DONNE NELLA GRANDE GUERRA 6 marzo
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DONNE NELLA GRANDE GUERRA 6 marzo
CONSULTA FEMMINILE DI TRIESTE Allestimento a Trieste a cura di Una mostra realizzata da Comune di Trieste Civici Musei di Storia ed Arte Provincia di Gorizia Musei Provinciali di Gorizia Presidente della Provincia di Gorizia Enrico Gherghetta Assessore alla Cultura Federico Portelli Sovrintendente Musei Provinciali Raffaella Sgubin Conservatore Museo della Grande Guerra Alessandra Martina In collaborazione con Museum 1915-18 Vom Ortler bis zur Adria Dolomitenfreunde èStoria Festival Internazionale della Storia Testi Daniela Coppa, Roberto Lenardon, Gabriele Schaumann, Karin Schimd Traduzioni Isa Dorigo, Daniele Furlan, Alvin Hudec, Anna Magaina, Alessandro Quinzi, Francesca Simonetto Progetto allestimento Roberto Duse, Marzia Decorte, Obliquestudio.it Realizzazione pannelli Erreci Pubblicità Allestimento Robert Persoglia Sindaco di Trieste Roberto Cosolini Assessore alla Cultura Paolo Tassinari Direttore Museo Arte Moderna Revoltella, Musei Civici, Promozione e Progetti Culturali Maria Masau Dan In collaborazione con Consulta Femminile di Trieste Presidente Ondina Ghersin Sezione NON SOLO PENELOPE Immagini e documenti dalla Fototeca e dalla Biblioteca dei Civici Musei di Storia ed Arte A cura di Claudia Colecchia e Cristina Klarer Con la collaborazione di Gabriella Gelovizza, Tiziana Giannotti, Marino Ierman, Alessandra Relli, Roberto Scrignari Con la collaborazione tecnica di Boris Juretic Coordinamento generale Stefano Bianchi DONNE NELLA GRANDE GUERRA 6 marzo - 10 maggio 2015 Sala “Attilio Selva” Palazzo Gopcevich Via Rossini, 4 - Trieste martedì - domenica 10 - 17 dal 1° aprile 10 - 18 Ingresso libero Partendo dalla condizione delle donne agli inizi del Novecento, dopo un rapido sguardo sui movimenti di emancipazione femminile che, a partire dalla seconda metà dell’Ottocento, iniziano a farsi sentire soprattutto nei paesi economicamente avanzati, l’esposizione racconta l’imponente ruolo delle donne durante il primo conflitto mondiale. Con la mobilitazione e con il rapido incremento delle perdite un numero sempre maggiore di uomini fu chiamato alle armi e dovette lasciare il proprio posto di lavoro. Furono le donne che, oltre ai propri doveri familiari, sostituirono gli uomini nei posti rimasti vacanti, in occupazioni fino ad allora esclusivamente maschili: operaie nelle fabbriche, guidatrici di tram, postine, vigili del fuoco, operaie forestali. Molte si impegnarono in organizzazioni volontarie di soccorso, si dedicarono alla cura dei feriti e degli ammalati. Altre furono militarizzate e utilizzate tanto in uffici quanto in lavori pesanti come nel caso delle portatrici. In rari casi parteciparono anche direttamente ai combattimenti. In particolare in Austria-Ungheria ragazze e donne furono impiegate al fronte su base volontaria per raccogliere informazioni, per il rifornimento di viveri ai combattenti, per sostituire in uffici civili e militari gli uomini che erano al fronte. Fu in particolare nelle fabbriche e, tra queste, nelle fabbriche di esplosivi e munizioni, che le donne vennero impiegate in modo massiccio. La manipolazione di sostanze chimiche velenose con cui si preparavano gli esplosivi provocò gravi problemi di salute che furono sottovalutati. La mortalità tra le operaie era molto alta per gli incidenti dovuti alla mancanza di norme di sicurezza imposta dall’obbligo di aumentare e velocizzare al massimo la produzione. Lo stato di semischiavitù in cui si trovarono a vivere le maestranze nelle fabbriche, militarizzate e sottoposte alle leggi di guerra, impediva ogni azione a tutela della salute e della sicurezza, o a difesa del salario, bollata subito come sovversiva e disfattista di fronte ai supremi interessi del paese. Ma la guerra costrinse anche alla fuga centinaia di migliaia di civili dalle zone di guerra: si trattava di donne con vecchi e bambini che negli anni del conflitto percorsero l’Europa nella speranza di trovare un posto più sicuro dove fermarsi e dove trovare come sopravvivere. In tanti si rifugiarono nelle città dove le condizioni di vita si facevano di giorno in giorno peggiori con i generi alimentari razionati e la penuria di ogni genere di merci. Il doppio impegno in casa e al lavoro con un salario sempre più basso di quello degli uomini, l’impossibilità di seguire l’educazione dei figli, costrinse le donne a cambiare sostanzialmente il loro stile di vita. Contemporaneamente nascevano anche una nuova consapevolezza e indipendenza derivate dal ruolo attivo che le donne avevano assunto negli anni del conflitto anche se con la fine della guerra, con la riconversione ad uso civile dell’industria e le generali difficoltà economiche molte donne persero il loro posto di lavoro. Inoltre particolarmente pesante era la situazione delle vedove e delle mogli dei tanti soldati che rientrarono invalidi dalla guerra e quindi impossibilitati a trovare un lavoro. Le donne uscirono quindi dall’esperienza della guerra con maggiore fiducia in sé stesse e, allo stesso tempo, con la convinzione che nulla sarebbe stato più come prima. La strada verso l’emancipazione, però, non era ancora tutta percorsa. NON SOLO PENELOPE Immagini e documenti dalla Fototeca e dalla Biblioteca dei Civici Musei di Storia ed Arte Tra le testimonianze rilevanti per effettuare un’analisi della figura femminile, durante la guerra, un posto importante è naturalmente occupato dalla fotografia. Prima dell’avvento e della fortuna di altri media, la fotografia ha svolto un ruolo privilegiato nel focalizzare modelli e divulgare stereotipi, rivelandosi indispensabile strumento per cogliere i progressivi mutamenti della rappresentazione del “femminile”. Nello specifico, per quanto concerne la riproduzione delle donne: il documento fotografico ci restituisce la cristallizzazione di una identità sociale e di un mondo relazionale caratterizzato da una rigorosa quando rigida definizione dei ruoli. Con la guerra tuttavia la società si rimescola e il coinvolgimento delle donne è, nei fatti, massiccio, diffuso e inedito. La donna, presente in molti settori della produzione e della scena sociale, occupa presto anche l’immaginario con riferimenti visivi sempre più forti, tra tutti, le popolarissime cartoline postali. Nell’ambito dell’esposizione delle Donne nella Grande Guerra, Realizzata dai Musei Provinciali di Gorizia in collaborazione con «Museum 1915-18 Vom Ortler bis zur Adria», «Dolomitenfreunde – Amici delle Dolomiti» e «èStoria – Festival Internazionale della Storia», l’allestimento si arricchisce di una sezione fotografica a cura della Fototeca e della Biblioteca dei Civici Musei di Storia ed Arte.