La curiosità. Si dice che il ricercatore sia come un esploratore

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La curiosità. Si dice che il ricercatore sia come un esploratore
La curiosità.
Si dice che il ricercatore sia come un esploratore. Entrambi hanno una caratteristica in comune: la curiosità.
La curiosità fa porre domande e spinge ad approfondire temi particolari aprendo sempre nuovi orizzonti.
La curiosità spinge l’esploratore ad andare oltre l’orizzonte per vedere cosa c’è. La curiosità è lo spirito
della ricerca.
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Nella grotta naturale nota con il nome di S. Angelo, posta nelle campagne di Santeramo (BA), è presente un
grande affresco raffigurante la Madonna con Bambino attorniati a destra da San Giovanni Battista e a
sinistra dall’Arcangelo Michele. L’affresco è ampliamente illustrato da Domenico Caragnano nel volume
intitolato: “Il santuario di Sant’Angelo a Santeramo”, edito da Adda Editore di Bari nel 2008.
L’affresco con la Madonna con il Bambino in braccio, s. Giovabbi Bat. a destra e l’Arcangelo Michele a sinistra.
“La figura dell’Arcangelo Michele, accertata dai resti della scritta esegetica in latino S(anctus) MI collocata
leggermente in basso all’angolo superiore sinistro, è rappresentato in piedi, posto di tre quarti e rivolto
verso destra, con la mano destra stringe le catenelle di un incensiere con cui incensa in direzione della
Madonna. L’incensiere (alto 9,5 cm e largo 9) appartiene alla tipologia composta da due coppe semisferiche
traforate e col piede a forma trapezoidale” così lo descrive Caragnano.
La presenza d’incensieri negli affreschi delle chiese rupestri pugliesi è rara, legata di solito alla figura di S.
Stefano quale protodiacono, l’addetto a detenere l’incensiere nelle sacre funzioni. Fanno eccezioni due
casi: uno è questo, l’incensiere è tenuto dall’Arcangelo Michele, l’altro mostra le tre Donne che si recano
alla tomba di Gesù, ognuna porta un oggetto, una con le bende, un’altra con profumi e una terza con
l’incensiere.
Esaminiamo come sono rappresentati gli incensieri.
Santeramo grotta di S. Angelo. Particolare dell’affresco e a destra il dettaglio dell’incensiere alla base delle catenelle che la
sorreggono.
Il dettaglio dell’incensiere.
Monopoli Lamalunga. Diacono con incensiere posto accanto all’altare. Da notare l’abbigliamento del
diacono con larghe maniche alla greca.
Gravina S. Vito Vecchio. Le tre Marie al sepolcro. Il particolare dell’incensiere con anello di apice, sono
evidenti le catenelle di sospensione dell’incensiere con base elaborata con peduncolo.
Supersano Celimanna. S. Stefano. Notare a destra l’incensiere a forma elaborata e baccellato. Le catenelle
sono rese da linee ondulate.
San Vito dei Normanni S. Biagio, affresco di S. Stefano e a destra particolare dell’incensiere. Da notare che
la mano trattiene un anello con noduli ingrossati a cui è legata un triangolo traforato che trattiene le tre
catenelle di sospensione dell’incensiere. Le catenelle sono rese con tre file con serie di cerchietti
pazientemente disegnati. L’incensiere ha una forma sferica con piedino artisticamente modellato.
Massafra Candelora. A destra il particolare dell’incensiere. La catenella si presenta a cordicella, mentre
l’incensiere baccellato nella parte bassa a copia del vaso tenuto nell’altra mano.
Massafra S. Leonardo. La figura rovinata di s. Stefano posta alla base del muretto davanti al presbiterio. A
destra il particolare dell’incensiere molto elaborato sia nella sezione inferiore sia nella superiore, senz’altro
opera di oreficeria realizzato in genere in bronzo.
Altre forme dell’incensiere.
Senise.
Senise.
In Sicilia, nel museo di Siracusa, si conservano due interessanti incensieri in bronzo provenienti dal “tesoro
bizantino” di Senise, datati all’VIII-IX secolo. Quello di sinistra possiede una scritta in greco. Entrambi sono
solo con coppa inferiore con tre piedini per base. Questa caratteristica dell’incensiere senza coperchio è
mantenuta tutt’oggi nel rito ambrosiano.
Exultet di Bari. L’incensiere ha forma cilindrica su base elaborata sferiforme con piede trapezoidale. Le
catenelle filiformi terminano in un grosso cerchio (XI secolo). Forse di tradizione ravennate.
Ravenna San Vitale. Mosaico sulla parete della navata centrale con la rappresentazione di “Giustiano e la
Corte” con il vescovo Massimiliano. Notare a destra la presenza di un incensiere a forma cilindrica, con tre
piedini, senza coperchio e con le tre catenelle terminanti in un cerchio metallico (VI secolo).
Simbolismo.
L’uso dell’incenso bruciato nel turibolo dona solennità alle celebrazioni e crea un clima di sacra riverenza.
Bruciare l’incenso ha un significato simbolico: “è cosa santissima per il Signore” (Es 30, 1-10); “profumo
soave per il Signore” (Lv 2); l’uso dell’incenso nel Santo Sepolcro ripropone l’immagine delle donne che
portarono oli aromatici per imbalsamare il corpo del Signore e trovarono invece l’angelo annunciante la
gloriosa risurrezione (Mc 1,6); “gli furono dati molti profumi perché offrisse insieme con le preghiere di tutti
i santi bruciandoli sull’altare d’oro, posto davanti al trono. E dalla mano dell’angelo il fumo degli aromi salì
davanti a Dio, insieme con le preghiere dei santi” (Ap 8, 3-4).
Incensare muovendo il turibolo in forma di croce, rievoca la morte in croce del Signore; mentre
l’incensazione circolare significa che i doni e le offerte sono stati circoscritti, riservati cioè al culto divino.
Franco dell’Aquila