Pausa

Transcript

Pausa
COPIONI RIVISTI DA FRANCA
10 MAGGIO 2010
Una giornata
qualunque
Atto unico
di
Franca Rame-Dario Fo
Copione di scena
Milano 8 ottobre 2001
Aggiornamento: 9 gennaio 2002
Copyright Franca Rame Dario Fo.
Tutti i diritti riservati
Milano 1 settembre 2001
Personaggi (in ordine di entrata in scena)
Giulia Prima Rapinatrice Secondo Rapinatore
Voci Registrate: Prima Donna - Seconda Donna Terza Donna
Personaggi Filmati: Un Poliziotto
La casa di Giulia, un grande monolocale: salottostudio-cucina.
Arredamento: la disposizione dei vari elementi,
s’intende vista dalla platea.
A sinistra, angolo salotto con due divani sistemati su
di un grande tappeto, carrello-bar con liquori, tavolini,
bicchieri, portasigarette da tavola, portacenere, pesante
accendino in metallo. Su di un tavolo basso di fronte ai
divani troviamo numerose riviste, un computer
portatile e borsetta. Su un altro tavolino un grande
stereo. Accanto alla parete di sinistra che divide
l’appartamento di Giulia da quello dei vicini, è situata
una cassa acustica.
A destra, angolo cottura composto da un mobile da
cucina con sopra pentole e varie stoviglie, ripiegata
una tovaglia raffinata. Inseriti nel mobile: lavello,
fornello gas. Accanto al lavello alcuni piatti da
asciugare. Frigorifero. Nel frigorifero, tra l’altro, un
pollo e verdure. Situato sopra al frigorifero, grande
lampeggiatore a luce gialla e azzurra, tipo auto della
polizia e un’agenda.
Davanti al mobile un grande tavolo. A destra del
tavolo, un attaccapanni con appesi abiti di vario
genere.
In centro proscenio è sistemata l’apparecchiatura
elettronica: telefono cord-less, segreteria telefonica,
televisore-monitor, videoregistratore e videoproiettore
che riprodurrà l’immagine ingrandita di Giulia, su un
grande schermo situato sul fondo scena. Ai lati del
proscenio due piantane con riflettori e uno spot con
ombrello bianco o argento da fotografo, un cavalletto
su ruote, sul quale troneggia una telecamera davanti
alla quale si sistemerà Giulia. Per il pubblico la ripresa
proiettata viene eseguita dalla telecamera disposta sul
cavalletto, in realtà è effettuata da un tecnico che sta
seduto (in prima fila) in platea
Nella scena, fiocamente illuminata, si intravede la
silhouette di una donna lentamente si porta in
proscenio. Batte le mani: un solo battito. Allo
schiocco, si accendono tutte le luci: ecco Giulia.
Indossa un abito molto semplice; al collo, una collana
con vari giri di perle o altro.
GIULIA Troppa luce... (Altro battito di mani: tutto si
spegne, meno i due riflettori in proscenio) Queste
vanno bene. (Avvicinandosi alla telecamera) Fammi
inserire il seguipersona automatico... (Preme un tasto e
si dirige verso centro palcoscenico, incitando il
cavalletto a seguirla) Qua... qua... (Il cavalletto,
manovrato
dalla
ubbidiente!
Bravo!
quinta
la
Ormai
segue)
mi
qua...
segue
solo
che
il
treppiedi!… Fammi vedere che faccia ho…(Si sistema
davanti alla telecamera: con il telecomando accende il
videoregistratore e controlla la sua immagine nel
monitor (che sta a terra centro-palcoscenico) l’
immagine che viene proiettata anche sul grande
schermo alle sue spalle) No... troppo lontano... (Al
cavalletto) Più vicino... più vicino... (Il cavalletto si
dirige verso di lei) Stop!... Mamma mia, che occhiaie!
Più luce... (Batte le mani e si accende lo spot abbinato
all’ombrello) No, sporca... via... (Ribatte le mani e il
faro-ombrello
si
spegne.
Contemporaneamente,
squilla il telefono. Giulia alza la voce, rivolta al
telefono) Non rispondo, c’è la segreteria telefonica
inserita...
arrangiati
con
quella...
(Si
avvicina
all’attaccapanni dove stanno appesi gli abiti, se li
prova addosso, controllando l’effetto nel monitor)
Vediamo un po’ cosa mi posso mettere... No, questo
no... è bello, ma l’ultima volta che l’ho messo, dovevo
essere ancora vergine… (Altro abito con strass e
paillettes) Questo... anni ’50... bello!... No, no... brilla
troppo... non è adatto alla situazione… un momento
così tragico della mia vita. (Prende una gonna molto
vistosa) Questa bella sottanina... semplice!... per
andare a fare la spesa al mercato e passare
inosservata... (altro abito) Questo è stupendo… mi
stava anche bene… però arabo… di ‘sti tempi è
meglio di no. (Indicando l’abito che ha addosso)
Tengo questo camicione... mi nasconde tutta. (Sospira
nervosa) Sono nervosissima... Sono abituata a stare
dietro, alla telecamera, non davanti... Come sono
nervosa! Vediamo… come posso iniziare… (Col
telecomando dà il via al videoregistratore) Partito!
(Corre a piazzarsi davanti alla telecamera. È molto
tesa. Un attimo di perplessità e di impaccio, poi si
blocca) Porca puttana! Con tutto quello che ho da
dire... non mi esce neanche ciao! (Blocca il
videoregistratore. Breve pausa, poi riprende) Azione!
(Aziona il videoregistratore) Ciao… sono io…
Giulia… tua moglie… Sicuramente sarai sorpreso di
vedermi… voglio inviarti questo video… perché
voglio comunicarti che… che… ho preso una
decisione… sono molto determinata… sono staccata
completamente dalla vita e ho deciso di ammazzarmi e
tu… sarai vedovo… (blocca il videoregistratore). Ma
va a morì ammazzata! Ma sono fuori di testa?! Ma
come si fa ad aggredire una persona così: mi
ammazzo, sarai vedovo… Su Giulia… un po’ di
sensibilità! Sono nervosa! Sono nervosa! Fammi
mettere un pò di sottofondo musicale… (Mette in
funzione il registratore che trasmette un lento
appassionato) Dio, come sono nervosa… sono
nervosa come una suora incinta! (Fa ripartire il
videoregistratore, va a mettersi in posa. Silenzio per
qualche
attimo,
poi
cercando
le
parole
e
rinfrancandosi via via) Ciao, sorpreso? Sì, sono io,
Giulia... tua moglie… Mettiti seduto comodo e
ascoltami, ti devo parlare… Volevo scriverti una
lettera ma preferisco inviarti questa videocassetta
perché voglio che tu mi veda bene in faccia mentre ti
parlo… anzi, ti dirò che l’idea che dopo... cioè per te
adesso… mi starai a guardare mi riempie di forza, di
coraggio e devo dire che ne ho veramente bisogno…
(Il refrain lento chiude: scatta un brano rock) M’è
scattato un rock! (Corre a bloccare il registratore e
torna davanti alla telecamera) Grazie a questa
registrazione... (Squilla il telefono) Oddio... il telefono.
Ho la segreteria inserita... ecco... registra... (Con tono
normale) Scommetto che non ti ricordi che giorno è
oggi… figuriamoci… come potresti ricordartelo... oggi
è l’anniversario del nostro matrimonio. Da quanto
tempo non ci non sentiamo… non ci vediamo? Anni.
In questi ultimi mesi ho cercato di fare i conti con la
mia vita… mi sono spaccata la testa per cercare di
capire cosa ci è successo… cosa mi è successo.
Com’eravamo felici noi due appena messi insieme…
appena sposati… e anche dopo... Quanta allegria si
spampanava intorno a noi… baci da toglierci il fiato…
per strada, in metropolitana, sul tram, giù dal tram.... e
baci… come
ci
si
volesse
mangiare.
L’amore
l’abbiamo fatto dappertutto… divani, tappeti… per
terra, in macchina, treno, aereo… qualche volta anche
a letto. Un giorno per poco non ci arrestano: ti
ricordi… al parco, sulla panchina… Non ci eravamo
manco accorti del vecchietto che sul bordo era quasi
svenuto e gridava: “Carabinieri-carabinieri!” Per poco
non ci arrestano! Come… eravamo… felici!…
(S’interrompe) Scusa, se non sento chi mi ha
telefonato non riesco a concentrarmi... non andare
via...
torno
subito.
(Va
all’apparecchio
della
segreteria telefonica: preme un tasto e ascolta).
VOCE FEMMINILE Pronto, scusi se la disturbo a
quest’ora dottoressa... sono Gianna Alfini, si ricorda di
me?
GIULIA Mai sentita.
VOCE FEMMINILE Sono quella con l’ustione sulla
natica per via del mattone. Ho bisogno di parlarle... no,
non per la natica. Oh, dottoressa... sono così giù...
spero di ritrovarla fra qualche ora... Sono disperata!...
Le ritelefono.
GIULIA Speriamo di no. Questa ha sbagliato numero,
mi ha scambiata per la sua analista... Ha la natica
ustionata!! Che storia! (Torna davanti alla telecamera)
Scusami, era una signora che ha sbagliato numero...
m’ha confusa con la sua psichiatra... chiedeva aiuto a
me... a una matta! Sì... non è un modo di dire... io sono
impazzita: lucida... ma da ricovero. Non ci credi? Te lo
dimostrerò.
Dove eravamo rimasti? Ah sì… che eravamo felici…
poi… non so come, non so perché… un po’ meno
felici… poi menissimo felici. Poi, più niente… stop
felicità: infelicissimi. L’infelicità, la disperazione,
l’insicurezza che avevo addosso mi faceva stare
male… e per consolarmi ha cominciato… (un filo
d’imbarazzo) a tradirti… sì, ora te lo posso dire: ti ho
tradito… ti ho tradito tantissimo… con tutti i tuoi
amici tuoi… i più cari… e perfino con qualche
giovane parente tuo… molto prossimo.. così resta tutto
in famiglia. Come ti ho tradito!! Anche tu mi hai
tradito… non c’è da piangerci sopra… è la regola… è
la vita. Eravamo partiti come una coppia extra: “Per
sempre,
per l’eternità… non ci tradiremo mai!…
invece ci siamo ridotti… siamo diventati una coppia
banale… standard… come tante. (Squilla il telefono)
Maledizione, il telefono... Scusami… sono così
nervosa che non ho reinserito la segreteria, se non
rispondo vanno avanti fino a domani. (Va al telefono,
preme il tasto di viva-voce) Pronto?
VOCE
FEMMINILE
Buonasera
dottoressa,
finalmente la trovo...
GIULIA
(fra sé) Oddio ci risiamo... (Al telefono)
Aspetti che blocco la telecamera... (Esegue. Con un
battito di mani riassesta la luce).
VOCE FEMMINILE Diceva, scusi?
GIULIA Dicevo che lei ha sbagliata di numero.
VOCE FEMMINILE Perché, che numero ho fatto?
Aspetti... questo non è il 58 00 74?
GIULIA Sì, il numero è giusto, ma io non sono la
persona che lei cerca... Scusi, dove ha trovato questo
numero?
VOCE FEMMINILE
Nella rivista... lì… come si
chiama, aspetti, ce l’ho qui “Salute” si chiama, a
pagina 38 c’è tutto un articolo su di lei.
GIULIA Lei chi?
VOCE FEMMINILE Lei, lei... dice: “Famosa analista
s’è lungamente specializzata in Giappone”.
GIULIA Mai stata in Giappone.
VOCE FEMMINILE Ah no? Be’, si sa, i giornali
esagerano sempre. Ma l’importante è che il metodo sia
quello giusto e che funzioni, le pare?
GIULIA Che metodo?
VOCE FEMMINILE Il suo, quello che c’è descritto
qui: tecnica psico-respiratoria con emissione di
vocalizzi appropriati...
GIULIA E cosa succede?... (Si dirige verso alcune
riviste poste su di un tavolino).
VOCE FEMMINILE ... si giunge al diapason.
Diapason impiegato dai santoni dell’Indonesia che
così riescono a lievitare.
GIULIA Signora... perché lei vuole lievitare e non
levitare... cos’è, una torta?
VOCE FEMMINILE No, io non voglio lievitare
affatto. A me basta scaricarmi dalla nevrosi che ci ho
addosso, come dice nell’articolo...
GIULIA (cercando tra le riviste) Si chiama “Salute”
’sta rivista? Ci sono abbonata. Eccola qui... pagina 38
ha detto? (Allibita) E già, è proprio il mio numero! Ma
è uno scherzo... è un errore...
VOCE FEMMINILE Certo, un numero privato, sono
stati scorretti, non lo si va a spifferare... Ma per me è
stata una fortuna, che così posso chiederle un
consiglio: cosa ne pensa lei, dottoressa, dal momento
che forse sono incinta... aspetto il responso della rana,
in quanto di quello della coniglia non mi fido...
GIULIA Senta, io non so niente, né di rane né di
coniglie!
VOCE FEMMINILE Eh, ci credo, mica è ostetrica
lei, è analista!
GIULIA Senta, signora, la prego... a parte che lei mi
viene a beccare in un momento a dir poco delicato, mi
ascolti: la rana può dirle quello che le pare, e anche la
coniglia... ma io non le posso dare nessun coniglio (si
corregge) consiglio, perché non sono neanche medico!
VOCE FEMMINILE Ah, è un’abusiva? Non importa,
guardi, io mi sono fatta rifare tutti i denti da un
meccanico dentista abusivo bravissimo, e ho speso la
metà!
GIULIA Ma non sono manco dentista... io mi occupo
di pubblicità.
VOCE FEMMINILE Pubblicità medica?
GIULIA No, pubblicità di viaggi, moda, vacanze...
filmati.
VOCE FEMMINILE E che ci fa in casa di una
dottoressa analista? È una parente?
GIULIA Macché parente, questa è casa mia!
VOCE FEMMINILE Ah, è lei che ospita l’analista...
ho capito! Allora me la passi.
GIULIA (esasperata) Gliela passerei, ma non posso.
VOCE FEMMINILE Oh bella, e perché?
GIULIA La signora non c’è! È uscita. È andata per
rane!
VOCE FEMMINILE Per rane?
GIULIA Sì, per rane giapponesi… che riconosce dalla
macchina fotografica che portano a tracolla... come ne
trova una, la mette a “lievitare” al forno come un
santone indiano... poi una volta gonfie le dà da
mangiare alle signore ipertese come lei, che si
rilassano... restando incinte!
VOCE FEMMINILE Incinte?
GIULIA Sì, di un meccanico dentista abusivo...
giapponese! Chiaro?
VOCE FEMMINILE (terrorizzata) No! Ma ho il
dubbio d’aver proprio sbagliato numero, mi scusi.
(Interrompe la comunicazione).
GIULIA (fa altrettanto) Ma è implacabile! Sono qua
in punto di morte a parlare di rane e di coniglie!
Hanno messo il mio numero di telefono qua... su una
rivista! Chissà le donne che mi telefoneranno... Meno
male che muoio! (Legge) “Stendersi supine sopra un
tavolo tenendo un mattone caldo sotto i glutei...” Ah,
ecco perché quella si è ustionata! Se l’è messo
rovente! “Dilatare le ginocchia tenendo i talloni uniti...
lasciar penzolare la testa oltre il bordo del tavolo,
respirare
profondamente
ed
emettere
suoni
a
vocalizzo, a-u-o-i-e-u-o, sulle note di sol-re fino a
raggiungere la scala di fa ridiscendendo al do”. Ci
vuole Abbado! E questa qui, è là... col suo mattone
rovente sotto al sedere: “a-i-u-o-a-e!” Come siamo
coglione noi donne! Beviamo tutto, beviamo... (Getta
la rivista a terra. Accende il videoregistratore, torna
davanti alla telecamera, batte le mani: le luci tornano
nella posizione che già conosciamo) Eccomi… Sì, ci
siamo traditi.
Ti do atto: tu hai fatto l’impossibile per salvare questo
nostro matrimonio… tu mi amavi veramente. Io non
più. Ma veniamo al punto… e al perché ti sto inviando
questa video-cassetta. Pantelleria. Stavo sull’isola da
un mese per un documentario di moda… Eravamo in
molti… gente simpatica… ma la responsabile, la
manager: odiosa a tutti, anche a me… neanche bella…
ma poi conoscendola… ho scoperto
una persona
splendida… intelligentissima… colta, spiritosa, piena
d’ironia… si stava fino a tardi la notte a parlare delle
nostre storie, dei nostri problemi. Poi tu sei arrivato
all’improvviso… un tempo terribile… una bufera.
Volavi su un aereo che pareva un giocattolo… il pilota
ha tentato un paio di atterraggi andati a vuoto. Quando
ho saputo che fra i passeggeri c’eri anche tu… il cuore
mi si è gonfiato di speranza: “Speriamo, speriamo,
speriamo che quel trabiccolo… si schianti!” Ti volevo
morto, ero completamente travolta da paranoia
omicida! Da infame davo la colpa a te di tutto quello
che mi sentivo addosso… Ero convinta che tutto il
malessere, l’isteria, l’infelicità che stavo vivendo fosse
provocata dal fatto che tu esistessi. Pazzia?
Ma quando il Flip-caster é riuscito a prende terra,
seppur ribaltandosi, ho mandato un urlo di spavento e
travolta da un’improvvisa ondata d’amore, gridando il
tuo nome sono corsa ad abbracciarti mentre ti tiravano
fuori per i piedi… ti ho baciato inondandoti di
lacrime… ti amo, ti amo… gridavo… ti stringevo… ti
stringevo
forte…
mi
sembrava
d’amarti
immensamente. Però, la notte… a letto… non sapevo
come bloccare i tuoi slanci d’amore… Mi stavi
avvolgendo come un anaconda in crisi di astinenza.
Ad un certo punto non ce l’ho fatta più… Non
sopportavo le tue mani che mi accarezzavano… la tua
bocca che mi baciava… e con una violenza… di cui ti
chiedo scusa… con una violenza… senza riflettere… ti
ho gridato: “Basta! Non mi più… Non voglio avere
più niente a che fare con gli uomini… io, io, io… e ti
ho buttato in faccia senza un minimo di sensibilità…
decisa… certa di quello che ti stavo dicendo… “… io
sono… omosessuale… ” Sei scoppiato a ridere pallido
come uno straccio, con un singhiozzo che non ti
faceva respirare: “Se è uno scherzo, ti assicuro che è
davvero di pessimo gusto! Per 39 anni… da quando
sei nata, sei stata una donna normale… e ora
all’improvviso scopri di essere…” “Sì… è la verità.”
…ma sempre cattiva… sempre… Odiosa mi sentivo:
“Sì è così, ho scoperto di… mi sono innamorata di una
donna.”
Mi aspettavo insulti: vai a letto con una donna! Sei una
deviata, amorale, indegna, fricchettona, corrotta e
anche zozza. E invece no, non hai detto una sola
parola. Ti sei vestito, te ne sei andato e non ti ho visto
più. Aspettavo la visita del tuo avvocato per il
divorzio. Non si è visto manco lui… E’ stato molto
duro confidarti questo mio… e dura la scelta… una
scelta difficile, meditata, pesante ma definitiva. Mi
sentivo finalmente in armonia col mondo… è prima,
che stavo nel posto sbagliato. Ero decisa a non
mentire,
a
non
nascondermi…
certa
della
comprensione di chi avevo intorno: famiglia, amici…
compagne,
compagni…
tutti
così
aperti…
progressisti… così alternativi. Invece, salvo rare
eccezioni,
cosa
ho
trovato?
Certo,
“molta”
comprensione. “Sì, sì, ti capisco…” poi a uno a uno
tutti spariti. Telefonavo… Non potevo crederci! Di
colpo ero diventata un extracomunitario, clandestino,
negro, spacciatore, magnaccia e con l’AIDS. Non
potevo crederci! Mi era parso che fossero cambiate un
po’ le cose… Invece no. Forse per gli uomini… ma
per noi donne è…
Lentamente, giorno dopo giorno, emarginata ovunque.
Questa è una società che accetta i così detti “diversi”
solo se potenti o geni. Lesbica è bella solo se scrive
liriche stupende e si chiama Saffo.
E’ stato molto pesante… ho dovuto cambiarmi il
metabolismo… L’amore che stavo vivendo con la mia
nuova compagna mi ha aiutato molto… così diverso
da quello che conoscevo… di una dolcezza mai
provata, delicato, mai violento, mai! Pieno di
comprensione, di una confidenza così profonda… che
non avevo mai vissuto… rare amicizie… chiuse come
eravamo nel nostro amore… “particolare”. Per la
prima volta, dopo 39 anni mi sentivo finalmente felice.
Poi la felicità è finita anche lì. Ad un certo punto mi
sono scoperta a ricoprire un’altra volta il ruolo della
moglie. Ero diventata ancora una moglie!… e lei il
marito… Non mi ci sono più trovata. E la storia è
finita.
Scoprirmi a un tratto così… sola… senza amici, figlia,
sorella, moglie, amante… di nessuno è stato come
precipitare nel vuoto. Bevevo. Stavo malissimo…
psicologicamente e fisicamente…. E bevevo. Mi dava
noia tutto... i rumori... le voci… Somatizzavo.
Somatizzavo moltissimo... una nevrosi terribile…
insomma, vomitavo molto. E bevevo. Medico, dieta
ferrea: tutto macrobiotico-biologico... Molta crusca: è
un regolatore dell’intestino formidabile. Dopo l’ultimo
patatrac non salto un giorno! Poi aglio… è un
antibiotico naturale… e cipolle… un diuretico: ero
inavvicinabile… ma stavo benissimo… nel senso che
vomitavo lo stesso... ma non me ne importava niente.
Non ho più interesse alcuno… nemmeno per il mio
lavoro… E allora... non faccio niente...
Ti ho detto che sono mesi che mi sto rompendo la testa
a pensare alla mia vita… ma non solo alla mia vita,
alla tua vita… a quello che abbiamo vissuto… le
battaglie, il passato… sono partita da lontano…
l’infanzia, gli studi, la Resistenza… tanti compagni,
tanta gente che è morta per niente… il 68… i ragazzi
in carcere… i ragazzi manganellati, ammazzati dalla
polizia e le lotte in fabbrica, l’aborto, il divorzio, sì…
Alla fine: una frana… tutti stiamo vivendo una tragica
frana. Avevo un partito che era il mia madre, mio
padre… le mie speranze… e dov’è adesso? Se penso a
tutti i nomi che ha cambiato… Perché… Un folle
bisogno di memitizzarsi… di non dar nell’occhio.
Marxismo? Comunismo? Cosè ‘sta schifezza? Se un
compagno partigiano, magari medaglia d’oro della
Resistenza… torturato… morto fucilato, impiccato…
per un miracolo resuscitasse… e si trova con i fascisti
al governo: gli prende un colpo e si riimpicca subito.
Ma cosa ci è successo! Sono mesi che mi ritrovo in
una crisi terribile… non ho legami con nessuno… Non
sono più in sintonia né con me stessa né con il mondo
che mi circonda. Non ho più voglia di niente… Sto
male da sola, sto male con gli altri. M’è saltata tutta la
centralina... sono andata in tilt... Sono un catorcio da
buttare... sono già morta. Devo solo compiere l’ultimo
gesto: staccare la chiavetta… Faccio fatica a dirtelo
(con molto pudore, quasi imbarazzata) e voglio che tu
mi capisca bene…sì… ecco… ho deciso di farla
finita… Ho pronta una fiala di Pentotal misto a
Sioran… quello che serve per accoppare i cani… è
indolore, in tre secondi: stop! Chiuso. Ma perché, ti
starai chiedendo vengo a confidare a te questa mia
scelta definitiva proprio adesso… al finale di partita?
Perché… ti volevo salutare… non volevo andarmene
senza averti detto che… che tu sei l’unica persona che
io abbia stimato al mondo. Sì perché quando t’ho
sbattuto in faccia con tanta violenza la mia…
chiamiamola metamorfosi… tu non mi hai insultato,
non hai detto una parola… te ne sei andato in
silenzio… e l’hai pagata anche tu… sei stato deriso e
sfottuto… Tradirti con un uomo, dieci uomini OK è
nella logica… “poveraccio è cornuto…” la moglie
puttana va anche bene… ma pure lesbica! L’hai pagata
anche tu mostrando una grandissima dignità… Ecco…
(un attimo di commozione trattenuta) ti volevo
ringraziare… ti volevo lasciare… con un sorriso…
(parla a fatica con le lacrime in gola) e ti volevo dire
che… ti ho voluto… e… ti voglio veramente…
molto… ma molto… bene. (Pausa. Un battito di mani
e riassesta la luce) Che fatica… sto tremando come
una foglia. Vediamo un po’ come è venuto… (Azzera
il videoregistratore e riguarda la registrazione. Sullo
schermo appare la sequenza appena eseguita) Ho
tempo tutto il giorno… e anche la notte… Mica sono
obbligata ad ammazzarmi in orario! Non sono un
treno! Faccio, rifaccio... (Pausa) Che ore sono?... Sto
riflettendo
che…
(Pausa)
ho
fame.
Forse
è
l’emozione… la fatica che ho fatto per cercare di
dire… Non so com’è…. È bizzarro, sono qui in punto
di morte e mi è venuta una fame assassina! Quasi
quasi mi faccio da mangiare. Non posso essere
seppellita e rotolarmi per l’eternità nella bara gridando
pane! pane! Mangio. L’ultima cena! (Blocca il
registratore. Batte le mani: luce piena. Va all’angolo
cucina e automaticamente si mette ad asciugare alcuni
piatti che stanno sul lavello) Non avrei mai detto di
riuscire a fare tutto con tanto distacco... Qualche
giorno fa, quando mi dicevo «mi ammazzo» paventavo
questo momento... Qui, sola nella casa... a morire...
Non sento niente! Sono distaccata... (Si rende conto di
quello che sta facendo) Asciugo i piatti! Che non li ho
mai asciugati in vita mia... Voglio morire con la casa
in ordine! L’ho letto un sacco di volte di gente che s’è
impiccata, sparata, svenata e prima nessuno avrebbe
mai sospettato che stesse preparandosi a compiere un
gesto definitivo come l’accopparsi. Tutto calmo, tutto
normale... come fosse un giorno qualunque. (Pausa)
Questa è appunto l’autentica determinazione. (Pausa)
Una giornata qualunque! E voglio rispettare anche la
dieta! Vuoi vedere che ‘sta notte vado giù di quei due
grammi? (Prende da sopra il frigorifero l’agenda) Tre
anni che la faccio... (Canterella) Canto! Il De
profundis devo cantare! Cosa mi aspetta oggi? (Legge)
«Un pollo lesso, anche intero... una carota». Un’orgia!
(Estrae dal frigorifero un pollo e una carota) Altro
che ammazzarsi con una dieta così! (Mette dell’acqua
in una pentola, il pollo e la carota: il tutto finisce sul
gas)) Che ore sono? Dieci minuti... e il mio
pollaccione
precotto
è
cotto.
Mangio
e
poi
m’ammazzo. Cosa farò mai in questi dieci minuti…
non passeranno mai! Internet! L’ammazza solitudine!
Vado a farmi una bella navigatina in inyernet… avevo
trovato stamattina un sito adatto al mio momento…
(Accende il computer, battito di mani, la luce si
abbassa: sul grande schermo appare il sito Internet
www impresefunebri,it
: scorrono immagini che
illustrano varie proposte per un funerale: costi, bare,
fiori, addobbi, statue. Dunque… “Servizio cofani…
Bare di seconda mano!!” Che orrore… speriamo che
tolgano il morto… “Sconto per comitive… Addobbo
floreale… trasporto… Lapide: Adesso sì che dormi!”
Nossignore… sulla mia tomba… l’ho già lasciata in
testamento, voglio che ci sia scritto: “Ve l’avevo detto
che non mi sentivo tanto bene”… “In omaggio
grazioso portachiavi a forma di bara…” (Ironica) Che
regalino spiritoso! “Paghi oggi e muori domani!” Io
muoio oggi e li pago con un assegno a vuoto. Stop. Ho
visto abbastanza… (Spegne il computer. Preme un
tasto del registratore audio: riparte il lento che già
conosciamo. La donna segue la musica ballando)
Questo è un bel modo per passare il tempo… almeno
trent’anni che non ballo… ballando e… bevendo!
(Solleva una bottiglia e un bicchiere dal carrello dei
liquori: immediatamente si abbassano ulteriormente le
luci, parte un ululato di sirena accompagnato dal
lampeggiatore che si trova sul tetto del frigorifero.
Giulia ha un sussulto. Sul grande schermo viene
proiettato un cartone animato contro l’alcool. Una
voce maschile, stentorea, avverte:)
VOCE STENTOREA L’alcool scioglie gli amidi in
zuccheri che poi si tramutano in grassi. È risaputo che
un solo quarto di litro di alcool produce...
GIULIA (posa la bottiglia: voce e proiezione
s’interrompono) Mi faccio i trabocchetti da sola poi
me ne dimentico e mi spavento anche! Me ne sbatto!
Io bevo. (Riprende bottiglia e bicchiere e si versa da
bere abbondantemente. Riparte l’ululato sirena, e
tutto come sopra).
VOCE STENTOREA Il 65 per cento degli incidenti
automobilistici sono causati dall’alcool…
GIULIA Me ne sbatto! Voglio morire ubriaca fradicia!
VOCE STENTOREA La cirrosi epatica causata in
gran parte dall’eccesso di alcolici miete 25.000 vittime
all’anno!
GIULIA Perché non parli delle donne che muoiono di
malinconia da sole, in casa?
VOCE STENTOREA È risaputo che nelle casalinghe
il vuoto sociale porta spesso all’alcolismo.
GIULIA (posa con rabbia il bicchiere e la bottiglia; si
interrompe il sermone e il lampeggiare: la luce torna
normale)
Non voglio essere confusa con una
casalinga dal vuoto sociale. Non bevo! Che dovevo
fare? Avevo il fegato a pezzi... “Attenta alla cirrosi
epatica...” il fegato si gonfia... si gonfia il pancione...
gonfio, sempre più gonfio... poi: pam!, scoppia!, fa un
gran rumore e i vicini s’incazzano. (Si dirige al
fornello) Fammi vedere il mio pollaccione è cotto…
Amore… pollaccione, siamo cotti?… (Lo sente con un
forchettone) Macché… Questo è vecchio come me…
(Guarda l’orologio) Ma io sono contenta… che
fortunata… prima di morire faccio in tempo a vedermi
il mio poliziesco preferito delle 17,45… lo seguo da
18 anni! (Battito di mani, cambio luce. Accende col
telecomando il televisore: sul grande schermo
appaiono le immagini di un film poliziesco: un
poliziotto è alla sua scrivania. Squilla il telefono.
Meccanicamente Giulia solleva la cornetta. Nello
stesso istante anche sul teleschermo il poliziotto
solleva la cornetta del proprio telefono. Giulia non si
rende conto dell’equivoco) Pronto, chi è?
POLIZIOTTO (dal teleschermo) Mi dica signora, che
desidera?
GIULIA Scusi, ma è lei che ha chiamato!
POLIZIOTTO (come sopra) Stia calma, non si agiti.
GIULIA Sono calmissima... allora mi dica.
POLIZIOTTO (come sopra) Quando è successo? Vada
per ordine.
GIULIA (si sta innervosendo) Ma cosa straparla?
Siete tutti pazzi oggi?
POLIZIOTTO (come sopra) Insomma, se tu credi che
noi della polizia si stia qui ad aspettare che una puttana
qualsiasi ci telefoni per sfotterci... io vengo lì e ti
riempio la faccia di schiaffi!
GIULIA (si rende conto dell’equivoco. Sbatte la
cornetta
sull’apparecchio
telefonico) Oddio,
impazzendo! Litigo anche con la televisione!
sto
POLIZIOTTO (come sopra) Pronto? Pronto? Ha
riattaccato, ’sta puttana! (Interrompe a sua volta la
comunicazione).
GIULIA A chi puttana? Ti faccio il blocco immagine
e zitto stai! (Esegue) Disgraziato! M’ha fatto prendere
uno spavento! (Meccanicamente solleva il coperchio
di un cofanetto dal quale estrae una sigaretta. Solleva
un pesante accendino da tavolo e se l’accende. Si
sente un ululato di sirena. All’istante i quadri che
stanno alle pareti si capovolgono e mostrano una serie
di cartelli e posters contro il fumo. C’è quello
coll’immagine del fumatore dal volto verdastro
strangolato da un’enorme sigaretta. Lo scheletro che
fuma con voluttà, e poi scritte tipo: «i tuoi bronchi
sono spugne fetide impregnate di catrame», «fumo e
cancro sono sinonimi», «il fumo debilita sessualmente,
ritarda i riflessi, offusca il cervello». Sul grande
schermo appare un cartone animato contro il fumo)
D’accordo! (Nervosissima, spegne la sigaretta nel
portacenere, riappoggia l’accendino sul tavolo: tutto
torna nell’assetto iniziale) D’accordo, non fumo!
Polmoni splendidi... fegato stupendo... Morta, ma
sanissima!
(Sblocca
col
telecomando
il
fermo
immagine: sul grande schermo il poliziotto sta
componendo un numero al telefono. Squillo di
chiamata telefonica. Giulia fa il gesto meccanico di
sollevare la cornetta ma s’interrompe. Al poliziotto)
Eh no, stavolta non ci casco! (Il telefono continua a
squillare).
POLIZIOTTO (puntando il dito direttamente verso
Giulia) Qualcuno si decide a rispondere lì? Ehi, dico a
te, dormi?
GIULIA (sbalordita, al poliziotto) Ah, è il mio? Oh,
scusi! (Solleva il ricevitore del telefono e blocca
l’immagine del poliziotto) Pronto?
VOCE DI DONNA Dottoressa buona sera, come sta?
Mi scusi se...
GIULIA Ah, ci risiamo, un’altra con ’sta dottoressa...
VOCE DI DONNA Ha trovato il mio messaggio sulla
segreteria?
GIULIA Sì, l’ho trovato, ma...
VOCE DI DONNA (interrompendola) Lo so, ha
ragione dottoressa, ma glielo giuro che ci ho provato e
come risultato mi sono scottata le natiche, sdraiandomi
su quel mattone rovente.
GIULIA Senta, lasci perdere il mattone rovente e mi
ascolti.
VOCE DI DONNA Eh no che non lo lascio il
mattone, perché in verità, signora dottoressa, il primo
giorno un po’ di giovamento me l’ha dato, ma poi... il
fatto è che io sono stonata... e i vocalizzi giusti non mi
riescono,
specie
quelli
a
salire.
Senta:
aoouooaaaiouih... aoouooaaauiouiha.
GIULIA (cerca di interromperla) Aoooah! Basta! O
mi ascolta o rompo il telefono!
VOCE DI DONNA Sì, sì, non si arrabbi, per carità,
ascolto.
GIULIA Allora, c’è un equivoco. Io non sono
l’analista con la quale lei crede di parlare...
VOCE DI DONNA Eppure il numero...
GIULIA Il numero è giusto... ma è sbagliato nello
stesso tempo, perché io sono un’altra!
VOCE DI DONNA Ah, è un’altra? (Ride ironica)
Soffre anche lei del conflitto d’identità? (Seria) Non
scherzi dottoressa... tanto l’ho riconosciuta, la voce è
la sua, uguale identica.
GIULIA Io non ci posso fare niente se è uguale...
anche l’altra, quella della rana incinta è caduta
nell’equivoco.
VOCE DI DONNA Una rana incinta? In equivoco?
Lei mi sta a sfottere dottoressa? Ho capito, io l’ho
scocciata perché la tormento con il mio problema e
allora lei, per scaricarmi, fa finta di essere un’altra,
addirittura una matta che ha la rana incinta... Ma a me
non la fa mica, sa... io sto male sul serio, e allora lei mi
ascolta!
GIULIA Eh no! Adesso mi ha scocciata davvero! (Fa
per attaccare la cornetta).
VOCE DI DONNA Attenta dottoressa, non ci provi a
buttar giù la cornetta che io vengo lì e le sfascio tutta
la casa!
GIULIA (tra sè) Mi vede!!
VOCE DI DONNA E poi le sparo anche, che ci ho
qui la pistola di un mio amico. Capito?
GIULIA Cosa crede, d’intimorirmi con la sua pistola?
Venga, venga a casa mia con la sua pistola... io tiro
fuori la mia, di pistola e ci facciamo una sparata che
non finisce più! E se mi becca le do anche i punti
qualità!
VOCE DI DONNA Ho capito, è un tipo duro lei, e mi
fa piacere... però, cara dottoressa, ammetterà che non è
corretto
scrivere
certi
articoli
sulle
riviste
specializzate, dando un sacco di speranze a una povera
donna disperata da neurodeliri... e poi scocciarsi per
una telefonata in più.
GIULIA (tra sé) Eh, ma porco cane, non posso
nemmeno crepare in pace! (Al telefono) E va bene,
l’ascolto... dica, cosa posso fare per lei? (Armeggia col
telecomando).
Sul grande teleschermo il Poliziotto da bloccato che
era, si rimette in movimento
POLIZIOTTO (dal teleschermo) E mollala quella
rompiscatole isterica... non hai ancora capito che è una
puttana schizofrenica?
GIULIA
(spegne
precipitosamente
il
televisore) Oddio! Basta!
VOCE DONNA Chi sarebbe la puttana schizofrenica?
Dica a suo marito che io...
GIULIA Si calmi! No, non era mio marito... era il
poliziotto della televisione!
VOCE DONNA (meravigliata) In casa sua c’è un
poliziotto della televisione?!
GIULIA Non vivo... nel televisore. Ho toccato
inavvertitamente il telecomando...
VOCE DONNA Ma a chi la va a raccontare? Come fa
a sapere il poliziotto della televisione che io sono una
che fa la vita?
GIULIA Fa la vita?!
VOCE
DONNA Faccio
marchette,
batto,
cara
dottoressa! E non cada dalle nuvole che già glielo
avevo raccontato l’altra volta al suo studio... e solo lei
e suo marito potevate sapere che sono schizofrenica...
che me l’ha detto proprio lei... E dica a quel bastardo
di suo marito di non provarci un’altra volta, che sparo
anche a lui!
GIULIA No, lei a mio marito non spara... Altrimenti
per chi la faccio io la mia videocassetta?
VOCE DONNA Pronto?... Cosa ha detto signora...
non capisco...
GIULIA Non importa. Allora si sbrighi, mi dica cosa
posso fare per lei.
VOCE DONNA Non so, è che ho fatto gli esercizi
come diceva lei... ma oltre alla scottatura alle natiche
non è successo niente di nuovo... sto male come
prima... anzi peggio, che ci ho avuto una crisi sul
lavoro... una roba tremenda... che per poco non mi
sbattono in galera per aggressione fisica.
GIULIA Cos’ha combinato?
VOCE DONNA Be’, ero lì che facevo un mio
servizio, come le dicevo... lo preparavo.
GIULIA Lo preparava? Cosa preparava?
VOCE DONNA (appena imbarazzata) Il cliente, gli
praticavo... come si dice... quella roba un po’ orale...
GIULIA (interrompendola) Ho capito... Sono adulta.
Vada avanti...
VOCE DONNA Be’, è successo che tutt’a un tratto
m’è preso un fottone di rabbia e gliel’ho addentato!
GIULIA Cosa?
VOCE DONNA Gnack... azzannato! Ha in mente un
mastino? Non mollavo! Lui, urlando come un castrato,
mi ha pestato un cazzotto in testa... che è stato peggio,
perché è stato come battere una martellata su uno
schiaccianoci. Gnak! Ha in mente l’effetto? Zak! È
saltato via di netto!
GIULIA Il suo sesso?!
VOCE DONNA Solo un testicolo.
GIULIA Meno male!
VOCE DI DONNA Per fortuna l’ho raccolto subito
che era rotolato sotto l’armadio.
GIULIA L’ha raccolto?!
VOCE DI DONNA Ho sistemato il testicolo dentro
un sacchetto di plastica col ghiaccio e di volata l’ho
portato al pronto soccorso con la mia macchina... che
lì al Policlinico oggi fanno degli innesti! Tutto quello
che ti si stacca, loro te lo ricuciono che è una
meraviglia!
GIULIA Mani di fata!
VOCE DI DONNA Devo dire che lui è stato buono,
non mi ha neanche denunciata. Al poliziotto di
servizio ha raccontato che era stata una scimmia
golosa allo zoo che gliel’aveva brancato con una
zampata, mentre lui le dava le caramelle.
GIULIA (ride divertita) Dava le caramelle alla
scimmia... nudo!
VOCE DI DONNA Capisce però che col mio
mestiere mica posso andarci avanti col rischio di
queste crisi... che dopo i prossimi quattro o cinque
testicoli mozzati, come gira la voce, i clienti te li
saluto.
GIULIA Eh sì... gli uomini sono pettegoli... si parlano
tra di loro... quella stacca i testicoli... Mi par di vederli.
VOCE DI DONNA Adesso, mi dica lei dottoressa,
cosa posso fare?
GIULIA Be’, tanto per cominciare le consiglierei di
infilarsi in bocca uno di quei salva-denti di gomma...
quelli che usano i boxeur per attutire i cazzotti... Poi
basta, la smetterei con gli esercizi.
VOCE DI DONNA Anche i vocalizzi?
GIULIA Per carità! Non apra più la bocca signorina,
specie in vicinanza di genitali maschili; respiri col
naso che fa benissimo uguale.
VOCE DI DONNA Tutto qui?
GIULIA (Riprende la telefonata) Domattina prenda il
primo treno e torni dalla sua mamma. Ce l’ha ancora
la mamma?
VOCE DI DONNA Sì, povera vecchia...
GIULIA Ecco, torni dalla povera vecchia... si metta a
dieta assoluta... mangi tutto macrobiotico, crusca e
aglio a volontà. Poi corra... faccia footing... si
stanchi... faccia qualche lavoretto nei campi... inteso
proprio come lavoro pesante... con la zappa... con la
bocca chiusa. Vedrà che guarirà.
VOCE DI DONNA È sicura che funzioni?
GIULIA Come no, l’ho sperimentata io stessa questa
terapia e sono qui che sprizzo gioia di vivere da tutti i
pori!
VOCE DI DONNA Dio la benedica, dottoressa! Ci
torno, ci torno dalla mia mamma! Lei è una santa! Mi
sento già meglio, vaccabestia!
GIULIA Buona
sera...
(Abbassa
il
Vaccabestia! Son qui in punto di morte
ricevitore)
a fare il
telefono amico… la salvagenitali! E la lasciano
circolare come se niente fosse! Quello che mi ha
impressionato di più è questo senso dell’ordine. (Mima
di dare un morso) Ham! Sputa... non lo manda giù...
poi lo raccoglie... sacchetto del ghiaccio nel freezer
pronto... lo infila dentro... (Mima di prendere l’uomo
per mano) «Vieni caro che andiamo al Policlinico che
te lo riattaccano...» Ha sbagliato professione questa
ragazza... doveva fare la crocerossina! Sono nervosa…
(Sopra pensiero si riaccende una sigaretta. All’istante
si capovolgono i quadri, suona la sirena e si mette in
funzione il lampeggiatore. Sullo schermo riappare la
proiezione cinematografica antifumo) Basta! Sono
nervosa! (Ha in mano l’accendisigari, lo getta con
forza contro il muro: i quadri tornano nella posizione
iniziale. Si sente un lamento, viene dall’appartamento
attiguo).
VOCE FEMMINILE (lamentosa) Sei una carogna...
GIULIA Oddio, il muro che parla!
VOCE FEMMINILE Te la prendi con me perché non
mi posso difendere!
GIULIA Ah, sono i miei vicini...
VOCE MASCHILE (violento) Sì, ma sei bravissima
ad aggredire... e da bastarda anche!
VOCE FEMMINILE (a sua volta violenta) Tu, sei il
bastardo che te la fai con quella puttana!
GIULIA Litigano tutte le sere, poi fanno degli amori,
che trema tutto il palazzo!
VOCE
FEMMINILE Ma
io
ti
ammazzo!
(Si
percepisce il tonfo causato da un oggetto lanciato).
VOCE MASCHILE Matta! Per poco non mi becchi in
testa... metti giù quell’affare... Cristo, è in bronzo!
VOCE FEMMINILE Te lo spacco in testa, maledetto!
GIULIA (ad alta voce) Forza!
VOCE MASCHILE Ma ti giuro che fra me e quella
non c’è niente. (Minaccioso) Metti giù!
VOCE FEMMINILE No, Massimo! (Si sente lo
schiocco di uno schiaffo) Ahi, mi hai fatto male... (I
due smettono di litigare).
GIULIA Tutte le sere la benedice con un ceffone, la
domenica tre per santificare le feste! (Si rende conto
che i due si sono zittiti. Un attimo d’attesa, poi) Voce!
(Si avvicina al muro) Voce! (Pausa brevissima) Ohi
giovani, non potete interrompervi sul più bello... (Tra
sé) Meno male che ho qui (prende due timpani
acustici che applica alla parete) i miei orecchioni
amplificanti. Che invenzione l’elettronica! (Inserisce
gli spinotti di collegamento nella cassa acustica.
All’istante la voce dei due coinquilini in lite si sente
chiarissima,
i
due
innamorati
si
stanno
riappacificando).
VOCE FEMMINILE Hai ragione, Massimo... ma
ecco, quando ti vedo intorno a un’altra donna... io, al
pensiero che tu potresti con lei fare quello che fai e
dici a me...
VOCE MASCHILE Ma scusa, come ti può saltare in
mente che io possa preferire quella bassotta a te... quel
crollo di chiappe!
GIULIA Chiappe alte o basse, s’è fatto tutto il
quartiere.
VOCE MASCHILE Ma ti sei vista vicino a lei... al
suo confronto sembra tu abbia il sedere sotto le
ascelle!
GIULIA Un fenicottero! (Va ai fornelli).
VOCE FEMMINILE (risentita) Ah, allora è solo
questione di sedere?!
VOCE MASCHILE No, anche di occhi...
VOCE FEMMINILE Ho gli occhi sotto le ascelle?
VOCE MASCHILE Ma che dici... A parte che sono
sempre più convinto che chi ha il sedere alto ha anche
sentimenti più elevati.
GIULIA Guarda Einstein, aveva il sedere sotto le
orecchie! (Estrae dalla pentola il pollo cotto e le
carote, sistema il tutto su di un grande piatto, mentre
continua il dialogo tra i due amanti).
VOCE MASCHILE E poi al tuo livello non c’è
nessuna... io ti amo!
VOCE FEMMINILE Sì, non c’è nessuna... dillo,
dillo, Massimo!
VOCE MASCHILE ... nessuna che ti possa star
vicino... nemmeno coi tacchi alti. (Schiocchi di baci e
mugolii) Io sono pazzo di te!
VOCE FEMMINILE Ancora, ancora, ripetilo... O
Massimo... sei il massimo! Sei grande... mi fai morire!
VOCE MASCHILE Ma tu mi devi giurare che non mi
farai più di ’ste scenate...
VOCE FEMMINILE Giuro! Giuro!
VOCE MASCHILE E non mi tiri più il fermacarte di
bronzo sulla testa.
VOCE FEMMINILE No, sulla testa più. No, tesoro...
non così... mi strappi la camicetta... Faccio io.
VOCE MASCHILE No, lascia fare a me... mi piace...
Dio, quanti bottoni!!
VOCE FEMMINILE Ne ho messo qualcuno in più
proprio per te...
GIULIA Birichina...
VOCE FEMMINILE Lascia che anch’io spogli te...
GIULIA Nudo! Nudo!
VOCE MASCHILE Sei un tesoro... Ahh! Oh, sì...
spogliami tu... (Lancia un terribile urlo di dolore)
Ahia!
Giulia lancia a sua volta un urlo di raccapriccio, e
corre verso la parete da dove provengono le voci dei
due amanti.
VOCE FEMMINILE Che c’è? Che t’ho fatto?
VOCE MASCHILE La cerniera dei miei pantaloni...
si è impigliata proprio lì, nel coso... ahiaa... che
pizzicata!
GIULIA Che impressione...
VOCE FEMMINILE Oh, povero piccinino... Aspetta
che rimedio... Dio, proprio lì! Macché... non si muove.
VOCE MASCHILE Piano... Oddio... mi hai fatto
peggio... uno sbrego!
VOCE FEMMINILE Bisogna che ti tagli i pantaloni!
VOCE MASCHILE No! Cazzo, sono nuovi! Forse è
meglio che andiamo al pronto soccorso... (altro urlo)
ahiauaiah!
VOCE FEMMINILE Ecco fatto! Poverino, ti ho fatto
uno strappettino...
VOCE MASCHILE Chiamalo strappettino...
GIULIA L’ha rovinato per la vita ’sto povero
Massimo.
VOCE FEMMINILE Vieni che ti medico... un
cerottino...
ALTRA VOCE MASCHILE Ecco, mettitelo anche tu
il cerottino e bello grande! E in quel posto! Perdio!
Volete piantarla con ’sti vostri smiagolamenti da gatti
in calore? Abbiamo il diritto sacrosanto di dormire!
GIULIA Questo è l’ingegnere dell’interno tre, uno
scassacazzi!
ALTRA
VOCE
FEMMINILE Taccia
lei,
vecchiaccio! E lasci tubare in pace questi giovani che
si amano...
GIULIA Questa è la pianista sentimentale dell’interno
quattro… (I due innamorati si sono zittiti) Me li hanno
fatti ammutolire. Così non saprò mai se l’amore è più
forte del cerotto! Certo che ’sto pover’uomo con un
cerotto messo lì... Vorrei essere presente quando glielo
strappa... il cerotto! (Rimira il pollo ben sistemato sul
piatto di portata: canterella) Come te, non c’è
nessuno… Fai schifo! Non sei migliorato cuocendo.
Fai schifo! E io dovrei mangiare un cadavere simile,
nell’ultima mia cena? Ricordatelo, come dice il poeta:
“cadavere non mangia cadavere!” (Interdetta, si
blocca) Oddio, dialogo col pollo lesso! Sono pazza.
Non c’è più tempo da perdere… devo chiudere.
(Durante questa battuta si guarda intorno, indecisa
sul da farsi, gli occhi le cadono sulla rivista «Salute»
che aveva buttato precedentemente a terra. La
raccoglie
e
legge,
sintetizzando
l’articolo
in
questione) Stenderci supine sopra un tavolo... mattone
ben caldo... il capo penzoloni... vocalizzi... Quasi quasi
provo... magari la giapponese ha ragione... Non ho il
mattone rovente... ma ho il coperchio del pollo,
rovente... (Prende il coperchio e lo pone sul tavolo)
Me lo metto sotto al sedere... Speriamo di non
«lievitare» troppo... che mi ammazzo sbattendo contro
il soffitto. Che poi li vedo, la portiera… i miei vicini
che dopo due mesi mi vengono a cercare: “Dov’è la
signora Giulia, dov’è?” E io sono là, morta secca!
(Sdraiandosi sul tavolo, si lamenta) Ahaa! Ahooo!
Ecco da dove vengono i vocalizzi... (Si lascia andare
con la testa oltre il bordo del tavolo, inizia a fare
vocalizzi a squarciagola) Ahuoooo ahioooo... ahiiooo,
ahuoiuue.
VOCE DELL’INGEGNERE (irato) Ehi, ci risiamo
con gli smicionamenti, lì?
GIULIA (urlando) No, sono io ingegnere... mi sto
rilassando...
VOCE DELLA PIANISTA Coraggio, mugolate! Non
date retta al decrepito!
La pianista incoraggia, suonando il piano, i due
innamorati dalla stanza accanto che riprendono ad
ansimare.
VOCE FEMMINILE Sì, oh Massimo, mi fai morire...
VOCE MASCHILE Piano... ahiua... mi stacchi il
cerotto.
VOCE FEMMINILE Dio che bello... ahiooo... dopo
te lo riattacco. Te ne riattacco un rotolo di cerotti...
Dio! Dio!
VOCE MASCHILE Dio, mi ammazzi!
GIULIA Chissà perché quando si fa l’amore, sempre
Dio si invoca: Dio, che bello! Dio, muoio! (Riprende i
vocalizzi).
VOCE FEMMINILE Ancora, ancora... Oh, santa
madonna!
GIULIA Qualche volta, anche la madre di Dio.
VOCE DELLA PIANISTA Oh sì, ancora... oh sì,
ancoraaaa!
VOCE DELL’INGEGNERE Bastaaa!
Si sente il pianto di un bambino.
GIULIA È nato! È nato! Il figlio del cerotto! (Scende
dal tavolo) Guarda che bordello ho messo in piedi con
un vocalizzo. Che condominio! Son contenta di farla
finita per non sentirli più! Ho una fame... una fame
bestia!
Mi
mangerei
sei
orfani.
Ho
fame.
(Rivolgendosi al pollo) A te non ti mangio, ti sbatto
nella pattumiera... Non voglio più incontrarti nella mia
vita terrena... (Esegue) Ho fame! Tre anni che mi
reprimo... Tre anni che non mangio nulla! Ho fatto dei
giorni con un pisello... metà a mezzogiorno, metà a
cena... Poi a mezzanotte uscivo come un vampiro
pazzo... in cerca di una pasticceria... e mandavo giù...
uno dopo l’altro 149 «Baci Perugina»... poi piangevo e
mi purgavo... Voglio morire felice! Voglio mangiare
qualcosa che mi tiri su! Qualcosa... (Eccitata)
Spaghetti! Sette etti di spaghetti! Un chilo di spaghetti.
Un’overdose di spaghetti! Mi suicido con gli
spaghetti! (Corre a riempire una pentola d’acqua e la
mette sul gas dopo averlo acceso) Spaghetti...
spaghetti...
me
li
faccio
alla
carbonara...
all’amatriciana... ci metto tutto quello che... (Trilla il
telefono. Solleva la cornetta) Pronto?
VOCE FEMMINILE Dottoressa non mi mandi al
diavolo per favore, ma ho proprio bisogno di
scambiare due parole... Pronto? È lei vero, dottoressa?
Non ho sbagliato numero...
GIULIA (con rassegnazione) No, sono proprio
l’analista. (Tra sé) Ormai...
VOCE FEMMINILE Forse io vengo a disturbarla in
un momento inopportuno.
GIULIA Ha indovinato, il momento è proprio
inopportuno...
VOCE FEMMINILE E allora telefonerò più tardi... se
la trovo ancora sveglia...
GIULIA (giù di tono) No, più tardi non sarò proprio
sveglia.
VOCE FEMMINILE C’è qualcosa che non va,
dottoressa?
GIULIA Sono molto stanca. Non tutte le pazienti
sono civili e comprensive come lei. C’è quella che ha
il problema della rana incinta perché non si fida della
coniglia... c’è quell’altra che ha staccato un testicolo a
un cliente con un morso...
VOCE FEMMINILE Hanno staccato un testicolo a un
suo cliente con un morso?!
GIULIA No, il cliente non era mio... ma è una storia
troppo lunga. Scusi un attimo, mi metto la cuffia da
telefonista. (Usa un telefono a cuffia di quelli
impiegati dalle telefoniste di professione) Ho dovuto
adottare questo sistema per mia sorella... che mi
attacca dei bottoni di tre ore e per non star lì bloccata...
Ma mi dica, cosa posso fare per lei? Io preparo da
mangiare... lei parli pure che l’ascolto. (Mentre ascolta
la telefonata va ai fornelli, mette del sale nella pentola
che sta sul fuoco, prende una tovaglia e prepara la
tavola di tutto punto).
VOCE
FEMMINILE
(aggressiva) Be’,
ho
sperimentato il suo metodo e, scusi se sono sincera,
l’unico risultato è che al mio gorgheggio sono arrivati
i pompieri e le macchine della polizia.
GIULIA (ride divertita) Ah, ah, davvero?
VOCE FEMMINILE Mi sarei data degli schiaffi...
GIULIA Perché scusi?
VOCE FEMMINILE Ma andiamo, una donna della
mia età, con quel mattone sotto il sedere, la testa
penzoloni... Ma le pare serio? Io non so come ho fatto
a cascarci, in una simile pagliacciata...
GIULIA (sforzandosi di fare l’offesa) Pagliacciata?
Un metodo sperimentato in Giappone...
VOCE FEMMINILE Appunto, è dovuta andare fino
in Giappone a sperimentarlo, che se lo sperimentava
qui la ammazzavano di botte!
GIULIA Ma lei mi viene a insultare, aggredirmi in
diretta a casa mia, in un momento, lei non ha idea
quanto delicato, solo per dirmi che merito botte e
galera. Ma non si finisce proprio mai di franare nella
merda, scusi!
VOCE FEMMINILE Non s’arrabbi... mi scusi, ha
ragione, sono una screanzata aggressiva e rozza.
GIULIA Ma no, ma no...
VOCE FEMMINILE Triviale e arrogante...
GIULIA Ma no, ma no...
VOCE FEMMINILE E stronza!
GIULIA Be’, se proprio insiste.
VOCE FEMMINILE È che sto passando un brutto
momento, sapesse dottoressa!
GIULIA A chi lo dice!
VOCE FEMMINILE Non sopporto più niente e
nessuno. Guardi che io mica sono sempre stata così
torva e aggressiva...
GIULIA (molto professionale nel ruolo d’analista) Sì,
però lei ora sta attraversando il classico momento di
paranoia, di cui soffro anch’io... di starsene a rimirare
il
proprio
ombelico
come
fosse
il
centro
dell’universo... ombelico nel quale lascia cadere ogni
tanto una lacrima tanto da allagarlo, e poi ci intinge il
dito e grida: «ecco l’oceano!»
VOCE FEMMINILE (preoccupata) Lei c’intinge il
dito e dice che è l’oceano?
GIULIA Metaforicamente... È un paradosso letterario.
(Tra sè) Dio mio, come mi piace fare l’analista!
Quanto mai non l’ho scoperto prima!
VOCE FEMMINILE Ad ogni modo volevo avvertirla
che sta sbagliando di soggetto, cara dottoressa.
Personalmente
credo
d’essere
un
fenomeno
a
proposito d’ironia. Se lei venisse a trovarmi a casa mia
le basterebbe leggere i cartelli che ho appeso sulle
pareti.
GIULIA (introduce nella pentola almeno un chilo di
spaghetti) Lei appende cartelli? A che proposito?
VOCE FEMMINILE Per esempio ora sto tentando di
smettere di fumare e di dimagrire...
GIULIA Anche lei?!
VOCE FEMMINILE Perché, pure lei è in dieta e ha il
problema del fumo, dottoressa?
GIULIA E chi non ce l’ha?... Anche le dottoresse
ingrassano.
VOCE FEMMINILE Già, certo... Pensi che a me oggi
è toccato un pollo intero. Mi ha fatto uno schifo!
GIULIA No! E l’ha buttato?
VOCE FEMMINILE No, l’ho fatto su in un pacchetto
ben sigillato e l’ho spedito alla padrona di casa che
m’ha mandato lo sfratto... e spero tanto che, col
normale ritardo delle poste, le arrivi putrefatto!
GIULIA (ride divertita) Ah, ah, cattiva, ma spiritosa!
VOCE FEMMINILE Già, spiritosa fino al vomito.
Infatti ci ho la nevrosi che per niente continuo a
rimettere... In compenso non vado di corpo, mangio la
crusca, m’infilo supposte d’aglio nel sedere che poi ho
il fiato d’un drago in cattività!
GIULIA
(profondamente
turbata) Signora...
mi
ascolti... faccia finta per un secondo che io non sia la
sua analista, ma una donna qualsiasi che lei ha
chiamato al telefono per errore... Sentirla parlare mi ha
fatto uno strano effetto... mi sembra di guardarmi
dentro a un enorme specchio... Sì, signora, anch’io
sono disperata come lei, e forse anche un po’ più di
lei. Anch’io appendo cartelli alle pareti e faccio la
spiritosa e credo di essere tanto emancipata e moderna
solo perché ho la casa piena di apparecchi elettrici ed
elettronici... fin nel cesso...
VOCE FEMMINILE (seccata e aggressiva) Si fermi
così com’è, signora dottoressa... so già dove vuol
andare a parare. Io non sono la donnicciuola
imballonata che si può condir via con il gioco dello
specchio e dell’anch’io, anch’io.
GIULIA Ma allora lei non mi crede sincera... mi crede
una ciarlatana...
VOCE FEMMINILE No, al contrario, io penso che
lei sia una persona di prim’ordine, anche perché per
sua fortuna lei non è né psichiatra né tanto meno
analista.
GIULIA Come, io non sono anal...
VOCE FEMMINILE (interrompendola) L’ho capito
dopo cinque secondi che parlavamo. Usa un
linguaggio troppo umano e intelligente per essere una
del mio mestiere...
GIULIA Del suo mestiere? Perché lei è...
VOCE FEMMINILE Sì, io sono medico.
GIULIA E perché non mi ha sbugiardata prima?
VOCE FEMMINILE Perché avevo proprio bisogno di
una come lei... di farmi quattro chiacchiere con una
che dice cose normali, naturali, prima di schiattare.
GIULIA Che
sta
dicendo?!
Cos’ha
combinato
dottoressa?
VOCE FEMMINILE (parla a fatica) Dico che me ne
sto andando... Sente? Faccio già fatica a spiccicare le
parole...
GIULIA (agitata) Che ha fatto dottoressa, parli! Ha
mandato giù qualcosa?
VOCE FEMMINILE No, ho aperto solo il gas... ma
poco poco... in modo che me ne possa andare quasi
senza accorgermene.
GIULIA (molto agitata) La prego, mi ascolti, glielo
giuro, non è un trucco. Anch’io ho deciso di
ammazzarmi... ho già pronta una fiala di Pentothal
misto a Sioran, quello che usano per accoppare i cani e
pensavo di iniettarmela fra poco.
VOCE FEMMINILE (ironica) Ah sì, ma guarda che
combinazione!
GIULIA Non mi crede? Glielo giuro!
VOCE FEMMINILE Sì, sì, le credo... e allora
auguri...
GIULIA No, aspetti... io ero così determinata fino a
un attimo fa... poi ’sto fatto di ritrovarmi a fare
l’analista, ascoltare le disperazioni degli altri, sentire le
stesse cose che io penso e dico, che faccio... dette con
un’altra voce... mi hanno fatto un effetto stranissimo...
Fino a qualche secondo fa io ero decisa... era tutto così
logico... ora mi sembra solo pazzesco.
VOCE FEMMINILE Be’, si sa, la logica e la follia
sono così vicine...
GIULIA Senta, mi
dica dove
abita...
l’indirizzo, io vengo subito da lei, parliamo...
mi
dia
VOCE
FEMMINILE La
ringrazio
per
il
suo
interessamento davvero umano... ma non serve... A
parte che sarebbe pericoloso per lei: ho scoperto i fili
del campanello in modo che il primo che preme il
pulsante alla porta fa scattare la scintilla e: bum!, salta
all’aria tutto! Non voglio che trovino nemmeno un
pezzetto dei miei mobili, della mia roba da dividere,
quei bastardi dei miei parenti!... E sarà un bello
scherzo anche per la padrona di casa che m’ha
sfrattato!
Suonano al citofono.
GIULIA Aspetti
un
attimo, non
attacchi... mi
chiamano al citofono... torno subito...
VOCE FEMMINILE Va bene... l’aspetto... ma per
poco.
GIULIA (corre a rispondere al citofono) Pronto,
dica...
VOCE DELLA CUSTODE Sono la portiera, signora.
Ci sono qui due fattorini con dei fiori per lei, li mando
su?
GIULIA No, aspetti... pronto! Pronto! (Riattacca la
cornetta del citofono) Maledizione! Questa fa le
domande e riattacca senza aspettare le risposte! (Al
telefono) Pronto dottoressa, è ancora lì? Mi sente?
VOCE FEMMINILE Sì... la sento... mi rimbomba la
voce... comincia a fare effetto...
GIULIA (convincente, incalzante, agitata) Chiuda il
gas, spalanchi le finestre... il suo nome, mi dica il suo
nome.
VOCE FEMMINILE E a che le serve? Ad ogni modo
se proprio ci tiene... mi chiamo Carla.
GIULIA Non lo faccia Carla... voglio parlare con lei...
se ha deciso d’ammazzarsi, nessuno le corre
appresso...
VOCE FEMMINILE Eh sì, che mi corre appresso...
mi corre il coraggio... che adesso ce l’ho... e dopo...
chissà.
GIULIA Non è coraggio, ma vigliaccheria... Anch’io
pensavo fosse coraggio... no... no... (Suonano alla
porta.
Sempre
parlando
si
dirige
alla
porta
d’ingresso)... è la paura di affrontare... (A voce alta
verso la porta) Vengo! (Al telefono) E invece no,
bisogna... (Apre la porta. Appare un gran mazzo di
fiori che le arriva letteralmente sul viso)... Oddio!
Aiuto! (Perde la cuffia telefonica. Dietro il mazzo di
fiori c’è una giovane donna seguita da una ragazzo,
sono rapinatori armati di pistola).
RAGAZZA Ferma lì, se ti muovi o gridi, t’ammazzo!
RAGAZZO È una rapina... e non ce ne frega
accopparti!
GIULIA Peccato, se foste arrivati un attimo prima mi
avreste fatto un piacere...
RAGAZZA Cosa straparli... Senti, non aver paura,
dacci i soldi e noi ce ne andiamo subito.
GIULIA Siete fortunati... io stavo per andarmene...
diciamo così... in viaggio...
RAGAZZO Appunto, tira fuori i soldi del viaggio!
GIULIA Era un viaggio gratis... solo andata.
RAGAZZA Senti, non fare la furba, sputa tutto quello
che hai... sennò...
GIULIA Calma, state calmi... Sono là. Nella mia
borsetta... (Indica la borsetta sul tavolo basso) Ho
soltanto trecento mila lire...
RAGAZZO (afferra la borsa e ci fruga dentro) Porca
puttana... eh sì, solo tre biglietti.
RAGAZZA Senti, non farci incazzare... tira fuori i
soldi, t’ho detto! (Solleva il pesante accendisigari per
tirarlo addosso a Giulia. Scatta la trappola: i quadri
si rovesciano, scampanellata, ululato di sirena, si
mette in funzione anche il lampeggiatore e il filmato
antifumo viene proiettato sul grande schermo.
RAGAZZO Cristo! L’allarme... (Si butta verso la
porta d’uscita).
RAGAZZA Fermo! Sono solo dei cartelli che si
ribaltano!
I due guardano interrogativamente.
GIULIA (preoccupata, timidamente) Fumavo molto...
Ma non è collegato con la polizia...
RAGAZZO Bastarda! M’ha fatto prendere uno
spavento! (Molla a Giulia un manrovescio potente).
Lo schiocco spegne le luci.
GIULIA Oh mamma, che sberla! Ahi...
RAGAZZO Che succede?
GIULIA (parla con fatica, senza esagerazioni) È lei
che ha spento la luce con lo schiocco...
RAGAZZO Lo schiocco?
GIULIA Sì, la mia casa è governata dai relé. Vede
quella cassetta al muro? È un sensore che spegne e
accende tutte le volte che si fa uno schiocco...
Permette che riaccenda la luce?
RAGAZZO Sì... sì... (Giulia sferra al giovane
rapinatore un gran ceffone: la luce ritorna). Ahha!
Per la miseria!
GIULIA Ha funzionato!
RAGAZZO Ma disgraziata... io ti faccio fuori! (Punta
la pistola contro la donna).
RAGAZZA (lo blocca con un ceffone. La luce si
spegne) Fermo lì, cretino d’un drogato! (Altro ceffone
con effetto luce) Se l’ammazzi chi ci dice poi dov’è la
roba? (Altro ceffone).
RAGAZZO Eh no, a me le sberle non le dài... va
bene? E nemmeno del drogato che m’incazzo!
(Restituisce alla sua complice un gran manrovescio.
Effetto luce. Si schiaffeggiano a volontà con relativo
saliscendi della luce).
GIULIA Ehi, basta! Con questi su e giù mi fate saltare
i relé! Sbrigatevi con ’sta vostra rapina... che io ci ho
da fare. (Raccatta la cuffia telefonica) Pronto, Carla...
RAGAZZA Che è quella roba?
GIULIA È un ricevitore da telefonista... stavo
parlando con una mia amica...
RAGAZZA Una tua amica? Quindi questa tua amica
ha ascoltato tutto... (Si porta il ricevitore all’orecchio)
Infatti ha riattaccato, la stronza!
GIULIA Oh, che guaio!
RAGAZZO E di sicuro a quest’ora avrà già telefonato
alla polizia.
GIULIA Ma no, ha altro per la testa...
RAGAZZO (si avvicina minaccioso a Giulia) Hai
capito ’sta puttana...
GIULIA Ci conosciamo appena e lei ha già capito...
RAGAZZO (interrompendola) Ecco perché faceva la
manfrina... per perdere tempo. Ma io ti spacco la
faccia!
RAGAZZA (lo blocca con un ceffone) Fermo lì,
scemo di un drogato! (Effetto luce.)
RAGAZZO Battiamocela... c’è la polizia... (Con uno
strattone cerca di liberarsi ma riceve il solito ceffone
con relativo effetto luce).
GIULIA (tra sé) Non si possono vedere...
RAGAZZA Di qua non si esce a mani vuote, capito?
RAGAZZO Adesso basta! Mi hai proprio stufato!
(Afferra una bottiglia del tavolino ben deciso a
spaccarla sulla testa della complice) Ti rompo la
testa! (Come il rapinatore afferra la bottiglia, scatta la
trappola contro l’alcool che già conosciamo: voce
registrata ecc. Il giovane spaventato lascia cadere la
bottiglia).
VOCE PERENTORIA È inutile che scantoniate, tanto
non avete scampo! (I ladri si dirigono spaventati alla
porta d’uscita) L’alcool uccide lentamente ma
inesorabilmente!
RAGAZZO (allibito si blocca) L’alcool?
GIULIA (raccoglie la bottiglia e la posa sul tavolo,
bloccando tutti i marchingegni. Timidamente) Bevevo
molto...
RAGAZZA Senti un po’... io ti ho detto che tu non mi
devi fare incazzare... Guarda che se io m’incazzo...
(Sferra un potente ceffone alla donna).
GIULIA (si abbassa per schivare il ceffone e sarà il
ragazzo
a
beccarsene
un
ennesimo.
Effetto
luce) Basta! Non accetto la violenza da una donna!
(Sferra un potente manrovescio alla ragazza che vola
a terra. Effetto luce).
RAGAZZA
Disgraziata! (Minacciandola con la
pistola).
RAGAZZO Sbrigati che arriva la polizia!
RAGAZZA Vuoi tirare fuori ’sti soldi o no?
GIULIA Ma non ne ho, ve lo giuro! Non vi
aspettavo...
RAGAZZO E allora vogliamo tutti i gioielli... a
cominciare da questa. (Strappa la collana che Giulia
ha al collo: tutte le perle finiscono sparse a terra).
GIULIA Ma cosa fa?!
RAGAZZA Sei proprio un coglione drogato... Ma
l’hai visto fare al cinema? (Ceffone: la luce si spegne).
Strappare le collane in quella maniera... E accendi la
luce, drogato... (Il ragazzo si schiaffeggia da solo.
Torna la luce. La ragazza si china a raccogliere le
perle cadute al suolo).
GIULIA Lasci perdere... è bigiotteria... non valgono
nulla... Non si stanchi... che lei è già tanto nervosa.
RAGAZZA Lascia stare quella trappola e cerchiamo
di rimediare qualcosa.
RAGAZZO
(s’avvicina
alla
telecamera)
Che
trappola? Sai almeno cosa vale ’sto trabiccolo?
Almeno trenta milioni... (A Giulia, minacciandola con
la pistola) Non è vero? Quanto l’hai pagato? Avanti,
parla stronza!
GIULIA Tanto… la lasci… i ricettatori vi dan tre
lire... La prego... signor drogato... (Reazione del
giovane) Scusi... credevo fosse i suo cognome… Io ci
campo con ’sta roba...
RAGAZZA Ma che te ne frega... tanto stai per andare
in viaggio, no?
I due raccolgono tutto quello che sono in grado di
trasportare: videoregistratore, telecamera, televisore,
ecc.
GIULIA Lasciatemi almeno la cassetta registrata...
RAGAZZO Te
la
cancelliamo
noi...
non
ti
preoccupare...
RAGAZZA Prendi anche il computer… la radio...
GIULIA Oh, nooo! La radio no... come faccio a
sentire i due che fanno l’amore...
RAGAZZA (minacciando la donna con la pistola) Se
gridi e chiami qualcuno, torno indietro e ti sparo! (Si
dirige alla porta).
GIULIA (ai due che stanno uscendo) Chiudete la
porta
che
ci
sono
in
giro
dei
malviventi...
(S’interrompe) Oddio... mi sento male... Devo
chiamare la polizia per la mia amica... sarà già morta...
(Va al telefono e compone il numero) 113, meno male
che lo so a memoria... È libero... sbrigati... rispondi…
eccolo... Pronto!
VOCE DEL POLIZIOTTO Sì, qui è la centrale di
polizia, dica?
GIULIA Scusi, faccio un po’ fatica ad articolare le
parole... quello m’ha mollato un tal manrovescio che
m’ha spaccato la faccia...
VOCE DEL POLIZIOTTO Quello chi, signora?
GIULIA Un rapinatore, anzi due!
VOCE DEL POLIZIOTTO Ha subito una rapina
signora? Quando?
GIULIA Due minuti fa... ma non è per la rapina che
telefono... è che...
VOCE DEL POLIZIOTTO Dove abita?
GIULIA Corso di Porta Vigentina, 138.
VOCE DEL POLIZIOTTO Corso di Porta Vigentina
138, telefono 58 00 74?
GIULIA Sì, è il mio numero... Chi glielo ha dato?
VOCE DEL POLIZIOTTO Qualche minuto fa ci ha
telefonato una signora che ci ha denunciato una rapina
a questo indirizzo...
GIULIA È proprio da quella signora che dovete
andare... Vi siete fatti dare l’indirizzo?
VOCE DEL POLIZIOTTO Appunto. Gliel’abbiamo
chiesto ma si è rifiutata. Abbiamo pensato si trattasse
di una mitomane. Oltretutto parlava con voce stentata,
come ubriaca.
GIULIA Macché ubriaca... ha preso il gas.
VOCE DEL POLIZIOTTO Si droga con il gas?
GIULIA No, non si droga... ha aperto il gas. Oh, per
carità, non suonate... non suonate il campanello... ha
scoperto i fili... salta tutto all’aria!
VOCE DEL POLIZIOTTO Cosa, salta all’aria?
GIULIA L’appartamento, coi mobili e tutto... perché
non vuole lasciare niente a quei porci dei suoi parenti
che l’hanno sfruttata vita natural-durante... e anche la
padrona di casa che l’ha sfrattata... le lascia un bel
buco, così impara... capisce? Ma non state a perder
tempo, andate là... che fra poco sarà morta!
VOCE DEL POLIZIOTTO Va bene, ci andiamo. Se
vuol favorirci l’indirizzo...
GIULIA Non lo so.
VOCE DEL POLIZIOTTO Come, non sa dove abita
la sua amica del gas?
GIULIA È un’amica recente... hanno messo per errore
il mio telefono su una rivista che si chiama «Salute» al
posto dell’analista giapponese.
VOCE DEL POLIZIOTTO L’analista giapponese?!
GIULIA Sì, ma l’amica del gas non è l’unica che mi
abbia telefonato... si figuri che una mi ha chiesto se
poteva mettersi il mattone rovente sotto le natiche, con
tutto che la rana le diceva che era incinta...
VOCE DEL POLIZIOTTO Si calmi signora...
GIULIA Sono calma! Ma vorrei vedere lei! Ero qui,
tranquilla, che facevo il mio video dell’addio... che poi
mi suicido col Pentothal e l’ammazzacani, e queste che
telefonano... signora dottoressa... fai subito l’analista
che sono nervosa... che vengo lì e ti do una sparata che
non finisce più... Sono nervosa!... Che ho mozzicato
un genitale al cliente... e il testicolo è rotolato sotto
l’armadio che l’ho raccolto e l’ho messo nel sacchetto
del ghiaccio... al Policlinico... che lì... mani di fata!
VOCE DEL POLIZIOTTO Scusi, signora... è lei che
ha mozzicato un genitale a un cliente?
GIULIA Ma è impazzito? Sono vegetariana, caro
signore! Ma non mi porti fuori strada col sesso!
Bisogna che ritroviate dove abita questa mia amica...
VOCE DEL POLIZIOTTO Volentieri, se ci dice
almeno come si chiama.
GIULIA Non lo so... Carla... si chiama Carla!
VOCE DEL POLIZIOTTO Va bene, Carla, e poi, il
cognome?
GIULIA Non me l’ha detto... però è medico: dottor
Carla.
VOCE DEL POLIZIOTTO È già qualcosa... Adesso
cerchi di ricordare qualche altro particolare che è
uscito dal vostro colloquio.
GIULIA Fa anche lei la dieta del fantino e cerca di
non fumare...
VOCE DEL POLIZIOTTO Non ci aiuta molto, ma
vada avanti.
GIULIA Appende cartelli terroristici alle pareti.
VOCE DEL POLIZIOTTO Cartelli terroristici?!
GIULIA Sì... poi fa bollire il pollo ma non lo
mangia...
VOCE DEL POLIZIOTTO Non lo mangia. E che ne
fa?
GIULIA Lo butta! No, sono io che lo butto, il pollo...
la mia amica no... lo spedisce per posta, alla padrona
di casa, così le arriva putrefatto!
VOCE DEL POLIZIOTTO Ecco un particolare
interessante!
GIULIA Mi rendo conto... sto facendo dei discorsi
strampalati ma le assicuro che è la pura verità.
VOCE DEL POLIZIOTTO Signora, si metta nei miei
panni... cosa penserebbe lei di una che le telefona per
dirle che s’ammazza, e poi non dice manco dove sta...
GIULIA Non è che mi ha detto buona sera
m’ammazzo... è che voleva fare quattro chiacchiere
con una voce umana, non da medico.
VOCE DEL POLIZIOTTO Poi, chiacchierando con
lei, ha deciso di asfissiarsi col gas!
GIULIA No, lei era già determinata... e anch’io ero
determinata che ero qui tranquilla che parlavo con mio
marito... che però lui non c’è perché non viviamo più
insieme... io non lo amo più, ma lo stimo… perché
quando ha scoperto la mia metamorfosi… omo… se
ne è andato disperato senza urlare le solita trivialità
con tutto che era arrivato nell’isola con l’aereoplanino
che si è ribaltato e dicevo crepa… schiantati… e
invece poi l’ho baciato tirandolo per i piedi. Mi segue?
VOCE DEL POLIZIOTTO Oh, perdio!
GIULIA Lei mi sta sfottendo?
VOCE DEL POLIZIOTTO Me ne guarderei bene!
GIULIA Sì, lei mi sta sfottendo. Ma io lo sapevo. Fate
tanta pubblicità al vostro cervellone elettronico dei
dati per rintracciare i delinquenti, ma per salvare una
povera donna che sta morendo col gas, non si fa una
piega.
VOCE DEL POLIZIOTTO Si calmi, signora. A
proposito, lei come si chiama?
GIULIA Io? Ma che c’entro io? Non sono mica io da
salvare...
VOCE DEL POLIZIOTTO Questo è da vedere...
GIULIA No, io mi sono già salvata... quando questa
mia cara amica Carla mi ha telefonato, è stato come
uno specchio per me... enorme... deformante del
grottesco... e ho capito! Lei parlava con le mie stesse
parole... Una fotocopia assurda! Guardi, come una
folgorazione! Mi sono vista così buffa... improbabile.
Ecco le parole giuste: buffa e improbabile. Ho visto la
mia pazzia, capisce? Come proiettata finalmente
dentro una prospettiva. Mi sono detta: va bene Giulia,
sei un po’ giù, ma ti vuoi veramente ammazzare? Devi
reagire! Basta di guardarti l’ombelico e intingerci il
dito con la lacrima evviva l’oceano. Devi uscire da
questa casa che ti fa impazzire piena di oggetti
elettrici, elettronici... (Il cavalletto le si avvicina.
Giulia urla) Vai via! Ti sbatto fuori di casa sai! (Al
poliziotto) Sono perseguitata da un treppiedi che mi fa
impazzire! E poi devo mangiare... Basta con le diete.
(Di colpo si ricorda degli spaghetti) Oddio gli
spaghetti... (Si precipita ai fornelli) Colla! Chi se ne
frega! Li spedisco alla padrona di casa, così impara.
Basta reprimermi, basta diete! Voglio uscire... parlare
con la gente... raccontare le mie esperienze... ascoltare
le loro... voglio regalare alla gente le cose bellissime
che ho dentro... Parlare, voglio parlare... Oddio, mi
volevo ammazzare... Signor poliziotto... lo sa che ho
scoperto che domani è primavera... (Pausa) Pronto?...
(Urla) Pronto? Forse è caduta la linea... (S’appresta a
riformare il numero; suonano al citofono, corre a
rispondere esasperata) Che c’è?
VOCE DELLA CUSTODE Pronto signora, ci sono
qui degli infermieri con l’autoambulanza... mi
chiedono se è lei che ha subito una rapina...
GIULIA Sì,
sono
io...
ma
che
c’entra
l’autoambulanza?
VOCE DELLA CUSTODE Scusi... scusi... c’è qui il
medico che vuol parlarle di persona.
GIULIA Che medico?
VOCE DEL MEDICO Buonasera, signora... si metta
tranquilla, che saliamo subito.
GIULIA Ma dottore...
VOCE DEL MEDICO (interrompendola) Ci hanno
telefonato dalla polizia... Stiamo salendo. Ci apra la
porta, per favore. Mi dica, può camminare da sola?
GIULIA Cammino benissimo...
VOCE DEL MEDICO Sì, dico... può camminare?
Sennò portiamo la barella.
GIULIA Sto
benissimo...
mi
hanno
dato
uno
schiaffo... molto piccolo...
VOCE DEL MEDICO Ah, un’altra cosa: faccia la
brava, stacchi il filo del campanello, lo isoli per
favore, noi non lo schiacciamo il pulsante, ma non si
sa mai... e se ce la fa, spalanchi le finestre.
GIULIA Dottore,
m’ascolti...
c’è
un
equivoco
terribile... Non sono io quella del gas... io sono quella
del Pentothal...
VOCE DEL MEDICO ... e l’ammazzacani, lo so.
Quelli della polizia ci han detto tutto... anche del pollo
spedito marcio...
GIULIA (spaventata, tra sé) No, al manicomio no...
VOCE DEL MEDICO ... dei genitali azzannati in
ghiaccio e della rana incinta. Stia tranquilla, adesso
arriviamo, stia rilassata e non opponga resistenza...
GIULIA Al manicomio no... Al manicomio no...
VOCE DEL MEDICO (alla porta) Apra, signora,
faccia la brava... apra o ci toccherà sfondare la porta.
GIULIA (disperata) No, al manicomio no... al
manicomio no, no, no...
Sullo stacco musicale scende lentamente la luce
FINE
Grasso è bello!
Atto unico
di
Franca Rame, Dario Fo
e alcune idee di nostro figlio Jacopo
RISCRITTO PER STAGIONE TEATRALE 20012002
Copione di scena
Milano 8 ottobre 2001
Aggiornamento: 8 gennaio 2002
Copyright Dario Fo Franca Rame.
Tutti i diritti riservati
Personaggi (in ordine di entrata in scena)
Mattea, la donna grassa
Marco, giovane collaboratore di Mattea
Anna, figlia di Mattea
Appartamento di Mattea.
Una grande stanza, metà camera da letto, metà
soggiorno-studio. Al centro della parete di fondo, il
bagno con due porte laterali: una specie di gazebo
esagonale chiuso da grandi vetri d’opaline bianca.
Ogni volta che i personaggi vi entrano, si accendono le
luci, così che le silouettes degli ospiti si proiettano
ingigantite sulla vetrata. Come escono, le luci si
spengono.
Arredamento: (la disposizione degli elementi si
intendono visti dalla platea). In proscenio una vistosa
bilancia da bagno. Sul fondo, a sinistra un gran letto
matrimoniale, comodini a lato, una lampada; a destra,
lungo la parete, spostato in secondo piano, un grande
tavolo con sopra computer, stampante, e tutto
l’occorrente professionale per registrare. In proscenio
(a destra) un altro tavolo con sopra una lampada, un
termos contenente caffè, un altro tè, zuccheriera,
vasetto con miele, tazzine varie, bottiglie, bicchieri,
portacenere, sigarette, un’agenda, una scatoletta di un
medicinale, il Bros.
Sparse qua e là sedie e poltrone da ufficio con rotelle.
Sul fondo-scena una modernissima syclette. Sul lato
sinistro, in proscenio appena visibile, la porta
d’accesso all’appartamento.
In centro, in prima, un basso tavolino. Lampade a
stelo.
All’aprirsi del sipario nella scena semibuia s’intravede
il grande letto matrimoniale in disordine, con dentro
qualcuno: una persona? Due? Non si capisce. Musica
per qualche secondo, poi una voce maschile, usando
toni carezzevoli, dialoga con una voce femminile:
Mattea.
VOCE UOMO Buongiorno tesoro, sono già le nove!
Sveglia amore!
MATTEA (si muove appena) Oh, noooo! Ancora un
pisolino... ti prego! Bacino... accarezzami...
VOCE UOMO (molto preso) Sì, sì... Ora alzati!
Amore... sono le nove in punto... oggi è il diciotto
giovedì... alzati!
VOCE DI MATTEA Sei cattivo! Stanotte mi hai
distrutta e adesso pretendi... Mostro!
VOCE DI UOMO Sì, sì... sono il tuo mostro! Quanto
ti amo! Bella, dolce, calda, amore...
Mattea si stringe all’uomo.
VOCE DI MATTEA Oh sì, ancora... ancora... amore...
VOCE DI UOMO Sveglia... svegliati tesoro... oggi è
un giorno fortunato... Lo so che sei stanca... e che
staresti a crogiolarti nelle mie braccia... ma ti devi
alzare...
VOCE DI MATTEA Oh, sei un tiranno!
VOCE DI UOMO Non dire così! Amore!... Sono già
le nove e cinque minuti... oggi Marte è nella casa di
Venere... Sarà una buona giornata, carica di emozioni
piacevoli! Alzati!!!
MATTEA (alzandosi, accende la lampada posata sul
comodino) Sono già alzata! (Fa scattare l’interruttore
posto sulla parete del bagno. Luce piena: ci troviamo
davanti a una donna smisuratamente grassa che
indossa una elegante camicia da notte in pizzo
leggero, bianco; sotto alla camicia intravediamo
mutandine rosa. Si porta verso il proscenio dove
troviamo una bilancia alla quale la donna parla con
amore) Bilancina… amore mio… sei lì che aspetti la
tua mammina eh… c’è chi ha il cagnolino e c’è chi ha
il bilancino… Buongiorno! Stai ferma… che ieri per
un pelo non mi ammazzo… (Vi sale sopra con grande
circospezione. Rumore di molle che saltano e un
lamento. La donna scappa spaventata) Oddio, che
spavento!... M’è scoppiata la bilancia sotto i piedi! (La
bilancia, manovrata dalla quinta, se ne va squittendo)
Sì, piangi, piangi. Sono io che dovrei piangere... Cosa
mi peso a fare?... Tanto, grammo più, grammo meno...
sono centoventitre chili... (Si accende una sigaretta)
Centoventitre! (Sferra un gran calcio al letto) E tu non
dici niente?
VOCE DI UOMO Te lo ripeto, amore... non ti
preoccupare... a me piaci così grassoccia...
MATTEA
Trippante,
strabordante
buseccona...
gomma Michelin! Non esagerare caro con le
adulazioni! (Guarda la sigaretta) Ma che faccio? Mi
fumo una sigaretta appena alzata?! Sola!! Senza caffè!
Me lo bevo subito! (Si dirige al tavolo e si versa dal
termos una tazza di caffè; dà un’occhiata alla
zuccheriera) Amaro! Vediamo un po’, sono aumentata
sedici chili negli ultimi due mesi... Be’, un cucchiaino
posso metterlo... cosa vuoi che mi faccia un
cucchiaino in questo corpaccione… si perde! (Esegue)
Otto chili al mese... (Riferendosi allo zucchero) Uno o
due è lo stesso... (Esegue) Facciamo tre e non se ne
parli più! (Riprende il discorso) Due chili alla
settimana... (Versa tutta la zuccheriera direttamente
nella tazzina mentre dice) Basta con le privazioni!
(Beve il caffè felice, poi si dirige al bagno) Se vado
avanti così raggiungo i duecento come niente!
(Passando accanto al letto, dà uno strattone alle
coperte) Amore tu dormi sempre eh…
UOMO Dove vai?
MATTEA A fare la pipì… come tutte le mattine
appena sveglia…
UOMO Ma sì, fai tutta a tua pipì santa!
MATTEA Certo, un Niagara! (Entra in bagno.
S’intravede, controluce, l’abbondante silouette. Si
solleva la camicia, si abbassa le mutandine, si siede
sul water e fa pipì. Si alza, risolleva le mutandine e
aziona lo sciacquone) Se è vero che il nostro corpo è
composto del 90 % di acqua, con una pipì da diluvio
potrei risolvere tutti i miei problemi. Che me ne
importa, in America il 40% delle donne sono obese.
Ho deciso: prendo la cittadinanza americana… (Esce
dal bagno e sferra un calcio al letto. L’uomo sospira)
Ho letto su un giornale… ci sono donne più grasse di
me adorate da uomini giovani… stupendi che le
sposano anche! Giovani, stupendi e anche miliardari!
O sono le grasse che sono miliardarie?… Non mi
ricordo più.
VOCE DI UOMO Amore, sono già le nove e un
quarto! Consulta l’agenda...
MATTEA Sì, subito… grazie (si dirige al tavolo e
consultare l’agenda) Cose da fare: “Prendere il Bros
per la memoria”... Meno male che l’ho scritto,
altrimenti me lo sarei dimenticato. (Dal tavolo prende
la scatoletta e legge) “Una la mattina e una la sera”...
io le prendo tutte e due insieme come mi alzo... (si
versa un po’ d’acqua) altrimenti, prima che mi faccia
effetto la cura, quella della sera me la dimentico.
(Inghiottisce le due pastiglie) Ho fame... ho fame!
Com’è che mi sveglio sempre come se non mangiassi
da diciotto anni? Mangerò! Prendo un tè... altro
liquido… altra pipì! Speriamo! (Si prepara la
colazione: senza rendersene conto, porta sulla tavola
due tazze) Perché prendo due tazze?! I riflessi
condizionati! (Alza la voce rivolgendosi a sè stessa)
Non c’è! Non c’è più! L’hai cacciato via? Adesso fai
colazione da sola! (Indica il letto) Il nuovo, non
mangia mai. (Nel riporre la seconda tazza le cade
qualcosa) Oh mamma!... Chissà perché quando ti
capita un imprevisto, sempre “mamma” si dice... O
“mamma”, o “cazzo”! Per forza, è la prima parola che
impariamo... voglio dire “mamma”. Cazzo è la
seconda. (Sillaba) Mam-ma... mam-ma... (Si versa il
tè) Metto il miele o non lo metto? Non lo metto.
(Sillaba) Ma-mm-ma... Quante cose stupende mi sono
persa per colpa di quella santa donna di mia madre!
(Geme come se stesse per svenire) Sto male... Calo di
zuccheri... meglio che prenda... (Dal barattolo prende
un cucchiaio di miele che succhia golosamente)
Com’è buono!... Com’è buono!... Che Dio benedica le
api! (Direttamente al pubblico) Se vado avanti così,
alla fine della tournée peso veramente centoventitre
chili! “Uccide più la gola delle Asl”! Pazienza, morirò!
(Ha terminato di fare colazione, ripone tutto
ordinatamente, poi si avvicina al letto rivolgendosi
all’uomo) Adesso basta dormire, tesoro, alzati! Lo sai
che sta per arrivare Davide il mio collaboratore e devo
sbaraccare il letto! Su, alzati! (Dà manate sul sedere
dell’uomo completamente coperto dal lenzuolo) Oh,
mio dio... dove sei? Tutte le mattine questi scherzi!...
(Estrae da sotto le coperte un cuscino poi un altro e li
butta) Mi hanno rubato l’amante... o forse è scappato...
Mi ammazzo! Dove sei?... Ah, sei qui! (Solleva un
voluminoso registratore, lo bacia con trasporto e lo
porta sul tavolo di regia) Cosa farei senza di te,
mangianastri del mio cuore!
VOCE DI UOMO REGISTRATA Sveglia... tesoro...
sono già le nove!
MATTEA (spegne il registratore) Mi hai scocciato!
Adesso
mi
faccio
una
bella
passeggiatina
in
bicicletta... devo tenere in allenamento i muscoli...
(Porta in prima la cyclette e ci sale sopra pedalando
con ardore) Voglio restare soda e scattante! A
dimagrire ho rinunciato... (Direttamente al pubblico)
Attenti
voi,
io
mica
sono
nata
grassa...
ci
mancherebbe! Ero una longilinea... con i tondi al posto
giusto... sono grassa da un anno... da quando ho
cacciato via di casa mio marito... che io gli ho detto
(urla): “Vai via!”... Ché bisogna stare molto attente a
dire “vai via”... perché vanno eh… Delle lepri! D’altro
canto con quello che mi aveva fatto… sono scoppiata!
“Vai via!” (Sorride al pubblico) Ma chi è questa
cicciona che parla parla? Mi chiamo Mattea. Sono nata
a sinistra... cresciuta a sinistra, vissuta a sinistra,
educata, sposata tutto a sinistra. Lui, ricercatore
nucleare di grande nome, via via sempre più
importante... Pubblicazioni… premi… io, ricercatrice
nucleare senza nome né premi… ma ero anche più
giovane di lui… che, non so per quale cazzata mentale
a un certo punto ho smesso di fare il mio lavoro… ho
rinunciato alla carriera e mi sono sbattuta tutta per la
famiglia... marito e figli. Non ricercavo più niente per
me, ricercavo tutto per lui... felice dei suoi successi.
Sono stata sposata col mio caro marito ricercatorebarone del nucleare per 35 anni. Lui era diventato
importante... importantissimo!... Un monumento! I
monumenti però, come tutti sanno, si reggono su di un
piedistallo. Io ho passato trent’anni della mia vita così.
(Si mette di profilo al pubblico e si piega in avanti fino
a toccare con le mani il pavimento) Lo sapete perché
le donne prendono raramente il premio Nobel? Perché
non hanno le mogli che le aiutano! (Pausa) Seppur in
quella posizione scomoda come tutti gli imbecilli, ero
felice, appagata da quanto avevo: “il suo ammoooore!”
Cantavo dalla mattina alla sera... anche senza voce…
mi vedete no? (Posizione piedistallo, canta) “Mi ama
mi ama!” Lui andava a letto due ore o anche tre prima
di me e si alzava due ore anche tre dopo di me, ma che
gioia fargli trovare al suo risveglio i suoi appunti, che
avevo elaborato durante la notte, già battuti in
computer e stampati. Che emozione assistere alle sue
conferenze dove ripeteva parola per parola i concetti
sviluppati da me! Come mi sentivo orgogliosa! Che
gratificazione! Che gratificazione!! (Pausa) Che
cogliona! Ma allora non lo sapevo. Un giorno gli
presento un mio progetto di ricerca sulla fusione
fredda… che non l’hanno ancora trovata… erano mesi
che ci lavoravo sopra. “Guarda un po’ cosa te ne
pare…” Lo legge in un fiato. “Interessante…” mi fa e
morta lì. Dopo diciotto mesi… dico “diciotto” … per
caso… dal dentista… trovo sul tavolino una rivista
scientifica, Labirint… inglese… appena uscita… che
io non avrei mai comperato… la sfoglio e ti trovo il
mio progetto stampato, tutto in inglese… firmato col
suo nome “in grassetto”… di me nemmeno un
accenno! Non solo… accanto al suo nome c’era quello
della sua assistente… che, con tre telefonate “mirate”
scopro essere anche la sua amante… da sette anni!
Dalla rabbia che mi era presa volevo strozzare anche il
dentista! Botti così nel giro di due ore o ti ammazzano
o… Non sono morta ma ho avuto una rizzata di
dignità… come dire un giramento di còlions… parlan
tutti in inglese... mi devo adeguare. Ho passato la
giornata ribollendo mentre ficcavo le sue cose in un
bel disordine in quattro bauli e sei valige, nell’attesa
che arrivasse… “Calma, devi stare calma – mi dicevo
– Una vera signora non deve mai perdere la classe…”.
Mi ero preparata discorsi pacati ma taglienti… volevo
annientarlo dialetticamente… fargli toccare il fondo
della sua miserabilità… ma quando me lo sono trovato
davanti con l’espressione d’onest’uomo stampata sulla
faccia e le labbra protese nel bacio di Giuda
ho
sintetizzato: “Stronzooo! Scendi dal piedistallo che da
ora in poi voglio camminare diritta! Vattene,
magnaccia
scientifico!”
“Magnaccia
scientifico?!
Piedistallo… camminare diritta… Ma cara cosa
straparli?!” “Sì, straparlo, straparlo!” E intanto gli
davo mazzonate sulla guancia sinistra e anche sulla
destra, con la rivista che avevo rubato al dentista.
“Vattene, ladro di cervelli e traditore infame! Sette
anni che stai con quella… Doppio-vitoso!” (Pausa)
Sulla porta di casa, con tutte le sue valigie intorno e le
lacrime agli occhi: “Non cacciarmi via… conti solo
tu… è con te amore mio che sono stato al mondo!”
Anche per me era lo stesso. Anch’io ero stata al
mondo solo con lui. Ho pianto ma l’ho cacciato
implacabile. “Non ti voglio più vedere! Vattene.
Vatteneeeee!”
E lui se ne è andato. Bene, da quel momento ho
cominciato a ingrassare… a vista d’acchio… come mi
soffiassero dentro! Ho fatto degli studi… ci sono
donne che per dispiaceri d’amore bevono dalla mattina
alla sera… ciucche sparate… poi ci sono quelle delle
pastiglie e psicofarmaci... e finiscono in manicomio...
e ci sono quelle che ingrassano. Io sono ingrassata. A
un certo punto mi son detta: “Quando riappare mio
marito non mi può trovare così.” e ho iniziato le diete.
Le ho fatte tutte: quella del fantino, la mediterranea...
la dissociata... ho perfino ingoiato la tenia, sì, il verme
solitario. La Callas, la regina delle soprano, ve la
ricordate… aveva fatto questa dieta ed era diventata un
filo... Ho ingoiato la tenia... mi sono messa a una dieta
da fachiro... Voi non ci crederete: la tenia è morta di
fame... e io sono ingrassata lo stesso! Non c’è niente
da fare... è una reazione nervosa, un fatto psicologico...
(Suona il campanello del telefono) Chi mi chiama a
quest’ora? (Solleva la cornetta) Pronto?... Pronto...
Allora? Non c’è nessuno?... (Cambia tono) Sei tu?...
Lo so che sei tu... Lo so che sei lì che aspetti che ti
dica amore torna… No, non mi è ancora passata! Non
tentare di tornare a casa... se sei tu... e se non sei tu...
va a morì ammazzato! (Riattacca) Ma perché mi
devono disturbare! (Convinta) Per me è lui... è lui!
Aspetta solo che io gli dica “torna amore… ti
perdono”. Ma io, per adesso, nisba… me l’ha fatta
troppo grossa… aspetti! Poi si vedrà. (Riprende a
dialogare con il pubblico) Vi stavo dicendo che sono
ingrassata: ero disperata… non mi andava bene più
niente… le mie mutandine potevo infilarle solo in
testa… giravo nuda, avvolta in una tovaglia da dodici
con i pizzi… del mio corredo… Un giorno mi sono
detta: voglio affrontare la realtà... mi voglio vedere
tutta intera... bevi fino in fondo il calice amaro... Ho
scelto la giornata sbagliata: il due di novembre, il
giorno dei morti… che già ero giù per mio conto... ho
acceso tutte le luci, mi sono messa nuda e con
coraggio mi sono specchiata, davanti… e di dietro: ho
perso i sensi. Coma profondo. Quello che m’ha
sconvolto... grassa va bene, ma le proporzioni! È
proprio per un fatto estetico! A me, vedere ’ste cosce
che sparano così... che la donna quando spara di cosce,
spara... ma io troppo! E poi, il crollo del sedere! Ci
sono i reggiseni… ma perché non fanno anche i
reggiglutei? Un paio di bretelle… tiri e via che vai
come una barca-vela! (Direttamente al pubblico) Care
ragazze, con i vostri sederini sodi... sappiatelo: dopo i
trentotto… facciamo i quaranta… quarantaquattro e
non se ne parli più!...
c’è un crollo di glutei…
inarrestabile! (Pausa) Tutte le sere a questo punto c’è
sempre un applauso. Sapete chi batte le mani? Tutte le
donne con il sedere crollato che dicono “è vero è
vero... ce l’ho giù, ce l’ho giù!” Ero disperata,
angosciata
da
tanto
disfacimento...
Ho
fatto
un’inchiesta tra tutte le signore del palazzo... ho
indetto una riunione di condominio.
Ordine del giorno: “crollo del sedere della signora
Mattea del quarto piano”. (Pausa e cambia tono, quasi
commossa)
È stato molto bello... tutte le donne erano lì attente...
generose a osservare il mio sedere. A volte tra donne
nascono grandi amicizie, o tra ventenni e cinquantenni
o tra coetanee dai cinquanta in su... prima no, è più
difficile…
Tutte a darmi consigli... “Provi con il silicone… un tre
chili per natica…”
“Con la meditazione yanca, quella dove si portano i
talloni dietro la nuca. Se non si spacca le vengono due
chiappe stagne che tutti gliele vogliono pizzicare!”… e
faccia così, faccia cosà... poi si alza una stupenda...
giovane... maaagra... maaaagra... un filo! Il seno qua!
(Si porta le mani quasi ai due lati del collo)… Il
gozzo!… Il sedere qua! (Indica dietro le spalle)… La
gobba! Grassa, pardon, gonfia solo di labbra… che
parlava
tutta
così…
(esegue)
Trentadue
anni,
magnifica, bella... maaaaaagra!... È la più cattiva del
palazzo! Che le magre sono sempre rabbiose… perché
hanno una fame bestia!, che mi fa: “Signora Mattea, se
vuole rassodare il suo sedere, deve camminare sulle
punte!” Ho fatto tre mesi a camminare così! (Mima
una camminata sulle punte) Sembravo uno dei tre re
magi! Poi m’ha insegnato la ginnastica “della ranona”
per rassodare l’interno della coscia! (Mima una
camminata con le ginocchia appena abbassate. Al
pubblico) Non ridete tanto… che domani vi vedo in
giro per Milano… donne che camminate tutte così…
(ripete la camminata).
Le ho tentate tutte... Poi un bel momento mi sono
detta “che me ne importa a me? Sto grassa! Grasso è
bello!”… Si fa per dire… Sono caduta in una
depressione tremenda! Una frana! Stavo a letto tutto il
giorno… luce spenta, finestre chiuse… Morale a terra,
salute a schifìo. A un certo a mia amica Giulia… ma sì
che la conoscete… la Giulia… quella del primo atto…
quella che si voleva ammazare… sì, proprio lei… che
mi fa: “Basta! E’ ora di finirla! Sei lì che sembri un
ippopotamo!” Detto fatto, mi tira giù dal letto, dove
stavo come in coma da una settimana e mi trascina
dalla sua psicanalista. Questa stronza, entro nel suo
studio, che ero come morta, mi guarda e: “Ma che
schifo che fai, di che cosa devi punirti, cara?”
“Vaffanculo!” le bisbiglio perché non avevo fiato e
faccio per andarmene. “Sì, brava incazzati con me che
sono io quella che ti ha ridotto così. Di che cosa vuoi
punirti, cara? Forse nessuno te l’ha ancora detto ma la
donna, quelle stronze come te… che hanno lasciato il
lavoro, l’indipendenza per dedicarsi anima o core alla
famiglia… ma la famiglia ha bisogno di te solo fino a
quando sei giovane, soda e mamma potenziale.
Quando sei vecchia sei più inutile di una mucca pazza.
Per uscire dall’apatia e dalla depressione che ti sta
distruggendo, devi ritrovare dentro di te il piacere di
vivere… coglionciona!”.
Iniziai ad andare da lei due volte la settimana a farmi
insultare un pò. Continuava a ripetere la canzonetta:
“Ti manca l’autostima, la fiducia in te stessa.”
Poi un giorno la psicanalista di sinistra mi fa: “Mattea,
per il tuo caso c’è un’unica soluzione! Devi
prostituirti!”
“Prostituirmi, come dire andare a battere?!”
“Sì, devi puttaneggiare.”
“Ma sei scema?!? Come puoi permettenti di propormi
una cosa simile!!!” Ero proprio offesa! “E poi, chi
vuoi che paghi per venire a letto con me alla mia
età…”
“È proprio questo il problema, tu non credi che un
uomo possa essere disposto a pagare per far l’amore
con te.”
“No, non ci credo proprio!”
“Tu sei convinta di non valere niente. Senti, in
America e ora anche in Italia, è nato un gruppo di
auto-aiuto tra donne. Offrono, con modica percentuale,
un servizio che si chiama “puttana per una notte”.
Organizzano tutto loro. Non si tratta di diventare una
vera battona ma solo di verificare, una volta nella vita,
che ci sono uomini che pagherebbero per venire con
te.
Una sera… diciamo che ti ripassi 4 uomini e torni a
casa con un milione in tasca. Ti garantisco che la tua
idea di cosa vali e di quanto tu sia desiderabile ti si
cambia subito in testa. Si chiama “denaroterapia” Fa
benissimo! Se hai il mal di testa e ti regalano un
miliardo, ti passa immediatamente! Tu pensi di non
valere niente perché non hai idea di quanti uomini,
anche giovani, desiderino fare sesso con una donna
matura e soprattutto grassa. Dalla tua faccia vedo che
non mi credi… Non credi di essere un oggetto proibito
del desiderio! E allora guarda qua!!!” Schizza su
internet e mi trovo di colpo in un mondo di follia: pare
di essere in una immensa tela delle streghe scatenate di
Goya: glutei e tette gonfie di donne straripanti che si
offrono rotolando tra le nuvole. “La nonna sexy” –
“Donne mature a gogò” – “Bambole nella terza età”
“Ma questa è roba per maniaci sessuali!!!” “Maniaci?
Ecco mia cara il problema! Se uno ti desidera è un
malato!!! Ci sono tanti uomini sanissimi che hanno
sofferto… che non vogliono essere stressati dalla
prestazione sessuale… che non cercano una donna
oggetto da mostrare ma un essere umano dal quale
essere accolti… amati… uomini che desiderano
soprattutto la tranquilla esperienza e la calma sapienza
del sesso che solo le donne di una certa età possono
offrire.” Insomma mi fa una testa così! Ci penso su un
paio di settimane e poi mi decido. Cosa ho da perdere?
Vado. Mi ritrovo in un Centro autogestito fra le
montagne del trentino per seguire un master di
“autocoscienza puttanesca” con signore casalinghe,
impiegate e perfino laureate, grasse, magre… e
l’incredibile… di tutte le età. Un’estetista di Bari si
occupa di cambiarci il look… trucco speciale… diete,
creme rassodanti e ginnastica al rallentatore, sahari
morbidi.. La maestra di sesso ci ha insegnato delle
cose che manco sapevo che esistessero… “Mi
raccomando - sussurrare ogni tanto - sono la tua
geisha, sono la tua geisha… impazziscono!”
Arriva il giorno del debutto, o la va o la spacca!
L’esame di battoneria comparata si tiene a Cremona in
un albergone fuori città, mi ritrovo vestita come
Cleopatra quando voleva esagerare, ad aspettare il mio
primo cliente nella camera 412 con il cuore che mi
batte e la testa della mia mamma che spunta
dall’armadio e grida - Figlia mia non fare la puttana
non fare la puttana! –
Bussano alla porta, vado ad aprire sudata e tremante
dalla testa ai piedi. Mi ritrovo davanti un uomo su i 45,
biondo, forte accento austriaco. Mi sento come una
barca alla deriva dentro una tempesta emotiva. Lui
scambia la mia paura per eccitazione. Mi mette in
mano 250 mila lire, mi butta sul letto strappandomi i
vestiti e spogliandosi freneticamente. Geme, ansima
preso dalla classica smania da marinaio appena sceso
da una petroliera. Mi trovo mani che mi frugano e
palpano dappertutto. Ma quante braccia ha? Mi sento a
disagio e allora reagisco: “Basta! Stop con le mani! Se
vuoi fare sesso si fa con un po’ di buone maniere! Non
siamo bestie, per dio!” Lui mi guarda stupito ma
capisco subito che gli piace che io lo sgridi. È ancora
più eccitato. Via con la danza! Metto in pratica quello
che mi hanno insegnato al corso tantrico: la pressione
sul punto L, la posizione del gatto rovesciato, sono la
tua gheisa-sono la tua gheisa… il movimento intimo
arrotante… Insomma quelle cose lì un po’ tecniche
(rivolta al pubblico) per me voi non le conoscete…
Ahhh, non sapete cosa vi siete persi!!! Alla fine dello
spettacolo venite in camerino che ve le insegno.
Urlava! Ma forte che ad un certo punto gli ho detto:
“Piantala che sennò non ti faccio provare il movimento
di Dracula.”
“ Dracula, voglio Dracula…” cercava di controllarsi
ma non ci riusciva. Non potevo continuare con questo
che barriva in tedesco come un elefante impazzito.
Avevo paura arrivassero i carabinieri… Allora l’ho
imbavagliato. Sì, con le calze autoreggenti. Nere.
Evidentemente era anche un po’ masochista perché
l’idea di essere imbavagliato lo ha mandato giù di
testa. Credo che abbia avuto tre orgasmi di seguito.
Era come se ci avesse avuto una molla dentro.
Comunque dopo il primo gliel’ho detto: “Per gli
orgasmi sucessivi c’è da pagare l’extra. E lui faceva
segno di sì con la testa. Insomma gli ho levato 750
mila lire in meno di un’ora. Piangeva dalla gioia e
voleva sposarmi.
Ero soddisfatta, vispa come un fringuello, neanche
un’ombra di senso di colpa. “Mattea! Tutti questi anni
a fare l’implacabile moralista e poi ti è bastato un
incontro, pardon, uno scontro sull’autostrada del sesso
pazzo
a Cremona e scopri di essere una puttana
naturale! Vergogna!”
E mi era anche piaciuto! Mi sentivo di nuovo una
femmina, non un catorcio da buttare. Sono tornata a
casa con tutti miei pensieri positivi… rassicurata…
tranquilla. Avevo ripreso anche a sorridere, anzi a
ridere e dormivo senza sonniferi. Miracolo della
marchetta d’oro! Donne, passate voce… se vi serve,
poi vi do l’indirizzo. Uscivo… cene con amici…
serate al cinema, a teatro… ero molto calma,
ringiovanita… spariti i complessi per la mia
grassezza… gli uomini non mi interessavano più di
tanto… mi sono iscritta anche ad un centro culturale,
dibattiti, balli… film d’autore, con annesso laboratorio
cinematografico… dove ho imparato un sacco di
cose…
giravamo
filmini…
li
montavamo…
comperavo videocassette… me le vedevo a casa anche
al mattino: tutti i film della mia giovinezza. E lì, m’è
venuta un’idea: ho cominciato a registrare dialoghi
d’amore… poi solo le voci maschili dei protagonisti.
Sinatra, Paul Newman, Gary Cooper, Marlon Brando...
registravo, andavo in laboratorio… tagliavo il nastro,
incollavo... insomma mi sono costruita dialoghi
d’amore per il mio fabbisogno giornaliero: la sveglia
con le coccole... la ninna nanna con le dolcezze e così
via. La notizia è dilagata sia al club che nel mio
condominio, tutte le donne mi chiedevano le audiocassette: “Mio marito parte, mi presti la tua sveglia
con le coccole, così domani mi sveglio benissimo e
passo una bella giornata?” Poi un discografico m’ha
proposto un business: “Signora, lei è un genio! Lei è il
Bill Gate italiano! Questa sua invenzione... la sveglia
con le coccole, se lei è d’accordo, dopo accurata
indagine di mercato la lanciamo!”
Sono un po’ nervosa… Sto aspettando il risultato
dell’indagine di mercato... è per quello che parlo
tanto… sono in grandissima ansia perché, pensate...
alla mia età, grassa come sono, con lo sparamento di
coscia, tradita a volontà dal marito... esperienza
terapeutica puttanesca… godere di un trionfo...
trovarsi finalmente vincente grazie a una botta di
fantasia... Se mi va bene soldi a palate! Mi sistemo per
la vita! C’è da sballare! (Si mette nella classica
posizione di una donna a cui scappi la pipì) E’ il tè.
Mi scappa la pipì! (Si dirige al bagno) Non andate via
che torno subito!
Effetto luce. Suonano alla porta.
MARCO (dal di fuori) Mattea, sei in casa?
MATTEA (dal bagno) Sì… Entra, è aperto...
Entra Marco, il giovane collaboratore di Mattea. Ha
con sé una cartella e una bottiglia di Champagne,
immediatamente si dirige a un mobile ed estrae due
bicchieri.
MATTEA Cosa stai combinando?
MARCO Si brinda!
MATTEA E’ il tuo compleanno?
MARCO (stappa la bottiglia) No, è il tuo trionfo! Hai
sfondato! Ce l’abbiamo fatta! La tua sveglia con le
coccole è un successo incredibile!
MATTEA (esce dal bagno) Dici davvero?!
MARCO Guarda... (le consegna un foglio) è una
proposta di contratto in esclusiva, per tre anni!... E
guarda la cifra!
MATTEA Oddio!... Mi sento male... Chissà le tasse
che mi toccherà pagare! Ma cosa dico tasse? Hanno
tolto il falso in bilancio… questo si che è un governo
che ama i suoi cittadini!.
MARCO L’indagine di mercato è stata un trionfo! La
tua sveglia con le coccole è andata a ruba!(Estrae
dalla cartella alcuni fogli che mostra a MATTEA) E in
particolare quelle con l’allusione dell’amante nel letto
pieno di dolcezze e sbaciucchiamenti. E sai qual è la
cosa davvero incredibile? Che la versione al femminile
ha addirittura sbragato: i più fanatici sono gli uomini,
sono loro che comprano più cassette.
MATTEA Anche gli uomini soffrono di solitudine?
Così potenti? Non l’avrei mai pensato!
MARCO La tua voce è un trionfo... Sei già una diva!
MATTEA (molto lusingata) Non mi dire così... Oddio,
una diva!... I giornali parleranno di me... mi
inviteranno in televisione... Mi faccio fare sette
lifthing... due pince qua... (indica il sedere) mi faccio
togliere tutto... mi faccio disossare... e quello che
avanza lo do in beneficenza al Terzo Mondo! Tanto gli
mandano di tutto... Sono emozionata! Ma chi
l’avrebbe mai detto... un successo così?!... Dovrei
essere pazza di felicità e invece mi sento colpevole
come la peggiore delle criminali.
MARCO Ma perché, cosa dici?
MATTEA Io sto approfittando come la più subdola
delle furbastre, della situazione di angoscia e
frustrazioni in cui è caduta la maggior parte della
gente, me compresa.
MARCO Non ti capisco. Spiegati!
MATTEA Se tanta gente compera le mie cassette vuol
dire
che
siamo
in
tantissimi
alienati...
Ci
accontentiamo delle voci false... (Al pubblico) E sapete
perché? Perché in realtà noi abbiamo “paura” delle
voci vere. Un rapporto d’amore autentico, importante
t’impegna, ti costringe a spaccarti in due a favore
dell’altro, darti da fare... dare, dare. Meglio allora
imbesuirsi con parole registrate e magari immagini di
un amante prefabbricato, asettico, che puoi spegnere
col telecomando. (Cambia tono) Lo sapete che...
guardate che questa non è una storia, è vero... l’avrete
letto anche voi sui giornali... esiste una poltrona... si
chiama “la poltrona dell’amore” messa a punto dai
giapponesi... ancora allo stadio sperimentale... una
poltrona anatomica dentro la quale ci si accoccola.
Una
poltrona-amante...
dotata
di
cuffie
e
allacciamenti... un televisore per occhio... Come ti
siedi si mette in funzione, e ti arrivano delle robe!!
Sensazioni mai sentite... onde calde, strusciate
lascive... voci tenere... “realtà virtuale” si chiama... ti
scegli il luogo dove vuoi andare, il film che vuoi...
puoi diventare il personaggio che preferisci... fare un
duello... volare... fare all’amore... Alla fine, quando ti
senti appagata, soddisfatta... spegni e non hai alcun
problema: niente camicie da stirare, fare la spesa...
eccetera... sei rilassata e felice!
MARCO Ma che palle mi stai raccontando... è roba da
fantascienza!
MATTEA Fantascienza, l’hai detto. È un futuro
orrendo quello che ci attende... di solitudine ripiena di
presenze inesistenti. Fantascienza! Io ce l’ho in casa
“la poltrona dell’amore”... La vuoi vedere?
MARCO Sì, ce l’hai nella tua testa, tu, la poltrona
dell’amore!.
MATTEA No, ce l’ho in casa! Ho preso dal giornale il
nome della ditta, mi sono offerta come cavia grassa e
loro hanno accettato.
MARCO Dai, smettila...
MATTEA Peggio per te, volevo
fartela provare...
invece, niente! (Il giovane accenna ad andarsene)
Aspetta... ho avuto un’idea grandiosa… registriamo la
sveglia con le coccole, personalizzata... Prendiamo il
calendario e registriamo tutti i nomi: Antonio, Carla,
Angelo... (Riprende la posizione di chi tiene a fatica la
pipì) Scusa un’attimo… è il te! (Entra di corsa in
bagno: effetto luce)
MARCO Vado a farmi un caffè. (Esce di scena)
Risuona il Campanello.
MATTEA (dal bagno, gridando) Chi è ?
ANNA ( da fuori scena) Sono io!
MATTEA È aperto!!
Entra Anna la figlia di Mattea.
ANNA (singhiozza disperatamente) Mammaaaa...
mammaaaa... dove sei?
MATTEA (dal bagno) Sono in bagno... che succede?
ANNA Mamma, sono io... Anna...
MATTEA Lo so cara, ti riconosco! (Anna entra in
bagno. Le due donne si abbracciano)
Calmati! Che succede?!
Controluce vediamo la madre che sta facendo pipì.
ANNA Non la lascia! Non la lascia! Sono disperata!
Non faccio che fare pipì! (Così dicendo si alza la
gonna e si abbassa lo slip restando però all’impiedi)
MATTEA È normale cara, le lacrime da qualche parte
devono pur sgorgare.
ANNA È un mascalzone, porco, bugiardo! Oh dio,
muoio... mamma... mammaaa... muoio...
Il giovane, rientrato in scena, si siede e osserva, come
fosse al cinema, le due donne che vediamo enormi
contro luce.
MATTEA Calmati cara... Siediti... non restare a
mezz’aria... fai la tua pipì santa... spiegati... cos’è
successo? Chi è il porco bugiardo?
ANNA Sono andata a casa sua...
MATTEA A casa sua di chi?
ANNA Di Carlo...
MATTEA Carlo chi? Lo conosco?
ANNA No... ci sto solo da tre mesi.
MATTEA In che senso ci stai? Tuo marito dov’è?
ANNA A casa...
MATTEA Ma non me ne avevi mai parlato di ’sto
Carlo! Ero convinta che tu stessi ancora con quel
Domingo...
ANNA Non te ne ho mai parlato perché avevo paura
che ti arrabbiassi. Il fatto è che con Domingo era tutto
finito da un pezzo! (Si alza e mette in funzione lo
sciacquone)
MATTEA Sei tutta sudata! Fatti una doccia... (Anna si
spoglia e mima di farsi una doccia. Rumore di acqua)
ANNA Io non ce la facevo più... così geloso,
possessivo... troppo diverso culturalmente... due
mondi, mamma... Oltretutto, quando gli ho detto della
mia intenzione di lasciarlo definitivamente, mi ha
mollato un tremendo pugno in testa... una mazzata!
Sono stramazzata al suolo... m’hanno portata al pronto
soccorso con la commozione cerebrale... quasi.
MATTEA (esce dal bagno, prende un asciugamano e
lo passa ad Anna) Oh, mio dio! Ma quando è
successo? Perché non me ne hai mai parlato? (Scorge
il giovane e sottovoce gli dice) Cosa fai?!... Ti stai
godendo le ombre cinesi di mia figlia? Vai subito in
cucina a farti un caffè!
MARCO Ma me lo sono appena fatto!
MATTEA Fattene un altro per domani! (Il giovane se
ne torna in cucina; poco dopo rientra e siede al tavolo
da lavoro) Perché non me ne hai mai parlato?
ANNA Non volevo che ti preoccupassi... A parte che
quando mi hanno portato alla Columbus, la clinica, io
non capivo niente...
MATTEA Ma tuo marito dov’era?
ANNA A casa... gli avevo detto che venivo da te per
due giorni... che avevi scoperto d’aver sorpassato i
centotrenta chili e che eri caduta in una crisi
depressiva terribile.
MATTEA Ma sei una incosciente! Pensa al casino che
avresti combinato se mi avesse telefonato!
ANNA Telefonato a te? Non c’era pericolo... lui non ti
può sopportare... lo sai che gli fai orrore!
MATTEA Sempre gentile ’sto stronzo!
ANNA E poi ha fiducia in me! Comunque, alla
Columbus, il medico che mi ha visitato... mi ha preso
così a cuore... era così gentile che mi è venuto
spontaneo raccontargli tutto...
MATTEA Mentre ti faceva l’elettroencefalogramma?
ANNA No, dopo... quando l’ho aspettato al bar.
MATTEA L’hai aspettato al bar?! Quando?
ANNA Appena mi hanno dimessa... dopo venti
minuti... Commozione cerebrale... niente... (Esce dal
bagno avvolta nell’asciugamano o in un accappatoio)
“Lei, ad ogni modo, non è in grado di tornare a casa da
sola, mi fa, l’accompagno io”.
MATTEA E ti sei fatta accompagnare a casa tua da un
estraneo?
ANNA Ma mamma, siamo nel Duemila!... Mi aveva
visitato! E poi un medico non è mai un estraneo!
MATTEA E l’hai fatto pure salire, magari...
ANNA Ma mamma, mi aveva vista nuda!
MATTEA Nuda per la commozione cerebrale? Ma
dove te li ha applicati gli elettrodi?... Sui glutei... che è
lì che hai il cervello?
ANNA Ma cosa dici?... Avevo battuto l’anca! Un
livido da qui (indica) all’inguine!
MATTEA Ho capito. Gli elettrodi sul pube. E’ il
punto giusto!!!
ANNA (rientra in bagno per rivestirsi) Mamma,
bestemmiavi per la bigotteria di tua madre e adesso mi
stai facendo la stessa inquisizione che lei faceva a te!
MATTEA
Scusami...
È
stato
un
riflesso
condizionato... Oddio che vergogna... ho parlato come
il cardinal Biffi di Bologna! Scusa. E tuo marito cosa
ti ha detto?
ANNA Niente, in casa non c’era. Ho trovato un
biglietto nel quale mi avvertiva che era andato da sua
madre per via che non stava bene.
MATTEA Ma senza le mamme, come fareste a
tradirvi?
ANNA Ci risiamo? Non malignare mamma! (Tragica)
Sto vivendo una tragedia! È da stamattina che non
mangio!... Anzi, mi fai un panino che ho una fame!
MATTEA Va bene... (Va in cucina e rientra quasi
subito portando un panino su di un piatto)
ANNA Con Carlo ci siamo visti e rivisti... lui è
sposato, ma è stato costretto, per via che la famiglia di
lei glielo ha imposto...
MATTEA Era incinta.
ANNA (meravigliata, si affaccia dal bagno) Sì, ma
come fai a saperlo? Li conosci?
MATTEA No, è un classico. Vai avanti.
ANNA Erano ancora così giovani... due ragazzi. Lui
non ha mai amato sua moglie... e ora sono arrivati al
punto che ognuno si muove senza aver bisogno della
scusa che le mamme stanno male. Stanno ancora
insieme solo per i figli. Ne hanno tre. (Torna in scena
completamente vestita)
MATTEA Certo che, per uno che si è sposato per
forza... fare tre figli... chissà che sacrificio!
ANNA Sono come fratello e sorella.
MATTEA Da manuale. C’è il panino... su, mangia.
ANNA Grazie mamma... Allora, siccome lui mi
diceva sempre: “Non ho il coraggio di dirglielo... non
ce la faccio più... amo te... con lei mi sembra di stare
in galera!” dopo averci pensato su per giorni e giorni...
MATTEA Ma scusa, e in tutta questa storia, tuo
marito te lo sei dimenticato? Gli hai mai accennato
qualcosa?
ANNA No, povero caro... che lo turbo a fare?
Pensavo: appena Carlo lascia la moglie io lo dico a
Piero...
MATTEA Piero? Ma tuo marito non si chiama
Giovanni?
ANNA Piero è un suo carissimo amico. Io mi confido
sempre con lui. È lui che mi dà i consigli.
MATTEA Da quanto tempo vai a letto anche con
Piero?
ANNA (esasperata con le lacrime in gola) Mamma,
non scherzare! Sto vivendo una tragedia!
MATTEA D’accordo, ma con Piero ci vai a letto o no?
ANNA (quasi piangendo) Sì, qualche volta... quando
sono depressa...
MATTEA Ho capito... E io che credevo di aver fatto
la puttana!
ANNA Come?
MATTEA Niente, niente… Piero detto l’Alkaseltzer
erotico! Vai avanti. Sei andata dalla moglie...
ANNA Sì, e mi sono presentata... (Posa il panino e
piange)
Oh
mammaaa
è
stato
terribile...
Un’umiliazione... Maledetto!
MATTEA Su, fatti forza, racconta...
ANNA No, non ce la faccio a raccontare... Ascoltati la
registrazione... infilati l’auricolare, si sente solo con
quello.
MATTEA
(armeggia
con
il
registratore)
Hai
registrato il dialogo con la moglie?!
ANNA Sì, certo, per documentarlo!
MATTEA Ah! Spionaggio concorrenziale... (Si mette
l’auricolare)
ANNA Mi sono presentata con un tubo d’architetto
sotto il braccio (prende dal carrello un tubo portadisegni), fai conto questo... e alcuni depliant di
un’agenzia turistica (prende dal tavolo una rivista)
tanto per mascherare. Il microfono l’avevo piazzato in
cima al tubo, in modo che si registrasse bene la sua
voce.
MATTEA Brava! (Mette in funzione il registratore)
La figlia di una madre genio non può essere che
geniale. Infatti la voce della signora è perfetta... la tua
è quasi inesistente! Dimmi tu, come faccio adesso a
capire il dialogo?
ANNA Semplicissimo, se tu mi ripeti quello che va
dicendo la moglie io ridico le mie risposte.
MATTEA Ma tu guarda, mi tocca fare anche la
doppiatrice, adesso!
Il giovane, che sta lavorando al tavolo, si interrompe e
si avvicina alle due donne.
MARCO
Oh,
sì,
sì...
sentiamo
rappresentazione! Dev’essere uno spasso!
ANNA (lancia un urlo) Oddio, un uomo!
questa
MATTEA Ti spaventi così perché è vestito? Non ti
preoccupare... sa già tutto di te... è un mio
collaboratore molto discreto.
ANNA Ah be’, se è discreto...
MARCO Ma io non sono d’accordo con sua madre...
io trovo che lei, in tutte le sue follie, esprima un
fascino straordinario... signora Anna... (Le bacia la
mano)
ANNA Grazie...
MATTEA (seccata) Ci fidanziamo in casa? Andiamo
avanti!
ANNA Mamma, si parte. Io suono il campanello: mi
apre una donna sui trenta-trentacinque anni, in
vestaglia. Nota bene, lui me l’aveva descritta come un
tipo insignificante, anemica... e invece mi ritrovo
davanti una specie di top model stupenda, alta dieci
centimetri più di me... con due occhi splendenti... fai
conto
Bred Pitt, con la parrucca da donna e gli
orecchini... che, gentile mi fa... Ecco, mamma, tocca a
te.
MATTEA (mette in funzione il registratore) Ah, sì...
Buon giorno, cosa desidera?
ANNA Vorrei parlarle...
MATTEA (ripete stentatamente le parole registrate)
Se è per beneficenza l’avverto che abbiamo già dato.
ANNA Ma recita meglio, mamma... così mi smonti!
MATTEA Vorrei vedere te! Con ’sta voce che ti parla
nell’orecchio pensi sia facile?... Aspetta almeno che
mi abitui, no? Non so neanche cosa dice! (Riprende)
Mi spiace, ma abbiamo già dato.
ANNA No signora, scusi... si tratta di qualcosa di
molto particolare...
MATTEA Ah... lei è dell’agenzia viaggi... non avevo
visto il depliant... Ha portato i biglietti? Ma non
doveva disturbarsi... tanto c’è tempo, io e mio marito
partiamo solo giovedì!
ANNA Partite?... Con chi?
MATTEA Con Carlo, mio marito!
ANNA Ma doveva partire con me!
MATTEA No, mio marito Carlo parte soltanto con
me!
ANNA Scusi, ma mi sta girando la testa...
Il giovane sorregge Anna e poi la fa sedere.
MATTEA Ah, ci risiamo! (Ride) Ah, ah ah... (Tra sé)
Ride pure, questa! (Riprende a doppiare) Siamo alle
solite!... Vede, mio marito mi ama molto, stiamo
molto bene insieme... ci amiamo molto... abbiamo
anche
una
grande
impresa
sessuale...
(Interrompendosi) Hanno un casino?! (Riprende ad
ascoltare la registrazione) No, ho capito male... una
grande “intesa” sessuale... ma ’sto benedetto ragazzo
ha la cattiva abitudine di fidanzarsi fuori casa. Lui è un
bigamo naturale... non ci posso fare niente... ha
bisogno di avventure, passioni gratificanti... io lo
lascio fare... tanto poi torna sempre da me! E ogni
volta che si stanca della fidanzata di turno, come a
voltar pagina, mi propone un viaggio... e via che
partiamo! Lo sa che abbiamo girato quasi tutti i cinque
continenti? (Si libera dell’auricolare) Questa è la
perfida BRUK!
ANNA Che beffa... che umiliazione!... Maledetto
schifoso, bugiardo! Tre figli! Giuda!! Mamma, aiutami
tu! Adesso dimmi tu, che faccio?
MATTEA (dopo un attimo di silenzio, calma) Non ne
posso più di sentire, ogni momento, storie di donne,
tutte uguali... compresa la mia. Un po’ di fantasia, per
dio! Ma possibile che ci si caschi sempre? Ma
possibile che sappiamo solo disperarci quando ci
portano via i nostri uomini, ma non ci pensiamo su
nemmeno un attimo, quando abbiamo deciso di farcela
con il marito di un’altra?
ANNA Ma io non sapevo che fosse sposato...
MATTEA Ah, perché se tu lo avessi saputo... Mi pare
di vederti: “Ah no, signor dottore, lei è sposato, vada
via!!”
ANNA (imbarazzata) Ma mamma... insomma! Io mi
sono innamorata!
MATTEA Eccola qui! In nome della passione che ci
travolge non guardiamo in faccia niente e nessuno!
“Che ci posso fare? È un ammore irresistibbbile!”
Quando riguarda noi, l’amore ha sempre due M... e
irresistibile tre B! Quello delle altre non ha né M né
B... ha solo una sfilza di S e di C... come stronzastrusciacosce. Mettiamo in piedi gabole, cattiverie,
ogni giorno... contro le altre donne... Che dico
“donne”... Le altre sono soltanto “quella là”... e
puttane! (Pausa) E si blatera di solidarietà...
sorellanza! Ma quale?
Siamo sorelle, tutte unite sui grandi scontri storici...
aborto... divorzio... o dopo i cinquant’anni... ma nella
vita di tutti i giorni, siamo delle iene... anzi no, le iene
ogni tanto si riposano... noi siamo infaticabili!
Sai cosa ti dico?... E lo dico con un certo dispiacere...
in tanti anni di vita... di esperienze, e personali e delle
donne che conosco... m’è venuto un gran dubbio...
d’accordo la concorrenza... la precarietà... ma ho il
gran dubbio che in certe situazioni, la peggior nemica
della donna... sia proprio la donna.
ANNA Stai andando giù un po’ pesante...
MATTEA Vista la mole, non posso essere che
pesantissima. E ti dirò di più: non me ne importa un
cavolo delle tue tragedie da telenovela brasiliana.
ANNA Pure brasiliana, adesso!
MATTEA Sì, che sono le più banali: Rete Quattro...
piangono sempre. (Cambia tono) Ho da fare. Sto
firmando un contratto di milioni e milioni... devo
registrare
la
mia
sveglia
“buongiorno
amore”
personalizzato.
ANNA Ma bene! Ho trovato proprio un buon
appoggio!… Io sono in terribili casini e lei, mia
madre, se ne frega, mi sbatte in una telenovela
brasiliana... mi tratta come una puttana isterica e non
gliene importa un cavolo se sto male, perché lei deve
lanciare
la
sveglia
“buongiorno
personalizzato!! Ma mamma, io sono tua figlia!
amore”
MATTEA (le tende la mano, come a presentarsi)
Molto piacere, signorina! (Molto seria) Tu sei mia
figlia solo quando ti serve! Sono la mamma a “ore”...
pardon, la mamma a minuti. (Gelida, ma senza enfasi)
Già che siamo in una giornata di grandi verità, ne
diciamo un’altra? A te non è mai importato niente di
tua madre. Niente! Ci ho messo un po’, ma poi l’ho
capito. E alla mamma… a ’sto punto... non importa
più niente della sua bambina. Ho chiuso con te.
MARCO Adesso mi sembra che...
MATTEA Torna al tuo posto tu, e stai zitto! (Ancora
ad Anna) Penso d’aver messo al mondo un individuo
di terza categoria... pessimo... Hai sempre fatto tutto
quello che ti è girato per la testa... e sempre
sbagliando... e qui davvero la colpa è mia, che in nome
di una falsa libertà, non ti ho preso a scarpate nelle
gengive come ti saresti meritata!... Incinta a quindici
anni... con aborto annesso: il primo! Convinta d’essere
chissà quanto intelligente, colta, per quello straccio di
titolo di studio che ti sei presa... Invece sei ignorante
come una capra... Tu sei laureata in cretinologia acuta.
E lo sai perché? Perché ti mancano i sentimenti. Non ti
conosco un solo gesto di generosità. Non hai interesse
alcuno se non del tuo corpicino, della tua cellulitina...
le rughettine... t’importa solo andare in giro, dalla
mattina alla sera a chiacchierare e dire cazzate...
“firmata” dalla testa ai piedi... a scopacchiare a destra
e a manca, senza discernimento né morale... convinta
oltretutto di essere una donna liberata. No, no cara, tu
non sei una donna liberata... massimo sei solo una
donna disponibile... scopabile. La liberazione della
donna è tutta un’altra cosa.
MARCO (abbraccia Anna. A Mattea) Basta così... stai
esagerando!
ANNA (allibita) Ma che sta succedendo mamma...
oddio... che sta capitando in casa nostra?!
MATTEA
Casa
nostra?...
Abbiamo
una
casa
insieme?Qualcosa insieme?
ANNA Perché sei mia madre credi di potermi insultare
così?... Tu?!... Io sono scopabile... disponibile?... Senti
da che pulpito viene la predica! Cosa ti credi, che mi
sia dimenticata delle tue storie?
MATTEA (sinceramente meravigliata) Ma che dici?!
ANNA Delle tue liti d’inferno con mio padre? Tu non
l’hai mai capito quel pover’uomo... Non hai fatto altro
per tutta la vita che fargli sentire sensi di colpa...
scenate... tragedie! Lui ti amava... tu no... tu non ami
nessuno. E poi ti meravigli se tuo marito ti lascia... e si
mette con un’altra per sempre.
MATTEA (molto sicura di sé) Prima di tutto non mi
ha lasciato, ma l’ho cacciato io… secondo non aspetta
altro che lo perdoni e gli permetta di tornare da me…
basta una telefonata… (Si rende conto di quanto ha
detto la figlia) “Per sempre”! Perché hai detto ‘sta
cazzata? (Pausa. Cambia completamente tono) Come
sarebbe a dire “per sempre”?
ANNA Si sta per sposare, mamma... ha avuto un
figlio. (Mattea sta un attimo immobile, poi volta le
spalle ad Anna e al pubblico, fa qualche passo. Anna
le si avvicina, fa per abbracciarla, ma Mattea la
blocca con un gesto) Scusami mamma... dovevo
dirtelo... ma non così... È che non mi sono più
controllata... m’è uscito da solo... Scusami mamma...
MATTEA Vattene.
ANNA Cos’è, mi cacci via? Mamma... veramente non
mi vuoi più bene?
MARCO (si avvicina ad Anna) Ma sì che ti vuole
bene... È un momento così... ma poi passa... (A
Mattea) Vero che passa... vero che vuoi bene a tua
figlia?
MATTEA (senza convinzione) Ma sì, ma sì…
Scusami... (Ha ripreso completamente la padronanza
di sé) Mamma mia, quante stupidaggini sono riuscita a
dire in pochi minuti! Hai fatto molto bene, bimba mia,
a rimettermi al mio posto... a rispondermi come mi hai
risposto... me lo sono meritato. Scusami. (Parla
velocemente, come su di giri, accende e spegne una
sigaretta dietro l’altra, cerca le parole: sta per
crollare) E non pensare di avermi minimamente
disturbata nel venirmi a raccontare che mio marito sta
per sposarsi e che ha avuto un figlio... Anzi, ti dirò che
sono molto contenta... sono molto contenta! Lo vedevo
tanto male, così sbandato... una ragazza via l’altra...
Finalmente si è accasato! Sono contenta!... Non mi
sento più sensi di colpa per aver sfasciato la famiglia...
Sono finalmente libera! Sono una donna di successo...
mi sto realizzando... Finalmente mi ritrovo sola, ricca
e sola!... Sola con me stessa! (Cambia tono: ironica) È
per quello che mi viene da vomitare.
ANNA Ecco vedi, stai ancora sfottendo.
MATTEA Ma no... è l’amore per la battuta... Non ti
preoccupare, piccolina... vai a casa... e sta’ tranquilla:
sono felice.
MARCO (ad Anna) Sì, è vero... Io la conosco... è
felice... Stai tranquilla... (Sorregge Anna che
singhiozza) Vieni, ti accompagno a casa... Non
piangere, cara... non piangere... Tuo marito dov’è?
Escono. Rimasta sola, Mattea resta per un attimo
immobile, poi si va a sedere sul tavolino centro
palcoscenico, non riesce a trattenere silenziose lacrime.
Si accende un’altra sigaretta, due boccate e la spegne.
Si dirige al tavolo. Piena di disperazione, prende un
telecomando che punta verso la parete di fondo, che
immediatamente si spalanca: appare una grande
poltrona semovente, carica di aggeggi elettronici, che
arriva in primo piano, centro-scena. Mattea ci si
sprofonda
dentro.
Immediatamente
la
poltrona
dell’amore virtuale si mette in funzione: musica, luci
soffuse che si accendono, piccoli bagliori, mentre una
voce maschile, carezzevole, sussurra:
VOCE DI UOMO Oh cara... dove sei stata fino
adesso?... Mi sei mancata tanto!... Vieni che ti
abbraccio... sprofondati addosso a me... Splendida
creatura... ti amo... ti amo tanto…. Mio grande e unico
amore… Ti amo…. Ti amo…
Scende lentamente la luce