Per consultare il sito della Parrocchia
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Per consultare il sito della Parrocchia
LABORATORIO ECUMENICO L’ invito a partecipare alla Giornata Ecumenica, tenuta a Torino, sabato 17 gennaio, per i ragazzi e le ragazze, non faceva prevedere alcun sentimento che avrebbe suscitato quell’incontro. Per noi di Ceres, catechisti, bambini/e, era la prima volta che si faceva un’esperienza di questo genere, per cui tutto doveva essere vissuto come una vera e propria scoperta. Arrivati a Torino, all’Oratorio “San Luigi”, con i nostri nomi scritti sul petto, ci è stato facile dividerci in gruppi. Simpatica è stata l’accoglienza: ai ragazzi veniva offerta “un’impronta” di cartoncino colorato, come distintivo del gruppo di appartenenza. L’impatto con gli altri ragazzi non è stato tanto spontaneo. Tutti riuniti, abbiamo assistito alla rappresentazione dell’incontro di Gesù con la Samaritana al pozzo di Giacobbe. La linea guida delle attività, che in seguito si sono svolte, era infatti la ricerca “dell’acqua viva” che Gesù aveva offerto alla donna di Samaria. Gioco dopo gioco, gli scambi tra una squadra e l’altra si sono evidenziati più sciolti e le dinamiche utilizzate hanno aiutato i ragazzi a “rompere il ghiaccio” per riuscire a scoprire, per esempio, le proprie paure esistenziali, a comunicarle e a scriverle sui “sassi”. Tutte le prove superate davano la possibilità di esprimere un “grazie” scritto su un bicchiere rosso e di costruire, con della carta, una specie di mattone su cui scrivere, su un lato, l’impegno da vivere nel quotidiano. Senza accorgersi, è arrivata l’ora di pranzo. Tutti i 175 invitati sono stati accolti dai cristiani Valdesi, nella loro ampia struttura. Queste nuove e gentili persone hanno offerto un lauto ed abbondante pranzo, con la possibilità di scelte per soddisfare i propri gusti, come segno di amicizia e spirito di unità. Dopo il gioco nel cortile dell’Oratorio, tutti in chiesa per la preghiera conclusiva della giornata. La bellezza di questo momento spirituale è data dal fatto che i testi utilizzati sono stati quelli preparati dai ragazzi durante i laboratori. Non potevamo tornare alle nostre dimore senza “l’acqua viva di Gesù”: il simbolo di quest’acqua è una finta goccia d’acqua con la scritta evangelica di Gv. 4,14. Uscendo dalla chiesa si è subito formata una barriera umana... c’era un dolce da gustare come merenda. Che la gioia vissuta non rimanga rinchiusa solo nel cuore, ma possa entusiasmare anche gli amici che non hanno partecipato. 2 Le Suore della Carità di Ceres LA PAROLA DEL PARROCO ARISSIMI, questo inizio anno 2015 ci ha visti impegnati sulla riflessione di cosa identifica una Comunità Parrocchiale. Lo spunto è stato dato dall’Arcivescovo che si è visto obbligato a rivedere l’assetto della Diocesi e, in modo particolare, il numero delle Parrocchie e i confini delle Unità Pastorali. La diminuzione numerica del Clero ha reso infatti impossibile la presenza di almeno un sacerdote in ogni Parrocchia e ha determinato la necessità di affidare a uno solo più Comunità parrocchiali: in vallata siamo già esperti! Nelle Unità Pastorali, il confronto che un tempo avveniva tra una decina di preti o diaconi, è ora limitato a pochi, con impoverimento degli scambi e dei reciproci arricchimenti. Per non prendere posizione sulla testa delle persone e per evitare levate di scudi contro le decisioni “della Curia”, Monsignor Cesare Nosiglia ha invitato a riflettere se la Parrocchia sia solo questione di numero di abitanti, di territorio e di storia, oppure se debbano essere presi in considerazione criteri che facciano riferimento alla vitalità di una Comunità che si identifica non solo nei registri anneriti dal tempo ma nelle persone che vivono con gioia la loro esperienza di essere cristiani e si preoccupano di trasmetterla alle nuove generazioni, con entusiasmo ed efficacia. Una parrocchia non può essere determinata solo dalla presenza di una chiesa parrocchiale, più o meno capiente, con radici storiche importanti, ma da una Comunità che si ritrova nel giorno della Festa attorno al Signore (Eucaristia domenicale), si preoccupa della formazione dei piccoli e dei grandi, è attenta alla Carità, non solo verso i poveri che si impongono (suonano alla porta), ma anche verso quelli che sono discreti e vivono la solitudine della vecchiaia o della malattia nel “buio” della propria casa. Non possono essere lasciati soli! La Comunità deve sentirsene responsabile e prendersene cura come il buon Samaritano. Se un domani non ci sarà un sacerdote per guidare la preghiera della Domenica, la comunità non dovrà disperdersi, ma essere capace di esprimere ministerialità, cioè persone che si mettano a servizio riguardo la Liturgia (capaci di far pregare), la catechesi (capaci di coordinare attività di formazione per piccoli e grandi) e la carità (capaci, con discrezione, di farsi “prossimo” a chi ha bisogno). Oggi alcune volte si sente dire: “Quando c’era don Cele...” con aria un po’ dispiaciuta e di rimpianto per la sua costante presenza in parrocchia; forse tra poco si dirà: “Quando c’era don Claudio... Ci aveva però avvisato che nel futuro sarebbe potuta venir meno la presenza anche solo part-time di un sacerdote!”. Dovrete però aggiungere: “Ci ha insegnato che dobbiamo essere noi a far crescere la Nostra Comunità”. Non è questione di un prete o di un altro, non è questione di suore o di qualche collaboratore, ma è questione che tutti dobbiamo sentirci responsabili per continuare ad annunciare la buona notizia di Gesù. L’invito del Signore alla conversione e la Storia della Salvezza che si incarna qui a Ceres ci chiedono di fare in fretta perché il tempo è compiuto e il Regno di Dio è vicino. Allora non preoccupiamoci di avere servizi (tante Messe alle ore più comode), ma di dare testimonianza del Signore risorto affinché lo credano tutti e con gioia. BUONA PASQUA. don Claudio C 3 Riflessioni e proposte sulla pastorale battesimale nell’Unità Pastorale 31 D a qualche anno, all’interno dell’Unità Pastorale 31, la Commissione Famiglia si è proposta di essere supporto al cammino delle nuove famiglie che si formano, sia in seguito al matrimonio, sia dopo la nascita di un bambino. Con questa visione, per quanto riguarda le famiglie con bimbi piccoli, si sono attuate diverse proposte: – la presentazione dei nuovi nati dell’anno a Sant’Ignazio, in genere verso i primi giorni di agosto; – un incontro di riflessione sul Natale e sulla gioia e il significato dell’attesa (dicembre 2013); – in occasione della Giornata della Vita, un incontro con il pediatra, dott. Massimello, dal titolo: “Prendersi cura” (febbraio 2014). Con gioia, abbiamo visto crescere la partecipazione e l’adesione delle famiglie a questi incontri, sintomo di un interesse via via maggiore e indice di un terreno fertile in cui si può investire con ulteriori idee. Il cammino quindi prosegue, anche alla luce di quello che dice il nostro Arcivescovo, che invita a modificare la terminologia, da “preparazione al Battesimo” a “itinerario battesimale o pastorale battesimale”, per suggerire un percorso che va oltre il Battesimo stesso per coinvolgere la famiglia in un rinnovato accostamento alla vita cristiana. Il nostro sogno è quindi di riuscire ad attuare un percorso di Pastorale Battesimale 0-6 anni all’interno della nostra Unità Pastorale 31, seguendo le tematiche proposte dalla Diocesi: o Primo Annuncio - Dall’attesa del bambino fino alla celebrazione del Battesimo. Verrà posta particolare attenzione ai verbi: accogliere, a ttendere, credere. o Celebrazione - La celebrazione in Parrocchia. Verbi utilizzati: rinascere, festeggiare. o Mistagogia - Dalla celebrazione fino ai 3 anni del bambino. Verbi: crescere, parlare, scoprire. • Dai 3 ai 6 anni del bambino. Verbi: fidarsi, promettere, stupire. Il lavoro che ci aspetta è lungo e tutto da costruire, ma l’entusiasmo e la consapevolezza della necessità di tale proposta ci spingono a continuare. Ci auguriamo in questo modo di costruire sempre di più una comunità viva e attenta alle giovani famiglie che stanno muovendo i primi passi nella nostra Valle. 4 Alice Camba FESTA DELL’AMICIZIA TOMBOLATA - 26 dicembre 2014 L a gioia che la nascita di Gesù ha portato a tutti coloro che credono in Lui, si manifesta oggi, festa di S. Stefano. L’invito a partecipare a un momento di incontro con i nostri amici stranieri, che da alcuni mesi vivono nelle comunità di Ceres e Pessinetto, ha fatto muovere tanta gente così da “riempire”, senza lasciare spazi vuoti, la sala che, gentilmente, il Comune ha messo a disposizione. Ci sono persone di tutte le età: bambini, ragazzi, giovani, adulti ed anche qualche anziano. La gioia è di tutti, non tanto per i premi che si ricevono giocando a tombola, ma soprattutto per il piacere di stare insieme scambiando sentimenti e pensieri con gli invitati principali, interessandoci di loro, dell’età, nome, luogo di provenienza... Nella sala c’è un piacevole vociare, formato da diverse voci che non si percepiscono come “rumori” noiosi, ma come voci belle con diverse tonalità. L’atmosfera che si sta creando produce effetti veramente piacevoli. Inizia il gioco, si estraggono i numeri: i primi vincitori di “ambo”sono proprio loro, i nostri fratelli africani. Si temeva che non sarebbero stati in grado di conoscere i numeri che si estraevano, invece le verifiche hanno dato esiti positivi. Dagli “ambo” si passa alle terzine, quartine, quintine, poi segue una pausa abbastanza lunga per arrivare alle due “tombole”. Il gioco si chiude e inizia un nuovo programma preparato dal gruppo “COROMORO” formato proprio da loro. Il coro è accompagnato da Luca (coadiuvato da Laura), che suona diversi canti in italiano, piemontese, comasco. Ci sorprende sentire questi giovani africani cantare con scioltezza nelle nostre lingue; tutto sembra naturale anche perché qualcuno non legge sul foglio, conosce tutto a memoria. È stato pure riservato un intermezzo per poter consumare dolci, panettoni, bibite, ma anche per ridare nuovo vigore alla seconda parte dei canti. La gioia, che si è sprigionata in tutti, ha dato origine alle danze, specialmente quelle africane che i nostri amici hanno eseguito con eleganza, naturalezza e destrezza. Le manifestazioni gioiose non sono rimaste chiuse nella sala, ma si sono diffuse per la piazza e le strade vicine, così da contagiare i passanti e da far nascere in loro una domanda: che festa c’è? È la festa dell’amicizia che il Natale ci ha consegnato e che invita tutti a continuarla nella vita di ogni giorno. Le Suore della Carità di Ceres 5 VITA DI UN TEMPO LE ROGAZIONI N el passato la fede dei nostri nonni era grande, la vita e il lavoro durissimi. Tutto si susseguiva nella speranza dell’aiuto di Dio e nella particolare devozione alla Madonna. In primavera, quando la natura si risvegliava, si pregava per una buona annata; verso la fine di marzo, dopo l’annunciazione dell’angelo a Maria, si facevano le “rogazioni”, ossia le preghiere propiziatorie e la benedizione delle campagne. Era una funzione molto suggestiva. Dopo la Santa Messa, verso le sette del mattino, tutti andavano in processione lungo i sentieri e le stradine, attorno al paese. Per primo il Parroco che intonava le lodi alla Madonna e recitava preghiere e litanie: lo seguiva una lunga fila di uomini, donne e bambini, un coro di voci diverse che pregavano. Io andavo sempre con i miei nonni e provavo una gioia incredibile mentre la nonna mi stringeva la mano perché pregassi più forte. Il Parroco aveva con sé un piccolo secchiello pieno di acqua benedetta che, con un ramoscello di ulivo, spargeva sui prati benedicendoli. Erano così belli quei prati circondati da rustici muretti di pietra, che sembravano dipinti! Tutti pregavamo ad alta voce guardando cadere quelle gocce di acqua benedetta sui primi fili d’erba e ci sembrava già di vedere il fieno alto, rigoglioso e profumato. Ci accompagnava il primo sole primaverile e il cinguettio degli uccellini che preparavano il nido. Queste funzioni venivano ripetute nei lunghi periodi di siccità o di carestie per invocare la Madonna affinché mandasse la pioggia. Forse nessuno mi crederà, ma dopo un giorno o due la pioggia cadeva facendo rinverdire i prati, scorrere i ruscelli e fiorire i ciliegi. Nelle borgate ove c’erano le Cappelle si facevano anche le novene: alla sera, recitando il Rosario, si girava attorno alla chiesetta supplicando l’aiuto divino. La stessa cosa succedeva quando le piogge erano troppo abbondanti e vi era il rischio di paurose alluvioni. Non c’erano le previsioni “meteo” ma valeva l’esperienza dei nostri nonni. Essi conoscevano e sapevano prevedere bene il tempo seguendo il soffiare del vento e lo scorrere delle nuvole nel cielo. Ma, soprattutto, speravano nell’aiuto di Dio e nel regalo di una buona stagione. Lia Poma 6 PREGHIERA MARIA, Vergine del silenzio, non permettere che, davanti alle sfide di questo tempo, la nostra esistenza sia soffocata dalla rassegnazione o dall’impotenza. Aiutaci a custodire l’attitudine all’ascolto, grembo nel quale la parola diventa feconda e ci fa comprendere che nulla è impossibile a Dio. MARIA, Donna premurosa, destaci dall’indifferenza che ci rende stranieri a noi stessi. Donaci la passione che ci educa a cogliere il mistero dell’altro e ci pone a servizio della sua crescita. Liberaci dall’attivismo sterile, perché il nostro agire scaturisca da Cristo, unico Maestro. MARIA, Madre dolorosa, che dopo aver conosciuto l’infinita umiltà di Dio nel Bambino di Betlemme, hai provato il dolore straziante di stringerne tra le braccia il corpo martoriato, insegnaci a non disertare i luoghi del dolore; rendici capaci di attendere con speranza quell’aurora pasquale che asciuga le lacrime di chi è nella prova. MARIA, amante della vita, preserva le nuove generazioni dalla tristezza e dal disimpegno. Rendile, per tutti noi, sentinelle di quella vita che inizia il giorno in cui ci si apre, ci si fida e ci si dona. (Dagli Orientamenti Pastorali della C.E.I. per il decennio 2010-2020) 7 ESTATE RAGAZZI A nche quest’anno abbiamo voluto mettere in scena il presepe vivente, tuttavia crediamo che le tradizioni non vadano solo mantenute ma anche innovate. Per questo la serata si è svolta diversamente dal solito: commemorazione religiosa per le vie del paese e nella capanna allestita in piazza Europa, poi sotto il grande albero. I personaggi principali sono stati impersonati dai più giovani. La manifestazione è continuata nel teatro con balletti di befane, canti e giochi luminosi.... Ci si è scaldati con una cioccolata offerta dagli animatori insieme a un buon pandoro! Siamo davvero felici perché la partecipazione di quest’anno è stata immensa e calorosa, forse per l’attrazione dalla novità o forse, come ci piace pensare, per l’affetto che lega i Ceresini, e non solo, a noi! Quindi concludiamo con un grazie, che ci viene dal cuore, rivolto ai nostri ragazzi, al nostro Parroco, don Claudio, e a tutti quelli che hanno riempito il teatro creando l’atmosfera giusta per finire in bellezza le vacanze natalizie. V i ricordiamo che le attività dell’Oratorio, organizzate da noi animatori dell’Estate Ragazzi, riprenderanno in primavera con date e luoghi ancora da definire. Per rimanere sempre aggiornati a riguardo potete consultare la nostra pagina facebook “Estate Ragazzi Ceres”. Una cosa è certa, però: a partire da lunedì 29 giugno ritorneremo con la nostra ESTATE RAGAZZI, che terrà occupati grandi e piccini per tutto il mese di luglio! Parola d’ordine: ...divertimento! Come sempre le attività verranno svolte nei locali della Parrocchia di Ceres. A presto, amici. 8 Gli animatori di Ceres C ARNEVALE N on importa quale mese, quale stagione, quali condizioni meteorologiche o quale evento o occasione; quella dell’Estate Ragazzi di Ceres è una presenza costante nell’arco di tutto l’anno. Lo abbiamo, infatti, dimostrato anche al festeggiamento del Carnevale, che si è tenuto domenica 22 febbraio lungo le vie del paese. È stata un’occasione per ritrovarsi e per far divertire grandi e piccini con semplici giochi ed attività che hanno coinvolto tutti. Abbiamo potuto constatare anche una grande partecipazione dei Ceresini che ha reso la festa ancora più riuscita. Ciò ci ha resi molto orgogliosi e fieri del progetto che stiamo portando avanti. Tutti gli animatori, infatti, durante l’anno sono impegnati negli studi o nel lavoro, e ritagliare del tempo per pianificare, ideare e realizzare le attività non è sempre così semplice. Grazie a giornate come quella di Carnevale si ravviva in noi l’entusiasmo e la voglia di portare il nostro contributo al paese e soprattutto alle nuove generazioni. Con questo ringraziamo coloro che hanno partecipato all’iniziativa ed anche coloro che da sempre ci sostengono e senza i quali i nostri progetti non potrebbero realizzarsi. Partecipate sempre numerosi anche alle prossime giornate di Oratorio e poi quest’estate all’Estate Ragazzi 2015!!! E non dimentichiamo che l’unione fa la forza!!! Gli animatori di Ceres 9 DON BOSCO e i Ministri anticlericali a Lanzo U na Società anonima canavesana aveva intrapreso la costruzione di una strada ferrata da Torino a Lanzo, lunga 32 chilometri. L’ultimo tronco, da Ciriè a Lanzo, fu condotto a termine nel 1876. Per l’inaugurazione di questo tratto della ferrovia Torino-Ciriè-Lanzo, il Prefetto di Torino aveva chiesto di servire, nel Collegio Salesiano, il rinfresco alle Autorità. Don Bosco acconsentì e si fece un dovere di trovarsi egli stesso a Lanzo. La cerimonia ebbe luogo il 6 agosto 1876, e vi parteciparono i Ministri Depretis, Nicotera e Zanardelli rappresentante del Re, col seguito di circa 400 invitati. Il Parroco di Lanzo impartì la benedizione alla vaporiera benedicendo al progresso che tutti avvia a miglior sorte. Il corteo quindi si avviò verso il Collegio dove sulla soglia attendeva Don Bosco, mentre più di 200 giovani collegiali intonavano alcuni canti di benvenuto. Servito il rinfresco, andò con i Ministri ed altri onorevoli in fondo al giardino. Del colloquio con i tre Ministri, campioni di quel particolare anticlericalismo connesso all’epoca tanto vicina alla famosa breccia di Porta Pia, ne fu serbata una specie di verbale 10 Il Senatore Riccotti osservò: «Don Bosco fa troppi preti e troppi professori». Rispose: «Ma, signor Senatore, io faccio troppi preti? È naturale che un prete cerchi d’istruire altri preti perché l’aiutino nel suo ministero. Credo che i signori che mi ascoltano desidererebbero d’infondere in altri il proprio spirito e tirar su il maggior numero di uomini simili a sé, intenti specialmente al bene pubblico...». «Don Bosco ha ragione!», risposero in coro i Ministri. «Quanto al secondo punto, sono io che faccio troppi professori? Chi mi ci costringe? Lei, onorevole Ricotti, che sostenendo in Parlamento le leggi sulle patenti, mi ci ha tirato per i capelli: io non faccio altro che ubbidire a una legge che mi hanno imposta. Per tenere aperto un collegio ci vogliono buone patenti, o diplomi, o lauree, guai se nei miei collegi non ci fossero patenti! Questi signori – e sorridendo accennava i Ministri – mi servirebbero per le feste». «Don Bosco ci chiude la bocca – replicarono quelli –, ha ragione!». Il deputato Ercole esclamò: «Don Bosco legge nei cuori. Sentiamo un po’ da lui chi è più peccatore, Nicotera o Zanardelli?». Don Bosco rispose di non poter dare una risposta, perché non voleva e non poteva giudicare dalle apparenze. «Del resto – aggiunse –, per conoscere uno bisognerebbe che venisse qui, non per un’oretta, ma per fare gli esercizi spirituali; e pensasse alla vita passata; alla morte, con la quale finisce la scena di questo mondo; alla vanità delle cose terrene e alla preziosità delle cose celesti; ai giudizi di Dio; all’eternità... Pensasse che in punto di morte quello che darà contentezza, sarà il bene fatto, e che tutte le altre cose non daranno che angustie... Dopo tutte queste riflessioni, se costui facesse una sincera confessione generale, allora potrei dare giudizio del suo interno...». «Ma noi non abbiamo tanta voglia di convertirci!». «E allora io non avrei altro a rispondere se non che “Desiderium peccatorum peribit” (la volontà dei peccatori non sarà esaudita)!». Anche questo discorso cadde. S’entrò in altri argomenti e Don Bosco non lasciava di far sentire, di quando in quando, qualche verità un po’ scottante. La sua dolcezza però e la sua semplicità di maniere li aveva tutti interamente conquistati. Don Bosco era il re della festa. Quel ricevimento cordiale li aveva entusiasmati. Zanardelli manifestò la più viva compiacenza. Nicotera, accomiatandosi, disse apertamente: «Ho provato un contento grandissimo, sì, una soddisfa- zione di quelle, che forse si prova solo una volta nella vita». «Eccetto che – riprese Zanardelli –, venissimo un’altra volta nei collegi di Don Bosco». Dopo pranzo, sedendo sotto i portici con vari chierici e sacerdoti, Don Bosco diceva: «Credo che da molto tempo quei Ministri e Deputati non sentivano più tante prediche quante ne sentirono a Lanzo. Per una parte sono anche povera gente, che non si sentono mai dire una parola col cuore, né una verità espressa in modo da non inasprirli. Io li ho ricevuti cordialmente e ho detto loro col cuore alla mano quanto l’occasione mi suggeriva; ed anche quelle verità che senza offenderli poteva dir loro, le ho dette tutte e nella maniera più schietta. Forse non hanno mai fatti esercizi spirituali; ma credo che questa volta, anche senz’andare a Sant’Ignazio 1, ne abbiamo fatto una muta. Credo che costoro non saranno mai più nemici acerrimi dei preti. Essendosi accorti che io li trattava col cuore, si persuaderanno facilmente che molti preti altro non desiderano se non il bene di tutti. Io credo che in punto di morte avranno tutti il desiderio di avere un prete accanto al loro letto». Mariateresa Serra (estratto da : Memorie biografiche di Don Giovanni Bosco raccolte dal sacerdote salesiano Giovanni Battista Lemoyne, Vol. XII, Ed. 1931) 1 Fin dal 1842 Don Bosco fu frequentatore assiduo del Santuario di S. Ignazio. Vi andò quasi ininterrottamente ogni anno sino al 1874 sia come collaboratore per gli esercizi spirituali dedicati ai laici che come confessore, e non mancava mai di recarsi sovente anche al suo Collegio a Lanzo tra i suoi amatissimi allievi. 11 Migranti o semplicemente italiani? a sera dell’ 11 febbraio il teatro parrocchiale di Mezzenile era pieno di valligiani e di quei ragazzi che spesso incrociamo mentre camminano lungo le nostre strade. Tutti erano lì per capire di più la loro situazione. L’unica Amministrazione Comunale presente era quella di Pessinetto. Il primo a prendere la parola è stato Sergio Durando, Direttore dell’Ufficio Migranti della Diocesi di Torino, in grado quindi di sviscerare il problema dell’emigrazione, che muove numeri enormi. Ogni anno arrivano sulle coste italiane 170.000 persone che non vengono qui per ragioni economiche (come i frontalieri italiani in Svizzera), ma per ragioni politiche: sono rifugiati, scappano dai loro Paesi devastati da guerre, persecuzioni e dittature. Due terzi di questi, una volta ottenuti i documenti, non si fermano in Italia, ma si muovono verso altri Paesi europei, in cerca di possibilità lavorative e di un futuro. Ma gli altri 57.000? Entrano nei progetti italiani per i rifugiati che si chiamano SPRAR e CARA. Solamente però il 5% dei Comuni italiani vi ha aderito offrendo un totale di 30.000 posti. I Comuni della Valle non sono tra questi e i ragazzi di Ceres e Pessinetto rientrano in un altro progetto-protocollo. Infatti, in seguito all’emergenza migranti (c’è un surplus di 27.000 persone secondo i numeri suddetti), il Ministero dell’Interno ha individuato una serie di Comuni dislocati a macchia di leopardo su tutto il territorio, in modo da non radunare i ragazzi in cerca di lavoro e futuro in un’unica area urbana. Ecco quindi i Comuni di Ceres e Pessinetto, scelti dalla Prefettura di Torino per accogliere, in adeguate strutture, questi ragazzi, rifugiati politici che arrivano non solo dall’Africa, ma anche dal Medio Oriente e dall’Asia. Una volta arrivati, inizia per loro l’attesa dei documenti che la Prefettura e la Questura devono rilasciare affinché possano lavorare ed avere diritti e doveri garantiti dalla Stato Italiano e dalla sua splendida Costituzione. Attendono mesi e mesi senza poter fare altro che attendere, attendere, attendere. Ottenuti poi i documenti, possono decidere di rimanere sul territorio loro assegnato dal Ministero oppure partire per cercare lavoro in altre zone d’Italia. Nel frattempo il progetto dello Stato è quello di renderli abili all’attività lavorativa italiana, insegnando loro una lingua e facendoli integrare nelle strutture sociali delle nostre realtà. Ma qui, tra di noi, sono davvero integrati? Facciamo qualcosa perché questo avvenga? L’integrazione passa anche attraverso le piccole cose, ha ricordato il dott. Miravalle durante l’incontro: «Questi ragazzi fino a quando non hanno i loro documenti non sono iscritti al Sistema Sanitario Nazionale. Come visitarli? Come garantire loro il diritto costituzionale imprescindibile della salute? L’idea di un medico che va a visitarli nelle loro strutture è sbagliata, perché l’integrazione passa anche attraverso l’attesa in un ambulatorio medico con tutti gli altri pazienti valligiani». I ragazzi non chiedono altro che un futuro e delle possibilità che passano attraverso la loro integrazione. Si sono fatti sentire attraverso la voce di una maestra che li sostiene e che li ha aiutati nella stesura di una lettera, indirizzata alla cooperativa L 12 che gestisce le due strutture di Ceres e Pessinetto, ma che dovrebbe essere rivolta a tutti noi valligiani, alle Amministrazioni Comunali, alla Prefettura e al Ministero. Di seguito il testo ridotto, perché tutti possiamo meditarci: «Ci troviamo in una condizione di quasi totale isolamento, con scarsissimi contatti con la gente del luogo, ghettizzati in una situazione irreale e frustrante che, in alcuni momenti, ci fa perdere la nostra unica e vera ricchezza che è la speranza. Non sappiamo nulla del nostro futuro. Neanche del nostro presente. Non sappiamo come funziona il mondo qui, così lontano da quello che conoscevamo. [...] Dopo mesi dal nostro arrivo, siamo ancora senza documento provvisorio. Voi capite molto bene quanto questo sia grave per noi! Non sappiamo nulla dello Stato Italiano, nemmeno della burocrazia. Né possiamo andare personalmente in Prefettura o in Questura per cercare di capire quali sono i nostri diritti. Possiamo solo rivolgerci a voi chiedendo un sollecito e la massima attenzione. [...] Vorremmo imparare l’italiano. Vorremmo impiegare parte del nostro tempo a scuola: senza la conoscenza della lingua è difficile qualsiasi futuro inserimento sociale e lavorativo. Vorremmo fare la spesa e cucinare noi senza dover ricorrere al catering esterno. Faremmo qualcosa di utile. [...] Tutto l’abbigliamento che abbiamo ci è stato regalato da qualche gentile privato che ringraziamo, ma siamo persone. Molti di noi non hanno un cambio sufficiente. [...] Non riusciamo a lavarci perché ci sono problemi con l’acqua calda. [...] Speriamo sia volontà di tutti affrontare seriamente e con attenzione la nostra situazione. Speriamo in un confronto sociale più profondo e sincero, per poterci sentire, uno per uno, persone motivate e coinvolte, non passeggeri invisibili che non lasciano traccia». Alessandro e Paolo DAI MESSAGGI DI PAPA FRANCESCO PER LA GIORNATA MONDIALE DEL MIGRANTE E DEL RIFUGIATO – «La sollecitudine di Gesù verso i più vulnerabili ed emarginati invita tutti a prendersi cura delle persone più fragili e a riconoscere il suo volto sofferente soprattutto nelle vittime delle nuove forme di povertà e di schiavitù ... tra esse rientrano certamente i migranti e i rifugiati i quali cercano di lasciarsi alle spalle dure condizioni di vita e pericoli di ogni sorta ... per la ricerca di condizioni di vita più umane» (2015). – Nei loro confronti tutti siamo tenuti ad avere «un atteggiamento che abbia alla base la cultura dell’incontro, l’unica capace di costruire un mondo più giusto e fraterno, un mondo migliore». – Anche «Gesù, Maria e Giuseppe hanno sperimentato che cosa significhi lasciare la propria terra ed essere migranti. Minacciati dalla sete di potere di Erode, furono costretti a fuggire e rifugiarsi in Egitto. Ma il cuore materno di Maria e il cuore premuroso di Giuseppe, Custode della Santa Famiglia, hanno conservato sempre la fiducia che mai Dio abbandona. Per la loro intercessione sia sempre salda nel cuore del migrante e del rifugiato questa stessa certezza» (2014). 13 LA SPERANZA, FORZA DEL CRISTIANO G li scenari offerti con prodigalità dai mezzi di comunicazione, in tempo reale, ci raccontano l’orrore di chi distrugge vite umane, incendia villaggi interi, fa esecuzioni macabre provocando dolore, fuga in massa di popolazioni e tanta, tanta miseria e desolazione: “una umanità dolorante”. Tale visione suscita raccapriccio, sconcerto, pessimismo e i nostri giorni si riempiono di paura e diffidenza. Ma è questo l’uomo sognato da Dio? Questo è il quadro del mondo attuale ma il cristiano ha un punto fermo che lo sostiene e non lo lascia abbattere: «la speranza in un Dio che non delude mai». Sono parole del Papa, che ci ammonisce: «Davanti al male, nessuna depressione. ... Dio ha vinto il male. ... Non lasciatevi rubare la speranza!». Forse la crisi che viviamo è più lunga, violenta, a largo raggio ma l’origine è sempre una. Nell’Eden il “serpente” disse alla donna: «se mangiaste – il frutto vietato – si aprirebbero i vostri occhi e sareste come Dio, conoscendo il bene e il male» (Gen 3,5). È la prima trasgressione dopo la quale, infinite volte l’uomo ha fatto e continua a fare «ciò che è male agli occhi del Signore», fin dall’Antico Testamento (Dt 9,16 e 31,29; Gdc 2,11; Re 16,30 e 21,25, ...). E anche oggi la forza della ragione, la tecnica sofisticata, ed altri disvalori, hanno spiazzato la coscienza per il diritto di agire a proprio piacimento. L’uomo non crede in Dio, ha perso la propria identità di figlio di Dio e conseguentemente è incapace di amare il prossimo. Lo ha messo in evidenza, fin dal primo omicidio, l’interrogativo di Dio: «Caino, dov’è tuo fratello?». E la risposta: «Non lo so, Sono forse io il custode di mio fratello?» (Gen 4,9). Nel corso dei secoli, nell’intrecciarsi di bene e di male, è però sempre presente un Dio misericordioso che richiama, castiga, salva e ama a tal punto che: «si è caricato delle nostre sofferenze, si è addossato i nostri dolori ... è stato trafitto per le nostre colpe. ... Il castigo che ci dà salvezza si è abbattuto su di lui, per le sue piaghe noi siamo stati guariti» (Is 53, 4-5). In questo tempo, così provato, non è forse il momento di ritornare a far risplendere nell’uomo moderno la propria identità, quella somiglianza di immagine di Dio che è stata deturpata ma non cancellata? Un’inversione di rotta si impone, e il tempo è favorevole, tempo quaresimale durante il quale bisogna “fermarsi - riflettere - cambiare”. C’è un Padre misericordioso che invita al ritorno per offrire, con il perdono, la gioia di sentirci figli. Cristo è l’Uomo nuovo, il nuovo Adamo. È il Dio incarnato che, senza perdere la sua trascendenza, si fa nostro prossimo. È suo l’amore più grande: dare la vita per salvare l’uomo. E questo crocifisso – risorto – non si stanca di invitare a ritornare a Lui, a non avere paura della vita: «Io sono la via, la verità, la vita» (Gv 14,6). Papa Francesco nell’omelia del Mercoledì delle Ceneri ha invitato a iniziare «fiduciosi e gioiosi l’itinerario quaresimale. ... Il Signore non si stanca mai di avere misericordia di noi e vuole offrirci ancora una volta il suo perdono – tutti ne abbiamo bisogno – invitandoci a tornare a lui con un cuore nuovo, purificato dal male, per prendere parte alla sua gioia». 14 S.I. Il dono del sangue D ono, altruismo, solidarietà, aiuto, sono alcune delle parole che descrivono il gesto della donazione di sangue a beneficio di chi, ospedalizzato e ammalato o infortunato, ha bisogno di trasfusioni o di emoderivati (farmaci salvavita come immunoglobuline, albumina e fattori antiemofilici). Donare il sangue può davvero salvare una vita o addirittura più vite. Se nessuno lo facesse, molti bambini malati di leucemia non potrebbero sopravvivere, così come le persone in gravi condizioni dopo un incidente. Inoltre, il sangue offerto può servire ai pazienti che subiscono un’operazione chirurgica, nell’ambito delle cure dei tumori o di altre malattie. Considerato che ad ogni donazione vengono effettuati gli esami del sangue, non è escluso che possiamo salvare anche la nostra vita, tenendo sotto controllo i principali parametri e valori di riferimento. Chi dona il proprio sangue sa di fare del bene, ma nonostante l’impegno di molti donatori, in Italia si riesce a coprire solo il 70% del fabbisogno nazionale, soprattutto per quanto riguarda gli emoderivati. Proprio per questo mettiamoci per una volta nei panni di chi, neanche sotto tortura, si farebbe togliere una goccia di sangue. Alcuni falsi pregiudizi impediscono a molti di avvicinarsi a una autoemoteca, anche solo per chiedere informazioni. Sfatiamone alcuni: Rischio di aghi infetti: tutte le procedure di prelievo utilizzano materiale monouso e sterile, pertanto il donatore non corre alcun rischio. Il personale medico che materialmente effettua il prelievo è altamente specializzato e tutte le procedure sono codificate con standard di qualità a livello ospedaliero. C’èil rischio che si rompa la vena: la professionalità degli operatori sanitari è tale che non si senta nemmeno l’inserimento dell’ago nella vena. Fa male: il dolore maggiore è la punturina sulla punta del dito per verificare l’emocromo, prima di fare il prelievo. Sporcizia: le norme europee impongono ai centri di prelievo e alle emoteche requisiti molto stretti e precisi in tema di igiene e sicurezza. I medici che effettuano i prelievi ne sono direttamente responsabili. Si sviene: la sacca di sangue che viene prelevato corrisponde a circa 450 ml, pari al massimo al 10% del totale, che viene presto recuperato e ripristinato dal sistema circolatorio. Donare il sangue èun atto volontario e non retribuito, una scelta individuale di dono di una parte del “sé” a un individuo sconosciuto, un grande atto di amore verso chi ha bisogno. Pensiamoci seriamente! Doriano Poma 15 Ostensione della Sindone «Sono lieto di annunciare che, a Dio piacendo, il 21 giugno prossimo mi recherò in pellegrinaggio a Torino per venerare la Sacra Sindone...» PAPA FRANCESCO (5 novembre 2014) DA CERES POTREMO ANDARE IN PELLEGRINAGGIO V ENE RDI’ 15 M AGGIO PARTENZA ORE 16 - INIZIO ITINERARIO ORE 18 N oi scenderemo a Torino mentre alcuni pellegrini (ci è già stato comunicato) saliranno a Voragno, per ammirare la più antica rappresentazione pittorica di una solenne Ostensione della Sindone. La parete laterale esterna della Cappella è infatti arricchita da un affresco, lungo oltre sei metri, suddiviso in cinque quadri raffiguranti l’Ostensione, San Claudio, i Santi Sebastiano, Cristoforo e Giacomo. Questo “Monumento pregevole d’arte e di storia”, come è stato dichiarato con Decreto del 1910, è conosciuto e apprezzato, più a distanza che “in loco”; ad esempio è stato presentato dalla televisione tedesca – in collegamento con quella svizzera e austriaca – il Venerdì Santo del 1975. Il quadro raffigurante l’Ostensione della Sindone ha un’importanza artistica e storica eccezionale, perché risale ai tempi di Carlo III di Savoia e di Beatrice di Portogallo (sua sposa nel 1521) e, precisamente, alla terza decade del 1500. Le caratteristiche del tratto pittorico e la presenza dello stemma di Beatrice insieme a quelli di Carlo “il Buono” permettono questa sicura datazione. Committenti dell’affresco potrebbero essere stati gli stessi Duchi di Savoia, identificabili nei due oranti, regalmente vestiti, inginocchiati in basso, a sinistra. Questa ipotesi è avvalorata da un’importante testimonianza di don Francesco Vaula, cappellano di Voragno dal 1894 al 1955, attestante la presenza nell’archivio della Cappella (distrutto nel 1921 da un incendio doloso) di un documento nel quale era scritto: «il Duca di Savoia mandò due pittori vercellesi nella valle a dipingere la Sindone». Può confermare la committenza ducale anche la raffigurazione di San Claudio (quadro a destra dell’Ostensione), protettore della madre del Duca, Claudia di Brosse, devotissima della Sindone e promotrice, insieme al figlio, di molte iniziative per diffonderne il culto. Come mai un affresco artisticamente e storicamente importante è stato dipinto sul muro della Cappella di una piccola borgata di montagna? Non certo per celebrare una delle Ostensioni ufficiali perché i Duchi di Savoia avrebbero scelto altro luogo, più noto e frequentato. 16 È probabile che tale affresco sia da collegare all’evento del trasporto segreto della Sindone da Chambery a Torino, avvenuto proprio nel 1535, per evitare che cadesse in mano ai Francesi, in procinto di occupare la Savoia o, peggio, che fosse distrutta dai seguaci di Calvino, forse già responsabili dell’incendio divampato nella Real Cappella di Chambery. Per questo trasporto era necessario individuare il percorso più sicuro che, in quel momento, era certamente la strada che attraverso la Maurienne e il valico del Col d’Arnas, allora praticato, scendeva in Val d’Ala. Si può quindi ritenere che la Sindone abbia seguito questo percorso e che la Cappella di Voragno, luogo tranquillo e defilato, sia stata scelta per sostare prima di riprendere il viaggio. Il prezioso affresco che celebra una solenne Ostensione, forse l’ultima di Chambery, sarebbe stato dipinto sul muro della Cappella proprio per ricordare la sosta e il buon esito del trasporto segreto della Sindone da Chambery a Torino attraverso la Valle, la nostra Valle. A.B.D. 17 Piccole scuole di montagna scomparse state chiuse anni fa e non riapriSzioniono ranno mai più. Erano sparse nelle frapiù lontane, o localizzate nel centro del paese. Nelle nostre Valli le prime scuole nacquero nel 1800 e fin dall’inizio dovettero confrontarsi con la morfologia del territorio: Comuni divisi in molte frazioni poste a grande distanza tra loro. Le prime scuole quindi erano localizzate nel centro del paese, ma col passare degli anni il loro numero aumentò, e al termine della Seconda guerra mondiale le scuole, elementari e materne, erano diffuse capillarmente su tutto il territorio, e quasi la totalità delle frazioni ne possedeva una. Non tutte erano statali, ma dove mancava la scuola statale, si poteva contare su quella privata, su quella parificata o sull’istituzione di scuole sussidiate. Nelle nostre Valli, infatti, nonostante le difficoltà legate alla morfologia del territorio, le famiglie hanno sempre considerato importante l’istruzione dei propri figli, e costantemente si sono attivate per garantirla. Purtroppo dagli anni ’50 in poi le scuole hanno dovuto fare i conti non solo con la distribuzione della popolazione su aree territoriali molto ampie ma anche con la riduzione degli allievi, legata all’abbandono della montagna. Questo fenomeno ha messo a dura prova la sopravvivenza delle scuole che gradatamente hanno cominciato a scomparire. Le prime scuole che hanno dovuto confrontarsi con la riduzione della popolazione, sono state quelle delle frazioni più lontane. Erano scuole che ci riportano a dimensioni dimenticate del vivere quotidiano, erano costituite da una o due stanze, spesso erano ospitate in altri fabbricati, o in casette di montagna. Le aule erano riscaldate con una stufa a legna accesa in un angolo, alimentata con legna portata dagli alunni, che raggiungevano la scuola autonomamente, a piedi, ancora negli anni ’60. Prima di scomparire definitivamente alcune erano trasformate in sussidiate. Queste erano gestite dai 18 Comuni, ma la loro apertura era autorizzata annualmente perché dipendeva dal numero d’alunni che le frequentavano. Nell’anno scolastico ’63/’64 frequentavano le scuole elementari 772 alunni, di cui 580 nelle scuole statali, 50 nelle scuole sussidiate, 119 nella scuola privata e 23 nella parificata. Nell’anno scolastico 1964/65 le scuole elementari statali delle Valli erano 30 più 9 scuole sussidiate gestite dai Comuni di: Ceres (Grange di Almesio), Lemie (Villaretti), Pessinetto (Gisola), Traves (Bertolè), Viù (Col San Giovanni, Niquidetto, Polpresa, Tornetti) e Mezzenile (Pugnetto) che in quell’anno è stata chiusa come scuola statale e trasformata in scuola sussidiata. Le scuole materne erano in numero di 10, tutte private, con 160 alunni frequentanti. Nell’anno scolastico ’65/’66 le scuole statali erano 28: Groscavallo Migliere e Usseglio Pianetto avevano chiuso. In soli due anni gli alunni frequentanti erano scesi a 666 (488 nelle scuole statali, 53 nelle scuole sussidiate, 92 nella scuola privata e 33 nella scuola parificata). Ciò nonostante, le scuole riuscirono a mettere in atto risposte adeguate alle non facili condizioni ambientali e alla continua riduzione di popolazione. Nell’anno scolastico 1976/1977, 9 anni dopo, erano ancora presenti 27 scuole elementari statali con 478 alunni e otto scuole materne. Aveva chiuso solo Usseglio Perinera. Purtroppo nell’anno scolastico successivo ’77/’78 dovettero chiudere ben 5 scuole: Ceres Bracchiello, Traves Biò, Viù Trichera, Viù Richiaglio, Lemie Villa. D’ora in poi in ogni anno scolastico chiuderà qualche scuola: ’78/’79 Ceres Fè e Mezzenile Bogliano/Monti; ’79/’80 Ala di Stura Martassina; ’80/’81 Chialamberto Bussoni e Viù Bertesseno; ’81/’82 Viù Fubine; ’82/’83 Pessinetto Fuori; ’83/’84 Viù Maddalene. Avendo soppresso tutte le scuole delle frazioni, nell’anno scolastico ’84/’85 iniziò la soppressione di quelle presenti nei centri. La prima fu quella di Lemie. La chiusura delle scuole proseguirà fino all’anno scolastico 2009/2010, dove allo spopolamento della montagna si sono aggiunti i tagli che il Ministero dell’Istruzione ha adottato nei confronti delle piccole scuole. Dopo la scuola di Lemie, si chiusero quelle di Viù colonia ’88/’89; di Chialamberto ’91/’92; di Balme ’92/’93; di Groscavollo Richiardi ’98/’99; ed infine nell’anno scolastico 2009/2010 la scuola di Usseglio. Oggi delle 30 scuole elementari statali presenti nell’anno scolastico ’64/’65 ne sono rimaste 7, sono scomparse le scuole private e parificate, e dagli anni ’80 non si sono più attivate le scuole sussidiate. Delle 10 scuole materne sono rimaste tre statali e due private. Nella cartina sono state indicate con il colore blu solo le scuole statali soppresse. Di queste scuole però è rimasto il ricordo nelle persone che le hanno frequentate, il ricordo delle maestre che vi hanno lavorato, è rimasto qualche banco e altri arredi, registri, quaderni, pagelle che sono ospitati in alcuni edifici o nelle mostre locali, ma soprattutto è rimasta la consapevolezza dell’importanza della presenza della scuola in un territorio. Una presenza che può non soltanto dare continuità alla cultura locale, ma essere condizione determinante per la sopravvivenza stessa della comunità. Una consapevolezza che potrà evitare che le scuole ancora presenti nelle Valli di Lanzo diventino tutte dei pallini blu su di una cartina. Vilma Maria Pont 19 QUANTI PAPI A TORINO? Il prossimo 21 giugno PAPA FRANCESCO sarà in visita a Torino. Sorge spontanea una domanda: quanti Papi hanno fatto visita o hanno fatto tappa a Torino? Proviamo a ricordare: Nell’anno 1273 il BEATO GREGORIO (maggio 1274) passando per Torino. X si recò al Concilio di Lione MARTINO V, che guidò la Chiesa tra il 1417 e 1431, visitò l’Università di Torino da poco fondata. PIO VI , Papa tra il 1775 e il 1779, transitò in tristissime circostanze: venne arrestato e deportato da Napoleone. PIO VII, Papa tra il 1800 e il 1823, visitò Torino due volte: nel viaggio del 1804 da Roma a Parigi per incoronare Napoleone, il 13 novembre visitò la Sindone che, come narrano le scritture del tempo, “baciò con devozione”; il 21 maggio del 1815 celebrò la Santa Messa in Cattedrale e mostrò la Sindone da Palazzo Madama. SAN GIOVANNI PAOLO II ebbe per Torino una particolare attenzione: quattro visite e precisamente nel 1980, nel 1988, nel 1989 e nel 1998. Restò famosa la sua espressione «Torino, vivi in pace», il 13 aprile del 1980. Nel 1988 fu a Torino nel centenario della morte di San Giovanni Bosco che definì «Padre e maestro dei giovani». Nel 1989, ospite di Giovanni e Marella Agnelli, in visita alle icone russe al Lingotto. Nel 1998 proclama in Piazza Vittorio a Torino tre Beati piemontesi e in Cattedrale venera la Sindone che definì: «Provocazione dell’intelligenza, icona toccante della Passione di Cristo, specchio del Vangelo, immagine dell’amore di Dio, del silenzio e della sofferenza umana e dell’innocente di tutti i tempi». Papa BENEDETTO XVI il 2 maggio 2010 visita Torino e parla alla città: «Cara Chiesa di Torino, sono venuto a confermarti nella fede. Non perdere mai la luce della speranza nel Cristo risorto». Venera la Sindone in Duomo definendola “Icona dello Spirito Santo”. Ogni Papa ha lasciato a Torino un messaggio: la città dei Santi sociali ha accumulato nei secoli indicazioni ed insegnamenti di cui fare oggi tesoro. 20 diacono Costantino CERES - SPORT S maltito il letargo invernale, sono ripartite le attività agonistiche delle compagini ceresine, dai più grandi ai più piccoli. Sfumata l’opportunità di dare al terreno di gioco il dovuto restyling per contrastare un’evidente usura, tengono banco le prestazioni. Sul fronte giovanile impressiona il cammino inarrestabile degli Esordienti di Lauro, leader incontrastati del proprio torneo a punteggio pieno. Ed a conferma della propria solidità, i gialloblù si sono imposti anche nel 3º Futsal Kids di Grugliasco che li ha visti primeggiare contro formazioni blasonate quali Carmagnola ed Asti. Benino i Giovanissimi di Solero che con un rendimento alterno hanno fatto meglio in campionato (nel quale inseguono il quarto posto per i play-off) che in Coppa Carnevale dove sono usciti nelle eliminatorie. Al lavoro invece i Pulcini di Peracchione in procinto di riprendere il cammino in campionato, dopo il quarto posto in Coppa. La formazione femminile di Cirianni viaggia a ridosso delle corazzate di vertice. L’obiettivo stagionale rimane il sesto posto. In ombra invece le squadre maschili senior. La Serie D non esce dalla paralisi di risultati che la tiene sul fondo, frustrando le pur già modeste ambizioni d’inizio stagione. Qualche segnale positivo arriva dalla Uisp, anche se parlare di luci appare prematuro. Fabrizio Solero I ragazzi e ragazze (nati tra il 1996 ed il 2007) che intendono avvicinarsi al calcio a 5 possono presentarsi al campo il mercoledì dalle ore 17,30, il giovedì dalle ore 18, oppure telefonare ai numeri 3932782111 / 3383211613 / 3471953489. 21 Candi li Sènt ou pàrlount a neusta moda L o scorso settembre con la mia famiglia mi sono recato alla festa del patois. Tutti gli anni, ci siamo proposti di andare. Oltretutto si è tenuta a Courmayeur, vicino al paese di origine di mia moglie Josianne. Mentre stavamo visitando una esposizione di pubblicazioni nelle diverse varianti della lingua Arpitana, la mia attenzione viene attratta da un piccolo volumetto bianco pubblicato dalla Regione Rhône-Alpes ed intitolato “Expériences mystiques et récits édifiants” di Marguerite d’Oingt. Un amico mi aveva parlato di questa autrice e mi aveva omaggiato di alcune fotocopie dei suoi scritti. A dire il vero non avevo letto le copie ma ora avevo invece la possibilità di acquistare un’edizione tascabile. Tornato a casa mi immersi nella lettura. Leggendo il primo capitolo intitolato “Speculum”, specchio, già dalla prima riga mi resi conto che la Priora scriveva e parlava la mia lingua madre. Decisi allora di sottolineare le principali somiglianze aiutato anche da mio figlio Loïc che partecipò allegramente imitando il papà, il risultato è che il volume è ora pieno di cerchietti. Le similitudini principali che ho riscontrato in questo scritto sono molte. Innanzi tutto i sostantivi femminili terminano per la maggioranza con la vocale “i”: meloudi (meloudì - melodia), bochi (boutchi - bocca), joy (djòi - voglia), forci (forsi - forza), maneri ( manéri maniera), reverenci (riverénsi - riverenza), compagni (coumpagnì - compagnia), sapienci (sapiénsi - sapienza), perseveranci (persevereunsi - perseveranza). Gli stessi sostantivi ed aggettivi femminili al plurale terminano con la “s”: maneres (manéreus - maniere), totes (toùteus - tutte), peynes (péineus - pene), cetes ( siteus queste), choses (tchòzeus - cose ). Molti termini sono identici a quelli ancor oggi utilizzati dalla variante della lingua arpitana di Ceres: aval (avàl - a valle), iqui (iquì - li), cherita (tcherità - carità), careyma ( caréima - quaresima), ala (alà - andare), est (est - è), citi (sìti - questi), chanba (tcheùmba - gamba). La coniugazione dei verbi alla terza persona singolare e plurale termina con la lettera “t”: perseveravet (perseveràveut - perseverava), viront (vìrount - girano), pardonat (perdoùneut - perdona), eret (éret - era). Anche la costruzione della frase è simile, ad esempio je vos (dje vou - io vi), je me recomandoe (dje meu racoumeundou - mi raccomando), je m‘alavo (dje m’alàvou - io andavo). Poi molte altre similitudini tipo: lo chavon (lou tchavoùn - l’inizio di un qualcosa), lo drap (lou drap - drappo di lana), co (co - anche), eret ala (éreut alà - era andato), devant (douànt - prima), pas grant teins (pa grant tens - mica tanto tempo), liet (liét - letto), ceta chosa (sita tchòza - questa cosa), et tantot (e tantò - e quasi). Dunque mi sono trovato a leggere le esperienze mistiche di una moyni (moùgni – monaca) della fine del 1200 che parlava e scriveva in patouà, questa sì che è stata per me un’e22 sperienza, se non mistica molto importante che mi ha ulteriormente convinto (se ce n’era ancora bisogno) che la nostra è una lingua a tutti gli effetti. Ma chi era Margherita d’Oingt? Figlia di una potente famiglia di antica nobiltà del Lionese, gli Oingt, nasce nel Beaujolais, pare nell’anno 1240. Dai suoi scritti apprendiamo che abbracciò la vita monastica per una libera risposta all’intima chiamata divina. La sua vocazione la portò ad accettare la severa regola certosina. Queste le parole della stessa Santa, che ricorda la sua chiamata alla vita monastica: «Dolce Signore, io ho lasciato mio padre e mia madre e i miei fratelli e tutte le cose di questo mondo per tuo amore; ma questo è pochissimo, poiché le ricchezze di questo mondo non sono che spine pungenti; e chi più ne possiede più è sfortunato. E per questo mi sembra di non aver lasciato altro che miseria e povertà; ma tu sai, dolce Signore, che se io possedessi mille mondi e potessi disporne a mio piacimento, abbandonerei tutto per amore tuo; e quand’anche tu mi dessi tutto ciò che possiedi in cielo e in terra, non mi riterrei appagata finché non avessi te, perché tu sei la vita dell’anima mia, né ho né voglio avere padre e madre fuori di te» (Meditazione II, 32, p. 59). Nel 1288 divenne la quarta priora della Certosa di Poleteins, incarico che manterrà fino alla data della sua morte, avvenuta l’11 febbraio 1310. Attraverso alcuni brevi scritti spirituali ella ci offre la testimonianza della sua vita ricca di esperienze mistiche fatta di visioni, apparizioni ed estasi. Margherita era molto colta, e scriveva abitualmente in latino, cosa assai rara per una donna, e in francoprovenzale, anche ciò risulta una rarità, poiché i suoi scritti sono i primi, se non gli unici, di cui si ha traccia in quella lingua. Il manoscritto più antico risale al sec. XIII, è composto da settantatré pagine. Questo manoscritto in latino, Pagina meditationum (Libro di meditazioni) è l’opera teologicamente più rilevante, dove la beata certosina giunge a chiamare Gesù “madre”: «Dolce Signore tu sei mia madre e più che madre». Margherita scrisse poi, nel 1294, lo Speculum sanctae Margarete, scritto in lingua francoprovenzale, dove vengono descritte le sue visioni che chiariscono e completano la sua spiritualità. Narra della visione di Cristo che si presenta a lei con un libro chiuso in mano; quando lo apre, lascia intravedere che il suo interno è formato da due sole pagine che brillano come uno specchio bellissimo: nel libro/specchio è possibile contemplare lo splendore della Trinità, un luogo delizioso e infinitamente grande, nel quale risplende «una gloriosissima luce che si divide in tre parti, come in tre persone; ma non vi è bocca d’uomo capace di parlarne». Lo Speculum si conclude con la descrizione della visione del Cristo in gloria, diventato uno specchio luminoso che gli angeli e i santi non si saziano mai di guardare ed ammirare. Il messaggio religioso espresso in questi due scritti può quindi riassumersi in una spiritualità di natura marcatamente cristocentrica. In seguito ella scrisse, sempre in francoprovenzale, Li via Seinti Biatrix Virgina de Ornaciu, la vita di una consorella certosina – Beatrice d’Ornacieux –, morta nel 1303, e quindi sicuramente realizzata dopo tale data. Margherita d’Oingt fu venerata come “beata” fino alla Rivoluzione francese. Noi la ricordiamo come una santa che ci sta vicino perché “pregava a neusta moda” e riprendendo le parole che Papa Benedetto XVI pronunciò in una catechesi dedicata a questa Santa: «Seguiamo Santa Margherita in questo sguardo verso Gesù. Leggiamo nel libro della sua vita, lasciamoci illuminare e pulire, per imparare la vera vita». Isabella Calastri e Diego Genta Toumazina 23 Dal Consiglio Pastorale Parrocchiale Affari Economici PARROCCHIA ASSUNZIONE DI MARIA VERGINE BI L AN C I O C O N S U N T IVO 2 0 1 4 – Parrocchia – Data CATEGORIE DI REDDITO 01/01/12 31/12/12 01/01/13 31/12/13 01/01/14 31/12/14 E.01 Offerte Sante Messe € 12,295,00 € 15.172,00 € 14.744,00 E.02 Collette € 12.173,73 € 13.613,14 € 10.647,07 E.03 Offerte per Sacramenti € 13.400,00 € 13.370.00 € 11.970,00 E.04 Offerte varie € 15.047,95 € 15.017,77 € 17.663,64 E.05 Raccolte varie € 13.800.00 € 34.716,68 € 37.172,91 € 25.024,71 U.01 Imposte e Tasse € 11.091,67 € 13.654,99 € 12,578,07 U.02 Utenze € 13.700,87 € 14.772,79 € 15.236,34 U.03 Riscaldamento € 15.776,81 € 10.784,96 € 13.542,00 U.04 Assicurazioni € 12,797,00 € 11.058,00 € 11.058,20 U.05 Provviste per culto € 12.205,00 € 12,257,87 € 12,334,15 € 12,275,00 € 12,575,00 Totale categorie di reddito CATEGORIE DI SPESA U.06 Vitto e spese domestiche U.07 Remunerazione ministri € 11.050,00 U.08 Personale dipendente € 11.800,00 U.09 Attività pastorali € 13.243,00 € 11.349,11 € 12.839,97 U.10 Mezzi di comunicazione € 11.910,00 € 11.288,02 € 12,764,98 U.12 Oratorio € 16.210,00 € 12,450,00 € 12.810,00 U.13 Arredi e attrezzature U.14 Manutenzione chiesa e fabbr. € 22.324,22 € 16.704,86 € 16.600,06 U.18 Versamenti alla Curia € 12,567,00 € 12,704,52 € 12,753,00 € 69.625,77 € 31.300,12 € 36.141,77 Totale categorie di spesa 24 – caPPelle – ENTE SALDO al 31-12-2013 AIRETTA € BRACCHIELLO € ALMESIO CERNESIO CHIAMORIO CHIAMPERNOTTO FE' GRANGE ALMESIO MOIA MONAVIEL PIAN CERES PROCARIA SAN BERNARDINO SAN ROCCO VANA VERNETTO VORAGNO 2.012,20 € ,430,41 3.006,71 € 710,00 € ,620,00 € ,276,16 € 836,50 € 21.738,05 € 6.771,26 € 7.952,26 € 12.619,98 € 88,82 € 2.119,18 € 10.875,61 € 18.785,18 € 442.00 € € € 6.225,00 2.739,29 1.198,65 € 10.782,16 € 9.833,51 € ENTRATE 5.645,68 USCITE € 2.147,96 € 613,57 € 1.818,69 € 937,35 € 2.096,04 € € € 467,00 280,00 190,54 € 2.766,93 € € € ,99,11 181,53 € € € € € 267,11 178,89 656,04 419,35 186,18 € 2.795,00 € 832,84 495,00 € 182,39 € 3.179,00 € 786,21 € 1.901,40 € 656,70 SALDO al 31-12-2014 € 2.442,61 € 23.272,44 € 7.652,60 € € 3.449,60 8.393,37 € 14.059,98 € 369,64 € 1.975,99 € 8.917,11 € 18.975,72 € 541,11 € € € 6.505,00 4.673,38 1.380,18 € 11.094,77 € 12.226,30 € 6.890,38 – teatro Parrocchiale – ENTE TEATRO SALDO al 31-12-2013 ENTRATE –€ € 6.555,16 4.469,50 USCITE – € 3.647,36 SALDO al 31-12-2014 –€ 5.733,02 25 Dal Consiglio Pastorale Parrocchiale FESTIVITÀ RELIGIOSE ANNO 2015 Mercoledì 18 FEBBRAIO inizio della quareSiMa - ore 17,00 S. Messa e imposizione delle Sacre ceneri. Venerdì 27 MARZO Domenica 29 MARZO ore 21,00 confessioni Pasquali e Via crucis in piazza. ore 11,00 Processione delle PalMe da S. Bernardino alla chiesa; segue S. Messa solenne con la proclamazione del “Passio”. Giovedì 2 APRILE ore 21,00 S. Messa “in coena Domini”, segue l’adorazione eucaristica presso il S. Sepolcro. Venerdì 3 APRILE ore 15,00 Via crucis in chiesa. ore 21,00 liturgia della Passione del Signore. Sabato 4 APRILE ore 21,00 Solenne Veglia Pasquale. Domenica 5 APRILE PaSqua Di riSurrezione. Sante Messe ore 11,00 e ore 18,00. Lunedì 6 APRILE lunedì dell’angelo - ore 11,00 S. Messa. Sabato 11 APRILE ore 21,00 concerto in teatro “Banda e coro” per i 90 anni di don cele. Domenica 12 APRILE ore 11,00 S. Messa per il 90º di don cele. Venerdì 1 MAGGIO ore 16,00 S. Messa in onore di S. Giuseppe al Vernetto. Sabato 2 MAGGIO ore 10,00 S. Messa in onore dei Santi Filippo e Giacomo a Bracchiello. Domenica 10 MAGGIO ore 11,00 Prime comunioni. Sabato 16 MAGGIO ore 17,00 S. Messa a ceres in onore di S. Bernardino. Sabato 30 MAGGIO ore 20,30 pellegrinaggio alla cappella della consolata alla Vana con S. Messa alle ore 21. Domenica 7 GIUGNO ore 11,00 S. Messa e processione del corPuS DoMini. Sabato 13 GIUGNO ore 10,00 S. Messa ai Prietti. Sabato 20 GIUGNO ore 10,00 S. Messa in onore della Madonna della consolata al Monaviel. ore 17,00 S. Messa in onore della Madonna della consolata alla Vana. Sabato 27 GIUGNO ore 10,00 S. Messa in onore della Visitazione all’airetta. ore 17,00 S. Messa in onore di S. Giovanni al Fè. Sabato 11 LUGLIO ore 16,00 S. Messa in onore della Madonna del carmine alla Brusiera. Sabato 25 LUGLIO ore 10,00 S. Messa in onore di S. Giacomo alla Moia. ore 16,00 S. Messa in onore di Sant’anna ad almesio. Venerdì 31 LUGLIO ore 11,00 Pellegrinaggio a S. ignazio. Sabato 1 AGOSTO ore 10,30 S. Messa in onore della Madonna degli angeli al Pian ceres. ore 16,00 S. Messa in onore di S. Barnaba al cernesio. Mercoledì 5 AGOSTO ore 10,00 S. Messa in onore della Madonna della neve a chiampernotto. Giovedì 6 AGOSTO ore 20,30 novena dell’assunta. Sabato 8 AGOSTO ore 16,00 S. Messa in onore di Santa cristina a chiamorio. Lunedì 10 AGOSTO ore 10,00 S. Messa in onore di San lorenzo a Voragno. Mercoledì 12 AGOSTO PelleGrinaGGio a Forno. Giovedì 13 AGOSTO ore 21,15 tradizionale concerto dell’assunta a ceres. Sabato 15 AGOSTO ore 11,00 solenne S. Messa e processione dell’aSSunta. Domenica 16 AGOSTO ore 11,00 S. Messa a San rocco. ore 21,00 fiaccolata. Sabato 22 AGOSTO ore 10,00 S. Messa in onore di San Bernardo a Bracchiello. Sabato 29 AGOSTO ore 10,30 S. Messa in onore di San Grato a Grange almesio. 26 NELLA FAMIGLIA PARROCCHIALE HA RICEVUTO IL SACRAMENTO DEL BATTESIMO: DEMATTEIS BEATRICE di Giovanni Battista e Marenco Rodica ABBIAMO PREGATO PER: SCARAFIOTTI MARIA ved. CASTAGNERI Torino POMA MARIA ved. SOLERO Ceres Chiamperno*o ROLANDO FABRIZIO Germagnano BERTOLDO FELICE Alpignano GIUSEPPE VITTORIO FORLANI Ceres GARBOLINO GIANFRANCO Ceres BORDINO TERESA ved. FRANCESETTI Ceres Fè BOAGA SUSANNA in GRASSI Ceres FRANCESETTI MARIA LUISA in ALESSIO Nole Per consultare il sito della Parrocchia: www.parrocchiaceres.it 27 LE PAGINE DELLA RICONOSCENZA PRO CHIESA PARROCCHIALE Offerta per funerale di Cabodi Pierfranco dalle fam. Ballesio-Giacoletto-Droetto 60. S. Messa ann. Luigi e Nilla Tasca da Maria Luisa e Giuseppe 50. S. Messa suffr. fam. Romanetto-Vender 20. Persona ben. 20. S. Messa off. sig.ra Donna 50. Opere parr. sig.ra Donna 250. S. Messa in mem. di Olga Giacometti 30. S. Messa in mem. dei soci defunti Corpo Musicale Alpino 100. S. Messa in suffr. dei fratelli Sartoretti 20. Giornali 22,80. Candele 137,37. Persona ben. per opere parr. 50. S. Messa Maglione-Savoia 50. S. Messa in suffr. def. fam. Lesne-Taverna 20. S. Messa ann. Pirro Marco 20. S. Messa in on. del Natale 20. Pers. ben. 25. In mem. di Crosetto Luigi 50. Per opere parr. per le anime dimenticate da tutti 20. S. Messa in suffr. di Vacchi Fabiana 20. Giornali 14. Candele 103,27. Pers. devota in on. della Madonna e S. Antonio 40. S.S. Messe per suore def. di Santa Giovanna Antida 120. S. Messa Graneri Giovanni 20. Pers. ben. per S. Messe 110. Giornali 65,50. Candele 88,95. Off. Giuseppe Teppati Losè 80. S.S. Messe off. 60. S.S. Messe off. 30. Off. per battesimo fam. Edelman Yael 100. S. Messa in mem. di Droetto Giovanni Battista e Moletto Albina 20. S. Messa pers. ben. 20. S. Messa in mem. di Tasca Orsola 20. S. Messa di ann. di Prandino Leopoldo la moglie e il figlio 20. Giornali 69,12. Candele 159,46. Ospitalità 180. Ospitalità 30. Pers. ben. 20. Funerali Maria Poma ved. Solero la fam. 100 - in mem. di Poma Maria ved. Solero Lia e fam. 200 - Colletta S. Messa di sepoltura 121,49. Pers. ben. 28 11. S.S. Messe fam. Donna 500. In mem. di Bessio Antenore 50. S. Messa in mem. di Tasca Orsola 20. S. Messa in mem. di Poma Felicina 20. In mem. di Rolando Fabrizio fam. Foglia 50 - S.S. Messe in mem. di Rolando Fabrizio 100 - offerte per la parrocchia in ricordo di Rolando Fabrizio i coscritti del 1966: 80 - colletta S. Messa di sepoltura 95,19. S. Messa in on. della Madonna di Lourdes 15. S. Messa in on. di S. Giuseppe da Copertino 20. Per opere parrocchiali in mem. di Maria Scarafiotti ved. Castagneri 40. S. Messa in mem. di Maria Scarafiotti ved. Castagneri 30. S. Messa ann. di Francesetti Romano 50. S. Messa ann. Vana Giulia 20. Battesimo Dematteis Beatrice 50. In mem. di Forlani Giuseppe 50 - i coscritti 100 - gli amici e collaboratori della parrocchia 155 - colletta S. Messa di sepoltura 205,64. S. Messa in mem. di Pecchio Ernesta e Poma Giuseppe 20. S. Messa in mem. di Giacoletti Giacomo e Micheletta Teodora 20. Candele 263,56. Giornali 47,87. S. Messa pers. ben. 20. S. Messa ann. Francesetti Nino 30. S. Messa ann. def. Bianco Flavio e Dina 100. In mem. di Garbolino Gianfranco la fam. 150 - da fam. Bianco e Maccario 50 - fam. Tasca Angelo 20 - il cugino Filippo 30 - I nipoti Elisa, Claudio, Gianluca e Martina 50 Rosanna, Alessandra e fam 50 - colletta S. Messa di sepoltura 204,04. In mem. di Bordino Teresa la fam. Francesetti 100 colletta S. Messa di sepoltura 46,07. Per opere parr. i coscritti del 1960: 85. S. Messa in mem. di Beppe Forlani 10. S.S. Messe pers. benefattrice 50. Benedizione casa Rodes Mario 30. Gruppo scout TO34: 130. S. Messa suffr. don Luigi Losacco 20. S. Messa in mem. genitori e nonni di Droetto Antonella 15. S. Messa in mem. di Teppati Celestina 30. S. Messa ann. Adele e Giovanni Graneri 25. Funerale di Boaga Susanna 100 - S. Messa di sepoltura 112,09. Funerale Maria Luisa Francesetti 90. Gruppo scout TO11 S. Maria Goretti Torino 100. Candele 176,02. Giornali 27,96. Poma Zita 50. In mem. dei def. Ballesio 50. S. Antonio Abate colletta e incanto 460,77. Vernetto Labasin 1.350. Voragno Colletta S. Sebastiano 80. In mem. di Della Giovanna Domenica e suoi def. 50. PRO BOLLETTINO PARROCCHIALE PRO CAPPELLE Airetta Aimo Alessi Felice 20. Bracchiello In mem. di Solero Redenta in Castagneri le figlie 70. Cernesio Raggi 300. Chiampernotto In mem. di Maria Poma 50. In ric. di Felice Bertoldo, Angelo - Bruno - Ida 150. Fè Pers. ben. 20. Procaria Ali 1.800. In mem. di Droetto Battistino e Pers. ben. 50. Pers. ben. 10. Pers. ben. 50. Francesetti Luigi 30. Massaglia Ferruccio e Marcella 50. V. Maria e Luigi 20. Vottero Aira Carla 20. Teppati Enri Maria 5. Fam. Bertoldo e Teppati 10. Cornetto Federico e Pietro 20. Tetti Elsa 20. Bianco Flavio e Dina 20. In mem. di Clementino e Guido Pastorino 50. In mem. delle anime dimenticate 20. Martini Agnesina 20. Rodes Mario 30. PRO TEATRO PARROCCHIALE Pers. ben. 10. In mem. di Coppa Marisa 20. Scuola elementare e materna per riscaldamento 21,50. N.B. Le offerte sono aggiornate al 28 febbraio 2015 29 RAPPRESENTAZIONE TEATRALE S abato 3 gennaio è stata replicata per la quarta volta la commedia “ZAPPING IN TV”. Abbiamo voluto riproporla, anche se quasi tutti i ceresini avevano già visto il nostro spettacolo, per una serata di solidarietà a favore di due associazioni presenti sul territorio: la ben nota F.A.R.O. e l’A.C.A.T. (Associazione club alcolisti in trattamento). Nell’intervallo è stato offerto un piccolo rinfresco così gli spettatori, tra i quali numerosi volontari delle Associazioni, hanno potuto intrattenersi, scambiandosi gli auguri. La dottoressa Sabba, responsabile della F.A.R.O. Valli di Lanzo, ci ha poi inviato una bella lettera nella quale esprime «un grazie di cuore per l’accoglienza e l’offerta pervenutaci». E prosegue: «È stata una serata distensiva e piacevolissima. Piacevole è stata la sensazione che quanto veniva fatto e offerto, era di “cuore”. Questi per noi sono momenti di ristoro e di coccole vere che ci aiutano a credere nei valori alla base del nostro operare quotidiano... Grazie per aver pensato alla F.A.R.O.». Altrettanto riconoscente è la lettera delle famiglie dell’A.C.A.T.: «Ringraziamo di cuore, sia per il contributo economico sia per averci dato la possibilità di condividere con voi una piacevolissima serata; “in bocca al lupo” per la vostra attività teatrale, sperando al più presto di potervi incontrare divertendoci in vostra compagnia per un nobile scopo». Per noi della Cricca è stata grande soddisfazione aver fatto qualcosa per gli altri: nella nostra piccola realtà abbiamo potuto dare un modesto contributo a queste Associazioni che, grazie ai tanti volontari che impegnano il loro tempo libero per portare un aiuto, possono essere vicine alle famiglie in momenti difficili e dare un sorriso a tutte quelle persone che devono superare una dura prova nel percorso della vita. Vi aspettiamo numerosi ai nostri prossimi appuntamenti che si terranno nei giorni 7, 8 e 22 agosto 2015, il titolo non è ancora definito, ma speriamo di non deludervi e di passare insieme tre piacevoli serate . La Cricca SERVIZIO PER IL LAVORO Si ricorda che è attivo anche a Ceres un servizio per dare aiuto a chi si trova nella condizione di dover cercare un lavoro. Il 1º e il 3º giovedì del mese dalle ore 17 alle ore 19, nei locali della Parrocchia, in Via Cesale 2 due esperti offrono accoglienza e danno informazioni sulle possibilità occupazionali e sugli strumenti utili per chi vuole trovare un’occupazione. Non è un ufficio di collocamento, ma un’attività volta ad assistere chi si trova in difficoltà anche per compilare il curriculum e la domanda di assunzione o per adempiere alle varie formalità richieste per l’assunzione. 30 A SÉRËSS PER I 90 ANNI DI DON CELESTINO Sabato 11 APRILE ore 21: Concerto nel teatro parrocchiale. Domenica 12 APRILE ore 11: Santa Messa. CALENDARIO PRELIEVI AVIS Domenica Lunedì Martedì Mercoledì Domenica Sabato Domenica Data Prelievo 31 3 4 5 9 22 30 MAGGIO AGOSTO AGOSTO AGOSTO AGOSTO AGOSTO AGOSTO 2015 2015 2015 2015 2015 2015 2015 Località CERES VIU’ ALA DI STURA PESSINETTO CERES C MEZZENILE CANTOIRA CERES Continua la publicazione del Bollettino Parrocchiale e si spera di poter mantenere la frequenza di tre copie all’anno. Si ringraziano tutti coloro che lo hanno sempre sostenuto e si confida nell’aiuto della Provvidenza e nel contributo di parrocchiani e villeggianti per continuare a sostenere le spese della stampa e della distribuzione che attualmente ammontano a € 1.400,00 per ogni numero editoriale. Chi non può fare direttamente l’offerta, è pregato di utilizzare il conto corrente della parrocchia presso la Banca Unicredit di Ceres, indicando la motivazione del versamento. L’IBAN è il seguente: IT 77 D 02008 30330 000001299769 31 SETTIMANA SANTA - PASQUA 2015 SABATO 28 MARZO Ore 21 VIA CRUCIS in piazza con partenza dal campanile vecchio verso la chiesa; a seguire CELEBRAZIONE PENITENZIALE. DOMENICA 29 MARZO - DOMENICA DELLE PALME Ore 11 BENEDIZIONE DELL’ULIVO a San Bernardino e PROCESSIONE; segue SANTA MESSA e proclamazione del “PASSIO”. GIOVEDI’ 2 APRILE Ore 21 SANTA MESSA in COENA DOMINI; segue l’ADORAZIONE EUCARISTICA. VENERDI’ 3 APRILE Ore 15 VIA CRUCIS in chiesa • Ore 21 LITURGIA della PASSIONE del SIGNORE. SABATO 4 APRILE Ore 21 SOLENNE VEGLIA PASQUALE. DOMENICA 5 APRILE - PASQUA DI RISURREZIONE SANTE MESSE ore 11 e ore 18. LUNEDI’ 6 APRILE - LUNEDI’ DELL’ANGELO Ore 11 SANTA MESSA. - UNITA’ PASTORALE 31 - QUARESIMA 2015 - IL SACRAMENTO DELLA RICONCILIAZIONE ALA DI STURA CANTOIRA CERES CHIALAMBERTO MEZZENILE PESSINETTO PIALPETTA TRAVES Lunedì Venerdì Sabato Sabato Sabato Martedì Martedì Mercoledì 30 27 28 21 28 31 31 25 Marzo Marzo Marzo Marzo Marzo Marzo Marzo Marzo ore ore ore ore ore ore ore ore 20,45 20,45 21,15 18,30 17,30 20,45 20,45 18,00 ORARIO CONFESSIONI PASQUALI Don Claudio è presente nel confessionale in chiesa a CERES GIOVEDÌ SANTO dalle ore 15 alle ore 18 SABATO SANTO dalle ore 15 alle ore 19 CHIALAMBERTO GROSCAVALLO VENERDÌ SANTO dalle ore 9 alle ore 12 VENERDÌ SANTO dalle ore 15 alle ore 20,30 Parrocchia Assunzione di Maria Vergine - Via Cesale, 1 - Ceres - Tel. 0123.53313 - Cell. 335.8000467 - Direttore responsabile don Claudio Pavesio — Testi e impaginazione a cura della Redazione — Stampa: Edigraph s.n.c. - Andezeno (TO) - Tel. 011.9472724