULIANO NOCI
IL FLOP DI GOOGLE CON MOTOROLA:
LEZIONE DI BUSINESS NELL’ERA DIGITALE

Che per Google quella con Motorola sia stata una disavventura più
che un’avventura, è fuori discussione.
L’azienda americana dei telefonini, pagata
meno di due anni fa 12,5 miliardi di dollari,
viene rivenduta ora ai cinesi di Lenovo per
meno di 3 miliardi. Dopo qualche bruciante insuccesso commerciale (quota del mercato mondiale degli smartphone ulteriormente scesa nell’ultimo anno dal 2,3 all’1%
nonostante il lancio del nuovo Moto X),
Larry Page esce da un business nel quale si
era entusiasticamente tuffato appena divenuto amministratore delegato della società
da lui fondata 16 anni fa, insieme a Sergey
Brin.
Ma, a parte il fatto che le dimensioni
della perdita accusata dalla società californiana restano indefinite e sono comunque
molto inferiori a quelle che appaiono (i 2,9
miliardi liquidi che erano in Motorola al
tempo dell’acquisto sono probabilmente
rimasti a Google che ha anche incassato
2,35 miliardi dalla vendita di alcune attività
minori dell’azienda elettronica), l’affare
presenta caratteri particolari che fanno riflettere sul rapido cambio di scenari negli
affari, soprattutto quelli delle tecnologie
digitali.
Pubblica Amministrazione
E qui, oltre alla perdite, a colpire sono la
rapidità con cui Page si è mosso (azienda
comprata appena insediato e rivenduta dopo appena 21 mesi) e la molteplicità degli
obiettivi di Google. Quello di diventare un
concorrente di Apple nei terminali telefonici è stato di certo mancato, ma la società
puntava anche a proteggere Android, il suo
sistema operativo mobile. E qui qualcosa
c’è: i 15 mila brevetti di Motorola che restano a Google sono una polizza di assicurazione contro possibili controversie legali
sulla paternità delle tecnologie usate. Vendendo a Lenovo, poi, Page lega ancor più il
gruppo cinese al sistema Android.
Mentre Lenovo (che aveva già acquistato
i personal computer e il business dei server
della Ibm) entra sempre più in profondità
nel mercato americano delle apparecchiature digitali, Google con la sua mossa segnala che la ricerca di nuovi sbocchi nel
mondo dell’«Internet delle cose», fatta con
lo sviluppo dei Google Glasses, i suoi occhiali digitali, e con i 3,2 miliardi appena
investiti nella domotica (acquisto dei termostati di Nest Labs), non è necessariamente una strada a senso unico.
Massimo Gaggi
© RIPRODUZIONE RISERVATA
C
aro direttore, a più di dieci anni dal
primo Bando Stanca ancora si crede
che l’e-government nella Pubblica
amministrazione (Pa) richieda solo
tecnologie e non piuttosto un serio
ridisegno dei processi organizzativi delle istituzioni. Digitalizzare non vuole dire trasformare azioni fisiche in un clic del mouse; piuttosto, riprogettare attività e meccanismi di coordinamento organizzativo per tenere conto
delle potenzialità delle tecnologie dell’informazione. Abbiamo fatto fin qui esattamente il
contrario: dalla raccomandata alla posta elettronica certificata per poi richiedere, in molti
casi, al personale dell’ente di stampare quanto
veicolato dal mittente ed aumentare i tempi
della pratica. Mentre la logica di organizzazione delle informazioni e dei servizi va incentrata sull’utente.
Le culture politiche hanno investito per anni, ed ancora ora, energie e parole attorno ad
un’idea di Stato e del suo rapporto con i cittadini cui corrisponde nella realtà e nella vita
quotidiana l’esatto contrario. L’amministrazione è di fatto nemica dei cittadini e delle imprese — oggi lavora oggettivamente per impoverire il Paese — e all’efficienza o alla semplificazione delle realtà nazionali concorrenti continua ad opporre il peso di una vecchia cultura
giuridica delle procedure, completamente indifferente ai risultati.
Serve una nuova governance dell’innovazione, dotata di forti poteri sanzionatori per le
amministrazioni inadempienti, sia a livello
nazionale che per quanto attiene il singolo ente. A livello macro se, per fortuna, esistono
buone pratiche sparse sul territorio della Penisola, queste sono troppo spesso sconosciute ai
più e/o non comprese (nonostante il «portale
del riuso» varato ormai sette anni fa!). A livello
di singola realtà, la strada dell’e-government
passa attraverso una gestione cross-ente; in
un Paese fatto di piccolissimi Comuni, è impensabile che ognuno si faccia carico autonomamente della introduzione e gestione di
processi digitali (con tutto quello che questo
comporta); una gestione associata è l’unica
strada percorribile con risultati importanti vedi la Provincia di Brescia: qui vengono gestite
sotto un’unica cabina di regia più di 150 realtà
comunali.
Ma perché siamo ancora al palo? Certo la
politica...ma attenzione che non si tratti di
un’accusa consolatoria. Le Pubbliche amministrazioni hanno infatti personale sbagliato: assunto e formato per una gestione burocratica
e giuridica della «cosa pubblica» e non in grado di farsi promotore di un disegno di semplificazione. Non possedendo competenze gestionali adeguate non ha ancora compreso come l’e-government sia un percorso obbligato
lungo la via dell’auspicata crescita economica
dell’Italia; grazie ad esso, infatti, si può ridurre
la spesa pubblica (con i risparmi conseguenti), aumentare la competitività del sistema Paese, dar vita ad un nuovo sistema di interazione tra Pa e mondo dell’utenza (un aspetto che
ci vede dietro numerosi Paesi africani nei
Riproduzione autorizzata licenza Ars PromoPress 2013-2016
ranking internazionali più importanti).
Finora ogni tentativo di aggredire questa
macchina si è risolto in una foto opportunity
tra manager — prestati dalla sfera del mercato
— e politici, anche consapevoli, ma troppo distratti verso un impegno che richiede severità,
responsabilità ed un forte rovesciamento liberale di un mondo chiuso e incompetente rispetto alle sfide del futuro. Ma i risultati sono
pari a zero e l’annuncio del cambiamento finisce, come ogni notizia, al mercato, ad incartare pesce. Eppure quella di un’amministrazione
che stenta a riconoscere il merito che deriva
dai risultati e promuove le forme di una cultura «mandarina», mentre il Paese scivola nella
crisi, è una seria questione morale. Occorre
quindi una determinazione straordinaria per
affermare un serio rinnovamento della Pa italiana: nel portare a cambiare parte del personale, a modificare il sistema degli incentivi, a
eliminare — quando necessario — uffici portatori di burocrazia e a rottamare una buona
parte della classe politica o, meglio, del modo
di fare oggi politica. Proprio qui misureremo
anche il nuovo che si annuncia all’orizzonte
della politica: nella capacità di dare un volto liberale ed efficiente alla sfera pubblica — il
volto di chi è al servizio del cittadino sovrano,
si badi bene — si definirà il profilo politico, tra
gli altri, di Matteo Renzi. E la credibilità di un
nuovo ceto dirigente del Paese.
Docente di marketing
Politecnico di Milano
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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Corriere della Sera
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pubblica amministrazione e tecnologie.
L' e-government rovescia la burocrazia
C aro direttore, a più di dieci anni dal primo Bando
Stanca ancora si crede che l' e-government nella
Pubblica amministrazione (Pa) richieda solo
tecnologie e non piuttosto un serio ridisegno dei
processi organizzativi delle istituzioni. Digitalizzare
non vuole dire trasformare azioni fisiche in un clic del
mouse; piuttosto, riprogettare attività e meccanismi di
coordinamento organizzativo per tenere conto delle
potenzialità delle tecnologie dell' informazione.
Abbiamo fatto fin qui esattamente il contrario: dalla
raccomandata alla posta elettronica certificata per poi
richiedere, in molti casi, al personale dell' ente di
stampare quanto veicolato dal mittente ed aumentare
i tempi della pratica. Mentre la logica di
organizzazione delle informazioni e dei servizi va
incentrata sull' utente. Le culture politiche hanno
investito per anni, ed ancora ora, energie e parole
attorno ad un' idea di Stato e del suo rapporto con i
cittadini cui corrisponde nella realtà e nella vita
quotidiana l' esatto contrario. L' amministrazione è di
fatto nemica dei cittadini e delle imprese - oggi lavora
oggettivamente per impoverire il Paese - e all'
efficienza o alla semplificazione delle realtà nazionali
concorrenti continua ad opporre il peso di una vecchia
cultura giuridica delle procedure, completamente
indifferente ai risultati. Serve una nuova governance
dell' innovazione, dotata di forti poteri sanzionatori per
le amministrazioni inadempienti, sia a livello nazionale
che per quanto attiene il singolo ente. A livello macro
se, per fortuna, esistono buone pratiche sparse sul
territorio della Penisola, queste sono troppo spesso
sconosciute ai più e/o non comprese (nonostante il
«portale del riuso» varato ormai sette anni fa!). A
livello di singola realtà, la strada dell' e-government
passa attraverso una gestione cross-ente; in un
Paese fatto di piccolissimi Comuni, è impensabile che
ognuno si faccia carico autonomamente della
introduzione e gestione di processi digitali (con tutto
quello che questo comporta); una gestione associata
è l' unica strada percorribile con risultati importanti
vedi la Provincia di Brescia: qui vengono gestite sotto
un' unica cabina di regia più di 150 realtà comunali.
Ma perché siamo ancora al palo? Certo la
politica...ma attenzione che non si tratti di un' accusa
consolatoria. Le Pubbliche amministrazioni hanno
infatti personale sbagliato: assunto e formato per una
gestione burocratica e giuridica della «cosa pubblica»
e non in grado di farsi promotore di un disegno di
semplificazione. Non possedendo competenze
Pubblica Amministrazione
gestionali adeguate non ha ancora compreso come l'
e-government sia un percorso obbligato lungo la via
dell' auspicata crescita economica dell' Italia; grazie
ad esso, infatti, si può ridurre la spesa pubblica (con i
risparmi conseguenti), aumentare la competitività del
sistema Paese, dar vita ad un nuovo sistema di
interazione tra Pa e mondo dell' utenza (un aspetto
che ci vede dietro numerosi Paesi africani nei ranking
internazionali più importanti). Finora ogni tentativo di
aggredire questa macchina si è risolto in una foto
opportunity tra manager - prestati dalla sfera del
mercato - e politici, anche consapevoli, ma troppo
distratti verso un impegno che richiede severità,
responsabilità ed un forte rovesciamento liberale di un
mondo chiuso e incompetente rispetto alle sfide del
futuro. Ma i risultati sono pari a zero e l' annuncio del
cambiamento finisce, come ogni notizia, al mercato,
ad incartare pesce. Eppure quella di un'
amministrazione che stenta a riconoscere il merito
che deriva dai risultati e promuove le forme di una
cultura «mandarina», mentre il Paese scivola nella
crisi, è una seria questione morale. Occorre quindi
una determinazione straordinaria per affermare un
serio rinnovamento della Pa italiana: nel portare a
cambiare parte del personale, a modificare il sistema
degli incentivi, a eliminare - quando necessario - uffici
portatori di burocrazia e a rottamare una buona parte
della classe politica o, meglio, del modo di fare oggi
politica. Proprio qui misureremo anche il nuovo che si
annuncia all' orizzonte della politica: nella capacità di
dare un volto liberale ed efficiente alla sfera pubblica il volto di chi è al servizio del cittadino sovrano, si badi
bene - si definirà il profilo politico, tra gli altri, di
Matteo Renzi. E la credibilità di un nuovo ceto
dirigente del Paese. Docente di marketing Politecnico
di Milano.
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Ven 31/01/2014
Il Sole 24 Ore
Pagina 4
Il Sole 24 Ore
Venerdì 31 Gennaio 2014 - N. 30
4
Agenda digitale
Il premier
«Dal 6 giugno primo passo per la connettività
della Pa: obbligatorie le fatture elettroniche»
IL REPORT DEL COMMISSARIO
L’ad Telecom
Patuano: «Apprezzabile l’attenzione del
governo, contribuiremo agli obiettivi 2020»
«I privati investano o scorporo della rete»
Letta presenta il rapporto sulla banda larga - Caio: Italia in ritardo ma possibile rispettare il target europeo
Marzio Bartoloni
«Il Governo non sarà più
spettatore, se i privati non rispetteranno i loro impegni negli investimenti sulla banda
larga siamo pronti a sganciare
la bomba atomica: lo scorporo della rete e la sua pubblicizzazione». Il messaggio lo ha
detto forte e chiaro ieri il premier Letta. L’occasione è stata
lapresentazione dell’atteso report di mister agenda digitale,
FrancescoCaio, che in 80pagine ribadisce quanto noto da
tempo: sulla diffusione della
ultrabroadband siamo in ritardo, anche se l’obiettivo di raggiungere il 50% degli italiani
con unaconnessione da 30mega insu potrebbe avverarsi entro il 2017. L’Ue in realtà ci
chiede di raggiungere il target
del 100% entro il 2020. Una
asticella, questa, che Caio non
considera impossibile, anzi:
«Con un ulteriore sforzo si
può rispettare anche questo
impegno, ma bisogna spingere sull’alfabetizzazione e sulla
digitalizzazione della Pa, facendodecollare l’identità digitale del cittadino».
Letta comunque sull’ipotesi
scorporo della rete assicura: si
tratta di una «extrema ratio»,
ma ribadisce che gli operatori
da ora in poi dovranno fare la
loro parte sugli investimenti.
Anzi, aggiunge il premier, «ci
aspettiamo che ne facciano anche più che in passato», chiunque essi siano: «nuovi o vecchi
investitori». Perché sul rispettodegliimpegnidell’agendadigitale europea il Governo vuole dare «una forte accelerazio-
Dopo la presentazione
del rapporto Caio è in arrivo
un nuovo tassello per ridare
slancio all’agenda digitale.
La Corte dei conti dovrebbe
dare già oggi il via libera allo
statutodell’Agenziaperl’Italiadigitale,instandbyormai
da 18 mesi. Lo statuto è stato
inviato a inizio gennaio alla
magistratura contabile con
una procedura d’urgenza.
Ora manca il suo ok prima
della pubblicazione in Gazzetta che renderà finalmente operativa l’Agenzia. Che,
secondo i piani del premier,
lavorerà come braccio operativo di Palazzo Chigi a cui
resteràilcontrollosull’attuazione dell’agenda.
gno – come «primo passo» di
unpercorso di digitalizzazione
nelqualeavrannounruolofondamentale i fondi strutturali
Ue. Tanto che un piano ad hoc
sulla connettività della Pa sarà
all’interno del nuovo ciclo di
programmazione 2014-2020.
Con i fondi che potranno essere utilizzati anche per la diffusione della banda ultra larga
nelle zone a fallimento di mercato (dove le aziende non hanno interesse a investire).
La presentazione del report
ieri ha incassato consensi bipartisan, ma anche un invito
più o meno generalizzato a
passare dalle parole ai fatti.
Anche l’amministratore delegatodiTelecom,MarcoPatuano, giudica «apprezzabile l’attenzionedelGoverno».Eassicura che Telecom Italia «contribuirà in modo determinante al conseguimento degli
obiettivi 2020 dell’Agenda digitale, come confermato
dall’accelerazione dei propri
pianidisviluppodella rete,auspicando regole e misure che
favoriscano gli investimenti».
Positiva anche la reazione di
Cesare Avenia presidente di
Asstel-Assotelecomunicazioni, l’associazione delle imprese di Tlc, che al Governo chiede però alcuni interventi urgenti:dallemodifichealrecente «regolamento scavi» per
consentire il corretto utilizzo
delle minitrincee fino alle linee guida per l’attuazione dei
nuovi metodi di rilevazione
delle emissioni elettromagnetiche, attese da oltre un anno.
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ne». Con lo Stato che a sua volta dovrà fare la sua parte su due
fronti. Innanzitutto vigilando
con una «matrice di impegni
vincolantiediobiettivi»sull’attuazione dell’agenda da verificare in base a «scadenze certe».Epoifavorendo«laconnettività di tutto il sistema della
Pubblica amministrazione».
Letta cita l’esempio delle fatture elettroniche per pagarele Pa
– l’obbligo scatterà dal 6 giu-
CORTE DEI CONTI
Oggi l’ok
allo statuto
dell’Agenzia
La fotografia della banda larga in Italia
COPERTURA BANDA LARGA BASE (obiettivo 1)
COPERTURA BANDA LARGA 30MBPS (obiettivo 2)
100%
65%-<100%
35%-<65%
0%-<35%
0%
100%
95%-<100%
90%-<95%
75%-<90%
0%-<75%
ITALIA
FRANCIA
GERMANIA
Consumer video
SPAGNA
Altro traffico
REGNO UNITO
GIAPPONE
SUD COREA
STATI UNITI
140
120
100
80
60
40
20
0
Fonte: Point Topic (2013), Broadband Coverage in Europe in 2012 - Cisco VNI (2013), elaborazione WIK
Il rapporto. Fuori dalla banda larga ancora due milioni di unità abitative
Un piano per accedere
ai fondi strutturali Ue
Laura Di Pillo
ROMA
Promuove i piani degli
operatori delle Tlc e invia una
raccomandazione al Governo. Perché «senza un ruolo
continuo,attivoe vigiledi Governo e presidenza del Consiglio, gli obiettivi dell’Agenda
digitaleeuropeaal2020rimangono a rischio». È quanto
emerge dal rapporto sulle Tlc
presentato ieri a Palazzo ChigidaFrancescoCaio,commissariodiGoverno perl’Agenda
digitale. Che promuove i piani dei privati.
Lo scorso novembre l’incarico di costituire un gruppo di
esperti internazionali per
un’analisi dei piani di investimento dei gestori italiani delle
Tlc. Con l’obiettivo di verificare se i piani consentiranno
all’Italia di raggiungere obiettivi di copertura e penetrazione
dellabandalargaeultralargafissati per il 2020 dall’Ue. «Si arriveràal50%dicoperturaa30Megabitalsecondo (Mbps),eoltre,
verosimilmente senza ulteriori
interventi, purché gli operatori
continuinoadinvestire,l’evoluzione tecnologica sia conforme
alle attese e le sfide attuative e
di coordinamento vengano
prontamenteindirizzateerisolte con il contributo di tutti»,
spiega il rapporto. Secondo lo
studio infatti,attualmente la copertura della banda larga base è
pari al 98,4% delle unità abitative; rimangono fuori 2 milioni di
linee abitative problematiche,
in parte servite da wireless. Un
datocheportal’Italiamoltovicino all’obiettivo di Europa 2020.
La copertura della rete con
velocitàa30Mbpsèinveceancoralimitataeinritardorispetto all’Europa. «Visti i piani dei
gestori, concreti e in attuazione, ci aspettiamo che in tre anni il 50% della popolazione sarà raggiunta da reti con minimo 30 Megabit di banda», ha
detto Caio. Secondo il rapporto infatti i piani dei gestori appaiono «coerenti in termini di
Pubblica Amministrazione
architettura di rete, obiettivi
di copertura e investimenti».
In particolare, Telecom Italia
punta a investire 1,7 miliardi
nel periodo 2014-2016 per una
copertura del 50%, Fastweb
con 0,4 miliardi (2012-14) punta a una copertura del 20% e
Vodafone ha come obiettivo
una copertura del 29% nel primo trimestre del 2017.
In conclusione, «sulle reti di
nuova generazione l’Italia parte in ritardo ma i gestori hanno
avviato nel 2013 la costruzione
diunainfrastrutturaabandaultralarga per raggiungere il 50%
della popolazione entro il 2017.
GLI INTERVENTI
Misure per ottimizzare
gli investimenti
compresa la promozione
della condivisione
di quelli infrastrutturali
c LAPAROLA
CHIAVE
Broadband
7 Broadband (banda larga) è
un "termine-ombrello" che
identifica un insieme di
tecnologie che consentono il
collegamento a internet e alle
reti locali a una velocità di
trasmissione dei dati
largamente superiore a quelle
supportate dai modem
tradizionali. Il piano messo a
punto da Bruxelles ha chiesto
all’Italia di fornire servizi di
banda larga di base a tutta la
popolazione entro il 2013
(siamo al 98,4%), 30 Mbit a
tutti entro il 2020 (saremo al
50% entro il 2016/2017) e
100 Mbit al 50% della
popolazione entro il 2020
(siamo al 2%).
Ma il raggiungimento completodegliobiettiviUerichiedeulterioriazioni complessiveditipo finanziario e di coordinamento, ma senza un ruolo continuo, attivo e vigile del GovernoedellapresidenzadelConsigliogliobiettividell’Agendadigitale 2020 (copertura totale a
30 Mbps e 50% a 100 Mbps) rimangono a rischio».
Tragliaspetticriticidarisolvere c’è che non vi sono piani
operativi per superare il gap
del 50% dei servizi a banda larga e ultralarga (anche se alcuni
gestori hanno piani preliminari per raggiungere il 70% al
2020);secondoaspetto,l’obiettivo 3 dell’agenda digitale Ue
(50% di penetrazione a
100Mbps nel 2020) è una combinazionedisviluppo,pianirealizzativi e crescita della domanda. Pertanto nel rapporto
siraccomandanoilmonitoraggiodeipianideglioperatori,degli investimenti messi in campo e della copertura raggiunta
anche per eventuali interventi
correttivi. L’utilizzo dei fondi
strutturali Ue per assicurare a
tutta la popolazione l’accesso
allaretea30Mbps entroil2020
considerandounapprocciobilanciato tra risorse infrastrutturali fisse, mobili, fisse wireless e anche satellitari. E lo sviluppo di un piano nazionale
cheincoordinamentoconleregionipermettadiaverel’accesso a questi fondi. Ma anche misureperottimizzaregliinvestimenti, comprese la promozione della condivisione di investimentiinfrastrutturali,nelrispetto delle norme per gli aiuti
di Stato e della concorrenza
Ue. Perché, si ribadisce, «è importante ricordare che la rete
haunruolostrategiconellosviluppo del Paese. A fronte di un
divario tra piani annunciati e
investimenti effettuati, il Governo dovrebbe considerare
di farsi parte attiva favorendo
iniziative di investimento anche miste pubblico-private».
Luca
De Biase
Monitoraggio
del governo
per recuperare
il gap con la Ue
I
Primo obiettivo Ue
di fatto raggiunto
L’EVOLUZIONE DELLA DOMANDA
Consumo di banda. Megabyte al mese per utente
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FrancescoCaioavràunafortuna
miglioredelprimo?Conterannoi
risultati:saràservitosefinalmente
avremounprogrammadilavoro
credibileperportarel’utilizzo
dellabandadiconnessione
internetaunlivellononpiù
arcaicocomeoggi,maalmeno
nellamediaeuropeaentroil2020.
Nehannobisognoleimpreseei
cittadiniitalianichedevonopoter
contaresuunprocessodi
modernizzazione.
IlRapportodiceche:1.infindei
conti,continuandocosìè
improbabilechel’Italiaraggiunga
tuttigliobiettiviprevistiper
l’agendadigitaleeuropea;2.non
c’èunpianopersfruttareifondi
strutturalieuropeidainvestireper
l’agendadigitaleeperlabanda
ultralarga;3.ilgovernodeve
dimostrarevisioneeleadership
oltreaimpegnarsinel
monitoraggiodellarealizzazione
(esidirebbeanche
l’accelerazione)deipianidi
sviluppodell’infrastrutturadi
connessione.Laquestioneèchele
compagnieditelecomunicazioni
investonoperservirelacrescita
delladomanda:mala
modernizzazionedigitaledel
paesepuòavveniresoltantose
l’offertasisviluppa
proattivamente,nella
convinzione(peraltroben
provataall’estero)cheun’offerta
elevatadibandalargasviluppa
l’economia,alimenta
l’innovazione,generanuovi
bisogniedunquenuovadomanda.
Perquesto,sullascorta
dell’agendadigitaleeuropea,il
governodeveprendere
l’iniziativa.
Leprobabilitàdisuccessodel
“secondorapportoCaio”sono
miglioraterispettoaqualcheanno
fadatoche,almenoaquantopare,
ilcontestosembrapiùfavorevole:
alloral’urgenzadiraggiungere
obiettiviimportantisull’agenda
digitaleeramenopressante,il
controllodellaTelecomItalianon
rischiavaancoradipassareauna
compagniaditelecomunicazioni
moltoindebitataeilgoverno
sembravatenerepiùalla
televisionecheainternet.Eraun
climatantocomplicatocheil
primoRapportoCaioerauscitosu
Wikileaks,neanchefossestatoun
segretodistato.Oggiilnuovo
Rapportoesceconunpresidente
delConsigliochelosostieneeuna
CassaDepositiePrestitiche,
comehadettoilsuopresidente
FrancoBassanini,l’havolutoper
poterragionareinmodo
empiricamentefondato
sull’eventualitàdiintervento
pubbliconell’infrastrutturadi
accessoallarete.
Ciònonsignificachele
raccomandazionidelRapporto
sarannodavveromesseinpratica.
Gliavversarinonmancheranno.Il
rapportodàcontodiqualche
ragionediottimismosugli
investimentidellecompagnie.Ma
letelcoseguonoilorotempi.La
modernizzazioneperviadigitale,
invece,nonaspettaladomanda:la
guida,laanticipa,lastimola.Per
renderepiùefficientelapubblica
amministrazione,favorirele
impreseproduttiveeconsentire
agliitalianidiusaredipiùla
televisioneviainternetemeno
quellaviaetere.Delresto,il
rapportononnascondecomesia
possibilerenderepiùrazionaleil
passaggiodialcunefrequenzeal
serviziodelletelecomunicazioni
mobili.Cen’èabbastanzaper
pensarecheancheoggi,leforze
coalizzatecontrolacrescita
dell’infrastrutturadigitalesi
farannovalere.
Seilprocessodeveacceleraree
questoperqualchemotivonon
avviene,qualcunodeve
intervenire.Chiesattamente?Che
cosasuccedeseilmonitoraggiodà
esitonegativo?Aquestedomande
nonrispondeilRapporto.Deve
rispondereilpaese.Echiloguida.
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Ven 31/01/2014
Il Sole 24 Ore
Pagina 4
Agenda digitale IL REPORT DEL COMMISSARIO.
«I privati investano o scorporo della rete»
Letta presenta il rapporto sulla banda larga - Caio: Italia in ritardo ma possibile
rispettare il target europeo.
Marzio Bartoloni «Il Governo non sarà più spettatore,
se i privati non rispetteranno i loro impegni negli
investimenti sulla banda larga siamo pronti a
sganciare la bomba atomica: lo scorporo della rete e
la sua pubblicizzazione». Il messaggio lo ha detto
forte e chiaro ieri il premier Letta. L' occasione è stata
la presentazione dell' atteso report di mister agenda
digitale, Francesco Caio, che in 80 pagine ribadisce
quanto noto da tempo: sulla diffusione della
ultrabroadband siamo in ritardo, anche se l' obiettivo
di raggiungere il 50% degli italiani con una
connessione da 30mega in su potrebbe avverarsi
entro il 2017. L' Ue in realtà ci chiede di raggiungere il
target del 100% entro il 2020. Una asticella, questa,
che Caio non considera impossibile, anzi: «Con un
ulteriore sforzo si può rispettare anche questo
impegno, ma bisogna spingere sull' alfabetizzazione e
sulla digitalizzazione della Pa, facendo decollare l'
identità digitale del cittadino». Letta comunque sull'
ipotesi scorporo della rete assicura: si tratta di una
«extrema ratio», ma ribadisce che gli operatori da ora
in poi dovranno fare la loro parte sugli investimenti.
Anzi, aggiunge il premier, «ci aspettiamo che ne
facciano anche più che in passato», chiunque essi
siano: «nuovi o vecchi investitori». Perché sul rispetto
degli impegni dell' agenda digitale europea il Governo
vuole dare «una forte accelerazione». Con lo Stato
che a sua volta dovrà fare la sua parte su due fronti.
Innanzitutto vigilando con una «matrice di impegni
vincolanti e di obiettivi» sull' attuazione dell' agenda
da verificare in base a «scadenze certe». E poi
favorendo «la connettività di tutto il sistema della
Pubblica amministrazione». Letta cita l' esempio delle
fatture elettroniche per pagare le Pa - l' obbligo
scatterà dal 6 giugno - come «primo passo» di un
percorso di digitalizzazione nel quale avranno un
ruolo fondamentale i fondi strutturali Ue. Tanto che un
piano ad hoc sulla connettività della Pa sarà all'
interno del nuovo ciclo di programmazione 20142020. Con i fondi che potranno essere utilizzati anche
per la diffusione della banda ultra larga nelle zone a
fallimento di mercato (dove le aziende non hanno
interesse a investire). La presentazione del report ieri
ha incassato consensi bipartisan, ma anche un invito
più o meno generalizzato a passare dalle parole ai
fatti. Anche l' amministratore delegato di Telecom,
Pubblica Amministrazione
Marco Patuano, giudica «apprezzabile l' attenzione
del Governo». E assicura che Telecom Italia
«contribuirà in modo determinante al conseguimento
degli obiettivi 2020 dell' Agenda digitale, come
confermato dall' accelerazione dei propri piani di
sviluppo della rete, auspicando regole e misure che
favoriscano gli investimenti». Positiva anche la
reazione di Cesare Avenia presidente di AsstelAssotelecomunicazioni, l' associazione delle imprese
di Tlc, che al Governo chiede però alcuni interventi
urgenti: dalle modifiche al recente «regolamento
scavi» per consentire il corretto utilizzo delle
minitrincee fino alle linee guida per l' attuazione dei
nuovi metodi di rilevazione delle emissioni
elettromagnetiche, attese da oltre un anno. ©
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Ven 31/01/2014
Il Sole 24 Ore
Pagina 26
Il Sole 24 Ore
Venerdì 31 Gennaio 2014 - N. 30
26 Norme e tributi
Condominio. La figura del «sostituto» dell’amministratore viene presa in considerazione dalla riforma
Professioni. Siglato un accordo tra Enpav e FidiProf
«Facente funzioni», rischi alti
Per ridurre le difficoltà interpretazioni analogiche delle regole generali
Le Casse giocano la carta
dell’intesa con i confidi
Luigi Salciarini
Federica Micardi
La trasformazione che la riforma (legge 220/2012) ha apportato alla disciplina del condominio ha inciso in modo particolare
sulleregoleriguardantil’amministratore. Tra queste, l’inopinata
introduzione di una non meglio
precisata figura di "facente funzioni" che appare all’interno
dell’articolo 1129 del Codice civile in occasione della previsione
dell’obbligatoria affissione della
"targa" dell’amministratore.
La norma, che prevede tale
adempimento all’evidente scopodirendere notiirelativi identità/recapiti ai terzi (soprattutto alla pubblica autorità), s’avventura poi nel prescrivere che
«in mancanza dell’amministratore, sul luogo di accesso al condominioodimaggiorusocomune, accessibile anche ai terzi, è
affissa l’indicazione delle generalitàedeirecapiti, anchetelefonici, della persona che svolge
funzioni analoghe a quelle
dell’amministratore». Si tratta
di una prescrizione foriera di un
enorme numero di problemi.
Va evidenziato, anzitutto,
che l’innalzamento del numero
di condomini (da 4 a 8, previsto
dal medesimo articolo 1129) relativamentealquale divienenecessarialanominadell’amministratore (quello "ufficialmente" designato) comporta che la
situazione giuridica di "mancanza"nonècertorara,conconseguente inevitabile aumento
dei casi nei quali sarà presente
il «facente funzioni».
Inoltre,lanormaomettequalsiasiriferimentoa un’eventuale
nomina. Nel prossimo futuro,
quindi, occorrerà risolvere il
problema della necessità, o meno, di un intervento formale
dell’assemblea.
In una diversa prospettiva si
potrà anche verificare l’ipotesi
chetalesoggettoattuilesuemansionigestionaliaseguitodiiniziativa autonoma, vale a dire per il
semplice fatto di svolgere concretamente le indicate «funzioni
analoghe», con ciò determinando una situazione giuridica che
si avvicina più alla «gestione di
affari altrui» (di cui all’articolo
2028 e seguenti del Codice civile) piuttosto che all’incarico di
amministratore condominiale.
Con tutte le responsabilità che
ciò comporta nei confronti dei
fornitori, dei condòmini e della
pubblica amministrazione.
Per di più, di queste «funzioni analoghe» (come la norma,
appunto,espressamentelequalifica)nonviene datoalcun connotato né ne viene precisato
l’ambito, e di conseguenza non
è dato sapere se hanno un qualche punto di contatto con quelleche laleggeattribuisceall’amministratore "ufficiale".
L’applicazione delle nuove regole,nelprossimofuturo,avrànecessitàdiun’adeguatainterpretazione giurisprudenziale, soprattutto con riferimento all’obbligo
.com
QUOTIDIANO DELLA CASA
Focus sulle novità
per edilizia, appalti,
leggi e mercato
SulquotidianodellaCasaedel
Territoriodioggi
(www.casaeterritorio.
ilsole24ore.com),traitanti
articoli,approfondimentisu:
1pianoseimilaCampanili,la
listadeicomunifinanziati
1ladimostrazionedell’errore
scusabilesalvalaPadal
risarcimento
di rendiconto annuale, di corretta redazione della contabilità e di
tenuta dei "nuovi" registri) che
non potrà non considerare l’applicazione analogica delle regole
sull’amministratore. Infatti, al finedelriconoscimentodiunminimo di operatività concreta della
norma, sembra irrinunciabile il
collegamento non solo con tutte
quelle prescrizioni che disciplinano la gestione dell’edificio (si
pensi all’attività di riscossione
delle quote di contribuzione versate dai condomini, al pagamento dei fornitori, ai rapporti con i
terzi, compreso il riconoscimentodiunaqualcheformadirappresentanza nell’interesse comune)
ma anche con i princìpi che regolano il rapporto di mandato. Il
quale non è certo una fattispecie
esclusiva del condominio ma
può riferirsi a tutte quelle situazioni in cui un soggetto incarica
unaltrodelcompimentodideterminati atti e/o operazioni.
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Il caso Modena. Interrotti fino al 31 luglio 2014 i termini di versamento per i residenti
L’alluvione sospende le imposte
Luca Gaiani
Sospesi fino al 31 luglio
2014 i termini di versamento
delle imposte e dei contributi per i residenti nei comuni
dellaprovinciadiModenacolpiti dalle inondazioni alluvionali del giorno 17 gennaio
2014. Lo dispone l’articolo 3
del Dl 4/2014, precisando che
la sospensione si estende ai
contribuentiresidenti in alcune frazioni del comune di Modena che abbiano denunciato
l’inagibilità della casadi abitazione o della sede aziendale.
Il provvedimento, emanato
nelle more della procedura
volta alla dichiarazione dello
stato di emergenza prevista
dalla legge 225/1992, riguarda
le persone fisiche e le società
residenti o aventi sede operativa nei territori dei comuni
di Bastiglia, Bomporto, San
Prospero, Camposanto, Finale Emilia, Medolla, San Felice
LA PLATEA
Il provvedimento si riferisce
ai pagamenti, compresi
quelli dei sostituti
d’imposta, in scadenza
tra il 17 gennaio e il 31 luglio
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OFFRONO FINANZIAMENTI
(Nel rispetto delle norme vigenti)
AD IMPRESE DA EURO 500.000,00 Al tasso annuo del 3%
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Capitale rimborsabile in unica soluzione
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sul Panaro, già colpiti dal sisma del maggio 2012. La sospensione si riferisce ai pagamenti di tributi, compresi
quelli da effettuare in qualità
di sostituti di imposta, scadenti tra il 17 gennaio e il prossimo 31 luglio. Non si applicano
sanzioni e interessi neppure
per i versamenti, già scaduti
al 17 gennaio 2014, se gli stessi
vengono eseguiti entro il 31 luglio. Sono pure sospese fino al
termine del mese di luglio le
scadenze per i versamenti di
contributi previdenziali e assistenziali, nonché quelle per la
notifica delle cartelle di paga-
mento di cui all’articolo 29 del
D.L. 78/2010 ed infine i termini di prescrizione e decadenza relativi all’attività degli uffici finanziari. La sospensione
non si estende invece alla ritenute dovute sui redditi di lavoro dipendente.
Potranno usufruire di analoga proroga i contribuenti
delle frazioni modenesi di Albareto, San Matteo, La Rocca
e Navicello in presenza di inagibilità della casa di abitazione, dello studio o dell’azienda, verificata dall’autorità comunale. Il provvedimento di
sospensione, stante il richia-
mo all’articolo 5 della legge
225 del 1992 sullo stato di
emergenza, comporta altresì,
per le società con sede nei comuni sopra indicati, la disapplicazione automatica (senza
necessità di interpello) delle
disposizioni sulle società
non operative per gli esercizi
2014 e 2015. Dette società non
dovranno dunque subire le
penalizzazioni della disciplina sugli enti di comodo anche
qualora non realizzassero, in
questo biennio, ricavi superiori ai minimi di legge. La disapplicazione riguarda inoltre la normativa sulle perdite
sistematiche ed ha riguardo
ai trienni di osservazione che
comprendono i due esercizi
sopra richiamati.
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Accesso al credito facilitato
per i veterinari grazie all’accordo siglato dall’Enpav, l’ente di
previdenza della categoria, con
il consorzio Fidiprof. L’accordo
siglato dal presidente dell’Ente
nazionale di previdenza e assistenzadeiveterinariGianniMancuso, prevede un investimento
di100mila euroche consentirà di
garantire crediti erogati agli
iscritti per un milione e 600mila
euro. Lo strumento consente ai
veterinari: accesso agevolato al
credito; disponibilità di prodotti
finanziari ad hoc; tassi di interesse calmierati; possibilità di otteneregaranzie agevolate.
LA LEVA
La Cassa veterinari
ha investito 100mila euro
per avere garantiti
crediti per gli iscritti
fino a 1,6 milioni
Enpav è il primo ente collettivo che partecipa a Fidiprof.
Ma non sarà l’unico. Entro due
o tre mesi altre cinque Casse
professionali, infatti, dovrebbero concludere un accordo
con il consorzio.
Fidiprof, nato grazie all’azionedi Confprofessioni, èil primo
consorziodifididedicatoaiprofessionisti. Per potersi iscrivere
è necessario avere la partita Iva
ed essere in attività. Operativo
da circa un anno, e distinto in
due realtà, Nord e Centro-Sud,
ha già chiuso una cinquantina di
pratiche. La professione maggiormente rappresentata per
ora è quella dei medici, seguita
da dentisti e veterinari.
«Abbiamo pensato di proporre alle Casse di previdenza un sistema che andasse incontro alle
loroesigenze–spiegailpresidente di Confprofessioni Gaetano
Stella –; alcuni di questi enti ave-
vano già avviato pratiche di affidamentoperigiovanitralepolitiche di welfare, ma i rischi erano
troppo alti. Con questo accordo
lagaranziaèlimitataadunadeterminata somma che Fidiprof accantonainunfondorischidedicato;ogni ente avrà il suo».
PerpoteraccedereaFidiprofè
necessario essere socio, versando una quota di iscrizione una
tantum di 250 euro (importo minimoprevistodallalegge)chesarà restituita su richiesta in assenza di un fido in corso. E anche il
veterinario che vorrà chiedere
un fido attraverso l’accordo sottoscritto da Enpav dovrà versare
laquota associativa,eperl’enteil
rischio è circoscritto al capitale
impegnato. Attualmente la banca di riferimento di Fidiprof è
Unicredit,mailconsorziostaper
concludere una partnership con
altridue importantiistituti.
Maqualisonoitempiperottenereunfido? «Perchiègià socio
– spiega Stella – al massimo una
decina di giorni; i tempi si allungano invece per chi ancora non
loè.Larichiestadiassociarsideveesserevalutataequindiaccolta dal Cda, che si incontra una
voltaalmeseechedeveverificare il possesso dei requisiti».
Ma perché rivolgersi a Fidiprof?Oltrealladifficoltàperilsingolo professionista di riuscire ad
accederealcreditobancario,grazieallastrutturamoltosnellache
caratterizza questo consorzio fidi e grazie al supporto di Confprofessioni il costo della pratica,
è estremamente contenuto.
Il consorzio ha recentemente
avviato accordi con le Regioni e
le Cameredi commercio e prossimamente potrà veicolare i finanziamenti europei che, come
hapiùvoltechiaritoinquestimesi il vicepresidente della Commissione europea, responsabile
di Industria ed imprenditoria
Antonio Tajani, saranno aperti
anche ai professionisti.
Milleproroghe
I revisori:
il decreto
è contro
le norme Ue
MILANO
Ricorso alla Cortedi giustizia europea se la Camera
voteràinvia definitival’iscrizione automatica dei dottori
commercialisti al Registro
dei revisori legali dei conti.
La minaccia arriva dal presidentedell’Inrl(Istitutonazionale revisori legali) Virgilio
Baresi all’indomani dell’approvazione al Senato del
provvedimentosull’equipollenza.Lacorrezioneapportata all’articolo 4 del Dl Milleproroghe - che ai fini
dell’iscrizione al Registro
prevede l’esonero dall’esame di idoneità dei soggetti
che hanno superato gli esami
di Stato di cui agli articoli 46
e 47 del Dlgs 139/2005, n. 139,
fermo l’obbligo di completareil tirocinio legalmente previstoperl’accessoallafunzione di revisore legale - viene
giudicata dai vertici dell’Inrl
un autentico «colpo di mano
perpetrato da senatori che
evidentemente ignorano le
conseguenze di un provvedimentoincontrastoconlalegislazione europea». E questo
perché, sostiene Baresi, «le
pressioni del sistema ordinistico e di chi lo rappresenta,
hannoindottoinunclamoroso errore i parlamentari, approvando una norma che entra in evidente contrasto con
i dettami europei».
Gi.Co.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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TRIBUNALE DI ALESSANDRIA
OFFERTA DI VENDITA DI BENI IMMOBILI
COMUNE
DI GENOVA
STAZIONE UNICA APPALTANTE DEL COMUNE
II Fallimento Abitare Srl in liquidazione, dichiarato dal Tribunale di Alessandria
con sentenza in data 05.02.2013, in persona del Curatore Dott.ssa Roberta Caviglia, in esecuzione del programma di liquidazione approvato dal Giudice Delegato con decreto in data 28.11.2013, in assenza di CdC, ai sensi dell’art. 107
Legge Fall.,
COMUNICA di aver disposto la vendita del seguente bene immobile (Residenza
Fontanile): a Valenza, Strada Fontanile fabbricati di civile abitazione, in corso di
costruzione, su terreno di circa mq. 3.337 censiti al NCEU foglio 34 mapp. 1501
sub 1 e 2, particella 1502 sub.1 e 2, particella 1503 sub. 1 e 2, particella 1504 da
1 a 30, da vendere in unico lotto al prezzo base di euro 3.400.000,00 oltre Iva di
Legge oltre terreni di circa mq. 7.282 al prezzo base di euro 196.860,00 oltre lva
di Legge. Il tutto come da relazione di stima dell’ lng.P. Morello.
AVVERTE che la vendita è a titolo originario per beni nello stato di fatto in cui si
trovano, esclusa qualunque garanzia per evizione, vizi e difetti.
INVITA qualunque interessato far pervenire in busta chiusa, presso il domicilio
del Curatore in Alessandria, corso Crimea n. 35, entro il termine di trenta giorni
dalla presente pubblicazione, proposte irrevocabili di acquisto al prezzo indicato
o a prezzo maggiore accompagnate da assegno circolare non trasferibile intestato al Fallimento Abitare SrI in liquidazione pari al 10% del prezzo base a titolo di
deposito cauzionale. Detto assegno sarà restituito ai non aggiudicatari o imputato in conto prezzo all’aggiudicatario o trattenuto in caso di mancato pagamento
del prezzo da parte di quest’ultimo. Il prezzo dovrà essere corrisposto con le
stesse modalità di cui sopra in sede di atto notarile traslativo da stipulare a ministero di notaio scelto dall’ aggiudicatario entro il termine perentorio di trenta giorni dall’aggiudicazione. Le spese e gli oneri anche fiscali dell’atto traslativo saranno integralmente a carico dell’aggiudicatario.
AVVERTE che i beni saranno aggiudicati a chi avrà proposto il prezzo maggiore
e che, in caso di parità di prezzo offerto, in data successiva, si procederà ad asta
informale fra i proponenti di tale prezzo.
COMUNICA che gli interessati potranno prendere visione dell’immobile e/o della
relazione di stima contattando il Curatore ai seguenti recapiti: Dott. ssa Roberta
Caviglia, corso Crimea n. 35 15121 Alessandria, telefono: 02 76014792 - fax 02
798849 - e-mail PEC: [email protected]
V. Garibaldi 9 Ge 16124 • [email protected]
Tel. 010 557 2410/2331/2190 Fax 010 557 2240
ESTRATTO di AVVISO di
PROCEDURA APERTA
Si rende noto che il giorno 13 MARZO 2014
alle ore 9:30 presso una sala del Comune di
Genova avrà luogo la procedura aperta per
l’assegnazione dell’appalto avente oggetto:
“Programma Operativo Regionale (P.O.R.)
Liguria - F.E.S.R. 2007/2013 - Asse 3 - Sviluppo
Urbano. Progetto Integrato Prà Marina.
Intervento 1 - Parco Lungo - APPALTO A Viabilità di ponente, dal ponte sul rio San
Pietro a via Taggia”. Importo complessivo Euro
3.900.233,98 comprensivo di Euro 200.000,00
per oneri per la sicurezza, Euro 125.000,00 per
opere in economia, non soggetti a ribasso ed
Euro 36.272,73, per spese di progettazione
esecutiva, tutto oltre I.v.a.. I lavori rientrano
nella Categoria prevalente OG3 (76,95%),
scorporabili OG12 (6,78%) OG10 (16,27%).
Le offerte, complete della documentazione
richiesta dal bando di gara, dovranno
pervenire entro e non oltre le ore 12:00 del
giorno 11 MARZO 2014. Il bando integrale,
pubblicato sulla G.U.R.I., è affisso all'Albo
Pretorio del Comune ed è scaricabile dai siti
www.comune.genova.it
www.appaltiliguria.it
www.serviziocontrattipubblici.it
IL DIRIGENTE
Dott.ssa Cinzia MARINO
www.formazione.ilsole24ore.com/bs
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3° MODULO - Il sistema azienda: modelli e strumenti di gestione d’impresa
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Pubblica Amministrazione
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Il Sole 24 ORE Formazione ed Eventi
Milano, via Monte Rosa, 91
Roma, Piazza dell’Indipendenza, 23 b/c
Organizzazione con sistema di qualità certificato ISO 9001:2008
Pagina 13 di 55
Ven 31/01/2014
Il Sole 24 Ore
Pagina 26
Condominio. La figura del «sostituto» dell' amministratore viene presa in considerazione
dalla riforma.
«Facente funzioni», rischi alti
Per ridurre le difficoltà interpretazioni analogiche delle regole generali.
Luigi Salciarini La trasformazione che la riforma
(legge 220/2012) ha apportato alla disciplina del
condominio ha inciso in modo particolare sulle regole
riguardanti l' amministratore. Tra queste, l' inopinata
introduzione di una non meglio precisata figura di
"facente funzioni" che appare all' interno dell' articolo
1129 del Codice civile in occasione della previsione
dell' obbligatoria affissione della "targa" dell'
amministratore. La norma, che prevede tale
adempimento all' evidente scopo di rendere noti i
relativi identità/recapiti ai terzi (soprattutto alla
pubblica autorità), s' avventura poi nel prescrivere che
«in mancanza dell' amministratore, sul luogo di
accesso al condominio o di maggior uso comune,
accessibile anche ai terzi, è affissa l' indicazione delle
generalità e dei recapiti, anche telefonici, della
persona che svolge funzioni analoghe a quelle dell'
amministratore». Si tratta di una prescrizione foriera
di un enorme numero di problemi. Va evidenziato,
anzitutto, che l' innalzamento del numero di
condomini (da 4 a 8, previsto dal medesimo articolo
1129) relativamente al quale diviene necessaria la
nomina dell' amministratore (quello "ufficialmente"
designato) comporta che la situazione giuridica di
"mancanza" non è certo rara, con conseguente
inevitabile aumento dei casi nei quali sarà presente il
«facente funzioni». Inoltre, la norma omette qualsiasi
riferimento a un' eventuale nomina. Nel prossimo
futuro, quindi, occorrerà risolvere il problema della
necessità, o meno, di un intervento formale dell'
assemblea. In una diversa prospettiva si potrà anche
verificare l' ipotesi che tale soggetto attui le sue
mansioni gestionali a seguito di iniziativa autonoma,
vale a dire per il semplice fatto di svolgere
concretamente le indicate «funzioni analoghe», con
ciò determinando una situazione giuridica che si
avvicina più alla «gestione di affari altrui» (di cui all'
articolo 2028 e seguenti del Codice civile) piuttosto
che all' incarico di amministratore condominiale. Con
tutte le responsabilità che ciò comporta nei confronti
dei fornitori, dei condòmini e della pubblica
amministrazione. Per di più, di queste «funzioni
analoghe» (come la norma, appunto, espressamente
le qualifica) non viene dato alcun connotato né ne
viene precisato l' ambito, e di conseguenza non è
dato sapere se hanno un qualche punto di contatto
Pubblica Amministrazione
con quelle che la legge attribuisce all' amministratore
"ufficiale". L' applicazione delle nuove regole, nel
prossimo futuro, avrà necessità di un' adeguata
interpretazione giurisprudenziale, soprattutto con
riferimento all' obbligo di rendiconto annuale, di
corretta redazione della contabilità e di tenuta dei
"nuovi" registri) che non potrà non considerare l'
applicazione analogica delle regole sull'
amministratore. Infatti, al fine del riconoscimento di un
minimo di operatività concreta della norma, sembra
irrinunciabile il collegamento non solo con tutte quelle
prescrizioni che disciplinano la gestione dell' edificio
(si pensi all' attività di riscossione delle quote di
contribuzione versate dai condomini, al pagamento
dei fornitori, ai rapporti con i terzi, compreso il
riconoscimento di una qualche forma di
rappresentanza nell' interesse comune) ma anche
con i princìpi che regolano il rapporto di mandato. Il
quale non è certo una fattispecie esclusiva del
condominio ma può riferirsi a tutte quelle situazioni in
cui un soggetto incarica un altro del compimento di
determinati atti e/o operazioni. © RIPRODUZIONE
RISERVATA.
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Pagina 14 di 55
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Ven 31/01/2014
Venerdì 31 Gennaio 2014
Italia Oggi
Pagina 21
Diritto
& Fisco
21
220
00114
in edicola con
Incontro tra Saccomanni e il ministro Widner-Schlumpf. Intesa entro il mese di maggio
Fondi in Svizzera, zero sconti
No a condizioni più favorevoli rispetto alla disclosure
DI TANCREDI CERNE
E VALERIO STROPPA
N
essuno sconto sui
capitali in Svizzera.
Un eventuale accordo intergovernativo
stipulato dall’Italia non potrà
prevedere condizioni più favorevoli rispetto alla voluntary
disclosure. L’autodenuncia
spontanea resta quindi l’unica
strada possibile per chi, messo
alle strette da uno scambio di
informazioni automatico che si
fa sempre più vicino, intende
regolarizzare le attività finanziarie e patrimoniali detenute
all’estero in violazione delle
norme sul monitoraggio fiscale.
È quanto emerso dall’incontro
tenutosi ieri a Berna tra il ministro dell’economia, Fabrizio
Saccomanni, e la «collega»
elvetica Eveline WidnerSchlumpf.
Un accordo fiscale tra i due
paesi, comunque, potrebbe
essere più vicino di quanto
potesse sembrare fino a poco
tempo fa. «Non è vero che il
dialogo è in stallo. L’obiettivo
del nostro governo è quello di
chiudere l’accordo prima della
visita programmata a maggio
del presidente della Repubblica italiana in Svizzera», ha
dichiarato Saccomanni. Che
ha aggiunto come la futura intesa tra i due Paesi non potrà
in ogni caso introdurre forme di
anonimato, né sconti sulle sanzioni amministrative e penali
diversi da quelli previsti dalla
legge nazionale italiana. Non
si lavorerà quindi sul modello
Eveline Widner-Schlumpf
«Rubik» già utilizzato dalla
Svizzera (si veda ItaliaOggi di
ieri). Per chi intende rimettere
in regola i propri soldi le uniche
agevolazioni possibili passano
dalla voluntary disclosure disciplinata dal dl n. 4/2014.
Alle parole di Saccomanni
hanno fatto eco quelle di Widmer-Schlumpf: «Svizzera e Italia concretizzeranno presto una
road map dettagliata in vista di
un accordo fiscale e finanziario.
Ma Roma dovrà agire in modo
non discriminatorio», ha avvertito il ministro elvetico, sottolineando il timore che imprese
o persone italiane con conti in
Svizzera siano trattate diversamente dai contribuenti con
capitali detenuti in altri Paesi
Ue. Immediata la replica del
titolare del dicastero di via XX
Settembre, secondo cui «la nuova legislazione sul rientro dei
capitali dall’estero non ha nulla
di discriminatorio, ma prevede
semplicemente una differenza
Fabrizio Saccomanni
tra paesi membri dell’Ue e paesi non membri». O meglio tra i
paesi che garantiscono una collaborazione amministrativa e
quelli black list.
La parola passa adesso a
Jacques de Watteville e
Vieri Ceriani, rispettivamente segretario di stato per
le questioni finanziarie internazionali svizzere e consigliere
economico del ministro Saccomanni, che si incontreranno a
febbraio per muovere i passi
successivi del negoziato. C’è
cautela, comunque, riguardo
all’importo che potrà essere
recuperato attraverso la regolarizzazione spontanea. «Non
abbiamo mai indicato nessuna
cifra, sono capitali usciti illegalmente dall’Italia, quindi non
abbiamo un’idea precisa, ma
solo indicazioni informali dal
sistema bancario italiano e da
quello svizzero», ha ammesso
Saccomanni, il quale ha ribadito che «i giorni per gli evasori
sono oramai numerati».
Una posizione che però non
sembra convincere le associazioni dei consumatori, che
hanno bollato le parole del
Mef come proclami piuttosto
che fatti. «Il ministro farebbe
bene a intervenire con provvedimenti ad hoc che limitino la
possibilità di trasferire le società in paradisi fiscali per poter
evadere o anche solo eludere
il fisco italiano», evidenzia il
Codacons.
Il tavolo negoziale riaperto
ieri tra Roma e Berna è stato
anche l’occasione per ribadire
la necessità di trovare una soluzione a numerosi temi ancora
aperti, al di là dell’accordo sul
rientro dei capitali: dal trattamento fiscale dei lavoratori
frontalieri a quello dei residenti a Campione d’Italia, dalla
revisione dell’accordo contro le
doppie imposizioni alla black
list, fino ad arrivare all’accesso
al mercato finanziario. «Abbia-
mo dato mandato alle nostre
delegazioni di definire in tempi brevi un accordo complesso
su questi temi ma anche sullo
scambio delle informazioni», ha
concluso Saccomanni, «l’intesa
sarà complementare e sinergica rispetto alla norma italiana
sulla regolazione spontanea».
Sempre in ottica di contrasto all’evasione internazionale, intanto, ieri l’Ocse ha messo in consultazione un nuovo
documento sulle iniziative da
mettere in campo in materia
di transfer pricing. Nello specifico, si tratta del restyling
della normativa sulla documentazione di supporto che
le multinazionali possono
predisporre per limitare l’applicazione di sanzioni in caso
di rettifica dei prezzi praticati
da parte delle autorità fiscali.
Per presentare commenti e osservazioni ci sarà tempo fino
al 23 febbraio 2014.
A margine dell’incontro svizzero c’è stato il tempo per fare il
punto sulle nuove manovre di
politica fiscale messe a punto
dall’esecutivo di Roma. «Adotteremo presto le norme che
raccolgono l’accordo con i Comuni sulla Tasi, che aumenta
la soglia massima dell’aliquota
in cambio di maggiori detrazioni», ha anticipato il ministro
italiano spiegando tuttavia,
che nulla è stato ancora deciso
sul veicolo normativo che verrà
utilizzato. «Non è detto che si
tratti di un nuovo decreto ma
probabilmente di un emendamento».
©Riproduzione riservata
La proposta: imprese senza Irap
e gettito compensato con l’Ires
Giustizia, via libera al protocollo
per l’informatizzazione dei servizi
Abolire l’imposta sulle attività produttive per il settore privato e compensare il gettito mancante con l’introduzione di un’addizionale regionale
su l’Imposta per i redditi delle società. Così facendo, la pressione fiscale
sulle imprese sarebbe alleggerita in modo significativo. Dall’Irap di queste
ultime, infatti, arrivano 24 mld di euro di gettito. Questa la principale
proposta che, il prossimo 5 febbraio a Montecitorio, verrà presentata da
Enrico Zanetti, vicepresidente della Commissione finanze alla Camera e
responsabile per le politiche fiscali di Scelta civica. «Fin dalla sua introduzione l’Irap è l’imposta più odiata da tutti coloro che fanno impresa in
Italia», ha reso noto Zanetti, «è un’imposta discorsiva che penalizza chi
produce beni e servizi in Italia e favorisce chi delocalizza la produzione». Nel dettaglio la proposta prevede, da un lato l’abolizione dell’Irap,
dall’altro lato la fissazione al 15% dell’addizionale regionale all’Imposta
sul reddito, portando così la tassazione complessiva al 42,5% per tutti i
contribuenti. «Se riusciremo a portare avanti la nostra idea», ha spiegato
Zanetti, «riusciremo a eliminare gli effetti discorsivi di un’imposta che, al
settore privato, costa 24 mld di euro. I restanti 10 mld di gettito, infatti,
derivano dal settore pubblico. Per lo stato si tratta, quindi di una partita
di giro che non necessita di compensazioni».
Via libera al protocollo di intesa per il miglioramento dei servizi giudiziari.
Il sigillo sull’accordo è stato posto ieri con la firma del Ministero della giustizia, dell’economia e delle finanze, del Consiglio di stato della Corte dei conti
e dell’Avvocatura dello stato. Il progetto mira a realizzare un coordinamento
permanente in materia di informatizzazione tra la Giustizia ordinaria, amministrativa, contabile e tributaria, incentivando forme di collaborazione tra
le amministrazioni coinvolte e individuando soluzioni comuni e strumenti
concreti. «L’accordo», ha spiegato il Ministero della giustizia attraverso una
nota diffusa ieri, «permetterà alle amministrazioni giudiziarie di condividere
soluzioni omogenee alle numerose questioni, non solo tecnologiche, ma anche
di tipo interpretativo. Il sistema permetterà, inoltre, di accedere a un supporto
giuridico e informatico unitario sia al parlamento sia al Governo per quel
che concerne le rispettive iniziative legislative e regolamentari». L’obiettivo è
quello di contribuire al miglioramento della funzionalità complessiva degli
uffici giudiziari, nell’ottica della riduzione dei
e dell’accrescimento dell’efficacia della
Il testo del protocollo costi
loro azione, in particolare attraverso la demasul sito www.italiaterializzazione dei flussi documentali e l’interconnessione tra i vari plessi giurisdizionali.
oggi.it/documenti
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Italia Oggi
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Incontro tra Saccomanni e il ministro Widner-Schlumpf. Intesa entro il mese di maggio.
Fondi in Svizzera, zero sconti
No a condizioni più favorevoli rispetto alla disclosure.
Nessuno sconto sui capitali in Svizzera. Un eventuale
accordo intergovernativo stipulato dall' Italia non potrà
prevedere condizioni più favorevoli rispetto alla
voluntary disclosure. L' autodenuncia spontanea resta
quindi l' unica strada possibile per chi, messo alle
strette da uno scambio di informazioni automatico che
si fa sempre più vicino, intende regolarizzare le
attività finanziarie e patrimoniali detenute all' estero in
violazione delle norme sul monitoraggio fiscale. È
quanto emerso dall' incontro tenutosi ieri a Berna tra il
ministro dell' economia, Fabrizio Saccomanni, e la
«collega» elvetica Eveline Widner-Schlumpf. Un
accordo fiscale tra i due paesi, comunque, potrebbe
essere più vicino di quanto potesse sembrare fino a
poco tempo fa. «Non è vero che il dialogo è in stallo.
L' obiettivo del nostro governo è quello di chiudere l'
accordo prima della visita programmata a maggio del
presidente della Repubblica italiana in Svizzera», ha
dichiarato Saccomanni. Che ha aggiunto come la
futura intesa tra i due Paesi non potrà in ogni caso
introdurre forme di anonimato, né sconti sulle sanzioni
amministrative e penali diversi da quelli previsti dalla
legge nazionale italiana. Non si lavorerà quindi sul
modello «Rubik» già utilizzato dalla Svizzera (si veda
ItaliaOggi di ieri). Per chi intende rimettere in regola i
propri soldi le uniche agevolazioni possibili passano
dalla voluntary disclosure disciplinata dal dl n. 4/2014.
Alle parole di Saccomanni hanno fatto eco quelle di
Widmer-Schlumpf: «Svizzera e Italia
concretizzeranno presto una road map dettagliata in
vista di un accordo fiscale e finanziario. Ma Roma
dovrà agire in modo non discriminatorio», ha avvertito
il ministro elvetico, sottolineando il timore che imprese
o persone italiane con conti in Svizzera siano trattate
diversamente dai contribuenti con capitali detenuti in
altri Paesi Ue. Immediata la replica del titolare del
dicastero di via XX Settembre, secondo cui «la nuova
legislazione sul rientro dei capitali dall' estero non ha
nulla di discriminatorio, ma prevede semplicemente
una differenza tra paesi membri dell' Ue e paesi non
membri». O meglio tra i paesi che garantiscono una
collaborazione amministrativa e quelli black list. La
parola passa adesso a Jacques de Watteville e Vieri
Ceriani, rispettivamente segretario di stato per le
questioni finanziarie internazionali svizzere e
consigliere economico del ministro Saccomanni, che
si incontreranno a febbraio per muovere i passi
Normativa Comuni
successivi del negoziato. C' è cautela, comunque,
riguardo all' importo che potrà essere recuperato
attraverso la regolarizzazione spontanea. «Non
abbiamo mai indicato nessuna cifra, sono capitali
usciti illegalmente dall' Italia, quindi non abbiamo un'
idea precisa, ma solo indicazioni informali dal sistema
bancario italiano e da quello svizzero», ha ammesso
Saccomanni, il quale ha ribadito che «i giorni per gli
evasori sono oramai numerati». Una posizione che
però non sembra convincere le associazioni dei
consumatori, che hanno bollato le parole del Mef
come proclami piuttosto che fatti. «Il ministro farebbe
bene a intervenire con provvedimenti ad hoc che
limitino la possibilità di trasferire le società in paradisi
fiscali per poter evadere o anche solo eludere il fisco
italiano», evidenzia il Codacons. Il tavolo negoziale
riaperto ieri tra Roma e Berna è stato anche l'
occasione per ribadire la necessità di trovare una
soluzione a numerosi temi ancora aperti, al di là dell'
accordo sul rientro dei capitali: dal trattamento fiscale
dei lavoratori frontalieri a quello dei residenti a
Campione d' Italia, dalla revisione dell' accordo contro
le doppie imposizioni alla black list, fino ad arrivare all'
accesso al mercato finanziario. «Abbiamo dato
mandato alle nostre delegazioni di definire in tempi
brevi un accordo complesso su questi temi ma anche
sullo scambio delle informazioni», ha concluso
Saccomanni, «l' intesa sarà complementare e
sinergica rispetto alla norma italiana sulla regolazione
spontanea». Sempre in ottica di contrasto all'
evasione internazionale, intanto, ieri l' Ocse ha messo
in consultazione un nuovo documento sulle iniziative
da mettere in campo in materia di transfer pricing.
Nello specifico, si tratta del restyling della normativa
sulla documentazione di supporto che le
multinazionali possono predisporre per limitare l'
applicazione di sanzioni in caso di rettifica dei prezzi
praticati da parte delle autorità fiscali. Per presentare
commenti e osservazioni ci sarà tempo fino al 23
febbraio 2014. A margine dell' incontro svizzero c' è
stato il tempo per fare il punto sulle nuove manovre di
politica fiscale messe a punto dall' esecutivo di Roma.
«Adotteremo presto le norme che raccolgono l'
accordo con i Comuni sulla Tasi, che aumenta la
soglia massima dell' aliquota in cambio di maggiori
detrazioni», ha anticipato il ministro italiano spiegando
tuttavia, che nulla è stato ancora deciso sul veicolo
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Italia Oggi
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normativo che verrà utilizzato. «Non è detto che si
tratti di un nuovo decreto ma probabilmente di un
emendamento». ©Riproduzione riservata.
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Italia Oggi
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O S S ERVATO R I O V I M I NA L E
Venerdì 31 Gennaio 2014
Il potere di verifica per la delibera di una proposta di mozione
L’assemblea è sovrana
Previe valutazioni del presidente limitate
Q
uesito: Qual è l’ambito del potere di
verifica che spetta
al presidente del
consiglio comunale, nel
caso in cui venga richiesto di convocare l’assemblea, ai sensi dell’art. 39,
comma 2, dlgs n. 267/2000,
al fine di deliberare una
proposta di mozione?
L’art. 43, comma 1, del dlgs
n. 267/2000 riconosce ai «consiglieri comunali e provinciali» il diritto di iniziativa
su ogni questione sottoposta
alla deliberazione del consiglio, stabilendo che «hanno
inoltre il diritto di chiedere
la convocazione del consiglio
secondo le modalità dettate
dall’art. 39, comma 2, e di
presentare interrogazioni e
mozioni».
La dottrina definisce «mozioni» gli atti approvati
dal consiglio per esercitare
un’azione di indirizzo, esprimere posizioni e giudizi su
determinate questioni, organizzare la propria attività,
disciplinare procedure e stabilire adempimenti dell’amministrazione nei confronti
del consiglio.
Il Tar Puglia – Sezione di
Lecce – I Sez., sentenza n.
1022/2004, precisa che la mozione è un istituto a contenuto
non specificato… , trattandosi di un potere a tutela della
minoranza per situazioni non
predefinibili, a differenza di
altri strumenti più a valenza di mera conoscenza (quali
l’interrogazione o la interpellanza), essendo strumento di
«introduzione ad un dibattito» che si conclude con un
voto che è ragione ed effetto
proprio della mozione».
Pertanto, alla luce della
dottrina e della giurisprudenza, a differenza della interrogazione e dell’interpellanza a
cui rispondono il sindaco e la
giunta, la mozione è diretta al
consiglio comunale che deve
esprimersi nelle forme della
deliberazione, rappresentando una forma di controllo
politico-amministrativo di cui
all’art. 42, comma 1, del dlgs
n. 267/2000.
L’art. 38 del dlgs n.
267/2000 stabilisce che il funzionamento dei consigli, nel
quadro dei principi stabiliti
dallo statuto, è disciplinato
dal regolamento.
L’ente in questione ha disciplinato la materia nel
regolamento del consiglio
comunale dal quale emerge
che la mozione consiste in
un proposta di deliberazione consiliare oppure in un
proposta di voto del consiglio
comunale per indirizzare l’attività della giunta comunale
su una determinata materia;
può consistere, altresì, in una
proposta di voto per esprime-
re una valutazione in merito
a precisate azioni del sindaco,
dei singoli assessori o della
giunta nel suo complesso.
La giurisprudenza prevalente in materia si è da
tempo espressa affermando
che, in caso di richiesta di
convocazione del consiglio da
parte di un quinto dei consiglieri, «al presidente del
consiglio comunale spetta
soltanto la verifica formale
che la richiesta provenga dal
prescritto numero di soggetti
legittimati, mentre non può
sindacarne l’oggetto, poiché
spetta allo stesso consiglio
nella sua totalità la verifica
circa la legalità della convocazione e l’ammissibilità
delle questioni da trattare,
salvo che non si tratti di oggetto che, in quanto illecito,
impossibile o per legge manifestamente estraneo alle
competenze dell’assemblea,
in nessun caso potrebbe es-
sere posto all’ordine del giorno» (Tar Piemonte, Sez. Il, 24
aprile 1996, n. 268).
In assenza di previsioni
normative e regolamentari,
pertanto, la possibilità da
parte del presidente del consiglio di una preventiva valutazione dell’oggetto della
mozione, al fine di inserirla o
meno nell’ordine del giorno,
va esercitata tenendo in considerazione il potere «sovrano»
delle assemblee politiche (Tar
per la Puglia sent. ult. cit.) al
quale spetta di decidere, in
via pregiudiziale, sull’ammissibilità della discussione sugli
argomenti inseriti nell’ordine
del giorno.
LE RISPOSTE AI QUESITI
SONO A CURA
DEL DIPARTIMENTO AFFARI
INTERNI E TERRITORIALI
DEL MINISTERO DELL’INTERNO
CONCORSI
Abruzzo
Emilia-Romagna
Liguria
Puglia
Dirigente tecnico. Comune di
Roseto degli Abruzzi (Te), un posto.
Scadenza: 17/2/2014. Tel.
085/89453651. G.U. n. 5
Dirigente dei servizi alla persona.
Comune di Imola (Bo), un posto.
Scadenza: 10/2/2014. Tel.
0542/602111. G.U. n. 3
Funzionario tecnico dell’area
edilizia. Provincia di Genova, un
posto. Scadenza: 13/2/2014. Tel.
010/54991. G.U. n. 4
Dirigente amministrativo economico finanziario. Comune di Maglie
(Le), un posto. Scadenza: 27/2/2014.
Tel. 0836/489245. G.U. n. 8
Calabria
Friuli-Venezia Giulia
Lombardia
Toscana
Istruttore tecnico part-time.
Comune di Mongiana (Vv), un posto.
Scadenza: 27/2/2014. Tel.
0963/311087. G.U. n. 8
Istruttore direttivo tecnico.
Comune di Lignano Sabbiadoro
(Ud), un posto. Scadenza:
4/2/2014.
Tel. 0431/409114. G.U. n. 2
Assistente sociale part-time.
Comune di Induno Olona (Va),
un posto. Scadenza: 5/2/2014.
Tel. 0332/273209. G.U. n. 99
Dirigente economico finanziario.
Comune di Firenze, due posti.
Scadenza: 27/2/2014. Tel.
055/2767326. G.U. n. 8
Piemonte
Veneto
Istruttore amministrativo
contabile. Comune di Breia
(Vc), un posto. Scadenza:
27/2/2014. Tel. 0163/49196.
G.U. n. 8
Istruttore direttivo del servizio
amministrativo contabile.
Comune di Treviso, un posto. Scadenza: 24/2/2014. Tel. 0422/658434.
G.U. n. 8
Campania
Funzionario amministrativofinanziario. Comune di Pozzuoli
(Na), un posto. Scadenza:
17/2/2014.
Tel. 081/8551114. G.U. n. 5
Lazio
Funzionario di polizia municipale. Comune di Gaeta (Lt), un posto.
Scadenza: 24/2/2014. Tel.
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Normativa Comuni
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Ven 31/01/2014
Italia Oggi
Pagina 36
Il potere di verifica per la delibera di una proposta di mozione.
L' assemblea è sovrana
Previe valutazioni del presidente limitate.
Quesito: Qual è l' ambito del potere di verifica che
spetta al presidente del consiglio comunale, nel caso
in cui venga richiesto di convocare l' assemblea, ai
sensi dell' art. 39, comma 2, dlgs n. 267/2000, al fine
di deliberare una proposta di mozione? L' art. 43,
comma 1, del dlgs n. 267/2000 riconosce ai
«consiglieri comunali e provinciali» il diritto di
iniziativa su ogni questione sottoposta alla
deliberazione del consiglio, stabilendo che «hanno
inoltre il diritto di chiedere la convocazione del
consiglio secondo le modalità dettate dall' art. 39,
comma 2, e di presentare interrogazioni e mozioni».
La dottrina definisce «mozioni» gli atti approvati dal
consiglio per esercitare un' azione di indirizzo,
esprimere posizioni e giudizi su determinate
questioni, organizzare la propria attività, disciplinare
procedure e stabilire adempimenti dell'
amministrazione nei confronti del consiglio. Il Tar
Puglia - Sezione di Lecce - I Sez., sentenza n.
1022/2004, precisa che la mozione è un istituto a
contenuto non specificato… , trattandosi di un potere
a tutela della minoranza per situazioni non
predefinibili, a differenza di altri strumenti più a
valenza di mera conoscenza (quali l' interrogazione o
la interpellanza), essendo strumento di «introduzione
ad un dibattito» che si conclude con un voto che è
ragione ed effetto proprio della mozione». Pertanto,
alla luce della dottrina e della giurisprudenza, a
differenza della interrogazione e dell' interpellanza a
cui rispondono il sindaco e la giunta, la mozione è
diretta al consiglio comunale che deve esprimersi
nelle forme della deliberazione, rappresentando una
forma di controllo politico-amministrativo di cui all' art.
42, comma 1, del dlgs n. 267/2000. L' art. 38 del dlgs
n. 267/2000 stabilisce che il funzionamento dei
consigli, nel quadro dei principi stabiliti dallo statuto, è
disciplinato dal regolamento. L' ente in questione ha
disciplinato la materia nel regolamento del consiglio
comunale dal quale emerge che la mozione consiste
in un proposta di deliberazione consiliare oppure in un
proposta di voto del consiglio comunale per
indirizzare l' attività della giunta comunale su una
determinata materia; può consistere, altresì, in una
proposta di voto per esprimere una valutazione in
merito a precisate azioni del sindaco, dei singoli
assessori o della giunta nel suo complesso. La
giurisprudenza prevalente in materia si è da tempo
Normativa Comuni
espressa affermando che, in caso di richiesta di
convocazione del consiglio da parte di un quinto dei
consiglieri, «al presidente del consiglio comunale
spetta soltanto la verifica formale che la richiesta
provenga dal prescritto numero di soggetti legittimati,
mentre non può sindacarne l' oggetto, poiché spetta
allo stesso consiglio nella sua totalità la verifica circa
la legalità della convocazione e l' ammissibilità delle
questioni da trattare, salvo che non si tratti di oggetto
che, in quanto illecito, impossibile o per legge
manifestamente estraneo alle competenze dell'
assemblea, in nessun caso potrebbe essere posto all'
ordine del giorno» (Tar Piemonte, Sez. Il, 24 aprile
1996, n. 268). In assenza di previsioni normative e
regolamentari, pertanto, la possibilità da parte del
presidente del consiglio di una preventiva valutazione
dell' oggetto della mozione, al fine di inserirla o meno
nell' ordine del giorno, va esercitata tenendo in
considerazione il potere «sovrano» delle assemblee
politiche (Tar per la Puglia sent. ult. cit.) al quale
spetta di decidere, in via pregiudiziale, sull'
ammissibilità della discussione sugli argomenti inseriti
nell' ordine del giorno.
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Ven 31/01/2014
Venerdì 31 Gennaio 2014
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Enti locali
& Federalismo
35
LA LEGGEE
DI STABILITÀ
in edicola con
IL GIORNALE DELLE AUTONOMIE
Imposta municipale in autiliquidazione. Per gli altri tributi bollettini precompilati
Riscossione della Iuc tripartita
Modalità differenziate per Imu, Tari e tassa servizi
DI
L
stà regolamentare, lasciando
aperta la possibilità di affidamento all’esterno. I comuni,
quindi, potranno esternalizzare
(anche disgiuntamente) le predette attività, fatte salve le modalità di versamento spontaneo
indicate dalla legge e nel rispetto di quanto prevede l’art. 52,
comma 5, del dlgs 446/1997.
MATTEO BARBERO
a riscossione della Iuc,
l’imposta unica comunale istituita dalla legge
di Stabilità 2014, seguirà modalità differenziate per
ciascuna delle tre componenti
(Imu, Tasi e Tari) in cui essa
si articola. È un’ulteriore conferma che il preteso carattere
unitario del nuovo tributo è più
apparente che reale.
La normativa
Per l’Imu, l’art. 1, comma 703,
della legge 147/2013 fa salva la
specifica disciplina previgente.
Continuerà, pertanto, ad applicarsi l’art. 13, comma 12, del dl
201/2011, ai sensi del quale il
versamento dell’imposta deve
essere obbligatoriamente effettuato mediante modello F24
oppure mediante bollettino postale centralizzato.
Per la Tasi e per la Tari, invece, viene in considerazione
quanto disposto dal precedente comma 688, che prevede la
possibilità di utilizzare (oltre a
F24 e bollettino postale) anche
i sistemi elettronici di incasso
e di pagamento sia interbancari che postali (Mav, Rid, Pos,
Riba ecc.). Va precisato che, in
tutti i casi, quelle indicate dalla legge sono le uniche forme
ammesse, dal momento che
sia la disciplina dell’Imu che
quella della Iuc prevedono, al
riguardo, una deroga espressa alla potestà regolamentare comunale. Ne deriva, ad
esempio, che non è possibile
riscuote la Tasi o la Tari su un
conto corrente postale intestato al comune. Solo per gli enti
che optino per la tariffa corrispettiva in luogo della Tari, le
modalità di versamento sono
rimesse ai regolamenti, ma
in tal caso la gestione degli
incassi deve essere attribuita
obbligatoriamente al soggetto
affidatario del servizio rifiuti
(comma 690).
Parola ai comuni
All’infuori di questa eccezione, il comma 690 dispone che
l’applicazione e la riscossione
della Iuc spettano ai comuni.
Oltre alla regolamentazione del
tributo, la norma include tutte
le fasi di liquidazione, accertamento e riscossione (spontanea
e coattiva). Essa, peraltro, non
impone (a differenza dell’art.
14, comma 35, del dl 201 per la
Tares) alcuna deroga alla pote-
Fattispecie derogatorie
Peraltro, la legge 147 prevede
anche due fattispecie derogatorie a tale disciplina generale. I
comuni, infatti, possono affidare direttamente, senza, cioè,
alcuna procedura ad evidenza
pubblica:
- l’accertamento e la riscossione della Tasi ai soggetti ai
quali nel 2013 risultava attribuito il servizio di accertamento e riscossione dell’Imu;
- l’accertamento e la riscossione della Tari e della tariffa
corrispettiva in favore dei soggetti che nell’anno 2013 erano
affidatari del servizio di gestione dei rifiuti.
Da notare che non sono previsti limiti di durata agli affidamenti diretti.
Stranamente, non è invece
consentito affidare la Tari a chi
nel 2013 ha gestito la Tares.
Autoliquidazione?
Infine, va evidenziato che,
mentre l’Imu rimane un tributo in autoliquidazione, per
la Tasi e per la Tari il comma
689 prevede l’obbligo in capo ai
comuni di provvedere all’invio
di modelli di pagamento precompilati. La norma, tuttavia,
non è immediatamente operativa, in quanto rinvia ad uno
o più decreti direttoriali delle
Finanze. Resta quindi il dubbio se i comuni possano o meno
derogare all’obbligo con norma
di carattere regolamentare. Si
propende per la risposta negativa, anche se non si possono
ignorare le enormi complicazioni gestionali che ciò comporterà per i comuni, soprattutto per la gestione della Tasi
(per la Tari non dovrebbero
esservi problemi). Rispetto al
tributo sui servizi indivisibili,
infatti, gli enti non dispongono di tutte le informazioni
necessarie per procedere alla
predisposizione dei bollettini.
Basti pensare alla mancanza
di dati precisi sugli utilizzatori
degli immobili, su cui il comma
681 scarica une percentuale
del tributo che potrà variare
fra il 10 e il 30%. Per di più,
si tratta di un’obbligazione
tributaria autonoma da quella
del possessore, per cui non vi
è alcuna solidarietà fra i due
soggetti passivi.
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GLI SCENARI
Mani libere ai comuni per le agevolazioni sulla Tasi
Mani libere ai comuni sulle agevolazioni Tasi. Con regolamento possono
concedere riduzioni o esenzioni anche
legate al reddito familiare. È quanto
prevede l’articolo 1, comma 679, della legge di Stabilità (147/2013), che
estende il trattamento agevolato ai
contribuenti nel caso in cui le superfici possedute o occupate eccedano il
normale rapporto tra produzione di
rifiuti e superfici stesse.
In quest’ultimo caso è evidente l’errore commesso. Il legislatore, a dir
poco distratto e confuso, attribuisce
al comune un potere regolamentare
legato alle superfici produttive di
rifiuti, mentre la Tasi è dovuta solo
per l’erogazione e la fruizione dei servizi comunali indivisibili (trasporto
pubblico, illuminazione pubblica e
via dicendo). L’imposta sui servizi,
infatti, non ha nulla a che vedere con
la produzione di rifiuti, essendo la
base imponibile determinata come
Normativa Comuni
per l’Imu.
Le amministrazioni locali, dunque,
hanno un’ampia facoltà di stabilire
riduzioni, senza un tetto massimo,
e esenzioni. E possono tener conto
della situazione familiare dei contribuenti soggetti al prelievo. Anche
se per la Tasi è più corretto parlare di detrazioni che di riduzioni. Le
agevolazioni possono essere concesse
per: abitazioni con unico occupante;
abitazioni tenute a disposizione per
uso stagionale o altro uso limitato
e discontinuo; locali e aree scoperte
adibiti a uso stagionale; abitazioni
occupate da soggetti che risiedono o
hanno la dimora, per più di sei mesi
all’anno, all’estero; fabbricati rurali
a uso abitativo. A questi si aggiunge, appunto, l’agevolazione mirata
ai soggetti meno abbienti che hanno
una ridotta capacità contributiva,
misurata anche attraverso l’Isee.
È lasciato ai comuni il potere di mano-
vrare l’aliquota Tasi, la cui soglia massima non può superare il 2,5 per mille.
Peraltro, la possono anche azzerare.
All’imposta sui servizi sono soggetti
anche gli immobili adibiti a prima
casa. Il tributo è dovuto da chiunque
possieda o detenga a qualsiasi titolo
fabbricati, aree scoperte e edificabili. Qualora vi siano più possessori o
detentori, tutti sono tenuti in solido
all’adempimento dell’obbligazione
tributaria. In base a quanto stabilito
dal comma 672, se è stato stipulato
un contratto di locazione finanziaria
la Tasi è dovuta dal locatario a partire dalla data di stipula del contratto
e per tutta la sua durata. La norma
poi precisa che per durata del contratto si intende il periodo che va dalla
data di stipula a quella di riconsegna
del bene al locatore, che deve essere
comprovata da un apposito verbale. Il
tributo sui servizi lo paga anche l’inquilino o il comodatario, o comunque
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il detentore dell’immobile. Il peso a
carico dell’occupante l’immobile può
variare dal 10 al 30%. La scelta deve
essere fatta dal consiglio comunale
con regolamento. L’imposta sui servizi
va calcolata sul valore del fabbricato
derivante dalla rendita catastale o sul
valore di mercato dell’area edificabile al metro quadro. Al prelievo sono
soggetti tutti i fabbricati, comprese
le abitazioni principali per i quali è
dovuta l’Imu, vale a dire anche quelli
iscritti nelle categorie catastali A1, A8
e A9 (immobili di lusso, ville e castelli). I contribuenti, però, non devono
pagare complessivamente per i due
tributi (Imu e Tasi) più di quanto
dovuto nel 2013 per l’imposta municipale con l’aliquota massima del 6
per mille per le abitazioni principali
di pregio e del 10,6 per mille per seconde case e altri immobili.
Sergio Trovato
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Imposta municipale in autiliquidazione. Per gli altri tributi bollettini precompilati.
Riscossione della Iuc tripartita
Modalità differenziate per Imu, Tari e tassa servizi.
La riscossione della Iuc, l' imposta unica comunale
istituita dalla legge di Stabilità 2014, seguirà modalità
differenziate per ciascuna delle tre componenti (Imu,
Tasi e Tari) in cui essa si articola. È un' ulteriore
conferma che il preteso carattere unitario del nuovo
tributo è più apparente che reale. La normativa Per l'
Imu, l' art. 1, comma 703, della legge 147/2013 fa
salva la specifica disciplina previgente. Continuerà,
pertanto, ad applicarsi l' art. 13, comma 12, del dl
201/2011, ai sensi del quale il versamento dell'
imposta deve essere obbligatoriamente effettuato
mediante modello F24 oppure mediante bollettino
postale centralizzato. Per la Tasi e per la Tari, invece,
viene in considerazione quanto disposto dal
precedente comma 688, che prevede la possibilità di
utilizzare (oltre a F24 e bollettino postale) anche i
sistemi elettronici di incasso e di pagamento sia
interbancari che postali (Mav, Rid, Pos, Riba ecc.). Va
precisato che, in tutti i casi, quelle indicate dalla legge
sono le uniche forme ammesse, dal momento che sia
la disciplina dell' Imu che quella della Iuc prevedono,
al riguardo, una deroga espressa alla potestà
regolamentare comunale. Ne deriva, ad esempio, che
non è possibile riscuote la Tasi o la Tari su un conto
corrente postale intestato al comune. Solo per gli enti
che optino per la tariffa corrispettiva in luogo della
Tari, le modalità di versamento sono rimesse ai
regolamenti, ma in tal caso la gestione degli incassi
deve essere attribuita obbligatoriamente al soggetto
affidatario del servizio rifiuti (comma 690). Parola ai
comuni All' infuori di questa eccezione, il comma 690
dispone che l' applicazione e la riscossione della Iuc
spettano ai comuni. Oltre alla regolamentazione del
tributo, la norma include tutte le fasi di liquidazione,
accertamento e riscossione (spontanea e coattiva).
Essa, peraltro, non impone (a differenza dell' art. 14,
comma 35, del dl 201 per la Tares) alcuna deroga alla
potestà regolamentare, lasciando aperta la possibilità
di affidamento all' esterno. I comuni, quindi, potranno
esternalizzare (anche disgiuntamente) le predette
attività, fatte salve le modalità di versamento
spontaneo indicate dalla legge e nel rispetto di quanto
prevede l' art. 52, comma 5, del dlgs 446/1997.
Fattispecie derogatorie Peraltro, la legge 147 prevede
anche due fattispecie derogatorie a tale disciplina
generale. I comuni, infatti, possono affidare
direttamente, senza, cioè, alcuna procedura ad
Normativa Comuni
evidenza pubblica: - l' accertamento e la riscossione
della Tasi ai soggetti ai quali nel 2013 risultava
attribuito il servizio di accertamento e riscossione dell'
Imu; - l' accertamento e la riscossione della Tari e
della tariffa corrispettiva in favore dei soggetti che nell'
anno 2013 erano affidatari del servizio di gestione dei
rifiuti. Da notare che non sono previsti limiti di durata
agli affidamenti diretti. Stranamente, non è invece
consentito affidare la Tari a chi nel 2013 ha gestito la
Tares. Autoliquidazione? Infine, va evidenziato che,
mentre l' Imu rimane un tributo in autoliquidazione,
per la Tasi e per la Tari il comma 689 prevede l'
obbligo in capo ai comuni di provvedere all' invio di
modelli di pagamento precompilati. La norma,
tuttavia, non è immediatamente operativa, in quanto
rinvia ad uno o più decreti direttoriali delle Finanze.
Resta quindi il dubbio se i comuni possano o meno
derogare all' obbligo con norma di carattere
regolamentare. Si propende per la risposta negativa,
anche se non si possono ignorare le enormi
complicazioni gestionali che ciò comporterà per i
comuni, soprattutto per la gestione della Tasi (per la
Tari non dovrebbero esservi problemi). Rispetto al
tributo sui servizi indivisibili, infatti, gli enti non
dispongono di tutte le informazioni necessarie per
procedere alla predisposizione dei bollettini. Basti
pensare alla mancanza di dati precisi sugli utilizzatori
degli immobili, su cui il comma 681 scarica une
percentuale del tributo che potrà variare fra il 10 e il
30%. Per di più, si tratta di un' obbligazione tributaria
autonoma da quella del possessore, per cui non vi è
alcuna solidarietà fra i due soggetti passivi. ©
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Ven 31/01/2014
Italia Oggi
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Venerdì 31 Gennaio 2014
ENTI LOCALI
37
La rotazione dei dirigenti e dei dipendenti è uno dei nodi più delicati da sciogliere
Piani anticorruzione in porto
Oggi la scadenza (ma il termine è solo ordinatorio)
DI
L
LUIGI OLIVERI
a rotazione dei dirigenti
e dei dipendenti è uno
dei temi più delicati
che i piani triennali
anticorruzione, il cui termine per l’adozione scade oggi,
debbono affrontare.
Proprio il tema della rotazione dei dipendenti si è rivelato uno dei più complessiva
affrontare, nella corsa contro
il tempo per approvare entro
il 31 gennaio 2014 i piani anticorruzione previsti dalla
legge 190/2012.
La questione
del termine
Molte amministrazioni,
condizionate da una fretta
ingiustificata, visto che il
termine è solo ordinatorio
(viene sanzionato solo il responsabile della prevenzione per la mancata proposta
del piano), hanno risolto la
questione della rotazione in
modo piuttosto sommario e
sbrigativo: inserendo nei piani e nei regolamenti la misura della rotazione come ordi-
nario strumento di gestione
del lavoro, in particolare per
gli incarichi dirigenziali o di
vertice.
L’approccio sbagliato
e quello corretto
È un approccio, però,
non corretto, conseguenza
dell’inadempimento, da parte del Dipartimento della
funzione pubblica, alla previsione dell’articolo 1, comma 4, lettera f), della legge
190/2012, ai sensi del quale
Palazzo Vidoni avrebbe dovuto definire «criteri per assicurare la rotazione dei dirigenti nei settori particolarmente
esposti alla corruzione».
L’assenza di tali criteri
generali ha spinto le amministrazioni ad andare un po’
in tutte le direzioni, ma con
prevalenza di scelte drastiche, quali, appunto la rotazione intesa come strumento
normale della gestione del
rapporto di lavoro.
Al contrario, la rotazione,
pur da qualificare come mezzo indispensabile anticorruzione, è una misura straor-
dinaria e di limitata portata.
Non si deve dimenticare che
la rotazione quale normale
strumento di conferimento
degli incarichi dirigenziali
è stata eliminata da anni
nell’attuale testo dell’articolo
19 del dlgs 165/2001, che non
la contempla più. Né la legge
190/2012 l’ha ripristinata in
tale veste.
Infatti, come si nota riguardando il già citato articolo 1, comma 4, lettera f),
della legge 190/2012, e come
indicato nel Piano Nazionale Anticorruzione elaborato
dalla Civit, la rotazione dei
dirigenti dei dirigenti deve
essere limitata ai soli settori particolarmente esposti
alla corruzione. Dunque,
non a tutti. Spetta ai piani
triennali definire quali siano
i settori e solo in conseguenza di ciò applicare i criteri,
che però andrebbero definiti
dalla Funzione pubblica.
Le due eventualità
in campo
La previsione regolamentare, dunque, della rotazio-
ne come ordinario sistema
di gestione degli incarichi
dirigenziali, non risulta né
corretta, né legittima.
I piccoli enti, per altro,
come afferma il Piano nazionale, possono anche derogare alla rotazione, per ragioni
organizzative (la presenza
di figure di vertice infungibili, ad esempio), purché
le spieghino esplicitamente
nei piani.
I quali, comunque, debbono in ogni caso prendere in
considerazione criteri per la
rotazione laddove emergano
circostanze straordinarie, che
ne impongano l’utilizzo, anche se l’organizzazione non lo
consenta o anche nelle aree
non qualificate a particolare
rischio di corruzione.
Una prima eventualità è
la sussistenza di una conclamata violazione delle regole
anticorruzione poste dalle
norme da parte di un dipendente, verificata a seguito di
procedimento disciplinare
o pronunce giudiziarie. In
questo caso, lo spostamento
anche solo cautelare del di-
pendente presso un altro ufficio può essere fonte di una
rotazione necessitata.
Una seconda ipotesi, che
può rivelarsi particolarmente frequente, è l’emersione
di una situazione di conflitto
di interessi: in questo caso
è inevitabile attuare la rotazione. Con la precisazione
che criterio consigliabile di
disciplina della rotazione,
è non solo quella del personale, cioè spostare definitivamente un dipendente da
un uffi cio all’altro, ma anche quella «delle pratiche».
In altre parole, per evitare
il conflitto di interessi, la
regola dell’astensione può
essere applicata anche mediante la «rotazione dei fascicoli», che non impone un
trasferimento definitivo del
dipendente ad altro ufficio o
persino profilo.
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Supplemento a cura
di FRANCESCO CERISANO
[email protected]
TRANSAZIONI/ Profili di competenza consiliare Milleproroghe, altri tre anni a misure ex art. 18
Circoscritti i pareri
Case ai militari,
dei revisori contabili interventi al 2016
DI
ANTONIO G. PALADINO
N
ei comuni, qualora dovessero attivarsi procedimenti
di transazione, l’organo di
revisione contabile deve
rendere il parere obbligatorio prescritto dall’articolo 239 del Tuel,
solo su quelle che investono profili
di competenza del consiglio comunale e non su tutte le fattispecie.
È quanto ha messo nero su bianco la Sezione regionale di controllo
della Regione Liguria della Corte
dei conti, nel testo del recente parere n. 5/2014, rispondendo in tal
senso ad apposito quesito posto dal
Comune di Genova.
L’amministrazione comunale, infatti, ha richiesto l’intervento del
collegio della Corte per sapere se,
il parere di competenza del collegio
dei revisori ex art. 239, comma 1,
lettera b) del dlgs n. 267/2000, debba essere reso per ogni fattispecie
di transazione oppure solo con riferimento alle transazioni di competenza del consiglio comunale, anche
alla luce del ruolo di collaborazione
con il consiglio, che l’organo di revisione riveste ai sensi del predetto
articolo 239 Tuel.
Sul punto, la Corte ligure è stata
di questo ultimo avviso. La norma
di riferimento, sebbene non ponga
alcuna distinzione per la materia
delle transazioni tra competenza
consiliare, di giunta o dirigenziali,
colloca l’organo di revisione, soprat-
Normativa Comuni
tutto per quanto riguarda l’attività
consultiva, «in funzione sostanzialmente ausiliaria rispetto al consiglio
comunale». Ne è prova che tale organo svolge (sempre secondo le prescrizioni ex art. 239 Tuel) attività
di collaborazione con il consiglio comunale, secondo le disposizioni dello
statuto e del regolamento comunale. Attività di collaborazione che si
esplica, in concreto, attraverso il rilascio di pareri, rilievi, osservazioni
e proposte finalizzate a conseguire
una migliore efficienza, produttività
ed economicità della gestione. E a
rafforzare questa sinergia, la Corte rimarca come il comma 1-bis del
predetto articolo 239, precisa che i
pareri sono obbligatori e che il consiglio comunale deve adottare i provvedimenti conseguenti o a motivare
adeguatamente la mancata adozione delle misure proposte dal collegio dei revisori. Tutto ciò conferma,
anche nel caso delle transazioni, la
funzione ausiliaria dei revisori nei
confronti del consiglio comunale. In
pratica, il sigillo dell’organo di revisione va dato solo sulle transazioni
che implicano valutazioni che esulano dalla mera gestione amministrativa della macchina comunale.
© Riproduzione riservata
Il testo della decisione sul
sito internet www.italiaoggi.it/documenti
DI
ANDREA MASCOLINI
F
ino a tutto il 2016 sarà possibile portare a termine gli
ultimi interventi ex «articolo 18» nell’edilizia privata e
pubblica (sovvenzionata e convenzionata) destinata alle forse dell’ordine,
ridefinendo gli accordi di programma
relativi a interventi non ancora realizzati, ma da rilocalizzare. È quanto
prevede un emendamento approvato
dal Senato al disegno di legge «milleproroghe» (150/2013) che adesso passa all’esame della Camera che interviene, dando altri tre anni di proroga,
su di uno strumento normativo che
ha più di venti anni di «anzianità»
(l’articolo 18 del dl 152/1991). Si
tratta di uno strumento che, per favorire la mobilità del personale delle forze dell’ordine, introduceva un
programma straordinario di edilizia
residenziale da concedere in locazione o in godimento ai dipendenti delle
amministrazioni dello Stato quando
ciò fosse strettamente necessario alla
lotta alla criminalità organizzata,
dando priorità a coloro che venivano
trasferiti per esigenze di servizio. Il
programma, per legge, individuava
fra i soggetti attuatori i comuni, gli
Iacp, le imprese di costruzione e loro
consorzi, le cooperative e loro consorzi, ed era quindi finalizzato alla
realizzazione di interventi di recupero del patrimonio edilizio anche
mediante l’acquisizione di edifici da
recuperare, di interventi di nuova co-
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struzione, nonché alla realizzazione
delle necessarie opere di urbanizzazione. Riguardava sia interventi
di edilizia privata, sia interventi di
edilizia pubblica sovvenzionata e
convenzionata e aveva il suo strumento operativo nei cambiamenti
di destinazione d’uso delle aree o
delle proprietà degli stessi soggetti
che avrebbero attuato l’intervento
(che, per inciso, è rimasto invariato
per questi venti anni e più di applicazione della norma). In realtà questo strumento era stato cancellato
dall’ordinamento ed era scaduto al
31 dicembre 2013: era stato infatti il
decreto-legge «Crescita» 83/2012 ad
avere stabilito, al comma 7, un’ultima
proroga che era stata finalizzata allo
scopo di «rilocalizzare» l’opera che
non era stata realizzata nel comune
inizialmente previsto nell’accordo di
programma siglato con la Regione.
La proroga agiva quindi sul termine per la stipula del nuovo accordi
di programma portandolo quindi a
fine 2013. Nel nuovo accordo doveva
essere definito se l’opera dovesse essere rilocalizzata nella stessa regione, oppure in una regione limitrofa
(ma in questo caso con il vincolo di
localizzarla soltanto in un capoluogo
di provincia). La norma approvata al
Senato invece sposta dal 31 dicembre
2013 al 31 dicembre 2016 il termine
per la stipula dei nuovi accordi di
programma relativi agli interventi
da rilocalizzare.
© Riproduzione riservata
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Ven 31/01/2014
Italia Oggi
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Milleproroghe, altri tre anni a misure ex art. 18.
Case ai militari, interventi al 2016
Fino a tutto il 2016 sarà possibile portare a termine gli
ultimi interventi ex «articolo 18» nell' edilizia privata e
pubblica (sovvenzionata e convenzionata) destinata
alle forse dell' ordine, ridefinendo gli accordi di
programma relativi a interventi non ancora realizzati,
ma da rilocalizzare. È quanto prevede un
emendamento approvato dal Senato al disegno di
legge «milleproroghe» (150/2013) che adesso passa
all' esame della Camera che interviene, dando altri tre
anni di proroga, su di uno strumento normativo che ha
più di venti anni di «anzianità» (l' articolo 18 del dl
152/1991). Si tratta di uno strumento che, per favorire
la mobilità del personale delle forze dell' ordine,
introduceva un programma straordinario di edilizia
residenziale da concedere in locazione o in
godimento ai dipendenti delle amministrazioni dello
Stato quando ciò fosse strettamente necessario alla
lotta alla criminalità organizzata, dando priorità a
coloro che venivano trasferiti per esigenze di servizio.
Il programma, per legge, individuava fra i soggetti
attuatori i comuni, gli Iacp, le imprese di costruzione e
loro consorzi, le cooperative e loro consorzi, ed era
quindi finalizzato alla realizzazione di interventi di
recupero del patrimonio edilizio anche mediante l'
acquisizione di edifici da recuperare, di interventi di
nuova costruzione, nonché alla realizzazione delle
necessarie opere di urbanizzazione. Riguardava sia
interventi di edilizia privata, sia interventi di edilizia
pubblica sovvenzionata e convenzionata e aveva il
suo strumento operativo nei cambiamenti di
destinazione d' uso delle aree o delle proprietà degli
stessi soggetti che avrebbero attuato l' intervento
(che, per inciso, è rimasto invariato per questi venti
anni e più di applicazione della norma). In realtà
questo strumento era stato cancellato dall'
ordinamento ed era scaduto al 31 dicembre 2013: era
stato infatti il decreto-legge «Crescita» 83/2012 ad
avere stabilito, al comma 7, un' ultima proroga che
era stata finalizzata allo scopo di «rilocalizzare» l'
opera che non era stata realizzata nel comune
inizialmente previsto nell' accordo di programma
siglato con la Regione. La proroga agiva quindi sul
termine per la stipula del nuovo accordi di programma
portandolo quindi a fine 2013. Nel nuovo accordo
doveva essere definito se l' opera dovesse essere
rilocalizzata nella stessa regione, oppure in una
regione limitrofa (ma in questo caso con il vincolo di
localizzarla soltanto in un capoluogo di provincia). La
norma approvata al Senato invece sposta dal 31
Normativa Comuni
dicembre 2013 al 31 dicembre 2016 il termine per la
stipula dei nuovi accordi di programma relativi agli
interventi da rilocalizzare. © Riproduzione riservata.
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Normativa Comuni
Il Sole 24 Ore
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Il Sole 24 Ore
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Il Sole 24 Ore
Venerdì 31 Gennaio 2014 - N. 30
26 Norme e tributi
Condominio. La figura del «sostituto» dell’amministratore viene presa in considerazione dalla riforma
Professioni. Siglato un accordo tra Enpav e FidiProf
«Facente funzioni», rischi alti
Per ridurre le difficoltà interpretazioni analogiche delle regole generali
Le Casse giocano la carta
dell’intesa con i confidi
Luigi Salciarini
Federica Micardi
La trasformazione che la riforma (legge 220/2012) ha apportato alla disciplina del condominio ha inciso in modo particolare
sulleregoleriguardantil’amministratore. Tra queste, l’inopinata
introduzione di una non meglio
precisata figura di "facente funzioni" che appare all’interno
dell’articolo 1129 del Codice civile in occasione della previsione
dell’obbligatoria affissione della
"targa" dell’amministratore.
La norma, che prevede tale
adempimento all’evidente scopodirendere notiirelativi identità/recapiti ai terzi (soprattutto alla pubblica autorità), s’avventura poi nel prescrivere che
«in mancanza dell’amministratore, sul luogo di accesso al condominioodimaggiorusocomune, accessibile anche ai terzi, è
affissa l’indicazione delle generalitàedeirecapiti, anchetelefonici, della persona che svolge
funzioni analoghe a quelle
dell’amministratore». Si tratta
di una prescrizione foriera di un
enorme numero di problemi.
Va evidenziato, anzitutto,
che l’innalzamento del numero
di condomini (da 4 a 8, previsto
dal medesimo articolo 1129) relativamentealquale divienenecessarialanominadell’amministratore (quello "ufficialmente" designato) comporta che la
situazione giuridica di "mancanza"nonècertorara,conconseguente inevitabile aumento
dei casi nei quali sarà presente
il «facente funzioni».
Inoltre,lanormaomettequalsiasiriferimentoa un’eventuale
nomina. Nel prossimo futuro,
quindi, occorrerà risolvere il
problema della necessità, o meno, di un intervento formale
dell’assemblea.
In una diversa prospettiva si
potrà anche verificare l’ipotesi
chetalesoggettoattuilesuemansionigestionaliaseguitodiiniziativa autonoma, vale a dire per il
semplice fatto di svolgere concretamente le indicate «funzioni
analoghe», con ciò determinando una situazione giuridica che
si avvicina più alla «gestione di
affari altrui» (di cui all’articolo
2028 e seguenti del Codice civile) piuttosto che all’incarico di
amministratore condominiale.
Con tutte le responsabilità che
ciò comporta nei confronti dei
fornitori, dei condòmini e della
pubblica amministrazione.
Per di più, di queste «funzioni analoghe» (come la norma,
appunto,espressamentelequalifica)nonviene datoalcun connotato né ne viene precisato
l’ambito, e di conseguenza non
è dato sapere se hanno un qualche punto di contatto con quelleche laleggeattribuisceall’amministratore "ufficiale".
L’applicazione delle nuove regole,nelprossimofuturo,avrànecessitàdiun’adeguatainterpretazione giurisprudenziale, soprattutto con riferimento all’obbligo
.com
QUOTIDIANO DELLA CASA
Focus sulle novità
per edilizia, appalti,
leggi e mercato
SulquotidianodellaCasaedel
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(www.casaeterritorio.
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articoli,approfondimentisu:
1pianoseimilaCampanili,la
listadeicomunifinanziati
1ladimostrazionedell’errore
scusabilesalvalaPadal
risarcimento
di rendiconto annuale, di corretta redazione della contabilità e di
tenuta dei "nuovi" registri) che
non potrà non considerare l’applicazione analogica delle regole
sull’amministratore. Infatti, al finedelriconoscimentodiunminimo di operatività concreta della
norma, sembra irrinunciabile il
collegamento non solo con tutte
quelle prescrizioni che disciplinano la gestione dell’edificio (si
pensi all’attività di riscossione
delle quote di contribuzione versate dai condomini, al pagamento dei fornitori, ai rapporti con i
terzi, compreso il riconoscimentodiunaqualcheformadirappresentanza nell’interesse comune)
ma anche con i princìpi che regolano il rapporto di mandato. Il
quale non è certo una fattispecie
esclusiva del condominio ma
può riferirsi a tutte quelle situazioni in cui un soggetto incarica
unaltrodelcompimentodideterminati atti e/o operazioni.
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Il caso Modena. Interrotti fino al 31 luglio 2014 i termini di versamento per i residenti
L’alluvione sospende le imposte
Luca Gaiani
Sospesi fino al 31 luglio
2014 i termini di versamento
delle imposte e dei contributi per i residenti nei comuni
dellaprovinciadiModenacolpiti dalle inondazioni alluvionali del giorno 17 gennaio
2014. Lo dispone l’articolo 3
del Dl 4/2014, precisando che
la sospensione si estende ai
contribuentiresidenti in alcune frazioni del comune di Modena che abbiano denunciato
l’inagibilità della casadi abitazione o della sede aziendale.
Il provvedimento, emanato
nelle more della procedura
volta alla dichiarazione dello
stato di emergenza prevista
dalla legge 225/1992, riguarda
le persone fisiche e le società
residenti o aventi sede operativa nei territori dei comuni
di Bastiglia, Bomporto, San
Prospero, Camposanto, Finale Emilia, Medolla, San Felice
LA PLATEA
Il provvedimento si riferisce
ai pagamenti, compresi
quelli dei sostituti
d’imposta, in scadenza
tra il 17 gennaio e il 31 luglio
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sul Panaro, già colpiti dal sisma del maggio 2012. La sospensione si riferisce ai pagamenti di tributi, compresi
quelli da effettuare in qualità
di sostituti di imposta, scadenti tra il 17 gennaio e il prossimo 31 luglio. Non si applicano
sanzioni e interessi neppure
per i versamenti, già scaduti
al 17 gennaio 2014, se gli stessi
vengono eseguiti entro il 31 luglio. Sono pure sospese fino al
termine del mese di luglio le
scadenze per i versamenti di
contributi previdenziali e assistenziali, nonché quelle per la
notifica delle cartelle di paga-
mento di cui all’articolo 29 del
D.L. 78/2010 ed infine i termini di prescrizione e decadenza relativi all’attività degli uffici finanziari. La sospensione
non si estende invece alla ritenute dovute sui redditi di lavoro dipendente.
Potranno usufruire di analoga proroga i contribuenti
delle frazioni modenesi di Albareto, San Matteo, La Rocca
e Navicello in presenza di inagibilità della casa di abitazione, dello studio o dell’azienda, verificata dall’autorità comunale. Il provvedimento di
sospensione, stante il richia-
mo all’articolo 5 della legge
225 del 1992 sullo stato di
emergenza, comporta altresì,
per le società con sede nei comuni sopra indicati, la disapplicazione automatica (senza
necessità di interpello) delle
disposizioni sulle società
non operative per gli esercizi
2014 e 2015. Dette società non
dovranno dunque subire le
penalizzazioni della disciplina sugli enti di comodo anche
qualora non realizzassero, in
questo biennio, ricavi superiori ai minimi di legge. La disapplicazione riguarda inoltre la normativa sulle perdite
sistematiche ed ha riguardo
ai trienni di osservazione che
comprendono i due esercizi
sopra richiamati.
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Accesso al credito facilitato
per i veterinari grazie all’accordo siglato dall’Enpav, l’ente di
previdenza della categoria, con
il consorzio Fidiprof. L’accordo
siglato dal presidente dell’Ente
nazionale di previdenza e assistenzadeiveterinariGianniMancuso, prevede un investimento
di100mila euroche consentirà di
garantire crediti erogati agli
iscritti per un milione e 600mila
euro. Lo strumento consente ai
veterinari: accesso agevolato al
credito; disponibilità di prodotti
finanziari ad hoc; tassi di interesse calmierati; possibilità di otteneregaranzie agevolate.
LA LEVA
La Cassa veterinari
ha investito 100mila euro
per avere garantiti
crediti per gli iscritti
fino a 1,6 milioni
Enpav è il primo ente collettivo che partecipa a Fidiprof.
Ma non sarà l’unico. Entro due
o tre mesi altre cinque Casse
professionali, infatti, dovrebbero concludere un accordo
con il consorzio.
Fidiprof, nato grazie all’azionedi Confprofessioni, èil primo
consorziodifididedicatoaiprofessionisti. Per potersi iscrivere
è necessario avere la partita Iva
ed essere in attività. Operativo
da circa un anno, e distinto in
due realtà, Nord e Centro-Sud,
ha già chiuso una cinquantina di
pratiche. La professione maggiormente rappresentata per
ora è quella dei medici, seguita
da dentisti e veterinari.
«Abbiamo pensato di proporre alle Casse di previdenza un sistema che andasse incontro alle
loroesigenze–spiegailpresidente di Confprofessioni Gaetano
Stella –; alcuni di questi enti ave-
vano già avviato pratiche di affidamentoperigiovanitralepolitiche di welfare, ma i rischi erano
troppo alti. Con questo accordo
lagaranziaèlimitataadunadeterminata somma che Fidiprof accantonainunfondorischidedicato;ogni ente avrà il suo».
PerpoteraccedereaFidiprofè
necessario essere socio, versando una quota di iscrizione una
tantum di 250 euro (importo minimoprevistodallalegge)chesarà restituita su richiesta in assenza di un fido in corso. E anche il
veterinario che vorrà chiedere
un fido attraverso l’accordo sottoscritto da Enpav dovrà versare
laquota associativa,eperl’enteil
rischio è circoscritto al capitale
impegnato. Attualmente la banca di riferimento di Fidiprof è
Unicredit,mailconsorziostaper
concludere una partnership con
altridue importantiistituti.
Maqualisonoitempiperottenereunfido? «Perchiègià socio
– spiega Stella – al massimo una
decina di giorni; i tempi si allungano invece per chi ancora non
loè.Larichiestadiassociarsideveesserevalutataequindiaccolta dal Cda, che si incontra una
voltaalmeseechedeveverificare il possesso dei requisiti».
Ma perché rivolgersi a Fidiprof?Oltrealladifficoltàperilsingolo professionista di riuscire ad
accederealcreditobancario,grazieallastrutturamoltosnellache
caratterizza questo consorzio fidi e grazie al supporto di Confprofessioni il costo della pratica,
è estremamente contenuto.
Il consorzio ha recentemente
avviato accordi con le Regioni e
le Cameredi commercio e prossimamente potrà veicolare i finanziamenti europei che, come
hapiùvoltechiaritoinquestimesi il vicepresidente della Commissione europea, responsabile
di Industria ed imprenditoria
Antonio Tajani, saranno aperti
anche ai professionisti.
Milleproroghe
I revisori:
il decreto
è contro
le norme Ue
MILANO
Ricorso alla Cortedi giustizia europea se la Camera
voteràinvia definitival’iscrizione automatica dei dottori
commercialisti al Registro
dei revisori legali dei conti.
La minaccia arriva dal presidentedell’Inrl(Istitutonazionale revisori legali) Virgilio
Baresi all’indomani dell’approvazione al Senato del
provvedimentosull’equipollenza.Lacorrezioneapportata all’articolo 4 del Dl Milleproroghe - che ai fini
dell’iscrizione al Registro
prevede l’esonero dall’esame di idoneità dei soggetti
che hanno superato gli esami
di Stato di cui agli articoli 46
e 47 del Dlgs 139/2005, n. 139,
fermo l’obbligo di completareil tirocinio legalmente previstoperl’accessoallafunzione di revisore legale - viene
giudicata dai vertici dell’Inrl
un autentico «colpo di mano
perpetrato da senatori che
evidentemente ignorano le
conseguenze di un provvedimentoincontrastoconlalegislazione europea». E questo
perché, sostiene Baresi, «le
pressioni del sistema ordinistico e di chi lo rappresenta,
hannoindottoinunclamoroso errore i parlamentari, approvando una norma che entra in evidente contrasto con
i dettami europei».
Gi.Co.
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TRIBUNALE DI ALESSANDRIA
OFFERTA DI VENDITA DI BENI IMMOBILI
COMUNE
DI GENOVA
STAZIONE UNICA APPALTANTE DEL COMUNE
II Fallimento Abitare Srl in liquidazione, dichiarato dal Tribunale di Alessandria
con sentenza in data 05.02.2013, in persona del Curatore Dott.ssa Roberta Caviglia, in esecuzione del programma di liquidazione approvato dal Giudice Delegato con decreto in data 28.11.2013, in assenza di CdC, ai sensi dell’art. 107
Legge Fall.,
COMUNICA di aver disposto la vendita del seguente bene immobile (Residenza
Fontanile): a Valenza, Strada Fontanile fabbricati di civile abitazione, in corso di
costruzione, su terreno di circa mq. 3.337 censiti al NCEU foglio 34 mapp. 1501
sub 1 e 2, particella 1502 sub.1 e 2, particella 1503 sub. 1 e 2, particella 1504 da
1 a 30, da vendere in unico lotto al prezzo base di euro 3.400.000,00 oltre Iva di
Legge oltre terreni di circa mq. 7.282 al prezzo base di euro 196.860,00 oltre lva
di Legge. Il tutto come da relazione di stima dell’ lng.P. Morello.
AVVERTE che la vendita è a titolo originario per beni nello stato di fatto in cui si
trovano, esclusa qualunque garanzia per evizione, vizi e difetti.
INVITA qualunque interessato far pervenire in busta chiusa, presso il domicilio
del Curatore in Alessandria, corso Crimea n. 35, entro il termine di trenta giorni
dalla presente pubblicazione, proposte irrevocabili di acquisto al prezzo indicato
o a prezzo maggiore accompagnate da assegno circolare non trasferibile intestato al Fallimento Abitare SrI in liquidazione pari al 10% del prezzo base a titolo di
deposito cauzionale. Detto assegno sarà restituito ai non aggiudicatari o imputato in conto prezzo all’aggiudicatario o trattenuto in caso di mancato pagamento
del prezzo da parte di quest’ultimo. Il prezzo dovrà essere corrisposto con le
stesse modalità di cui sopra in sede di atto notarile traslativo da stipulare a ministero di notaio scelto dall’ aggiudicatario entro il termine perentorio di trenta giorni dall’aggiudicazione. Le spese e gli oneri anche fiscali dell’atto traslativo saranno integralmente a carico dell’aggiudicatario.
AVVERTE che i beni saranno aggiudicati a chi avrà proposto il prezzo maggiore
e che, in caso di parità di prezzo offerto, in data successiva, si procederà ad asta
informale fra i proponenti di tale prezzo.
COMUNICA che gli interessati potranno prendere visione dell’immobile e/o della
relazione di stima contattando il Curatore ai seguenti recapiti: Dott. ssa Roberta
Caviglia, corso Crimea n. 35 15121 Alessandria, telefono: 02 76014792 - fax 02
798849 - e-mail PEC: [email protected]
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Tel. 010 557 2410/2331/2190 Fax 010 557 2240
ESTRATTO di AVVISO di
PROCEDURA APERTA
Si rende noto che il giorno 13 MARZO 2014
alle ore 9:30 presso una sala del Comune di
Genova avrà luogo la procedura aperta per
l’assegnazione dell’appalto avente oggetto:
“Programma Operativo Regionale (P.O.R.)
Liguria - F.E.S.R. 2007/2013 - Asse 3 - Sviluppo
Urbano. Progetto Integrato Prà Marina.
Intervento 1 - Parco Lungo - APPALTO A Viabilità di ponente, dal ponte sul rio San
Pietro a via Taggia”. Importo complessivo Euro
3.900.233,98 comprensivo di Euro 200.000,00
per oneri per la sicurezza, Euro 125.000,00 per
opere in economia, non soggetti a ribasso ed
Euro 36.272,73, per spese di progettazione
esecutiva, tutto oltre I.v.a.. I lavori rientrano
nella Categoria prevalente OG3 (76,95%),
scorporabili OG12 (6,78%) OG10 (16,27%).
Le offerte, complete della documentazione
richiesta dal bando di gara, dovranno
pervenire entro e non oltre le ore 12:00 del
giorno 11 MARZO 2014. Il bando integrale,
pubblicato sulla G.U.R.I., è affisso all'Albo
Pretorio del Comune ed è scaricabile dai siti
www.comune.genova.it
www.appaltiliguria.it
www.serviziocontrattipubblici.it
IL DIRIGENTE
Dott.ssa Cinzia MARINO
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1° MODULO - Sviluppo manageriale
2° MODULO - Fondamenti di management: elementi di economia e organizzazione aziendale
3° MODULO - Il sistema azienda: modelli e strumenti di gestione d’impresa
4° MODULO - (facoltativo) PMI e imprenditorialità familiare
5° MODULO - Strategia e internazionalizzazione d’impresa
In collaborazione con:
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Si ringrazia:
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Il Master è finanziabile con i fondi interprofessionali Fondimpresa, Fondir, Fondirigenti e finanziamenti da Banca Sella.
Sono aperte le selezioni. Programma, borse di studio e modalità di ammissione www.formazione.ilsole24ore.com/bs
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Ven 31/01/2014
Il Sole 24 Ore
Pagina 26
Il caso Modena. Interrotti fino al 31 luglio 2014 i termini di versamento per i residenti.
L' alluvione sospende le imposte
LA PLATEA Il provvedimento si riferisce ai pagamenti, compresi quelli dei sostituti d'
imposta, in scadenza tra il 17 gennaio e il 31 luglio.
Luca Gaiani Sospesi fino al 31 luglio 2014 i termini di
versamento delle imposte e dei contributi per i
residenti nei comuni della provincia di Modena colpiti
dalle inondazioni alluvionali del giorno 17 gennaio
2014. Lo dispone l' articolo 3 del Dl 4/2014,
precisando che la sospensione si estende ai
contribuenti residenti in alcune frazioni del comune di
Modena che abbiano denunciato l' inagibilità della
casa di abitazione o della sede aziendale. Il
provvedimento, emanato nelle more della procedura
volta alla dichiarazione dello stato di emergenza
prevista dalla legge 225/1992, riguarda le persone
fisiche e le società residenti o aventi sede operativa
nei territori dei comuni di Bastiglia, Bomporto, San
Prospero, Camposanto, Finale Emilia, Medolla, San
Felice sul Panaro, già colpiti dal sisma del maggio
2012. La sospensione si riferisce ai pagamenti di
tributi, compresi quelli da effettuare in qualità di
sostituti di imposta, scadenti tra il 17 gennaio e il
prossimo 31 luglio. Non si applicano sanzioni e
interessi neppure per i versamenti, già scaduti al 17
gennaio 2014, se gli stessi vengono eseguiti entro il
31 luglio. Sono pure sospese fino al termine del mese
di luglio le scadenze per i versamenti di contributi
previdenziali e assistenziali, nonché quelle per la
notifica delle cartelle di pagamento di cui all' articolo
29 del D.L. 78/2010 ed infine i termini di prescrizione
e decadenza relativi all' attività degli uffici finanziari.
La sospensione non si estende invece alla ritenute
dovute sui redditi di lavoro dipendente. Potranno
usufruire di analoga proroga i contribuenti delle
frazioni modenesi di Albareto, San Matteo, La Rocca
e Navicello in presenza di inagibilità della casa di
abitazione, dello studio o dell' azienda, verificata dall'
autorità comunale. Il provvedimento di sospensione,
stante il richiamo all' articolo 5 della legge 225 del
1992 sullo stato di emergenza, comporta altresì, per
le società con sede nei comuni sopra indicati, la
disapplicazione automatica (senza necessità di
interpello) delle disposizioni sulle società non
operative per gli esercizi 2014 e 2015. Dette società
non dovranno dunque subire le penalizzazioni della
disciplina sugli enti di comodo anche qualora non
realizzassero, in questo biennio, ricavi superiori ai
minimi di legge. La disapplicazione riguarda inoltre la
normativa sulle perdite sistematiche ed ha riguardo ai
Normativa Comuni
trienni di osservazione che comprendono i due
esercizi sopra richiamati. © RIPRODUZIONE
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Ven 31/01/2014
Corriere della Sera
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Cronache 19
Corriere della Sera Venerdì 31 Gennaio 2014
Milano Non rischia più il carcere a vita, che non esiste in Uruguay da dove è stato estradato
La legge cancella quattro ergastoli
Un pluriomicida ritorna in libertà
Il diritto di difesa dei latitanti azzera la sentenza definitiva
Si può essere scarcerati e rimessi in libertà pur avendo sulle
spalle quattro ergastoli definitivi per altrettanti omicidi? Sì, si
può se si è all’incrocio di due
norme sull’effettività del diritto
di difesa di coloro che erano latitanti al momento del processo.
La norma che consente al difensore di fare ricorso anche senza
procura dell’imputato, e la norma che però impone ai giudici
di provare che l’imputato latitante sapesse dell’esistenza del
suo processo, producono a Milano la scarcerazione di France-
Scaduti i termini
Impossibile anche la
custodia cautelare:
termini scaduti durante la
detenzione in Sudamerica
sco Salerno, 55 anni, ora liberato per forza dalla Corte d’Assise
d’Appello benché nel 2002 fosse
stato definitivamente condannato (latitante) a quattro ergastoli per omicidi commessi in
una delle «guerre» per la droga
nel quartiere milanese di Quarto
Oggiaro. Esito spiazzante ma
imparabile a norma di legge.
Salerno era irreperibile già all’inizio dell’inchiesta, ed era stato processato in contumacia durante il primo grado conclusosi
con l’ergastolo. All’epoca aveva
un difensore d’ufficio, che anche in sua assenza aveva potuto
impugnare la condanna perché
la norma consente appunto di
farlo anche senza una apposita
procura dell’assistito. Il processo d’Appello aveva confermato
l’ergastolo, non c’era stato ricorso in Cassazione, e il carcere a
vita era diventato definitivo.
Il latitante, a sorpresa, ricompare nel 2010: ma in Uruguay.
Dice di aver solo ora saputo di
essere bersaglio di imputazioni
di cui però ignora il dettaglio.
L’Italia chiede l’estradizione, il
condannato percorre i vari ricorsi in Uruguay, che lo estrada
due mesi fa, il 18 dicembre
2013. Ma a questo punto Salerno, con l’avvocato Marco De
Giorgio, invoca l’articolo 175 del
codice di procedura penale che
impone ai giudici di rimettere in
termini, per consentirgli di rifare l’impugnazione, l’imputato
latitante che non abbia mai avuto conoscenza del processo. Dimostrare il contrario è onere dei
giudici con gli atti disponibili,
senza poterlo ricavare né dal
semplice fatto che la difesa avesse fatto ricorso, né dallo stato di
latitanza dell’imputato: e la Corte d’Assise d’Appello presieduta
da Sergio Silocchi non trova negli atti alcun elemento su cui
fondare la certezza che il latitante fosse a conoscenza del processo in cui aveva avuto l’ergastolo.
Il campione tedesco
«Schumacher
sbatte
le palpebre»
Prosegue il risveglio di Michael
Schumacher dal coma farmacologico,
dopo che i medici gli hanno ridotto i
sedativi. Il pilota, scrive «l’Équipe»,
ora sbatte le palpebre (nella foto Afp
il box Ferrari a Jerez, Spagna)
L’inchiesta in Abruzzo
De Fanis: «Non volevo
avvelenare mia moglie»
E l’ex amante conferma
Ecco perché la Corte non ha
scelta e rimette in termini per
un nuovo Appello-bis l’ex latitante estradato, con la conseguenza che i suoi quattro ergastoli definitivi cessano di esserlo
e retrocedono alla fase non definitiva di un nuovo dibattimento
di Appello e poi di una Cassazione.
A catena, la Corte è costretta a
revocare l’ordine di esecuzione
della (ex) pena dei quattro ergastoli, e quindi a scarcerare l’imputato per questo titolo di detenzione non più definitivo. E
neanche la custodia cautelare in
carcere è più possibile: il termine massimo nella fase d’Appello
(quella alla quale si è ritornati) è
18 mesi, ma per Salerno è già
decorso perché l’ex latitante è
rimasto 3 anni agli arresti in
Uruguay in attesa dell’esaurirsi
dei ricorsi sull’estradizione.
A trattenere in cella il non più
quadruplice ergastolano resterebbe ancora una condanna a 3
anni e 6 mesi per detenzione di
armi: ma qui a soccorrerlo è l’indulto del 2006 che gli condona 3
anni, mentre i residui 6 mesi sono assorbiti sempre dal periodo
di arresto a Montevideo.
I giudici possono così solo
imporgli il ritiro del passaporto,
l’obbligo di soggiorno e l’obbligo di firma. E i paradossi non finiscono. Perché nei nuovi processi potrà al massimo essere
condannato a 30 anni anziché a
quattro ergastoli: l’Uruguay, che
non ammette il carcere a vita, ha
infatti estradato l’imputato in
Italia solo dopo aver preteso e
ottenuto dal ministero della
Giustizia il 18 marzo 2013 un
formale impegno a non applicargli mai l’ergastolo.
DAL NOSTRO INVIATO
LANCIANO (Chieti) — «Ma quale veleno, macché
tentato omicidio, io sto benissimo e con mio marito
è tutto a posto, ora l’abbiamo chiarito anche al
magistrato, speriamo di ritrovare un po’ di pace...».
Rosanna Ranieri, 53 anni, moglie dell’ex assessore
alla Cultura della Regione Abruzzo, Luigi Corrado
De Fanis, è sollevata. La lunga giornata in tribunale
è finita, i coniugi De Fanis tornano insieme nella
casa di via San Giovanni a Montazzoli, dopo che in
aula c’è stato pure il faccia a faccia, molto atteso, tra
l’ex assessore e la sua segretaria, Lucia Zingariello, il
terzo lato del triangolo amoroso, la donna di cui lui
s’era invaghito e a cui, durante una telefonata, in
preda a puro delirio, aveva annunciato l’insano
progetto di avvelenare
sua moglie per rifarsi
Faccia a faccia
una vita con lei. «Era
Ieri davanti al pm uno scherzo, solo uno
scherzo, non ci ho mai
l’ex assessore,
creduto», dice adesso la
la sua consorte
bella segretaria di
e la segretaria
Guardiagrele, 34 anni,
uscendo dal tribunale. E
prima l’ha ripetuto
anche al pm Rosaria Vecchi, per scagionare
dall’accusa di tentato omicidio il suo ex datore di
lavoro. «Sì, ho detto quelle cose al telefono alla
Zingariello, ma perché volevo fare colpo su di lei,
erano frasi ad effetto per colpire il cuore di una
persona di cui ero innamorato», la confessione al
Pm di De Fanis, agli arresti domiciliari dal 12
novembre per le accuse, ben più pesanti, di
concussione, peculato e truffa aggravata, formulate
contro di lui dalla Procura di Pescara, che indaga
sulla Rimborsopoli d’Abruzzo. Il faccia a faccia tra
«Gigi e Lucia» è durato poco, appena 10 minuti fra
imbarazzi, sorrisi di circostanza, un sostanziale gelo
dopo la passione che fu: «Mai avuto intenzione di
separarmi da mia moglie — le ultime parole di lui
—. In quei giorni Rosanna stava male per un virus
intestinale e io, che sono un medico, la curai come
ho sempre fatto in questi 37 anni di matrimonio».
Zucchero e miele, fine della storia, sipario.
Luigi Ferrarella
Fa. C.
[email protected]
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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Report Il conflitto tra il ruolo di direttore generale dell’Ospedale Israelitico e quello di presidente dell’Ente previdenziale
Mastrapasqua e quei 42 milioni non pagati alla sua Inps
L’aumento del debito esplode dal 2004
Il giallo delle cartelle esattoriali mai emesse
di MILENA GABANELLI
P
rotagonisti: il direttore generale
dell’Ospedale Israelitico (Mastrapasqua), il presidente dell’Inps
(Mastrapasqua), il vicepresidente di
Equitalia (Mastrapasqua). Il fatto:
l’Ospedale Israelitico di Roma ha firmato
una convenzione con la Regione Lazio
per avere il rimborso delle prestazioni.
La Regione ritarda a pagare perché non
tutte le prestazioni sembrano dovute,
poi quella convenzione è troppo di manica larga e viene bloccata. Antonio Mastrapasqua, nel 2012, convince la Polverini che non c’è niente di taroccato nell’ospedale che lui dirige. Qualche settimana fa il nuovo governatore della
regione Zingaretti ha di nuovo sospeso
la convenzione. Le indagini dei carabinieri hanno avuto il loro corso: sembra
proprio che l’ospedale chiedesse alla Regione rimborsi non dovuti; ci sono stati
arresti, sono partite le indagini della magistratura e la pronta collaborazione di
Mastrapasqua: «Non ne sapevo niente».
Il capo ha tanti incarichi, non può seguire tutto per filo e per segno, e odiosamente scarica sui sottoposti. Ma che interesse può avere un medico, o un amministrativo, che lavora per un ente senza fini di lucro, nel taroccare una
richiesta di rimborso? È troppo facile
pensare che lo fa perché qualcuno glielo
chiede. Se non il direttore generale, chi?
Mentre l’indagine farà il suo corso,
spostiamo l’interesse sull’Inps. L’Ospedale Israelitico dal 1993 non versa i contributi dovuti, e chiede alla Asl di provvedere a regolare i conti con gli enti previdenziali in cambio della cessione di
una parte del credito. In sostanza ricorre
Normativa Enti Locali
La Regione Lazio
Due anni fa il manager convinse
l’allora governatore Polverini
a una legge del 1985 che consente agli che non c’era nulla di irregolare
enti morali di compensare i crediti per le nelle richieste di rimborsi
prestazioni sanitarie con i debiti nei confronti della pubblica amministrazione.
Ma chi ha certificato quei crediti come
«certi ed esigibili», visto che gli accertamenti hanno dimostrato il contrario? La
Regione ha quindi ritardato i pagamenti,
e l’ente previdenziale ha accumulato credito, senza muovere un dito. Non è certo
un problema dell’Inps se l’ospedale chiedeva rimborsi non dovuti! Il problema
sta nel fatto che Mastrapasqua sia da un
lato direttore generale dell’ospedale che
deve pagare i contributi, e dall’altra presidente dell’ente che li deve incassare.
La cifra di cui stiamo parlando non è
da poco: dai documenti Inps in nostro
Contributi prescritti
Parte di quei contributi
probabilmente non potrà
più essere richiesta
da Equitalia in quanto prescritta
possesso il debito per contributi previdenziali non pagati dall’Ospedale Israelitico ammontano a 42.548.753 euro, di
cui 10.771.383 per interessi sanzionatori, 2.845.695 per interessi di mora. Dal
2004, gestione Mastrapasqua, l’ospedale
ha accumulato ininterrottamente debiti
nei confronti dell’ex Inpdap (oggi Inps) a
un ritmo di 2-3 milioni all’anno.
Ma com’è possibile che siano trascorsi
tutti questi anni senza che siano state avviate le procedure di riscossione coattiva
nei confronti dell’ospedale, ovvero della
Regione Lazio, se doveva essere quest’ultima a onorare i debiti dell’ospedale
religioso? Ricordiamo che esiste una
normativa (Legge n. 388/2000) che impone agli enti previdenziali adempimenti molto stringenti pena la loro prescrizione. In sostanza, l’Inps, come l’ex
Inpdap, è tenuto a segnalare all’impresa
inadempiente «i contributi dovuti e non
pagati alla scadenza... (nei limiti della
La vicenda
L’inchiesta
Il presidente
dell’Inps,
Antonio
Mastrapasqua,
in quanto
direttore
generale
dell’Ospedale
Israelitico di
Roma, viene
indagato
nell’ambito di
una inchiesta
della Procura
di Roma su
cartelle
cliniche
truccate e
rimborsi non
dovuti da
parte della
Regione Lazio
L’accordo
La Procura di
Roma indaga
anche
sull’accordo
tra l’Inps,
presieduto da
Mastrapasqua,
e l’ospedale da
lui diretto per
saldare i
contributi
previdenziali
non versati
all’ente
pensionistico
dalla struttura
sanitaria a
partire dal
1993
Dirigente Antonio Mastrapasqua, 56 anni, presidente dell’Inps dal luglio 2008 (foto Roberto Monaldo / LaPresse)
Riproduzione autorizzata licenza Ars PromoPress 2013-2016
prescrizione di norma 5 anni, ndr) accertati d’ufficio o tramite l’attività di vigilanza» (dal sito dell’Inps). Dopodiché,
entro la fine dell’anno successivo a quello contestato deve provvedere al loro recupero con l’emissione delle famigerate
«cartelle esattoriali» gestite da Equitalia
di cui il dottor Mastrapasqua è vicepresidente. Sono state emesse cartelle a carico
dell’Ospedale o della Regione Lazio?
Dai documenti Inps in nostro possesso, sembrerebbe di no, perché l’Inps, subentrato all’Inpdap dal 2012, chiede di
quantificare gli «interessi che la Asl
avrebbe dovuto corrispondere per i debiti dell’ospedale, che la stessa Asl Rm
aveva riconosciuto a seguito di cessione»
solo in data 23 ottobre 2013. Domanda: il
debito nasce nel 1993, si appesantisce
dal 2004, e a fine 2013 né l’Inps, né l’ex
Inpdap, sanno a quanto ammonta il debito complessivo perché devono ancora
quantificare sanzioni e interessi? Evidentemente sì, perché da quel che emerge dalle carte la direzione centrale entrate Inps fornisce i criteri di calcolo il 26
novembre 2013. Naturalmente l’Inps si
sta interrogando sul da farsi ritenendo
che siano necessarie «ulteriori verifiche
ed approfondimenti».
Nel più classico degli «scaricabarile»
del dipendente pubblico il calcolo, da cui
finalmente emerge che tutto il debito
maturato è pari a quasi tutti i ricavi di un
anno dell’Ospedale Israelitico, viene inviato alla «direzione regionale per le valutazioni di competenza».
Quindi, oggi, la Regione Lazio e non
l’Ospedale Israelitico, dovrebbe pagare
gli interessi per il ritardato pagamento di
quei contributi previdenziali ceduti. Ma
dice che non pagherà perché quelle fatture erano gonfiate o non dovute.
Insomma l’efficientissimo presidente
dell’Inps ha sicuramente provato a fare
gli interessi dell’Ospedale Israelitico, ma
non quelli della Pubblica amministrazione che si chiami Regione Lazio,
Inpdap o Inps, visto che parte di quei
contributi probabilmente non potranno
più essere richiesti da Equitalia perché
prescritti.
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Pagina 29 di 55
Ven 31/01/2014
Corriere della Sera
Pagina 19
Report Il conflitto tra il ruolo di direttore generale dell' Ospedale Israelitico e quello di
presidente dell' Ente previdenziale.
Mastrapasqua e quei 42 milioni non pagati alla
sua Inps
L' aumento del debito esplode dal 2004 Il giallo delle cartelle esattoriali mai emesse.
P rotagonisti: il direttore generale dell' Ospedale
Israelitico (Mastrapasqua), il presidente dell' Inps
(Mastrapasqua), il vicepresidente di Equitalia
(Mastrapasqua). Il fatto: l' Ospedale Israelitico di
Roma ha firmato una convenzione con la Regione
Lazio per avere il rimborso delle prestazioni. La
Regione ritarda a pagare perché non tutte le
prestazioni sembrano dovute, poi quella convenzione
è troppo di manica larga e viene bloccata. Antonio
Mastrapasqua, nel 2012, convince la Polverini che
non c' è niente di taroccato nell' ospedale che lui
dirige. Qualche settimana fa il nuovo governatore
della regione Zingaretti ha di nuovo sospeso la
convenzione. Le indagini dei carabinieri hanno avuto
il loro corso: sembra proprio che l' ospedale
chiedesse alla Regione rimborsi non dovuti; ci sono
stati arresti, sono partite le indagini della magistratura
e la pronta collaborazione di Mastrapasqua: «Non ne
sapevo niente». Il capo ha tanti incarichi, non può
seguire tutto per filo e per segno, e odiosamente
scarica sui sottoposti. Ma che interesse può avere un
medico, o un amministrativo, che lavora per un ente
senza fini di lucro, nel taroccare una richiesta di
rimborso? È troppo facile pensare che lo fa perché
qualcuno glielo chiede. Se non il direttore generale,
chi? Mentre l' indagine farà il suo corso, spostiamo l'
interesse sull' Inps. L' Ospedale Israelitico dal 1993
non versa i contributi dovuti, e chiede alla Asl di
provvedere a regolare i conti con gli enti previdenziali
in cambio della cessione di una parte del credito. In
sostanza ricorre a una legge del 1985 che consente
agli enti morali di compensare i crediti per le
prestazioni sanitarie con i debiti nei confronti della
pubblica amministrazione. Ma chi ha certificato quei
crediti come «certi ed esigibili», visto che gli
accertamenti hanno dimostrato il contrario? La
Regione ha quindi ritardato i pagamenti, e l' ente
previdenziale ha accumulato credito, senza muovere
un dito. Non è certo un problema dell' Inps se l'
ospedale chiedeva rimborsi non dovuti! Il problema
sta nel fatto che Mastrapasqua sia da un lato direttore
generale dell' ospedale che deve pagare i contributi, e
dall' altra presidente dell' ente che li deve incassare.
La cifra di cui stiamo parlando non è da poco: dai
Normativa Enti Locali
documenti Inps in nostro possesso il debito per
contributi previdenziali non pagati dall' Ospedale
Israelitico ammontano a 42.548.753 euro, di cui
10.771.383 per interessi sanzionatori, 2.845.695 per
interessi di mora. Dal 2004, gestione Mastrapasqua, l'
ospedale ha accumulato ininterrottamente debiti nei
confronti dell' ex Inpdap (oggi Inps) a un ritmo di 2-3
milioni all' anno. Ma com' è possibile che siano
trascorsi tutti questi anni senza che siano state
avviate le procedure di riscossione coattiva nei
confronti dell' ospedale, ovvero della Regione Lazio,
se doveva essere quest' ultima a onorare i debiti dell'
ospedale religioso? Ricordiamo che esiste una
normativa (Legge n. 388/2000) che impone agli enti
previdenziali adempimenti molto stringenti pena la
loro prescrizione. In sostanza, l' Inps, come l' ex
Inpdap, è tenuto a segnalare all' impresa
inadempiente «i contributi dovuti e non pagati alla
scadenza... (nei limiti della prescrizione di norma 5
anni, ndr ) accertati d' ufficio o tramite l' attività di
vigilanza» (dal sito dell' Inps). Dopodiché, entro la fine
dell' anno successivo a quello contestato deve
provvedere al loro recupero con l' emissione delle
famigerate «cartelle esattoriali» gestite da Equitalia di
cui il dottor Mastrapasqua è vicepresidente. Sono
state emesse cartelle a carico dell' Ospedale o della
Regione Lazio? Dai documenti Inps in nostro
possesso, sembrerebbe di no, perché l' Inps,
subentrato all' Inpdap dal 2012, chiede di quantificare
gli «interessi che la Asl avrebbe dovuto corrispondere
per i debiti dell' ospedale, che la stessa Asl Rm aveva
riconosciuto a seguito di cessione» solo in data 23
ottobre 2013. Domanda: il debito nasce nel 1993, si
appesantisce dal 2004, e a fine 2013 né l' Inps, né l'
ex Inpdap, sanno a quanto ammonta il debito
complessivo perché devono ancora quantificare
sanzioni e interessi? Evidentemente sì, perché da
quel che emerge dalle carte la direzione centrale
entrate Inps fornisce i criteri di calcolo il 26 novembre
2013. Naturalmente l' Inps si sta interrogando sul da
farsi ritenendo che siano necessarie «ulteriori
verifiche ed approfondimenti». Nel più classico degli
«scaricabarile» del dipendente pubblico il calcolo, da
cui finalmente emerge che tutto il debito maturato è
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Ven 31/01/2014
Corriere della Sera
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pari a quasi tutti i ricavi di un anno dell' Ospedale
Israelitico, viene inviato alla «direzione regionale per
le valutazioni di competenza». Quindi, oggi, la
Regione Lazio e non l' Ospedale Israelitico, dovrebbe
pagare gli interessi per il ritardato pagamento di quei
contributi previdenziali ceduti. Ma dice che non
pagherà perché quelle fatture erano gonfiate o non
dovute. Insomma l' efficientissimo presidente dell'
Inps ha sicuramente provato a fare gli interessi dell'
Ospedale Israelitico, ma non quelli della Pubblica
amministrazione che si chiami Regione Lazio, Inpdap
o Inps, visto che parte di quei contributi probabilmente
non potranno più essere richiesti da Equitalia perché
prescritti.
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.
Ven 31/01/2014
la Repubblica
VENERDÌ 31 GENNAIO 2014
La Repubblica
Pagina 15
@
MONDO
Hillary vola nei sondaggi
e prenota la Casa Bianca
“Mai un vantaggio così grande”
PER SAPERNE DI PIÙ
www.washingtonpost.com
www.parismatch.com
73%
■ 15
I democratici
CLINTON
Nel sondaggio
WP-Abc il 73%
dei democratici
sceglie Hillary
Clinton
12%
BIDEN
Il vice
presidente
Joe Biden
ha solo il 12%
di preferenze
8%
WARREN
La senatrice
Elizabeth
Warren
accreditata
dell’’8%
Surclassa Biden ed è avanti 12 punti sui repubblicani
DAL NOSTRO CORRISPONDENTE
FEDERICO RAMPINI
NEW YORK — Con dei numeri
così, Hillary Clinton può già prenotare la ditta di traslochi che
porterà i suoi mobili alla Casa
Bianca nel gennaio 2017? «Non si
era mai visto, da trent’anni a questa parte — annuncia il Washington Post — un simile vantaggio
nei sondaggi». Tanto più per una
non-candidata, visto che Hillary
non ha ancora annunciato le sue
intenzioni. Tra gli elettori democratici e gli indipendenti, il suo
consenso è stratosferico: 73% la
voterebbero, secondo l’indagine
dello stesso Washington Post ed
Abc News. Non c’è gara con i suoi
potenziali rivali in campo democratico. Il secondo piazzato è il vice di Barack Obama, Joe Biden, e
incassa un modesto 12% delle in-
20%
RYAN
Il deputato
Paul Ryan
è in testa fra
i Gop con
un 20%
18%
BUSH
Jeb Bush, ex
governatore in
Florida, fratello
di George,
è al 18%
13%
CHRISTIE
Rilevazione
Washington PostAbc News:
lei al 73%, il
vicepresidente al 12
tenzioni di voto. Al terzo posto c’è
un’altra donna, un astro nascente che piace alla sinistra del partito, la senatrice Elizabeth Warren
del Massachusetts, che ha solo
l’8%, è considerata troppo radicale e ha scarsa notorietà nazionale.
Questo sondaggio dà ragione
alla “Hillary-manìa” che imperversa sulla stampa. Il magazine
Time le ha appena dedicato una
copertina shock: di lei si vede solo il tacco a spillo che schiaccia
implacabilmente un rivale…
Controversa anche la copertina
del magazine del New York Times,
dove il “pianeta Hillary” (un faccione non proprio gradevole) è
circondato da tutti i satelliti cioè
alleati e vassalli del potentissimo
clan dei Clinton. Non mancano
accuse, attacchi e acidità, al tempo stesso cresce il senso della sua
Il caso
Sandy. Se il sindaco del
New Jersey sta perdendo quota, dietro
di lui non emerge
per ora nessun’altra figura del partito repubblicano in
grado di impensierire la Clinton.
Certo, gli scettici ricordano che
Hillary partì come una locomotiva anche nel 2008. Pareva che
nessuno potesse sconfiggerla
nelle primarie democratiche di
quell’anno, finché arrivò un senatore semi-sconosciuto dell’Illinois, figlio di un africano, e con
un inquietante Hussein come secondo nome. Tuttavia, nel 2008
Hillary veleggiava su un livello di
consensi del 50% negli stessi sondaggi Washington Post-Abc, mai
raggiunse il 73% di oggi. In questi
sei anni Hillary ha rafforzato la
sua immagine, da segretario di
I repubblicani
Colpito dagli
scandali
il governatore
Chris Christie
è sceso al 13%
ineluttabilità. Tanto più alla luce
di quel che accade in campo avverso. Nel sondaggio Washington
Post, Hillary non si limita a sbaragliare i potenziali rivali nel suo
partito. Anche per i repubblicani
i numeri sono da débacle. L’antagonista che più le si avvicina è Chris Christie, governatore del New
Jersey. Ma in un ipotetico duello
diretto, oggi Christie incassa solo
41% di intenzioni di voto contro il
53% per lei. Questo margine è robusto, basta paragonarlo al rapporto di forze tra Barack Obama e
Mitt Romney: all’attuale presidente per essere rieletto nel no-
vembre 2012
bastò sconfiggere il repubblicano con
51% contro
47%. Di certo
Christie sta
soffrendo per i numerosi scandali che si sono abbattuti su di lui negli ultimi mesi: prima la rivelazione che i suoi collaboratori chiusero un ponte creando enormi ingorghi di traffico per danneggiare
un sindaco avversario; ora nuove
accuse sull’uso spregiudicato e
perfino ricattatorio dei fondi per
la ricostruzione dopo l’uragano
Più aperta la corsa
nel Gop: primo Paul
Ryan, Christie paga
lo scandalo
del ponte
India
Pena di morte per i marò, New Delhi ci ripensa
NEW DELHI — Il governo indiano sembra
pronto a rivalutare l’ipotesi di adottare la
legge antiterrorismo che prevede anche la
pena di morte per il caso dei due marò italiani accusati di omicidio. Secondo il quotidiano Indian Express, il governo di New
Delhi ha chiesto al ministero dell’Interno di
rivedere il suo “via libera” sull’uso di questa
normativa. «Al ministero è stato richiesto di
considerare il fatto che la legge è stata pensata per far fronte ad atti di terrorismo e pirateria e questo non è il caso dell’omicidio
dei due pescatori», scrive il giornale.
Mercoledì lo stesso presidente della
Commissione Ue, José Manuel Durao Barroso, ha sottolineato che ogni decisione sul
caso dei due fucilieri del Battaglione San
Latorre e Girone
Marco avrà «un impatto sulle relazioni complessive fra l’Unione Europea e l’India». Se
il ministero della Giustizia fa marcia indietro, conclude il quotidiano, quello dell’Interno «può far marcia indietro e processare
i due militari in base al codice penale indiano, anche se questo non lo può applicare la
Nia, l’Agenzia Investigativa indiana».
Intanto la mobilitazione per i due italiani si
diffonde anche a Bruxelles, nell’aula del
Comitato delle Regioni Ue, dove i rappresentanti della delegazione italiana hanno
manifestato solidarietà indossando foulard
gialli al collo e rivolgendo un appello al presidente Barroso, che apre la seduta. Con loro anche i presidenti della Regione Sicilia e
Lazio Rosario Crocetta e Nicola Zingaretti.
Stato è cresciuta in autorevolezza, nonostante le accuse della destra sull’affaire di Bengasi (l’uccisione dell’ambasciatore Usa in
Libia da parte di al Qaeda).
Restano le eterne perplessità
che affiorano dietro quelle due
copertine di Time e del New York
Times. Eleggendo Hillary, l’America “paga uno e compra due”: riporta alla Casa Bianca l’ingombrante marito. E con lui anche
uno stuolo di affaristi, lobbisti, alleati fin troppo ricchi e potenti.
Nel 2008 la base democratica preferì Obama perché il sistema di
potere dei Clinton aveva scatenato un rigetto. La sfida di Hillary
sarà quella di presentarsi come
una donna capace di liberarsi di
tutta quella zavorra, di tagliare
con gli aspetti più inquietanti del
passato, alla tenera età di 67 anni.
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L’ex première dame in un’intervista al “suo” giornale racconta la separazione da Hollande: “Ma non volevo credere alle voci che circolavano”
L’amarezza di Valérie: “Come cadere da un grattacielo”
DAL NOSTRO CORRISPONDENTE
ANAIS GINORI
PARIGI — «Quando ho saputo, mi sono
sentita cadere da un grattacielo». Valérie Trierweiler fa la sua prima intervista
dopo la separazione, e ovviamente sceglie il “suo” giornale, Paris Match. Ricorda il momento della pubblicazione delle foto di Closer. «Se Hollande non fosse
diventato presidente, saremmo ancora
insieme» ribadisce l’ex première dame
che pure ha tanto fatto per l’elezione del
leader socialista. Sulla liaison del suo ex
compagno con l’attrice Julie Gayet, di
cui si parlava da mesi nei salotti parigini, Trierweiler risponde: «Non ho mai
voluto credere alle voci che circolavano». Tuttavia riconosce che si erano «allontanati» negli ultimi mesi e che tra loro c’era ormai una certa distanza.
«Bisogna essere in due per amarsi, ma
ne basta uno per lasciarsi», chiosa l’ex
première dame che ha imposto a Hollande di annunciare la separazione con
Normativa Enti Locali
“Bisogna
essere in due
per amarsi, ne
basta uno per
lasciarsi. Ora
forse scriverò
un libro”
IN INDIA
L’INTERVISTA
La copertina di Paris
Match dove Valérie
Trierweiler tornerà a
lavorare a tempo pieno
La Trierweiler
è rientrata
dall’India
mercoledì
una dichiarazione unilaterale, e non
con un comunicato comune. «Ti assumerai la responsabilità», ha detto
Trierweiler a Hollande nel corso di un
pranzo, la settimana scorsa, in cui i due
hanno deciso i termini della loro rottura. Nella stessa occasione il presidente
avrebbe riconosciuto che il trasferimento all’Eliseo è costato alla sua ex
compagna una riduzione del suo reddito, e quindi acconsentito a sostenerla
economicamente per l’alloggio e l’educazione dei figli, nati da un precedente
matrimonio.
In un’altra intervista, che uscirà oggi
sul magazine del Parisien, Trierweiler
confida: «Sono più delusa che arrabbiata. Ma non escludo di scrivere un libro».
Sposata già due volte, racconta: «Non è
la prima separazione della mia vita, solo che in questo caso è accaduta sotto ai
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riflettori». E ancora: «So chi sono, mi
posso guardare allo specchio. Sono libera». L’ex compagna di Hollande ricomincerà il suo lavoro a tempo pieno per
Paris Match ma non solo. «La mia esperienza da première dame mi ha arricchita, ho scoperto che potevo fare molte cose per aiutare gli altri. Non voglio
dare l’impressione di strumentalizzare
il mio dolore».
Sullo sfondo, c’è questa idea di libro
autobiografico. Negli ultimi giorni,
Trierweiler è stata contattata dai maggiori editori francesi, con promesse di
lauti anticipi. Il libro “Une Envie de Verité” dell’ex première dame Cécilia
Sarkozy, pubblicato in autunno, ha sfiorato le 100mila copie nonostante non
contenga alcuna rivelazione piccante.
Se davvero l’ex compagna di Hollande
avesse voglia di raccontare i suoi anni
accanto al leader socialista probabilmente l’interesse sarebbe ancora maggiore.
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Ven 31/01/2014
La Repubblica
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India.
Pena di morte per i marò, New Delhi ci ripensa
NEW DELHI - Il governo indiano sembra pronto a
rivalutare l' ipotesi di adottare la legge antiterrorismo
che prevede anche la pena di morte per il caso dei
due marò italiani accusati di omicidio. Secondo il
quotidiano Indian Express, il governo di New Delhi ha
chiesto al ministero dell' Interno di rivedere il suo "via
libera" sull' uso di questa normativa. «Al ministero è
stato richiesto di considerare il fatto che la legge è
stata pensata per far fronte ad atti di terrorismo e
pirateria e questo non è il caso dell' omicidio dei due
pescatori», scrive il giornale. Mercoledì lo stesso
presidente della Commissione Ue, José Manuel
Durao Barroso, ha sottolineato che ogni decisione sul
caso dei due fucilieri del Battaglione SanMarco avrà
«un impatto sulle relazioni complessive fra l' Unione
Europea e l' India». Se il ministero della Giustizia fa
marcia indietro, conclude il quotidiano, quello dell'
Interno «può far marcia indietro e processare i due
militari in base al codice penale indiano, anche se
questo non lo può applicare la Nia, l' Agenzia
Investigativa indiana». Intanto la mobilitazione per i
due italiani si diffonde anche a Bruxelles, nell' aula del
Comitato delle Regioni Ue, dove i rappresentanti della
delegazione italiana hanno manifestato solidarietà
indossando foulard gialli al collo e rivolgendo un
appello al presidente Barroso, che apre la seduta.
Con loro anche i presidenti della Regione Sicilia e
Lazio Rosario Crocetta e Nicola Zingaretti.
Normativa Enti Locali
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MF
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Venerdì 31 Gennaio 2014
MF SHIPPING & LOGISTICA
AUTORITÀ PORTUALE DI GENOVA
NONSOLOMARE
RIMORCHIATORI VENDE
N A pochi giorni di distanza
dall’annuncio dato a MF-Milano Finanza di volersi quotare in Borsa, Rimorchiatori
Riuniti conferma anche la
progressiva uscita dal mercato del trasporto marittimo
di prodotti chimici. È stata infatti ufficializzata la cessione
di Crystal Pool, azienda attiva
nella gestione commerciale
di navi chimichiere in Nord
Europa, alla società inglese
Borealis Maritime. Nel pacchetto ceduto da Gavarone
e delle Piane ci sono anche
quattro navi: le gemelle
Crystal Diamond e Crystal
Topaz (costruzioni del 2006
da 11.300 tonnellate di portata), Crystal Amaranto (9.000
tpl del 1999) e Crystal Skye
(9.000 tpl del 1998).
TX LOGISTIK A 230 MLN
N L’impresa ferroviaria
tedesca TX Logistik (interamente controllata da Trenitalia) ha registrato nel 2013
un fatturato di 230 milioni di
euro che mira a raddoppiare
nell’arco dei prossimi cinque
anni. A dirlo è stato Frank
Lehner, responsabile sales
e marketing della società tedesca. La costante crescita
delle attività ha anche portato TX Logistik a ricercare
una sede nuova e più ampia,
che sostituisse quella di Bad
Honnef, ma che fosse sempre compresa tra il Reno e
il Siebengebirge. La scelta è
caduta su un edificio di nuova costruzione a TroisdorfSpich, circa 20 km a sud-est
di Colonia, nel quale la società dispone ora di un’area
di complessivi 8.000 mq.
ACCORDO PALLETSWAYS
N Palletways, gruppo specializzato nelle consegne espresse
di merce su pallet, ha scelto la
genovese Logika srl come concessionaria per le spedizioni
nella provincia ligure. Fondata
nel 2011 e guidata da Davide
Nari, Logika srl dispone di 15
mezzi e un magazzino di oltre
2.000 mq. Nari ha spiegato
che «entrando a far parte di
Palletways abbiamo la possibilità di ampliare la gamma dei
prodotti, sfruttando una rete eccezionalmente capillare, sia in
Italia sia all’estero. Per ottenere
il massimo da questa opportunità di crescita ci stiamo attrezzando in termini di risorse per
lo sviluppo commerciale».
Normativa Enti Locali
N Cambiaso Risso potenzia l’offerta di intermediazione assicurativa nel business navale. In attesa dell’apertura del nuovo
ufficio di CR Marine a Montecarlo previsto nei prossimi mesi,
il gruppo genovese guidato da Mauro Iguera e Marco Risso ha
rafforzato il team di assicurazione navale con l’arrivo di Roberto Naldi e Vittorio Gandus, usciti da banchero costa Insurance
Broker. Il comparto assicurativo di Cambiaso Risso ha chiuso
il 2013 in linea con il 2012, consolidando un monte premi di
200 milioni di euro, realizzato al 50% su clientela italiana e
per il resto sui mercati internazionali (CR Marine è presente
in particolare a Londra, Atene, Bergen, Singapore).
Cambiaso Risso sbarca a Montecarlo
AUTORITÀ PORTUALE DI GENOVA
L’ASSOCIAZIONE DI CATEGORIA SI SPACCA SUL TESTO DA SOTTOPORRE A LUPI
Addio riforma dei porti
Non piace agli scali minori l’idea dei corridoi logistici regionali. I terminal
marittimi adesso rischiano di rimanere ancorati a una legge risalente al 1994
Pagina a cura
di Nicola Capuzzo
P
er gli scali marittimi italiani ieri doveva essere il
giorno della svolta ma così non è stato. Il ministro
delle Infrastrutture e Trasporti,
Maurizio Lupi, doveva spiegare nel corso di un convegno a
Roma i tratti distintivi della sua
proposta normativa che intende
portare in Parlamento ma non
gli è stato possibile prendere
parte ai lavori. Secondo quanto
appreso da MF Shipping & Logistica questa bozza di riforma
quasi sicuramente è destinata a
rimanere un sogno. Nella proposta di riordino della legislazione
portuale scritta dalla segreteria
di Lupi si legge: «Le attuali 24
Autorità Portuali lasceranno il
posto a nove distretti logistici:
Alto Tirreno, Medio Tirreno,
Basso Tirreno, Alto Adriatico,
Medio Adriatico, Basso Adriatico-Ionio, Sicilia e Sardegna.
Ogni distretto logistico sarà
sotto il controllo di un’Autorità
Portuale e Logistica di interesse strategico». Queste authority
sarebbero da scegliere fra i seguenti core port selezionati dalle reti Ten-T europee: Genova,
La Spezia, Livorno, Napoli, Gioia
Tauro, Palermo,
Taranto, Bari, Ancona, Ravenna,
Venezia e Trieste.
Le altre Autorità
Portuali si dovevano accorpare alle
rispettive Regioni
e ogni presidente
decadere al termine del rispettivo
mandato. Nella
bozza di riforma
Lupi spiega ancora
che «entro 60 giorni dall’entrta in vigore della riforma verrà
adottato il Piano nazionale dei
porti e della logistica e ciascun
distretto logistico dovrà elaborare un proprio Piano integrato
logistico che sostituisce i singoli
piani regolatori portuali». Nessuna traccia, invece, del fondo
d’investimento per gli scali cui
aveva pensato l’attuale presidente di Assoporti, Pasqualino
Monti, con il possibile coinvolgimento della Cassa Depositi e
Sempre più crocieristi europei. In Italia +109% nel 2025
I
l Mediterraneo rimarrà anche in futuro un mercato prezioso per l’industria delle crociere. A
dirlo è l’ultima pubblicazione World Cruise Ports
and Shipping to 2025 della società inglese Ocean Shipping Consultants dove si sottolinea che il
Vecchio Continente continua a
far registrare numeri crescenti in
termini di persone che scelgono
di partire per una crociera. Dai
6,6 milioni di passeggeri dello
scorso anno, secondo le previsioni di OSC il mercato passerà
a 7,5 milioni fra due anni per
poi raggiungere i 9,8 milioni nel
2020 e i 12 milioni nel 2025.
L’Italia rappresenta il terzo
mercato continentale e crescerà
ancora, secondo le previsioni OSC, del 109% nei
prossimi 11 anni arrivando a toccare nel 2015 quota 1,8 milioni di crocieristi imbarcati. E lo stesso
vale per gli spagnoli, che sceglieranno di salire a
bordo per le vacanze: saranno 1,8 milioni nel 2025.
Seppure questi due mercati ancora per due anni
risentiranno della crisi economica domestica, dal
Prestiti. Sarebbe invece prevista
l’autonomia finanziaria per le
Autorità Portuali che potranno
trattenere nelle proprie casse
l’1% di gettito Iva prodotto
dalle merci movimentate in
importazione senza tetto mas-
Maurizio Lupi
simo di 90 milioni di euro.
Altre novità importanti della
riforma erano la possibilità, da
parte delle nuove Autorità, «di
acquisire partecipazioni in società operanti anche all’estero nei
settori di appartenenza» nonché
«l’affidamento e controllo delle
attività dirette alla fornitura di
servizi di interesse generale».
Quest’ultimo aspetto significa
ad esempio che le tariffe e l’affidamento dei servizi tecnico-nautici (tra cui il rimorchio portuale)
2015 in poi torneranno a far registrare numeri in
crescita. L’area del Mediterraneo continuerà dunque a rappresentare per le compagnie di crociera
un mercato molto ricco grazie ai passeggeri europei ma anche agli americani, ai russi e a quelli
provenienti da economie
emergenti (Turchia, Sud
America, Asia).
Questo andamento è ovviamente legato anche al rapido
sviluppo della flotta mondiale di navi passeggeri e all’offerta di capacità a bordo. Nel
decennio 2003-2013, infatti,
l’offerta messa sul mercato
dalle compagnie nel Mediterraneo è più che triplicata,
passando da 8,2 a 24,8 milioni di letti bassi, ma le
prospettive sono ancora migliori. Nei prossimi 10
anni si prevede l’arrivo sul mercato di 161 navi di
portata media pari a 2.000 passeggeri per assecondare una crescita nella domanda che vedrà passare
il numero di crocieristi al mondo dai 21,7 milioni
del 2013 a 36,4 milioni nel 2025 (+68%).
dovrebbero passare dal controllo
romano a quello locale.
D’obbligo usare ormai il condizionale e il tempo passato perché pare proprio che la riforma
tanto attesa non andrà in porto.
Assoporti questa settimana si è
spaccata in due fronti su questa discussione: da una parte
i conservatori che,
pur comprendendo
l’importanza di ragionare in termini
di corridoi logistici
europei, vorrebbero mantenere in vita tutte le Autorità
Portuali attualmente
esistenti, e dall’altra
gli innovatori, che
preferirebbero concentrare l’offerta
portuale italiana in poche grandi
alleanze in grado di sfruttare al
massimo l’economie di scala.
Al vertice di questo secondo
schieramento c’è Paolo Costa,
presidente dell’Autorità Portuale di Venezia (e autore insieme
a Maurizio Maresca del libro Il
futuro europeo della portualità),
il cui ragionamento è racchiuso
nella seguente domanda: «I porti
italiani in futuro vogliono giocare a livello continentale un ruolo
da protagonisti o ci accontentia-
Riproduzione autorizzata licenza Ars PromoPress 2013-2016
mo di figurare come dei comprimari?». Secondo Costa per
attirare ad esempio in Adriatico
i traffici container dell’alleanza
P3 (Maersk, Msc e Cma Cgm)
servono poche cose essenziali: «Un’offerta portuale da 5-8
milioni di TEUs, accessibilità
nautica, ampi spazi a terra e una
ferrovia funzionante». A quasi
tutti le Autorità Portuali italiane
evidentemente interessa mantenere lo status quo.
D’accordo con Paolo Costa è Luigi Merlo, presidente
dell’Autorità Portuale di Genova, che chiede venga «almeno
data la possibilità, ai porti che lo
richiedono, di sperimentare forme di coordinamento tra attività
portuale e logistica retroportuale ragionando in termini di corridoi e non solo di singoli porti». Alle parole di Merlo, fanno
eco quelle di Nereo Marcucci,
presidente di Confetra, che suggerisce, di «puntare sui 14 porti «core» considerati strategici
dall’Europa nell’ambito delle
reti Ten-T». L’ultima speranza
potrebbe essere una sintesi fra
la riforma portuale attualmente
in discussione al Parlamento e
le misure pensate dal Ministro
Lupi ma fra gli addetti ai lavori
sono in pochi a sperarci. (riproduzione riservata)
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l' associazione di categoria si spacca sul testo da sottoporre a lupi.
Addio riforma dei porti
Non piace agli scali minori l' idea dei corridoi logistici regionali. I terminal marittimi
adesso rischiano di rimanere ancorati a una legge risalente al 1994.
Per gli scali marittimi italiani ieri doveva essere il
giorno della svolta ma così non è stato. Il ministro
delle Infrastrutture e Trasporti, Maurizio Lupi, doveva
spiegare nel corso di un convegno a Roma i tratti
distintivi della sua proposta normativa che intende
portare in Parlamento ma non gli è stato possibile
prendere parte ai lavori. Secondo quanto appreso da
MF Shipping & Logistica questa bozza di riforma
quasi sicuramente è destinata a rimanere un sogno.
Nella proposta di riordino della legislazione portuale
scritta dalla segreteria di Lupi si legge: «Le attuali 24
Autorità Portuali lasceranno il posto a nove distretti
logistici: Alto Tirreno, Medio Tirreno, Basso Tirreno,
Alto Adriatico, Medio Adriatico, Basso Adriatico-Ionio,
Sicilia e Sardegna. Ogni distretto logistico sarà sotto il
controllo di un' Autorità Portuale e Logistica di
interesse strategico». Queste authority sarebbero da
scegliere fra i seguenti core port selezionati dalle reti
Ten-T europee: Genova, La Spezia, Livorno, Napoli,
Gioia Tauro, Palermo, Taranto, Bari, Ancona,
Ravenna, Venezia e Trieste. Le altre Autorità Portuali
si dovevano accorpare alle rispettive Regioni e ogni
presidente decadere al termine del rispettivo
mandato. Nella bozza di riforma Lupi spiega ancora
che «entro 60 giorni dall' entrata in vigore della
riforma verrà adottato il Piano nazionale dei porti e
della logistica e ciascun distretto logistico dovrà
elaborare un proprio Piano integrato logistico che
sostituisce i singoli piani regolatori portuali». Nessuna
traccia, invece, del fondo d' investimento per gli scali
cui aveva pensato l' attuale presidente di Assoporti,
Pasqualino Monti, con il possibile coinvolgimento
della Cassa Depositi e Prestiti. Sarebbe invece
prevista l' autonomia finanziaria per le Autorità
Portuali che potranno trattenere nelle proprie casse l'
1% di gettito Iva prodotto dalle merci movimentate in
importazione senza tetto massimo di 90 milioni di
euro. Altre novità importanti della riforma erano la
possibilità, da parte delle nuove Autorità, «di acquisire
partecipazioni in società operanti anche all' estero nei
settori di appartenenza» nonché «l' affidamento e
controllo delle attività dirette alla fornitura di servizi di
interesse generale». Quest' ultimo aspetto significa ad
esempio che le tariffe e l' affidamento dei servizi
tecnico-nautici (tra cui il rimorchio portuale)
dovrebbero passare dal controllo romano a quello
Normativa Enti Locali
locale. D' obbligo usare ormai il condizionale e il
tempo passato perché pare proprio che la riforma
tanto attesa non andrà in porto. Assoporti questa
settimana si è spaccata in due fronti su questa
discussione: da una parte i conservatori che, pur
comprendendo l' importanza di ragionare in termini di
corridoi logistici europei, vorrebbero mantenere in vita
tutte le Autorità Portuali attualmente esistenti, e dall'
altra gli innovatori, che preferirebbero concentrare l'
offerta portuale italiana in poche grandi alleanze in
grado di sfruttare al massimo l' economie di scala. Al
vertice di questo secondo schieramento c' è Paolo
Costa, presidente dell' Autorità Portuale di Venezia (e
autore insieme a Maurizio Maresca del libro Il futuro
europeo della portualità), il cui ragionamento è
racchiuso nella seguente domanda: «I porti italiani in
futuro vogliono giocare a livello continentale un ruolo
da protagonisti o ci accontentiamo di figurare come
dei comprimari?». Secondo Costa per attirare ad
esempio in Adriatico i traffici container dell' alleanza
P3 (Maersk, Msc e Cma Cgm) servono poche cose
essenziali: «Un' offerta portuale da 5-8 milioni di
TEUs, accessibilità nautica, ampi spazi a terra e una
ferrovia funzionante». A quasi tutti le Autorità Portuali
italiane evidentemente interessa mantenere lo status
quo. D' accordo con Paolo Costa è Luigi Merlo,
presidente dell' Autorità Portuale di Genova, che
chiede venga «almeno data la possibilità, ai porti che
lo richiedono, di sperimentare forme di coordinamento
tra attività portuale e logistica retroportuale
ragionando in termini di corridoi e non solo di singoli
porti». Alle parole di Merlo, fanno eco quelle di Nereo
Marcucci, presidente di Confetra, che suggerisce, di
«puntare sui 14 porti «core» considerati strategici dall'
Europa nell' ambito delle reti Ten-T». L' ultima
speranza potrebbe essere una sintesi fra la riforma
portuale attualmente in discussione al Parlamento e
le misure pensate dal Ministro Lupi ma fra gli addetti
ai lavori sono in pochi a sperarci. (riproduzione
riservata)
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Italia Oggi
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I M P O S T E E TA S S E
Venerdì 31 Gennaio 2014
Per la Ctr della Toscana va dato conto delle circostanze addotte in contraddittorio
Studio di settore in fuorigioco
Se l’ufficio del fi sco non dà ascolto al contribuente
DI
S
ANDREA BONGI
e l’ufficio non ascolta il
contribuente lo studio
di settore va in fuorigioco. È da annullare
integralmente l’avviso di accertamento nel quale non si
è dato conto delle circostanze
addotte dal contribuente nel
contraddittorio preventivo.
Secondo la Commissione Tributaria Regionale della Toscana (sentenza n.135/25/13
depositata il 18/12/2013) l’appello dell’ufficio locale delle
entrate contro la sentenza di
primo grado, che aveva ridotto i maggiori ricavi accertati,
va totalmente respinto ed
in accoglimento dell’appello
incidentale del contribuente
l’accertamento va annullato con condanna alle spese
dell’agenzia delle entrate per
entrambi i gradi di giudizio.
L’atteggiamento troppo superficiale in tema di studi di
settore può dunque costare
caro, anzi carissimo all’ufficio
delle entrate.
Dalla lettura della sentenza emerge infatti che il contri-
buente, una società in nome
collettivo, si era presentata
nel contraddittorio preventivo con l’ufficio dimostrando
essenzialmente due circostanza: il precario stato di salute
dei suoi due soci nell’anno
oggetto di accertamento e l’esistenza
di una causa civile
che aveva bloccato una commessa
della società. Due
circostanze che secondo i contribuenti avrebbero dovuto
far desistere l’ufficio dalla pretesa
costituita unicamente dalle risultanze dello studio
di settore.
Niente da fare.
Nessuno di questi
due elementi, si
legge nella sentenza di appello, è stato considerato nella elaborazione dell’avviso di
accertamento. L’assenza di
giustificazione nella motivazione dell’avviso e l’assenza
di un grave scostamento fra i
ricavi dichiarati dalla società
e quelli misurati dallo studio
di settore costituiscono, ad
avviso dei giudici della regionale, una “palese violazione
dei principi generali del giusto procedimento”.
Il ragionamento dei giudici
toscani poggia sia sulle famose sentenze della Cassazione
a sezioni unite - con richiamo
espresso alla n.26638/2009 –
sia sulla stessa prassi dell’amministrazione finanziaria.
In relazione a tali presupposti, recita la sentenza, la pro-
cedura di accertamento basata sugli studi di settore non
può esimersi dall’esaminare
la situazione concreta nella
quale il contribuente svolge
al sua attività ed il momento nel quale tale esame deve
essere compiuto è
indubbiamente il
contraddittorio
preventivo.
Sarà infatti proprio grazie agli
elementi ed alle
circostanze direttamente acquisite
o forniti dal contribuente nel contraddittorio preventivo,
si legge in sentenza, che gli uffici
potranno adeguare
il risultato dell’applicazione degli
studi di settore
alla concreta realtà del contribuente.
Purtroppo questi principi
non sono stati affatto rispettati dall’ufficio nel caso di
specie sottoposto al giudizio
della regionale toscana.
La bacchettata dei giudici di
appello non è dunque tardata
ad arrivare. Non solo l’appello
promosso dall’ufficio deve essere respinto ma anzi, la sentenza della provinciale deve
essere del tutto riformata con
il conseguente annullamento
dell’avviso di accertamento
perché illegittimo. Il tutto in
accoglimento delle controdeduzioni e dell’appello incidentale
presentate dal difensore della
società in nome collettivo.
Fare appello è costato caro
all’ufficio. Meglio tenersi la
sentenza di primo grado che
seppure riducendo di molto
l’accertato aveva comunque
rideterminato, in aumento,
il reddito d’impresa della società.
Non solo. L’ufficio è condannato dalla regionale anche alle spese processuali che
vengono liquidate, per entrambi i gradi del giudizio.
© Riproduzione riservata
Il testo della sentenza su www.italiaoggi.it/documenti
BREVI
Il Senato ha approvato il testo del
decreto cosiddetto milleproroghe
As 1214, che in particolare prevede
all’articolo 2-bis la proroga per i
giudici di pace fino 31/12/2015.
«L’Associazione nazionale giudici di
pace», si legge in una sua nota, «ha
conseguito un risultato molto importante a coronamento di un’azione
costante e instancabile. In primis è intervenuta svariate volte, per esempio
per impedire la scadenza dei colleghi
che terminavano le funzioni dopo il
30/6/2014 e successivamente è stata l’unica associazione che non si è
accontentata della proroga annuale,
ma ha continuato a lavorare strenuamente e senza sosta per conseguire
una maggiore continuità».
pendenti alla Corte di Strasburgo c’è
l’incapacità di ridurre il contenzioso,
diversamente da quanto fatto da
altri paesi, attraverso l’introduzione
nell’ordinamento nazionale di norme
che risolvano alla radice i problemi,
come il sovraffollamento delle carceri
o i tempi eccessivi della giustizia,
alla base delle azioni legali avviate
a Strasburgo.
Il Consiglio regionale lombardo
si è dotato di un piano triennale per
la prevenzione della corruzione e
di un piano per la trasparenza. Le
delibere, approvate all’unanimità
dall’ufficio di presidenza presieduto
da Raffaele Cattaneo, rientrano in
un «pacchetto» di provvedimenti
sul tema del rispetto della legalità
che comprende anche la nomina dei
nuovi componenti dell’Osservatorio
sulla legalità, organismo (lr n. 2 del
2011) che promuove azioni orientate
verso l’educazione alla legalità e che
Mario Monti ha ottenuto il sostegno del Parlamento europeo per la
presidenza del cosiddetto «Gruppo
di alto livello per le risorse proprie»,
l’organo composto da rappresentanti
di Consiglio, Commissione
e Parlamento per proporre
tasse europee che possano
alimentare il bilancio Ue
riducendo così la contribu«È veramente sconcertante che il diretzione degli stati membri.
tore dell’Agenzia delle entrate, Attilio
Befera, affermi ancora una volta che è
Nel 2013 l’Italia è riuna “leggenda metropolitana” l’esistensultata seconda solo alla
za di premi per la cattura degli evasoRussia per il numero di
ri. I premi esistono eccome e sono uno
cause pendenti, ben 14.400,
degli elementi che concorrono in modo
davanti alla Corte europea
determinante a rendere ancora più teso
dei diritti dell’uomo di
il rapporto tra Fisco e contribuente».
Strasburgo. Nel 2012 era
Lo afferma in una nota Enrico Zanetrisultata al terzo posto
ti, vicepresidente della commissione
alle spalle di Mosca e della
finanze della camera e responsabile
Turchia. È quanto emerge
politiche fiscali di Scelta civica. «Prodal rapporto annuale della
prio nei giorni scorsi ho presentato
Corte reso noto ieri. Dietro
un’interrogazione parlamentare al Mef
l’ascesa dell’Italia nella top
sul tema degli incentivi che concorroten dei paesi con più ricorsi
esprime parere sulle iniziative che la
regione intraprende ogni anno per
celebrare la Giornata dell’impegno
contro le mafie e in ricordo delle
vittime (21 marzo).
Il Consiglio regionale del Friuli
Venezia Giulia ha approvato all’unanimità la legge nazionale che con una
modifica dello Statuto di autonomia
sopprime le province di Trieste,
Gorizia, Udine e Pordenone. Il testo
deve essere ora approvato in doppia
lettura da camera e senato.
getti presentati tra novembre 2012 e
marzo 2013 (di cui 79 programmi di
Rete che sviluppano a loro volta 368
progetti portando il totale a 3.642
progetti), ne sono stati selezionati
372. Tra questi sono compresi 5 programmi di rete che sviluppano a loro
volta 19 progetti portando il totale
a 391 progetti finanziati. Su www.
sanita.gov.it è disponibile l’elenco dei
progetti ammessi ai finanziamenti.
Da oggi, con l’entrata in vigore delle
nuove regole adottate dall’Unione
europea per il trasporto dei liquidi
La Commissione nazionale ricer- che possono essere portati a bordo
ca sanitaria (Cnrs), presieduta dal come bagaglio a mano, sarà possiministro della salute Beatrice Loren- bile, per chi farà shopping nei duty
zin, ha approvato la graduatoria dei free in aeroporto o sull’aereo, portare
progetti vincitori del bando «Ricerca a destinazione quanto acquistato
Finalizzata e Giovani Ricercatori anche dopo aver compiuto uno scalo
2011-2012» del ministero della sa- intermedio. Si allentano così le restrilute. Sono stati assegnati comples- zioni finora in vigore con la vecchia
sivamente finanziamenti per circa normativa. Il nuovo regolamento Ue
135 milioni di euro. Tra i 3.353 pro- 246/2013 del 19 marzo 2013 segna
l’avvio della prima fase
di ‘«liberalizzazione» per
quanto riguarda il trasporto di liquidi, aerosol e gel.
no a determinare i premi di risultato
che spettano ai dirigenti dell’Agenzia
Studi di consulenza legadelle entrate, evidenziando, in partile in campo per la cultura.
colar modo, la criticità di quelli paAccade a Torino dove la
rametrati al quantitativo di imposte
Morello consulting fa da
riscosse e alla percentuale di vittorie
mecenate per due iniziative
in contenzioso. Nella mia interrogazioin coincidenza con la celene», conclude Zanetti, «ho proposto di
brazione di San Valentino:
valutare alcune modifiche all’attuale
una cena d’arte organizzata
sistema incentivante e, quando mercopresso la Gam dove si potrà
ledì prossimo arriverò la risposta, non
cenare e ammirare le opere
se la potranno certo cavare con le legdi Renoir e il rilancio del
gende metropolitane che pretendono
borgo medievale, il cui ristodi imporre a quelli che evidentemente
rante riapre i battenti per
considerano dei sudditi».
dar luce e musica ad uno
degli angoli più suggestivi
© Riproduzione riservata
di Torino.
Zanetti: i premi di risultato sono realtà
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Italia Oggi
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brevi
Il Senato ha approvato il testo del decreto cosiddetto
milleproroghe As 1214, che in particolare prevede all'
articolo 2-bis la proroga per i giudici di pace fino
31/12/2015. «L' Associazione nazionale giudici di
pace», si legge in una sua nota, «ha conseguito un
risultato molto importante a coronamento di un'
azione costante e instancabile. In primis è intervenuta
svariate volte, per esempio per impedire la scadenza
dei colleghi che terminavano le funzioni dopo il
30/6/2014 e successivamente è stata l' unica
associazione che non si è accontentata della proroga
annuale, ma ha continuato a lavorare strenuamente e
senza sosta per conseguire una maggiore
continuità». Mario Monti ha ottenuto il sostegno del
Parlamento europeo per la presidenza del cosiddetto
«Gruppo di alto livello per le risorse proprie», l' organo
composto da rappresentanti di Consiglio,
Commissione e Parlamento per proporre tasse
europee che possano alimentare il bilancio Ue
riducendo così la contribuzione degli stati membri. Nel
2013 l' Italia è risultata seconda solo alla Russia per il
numero di cause pendenti, ben 14.400, davanti alla
Corte europea dei diritti dell' uomo di Strasburgo. Nel
2012 era risultata al terzo posto alle spalle di Mosca e
della Turchia. È quanto emerge dal rapporto annuale
della Corte reso noto ieri. Dietro l' ascesa dell' Italia
nella top ten dei paesi con più ricorsi pendenti alla
Corte di Strasburgo c' è l' incapacità di ridurre il
contenzioso, diversamente da quanto fatto da altri
paesi, attraverso l' introduzione nell' ordinamento
nazionale di norme che risolvano alla radice i
problemi, come il sovraffollamento delle carceri o i
tempi eccessivi della giustizia, alla base delle azioni
legali avviate a Strasburgo. Il Consiglio regionale
lombardo si è dotato di un piano triennale per la
prevenzione della corruzione e di un piano per la
trasparenza. Le delibere, approvate all' unanimità dall'
ufficio di presidenza presieduto da Raffaele Cattaneo,
rientrano in un «pacchetto» di provvedimenti sul tema
del rispetto della legalità che comprende anche la
nomina dei nuovi componenti dell' Osservatorio sulla
legalità, organismo (lr n. 2 del 2011) che promuove
azioni orientate verso l' educazione alla legalità e che
esprime parere sulle iniziative che la regione
intraprende ogni anno per celebrare la Giornata dell'
impegno contro le mafie e in ricordo delle vittime (21
marzo). Il Consiglio regionale del Friuli Venezia Giulia
ha approvato all' unanimità la legge nazionale che
con una modifica dello Statuto di autonomia sopprime
le province di Trieste, Gorizia, Udine e Pordenone. Il
Normativa Province
testo deve essere ora approvato in doppia lettura da
camera e senato. La Commissione nazionale ricerca
sanitaria (Cnrs), presieduta dal ministro della salute
Beatrice Lorenzin, ha approvato la graduatoria dei
progetti vincitori del bando «Ricerca Finalizzata e
Giovani Ricercatori 2011-2012» del ministero della
salute. Sono stati assegnati complessivamente
finanziamenti per circa 135 milioni di euro. Tra i 3.353
progetti presentati tra novembre 2012 e marzo 2013
(di cui 79 programmi di Rete che sviluppano a loro
volta 368 progetti portando il totale a 3.642 progetti),
ne sono stati selezionati 372. Tra questi sono
compresi 5 programmi di rete che sviluppano a loro
volta 19 progetti portando il totale a 391 progetti
finanziati. Su www.sanita.gov.it è disponibile l' elenco
dei progetti ammessi ai finanziamenti. Da oggi, con l'
entrata in vigore delle nuove regole adottate dall'
Unione europea per il trasporto dei liquidi che
possono essere portati a bordo come bagaglio a
mano, sarà possibile, per chi farà shopping nei duty
free in aeroporto o sull' aereo, portare a destinazione
quanto acquistato anche dopo aver compiuto uno
scalo intermedio. Si allentano così le restrizioni finora
in vigore con la vecchia normativa. Il nuovo
regolamento Ue 246/2013 del 19 marzo 2013 segna l'
avvio della prima fase di '«liberalizzazione» per
quanto riguarda il trasporto di liquidi, aerosol e gel.
Studi di consulenza legale in campo per la cultura.
Accade a Torino dove la Morello consulting fa da
mecenate per due iniziative in coincidenza con la
celebrazione di San Valentino: una cena d' arte
organizzata presso la Gam dove si potrà cenare e
ammirare le opere di Renoir e il rilancio del borgo
medievale, il cui ristorante riapre i battenti per dar
luce e musica ad uno degli angoli più suggestivi di
Torino.
Riproduzione autorizzata licenza Ars PromoPress 2013-2016
Pagina 38 di 55
.
Ven 31/01/2014
Il Sole 24 Ore
Pagina 47
Il Sole 24 Ore
Venerdì 31 Gennaio 2014 - N. 30
Impresa & territori 47
Consumi. Il colosso di vendite online Alibaba e altri gruppi del settore fanno ormai concorrenza alle banche
L’ESPERTO
Cina, l’e-commerce apre alla finanza
Così un’impresa può avviare
un negozio online a Pechino
Gli utenti possono depositare i risparmi in fondi a tassi vantaggiosi
Rita Fatiguso
PECHINO. Dal nostro corrispondente
«Cambieremo le banche
se non saranno capaci di cambiare da sole». Il proclama di
Jack Ma, numero uno di Alibaba, il colosso delle vendite online che da solo fattura quanto
tutto l’online americano, trova
un preciso riscontro nel successo enorme dell’e-commerce cinese anche sul versante
della finanza.
Un successo tale da far parlare di barbari alle porte delle banche, una frase che ciclicamente fa capolino sui media locali.
Ogni giorno, in Cina, milioni
di persone controllano i guadagni dei loro conti accesi su
Alipay, il circuito di pagamenti e finanziamenti creato da Alibaba tra i mugugni
di China Unionpay, il numero uno delle carte di credito
cinesi titolare dell’omonimo
circuito.
Perché in Cina il commercio
online ha partorito la finanza
online che sta supportando, a
sua volta, il commercio online.
Un circolo virtuoso, ma anche
unfenomenotalmenteaggressivo da far parlare di assalto al sistema bancario tradizionale.
Le banche tradizionali stanno offrendo tassi più alti sui depositi proprio per contrastare
la finanza online e recuperare i
clienti sottratti dalla finanza
online.Molti clientihannoscelto prodotti Internet, come
Yu’eBao, uno strumento finanziario online sempre ideato dal
gigante Alibaba, che permette
agli utenti di depositare i propri
TV
risparmi in un fondo. A fine
2013, Yu’eBao aveva 43 milioni
di utenti con depositi complessiviper 185 miliardi diyuan (circa 31 miliardi di dollari).
Tra le banche più reattive citiamo China Construction
Bank, Agricultural Bank of China e Bank of Communication.
Tutte e tre hanno rialzato il tasso sui depositi del 10% per alcuniclientioperunperiodo determinato, sempre allo scopo di
rintuzzare gli attacchi che arrivano dall’online.
Non solo Alibaba, ma anche
Baidu, Tencent, JD.com, Su-
COMPETIZIONE
I grandi istituti di credito
tradizionali sono spinti
a loro volta a offrire
condizioni più vantaggiose
alla clientela
ningTesco, Yeepay, Wangxin e
Qnar.constannofacendoproseliti nel mondo di internet con
prodotti ad hoc. Pagamenti con
i cellulari, finanza peer to peer
negletta alle banche normali, finanziamenti per i titolari dei
propri negozi online, perfino
un circuito nel caso di Alibaba
come Alipay con l’obiettivo di
far concorrenza a China Union
Pay. Ma anche raccolta selvaggia di risparmio un tempo impensabile per gli operatori telematici, insomma, forse la misura è colma.
Perché il panorama cinese è
da Far West, non ci cono regole, né leggi specifiche, il che
rende il panorama molto complesso. Il versante finanziario
soffre di un gap di regolamentazione. Per questo il 2013 è stato considerato il primo anno
della finanza online. Con tanto
di soluzioni particolarmente
innovative, considerando il panorama generale del credito cinese, ma anche tante incogni-
te, tra cui i flop di alcuni prodotti finanziari.
Ma è un fatto: il matrimonio
tra smartphone e finanza online sta funzionando alla grande,
gli utenti cinesi lo considerano
un mezzo migliore per disporre
delle loro risorse, meno costoso e più flessibile.
Insomma, in Cina starebbe
per verificarsi la profezia di un
altro visionario del calibro di
Bill Gates, il quale predisse anni fa che le banche commerciali si sarebbero estinte come dinosauri sotto i colpi di internet.
Le autorità cinesi hanno acceso la lente sul fenomeno
proprio a causa della velocità
con la quale l’internet
banking segue a ruota e moltiplica gli effetti dell’e-commerce e in considerazione del fatto che non esiste, al momento, una regolamentazione precisa del settore.
Questo spiega anche fenomeni preoccupanti come il collasso,qualchemesefa,diunaventinadisitidifinanziamentopeerto
peer, andati in cortocircuito.
L’episodio ha innescato il monito delle autorità: il vice direttore
della Banca centrale ha detto
che «bisogna tener presente ragioni etiche e di opportunità davantiaquestotipodifenomeni».
Per questo la China banking
regulatory commission starebbe intensificando gli sforzi per
mettere a puntouna nuova normativa su misura che almeno
detti il passo al fenomeno senza però stroncarlo sul nascere.
Pena il crollo dell’intero sistema dell’e-commerce. Davanti
alla riluttanza delle banche
grandie piccolea finanziare imprese di media grandezza, Jack
Ma e soci si sono fatti avanti garantendo la sopravvivenza di
migliaia di realtà che in Cina sarebbero state travolte dalla
stretta alla liquidità e ai prestiti
che da mesi affligge il sistema
finanziario cinese.
Amazon China 1,9
Tmall (Alibaba)
51,2
Altri 11,8
Fonte: iResearch
IL SORPASSO
Quota dell’e-commerce sul totale delle vendite al dettaglio. In %
Germania
Cina (grandi città)
Cina (totale)
Usa
Giappone
Canada
2012
2009
2010
2011
10
8
6
4
2
0
Fonte: Bain & Company
Il volume di affari
GLI ACQUISTI
IN AUMENTO
La Cina ama l’e-commerce,
è quasi sorpasso sugli Usa
Loshoppingonline
èdiventatounostiledivita
periconsumatoricinesi
chenel2013hannospeso
213 miliardididollarionline,
pocomeno degliamericani
chenehannospesiinvece
Tassi di crescita a due cifre
in soli cinque anni
LaspesaonlineinCinaè
aumentatainmaniera
esponenzialeinquestiultimi
anni:dal2009(secondoBain&
Co)l’incrementoèstatodel
70%annualeedentroil2015
raggiungeranno 543 mlddi
dollari
225
SPESA ONLINE 2013
213 miliardi 543 miliardi
© RIPRODUZIONE RISERVATA
9.05 | Mix 24
Nella prima parte Giovanni Minoli ospita Giuseppe
De Rita (foto), presidente del Censis. A seguirele notizie
del giorno con Pietrangelo Buttafuoco e Mario Sechi
SPETTACOLO
BBC KNOWLEDGE | 21.00
RAITRE | 21.05
– I segreti dei tesori antichi.
IVichinghisullecostedell’America
primadell’arrivo diCristoforo
Colombo:la«mappadiVinland»,
chesipresumerisalgaalXVsecolo,
potrebberivelaremoltosuiprimi
insediamenti"europei"sulsuolodel
NuovoMondo.
– Pearl Harbor,
diMichaelBay,conBenAffleck,Josh
Hartnett,Usa2001(162’).
Giapponesiall’assaltodellabase
navaleamericananelPacifico.
Quandoilkolossalhailfiatocorto.
6.30 | 24 mattino L’Italia si desta
di Alessandro Milan
RAIMOVIE | 21.15
9.05 | Mix 24
di Giovanni Minoli con Pietrangelo
Buttafuoco e Mario Sechi
– Il giorno dello sciacallo,
diFredZinnemann,conEdwardFox,
GranBretagna1973(141’).Francia,
primianni60:ilmicidialekiller
chiamato«Losciacallo»hail
presidentedeGaullenelmirino.
PREMIUM CINEMA | 21.15
– The adventurer - Il mistero
dello scrigno di Mida,
di Jonathan Newman, con
Michael Sheen, Usa 2013 (95’).
C’è un intero mondo nascosto
sotto la Londra vittoriana, pieno
zeppo di meandri e segreti.
ATTUALITÀ
– Pane quotidiano.
Laregistaedrammaturga
palermitanaEmmaDanteparlacon
ConcitaDeGregoriodelsuoultimo
spettacoloteatrale,«Lesorelle
Macaluso».
RAITRE | 13.10
– Il tempo e la storia.
L’effettodelleazionidevastantidei
sommergibilisullosvolgimento
delledueguerremondiali:
intervieneErnestoGalliDella
Loggia.
LA 7 | 21.10
– Le invasioni barbariche.
LapresidentedellaCameraLaura
Boldrini,CorradoAugias,Carlo
Cracco,AndreaDelogu,TaiyeSelasi
eAlessandroDi Battistafragliospiti
diDariaBignardi.
MTV | 21.10
– Il testimone.
Inchiestasulmondodell’occulto:il
vulcanicoPifsegueunconvegno
organizzatodal«Comitatoitaliano
perilcontrollodelleaffermazionisul
paranormale».
Normativa Province
LOTTO
Lotto
Estrazione del 30 gennaio 2014
Nazionale
9 63 83 89 53
Bari
84 66 88 27 17
Cagliari
19 78 18 27 53
Firenze
33 30 29 50 37
Genova
26 61 58 10 78
Milano
80 74 84 68 82
Napoli
50 4 70 22 40
Palermo
34 57 86 66 55
Roma
85 26 41 63 80
Torino
42 12 58 53 33
Venezia
34 73 86 29 11
SuperEnalotto
Combinazione vincente
7 21 28 45 59 90 Jolly 74
Numero Superstar 65
Montepremi
1.534.163,89 À
6 punti
–
–
5+1
–
–
5 punti
12
19.177,05 À
4 punti
1.035
224,55 À
3 punti
34.297
13,48 À
5 stella
–
–
4 stella
4
22.455,00 À
3 stella
155
1.348,00 À
2 stella
2.359
100,00 À
1 stella
14.625
10,00 À
0 stella 29.252
5,00 À
6.15 | America 24
di Mario Platero
7.00 | Gr 24
7.20 | In primo piano
9.05 | Il faccia a faccia:
Giuseppe De Rita
9.30 | Cosa bolle in pentola?
9.45 | La storia: Rita, ribelle
alla mafia
11.05 | Cuore e denari
di Nicoletta Carbone e Debora Rosciani
12.30 | Melog, cronache meridiane
di Gianluca Nicoletti
13.00 | Effetto giorno,
le notizie in 60 minuti
di Simone Spetia
13.45 | America 24
di Mario Platero
ISTRUZIONI PER L’USO
Bisogna aprire
una società distributiva
controllabile al 100%
Senza negozio fisico
procedura più lunga
attività di distribuzione, la c.d.
Foreign Invested Commercial
Enterprise (FICE). La
principale normativa di
riferimento in materia è
rappresentata dal
"Regolamento
amministrativo in materia di
investimenti stranieri nel
settore commerciale" che ha
aperto il commercio
domestico all’investimento
straniero. Le FICE sono
organizzazioni semplici ed
abbastanza economiche che,
in generale, consentono di:
importare ed esportare;
vendere al dettaglio e
all’ingrosso; organizzare
attività di franchising;
svolgere attività su
commissione; godere di
vantaggi fiscali che gli uffici di
rappresentanza non
possiedono; svolgere attività
di controllo qualità, servizi
post vendita e tutti gli altri
servizi legati all’acquisto o alla
vendita di prodotti sul
Avvocati Nctm Studio Legale Associato
© RIPRODUZIONE RISERVATA
DATI A CURA DI iLMeteo.it
www.ilsole24ore.com/meteo
RAIDUE | 21.10
L’industriale farmaceutico
Sergio Dompè (nella foto)
intervistato da Nicola Porro
DA NON PERDERE
territorio cinese. Tali FICE
possono essere costituite sia
in forma di società mista
(Joint Venture), sia in forma
di società ad intero capitale
straniero (WFOE).
Una società commerciale il
cui oggetto sociale
comprenda la vendita al
dettaglio può anche svolgere
vendita on-line dal momento
che la definizione normativa
di vendita al dettaglio
comprende anche quella
attraverso il web. Qualora non
si intenda aprire un negozio
fisico, l’oggetto sociale della
società commerciale dovrà
contemplare espressamente
la vendita on-line. In tal caso,
il progetto di costituzione
della società dovrà essere
approvato dal ministero del
Commercio a livello
provinciale oppure, per città
come Pechino, Shanghai,
Tianjin e Chongqing, a livello
di municipalità.
Più complessa è invece la
creazione di una piattaforma
per la vendita on-line di
prodotti di terzi. Il legislatore
cinese definisce tale tipo di
servizi come "Value-Added
Telecom Services" (VATS).
Una società che fornisca
questo tipo di servizi è
soggetta a diverse restrizioni.
Anzitutto gli investitori
stranieri non possono
detenere più del 50% delle
quote della società, che
pertanto sarà
necessariamente considerata
una joint venture
sino-straniera; in secondo
luogo il ministero
dell’Industria e
dell’Informatica ha di fatto
dimostrato di essere restio ad
approvare tale tipo di progetti
concedendo le licenze VATS.
Un raro esempio di joint
venture sino-straniera che ha
ottenuto tale licenza è
Amazon China.
ii) apertura di un punto
vendita solo on-line;
iii) apertura di un negozio
virtuale su piattaforma altrui;
iv) apertura di un sito web
per vendita di prodotti altrui.
La presenza di uno o più
negozi sul territorio è molto
importante per il
consumatore in quanto
consente di fare l’esperienza
del "touch and feel".
Il passo fondamentale
affinché un investitore
straniero possa aprire un
punto vendita on-line in Cina
è quello di costituire una
società abilitata a svolgere
IL TEMPO
Il faccia a faccia
RAITRE | 12.45
LA STIMA PER IL 2015
RADIO 24
A CURA DI LUIGI PAINI
RAIUNO | 23.20
– Tv 7.
La nuova "questora" Maria
Rosaria Maiorino, la "prefetta"
Francesca Cannizzo, la dirigente
dell’antirapina Silvia Como: a
Palermo ai vertici della sicurezza
c’è un tris di donne, impegnate
in prima linea contro la
criminalità organizzata.
N
ell’ambito del 12˚piano
quinquennale di
programmazione
(2011-2015), la Cina ha
affermato il suo bisogno di
aumentare in modo
significativo il contributo che
l’e-commerce può offrire
all’economia nazionale,
migliorando sensibilmente il
livello dei servizi e cercando
di attirare sul mercato cinese
una serie di aziende influenti a
livello internazionale;
sottolineando la volontà di
sviluppare le nuove
tecnologie nei settori
dell’information technology e
delle telecomunicazioni e di
sviluppare un rapporto più
equilibrato tra le aziende di
Stato e quelle private.
Il risultato è stato tangibile:
tra gennaio e novembre 2012,
il sito www.alibaba.com ha
registrato 121,49 miliardi di
euro di transazioni. Secondo
iResearch il mercato dello
shopping on-line raggiungerà
un giro d’affari, entro il 2015, di
2.551 miliardi di yuan cinesi,
pari a 309 miliardi di euro.
Per le aziende italiane
interessate ad entrare in un
mercato così vasto e carico di
potenzialità come quello
cinese, è necessario essere
preparati al contesto nel quale
si andrà ad operare e alle sfide
che l’e-commerce in Cina
chiede di superare.
Nel segmento B2C, dove
l’interazione avviene tra
un’impresa e un cliente, la
concentrazione di società
attive sul territorio cinese è
piuttosto alta. I principali
attori del mercato sono
Taobao, 369buy.com,
amazon.cn e dandang.com. I
temi attualmente disciplinati
dalla normativa cinese sono i
seguenti:
i) apertura di un punto
vendita off-line ed on-line;
I BIG CINESI
Quote di mercato dei siti di e-commerce in Cina in percentuale, 2012
Tencent 6,8
Suning 4,5
Dangdang 2,6
Jingdong
Gome 2,1
17,5
VipShop 1,9
Virus-Ilcontagiodelleidee
NAT GEO | 21.55
– L’impero della droga.
Sulletraccedell’immensobusiness
legatoalnarcotrafficomondiale:il
programmafatappainGiamaica.
di Laura Formichella
e Enrico Toti
Le quote di mercato
11.05
Cuore e denari
Frequenze:800-080408
Per intervenire alle trasmissioni:
800-240024 SMS 349-2386666
IGrpossono essereascoltatianche su:
www.radio24.it
www.ilsole24ore.com
AGF
Mondo &
Mercati
14.05 | Tutti convocati
di Carlo Genta e Pierluigi Pardo
12.30
Melog,
cronache
meridiane
ILSOCIALNETWORK
RADIOFONICO
GianlucaNicoletti(foto)apreuno
squarciosullarealtàcondivisa,
realizzandounaspaziodiascolto
attivo,diideeenarrazioni
personalicherileggano
l’attualità
min 0 Alessandria - max 20 Salerno
Nord: Piogge diffuse con maltempo sui
settori centro orientali. Piogge deboli al
Nordovest, poi in cessazione in giornata.
Neve a 900/1300 m . Temperature in
generale aumento.
Centro: Piogge ancora intense e con
maltempo sul Centroest Sardegna. Nubi e
piogge diffuse anche sulla Toscana, più
irregolari sul resto dei settori peninsulari
ma peggiora in serata.
Sud e isole: Cieli nuvolosi ovunque per
tutto il giorno ma con piogge inizialmente
sulla Sicilia e sui settori ionici poi in
estensione a tutte le regioni in serata.
Temperature in generale aumento.
16.30
La versione
di Oscar
15.20 | Sound check
di Gegè Telesforo
STAREBENEESPENDERE
MEGLIO
Soldiesalute:aspetti
fondamentalinellavitaditutti
noi.NicolettaCarboneeDebora
Rosciani(foto)ciaiutanonella
risoluzionedeipiccoliegrandi
problemiquotidiani
Oggi
16.05 | Voi siete qui
di Matteo Caccia
APPUNTAMENTOCON
L’ATTUALITÀECONOMICA
Economiaefinanza,riformee
mercato,impostee
privatizzazione.OscarGiannino
(nellafoto)affrontaitemipiù
spinosiincompagniadegli
interventidegliascoltatori
16.30 | La versione di Oscar
di Oscar Giannino
17.05 | Focus economia
La giornata economico finanziaria
18.30 | La zanzara
In volo sull’attualità
17.05
Focus
economia
20.55 | Smart city
di Maurizio Melis
21.00 | Effetto notte, le notizie
in 60 minuti
di Roberta Giordano
22.05 | Focus economia R
23.05 | Mix 24 R
GR 24: all’ora
STRADE IN DIRETTA: ai 15’ e ai 45’
BORSE IN DIRETTA: alla mezz’ora
Il sole: Milano 7.47 17.26 Roma 7.25 17.22
Domani
min 2 Alessandria - max 20 Salerno
Nord: Tempo compromesso con piogge
diffuse per tutto il giorno su tutte le regioni.
Nevicate moderate o forti sopra
1000/1200 metri. Peggiora su alto
Piemonte in serata con neve sui 700 m.
Centro: Nubi irregolari con piogge sparse e
schiarite. Al pomeriggio più nubi e piogge
più intense su Toscana e sulla Sardegna
occidentale e settentrionale. Neve a quote
oltre i 1300/1500 m.
Sud e isole: Il tempo peggiora forte sulla
Calabria ionica con piogge violente,
temporali e nubifragi intensi poi verso la
Lucania e la Puglia meridionale. Piogge
moderate altrove,deboli in Sicilia.
LAGIORNATA
ECONOMICO-FINANZIARIA
L’approfondimentoquotidiano
diSebastianoBarisoni(nella
foto)suitemidell’attualità
economicaedellafinanza
conlevocideiprotagonisti
elechiusurediborsa
Il sole: Milano 7.46 17.28 Roma 7.24 17.23
come
Temperature
Italia
la casa
Consigli, materiali
e soluzioni per
ripensare la tua casa
DOMANI
Bratislava
-1 1
-4 1 Praga
1 4
4 7 Stoccolma
0 4
12 14
12 14 Bruxelles
1 7
Bari
12 16
11 12 Bucarest
-14 -8
-9 -3 Tirana
8 15
9 12
7 11
9 12 Budapest
-1 0
-5 1 Vienna
-1 1
-4 -1
10 13 Copenaghen
-4 0
-1 2 Zurigo
-3 4
0 4
11 15 Dublino
4 7
2 6
Bologna
Cagliari
9 11
Firenze
10 14
Genova
4 7
8 10 Francoforte
-2 4
Milano
1 5
4 6 Ginevra
-2 7
Napoli
12 19
12 15 Helsinki
-14 -10
Palermo
13 17
11 14 Istanbul
Roma
13 15
12 14 Kiev
Torino
1 5
Venezia
10 12
Europa
Amsterdam
Nuovo, in edicola a 3,50 euro
OGGI
Ancona
Atene
3 5 Lisbona
10 12 Londra
Lubiana
-1 6
4 7 Madrid
-6 -5
-1 0
Mondo
0 6 Casablanca
12 14
13 15
-3 6 Hong Kong
14 24
15 24
-9 -6 Il Cairo
9 24
11 25
18 24
1 5
3 5 Johannesburg
17 24
-22 -14
-20-10 Los Angeles
12 16
11 14
11 13 New Delhi
9 19
9 17
9 20
2 7
5 7 New York
-5 3
-4 6
0 3
1 2 Rio De Janeiro
25 34
24 33
3 10
7 9 Singapore
22 29
21 29
9 14
7 11 Mosca
-26 -15
-23 -11 Sydney
17 33
21 27
Belgrado
-7 -3
-5 1 Oslo
-6 -5
-7 -2 Tel Aviv
9 22
11 24
Berlino
-3 3
-2 4 Parigi
2 8
5 8 Tokyo
2 10
1 5
Debole Moderato Forte
Sole Poco Nuv. Coperto Nuvoloso Pioggia Temporali Grandine Neve
Riproduzione autorizzata licenza Ars PromoPress 2013-2016
Nebbia Calmo Mosso Agitato
Pagina 39 di 55
Ven 31/01/2014
Il Sole 24 Ore
Pagina 47
L' ESPERTO.
Così un' impresa può avviare un negozio online a
Pechino
ISTRUZIONI PER L' USO Bisogna aprire una società distributiva controllabile al
100% Senza negozio fisico procedura più lunga.
Laura Formichella e Enrico Toti Nell' ambito del 12°
piano quinquennale di programmazione (2011-2015),
la Cina ha affermato il suo bisogno di aumentare in
modo significativo il contributo che l' e-commerce può
offrire all' economia nazionale, migliorando
sensibilmente il livello dei servizi e cercando di
attirare sul mercato cinese una serie di aziende
influenti a livello internazionale; sottolineando la
volontà di sviluppare le nuove tecnologie nei settori
dell' information technology e delle telecomunicazioni
e di sviluppare un rapporto più equilibrato tra le
aziende di Stato e quelle private. Il risultato è stato
tangibile: tra gennaio e novembre 2012, il sito
www.alibaba.com ha registrato 121,49 miliardi di euro
di transazioni. Secondo iResearch il mercato dello
shopping on-line raggiungerà un giro d' affari, entro il
2015, di 2.551 miliardi di yuan cinesi, pari a 309
miliardi di euro. Per le aziende italiane interessate ad
entrare in un mercato così vasto e carico di
potenzialità come quello cinese, è necessario essere
preparati al contesto nel quale si andrà ad operare e
alle sfide che l' e-commerce in Cina chiede di
superare. Nel segmento B2C, dove l' interazione
avviene tra un' impresa e un cliente, la
concentrazione di società attive sul territorio cinese è
piuttosto alta. I principali attori del mercato sono
Taobao, 369buy.com, amazon.cn e dandang.com. I
temi attualmente disciplinati dalla normativa cinese
sono i seguenti: i) apertura di un punto vendita off-line
ed on-line; ii) apertura di un punto vendita solo online; iii) apertura di un negozio virtuale su piattaforma
altrui; iv) apertura di un sito web per vendita di
prodotti altrui. La presenza di uno o più negozi sul
territorio è molto importante per il consumatore in
quanto consente di fare l' esperienza del "touch and
feel". Il passo fondamentale affinché un investitore
straniero possa aprire un punto vendita on-line in
Cina è quello di costituire una società abilitata a
svolgere attività di distribuzione, la c.d. Foreign
Invested Commercial Enterprise (FICE). La principale
normativa di riferimento in materia è rappresentata
dal "Regolamento amministrativo in materia di
investimenti stranieri nel settore commerciale" che ha
aperto il commercio domestico all' investimento
Normativa Province
straniero. Le FICE sono organizzazioni semplici ed
abbastanza economiche che, in generale, consentono
di: importare ed esportare; vendere al dettaglio e all'
ingrosso; organizzare attività di franchising; svolgere
attività su commissione; godere di vantaggi fiscali che
gli uffici di rappresentanza non possiedono; svolgere
attività di controllo qualità, servizi post vendita e tutti
gli altri servizi legati all' acquisto o alla vendita di
prodotti sul territorio cinese. Tali FICE possono
essere costituite sia in forma di società mista (Joint
Venture), sia in forma di società ad intero capitale
straniero (WFOE). Una società commerciale il cui
oggetto sociale comprenda la vendita al dettaglio può
anche svolgere vendita on-line dal momento che la
definizione normativa di vendita al dettaglio
comprende anche quella attraverso il web. Qualora
non si intenda aprire un negozio fisico, l' oggetto
sociale della società commerciale dovrà contemplare
espressamente la vendita on-line. In tal caso, il
progetto di costituzione della società dovrà essere
approvato dal ministero del Commercio a livello
provinciale oppure, per città come Pechino, Shanghai,
Tianjin e Chongqing, a livello di municipalità. Più
complessa è invece la creazione di una piattaforma
per la vendita on-line di prodotti di terzi. Il legislatore
cinese definisce tale tipo di servizi come "ValueAdded Telecom Services" (VATS). Una società che
fornisca questo tipo di servizi è soggetta a diverse
restrizioni. Anzitutto gli investitori stranieri non
possono detenere più del 50% delle quote della
società, che pertanto sarà necessariamente
considerata una joint venture sino-straniera; in
secondo luogo il ministero dell' Industria e dell'
Informatica ha di fatto dimostrato di essere restio ad
approvare tale tipo di progetti concedendo le licenze
VATS. Un raro esempio di joint venture sino-straniera
che ha ottenuto tale licenza è Amazon China.
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Ven 31/01/2014
Corriere della Sera
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Economia 39
Corriere della Sera Venerdì 31 Gennaio 2014
Il nuovo gruppo Elkann: l’Italia resta centrale, la famiglia è compatta. Il titolo recupera in Borsa
Il rapporto Caio
Rete Telecom pubblica?
Per Letta è «l’extrema ratio»
Ma Patuano frena ancora
«Lo scorporo della rete è nelle possibilità del governo. Anche
se come extrema ratio». Tanto per non lasciare che lo spettro
aleggiasse nell’aria durante la presentazione del rapporto di
Francesco Caio sullo stato di salute dell’infrastruttura
telefonica, il premier Enrico Letta lo ha citato subito, dando
una forte connotazione politica alle conclusioni: «Lo Stato
ha poteri con sfumature varie di invasività: da atti di
indirizzo fino alla bomba atomica in cui la valigetta è in
mano al Parlamento e al governo, con il bottoncino rosso
che è quello dello scorporo e della pubblicizzazione della
rete che rappresenta l’extrema ratio di un intervento che
rimane sullo sfondo, nel momento in cui questo complesso
di obiettivi si dovesse verificare nel tempo che non dovesse
essere raggiunto». In effetti, il termine scorporo, nel
rapporto del commissario del governo, elaborato con Scott
Marcus e Gèrard Pogorel, non compare mai. Il messaggio è
giunto in ogni caso forte e chiaro negli uffici di Telecom.
Nonostante non fosse presente perlomeno curioso che non ci fosse
nessuno dei manager delle società di
telecomunicazioni oggetto dello
studio - l’amministratore delegato
dell’ex monopolista, Marco Patuano,
ha risposto a stretto giro: «Sono
convinto che il caso dello scorporo
come extrema ratio sia un modo molto
efficace per enfatizzare l’assoluta
strategicità del tema e la necessità di
La rete
chiudere il gap digitale con altri Paesi
europei. Le ipotesi di scorporo ex lege,
Il commissario
tuttavia, mi sembrano difficilmente
per l’Agenda
conciliabili col quadro normativo,
digitale,
tanto Ue quanto nazionale». Letta ha
Francesco
anche detto che Naguib Sawiris, che
Caio
ieri è tornato a manifestare il suo
interesse, sarebbe il benvenuto, come tutti coloro che
vogliono investire. Venendo al merito del rapporto secondo i
dati raccolti dai tre esperti l’Italia ha un’ottima copertura per
la banda larga base (fino a 2 megabit al secondo) ma crolla
nelle classifiche quando si guarda al raggiungimento di
obiettivi 2020 sull’ultra banda larga (100% della popolazione
con 30 Mbps e 50% con 100). Le notizie positive ci sono: i
piani di investimento attuali dovrebbero portare in 2-3 anni
30 Mbps al 50% della popolazione. Ma oltre il 2016 si aprono
i dubbi, anche a causa dei limiti del modello di sviluppo
scelto, il fiber to the cabinet che lascia però l’ultimo tratto in
rame. Da qui il consiglio del rapporto al governo: vigilare.
Fiat, le tasse tra Roma e Londra
Saccomanni: convinti che sia tutto regolare. Befera: vigileremo
ROMA — Ires, Irap, Iva, Imu e
accise, come ovviamente i contributi sociali, pagati dalle imprese
controllate in Italia continueranno
a essere versati in Italia. Quello che
cambierà, con la fusione di Fiat spa
nella nuova holding FCA, con sede
giuridica in Olanda e quella fiscale
in Gran Bretagna, che garantisce
una tassazione privilegiata dei dividendi, sarà proprio la sorte delle
imposte sul reddito distribuito dalle controllate alla capogruppo. Ma
per il fisco italiano non sarebbe una
gran perdita, spiegano da Torino.
Almeno fin quando la società non
ricomincerà a distribuire gli utili.
Ancora nel 2013, si legge nel comunicato di due giorni fa, la Fiat
Spa ha registrato un imposta sul
reddito “positiva” di 943 milioni di
euro. Cioè ha addirittura maturato
un credito fiscale di quasi un miliardo, per una partita straordinaria
nel bilancio della neo acquisita
Chrysler di circa 1,5 miliardi, che ha
più che compensato gli oneri fiscali
di competenza dell’esercizio (557
milioni, 313 per la società americana, 244 per Fiat esclusa Chrysler).
Le mosse
1 2 3
Sede fiscale in
Regno Unito
Credito
d’imposta
Prevista
la «exit tax»
Diverse imposte
sul reddito
distribuito dalle
controllate alla
capogruppo
Nel 2013 Fiat Spa
ha registrato un
credito fiscale
pari a 943 milioni
di euro
Fiat pagherà le
tasse sulle
plusvalenze che
non fossero già
state tassate
La nota non spiega se tutte queste imposte, a debito e credito, siano state regolate solo in Italia. Per
avere un quadro preciso della situazione bisognerà aspettare qual-
che mese e il bilancio civilistico, ma
le autorità italiane non sembrano
comunque molto preoccupate per
il gettito. «Di per sé nell’operazione
non c’è nulla di irregolare» ha detto
ieri il ministro dell’Economia, Fabrizio Saccomanni. Che ha tuttavia
garantito che l’operazione «sarà
oggetto di esame». Come conferma
l’Agenzia delle Entrate. «Verifiche-
Vegas (Consob)
«Mediobanca
ispezione
ordinaria»
Quelle a Mediobanca sono
state «ispezioni ordinarie».
Lo ha detto il presidente
Consob, Giuseppe Vegas,
ieri alla presentazione
della «Carta degli
investitori». «Ogni tanto
facciamo delle ispezioni. A
Mediobanca – ha aggiunto
Vegas – non ci aspettiamo
di trovare niente, come al
solito».
remo il pieno rispetto delle norme
fiscali: le società in Italia pagheranno regolarmente le imposte in Italia» ha detto ieri il direttore, Attilio
Befera, intervenuto al Telefisco del
Sole 24 Ore. Aggiungendo che, nel
momento del trasferimento della
sede fiscale in Gran Bretagna, Fiat
si vedrà comunque imporre una
«exit tax». Dovrà cioè pagare le tasse sulle plusvalenze relative ai beni
aziendali che non fossero già state
tassate, come se fosse una cessione.
Un’imposta che potrebbe tuttavia
essere sospesa in attesa dell’effettivo realizzo delle plusvalenze. In
un’intervista a La Stampa, il presidente John Elkann oltre a tagliar
corto sulla questione fiscale (non
cambia «assolutamente niente»)
spiega che l’Italia resta centrale
(«sarà il centro di un mercato immenso») e ribadisce che la famiglia
è compatta e manterrà salde le redini del nuovo gruppo. Ieri, intanto
Fiat ha segnato un discreto recupero in Borsa, (+2,97% dopo la caduta
del 4,1% della vigilia).
Mario Sensini
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Massimo Sideri
@massimosideri
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
L'analisi
IL SINDACATO METTE
I CAF AL SERVIZIO
DEL «BONUS MOBILI»
di DARIO DI VICO
Mentre le relazioni industriali appaiono impotenti
nell’affrontare la crisi dell’industria degli elettrodomestici e
nell’evitare i processi di delocalizzazione dal settore del
legno-arredo arriva una notizia in controtendenza e
confortante. Non solo imprenditori e sindacato tentano di
marciare di comune accordo per rispondere ai colpi della
crisi ma sperimentano anche formule inedite di
collaborazione economica, che negli anni prima della
Grande Crisi sarebbero state addirittura impensabili. In
virtù di un’intesa sottoscritta ieri a Milano con la
FederlegnoArredo i centri di assistenza fiscale di Cgil-CislUil, i Caf, forniranno informazioni e aiuto a tutti i cittadini
che vorranno usufruire del bonus mobili. Si tratta delle
detrazioni fiscali – varate dal governo Letta e ora prorogate
fino al 31 dicembre 2014 – a favore dell’acquisto di
arredamento per le abitazioni soggette a ristrutturazione. In
sostanza il sindacato confederale mette a disposizione le
sue reti (forti di una “clientela” che va dagli 8 ai 10 milioni
di iscritti e non) per una corretta informazione al
consumatore e di conseguenza per spingere sul mercato un
provvedimento che va in definitiva a favore del lavoro e
dell’occupazione.
Secondo i dati della Federlegno il bonus ha già prodotto da
giugno 2013 ben 300 milioni di fatturato e mille posti di
lavoro in più. Le attese per il 2014 ovviamente sono più alte
e vedremo quale contributo darà in concreto la
collaborazione con i sindacati. L’intesa va a rafforzare i
rapporti tra l’associazione di categoria aderente alla
Confindustria e le tre sigle confederali del settore (FenealUil, Filca-Cisl e Fillea-Cgil) e crea le condizioni per ulteriori
sperimentazioni che verranno discusse in una apposito
tavolo di lavoro per la politica industriale inaugurato ieri.
«Crediamo in una politica dei piccoli passi – spiega
Giovanni De Ponti, direttore di Federlegno –. Così come
abbiamo collaborato con i sindacati per recepire le norme
sull’apprendistato nell’età dell’obbligo scolastico
sicuramente troveremo nuove strade nell’immediato
futuro». Del resto come ha commentato Marinella
Meschieri, segretaria della Fillea: «I numeri della crisi sono
allarmanti e dobbiamo attivarci in tutte le forme per
tutelare l’occupazione e mantenere sul territorio nazionale
le competenze professionali».
DENOMINAZIONE
CODICE ISIN
VALUTA
EMISSIONE
TAGLIO
MINIMO
PREZZO
DI EMISSIONE
SCADENZA
CEDOLA
ANNUA
LORDA
CEDOLA
ANNUA
NETTA (1)
RENDIMENTO
EFFETTIVO ANNUO
LORDO (2)
RENDIMENTO
EFFETTIVO ANNUO
NETTO (1)(2)
OBBLIGAZIONE BANCA IMI
COLLEZIONE TASSO FISSO
DOLLARO AUSTRALIANO OPERA II
IT0004990161
AUD
2.000
DOLLARI
AUSTRALIANI
99,74%
28/01/2019
5,20%
4,16%
5,258%
4,216%
NOK
15.000
CORONE
NORVEGESI
99,74%
28/01/2019
3,55%
2,84%
3,606%
2,895%
OBBLIGAZIONE BANCA IMI
COLLEZIONE TASSO FISSO
CORONA NORVEGESE OPERA II
IT0004990310
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Ven 31/01/2014
Corriere della Sera
Pagina 39
il Sindacato mette i Caf al Servizio del «Bonus
Mobili»
Mentre le relazioni industriali appaiono impotenti nell'
affrontare la crisi dell' industria degli elettrodomestici e
nell' evitare i processi di delocalizzazione dal settore
del legno-arredo arriva una notizia in controtendenza
e confortante. Non solo imprenditori e sindacato
tentano di marciare di comune accordo per
rispondere ai colpi della crisi ma sperimentano anche
formule inedite di collaborazione economica, che
negli anni prima della Grande Crisi sarebbero state
addirittura impensabili. In virtù di un' intesa sottoscritta
ieri a Milano con la FederlegnoArredo i centri di
assistenza fiscale di Cgil-Cisl-Uil, i Caf, forniranno
informazioni e aiuto a tutti i cittadini che vorranno
usufruire del bonus mobili. Si tratta delle detrazioni
fiscali - varate dal governo Letta e ora prorogate fino
al 31 dicembre 2014 - a favore dell' acquisto di
arredamento per le abitazioni soggette a
ristrutturazione. In sostanza il sindacato confederale
mette a disposizione le sue reti (forti di una "clientela"
che va dagli 8 ai 10 milioni di iscritti e non) per una
corretta informazione al consumatore e di
conseguenza per spingere sul mercato un
provvedimento che va in definitiva a favore del lavoro
e dell' occupazione. Secondo i dati della Federlegno il
bonus ha già prodotto da giugno 2013 ben 300 milioni
di fatturato e mille posti di lavoro in più. Le attese per
il 2014 ovviamente sono più alte e vedremo quale
contributo darà in concreto la collaborazione con i
sindacati. L' intesa va a rafforzare i rapporti tra l'
associazione di categoria aderente alla Confindustria
e le tre sigle confederali del settore (Feneal-Uil, FilcaCisl e Fillea-Cgil) e crea le condizioni per ulteriori
sperimentazioni che verranno discusse in una
apposito tavolo di lavoro per la politica industriale
inaugurato ieri. «Crediamo in una politica dei piccoli
passi - spiega Giovanni De Ponti, direttore di
Federlegno -. Così come abbiamo collaborato con i
sindacati per recepire le norme sull' apprendistato
nell' età dell' obbligo scolastico sicuramente
troveremo nuove strade nell' immediato futuro». Del
resto come ha commentato Marinella Meschieri,
segretaria della Fillea: «I numeri della crisi sono
allarmanti e dobbiamo attivarci in tutte le forme per
tutelare l' occupazione e mantenere sul territorio
nazionale le competenze professionali».
Sindacati
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Ven 31/01/2014
la Repubblica
VENERDÌ 31 GENNAIO 2014
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La Repubblica
Pagina 12
LA
SVOLTA DEL LINGOTTO
ECONOMIA
L’auto
Utili nella holding estera, costi in Italia
così Fiat-Chrysler pagherà meno tasse
Saccomanni: “Nulla di irregolare”. Befera: “Verificheremo”
WALTER GALBIATI
MILANO — «Nulla di irregolare».
È la voce del ministro dell’Economia, Fabrizio Saccomanni, a
rompere il silenzio sul trasferimento della Fiat all’estero, seguita da quella dello sceriffo delle
tasse, Attilio Befera. «Verificheremo il pieno rispetto delle leggi fiscali italiane», ha ribadito più
prudentemente il direttore dell’Agenzia delle Entrate.
Il modello di partenza che Sergio Marchionne ha in mente per
fondere la Fiat Auto con la Chrysler è lo stesso utilizzato per le
controllate che operano nella
produzione di trattori e camion,
l’italiana Fiat Industrial spa e la
olandese Cnh Nv: la sede fiscale
sarà nel Regno Unito, quella legale in Olanda. Una fusione transfrontaliera, in cui una società
italiana diventa olandese e stabilisce la sede fiscale in Inghilterra.
Per le tasse, lo scoglio da superare è dimostrare che «la sede centrale gestionale e organizzativa
sia situata (in tutto o in parte) nel
Regno Unito», scrive la Fiat nel
prospetto informativo dell’operazione Cnh. Le autorità fiscali
olandesi e inglesi non hanno avuto nulla da dire e hanno subito accolto a braccia aperte un colosso
mondiale del calibro di Fiat,
mentre l’Agenzia delle Entrate
non si è ancora espressa. Ora la
questione è raddoppiata perché
riguarderà anche la Fiat Auto.
Qualche grattacapo potrebbe
arrivare dalla «struttura gestionale e organizzativa» del presidente
John Elkann che rimarrà per il
momento a Torino: «Il mio ufficio
è questo, quello in cui mio nonno
ha passato gli ultimi cinque anni
della sua vita, e non si sposterà,
resta qui, al Lingotto», ha spiega-
Tutto si gioca nei
rapporti tra la casa
madre londinese e
le società operative
con sede italiana
to in una intervista al quotidiano
La Stampa. Sergio Marchionne,
invece, ha già in mente cosa trasferire fin da subito all’estero: i dividendi, gli interessi e le royalties
(marchi e brevetti), ovvero tutti
quei beni delle società italiane
che generano utili, lasciando in
Italia soprattutto i costi. Spostare
i palazzi del resto è più difficile
che spostare asset immateriali,
ma col tempo anche le vere
«strutture gestionali e organizzative» (dagli uffici direttivi alla ricerca del gruppo) dovranno cambiare sede per dare concretezza al
via libera londinese e per non incorrere in qualche sanzione da
parte dell’Agenzia delle Entrate.
Il giochetto è semplice ed è all’ordine del giorno di qualsiasi
multinazionale, da quelle della
moda a Internet. I benefici fiscali
sono generati soprattutto dai
rapporti intercompany tra la holding estera e le società operative
con sede in Italia. Se la Fiat incassasse i dividendi a Torino, pagherebbe l’1,375% di tasse, mentre in
Inghilterra la tassazione è nulla.
Non si tratta di grandi cifre, anche
Sindacati
IL NUOVO
SIMBOLO
Fca è il
nuovo
simbolo che
si vedrà
solo sui
documenti.
Sulle auto
resteranno
tutti i vari
marchi storici
se su numeri rilevanti il valore è
tutt’altro che risibile. I benefici
aumentano per gli interessi e le
royalties: nel primo caso la holding raccoglie i capitali a Londra,
finanzia l’operativa e incassa gli
interessi sul finanziamento. Nel
secondo caso, i marchi e i brevetti custoditi tra gli asset della holding estera vengono venduti al-
l’operativa italiana che paga un
corrispettivo. È chiaro che in entrambi i casi i profitti finiscono in
capo alla holding, mentre i costi
in capo alla operativa italiana.
L’effetto è duplice: da una parte
l’utile non viene tassato in Italia,
ma in un Paese fiscalmente più
morbido, dall’altra i costi (il corrispettivo versato per i marchi e gli
interessi) abbattono i ricavi italiani contribuendo ad abbassare
le tasse sugli utili residui che la società operativa produce in Italia.
Non sarà difficile immaginare
in un prossimo futuro una Fiat
londinese che controllerà una
Fiat spa o una semplice divisione
italiana di Fiat svuotata dai marchi, dai brevetti e caricata di costi
e interessi in modo tale da avere
un monte utili su cui pagare una
Ires (27,5%, in Uk è al 21%) più
bassa possibile. Lo Stato si consolerà con l’Irap (3,9%) che comunque quel che resta di Fiat dovrà
sempre versare. Per farla franca,
Marchionne dovrà però dimostrare al Fisco che i brevetti e i
marchi (come Ferrari e Maserati)
non sono nati e pensati in Italia. È
una strada in salita, ma già intrapresa con la decisione di sostituire il vecchio marchio Fabbrica
Italiana Automobili Torino con il
più internazionale Fca (Fiat
Chrysler Automobiles). Per
esportare gli asset all’estero, Fiat
non dovrà nemmeno sborsare la
Exit tax. Prima del 2011, per trasferire la sede fuori dall’Italia, era
necessario pagare subito le tasse
sulle plusvalenze che il passaggio
degli asset da una società a un'altra avrebbe generato. Ora la tassazione è differita nel tempo e viene rimandata solo al momento
della cessione vera e propria dell’asset. La storia vuole che dal
2011 gli Agnelli hanno iniziato a
pianificare le due operazioni Cnh
e Fiat Auto.
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Il governatore dello Stato vuole applicare la legge che impedisce di fatto il tesseramento
Il caso
Volkswagen negli Usa apre ai sindacati
i repubblicani del Tennessee insorgono
DAL NOSTRO CORRISPONDENTE
FEDERICO RAMPINI
NEW YORK — La Volkswagen vuole introdurre la concertazione sociale nei suoi stabilimenti americani. Per farlo ha bisogno di un
interlocutore qui sconosciuto. Si chiama sindacato. Ed è subito polemica: la destra re-
Lo scontro è l’avvisaglia
di una sfida più grande:
tra un anno
scadono i contratti
dei metalmeccanici
pubblicana denuncia la “congiura” tedesca
come un attentato al libero mercato. Accade
a Chattanooga nel Tennessee, uno di quegli
Stati del Sud dove i repubblicani regnano. E
dove il sindacato è praticamente fuori legge:
da anni norme punitive rendono quasi impossibile il tesseramento, il negoziato organizzato, la contrattazione collettiva. E’ questo il segreto dietro la rinascita del profondo
Sud, dove molte aziende americane e multi-
nazionali straniere hanno investito per approfittare di salari bassissimi. E’ il modello
Electrolux, ma applicato all’interno di uno
stesso paese: concorrenza interna e dumping sociale, fanno degli Stati come Tennessee, Alabama, Mississippi, un’interessante
alternativa alle delocalizzazioni in Cina (o in
Polonia). Il problema è che la Volkswagen
non ci sta. «La nostra azienda — dice il portavoce di Volkswagen America, Scott Wilson —
apprezza il diritto dei lavoratori ad essere
rappresentati, in tutte le sue fabbriche».
Quella del Tennessee, creata nel 2011, oggi ha
1.600 dipendenti e fu costruita con 577 milioni di dollari di sussidi statali.
L’avesse saputo, il governatore repubblicano Bill Haslam… si stava mettendo il nemico in casa. Oggi Chattanooga diventa il cavallo di Troia del United Auto Workers, il sindacato americano dei metalmeccanici. Al
quale i manager tedeschi srotolano il tappeto rosso. Per la destra, questa fabbrica diventa uno scandalo insopportabile. Il governatore Haslam, il senatore locale Bob Corker,
protestano indignati per un accordo tra manager e operai che secondo loro «danneggia
la competitività dello Stato e la sua attrattiva
per futuri investimenti». Il timore è che l’esempio Volkswagen possa contagiare altre
due case tedesche, Mercedes e Bmw, anche
COME IN COREA
Il Wall Street Journal ha
dedicato un commento allo
scontro sulla rappresentanza
sindacale nello stabilimento
Volkswagen a Chattanooga
dal titolo “Pyongyang,
Tennessee”
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loro con stabilimenti nel Tennessee. Si mobilita un guru del neoliberismo, Grover Norquist, star del pensiero di destra che ha ispirato diversi movimenti anti-tasse.
Un’organizzazione confindustriale tappezza di manifesti la città: «I sindacati hanno
divorato Detroit. Il loro prossimo pasto sarà
Chattanooga». A nulla serve che i top manager della Volkswagen, una delle case automobilistiche più competitive del pianeta, si
affannino a spiegare che a casa loro il dialogo
con i sindacati non ha mai rovinato l’azienda.
Ad aizzare gli animi c’è Detlef Wetzel, il capo
del sindacato tedesco IG Metall: «Rifiutare i
sindacati significa respingere uno dei pilastri
della democrazia. Allora tanto vale andare a
produrre autmobili in Corea del Nord». Il
Wall Street Journal, oltraggiato, intitola:
“Pyongyang, Tennessee”. Sono avvisaglie di
una sfida più grossa: tra un anno scadono i
contratti nazionali dei metalmeccanici Usa.
Che vogliono rimettere in discussione le concessioni d’emergenza fatte nella crisi 2008:
cioè il doppio regime salariale, con buste page dimezzate per i neoassunti. Problemi in vista anche per la Chrysler, che su quello sconto retributivo ha fondato il suo rilancio.
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Ven 31/01/2014
La Repubblica
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Il casoIl governatore dello Stato vuole applicare la legge che impedisce di fatto il
tesseramento.
Volkswagen negli Usa apre ai sindacati i
repubblicani del Tennessee insorgono
DAL NOSTRO CORRISPONDENTEFEDERICO
RAMPININEW YORK - La Volkswagen vuole
introdurre la concertazione sociale nei suoi
stabilimenti americani. Per farlo ha bisogno di un
interlocutore qui sconosciuto. Si chiama sindacato. Ed
è subito polemica: la destra repubblicana denuncia la
"congiura" tedesca come un attentato al libero
mercato. Accade a Chattanooga nel Tennessee, uno
di quegli Stati del Sud dove i repubblicani regnano. E
dove il sindacato è praticamente fuori legge: da anni
norme punitive rendono quasi impossibile il
tesseramento, il negoziato organizzato, la
contrattazione collettiva. E' questo il segreto dietro la
rinascita del profondo Sud, dove molte aziende
americane e multinazionali straniere hanno investito
per approfittare di salari bassissimi. E' il modello
Electrolux, ma applicato all' interno di uno stesso
paese: concorrenza interna e dumping sociale, fanno
degli Stati come Tennessee, Alabama, Mississippi,
un' interessante alternativa alle delocalizzazioni in
Cina (o in Polonia). Il problema è che la Volkswagen
non ci sta. «La nostra azienda - dice il portavoce di
Volkswagen America, Scott Wilson - apprezza il diritto
dei lavoratori ad essere rappresentati, in tutte le sue
fabbriche». Quella del Tennessee, creata nel 2011,
oggi ha 1.600 dipendenti e fu costruita con 577
milionidi dollari di sussidi statali. L' avesse saputo, il
governatore repubblicano Bill Haslam… si stava
mettendo il nemico in casa. Oggi Chattanooga
diventa il cavallo di Troia del United Auto Workers, il
sindacato americano dei metalmeccanici. Al quale i
manager tedeschi srotolano il tappeto rosso. Per la
destra, questa fabbrica diventa uno scandalo
insopportabile. Il governatore Haslam, il senatore
locale Bob Corker, protestano indignati per un
accordo tra manager e operai che secondo loro
«danneggia la competitività dello Stato e la sua
attrattiva per futuri investimenti». Il timore è che l'
esempio Volkswagen possa contagiare altre due case
tedesche, Mercedes e Bmw, ancheloro con
stabilimenti nel Tennessee. Si mobilita un guru del
neoliberismo, Grover Norquist, star del pensiero di
destra che ha ispirato diversi movimenti anti-tasse.
Un' organizzazione confindustriale tappezza di
manifesti la città: «I sindacati hanno divorato Detroit. Il
loro prossimo pasto sarà Chattanooga». A nulla serve
Sindacati
che i top manager della Volkswagen, una delle case
automobilistiche più competitive del pianeta, si
affannino a spiegare che a casa loro il dialogo con i
sindacati non ha mai rovinato l' azienda. Ad aizzare
gli animi c' è Detlef Wetzel, il capo del sindacato
tedesco IG Metall: «Rifiutare i sindacati significa
respingere uno dei pilastri della democrazia. Allora
tanto vale andare a produrre autmobili in Corea del
Nord». IlWall Street Journal, oltraggiato, intitola:
"Pyongyang, Tennessee". Sono avvisaglie di una
sfida più grossa: tra un anno scadono i contratti
nazionali dei metalmeccanici Usa. Che vogliono
rimettere in discussione le concessioni d' emergenza
fatte nella crisi 2008: cioè il doppio regime salariale,
con buste page dimezzate per i neoassunti. Problemi
in vista anche per la Chrysler, che su quello sconto
retributivo ha fondato il suo rilancio.©
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avvisaglia di una sfida più grande: tra un anno
scadono i contratti dei metalmeccaniciCOME IN
COREAIl Wall Street Journal ha dedicato un
commento allo scontro sulla rappresentanza
sindacale nello stabilimento Volkswagen a
Chattanooga dal titolo "Pyongyang, Tennessee"
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Italia Oggi
Pagina 43
Venerdì 31 Gennaio 2014
M ER CAT I E F I NAN ZA
43
Su base annua, il giro d’affari del social network è salito del 63%
Facebook, vince lo spot
Nel quarto trimestre pubblicità a +76%
È
stata la pubblicità mobile a guidare l’ottima
performance dei conti
dell’ultimo trimestre
2013 di Facebook che hanno
battuto ampiamente le attese degli analisti per il terzo
trimestre consecutivo. Le inserzioni su smartphone hanno messo a segno ricavi per
2,34 miliardi di dollari, +76%
rispetto allo stesso trimestre
del 2012, generando il 53%
dei ricavi totali da pubblicità
del gruppo californiano. Nel
terzo trimestre rappresentavano il 49%.
Il giro d’affari del social
network ha registrato un
+63% su base annua a 2,59
miliardi di dollari, contro
1,59 mld dello stesso periodo
2012. Il mercato si attendeva
2,33 mld. Per l’intero anno il
dato è arrivato a 7,9 miliardi,
meglio delle stime (7,6 mld).
Gli utili netti sono stati di 523
milioni di dollari, o 20 centesimi per azione, contro i 64 mln,
o 3 cent ad azione, dello stesso
trimestre 2012. Al netto di voci
straordinarie, il dato è stato di
31 cent, oltre le attese ferme
a 27. Per l’intero anno, i profitti netti sono arrivati a 1,5
miliardi. Un grande risultato
in attesa del suo decimo compleanno che festeggerà il prossimo 4 febbraio, soprattutto se
si prende in considerazione il
fatto che in borsa ha chiuso il
2103 segnando un +75%.
Il gruppo guidato da Mark
Zuckerberg ha dichiarato di
avere 1,23 miliardi di utenti
attivi al mese, +16% rispetto
al 2012. Gli utenti attivi mensili su dispositivi mobili sono
stati 945 milioni (+39%). Invece il numero di utenti attivi
quotidianamente su tablet e
smartphone sono arrivati a
556 milioni. I dati tuttavia non
comprendono Instagram, il social network per condivisione
di fotografie controllato dalla
società di Zuckerberg che ha
visto nell’ultimo anno raddoppiare la sua base utenti.
© Riproduzione riservata
Sindacati Alitalia: bene piano, no esuberi
Sì al piano Alitalia, ma senza neppure
un esubero dei 1.900 previsti dall’azienda.
È questa la linea espressa ieri mattina dai
sindacati nell’incontro avuto con il ministro
dei trasporti, Maurizio Lupi, e con l’a.d. di
Alitalia, Gabriele Del Torchio.
Il segretario generale della Uil, Luigi Angeletti, ha spiegato che «questa volta bisogna
dare atto al governo che ha fatto una regia efficace. Etihad vuole un accordo entro il quale
ci possa essere il consenso dei sindacati», un
consenso che si potrà avere «sulla base della
soluzione dei problemi: se ci sono esuberi, no;
con una soluzione che garantisca tutti, sì».
Sulla stessa linea anche il segretario della Cgil, Susanna Camusso, che ha precisato che «non si può chiudere la vertenza con
la questione degli esuberi aperta. Bisogna
fare un piano per lo sviluppo e per crea-
re le condizioni di una partnership forte».
Per la Fit Cisl «si è aperta formalmente la
procedura di esuberi strutturali. I tempi
stringono, noi siamo pronti a discutere a una
condizione inderogabile: non ci devono essere
lavoratori che perdono posti di lavoro», ha detto il segretario generale, Giovanni Luciano.
Nuovo vertice in serata, ma interlocutorio;
si prosegue oggi e nei prossimi giorni. Nessun
passo in avanti sugli esuberi. Il nodo della cig
a zero ore non è ancora sciolto. «Non possiamo
gestire così gli esuberi strutturali», ha detto
Mauro Rossi, segretario nazionale di Filt-Cgil.
Per Claudio Tarlazzi, Uil trasporti, l’azienda
lavora «per chiudere con le banche».
L’a.d. Del Torchio ha infine annunciato
che «presto» tornerà a incontrare i vertici di
Etihad.
© Riproduzione riservata
BREVI
Fonsai. Il giudice del tribunale di Torino ha ammesso
come parti civili al processo
Fonsai, che vede imputati
Salvatore Ligresti e tre ex
manager della compagnia
assicurativa, la stessa Fondiaria Sai, oggi controllata
da Unipol. Anche Mediobanca e Unicredit, azionisti
di peso della compagnia
assicurativa, sono state
ammesse come parti civili.
Sarà l’udienza del 10 aprile, l’ultima in cui ci si potrà
costituire parte civile al processo. Il giudice ha accolto la
richiesta avanzata dai legali
delle associazioni dei consumatori di disporre pubblici proclami sul processo.
Poste italiane ha ottenuto
da Bsi la certificazione del
suo Cert (Centro di gestione
e coordinamento delle attività di prevenzione, analisi
e risposta alle minacce informatiche) secondo la Iso/
Iec 27001 e la Certificazione Csa Star. Il Cert di Poste
italiane è la prima realtà in
Italia e tra le prime al mondo a conseguire questa certificazione; è l’unico operatore
di servizi postali a essere
certificato Iso/Iec 27001 e
Csa Star ed è tra prime tre
realtà al mondo a essere certificata Csa Star per servizi
di sicurezza erogati anche in
modalità cloud.
Il gruppo Ferragamo ha
realizzato nel 2013 ricavi
consolidati per 1,25 mld di
Sindacati
euro, +9%; tutte le aree geografiche hanno registrato
nell’anno un incremento a
doppia cifra del fatturato.
Google ha annunciato
la vendita di Motorola
mobility al colosso cinese dei computer Lenovo
per 3 miliardi di dollari.
BL
Società di Investimento a Capitale Variabile (SICAV)
di diritto lussemburghese
14, boulevard Royal - L-2449 Lussemburgo
R.C.S. Lussemburgo B 45 243
DIVIDENDI PER L’ANNO 2013
L’Assemblea Generale Ordinaria ha deliberato in data 9 gennaio 2014 di procedere al pagamento
dei seguenti dividendi a partire dal 3 febbraio 2014, con data ultima del NAV cum-dividend il
30 gennaio 2014 e la prima data del NAV ex dividend il 31 gennaio 2014:
Roche ha chiuso il 2013
con un utile netto a +17% a
11,16 mld di franchi. Il fatturato è salito del 3% a 46,78
mld chf (52,1 mld usd). La
crescita dovrebbe proseguire anche quest’anno. Roche
Italia ha chiuso l’anno con
un fatturato di 1,25 mld di
euro, comprensivo di Roche
spa (farmaceutica, fatturato in calo del 5,3% a 848,7
mln di euro) e di Roche
diagnostics spa (fatturato di 401 milioni, -3,5%).
Comparto
Classi
ISIN
Valuta
Ammontare TID*
Coupon
BL-GLOBAL 30
A
LU0048291826
EUR
6,86608
3,4974
20
BL-GLOBAL 50
A
LU0048292634
EUR
6,89952
2,0400
20
BL-GLOBAL 75
A
LU0048293285
EUR
11,74519
1,8943
19
BL-GLOBAL EQUITIES
A
LU0439764787
EUR
0,79706
n/a
n/a
BL-GLOBAL FLEXIBLE EUR A
LU0211339816
EUR
1,55288
0,0334
9
BL-EQUITIES DIVIDEND
A
LU0309191491
EUR
3,98233
0,0114
n/a
BL-EQUITIES DIVIDEND
AI
LU0495663105
EUR
5,06973
n/a
Visa. Nel primo trimestre
fiscale, chiuso a dicembre,
ha registrato utili e ricavi in rialzo. I profitti sono
cresciuti dell’8,8% a 1,41
miliardi di dollari; i ricavi operativi sono cresciuti
dell’11% a 3,16 miliardi di
dollari; i volumi di pagamenti sono saliti dell’11%
a 1.200 miliardi di dollari.
Cnh industrial ha chiuso
il 2013 con ricavi pari a 25,8
miliardi di euro. L’utile netto è cresciuto del 2%, a 917
milioni di euro, il risultato
della gestione ordinaria è
stato di 1.985 milioni, con
un margine del 7,7%.
n/a
BL-EQUITIES DIVIDEND
AR
LU0495662800
EUR
3,82519
0,2630
n/a
BL-EMERGING MARKETS
A
LU0309191905
EUR
1,36585
0,5456
n/a
BL-EQUITIES JAPAN
A
LU0578147992
JPY
63,17060
n/a
n/a
BL-EUROPEAN SMALLER
A
COMPANIES
LU0832875354
EUR
0,42063
n/a
n/a
BL-SHORT TERM EURO
A
LU0093571064
EUR
2,49250
2,4925
26
BL-EQUITIES EUROPE
A
LU0439765081
EUR
2,06902
n/a
n/a
BL-BOND DOLLAR
A
LU0093570843
USD
9,51683
9,51683
25
BL-BOND EURO
A
LU0093570686
EUR
6,03299
6,03299
25
BL-GLOBAL BOND
A
LU0093569837
EUR
8,30606
8,30606
18
I dividendi riportati sono pagabili, al ricevimento dei relativi coupon, dai seguenti operatori finanziari:
-
Banque de Luxembourg, Société Anonyme, 14, boulevard Royal, L-2449 Lussemburgo ;
-
Street Bank Spa, Via Ferrante Aporti, 10, I- 20125 Milano.
Gli Azionisti possono reinvestire gratuitamente i propri dividendi a partire dal 3 febbraio 2014 fino al
3 febbraio 2015 al NAV applicabile in conformità con il Prospetto della SICAV.
Il prospetto, inclusi lo statuto e le schede informative dei singoli comparti, i Documenti contenenti le
Informazioni Chiave per gli Investitori (KIID) e le relazioni finanziarie sono disponibili gratuitamente
presso la sede legale della SICAV e presso State Street Bank Spa, Via Ferrante Aporti, 10,
I-20125 Milano, Soggetto Incaricato dei Pagamenti della SICAV in Italia.
* Applicazione della Direttiva EU 2003/48/EC del 3 giugno 2003: il Taxable Income per Dividend (TID)
rappresenta l’imposta prevista per il summenzionato pagamento di dividendi cui è tenuto
l’investitore individuale che incassa il dividendo in uno Stato Membro dell’Unione Europea diverso
dal proprio paese di residenza.
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I fatti separati
dalle opinioni
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Accertamento Diffusione Stampa
certificato n. 7397 del 10/12/2012
REGIONE SICILIA
AZIENDA SANITARIA
PROVINCIALE DI RAGUSA
ESTRATTO AVVISO DI GARA
Si rende noto che questa Azienda ha
indetto, con delibera n. 2409 del
13/12/2013, procedura aperta per l’affidamento, in forma centralizzata per il
bacino “Sicilia Orientale”, della fornitura
di “Antisettici e Disinfettanti “ (ex lotti deserti), per la durata di tre anni .
Il termine per la presentazione delle offerte è alle ore 13,30 del 19/02/2014.
La documentazione di gara è disponibile sul sito internet : www.asp.rg.it “Amministrazione trasparente – sezione
Bandi di gara”.
Per informazioni rivolgersi al Servizio
Provveditorato : tel. 0932-600736-729;
fax 0932/654653; e-mail: [email protected] ; vincenza.piccione@
asp.rg.it .
IL COMMISSARIO STRAORDINARIO :
ARCH. ANGELO ALIQUO’
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Ven 31/01/2014
Italia Oggi
Pagina 43
Sindacati Alitalia: bene piano, no esuberi
Sì al piano Alitalia, ma senza neppure un esubero dei
1.900 previsti dall' azienda. È questa la linea
espressa ieri mattina dai sindacati nell' incontro avuto
con il ministro dei trasporti, Maurizio Lupi, e con l' a.d.
di Alitalia, Gabriele Del Torchio. Il segretario generale
della Uil, Luigi Angeletti, ha spiegato che «questa
volta bisogna dare atto al governo che ha fatto una
regia efficace. Etihad vuole un accordo entro il quale
ci possa essere il consenso dei sindacati», un
consenso che si potrà avere «sulla base della
soluzione dei problemi: se ci sono esuberi, no; con
una soluzione che garantisca tutti, sì». Sulla stessa
linea anche il segretario della Cgil, Susanna
Camusso, che ha precisato che «non si può chiudere
la vertenza con la questione degli esuberi aperta.
Bisogna fare un piano per lo sviluppo e per creare le
condizioni di una partnership forte». Per la Fit Cisl «si
è aperta formalmente la procedura di esuberi
strutturali. I tempi stringono, noi siamo pronti a
discutere a una condizione inderogabile: non ci
devono essere lavoratori che perdono posti di
lavoro», ha detto il segretario generale, Giovanni
Luciano. Nuovo vertice in serata, ma interlocutorio; si
prosegue oggi e nei prossimi giorni. Nessun passo in
avanti sugli esuberi. Il nodo della cig a zero ore non è
ancora sciolto. «Non possiamo gestire così gli esuberi
strutturali», ha detto Mauro Rossi, segretario
nazionale di Filt-Cgil. Per Claudio Tarlazzi, Uil
trasporti, l' azienda lavora «per chiudere con le
banche». L' a.d. Del Torchio ha infine annunciato che
«presto» tornerà a incontrare i vertici di Etihad. ©
Riproduzione riservata.
Sindacati
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Pagina 46 di 55
.
Ven 31/01/2014
MF
Pagina 11
Mercati
Venerdì 31 Gennaio 2014
11
MANCANO FINANZIAMENTI PER 200 MILIONI PER COMPLETARE LA MANOVRA FINANZIARIA
Alitalia bussa ancora alle banche
Per la concessione del finanziamento in pool approvato da Unicredit e Intesa si aspettano gli altri
istituti di credito. Al via la trattativa con i sindacati sugli esuberi. L’ad Del Torchio rivedrà Etihad
di Angela Zoppo
A
ncor più della trattativa
con i sindacati, che la
prossima settimana potrebbe già sfociare in un
accordo su cassa integrazione
e numero di esuberi, ad Alitalia
preme che arrivino finalmente
in cassa i 200 milioni di euro di nuovi finanziamenti
bancari. Nessun ostacolo
sul fronte dei due istituti
di credito che più si sono
spesi per tenere ancora
in pista la compagnia aerea italiana, ovvero Intesa Sanpaolo e Unicredit.
Tempi più lunghi invece
da parte delle altre due
banche chiamate a fare la
loro parte, ossia Mps a Popolare di Sondrio. Trattandosi di un finanziamento
in pool infatti i soldi devono arrivare tutti insieme ed
è questo che sta rallentando il completamento della
manovra finanziaria sollecitata dall’amministratore
delegato di Alitalia, Gabriele Del Torchio, che intanto
si prepara a un nuovo incontro
con i vertici di Etihad.
Ufficialmente nessun rappresentante di Alitalia volerà negli Emirati in occasione della
missione del premier Enrico
Letta, che sarà ad Abu Dhabi
da domani. Ma è evidente che
lo scopo del viaggio di Letta
è anche imprimere una spinta
al dossier Alitalia. Un nuovo incontro tra i vertici della
compagnia emiratina e quelli
di Alitalia avverrà comunque
presto, come ha confermato
ieri lo stesso Del Torchio.
Ieri però è stata la giornata dei
sindacati, cominciata al matti-
no con un incontro voluto dal
ministro dei Trasporti Maurizio Lupi per fare il punto sullo
stato delle trattative tra azienda
e lavoratori in cerca di un accordo sul nuovo piano industriale, ma anche sui finanziamenti attesi dalle banche e sulla trattativa con Etihad. Oltre a
Del Torchio all’incontro hanno
partecipato i segretari generali
Adr promossa da Enac sugli investimenti per Fiumicino
dell’Enac hanno incontrato ieri il presiIevertici
dente di Aeroporti di Roma Fabrizio Palenzona
l’amministratore delegato Lorenzo Lo Presti
per il monitoraggio degli investimenti realizzati
allo scalo di Fiumicino, secondo quanto previsto
dal piano di investimenti e la pianificazione per
il 2014. Gli investimenti attuati sono risultati sostanzialmente in linea con quanto programmato,
salvo limitati scostamenti determinati da cause
esterne, non dipendenti dalla società di gestione
aeroportuali. L’Enac ha preso atto dell’impegno
profuso da Adr nelle attività di pianificazione
e gestione dei cantieri per la realizzazione dei
lavori nel corso del 2013 e dei primi interventi
Moretti (Fs): anche i fondi interessati a Grandi Stazioni
di Claudia Cervini
C
Gabriele
Del Torchio
di Cgil, Susanna Camusso, e
Uil, Luigi Angeletti. «Abbiamo ribadito il principio da cui
eravamo ripartiti a novembre,
cioè quello di non aumentare
gli esuberi di questo gruppo,
già consistenti dal 2009», ha
detto la Camusso. «Nessuno
può dimenticare che l’accordo
del 2009 lasciò molte vittime,
nell’azienda e nei conti dello
Stato. Chiaramente non si può
ripetere uno schema che ha dimostrato di non funzionare».
Ma, secondo quanto è stato
riferito ai sindacati, Alitalia
ha già presentato, in anticipo
rispetto al previsto, la richiesta
di apertura delle procedure di
resce l’interesse per la parte «non ferroviaria» di Grandi Stazioni. L’amministratore delegato di Fs, Mauro Moretti, a margine
del Forum per il dialogo Svizzera-Italia ha
confermato le anticipazioni di MF-Milano
Finanza, spiegando che tra i possibili acquirenti ci sono «grandi gruppi commerciali,
anche fondi, visto che è un investimento a
lungo termine e ad alta redditività». La privatizzazione di Grandi Stazioni, ha aggiunto
il numero uno di Fs, ovvero «lo spin-off della parte retail e media, che controlliamo al
60%, già concordato, lo stiamo strutturando
mobilità per 1.900 dipendenti. «Si è aperta formalmente
la procedura di esuberi strutturali. I tempi stringono, noi
siamo pronti a discutere a una
condizione inderogabile: che
non ci devono essere processi
espulsivi e non ci devono essere lavoratori che perdono il
posto», ha detto il segretario
generale della Fit-Cisl Giovanni Luciano dopo l’incontro con
Nuovi azionisti per la Proger dei Recchi
di Andrea Giacobino
uovi soci per il core business dei RecN
chi, nota dinastia torinese di costruttori di cui fa parte anche Giuseppe Recchi,
presidente dell’Eni, che hanno la loro capogruppo nella Recchi Ingegneria e Partecipazioni (Rip), presieduta da Claudio
Recchi. Rip possiede infatti come asset
principale il 40% di Proger, importante
società di engineering che nelle scorse
settimane ha visto uscire dall’azionariato
il gruppo veronese Tosoni e subentrargli
con il 39% circa la newco Proger Partners
di cui sono azionisti alcuni manager come
Umberto Sgambati, Edoardo Rossi, Antonio Imperatore, Ignazio Alì e Ennio Onofri. Proger, presieduta dallo stesso Claudio
Recchi, nel 2012 è andata particolarmente
bene pur in un anno di crisi perché i suoi
ricavi sono saliti a oltre 46 milioni dai 33
milioni dell’esercizio precedente e l’utile si è triplicato da 439mila euro a oltre
1,2 milioni. Chiave del successo è stata
la crescita sui mercati esteri, dal momento che la società ha ottenuto commesse
Sindacati
di aggiornamento e ristrutturazione dei servizi
infrastrutturali per migliorare il comfort dei passeggeri nelle aerostazioni. Aeroporti di Roma ha
anche illustrato la programmazione relativa al
2014. Nell’evidenziare che la fase iniziale del
programma di investimenti è prevalentemente
orientata a aumentare il livello qualitativo dei
servizi al passeggero, l’Enac ha stimolato Adr
a mettere in atto tutte le azioni volte ad accelerare la realizzazione completa del programma
di investimenti. L’ente inoltre ha valutato positivamente il fatto che Adr ha sostanzialmente
rispettato gli obblighi pur in presenza di una
diminuzione dei passeggeri.
importanti nei servizi ingegneristici per
l’edilizia in Arabia Saudita e Turchia e
per la realizzazione di impianti oil&gas e
energetici, riportando la principale fetta
dei suoi ricavi in Congo, Kazakhstan, Algeria e Tunisia con diversi studi realizzati
per conto di Eni, Enel, Edison, Stogit e
Terna. Ma Proger è anche molto attiva in
Italia con diverse commesse, fra cui quelle
per la ristrutturazione delle agenzie di Bnl
Bnp Paribas e Deutsche Bank.
Per il resto Rip ha accentuato durante il
2012 la sua funzione di holding e ha sostenuto la ristrutturazione della subholding
Recchi Informatica, cedendo fra l’altro
il 60% della partecipata Openplan alla
Proger.
È giunta a conclusione, invece, l’attività
di sviluppo immobiliare svolta su Pisa attraverso la partecipata Prisma e le vendite
degli immobili sono pressoché terminate.
Svalutando di circa 1 milione le partecipate, la holding dei Recchi ha chiuso il
2012 con una perdita di 1,1 milioni, interamente riportata a nuovo. (riproduzione
riservata)
con i nostri soci e contiamo prima dell’estate
di proporlo al mercato». Che quota destinare alla quotazione in borsa? «Lo deciderà
l’azionista. Noi proporremo al Tesoro più
alternative, in modo che si possa fare una
scelta che consideri i problemi economicofinanziari e dall’altro gli interessi strategici
del Paese», ha proseguito Moretti. Del resto
l’operazione borsa per l’ad è difficile se si
considera che «non c’è ancora un gruppo
ferroviario in Europa, saremo i pionieri».
Quanto infine ai risultati della società Moretti ha confermato che «quest’anno le Fs chiuderanno con utili superiori a quelli dell’anno
scorso». (riproduzione riservata)
Lupi e Del Torchio. «La trattativa sarà difficile e continuerà
in sede Alitalia». Un assaggio
si è avuto sempre ieri nel tardo
pomeriggio, quando i sindacati hanno incontrato l’azienda,
che si è detta disponibile a
cercare altre soluzioni per affrontare il problema dei 1.900
esuberi individuati dal piano
industriale. La compagnia ha
assicurato che gli esuberi sa-
ranno gestiti con strumenti di
solidarietà e senza licenziamenti. I tagli riguarderebbero
280 piloti, 350 assistenti di
volo, 480 dipendenti di terra,
190 della manutenzione e 600
amministrativi. (riproduzione
riservata).
Quotazioni, altre news e analisi su
www.milanofinanza.it/alitalia
In arrivo il mini-bond
di Bomi Italia da 1,5 mln
di Stefania Peveraro
S
barcherà presto sull’ExtraMotPro di Borsa Italiana un nuovo
mini-bond. Secondo quanto risulta a MF-Milano Finanza, questa
volta l’emissione è di Bomi Italia spa, una società milanese ammessa
al progetto Elite di Borsa Italiana che fa capo alla famiglia Ruini e
che fornisce servizi di logistica in outsourcing e soluzioni specializzate al settore diagnostico-medicale. Bomi ha chiuso il 2012 con 62,7
milioni di ricavi (dai 58,8 milioni del 2011 a parità di perimetro), con
un ebitda di 9,2 milioni (da 7,1 milioni) e un debito finanziario netto
di 6,4 milioni (da 7,7 milioni). Il bond, che sta aspettando il via libera
alla quotazione da parte di Borsa, sarà da 1,5 milioni di euro e ha
già ottenuto l’impegno alla sottoscrizione da parte di più investitori.
Tra questi c’è, con un ticket da circa 300 mila euro, anche Madison
Capital srl, l’investment company con una capacità di investimento
di 2 milioni promossa dai fondatori e dai partner Madison Corporate Finance. Quest’ultima è una boutique di consulenza fondata da
Leonardo L. Etro e Alberto Dell’Acqua, entrambi docenti di finanza
aziendale all’Università Bocconi. Madison Capital, che investe il
denaro di 33 soci, tutti giovani docenti, imprenditori, manager e
professionisti, ha già puntato sul portale Prezzo Felice, una sorta di
Groupon italiana, entrando con il 7,5% nella newco Belfin Uno srl
controllata da Barbara, Eleonora e Luigi Berlusconi, cui fa capo il
40% di Happyprice srl. (riproduzione riservata)
Riproduzione autorizzata licenza Ars PromoPress 2013-2016
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Ven 31/01/2014
MF
Pagina 11
mancano finanziamenti per 200 milioni per completare la manovra finanziaria.
Alitalia bussa ancora alle banche
Per la concessione del finanziamento in pool approvato da Unicredit e Intesa si
aspettano gli altri istituti di credito. Al via la trattativa con i sindacati sugli esuberi. L'
ad Del Torchio rivedrà Etihad.
Ancor più della trattativa con i sindacati, che la
prossima settimana potrebbe già sfociare in un
accordo su cassa integrazione e numero di esuberi,
ad Alitalia preme che arrivino finalmente in cassa i
200 milioni di euro di nuovi finanziamenti bancari.
Nessun ostacolo sul fronte dei due istituti di credito
che più si sono spesi per tenere ancora in pista la
compagnia aerea italiana, ovvero Intesa Sanpaolo e
Unicredit. Tempi più lunghi invece da parte delle altre
due banche chiamate a fare la loro parte, ossia Mps a
Popolare di Sondrio. Trattandosi di un finanziamento
in pool infatti i soldi devono arrivare tutti insieme ed è
questo che sta rallentando il completamento della
manovra finanziaria sollecitata dall' amministratore
delegato di Alitalia, Gabriele Del Torchio, che intanto
si prepara a un nuovo incontro con i vertici di Etihad.
Ufficialmente nessun rappresentante di Alitalia volerà
negli Emirati in occasione della missione del premier
Enrico Letta, che sarà ad Abu Dhabi da domani. Ma è
evidente che lo scopo del viaggio di Letta è anche
imprimere una spinta al dossier Alitalia. Un nuovo
incontro tra i vertici della compagnia emiratina e quelli
di Alitalia avverrà comunque presto, come ha
confermato ieri lo stesso Del Torchio. Ieri però è stata
la giornata dei sindacati, cominciata al mattino con un
incontro voluto dal ministro dei Trasporti Maurizio Lupi
per fare il punto sullo stato delle trattative tra azienda
e lavoratori in cerca di un accordo sul nuovo piano
industriale, ma anche sui finanziamenti attesi dalle
banche e sulla trattativa con Etihad. Oltre a Del
Torchio all' incontro hanno partecipato i segretari
generali di Cgil, Susanna Camusso, e Uil, Luigi
Angeletti. «Abbiamo ribadito il principio da cui
eravamo ripartiti a novembre, cioè quello di non
aumentare gli esuberi di questo gruppo, già
consistenti dal 2009», ha detto la Camusso.
«Nessuno può dimenticare che l' accordo del 2009
lasciò molte vittime, nell' azienda e nei conti dello
Stato. Chiaramente non si può ripetere uno schema
che ha dimostrato di non funzionare». Ma, secondo
quanto è stato riferito ai sindacati, Alitalia ha già
presentato, in anticipo rispetto al previsto, la richiesta
di apertura delle procedure di mobilità per 1.900
dipendenti. «Si è aperta formalmente la procedura di
esuberi strutturali. I tempi stringono, noi siamo pronti
Sindacati
a discutere a una condizione inderogabile: che non ci
devono essere processi espulsivi e non ci devono
essere lavoratori che perdono il posto», ha detto il
segretario generale della Fit-Cisl Giovanni Luciano
dopo l' incontro con Lupi e Del Torchio. «La trattativa
sarà difficile e continuerà in sede Alitalia». Un
assaggio si è avuto sempre ieri nel tardo pomeriggio,
quando i sindacati hanno incontrato l' azienda, che si
è detta disponibile a cercare altre soluzioni per
affrontare il problema dei 1.900 esuberi individuati dal
piano industriale. La compagnia ha assicurato che gli
esuberi saranno gestiti con strumenti di solidarietà e
senza licenziamenti. I tagli riguarderebbero 280 piloti,
350 assistenti di volo, 480 dipendenti di terra, 190
della manutenzione e 600 amministrativi.
(riproduzione riservata).
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Venerdì 31 Gennaio 2014
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IL BAROMETRO DELLA MANIFATTURA
CREDITO
INDUSTRIA
INFRASTRUTTURE
Nautica e cantieristica:
ordini solo dall’estero
Migliorano le previsioni
per i finanziamenti
Ricavi al massimo storico
perle motoMV Agusta
Ripartonoilavori
per la Orte-Civitavecchia
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Siderurgia. Pre-intesa sulla solidarietà nello stabilimento di Taranto per 3.579 addetti - Ammortizzatori funzionali allo stop nelle acciaierie
ALL’INTERNO
Made in Italy
Ilva,accordosultagliodellaproduzione
DOGANE E CONTRAFFAZIONE
Stretta Ue sui falsi
acquistati all’estero
in «piccoli pacchi»
Pronti a partire i cantieri previsti dall’Aia - Il prossimo settembre sarà spento l’altoforno 5
PUGLIA
Domenico Palmiotti
TARANTO
L’accordo non è stato materialmente firmato ma l’intesa c’è,
anchesenon coinvolgetuttiisindacati. In quest’anno nell’Ilva di
Taranto i contratti di solidarietà
saranno come tetto massimo
3.579. Qualcosa di meno sia rispetto all’anno scorso (furono
3.640 anche se l’utilizzazione effettiva è stata per 1.000-1.100), sia
ai numeri che nei giorni scorsi
rsueaziendaavevanoindividuato nella verifica fatta area per
area(3.763).Rispettoaquest’ultimo dato, il taglio è stato effettua-
LE QUESTIONI APERTE
Disposti a firmare
tutti i sindacati tranne
la Fiom che vuole
la trattativa nazionale
Resta il nodo risorse
to sulle aree addette alle manutenzioni e ai servizi.
Hanno accettato la pre-intesa,
ritenendo concluso il discorso sui
numeri, la Uilm Uil e la Fim Cisl,
rispettivamente primo e secondo
sindacato in fabbrica; si è riservato di fare una verifica con la base
l’Usb, terza forza sindacale alle
elezioni di novembre scorso (Usb
che,secondofontiaziendali,hacomunque mostrato un atteggiamentononostile);hainvecemanifestato dissenso la Fiom Cgil, penalizzata alle elezioni per le rsu e
passata dal secondo al quarto posto, la quale avrebbe voluto una
trattativa nazionale.
Non c’è stato nero su bianco
perché, prima di firmare, i sindacati vogliono verificare se la Regione Puglia può coprire quel
10%chemanca dal contodeicontratti di solidarietà in quanto, per
effetto della legge di stabilità, lo
c
LAPAROLA
CHIAVE
Contratti di solidarietà
7 I contratti di solidarietà sono
accordi tra azienda e sindacati, che
prevedono la diminuzione
dell’orario di lavoro e della
retribuzione per i dipendenti, al
fine di mantenere l’occupazione in
caso di crisi aziendale, evitando
tagli al personale. La legge prevede
due tipologie: per le aziende
rientranti nel regime di CIGS; e per
aziende non rientranti nel regime
di CIGS o aziende artigiane.
Stato ha dimezzato la sua copertura. I sindacati, per la verità,
avrebberovolutochel’Ilvagarantisse la quota statale che non c’è
più ma l’azienda è stata chiarissima: non ci sono le condizioni finanziarie perché ciò avvenga,
considerati i numeri complessivi
e che la solidarietà nel 2014 coinvolgerà, come già avvenuto l’annoscorso, anche i siti di Genova e
Novi Ligure. Già oggi i sindacati
chiederanno alla Regione Puglia
unincontro,masonoconsapevoli che i margini sono strettissimi.
Molto difficile, quindi, che il taglio del 10% sia annullato.
I contratti di solidarietà a Taranto saranno così ripartiti: circa
400 nell’area ghisa dove ci sono
gli altiforni; 642 nelle acciaierie 1 e
2; 680 nella laminazione a caldo,
area che mette insieme i treni nastri1e 2, iltreno lamiereela finitura nastri; 428 nella laminazione a
freddo;476tratubifici1e2etubificio Erw; 428 nelle manutenzioni
centralieinfine514suddivisitralogistica,serviziepiazzali.Ilricorso
alla solidarietà servirà anzitutto a
gestire la fermata degli impianti
da risanare e ammodernare – e fra
questi c’è il grande altoforno 5 il
cui stop è previsto a settembre –,
ma anche gli andamenti del mercato, segnato ancora da una congiuntura non felice. E così è stato
previsto che si fermino alternativamente le due acciaierie, i treni
nastrie itubifici, settore,quest’ultimo, che già oggi sconta mancanza di ordini. «I numeri fissati –
spiega Cosimo Panarelli, coordinatore nazionale della siderurgia
perla FimCisl –non voglionodire
che ricorreremo necessariamente a quei contratti di solidarietà.
L’esperienza del 2013 insegna: bisognerà vedere la situazionenella
suaevoluzionecomplessiva».Per
ora, per i sindacati che hanno accettato la pre-intesa, l’elemento
positivo è l’essere riusciti a contenere ulteriormente i numeri in un
anno che dovrebbe essere centrale per i lavori dell’Aia visto che
l’aziendaaffermachemolticantieri stanno per partire.
E a proposito di sicurezza degli
impiantiediigienesuiluoghidilavoro, ieri l’Ilva ha annunciato che
verificherà nell’arco di 48 ore dalla ricezione le denunce fatte dalle
rsu, fenomeno che si starebbe intensificando e che non è sfuggito
all’attenzionedelcommissarioEnrico Bondi. In pratica nelle prime
24 ore dal riscontro della segnalazione,il servizio interno distabilimento ne accerterà la fondatezza,
mentre nelle successive 24 ore il
capo del reparto interessato dovràindicare cosaènecessariofare
per rimuovere i fattori di rischio
denunciati. Annunciata, infine, la
messaa disposizionedel direttore
distabilimentodiunfondoeconomico dal quale potrà attingere le
risorse necessarie a ordinare i lavori finalizzati a eliminare con urgenza situazioni di pericolo.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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i
CONTRATTI
DI SOLIDARIETÀ
Al ministero
del Lavoro
fu sottoscritto
a giugno 2013
Pr
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A marzo
il piano
industriale
per Terni
Produzione
nastri
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UMBRIA
Acciaieria
Laminatoio
a freddo
Produzione
nastri
3.640
Tubificio
longitudinale
Acciaieria
Nel 2014 il numero
dei contratti
di solidarietà
massimo previsto
per l’Ilva di Taranto
Agglomerato
Altoforno
Cokeria
3.579
Parchi
minerali
IL DETTAGLIO
Laminazione
a freddo
Produzione
nastri
Altiforniarea ghisa
Acciaierie
Tubifici
1-2-Erw
Manutenzioni
Logistica
e servizi
428
680
411
642
476
428
514
Riqualificazione. Firmato ieri l’accordo di programma per l’area di Trieste che coinvolge l’ex Ferriera
Servola pronta al post-Lucchini
FRIULI
VENEZIA
GIULIA
Matteo Meneghello
Servolaèprontaperunoscenario «post-Lucchini». È stato
firmatoieri, a Roma, l’accordo di
programma per il rilancio
dell’areaproduttivaeportualedi
Trieste, che coinvolge, tra gli altri,l’exFerriera.L’intesaèstatasiglataieridacinquedicasteri(ministero dello Sviluppo, dell’Ambiente,dellaCoesioneterritoriale, del Lavoro, delle Infrastrutture) insieme al presidente della
Regione Friuli Venezia Giulia,
DeboraSerracchiani.Ilprotocollo, che vede anche la firma di altreistituzionidelterritorioedenti(laProvinciaeilComunediTrieste, Invitalia) prevede il «rilancio delle attività industriali, la riqualificazione e il recupero ambientale,lasalvaguardiadeilivellioccupazionalidell’areaproduttivaeportualediTrieste.
Con la sottoscrizione di questo accordo si punta ad individuareunpercorsodireindustrializzazionedelsitodellaFerriera,
«attraversolavalutazioneel’approvazione–sileggein unanota
delMise–diunprogettodirecuperoeriqualificazionepresentato dal soggetto imprenditoriale
chesaràindividuatodallaprocedura di evidenza pubblica, promossa dall’amministrazione
straordinaria della Lucchini
spa».NeigiorniscorsiilcommissarioPieroNardihaconfermato
l’interessediArvedipergliasset
triestini: per questo motivo il
gruppocremonesedovrebbegarantireinquestafasel’approvvigionamento di carbone. «Resta
intatta–hadettoieriGianniVenturi,responsabile Fiom per la siderurgia–lanecessitàche lafermataperilrifacimentodellabocca dell’altoforno e per la manutenzionestrutturalesianoinseritedentrounaprospettivadicontinuità produttiva e occupazionale. I tempi per la definizione
del bando devono conoscere
un’accelerazione, il commissariosenefacciacarico».
L’accordo di programma prevede,per una messa insicurezza
di un’area di 350mila mq, lo stanziamentodi42,5milionipergliinterventiditutelaambientale:26,1
sono a carico della Regione, altri
15,4sarannoinseriti dal Governo
nella programmazione del Fondo sviluppo e coesione 2014-20,
attualmenteincorsodidefinizione. Nell’ambito delle misure di
messainsicurezzadell’area,lerisorsepubblichesarannoutilizzate per il marginamento fisico sul
fronte mare dell’intera area demaniale in concessione (con la
realizzazione,inoltre,diunabar-
I PROTAGONISTI
Siglato da cinque dicasteri,
dalla presidente
del Friuli Venezia Giulia
Debora Serracchiani
e dagli enti territoriali
rieraidraulica),nonchèperlacostruzionediunimpiantodidepurazione per il trattamento delle
acquedi faldacontaminate.L’intesaprevedeinoltreinterventidi
riconversione e riqualificazione
produttiva dell’area industriale
diTrieste:sononecessari,inparticolare, interventi per lo smaltimentodeirifiutinelleareediproprietà attuale di Servola spa e in
quelledemanialiinconcessione,
oltreallamessainsicurezzaoperativa dei terreni. Per questi
obiettivi è previsto lo stanziamentodicirca15milioniper agevolare gli investimenti a carico
della parte privata. Sono programmati,inparticolare,4milioni di credito d’imposta per gli investimenti relativi ai progetti integrati di bonifica e reindustrializzazione,comeprevistodaldecreto «Destinazione Italia». Potranno essere inoltre attivati dal
ministero del Lavoro e dal Mise
interventi per la riqualificazione
eformazionedeilavoratori.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Automotive. La fabbrica siciliana ex Fiat è chiusa dal novembre 2011
ANAS S.p.A.
DIREZIONE GENERALE
AVVISO RELATIVO AGLI APPALTI AGGIUDICATI
Sul foglio inserzioni della Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana n. 12 del
13/01/2014 è pubblicato l’avviso relativo all’appalto aggiudicato in regime
di accordo quadro inerente la sottoindicata procedura aperta, con il criterio
dell’offerta economicamente più vantaggiosa ai sensi degli artt. 81, 83 del D. Lgs.
n. 163/06 s.m.i. e dell’art.283 commi 1, 2, 3 e 5 del D.P.R. 207/10.
Oggetto: DGACQ 02-13 fornitura di un sistema ad alto rendimento per il rilievo del
catasto stradale e per l’indagine delle pavimentazioni.
Offerte ricevute: n. 4
Aggiudicatario: 3D Target S.r.L. - P. IVA 03059060982, con un importo offerto di
€ 833.342,94 (euro ottocentotrentatremilatrecentoquarantadue/94).
L’avviso integrale è stato inviato alla GUUE il 28/01/2014, pubblicato sul sito
internet www.stradeanas.it e sul sito www.infrastrutturetrasporti.it.
Roma, lì 31/01/2014
IL RESPONSABILE DELL’UNITÀ ACQUISTI
Mauro FRATTINI
VIA MONZAMBANO, 10 - 00185 ROMA
Tel. 06/44461 - Fax 06/44461 - 06/4456224
©sito internet www.stradeanas.it
Sindacati
Oltre 200 operai della Fiat
e delle aziende dell’indotto di
Termini Imerese si sono radunati ieri in assembleaper discutere del futuro del sito ex Fiat,
in vista del vertice sulla vertenza in programma oggi al ministero dello Sviluppo economico,alla presenzadeirappresentanti delle istituzioni, dei lavoratori e dell’azienda.
La fabbrica siciliana è chiusa dal novembre 2011 e da tem-
po gli operai chiedono che il
Lingotto riveda i propri piani.
Sono circa 1.200 le tute blu termitane in cassa integrazione
in deroga fino al 30 giugno: da
quella data, confermano Fim,
Fiom e Uilm, c’è il rischio del
licenziamento collettivo, come avvenuto lo scorso primo
gennaio per 174 addetti di Lear
e Clerprem, due aziende
dell’indottocheperFiatproducevano sedili e imbottiture.
Alla riunione, inizialmente
convocata davanti ai cancelli
della fabbrica, ma spostata nei
locali dell’aula consiliare per il
maltempo, hanno partecipano
anche delegazioni di metalmeccanici di altri stabilimenti del gruppo Fiat (Pomigliano, Torino, Cassino) e delle nove province siciliane. «Bisogna fare tutto il possibile affinché si riapra la vertenza Fiat
di Termini Imerese con una
chiave nuova – ha detto ieri il
senatore del Pd Giuseppe Lumia, intervenuto all’assemblea
–: convincere la Fiat a rivedere
la sua decisione sullo stabilimentosiciliano». Mail politico
è stato contestato dai presenti:
«mi fa rabbia sentirla – ha urlato un lavoratore –. Quello che
proponete adesso perché non
È attesa per la seconda metà di
marzo,inUmbria,lapresentazione,
da parte di ThyssenKrupp, del piano industriale per le Acciaierie specialiTerni, usciteda poche settimane dal «limbo» della compravendita tra i tedeschi e Outokumpu. Nei
giorniscorsi,inunverticea Palazzo
Chigi, il ceo del gruppo finlandese
Mika Seitovirta e l’ad di ThyssenKrupp Heinrich Hiesinger hanno confermato l’agenda dei prossimigiorniinvistadelladefinitivacessione. Seitorvita ha sottolineato come«ilritornodiThyssenKrupprappresentilasceltamigliorenell’ambitodelprocessodicessionedisposto
dallaCommissioneUe».
Dopo il via libera del commissarioallaconcorrenzaJoaquimAlmunialoscorso13gennaio,sononecessari ancora alcuni passaggi formali.
Entro il 12 febbraio la Commissione
si pronuncerà definitivamente. A
quel punto, secondo Seitorvita e
Hiesinger, è ragionevole ipotizzare
ilclosingdell’operazioneinduesettimane. Questosignifica che Ast sarà ufficialmente di proprietà di
ThyssenKrupp dall’1 marzo. Le prime indicazioni sul piano industriale,secondofontivicineall’operazione,potrebberocircolaredallasecondametàdimarzo,coinvolgendoancheilmanagementlocale.
Ilprincipaleinterrogativoèlegatoal futurodelsito ternano,dal momento che ThyssenKrupp è in fase
didisimpegnodalsettoredell’inossidabile.Moltiosservatorihannogiudicatoil «riacquisto» da parte tedesca (Ast faceva parte dell’operazione Inoxum, con la quale Outokumpuharilevatodueannifatutteleattività inox dei tedeschi) come una
mossa puramente finanziaria, viste
ledifficoltàdiOutokumpunelportare a termine l’integrazione per i palettidell’antitrust.
Hiesingerhaassicuratoneigiorni scorsi «l’impegno di Thyssen
perunfuturoindustrialeecompetitivo di Ast», ma è probabile che
perTernisiprospettiun«parcheggio» di due o tre anni in attesa di
una nuova transazione. Mentre
nel breve periodo (almeno fino a
fine 2014) l’azienda sta saturando
la produzione a freddo: con l’arrivo di ThyssenKrupp potrebbero
aprirsi ulteriori possibilità nelle
fornitureinfragruppo.
M. Me.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
pag. 43
Lavoro
BANCHE
Nuovo contratto
alla prova salario
pag. 46
FORMAZIONE
Il Miur «taglia»
l’Istruzione tecnica
pag. 46
Turismo
RICETTIVITÀ/1
Hotel, a Venezia
i più redditizi
pag. 46
RICETTIVITÀ/2
La piattaforma
in «dayuse»
pag. 47
Mondo
& Mercati
TENDENZE
Cina, l’e-commerce
sidàallafinanza
pag. 47
www.formazione.ilsole24ore.com
Oggi il tavolo per il futuro di Termini
SICILIA
Agevolata la distruzione
"automatica" in dogana dei
falsi inviati per posta in
piccole quantità e sempre
più spesso acquistati in
Cina grazie
all’e-commerce. È stato
approvato a giugno – ma è
entrato ufficialmente in
vigore il 1˚gennaio di
quest’anno – il regolamento
Ue 608/2013 che amplia il
"cappello" dei beni
intercettabili e semplifica
l’iter di tutela in dogana
delle merci coperte da
brevetti, marchi registrati,
insomma protette dei diritti
di proprietà intellettuale.
Rilancio.
L’impatto sullo stabilimento siderurgico di Taranto
lo avete fatto quattro anni fa?
Invece lo stabilimento è stato
chiuso».All’assembleasonointervenuti anche altri esponenti
politici, come il sindaco di Palermo Leoluca Orlando.
«La vertenza – ha dettoil responsabile Fiom per il settore
auto Michele De Palma – va
portata alla Presidenza del
Consiglio, solo cosi potremo
avere chiarezza sulle sorti dei
lavoratori. Non importa se
con Fiat o con un’altra casa automobilistica: lo stabilimento
deve essere riaperto».
M. Me.
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Siderurgia. Pre-intesa sulla solidarietà nello stabilimento di Taranto per 3.579 addetti Ammortizzatori funzionali allo stop nelle acciaierie PUGLIA.
Ilva, accordo sul taglio della produzione
Pronti a partire i cantieri previsti dall' Aia - Il prossimo settembre sarà spento l'
altoforno 5 LE QUESTIONI APERTE Disposti a firmare tutti i sindacati tranne la Fiom
che vuole la trattativa nazionale Resta il nodo risorse.
Domenico Palmiotti TARANTO L' accordo non è stato
materialmente firmato ma l' intesa c' è, anche se non
coinvolge tutti i sindacati. In quest' anno nell' Ilva di
Taranto i contratti di solidarietà saranno come tetto
massimo 3.579. Qualcosa di meno sia rispetto all'
anno scorso (furono 3.640 anche se l' utilizzazione
effettiva è stata per 1.000-1.100), sia ai numeri che
nei giorni scorsi rsu e azienda avevano individuato
nella verifica fatta area per area (3.763). Rispetto a
quest' ultimo dato, il taglio è stato effettuato sulle aree
addette alle manutenzioni e ai servizi. Hanno
accettato la pre-intesa, ritenendo concluso il discorso
sui numeri, la Uilm Uil e la Fim Cisl, rispettivamente
primo e secondo sindacato in fabbrica; si è riservato
di fare una verifica con la base l' Usb, terza forza
sindacale alle elezioni di novembre scorso (Usb che,
secondo fonti aziendali, ha comunque mostrato un
atteggiamento non ostile); ha invece manifestato
dissenso la Fiom Cgil, penalizzata alle elezioni per le
rsu e passata dal secondo al quarto posto, la quale
avrebbe voluto una trattativa nazionale. Non c' è stato
nero su bianco perché, prima di firmare, i sindacati
vogliono verificare se la Regione Puglia può coprire
quel 10% che manca dal conto dei contratti di
solidarietà in quanto, per effetto della legge di
stabilità, lo Stato ha dimezzato la sua copertura. I
sindacati, per la verità, avrebbero voluto che l' Ilva
garantisse la quota statale che non c' è più ma l'
azienda è stata chiarissima: non ci sono le condizioni
finanziarie perché ciò avvenga, considerati i numeri
complessivi e che la solidarietà nel 2014 coinvolgerà,
come già avvenuto l' anno scorso, anche i siti di
Genova e Novi Ligure. Già oggi i sindacati
chiederanno alla Regione Puglia un incontro, ma
sono consapevoli che i margini sono strettissimi.
Molto difficile, quindi, che il taglio del 10% sia
annullato. I contratti di solidarietà a Taranto saranno
così ripartiti: circa 400 nell' area ghisa dove ci sono gli
altiforni; 642 nelle acciaierie 1 e 2; 680 nella
laminazione a caldo, area che mette insieme i treni
nastri 1 e 2, il treno lamiere e la finitura nastri; 428
nella laminazione a freddo; 476 tra tubifici 1 e 2 e
tubificio Erw; 428 nelle manutenzioni centrali e infine
514 suddivisi tra logistica, servizi e piazzali. Il ricorso
Sindacati
alla solidarietà servirà anzitutto a gestire la fermata
degli impianti da risanare e ammodernare - e fra
questi c' è il grande altoforno 5 il cui stop è previsto a
settembre -, ma anche gli andamenti del mercato,
segnato ancora da una congiuntura non felice. E così
è stato previsto che si fermino alternativamente le due
acciaierie, i treni nastri e i tubifici, settore, quest'
ultimo, che già oggi sconta mancanza di ordini. «I
numeri fissati - spiega Cosimo Panarelli, coordinatore
nazionale della siderurgia per la Fim Cisl - non
vogliono dire che ricorreremo necessariamente a quei
contratti di solidarietà. L' esperienza del 2013
insegna: bisognerà vedere la situazione nella sua
evoluzione complessiva». Per ora, per i sindacati che
hanno accettato la pre-intesa, l' elemento positivo è l'
essere riusciti a contenere ulteriormente i numeri in
un anno che dovrebbe essere centrale per i lavori dell'
Aia visto che l' azienda afferma che molti cantieri
stanno per partire. E a proposito di sicurezza degli
impianti e di igiene sui luoghi di lavoro, ieri l' Ilva ha
annunciato che verificherà nell' arco di 48 ore dalla
ricezione le denunce fatte dalle rsu, fenomeno che si
starebbe intensificando e che non è sfuggito all'
attenzione del commissario Enrico Bondi. In pratica
nelle prime 24 ore dal riscontro della segnalazione, il
servizio interno di stabilimento ne accerterà la
fondatezza, mentre nelle successive 24 ore il capo
del reparto interessato dovrà indicare cosa è
necessario fare per rimuovere i fattori di rischio
denunciati. Annunciata, infine, la messa a
disposizione del direttore di stabilimento di un fondo
economico dal quale potrà attingere le risorse
necessarie a ordinare i lavori finalizzati a eliminare
con urgenza situazioni di pericolo. ©
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anchesenon coinvolgetuttiisindacati. In quest’anno nell’Ilva di
Taranto i contratti di solidarietà
saranno come tetto massimo
3.579. Qualcosa di meno sia rispetto all’anno scorso (furono
3.640 anche se l’utilizzazione effettiva è stata per 1.000-1.100), sia
ai numeri che nei giorni scorsi
rsueaziendaavevanoindividuato nella verifica fatta area per
area(3.763).Rispettoaquest’ultimo dato, il taglio è stato effettua-
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effetto della legge di stabilità, lo
c
LAPAROLA
CHIAVE
Contratti di solidarietà
7 I contratti di solidarietà sono
accordi tra azienda e sindacati, che
prevedono la diminuzione
dell’orario di lavoro e della
retribuzione per i dipendenti, al
fine di mantenere l’occupazione in
caso di crisi aziendale, evitando
tagli al personale. La legge prevede
due tipologie: per le aziende
rientranti nel regime di CIGS; e per
aziende non rientranti nel regime
di CIGS o aziende artigiane.
Stato ha dimezzato la sua copertura. I sindacati, per la verità,
avrebberovolutochel’Ilvagarantisse la quota statale che non c’è
più ma l’azienda è stata chiarissima: non ci sono le condizioni finanziarie perché ciò avvenga,
considerati i numeri complessivi
e che la solidarietà nel 2014 coinvolgerà, come già avvenuto l’annoscorso, anche i siti di Genova e
Novi Ligure. Già oggi i sindacati
chiederanno alla Regione Puglia
unincontro,masonoconsapevoli che i margini sono strettissimi.
Molto difficile, quindi, che il taglio del 10% sia annullato.
I contratti di solidarietà a Taranto saranno così ripartiti: circa
400 nell’area ghisa dove ci sono
gli altiforni; 642 nelle acciaierie 1 e
2; 680 nella laminazione a caldo,
area che mette insieme i treni nastri1e 2, iltreno lamiereela finitura nastri; 428 nella laminazione a
freddo;476tratubifici1e2etubificio Erw; 428 nelle manutenzioni
centralieinfine514suddivisitralogistica,serviziepiazzali.Ilricorso
alla solidarietà servirà anzitutto a
gestire la fermata degli impianti
da risanare e ammodernare – e fra
questi c’è il grande altoforno 5 il
cui stop è previsto a settembre –,
ma anche gli andamenti del mercato, segnato ancora da una congiuntura non felice. E così è stato
previsto che si fermino alternativamente le due acciaierie, i treni
nastrie itubifici, settore,quest’ultimo, che già oggi sconta mancanza di ordini. «I numeri fissati –
spiega Cosimo Panarelli, coordinatore nazionale della siderurgia
perla FimCisl –non voglionodire
che ricorreremo necessariamente a quei contratti di solidarietà.
L’esperienza del 2013 insegna: bisognerà vedere la situazionenella
suaevoluzionecomplessiva».Per
ora, per i sindacati che hanno accettato la pre-intesa, l’elemento
positivo è l’essere riusciti a contenere ulteriormente i numeri in un
anno che dovrebbe essere centrale per i lavori dell’Aia visto che
l’aziendaaffermachemolticantieri stanno per partire.
E a proposito di sicurezza degli
impiantiediigienesuiluoghidilavoro, ieri l’Ilva ha annunciato che
verificherà nell’arco di 48 ore dalla ricezione le denunce fatte dalle
rsu, fenomeno che si starebbe intensificando e che non è sfuggito
all’attenzionedelcommissarioEnrico Bondi. In pratica nelle prime
24 ore dal riscontro della segnalazione,il servizio interno distabilimento ne accerterà la fondatezza,
mentre nelle successive 24 ore il
capo del reparto interessato dovràindicare cosaènecessariofare
per rimuovere i fattori di rischio
denunciati. Annunciata, infine, la
messaa disposizionedel direttore
distabilimentodiunfondoeconomico dal quale potrà attingere le
risorse necessarie a ordinare i lavori finalizzati a eliminare con urgenza situazioni di pericolo.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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ma pia
rit nti
tim
i
CONTRATTI
DI SOLIDARIETÀ
Al ministero
del Lavoro
fu sottoscritto
a giugno 2013
Pr
od
lam uzi
ier one
e
Ri
ve
sti
tu men
bi
to
A marzo
il piano
industriale
per Terni
Produzione
nastri
lon Tub
git ific
ud io
ina
le
UMBRIA
Acciaieria
Laminatoio
a freddo
Produzione
nastri
3.640
Tubificio
longitudinale
Acciaieria
Nel 2014 il numero
dei contratti
di solidarietà
massimo previsto
per l’Ilva di Taranto
Agglomerato
Altoforno
Cokeria
3.579
Parchi
minerali
IL DETTAGLIO
Laminazione
a freddo
Produzione
nastri
Altiforniarea ghisa
Acciaierie
Tubifici
1-2-Erw
Manutenzioni
Logistica
e servizi
428
680
411
642
476
428
514
Riqualificazione. Firmato ieri l’accordo di programma per l’area di Trieste che coinvolge l’ex Ferriera
Servola pronta al post-Lucchini
FRIULI
VENEZIA
GIULIA
Matteo Meneghello
Servolaèprontaperunoscenario «post-Lucchini». È stato
firmatoieri, a Roma, l’accordo di
programma per il rilancio
dell’areaproduttivaeportualedi
Trieste, che coinvolge, tra gli altri,l’exFerriera.L’intesaèstatasiglataieridacinquedicasteri(ministero dello Sviluppo, dell’Ambiente,dellaCoesioneterritoriale, del Lavoro, delle Infrastrutture) insieme al presidente della
Regione Friuli Venezia Giulia,
DeboraSerracchiani.Ilprotocollo, che vede anche la firma di altreistituzionidelterritorioedenti(laProvinciaeilComunediTrieste, Invitalia) prevede il «rilancio delle attività industriali, la riqualificazione e il recupero ambientale,lasalvaguardiadeilivellioccupazionalidell’areaproduttivaeportualediTrieste.
Con la sottoscrizione di questo accordo si punta ad individuareunpercorsodireindustrializzazionedelsitodellaFerriera,
«attraversolavalutazioneel’approvazione–sileggein unanota
delMise–diunprogettodirecuperoeriqualificazionepresentato dal soggetto imprenditoriale
chesaràindividuatodallaprocedura di evidenza pubblica, promossa dall’amministrazione
straordinaria della Lucchini
spa».NeigiorniscorsiilcommissarioPieroNardihaconfermato
l’interessediArvedipergliasset
triestini: per questo motivo il
gruppocremonesedovrebbegarantireinquestafasel’approvvigionamento di carbone. «Resta
intatta–hadettoieriGianniVenturi,responsabile Fiom per la siderurgia–lanecessitàche lafermataperilrifacimentodellabocca dell’altoforno e per la manutenzionestrutturalesianoinseritedentrounaprospettivadicontinuità produttiva e occupazionale. I tempi per la definizione
del bando devono conoscere
un’accelerazione, il commissariosenefacciacarico».
L’accordo di programma prevede,per una messa insicurezza
di un’area di 350mila mq, lo stanziamentodi42,5milionipergliinterventiditutelaambientale:26,1
sono a carico della Regione, altri
15,4sarannoinseriti dal Governo
nella programmazione del Fondo sviluppo e coesione 2014-20,
attualmenteincorsodidefinizione. Nell’ambito delle misure di
messainsicurezzadell’area,lerisorsepubblichesarannoutilizzate per il marginamento fisico sul
fronte mare dell’intera area demaniale in concessione (con la
realizzazione,inoltre,diunabar-
I PROTAGONISTI
Siglato da cinque dicasteri,
dalla presidente
del Friuli Venezia Giulia
Debora Serracchiani
e dagli enti territoriali
rieraidraulica),nonchèperlacostruzionediunimpiantodidepurazione per il trattamento delle
acquedi faldacontaminate.L’intesaprevedeinoltreinterventidi
riconversione e riqualificazione
produttiva dell’area industriale
diTrieste:sononecessari,inparticolare, interventi per lo smaltimentodeirifiutinelleareediproprietà attuale di Servola spa e in
quelledemanialiinconcessione,
oltreallamessainsicurezzaoperativa dei terreni. Per questi
obiettivi è previsto lo stanziamentodicirca15milioniper agevolare gli investimenti a carico
della parte privata. Sono programmati,inparticolare,4milioni di credito d’imposta per gli investimenti relativi ai progetti integrati di bonifica e reindustrializzazione,comeprevistodaldecreto «Destinazione Italia». Potranno essere inoltre attivati dal
ministero del Lavoro e dal Mise
interventi per la riqualificazione
eformazionedeilavoratori.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Automotive. La fabbrica siciliana ex Fiat è chiusa dal novembre 2011
ANAS S.p.A.
DIREZIONE GENERALE
AVVISO RELATIVO AGLI APPALTI AGGIUDICATI
Sul foglio inserzioni della Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana n. 12 del
13/01/2014 è pubblicato l’avviso relativo all’appalto aggiudicato in regime
di accordo quadro inerente la sottoindicata procedura aperta, con il criterio
dell’offerta economicamente più vantaggiosa ai sensi degli artt. 81, 83 del D. Lgs.
n. 163/06 s.m.i. e dell’art.283 commi 1, 2, 3 e 5 del D.P.R. 207/10.
Oggetto: DGACQ 02-13 fornitura di un sistema ad alto rendimento per il rilievo del
catasto stradale e per l’indagine delle pavimentazioni.
Offerte ricevute: n. 4
Aggiudicatario: 3D Target S.r.L. - P. IVA 03059060982, con un importo offerto di
€ 833.342,94 (euro ottocentotrentatremilatrecentoquarantadue/94).
L’avviso integrale è stato inviato alla GUUE il 28/01/2014, pubblicato sul sito
internet www.stradeanas.it e sul sito www.infrastrutturetrasporti.it.
Roma, lì 31/01/2014
IL RESPONSABILE DELL’UNITÀ ACQUISTI
Mauro FRATTINI
VIA MONZAMBANO, 10 - 00185 ROMA
Tel. 06/44461 - Fax 06/44461 - 06/4456224
©sito internet www.stradeanas.it
Sindacati
Oltre 200 operai della Fiat
e delle aziende dell’indotto di
Termini Imerese si sono radunati ieri in assembleaper discutere del futuro del sito ex Fiat,
in vista del vertice sulla vertenza in programma oggi al ministero dello Sviluppo economico,alla presenzadeirappresentanti delle istituzioni, dei lavoratori e dell’azienda.
La fabbrica siciliana è chiusa dal novembre 2011 e da tem-
po gli operai chiedono che il
Lingotto riveda i propri piani.
Sono circa 1.200 le tute blu termitane in cassa integrazione
in deroga fino al 30 giugno: da
quella data, confermano Fim,
Fiom e Uilm, c’è il rischio del
licenziamento collettivo, come avvenuto lo scorso primo
gennaio per 174 addetti di Lear
e Clerprem, due aziende
dell’indottocheperFiatproducevano sedili e imbottiture.
Alla riunione, inizialmente
convocata davanti ai cancelli
della fabbrica, ma spostata nei
locali dell’aula consiliare per il
maltempo, hanno partecipano
anche delegazioni di metalmeccanici di altri stabilimenti del gruppo Fiat (Pomigliano, Torino, Cassino) e delle nove province siciliane. «Bisogna fare tutto il possibile affinché si riapra la vertenza Fiat
di Termini Imerese con una
chiave nuova – ha detto ieri il
senatore del Pd Giuseppe Lumia, intervenuto all’assemblea
–: convincere la Fiat a rivedere
la sua decisione sullo stabilimentosiciliano». Mail politico
è stato contestato dai presenti:
«mi fa rabbia sentirla – ha urlato un lavoratore –. Quello che
proponete adesso perché non
È attesa per la seconda metà di
marzo,inUmbria,lapresentazione,
da parte di ThyssenKrupp, del piano industriale per le Acciaierie specialiTerni, usciteda poche settimane dal «limbo» della compravendita tra i tedeschi e Outokumpu. Nei
giorniscorsi,inunverticea Palazzo
Chigi, il ceo del gruppo finlandese
Mika Seitovirta e l’ad di ThyssenKrupp Heinrich Hiesinger hanno confermato l’agenda dei prossimigiorniinvistadelladefinitivacessione. Seitorvita ha sottolineato come«ilritornodiThyssenKrupprappresentilasceltamigliorenell’ambitodelprocessodicessionedisposto
dallaCommissioneUe».
Dopo il via libera del commissarioallaconcorrenzaJoaquimAlmunialoscorso13gennaio,sononecessari ancora alcuni passaggi formali.
Entro il 12 febbraio la Commissione
si pronuncerà definitivamente. A
quel punto, secondo Seitorvita e
Hiesinger, è ragionevole ipotizzare
ilclosingdell’operazioneinduesettimane. Questosignifica che Ast sarà ufficialmente di proprietà di
ThyssenKrupp dall’1 marzo. Le prime indicazioni sul piano industriale,secondofontivicineall’operazione,potrebberocircolaredallasecondametàdimarzo,coinvolgendoancheilmanagementlocale.
Ilprincipaleinterrogativoèlegatoal futurodelsito ternano,dal momento che ThyssenKrupp è in fase
didisimpegnodalsettoredell’inossidabile.Moltiosservatorihannogiudicatoil «riacquisto» da parte tedesca (Ast faceva parte dell’operazione Inoxum, con la quale Outokumpuharilevatodueannifatutteleattività inox dei tedeschi) come una
mossa puramente finanziaria, viste
ledifficoltàdiOutokumpunelportare a termine l’integrazione per i palettidell’antitrust.
Hiesingerhaassicuratoneigiorni scorsi «l’impegno di Thyssen
perunfuturoindustrialeecompetitivo di Ast», ma è probabile che
perTernisiprospettiun«parcheggio» di due o tre anni in attesa di
una nuova transazione. Mentre
nel breve periodo (almeno fino a
fine 2014) l’azienda sta saturando
la produzione a freddo: con l’arrivo di ThyssenKrupp potrebbero
aprirsi ulteriori possibilità nelle
fornitureinfragruppo.
M. Me.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
pag. 43
Lavoro
BANCHE
Nuovo contratto
alla prova salario
pag. 46
FORMAZIONE
Il Miur «taglia»
l’Istruzione tecnica
pag. 46
Turismo
RICETTIVITÀ/1
Hotel, a Venezia
i più redditizi
pag. 46
RICETTIVITÀ/2
La piattaforma
in «dayuse»
pag. 47
Mondo
& Mercati
TENDENZE
Cina, l’e-commerce
sidàallafinanza
pag. 47
www.formazione.ilsole24ore.com
Oggi il tavolo per il futuro di Termini
SICILIA
Agevolata la distruzione
"automatica" in dogana dei
falsi inviati per posta in
piccole quantità e sempre
più spesso acquistati in
Cina grazie
all’e-commerce. È stato
approvato a giugno – ma è
entrato ufficialmente in
vigore il 1˚gennaio di
quest’anno – il regolamento
Ue 608/2013 che amplia il
"cappello" dei beni
intercettabili e semplifica
l’iter di tutela in dogana
delle merci coperte da
brevetti, marchi registrati,
insomma protette dei diritti
di proprietà intellettuale.
Rilancio.
L’impatto sullo stabilimento siderurgico di Taranto
lo avete fatto quattro anni fa?
Invece lo stabilimento è stato
chiuso».All’assembleasonointervenuti anche altri esponenti
politici, come il sindaco di Palermo Leoluca Orlando.
«La vertenza – ha dettoil responsabile Fiom per il settore
auto Michele De Palma – va
portata alla Presidenza del
Consiglio, solo cosi potremo
avere chiarezza sulle sorti dei
lavoratori. Non importa se
con Fiat o con un’altra casa automobilistica: lo stabilimento
deve essere riaperto».
M. Me.
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Ven 31/01/2014
Il Sole 24 Ore
Pagina 41
LA PAROLA CHIAVE
I contratti di solidarietà sono accordi tra azienda e
sindacati, che prevedono la diminuzione dell' orario di
lavoro e della retribuzione per i dipendenti, al fine di
mantenere l' occupazione in caso di crisi aziendale,
evitando tagli al personale. La legge prevede due
tipologie: per le aziende rientranti nel regime di CIGS;
e per aziende non rientranti nel regime di CIGS o
aziende artigiane.
Sindacati
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Ven 31/01/2014
Il Sole 24 Ore
Pagina 46
Il Sole 24 Ore
Venerdì 31 Gennaio 2014 - N. 30
46 Impresa & territori
Verso il nuovo contratto. Istituti di credito e sindacati studiano le piattaforme per il confronto
Formazione. Abolite tre direzioni
Banche, il nodo del salario
Istruzione tecnica,
il taglio del Miur
INDAGINE HAYS
Micheli (Abi): «Integrativi non più sostenibili, vanno riformati»
Claudio Tucci
Manager italiani
troppo indecisi
Cristina Casadei
Lavoro
Leadership, creatività e
attitudine. Queste, secondo
un’indagine di Hays
condotta su 250 manager
italiani, le caratteristiche
ideali del dirigente futuro.
Nel background anche
esperienze internazionali
(per il 37%) e la capacità di
incrementare il fatturato
dell’azienda. Ma l’indagine
fotografa anche il lato
oscuro del management:
per il 55% degli intervistati i
dirigenti non hanno una
sufficiente caratura
internazionale, per il 48%
sono indecisi e tendono a
procrastinare le scelte.
STUDIO UNIONCAMERE
Aumento di addetti
nel settore non profit
Più di un milione e 200mila
addetti censiti nel 2011, con
un aumento di oltre 220mila
posti dal 2001. E per il 2013 il
sistema cooperativo ha
programmato di attivare
73.500 rapporti (di cui oltre
60mila sono assunzioni
"dirette"). I numeri sono
contenuti in un rapporto su
«Cooperazione, non profit
e imprenditoria sociale»
presentato ieri a Roma dal
segretario generale di
Unioncamere, Claudio
Gagliardi, alla presenza del
ministro del Lavoro, Enrico
Giovannini. Il settore conta
77mila imprese attive e
produce oltre 66 miliardi di
valore aggiunto (dato 2012).
E, soprattutto, offre
opportunità a donne e
giovani. Delle oltre 60mila
assunzioni "dirette"
previste nel 2013 infatti
quasi 50mila sono rivolte,
anche potenzialmente, alle
donne (l’82,3%) e circa
48mila ai giovani (il 79,9%).
Turismo
ROMA
Salario o occupazione? Tra i
bancari si torna all’antico dilemma.Abieisindacatisono aiblocchi di partenza per il rinnovo del
contratto nazionale per 310mila
lavoratori. Il vicepresidente Abi
e presidente del Casl Francesco
Micheli anticipa che «dovrà essere innovativo e riformista. È
necessario creare le condizioni
perché si sostenga comunque
l’occupazione. E pertanto questo contratto non potrà non mettere in conto uno scambio tra salario e occupazione». Anche per
l’ultimo contratto è stato così,
ma a quanto pare questa volta lo
scambio potrebbe essere più alto che in passato.
Sugli integrativi, per esempio.
«La contrattazione integrativa
attuale, frutto della banca opulenta del passato non è più sostenibile. Pertanto tutta la materia
dovrà essere profondamente riformata»,continua Micheli. Una
strada potrebbe essere bloccare
gli integrativi e fare ripartire da
zerolalorocontrattazione,calandolanelcontestoattuale.Potrebbe partire proprio di qui lo scambio. Ma i sindacati frenano. Lan-
do Maria Sileoni, segretario generale della Fabi, nel mezzo dei
lavori preparatori del congresso
di marzo, parla chiaro: «I banchieri non devono aspettarsi un
rinnovo a costo zero perché è
inaccettabile. Bisogna tutelare le
retribuzioni tanto più in un momento come questo in cui il problema della riduzione dei salari è
LE POSIZIONI
Sileoni (Fabi): inaccettabile
un rinnovo a costo zero
per le imprese
Romani (Fiba): non siamo
tutti come Electrolux
una delle ragioni per cui ci si sta
avvitando in una spirale recessiva da cui non si riesce a uscire».
Il segretario generale della Fiba,
Giulio Romani, aggiunge: «Non
siamo tutti Electrolux. Se poi la
gente non ha più i soldi chi le
compra le lavatrici e come si fa a
dare un contributo alla ripresa?
Ci muoveremo per il recupero
dell’inflazione, la tenuta
dell’area contrattuale e quella
dell’occupazione».Contrattazionedisecondolivelloeoccupazione sono i titoli di due dei capitoli
della piattaforma sindacale. Ieri
sono iniziati i lavori della commissione contrattuale per la stesura con l’intento di concluderla
entro febbraio e di tenere insieme tutte le sette sigle (Dircredito, Fabi, Fiba, Fisac, Uilca, Ugl,
Sinfub). Tenendo conto, però,
che «l’unità sindacale è il mezzo
ma non il fine», osserva Romani.
Parallelamente una commissione di esperti del sindacato sta lavorando a un documento di proposte che accompagnerà la piattaformaechesiintitolerà«Documento di proposte sindacali sul
modellodibanca».Peroraicapitoli della piattaforma sono quattro. Occupazione, economico,
area contrattuale e contrattazione di secondo livello. A Palazzo
Altieri, nel frattempo, si sta lavorando su temi che non sono poi
cosìdistanti.ComeconfermaMicheli «anche Abi sta riflettendo
approfonditamente su punti che
potrebberoessereinqualcheparte coincidenti, in quanto a titolo,
con quelli del sindacato».
Perentrambe leparti,averein-
I NUMERI
310mila
La platea
Sonocirca310milaibancari
cheattendonoilrinnovodel
contrattonazionale.Abie
sindacatisonoancoraai
blocchidipartenza,inattesa
didefinirelerispettive
piattaformee aprireil
confronto.Irappresentanti
delleaziendehanno
disdettatoilcontratto lo
scorsomesedisettembre
15
Le intese
Negliultimidueanni–
ricordanolesiglesindacali –
nelsettoresonostati
conclusiquindiciaccordicon
igrandigruppi,senzache
venisserocomunicati nuovi
esuberi.«Lasituazione–
spiegailsindacato– è
blindata,soprattuttoperché
èesauritoilbacinodei
lavoratoriche sipossono
prepensionare»
Alimentari. Raggiunto l’accordo per un anno, 145 gli esuberi dichiarati dopo la Cigs
Solidarietà per 485 alla Fiorucci
ROMA
Dodici mesi di contratti di
solidarietàchepartirannodomani, per rilanciare la crescita di un
brand storico laziale puntando
sulla competitività grazie all’abbattimento del costo del lavoro,
senza penalizzare l’occupazione. E a fronte di un piano di investimenti ben precisi. È questo il
risultatodell’accordosottoscritto nella sede di Unindustria Roma, dalla Fiorucci spa - azienda
di salumi e insaccati di Pomezia,
alle porte della capitale – dai sindacati (Flai Cgil, Fai Cisl, Uila
Uil e Ugl alimentari) e dalle Rsu.
Un ammortizzatore che prevede una riduzione del 20%
dell’orario di lavoro (articolata
in giornate intere o in mezze
giornate) applicato da febbraio
per485dipendenti(sui600complessivi in organico) tra operai,
impiegatiequadriinmododagestire i 145 esuberi dichiarati, do-
po un periodo di cassa integrazione straordinaria.
Con un fatturato annuo di oltre 300 milioni, di cui un terzo
all’estero, la Fiorucci, fondata
nel1850,nel2004èdiventataproprietàdiunfondodiinvestimento e nel 2011 è entrata a far parte
del gruppo alimentare Campofrio, multinazionale europea
chehainvestitonelrinnovamento degli impianti e delle linee di
produzione.
«L’azienda ha affrontato una
fase di crisi - spiega Alberto Alfieri, amministratore delegato
della Fiorucci spa - passando attraverso varie ristutturazioni.
Con esuberi del personale legati
anche alla fase di innovazione
dello stabilimento. Ma la nostra
risposta non poteva essere quella della mobilità o del licenziamento». Per questo si è trovata
con i sindacati e le Rsu la strada
di un accordo che consentisse di
seritouncapitolodedicatoall’occupazione significa di per sè ammettere che la questione esiste.
Nel sindacato, a tutela dell’occupazionesistariflettendosullacapacità di assorbimento che potrebbe avere la creazione di consorzi di back office e di una bad
bank. Sileoni però afferma che
«non ci sono stati annunci ufficiali di esuberi. Negli ultimi due
anni sono stati conclusi 15 accordi con i grandi gruppi e non sono
stati comunicati nuovi esuberi.
La situazione è blindata. Soprattutto perché è esaurito il bacino
deilavoratorichesipossonoprepensionare e i conti non sono
cambiati rispetto ai mesi passati». Alcune vertenze, non a tre
ma a due zeri, sono però notizia
di questi giorni. Secondo MassimoMasi,segretariogeneraledella Uilca, «il problema vero sono
le aziende piùpiccole. Da Tercas
a Cassa di Risparmio di Ferrara a
Banca dell’Etruria. Soprattutto
perché all’orizzonte non sivedonocavalieribianchidispostiasalvare le situazioni più critiche.
Sui grandi gruppi però non ci sono dossier aperti».
© RIPRODUZIONE RISERVATA
darepiùcompetitivitàall’impresa tagliando il costo del lavoro
senza ricorrere a strumenti drastici. «Ai lavoratori – prosegue
Alfieri – abbiamo anche chiesto
di rinunciare a 40 ore di permessi retributi. La solidarietà sarebbe rinnovabile per altri 12 mesi,
ma stiamo gettando le basi perché non sia necessario, con un
piano di rilancio. Innanzitutto
con investimenti che puntano
sull’efficientamento delle linee
e sulla cogenerazione energetica. Ma anche sulla crescita dei
volumi e del fatturato con il lancio di nuovi prodotti».
Ma. Par.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Scendono da 12 a 9 le direzioni generali (dg) del ministero dell’Istruzione, e si conferma la soppressione della dg
«Istruzione tecnica» che viene accorpata alla dg per gli
«Ordinamenti scolastici e la
valutazione del sistema nazionale di istruzione».
LoschemadiDpcmdiriorganizzazione del Miur, previsto in
ossequio alla spending review,
ha ottenuto i pareri favorevoli
diMefeFunzionepubblica,eoggi arriva sul tavolo del consiglio
dei ministri. Nonostante il coro
di "No" di ex ministri, assessori
regionali e parti sociali il governo ha deciso di tirare dritto e
con un colpo di penna cancella
la "cabina di regia" delle politiche scuola-lavoro, che dialoga
anche con le regioni. Una decisione piuttosto miope, proprio
orachestannodecollandoilpiano «Garanzia giovani» e il programma
sperimentale,
2014-2016, di apprendistato a
scuola contenuto nel decreto
Carrozza(èincorsodidefinizioneil provvedimento attuativo).
In totale, il Miur continuerà
aesserearticolatointredipartimenti. Ma per ciascun dipartimento scendono da quattro a
tre le direzioni generali. Il personale dirigenziale dovrà calarea440unità,cosìdiviso:222dirigentidisecondafascia,amministrativi; 27 dirigenti di prima
fascia(compresaunaposizione
dilivellogeneralepressogliuffici di diretta collaborazione del
ministro) e 191 dirigenti di secondafascia,tecnici.Ilpersonalenon dirigenziale dovràtoccare quota 5.978 unità. Ma nel giro
di tagli e aggiustamenti si spacchettano,inmodopocorazionale, alcune competenze, per
esempio accorpando la gestione dei fondi strutturali per contrastare la dispersione scolastica e favorire l’occupazione giovanile con l’edilizia scolastica.
Ma il vulnus più grave è la
cancellazione della dg «Istru-
zione tecnica» che finisce per
essere ricompresa in una mega
direzione generale degli ordinamenti e la valutazione in cui
vengono accorpate, anche qui
in modo poco funzionale, tutte
le competenze in materia di
istruzione dalla scuola dell’infanzia agli istituti tecnici superiori (post diploma).
Intuttiiprincipalipaesieuropei,Germaniain testa, èpresenteunastrutturaministerialeche
IN CONTROTENDENZA
Cancellata la cabina di regia
delle politiche scuola-lavoro
alla vigilia del decollo
del piano sull’apprendistato
e di «Garanzia Giovani»
si occupa del raccordo tra scuola e imprese. Di qui l’opportunitàdi"recuperare",inviaamministrativa, a questo errore. Costituendo all’interno del Miur
un’apposita struttura di missione (sulla falsariga di quanto fatto per «Garanzia giovani») dovefardialogare i rappresentanti
del sistema produttivo e i sistemiformatividelle regioni.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
COSI NEL FUTURO
440
Nuovo assetto
Loschemadiriorganizzazione
delMiurprevedecheil
personaledirigenzialescenda
a440unità,divisotra222
dirigentidisecondafasciao
amministrativi,27dirigentidi
primafascia(compresauna
posizionedilivellogenerale
pergliufficididiretta
collaborazionedelministro)e
191dirigentidiseconda
fascia.Ilpersonalenon
dirigenzialedovrà
complessivamentetoccare
quota5.978 unità
I dati dell’ospitalità. Nel 2013 le catene hanno registrato i dati migliori dell’ultimo triennio
Il caso/1
Gli hotel rivedono la redditività
Blu Hotels
R & C apre
fa rotta
il 2014
verso il lusso in crescita
Tra le città la migliore performance è stata quella di Venezia
Il caso/2
FEDERALBERGHI
A Roma il bollino
China friendly
Glialberghidi Roma
diventano “Chinafriendly”.
L’iniziativa, lanciata da
FederalberghiRoma,prevede
personale cheparli la linguae
ladisponibilità di cibicinesi
negli hotel. "Ilmercato cinese
hapotenzialità moltoforti per
ilPaese e perRoma» spiegail
presidentedi Federalberghi
Roma,GiuseppeRoscioli.
RICONOSCIMENTI
A Milano il Premio
Eccellent 2014
Ègiunto allaXIX edizione il
PremioExcellent 2014, che si
svolgeràaMilano in
concomitanzacon la Bit. La
cerimonia,il14 febbraio, si
terràal GrandHotel Principe
diSavoia. La manifestazioneè
promossa daCommunication
Agency.
ACQUISIZIONI
Mediterraneo
a Tuttomondo
Mediterraneo,tour operator
specialista della Grecia, èstato
rilevatodalla bresciana
Tuttomondo Viaggi.L’offerta
compostada case, residence,
hotel piùaltri servizi, è
pubblicatain uncatalogo di 80
pagineanche online.
START UP INNOVATIVE
Sinergia tra Uvet
e Digital Magics
Accordotrail GruppoUvet e
DigitalMagics, venture
incubatordistartup
innovativedigitali, per
realizzareinvestimenti in
startup nell’onlinetourisme
travel.A dicembre2013 Uvet
entranell’assettoazionario di
DigitalMagics conuna quota
dell’1,8%– investendo 500mila
euro–e nell’Angel Network.
Sindacati
Laura Dominici
Ritornala redditivitànegli hotel italiani. I segnali sono ancora timidi, come avverte l’osservatorio
di Confindustria Alberghi tirando
lesommedel2013,maglialbergatoriche hanno puntatosullaclientela
stranieraehanno contenutoiprezzi sono stati ricompensati.
Le catene registrano un RevPar
di 82,50 euro (+7,2% rispetto al
2012), la performance migliore
dell’ultimo triennio. «La politica di
contenimento delle tariffe – spiega
GiorgioPalmucci,presidenteConfindustriaAlberghi–ha premiatoil
segmento upscale che ha visto crescere il RevPar del 5,4 per cento. Il
target lusso ha riportato i migliori
risultati (RevPar +11,4%)».
Tra le città si è distinta Venezia,
dove i 5 stelle hanno registrato le
GLI OPERATORI
Palmucci (Confindustria):
bene le politiche tariffarie
Bocca (Federalberghi):
ora è necessaria
una strategia di sviluppo
performance più elevate, «con un
+35%rispettoal2012»,rileval’analisi. «I segnali di recupero potrebbero indicare un’inversione di tendenza – commenta Palmucci – ma
il carico fiscale grava sui conti delleimpreseerischiadivanificaregli
effetti del mercato. Il 2014 deve segnare un cambio di rotta».
Il presidente di Federalberghi,
Bernabò Bocca, commenta: «Gli
imprenditori non devono mollare
la presa, ma ci vuole l’adozione di
politiche di sviluppo». Per Trademark Italia il 2014 sarà positivo
«perlecittàche dispongonodielevatequotediturismointernazionalesialeisurechebusiness».Distrada ce n’è ancora da fare: secondo i
dati Eurostat su 28 stati europei, il
record dei pernottamenti nel 2013
va alla Francia, seguita dalla Spagna. Terza l’Italia, con 363 milioni
di pernottamenti (-4,6%). Le cate-
neinternazionalicontinuanoacredere nell’attrazione esercitata
dall’ospitalitàmadeinItaly.IlgruppoconsedeinCinaeaTaiwan,Hotel de Chine Corporation, ha scelto lo scorso anno Piemonte e Umbria per sbarcare in Italia (si veda
Il Sole 24 Ore del 17 gennaio) e ora
si appresta a trasformare in hotel,
entro il 2015, il palazzo veneziano
Bacchini delle Palme. Hilton Worldwide ha sette aperture in programma. «Abbiamo una presenza
multi-brand – commenta Simon
Vincent, president Emea della catena –. Ci sono forti potenzialità in
Italia, a patto che l’economia cresca e il governo riformi la politica
dei visti». Marriott inagurerà il
brand Moxy Hotels a luglio con la
sua prima proprietà a Milano al T1
diMalpensa,mentreafineannosarà la volta del JW Marriott Venice
sull’isola di Sacca Sessola. La catena spagnola Sol Meliá ha in programma a fine 2014 l’apertura del
resort Siracusa Mare (235 camere,
110 appartamenti, campo da golf e
Spa), mentre ha trattative in corso
aMilano, dove punta alraddoppio.
José Maria Basterrechea Alvarez,
ceo di NH Hoteles Italia, annuncia
«un’apertura a Parma ad aprile e
due nuovi hotel a Venezia e a Torino». Il gruppo tedesco Tui ha presoin gestioneilBaiadi Contedi Alghero (ex Valtur).
Tra le società italiane, Sina Hotels punta a cogliere nuove opportunità «in città dove siamo già presenti comeRoma –annuncia il presidente Bernabò Bocca – oppure
ad acquisire proprietà all’estero, a
Parigi e Londra». Anche Baglioni
guardaall’esteroconildebuttonella gestione di un boutique hotel a
Marrakech. Boscolo ha un piano
che prevede il focus nella gestione
dei 5 stelle. Nel Sud Italia, Puglia in
primo piano: la famiglia Melpignano ha investito 10 milioni per Masseria Nuova a Ostuni, location per
eventi vip che aprirà in primavera,
e Piazza di Spagna View sta definendolagestionediunpaiodimasserie di lusso.
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Emanuele Scarci
LOMBARDIA
La. Dom.
LacatenaRelais&Châteauxchiude un 2013in crescita
maancheil nuovo anno siannunciabene,conprenotazioni in aumento, in particolare
da parte dei turisti americani. «Le prospettive per il 2014
– dichiara il presidente della
delegazioneitaliana,Vincenzo Bianconi – sono eccellenti. La forte ripresa dei flussi
da oltre oceano ha proiettato
gli Stati Uniti al primo posto
per la catena Relais & Châteaux. Superando quindi anche i francesi, da sempre i
clienti più affezionati».
Relais & Châteaux è una
catena di 500 hotel di charme e ristoranti gourmet in
60 paesi. Gli alberghi francesi sono i più numerosi, seguiti da quelli italiani. Costituita in Francia nel 1954, la missione dell’associazione Relais & Châteaux è «di divulgare la sua filosofia – aggiunge Bianconi, che opera in
Umbria–selezionando struttured’eccellenza con unatradizione e un patrimonio naturale e artigianale».
Dopo le tappe negli Stati
Uniti e in diverse città europee e asiatiche, lo Showcase
Relais&Châteauxèapprodato ieri a Milano. L’idea nasce
conl’intentodicreareopportunitàdiincontrotraunarappresentanza di dimore
dell’associazione e i key
player del turismo di alta
gamma. Il ventaglio di dimore presenti allo Showcase
spaziavadall’AustraliaalPortogallo, dalla Polinesia francese alla Svizzera e alla Repubblica Domenicana.
E il mercato italiano?«Soffronotutti–concludeBianconi – ma noi abbiamo la nostra
nicchia del lusso. Tuttavia
non dipendiamo esclusivamente dai turisti stranieri:
manteniamoil50%dipresenze italiane».
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Il trend e il gap rispetto al periodo pre crisi
Andamento dei principali indicatori di redditività degli alberghi
Tasso di occupazione alberghiera
Prezzo medio giornaliero
Fatturato generato per camera disponibile
2007
2008
2009
2010
2011
2012
2013
0
-1,6%
-5
-5,1%
-10
-6,1%
-15
-20
-25
Fonte: Confindustria Alberghi
Modello francese. La piattaforma per prenotare gli alberghi in «dayuse»
La stanza che si vende due volte
Assunta Corbo
MILANO
U
na voltaerano imotel
americani,oggisono gli
hotelin dayuse. Quello
diutilizzare una stanza durante
ilgiornosenza pernottamento,
èun concettoconsolidatoa cui
ilgiovane DavidLebée, ex
managerdell’Hotel Amour nel
cuoredi Montmartre aParigi,
hadato una vestepiù
contemporanea.«Molte erano
lerichieste da partesoprattutto
diartisti che volevanoriposarsi
pressoil mio hotel primadi un
concerto.Cosi mi è venuta
l’ideadi creare una piattaforma
che consentissedi prenotare
una cameradurante il giorno. Il
targetdi clientela che abbiamo
identificato èmolto vario:
managerche necessitano di un
momentodi relax primadi un
incontro, aziende che
desideranoun posto tranquillo
perun meetingboard, amiche
ingiroper shoppinge coppie in
cerca diintimità – spiega Lebée
che halanciato il progetto
Dayuse-hotel.com nel2010 – in
questomododiamola
possibilitàagli albergatori di
vendereuna stanza due volte
nellastessa giornata
alimentandoil proprio
business».Il dayuse consente
diutilizzare le camere di
boutique hotel di 3,4,5stelle
dalle10 alle 18con una
riduzione delletariffe che va
dal30 al 70%rispettoal prezzo
intero(con un costo che varia
da30 a 250 euro).Nellatariffa
sonoinclusi anchei servizi
dell’hotel:Spa e connessione
Wi-Fiinprimis. La piattaforma,
aoggi,conta 700 hotel innove
paesidel mondo tra Europa e
StatiUniti,un fatturatodi
4,3milioni dieuro nel2013(era
1,85milioni di euro nel 2012) e
un totaledi 100mila
prenotazioni. «L’Italia,con 250
alberghiin40 città e 800
prenotazioni almese,
rappresentail nostro secondo
mercatodopo laFrancia –
dichiaraJaqueline
Vasconcellos,responsabiledel
mercatoitaliano –.Il nostro
obiettivoè di consolidaree
incrementarelapresenza nel
BelPaese raggiungendo le 1.500
prenotazioni mensili».
Discrezione– non viene
richiesta lacarta di creditoal
momentodella prenotazione –,
facilitàdi navigazionee
possibilitàdi cancellare la
prenotazione fino all’ultimo
minuto senzapenali sonoi plus
garantiti da
Dayuse-Hotels.com.
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Vira verso il lusso l’offerta
ricettiva di Blu Hotels, che per il
2014 aggiunge 4 nuove strutture
alle 24 già presenti sul territorio
italiano, raggiungendo con
3.403 camere la leadership tra le
cateneitalianenelsegmentodelle vacanze. Due le acquisizioni
nel segmento upscale, una nel
Salento a Torre dell’Orso, il Sairon Club Village, e una sullo Ionio a Rossano Calabro, l’Hotel
ClubRoscianum.Lealtredueacquisizionisegnano l’esordiodella catena con sede a San Felice
del Benaco (Brescia) nel segmento dei luxury resort.
«Sitratta – commenta ilpresidente Nicola Risatti - di Palazzo
Arzaga Hotel Spa & Golf Resort
sul Lago di Garda, dimora del
’500 che riaprirà ad aprile, con
unprestigioso campodagolfa 18
buche,edell’exKempinskyGiardino di Costanza Resort in Sicilia a Mazara del Vallo, due complessi già membri della collezione dei Leading Hotels of the
World». «Dal 2003 al 2013 – dice
Giancarlo Santoni,direzione generale business intelligence &
developmentdellacatena–lapenetrazione delle catene alberghiere in Italia è passata da
35.600a139.500camere,raggiungendoil12,7%dellaquotadimercato, con una tendenza a una
sempre maggiore concentrazione, in linea con quello che avvieneneiprincipalimercatiinternazionali ela maggiore crescita si è
registrata nel settore upscale e
luxury». Blu Hotels nel 2013 ha
chiuso l’esercizio con 55 milioni
di euro, 1,1 milioni di presenze
(58% straniere), oltre 2,5 milioni
di pasti serviti e circa 3 milioni di
investimenti. Per il 2014 le previsioni segnano una significativa
crescita, con un volume d’affari
previsto in oltre 61 milioni.
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Ven 31/01/2014
Il Sole 24 Ore
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Verso il nuovo contratto. Istituti di credito e sindacati studiano le piattaforme per il confronto.
Banche, il nodo del salario
Micheli (Abi): «Integrativi non più sostenibili, vanno riformati» LE POSIZIONI Sileoni
(Fabi): inaccettabile un rinnovo a costo zero per le imprese Romani (Fiba): non siamo
tutti come Electrolux.
Cristina Casadei Salario o occupazione? Tra i bancari
si torna all' antico dilemma. Abi e i sindacati sono ai
blocchi di partenza per il rinnovo del contratto
nazionale per 310mila lavoratori. Il vicepresidente Abi
e presidente del Casl Francesco Micheli anticipa che
«dovrà essere innovativo e riformista. È necessario
creare le condizioni perché si sostenga comunque l'
occupazione. E pertanto questo contratto non potrà
non mettere in conto uno scambio tra salario e
occupazione». Anche per l' ultimo contratto è stato
così, ma a quanto pare questa volta lo scambio
potrebbe essere più alto che in passato. Sugli
integrativi, per esempio. «La contrattazione
integrativa attuale, frutto della banca opulenta del
passato non è più sostenibile. Pertanto tutta la
materia dovrà essere profondamente riformata»,
continua Micheli. Una strada potrebbe essere
bloccare gli integrativi e fare ripartire da zero la loro
contrattazione, calandola nel contesto attuale.
Potrebbe partire proprio di qui lo scambio. Ma i
sindacati frenano. Lando Maria Sileoni, segretario
generale della Fabi, nel mezzo dei lavori preparatori
del congresso di marzo, parla chiaro: «I banchieri non
devono aspettarsi un rinnovo a costo zero perché è
inaccettabile. Bisogna tutelare le retribuzioni tanto più
in un momento come questo in cui il problema della
riduzione dei salari è una delle ragioni per cui ci si sta
avvitando in una spirale recessiva da cui non si riesce
a uscire». Il segretario generale della Fiba, Giulio
Romani, aggiunge: «Non siamo tutti Electrolux. Se poi
la gente non ha più i soldi chi le compra le lavatrici e
come si fa a dare un contributo alla ripresa? Ci
muoveremo per il recupero dell' inflazione, la tenuta
dell' area contrattuale e quella dell' occupazione».
Contrattazione di secondo livello e occupazione sono
i titoli di due dei capitoli della piattaforma sindacale.
Ieri sono iniziati i lavori della commissione
contrattuale per la stesura con l' intento di concluderla
entro febbraio e di tenere insieme tutte le sette sigle
(Dircredito, Fabi, Fiba, Fisac, Uilca, Ugl, Sinfub).
Tenendo conto, però, che «l' unità sindacale è il
mezzo ma non il fine», osserva Romani.
Parallelamente una commissione di esperti del
sindacato sta lavorando a un documento di proposte
che accompagnerà la piattaforma e che si intitolerà
Sindacati
«Documento di proposte sindacali sul modello di
banca». Per ora i capitoli della piattaforma sono
quattro. Occupazione, economico, area contrattuale e
contrattazione di secondo livello. A Palazzo Altieri, nel
frattempo, si sta lavorando su temi che non sono poi
così distanti. Come conferma Micheli «anche Abi sta
riflettendo approfonditamente su punti che potrebbero
essere in qualche parte coincidenti, in quanto a titolo,
con quelli del sindacato». Per entrambe le parti, avere
inserito un capitolo dedicato all' occupazione significa
di per sè ammettere che la questione esiste. Nel
sindacato, a tutela dell' occupazione si sta riflettendo
sulla capacità di assorbimento che potrebbe avere la
creazione di consorzi di back office e di una bad
bank. Sileoni però afferma che «non ci sono stati
annunci ufficiali di esuberi. Negli ultimi due anni sono
stati conclusi 15 accordi con i grandi gruppi e non
sono stati comunicati nuovi esuberi. La situazione è
blindata. Soprattutto perché è esaurito il bacino dei
lavoratori che si possono prepensionare e i conti non
sono cambiati rispetto ai mesi passati». Alcune
vertenze, non a tre ma a due zeri, sono però notizia di
questi giorni. Secondo Massimo Masi, segretario
generale della Uilca, «il problema vero sono le
aziende più piccole. Da Tercas a Cassa di Risparmio
di Ferrara a Banca dell' Etruria. Soprattutto perché all'
orizzonte non si vedono cavalieri bianchi disposti a
salvare le situazioni più critiche. Sui grandi gruppi
però non ci sono dossier aperti». © RIPRODUZIONE
RISERVATA I NUMERI 310mila La platea Sono circa
310mila i bancari che attendono il rinnovo del
contratto nazionale. Abi e sindacati sono ancora ai
blocchi di partenza, in attesa di definire le rispettive
piattaforme e aprire il confronto. I rappresentanti delle
aziende hanno disdettato il contratto lo scorso mese
di settembre 15 Le intese Negli ultimi due anni ricordano le sigle sindacali - nel settore sono stati
conclusi quindici accordi con i grandi gruppi, senza
che venissero comunicati nuovi esuberi. «La
situazione - spiega il sindacato - è blindata,
soprattutto perché è esaurito il bacino dei lavoratori
che si possono prepensionare»
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