di Filippo D`Elia I nostri ragazzi sono sottoposti ed esposti ad un
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di Filippo D`Elia I nostri ragazzi sono sottoposti ed esposti ad un
di Filippo D’Elia I nostri ragazzi sono sottoposti ed esposti ad un numero sempre maggiore di stimoli 1 ed, allo stesso tempo, cresce anche la varietà dei rischi ai quali possono andare incontro, così come le modalità e le forme di disagio che li coinvolgono2. L’estensione delle relazioni, anche virtuali, ha ‘globalizzato’ il processo di crescita e sviluppo dell’identità. Proprio quell’identità che l’adolescente (13-19 anni) va pian piano tessendo se da un lato riceve maggiori opportunità di sviluppo delle sue capacità relazionali, non ancorandosi unicamente ai centri tradizionali di formazione (famiglia, scuola, chiesa), dall’altro rischia una frammentazione educativa, nonché una relatività dei costumi ed una precarietà valoriale3. La chiesa diocesana in questo contesto socioculturale fa fatica a seguire i suoi adolescenti. Spesso si denota un abbandono da parte dei ragazzi subito dopo l’inizio della prima media. La parrocchia scivola via, diventa roba per bambini. Passato a comunione, l’adolescente rimane con un piede dentro la parrocchia, in vista della Cresima, e uno fuori con i coetanei che non frequentano già più. La fascia dei 12-16 anni spesso non partecipa ad iniziative diocesane, soprattutto se organizzate fuori dal proprio paese. Alcuni tentativi lodevoli sono stati fatti negli anni scorsi presso il Seminario minore di Castellaneta, proponendo campi estivi e incontri rivolti ai ragazzi maschi di scuola media inferiore. Sembrerebbe necessaria una pastorale degli adolescenti diocesana che, ripensata in collaborazione con gli insegnanti di religione cattolica delle scuole medie inferiori e superiori, possa mettere in campo strategie educative nuove anche al di là delle mura parrocchiali.4 La domenica a messa partecipa solo il 6% dei ragazzi delle nostre parrocchie. Dicono di annoiarsi durante la Messa, di non capire alcuni suoi simboli e il perché si ‘debba’ andare. I ragazzi che frequentano le comunità parrocchiali trascorrono sempre meno tempo all’interno di esse, se non per il catechismo e la celebrazione eucaristica. Nella maggior parte del tempo libero l’adolescente sta col gruppo dei pari, che molto spesso non frequenta la parrocchia, con il/la fidanzatino/a oppure preferisce stare solo, magari in internet o a giocare con i videogiochi5. Gli oratori che propongono attività per gli adolescenti, anche rivolte ai genitori, sono pochi. Cineforum, corsi di educazione alla affettività, corsi di formazione alla genitorialità, spazi e tempi di preghiera adatti e preparati per e con i ragazzi e le loro famiglie sono occasionali. Nell’immaginario collettivo ‘oratorio’ 1 I dati cui faccio riferimento provengono dalla Indagine conoscitiva sulla condizione dell’Infanzia e dell’Adolescenza in Italia 2011, a cura del telefono Azzurro e dell’Istituto di studi “Eurispes”. 2 Le tecnologie dell’informazione e della comunicazione hanno fornito agli adolescenti una capacità di conoscenza, di connessione e di espressione mai vista dalle precedenti generazioni (il 95% degli adolescenti possiede un telefonino; il primato comunque rimane della TV: solo il 4,1% non la guarda mai!). 3 La perdita di riferimenti educativi è tipica della ‘società adolescente’ che, attraverso i media, fomenta l’utopia di uno stile di vita basato sul ‘tutto e subito’, sul dominio dell’immagine/apparire (il 2,3% degli adolescenti intervistati ha fatto ricorso alla chirurgia estetica, il 7,5 ha un tatuaggio, il 25,3% ha un piercing), sul godere dell’altro come oggetto di divertimento(sessualità ludica, bullismo). 4 Sono tanti i ragazzi che si avvalgono dell’insegnamento della Religione Cattolica in classe (85,5%), diversamente dai loro coetanei del Centro-Nord dove gli avvalentesi scendono al 64,7%. C’è da dire che, soprattutto nella scuola media secondaria superiore, la lezione di religione cattolica verte sul dialogo attorno alle domande di senso, sulla sessualità, sulle droghe, sull’alcool. 5 Il tempo libero è sacro per i ragazzi. Il 25,4% trascorre un’ora al giorno davanti ai videogiochi, il 15% da un’ora a due, il 12,8% fino a 4 ore e oltre. Il 50% dei ragazzi dichiara di perdere la cognizione del tempo quando è on line, in Internet, dimenticandosi di fare altre cose. Infatti, Internet è un “luogo virtuale” in cui ci si sente più a proprio agio che nella “vita reale”, o che consente di sfuggire dai problemi e dalle difficoltà del quotidiano. I social network ridefiniscono, dunque, anche il concetto di “amicizia”. Tra gli interessi degli adolescenti emergono ai primi posti la musica, i viaggi, lo sport, il cinema. Politica ed economia sono all’ultimo posto. Per ciò che riguarda il volontariato il 37,1% si dichiara “per niente interessato” e il 37,5% “poco”. corrisponde a “centro sportivo” che spesso viene dato in gestione ad associazioni sportive dilettantistiche, dove saltuariamente si organizzano tornei diocesani tra adolescenti. E’ diventato difficile andare incontro ai luoghi di ritrovo dei ragazzi, non più la piazza o la villa paesana. L’aumentare dei ‘club’ (piccoli garage o scantinati) presi in affitto dai ragazzi rivela il bisogno dei nostri adolescenti di luoghi di ritrovo autogestiti, autonomi, che non sono casa, scuola, strada…ma che li rinchiudono spesso in se stessi con il rischio di dipendenze come gioco di carte, bere birra, fumare, oltre che luogo per i primi rapporti sessuali tra coetanei.6 Poco diffuse sono iniziative come ‘campi estivi’, ‘grest’, ‘settimane ragazzi’ che li vedrebbero coinvolti nei mesi di Giugno e Luglio. Spesso l’estate si rivela come il tempo dello “sballo”. Basti pensare alla ‘movida pomeridiana’ dedicata ai minorenni nelle discoteche di Castellaneta Marina e di Ginosa Marina durante l’estate. Per alcuni dei 14-18enni l’estate si trasforma in opportunità per le prime esperienze lavorative o di volontariato7, a confermare che l’attuazione della libertà, tipica dell’età adolescente, avviene nella scelta e nella decisione che insieme danno vita all’impegno e al servizio. L’Agesci risulta essere una delle associazioni cattoliche più diffuse sul territorio diocesano che invita l’adolescente a fare un percorso formativo integrale che coinvolga tutta la sua persona. I ragazzi vedono i nostri sacerdoti distanti da loro; li vedono molto indaffarati nella gestione della parrocchia. Temono il giudizio di una morale cattolica spesso poco conosciuta e fatta di slogan. Ammirano i preti “famosi” per le loro azioni in favore della giustizia, della pace e della legalità. Desiderano un sacerdote che cammini accanto a loro, anche per strada, lontano dalla sagrestia, e che gli sveli “dov’è Dio?”, “come vedere Dio?”, “dove cercare il senso e la felicità?”. Cercano testimoni credibili del Dio fiducioso nella vita; cercano maestri di preghiera e di ascolto. Tra i catechisti degli adolescenti pochissimi sono i giovani: la vicinanza d’età, un linguaggio e un sentire comune potrebbero rendere l’annuncio evangelico più efficace. Ma a tal riguardo bisogna tener conto del fatto che il 35% dei 18enni della provincia di Taranto dopo la scuola secondaria superiore si trasferisce, spesso al Centro-Nord. Questi giovani sono una risorsa che la nostra diocesi ha formato e che vede partire per progettare la propria vita. Se l’adolescente si allontana dalla parrocchia, i suoi genitori non son da meno. E’ difficile trovare intere famiglie che frequentano la vita parrocchiale8. La famiglia preferisce educare nel privato della propria casa e crede poco nella corresponsabilità educativa delle figure autorevoli che si incontrano in parrocchia. Ma la famiglia da sola non basta per educare l’adolescente. L’isolamento dell’istituzione familiare nell’attuale situazione sociopolitica italiana necessita di reti familiari solidali che si sostengano nel difficile compito educativo9. 6 La maggior parte di adolescenti non parla mai con i genitori di sessualità (61,6%) e di droghe (52,7%). Temi, quest’ultimi, affrontati con il gruppo di amici. Il 28% degli adolescenti ha avuto rapporti sessuali: la maggior parte dei ragazzi interessati sperimenta per la prima volta il sesso tra i 15 e i 17 anni (19,3%). A fronte di un 49,1% che vede la sessualità come l’espressione di un sentimento d’amore, il 14,8% lo considera una esigenza naturale e l’11,3% l’espressione dell’attrazione tra due persone. Il 15,2% non ha voluto rispondere al quesito. 7 Adolescenti e volontariato in Italia: il 37,1% si dichiara “per niente interessato” e il 37,5% “poco”. 8 In famiglia si parla più spesso di questioni pratiche o argomenti leggeri: scuola (77,9%), salute (59,8%), sport e tempo libero (54,8%), amicizie (50,3%), internet e nuove tecnologie (25,2%), fatti di cronaca (24%), crisi economica (22,3%), amore e sentimenti (17,5%), politica (13,9%), ecologia (7,8%). 9 I ragazzi sembrano beneficiare del maggior dialogo presente nelle famiglie, tanto che l’88,7 % degli adolescenti italiani ammette di poter contare sulla mamma e il 73,7% sul papà. Ciò favorisce, d’altro canto, l’elevarsi dell’età di convivenza con i genitori e il perpetrarsi dello stato di vita adolescente ben oltre l’età biologica, anche a causa della disoccupazione giovanile. La famiglia per il 55,7% dei casi rimane il punto di riferimento per chiedere consigli. Solo lo 0,5% degli adolescenti si rivolge agli insegnanti. L’apertura e il dialogo genitori-figli diminuiscono in maniera proporzionale all’età, coinvolgendo il 38,7% dei ragazzi tra i 12 e i 15 anni e il 15,3% dei 16-18enni. Il 4% dei ragazzi spesso accusa i genitori di essere troppo assenti, soprattutto per lavoro.