CONTRO L`INDUSTRIA: E` GUERRA TOTALE! E` proprio come nei

Transcript

CONTRO L`INDUSTRIA: E` GUERRA TOTALE! E` proprio come nei
CONTRO L'INDUSTRIA: E' GUERRA TOTALE!
E' proprio come nei migliori giochi di strategia militare, in
questo caso portata avanti con azioni distinte, in alcuni casi
palesi in altri nell'ombra, da diversi livelli istituzionali e
dell'associazionismo, quello locale da “bar dello sport” e
quello nazionale più forte e ramificato, tutte riunite però da un
unico filo conduttore comune : NO ALL'INDUSTRIA.
Un “NO” che deriva inizialmente dalla preoccupazione (
giusta e condivisa da tutti, lavoratori del settore compresi)
relativa all'impatto sanitario e ambientale dovuto agli
insediamenti industriali, ma che, come nel caso specifico di
Eurallumina, quando questi argomenti vengono sviscerati e
analizzati sino a valutarne la grandezza delle virgole, in 930
giorni di istruttoria tecnica, due presentazioni pubbliche, due
conferenza dei servizi più un supplemento, con osservazioni e
richieste di integrazioni poi chiarite, con altri 23 enti diversi
(distinti per argomento e competenza specifica) che al termine
di una conferenza dei servizi durata due giorni, danno il
parere positivo al progetto di ripresa produttiva della
fabbrica....ora questi,non bastano più! Quindi, chiarito che chi
deputato alla valutazione del lato sanitario e ambientale del
progetto ha dato il proprio parere positivo, bisogna inventarsi
altro, bisogna passare al piano “B”, bisogna usare le armi
pesanti: allora via al Ministero dei beni culturali e alle
associazioni ambientaliste di caratura nazionale.....perchè il
fine ultimo è sempre lo stesso: NO ALL'INDUSTRIA.
Il primo, il MIBACT, che ha partecipato a tutte le riunioni
tecniche previste dall'iter autorizzativo del progetto
1
Eurallumina ( senza mai segnalare eventuali problemi) e che
solo nell'ultimo giorno, dell'ultima conferenza dei servizi,
nell'ultima ora, ha espresso parere negativo per problematiche
risalenti alla tutela del paesaggio ( problematiche che se
esistenti non possono certo essere nate all'ultimo momento e
che sono state confutate “in punta di diritto”e in un lavoro
egregio dalla stessa Regione Sardegna). A questo punto,
anche chi non è un simpatizzante delle teorie del complotto,
può vedere chiaramente la strategia messa in atto: si è
aspettato e sperato che fossero altri ( magari la sanità e
l'impatto ambientale, nel caso con motivazioni ben più
importanti), a prendersi la responsabilità di negare la
ripartenza di un impianto produttivo che porta con se almeno
1000 buste paga, ma l'istruttoria ha dato un risultato diverso :
il progetto è compatibile con norme e regole sanitarie e di
impatto ambientale.
E' giusto ricordare, perchè molto importante e basilare, che gli
stessi lavoratori Eurallumina, in ogni sede, hanno sempre
dichiarato che se l'istruttoria autorizzativa avesse palesato
problematiche importanti e relative alla salute pubblica o
all'impatto ambientale,
“ non avrebbero più indossato la
caratteristica giacca verde” e avrebbero smesso di lottare per
un progetto che potenzialmente avrebbe potuto danneggiare
cose e persone ( lavoratori compresi)....MA IL RISULTATO
DELLA CONFERENZA
ALTRO!!!!
AUTORIZZATIVA
HA
DETTO
Allora la strategia, preparata in modo oculato, ha previsto
l'utilizzo del jolly : il parere negativo, con grande stupore di
tutti i partecipanti alla conferenza, della Soprintendenza del
Ministero dei Beni Culturali. Carta che viene immediatamente
buttata sul tavolo, anche perchè a quel punto si trovavano nel
2
giro conclusivo dei pareri e delle valutazioni finali che
avrebbero chiuso la conferenza. Mentre , a loro sostegno, le
associazioni ambientaliste a livello nazionale, chiaramente
tirate in ballo e imbeccate, parlano mediante i loro
rappresentanti nell'isola, ma che nella maggior parte dei casi
(tranne qualche eccezione) hanno
conoscenze limitate
sull'argomento, si basano su chiari preconcetti, su
informazioni sbagliate, addirittura confondendo diverse realtà
( fanghi Monteponi- Sito di stoccaggio Eurallumina),
dimostrando di non conoscere il territorio verso il quale si
prendono il diritto di decidere e sentenziare, oltretutto
ignorando completamente le reali fonti di inquinamento
presenti nel territorio, retaggio delle vecchie attività
minerarie, per le quali mai si sono visti “banchetti”e/o
movimenti plateali per chiederne la bonifica. Era ed è tutto
programmato, un attacco organizzato, con una strutturazione
che parte dal basso ( anche troppo), iniziando da qualche
associazione locale che conta pochissimi iscritti ( di solito
sempre gli stessi) con carattere personalistico e famigliare,
dedite a strappare in qualsiasi modo (anche il più becero) un
articolo di giornale o una foto in prima pagina, per arrivare
sino ai livelli alti, con rappresentanti che stanno direttamente
dentro i Ministeri della Repubblica Italiana. Alla base di tutto
è ormai chiaro che non c'è la tutela della salute o
dell'Ambiente, ma una visione del mondo ipocrita che critica
e contrasta in ogni modo le produzioni industriali, ma che ne
condivide e consuma i prodotti. Nello specifico l'Alluminio è
un metallo che fa parte della vita quotidiana dell'uomo, un
metallo che per caratteristiche, ad oggi, non è sostituibile con
altri. Quindi, in un modo o nell'altro, nel mondo deve essere
prodotto e utilizzato: dalle automobili, agli aerei, alle
3
apparecchiature mediche, a quelle digitali, all'edilizia, alla
ricerca ecc ecc . Resta certo il fatto che gli oppositori
dell'Industria non hanno però trovato la via più semplice per
arrivare al loro fantastico obiettivo di rifiutare l'Industria,
eppure esiste! Ed è una soluzione che dovrebbe essere di
valutazione immediata, perchè come si dice: “è quella che per
prima salta agli occhi!”, infatti tutti potremo rinunciare
all'utilizzo dell' Alluminio, dei metalli in genere e tutto quello
che deriva dalla produzione industriale, ritornando al periodo
pre-rivoluzione industriale,andando tutti a vivere nella casetta
del “mulino bianco”, con la ruota a pale, che utilizza come
forza motrice l'acqua del ruscello, come unica risorsa
tecnologica . Ma stranamente nessuno degli oppositori
all'Industria vuole rinunciare a niente: i confort della vita
odierna e occidentale sono difficili da abbandonare!
Sopratutto per i radical chic che frequentano i salotti
intellettuali della “crema”, della società “bene”, che ogni
giorno, tornando a casa, sanno di avere sotto il cuscino una
situazione economica che non creerà problemi a loro e ai loro
discendenti per diverse generazioni. Va bene però utilizzare
comunque i prodotti industriali, farli produrre in altri stati, di
solito quelli sottosviluppati, dove non esistono regole di tutela
ambientale e sanitaria, dove le autorizzazioni te le da il
regime totalitario del momento, dove i lavoratori vengono
utilizzati come schiavi. Da questa parte del mondo invece
l'Europa emana, giustamente, direttive che abbassano
ulteriormente i limiti delle emissioni industriali in atmosfera e
l'Italia non solo recepisce l'indicazione europea, ma per molti
inquinanti ne dimezza ulteriormente il limite di emissione,
che tutte le attività industriali che producono nel suolo
italiano devono rispettare, compreso il progetto Eurallumina,
4
perchè è legge dello Stato!!! Come è errata la valutazione che
“i portatori sani di ambientalismo” fanno sulle emissioni di
Co2 , che non è un inquinante ( come loro lo considerano) ma
un “gas serra”, quindi ,al limite, responsabile dell' ”effetto
serra” e del relativo aumento della temperatura globale.
“Globale” appunto, il che significa che se la Co2 è emessa in
Italia, in Cina o in Papuasia, l'effetto sul clima globale è lo
stesso. Ma i baroni dell'ambientalismo spinto e i boiardi di
Stato, non considerano questo argomento importante, il loro
NO è a prescindere. Oggi, superato il potenziale e più
importante problema in ambito sanitario e ambientale, si
fanno le barricate sull'impatto paesaggistico del progetto, su
un paesaggio, appunto, industriale e che esiste da decenni,
fatto di pale eoliche, ciminiere, siti di stoccaggio e strutture
industriali. Per chiarire, va da se che la costruzione di una
qualsiasi struttura industriale vicino al Colosseo o nella più
famosa “Piazza San Pietro” avrebbe trovato sponda e
significato nelle osservazioni fatte dal MIBACT, ma che
perdono di sussistenza quando in un paesaggio Industriale si
aggiungono strutture “Industriali” che non ne cambiano di
certo l'aspetto principale, posizione questa valutata e
condivisa unitariamente, in un documento inviato a tutti i
soggetti coinvolti nell'iter autorizzativo, dalle segreterie
Regionali e Territoriali di FILCTEM, FEMCA e UILTEC.
Attenzione però, quello che può sembrare una situazione
circoscritta solo al progetto di ripartenza Eurallumina, può
essere e lo è sicuramente, un campo prova per testare le armi
di opposizione all'Industria in genere. Se dovesse passare
questo modo di valutare il paesaggio industriale, se dovesse
passare questa interpretazione, creando quindi il precedente,
niente potrebbe evitare l'applicazione dello stesso ad altre
5
realtà industriali del territorio ( vedi ampliamenti e
costruzione nuovi impianti o siti di stoccaggio), ma dell'intera
Sardegna per poi arrivare oltre mare a toccare la penisola. La
guerra è dura e a volte impari, ma i lavoratori Eurallumina
continueranno con determinazione, nella loro lotta per il
lavoro, nel rispetto delle norme e delle leggi, convinti che il
futuro economico e sociale del Sulcis,della Sardegna e
dell'Italia, non possa prescindere da un modello di sviluppo
integrato.
Gian Marco Mocci
DELEGATO FILCTEM CGIL RSU Eurallumina
PORTOVESME 16 FEBBRAIO 2017
6