avola Smeraldina

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avola Smeraldina
La Tavola Smeraldina, l’Albero della Vita e lo specchio
L’eterna ricerca della Sapienza della Vita
L’Alchimia, si dice, è un’arte-scienza antica quanto la scrittura o forse ancora di più. Praticarla
significa cercare appassionatamente e pazientemente di cogliere i misteri della Natura, della
“Mater-Materia”, non per violarla, dominarla o “superarla” come si tende a fare oggi, ma per
armonizzarsi con essa e restituirle l’integrità e la “divinità” del momento in cui fu creata. L’alchimista
vive nel proprio corpo i processi che opera sulla materia, ossia le fa da specchio, o meglio si fanno
da specchio reciprocamente: ciò che accade nell’uno accade anche nell’altra.
La Tavola Smeraldina è comunque un riferimento basilare non solo per l’Alchimia, ma per tutte le
vie cosiddette “sapienziali”.
Maggio 2014
Di:
1
La Tavola Smeraldina in un antico disegno
simbolico.
Molte interpretazioni sono state date al termine
“smeraldina”; una si riferirebbe al fatto che, in
Alchimia, il colore verde contraddistingue i segreti
rivelati.
1.
È vero senza menzogna, certo e veritiero.
2. Ciò che è in basso è come ciò che è in alto e ciò che è in alto è come ciò che
è in basso1: tutto perché si compiano i miracoli della Cosa Una.
3. E come tutte le cose sono e provengono da UNO, così tutte le cose sono
nate da questa cosa unica per adattamento.
4. Suo padre è il sole, la luna è sua madre. Il vento l’ha portata nel ventre e
la terra è la sua nutrice e il suo ricettacolo.2
5. Il padre di tutto, il Telema3 del mondo universale, è qui. La sua forza e la
sua potenza restano intere,
6. se sono convertite in terra.4
1
Si noti la somiglianza con il “come in cielo, così in terra” del Padre Nostro. E comunque ovviamente si tratta di un alto
e di un basso simbolici…
2
Chi o che cosa è figlio del sole e della luna, è stato portato nel ventre dal vento e nutrito dalla terra? Si intende la
“cosa unica”? Su questo esistono svariate interpretazioni, tra cui che si tratti della prima materia o materia “vergine”,
ossia priva di altri elementi anche spirituali: fango, polvere, escremento…
3
Telema: termine greco che significa “volontà”.
4
In alcune traduzioni italiane si dice “e” (non “se”) sono convertite in terra.
2
La Tavola Smeraldina (o Tabula Smaragdina) costituisce il fondamento di tutte le vie
“sapienziali” ed è attribuita a Ermete Trismegisto, il “tre volte grande” padre dei filosofi, ossia degli
“amanti della sapienza”.
Sophia (da cui filosofia) è uno dei nomi più importanti della Dea. Significa, appunto,
“Sapienza”: non quella che si può imparare dai libri, bensì quella, profonda, che caratterizza la Vita
e che si può cogliere solo immergendosi nei suoi “misteri”. A tutt’oggi, le litanie della Vergine Maria
includono l’invocazione sedes sapientiae, ossia “sede della sapienza”; nelle statue medioevali delle
Vergini Nere, il concetto di sede era espresso dalla sedia regale che le accoglieva e i cui braccioli, a
volte, erano ornati da finestre bifore come se essa fosse, appunto, un palazzo.
Entrare nei misteri della Dea richiedeva nervi saldi, determinazione, amore, umiltà e
pazienza, poiché la Vita è una forza formidabile fatta di nascita e di morte, di luce e di tenebre, di
bellezza e di orrore, di dolcezza e di furia e va accettata tutta. È noto, ad esempio, che una delle
prove più difficili e “avanzate” consisteva nel restare chiusi in un sarcofago per tre giorni e tre notti…
Ma il premio per i pochi che riuscivano era splendido: Iside (altro nome fondamentale della Dea)
svelata, ossia la Vita, l’Universo che si dispiega davanti a te e tu capisci tutto (o quasi)…
Chi Ermete fosse davvero è oggetto di discussioni: chi vede in lui un personaggio realmente
esistito che sarebbe stato divinizzato come dio egizio Thot, chi un personaggio puramente
mitologico. Il nome lo collega comunque a Hermes, trasformato in Mercurio dai romani, il dio greco
della comunicazione, della fluidità, dell’inganno, dei crocevia, ma anche dei misteri. Essendo egli,
infatti, il messaggero degli dei, aveva accesso a tutti e tre i mondi: superno, terreno e anche infero,
avendo il ruolo di psicopompo, ossia di accompagnatore delle anime nell’aldilà. Per questo era a
conoscenza dei misteri di tutti quei mondi, i quali ovviamente potevano essere rivelati solo a pochi
e comunque in una forma tale per cui potessero essere intesi solo da chi “avesse orecchie per
intendere e occhi per vedere” e ne facesse buon uso: in forma, appunto “ermetica”.
Hermes guidava i defunti nel mondo infero e Thot, dalla testa di falco, ne pesava il cuore raffrontandolo a una
piuma per deciderne la destinazione.
Entrambi, dunque, erano fortemente connessi alla morte, il mistero più grande e impenetrabile per gli esseri
umani: morte che comunque doveva essere una premessa per una rinascita, come avviene nella Natura.
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Nella cultura ebraica, la dinamica dell’”alto” e del “basso” è condensata nella figura simbolica
chiamata Albero della Vita o delle Sephirot.
È una figura semplice solo in apparenza.
In realtà è estremamente complessa, richiede
anni e anni di studio e consente un’enorme
quantità di interpretazioni, comprensioni e
collegamenti riguardanti il Creato. Qui, anche a
causa delle mie poverissime conoscenze in
materia, mi limiterò a delinearne una.
Le Sephirot (le sfere) rappresentano
“mondi” corrispondenti alle fasi della
Creazione, che discende con un percorso
grosso modo a zig-zag dalla Sephira più alta,
Kether, per completarsi in quella più bassa,
Malkuth.
Pur precisando che esistono altre
dimensioni inconoscibili, Kether rappresenta lo
Spirito (Dio, il Cielo, il Re con la corona, il Padre)
e Malkuth la Materia (la Terra, il Regno, la
Madre). Ogni Sephira del percorso contiene le
proprietà di quelle che la precedono, ma non di
quelle che la seguono. Ad esempio, Chockmah,
la seconda, contiene solo le proprietà di Kether;
Binah, la terza, contiene solo le proprietà di
Chokmah e di Binah, e così via.
Ne consegue che l’ultima Sephira, Malkuth, contiene le proprietà di tutte le altre, inclusa la
Luce che caratterizza Kether. Essa ci appare “oscura”, ma in realtà è luminosa: è la leggendaria Luce
Nera ricercata dagli iniziandi. Non è, per così dire, un cielo notturno punteggiato di stelle: è tenebra,
senza fonti luminose, ma al tempo stesso è luce… Difficile da capire per le nostre povere testoline…
Tutto ciò per significare che, pur potendo, con opportune tecniche, “viaggiare” in questi
mondi, tutti i misteri della Creazione, inclusa l’essenza stessa dello Spirito, li possiamo trovare
dentro la Materia, dentro la Terra, dentro di noi… Parafrasando il famoso detto di Cristoforo
Colombo, cercare l’Oriente dirigendosi verso Occidente, possiamo cercare l’Alto andando nel
Basso; cercare lo Spirito immergendoci nella Materia. Cercare la nostra parte più divina e vera
immergendoci nelle nostre ombre e nei nostri inferi. Cercare il Padre immergendoci nella Madre,
rientrando nel suo utero.
Non a caso i nostri avi più remoti seppellivano i defunti in posizione fetale in tombe a forma
di utero, segnalando che intendevano affidarli alle forze della Creazione perché venissero ri4
generati. E i templi delle “Civiltà della Dea” erano a forma di donna gravida intendendo che anche lì
dentro poteva e doveva avvenire una ri-generazione grazie alla quale la persona moriva e rinasceva
continuamente a dimensioni sempre più elevate… o profonde! I cosiddetti “opposti” coincidono
sempre!
Ma tutto questo ce lo dice anche la Natura con i semi che, per germogliare, vengono “sepolti”
nella terra o con gli alberi che, quanto più si proiettano verso il cielo, tanto più devono affondare le
radici verso il cuore della terra…
In fondo è tutto un gioco di specchi… Ricordo il mio stupore quando mi dissero (sarà vero?)
che il termine egizio ankh, che noi chiamiamo “chiave della vita”, significava sia specchio, che chiave,
che vita. Come a dire che la chiave per comprendere la Vita sta in questo gioco di specchi…
1. Ankh “istoriato”. 2. Specchio. 3. Sistro, lo strumento che suonavano i seguaci di Iside. 3. La Dea fenicia Tanit.
Ancora dubbi che ci sia una relazione con la Dea?
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Siamo abituati a considerare la superficie dello specchio come una sorta di confine tra una
realtà percepita come concreta, oggettiva, e una percepita come immaginaria, soggettiva.
Approfondendo la riflessione e ampliando gli orizzonti ci si domanda quale delle due sia la più “vera”
e se questo confine sia davvero un limite… o non, piuttosto, una sfida ad andare oltre ciò che i nostri
sensi fisici percepiscono. Oltre una soglia che può svelarci cose “sante e terribili”, come recita un
verso cattolico a proposito del tabernacolo, affrontando e addomesticando i guardiani che
sembrano sbarrarci il cammino…
E tenendo ben presente, comunque, che l’obiettivo, per tutti, è compiere i miracoli della
Cosa Una, che è al tempo stesso l’origine e la meta… Poiché la Dea è un Uno completo e totale:
contenitore e contenuto, Creatore e Creato… Un Tutto così “Tutto” che è difficile immaginarlo…
Per concludere, ti invito a rileggere la Tavola Smeraldina con la testa, con il cuore e con la
pancia… e cerca di capire che cosa dice a te…
La bellissima immagine è da: www.ombradiunsorriso.wordpress.com
Gabriella Campioni
Alcune indicazioni (solo alcune tra le molte possibilità) per chi vuole approfondire:
Kàroly Kérenyi, Gli dei e gli eroi della Grecia, Oscar Mondadori
Annick de Souzenelle, Il simbolismo del corpo umano, Servitium
Will Parfitt, La Cabala, Oscar Mondadori
Peter Marshall, I segreti dell’Alchimia, Corbaccio
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