OMAGGIO A MIO PADRE. Ho vissuto la mia adolescenza, tra gli

Transcript

OMAGGIO A MIO PADRE. Ho vissuto la mia adolescenza, tra gli
OMAGGIO A MIO PADRE.
Ho vissuto la mia adolescenza, tra gli odori acri dei colori ad olio.
La mia camera, infatti, era nel contempo anche lo studio di mio padre pittore.
Era per me del tutto naturale, alla sera, infilarmi a letto vicino al cavalletto
sopra il quale troneggiava l’ultima opera ancora incompiuta. Opera che
rimaneva spesso immobile per settimane, in attesa che l’ispirazione giusta
catturasse la mente del suo autore.
Ricordi vividi che ancora mi commuovono.
Mio padre è recentemente scomparso.
Noi figli abbiamo deciso di realizzare un libro che raccolga almeno una parte
della sua opera.
Un lavoro lungo. Un lavoro altresì che mi porta inevitabilmente a ricordare
sprazzi della mia infanzia quando, da bambino, il mio divertimento massimo
era accoccolarmi sulle sue ginocchia, sfilargli la matita dal taschino della
camicia, prendere un foglio di carta e cominciare a disegnare.
In quei momenti avevo la consapevolezza, forse inconscia, di avere qualcuno
che mi potesse guidare e potesse correggere i miei errori.
Di avere un padre insomma, anche negli istanti di gioco e di spensierato
divertimento.
In queste ultime settimane, sto fotografando i quadri che man mano riusciamo
a recuperare.
Allora mi ritrovo tra le mani, oggetti che per me non sono solo tele, ma pezzi
della mia vita.
Ricordi. Come la periodica pulizia della tavolozza che produceva un grumo di
colore quasi seccato che mio padre, riusciva ancora a valorizzare realizzando
quelli che lui chiamava i “materici”.
Ecco emergere la coerenza, la mentalità del “non spreco”. Anche nelle piccole
cose. Quella mentalità che cerco oggi di instillare nella mente di mia figlia di
otto anni.
Quadri realizzati quarant’anni fa ed oltre, dei quali ricordo alla perfezione la
nascita e lo sviluppo.
Quadri che mi riportano a vivere, seppur virtualmente, gli accadimenti che vi
si sviluppavano intorno. I giochi, i pianti, gli amici, le ragazze, le
incomprensioni.
Già, le incomprensioni, i litigi.
La mia Nikon, anche se indirettamente, mi ha regalato un po’ di nostalgia. Sì
perché la nostalgia, se vissuta serenamente, è ricchezza, è memoria.
E’ anche l’omaggio a mio padre.
Glielo devo.
La mia passione per lo Still Life, era anche la sua.
A volte anche un po’ irriverente…
L’umanità raccontata sottovoce.
I silenzi raccontati con discrezione e rispetto.
Concludo questa brevissima carrellata, con quest’opera del 1963.
Avevo otto anni.
Una delle rare volte nelle quali ho esclamato: “…Che bello!"
Da quel giorno mi accompagna impettito.