e grillo punta sul colpo di teatro
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e grillo punta sul colpo di teatro
d’Italia E GRILLO PUNTA SUL COLPO DI TEATRO: «PREFERISCO BERLUSCONI AI FINTI AMICI DELLA SINISTRA» ANNO LXII N.235 Registrazione Tribunale di Roma N. 16225 del 23/2/76 Redazione Arriva sul palco cantando il suo intervento a ritmo di blues. Beppe Grillo, davanti ai militanti cinquestelle riuniti al Circo Massimo, imposta da subito il suo saluto come uno show. «Noi andremo a governare… Io non dovrei essere su, dovrei essere giù, giù, lì con voi», intona il leader M5S, annunciando «che ci riprenderemo il palazzo perché in cinque anni abbiamo fatto il miracolo, anzi siamo andati oltre il miracolo». Poi prosegue col solito repertorio, dall’autocelebrazione fino agli attacchi a Napolitano e alle accuse al governo. Ma regala al pubblico un colpo di teatro: «Preferisco Berlusconi che lotta per le sue aziende che quei ca..o di finti amici della sinistra che per venti anni hanno fatto solo i ca..i loro». Renzi, aggiunge Grillo, WWW.SECOLODITALIA.IT «è un leader senza la base, ha perso 400mila iscritti in un anno. Abbiamo più iscritti noi». «Noi siamo una base senza leader», prosegue. È il momento di galvanizzare il suo popolo e di far dimenticare il risultato deludente delle europee. «Abbiamo fatto il miracolo, siamo andati oltre il mira- colo: abbiamo centinaia di consiglieri, decine di sindaci… Più o meno buoni», rivendica l’ex comico, cavandosela con una battuta rispetto alle tensioni con il primo cittadino di Parma Federico Pizzarotti. Preferisce, piuttosto, prendersela con il capo dello Stato, tornando su un sabato 11/10/2014 vecchio tema: «Avevamo vinto le elezioni, con il 25% eravamo il primo movimento politico d’Italia, Napolitano doveva darci l’incarico». «Se noi facevamo il governo molto probabilmente la metà di questi non c’erano più. Invece hanno fatto le larghe intese dando la colpa a me che dicevo di no a Bersani», dice ancora, inseguendo poi Sabina Guzzanti e le sue battute: «Hanno impedito a Bagarella e a Riina di assistere alla deposizione di Napolitano. Era troppo per loro sopportare Napolitano dopo aver sopportato anche il 41 bis». Quando il comizio finisce, Grillo non lascia il palco. Si siede alla tastiere e inizia a suonare un giro di blues accompagnato da chitarra e batteria. «Ci vediamo domani alle 11. Faremo colazione insieme al bar, entreremo nei gazebo, non ne potrete più di me», è il saluto. Lo show must go on. “Napul’è” (solo) la città che si sente seviziata assieme al suo figlio quattordicenne Girolamo Fragalà Napul’è na carta sporca e nisciuno se ne importa, lo dimostra la vicenda del ragazzino seviziato, una vicenda che ha creato rabbia e dolore nell’opinione pubblica. E soprattutto indignazione per l’atteggiamento dei parenti di chi ha colpito, ha infilato il tubo, ha ridotto un quattordicenne in gravissime condizioni. Quei parenti non si sono vergognati, hanno minimizzato, «era solo un gioco». Neppure l’evidenza, neppure la disgrazia li ha indotti ad abbassare la testa, ad ammettere che – come ha scritto don Patriciello – siamo di fronte a una vicenda «abominevole e agghiacciante». Napul’ è mille culure, Napul’è mille paure, è questa la verità. Perché, a differenza dei parenti degli aggressori (incapaci di farsi un esame di coscienza) la città sa vergognarsi, sa chiedere perdono e soprattutto sa soffrire. E ora, proprio per quella vicenda, rischia di sprofondare agli occhi di tutti, di essere vittima di pregiudizi, di quei pregiudizi che l’hanno sempre spezzata a metà, impedendole di alzarsi e camminare da sola, senza essere additata, criminalizzata, messa all’indice. La generalizzazione ha prodotto il caos, l’ironia sprezzante, il razzismo. Napoli non è la città della camorra, ma è soprattutto la città di chi è vittima della camorra, di quei commercianti che hanno paura di chi chiede il pizzo e che si sentono indifesi. Napoli non è la città degli scippatori ma di chi è scippato, dei pensionati che devono fare i conti con i mariuoli, dei ragazzini che hanno paura di uscire da casa al ritorno da scuola per la presenza di baby gang che li picchiano per prendersi il telefonino. Napoli non è la città degli ultras affiliati alla malavita, ma di migliaia e migliaia di tifosi che vorrebbero andare allo stadio senza rischiare. Napoli non è la città di chi ha seviziato il quattordicenne, ma di chi si è sentito seviziato assieme al quattordicenne. È una città seviziata. E per una famiglia che non si vergogna della violenza dei propri figli, ce ne sono tantissime che restano in silenzio, chiuse nei propri problemi, ad affrontare i sacrifici quotidiani e che si vergognano al posto di altri. Si eviti, quindi, il fiume di analisi psicologiche e sociologiche inutili, del mare di parole che si sentono in questi giorni, chi parla di «crudeltà trasversale», chi di «problemi di inclusione», chi di «violenza strutturale». I fatti di cronaca accadono ovunque, solo nel capoluogo partenopeo si trasformano in una condanna per tutta la gente, senza distinzioni. Napule è nu sole amaro, Napule è addore è mare, questo non bisogna dimenticarlo. Ma il sole non è amaro per una coincidenza. E su questo c’è chi deve farsi un esame di coscienza. Insieme alla famiglia degli aggressori. Savianodiventaancheespertodibioetica eselaprendeconleSentinelle:sono“oscurantiste” 2 Annamaria Gravino Si chiama “L’antitaliano”, ma più opportuno sarebbe un altro titolo, magari “Il moralizzatore”. È la rubrica che Roberto Saviano tiene su l’Espresso e da cui questa settimana impartisce lezioni su cosa si debba intendere per famiglia naturale, soprattutto, su quale sia il modo moralmente, eticamente e politicamente corretto di affrontare il tema. «Non è affatto più solo quella padre, madre, figlio, perché non è l’unica a poter garantire una crescita equilibrata e una vita felice», scrive, aggiungendo che «non starò qui a dire come e quanto le famiglie che ci si ostina a definire “naturali” abbiano fallito, perché non credo nel fallimento di sovrastrutture, ma nei fallimenti dei singoli individui. Non si funziona come marito, non si funziona come moglie, non si funziona come genitori e questo può accadere a chiunque, all’interno del matrimonio, al di fuori di esso, in una coppia etero o in una coppia omosessuale». Non staremo qui a dire come la famiglia – comunque la si voglia intendere – invece dovrebbe essere esattamente questo: il luogo in cui successi e fallimenti si costruiscono Secolo d’Italia insieme, perché – comunque la si voglia intendere – rappresenta il superamento del singolo individuo nell’ottica di un legame di affetto, solidarietà, progettualità comuni. Non staremo qui a dirlo perché questa lezioncina sul fallimento della famiglia naturale è solo propedeutica alla lezione vera e propria, quella su dove allignino il «male» e il bene e «l’oscurantismo» e il progresso del dibattito in atto sulla famiglia. «Ho trovato queste manifestazioni un gesto – pacifico nei modi – di forte violenza culturale», spiega Saviano a proposito delle Sentinelle in piedi contro il ddl Scalfarotto. «Ovviamente tutti sono liberi di manifestare il proprio pensiero, ma io credo che vegliare contro una legge che riconosce e tutela il diritto ad amare chi si vuole sia oscurantismo», precisa ancora senza però spendere una parola di condanna o almeno di distanza rispetto a chi ha aggredito quei manifestanti pacifici. «Altrove – è l’apice emotivo del ragionamento – io vedo il male, altrove vedo il dolore, non nella possibilità di co- struire una famiglia». Saviano aveva aperto il pezzo dicendo che «la realtà è molto più complessa di quanto crediamo», ma rivela un’attitudine manichea con il bene tutto da una parte e il male tutto dall’altra. Forse si tratta di un retaggio di quando si occupava di camorra e dividere tra buoni e cattivi era facile. Certamente però non è uno schema applicabile a un tema tanto complesso come quello dei diritti civili che attengono alla sfera dell’eticamente sensibile. «Questo governo – scrive – ha il dovere di mostrarsi diverso affrontando finalmente le battaglie di diritto che farebbero ripartire questo Paese sempre più oscurantista». Quali? Tra gli altri, «il diritto all’eutanasia, il diritto all’aborto troppo spesso compromesso dal sistema sanitario che non garantisce medici abortisti in tutte le strutture ospedaliere, il diritto a poter contrarre matrimoni gay, il diritto per le famiglie gay di poter adottare bambini, la legalizzazione delle droghe». Manca all’appello, però, proprio il diritto di poter dissentire pacificamente senza essere caricati da qualche fanatico o essere accusati di oscurantismo. denza. Intervistato dal Corriere, il politologo ammette che l’ubriacataura del post-89, con la caduta del Muro, gli aveva falsato la prospettiva: in realtà il sistema liberaldemocratico registra un’involuzione, soprattutto negli Stati Uniti. La soluzione? Uno Stato solido, istituzioni democratiche, rispetto della legalità. Cioè “aria fritta”. In pratica l’autore de La fine della Storia si conferma il cantore dell’ovvio, testimone di processi di lunga durata sui cui approdi non è in grado di sbilanciarsi. Resta, come dato positivo, il pentimento postumo su quella profezia, la fine della storia appunto, impossibile da realizzare finché ci saranno gli uomini e la concezione del tempo. In realtà l’errore di Fukuyama è stato quello di avere ancora una volta utilizzato il paradigma evolutivo per spiegare i processi della modernità laddove forse tutto il Novecento ma anche i tempi attuali possono essere al contrario spiegati attraverso il tema della “crisi” (purché assunta nell’accezione di metafora comunicativa, come spiegava il filosofo Thomas Kuhn). Tutto muta e tutto cambia rapidamente, è difficilissimo trovare la chiave per interpretare questa diluizione delle forme che un tempo avremmo immaginato solide e stabili e la storia, a dispetto dei profeti alla Fukuyama, riassume l’aspetto minimale ma veritiero che le diede il suo fondatore, Erodoto, secondo cui è possibile raccontare e tramandare ai posteri solo quello di cui siamo testimoni. Fukuyama “pentito”: la storia non è finita, e il capitalismo mostra segni di involuzione Annalisa Terranova Il politologo Francis Fukuyama ci ha ripensato: nel 1992 decretò la fine della storia a suo avviso fermatasi all’ombra del benessere conquistato nel XX secolo grazie ai sistemi liberalcapitalistici. Ora non è più così convinto che le cose siano andate in quella direzione e non tanto perché l’11 settembre del 2001 ha rimescolato le carte dello scacchiere globale prefigurando conflittualità ancora irrisolte, ma soprattutto per i segnali di cedimento strutturale di quel sistema, il capitalismo, che sembrava il migliore dei mondi possibili. Sembrava, ma non lo era. Perché la finanziarizzazione dell’economia ha reso superflui produzione e lavoro estromettendo l’uomo – le persone concrete – dai processi di sviluppo e costringendo i governi ad andare a intaccare quel sistema di protezione sociale (il wel- fare) che aveva consentito nel secolo scorso di garantire una decente qualità della vita anche a chi viveva di salari bassi. Ora il quadro non regge più e mentre gli economisti si arrovellano sulla via da seguire (il rigore per assecondare i mercati o la cura keynesiana?) rispunta Fukuyama con un saggio su Ordine politico e deca- SABATO 11 OTTOBRE 2014 Jobs act: giuslavoristi divisi sull'eccesso di delega, Falasca: «È incostituzionale». Toffoletto: «Si può fare» SABATO 11 OTTOBRE 2014 Secolo d’Italia Redazione La delega sul lavoro appena approvata al Senato divide i giuslavoristi: tra chi è convinto non ci siano le condizioni per riformare l'articolo 18 dello Statuto dei lavoratori e chi ritiene si possa fare, perché principi e criteri direttivi sarebbero chiari. Le opinioni diverse sul possibile eccesso di delega arrivano da Franco Toffoletto e Giampiero Falasca, che concordano invece sulla necessità di cambiare profondamente l'articolo 18 prevedendo per i licenziamenti giudicati ingiustificati solo l'indennizzo. Per l'ex viceministro Michel Martone la delega è sostanzialmente ''in bianco'' e i decreti delegati rischieranno di essere portati davanti alla Corte Costituzionale. «Nella delega – spiega Falasca – non viene nominata la parola licenziamenti né si cita lo Statuto dei lavoratori. L'articolo 76 della Costituzione prevede per i decreti delegati che siano fissati per legge principi e criteri direttivi. La previsione di un contratto a tutele crescenti per i nuovi assunti non basta per modificare l'articolo 18». Secondo Falasca il capo dello Stato potrebbe decidere di non firmare il decreto legislativo «per manifesta incostituzionalità». Ma se anche fosse firmato, al primo licenziamento individuale che arriva dal giudice una parte potrebbe chiedere di rilevare l'incostituzionalità, con un aumento dell'incer- tezza per le imprese. In pratica, spiega ancora, quanto detto nell'intervento dal ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, «non trova corrispondenza nel testo. La delega non c'è. Se si vuole modificare l'articolo 18 il testo va cambiato alla Camera». Le novità vanno dal riordino dei contratti flessibili – con l'annunciata abolizione dei contratti a progetto – alle norme sulla semplificazione, la riduzione delle procedure, la revisione degli ammortizzatori e la modernizzazione dei servizi per l'impiego. Queste misure, più dell'articolo 18, sottolinea, «potrebbero cambiare il mercato del lavoro». «Non c'è eccesso di delega – dice Toffoletto – basta la norma sul contratto a tutele crescenti per modificare l'articolo 18. La delega è sulla materia. L'indicazione è sufficientemente chiara». Toffoletto sottolinea che la parola reintegra dovrebbe essere proprio tolta inserendo come rimedio contro il licenziamento ingiustificato solo l'indennizzo economico. È quello che succede in quasi tutti i paesi europei: «In Gran Bretagna c'è anche un limite massimo all'indennizzo». Hanno ancora la reintegra, oltre l'Italia, l'Austria e il Portogallo mentre la Germania ha un sistema più flessibile del nostro. Redazione Aumentano in Italia i bambini vittime di reato. In 10 anni il numero dei piccoli che hanno subito abusi e maltrattamenti è cresciuto del 56%, passando da 3.311 nel 2004 a 5.162 nel 2013. E a fare le spese di questa spirale di violenza sono soprattutto le bambine, che sono il 61% delle vittime. L'allarme contro«un paese che cambia in peggio» è stato lanciato da Terre des Hommes, che, in occasione della Giornata internazionale delle Bambine, ha presentato il dossier "InDifesa". In dieci anni sono aumentati in particolari modo i minori maltrattati in famiglia (+87%; da 751 a 1.408), i bambini abbandonati (+94%; da 234 a 454) e le violenze sessuali aggravate (+42%; da 262 a 373). Quadruplicate (+411%) inol- tre le vittime di reati di pedopornografia e quasi triplicate (+285) quelle di detenzione di materiale pornografico: l'80% sono bambine. Per Terre des hommes «è urgente un cambio di rotta». Dal dossier, che analizza dati Interforze e altri dati relativi alla condizione delle bambine in Italia e nel mondo, emerge che nel nostro paese il 33% delle donne ha subito almeno una forma di violenza da bambina, l'11% abusi sessuali. Secondo un sondaggio realizzato dalla ong in collaborazione con la Community Scuolazoo, il 45,4% dei ragazzi tra i 14 e i 18 anni è convinto che la violenza domestica sulle donne non sia un fenomeno molto frequente, ma che riguardi per lo più casi isolati. Inoltre, per quasi 4 ragazzi su 10, la violenza è un fatto "interno alla coppia" in cui nessun altro dovrebbe intromettersi e la gelosia come motivo di una "punizione fisica" è giustificata da più del 20%. «È un fatto grave che i dati sui minori vittime di reato peggiorino, questo vuol dire che le politiche messe in atto in questi anni non sono efficac», ha detto il Garante nazionale per l'Infanzia e l'Adolescenza, Vincenzo Spadafora. Nel mondo il panorama delle violazioni dei diritti fondamentali delle bambine, ha concluso Terre des Hommes, «è ancora desolante». 515 milioni vivono in povertà, 100 milioni non sono mai nate a causa degli aborti selettivi, 68 milioni lavorano, 14 milioni sono state obbligate a sposarsi. Minori, aumentano i bambini vittime di abusi e maltrattamenti 3 Troppo rumore in classe: 9 scuole su 10 fuorilegge Redazione Troppo rumore in classe, a discapito dell'apprendimento e della salute. Ben nove scuole su dieci presentano livelli di rumore al di sopra delle buone prassi europee ma anche da quanto previsto dalla legge italiana, già molto tollerante rispetto ai limiti previsti in altri paesi. A dirlo, un'indagine del gruppo di Acustica Applicata del Dipartimento di Ingegneria Meccanica e Industriale dell'Università degli Studi di Brescia. Tutta colpa del cosiddetto "tempo di riverbero", una delle variabili di riferimento per la valutazione della qualità di un ambiente sotto il profilo acustico. Nelle scuole e negli spazi monitorati il suo valore oscilla tra l'1,5 e i 2,3 secondi, con punte oltre i 3, ben al di sopra del valore soglia previsto dalla legislazione italiana, fissato a 1,2 secondi. Il monitoraggio, frutto di una collaborazione con la Ecophon SaintGobain, azienda svedese specializzata nella produzione di controsoffitti e pannelli fonoassorbenti, ha coinvolto 13 istituti e 25 classi della Provincia di Brescia. L'approccio ha previsto due fasi: una prima di monitoraggio dell'esistente, quindi piccoli interventi di correzione per rimettere a norma gli spazi e dimostrare come con un po' di attenzione al tema del rumore si possa l'inserimento di studenti svantaggiati. Ciò vale tanto più laddove vi siano carenze uditive ma anche nei casi sempre più diffusi di alunni non madrelingua. L'Europa arruola i colossi del web contro la propaganda jihadista 4 Secolo d’Italia SABATO 11 OTTOBRE 2014 Francia, appello della destra contro le sanzioni a Julien Aubert Redazione L'Europa si prepara «ad affrontare un enorme numero di ritorni da Siria e Iraq» rafforzando i controlli alle frontiere esterne e "arruola" i giganti di Internet per combattere la propaganda jihadista sul web e la diffusione online del verbo islamico-radicale. «La sfida dei foreign fighters e dell'Isis è una delle più minacciose che i nostri tempi abbiano visto», ha spiegato il ministro dell'Interno Angelino Alfano, mentre il coordinatore antiterrorismo Ue, Gilles De Kerchove, ha messo in guardia: «Presto potremmo dover affrontare un enorme numero di ritorni da Siria e Iraq» e per questo «dobbiamo essere pronti ad individuarli». Intanto si guarda anche alla collaborazione con i colossi del web. In una cena ministeriale con i rappresentanti di Facebook, Twitter, Microsoft e Google, è stato deciso che forze dell'ordine, operatori e società civile partecipino a seminari ed esercitazioni congiunte per mettere a fattor comune le proprie esperienze. Al via anche una nuova iniziativa, già discussa nella recente riunione dei capi delle polizie all' Aja, per costituire una squadra multinazionale presso Europol, formata da punti di contatto antiterrorismo specializzati nel contrasto ai foreign fighters, incluso esperti nel monitoraggio dei siti Internet. Ma di fronte ai rischi del ritorno dei combattenti occidentali da Siria e Iraq – sono almeno tremila gli europei andati nei teatri di conflitto, si calcola – i ministri Ue hanno concordato anche sulla necessità di estendere «al massimo del consentito» i controlli «non sistematici» per i cittadini europei del Sistema informativo di sicurezza (Sis, database delle forze di polizia) alle frontiere esterne. Si valuta inoltre la possibilità di allargare le categorie di cittadini che possono essere inseriti nel Sis, che attualmente si limitano a persone con precedenti o colpite da mandati di cattura. Un'estensione che potrebbe prevedere l'inserimento di individui che potenzialmente costituiscono una minaccia. E si è chiesto alla Commissione di valutare di modificare il codice Schengen per permettere controlli sistematici alle frontiere per i cittadini Ue. Redazione È accaduto ancora. Un altro adolescente nero è morto per mano di un agente di polizia bianco. Il teatro è lo stesso, Ferguson e dintorni, St. Louis per la precisione, l'area metropolitana più grande del Missouri. Il copione, anche quello, si è ripetuto, un agente bianco che fa fuoco contro un ragazzo afroamericano, uccidendolo. Questa volta tuttavia, a differenza di quanto accaduto un paio di mesi fa quando è stato ucciso Michael Brown, la vittima era armata. Secondo le prime ricostruzioni della polizia, l'agente, poco più che trentenne ma con alle spalle sei anni di servizio, ha agito per legittima difesa quando il ragazzo, identificato come Vonderrit Deondre Myers, ha cominciato a sparar- gli contro. Il poliziotto era fuori servizio ma indossava ugualmente un'uniforme, perché stava svolgendo un secondo lavoro come agente di sicurezza. Sam Dotson, capo della polizia di St. Louis, ha spiegato che tre persone sono fuggite dopo averlo visto. A quel punto è nato un inseguimento, perché uno dei ragazzi si teneva i pantaloni in modo da lasciar credere di avere una pistola. Quando i fuggiaschi sono stati raggiunti è nata una lite tra l'agente e il 18enne. Il ragazzo avrebbe sparato tre colpi contro il poliziotto, che a quel punto avrebbe risposto facendo fuoco, 17 volte. Non è ancora chiaro quanti colpi abbiano raggiunto il ragazzo. Sul luogo della sparatoria è stata ritrovata una pistola calibro nove. Dotson ha anche precisato che il ragazzo ucciso non è "sconosciuto" alla polizia, ma non ha tuttavia fornito ulteriori dettagli. Gli altri due adolescenti non sono stati ancora presi. Alla notizia della sparatoria, la rabbia dei residenti della zona è subito esplosa e le manifestazioni di violenza non si sono fatte attendere. Alcune macchine della polizia sono state prese d'assalto e danneggiate, anche se questa volta, a differenza di quanto è successo dopo l'uccisione di Michael Brown, non ci sono stati saccheggi o vetrine di negozi mandate in frantumi. Un altro nero ucciso dalla polizia, scontri a St. Louis Redazione Rivolta della destra contro le sanzioni a Julien Aubert, un compagno di partito che si ostinava a dire "Madame le président", rifiutandosi di rivolgersi alla vice-presidente dell'Assemblea Nazionale, Sandrine Mazetier, coniugando al femminile la sua carica. Circa 140 deputati dell'opposizione neogollista, guidati, tra l'altro, dall'ex premier Francois Fillon, hanno firmato un appello sul "Figaro" in cui in cui chiedono al presidente dell'Assemblea Nazionale, Claude Bartolone, di ritirare immediatamente la sanzione, che ritengono ingiusta e sproporzionata. Per essersi ostinato a non rivolgersi alla Mazetier dicendo ''Madame la présidente'', bensì ''Madame le Président'', Aubert è stato privato per un mese degli indennizzi parlamentari di 1.378 euro. «È una sanzione scandalosa», hanno detto i colleghi della destra Ump, che nei giorni scorsi hanno promesso una colletta per compensare il parlamentare del mancato guadagno. «Mi puniscono come se avessi fatto un gestaccio alla presidenza. Eppure, ho solo parlato francese: mea maxima culpa», ha ironizzato lui, parlando con alcuni giornalisti che seguono la cronaca parlamentare a Parigi. Eppure, Sandrine Mazetier ha soltanto applicato le regole dell'ufficio centrale dell'Assemblée Nationale, adottate nel 1998 e confermate nel 2000. Queste impongono infatti di coniugare al femminile le funzioni esercitate dalle donne che lavorano all'interno dell'istituzione transalpina, equivalente della Camera dei Deputati. Domenica ultima tornata di elezioni: al voto 55 Province e tre Consigli metropolitani SABATO 11 OTTOBRE 2014 Secolo 5 d’Italia Cala il Pd nei sondaggi, giù anche la fiducia nei Cinquestelle Redazione Si chiude domenica 12 ottobre la prima tornata elettorale delle Province e dei Consigli metropolitani che la Legge di riforma 56/14 ha trasformato in istituzioni di secondo livello. Al voto andranno 55 Province e i tre Consigli metropolitani di Torino, Napoli e Bari. In tutto, per le 55 Province, voteranno 48.286 elettori, sindaci e consiglieri comunali di 3.991 comuni coinvolti, chiamati ad eleggere 652 consiglieri provinciali e 55 Presidenti di Provincia. Per eleggere i 60 Consiglieri metropolitani di Torino (18), Napoli (24) e Bari (18), andranno a votare 6.703 sindaci e consiglieri comunali dei 441 comuni delle Province interessate. Ieri si è votato nelle Province di Parma e di Avellino: a Parma, dove l'affluenza è stata dell'81,6%, è stato eletto Presidente il Sindaco di Salsomaggiore Filippo Frittelli. Ad Avellino, con un'affluenza che è arrivata al 95,48%, il Presidente eletto è stato Domenico Gambarcorta, sindaco di Ariano Irpino. Con le votazioni di domenica, si completa il quadro dei nuovi Presidenti e dei consiglieri provinciali e metropolitani eletti tra i sindaci e i consiglieri comunali delle 64 Province e 8 Città metropolitane coinvolte nel voto. In tutto, 986 nuovi eletti che amministreranno le Province e le Città metropoli- tane a titolo gratuito e senza ricevere alcuna indennità. A partire dalla prossima settimana e fino al 31 dicembre 2014 i nuovi enti saranno impegnati nella definizione degli Statuti, che dovranno stabilire il funzionamento dei nuovi organismi, chiarendo il rapporto tra il Sindaco metropolitano e il Consiglio metropolitano, tra il Presidente di Provincia e Consiglio provinciale, le modalità di approvazione dei procedimenti normativi delle Città metropolitane e delle Province rispetto ai temi attinenti le funzioni assegnate all'ente, gli strumenti necessari a dare corpo al nuovo rapporto tra Sindaci e Province. Un ruolo essenziale sarà assegnato alla Conferenza metropolitana nelle Città metropolitane e all'Assemblea dei Sindaci nelle Province, che hanno poteri propositivi e consultivi, esprimono il proprio parere sullo statuto e sul bilancio degli enti. Quanto al riordino delle funzioni non fondamentali di Province e Città metropolitane, dopo l'insediamento dell'Osservatorio nazionale, si stanno avviando i lavori nelle Regioni. Ad oggi, l'insediamento dell'Osservatorio regionale è stato già deliberato da 9 Regioni sulle 15 interessate. Redazione Scende ad agosto il disagio sociale: secondo il Misery Index di Confcommercio si è attestato su un valore stimato di 20,6 punti, in diminuzione di 0,3 punti rispetto al mese di luglio. Ciò è imputabile alla discesa della disoccupazione estesa ed alla stabilità dell'inflazione dei beni e servizi ad alta frequenza di acquisto. Ad agosto, ricorda Confcommercio, il tasso di disoccupazione ufficiale è sceso al 12,3%, in diminuzione di 3 decimi di punto rispetto a luglio e di 1 decimo su base annua. I disoccupati sono 3 milioni 134mila (-82mila unità sul mese precedente e -28mila rispetto allo stesso periodo del 2013). Il numero di occupati è aumentato di 32mila unità rispetto a luglio e diminuito di 10mila unità rispetto ai 12 mesi precedenti. Nel mese di agosto sono state autorizzate 72,6 milioni di ore di CIG , in diminuzione rispetto ai 79,5 milioni circa di luglio agli 84,8 milioni dello stesso mese del 2013. Le ore di CIG utilizzate - destagionalizzate e ricondotte poi a ULA - sono stimate in aumento di 2mila unità, il che porta il numero di persone in CIG dalle 260mila circa di luglio alle 262mila di agosto. Il numero di scoraggiati è stimato in aumento di 8mila unità portando, ad agosto, questa componente delle forze di lavoro potenziali a circa 864mila unità. Ad agosto la tendenza all'aumento della disoccupazione non ufficiale è stata più che compensata dalla diminuzione di quella ufficiale determinando una riduzione del tasso di disoccupazione esteso dal 16,4% di luglio al 16,1 (tab. 1). Nello stesso mese l'inflazione dei beni e dei servizi ad alta frequenza è rimasta invariata «Questo governo si sa apprestando a introdurre un pacchetto di norme pro-concorrenziali in diversi settori», ha annunciato ierti il ministro dello Sviluppo Economico, Federica Guidi, intervenendo allo European Competition Day. Il Ministero dello Sviluppo, ha aggiunto, "sta lavorando a una bozza di provvedimento che sarà emanata nelle prossime settimane in cui verranno accolte le indicazioni dell'antitrust, ma a cui aggiungeremo qualche altra norma che riteniamo importante". Scende il numero degli “scoraggiati" dalla crisi ma la disoccupazione resta a livelli record Redazione Pd in lieve calo, ma Matteo Renzi guadagna un punto nella fiducia degli italiani, che lo ritengono più forte dopo il passaggio del Jobs act al Senato. È la fotografia che emerge dal sondaggio di Ixè per Agorà (Rai3). La rilevazione si occupa inoltre del M5S, che proprio ieri ha dato il via alla kermesse al Circo Massimo. Secondo il 57% degli elettori del M5S intervistati, rispetto a quando è entrato in Parlamento, il Movimento incide meno in politica. Una opinione condivisa dal 69% dell'intero campione. Inoltre, il 79% degli elettori di Grillo dice che non andrà al Circo Massimo. Tornando al risultato del premier e del governo, la fiducia in Renzi aumenta di un punto, passando dal 49 al 50%. Per quanto riguarda la fiducia sondata rispetto agli altri leader politici, rimane invariato il dato su Napolitano (39%), Grillo (21%), Salvini (20%), Berlusconi (16%) e Alfano (13%). Inoltre per la maggioranza degli intervistati, dopo il primo sì al jobs act, Renzi è più forte, ma è un risultato che spacca di fatto in due: se infatti per il 51% degli intervistati Renzi ha incassato una grande vittoria, il 49% pensa che sia più debole perché ha lacerato il Pd e non ha ascoltato i sindacati. Boom per gli acquisti di viaggi online, il turismo si fa sempre più digitale 6 Secolo d’Italia Redazione Il digitale conquista sempre più a fondo il turismo e anche gli italiani, che non sfuggono alla seduzione, complici la praticità e la diffusione di smartphone e ipad. E' quanto emerge dalla prima edizione Osservatorio Innovazione Digitale nel Turismo del Politecnico di Milano, presentata oggi in anteprima al TTG Incontri di Rimini. E i dati parlano chiaro: la spesa digitale degli italiani per il turismo si attesta attorno ai 7 miliardi e ammonta al 22 per cento della spesa totale (31,5 miliardi, escluso l'incoming e cioè la spesa di turisti stranieri in viaggio in Italia). In particolare poi "esplode" il mo- bile commerce degli italiani in ambito turismo: vale circa 340 milioni nel 2014, +40 per cento rispetto ad un anno fa. Gli acquisti 2014 per turismo e viaggi in Italia, sia riguardanti gli italiani che restano in Italia o gli italiani che vanno all'estero, sia riguardanti gli stranieri che vengono in Italia sono quasi stazionari (+1 per cento) rispetto all'anno precedente, arrivando a sfiorare i 50 miliardi di euro. E questa crescita limitata deriva da due componenti di spesa con andamenti molto diversi: da una parte una spesa tradizionale in stallo rispetto al 2013, dall'altra una spesa più innovativa, che passa attraverso i canali digitali, in crescita del 10 per cento, per un valore complessivo vicino a 9 miliardi di euro nel 2014. Aumenta così il peso della componente digitale sul totale sia in valore, passando dal 16 per cento del 2013 al 18 per cento del 2014, sia a livello di importanza attuale e prospettica nelle considerazioni strategiche delle aziende di settore. Se si guarda alla spesa digitale complessiva, il 46 per cento della spesa turistica digitale è riconducibile a viaggi domestici, in crescita dell'11 per cento rispetto al 2013. Il 34 per cento è generato dai viaggi di italiani all'estero (outgoing), in crescita del +9 per cento rispetto al 2013. Il rimanente 20 per cento è la spesa degli stranieri in Italia (incoming), in crescita del 6 per cento rispetto al 2013. E la spesa è così suddivisa: per il 57 per cento destinata a viaggi in Italia (in crescita in valore assoluto dell'11 per cento rispetto al 2013) e per il 43 per cento all'estero (+9 per cento rispetto allo scorso anno). E crescono tutti i settori merceologici: quello raccolto dalle strutture ricettive aumenta del 6 per cento rispetto al 2013, il settore dei trasporti cresce dell'11 per cento, quello dei pacchetti viaggio cresce del 13 per cento. Redazione «Sulla base delle relazioni predisposte dall'Istituto superiore della protezione ambientale, è possibile stimare il danno ambientale arrecato dagli imputati alle varie matrici ambientali compromesse in un cifra che si aggira intorno a un miliardo e 300 milioni di euro. A cui vanno aggiunti i vari danni non patrimoniali e patrimoniali arrecati alle altre autorità che rappresento in questo processo e segnatamente la Regione Abruzzo che ha riportato anch'essa un gravissimo danno patrimoniale e non patrimoniale che potremo stimare in diverse centina di milioni di euro come poi ci accingeremo a illustrare anche nel corso del processo». Lo ha detto Giovanni Palatiello, avvocato dello Stato parte civile nel processo per le discariche Montedison di Bussi, nella seconda pausa dell'udienza in corso a Chieti davanti alla Corte d'Assise. «E poi ci sono i danni all'immagine arrecati alla presidenza del Consiglio dei Ministri, al Governo che rappresenta l'intera collettività nazionale, la cui immagine anche internazionale è stata gravemente compromessa dalle condotte illecite degli imputati - ha aggiunto Palatiello. E poi c'è la posizione del commissario Goio che ha speso svariati milioni di euro per gli interventi di messa in sicurezza, in particolare della discarica abusiva TreMonti. E questi interventi di messa in sicurezza li ha pagati con i soldi dei contribuenti. Tutti i cittadini italiani hanno pagato, hanno sostenuto dei costi che avrebbe dovuto invece affrontare Edison, proprietaria dl sito, in particolare del sito inquinato, in particolare della mega discarica Tremonti. Costi ai quali però fino ad oggi Edison si è pervicacemente sottratta». Secondo l'avvocatura dello Stato, sebbene i 700 mila abitanti della Val Pescara non bevano più dal 2007 l'acqua dei pozzi inquinati dalla discarica, le sostanze inquinanti continuano a finire nel fiume Pescara con grave danno per l'ambiente. I nuovi test effettuati dall'organo dello Stato dimostrano al 99,9 per cento, ha spiegato il legale, che ad inquinare la Val Pescara è stata proprio la Montedison, con valori che superano di migliaia di volte i limiti di legge. Discarica di Bussi, danni ambientali per 1,3 miliardi di euro: così sono stati buttati i soldi degli italiani SABATO 11 OTTOBRE 2014 Napoli, abbattuta la cappella abusiva costruita per Davide Bifolco Redazione E' stata abbattuta la cappella abusiva in cemento realizzata da ignoti nel Rione Traiano di Napoli per ricordare Davide Bifolco, il giovane 17enne ucciso da un colpo di pistola sparato da un carabiniere la notte tra il 4 e il 5 settembre scorsi mentre percorreva in motorino la strada del Rione. L'area verde che si trova lungo il viale dove avvenne la tragedia sarà intitolata a Davide e la sua gestione è stata affidata a Gianluca Muro, titolare di un bar e zio del giovane. I lavori di ripristino dell'area verde inizieranno lunedì prossimo. Intanto domenica prossima cade il trigesimo della scomparsa di Davide che rischia di non essere celebrato nella chiesa della Medaglia Miracolosa, dov'è si sono tenute le esequie, perchè dichiarata inagibile. «L'associazione "Davide Bifolco, il dolore non ci ferma" - dice Gianluca Muro - sta cercando di evitare che la nostra chiesa chiuda. E' stata dichiarata inagibile e per ripristinare le condizioni di sicurezza servono parecchi soldi. E' un brutto colpo per la nostra comunità. L'ultimo giorno utile è proprio domenica prossima, giorno in cui volevamo celebrare il trigesimo di Davide». «Se non sarà possibile farlo in chiesa - dice ancora Muro - allora lo faremo all'esterno». Dal Pantheon di Pannini all'Obelisco: recuperati reperti che valgono 15 milioni di euro Secolo SABATO 11 OTTOBRE 2014 7 d’Italia Liliana Giobbi Il Pantheon, ritratto da Giovanni Paolo Pannini (1691-1765) tra il Tempio di Adriano e l'Obelisco di Thutmosis III, l'avevano nascosto nel caveau di una banca. Il Compianto di Adamo ed Eva sul corpo di Abele, che Giovanni Battista Caracciolo (1578-1635), detto il Battistello, aveva immortalato tra i chiaroscuri tipici della scuola caravaggesca, era invece da un antiquario a Cagliari. Ma ci sono anche due sarcofagi del I e III d.C, 250 minutissimi strumenti chirurgici in bronzo di epoca romana e una pioggia di 1300 reperti archeologici tutti databili tra il VI a.C e il II d.C. È l'invidiabile collezione, valutata 15 milioni di euro, degli ultimi tesori recuperati dai Carabinieri per la Tutela Patrimonio Culturale, presto restituita alla comunità (e ai legittimi proprietari) dopo una serie di operazioni investigative, che hanno portato l'Arma fino in Svizzera. «È un successo – racconta il Generale Mariano Mossa – raggiunto grazie all'incrocio di attività investigative 'tradizionali' e l'applicazione delle ultime tecnologie». Che testimonia, però, aggiunge il procuratore aggiunto di Roma, Giancarlo Capaldo, «quanto il nostro patrimonio artistico sia continuamente aggredito. I corpi specializzati delle forze dell'ordine – aggiunge – sono fondamentali, così come la collaborazione internazionale. Siamo il paese con il maggior numero di opere al mondo, ma per fortuna abbiamo anche la migliore polizia specializzata al mondo». Così è riemerso da un antiquario di Cagliari, per di più perfettamente restaurato, l'imponente olio del Compianto di Adamo ed Eva del Battistello, rubato negli anni '80 dal Castello D'Ayala di Valva (Sa). L'antiquario sostiene di averlo legittimamente acquistato per 60 milioni di vecchie lire, ma la versione ha ancora punti non chiari. «Ora si tratta di verificare come sia arrivato nelle sue Redazione «Licenziando un'orchestra, si annulla la storia». Così di può sintetizzare la lunga lettera aperta che Michele Spellucci, violoncellista freelance di 32 anni, ha scritto al ministro della Cultura Franceschini facendo ciò che definisce «i conti della serva». Spellucci, diplomato al conservatorio Giuseppe Verdi di Milano e specializzato a Vienna, e che ha rinunciato quasi del tutto a suonare «perché non ci si campa con la musica», spiega l'unicità del Teatro dell'Opera: «La parte stabile di una compagnia costruisce giorno dopo giorno un'amalgama sonora che la differenzia dagli altri Teatri». Dati alla mano dimostra che a costare tanto «non sono coro e orchestra, ma cachet altissimi a direttori d'orchestra, registi e cantanti: Un milione è per la dirigenza, 8 milioni di cachet contro 6 milioni di stipendi di 182 persone, coro e orchestra. E poi gli allestimenti scellerati di nuove opere che alimentano il meccanismo perverso del dispendio a beneficio di registi estrosi a totale discapito dell'Ente teatrale. Non è così all'estero. La invito – dice Spellucci rivolgendosi al Ministro – a smentire questa lettera o ad ammettere di aver preso una decisione scellerata». L'Unione artisti Unams, aderente al sindacato Cgu-Cisal, ha invece presentato un ricorso al Tribunale di Roma contro il licenziamento di orchestra e coro dell'Opera di Roma, accusando il Cda di condotta antisindacale: «Reagire a scioperi e agitazioni sindacali con licenziamenti di massa è condotta antisindacale», si legge in una nota dell'Unams, che raccoglie soprattutto musicisti e insegnanti di conservatorio. L'Unams chiede l'immediata revoca della delibera del 2 ottobre scorso sul licenziamento di tutti e 180 gli artisti. A giudizio di Dora Liguori, segretario generale Unams, «la vicenda dell'Opera di Roma s'inserisce in un contesto di smantellamento delle istituzioni musicali nel nostro Paese che, calpestando i diritti dei lavoratori e le prerogative sindacali, appalesa l'intento di perseguire modelli gestionali che, di fatto, ledono il nome e la dignità dei musicisti italiani nel mondo». mani – dice il sindaco di Valva, Francesco Marciello – Certo, al Castello starebbe proprio bene». Per il Pannini invece la pista ha portato fino in Svizzera: di proprietà di un antiquario romano, il dipinto era stato affidato a dei restauratori, ma, complice un avvocato milanese, è sparito, portato illegalmente oltr'alpe. Si cercava invece tutt'altro (un quadro rubato a Camerino), quando una perquisizione ha restituito l'olio con il Matrimonio mistico di S. Caterina rubato nel 2011 dalla Chiesa di San Lorenzo (An) e La crocifissione del XIX secolo, sottratta a un collezionista di Napoli. Teatro dell'Opera, i musicisti in guerra: «Basta con le decisioni scellerate» Editore SECOLO D’ITALIA SRL Fondatore Franz Turchi d’Italia Quotidiano della Fondazione di Alleanza Nazionale Registrazione Tribunale di Roma N. 16225 del 23/2/76 Consiglio di Amministrazione Tommaso Foti (Presidente) Ugo Lisi (Vicepresidente) Antonio Giordano (Amministratore delegato) Italo Bocchino Antonio Tisci Direttore Editoriale Italo Bocchino Vicedirettore Responsabile Girolamo Fragalà Vicecaporedattore Francesco Signoretta Redazione Via della Scrofa 39 - 00186 Roma tel. 06/68817503 mail: [email protected] Amministrazione Via della Scrofa 39 - 00186 Roma tel. 06/688171 mail: [email protected] Abbonamenti Via della Scrofa 39 - 00186 Roma tel. 06/68817503 mail: [email protected] La testata fruisce dei contributi statali diretti di cui alla legge 7 agosto 1990 n. 250