Dalla rassegna stampa. L`Opinione 12.09.15

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Dalla rassegna stampa. L`Opinione 12.09.15
Data
08-09-2015
Pagina
Foglio
Le edizioni nazionali
POLITICA
ECONOMIA
Saggi storici presso l'editrice Le
Lettere
di Marco Bertoncini
08 settembre 2015
CULTURA
La collana Biblioteca di “Nuova Storia
Contemporanea”, diretta da Francesco Perfetti per
Le Lettere, continua ad arricchirsi di testi che
scavano settori a volte scarsamente conosciuti
della storia novecentesca, italiana e no.
Vincenzo Pinto, storico del nazionalismo ebraico,
nel volume In nome della patria (pp. 198, € 16,50)
approfondisce un aspetto della destra politica del
Novecento poco studiato, forse esorcizzato:
l’essere stata pure un fenomeno ebraico. Infatti
abbondano gli ebrei che seguirono indirizzi politici,
espressero simpatie, militarono in partiti di destra,
talora schierandosi a favore del sionismo (come
Jabotinsky o Klau‐sner), talaltra collocandosi su
posizioni della diaspora (come Ovazza o Schoeps).
Va inoltre rilevato come le comunità ebraiche
europee siano state, nell’arco del secolo,
culturalmente più vicine alla destra che non alla
sinistra politica; e questo, nonostante le
persecuzioni subite. Il libro intende rispondere a
domande quali se siano calcoli opportunistici di una minoranza integrata oppure discorsi di
natura spirituale e religiosa, se la conformazione medesima della destra novecentesca abbia
favorito la vittoria della destra ebraica.
Incentrato sulla storia nazionale, invece, è un altro testo, La Grande Guerra e l'identità
nazionale (pp. 248, € 16,50), curato da Francesco Perfetti, al quale si deve la breve ma
sintetica prefazione, che individua le ragioni civili, politiche, sociali del conflitto in Italia. La
Grande Guerra comportò per i Paesi coinvolti effetti duraturi e talora dirompenti. Per l’Italia,
in particolare, rappresentò la conclusione del processo risorgimentale e contribuì a rafforzare,
forse perfino a creare, il sentimento dell’identità nazionale. Essa gettò le premesse per
l’ingresso delle masse nella vita politica del paese, determinò il passaggio da una società
ancora rurale a una società industriale, favorì le migrazioni interne dalla campagna verso le
città e i processi di mobilitazione sociale. Ma soprattutto segnò il trapasso dall’età dello Stato
liberale a una stagione che ne avrebbe visto la fine, segnando il trionfo dell’autoritarismo. Nel
volume collettaneo si analizza comparativamente il ruolo dei parlamenti e dei governi durante
la Grande Guerra; si studia l’immagine del soldato e del militarismo; sono prese in
considerazione le grandi famiglie politiche (nazionalisti, liberali, cattolici, socialisti,
sindacalisti rivoluzioni) di fronte a un evento di proporzioni mai viste prima quanto a durata
nel tempo, estensione nello spazio, coinvolgimento delle risorse umane e materiali, sviluppo
della ricerca scientifica e tecnologica per finalità belliche. I saggi sono di Lorenzo Benadusi,
Silvia Capuani, Maurizio Cau, Andrea Guiso, Francesco Perfetti, Andrea Ungari, Christine
Vodovar.
L’America a destra è il titolo dello studio di Luca Tedesco (pp. 104, € 16). Il volume illustra
varie anime dell'antiamericanismo italiano nel campo del neofascismo. Alle origini prevalgono
l’intonazione nazional‐patriottica e il rifiuto sdegnato del trattato di pace del ’47. Negli anni
Sessanta e Settanta, il fascismo storico è indicato come modello di nazionalismo «popolare» e
«rivoluzionario» cui le ex colonie europee avrebbero dovuto ispirarsi per sfuggire ai
contrapposti imperialismi americano e sovietico. La nuova destra, invece, inserì
l'antiamericanismo in un più ampio discorso culturale antioccidentalista e antiuniversalista. La
corrente giovanile vicina a Pino Rauti negli anni Ottanta, impegnata a contendere alla sinistra i
consensi nel mondo giovanile, si distinse nel delegittimare l’antiamericanismo del Pci, accusato
di parte‐cipare dello stesso humus culturale materialista d'oltreoceano. Dopo l'imprevista
adesione di Rauti all'intervento internazionale contro l'Iraq, la bandiera dell’antiamericanismo,
legata a un discorso nazional‐identitario, sarebbe divenuta appannaggio di cerchie e correnti
STORIA CONTEMPORANEA
ESTERI
CULTURA
Edizione del
05 settembre
2015
I migranti e l’ottusa
paura di Usa e Ue
di Arturo Diaconale
Ignazio Marino sosia
della Costa Concordia
di Cristofaro Sola
Petizione pro-Gaza con
foto di bimba yemenita
di Dimitri Buffa
Elogio del Classico vs
una riforma antistorica
di Fabrizio Pezzani
Immigrati non per
miseria ma per
benessere
di Danilo Campanella
Liquidità Bce per
riattivare
la produzione in Italia
di Cesare Alfieri
Il caso Meloni, segno
di deriva autoritaria
di Giovanni Alvaro
Rom Capitale
di Giuseppe Mele
Riordino e
responsabilità politica
di Vladimiro Iuliano
“Ti racconto la
politica”
di Giannantonio Spotorno
Anche nello Utah
tracce evidenti di Italia
di Umberto Mucci
Il Male nella Storia
raccontato da Capriolo
di Giuseppe Talarico
WEB
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e di... chiacchiere
di Claudio Romiti
08 settembre 2015
Disastro dell’umanità
senza lungimiranza
di Arturo Diaconale
08 settembre 2015
Eutanasia, diritto
naturale inviolabile
di Pietro Di Muccio de
Quattro
08 settembre 2015
Cosa nasconde
la retorica renziana
di Cristofaro Sola
08 settembre 2015
Ha vinto l'Isis?
di Elide Rossi e Alfredo
Mosca
08 settembre 2015
Italia in fuga
da Renzi
di Cesare Alfieri
08 settembre 2015
Fine della maggior
tutela:
non è mai troppo
presto
di Redazione (*)
08 settembre 2015
Ma la Cina ha davvero
svalutato lo yuan?
di Gerardo Coco
08 settembre 2015
L’Europa politica
nel contesto globale
di Francesca Romana
Fantetti
08 settembre 2015
Majakoskij e il terrore
staliniano
di Giuseppe Talarico
08 settembre 2015
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politico‐culturali ancor più ristrette.
Sempre a Francesco Perfetti si deve l’introduzione alla riproposta maggiore opera di Mario
Missiroli, La monarchia socialista, che esce da Le Lettere, ma nella collana Il filo della
memoria. L’autore chiariva, nella premessa alla prima edizione (1913), l’intendimento di «di
ridurre ad un unico problema – quello religioso – la storia d’Italia dal Quarantotto ai nostri
giorni». Da qui, Missiroli procedeva a una revisione del Risorgimento, facendo affiorare i limiti
dell’opera degli “eroi” che l’avevano portato a compimento. Se Mazzini era il rappresentante di
una posizione utopica del tutto estranea al pensiero idealistico del XIX secolo, incapace di
mediare tra individuo e società nella dimensione della storia, la formula che il conte di Cavour
aveva imposta per risolvere il problema religioso («libera Chiesa in libero Stato») aveva di
fatto limitato l’aspetto eminentemente etico della vita alla sfera privata. Il principio della
separazione tra lo Stato e la Chiesa era per Missiroli una «soluzione da politicante», essendo lo
Stato tollerante uno «Stato senza Dio, senza coscienza e senza principi». Cavour, scriveva
Missiroli, «non sospetta nemmeno che tutto il pensiero moderno, che conclude nel liberalismo,
è essenzialmente religioso nella sua stessa razionalità, fino a pretendere di essere il solo
pensiero veramente religioso», il solo in cui lo Stato sia inteso come entità e in cui l’individuo
si affermi come persona e come cittadino insieme. Il problema del Risorgimento rimaneva
quello di essere stato un mero movimento politico, non animato dalla moderna religiosità. Il
Risorgimento italiano restò estraneo alla filosofia idealistica tedesca, ovvero al pensiero del
«nuovo Risorgimento europeo», il solo che avesse saputo concepire lo Stato come «unità
suprema e forma più alta della vita umana». L’opera conobbe un vasto suc‐cesso, nonostante,
o forse per, le molte contraddizioni.
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