strumenti di misura da laboratorio (pdf, it, 217 KB, 6/4/10)
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Strumenti per l’analisi della postura e del movimento in clinica 1. Introduzione L’analisi del movimento in clinica ha più di dieci anni di età. Già in occasione dell’annuale congresso della Gait and Clinical Movement Analysis Society – GCMAS, http://www.gcmas.net/cms/index.php, uno degli organismi più autorevoli del settore – del 1996 a Birmingham (AL–USA), forte era la consapevolezza della validità di affiancare ai ‘tradizionali’ metodi d’indagine clinica, per esempio ematici o radiologici, valutazioni funzionali che fornissero informazioni più significative di quelle derivanti dai già esistenti test fisiatrici o neurologici (Sutherland, 2001). Talvolta, storicamente, il contesto laboratorio non è stato ritenuto ecologicamente adeguato soprattutto per pazienti particolarmente sofferenti (Sutherland, 2002). Ciò nondimeno, purtroppo e come spesso accade soprattutto in ricerca, questo tipo di approssimazione assicura comunque un soddisfacente rapporto vantaggi . Per la sua importanza nella vita quotidiana, la svantaggi marcia è stata la forma di esercizio maggiormente oggetto di tali valutazioni (Prince et al., 1997). Una trattazione particolare meritano l’analisi della postura e dell’equilibrio, anche essi requisiti funzionali fondamentali nella vita quotidiana. Qualsiasi forma di attività fisica (AF*), quindi anche la marcia, richiede un dato dispendio metabolico (DM). L’AF comprende sia lo sviluppo di forza isometrica e sia qualsiasi forma di movimento. Tra AF e DM, si tratta quindi delle due facce della stessa medaglia. Le branche della biomedicina che si occupano dello studio di AF e DM sono, rispettivamente, la biomeccanica e la bioenergetica (di Prampero, 1985; 1986). Per quanto riguarda la prima se ne può considerare storicamente ‘padre’ Giovanni Alfonso Borelli (1608–1679; Pope, 2005). Importanti esponenti del XIX secolo furono pure Étienne-Jules Marey ed Eadweard Muybridge, entrambi nati nel 1830 e morti nel 1904. Corretta postura ed adeguato equilibrio possono essere considerati requisiti indispensabili per lo svolgimento dell’AF*. 2. Biomeccanica La biomeccanica si occupa più specificamente di (Winter, 1979): 1) cinematica, cioè lo studio descrittivo del movimento; 2) antropometria, cioè lo studio delle variabili antropometriche (dai quali valori non può prescindere alcun successivo utilizzo dei dati cinematici); 3) cinetica (o dinamica), cioè lo studio delle cause e delle conseguenze del movimento; 4) energia, lavoro e potenza meccaniche relative all’AF*; 5) meccanica muscolare; ed 6) elettromiografia (di superficie). 2.1 Cinematica Di fatto, si possono prendere delle misure ‘analogiche’, un segnale fisico viene registrato sotto forma di altro segnale fisico, o ‘digitali’, il segnale fisico viene registrato subito sotto forma di variabile numerica (digitale). Normalmente, il segnale fisico oggetto di esame viene trasformato in segnale elettrico (voltaggio, resistenza o corrente) in caso di misura analogica. 2.1.1 Misure analogiche Gli strumenti di misura cinematica analogici sono, con una larga accezione: fotocellule, macchine (da palestra) isotoniche e cardiofitness, celle di carico, pesi liberi, elettrogoniometri, accelerometri, altri sensori ‘fisici’ (giroscopi e magnetometri), fotografia, cinematografia e televisione (analogiche), piattaforme dinamometriche e sistemi di discriminazione del contatto. Macchine isotoniche, celle di carico, pesi liberi, accelerometri e piattaforme vengono usati anche per misure cinetiche. Come è noto, i sistemi a fotocellule permettono di misurare intervalli di tempo, dai quali e conoscendo le distanze percorse è possibile calcolare velocità medie. Questo semplice tipo di misura non è usato molto in clinica, ma mantiene una sua validità specie quando è necessario svolgere misure in maniera seriale. Un sistema diffuso, non eccessivamente caro e caratterizzato dal fatto di funzionare a livello del terreno ed essere ampiamente modulare è OptoJump (http://www.microgate.it/ita/timing_sport/optojump_home.asp). Macchine isotoniche e pesi liberi sono sì dei dispositivi che permettono di svolgere dell’AF* in condizioni controllate di sviluppo di forza, ma proprio perché il soggetto può essere o no in grado di praticare tale AF* ne costituiscono pure uno strumento di misura (ergometro). Mediante calcoli di dinamica inversa è quindi possibile ricavare misure cinematiche (dalla forza, quindi l’accelerazione, è possibile passare a velocità e spostamento). Analogamente vanno considerate le macchine cardiofitness che permettono di svolgere/misurare AF* di tipo locomotorio ed in condizioni aerobiche controllate. Anche questi strumenti di misura sono poco usati in clinica ma utili in caso di misure routinarie. Molti e diversi sono modelli e marchi disponibili (macchine isotoniche: Technogym [http://www.technogym.it/] e Bcube [http://www.bcube.it/swf/site.html]; pesi liberi: Bcube [http://www.bcube.it/swf/site.html]; macchine cardiofitness: Woodway [http://www.de.woodway.com/flash.asp], h/p/cosmos [http://www.hp-cosmos.com/] e Precor [http://eu.precor.com/comm/en/]). Le celle di carico trovano il loro impiego più diffuso in applicazioni di tipo industriale, ma possono risultare utili in clinica quando è richiesta una misura di forza particolare. Anche in questo caso, la cinematica deriva dalla dinamica inversa. Anche in ambito clinico, il crescente bisogno di quantificare l’AF* in un contesto ‘ecologico’ (extra–ospedaliero) ha stimolato lo sviluppo di strumenti di misura portatili di tipo accelerometrico. Una prima fase di questa evoluzione è stata contraddistinta da veri e propri accelerometri uni-, bi- o tri-assiali ed usati ancora oggigiorno (es. di accelerometri di prima generazione: ActiGraph, uni- assiale [http://www.theactigraph.com/]; Actiwatch, bi-assiale [http://www.minimitter.com/Products/Actiwatch/index.html]; e Tritrac, tri-assiale [http://www.stayhealthy.com/products/rt3-compare.php]). In generale, questi precisione come costo dispositivi sono tuttavia caratterizzati da uno scarso rapporto strumenti di misura dell’accelerazione e quindi della cinematica, sempre con l’approccio della dinamica inversa. Essi soffrono di due grossi problemi: quello del software proprietario (lo strumento fornisce direttamente valori di DM [invece che l’AF] e l’utilizzatore sia ignora l’algoritmo mediante il quale essi vengono ottenuti e sia non è in grado di ottenere il dato grezzo scorporato, cioè il numero di colpi) e quello della singola posizione (gli strumenti si portano per lo più alla vita e tale posizione sottostima spesso l’AF). La seconda ed attuale fase dell’evoluzione degli strumenti di misura portatili di tipo accelerometrico ha cercato di porre rimedio a questi problemi per mezzo dell’utilizzo di sistemi a più accelerometri o, con risultati migliori, combinando all’accelerometro altri strumenti di misura fisica o fisiologica (es. di accelerometri di seconda generazione: IDEEA, Intelligent Device for Energy Expenditure and Activity: tre accelerometri bi-assiali per torace e piedi + due accelerometri uniassiali per le cosce + microcomputer come holter [Chen et al., 2005; http://www.minisun.com/ideea.asp]; Physilog: due accelerometri biassiali + giroscopio, misuratore di velocità angolare, sullo sterno + un registratore digitale [Najafi et al., 2003; http://lmam.epfl.ch/page2842.html]; e SenseWear Armband, un singolo pezzo da indossare a metà del braccio destro e comprendente: accelerometro bi-assiale, sensore di flusso di calore [gli scambi di calore sono conseguenza del DM necessario a sostenere una data AF], sensore di risposta cutanea galvanica [la sudorazione è un indicatore della perdita di calore, vedi sopra], sensore di temperatura cutanea [come stima di quella interna, vedi sopra] e sensore di temperatura esterna http://www.bodymedia.com/products/bodymedia.jsp]). [vedi Per il sopra] [; momento, la precisione ottenibile rimane bassa, il costo alto e permane il problema del software proprietario (Jakicic et al., 2004). Un recentissimo strumento di misura cinematica analogico – in acquisizione – unico è rappresentato dal sistema Moven (http://www.xsens.com/index.php?mainmenu=products&submenu=human_moti on&subsubmenu=Moven). Si tratta di una tuta attrezzata con 16÷18 involucri multisensore (ciascuno con tre accelerometri uni-assiali, tre giroscopi, tre magnetometri [misuratore di posizione rispetto a meridiani, paralleli ed orizzontale, quindi anche inclinometro] ed un termometro [per correggere la deriva termica, tipica degli accelerometri] + due unità portatili trasmittenti wireless – in digitale – e relativi cablaggi, il tutto per un peso totale due batterie comprese e sul soggetto di kg 1.9 . Tale sistema costituisce potenzialmente una valida alternativa portatile e per AF* outdoor ai sistemi di motion capture tradizionali (vedi 2.1.2a Motion Capture). La precisione nominale è tuttavia minore ed il costo alto. Le cosiddette Imaging Measurement Techniques (IMT) comprendono fotografia, cinematografia e televisione analogiche, tecniche oramai non più utilizzate in quanto richiedono un grosso impegno per la digitalizzazione postacquisizione che risulta comunque necessaria per il processamento dei dati raccolti (Winter, 1979; Sutherland, 2002). Comunque, i primi motion capture (vedi 2.1.2a Motion Capture) erano basati su tecniche cinematografiche. Mediamente diffusi anche in clinica sono invece i sistemi di discriminazione del contatto. Di facile uso e dal costo contenuto, si tratta di strumenti che – secondo diverse modalità – sono in grado di evidenziare contatto o mancanza dello stesso per esempio nel corso del ciclo della marcia. Possono essere tipo fotocellule e modulari (ancora OptoJump, vedi sopra), a singolo tappetino a struttura mutuata dai sistemi antifurto a pressione (quindi con soglia/sensibilità tarata sul peso di un gatto, ca [http://www.newtest.com/productinformation.asp]) 3 od a kg; tappeto Powertimer più lungo (GAITRite [http://www.gaitrite.com/Products/index.html]). Sempre per esempio riguardo la marcia, questi sistemi forniscono valori di variabili cinematiche spaziotemporali, apparentementi solo elementari ma in realtà anche molto significative in quanto correlate al rischio cadute. Per esempio nell’anziano, soggetto a rischio di cadute, velocità, lunghezza e frequenza di passo medie diminuiscono (Prince et al., 1997). Diversamente, la loro variabilità – specie se contemporanemente allo svolgimento di un compito cognitivo – aumenta (Beauchet et al., 2003). 2.1.1a Elettrogoniometri Il goniometro misura gli angoli. Esso fornisce quindi una diretta misura cinematica. Dopo una prima fase di utilizzo di farragginosi metodi goniometrici manuali (fatti di fari che illuminano striscette riflettenti su segmenti di soggetti da fotografare e poi analizzare con normali goniometri… Winter, 1979; Sutherland, 2002), si passò ai ben più pratici elettrogoniometri anche tri-assiali. Nonostante il suo sviluppo in materiale e struttura, questo tipo di strumento ha sempre sofferto del problema dell’ingombro. Inoltre, essendo montato sulla cute del soggetto, non fornisce alcuna indicazione sulla posizione del centro di rotazione, dato questo indispensabile per calcolare il momento di forza agente a livello dell’articolazione oggetto di studio. L’elettrogoniometro rimane quindi uno strumento degli arbori dell’analisi del movimento. Ancora abbastanza usato in ambito industriale, ne rimangono ancora alcuni sul mercato a scopo clinico e soprattutto per un utilizzo combinato superficie; con elettromiografi NorAngle di superficie (vedi Electrogoniometer 2.6 Elettromiografia System, [http://www.noraxon.com/products/sensors/norangle.php3]; di bi-assiale Infotronic GONIO Sensors, bi-assiale [http://www.infotronic.nl/GonioSensors.htm]). Ne esistono pure alcuni altri a scopo soprattutto didattico (PASPORT Goniometer Sensor, uniassiale [http://store.pasco.com/pascostore/showdetl.cfm?&DID=9&Product_ID=54752& Detail=1]; BIOPAC, uni- e bi-assiale [http://www.biopac.com/]). Normalmente, dall’elettrogoniometro posto sulla cute partono dei cavi diretti ad un unità portatile vincolata al paziente che può funzionare anche in telemetria. Per quanto riguarda gli elettrogoniometri, come prezzi siamo nell’ordine delle migliaia di €. 2.1.1b Piattaforme dinamometriche Oramai da tempo, parte fondamentale di un laboratorio di analisi del movimento in clinica è la piattaforma dinamometrica (Winter, 1979; Sutherland, 2005). Nel XIX sec., le prime piattaforme di forza furono pneumatiche. Seguirono modelli meccanici e quindi elettro-meccanici. Il compito di questi ultimi è fornire un segnale elettrico proporzionale alla forza applicata. Storicamente, si sono resi disponibili molti diversi modelli: capacitivi, ad estensimetro (strain gauge o gage), piezo-resistivi ed -elettrici. Di fatto, il principio di funzionamento è sempre che una forza causa un certo grado di deformazione dello strumento detto anche sensore o trasduttore. Con una piattaforma a strain gauge, la forza deforma leggermente ed in una delle sue dimensioni una lastra metallica. Aderente alla superficie inferiore di tale lastra, un circuito di resistenze elettriche (ponte di Wheatstone) è sottoposto ad una proporzionale deformazione che determina uno sbilanciamento elettrico direttamente dipendente dall’entità della forza applicata. Con le piattaforme piezo-resistive od -elettriche, la forza causa una minuscola deformazione della struttura molecolare di speciali materiali polisiliconati o cristallini (per es. quarzo, una sostanza piezo-elettrica naturale), rispettivamente. Il loro cambiamento implica un cambiamento di proprietà elettriche (resistenza o voltaggio) che può essere convertito in un segnale proporzionale alla forza applicata per mezzo di componenti elettronici appropriati. Le piattaforme di forza possono essere uni-, bi- o tri-assiali, per misurare la forza in una o più direzioni (od i momenti di forza attorno a più assi). Tale incremento in termini di complessità è ottenuto assemblando due o tre trasduttori ad angoli ortogonali l’uno rispetto agli altri. Particolare attenzione deve essere presa, in questa fase, affinché si sia sicuri che la forza agisca lungo l’asse centrale di ogni trasduttore (per evitare interferenze; per es. con forza verticale agente interamente sull’appropriato trasduttore…). Il maggior ambito di utilizzo delle piattaforme di forza è l’analisi della postura e del cammino (Elftman, 1939). Si misura quindi e convenzionalmente la reazione vincolare che agisce sul piede durante stare in piedi, marciare, correre o saltare (uguale alla forza esercitata sulla piattaforma per il Terzo Principio di Newton). Mediante il già citato metodo della dinamica inversa è conseguentemente possibile inferire la cinematica. La maggior parte delle piattaforme di forza sono delle lastre piatte sostenute da quattro sensori triassiali e solidamente vincolate al terreno. È stato l’ingresso sul mercato di importanti società alla fine degli anni ’60 a dare il la all’evoluzione delle piattaforme di forza. Prima di allora il loro sviluppo era stato curato nell’ambito di università, ospedali od organismi di ricerca. Attualmente vi sono tre produttori maggiori al mondo di piattaforme di forza. Normalmente, esse non richiedono calibrazione e sono ovviamente molto più sensibili dei sistemi di discriminazione del contatto (vedi 2.1.1 Misure analogiche). Ogni piattaforma di forza ha una sua propria frequenza naturale di oscillazione (frequenza di risonanza). Ebbene è importante che essa sia molto maggiore della frequenza del movimento che si vuole studiare. Normalmente, le piattaforme di forza rispondono a questo requisito. Kistler produce piattaforme di forza piezo-elettriche tri-assiali da installazione fissa, mobile o portatili (solo uni-assiali), con o senza amplificatore integrato ed anche impermeabili (http://www.kistler.com/do.productfinder.it.itit?content=63_ProductFinder¶m=6XXX.-.2). I trasduttori piezo-elettrici sono normalmente soggetti a della deriva termica, comunque minimizzabile in condizioni di comune uso in analisi del movimento per mezzo di periodici reset. Le piattaforme di forza a strain gauge sono paragonabili a quelle piezo-elettriche come costo, prestazione ed integrazione per esempio con i sistemi di motion capture (vedi 2.1.2a Motion Capture). AMTI produce piattaforme di forza a strain gauge tri-assiali amplificatore da installazione integrato, anche fissa, mobile impermeabili o portatili, o non con o senza para-magnetiche (http://www.amti.biz/). Anche Bertec produce piattaforme di forza a strain gauge tri-assiali da installazione mobile, con amplificatore integrato, anche impermeabili o non para-magnetiche in legno (http://bertec.com/old_site/). Una particolarità di Bertec è che produce anche un molto interessante – per l’analisi del movimento – ergometro trasportatore (tapis roulant o treadmill), cioè una macchina cardiofitness (vedi 2.1 Misure analogiche), a nastro doppio ed indipendente – cioè con un nastro singolo ed indipendente per gli appoggi sinistri ed un altro per quelli destri – e piattaforme di forza sotto ciascun nastro. Anche tra le piattaforme di forza ne esiste almeno una a scopo soprattutto didattico (PASPORT Force Platform PS-2141, uni-assiale, e PS-2142, bi-assiale [http://store.pasco.com/pascostore/showdetl.cfm?&DID=9&Product_ID=55945& Detail=1]). Come si accennato, quando non integrato nella piattaforma di forza stessa vi è pure un amplificatore. Per quanto riguarda le piattaforme di forza, come prezzi siamo nell’ordine delle decine di migliaia di €. 2.1.1c Altri sistemi di discriminazione del contatto Una possibile difficoltà nell’uso della piattaforma di forza per l’analisi del cammino e cioè che il soggetto non appoggi regolarmente il piede proprio sulla piattaforma stessa, può essere superata utilizzando delle suolette di forza, da apporre proprio sotto i piedi e normalmente dentro le calzature. Per suolette di forza si intende una coppia di dispositivi appunto a foggia di suoletta e deputati alla misura della reazione vincolare differenziale – quindi anche la sua distribuzione – su tutto il piede e non un semplice sistema di detezione del contatto, accessorio questo (foot switch) comunque esistente e comunemente utilizzato per esempio in congiunzione all’elettromiografia di superficie (vedi …) allo scopo di ottenere una scansione temporale del ciclo del passo. Almeno a livello teorico, dalla misura della forza è possibile risalire alla cinematica utilizzando la metodica della dinamica inversa. Di fatto, la tecnologia che sta alla base delle suolette di forza non è altro che un raffinamento molto spinto dello strain gauge. Inizialmente, le suolette di forza soffrivano di certo deterioramento dovuto all’uso, ma attualmente questo problema può considerarsi minimo in condizioni di comune utilizzo in analisi del movimento. Attualmente vi sono due produttori maggiori al mondo di suolette (http://www.tekscan.com/medical/systems.html) di forza: e Tekscan Novel (http://www.novel.de/productinfo/systems-pedar.htm). Queste società offrono prodotti simili e sfruttano la stessa tecnologia che sta alla base delle suolette di forza proponendo anche dispositivi a tappeto (Tekscan produce anche un tappeto più lungo) o comunque a foglio e quindi adattabile a più contesti. Normalmente, dalle suolette di forza poste nelle calzature partono dei cavi diretti ad un unità portatile vincolata al paziente che può funzionare anche in telemetria. Per quanto riguarda le suolette di forza, come prezzi siamo nell’ordine delle migliaia di €. 2.1.2 Misure digitali Gli strumenti di misura cinematica digitali sono, ancora con una larga accezione: fotografia, cinematografia e televisione (digitali), sistemi di acquisizione del movimento – motion capture – e ricevitori GPS. All’era ‘analogica’ è seguita quella ‘digitale’ che sta portando alla sostituzione delle vecchie foto-, video- e tele-camere con nuovi modelli digitali. Di fatto, questo cambio non migliora significativamente tanto le ottica quanto piuttosto frequenza di acquisizione e soprattutto memoria. L’elaborazione postacquisizione è inoltre facilitata dalla possibilità di lavorare subito al computer e molti sono i programmi sviluppati ad uopo ed anche a carattere precipuamente didattico. Uno dei più importanti è Dartfish (http://www.dartfish.com/en/index.htm) che permette di elaborare immagini e filmati, effettuare semplici misure cinematiche, creare effetti si sovrapposizione video, visualizzare in una sola immagine momenti successivi dell’esecuzione di un esercizio o gesto sportivo, etc. Un successivo livello di sofisticazione dell’utilizzo di – più – videocamere digitali (http://www.simi.com/en/), è rappresentato da Vicon software come Motus SIMI Video (http://www.vicon.com/products/peakmotus.html), Oqus (http://www.qualisys.com/default.asp?viewset=1&on='Products'&id=&initid=48& heading=Products&mainpage=templates/Q02.asp?sida=40) ed APAS (http://www.arielnet.com/start/apas/default.html). Grazie alla precisione dei modelli più attuali, che può arrivare anche a meno di 5 m, e quando non è richiesta una misura veramente puntuale, pure i ricevitori del Global Positioning System (GPS) possono essere considerati degli strumenti di misura cinematica digitali. I modelli più recenti funzionano un po’ anche indoor, ma l’effettivo calo di precisione ne impedisce l’uso in questo contesto. GARMIN produce un modello con pure altimetro barometrico e cardiofrequenzimetro integrati, fornendo contemporanee così uno misure strumento di http://www.garmin.com/products/edge305/). 2.1.2a Motion Capture in grado DM di permettere (Edge anche 305, Il core di un laboratorio di analisi della postura e del movimento è ben rappresentato dal sistema di acquisizione del movimento (o mocap, nel gergo degli operatori nel campo dell’animazione). Gold standard tra le IMT, nella maggior parte dei casi si tratta di sistemi optoelettrici che fanno uso di marcatori (marker) da minuti a piccoli posizionati su oggetti od articolazioni corporee da studiare, i movimenti delle quali vengono registrati automaticamente e digitalmente (Winter, 1979; Sutherland, 2002). Una minoranza di tali sistemi funziona con marker attivi cablati ad un box di acquisizione. Di gran lunga la maggior parte dei sistemi optoelettrici di motion capture è caratterizzata da telecamere emittenti lampi ad alta frequenza ed infrarosso o visibile-rosso verso marker passivi, i riflessi dei quali vengono ‘ri-catturati’ dalle telecamere stesse ed inviati verso il solito box di acquisizione. La forma del marker ne guida il riconoscimento e la sensibilità della telecamera di fatto lo permette. Grazie ad algoritmi di calcolo sviluppati ad uopo, la posizione tri-dimensionale (3D) dei marker viene ricostruita e digitalizzata (Chiari et al., 2005). Prima dell’acquisizione di detta posizione (prima di ogni nuova sessione sperimentale), è necessario calibrare il sistema, cioè creare una corrispondenza precisa tra il volume di lavoro reale ed un volume di lavoro digitale virtuale al quale faranno quindi riferimento i dati successivamente raccolti durante la registrazione vera e propria. A partire dalle posizioni 3D nel tempo, prima di tutto, si possono fornire valori di semplici variabili cinematiche. Per mezzo di generica algebra e successive derivazioni, è poi possibile calcolare spostamento, velocità ed accelerazione dei marker anche durante movimenti rotatori. Di fatto, calibrazione, acquisizione e calcoli più semplici costituiscono materia di lavoro per il cosiddetto software di primo livello. Le successive elaborazioni in campo industriale, biomedico o sportivo sono di competenza del cosiddetto software di secondo livello. Per esempio in analisi del cammino in clinica, scopo di applicativi di secondo livello può essere il paragone dei risultati riscontrati di volta in volta in particolari soggetti patologici con quelli noti e relativi alla popolazione dei sani. Gli studiosi si sono anche dovuti occupare dello stabilire tutto un complesso e comune sistema di convenzioni in modo da favorire lo scambio di dati omogenei sia in generale tra la comunità scientifica e sia specificamente tra i molti laboratori di analisi del movimento in clinica nati nel frattempo (Winter, 1979; Sutherland, 2002; Cappozzo et al., 2005). Nel corso dell’evoluzione del motion capture e soprattutto del proprio uso in analisi del movimento in clinica, ci si è spesso confrontati con i diversi livelli di complessità sia dei protocolli d’indagine ed interpretazione dei risultati utilizzati e sia del significato in termini di ricaduta diagnostica dei risultati stessi (Sutherland, 2002; Simon, 2004). Diversi sono stati i prodotti realizzati allo scopo precipuo di coadiuvare lo specialista biomedico – e quindi non ingegnere – nell’interpretazione dei risultati (Simon, 2004; Leardini et al., 2006). Non c’è bisogno di aggiungere che la materia è ancora ampiamente tema di discussione. Il primo importante motion capture a marker attivi, Selspot System, non viene più prodotto, ma sono ancora disponibili ricambi ed assistenza (http://www.innovision-systems.com/Products-SelSpot.aspx). Vantaggi di sistemi di questo tipo rimangono identificazione dei marker e possibilità di riconoscerne la traiettoria (tracking), mentre lo svantaggio principale è rappresentato dall’ingombro dell’apparato sia addosso al soggetto e sia nel laboratorio stesso. Rimangono comunque – e competitivi – sul mercato ancora almeno due motion capture a marker attivi ed a installazione (http://www.charndyn.com/Codamotion_Italian.html) Measurement ed mobile: CODA Advanced Motion (http://www.advancedmotionmeasurement.com/html/index.htm). Questo tipo di strumenti costa nell’ordine di 200,000÷300,000 €. Come si è detto, oggigiorno sono molto più sviluppati e diffusi i sistemi a marker passivi. Storicamente, i modelli di punta sono stati e sono ancora, anche essi ad installazione mobile e capaci di frequenze di acquisizione fino a circa 2,000 Hz: Vicon MX (il nome deriva da ‘video converter’, sia la gamma di sistemi più diffusi al mondo e sia la Ferrari dei motion capture [anche grazie a professionalità e capillarità della sua rete http://www.vicon.com/products/viconmx.html), di i sistemi supporto], Motion Analysis (http://www.motionanalysis.com/applications/movement/gait/products.html) ed Elite (http://www.bts.it/proser/elibio.htm). Altri modelli simili e diffusi sono ProReflex (http://www.qualisys.com/default.asp?viewset=1&on='Products'&id=&initid=48& heading=Products&mainpage=templates/Q02.asp?sida=40) e i sistemi SMART (http://www.bts.it/proser/elisma.htm ed http://www.bts.it/proser/smartd.htm). Questo tipo di strumenti costa nell’ordine di 100,000÷200,000 €. Difficoltà non ancora completamente superate neanche dai motion capture attuali comprendono discriminazione del contatto del piede (problema risolvibile per mezzo di uso integrato di piattaforma di forza) e movimento dei marker – posizionati dall’operatore e sulla cute – rispetto alle articolazioni reali, interferenza da parte della luce ambientale presente outdoor di giorno (Sutherland, 2002; Leardini et al., 2005; Della Croce et al., 2005). L’alternativa soprattutto come vero e proprio strumento portatile ed outdoor è costituita da una parte da motion capture elettromagnetici FASTRAK (http://www.polhemus.com/?page=Motion_FASTRAK) e MotionStar Wireless 2 (http://www.ascension- tech.com/products/motionstarwireless.php) e dall’altra dal già citato sistema Moven (vedi 2.1.1 Misure analogiche). Per quanto riguarda questi strumenti, come prezzi siamo nell’ordine delle decine di migliaia di €. La seguente tabella sinottica schematizza, per le tecniche cinematiche principali, le caratteristiche salienti (a analogico, d digitale, ma marker attivi, mp marker passivi, x requisito ottemperato, meno * meno caratteristica/più * più caratteristica). 2.2 Antropometria L’antropometria coadiuva la cinematica nel fornire una valutazione del movimento non solo in clinica. Oltre a comuni variabili antropometriche quali altezza e massa, ve ne sono altre – nella fattispecie: massa frazionaria, posizione di centro di massa e raggio di girazione segmentali (il raggio di girazione è una variabile indicante la distribuzione della massa nel segmento ed i segmenti corporei sono le parti anatomiche tra le articolazioni in prossimità delle quali vengono posizionati i marker [vedi 2.1.2a Motion Capture]…) – che sono necessarie per calcolare variabili biomeccaniche più complesse quali il lavoro meccanico (Minetti et al., 1993). Gli studiosi si trovano di fatto di fronte a due opzioni: ricavarsi direttamente i valori di tali variabili soggetto per soggetto (Winter, 1979; Cappozzo et al., 1995) od – in caso di studio di soggetti medi – utilizzare dati provenienti dalla letteratura e derivanti da studi su cadaveri od in vivo (Braune et al., 1889; Dempster et al., 1959; Clauser et al., 1969; Zatsiorsky et al., 1990; de Leva, 1996). 2.3 Cinetica Come si è già detto precedentemente, per cinetica si intende lo studio delle cause e delle conseguenze del movimento. Lo sviluppo di forza o momento di forza può determinare movimento. Ecco perché macchine isotoniche, celle di carico, pesi liberi, accelerometri e piattaforme vengono usati per misure cinetiche (vedi 2.1.1 Misure analogiche). In generale, si parla di resistenze esterne che ostacolano il movimento e quindi alle forze già implicitamente citate e cioè carico esterno e forza gravitazionale bisogna considerare principalmente ancora le cosidette resistenze del mezzo: attrito dinamico, resistenza a rotolamento, scivolamento, resistenza aerodinamica ed idrodinamica. Per studiare la cinetica di un dato tipo di esercizio o gesto sportivo, occorreranno quindi strumenti di misura – normalmente analogici – specifici per le varie resistenze esterne, strumenti questi che però esulano dalla materia di questo documento (oltre naturalmente quelli già descritti, vedi 2.1.1 Misure analogiche). Infine, lo sforzo prodotto dal soggetto in movimento serve anche a sostenere la meccanica specifica della forma di esercizio oggetto di studio (per esempio, scopo della marcia è semplicemente portarci da un punto A ad un punto B, ma la sua meccanica specifica prevede anche continui movimenti in direzioni antero-posteriore e verticale che non sono affatto funzionali allo trasferimento da A a B ma che nondimeno sono peculiari di questa forma di locomozione). È sempre il motion capture lo strumento deputato allo studio delle conseguenze cinetiche della meccanica del movimento che ci interessa. 2.4 Energia, lavoro e potenza meccaniche Più in ricerca che in clinica, l’analisi del movimento può spingersi oltre lo studio di escursioni lineari, ambiti angolari, forze, momenti di forza, etc. ed occuparsi quindi di energia meccanica (nelle sue varie forme), sua variazione e cioè lavoro e sviluppo nel tempo e cioè potenza (Minetti et al., 1993). Anche questi argomenti esulano però dalla materia di questo documento. 2.5 Meccanica muscolare Un ambito di studio particolare della biomeccanica è costituito dalla meccanica muscolare. Non tratterò di questo argomento, perché ampiamente di maggiore pertinenza della ricerca rispetto alla clinica. 2.6 Elettromiografia di superficie Oramai da tempo, parte fondamentale di un laboratorio di analisi del movimento in clinica è l’elettromiografo di superficie. L’attività elettrica dei muscoli che si contraggono ne riflette le fasi di attivazione e l’intensità della forza esercitata. L’elettromiografia di superficie – sEMG – è una tecnica oramai molto validata sia in ricerca, sia in clinica (Moritani et al., 1998; Sutherland, 2001) ed anche nell’analisi del cammino. È riconosciuto che essa fornisce dati alquanto affidabili soprattutto in relazione ai tempi di attivazione del muscolo (superficiale) considerato. Gli elettromiografi di superficie possono essere utilizzati anche come strumento di misura del DM. I più di loro sono analogici, a filo dagli elettrodi cutanei all’unità portatile e telemetrici da quest’ultima al box di acquisizione. Ciò nondimeno, ne esistono in commercio anche alcuni completamente a filo (direttamente dagli elettrodi al box) per applicazioni statiche ed altri completamente telemetrici (wireless, sempre direttamente dagli elettrodi al box) e digitali adatti ad applicazioni particolarmente dinamiche. Caratteristiche e regolazioni dell’elettromiografia di superficie alle quali bisogna stare particolarmente attenti sono rappresentate da: guadagno ed ambito dinamici, impedenza – resistenza – d’ingresso, risposta in frequenza e scarto della moda comune (Winter, 1979). L’elaborazione dei dati raccolti consiste più comunemente in diverse operazioni (alcune delle quali in alternativa le une alle altre): rettificazione di onda mezza od intera, detezione dell’inviluppo lineare, integrazione dell’intera onda rettificata su tutta la contrazione, cicli successivi di integrazioni dell’intera onda rettificata su di un tempo prefissato seguiti da reset a 0 e cicli successivi di integrazioni dell’intera onda rettificata ad un livello prefissato sempre seguiti da reset a 0 (Winter, 1979). Un interessante ambito di studio dell’sEMG è rappresentato dalla cocontrazione, un minimo livello della quale assicura Differentemente, un la miglior controllo cocontrazione dell’azione raggiunge livelli muscolare esagerati nel in sano. particolari categorie di pazienti (per esempio pazienti con paralisi cerebrale infantile). 3. Analisi della postura e dell’equilibrio Apparentemente, non c’è consenso in letteratura su quale debba essere considerato il gold standard tra i test di equilibrio, sia in condizione statica o dinamica e sia per le varie classi di età. Come test di equilibrio statico, normalmente si opta per un test della posizione eretta ad occhi aperti/chiusi e su supreficie piatta/morbida. Frequentemente, si usa il Balance Test di Berg con gli anziani, visto che permette di valutare compiti sia statici e sia dinamici a cominciare dal sit-to-stand e proseguire con lo stare in piedi su una gamba sola. Nella maggior parte dei casi, si chiede al soggetto di mantenere una data posizione per dato tempo. Progressivamente, vengono sottratti punti da un punteggio iniziale se non vengono raggiunti particolari obiettivi in termini di tempo o distanza percorsa, se si rende necessario aiuto verbale o fisico da parte dell’esaminatore o se il soggetto ha bisogno di sostenersi ad un supporto esterno. È importante che i soggetti siano consapevoli della necessità di continuare a mantenere l’equilibrio durante lo svolgimento dei compiti assegnati. Scarsa attenzione in questo senso influeza negativamente prestazione e punteggio finale. Il Balance Test di Tinetti fornisce misure simili al Balance Test di Berg ed è pure esso adatto per gli anziani. Anche esso è basato sull’esecuzione di compiti funzionali, sebbene forse meno impegnativi del Balance Test di Berg e che variano dall’equilibrio senza supporto da seduto all’esercizio del sedersi. Sia il Balance Test di Berg e sia il Balance Test di Tinetti appaiono le misure di equilibrio maggiormente accettate per gli anziani, soprattutto per la loro facilità di somministrazione, basso costo, alta attendibilità e sensibilità. Il test di equilibrio su di una sola gamba o Balance Test Flamingo è raccomandato per gli adulti, anche se viene utilizzato talvolta anche con gli anziani. Il crono del test di equilibrio su di una sola gamba, ad occhi aperti/chiusi, è stato messo in relazione ad ampiezza e velocità di movimento proiettato del baricentro (sway) nei patologici, con l’abilità di mantenere l’equilibrio su di una gamba sola generalmente in diminuzione con l’età. Come criteri per l’interruzione del crono si utilizzano momento di contatto tra le gambe, movimento del piede di sostegno sul terreno, apertura degli occhi (durante il test ad occhi chiusi), contatto del piede sospeso con il terreno o movimento delle braccia dalla loro posizione incrociata sul petto. L’utilità di questo test è un po’ messa in discussione dalla conoscenza limitata riguardo a quanto dovrebbe essere il ‘tempo normale’ a mantenere la posizione, suggerendo quindi che possa essere di maggior significato clinico ripetere le misure nel tempo per evidenziare miglioramenti o peggioramenti della prestazione. Varianti del test di equilibrio su di una sola gamba comprendono il Balance Test di Romberg ed Balance Test di Romber ‘appuntito’, che sono caratterizzati dal consueto approccio occhi aperti/chiusi, ma che prevedono posizioni iniziali dei piedi diverse, in un caso a caviglie unite (Romberg) e nell’altro a piedi ‘in fila indiana’ (tallone-punta, Romber ‘appuntito’; Black et al., 1982; Newton, 1989). Altri test in letteratura sono: Functional Reach (Duncan et al., 1990), test Timed Up and Go (Podsiadlo et al., 1991), Step test (Hill et al., 1996), ‘test clinico di integrazione sensoriale dell’equilibrio’ (Shumway-Cook et al., 1986), test Four square step (Dite et al., 2002), La posturografia sta diventando sempre più diffusa, dato che fornisce dati quantitativi. EquiTest della NeuroCom (http://www.onbalance.com/) consiste in una completa batteria di test in grado di fornire misure di equilibrio per soggetti anche disparati da giovani atleti ad ottantenni infartuati. Esso fornisce un esame obiettivo di controllo dell’equilibrio e stabilità posturale in condizioni dinamiche studiate in modo da riflettere situazioni della vita quotidiana: ciò include la batteria completa dei test definiti nel loro insieme Computerized Dynamic Posturography (CDP). La CDP si basa su di una tecnica di esame unica ed utilizzata per quantificare oggettivamente e differenziare il contributo dei vari possibili disturbi sensoriali, motori e centrali adattativi alla perdita del controllo dell’equilibrio. La tecnologia interattiva e validati protocolli clinici consentono al clinico di manipolare obiettivamente e sistematicamente informazioni somatosensoriali e visuali da inviare al soggetto. I precisi dati del test identificano accuratamente e differenziano i vari disturbu sensoriali e motori riscontrati, ed migliorano la capacità di diagnosticare e trattare problemi di equilibrio ed instabilità posturale specialmente in quei pazienti che si sono precedentemente dimostrati di difficile diagnosi. Data la riconosciuta posizione di leader di mercato della NeuroCom, la strumentazione è ingombrante e costosa. Altri sistemi posturografici, portatili e più economici, comprendono Bertec BalanceCheck (http://bertec.com/old_site/). Ulteriore strumentazione sia per il giovane e sia per l’anziano comprende Biodex Balance (http://www.biodex.com/rehab/balance/balance_300feat.htm). System Biodex SD Balance System SD permette sia l’esame e sia l’allenamento in condizioni sia statiche e sia dinamiche. Si possono effettuare accurate valutazioni e condizionamenti contro il rischio di caduta ed anche su pazienti con problemi agli arti inferiori. Biodex Balance System SD mette i clinici in condizione di valutare il controllo neuromuscolare quantificando la capacità di mantenere la stabilità posturale dinamica bi- ed uni-laterale su superficie statica od instabile. Sono disponibili quattro protocolli di esame: rischio di caduta, stabilità atletica su arto singolo, limiti di stabilità e stabilità posturale. Tra le indicazioni numeriche sull’equilibrio dinamico fornite, c’è il calcolo della distanza tra la proiezione verticale del baricentro ed il centro della base di supporto. Tale distanza può venire calcolata anche separatamente in direzione medio-laterale od antero-posteriore. Tali procedure non sono tuttavia standardizzate in letteratura. 4. Referenze Beauchet O., Kressig R. W., Najafi B., Aminian K., Dubost V., Mourey F. (2003) Age-related decline of gait control under a dual-task condition. J. Am. Geriatr. Soc. Aug., 51(8): 1187-8 Black F. O., Wall C., Rockette H., Kitch R. 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