Il risveglio dell`energia solare per lo sviluppo di una

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Il risveglio dell`energia solare per lo sviluppo di una
Surya Namaskara
Il risveglio dell’energia solare per lo sviluppo di una
consapevolezza superiore
Maria Silvia Galli
Doralice Lucchina
Surya Namaskara
Il risveglio dell’energia solare per lo sviluppo di una consapevolezza superiore.
(Picture of Surya Namaskar Easy-Mover design. - The Sun Prayers as a stylised meditation upon the chakra points.)
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Sono sempre stata affascinata, fin dalle prime volte che mi sono trovata a praticarla, da
questa sequenza di posizioni.
Era come dare un significato al movimento del mio corpo, orientandolo a qualche cosa di
più grande, era come una preghiera in movimento, un danzare, associato ad una sensazione
di benessere di tutto il corpo.
Ero, in effetti ora ne ho maggiore consapevolezza, attratta dalla forma, dall’energia,
dall’armonia, dal ritmo e dalla qualità estetica che caratterizzano Surya Namaskara.
Intuivo come, oltre ad essere una pratica che tonifica e stimola dal punto di vista fisico ed
energetico, avesse anche un contenuto spirituale come pratica devozionale, indirizzata al
sole inteso come simbolo divino, dispensatore di Conoscenza.
In questo lavoro mi interessa approfondire il legame di Surya Namaskara con il passato e
con antichi rituali sacri. In generale, infatti, l’adorazione del sole si ritrova nella gran parte
delle antiche civiltà, si legge nei testi sacri e si ammira nell’architettura e nella scultura.
In particolare, la ricchezza di caratteristiche mitiche e simboliche racchiuse in Surya
Namaskara fa ipotizzare il suo legame con antichi rituali rivolti a Surya, una delle più
importanti divinità solari dell’Induismo, svelandone, così, il significato spirituale.
A questo proposito, mi sembra significativo riportare il pensiero di Pattabhi Jois:
"... lasciatemi ripetere che nessuna pratica di asana è completa senza il culto del sole.
Senza il suo focalizzare le energie mentali, la pratica yoga equivale a poco più di una
ginnastica e, in quanto tale, perde di significato e si rivela improduttiva.
Invece Surya Namaskara non dovrebbe mai essere confuso con un mero esercizio fisico,
con qualche cosa di occasionale, che semplicemente precede le asana di yoga. Quindi è
necessario, prima di iniziare il Saluto al Sole, pregare Surya di concederci la buona sorte
di avere solo buoni pensieri, di udire e dire solo buone parole e di conquistare un corpo
forte e resistente, così che possiamo avere una lunga vita ed un giorno raggiungere
l’unione con Dio "1
Nessuna pratica di asana, quindi, risulterebbe completa senza la “preghiera al sole”; il
saluto al sole non va considerato come un puro esercizio fisico, come un qualcosa di
accidentale che precede le asana.
Pattabhi Jois sottolinea la necessità di orientare le energie mentali e suggerisce, prima di
iniziare il saluto al sole, di pregare Surya perché ci conceda la fortuna di avere buoni
pensieri, di ascoltare e pronunciare solo parole buone e perché ci permetta di ottenere un
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Sri K. Pattabhi Jois, "Suryanamaskara".
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corpo armonioso e forte in modo tale da poter avere una vita lunga ed un giorno ottenere
l’unità con Dio.
Anche Apa P.Pant in “Surya Namaskara, lo yoga del sole”mette in evidenza anche l’aspetto
spirituale della pratica:”…sono esercizi che hanno un profondo contenuto spirituale e
aprono ad una nuova dimensione più profonda, più potente della consapevolezza interiore.”
Vorrei, inoltre, mettere in evidenza gli aspetti benefici della sequenza solare sul corpo
fisico, psichico ed energetico.
Sono diversi i Maestri moderni, indiani ed occidentali, che ne esaltano l’aspetto salutare e
terapeutico.
Si legge nell’introduzione a “Surya Namaskara” di Paramahansa Satyananda: ”….è uno dei
metodi più utili per indurre salute, vigore ed una vita attiva mentre, allo stesso tempo,
prepara al risveglio spirituale e alla risultante espansione della consapevolezza.”
E ancora, nel piccolo testo, già citato, di Apa P. Pant: ”Coloro che aspirano a una migliore
salute, un maggior equilibrio della mente, e cercano di superare l’indolenza e la stanchezza
ricorrono ad esso.”
Infine ecco il pensiero di una delle maggiori “Guide “dello yoga in occidente, Andrè Van
Lysebeth: “Il saluto al sole è uno splendido esercizio senza il quale nessuna sequenza di
yoga può essere concepita…Pensate alla potenza cosmica che si manifesta attraverso il
sole. Questo atteggiamento aggiunge un contenuto più elevato e uno spirito particolare al
Saluto al sole che cessa di essere un banale esercizio muscolare per toccare tutta la
personalità psico-fisica.”.
Penso che Surya Namaskara, inoltre, considerato sotto l’aspetto più strettamente fisico,
almeno inizialmente, sia per noi occidentali una buona “occasione ” per accostarsi allo
yoga, in quanto, per la sua dinamicità, si avvicina maggiormente alla nostra cultura legata
all’azione, al movimento ed alla caratteristica fondamentale della nostra mente: la mobilità.
Esso può, inoltre, per la sua versatilità, inserirsi facilmente nella nostra frenetica vita
quotidiana, anche perché richiede, volendo, pochi minuti di pratica. Considero sia un buon
inizio per intraprendere un percorso che può portare ad aprire nuovi orizzonti. Il saluto al
sole, infatti, nella sua interezza, è ritenuto un sadhana quasi completo se associato al
pranayama, alla consapevolezza sui chakra e alla recitazione dei mantra solari. E’con
questa “completezza” che mi piacerebbe giungere, col tempo, a praticarlo.
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Il percorso del mio lavoro si svilupperà secondo le seguenti tappe:
1.
Presentazione di Surya Namaskara
2.
La tradizione solare nelle culture antiche e lo yoga solare
3.
La simbologia di Surya Namaskara
4.
Mantra solari
5.
La pratica
6.
Benefici ed effetti
7.
Un’esperienza personale: Surya Namaskara e i bambini
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PRESENTAZIONE DI SURYANAMASKARA
Il termine sanscrito Suryanamaskara significa”saluto al sole”ed è composto dalle parole
Surya, cioè sole, e namaskara, cioè saluto o omaggio. Si pensa che il nome originale fosse
”Sashtanga Surya Namaskara” che significa - omaggio al sole con gli otto punti del corpo.
In alcuni autori troviamo anche l’espressione Surya Namaskara – kriya cioè pratica del
saluto al sole.
Se vogliamo approfondirne il significato etimologico, approfittando della ricchezza della
lingua sanscrita, scopriamo che Namaskar discende da Namas che significa inchinarsi o
adorare. La parola, con cui molti concludono le sedute di yoga, Namaste, deriva dalla
stessa radice; l’essenza del suo significato è: ”il divino che c’è in me onora il divino che c’è
in te”.
Suryanamaskara è un “esercizio” ritmico composto da una serie di posizioni dello hatha
yoga, comunemente dodici o dieci. La tradizione, comunque, vuole che le posizioni siano
dodici in quanto è il numero risultante dal legame tra il tre, che rappresenta lo Spirito, e il
quattro che simboleggia la Materia.
Le posizioni si susseguono una dopo l’altra accompagnate da una profonda respirazione e
dalla recitazione dei mantra solari o di alcuni suoni seminali, detti bija mantra. Le asana
che caratterizzano la pratica portano la colonna vertebrale a flettersi e ad allungarsi
alternativamente, aiutano a sciogliere le articolazioni e i muscoli, massaggiano gli organi
interni, favoriscono l’armonia tra inspiro ed espiro, attivano la circolazione, stimolano i
centri energetici, i chakra, e, se accompagnate dalla concentrazione, questo è uno degli
aspetti più importanti, promuovono armonia tra corpo e mente. Normalmente, la regola per
la respirazione è inspirare durante le posture di espansione del torace ed espirare durante le
posizioni di “chiusura” del torace e dell’addome, ma esistono anche altre varianti.
Lo stesso vale per le modalità di recitazione dei mantra: alcune scuole propongono di
recitarli durante il passaggio tra una posizione e l’altra, altre, di ripeterli nella pausa tra due
esecuzioni successive oppure ogni dodici movimenti, cioè ogni mezzo ciclo della sequenza.
Da più autori, il saluto al sole viene considerato una tecnica rivitalizzante, in quanto
permette di sintonizzare l'organismo con una delle più importanti sorgenti di energia
cosmica, e uno dei metodi più utili per migliorare la salute, superare la stanchezza e
l’indolenza, quindi il nostro aspetto tamasico. Ricordo, a proposito, le parole di
Ramakrishna: ”Un uomo prima di diventare sattvico deve passare da tamas a rajas, solo
dopo giungerà a sattva”.
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Nel testo di Paramahansa Satyananda, “Surya Namaskara”, si dice che questo è composto
da tre elementi: FORMA, ENERGIA, RITMO. Le posizioni danno origine alla forma della
pratica e creano energia, prana; il loro susseguirsi crea un ritmo che, simbolicamente,
riflette i ritmi che scandiscono l’esistenza individuale e quella universale.
Ogni Saluto al sole inizia e finisce con la mudra delle mani unite accanto o a contatto con
l’area del cuore (namaskara mudra).Questo gesto porta alla calma e alla pace interiore ed
esprime l’aspetto devozionale della sequenza. Gli antichi yogi insegnavano la
corrispondenza tra macrocosmo e microcosmo e cioè che ognuno di noi rappresenta il
mondo in generale, come recita la Shiva
Samhita, personificando “…fiumi, mari,
montagne, campi, stelle e pianeti e il sole e la luna…”.
Il sole esterno, manifestazione visibile del Divino, principio primo della vita, anima del
mondo, (“Surya atma jagatah, tasthukhacha”: il Sole è l’anima del mondo e così del cielo)
corrisponde al cuore dell’uomo inteso come “cuore mistico”, sede della coscienza e della
più alta saggezza e, secondo alcune tradizioni, dimora dell’anima individuale, luogo in cui
si concentra l’energia umana che è in relazione con l’energia cosmica.
Henri Le Saux nel suo libro ”Risveglio a Sé Risveglio a Dio” così dice: ”Dirigere, anche
fisicamente, l’attenzione verso il cuore, equivale simbolicamente a dirigere tutta l’attività
psichica verso questo centro dell’essere. Tale centro è realmente un punto che sfida ogni
localizzazione… Tuttavia è il luogo ove l’anima, uscendo dalle mani del creatore, si desta a
sé, a Dio e al mondo…
Fin dagli inizi della sua riflessione contemplativa l’India ha volto la sua attenzione sul
mistero del cuore, della grotta, guha, la cripta interiore… Questa guha è un luogo
essenzialmente nascosto e segreto….E’ la dimora di Brahman, il luogo stesso dell’atman, il
sé umano più intimo e più vero… Da qui irradia la luce essenziale e con il suo splendore
illumina tutto il visibile”.
Tra i testi sacri della tradizione induista, vi sono le Upanishad di cui parlerò più avanti. In
una di queste, la Chandogya Upanishad si legge:
“Nel centro del castello di Brahman, che è il nostro corpo, c’è un piccolo santuario a
forma di loto e dentro si può trovare un piccolo spazio; noi dovremmo cercare chi vi abita
e desiderare di conoscerlo”
Inoltre essa afferma che in questo piccolo spazio è contenuto tutto l’universo perché
secondo la tradizione induista nel vero Sé si trova l’universo: l’Atman è la parte del
Brahman che è nell’essere umano.
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Nell’antropologia cristiana Dio ha donato all’uomo i sensi che gli permettono di entrare in
rapporto con il mondo, ma lo ha arricchito di un cuore perché entrasse in relazione con lui.
Nella Bibbia si dice che l’uomo onora Dio con le labbra, ma che il suo cuore è lontano da
lui (Geremia12,2). A Ezechiele Dio promette di dare un cuore nuovo che sostituirà il cuore
di pietra(Ezechiele36,26). San Paolo parla di un cuore “stolto e ottenebrato” (Romani
1,21). Si intende, quindi, una facoltà spirituale che necessita di essere risvegliata, sorgente
interiore di vita e di armonia, da riscoprire e da liberare per raggiungere completezza e
libertà. Ecco perché i testi antichi della cultura induista raccontano che i veggenti
sperimentavano il sole, la luce e la natura per giungere a scoprire la risonanza interiore
delle leggi cosmiche nelle loro coscienze individuali, riflesso della Coscienza cosmica.
Vi sono diverse versioni del Saluto al sole e si dice che esistano tanti modi di praticarlo
quanti sono gli yogin sotto il sole.
Secondo alcune tradizioni, è usanza recitare, come introduzione alla pratica di Surya,
diversi inni e preghiere:
“Om Suryam sundaralokanathamamaritam vedantasaram sivam,
Jnanam brahmamayam suresamamalam lokaikachittam svayam;
Indradityanaradhipam suragurum trailokyachudamanim,
Brahmavisnunusivasrupahrdayam vande sada bhaskaranam”.
“Om, adorerò sempre Surya il sole, il magnifico Signore del mondo la quintessenza del Vedanta la
conoscenza suprema della forma di Brahman il signore degli dei, il sempre puro, coscienza unica e
unificata, il Signore di Indra, di uomini e dei, il Precettore degli dei, il gioiello supremo dei tre mondi, il
vero cuore delle forme di Brahman, Visnu e Siva, il dispensatore di luce.”
“Om,Hiranmayena patrena satyadharmayapihitam mukham,
Tattvam pusham apavrnu satyadharmaya dishtaye.
Pusan ekarshe yama surya prajapatya vyuha rasmin samuha.
Tejo yatte rupam kalyanatamam tatte passami ysavasau purusah sohamasmi”.
“Om,il volto della verità è velato dal velo d’oro.O tu Surya,rimuovi quel velo,affinché la legge della
verità possa manifestarsi.
O Pusan(sole dispensatore),l’unico veggente(unico itinerante nei cieli),tu sovrano di tutto,Surya,figlio
di Prajapati:propaga i tuoi raggi e raccogli la tua luce bruciante;io contemplo la tua forma gloriosa e
splendente,io sono Te, il Purusa che sta in te”.
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La nascita del Saluto al sole è piuttosto incerta; tra gli studiosi esistono discrepanze ed
ipotesi differenti circa le sue origini.
I tradizionalisti ritengono abbia avuto origine nei tempi vedici come rituale di adorazione
praticato all’alba e che ci sia stato tramandato da saggi illuminati: i Rishi dell’India. Questa
tesi è sostenuta, ad esempio, da Apa P. Pant e dal maestro Satyananda.
Secondo una teoria i suoi natali sono da attribuirsi ai Persiani la cui religione era incentrata
sul culto del dio Ahura-Mazda, signore della Luce e del Cielo. Nel settimo secolo i Parsi,
seguaci di questa religione, per sfuggire all’invasione dell’Islam, si rifugiarono in India
intorno a Bombay. Da allora, secondo tale corrente, le pratiche yoga vennero arricchite da
un rituale solare costituito da una serie di posizioni che, nell’antichità, venivano praticate
separatamente.
La leggenda narra che la sequenza sia stata trasmessa, insieme alla scienza della yoga, dal
saggio Vishwamitra (amico del mondo) a Rama sul campo di battaglia perché potesse
combattere e vincere contro un nemico superiore in forze ed armi: Ravana. Rama,
vittorioso, divenne, così, il re della razza solare del Ramayana.
I mantra,
che il saggio insegnò, insieme
alle posizioni avrebbero dato vita
a
Suryanamaskara.
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In un suo scritto Gabriella Cella2 collega il Saluto al sole all’antica tradizione del Maestro
Drona; questi nell’istruire i figli del re Dritarastra e di suo fratello Pandu, Pandava e
Kaurava, all’arte della guerra e alla sapienza trasmise loro il Saluto al Sole che viene
considerato, quindi, il saluto dei guerrieri che lo praticavano perché l’energia del sole
entrasse in loro. I nemici da affrontare erano simboli delle difficoltà della vita.
Gli studiosi scettici riguardo ad origini antiche della sequenza solare, sostengono che essa
sia stata inventata agli inizi del ventesimo secolo dal Raja di Aundh, uno stato dell’India
che ora appartiene allo stato di Maharashtra e trasmesso in occidente intorno al 1920/1930.
Il Raja, entusiasta, ne fu un attivo sostenitore, lo sperimentò su se stesso e sui suoi
familiari; lo introdusse nelle scuole e nelle imprese del suo regno denominandolo”
esercizio per la salute, per aumentare l’efficienza e la longevità”. Ecco il suo pensiero:
”Suryanamaskara, praticato lealmente e con perseveranza, senza essere una panacea,
apporta perfetta salute, energia vibrante, alle persone anziane dona novella giovinezza. La
mia vita e quella dei miei cari è un canto di felicità grazie a Suryanamaskara...”.
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http://www.yogaratna.it
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LA TRADIZIONE SOLARE NELLE CULTURE ANTICHE E LO YOGA SOLARE
L’adorazione del sole è stata uno dei primi sentimenti mistici degli esseri umani che hanno
portato alla nascita delle varie religioni e risale agli albori della civiltà. Quando l’uomo
iniziò a dedicarsi all’agricoltura, scoprì l’influenza del sole sui raccolti, dal cui esito
dipendeva la sua vita;attribuì, così, all’astro poteri divini. Intuendone la potenza creativa e
la forza distruttrice, dimostrò riverenza e ne invocò la benedizione.
La maggior parte delle tradizioni antiche,infatti, include qualche forma di adorazione del
sole.
Nell’antico Egitto veniva adorato il dio del sole Ra; il rito si svolgeva davanti ad una roccia
sacra sulla quale cadevano i primi raggi al sorgere del sole Esso veniva anche adorato come
“Horus all’orizzonte”, rappresentato dalla mitica figura del falco e come il dio creatore,
sotto le sembianze umane di Autum.
Le piramidi erano costruite in posizioni strategiche ed allineate in modo da ricevere al
meglio le radiazioni solari; costituivano, inoltre, la dimora dei faraoni defunti i cui corpi
venivano imbalsamati per poter condividere la vita eterna del sole.
Le civiltà precolombiane dei Maya, degli Aztechi e degli Incas ci hanno lasciato splendidi
templi e sculture dedicati all’adorazione del sole.
La vita degli Indiani d’America era scandita dal ritmo del ciclo del sole e delle stagioni;la
base di molti loro riti e metodi di costruzione era un cerchio che simboleggiava il passaggio
del sole , divinità da loro adorata, attraverso il cielo.
Nella Bibbia la luce è simbolo di salvezza; Gesù stesso ricorre all’ immagine della luce per
farsi riconoscere:” Io sono la luce del mondo, chi segue me, non camminerà nelle tenebre,
ma avrà la luce della vita”
Anche nel Corano il sole e la luce hanno una importanza particolare:
”Compi la preghiera al declinare del Sole fino al primo oscurarsi della notte e compi la
recitazione dell’alba, che alla recitazione dell’alba assistono gli Angeli.”
( Corano, 17:78 ).
Riporto, a proposito, uno scritto di Rumi, il poeta mistico Sufi del dodicesimo secolo, che
si dice fosse stato ispirato direttamente dal Sole :
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“IO SONO UN ATOMO DEL RAGGIO DEL SOLE,
TU SEI PER ME IL SOLE…
L’AMATO RISPLENDE COME IL SOLE
E L’INNAMORATO DANZA COME UN ATOMO”
(Rumi, Canzone di amore per Dio, Gribaudi editore )
In modo particolare,la cultura vedica ha saputo preservare queste antiche tradizioni, tanto
che l’adorazione del sole è oggi praticata, all’alba, come rito quotidiano in molte parti
dell’India: sui ghat (scalinate che portano al fiume) di Benares, negli ashram di Rishikesh e
di Pondicherry.
Esistono in India molti templi solari,considerati meraviglie di architettura; il più famoso si
trova a Konark, nell’Orissa ed è un tempio a forma di carro. Si dice che nell’antichità
Konark avesse una corrispondenza mistica con Karnak, un luogo sacro dell’ Egitto dove si
praticava il culto al sole.
Nelle antiche scritture indiane, i Veda, risalenti al secondo millennio prima di Cristo e base
della cultura Indù, il mistero dell’esistenza viene rivelato attraverso il mito vedico che si
incentra nel sole come sorgente di luce. Il sole non è considerato solo come un astro che
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illumina, ma come una potenza cosmica che dà luce alle nostre menti,”sorgente di luce
sensibile e intellettuale.”
Nel Mantra Gayatri , uno dei più sacri dei versi vedici, ci si rivolge così al sole:
“OM BHUR BHUVA SVAH (1)
TAT SAVITUR VARENYAM (2)
BHARGO DEVASYA DHIMAHI (3)
DHIO YONAH PRACHODAYAT (4)”
“OM, SPLENDORE DI SAVITRI
OGGETTO SUPREMO DEI NOSTRI DESIDERI!
MEDITIAMO SUL SUO MISTERO DIVINO:
CHE EGLI ISPIRI TUTTI I NOSTRI PENSIERI!”
(Rgveda,3,62,1)
E’ interessante considerare anche la seguente traduzione letterale del Mantra, strofa per
strofa, citata da Rinaldo Lampis:
(1)
La base della creazione. La terra, l’aspetto fisico/il sottile, il cielo / l’universo.
(2)
Ciò che è / il tutto / la potenza energizzante del sole / onoriamo, salutiamo.
Ogni preghiera per la luce deve essere indirizzata alla “sorgente di tutta la luce”.
SAVITUR è l’aspetto divino della luce, della conoscenza universale, dell’infinito.
(3)
Radianza / l’energia divina / contempliamo, assorbiamo.
(4)
La mia mente, il mio volere / lo richiede, lo attira.
Ecco un altro passo in cui ci si riferisce al sole come simbolo di luce e di vita, simbolo di
Potere Spirituale presente nel cosmo, manifestazione del divino:
“VIENE DAL SEME PRIMORDIALE
QUESTA LUCE DEL MATTINO CHE NOI VEDIAMO,
CHE BRILLA AL DI LA’ DEL FIRMAMENTO,
CHE FORA LE TENEBRE!
CONTEMPLANDO QUESTA LUCE ALTISSIMA,
RAGGIUNGIAMO LA LUCE SUPREMA!”
(Samaveda,20)
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Caratteristica del mito vedico è il conflitto continuo tra le tenebre e la luce . Vitra,un
mostro primordiale,tiene prigioniere le acque della vita e la luce del sole. Le mucche
rappresentano i raggi del sole e sono trattenute in una caverna che è il simbolo delle tenebre
dell’ inconscio L’aurora rappresenta colei che libera le mucche. I raggi non sono solo luce
che illumina la terra,ma sono la luce della mente, quella luce ricercata dai Rishi nei Veda
.Questi antichi saggi avevano capito la triplice natura del mondo che è allo stesso tempo
fisico, psicologico e spirituale .Le mucche e i cavalli di cui si racconta nei Veda, non sono
semplicemente entità fisiche, ma rappresentano anche forze psicologiche e sono simboli
delle potenze cosmiche, manifestazioni della Divinità .
Il sole , nei Veda, viene visto come la fonte di tutte le forme di vita e viene considerato un
ponte tra la realtà trascendente e le sue manifestazioni sulla terra.
Nelle Upanishad, trattati spirituali composti in India tra l’800 e il 400 a.C. e considerate la
conclusione dei Veda , il messaggio vedico assume una dimensione nuova:la luce cosmica
diviene luce invisibile, interiore che il saggio ricerca dentro di sé, attraverso un processo di
sottile discriminazione. Come i Veda sono canti alla natura della luce infusa in tutte le
creature, così le Upanishad sono l’espressione di questa ricerca interiore.
Nelle Upanishad Surya è sinonimo di conoscenza, mentre Asurya rappresenta la massima
oscurità, l’ignoranza che offusca lo spirito umano. Ancora oggi, per la spiritualità indiana ,
la luce della conoscenza è insita
nell’uomo, è necessario,quindi,fare in modo che questa
si manifesti evocando gli dei definiti Deva. La parola Deva deriva dal sanscrito “div” che
richiama il significato di illuminare, risplendere. Nella Suryopanishad si dice che coloro
che adorano il sole come Brahaman ,diventano potenti, intelligenti e longevi.
Nell’iconografia sacra induista il sole viene rappresentato brillante come l’oro, con quattro
braccia, seduto su un loto rosso sopra un carro trainato da sette cavalli.
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Il sole viene anche rappresentato come un’aquila o un toro,una gemma preziosa o una ruota
che, ruotando, attraversa il cielo. Surya è stato generato da Aditi, la madre di tutti gli dei e
da Dyaus, il cielo che egli attraversa ogni giorno sul suo carro donando luce, calore e vita a
tutte le creature. Egli, inoltre, allontana gli uomini dalle debolezze, dalle malattie, dai tristi
sentimenti, cacciando, ogni mattina, le tenebre e dispensando radiosità ed energia:
”Allorché si leva, il sole penetra nella regione orientale,quindi raduna i Prana
orientali nei suoi raggi. Allorché illumina le regioni
meridionali, occidentali,
settentrionali, superiori, medie inferiori, allora raduna i diversi Prana nei suoi raggi”.
Onniforme, lucente, Jatavedas( conoscitore di tutte le creature),meta suprema,
unica luce ardente; il Sole dai mille raggi, che in cento forme si svolge, sorge,
come Prana(spirito vitale) per tutte le creature”(Prana Upanishad I, 6-8 ).
L’Akshya upanishad assimila Surya a Purusha che assume la forma del Sole e risplende per
il bene dell’umanità.Nella Brihadaranyaka uphanishad si recita:
O SIGNORE ED ESSERE DELLA LUCE,
DALL’IRREALE CONDUCIMI AL REALE,
DALL’OSCURITA’ ALLA LUCE,
DALLA MORTE ALL’IMMORTALITA’.
E’ proprio ricollegandosi alle“rivelazioni” dei veggenti vedici che si basa lo Yoga solare
trattato nel testo “Yoga solare”nato dalla collaborazione dall’insegnante Carolina Rosso
Cicogna e del Maestro Yogacharya Janakiraman. L’autrice sottolinea l’efficacia della
forza interiore dello yoga quando i tre piani energetici, fisico, psichico, spirituale si
integrano armoniosamente. Il libro è la sintesi di questo processo di apprendimento ed è
stato concepito con l’intenzione di insegnare, a coloro che praticano, ad impiegare le
vibrazioni solari alla sedute di yoga per giungere a sperimentare uno stato di armonia e di
gioia. Tenendo presente che quello che esiste sulla terra è esistito nel sole e che una
scintilla di luce è nascosta nella parte più profonda della natura umana,le pratiche proposte
hanno come obiettivo la riscoperta di questo stato di unione attraverso una costante
disciplina di concentrazione sulla Luce pura e sulle sue emanazioni che si manifestano
come vibrazione, respiro,energia e movimento.”Nello yoga solare il sole viene scelto come
mandala….La pratica yoga consiste nell’ attrarre la luce e l’energia solare con lo scopo di
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ottenere una purificazione costante e la rigenerazione del corpo,della mente e dello spirito
Viene quindi prescritta una serie di tecniche ed esercizi concepiti per ottenere
un’identificazione della coscienza umana con l’origine cosmica della luce e dell’energia
solare o ,in altre parole, con la Coscienza pura….Nello Yoga solare i movimenti del corpo,
la respirazione, l’energia vitale , le facoltà inferiori e superiori della mente,le
vibrazioni,sono tutti elementi sperimentati come manifestazioni secondarie della Coscienza
suprema mentre la luce ne rappresenta l’espressione principale. Tramite una graduale
identificazione con la luce,coloro che seguono queste pratiche imparano a isolare il corpo e
la mente da forme di vibrazione più basse e più grossolane per attrarre progressivamente
vibrazioni più sottili fino a realizzare uno stato di piena identificazione con la luce eterna.
Alla fine si scoprirà che non esiste una separazione vera e propria tra la coscienza
individuale e la Coscienza cosmica che abbraccia tutto il creato. Tramite il processo dello
Yoga Solare si ottiene lo stato dello Yoga o unità.”
Nonostante nell’opera sopraccitata non venga menzionato Surya Namaskara penso che
questo si possa affiancare allo Yoga solare per alcune sue caratteristiche,come per esempio
l’importanza data alla Luce e all’uso delle vibrazioni solari racchiuse nei Mantra.
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LA SIMBOLOGIA DI SURYA NAMASKARA
Come nei testi sacri, l’antica saggezza indiana si serve di immagini mitologiche per
spiegare le grandi verità sul mistero dell’esistenza, così anche le asana del Saluto al Sole
sono portatrici di significati e ricche di simboli. Ogni movimento e l’intera sequenza
evocano immagini archetipe che parlano alla nostra mente, alla nostra psiche e alla parte
più profonda di noi. Questa caratteristica di Surya Namaskara favorisce un atteggiamento
positivo e creativo e può contribuire a modificare uno stato mentale negativo come la
depressione, l’ansia, la letargia.
Dal punto di vista simbolico, Surya Namaskar, in sincronia con il viaggio del sole, può
rappresentare: la vita di tutti i giorni, un percorso evolutivo personale o cosmico, ma
anche un “cammino spirituale”:”…il non manifesto si incarna nella materia e ritorna
all’invisibile dopo aver acquistato una coscienza superiore”.
PRANAMA-ASANA, la prima posizione, crea una disposizione d’animo meditativa
necessaria alla pratica e segnala l’apparire dell’astro. Rappresenta la pace, la bellezza
dell’alba; è il primo momento spirituale della giornata; il buio e la luce si incontrano (Ida e
Pingala) dando origine all’energia spirituale (Sushumna). Le mani giunte rappresentano le
energie non differenziate, l’immobilità indica l’attesa, ciò che precede la nascita
dell’universo e dell’individuo. Secondo alcune interpretazioni, Pranama-asana può anche
rappresentare quello stadio evolutivo che vede l’uomo raggiungere la posizione eretta.
Da Pranamasana si passa a Hasta Uttanasana; le braccia ed il capo vengono allungati verso
l’alto, il palmo delle mani e lo sguardo sono rivolti al cielo, il corpo assume la forma di un
arco: è come se il praticante si aprisse per meglio assimilare l’energia del sole. Questa
posizione la si ritrova anche in altre tradizioni spirituali con il significato di invocare
l’intervento divino.
Le mani si distaccano, dall’indifferenziato si passa alla dualità, alla manifestazione, al
concepimento.
Segue Padahastasana: dopo aver invocato le forze spirituali ed essersi colmato di energia,
l’uomo la usa per trasformare la sua vita terrena, simboleggiata dalle mani che toccano
terra. Attraverso la materia procede l’evoluzione. La posizione indica quella introspezione
che conduce all’equilibrio necessario per affrontare la vita quotidiana. Si legge nel “Surya
Namaskara” di Satyananda:”Dopo che l’uomo ha guardato il cielo per l’ispirazione,egli
guarda la terra per l’equilibrio e la stabilità.”.
Il ginocchio flesso a terra di Ashwa sanchalanasana sta ad indicare l’umiltà. L’apertura del
torace e lo sguardo rivolto in avanti rappresentano la generosità, il coraggio, la forza: tutte
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qualità necessarie per affrontare la quotidianità e indispensabili compagne di un cammino
spirituale.
Parvatasana è una posizione simmetrica ,stabile. Secondo una interpretazione la testa si
avvicina alla terra perché indica simbolicamente lo spirito che guida la materia.
ASHTANGA-NAMASKARA viene interpretata come l’arrendersi completo e cosciente
dell’ego al Sé: mi prostro umilmente nella consapevolezza dell’esistenza di una Coscienza
superiore.
Nel testo di Satyananda viene descritta come la posizione che rappresenta l’uomo nel
momento della stanchezza, dell’inerzia.
Ecco il risveglio dal sonno, dall’ignoranza: BHUJANGASANA. Il serpente,simbolo di
saggezza,si inarca:inizia l’ascesa verso la conoscenza.
La sequenza poi procede con le posizioni praticate in ordine inverso .Nella prima fase della
sequenza la coscienza si incarna nella materia per poi nella seconda parte rivolgersi
nuovamente verso la trascendenza e la dimensione spirituale. Si conclude così riportando le
mani giunte al petto:ecco la pace espressa dal tramonto, la conclusione di una giornata, ma
anche il ritorno del Sé alla propria sorgente.
E’secondo l’interpretazione riportata da Giorgio Lombardi in “Il Saluto al sole” che la
sequenza si può leggere anche come un percorso evolutivo naturale: dallo strisciare si passa
alle quattro e poi alle due zampe piegate per giungere alla posizione eretta.
Riguardo alle immagini messe in luce da alcune delle interpretazioni riportate, mi viene
spontaneo citare alcuni versi del mistico “solare” sufi, Rumi, già precedentemente
menzionato:
“Fosti dapprima sasso, poi divenisti pianta,
e ancora poi animale: come ciò t’è nascosto?
Poi divenisti uomo con scienza, mente e fede:
guarda come ora è un Tutto quel corpo, già Parte di terra!”
(Rumi, poesie mistiche, Rizzoli, pag. 55)
Nella poesia si riconoscono le quattro fasi dell’evoluzione biologica naturale. Tali fasi si
ritrovano simbolicamente nella preghiera rituale della Salat islamica che consta di quattro
posizioni: prostrazione cioè fase minerale organica, posizione inginocchiata, fase
19
vegetativa, l’inchino ad angolo retto, fase animale, e la posizione eretta che rappresenta la
fase umana.
Sono proprio alcune ipotesi riguardo alle origini della Salat che inducono alcuni studiosi
musulmani ad affermare che questa sia una forma semplificata del Surya Namaskara, così
da definirla il Saluto al Sole dell’ Islam. Tali ipotesi rintracciano la Salat in una preghiera al
Sole che compivano i mistici Sabei, antica popolazione dell’Arabia sudoccidentale.
Ritornando al simbolismo insito in Surya Namaskara possiamo capire come le immagini
evocate diano forza e profondità alla pratica e plasmino la mente conducendola verso la
positività. “E’ yoga: scienza, tecnica, arte, preghiera”.
20
MANTRA SOLARI
Ci dice Apa P. Pant, nel suo “Surya Namaskara – lo yoga del sole” che secondo la vera
pratica del Saluto al Sole, i MANTRA sono parte integrante ed essenziale della sequenza:
senza i mantra, gli esercizi di Surya Namaskara non sono completi.
Il significato letterale della parola MANTRA è “strumento per pensare, comprendere,
immaginare. I MANTRA sono, infatti, una combinazione di suoni evocati che creano
vibrazioni nel corpo ed un effetto sulla mente “sollevandola ad una chiara e trasparente
consapevolezza3”. Sono composti con lettere dell’alfabeto sanscrito, cinquantadue suoni
chiamati DEVANGARI, scoperti dagli antichi RISHI durante stati di profonda
meditazione.
I Mantra solari non indicano solo nomi od attributi del sole, ma i suoni che li compongono
sono veicolo di una “energia basilare ed eterna, rappresentata dal sole”4, possono quindi
essere usati come strumenti per sintonizzarsi con “la fonte di illuminazione spirituale
simboleggiata dal Sole”5.
Se si pratica lentamente si possono combinare i MANTRA portando la consapevolezza sui
CHAKRA.
Nella seguente tabella vengono riportati i MANTRA preceduti dal PRANAVA OM:
Om Mitraya Namaha
Mi inchino all'amico di tutti
Om Ravaye Namaha
Rendo omaggio a colui che brilla
Om Suryaya Namaha
Mi inchino a colui che induce
l'attivita'
Om Bhanave Namaha
Rendo omaggio a colui che illumina
Om Khagaya Namaha
OM a colui che si muove attraverso
il cielo
Om Pushne Namaha
Rendo omaggio a colui che da forza
e nutrimento
Om Hiranyagarbhaya Namaha
Om Marichaye Namaha
Om Adityaya Namaha
OM al Se' cosmico dorato
Mi inchino ai raggi del sole
Rendo omaggio al figlio di Aditi
Om Savitre Namaha
Mi inchino alla forza stimolante del
sole
Om Arkaya Namaha
Om a colui che e'degno di essere
lodato
Om Bhaskaraya Namaha
Mi inchino a colui che conduce
all'illuminazione
3
Apa P. Pant: “SURYA NAMASKARA – Lo yoga del sole” pag. 13
Paramahansa Satyananda: “SURYA NAMASKARA” pag.54
5
Paramahansa Satyananda: “SURYA NAMASKARA” pag. 54
4
21
In aggiunta, o come alternativa ai dodici nomi del sole, vi sono i BIJA-MANTRA, o suoni
seme. Essi non hanno un significato letterale ma possono creare potenti movimenti di
energia nel corpo e nella mente.
1.
2.
3.
4.
5.
6.
Om Hram
Om Hrim
Om Hrum
Om Hraim
Om Hraum
Om Hrahahá
Il suono HR che ritroviamo in tutti i BIJA MANTRA rappresenta l’energia sottile, ma
materiale, che partendo dal CHAKRA più basso, li risale unendosi all’energia universale
che partendo da quello superiore li attraversa. Il suono H è quasi impercettibile ed ha
un’energia fautrice molto sottile:evoca la sfera spirituale. Il suono R evoca la sfera
materiale. Lo scopo, quindi, dei B.MANTRA è quello di arricchire l’energia del praticante
armonizzandola con l’energia cosmica.
Secondo alcune scuole, prima si pronuncia il PRANAVA, poi il BIJA MANTRA e poi,
infine, il nome del Sole. Per altre scuole si può omettere il PRANAVA o il BIJA
MANTRA o il mantra solare. Quest’ultimo è il caso più frequente.
22
LA PRATICA
Quando praticare Suria Namaskara
Il momento più propizio per Suria Namaskara è al sorgere del sole;
l’alba è, infatti, caratterizzata da calma e silenzio, l’atmosfera è maggiormente ricca di
raggi ultravioletti, utili per il corpo.
Si può praticare anche in altri momenti, ma sempre con l’accortezza di avere lo stomaco
vuoto da almeno tre ore. E’ anche consigliabile prima della cena, perchè i vari movimenti
stimolano il “fuoco” digestivo.
Praticare all’aria aperta, rivolti verso il sole, indossando abiti leggeri, che permettano alla
pelle di respirare, consente di “captare” al meglio l’energia solare.
23
Sequenza personale
Iniziamo con una breve interiorizzazione. Ci portiamo a sedere in una posizione stabile e
confortevole.. Poniamo l’attenzione alla base di appoggio e diveniamo consapevoli del
contatto con l’elemento terra. Concentriamoci sull’estensione della colonna vertebrale
verso l’alto e predisponiamoci ad una esperienza di accoglienza, aprendo gli spazi del
nostro corpo.
Prendiamo consapevolezza della FORMA che assume il corpo:
SEDUTI, SOSPESI, SPAZI APERTI.
Esprimiamo così la dialettica tipica dello yoga: una dialettica di appoggio e di sospensione,
una dialettica terra-cielo.
Poniamo, ora, l’attenzione al respiro e allo spazio dietro all’ombelico; lasciamo che il
respiro si sviluppi in questa zona, senza influenzarlo. Pratichiamo alcune respirazioni.
Mantenendo gli occhi chiusi ascoltiamo alcuni pensieri sulla luce ed il sole di Omraam
Mikhael Aivanhov:
“E’ al mattino, al suo sorgere, che potrete scoprire il sole in tutto il suo splendore e in
tutto il suo significato...Quando saprete guardare il sole con il pensiero libero, sentirete di
entrare in contatto con lui, con il suo spirito e di assorbire i suoi raggi come fossero tanti
germi di vita. Quando cominciate a respirare e a bere la vita del sole, tutto cambia: la
vostra anima si apre, una sorgente zampilla e voi vi impregnate dello splendore dell’alba.
Qualcosa della pura luce nella quale vi immergete penetra a poco a poco in voi, facendo
desiderare di diffondere ovunque questa benedizione affinchè tutti gli esseri gustino la
stessa felicità.
Ovunque nello spazio il sole proietta delle particelle di una grande purezza. Se sapeste
come concentrarvi sul sole, arrivereste a eliminare dal vostro organismo qualsiasi sorta di
materiale consunto e sbiadito, per sostituirlo con nuove particelle vive e luminose.
Il sole è l’immagine più perfetta di Dio, ma a dispetto di questa perfezione non è che una
forma, bisogna andare oltre e più in alto per cercare Dio al di là di ogni cosa.
Quando guardate il sole, centro del sistema solare, cercate di ritrovare il centro anche in
voi stessi: lo spirito. Esso è onnipotenza, saggezza, onniscienza, amore universale;
avvicinatevi sempre di più a lui di giorno in giorno.”
Alla fine della lettura, dopo qualche respiro profondo, muoviamo lentamente le dita delle
mani, le mani ed apriamo gli occhi.
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Introduciamo la pratica con il saluto, portando le mani in preghiera davanti al petto e
chinando il capo.
Portiamo l’attenzione al respiro e allo spazio dietro l’ombelico, lasciamo che il respiro si
sviluppi in questa zona e ascoltiamolo senza influenzarlo.
Appoggiamo le mani nella zona dell’ombelico in modo che le dita medie si tocchino,
inspiriamo ed espiriamo in modo lento e profondo, ascoltando questo aprirsi e chiudersi
dell’addome, questo pulsare armonioso.
Poniamo le braccia lungo il corpo, inspirando solleviamo le braccia fino ad unire i palmi
delle mani al di sopra del capo e allunghiamo le braccia verso l’alto. Espirando, riportiamo
le mani giunte sopra il capo e poi, allontanando il palmo delle mani, riportiamo le braccia
lungo il corpo.
Sincronizziamo questo gesto con la respirazione in modo che il gesto diventi quasi per il
respiro e viceversa, cerchiamo di rendere il flusso respiratorio costante, ininterrotto.
Percorriamo ora mentalmente la colonna, questa linea di forza che va dal perineo alla testa,
percorriamola al ritmo della respirazione.
“La realizzazione di tutti gli insegnamenti è possibile, ma una cosa è necessaria:
la preparazione.”
R.P.Sharma Yogi
Ci predisponiamo ad una serie di movimenti e posizioni che hanno lo scopo di
flessibilizzare le articolazioni e le estremità del corpo fisico e di avviarci ad eliminare i
blocchi di energia che si instaurano, in particolar modo, in questi punti.
Pratichiamo con consapevolezza, sincronizzando i movimenti con il respiro e usando come
tecnica respiratoria ujjayi pranayama in modo da stimolare ed armonizzare il flusso di
energia pranica attraverso le nadi.
•
Assumiamo la posizione di PRARAMBHIK STHITI
25
Ci sediamo con le gambe allungate davanti al corpo, appoggiamo il palmo delle mani a
terra ai lati e dietro ai glutei, raddrizzando i gomiti; allineiamo il dorso, il collo ed il capo;
ci appoggiamo, con leggerezza, indietro sulle braccia; chiudiamo gli occhi, prendiamo
consapevolezza della forma assunta dal nostro corpo e lo rilassiamo.
•
Prendiamo consapevolezza delle dita dei piedi e ci prepariamo a praticare dei movimenti
di flessione e di estensione (PADANGULI NAMAN).
Muoviamo le dita di ambedue i piedi lentamente avanti ed indietro, mantenendo i piedi a
martello e le caviglie rilassate; inspiriamo sul movimento di estensione all’indietro ed
espiriamo flettendo le dita in avanti. Contiamo cinque movimenti di estensione e cinque
di flessione, mantenendo le posizioni per pochi istanti.
•
Procediamo con dei movimenti di flessione e di estensione delle caviglie (GULF
NAMAN).
Inspirando, flettiamo all’indietro i piedi lentamente, lavorando sull’articolazione della
caviglia; espirando estendiamo i piedi in avanti, come per raggiungere il suolo.
Mantenendo per pochi secondi la posizione, ripetiamo 10 posizioni.
•
Divarichiamo leggermente le gambe e ci prepariamo a ruotare le caviglie (GULF
CHAKRA)
26
Mantenendo i talloni a terra ruotiamo lentamente il piede destro intorno alla caviglia per
cinque volte in senso orario e cinque antiorario. Ripetiamo con il piede sinistro.
o Rilassamento:
Manteniamo la posizione di base, con gli occhi chiusi, diveniamo consapevoli del nostro
respiro, delle parti del corpo su cui abbiamo lavorato e di ogni pensiero o sensazione che
attraversa la mente. Cerchiamo di sciogliere eventuali tensioni grazie al respiro stesso.
•
Raccogliamo le gambe, incrociamo i piedi e, appoggiando le mani a terra davanti a noi,
portiamo i piedi sotto i glutei, disponendoci in VAJARASANA
Poniamo la nostra attenzione alle dita e alle mani. Allunghiamo entrambe le braccia
davanti al corpo all’altezza delle spalle. Inspiriamo ed espirando chiudiamo con forza le
dita
avvolgendole
lentamente
intorno
al
pollice.
Inspirando
apriamo
le
mani(MUSHTIKA BANDHANA).
Continuiamo così per dieci volte. Portiamo la consapevolezza sul respiro e sul gesto di
apertura e chiusura.
•
Portiamo ora l’attenzione sull’articolazione del polso. Allunghiamo le braccia davanti a
noi, all’altezza delle spalle e prepariamoci, lentamente, ad alcuni movimenti di flessione
dei polsi. Mantenendo i palmi aperti e le dita tese, inspirando flettiamo le mani indietro e
verso l’alto, come se spingessimo i palmi contro una parete; espirando flettiamo le mani
in avanti e verso il basso disponendo le dita nella direzione della terra (MANIBHANDA
NAMAN). Anche in questo caso faremo cinque movimenti verso l’alto e cinque verso il
basso.
27
•
Concludiamo il lavoro sulle mani con dei movimenti di rotazione dell’articolazione del
polso (MANIBHANDA CHAKRA). Sempre nella posizione di VAJARASANA,
controllando che la colonna non abbia perso l’allineamento, distendiamo il braccio destro
davanti a noi, ponendolo sempre all’altezza della spalla.
Serriamo il pugno mantenendo il pollice all’interno delle dita e controllando che il palmo
della mano guardi costantemente il suolo e che il braccio e il gomito rimangano tesi il più
possibile; ruotiamo lentamente e con consapevolezza il pugno intorno al polso.
Ruotiamo dieci volte in senso orario e dieci in senso antiorario. Lavoriamo poi sul polso
sinistro.
•
Da VAJRASANA ci portiamo nella posizione del gatto (MARJARI ASANA)
e, allungando prima una gamba e poi l’altra, scrolliamo i piedi e ruotiamo le caviglie in
un senso e nell’altro, in modo da sciogliere le articolazioni delle caviglie e poi ci
portiamo in una posizione corretta col busto ben diritto.
•
Per riscaldare la colonna vertebrale rendendola maggiormente sciolta ho pensato di
inserire nella mia sequenza un curioso suggerimento tratto dal libro di Gabriella Cella Al
Chamal “I segreti dello yoga”:Partendo dal presupposto che, a livello riflessogeno, la
parte esterna delle orecchie corrisponde al rachide, possiamo agire su di esso esercitando
una trazione sulle cartilagini delle orecchie. Teniamo le braccia rilassate verso terra,
prendiamo la cartilagine tra pollice ed indice di ambedue le mani; due dita tirano verso il
basso e le altre due verso l’alto. Dopo alcuni minuti di questo massaggio si avvertirà un
calore che, partendo dalle orecchie, potrebbe scendere sul collo e sulla schiena.
Lavoriamo ora sulla zona cervicale, considerata un risonatore emotivo e sede quindi in
cui si accumulano numerose tensioni.
•
Le mani sono sulle ginocchia e gli occhi chiusi, inspiriamo profondamente ed espirando
lentamente flettiamo la testa in avanti cercando di avvicinare il mento alla fossetta dello
sterno. Inspirando estendiamo la testa all’indietro quanto possiamo ma con delicatezza e
rispetto dei limiti del nostro corpo. Pratichiamo per dieci volte.
Ritorniamo nella posizione di partenza, aggiustiamo, eventualmente, la postura
allineando la colonna ed il capo e rilassando le spalle. Inspiriamo ed espirando incliniamo
28
lateralmente lentamente la testa verso la spalla sinistra. Restiamo in posizione alcuni
attimi e ascoltiamo la trazione muscolare della parte destra del collo e il rilassamento sul
lato sinistro. Inspirando ritorniamo in posizione diritta ed espirando lentamente lasciamo
scendere il capo lateralmente sulla spalla destra. Ci ascoltiamo per alcuni attimi e
sciogliamo la posizione. Questo gesto viene presentato da G.Cella in “I segreti dello
yoga” come SURYA MUDRA’, il gesto del sole che sorge e tramonta. Simbolicamente
vuole indicare la possibilità dello yogi di osservare la vita che in un giorno nasce e nello
stesso giorno termina rappresentata dal percorso del sole.
•
Ora inspiriamo ed espirando ruotiamo con delicatezza il capo verso destra portando il
viso di profilo. Ritorniamo al centro inspirando ed espirando ruotiamo verso sinistra.
Accompagniamo il gesto con un respiro lento e profondo ed osserviamo con gli occhi
della mente il movimento, le sensazioni, il respiro.
•
Ci prepariamo a concludere questa serie di ASANA che riguardano in particolar modo la
zona cervicale, con una completa rotazione del collo, lentamente, con delicatezza,
seguendo il ritmo del respiro. Inspiriamo ed espirando flettiamo il capo in avanti avendo
cura di mantenere le spalle aperte e ferme. Inspiriamo e ruotiamo il capo fino alla spalla
sinistra, espirando
ruotiamo ed lo estendiamo indietro fino a metà della schiena,
inspirando ruotiamo fino alla spalla destra ed espirando riportiamo il capo flesso in
avanti. Ripetiamo il tutto in senso opposto. Pratichiamo cinque volte in senso orario e
cinque in senso antiorario.
•
Ci sdraiamo supini disponendo le braccia lungo i fianchi ed il palmo delle mani rivolto
verso l’alto, con le dita leggermente ripiegate; i piedi sono in posizione comoda, un pò
divaricati. Facciamo in modo che il capo e la colonna siano in linea retta. Chiudiamo gli
occhi e cerchiamo di rilassare tutto il corpo. Prendiamo consapevolezza del respiro e
lasciamo che questo divenga ritmato e calmo accompagnandolo con il suono SO HAM.
•
Pratichiamo ora UTTHANPADASANA, la posizione delle gambe sollevate. Rivolgiamo
i palmi delle mani verso il pavimento, solleviamo inspirando la gamba destra
mantenendola dritta, rilassiamo i piedi; controlliamo che la gamba sinistra rimanga
aderente al suolo e diritta. Manteniamo la posizione trattenendo il respiro e poi
sciogliamo, abbassando la gamba sull’espiro. Sincronizziamo respiro e movimento.
Ripetiamo per quattro volte su ogni lato e poi sciogliamo.
•
SUPTA PAVANMUKTASANA (posizione a gambe piegate). All’inspiro flettiamo la
gamba destra portando la coscia sull’addome, intrecciamo le mani sul ginocchio
mantenendo la gamba sinistra aderente al suolo; espiriamo in posizione ed inspirando
29
profondamente solleviamo la testa, le spalle cercando di toccare con il ginocchio il naso.
Manteniamo la posizione con la ritenzione del respiro e poi sciogliamo, espirando
lentamente. Pratichiamo ora con la gamba sinistra. Ripetiamo tre volte sulla gamba
destra, tre volte sulla sinistra e tre volte con ambedue le gambe.
o
Rilassamento ci rilassiamo, distendendo le gambe al suolo, chiudiamo gli occhi e ci
poniamo in ascolto del nostro respiro naturale e delle parti del corpo che hanno lavorato,
cercando di sciogliere eventuali tensioni grazie al respiro.
•
DISTENSIONE CERVICALE; pieghiamo le gambe portando i piedi vicino ai glutei,
aperti quanto la larghezza del bacino e così pure le ginocchia. Portiamo le mani dietro al
capo, non intrecciate e con le dita rivolte verso il basso, solleviamo il capo estendendo la
zona cervicale e, dopo qualche respiro, srotoliamo delicatamente vertebra dopo vertebra e
allineiamo bene il tratto cervicale.
•
Pratichiamo alcuni movimenti di INDOLASANA. Ci sediamo sui glutei, in posizione
accovacciata, le gambe piegate e divaricate, le braccia poste all’interno delle gambe con
le mani a terra, il dorso ben arrotondato, il mento rientrato in modo da proteggere le
cervicali durante il dondolio. Ci dondoliamo avanti ed indietro massaggiando così la
colonna. Inspiriamo in un senso ed espiriamo nell’altro, manteniamo l’addome in dentro.
Nonostante i movimenti possano essere veloci, è necessario mantenere sempre il
controllo sul corpo, cerchiamo di imprimere un movimento continuo, senza scatti.
Sciogliamo la posizione, ci poniamo supini, le gambe piegate, i piedi a terra vicino al
bacino.
•
Pratichiamo dei movimenti di PRIMO COCCODRILLO. Prima facciamo delle rotazioni
col capo respirando e poi aggiungiamo il movimento delle gambe. Le gambe sono
divaricate quanto la larghezza del bacino e così pure le ginocchia. Le ginocchia scendono
in senso opposto alla rotazione del capo. Espirando scendiamo ed ispirando torniamo al
centro con capo e ginocchia, facendo attenzione a riportare il punto vita al pavimento. Le
braccia e le mani sono in abbandono lungo il corpo. Ripetiamo per alcuni movimenti;
possiamo praticare variando la distanza delle gambe dal bacino e la distanza delle
ginocchia. Poi sciogliamo e torniamo in SHAVASANA.
•
MARIARI ASANA Rotolando sul fianco ci portiamo a sedere sui talloni in vajarasana,
poi solleviamo i glutei e stando sulle ginocchia ci pieghiamo in avanti e appoggiamo le
mani sul pavimento, sotto le spalle, sulla stessa linea delle ginocchia con le dita rivolte in
avanti. Le braccia e le cosce risultano perpendicolari al pavimento. Le ginocchia
leggermente separate. Inspirando solleviamo il capo e arcuiamo verso il basso la colonna
30
vertebrale, espirando abbassiamo la testa e arrotondiamo il rachide, arcuandolo verso
l’alto, appoggiando il mento nella fossetta dello sterno. Prendiamo consapevolezza del
movimento della colonna che, come un’onda, si propaga dal coccige alla cervicale e
viceversa e delle sensazioni di apertura e chiusura che accompagnano inspiro ed espiro.
Diamo alla respirazione un flusso costante grazie anche all’utilizzo di UJJAYI
PRANAYAMA. Pratichiamo cinque cicli completi e poi torniamo a sederci sui talloni.
•
PADMA MUDRA – Ho scelto di far precedere Surya Namaskara da PADMA MUDRA’,
il gesto del fior di Loto chiuso e aperto, per questi motivi:
1. per sottolineare l’importanza che il gesto assume nella pratica dello yoga, il gesto
nelle sue caratteristiche di controllo, bellezza e creatività, qualità che ritrovo nella
sequenza del Saluto al sole;
2. per sensibilizzare i praticanti al significato simbolico che assumono le mani nel Surya
Namaskara. Queste insieme alla braccia accompagnano le varie posizioni e
contribuiscono a caratterizzare la forma, alcune in modo particolare, e quell’energia
sottile che attiva il corpo fisico, ma anche la sfera psichica e spirituale. Mani e braccia
possono essere considerate ali simboliche6 che accompagnano nel passaggio dagli
elementi più grossolani a quelli più sottili e spirituali.
3. il fiore di loto è il simbolo dello yoga. Le sue radici penetrano nell’acqua paludosa,
ma il suo stelo lo attraversa, la grande foglia sboccia alla luce verso il cielo. Così
anche l’uomo ha nella sua profondità dei luoghi oscuri, ma per la sua natura spirituale
è chiamato a fare l’esperienza della luce. Ho letto un parallelismo tra l’aprirsi della
corolla del fiore, che esprime l’immagine di una ricerca spirituale, ed il cammino
evolutivo che realizziamo nella sequenza solare, dove ci apriamo alla “luce” pur
sperimentando la terra e gli elementi più grossolani.
4. nell’immagine del Fior i Loto ritorna la dialettica, cara allo yoga, TERRA – CIELO.
Portiamo le mani in preghiera davanti al petto, esercitando una lieve pressione sulle
punte delle dita, sui polsi; spingiamo le nocche in fuori; le dita sono distese fino alle
punte senza flettere le falangi. Visualizziamo il fiore, un bocciolo sulla superficie
6
Didi A’nanda Paramità – Lo yoga dei bambini (la Meridiana)
31
dell’acqua. Inspirando, con un gesto rallentato, apriamo le dita mentre i polsi
rimangono uniti. Il fiore si apre alla luce; percepiamo il fiore al centro del cuore e
visualizziamolo sulla superficie dell’acqua, un’acqua senza VRITTI.
[Da Magie des Mudras – Revue mensuelle YOGA]
Contempliamo l’immagine; è come se il nostro Essere si manifestasse, si aprisse.
Cogliamo nel gesto una dimensione giocosa, nel senso ludico, ma anche nel senso di
LILA7, come manifestazione spontanea, libera da condizionamenti. Espirando la
corolla si chiude e le dita ritornano sulla posizione iniziale.
Pratichiamo un’unica volta il MUDRA’ con un gesto particolarmente rallentato.
7
Gioco. Secondo alcune parti dei Veda, la creazione e la distruzione del mondo sono manifestazioni del gioco divino di
Brahma; associano anche a Krsna che gioca con le gopi (pastorelle sue amanti), è una manifestazione di totale spontaneità,
libera da condizionamenti. (YOGA journal - Piccolo glossario di sanscrito)
32
•
SURYA NAMASKARA Impregnati di ciò che si è vissuto, ci portiamo lentamente,
raddrizzando prima la zona lombare poi la zona dorsale ed infine la zona cervicale della
colonna, in posizione eretta. I piedi sono leggermente separati ed il peso è equamente
distribuito su tutta la pianta, le braccia sono rilassate lungo i fianchi. Prendiamo
consapevolezza di tutto il nostro corpo fisico, cercando di rilassare ogni tensione,
iniziando così il nostro percorso luminoso; afferma infatti Paramahansa Satyananda: “la
consapevolezza è come una torcia che penetra nell’oscurità del corpo”.
Solleviamo le braccia con i gomiti leggermente piegati ed il palmo delle mani rivolto
verso il sole. Fissiamo la nostra attenzione sulla sua luminosità per alcuni secondi.
Chiudiamo poi gli occhi e cerchiamo di recepire lo scambio di energia tra il nostro corpo
e il sole nella consapevolezza di essere noi stessi energia e luce e parte di una armonia
luminosa. Nel caso non fosse possibile entrare direttamente a contatto con il sole, si porti
la consapevolezza al centro tra le sopracciglia e si visualizzi un sole che sorge e
lentamente inonda con la sua luce ed energia tutto il nostro corpo.
Lasciamo nascere in noi un sentimento di amorevolezza e gratitudine e ci prepariamo,
così, alla pratica di Surya Namaskara.
Nella memoria del gesto di PADMA MUDRA’, pratichiamo con i movimenti ed il
respiro molto lenti e ritmici, prendendo coscienza della forma di ogni posizione,
dell’effetto fisico, psichico ed energetico che produce in noi.
Eseguiamo S.N. per sei volte pronunciando, prima di ogni mezzo ciclo, il Mantra Solare.
5 Posizione 1 PRANAMASANA: la posizione della preghiera.
Siamo in posizione eretta con il bacino in retroversione, con i glutei contratti;
portiamo i palmi delle mani uniti davanti al cuore in NAMASKARA MUDRA,
mudra che evoca un sentimento di pace e dolcezza ed attiva ANAHATA CHAKRA.
Inspiriamo ed espiriamo completamente.
5 Posizione 2 HASTA UTTANASANA: posizione delle braccia in alto.
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Inspirando lentamente solleviamo le braccia formando con l’indice ed il pollice un
triangolo; portiamole oltre il capo con i palmi rivolti verso il cielo. Pieghiamo
leggermente indietro la testa, le braccia e la parte alta del dorso.
5 Posizione 3 PADAHASTASANA: posizione delle mani ai piedi
Espirando flettiamo il tronco in avanti ruotando le anche fino a che i palmi delle mani
tocchino il terreno ai lati di ciascun piede e la testa si avvicini il più possibile alle
ginocchia. I palmi delle mani devono essere posate piatte al suolo e le braccia devono
essere tese e piegate soltanto ai polsi.
5 Posizione 4 ASHWA SANCHALANASANA: posizione equestre
Allunghiamo ora la gamba destra indietro il più possibile e contemporaneamente
pieghiamo il ginocchio sinistro senza spostarlo. Le braccia rimangono tese e le mani
con il palmo a terra. Inspirando ripieghiamo il capo all’indietro, guardiamo in alto,
arcuiamo il dorso e portiamo la nostra consapevolezza al centro tra le sopracciglia.
5 Posizione 5 PARVATASANA: la posizione della montagna
34
Espirando, senza spostare le braccia ed i palmi, portiamo il piede sinistro indietro
accanto al piede destro, solleviamo le natiche ed abbandoniamo il corpo portandolo
tra le braccia, formiamo così la figura di un triangolo: è come un tendere in due
differenti posizioni, il cielo e la terra.
I calcagni nella posizione finale dovrebbero toccare il pavimento ma, per non forzare
il movimento, se ciò non fosse possibile, si possono piegare leggermente le ginocchia.
Cerchiamo di toccare lo sterno con il mento in modo da massaggiare la tiroide e la
paratiroide.
5 Posizione 6 ASHTANGA NAMASKARA: saluto con otto parti del corpo.
Tratteniamo il respiro e lasciando le mani nella stessa posizione, pieghiamo le braccia
e simultaneamente abbassiamo le ginocchia, il torace e portiamo il mento sul
pavimento. Se ciò non fosse possibile, abbassiamo prima le ginocchia, poi il torace e
poi il mento.
I glutei, le anche e l’addome dovrebbero rimanere sollevati.
5 Posizione 7 BHUJANGASANA: posizione del cobra.
Inspirando abbassiamo le natiche e le anche e contemporaneamente, arcuando la
schiena, con l’aiuto delle braccia spingiamo in avanti il torace, flettendo la testa
all’indietro e volgendo lo sguardo al centro, tra le sopracciglia. Le gambe ed il bacino
rimangono a terra.
5 Posizione 8 PARVATASANA: posizione della montagna.
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Espirando, senza spostare mani e piedi, solleviamo le natiche e appoggiamo i talloni a
terra riportandoci in PARVATASANA.
5 Posizione 9 SANCHALANASANA
Inspirando portiamo la gamba sinistra in avanti ed il piede tra le mani. Intanto il
ginocchio destro scende a terra ed il bacino si porta in avanti. Ritorniamo così in
ASHWA SANCHALANASANA.
5 Posizione 10 PADAHASTASANA
Espirando portiamo il piede destro accanto al sinistro e ritorniamo in
PADAHASTASANA.
5 Posizione 11 HASTA UTTANASANA
Inspirando, sollevando e allungando le braccia sopra il capo, ritorniamo in
5 PRANAMASANA.
36
Completiamo il ciclo ripetendo la sequenza allungando il piede sinistro nella posizione 16
e piegando il ginocchio destro nella posizione 21.
[immagini delle posizioni tratte da “Grow Younger, Live Longer” di Deepak Chopra]
Ho scelto, seguendo le indicazioni di Paramahanda Satyananda, di far seguire a Surya
Namaskara da SHAVASANA. Il maestro afferma che, grazie al rilassamento, il corpo ha il
tempo per alleviare le tensioni, riequilibrare e rimuovere le tossine che si sono liberate
durante la pratica. Inoltre, il rilassamento induce il sistema nervoso parasimpatico ad
attivarsi, invertendo il “risveglio” del sistema nervoso simpatico che si attua durante la
pratica.
Combinando il Saluto al Sole con SHAVASANA, viene stimolato sia il sistema nervoso
simpatico, sia il sistema nervoso parasimpatico, si ottiene così un equilibrio armonioso di
tutto il corpo.
SHAVASANA: la posizione del cadavere.
Ci sdraiamo supini a terra, le braccia sono lungo i fianchi leggermente distanti dal corpo ed il
palmo delle mani è rivolto verso l’alto con le dita che si ripiegano leggermente, con
naturalezza. I piedi sono appena separati .
Chiudiamo gli occhi, controlliamo che capo e colonna siano ben allineati. Cerchiamo di
rilassare il corpo e diventiamo consapevoli del respiro, lasciamo che diventi ritmico e quieto.
Poi, partendo dai piedi e risalendo gradatamente verso l’alto, prendiamo consapevolezza di
tutte le parti del nostro corpo, dai piedi alla testa.
Abbandoniamo il corpo al suolo, lasciamo che divenga molle ed immobile, in modo da
raggiungere un completo rilassamento. Ripetiamo più volte il procedimento.
Concludiamo la nostra serie di ASANA con il respiro che riequilibra le energie della LUNA
e del SOLE: la respirazione a narici alternate, NADI SHODHANA PRANAYAMA.
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Questa pratica aiuta ad eliminare eventuali blocchi pranici e ad equilibrare IDA e PINGALA
NADI in modo da favorire l’attivazione di SUSHUMNA NADI, il tutto per avviare alla
meditazione e al risveglio spirituale.
Assumiamo una posizione meditativa o, comunque, una posizione che consenta alla colonna
e alla testa di essere ben allineate ed erette.
Chiudiamo gli occhi e prendiamo consapevolezza del respiro, praticando la respirazione
yogica completa per un pò di tempo.
Assumiamo, quindi, NASAGRA MUDRA con la mano destra appoggiando la sinistra sul
ginocchio.
Chiudiamo la narice destra con il pollice ed inspiriamo con la narice sinistra.
Chiudiamo la narice sinistra ed espiriamo dalla narice destra. Inspiriamo sempre dalla destra
ed espiriamo dalla sinistra.
Ripetiamo per alcuni minuti alternando in questo modo le narici che respirano senza sforzo
ed avendo cura che inspiro ed espiro abbiano la stessa durata.
Al termine sciogliamo la posizione della mano destra e, dopo alcuni momenti di silenzio, ci
prepariamo a concludere con il saluto: OM SHANTI.
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BENEFICI ED EFFETTI
L’effetto più evidente del saluto al sole è quello di favorire il metabolismo cellulare,
purificando ed energizzando tutto il corpo, procurando così un benessere generale.
La pratica agisce sui diversi sistemi organici, vediamo in che modo.
Sistema respiratorio
Surya Namaskara è caratterizzato da una respirazione profonda, ritmica, in sincronia con
ogni movimento; ciò permette di utilizzare al meglio i polmoni, attivandone anche la parte
superiore, solitamente poco usata e sede di ristagni. Viene espulsa maggior anidride
carbonica ed aumenta l’ossigeno contenuto nel sangue, si migliora, così, la vitalità di tutto
l’organismo.
Le respirazioni complete e profonde liberano il diaframma migliorando la capacità
respiratoria.
Ricordiamo inoltre che il diaframma è uno dei principali risonatori emotivi e in ogni
situazione di tensione, conscia od inconscia, esso si contrae. Liberare il diaframma significa,
quindi, anche sciogliere eventuali tensioni accumulatesi.
Sistema circolatorio
La pratica tonifica i muscoli cardiaci, stimola i vasi sanguigni e le arterie coronarie; come
conseguenza migliora la circolazione, si ha un maggior apporto di ossigeno e nutrimento per
le cellule; viene incrementata l’eliminazione di anidride carbonica.
Le posizioni capovolte PADAHASTASANA e PARVATASANA, facilitano il ritorno del
sangue venoso e le altre asana spingono il sangue fuori dagli organi, favorendo così
l’ossigenazione e l’eliminazione di sangue stagnante, in particolare dalla milza.
Viene inoltre favorita la vascolarizzazione del cervello.
Migliora la circolazione linfatica, essenziale per indurre il corpo a combattere più
efficacemente le infezioni.
Sistema digerente
Il sistema digerente viene tonificato grazie ad i massaggi ai visceri prodotti dai movimenti
alterni di allungamento e compressione. Questo è particolarmente evidente nelle posizioni di
PADAHASTASANA e BHUJANGASANA. Viene stimolato il fuoco digestivo e quindi
favorito un sano appetito ed una buona assimilazione del cibo.
Sistema urinario
I vari movimenti della sequenza solare, agendo sulla colonna e sui muscoli del dorso,
massaggiano, attivandoli, i reni e stimolandoli nella loro funzione di eliminazione delle
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scorie. Le posizioni più significative a tale proposito sono BHUJANGASANA, ASHTANGA
NAMASKARA e ASHWA SANCHALASANA.
Pelle
Surya Namaskara favorisce la traspirazione: attraverso la pelle vengono così espulse più
tossine. Questo, accompagnato dall’eliminazione dei “rifiuti” anche a livello del sistema
digerente ed urinario e da una migliorata irrorazione sanguigna, dona una carnagione fresca,
pulita e, quindi, luminosa. Vengono anche eliminati i cattivi odori dal corpo.
Un sangue “più pulito” evita che sulla pelle si formino foruncoli ed eczemi, sintomo di
deposito di tossine sub cutanee.
Grazie ai movimenti di allungamento, la pelle viene tonificata e mantenuta, così, attiva nelle
sue funzioni.
Sistema nervoso
La colonna vertebrale, nella successione dei dodici movimenti, viene allungata e flessa
sistematicamente; ciò stimola la circolazione nel midollo spinale e nei plessi nervosi.
Vengono attivate in modo equilibrato le funzioni del sistema simpatico e parasimpatico.
Sistema endocrino
Le ghiandole endocrine producono e secernono ormoni, sostanze chimiche che agiscono in
modo mirato sui vari organi.
Il Saluto al Sole stimola ed equilibra il sistema endocrino, attivando così gli organi interessati
in modo che compiano al meglio la loro funzione.
Sistema scheletrico e muscolare
Surya Namaskara allunga, tonifica, riequilibra tutta la struttura muscolare-scheletrica,
garantendo una migliore postura.
In particolare, i vari movimenti lavorano sulla colonna portandola ad essere più flessibile, più
forte e quindi più sana, migliorando la salute globale dell’organismo.
I benefici, però, vanno al di là dell’aspetto puramente fisico. La manipolazione della colonna
vertebrale conduce, infatti, ad una “purificazione” del passaggio spinale. Questo rappresenta
il percorso di SUSHUMNA, la Nadi centrale, attraverso la quale il prana può ascendere dalla
nostra natura inferiore alle nostre facoltà superiori, da MULADHARA a SAHSRARA.
Anche per questo possiamo ritenere il Saluto al Sole una pratica apprezzabile per la salute
fisica ma anche utile al percorso verso il risveglio spirituale.
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UNA ESPERIENZA PERSONALE
Incontro dei bambini con Surya Namaskara
“I bambini s’incontrano
sulle spiagge di mondi sconfinati.
Su di loro l’infinito cielo
è silenzioso, l’acqua si increspa.
Con grida e danze s’incontrano i bambini
sulle spiagge di mondi sconfinati”
R.Tagore
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DOVE E QUANDO
Insegno da più di venti anni in una scuola elementare di un quartiere dell’hinterland
milanese: altissimi condomini abitati fittamente, pochi spazi aperti, rari spazi verdi, tante
storie difficili. Storie di difficoltà economiche, di relazioni familiari conflittuali, di disagi
affettivi e psicologici e di povertà culturali.
Svariate sono le etnie che condividono la quotidianità nel quartiere; difficile l’integrazione.
I bambini vivono in prima persona le difficoltà che comportano il “lasciare il proprio
paese” e “l’integrazione con realtà e culture diverse”. E la scuola non può fare a meno di
farsi carico di problemi dei più piccoli.
È in questo contesto che nasce in me il desiderio di condividere l’esperienza della pratica
yoga con i miei alunni di IV e, in seguito, di V.
In accordo con le colleghe si decide di inserire, nell’ambito dei laboratori organizzati
settimanalmente, anche “Gioco lo yoga” con l’intenzione di avvicinare i bambini a questa
antica disciplina in modo piacevole e divertente.
DOVE ARRIVARE?
Gli obiettivi che mi sono preposta di raggiungere sono stati:
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Agevolare la consapevolezza del corpo e migliorare lo schema corporeo
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Fare l’esperienza del silenzio
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Favorire la consapevolezza e l’attenzione al respiro
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Imparare a respirare in modo corretto
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Fare esperienza di forme di rilassamento che portino a colmare l’agitazione e
consentano di liberare l’immaginazione creativa
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Favorire la gestualità creativa
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Fare esperienze che conducano gli alunni ad avere fiducia di se stessi e a star bene
con gli altri
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Migliorare la coordinazione, la flessibilità, l’agilità e la postura.
COSA ABBIAMO FATTO?
I contenuti e le attività
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IL CERCHIO per “stare insieme" ed introdurre l’esperienza “Gioco yoga”
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GIOCHI per conoscersi e giocare insieme
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IL MASSAGGIO
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LE ASANA
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Giochi ed esercizi RESPIRATORI
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LE MUDRA, gesti creativi per comunicare
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Abbiamo ascoltato la storia di SHIVA E PARVATI
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Abbiamo animato sequenze di storie con le ASANA
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Abbiamo ASCOLTATO FIABE per rilassarci
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IL RILASSAMENTO
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Osservato con gli OCCHI DELLA MENTE
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I DISEGNI
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Abbiamo CANTATO
Il massaggio
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Sthiram sukham asanam
Il rilassamento
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QUALE MATERIALE?
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I materassini per praticare
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Lo specchio per osservarci
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Le coperte per riscaldarci
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I fogli su cui scrivere
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La plastilina per modellare
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Le matite per disegnare
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I colori per colorare
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I cuscini per sistemarci
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La pallina per massaggiarci
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Il peluche per osservare il respiro
COME SI SVOLGONO LE LEZIONI?
Le lezioni duravano dalle ore 11 alle 12 e 30 circa, erano organizzate secondo elementi
costanti, questo per garantire sicurezza e ritualità, ma anche dare spazio alla creatività e alla
curiosità variando le esperienze proposte.
Il rito iniziale, che ha introdotto costantemente le lezioni, è stato quello, non appena entrati
nell’aula predisposta per la pratica, di sederci in cerchio. Questa disposizione ha favorito la
comunicazione ed ha permesso a tutti di sentirsi ben accolti. Questo rituale ha caratterizzato
le nostre conversazioni, il canto della OM e il saluto finale OM SHANTI.
Anche il Saluto al Sole è stato uno degli elementi costanti, rituali: concludeva la parte
riservata alle ASANA ed era seguito dal rilassamento finale.
Ho ritenuto essenziale assegnare un ruolo importante alla sequenza solare, anche in virtù di
quanto Paramahansa Satyananda afferma nel suo “ Surya Namaskara”. Il maestro ci ricorda
che Surya Namaskara, insieme a Nadi Shodhana Pranayama, Shambawi Mudra e il Gayatri
Mantra erano le componenti della pratica che gli antichi saggi consigliavano, dall’età di otto
anni, ai fanciulli. Questo per ritardare la calcificazione della ghiandola pineale che ha come
conseguenza sviluppo sessuale precoce, causa di possibili squilibri ormonali ed emozionali
in quanto si creano discrepanze tra la maturazione fisica ed ormonale..
Il percorso suggerito consente, quindi, uno sviluppo armonioso e globale della personalità
dei bambini e in seguito dei futuri adolescenti, in cui le componenti fisiche, emozionali,
creative, emotive ed intuitive si esprimono, senza prevalere una sull’altra, in modo sinergico.
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Ho pensato di introdurre Surya Namaskara con una conversazione sul sole, sulle sue funzioni
e sui suoi benefici.
Abbiamo raccolto le nostre idee su un grafico solare:
I bambini hanno sempre richiesto con piacere, un piacere corporeo ed emozionale, di
praticare la sequenza solare.
Grazie a Surya Namaskara ho potuto “lavorare” in modo giocoso sulla postura, sul ritmo,
sull’equilibrio, sull’esplorazione corporea di uno spazio circoscritto.
I diversi movimenti di apertura e chiusura, di inspiro e espiro, della sequenza sono stati
l’occasione per sperimentare la consapevolezza respiratoria, sollecitata durante le lezioni
attraverso i numerosi giochi proposti dai bambini.
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[I bambini impegnati in alcune sequenze di Surya Namaskara]
Nell’ultima seduta del laboratorio “Gioco yoga”, durante il rilassamento, ho proposto la
visualizzazione di un fiore, di un fiore speciale, un fiore da regalare ad una persona cara.
Ho chiesto poi ai bambini di riprodurre ciò che avevano visto con gli occhi della mente e
sono nati mandala spontanei, a mio parere di particolare senso estetico e...sorpresa, luminosi
e solari.
Eccone alcuni esempi:
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Ho raccolto alcune impressioni riguardo all’esperienza “gioco yoga”:
“Tre anni fa, in quarta elementare, con le nostre maestre facevamo dei laboratori. Lo yoga era
molto rilassante. Dopo aver finito la lezione mi sentivo diversa perchè, entrando, ero piena di
pensieri negativi e, uscendo dall’aula, mi restavano in testa solo pensieri positivi. Uno degli
esercizi che facevamo era “il saluto al sole”, mi piaceva molto, anche se un pò difficile. Mi
piaceva anche chiudere gli occhi ed immaginare quello che ci diceva la maestra Silvia.”
(Iman)
“A me piaceva molto fare yoga perchè mi rilassava e mi faceva liberare da tutti i pensieri
negativi, così, nella mia mente, c’erano solo cose belle e mi sentivo in pace con me stessa.
Un esercizio particolare era il Saluto al Sole. Era molto bello, sembr4ava proprio di elogiare
il sole. C’erano varie posizioni da assumere nell’esercizio e anche se alcune erano un pò
difficili, ce la mettevamo tutta e alla fine la sensazione era bellissima...
Spero tanto di riprovare questa emozione”
(Miriam)
È passato il tempo e mi ritrovo con i bambini di prima classe, guardo le loro faccine così
diverse, occhi diversi, carnagioni diverse, i più disparati tratti somatici; quanti paesi, quante
storie, quante culture oggi tutti insieme in cerchio, per ascoltarci e comunicare per diventare
uno e scoprire che il nostro cuore è lo stesso, come i nostri desideri, i nostri bisogni di
sentirci accolti ed amati.
Scopro di praticare yoga anche con loro, è questo nostro scoprirci appartenenti ad una unica
immensa umanità, è accettare le diversità senza pregiudizi perchè yoga va al di là di tutte le
diversità nella ricerca dell’unità e il sole splende nello stesso modo per tutte le creature.
Giochiamo a salutarlo?
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Bibliografia
1. Gabriella Cella – Al Chamali: “ I segreti dello yoga” Fabbri editori;
2. Apa P. Pant: “Surya Namaskara, lo yoga del Sole” Astrolabio;
3. Swami Satyananda Saraswati: “ Asana Pranayama Mudra Bandha” Satyananda
Ashram Italia;
4. Giorgio Lombardi: “Il Saluto al Sole” Magnanelli;
5. Elisabetta Furlan: “Giochiamo con lo yoga” Mediterranee;
6. Didi A’nanda Paramità: “Lo yoga dei bambini” Meridiana;
7. Clemi Tedeschi: “Piccolo yoga” Macro;
8. Paramahansa Satyananda: “Surya Namaskara, una tecnica di rivitalizzazione solare”
Satyananda Ashram Italia;
9. Andrè Van Lysebeth: “Imparo lo yoga” Mursia;
10. Henri Le Saux: “Risveglio a se, risveglio a Dio” Servitium;
11. Yogacharya Janakiraman - Carolina Rosso Cicogna: “Yoga solare” Armenia;
12. “Upanisad” a cura di Carlo Della Casa UTET;
13. Rosanna Rishi Priya: “La divina risonanza, mantra e nada yoga” Mediterranee;
14. Bernard Ugeux: “Alla ricerca di se” San Paolo;
15. Padre Bede Griffiths: “matrimonio tra oriente ed occidente” EDB.
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