Rivista IDEMagazine - Aprile 2012
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Meglio la scommessa o l'investimento? In realtà...sono la stessa cosa - Borsa Italiana Pagina 1 di 2 Home page › Derivati › Meglio la scommessa o l'invest iment o? In realt à...sono la st essa cosa L÷economia e la finanza sembrano molto più seri delle scommesse. Eppure essi sono un particolare tipo di scommessa, che per giunta non paga nemmeno generosamente! Carissimi lettori di IDEMagazine, per diversi mesi abbiamo condotto un lungo excursus attraverso l’aleatorietà dei risultati degli investimenti e nella speculazione finanziaria. Abbiamo visto come il caso genera le tendenze e come le tendenze siano fortemente disturbate dalla casualità o comunque da fattori che ne stanno al di fuori. Nell’ultimo articolo ci siamo poi addentrati nell’argomento scommesse spiegando la pericolosità della strategia Martingala, ovvero del raddoppio della giocata dopo una sconfitta. In tutto il lavoro dei mesi scorsi, dunque, abbiamo esplorato l’universo ancora poco conosciuto delle scommesse, intendendo con questo termine l’allocazione di capitale finanziario in un’operazione il cui esito dipende dall’andamento di una grandezza e le cui risultanze possono portare un incremento o una diminuzione del capitale investito. Già da questa definizione ci rendiamo conto come sia sbagliato in quanto limitativo pensare alle scommesse solo come giochi che hanno a che fare con i giochi tipici del casinò, i quali si suddividono in giochi puramente aleatori (cioè decisi puramente dal caso e non dalla destrezza del giocatore), quali ad esempio Roulette, Slot Machine e dadi, e giochi legati alla destrezza del giocatore, quali tipicamente il Blackjack e, indipendentemente dal fatto che si svolga in un casinò oppure no, il Poker. Questi sono giochi, ovvero attività che si svolgono per divertimento ed emozione, oltre che per sperare in un guadagno (in molti casi assai improbabile). I giochi di carte, invece, sono giochi certamente condizionati dal caso, ma anche decisi dall’abilità del giocatore, nel senso ad esempio di conoscere le probabilità di vittoria ad ogni mossa, proprio come vengono mostrate in tv durante la trasmissione dei tornei di poker. Poi ci sono le scommesse sullo sport, tra le quali primeggiava l’ippica, ma ormai sta prendendo il sopravvento il calcio. In Gran Bretagna, poi, si può scommettere su ogni cosa, compresi i fatti della vita della famiglia reale. Partiamo proprio dalla Gran Bretagna. Perché in quel paese le scommesse sono così amate? E perché, soprattutto, si scommette su fatti così lontani dalla realtà dello sport? Semplicemente perché si vuole guadagnare denaro dalla correttezza di una propria previsione od opinione. Gli anglosassoni sono un popolo estremamente pragmatico e dunque sono in molti a non accontentarsi del semplice piacere intellettuale di aver ragione. Questa è senz’altro una bella circostanza, ma diventa ancora migliore nel caso in cui porti pure del denaro. Da questo principio generale possiamo procedere per capire le motivazioni che spingono a scommettere su altri giochi. Nel caso del poker può essere certamente la voglia di guadagnare denaro, ma anche quella di diventare famosi vincendo i tornei più prestigiosi (nei quali il denaro che si gioca è virtuale ed il montepremi non è stabilito in base al gioco sul tavolo, ma in maniera analoga alle altre competizioni sportive). Nel caso del casinò, il piacere che si prova a giocare ai tavoli (se si tratta di giochi puramente aleatori) è prevalentemente emotivo. Il “tentare la sorte” non è nient’altro che la speranza di guadagnare qualcosa partecipando ad un gioco di lusso all’interno di un ambiente lussuoso. Questo tipo di comportamento (il affidarsi alla sorte prima di tutto per ragioni emotive) risale quasi certamente alle origini dell’umanità, così come sottoporsi a prova di coraggio di destrezza, che però riguarda non solo marginalmente l’argomento che stiamo trattando. Certamente il gioco, così come lo ha definito lo studioso francese Roger Caillois, si pratica perché durante le partite si vuole stare all’interno del cosiddetto altro da sé, cioè che si vuole sentire abili, intelligenti, forti, coraggiosi, ricchi, eccetera. La mimesi che avviene, dunque, ci porta in una dimensione che amiamo o da cui siamo attratti. NumeroÀ107 - Aprile 2012 Editoriale in questo numero la sezione Institutional Investor illustra come nel calcolo del valore teorico di un’opzione di stile europeo o americano si deve tener conto di eventuali dividendi “staccati” entro la data di scadenza dell’opzione stessa.......continua Archivio IDEMagazine Visualizza tutte le edizioni della IDEMagazine. Speciale Giornata Nazionale della Previdenza Nei giorni 10-11-12 maggio 2012 Palazzo Mezzanotte ospiterà la Seconda Giornata Nazionale della Previdenza. La tre giorni, di cui Borsa Italiana è tra i sostenitori, è un evento aperto a tutti e dedicato al mondo delle pensioni e del welfare. L’obiettivo è quello di accrescere la conoscenza dei temi previdenziali e della finanza personale nel nostro Paese....continua E l’investimento finanziario? È divertimento? A volte si. È emozione? A volte molto più di quanto dovrebbe essere. È appagamento? Si vorrebbe che lo fosse sempre! Però l’investimento finanziario ha una caratteristica molto importante a cui viene prestata troppo poca attenzione. E cioè l’investimento è una scommessa che ci sentiamo costretti a fare. Chi che cosa ci costringe ad investire sui mercati finanziari? L’erosione del potere d’acquisto dei nostri risparmi, ovvero l’inflazione. Sappiamo che le forme di investimento a basso rischio (conti correnti, conti di deposito, pronti contro termine) non sempre rendono a sufficienza per poter evitare i propri risparmi siano erosi dall’inflazione. Questo spesso ci induce a correre rischi che tutto sommato preferiremo evitare, ma le circostanze ci costringono a scegliere attività finanziarie che, in caso favorevole, offrono rendimenti maggiori, ma in caso sfavorevole comportano delle perdite. Il fatto che gli investimenti finanziari possono comportare delle perdite importanti, ma ben difficilmente pari all’intero capitale investito fa sì che essi non vengano percepiti come una scommessa vera e propria, nella quale invece la perdita spesso riguarda l’intero capitale investito. Ma ogni volta che si investe proprio denaro in un meccanismo che può comportare non solo dei profitti, ma anche delle perdite, di fatto si sta scommettendo. Dunque su cosa si scommette quando si effettuano investimento finanziario? Sull’affidabilità dell’attività mobiliare che si è acquistata? Certamente. Sulla solidità e sulla serietà della banca in cui depositiamo il nostro denaro? Necessariamente. Però questi fattori, a mano a mano che si scelgono investimenti rischiosi, lasciano spazio ad un meccanismo che associa molto di più l’investimento finanziario alla scommessa pura. E cioè noi allochiamo il nostro denaro in un’operazione il cui risultato dipende dall’accadimento di alcuni fatti, piuttosto che di altri. Fatti che sono più o meno probabili, ma non certi. Non importa se ci affidiamo ai consulenti. Non importa se in maniera indipendente attraverso la lettura dei giornali od utilizzando l’analisi tecnica. Per quanto puntigliosa, sofisticata e precisa possa essere la nostra analisi preliminare, il risultato finale della nostra scommessa è sempre messo a rischio da tutti i fattori di cui abbiamo parlato negli articoli precedenti, compresa l’immancabile casualità. Se dunque l’investimento è una scommessa, bisogna iniziare a trattarlo come tale. E per farlo il primo passo è senz’altro quello di valutare il playoff, ovvero il guadagno atteso. È qui, purtroppo, arrivano le note dolenti. Infatti, se paragonato alla scommessa sportiva, l’investimento finanziario offre dei rendimenti deludenti. Basti pensare a quante volte siamo riusciti a detenere un titolo finanziario fino al raddoppio del suo valore. Alla maggior parte dei risparmiatori è successo pochissime volte. Spesso non è mai accaduto. Eppure, traducendo il raddoppio del valore in una quota di una scommessa sportiva essa diventa un banalissimo 2 a 1, ovvero quanto paga, ad esempio, una vittoria casalinga in campionato delle più blasonate squadre di calcio europee. La sconfitta in casa delle stesse squadre può arrivare a pagare 10 a 1 o anche più. E quasi sempre capita che in una stagione quelle squadre perdano in casa almeno una partita, magari di quelle apparentemente facili. Dunque non si tratta di rendimenti puramente teorici; essi possono essere concretamente conseguiti. Letta in questi termini la situazione ci sconsiglierebbe di investire nella finanza, dal momento che i risultati finanziari più strepitosi equivalgono a de le scommesse sportive piuttosto “tranquille”. Ovviamente ci dev’essere qualcosa che ci sfugge. Ed infatti c’è ed è quanto abbiamo detto in precedenza, ovvero che l’investimento finanziario difficilmente porta alla perdita dell’intero capitale. Pertanto un’attività finanziaria da cui si può attendere al massimo un ritorno di 2 a 1, ma che comporta un rischio del 20%, ovvero di 0,2 in termini di posta, è come se pagasse 10 a 1 (ovvero 2/0,2). Ma a quel punto il problema è che quel 2 a 1 è un risultato rarissimo da ottenere. Spesso le nostre scelte e/o le circostanze di mercato fanno sì che il nostro guadagno possa essere al massimo pari al 20%, cioè, in termini di posta, 1,2 a 1. Ma 0,2 di possibile guadagno contro 0,2 di possibile perdita portano il gioco ad una posta di 1 a 1, ovvero posso sperare di guadagnare quanto posso temere di perdere. In altre parole, se non fosse per motivi puramente emotivi, sarebbe del tutto inutile giocare. Come si esce da questa spirale perversa? Esattamente come abbiamo spiegato negli articoli precedenti, ovvero minimizzando le perdite e massimizzando i profitti, in modo da portare il più possibile la nostra posta teorica a 2 a 1, o 3 a 1, o anche più. Inoltre l’approccio alla finanza come scommessa ci aiuta a capire l’importanza del controllo delle perdite. In altre parole, maggiore è la volatilità http://www.borsaitaliana.it/derivati/idem-magazine/aprile2012/siat.htm 23/05/2012 Meglio la scommessa o l'investimento? In realtà...sono la stessa cosa - Borsa Italiana Pagina 2 di 2 dell’investimento, minore è il capitale che è necessario rischiarvi. Questa è un’altra tecnica che consente di generare poste vantaggiose per l’investitore/scommettitore. In conclusione di questo articolo dobbiamo doverosamente replicare a coloro i quali, arrivati con la lettura a questo punto, obietteranno che in realtà è molto più facile prevedere l’andamento dell’economia che non il risultato di una partita di calcio. La nostra replica parte doverosamente dal fatto che quest’ultima affermazione non è affatto vera. Basti pensare alla situazione della congiuntura europea in questi giorni. I rischi legati alla finanza dei paesi cosiddetti “periferici” sono ancora così elevati da rendere molto più arduo che in altri momenti prevedere quale possa essere l’andamento dell’economia comunitaria. Inoltre, come abbiamo dimostrato nei mesi precedenti, anche una tendenza ben definibile e ben definita può soffrire di forti rovesci, i quali possono essere temporanei ma provocare comunque dei danni finanziari non trascurabili, se non altro perché producono in noi l’emotività che aumenta la nostra probabilità di errore. L’elemento comune tra l’investitore lo scommettitore, oltre al meccanismo che genera profitti e perdite, è la necessità di avere lo stretto controllo della quantità di denaro che si inserisce nel gioco. Senza di esso qualunque momento favorevole, nell’investimento come nel gioco, finisce con l’essere sprecato, in tutto in parte, all’arrivo di una fase sfavorevole. Il paragone con il gioco le scommesse può essere inizialmente un po’ difficile da accettare per l’investitore più tecnico, appassionato di analisi tecnica, di analisi fondamentale, macroeconomia eccetera. Ma la conoscenza dei meccanismi delle scommesse e del controllo del rischio non sostituiscono questi studi, ma semplicemente rappresentano un sapere aggiuntivo che aiuta a migliorarne sensibilmente lo sfruttamento. Massimo Intropido E' il fondatore di Ricerca Finanza. Classe 1967, laureato in Economia e Commercio all'Università Cattolica di Milano, nel 2003, ha fondato Ricerca Finanza, per portare al mercato finanziario italiano un metodo ed una competenza nuovi, affidabili ed accessibili. E' socio ordinario S.I.A.T. (Società Italiana di Analisi Tecnica), per la quale ha svolto e svolge prestigiosi incarichi e dell'A.I.F. (Associazione Italiana Formatori). http://www.borsaitaliana.it/derivati/idem-magazine/aprile2012/siat.htm 23/05/2012