Relazione - Comune di Castelnuovo Cilento

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Relazione - Comune di Castelnuovo Cilento
 PIANO URBANISTICO COMUNALE
PRELIMINARE DI PIANO Comune di Castelnuovo Cilento –
Provincia di Salerno LR n.16/2004 e ss.mm.ii. ‐ DGR n.834/2007 ‐ LR n.13/2008 DGR n.5/2011 Regolamento di attuazione LR n.16/2004 GIUGNO 2012 Relazione illustrativa QUADRO CONOSCITIVO ‐ INDIRIZZI STRATEGICI Comune di Castelnuovo Cilento Sa ‐ Preliminare di PUC Il Sindaco dr. Eros Lamaida UFFICIO di PIANO Progettista e coordinatore: Tecnici UTC: Supporto esterno: Consulenti Studio agronomico: Studio geologico: Responsabile del procedimento: Il Consigliere delegato per l'Urbanistica ing. Carmine Rizzo arch. Pasquale D'Agosto geom. Sabato Ciardo geom. Pasquale Giordano ing. Francesco Santorelli ing. Sabrina Quaglia (LaMAV) arch. Lucia De Santis (LaMAV) arch. Amalia Bevilacqua (LaMAV) ing. Pasquale Cioffi (LaMAV) arch. Mario Caracciolo (LaMAV) dr. Domenico Ranesi dr. geol. Raffaele Cammarano dr. geol. Girolamo Rizzo arch. Pasquale D'Agosto Pagina 2 Comune di Castelnuovo Cilento Sa ‐ Preliminare di PUC INDICE PREMESSA A QUADRO CONOSCITIVO 1 2 INQUADRAMENTO TERRITORIALE E GOVERNANCE D'AREA VASTA 1.1 Inquadramento generale 1.2 Gli strumenti della pianificazione regionale e provinciale
1.3 Sistema locale Cilento ‐ Valle dell'Alento
SISTEMA AMBIENTALE LOCALE E TENDENZE EVOLUTIVE 2.1 Inquadramento del sistema ambientale
2.2 Rete Ecologica e sistema Alento 2.2.1 Gli ambiti a valenza ambientale 2.2.2 Piano di tutela delle acque 2.3 Aspetti idrografici, geologici e idrogeologici
2.3.1 Assetto idrogeologico 2.3.2 Pericolosità e rischio idraulico 2.3.3 Pericolosità e rischio frane 2.4 Uso del suolo, aspetti agronomici e territorio rurale
2.4.1 Le nuove politiche di sviluppo per il settore 2.4.2 Territorio rurale e paesaggio 3 4 5 ASSETTO STORICO DEL TERRITORIO 3.1 Evoluzione storico‐insediativa 3.2 Sistema delle emergenze attuali storiche e paesistiche
QUADRO DEI VINCOLI E DELLE VULNERABILITÀ STRUTTURA INSEDIATIVA ATTUALE 5.1 Strumentazione urbanistica vigente
5.1.1 Territorio comunale e confronto con la Variante di P.R.G. 5.1.2 Zonizzazione prevista dal PRG vigente e stato di attuazione 5.2 Struttura funzionale e insediativa 5.2.1 Rete infrastrutturale e servizi per la mobilità 5.2.2 Reti di servizio, funzioni e attrezzature collettive 5.2.3 Patrimonio edilizio, criticità e identificazione beni pubblici 5.3 Programmi, Piani Attuativi e progetti in fase di redazione e/o attuazione
6 7 SISTEMA SOCIOECONOMICO 6.1 Alcuni dati generali
6.2 Struttura della popolazione e dinamiche demografiche
6.3 Patrimonio abitativo 6.4 Sistema produttivo
6.5 Mercato del Lavoro ANALISI SWOT pagina 05 07 07 08 25 31 31 35
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PRINCIPALI PROBLEMI EMERSI E OBIETTIVI DEL PIANO 8.1 L'obiettivo fondamentale della sostenibilità ambientale e sociale
8.2 Problemi e obiettivi del sistema insediativo e edilizio
8.3 Problemi e obiettivi per lo sviluppo di attività economiche
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SCENARI DI RIFERIMENTO E POTENZIALITÀ DI SETTORI MULTIFUNZIONALI 9.1 Comparto agricolo
9.2 Settore manifatturiero e artigianale
9.3 Terziario e turismo
I TEMI STRATEGICI DEL PIANO 10.1 Abitare a Castelnuovo Cilento 10.2 Attività per una crescita sostenibile
10.3 Coesione sociale e innovazione istituzionale
10.4 I laboratori territoriali strategici 10.5 Consultazione e partecipazione QUADRO PRELIMINARE DELLE SCELTE 11.1 Trasformabilità ambientale e insediativa
11.2 Orientamenti e criteri di elaborazione del PUC
DIMENSIONAMENTO DEL PIANO 12.1 Dimensionamento abitativo 12.2 Standard urbanistici e attrezzature di progetto
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STRUMENTI DI RIFERIMENTO PER L'ATTUAZIONE DEL PIANO 13.1 Aree di trasformazione e perequazione urbanistica
13.2 Lo strumento di attuazione del comparto urbanistico
13.3 La fattibilità finanziaria C ALLEGATI CARTOGRAFICI Tav. 1 INQUADRAMENTO TERRITORIALE Tav. 2a SISTEMA INSEDIATIVO E INFRASTRUTTURALE Tav. 2b Sistema insediativo e infrastrutturale ‐ settore E Tav. 2c Sistema insediativo e infrastrutturale ‐ settore W Tav. 3a CARTA DEI VINCOLI IDROGEOLOGICI Tav. 3b Carta dei vincoli idrogeologici ‐ settore E Tav. 3c Carta dei vincoli idrogeologici ‐ settore W Tav. 4a CARTA DEI VINCOLI PAESAGGISTICO AMBIENTALI Tav. 4b Carta dei vincoli paesaggistico ambientali ‐ settore E Tav. 4c Carta dei vincoli paesaggistico ambientali ‐ settore W Tav. 5a AMBITI DI PAESAGGIO E RISORSE NATURALI, RURALI E STORICHE Tav. 5b Ambiti di paesaggio e risorse naturali, rurali e storiche ‐ settore E Tav. 5c Ambiti di paesaggio e risorse naturali, rurali e storiche ‐ settore W Tav. 6a AMBITI DI TRASFORMAZIONE ‐ settore E Tav. 6b AMBITI DI TRASFORMAZIONE ‐ settore W 1:25.000 1:10.000 1:5.000 1:5.000 1:10.000 1:5.000 1:5.000 1:10.000 1:5.000 1:5.000 1:10.000 1:5.000 1:5.000 1:5.000 1:5.000 D RAPPORTO AMBIENTALE PRELIMINARE
Pagina 4 Comune di Castelnuovo Cilento Sa ‐ Preliminare di PUC PREMESSA Il presente Preliminare di PUC di Castelnuovo Cilento, configura il percorso di redazione del piano in riferimento alla fase analitica e di indirizzo progettuale, specificandone gli obiettivi e le modalità di raggiungimento. Fondamentale in questo percorso è stata la ricostruzione del contesto, con le sue note potenzialità ma anche con le altrettanto note problematiche, sulle quali si è operata una riflessione critica ricavandone indicazioni fondamentali per la definizione dell'assetto territoriale di Castelnuovo Cilento per il prossimo futuro. Tale processo si può riassumere nei seguenti punti: ‐ la ricostruzione di un quadro conoscitivo e analitico; ‐ l'individuazione di alcuni obiettivi generali messi a punto a partire dalle problematiche emerse e dagli indirizzi politici dell'amministrazione comunale; ‐ la definizione di precise strategie messe in campo per dare attuazione agli obiettivi suddetti; ‐ l'elaborazione di indirizzi progettuali che daranno consistenza ed operatività alla successiva proposta di piano. Sullo sfondo di questo percorso il quadro normativo e legislativo a cui il piano deve conformarsi, costituito dalla LR n.16/2004 e ss.mm.ii; il DGR n.834/2007 ; la LR n.13/2008DGR; la LR n.5/2011 Regolamento di attuazione della LR n.16/2004. In riferimento al quadro suddetto, gli obiettivi generali da cui ha preso le mosse il presente preliminare di PUC, riguardano: 1. la trasformazione del territorio come base per uno sviluppo socio‐economico sostenibile, incentrato sulla valorizzazione del capitale di risorse locali diffuse; 2. la tutela e la valorizzazione dell'ambiente e del paesaggio, intesi come elementi strutturanti e identitari da salvaguardare e valorizzare anche ai fini di una fruizione sociale e turistica; 3. uno sviluppo edilizio ed infrastrutturale basato sulla trasformazione più che sull'espansione, con minimo consumo di suolo e riqualificazione dell'esistente; 4. il miglioramento della qualità dell'abitare, restituendo centralità allo spazio pubblico e favorendo la rigenerazione dei tessuti insediativi, sia storici che di recente realizzazione. L'implementazione di questi obiettivi dovrà essere accompagnata nel tempo da politiche integrate, atti amministrativi e programmi in grado di accelerare e facilitare il processo attuativo del piano. Il percorso fin qui realizzato ha visto un primo essenziale coinvolgimento della popolazione e degli attori locali in occasione della Conferenza del 3 febbraio 2012 in cui è stato presentato, e sottoposto a un confronto preliminare, il Documento di Indirizzi Strategici per il PUC di Castelnuovo Cilento. La conseguente pubblicazione del Documento sul sito del Comune, ha accompagnato la successiva iniziativa di erogazione di questionari alle famiglie e alle imprese, i cui esiti sono in via di pubblicazione sul sito istituzionale del Comune. Il Documento di Indirizzi Strategici costituisce parte integrante del presente Preliminare di Piano I passaggi istituzionali riguardano invece l'approvazione da parte del Consiglio Comunale degli indirizzi programmatici per la redazione del PUC in base gli artt. 23 e 24 della L.R. n° 16/2004 con Deliberazione n.3 del 26.03.2012 . Allo stesso modo, con Delibera n.29 del 10.05.2012 la Giunta Comunale ha approvato la proposta di costituzione dell'Ufficio di Piano per l‟elaborazione del nuovo strumento di pianificazione comunale in coerenza con quanto disposto dalla L.R. n. 16/2004. Il presente Preliminare di PUC, è stato elaborato dall’Ufficio di Piano del Comune di Castelnuovo Cilento, il cui Responsabile arch. Pasquale D'Agosto è anche Progettista di Piano. L'Ufficio di Piano usufruisce del supporto esterno del LAMAV ‐ Laboratorio di Management d'Area Vasta, coordinato dall'Università degli studi di Salerno, insieme al quale ha istituito un Laboratorio di copianificazione e sviluppo locale che punta al più ampio coinvolgimento del territorio e delle istituzioni locali guardando al sistema locale Alento e all'area vasta cilentana, quali ambiti di riferimento essenziale per il processo di pianificazione avviato a livello comunale. Pagina 5 Comune di Castelnuovo Cilento Sa ‐ Preliminare di PUC A QUADRO CONOSCITIVO Pagina 6 Comune di Castelnuovo Cilento Sa ‐ Preliminare di PUC 1. INQUADRAMENTO TERRITORIALE E GOVERNANCE D'AREA VASTA 1.1 Inquadramento generale Il comune di Castelnuovo Cilento si colloca a sud della provincia di Salerno nel territorio cilentano e confina all'interno con i comuni di Vallo della Lucania, Salento, Ceraso, mentre in direzione della costa confina con i comuni di Casalvelino e Ascea. Per la localizzazione geografica risultano le seguenti coordinate: 40°13′0″N 15°11′0″E, mentre l'altitudine varia dal minimo di 5 m.s.l.m. al massimo di 297 m.s.l.m., con il centro di Castelnuovo ubicato a 280 m.s.l.m.. La superficie è di 18 kmq (1.800 Ha) che, a fronte di una popolazione di 2.614 abitanti al 2010, misura una densità di 145,22 abitanti per kmq.. Oltre il centro di Castelnuovo, costituito dall'insediamento storico, nel territorio comunale sono localizzate le due frazioni di Pantana e di Velina, di più recente realizzazione. La frazione di Velina a 12 m.s.l.m., è più estesa e conta 860 abitanti. La frazione di Pantana a 20 m.s.l.m., con 334 abitanti, è contigua a Vallo Scalo, frazione di Casalvelino, e a Palazza, frazione di Salento. Ben inserito nell'armatura principale dei collegamenti, il territorio comunale è attraversato dalla linea delle FF.SS. ed è servito da due scali ferroviari, Casalvelino Scalo oggi dismesso, e Castelnuovo Cilento‐Vallo della Lucania; quest’ultima stazione ferroviaria, localizzata in Vallo Scalo (frazione del comune di Castelnuovo Cilento e dei comuni di Casalvelino e Salento) rappresenta uno scalo di riferimento per l’intero comprensorio cilentano. Il territorio comunale, inoltre, è attraversato dalla S.S. n°18 per le calabrie e dalla variante a scorrimento veloce Agropoli‐Vallo della Lucania. Per quanto concerne l’assetto fisico‐morfologico, l’intero comprensorio presenta le caratteristiche tipiche del cosiddetto “paesaggio collinare cilentano”. La varietà e complessità degli ambienti naturali influiscono fortemente sugli aspetti vegetazionali e fauno‐floristici di questo comprensorio: dalla macchia mediterranea delle zone coltivate a vigneto e uliveto degli ambienti collinari, alle macchie a bosco tipiche degli ambienti pedemontani e montani. Figura xx ‐ Piano del Parco – Morfologia di sintesi Pagina 7 Comune di Castelnuovo Cilento Sa ‐ Preliminare di PUC Il prevalente assetto collinare dell'ambito di riferimento, si connette ai sistemi montuosi del monte Stella a nord‐
ovest, del monte Chianello a nord e delle propaggini del complesso Gelbison‐Cervati a est. La morfologia di crinali collinari secondari, tipica del territorio di Castelnuovo Cilento, confluisce nella pianura di fondovalle dell'Alento che connota l'intero comprensorio fino alla fascia costiera tirrenica. Si tratta, dunque, di un paesaggio collinare di crinale, evoluto su terreni argillosi ed affioramenti marnosi relativamente acclivi, disposti in forma di lembi estesi e depressioni intermontane che confluiscono nel sistema alluvionale della fondovalle. Qui alla natura compatta della roccia si sostituisce una pietra fittamente stratificata di varia origine e composizione che spesso dà vita al fenomeno del flysch, con smottamenti del terreno dovuti all’azione erosiva delle acque, che nel corso dei secoli hanno generato radicali mutazioni morfologiche. Nell’ambito territoriale in cui è compreso il comune di Castelnuovo Cilento, in definitiva, si distinguono un sistema orografico, contrassegnato da aree a caratterizzazione naturalistica con limitati segni dell’attività antropica; un prevalente sistema di margine, caratterizzato da terreni coltivati e dalla presenza dei centri insediativi, tra cui quello di Castelnuovo e delle frazioni. Siamo nel territorio del Parco Nazionale del Cilento e Vallo di Diano iscritto nella World Heritage List dell'UNESCO e riserva di Biosfera MAB. Il comune risulta prevalentemente area contigua del Parco, mentre include una zona SIC (Cod: IT8050012) con un estensione di 3024Ha parte integrante del sistema idrografico dell’Alento, la cui fascia di rispetto interessa nel suo corso sia aree classificate come Zone Contigue, sia aree classificate come Zone 2. Il comune di Castelnuovo Cilento infine è parte dell'Unione dei Comuni della Valle dell'Alento, costituita da nove comuni: Castelnuovo Cilento, Gioi, Moio della Civitella, Omignano, Orria, Perito, Salento, Sessa Cilento, Stella Cilento. Nell'ambito dell'Unione risultano associati alcuni servizi, quello dei tributi e quello della sanificazione, oltre alla polizia municipale in via sperimentale per il periodo estivo; di più recente attuazione l'associazione dei servizi di: viabilità e trasporti, i servizi sociali e la funzione pubblica. Inoltre è prevista anche la creazione di una "sezione unica appaltante" di riferimento dei nove Comuni sia per quanto riguarda gli appalti pubblici, sia per gli acquisti necessari per il funzionamento degli enti locali. 1.2 Gli strumenti della pianificazione regionale e provinciale In base al Piano Territoriale Regionale PTR, il Comune di Castelnuovo Cilento è compreso nell’Ambiente insediativo n°5 – Cilento e Vallo di Diano e ricade nel Sistema Territoriale di Sviluppo STS A4 Gelbison Cervati a "dominante naturalistica" ‐ (cui appartengono anche i comuni di: Cannalonga, Ceraso, Gioi, Moio della Civitella, Novi Velia, Orria, Perito, Salento, Vallo della Lucania). Pagina 8 Comune di Castelnuovo Cilento Sa ‐ Preliminare di PUC Secondo il Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale PTCP della Provincia di Salerno, il territorio comunale di Castelnuovo Cilento ricade nell’Ambito Identitario n°7 – Cilento, Calore, Alento, Mingardo, Bussento e Alburni sud‐
est, che comprende gli STS A1 Alburni, A2 Alto Calore Salernitano, A3 Alento‐Monte Stella, A4 Gelbison Cervati, A5 Lambro‐Mingardo, A6 Bussento, tutti a dominante naturalistica. Nel PTR sono comprese le Linee guida per il paesaggio in Campania che in particolare: ‐ forniscono criteri ed indirizzi di tutela, valorizzazione, salvaguardia e gestione del paesaggio per la pianificazione provinciale e comunale, finalizzati alla tutela dell’integrità fisica e dell’identità culturale del territorio, come indicato all’art. 2 della L.R. 16/04; ‐ definiscono il quadro di coerenza per la definizione nei Piani Territoriali di Coordinamento Provinciale (PTCP) delle disposizioni in materia paesaggistica, di difesa del suolo e delle acque, di protezione della natura, dell’ambiente e delle bellezze naturali, al fine di consentire alle province di promuovere, secondo le modalità stabilite dall’art. 20 della citata L. R. 16/04, le intese con amministrazioni e/o organi competenti; ‐ definiscono gli indirizzi per lo sviluppo sostenibile e i criteri generali da rispettare nella valutazione dei carichi insediativi ammissibili sul territorio, in attuazione dell’art. 13 della L.R. 16/04. Attraverso le Linee guida per il paesaggio in Campania, la Regione indica alle Province ed ai Comuni un percorso istituzionale ed operativo coerente con i principi dettati dalla Convenzione europea del paesaggio, dal Codice dei beni culturali e del paesaggio e dalla L.R. 16/04, definendo direttive specifiche, indirizzi e criteri metodologici il cui rispetto è cogente ai fini della verifica di coerenza dei piani territoriali di coordinamento provinciali (PTCP), dei Pagina 9 Comune di Castelnuovo Cilento Sa ‐ Preliminare di PUC piani urbanistici comunali (PUC) e dei piani di settore, da parte dei rispettivi organi competenti, nonché per la valutazione ambientale strategica prevista dall’art 47 della L.R. 16/04. Lo Schema di articolazione dei paesaggi della Campania costituisce un primo tentativo di identificazione dei paesaggi regionali sulla base delle elaborazioni relative alle strutture fisiche, ecologiche, agroforestali e storico‐
archeologiche. Castelnuovo Cilento rientra nell'Ambito di Paesaggio 42 Valle dell'Alento. Nell'ambito delle Linee guida, gli indirizzi che riguardano la Valle dell'Alento si riferiscono al "territorio rurale e aperto", in particolare richiamando come contesti di riferimento le aree collinari nonché i corpi idrici e le relative fasce di pertinenza. L’art. 70, Capo III delle Norme di Attuazione del Ptcp stabilisce che nell’ambito dei sistemi e sottosistemi del territorio rurale e aperto, facenti parte delle aree di collina (ai sensi della L.R. n°13/2008 – Linee guida per il paesaggio), i PUC devono:  individuare ed articolare, nel dettaglio di scala previsto dal PTR, gli elementi costitutivi delle aree del territorio comunale, già individuati a scala di area vasta dal PTCP ai sensi della normativa vigente, caratterizzanti il sottosistema di appartenenza del territorio rurale ed aperto: le aree forestali, le praterie, le aree agricole ed i mosaici agricoli ed agroforestali delle aree di collina; Pagina 10 Comune di Castelnuovo Cilento Sa ‐ Preliminare di PUC 
censire, schedare e collocare in cartografia specifica i manufatti, le opere caratteristiche e tipiche delle aree rurali e tutte le testimonianze storiche della cultura contadina di collina; per la conservazione e valorizzazione di tali manufatti, i PUC devono indicare adeguate norme. Per le aree di collina, ai sensi dell’art.71 delle NdA, i PUC devono perseguire i seguenti obiettivi di tutela, valorizzazione paesaggistica e salvaguardia:  nelle aree forestali e nelle praterie di collina, la salvaguardia dell’integrità fisica, naturalistica, vegetazionale e paesaggistica di elementi che, nei sistemi collinari, rappresentano aree più o meno isolate di habitat seminaturali nell’ambito di una matrice agricola prevalente, con importante funzione di collegamento alla maglia della Rete Ecologica provinciale (aree di stepping stones, insule e corridoi ecologici). Nelle aree comunali, che il PUC riconosce come aree di collegamento strategico per la Rete Ecologica (stepping zones, insule, corridoi ecologici principali) non è consentita l’edificazione di nuovi manufatti a scopo abitativo;  nelle aree forestali e di prateria di collina, il recupero, il restauro ed il riuso di manufatti ed opere esistenti, mediante l’adeguamento igienico sanitario ed il ripristino delle tipologie architettoniche storiche e strutturali originarie;  nelle aree forestali e di prateria, in posizione marginale rispetto alle aree forestali e di prateria di collina (come individuate nella cartografia del Ptcp), l’inserimento di nuove opere, impianti tecnologici e corridoi infrastrutturali, previa presentazione di documentazione di valutazione d’impatto ambientale;  l’adozione di misure atte a garantire l’attrattività turistica e la produzione di prodotti alimentari e artigianali tipici in contesti di eccellenza ambientale, per invertire i processi di spopolamento ed impoverimento;  l’adozione di misure finalizzate alla valorizzazione delle risorse culturali ed alla produzione ed al commercio di prodotti agroalimentari tipici, in modo da incentivare il turismo alternativo o complementare anche attraverso strutture agrituristiche e l'accoglienza in dimore rurali tipiche o storiche;  l’agevolazione della costituzione e della messa a punto di intere filiere produttive di prodotti riconoscibili e a qualità certificata;  la tutela di particolari e tipiche sistemazioni idraulico agrarie e forestali delle aree rurali e forestali collinari come affossamenti, sistemazioni a rittocchino, a cavalcapoggio, lunettamenti, muretti a secco (di contenimento e divisori), terrazzamenti e ciglionamenti, comprensiva delle incentivazioni previste dagli strumenti di programmazione locali e sovralocali;  la tutela di coltivazioni tradizionali e tipiche (orti arborati e vitati, arboreti tradizionali terrazzati) e consociazioni colturali delle aree agricole e dei mosaici agricoli di collina (limone, olivo, nocciolo, ciliegio) ad elevato valore paesaggistico e di difesa idrogeologica, comprensiva delle incentivazioni previste dagli strumenti di programmazione locali e sovralocali;  la tutela di tipici e tradizionali elementi significativi di diversità biologica come siepi, filari arborei, alberi isolati monumentali presenti nelle aree agricole e dei mosaici agricoli ed agroforestali di collina, con le incentivazioni previste dagli strumenti di programmazione locali e sovralocali;  la salvaguardia dell’integrità strutturale, della continuità, dell’estensione e delle caratteristiche di apertura delle aree di mosaico agricolo ed agroforestali collinari, che costituiscono la matrice caratterizzante dell’ecomosaico e del paesaggio delle aree collinari provinciali, come individuate dal PTCP e che svolgono una fondamentale funzione di filtro e protezione (zone cuscinetto) delle aree ad elevata naturalità della rete ecologica e delle zone agricole multifunzionali intorno ai nuclei urbani. Il PUC deve prevedere specifici criteri localizzativi e di inserimento ambientale e paesaggistico di nuove opere, attrezzature, impianti produttivi tecnologici e corridoi infrastrutturali, limitando i processi di frammentazione del territorio rurale e di dispersione insediativa, previa presentazione di documentazione di valutazione d’impatto ambientale ed identificando idonee fasce di tutela degli elementi paesaggistici morfologici e dei crinali a maggiore fragilità visiva. In base all’art.72 delle NdA del Ptcp, i PUC, inoltre, devono rispettare precisi indirizzi per l’utilizzazione delle aree di collina. I nuovi edifici residenziali rurali non potranno essere costruiti e localizzati sulle superfici naturali e seminaturali (denominate nella cartografia del Ptcp aree forestali e praterie con elevato valore ecologico), la cui estensione può Pagina 11 Comune di Castelnuovo Cilento Sa ‐ Preliminare di PUC concorrere alla determinazione della superficie aziendale/fondiaria minima, alla quale applicare gli indici relativi all’edificabilità delle sole pertinenze agricole. Per limitare la dispersione edilizia, le nuove residenze agricole dovranno possedere requisiti di abitabilità minimi, come individuati dalla normativa vigente (L.219/81), con un minimo di 45 metri quadrati utili abitabili, nel rispetto degli indici di edificazione stabiliti dai PUC. La disciplina d’utilizzazione deve considerare gli elementi costitutivi e le reali capacità produttive delle aree; dunque, ai fini della utilizzazione, in sede di elaborazione dei PUC, le aree agricole di collina devono essere differenziate tra aree agricole ordinarie, aree agricole di salvaguardia periurbane, aree agricole di tutela paesaggistica e naturalistica, parchi agricoli ed aree agricole produttive, rispetto alle quali verranno desunte le corrispondenti superfici aziendali/fondiarie minime, differenziando usi ed indici di edificabilità in conformità a quelli stabiliti al punto 1.8 del Titolo II dell’allegato 1 alla L. R. 20/03/1982 n°14. Per le attività agricole‐industriali di stoccaggio e trasformazione dei prodotti aziendali (capannoni aziendali per la lavorazione dell’ortofrutta e della IV gamma, silos, caseifici, frantoi e cantine aziendali) nelle aree agricole di collina, gli indici di utilizzazione dovranno essere previsti dai PUC in funzione dei rapporti di copertura. Per quanto riguarda gli impianti serricoli, l’art.73 delle NdA stabilisce che:  La realizzazione degli impianti serricoli per colture protette deve essere consentita solo in aree agricole produttive, fermo restando il quadro normativo nazionale e regionale di riferimento in materia di realizzazione di impianti di protezione delle colture (serre) e dei vincoli ambientali, paesaggistici ed idrogeologici presenti sul territorio.  In fase di redazione o di adeguamento dei PUC, i Comuni possono in presenza di motivate esigenze ambientali, paesaggistiche ed agronomiche di natura specifica e locale, modificare in senso restrittivo alcuni parametri costruttivi degli impianti serricoli stabiliti dalla norma sopra evidenziata, se legittimamente derogabile, quali: tipologie costruttive, indice di copertura, altezza al colmo, distacchi, distanza dalle abitazioni, dispositivi di regimazione, raccolta e riutilizzo delle acque di sgrondo, tipologia delle recinzioni vive, al fine di assicurare l’inserimento ambientale e paesaggistico dei manufatti serricoli, anche stabilendo incentivi tramite il ricorso a canali di finanziamento regionali, nazionali e comunitari per il risparmio idrico ed energetico, l’utilizzo di tecniche agronomiche a basso impatto, il corretto smaltimento e riciclo dei materiali di copertura e dei rifiuti dell’attività produttiva sotto serra.  Il rilascio dell'autorizzazione per la realizzazione degli impianti serricoli è comunque subordinato ad una verifica idraulica della rete di raccolta prevista per le acque piovane in eccesso provenienti dalle serre aziendali, ossia, ad una verifica della capacità delle tubazioni e dei fossi di raccolta aziendali ed extraziendali limitrofi di convogliare le acque di scolo senza recare danno a cose e fondi finitimi.  Il nulla osta al montaggio degli impianti serricoli è assoggettato a quanto eventualmente prescritto dal Consorzio di Bonifica competente per territorio. Per quanto concerne gli indirizzi per i corpi idrici e le relative fasce di pertinenza, i Piani urbanistici comunali, in linea con il PTCP, definiscono specifiche misure per la salvaguardia dell’integrità fisica dei corpi idrici superficiali e dei corsi d’acqua, in riferimento:  agli elementi che ne definiscono morfologia e struttura (alveo, sponde ed aree ripariali, isole fluviali, aree golenali, paleoalvei, meandri abbandonati), ed alle relative fasce di pertinenza fluviale;  agli elementi di naturalità presenti (vegetazione igrofila e ripariale, boschi planiziali, aree umide);  alle condizioni di continuità e apertura degli spazi rurali e agricoli, allo scopo di preservarne la funzione di corridoio ecologico, di stepping stones, di fasce tampone a protezione delle risorse idriche, di aree di mitigazione del rischio idraulico, non consentendo in queste aree l’edificabilità; favorendo il riuso di manufatti e opere esistenti; definendo norme e criteri per il corretto inserimento ambientale e paesaggistico di opere e infrastrutture, da realizzarsi con tecniche ad elevata reversibilità, a basso impatto sulla integrità, continuità, multifunzionalità ed accessibilità degli spazi rurali e delle aree ripariali;  alla identificazione dei tratti dei corsi d’acqua e delle aree di pertinenza fluviale interessati da processi di degrado degli aspetti morfologico‐strutturali, naturalistici, ecologici, definendo criteri e tipologie di recupero naturalistico ed ambientale con il ricorso prioritario a tecniche di ingegneria naturalistica. Pagina 12 Comune di Castelnuovo Cilento Sa ‐ Preliminare di PUC In particolare, l’art. 112 delle NdA del Ptcp stabilisce che per gli invasi ed i bacini, i PUC devono prevedere:  la salvaguardia della risorsa idrica, il rispetto o il ripristino degli equilibri idrogeologici, in coerenza con le indicazioni dei Piani per l’Assetto idrogeologico e dei piani specialistici e di settore;  la limitazione di nuovi interventi edificatori o infrastrutturali privati in una fascia di rispetto di larghezza non inferiore a 150 m dalle sponde, attraverso recinzioni realizzate con siepi vive o muri a secco;  entro la fascia indicata in precedenza, nell’ambito degli eventuali perimetri dei centri abitati deliberata ai sensi della legge 765/1967, ferme restando le disposizioni dei piani dell’Autorità di Bacino e le prescrizioni del PTCP, i PUC devono definire norme più dettagliate che limitino o vietino i nuovi interventi privati al fine di garantire nella misura più ampia possibile la funzione ecologica e la qualità paesaggistica del bacino e delle aree spondali;  la rinaturalizzazione ed il recupero di fruibilità delle sponde con incremento della accessibilità ciclopedonale attraverso percorsi pubblici e la salvaguardia dei percorsi pubblici preesistenti;  per le fasce vegetate, la continuità di alberature lungo la sponda, da completare e reintegrare, con esclusione di quelle ricadenti nelle aree inondabili, per le quali vanno rispettate le prescrizioni dei piani delle Autorità di Bacino. Per i corsi d’acqua, i PUC devono prevedere:  la salvaguardia quali‐quantitativa delle risorse idriche negli alvei naturali e nei reticoli irrigui e di drenaggio, con contenimento degli impatti da inquinamento e degli utilizzi impropri, in coerenza alle indicazioni dei Piani per l’Assetto idrogeologico e dei piani specialistici e di settore;  il rispetto o il ripristino degli equilibri idrogeologici, in coerenza con le indicazioni dei piani delle Autorità di Bacino;  la limitazione di nuovi interventi edificatori o infrastrutturali privati in una fascia di rispetto di larghezza non inferiore a 150 m dalle sponde, prevedendo recinzioni realizzate con siepi vive o muri a secco;  entro la fascia indicata in precedenza, nell’ambito degli eventuali perimetri dei centri abitati deliberati ai sensi della legge 765/1967, ferme restando le disposizioni dei piani delle Autorità di Bacino e le prescrizioni del PTCP, i PUC devono stabilire norme che limitino o vietino i nuovi interventi privati al fine di garantire nella misura più ampia possibile la funzione ecologica e la qualità paesaggistica del corso d’acqua e delle aree spondali;  la rinaturalizzazione ed il recupero di fruibilità delle sponde con incremento della accessibilità ciclopedonale attraverso percorsi pubblici e la salvaguardia dei percorsi pubblici preesistenti;  per le fasce vegetate, la continuità di alberature lungo la sponda, da completare e/o reintegrare. In riferimento alle problematiche territoriali legate ai fattori geologici, geomorfologici ed idrogeologici, il PTR evidenzia come il Cilento rappresenti uno dei territori a scala regionale maggiormente interessato da fenomeni franosi e da alluvioni. Il disordinato assetto idrogeologico naturale, la carenza di manutenzione ordinaria e straordinaria del territorio, il modello di gestione del patrimonio idrogeologico, caratterizzato da eccessivi prelievi delle risorse idriche e minerali e da interventi artificiali di sbarramento e imbrigliamento dei corsi d’acqua, fanno sì che dissesti e frane abbiano interessato ed interessino molte aree collinari e montane. Al contempo, le aree vallive sono state spesso colpite da inondazioni. Rispetto al sistema insediativo ed infrastrutturale, il PTR, da un lato mette in evidenza il patrimonio storico, architettonico e culturale dell’Ambiente Insediativo n°5 (citando, in particolare, anche le fortificazioni medievali di Castelnuovo), dall’altro sottolinea tra le criticità la difficile accessibilità esterna aerea e marittima e la mancanza di un raccordo veloce tra la parte centrale del Cilento e il Vallo di Diano, che, secondo il PTR consentirebbe di collegare le aree costiere del Parco con l’Autostrada del Sole, rivitalizzando gli insediamenti montani dell’alta Valle dell’Alento e della Valle del Calore Salernitano. L’Ambiente Insediativo n°5 coincide quasi interamente con il Parco Nazionale del Cilento e Vallo di Diano, comprese le aree contigue. Il territorio di Castelnuovo Cilento ricade in Zona contigua per 15,0 Kmq ed in Zona 2 del Parco per i restanti 3,0 Kmq. Pagina 13 Comune di Castelnuovo Cilento Sa ‐ Preliminare di PUC Il PTR evidenzia che le scelte programmatiche (definite o in via di definizione), sia a livello di pianificazione provinciale (PTCP) che comprensoriale (Piano del Parco), in grado di incidere anche sugli assetti territoriali urbani, si possono ricondurre ad alcuni assi fondamentali, quali:  lo sviluppo delle risorse endogene e la riduzione degli squilibri interni;  la conservazione della biodiversità (e la costruzione della rete ecologica regionale, a partire dai territori marginali);  il miglioramento della qualità insediativa;  lo sviluppo del turismo compatibile;  lo sviluppo delle infrastrutture portuali, dei collegamenti marittimi e dei trasporti terrestri per il miglioramento dell’accessibilità ai siti naturalistici e turistici in misura sostenibile per il territorio. Naturalmente, tali obiettivi necessitano di una serie di interventi orientati alla creazione di un adeguato ambiente di supporto, quali:  la riqualificazione e valorizzazione dei luoghi con il recupero ambientale e la rinaturalizzazione del territorio, anche attraverso l’agricoltura e le attività agro‐silvo‐pastorali, (assicurandone la permanenza, a garanzia della tutela del paesaggio, promovendo il recupero delle tecniche tradizionali e le specie di produzione per conservare la biodiversità e sostenendo, con l’innovazione tecnologica, le produzioni tipiche e di qualità orientandole ad un’agricoltura biologica);  il recupero, la riqualificazione e la rivitalizzazione dei centri e dei nuclei storici, intesi come beni culturali, sociali ed economici;  il miglioramento del sistema infrastrutturale delle comunicazioni, soprattutto di avvicinamento all’area (e, in riferimento al Cilento interno, anche migliore accessibilità stradale: con il miglioramento compatibile della percorribilità trasversale all’Ambito). Coerentemente alle problematiche evidenziate per l’Ambito insediativo di appartenenza, per il STS A4 il PTR tocca l’indirizzo A1. Interconnessione – Accessibilità attuale (e suggerisce la necessità di interventi migliorativi) ed il tema B. Difesa e recupero della “diversità” territoriale: costruzione della rete ecologica, rispetto al quale attribuisce maggior peso agli indirizzi B.1. Difesa della biodiversità (scelta strategica prioritaria da consolidare), B.4. Valorizzazione del patrimonio culturale e del paesaggio (valore strategico da rafforzare), B.2. Valorizzazione e sviluppo dei territori marginali, minor peso all’indirizzo B.5. Recupero delle aree dismesse e in via di dismissione. Quest’ultimo tema, se non ha particolare rilevanza nell’intero STS A4, può, in realtà, rappresentare un’opportunità per il territorio comunale di Castelnuovo Cilento, in cui ricadono diverse aree produttive dismesse e in stato di abbandono. In relazione alle caratteristiche più propriamente insediative dell’Ambito n°5 – Cilento e Vallo di Diano – il PTR ha delineato il seguente assetto:  il progressivo spopolamento dei nuclei insediativi antichi a favore: a) di nuovi insediamenti sorti lungo le principali arterie di collegamento stradale e ferroviario; b) di un’edificazione sparsa, diffusa sul territorio, consentita da normative, che emanate a favore dell’agricoltura (L.R. 14/82), hanno, invece, comportato l’occupazione di vaste aree a destinazione agricola; c) degli insediamenti costieri, interessati negli ultimi decenni da un notevole sviluppo legato al turismo balneare;  la concentrazione di servizi in pochi centri polarizzanti;  le accentuate dinamiche insediative dei comuni costieri, legate allo sviluppo del turismo balneare (forte espansione delle seconde case per la villeggiatura, strutture di tipo residenziale‐turistico);  il sottoutilizzo dei sistemi portuali e le criticità dell’offerta diportistica. Anche il PTCP ha evidenziato che i processi urbanizzativi più recenti hanno prodotto, in realtà, una perdita di coerenza con l’identità storica delle strutture urbane locali e la perdita di equilibrio tra l’organizzazione delle rete degli insediamenti minori e la qualità del contesto ambientale e paesaggistico. Per il Cilento costiero, in particolare, il Piano ha evidenziato l’urbanizzazione di aree caratterizzate da elevati valori paesaggistico‐ambientali e, più in Pagina 14 Comune di Castelnuovo Cilento Sa ‐ Preliminare di PUC generale anche per le aree interne, ha confermato lo sviluppo dell’edificazione lineare lungo gli assi e i nodi infrastrutturali e la diffusione di fenomeni di dispersione edilizia, che progressivamente hanno eroso il territorio agricolo, producendo forme di residenzialità informi e dequalificate. Figura xx – PTCP, Infrastrutture, trasporti e logistica Rispetto alla tendenziale evoluzione del sistema insediativo delineata, il PTR suggerisce alcune azioni:  recupero, valorizzazione e rivitalizzazione dei centri storici, conferendo agli abitati, in un’ottica di intervento sostenibile, un’immagine di qualità, di comfort e di decoro, assegnando agli stessi funzioni in grado di frenare l’esodo dei residenti;  promozione di un sistema insediativo unitario, organizzato intorno a centralità di rango locale, assegnando al sistema ruoli urbani significativi e ai centri che lo compongono ruoli e funzioni complementari nel quadro di un’organizzazione policentrica del sistema insediativo complessivo; il tutto supportato da un’adeguata politica di mobilità (assetto policentrico ed equilibrato);  il blocco dello sprawl edilizio, della edificazione diffusa e sparsa sul territorio, nonché delle espansioni lineari lungo le strade principali di collegamento e lungo la fascia costiera;  miglioramento della qualità del patrimonio naturalistico e culturale, in un’ottica di tutela e di sviluppo compatibile;  costruzione di una nuova immagine turistica, mediante una diversa impostazione tecnico‐urbanistica, la riqualificazione e valorizzazione dei luoghi, soprattutto della fascia costiera, con il recupero ambientale e la rinaturalizzazione del territorio, l’integrazione tra turismo balneare e turismo culturale, la costruzione di reti di connessione tra gli insediamenti costieri e quelli dell’entroterra. A margine dello studio delle criticità e delle risorse del sistema insediativo provinciale, coerentemente al PTR, anche la strategia delineata dal PTCP prevede il rafforzamento del policentrismo provinciale, attraverso la valorizzazione differenziata dei diversi centri e del relativo sistema di relazioni in una logica di complementarietà. Pagina 15 Comune di Castelnuovo Cilento Sa ‐ Preliminare di PUC In relazione al sistema insediativo, il PTCP individua due obiettivi prioritari: riassetto policentrico del sistema territoriale provinciale e riqualificazione urbana, ossia la riconfigurazione qualificata degli assetti spaziali deve accompagnarsi al riequilibrio dei ruoli degli insediamenti e dei sistemi urbani in una logica di complementarietà funzionale delineando una rete di “città”; le azioni volte all’incremento e valorizzazione delle centralità urbane e territoriali devono integrarsi con quelle attinenti la riqualificazione urbanistica, ambientale e paesaggistica delle aree urbanizzate. In particolare, negli ambiti locali in cui un unico polo urbano costituisce riferimento per un contesto caratterizzato da centri di limitata consistenza demografica e funzionale, il potenziamento del ruolo del centro maggiore deve integrarsi alla diffusione (sia pure contenuta) di servizi alla collettività nell’intorno territoriale, che può assumere il ruolo di area di relazione e mediazione con un più vasto contesto, ed alla promozione di servizi connessi alla valorizzazione del patrimonio storico‐culturale ed ambientale. Figura xx – PTCP, Riassetto policentrico e reticolare
Nelle aree a bassa densità, come il Cilento interno, l’obiettivo è duplice: da un lato, il rafforzamento dei ruoli dei centri urbani maggiori, integrandone in maniera più compiuta ed equilibrata il sistema di relazioni con il contesto, dall’altro il rafforzamento dei centri minori che presentano potenzialità tali di fargli assumere ruoli di raccordo, al fine di configurare sistemi reticolari locali. Se si guarda nello specifico alle azioni promosse per i sistemi insediativi dal PTCP, per l’Ambito Identitario n°7, emerge come obiettivo prioritario proprio il consolidamento e il potenziamento dei ruoli urbani e delle centralità territoriali di Agropoli, Vallo della Lucania (vedi valorizzazione e potenziamento dei poli scolastici e del polo fieristico di Vallo della Lucania) e Sapri e del ruolo svolto a livello di micro‐ambito dai bipoli Roccadaspide/Capaccio, Ascea/Casalvelino, Centola/Camerota. Al contempo, per migliorare la qualità della vita dei territori marginali limitandone la dipendenza dalle centralità consolidate più esterne, si prevede la localizzazione di servizi pubblici e privati di rango locale e sovracomunale nei centri collegabili alle centralità territoriali e locali da relazioni di complementarietà ed integrabilità, secondo un modello “a grappoli” di città, erogatori di servizi e motori di diffusione di prestazioni urbane nei confronti del sistema di insediamenti minori del Cilento. Pagina 16 Comune di Castelnuovo Cilento Sa ‐ Preliminare di PUC Inoltre, la realizzazione di servizi alla collettività ed al turismo passa attraverso la valorizzazione dell’armatura urbana preesistente; ossia l’indirizzo prioritario è di ancorare lo sviluppo delle nuove centralità (sedi di servizi e del sistema produttivo e logistico) all’armatura urbana esistente per:  evitare la dispersione nel territorio extraurbano, contrastando le attuali tendenze alla frammentazione del suolo agricolo e alla diffusione di polarità isolate;  utilizzare la realizzazione di sedi per le nuove funzioni come opportunità per attivare processi di riqualificazione della città esistente e in particolare delle recenti formazioni residenziali. In estrema sintesi, il PTCP assume la qualità urbana ed insediativa ed il minor consumo di suolo quali principi di riferimento per le politiche locali volte al soddisfacimento delle esigenze della popolazione residente, sostenendo azioni che investano prioritariamente la riqualificazione delle aree edificate degradate ed il consolidamento e l’integrazione di quelle di recente formazione parzialmente urbanizzate. Per creare condizioni insediative soddisfacenti non è sufficiente fornire un’adeguata (ed indispensabile) quantità e varietà di attrezzature di base (tra l’altro in molti insediamenti mai raggiunta), ma oltre all’incremento e alla diversificazione dell’offerta di servizi pubblici e privati (coerentemente con la scala locale di riferimento) è necessario conseguire anche un’organizzazione morfologica spaziale coerente e dotata di percepibili elementi identitari, per la quale si richiede il rafforzamento del sistema degli spazi pubblici e il recupero e l’integrazione degli spazi di naturalità residui presenti all’interno e ai margini degli insediamenti. Figura xx: PTCP ‐ i beni storico culturali Tra gli indirizzi del PTCP relativi alla riqualificazione dei caratteri funzionali, morfologici, paesaggistico‐ambientali degli insediamenti citiamo quelli attinenti a:  la tutela, il recupero e la valorizzazione sostenibile dei centri e dei nuclei storici;  la promozione e la valorizzazione di una rete di centralità locali e territoriali ancorata alla rete degli insediamenti, indicando come aree di localizzazione prioritaria di servizi e di attrezzature le zone di recente e parziale edificazione e quale esigenza fondamentale l’integrazione con le azioni volte alla riqualificazione morfologico‐spaziale;  il contenimento del consumo del suolo, definendo criteri localizzativi, in base ai quali sono privilegiati: il riuso delle aree e degli edifici dismessi, la ristrutturazione urbanistica e la densificazione delle aree edificate, la riqualificazione ed integrazione delle aree già parzialmente urbanizzate; Pagina 17 Comune di Castelnuovo Cilento Sa ‐ Preliminare di PUC 
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i criteri qualitativi volti alla riconfigurazione della morfologia ed al consolidamento degli insediamenti con impianto urbanistico incompiuto ed al miglioramento dei paesaggi edificati; il rafforzamento del sistema degli spazi pubblici; la riqualificazione degli insediamenti specialistici e, in particolare, di quelli produttivi; i criteri ed i parametri ecologico‐ambientali per gli interventi di trasformazione. Nel dattaglio, relativamente ai criteri di identificazione nei PUC dei Centri e nuclei storici, l’art. 90, Capo X delle Norme di Attuazione del Ptcp, stabilisce che i Puc:  devono individuare e riconoscere come zone “A”, di cui al D.M. n°1444/1968 i centri storici, comprensivi dei nuclei antichi, dei quartieri urbani della tradizione e delle aree previste dalla normativa vigente; in generale, sono classificate quali insediamenti storici le parti del territorio che risultano edificate con sostanziale continuità al 1955‐1957, come documentato dalle cartografie IGM aggiornate a tale data ed estese a comprendere gli spazi adiacenti ancora liberi che si configurano come spazi di relazione percettiva e di tutela;  devono individuare le aree agricole infraurbane presenti nella zona “A” disponendone la conservazione ed il risanamento;  devono individuare gli elementi isolati, edifici o complessi edilizi, anche collocati in aree non urbane (casali, masserie, conventi, castelli, ecc.), che rivestano, con i propri caratteri architettonici, valore storico o documentario, mantenendone la destinazione d’uso, se compatibile con la loro tutela, o consentendo destinazioni più appropriate al loro mantenimento;  devono censire (avvalendosi anche della cartografia allegata al PTCP) la viabilità storica, le sistemazioni idrauliche storiche, le aree di centuriazione, i beni esposti a rischio idrogeologico elevato e/o molto elevato. Figura xx: PTCP ‐ Classificazione degli insediamenti per tipologia Relativamente ai criteri d’uso dei centri e nuclei storici, l’art. 91 stabilisce che:  i PUC devono dettare misure di conservazione e valorizzazione dei centri e nuclei storici e dei quartieri della tradizione, promuovendo, con disciplina rigorosa e premiale, gli interventi ammissibili assumendo quali principali finalità la conservazione integrale dei caratteri strutturali degli insediamenti, la loro fruibilità e la valorizzazione degli elementi di relazione storica con il contesto ed, ove possibile, il loro ripristino. A tal fine, i PUC devono considerare caratteri strutturali dei tessuti storici, il disegno dell’impianto urbano con riferimento ai tracciati ed agli spazi pubblici, l’articolazione dei caratteri tipologici, morfologici, formali e costruttivi dei Pagina 18 Comune di Castelnuovo Cilento Sa ‐ Preliminare di PUC 
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complessi edilizi e degli spazi aperti, i rapporti tra spazi scoperti, spazi coperti, cortine stradali e volumi edificati. I PUC disciplinano gli interventi volti alla valorizzazione delle cortine stradali e dei volumi edificati. Quando i tessuti storici includono impianti industriali dismessi, salvaguardando l’eventuale valore di esempi di archeologia industriale, su di essi sono ammissibili interventi di ristrutturazione finalizzati a riusi urbani compatibili, obbligatoriamente dotati di consistenti aliquote di spazi pubblici e di uso pubblico a verde. I Comuni, per la conservazione e la valorizzazione di tutte le aree identificate in precedenza redigono un Piano di Recupero o un Piano Attuativo cui riferire gli eventuali Programmi integrati di riqualificazione urbanistica, edilizia ed ambientale previsti dalla normativa vigente; in alternativa i proprietari, riuniti in consorzio, possono proporre la definizione per l’intero ambito di proprietà di un piano di recupero o attuativo ai sensi della normativa vigente. Mancando tali strumenti, per le aree storiche ed antiche, i Comuni possono consentire interventi di manutenzione ordinaria, manutenzione straordinaria, restauro e risanamento conservativo ai sensi della normativa vigente, cambiamenti di destinazione d’uso compatibili con la disciplina di zona, interventi relativi alla prevenzione sismica, interventi per le infrastrutture viarie, tecnologiche a rete o puntuali e per l’arredo urbano che rispettino lo stato dei luoghi. Per i piani di recupero o attuativi ad iniziativa privata che prevedano almeno per l’80% interventi di restauro, risanamento conservativo, per il riuso di edifici o di isolati di superficie utile coperta superiore a cinquecento metri quadrati ovvero a mille metri quadrati nel caso di centri storici di estensione territoriale maggiore di un ettaro, i comuni potranno prevedere per i soggetti che si attivano quantità edificatorie premiali, espresse in superficie utile coperta, il cui valore convenzionale, calcolato sul costo a metro quadrato di superficie lorda complessiva stabilito dalla Regione per gli interventi di nuova costruzione di edilizia residenziale pubblica, non superi il 25 per cento del costo delle opere attuate, asseverate dal progettista, da utilizzare in aree edificabili in zona “B” o “C”, in aggiunta a quelle già previste dallo strumento urbanistico, stipulando apposite convenzioni con il Comune; le quantità premiali devono poter essere utilizzate solo in seguito alla realizzazione degli interventi previsti; al fine di ripristinare la tipologia originaria degli edifici oggetto di intervento potranno anche abbattersi le volumetrie o superfici utili coperte costituenti superfetazioni o soprastrutture incongrue di epoca recente, non abusive, prive di valore storico, le cui quantità potranno aggiungersi a quelle premiali con dimensioni non superiori a due volte quelle dei manufatti oggetto di demolizione. I PUC devono dettare disposizioni per la conservazione, il recupero e la valorizzazione compatibile della viabilità storica, delle sistemazioni idrauliche storiche (anche in attuazione dei Programmi di Mitigazione del rischio idrogeologico predisposti dalle Autorità di Bacino a corredo dei PAI), delle aree di centuriazione. Per gli insediamenti recenti, l’art. 92, Capo XI stabilisce che i PUC devono individuare, ai sensi del D.M. n°1444/1968, come “zona B”, gli insediamenti recenti a tessuto edilizio consolidato caratterizzati dalla densità edilizia prevista dallo stesso decreto; come “zona C”, gli insediamenti urbani con densità edilizia inferiore a quella delle zone “B” secondo le indicazioni del citato decreto, nei quali i nuovi eventuali interventi abbiano anche il carattere di riqualificazione urbanistica (recupero degli standard) e di riequilibrio ambientale; come “zona E” a carattere agricolo, oltre l’area prevista nel D.M n°1444/1968, anche le aree periurbane libere a ridosso degli insediamenti urbani, da delimitare al fine di salvaguardare l’abitato ed evitarne la saldatura con altri centri attraverso una normativa specifica, diversa da quella per le zone agricole extraurbane, rivolta alla riqualificazione urbanistica e paesaggistica. I PUC dovranno destinare a fini edificatori, in via privilegiata, le aree del proprio territorio riconducibili alle zone B (come sopra definite), esaurendo eventualmente in essa l’intero dimensionamento residenziale, ovvero limitando il più possibile il consumo di nuovo suolo a fini edificatori, attraverso l’individuazione di parti del territorio riconducibili alle zone C. Nelle aree di insediamento recente, i PUC devono individuare: Pagina 19 Comune di Castelnuovo Cilento Sa ‐ Preliminare di PUC 
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le aree da sottoporre ad azioni di riqualificazione con prioritaria attenzione allo stato degli insediamenti di edilizia residenziale pubblica, alla carenza di attrezzature pubbliche, alla presenza di aree dismesse, dismettibili o sotto‐utilizzate; lo stato di degrado degli insediamenti in relazione allo stato di funzionalità del patrimonio edilizio e delle infrastrutture a rete; gli ambiti urbani congestionati, attrattori di consistenti flussi di mobilità; gli ambiti urbani caratterizzati da una commistione disordinata di funzioni residenziali e produttive; gli ambiti, da sottoporre a nuove funzioni congruenti con gli obiettivi di riassetto e promozione di nuove centralità prescrivendovi adeguati standard urbanistici. L’art. 93 delle NdA stabilisce che nelle aree interessate da insediamenti recenti i PUC devono perseguire una serie di obiettivi ed assicurare:  l’utilizzo equilibrato degli impianti urbani, con priorità localizzative per la rete dei servizi sociali, garantendone le condizioni di accessibilità;  i completamenti e la densificazione delle aree già edificate mediante entità spaziali e volumetriche finalizzate a migliorare le condizioni complessive dell’esistente;  il pieno utilizzo del patrimonio esistente;  gli interventi che, a fronte di nuovi impegni di suolo, ai fini insediativi ed infrastrutturali, verifichino preliminarmente la possibilità di riutilizzazione e riorganizzazione degli insediamenti e delle infrastrutture esistenti;  la qualità urbanistica ed architettonica degli insediamenti;  le azioni di ricucitura dei margini mediante realizzazione delle cinture verdi, per consolidare i confini delle città e per arrestare il processo di erosione spontanea di nuovo suolo extra‐urbano;  i modelli tipologici residenziali di aggregazione e di uso alternativi, anche mediante il frazionamento delle unità abitative esistenti, e stratificazione di destinazioni d’uso;  l’articolazione di alloggi con diverse pezzature per garantire un mix sociale;  forme insediative che riducano le necessità di spostamento quotidiano coi mezzi privati;  gli interventi dotati dei requisiti di qualità urbana per i nuovi insediamenti di cui alle Linee guida emanate dalla Regione Campania con D.G.R. n°572 del 22.07.2010;  la salvaguardia dell’identità morfologica dei tessuti urbani ed il mantenimento degli elementi naturali di collegamento tra i diversi sistemi ambientali indispensabili per la conservazione dell’ambiente fisico e la tutela della biodiversità;  il potenziamento e/o decentramento dei servizi di livello locale e territoriale, allo scopo di accentuare l’efficienza della struttura urbana per la qualità, disponibilità, accessibilità e fruibilità dei servizi ai cittadini;  la definizione del rapporto tra insediamenti e viabilità con riferimento al ruolo funzionale della strada, alle attrezzature per la sosta e all’arredo urbano;  l’organizzazione di una maglia di percorsi pedonali/ciclabili di collegamento tra le parti edificate ed i luoghi di servizio per la popolazione;  il mantenimento di tutte le aree agricole o naturalistiche o a verde presenti nelle zone “B” di cui al D.M. n°1444/1968, salvo la loro compensazione mediante la previsione di adeguate ed ulteriori aree che, a tal fine, i PUC potranno destinare a verde;  l’utilizzazione di indici urbanistici che inducano morfologie urbane compatte onde definire disegni compiuti che si relazionino con la città storica, il paesaggio ed il territorio rurale;  il contenimento dell’altezza massima dei nuovi edifici e delle eventuali sovraelevazioni nel limite di quella degli edifici preesistenti e circostanti, con particolare riferimento alle zone contigue o in diretto rapporto visuale con i centri storici (zone A), salvo eccezionali diverse previsioni comunque rispettose dell’art.8 D.M. n°1444/1968, adeguatamente motivate in attuazione dei principi del PTCP, da valutare in sede di verifica di coerenza ex art.3 del Regolamento della Regione Campania n°5/2011. È comunque fatta salva ogni competenza dei soggetti preposti alla tutela dei vincoli; Pagina 20 Comune di Castelnuovo Cilento Sa ‐ Preliminare di PUC 
nelle aree montane e collinari, dove non vi sia contiguità con l’edificato preesistente, contenere l’altezza massima dei nuovi edifici e delle eventuali sovraelevazioni nel limite di tre piani convenzionali. L’art. 94 stabilisce, inoltre, che nelle zone “B”, costituite da “insediamenti recenti a tessuto edilizio consolidato”, la pianificazione comunale deve mantenere, consolidare o immettere valori urbani, identificabili nella complessità funzionale e sociale, nella riconoscibilità dell’impianto spaziale, tipologico e morfologico, nel ruolo del sistema degli spazi pubblici. I PUC devono disciplinare le zone “B” in modo da definire una compiuta riconoscibilità urbana, cioè una adeguata coerenza dimensionale e formale tra spazi privati e spazi pubblici. Nel caso di densità abitative medio‐basse con impianti urbanistici non compiutamente definiti, i PUC devono assentire nuove opere condizionandole alle realizzazione di opere di riqualificazione e ristrutturazione urbanistica. La disciplina dei PUC per le zone “B” deve prevedere:  l’individuazione e la tutela degli edifici e dei complessi edilizi di valore storico, architettonico e documentario eventualmente presenti e la verifica della compatibilità degli usi esistenti con le esigenze di tutela;  l’adeguamento, ove occorra, della dotazione di attrezzature pubbliche, prioritariamente attraverso il riuso di edifici dimessi e/o dimettibili;  la riqualificazione degli spazi pubblici scoperti (strade e piazze) anche prevedendo l’ampliamento di marciapiedi, la piantumazione di essenze arboree, l’inserimento di elementi di arredo urbano che ne incoraggino la funzione e la vivibilità;  la localizzazione di attività generatrici di flussi consistenti di utenti in aree adeguatamente servite o servibili dai sistemi collettivi di mobilità urbana;  il recupero di aree ed edifici dimessi, anche con interventi di ristrutturazione edilizia, ed il loro riuso prioritario per funzioni pubbliche e di pubblico interesse, o, in seconda istanza, per attività terziarie finalizzate alla rivitalizzazione dei tessuti urbani; a tali fini potrà essere consentito il mutamento della destinazione d’uso dei locali posti a piano terra ed occupati da depositi, magazzini o abitazioni improprie;  la riconversione funzionale degli impianti industriali esistenti o la loro delocalizzazione, attraverso idonee procedure di trasferimento dei diritti edificatori previste nel PUC;  la realizzazione di parcheggi scambiatori e pertinenziali e la definizione e/o l’incremento di aree pedonali e ciclabili;  l’individuazione di eventuali ambiti per i quali è prevista la trasformazione urbanistica mediante PUA, consentendo, in caso di riqualificazione urbana, l’incremento premiale dell’indice di utilizzazione edilizia territoriale, a condizione che siano rispettati gli standard e si riduca la superficie del suolo impermeabilizzato;  l’inedificabilità delle aree adiacenti ai canali ed agli alvei per una fascia di almeno mt. 10,00 dalla sponda e l’osservanza delle norme per le fasce fluviali di tipo A dei PAI. I PUC, inoltre, devono assicurare:  la riqualificazione morfologico‐spaziale e paesaggistica dei tessuti edilizi;  la eventuale localizzazione di nuovi insediamenti residenziali in coerenza con la rete dei trasporti pubblici;  l’adeguata dotazione di attrezzature pubbliche, di attività di servizio ed attività terziarie in un equilibrato rapporto con la residenza;  un sistema di spazi pubblici aperti in grado di dare senso urbano alle aree consolidate. In relazione alle zone di espansione, l’art. 95 stabilisce che i PUC devono assicurare alle zone “C” destinate a nuovi complessi insediativi la funzione di riqualificazione urbanistica e di riequilibrio ambientale ovvero di soddisfacimento dei fabbisogni della popolazione residente, realizzando contemporaneamente la riqualificazione, il completamento del tessuto urbanistico esistente ed il miglioramento del paesaggio edificato anche attraverso un nuovo assetto insediativo. Le edificazioni volte a soddisfare il fabbisogno residenziale, devono essere localizzate prioritariamente presso: Pagina 21 Comune di Castelnuovo Cilento Sa ‐ Preliminare di PUC 
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gli aggregati urbani discontinui, con diversi livelli di densità e casuale eterogeneità dei caratteri tipo‐morfologici; le aree parzialmente edificate ai margini degli insediamenti consolidati; gli aggregati edilizi di significativa consistenza presenti nel territorio extraurbano anche in addensamenti lungo gli assi viari. Per la loro finalità di riqualificazione urbanistica e riequilibrio ambientale, le zone “C” devono essere inserite nelle disposizioni strutturali dei PUC come aree di trasformazione urbana prevedendo, con gli ambiti residenziali, aree e misure finalizzate al recupero degli standard ed al miglioramento delle condizioni ambientali generali. Le disposizioni programmatiche dei PUC devono individuare e disciplinare attraverso PUA trasformazioni unitarie, anche su base perequativa, per l’acquisizione al patrimonio comunale degli standard, delle superfici per la viabilità e di eventuali altre aree da destinare ad interventi di edilizia residenziale pubblica (ERP) e sociale che saranno sottoposte a vincolo a contenuto espropriativo. Negli interventi di riqualificazione urbanistica con incremento delle densità abitative, relativi a comparti il cui suolo già impermeabilizzato superi l’80% della superficie totale del comparto, bisogna prevedere la riduzione del suolo impermeabilizzato in misura non inferiore al 10%. I PUC devono prevedere misure per incentivare interventi di riqualificazione urbana ed ambientale finalizzati alla ristrutturazione urbanistica delle aree degradate ed all’adeguamento degli standard ai carichi insediativi indotti dalla edificazione di trasformazione. Inoltre, i piani comunali devono assicurare:  l'individuazione e la tutela degli edifici e dei complessi edilizi di valore storico, architettonico o documentario, eventualmente presenti, e la verifica della compatibilità degli usi esistenti con le esigenze di tutela;  il riuso prioritario delle aree e degli immobili dismessi e/o dismettibili e la riorganizzazione delle zone edificate esistenti, anche con interventi di densificazione verticale, per ridurre l’impegno di suolo a fini insediativi;  la riqualificazione morfologico‐spaziale delle zone edificate;  la ricucitura dell’edificato;  la localizzazione della nuova edificazione in aree contigue al tessuto insediativo esistente, configurando margini urbani riconoscibili;  la realizzazione di un equilibrato rapporto tra funzione abitativa, attrezzature pubbliche ed attività terziarie private;  la riqualificazione e/o la realizzazione del sistema degli spazi pubblici (attrezzature e rete di percorsi e piazze) come elemento strutturante dell’organizzazione morfologico‐spaziale e funzionale;  la destinazione prioritaria ad attrezzature pubbliche delle aree inedificate attualmente incolte;  la realizzazione di un equilibrato rapporto tra aree edificate ed aree verdi, aree impermeabilizzate ed aree permeabili (con l’applicazione di parametri massimi, l’idoneo trattamento dei suoli scoperti pavimentati, ecc.);  il rispetto, negli interventi di nuova edificazione nell’ambito della ristrutturazione urbanistica, degli standard ecologici riferiti al rapporto tra superfici permeabili ed impermeabilizzate che non potrà essere inferiore a quello esistente e comunque con un minimo pari a 0,30 mq/mq di cui 0,15 piantumato con alberature di alto fusto;  il recupero di un rapporto qualificante sotto il profilo spaziale e paesaggistico‐ambientale tra le zone urbanizzate e da urbanizzare ed il contesto agricolo;  la localizzazione delle sedi dei servizi di base in funzione dell’accessibilità anche pedonale;  la localizzazione dei nuovi insediamenti residenziali in coerenza con l’articolazione della rete del trasporto pubblico;  la realizzazione o l’incremento di una rete di percorsi, di aree pedonali e di percorsi ciclabili;  la realizzazione di parcheggi scambiatori; Pagina 22 Comune di Castelnuovo Cilento Sa ‐ Preliminare di PUC 


la verifica, per gli impianti produttivi esistenti, della compatibilità con i tessuti residenziali, prevedendo la delocalizzazione degli impianti incompatibili attraverso la definizione di procedure e modalità per il trasferimento; l’incentivazione all’utilizzo di materiali edilizi ecocompatibili; l’inedificabilità delle aree adiacenti ai canali ed agli alvei per una fascia di almeno mt.10 dalla sponda e l’osservanza delle norme per le fasce fluviali di tipo A dei PAI. In relazione ai nuovi insediamenti, i PUC devono definire gli interventi per la realizzazione di parcheggi, percorsi pedonali e ciclabili e sulla rete stradale. In assenza di pianificazione attuativa i PUC, per le costruzioni esistenti, prive di valore storico, architettonico o documentario, applicano la disciplina vigente. Per gli insediamenti turistici esistenti, l’art. 96, Capo XII stabilisce che i PUC devono individuare e perimetrare le aree di edificazione recente formate prevalentemente da insediamenti residenziali a scopo turistico stagionale come aree di riqualificazione urbana, ovvero di ristrutturazione e recupero urbanistico, da attuare attraverso PUA per singoli comparti, che prevedano l’adeguamento degli standard e l’introduzione di attività artigianali e commerciali; i PUC devono, inoltre, individuare e perimetrare le aree edificate caratterizzate dalla presenza prevalente di attrezzature turistiche, alberghiere ed extra‐alberghiere, in conformità alle disposizioni della L.R. n°16/2000, determinandone la relativa disciplina di tutela ed utilizzazione. Per le aree turistiche caratterizzate da insediamenti residenziali, l’art. 97 stabilisce che i PUA, a condizione che le residenze stagionali vengano convertite in strutture ricettive a rotazione d’uso ai sensi della normativa regionale vigente, potranno consentire un incremento massimo di superficie utile del 30%. In assenza di PUA, i PUC possono consentire eclusivamente interventi edilizi diretti a:  la realizzazione di opere di urbanizzazione primaria e secondaria e di infrastrutture pubbliche;  al recupero ai sensi della normativa vigente;  l’adeguamento igienico sanitario per una sola volta nei limiti del 10% delle superfici, ove sia dimostrata con documentata relazione asseverata la carenza igienico‐sanitaria e/o funzionale;  l’installazione di pannelli solari, ad esclusivo uso delle unità immobiliari;  il cambio di destinazione d’uso di locali a piano terra per destinazioni commerciali;  per le aree occupate da attrezzature turistiche di tipo stagionale (come campeggi e simili, arenili e stabilimenti balneari disciplinati dai Piani di Utilizzazione delle Aree Demaniali ai sensi della normativa regionale) l’adeguamento igienico funzionale (servizi igienici, spaccio, ricezione) o l’allestimento di strutture a carattere provvisorio, senza in alcun modo consentire la trasformazione di campeggi in villaggi turistici edificati. Per le aree edificate a prevalente presenza di attrezzature turistiche, alberghiere ed extra‐alberghiere, i PUC possono consentire i i seguenti interventi:  l’incremento delle volumetrie esistenti, entro il limite del 20%, per adeguamento dei servizi complementari alberghieri;  l’incremento di attrezzature complementari scoperte a carattere pertinenziale, entro il limite massimo del 30% di quelle esistenti;  il recupero edilizio ai sensi di legge;  la realizzazione di urbanizzazioni primarie e secondarie;  la realizzazione di attrezzature scoperte per lo sport, lo spettacolo ed il tempo libero anche private. I possibili ampliamenti previsti dall’art.97 non sono cumulabili con simili misure straordinarie consentite dalla Legge Regionale n°1/2011 (Piano Casa) o da altre misure previste dalla normativa nazionale. Come più volte evidenziato, il PTCP assume la riqualificazione urbana come azione prioritaria rispetto al consumo di nuove aree per lo sviluppo urbanistico; l’art. 101, Capo XV asserisce che i Comuni, in fase di elaborazione dei Pagina 23 Comune di Castelnuovo Cilento Sa ‐ Preliminare di PUC PUC, devono procedere alla individuazione e quantificazione del patrimonio di aree e immobili pubblici e/o privati relitti, in disuso, dismessi, sottoutilizzati, degradati, incluso il patrimonio storico disabitato, redigendo un apposito elenco da allegare agli elaborati di piano. Per il recupero degli immobili così individuati, i Comuni potranno promuovere la concertazione con la Regione di cui alla L.R. n°13/2008, per la realizzazione di edilizia sociale. In base all’art. 102, i PUC devono prevedere ed agevolare la riconversione, attraverso recupero e messa in sicurezza delle fabbriche, delle strutture industriali ed agricole in disuso e degli immobili pubblici e/o privati relitti, in disuso, dismessi, sottoutilizzati, degradati o in stato di abbandono, incentivandone il riuso a fini sociali, ricreativi, culturali, turistici, produttivi, commerciali e per l’edilizia sociale. Per favorire gli interventi di riuso per gli immobili così evidenziati, i PUC devono prevedere opportune misure di incentivazione. Per attuare tali disposizioni del Ptcp, i PUC devono procedere alla perimetrazione di comparti con presenza di immobili come sopra individuati, inglobati nei tessuti urbani residenziali, in periferie contigue, in aree produttive o in contesti rurali, da sottoporre a PUA per il riordino complessivo del sistema insediativo preesistente e per la riqualificazione urbana, sulla base dei seguenti indirizzi:  per i comparti che ricadono all’interno dei tessuti residenziali e nelle periferie contigue, andranno prioritariamente recuperati gli standard, anche attraverso l’insediamento di nuove funzioni private, individuate sulla base di analisi dettagliate, che siano compatibili con il riordino del sistema insediativo e privilegiando le attività economiche coerenti con la residenza;  per i comparti che ricadono in aree produttive o che sono ad esse contigui, devono essere prioritariamente insediate nuove attività economiche, con i relativi standard urbanistici, selezionate sulla base di analisi dettagliate, che siano compatibili con il riordino del sistema insediativo e produttivo e privilegiando attività di servizio di tipo urbano (attività commerciali, direzionali, di ristoro, di marketing, ecc.);  per i comparti che ricadono in aree rurali, l’insediamento di nuove funzioni deve essere sottoposto a verifica in relazione ai contesti paesaggistico‐ambientali, ai presumibili impatti sulla agricoltura ed alla dotazione infrastrutturale, nel rispetto delle disposizioni del PTCP per le aree agricole, con preferenza di attività complementari all’agricoltura e/o di valenza turistica integrata per la valorizzazione dei prodotti tipici locali e della cultura rurale. Per gli insediamenti, sopra richiamati, bisogna rispettare i seguenti indirizzi:  in caso di recupero con destinazioni non industriali e con interventi che restino nell’ambito della ristrutturazione edilizia, gli spazi scoperti esistenti devono essere utilizzati per la realizzazione di parcheggi, preservandone la permeabilità, piantumati con alberature di alto fusto in numero sufficiente da abbattere cospicuamente gli inquinamenti prodotti dall’insediamento; in caso di sostituzione edilizia, senza rispetto dei sedimi esistenti, bisognerà rispettare gli indici di permeabilità dettati dai PUC prevedendo, anche in questo caso, la piantumazione con alberature di alto fusto, in numero sufficiente ad abbattere cospicuamente gli inquinamenti prodotti dall’insediamento;  nel calcolo della volumetria complessiva preesistente non sono computabili i volumi eseguiti senza titolo edilizio o in difformità; sono computabili i volumi oggetto di istanza di condono edilizio definita e quelli per i quali l’istanza di condono edilizio non risulti ancora definita, laddove non ricorrano le condizioni di cui all’art.33 della Legge n°47/85. Per le opere pubbliche incompiute, l’art. 103 stabilisce che i PUC dovranno individuare le opere pubbliche rimaste incompiute o che sono inutilizzabili o inagibili, che potranno essere oggetto di proposte di completamento o riconversione o ristrutturazione attraverso forme di partnerariato pubblico/privato. Per gli insediamenti produttivi, per l’Ambito n°7, il PTCP promuove politiche di coordinamento intercomunale e reticolare per la localizzazione di insediamenti comprensoriali, ecologicamente attrezzati, per contenere l’indiscriminato consumo del suolo agricolo, mettere in rete risorse economiche ed opportunità, razionalizzare gli Pagina 24 Comune di Castelnuovo Cilento Sa ‐ Preliminare di PUC investimenti per la infrastrutturazione delle aree, promuovere la nascita di polarità produttive ubicate in posizioni strategiche anche con riferimento alle principali reti della mobilità e della logistica, con maggiore capacità di attrarre investimenti esterni, evitando il ricorso alla procedura di variante puntuale, sempre più spesso causa della disordinata localizzazione di insediamenti produttivi sul territorio. Tale indirizzo del Piano provinciale è particolarmente cogente per i territori interni di particolare pregio paesaggistico ed ambientale, per i quali è necessario localizzare e concentrare in apposite aree comprensoriali, le attività, la cui localizzazione è inconciliabile con il tessuto residenziale e con i valori storico‐culturali, ambientali e paesaggistici da valorizzare. Sempre al fine di creare condizioni di sviluppo sostenibile e contrastare il fenomeno della desertificazione sociale, il PTCP promuove per l’Ambito n°7 l’inserimento di attività innovative e compatibili con le esigenze di tutela, quali: 1. Istituzione di centri studio e ricerca applicata, ed eventualmente di attività produttive (nel campo delle tecnologie avanzate, delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione, dell’agricoltura, della biodiversità, del paesaggio), incentivandone la localizzazione nei territori più marginali, anche mediante il recupero di manufatti preesistenti o la promozione di programmi complessi di recupero di borghi di grande valore storico, culturale, testimoniali, mediante l’integrazione di tali attività con servizi per l’accoglienza e l’ospitalità; 2. promozione della realizzazione di impianti per la produzione di energia mediante l’impiego di fonti rinnovabili (solare, eolico e biomasse), da dimensionare e localizzare compatibilmente con le esigenze di tutela dei valori paesaggistici delle aree. 1.3 Sistema locale Cilento ‐ Valle dell'Alento La pianificazione d'area vasta (PTR e PTCP), in pratica riconosce all'intero sistema Cilento qualità ambientali naturali (biodiversità) e antropiche (storico‐insediative) da preservare e valorizzare e definisce nella progettualità provinciale gli obiettivi di salvaguardia, gestione e pianificazione del paesaggio contestualmente alla promozione di un policentrismo che crei e promuova sistemi integrati di servizi, orienti i carichi insediativi e valorizzi i territori marginali. Rispetto a ciò, l’infrastrutturazione integrata e ancor prima, l’efficientamento delle reti infrastrutturali esistenti (trasporto su ferro, rete stradale, vie del mare) si pone come esigenza prioritaria per un territorio come il Cilento, poco connesso alle dinamiche di sviluppo regionali/provinciali, dal punto di vista sia morfologico‐insediativo sia socioeconomico e istituzionale. In tale quadro rientra la progettualità di strade nuove o in adeguamento (tratta Vallo della Lucania‐Serre a valenza provinciale/regionale con intersezione di nuova strada locale Laurino‐Atena Lucana), di un porto turistico a Casalvelino e il potenziamento/costruzione di tratti di rete su ferro a carattere regionale e interregionale. All’area Cilento e quindi alla valle dell'Alento, su cui ruota la realtà comunale di Castelnuovo Cilento, è attribuita una priorità di indirizzo progettuale che punti al recupero dei centri e dei nuclei storici urbani e rurali, alla riqualificazione edilizia e urbanistica dei centri più recenti, al riequilibrio del sistema insediativo attraverso un sistema di complementarietà e di servizi, all’insediamento di attività innovative comunque compatibili con la tutela: tecnologie avanzate, sistemi d’informazione e comunicazione, valorizzazione dell'agricoltura, della biodiversità, del paesaggio, incentivandone lo sviluppo nei territori marginali. Nell'ambito dello schema policentrico dell'area, i progetti principali riguardano il potenziamento di infrastrutture culturali (polo scolastico di Vallo della Lucania e del Golfo di Policastro) e produttive (polo fieristico di Vallo della Lucania). Per quanto riguarda l'ambito Cilento, le strategie di sviluppo elaborate dal Piano del Parco Nazionale del Cilento e Vallo di Diano1 si fondano sull’ipotesi che, come risulta dalla relazione illustrativa, "la valorizzazione paesistica ed ambientale del Parco ‐ in quanto “paesaggio naturale” e “paesaggio culturale” e quindi risorsa di rilevanza 1
PP del PNCVD, Relazione illustrativa, Cap. 5 – Il quadro strategico di riferimento, par. 5.2 – La strategia di base. Pagina 25 Comune di Castelnuovo Cilento Sa ‐ Preliminare di PUC mondiale, secondo il riconoscimento dell’Unesco – possa aprire la strada a forme significative di sviluppo sostenibile per l’intero territorio cilentano, ribaltando progressivamente le tendenze all’emarginazione, alla stagnazione ed al declino registrate nelle aree interne, aprendo prospettive occupazionali, consentendo alle popolazioni locali di continuare a prendersi cura del loro territorio e di riaffermare le proprie identità e le proprie culture.". In generale, questa ipotesi trova nell’area cilentana una serie di opportunità, quali:  la prospettiva di una valorizzazione ambientale ottenibile mediante il riconoscimento e la conservazione della funzionalità dei singoli ecosistemi. Ad una rigorosa politica ambientale si collega anche una qualificazione della produzione agricola, già disponibile ad un ruolo di sostegno diffuso al mantenimento ed al presidio dei tradizionali equilibri tra natura e presenza antropica;  la prospettiva di una economia fondata sul mantenimento di una popolazione, radicata e diffusa in piccoli centri con alto presidio del territorio, attraverso l’integrazione tra diverse forme di reddito in molteplici settori pur a debole sviluppo (agricoltura specializzata, piccola industria in settori innovativi, edilizia per il recupero, turismo culturale e naturalistico);  la prospettiva di una maggiore integrazione territoriale tra fasce di fondovalle o costiere e aree interne, che può trovare appoggio in una già praticata mobilità stagionale di residenza e di occupazione e che si può sviluppare su una redistribuzione delle opportunità di occupazione innovativa, sulla promozione di una serie di attrezzature e di mete per il turismo naturalistico e culturale, e giovarsi della riorganizzazione della accessibilità e del trasporto pubblico>>. Tenendo conto dei diversi fattori che influenzano gli obiettivi di salvaguardia e sviluppo e considerando le opportunità emerse, il Piano del Parco ha elaborato una strategia d'intervento articolata su quattro assi principali: ‐ strategia A, la conservazione della diversità e della funzionalità ecosistemica, con interventi di valorizzazione e riqualificazione naturalistica, di tutela e realizzazione delle reti ecologiche di connessione del Parco con gli spazi naturali circostanti, di miglioramento delle prestazioni ambientali dell’agricoltura e della selvicoltura, di potenziamento dei sistemi di monitoraggio delle cenosi e dell’equilibrio sanitario, di incremento delle attività di ricerca scientifica, anche con programmi e strutture di rilievo internazionale, cercando di sviluppare modelli applicabili anche ad altre realtà del Mediterraneo; ‐ strategia B, lo sviluppo endogeno e la riduzione degli squilibri interni delle attività produttive, economiche e sociali atte a favorirlo, con incentivi alla qualificazione ed all’innovazione delle pratiche e delle tecniche colturali, alla riconversione delle attività insostenibili, al riorientamento dell’industria edilizia e delle attività artigianali verso il recupero del patrimonio esistente, al rafforzamento delle capacità auto‐organizzative dei sistemi locali, integrati in modo da resistere alla crescita della forbice tra sviluppo della costa e del fondovalle da una parte e abbandono dell’entroterra interno dall’altro; ‐ strategia C, lo sviluppo del turismo sostenibile e di forme appropriate di fruizione sociale (ricreativa, culturale, didattica ed educativa) del Parco e delle sue risorse, con politiche ed interventi volti ad incentivare una equilibrata diffusione dei flussi di visitatori, a migliorare i rapporti tra turismo costiero‐nautico e turismo interno, ad incrementare e qualificare l’ospitalità e la ricettività diffusa, a stimolare una miglior conoscenza ed una più adeguata utilizzazione delle risorse naturali e culturali, anche mediante lo sviluppo delle attività “interpretative”, formative e di comunicazione sociale a livello internazionale; ‐ strategia D, il miglioramento della qualità insediativa, con politiche ed interventi volti a migliorare le condizioni abitative e l’agibilità urbanistica del territorio (in termini di accessibilità e fruibilità dei servizi e delle occasioni di vita civile) senza dar luogo ad aggravamenti delle pressioni ambientali, a sperimentare nuovi modelli insediativi riconciliati con l’ambiente (la “città senza città” o la “città del Parco”, basata sulla messa in rete dei servizi e l’ottimizzazione tecnologicamente avanzata dell’utilizzo delle risorse), a valorizzare il modello insediativo storico, urbano e rurale, con interventi di restauro paesistico e di recupero e riuso dei centri storici e del patrimonio culturale, a sperimentare forme innovative di bioarchitettura e di risparmio energetico. Pagina 26 Comune di Castelnuovo Cilento Sa ‐ Preliminare di PUC Circoscrivendo la lettura del territorio all'ambito paesistico della Valle dell'Alento, in cui si colloca il comune di Castelnuovo Cilento, osserviamo che questo coinvolge dieci comuni quali (da nord a sud): Cicerale, Prignano Cilento, Rutino, Perito, Lustra, Omignano, Salento, Casal Velino, Castelnuovo Cilento ed Ascea. Figura xx – Piano del Parco PP ‐ Tavola di inquadramento della perimetrazione del PNCVD La “Tavola di inquadramento della perimetrazione del PNCVD” consente di evidenziare, per ciascun comune, le relative parti territoriali ricadenti in Zona 1, in Zona 2 ed in Zona contigua. COMUNE AREA TOTALE (Kmq) AREA RICADENTE IN ZONA 1 (Kmq) AREA RICADENTE IN ZONA 2 (Kmq) Ascea Casal Velino Castelnuovo Cilento Cicerale Lustra Omignano Perito Prignano Cilento Rutino Salento 37,20 31,42 18,00 41,00 14,95 10,19 23,89 11,89 9,74 23,52 6,14 0,00 0,00 3,58 0,00 0,44 0,06 0,00 0,00 0,00 31,06 15,56 3,00 5,87 3,85 4,30 7,07 0,00 0,01 5,71 AREA RICADENTE IN ZONA CONTIGUA (Kmq) 0,00 15,86 15,00 31,55 11,10 5,45 16,76 11,89 9,73 17,81 Sovrapponendo, in prima approssimazione, il corso del Fiume Alento alla citata Tavola della perimetrazione del PNCVD, deduciamo che: da nord, il fiume tocca i comuni di Cicerale, Prignano Cilento, Rutino, Perito, Lustra, Omignano e Salento in corrispondenza dei loro territori classificati come Zone Contigue. Nel territorio amministrativo di Casal Velino, invece, il corso dell’Alento (il fiume e la sua fascia di rispetto) interessa, in parte, Pagina 27 Comune di Castelnuovo Cilento Sa ‐ Preliminare di PUC aree classificate come Zone Contigue e, in parte, aree classificate come Zone 2. La foce del Fiume Alento ricade proprio nel comune di Casal Velino. Lo stesso discorso vale per il comune di Castelnuovo Cilento: anche in questo caso, infatti, il corso dell’Alento e la sua fascia di rispetto interessano sia aree classificate come Zone Contigue, sia aree classificate come Zone 2. Nel caso del comune di Ascea, il Fiume Alento attraversa totalmente aree classificate come Zone 2 e andrebbe valutato se la sua fascia di rispetto tocca anche la Zona 1, in corrispondenza del centro di Velia. Per quanto riguarda la disciplina delle aree contigue, il co.3 dell’art.7 (Inquadramento territoriale) delle NTA2 del Piano del Parco stabilisce che la normativa posta in essere dagli strumenti urbanistici, territoriali e paesistici e dalle misure di competenza degli Enti Locali e dell’Ente Parco, deve assicurare la coerenza con gli indirizzi e i criteri contenuti nel Tit. III ed in particolare: a) assicurare la conservazione e la funzionalità strutturale ed ecosistemica delle risorse dell’area protetta e migliorare la fruibilità e il godimento del Parco da parte dei visitatori, nonché le attività agro‐silvo‐pastorali compatibili con le finalità del Parco; b) disciplinare l’esercizio della caccia e della pesca in forma coordinata e controllata, riservata ai residenti dei comuni dell’area naturale protetta e dell’area contigua; c) disciplinare le attività estrattive e l’utilizzazione di tutte le risorse non rinnovabili per la tutela dell’ambiente al fine di garantire ed assicurare la conservazione dei valori dell’area protetta; d) disciplinare le altre attività suscettibili di interferire con il funzionamento strutturale ed ecosistemico dell’area protetta; e) contribuire alla difesa del suolo e all’uso razionale delle risorse idriche. Il comma 4, inoltre, stabilisce che nelle aree contigue sono soggette all’autorizzazione dell’Ente Parco, sentita ove occorra l'Autorità di Bacino competente, le seguenti opere: a) apertura e ampliamento di nuove discariche di qualsiasi tipo. A tale scopo non è considerata attività di discarica il deposito di materiale inerte vagliato, anche se proveniente da risulta, per il recupero ambientale di cave dimesse e abbandonate secondo la L.R. 17/95; b) apertura di nuove attività estrattive e ampliamento di nuove cave, in attesa del piano regolatore regionale delle cave; c) il prelievo di inerti dalle aree demaniali fluviali; d) la derivazione di acque da corpi idrici il cui bacino idrografico ricada anche solo parzialmente nel territorio del Parco o delle aree contigue>>. Il comma 5 riporta che nelle aree contigue non sono mai consentite: a) l’immissione di specie faunistiche o floristiche estranee alle zoocenosi e alle fitocenosi autoctone, comprese quelle interessate dai piani di cui all’art. 4, nonché l’introduzione di piante appartenenti a specie autoctone ma geneticamente modificate nonché di parti di esse come elencate nell’art. 2 della Dir.199/105/CE. b) la coltivazione di piante geneticamente modificate o l’introduzione di semi e parti di pianta che possono potenzialmente riprodursi. Relativamente alle aree contigue, il Piano del Parco chiarisce, infine, che gli Enti sovracomunali e gli enti interessati promuovono piani e programmi (…) per il miglioramento della vita socio‐culturale ed economica delle collettività locali e a migliorare la fruibilità del parco dei visitatori, incentivando attività di servizio connesse alla fruizione dell’area protetta così come previsto al comma 1 dell’art. 14 della L. 394/91. L'attività di rimboschimento e di forestazione produttiva e protettiva potrà essere realizzata nel rispetto del Protocollo d'Intesa di cui all'art.1 del regolamento. Nelle aree contigue è consentito: 
restaurare il paesaggio in linea con i caratteri fisici e biologici del sottosistema ambientale, attivare il recupero spontaneo della vegetazione naturale nelle aree agricole abbandonate mediante interventi atti a favorire le popolazioni e le comunità pioniere successionali della serie di vegetazione autoctona (vegetazione naturale potenziale); 2
Vedi Piano del Parco Nazionale del Cilento e Vallo di Diano, Norme di attuazione, Titolo II – Norme per parti del territorio. Pagina 28 Comune di Castelnuovo Cilento Sa ‐ Preliminare di PUC 
favorire il mantenimento e lo sviluppo delle aziende agricole locali mediante l’incentivazione delle colture tradizionali. Figura xx – Piano del Parco PP ‐ Stralcio della Tavola b2 – Organizzazione del territorio Per quanto riguarda la disciplina delle diverse zone individuate dal Piano, l’art.8 (Zonizzazione) delle NTA, prevede, ai sensi dell’art.12 della L.394/91, la suddivisione del territorio del Parco in zone a diverso grado di tutela e protezione, con riferimento alle seguenti categorie:  zone A, di riserva integrale;  zone B, di riserva generale orientata;  zone C, di protezione;  zone D, di promozione economica e sociale. Le zone D, di promozione economica e sociale, come nel caso di Castelnuovo Cilento, si riferiscono ad ambiti profondamente modificati dai processi d’antropizzazione, destinati ad ospitare attività e servizi utili alla fruizione e alla valorizzazione del Parco e allo sviluppo economico e sociale delle comunità locali, ivi comprese le attività residenziali, artigianali, ricettive, turistiche e agrituristiche, ricreative e sportive, con le attrezzature e infrastrutture ad esse afferenti, come previste dagli strumenti urbanistici dei Comuni. La disciplina degli usi, delle attività e degli interventi nelle zone D è stabilita dagli strumenti urbanistici locali, sulla base dei seguenti indirizzi (con le ulteriori specificazioni del c. 10) e compatibilmente con i criteri di difesa del suolo e gli altri vincoli o limitazioni del titolo III a) favorire lo sviluppo e la qualificazione dell'assetto urbanistico in modo che esso, oltre a rispondere ai bisogni e alle attese delle popolazioni locali, migliori la qualità dei servizi e arricchisca le opportunità di fruizione del Parco; b) favorire l'integrazione del Parco nel contesto ambientale e territoriale, controllandone l'accessibilità dalle aree urbane ed assicurando la massima possibile coerenza tra l'assetto urbanistico e gli spazi naturali, ed il sistema dei beni storici‐culturali; c) eliminare o mitigare gli impatti negativi paesistici ed ambientali degli sviluppi urbanistici pregressi e in atto, contrastando in particolare le tendenze insediative critiche per la leggibilità, l'immagine e la funzionalità del Parco, con interventi per attrezzature e servizi di interesse del Parco che comportino anche il ridisegno dei margini, il riordino delle aree di frangia, la ricomposizione dei fronti urbani; Pagina 29 Comune di Castelnuovo Cilento Sa ‐ Preliminare di PUC d) evitare o contenere gli sviluppi infrastrutturali, in particolare viabilistici, che possono generare flussi di traffico o altri effetti indotti negativi per la tutela delle risorse e dell'immagine del Parco, in particolare negli accessi e ai bordi delle aree a maggiore concentrazione; e) indirizzare gli interventi verso il recupero del patrimonio edilizio esistente e la tutela dell’edificato storico. Nelle zone D (aree urbane o aree rurali compromesse) gli interventi dovranno essere rivolti a compattare e riqualificare l’edificato urbano, anche con funzioni di servizio per il sistema di centri ad essi afferenti: ‐ la qualificazione degli spazi e delle attrezzature pubbliche, favorendo la riaggregazione, attorno ai nodi principali della struttura urbana (soprattutto quelli storicamente consolidati) delle attività sociali, commerciali, ricreative e culturali e la loro miglior connessione con le reti fruitive del Parco. ‐ il riordino delle parti di recente espansione e in quelle di ulteriore espansione previste dagli strumenti urbanistici, attraverso la valorizzazione delle trame insediative delle parti di più antica formazione, dei segni storici sul territorio e dei fattori morfologici caratterizzanti. ‐ riqualificare e ricompattare i margini urbani particolarmente degradati o non coerenti, con la formazione di cortine alberate o con la ricostituzione di fronti edilizi.: ‐ nelle zone a carattere rurale, gli interventi dovranno mirare alla riqualificazione delle aree di nuova edificazione in termini di coerenza tipologica e morfologica, senza sostanziale aumento dei carichi urbanistici, riducendo al minimo il consumo di suolo agricolo, mantenendo le aree agricole interstiziali ‐ nelle aree a bassa densità edilizia in fascia costiera, gli interventi dovranno mirare al recupero e al mantenimento delle componenti naturali, alla riqualificazione delle strutture edilizie e al recupero ambientale nelle situazioni di particolare degrado, senza sostanziale aumento dei carichi urbanistici. Pagina 30 Comune di Castelnuovo Cilento Sa ‐ Preliminare di PUC 2. SISTEMA AMBIENTALE LOCALE E TENDENZE EVOLUTIVE 2.1 Inquadramento del sistema ambientale Nel comune di Castelnuovo Cilento, il sistema ambientale si contraddistingue essenzialmente per la presenza del fiume Alento che, soprattutto nella parte valliva, ne connota fortemente la struttura fisica ed ecologica e ne condiziona, da sempre, gli assetti dell’uso del suolo e le dinamiche evolutive di trasformazione del paesaggio. L’indissolubile complesso di relazioni, sia interne al sistema ambientale tra le acque, il fiume e il territorio in cui scorre, sia esterne d’interazione tra le attività antropiche e l’elemento acqua, inteso nella sua accezione dicotomica di risorsa e sorgente di pericolo, ha da sempre condizionato l’evoluzione dei caratteri morfologici locali. Figura xx ‐ Piano del Parco. Carta tipologica del paesaggio La struttura morfologica del paesaggio, in funzione dello specifico assetto territoriale assunto nel tempo, è risultato caratterizzato complessivamente da diversi valori paesaggistici e funzionali mostrando, soprattutto nella Pagina 31 Comune di Castelnuovo Cilento Sa ‐ Preliminare di PUC piana, una spiccata tendenza alla perdita di naturalità, fenomeno che per molti aspetti potrebbe anche risultare irreversibile. Se per il passato, infatti, le immutate dinamiche idrogeomorfologiche evolutive che caratterizzavano la piana alluvionale dell’Alento, restituivano un quadro paesaggistico a naturalità diffusa, la situazione degli ultimi decenni segnala un profondo cambiamento strutturale, determinato dal mutamento dei bisogni collettivi e dalle crescenti necessità di sviluppo economico. Queste ultime, hanno contrassegnato le opportunità che, in tal senso, il fiume ha rappresentato in riferimento al solo aspetto quantitativo della risorsa, dando vita ad un intensificarsi delle attività antropiche che hanno stravolto le naturali dinamiche evolutive dell’ambiente fluviale. Tali dinamiche restituiscono oggi un paesaggio prevalentemente urbanizzato e comunque fortemente antropizzato, con intere distese caratterizzate da un contesto naturale altamente frammentato che, tuttavia, conserva buone potenzialità di riconnessione ecologica grazie ad un diffuso uso agricolo del territorio. Allo stato attuale, dunque, l’intero bacino idrografico dell’Alento risulta fortemente antropizzato, sia per quanto riguarda la modifica del regime naturale dei deflussi superficiali del fiume, operato dal complesso sistema di dighe e traverse realizzate nel tempo, sia per la conseguente urbanizzazione di intere fasce di pertinenza fluviale, come nel caso del centro abitato di Velina, frazione di Castelnuovo, il cui sviluppo negli anni è stato favorito anche dalla ridotta pericolosità idraulica, determinatasi per l’effetto delle opere idrauliche e della conseguente laminazione a valle delle portate. Nello specifico il sistema di opere idrauliche realizzate sull'Alento risulta costituito dalla diga di Piano della Rocca realizzata sull’asta principale del fiume, nella sua parte alta immediatamente a valle del vallone di Prignano, e da una serie di dighe e traverse secondarie realizzate sulle principali aste tributarie del fiume, come i torrenti Badolato e Palistro. Tale sistema garantisce per l’intero territorio: 1. una buona disponibilità della risorsa idrica, sia ad uso produttivo, agricolo e industriale, sia ad uso idropotabile e civile in generale; 2. una minore pericolosità idraulica a valle delle opere stesse; 3. un uso sostenibile della risorsa idrica sotterranea, contrassegnata da maggiore qualità, il cui utilizzo come si evince dal PTA, risulta in linea con le condizioni di equilibrio idrogeologico e la velocità di ravvenamento delle falde. Figura xx – Diga di Piano della Rocca, invaso dell'Alento ‐ immagine dallo sbarramento orientata verso monte. Un ulteriore punto di forza caratterizzante l’intero sistema, risulta essere l’ottima copertura territoriale del servizio idrico integrato (SII), garantito da una buona rete di infrastrutture che, per il comune di Castelnuovo Cilento, come risulta dalle ricognizioni condotte in sede di elaborazione del Piano d’Ambito, assume i seguenti valori percentuali:  Distribuzione con grado di copertura superiore al 95%;  Fognatura con grado di copertura compreso tra lo 80% e il 90%  Depurazione con grado di copertura maggiore del 90% Lo stesso complesso di opere idrauliche che rappresenta un punto di forza per l'ambito territoriale dell'Alento per quanto riguarda gli aspetti quantitativi (legati al soddisfacimento della domanda della risorsa idrica ad uso produttivo e civile), è da annoverare tra le principali cause delle problematiche inerenti l’attuale stato di qualità ambientale del fiume Alento. Ciò alla luce delle ultime direttive europee (WFD 2000/60 CE) in materia di tutela e valorizzazione delle acque, che insieme agli aspetti chimici e quantitativi, comprendono anche quelli biologici, Pagina 32 Comune di Castelnuovo Cilento Sa ‐ Preliminare di PUC ecologico‐vegetazionali e idrogeomorfologici, assumendo in tal senso un significato assai più ampio, di cui la salvaguardia richiede un approccio di tipo sistemico alla gestione della risorsa. A tal proposito, le modifiche apportate dalla realizzazione del complesso di opere idrauliche al regime naturale dei deflussi superficiali, ha di fatto alterato le dinamiche idrogeomorfologiche evolutive del fiume e le condizioni che regolavano il trasporto solido, contribuendo così in maniera consistente: 1. ad alimentare un tendenziale processo di degrado dello stato di qualità ambientale del fiume, classificato, ad oggi, come sufficiente lungo l’intero corso a valle della diga; 2. a favorire i processi di urbanizzazione e impermeabilizzazione dei suoli nell’ambito delle fasce di rispetto fluviale, che hanno anche incrementato il complessivo rischio idraulico di alluvione sul territorio; 3. ad accrescere il problema dell’erosione costiera, intensificato dai prelievi abusivi di inerti dall’alveo di piena standard e dalle aree golenali del fiume. Lo stato sufficiente della qualità ambientale nei tratti medio e basso dell’asta principale del fiume è indice di aspetti ecologici che si discostano moderatamente da quelli di norma associati al tipo di corpo idrico superficiale in condizioni inalterate e caratterizzati da moderati segni di distorsione. In particolare nell’intero tratto a valle della diga, le portate rilasciate sembrano troppo ridotte rispetto a quella che potrebbe essere definita come la portata di minimo deflusso vitale (DMV), necessaria alla salvaguardia delle caratteristiche fisiologiche dell’ecosistema. Le pressioni esercitate dall'urbanizzazione hanno ridotto in maniera evidente la funzionalità fluviale dell’intero sistema vallivo e di fatto degradato la stato qualitativo ambientale. Malgrado ciò l’intero corso principale del fiume Alento, si presenta in condizioni non del tutto critiche e, nell’ambito del PTA, in funzione delle sue caratteristiche è stato ritenuto idoneo ad ospitare la vita dei pesci e classificato come corpo idrico salmonicolo a specifica destinazione. Inoltre, sempre al fine di salvaguardare e valorizzare le risorse ambientali, l’intera area di pertinenza fluviale dell’asta principale del fiume e dei più importanti affluenti, quali i torrenti Badolato e Palistro e la Fiumara Selva dei Santi, è stata individuata come sede di un importante Sito di Interresse Comunitario (Cod: SIC IT8050012), con un estensione totale di 3024ha, di cui buona parte nell’ambito del territorio comunale di Castelnuovo Cilento, come si evince dalla Tavola “Aree SIC e ZPS ricadenti nel territorio di competenza del PNCVD” del Piano del Parco riportata nel successivo paragrafo. Per quanto riguarda l’assetto idrogeologico del territorio, nell’ambito dell’intero bacino idrografico dell’Alento, le aree ad elevato rischio idraulico di alluvione risultano poco estese e concentrate quasi esclusivamente nei comuni attraversati dal basso e medio corso del fiume. I comuni maggiormente a rischio sono quelli costieri di Casalvelino e Ascea e quelli interni contigui, come Castelnuovo Cilento, dove risultano aree urbanizzate e diverse strutture e infrastrutture di servizio in ambiti territoriali di più stretta pertinenza del fiume. E' il caso della località Vallo Scalo, nelle immediate vicinanze della frazione di Pantana del comune di Casalvelino, in cui è stato realizzato un Kartodromo, un’area subito a valle dell’immissione del torrente Fiumicello di Cardile e a monte del vallone Torricelli lungo Via Pedimontana, in corrispondenza dell'alveo di piena standard del fiume e quindi in piena fascia A, ovvero a rischio idraulico molto elevato. Così come l’asse viario, che collega i comuni costieri alla principale arteria stradale di comunicazione dell’area cilentana, la strada provinciale SP430 (variante SS18), che attraversando longitudinalmente la piana in sinistra idraulica del fiume Alento, invade per molti tratti la fascia di rispetto fluviale B1. Nell’ambito di tali tratti a sud del territorio comunale di Castelnuovo, favorita anche dalla presenza di questa importante raccordo stradale, si è sviluppata la frazione di Velina il cui centro abitato risulta essere per gran parte a rischio elevato e molto elevato d’inondazione. Entrambe le aree in passato sono state interessate da fenomeni alluvionali di una certa importanza, anche successivamente alla realizzazione della diga di Piano della Rocca, la cui opera di laminazione dei deflussi, se pur contribuisce a ridurre la pericolosità idraulica, e quindi la probabilità di un evento critico di esondazione, ha incoraggiato la cementificazione di interi tratti dei terrazzamenti fluviali, finendo incredibilmente per trasformare la minore pericolosità in una potenziale sorgente di rischio. Se nel caso del Kartodromo la migliore soluzione per la mitigazione del rischio sembrerebbe la delocalizzazione della struttura, nel caso dell’abitato di Velina, le opere di arginatura realizzate a fronte dell’ultima alluvione insieme all’azione svolta a monte dalla diga, sembrano scongiurare nell’immediato la possibilità di eventi alluvionali critici tali da configurare consistenti scenari di danno. Pagina 33 Comune di Castelnuovo Cilento Sa ‐ Preliminare di PUC Nella frazione di Velina un presidio territoriale e il monitoraggio dell’intera area risulta tuttavia indispensabile, visto il persistere delle condizioni di rischio elevato e molto elevato che si evincono dall’attuale perimetrazione del PSAI. In tale area in ogni caso anche il recupero naturalistico delle zone arginate assume un ruolo prioritario, nell’ambito di più sostenibili politiche di trasformazione territoriale. Tale area risulta funzionale, ad esempio, alla prevista realizzazione di un percorso ciclo‐pedonale che rende possibile la risalita del fiume dalla foce alla diga; essa è considerata un'opera strategica per l’intera area vasta dove nel frattempo, proprio in virtù di una complessiva gestione sostenibile della risorsa idrica, è stata realizzata l’oasi naturalistica dell’Alento nelle aree immediatamente a valle dell’opera idraulica. Per quanto riguarda il rischio da dissesti franosi, la quasi totalità del territorio comunale è classificato nell’ambito della perimetrazione effettuata dal PSAI, come potenzialmente a rischio medio o moderato. La struttura fisica caratterizzata dai versanti collinari che ricadono prevalentemente in unità litologica di tipo arenaceo conglomeratico, e l’osservazione degli eventi franosi tutt'ora in atto, che hanno interessato quasi tutti i versanti collinari, caratterizzano il suolo essenzialmente, per una propensione all’innesco di colate lente, scorrimenti rotazionali o a fenomeni compositi del tipo scorrimento rotazionale – colata lenta, che non sono sicuramente da annoverare tra le tipologie di dissesti franosi più pericolosi. Inoltre, la quasi totalità delle aree a rischio, sia quelle interessate da eventi franosi, sia quelle che, per il particolare contesto geologico, geomorfologico, idrogeologico e strutturale di riferimento, potrebbero potenzialmente essere interessate da dissesti, sono essenzialmente libere da insediamenti o comunque trattasi di aree extraurbane poco abitate, sede di edifici sparsi, d’infrastrutture secondarie, di attività produttive minori o destinate ad attività agricole e a verde pubblico. Nell’ambito della perimetrazione del PSAI si riscontra, in ogni caso, la delimitazione di aree circoscritte nell’intorno di ben precisi contesti territoriali, che sono classificate come potenzialmente a rischio elevato, o nel caso di strutture e infrastrutture, che insistono su aree interessate da dissesti già in atto, di aree classificate a rischio medio ed elevato. Tra le aree più critiche è sicuramente da considerare l’intero versante collinare nord, sul cui crinale in un area non perimetrata a rischio sorge l’intero centro storico del paese. Tale versante è situato nella parte settentrionale del territorio comunale e ricade nel bacino imbrifero del torrente Fiumicello di Cardile che drena, dalla sinistra idraulica, le relative acque di pioggia. L’intero versante, soprattutto nel tratto a partire da una distanza di circa 500 metri a nord‐est dal centro abitato, è interessato da diversi fenomeni franosi del tipo di quelli descritti in precedenza e al fine della valutazione dei probabili scenari di danno e conseguente classificazione del rischio, risulta libero da insediamenti salvo la presenza di qualche edificio sparso. Inoltre lo stesso versante risulta attraversato longitudinalmente, tra le quote di circa 140 e 80 m.s.l.m., dalla ex strada statale tirrenica inferiore SS18 che collega la frazione di Pantana con il centro storico, che risulta anch'essa ad elevato rischio per i tratti già interessati da dissesti e per la restante parte ad elevato rischio potenziale. Sempre con riferimento allo stesso rilievo collinare, qualche altro dissesto franoso, vede interessato anche il versante opposto, esposto a sud, che risulta caratterizzato da pendenze minori e ricade nell’ambito del sottobacino imbrifero del torrente Badolato, il quale drena, dalla destra idraulica, le relative acque di pioggia. In questo caso, l’area a maggior rischio risulta quella che, immediatamente a valle del centro storico, lambisce ad ovest la zona cimiteriale e scende giù fino ad interessare il centro di trasferenza dei rifiuti, situato nella parte pedemontana del versante, in località Salicuneta. L’intero versante è caratterizzato, dal punto di vista dei probabili scenari di danno e la conseguente classificazione del rischio, dalla quasi totalità di aree destinate ad attività agricole, dalla presenza di poche case sparse, di diversi oliveti e dall’assenza al piede di insediamenti abitativi. L’unica infrastruttura esistente sul versante sud, fuori dalla zona potenzialmente a rischio, risulta essere la strada statale SP433 che corre longitudinalmente al torrente Badolato, sulla sua destra idraulica, e taglia la fascia pedemontana del versante tra le quote di circa 60 e 40 m.s.l.m.. Anche il versante ovest nella parte più meridionale del territorio comunale, è interessato da dissesti franosi, laddove con il suo crinale segna lo spartiacque tra il sottobacino alluvionale dell’Alento e quello del Palistro. In questo caso l’area a maggior rischio risulta quella immediatamente a valle di via San Nicola, all’altezza del vallone Pagina 34 Comune di Castelnuovo Cilento Sa ‐ Preliminare di PUC che da origine al torrente degli Scavi. Tale strada, che è una delle due principali che collegano il centro storico alla frazione di Velina, tagliando il versante alto tra le quote di circa 110 e 100 m.s.l.m., è probabilmente da considerare come una delle cause innescanti il dissesto franoso. Anche qui l’intero versante è caratterizzato, dal punto di vista dei probabili scenari di danno e la conseguente classificazione del rischio, dalla quasi totalità di aree destinate ad attività agricole prevalentemente a oliveto e dalla presenza di poche case sparse. Tuttavia a differenza del versante sud, lungo la fascia pedemontana del versante ovest sorge la frazione di Velina con piccoli insediamenti abitativi classificati a rischio medio o potenzialmente a rischio elevato. Il rilievo collinare nel suo complesso, presenta in diversi punti una naturalità diffusa come nel caso dell’intero versante nord, caratterizzato da una macchia forestale a vegetazione sclerofila, con diversi processi in atto di ricolonizzazione naturale, il cui tessuto risulta frammentato parzialmente dalla presenza di qualche impianto a uliveto. I restanti versanti collinari, pur presentando in maniera sparpagliata macchie di foresta, sono essenzialmente caratterizzati dalla presenza di suoli destinati ad attività agricole, che ne antropizzano fortemente il contesto ambientale pur conservando un buon potenziale di riconnessone ecologica del territorio, funzione che potrebbero svolgere nell’ottica di un approccio sistemico al governo del territorio, compresa quella di mitigazione del rischio idrogeologico. figura xx ‐ Piano del Parco. Carta della qualità naturalistica 2.2 Rete Ecologica e sistema Alento L’ambito comunale di Castelnuovo Cilento si colloca in contiguità di aree del Parco contrassegnate da un notevole livello di naturalità, gravitando lungo il medio‐basso corso del fiume Alento, tra i più importanti ed interessanti corsi d’acqua del Cilento e dell’Appennino centro‐meridionale. Il Sistema Ecologico, identificato fisiograficamente con il corso d’acqua, si estende ecologicamente dagli acquiferi carbonatici del monte Le Corne, che alimentano le Pagina 35 Comune di Castelnuovo Cilento Sa ‐ Preliminare di PUC sorgenti del fiume, passando per i torrenti tributari con sorgenti sui monti Gelbison, Cervati e Stella, fino al suo sbocco a mare in località Velia. I rapporti funzionali di alimentazione acquiferi carsici‐fiume, rappresentano un sistema molto vulnerabile anche a minime perturbazioni di depauperamento quantitativo e di deterioramento qualitativo del corso d’acqua. Le sorgenti del fiume Alento sul monte Le Corne (894 m. s.l.m.), sono all'interno del Parco Nazionale del Cilento e Vallo di Diano, a meno di un chilometro dal centro del Comune di Stio, nelle vicinanze del piccolo centro abitato di Gorga. Il fiume ha un corso lungo 36 km e scorre, poco dopo la sorgente, nel territorio dei Comuni di Cicerale e Perito sempre all'interno del Parco Nazionale. Nel suo tratto iniziale il corso del fiume ha una direzione Sud‐Nord, parallela alle catene montuose. Dopo circa una decina di chilometri si allontana dal territorio del Parco Nazionale, e compie un'ampia curva verso sud, scorrendo in direzione opposta alla precedente. Il fiume continua il suo corso al di fuori del Parco per circa altri 20 chilometri nella piana dell'Alento che si estende a ventaglio fino al mare. Negli ultimi 3 chilometri del suo corso rientra di nuovo all'interno del Parco Nazionale. L'Alento sfocia nel mar Tirreno nei pressi dei Comuni di Ascea e Casal Velino, ai piedi della collina sulla quale sorgono i resti dell'antica città greca di Elea. I tributari principali dell’Alento sono: il torrente Palistro, con sorgente sul monte Gelbison, ora principale tributario da sinistra ma un tempo dotato di un proprio sbocco in mare; il Torrente Badolato, affluente di sinistra proveniente dal monte Gelbison; il Torrente Fiumicello, proveniente dal Monte Stella affluente di destra nel comune di Casal Velino in località Temponi. Altri importanti affluenti sono il Vallone Corbella, il Vallone di Ostigliano, la Fiumara della Selva dei Santi nel Comune di Salento, la Fiumara Santa Lucia nel Comune di Omignano. Come già accennato, nel territorio comunale di Prignano Cilento, in località Pian della Rocca al di fuori del perimetro del Parco Nazionale è stata realizzata, a cavallo degli anni ottanta e novanta la diga dell'Alento; realizzata in terra, con un'altezza di 43 metri, ha una larghezza da sponda a sponda di 420 metri, il volume del rilevato in terra è pari a circa 1.500.000 metri cubi. Sul coronamento della diga, è presente una strada lunga circa 600 metri e larga 8. Le dimensioni dell’ invaso sono di circa 1,5 chilometri quadrati di superficie per una lunghezza di 3 chilometri, il lago artificiale si estende all'interno di un paesaggio ricco di boschi e oliveti. Il bacino idrografico che afferisce alla diga ed al lago ha una superficie di oltre 100 chilometri quadrati. Il lago ha una capacità utile di 26 milioni di metri cubi, può erogare annualmente una quantità minima di 34 milioni di metri cubi d'acqua, che viene accumulata principalmente nel periodo autunno, inverno e primavera. A valle della diga, nei Comuni di Rutino e Lustra, è stato creato un sistema di zone umide composto da diversi laghetti di discreto valore naturalistico. Le aree umide consistono in stagni e laghetti realizzati allo scopo di permettere la sosta e la nidificazione di uccelli, l'insediamento di specie animali legate alle zone umide, come anfibi, rettili, pesci ma anche mammiferi come la lontra. Gli specchi d'acqua hanno profondità diverse, proprio per accogliere specie con differenti esigenze ecologiche. Si passa da stagni con una profondità di pochi centimetri, al laghetto con una profondità di 1,5 metri in cui si può insediare la lontra. La presenza della diga, malgrado le iniziative di rinaturalizzazione e valorizzazione, ha comunque fortemente condizionato la funzionalità del sistema ecologico locale. Tuttavia persistono condizioni di varietà e complessità degli ambienti naturali, tipici cilentani, che influiscono fortemente sugli aspetti vegetazionali e fauno‐floristici di questo comprensorio, in cui persistono elementi tipici della macchia mediterranea, delle aree coltivate a vigneto e uliveto degli ambienti collinari, della vegetazione spondale fluviale, fino alle estensioni a bosco tipiche degli ambiti montuosi. In questi ultimi ambiti, in particolare, si riscontra un elevato valore naturalistico‐ambientale, racchiudendo habitat tra i più rappresentativi del Parco per la conservazione in loco della diversità biologica, per la sopravvivenza di specie animali a rischio di estinzione e per la numerosa presenza di specie endemiche. 2.2.1 Gli ambiti a valenza ambientale Come evidenziato negli studi per il Piano del Parco, anche nel caso del comprensorio dell'Alento la vegetazione e la fauna si presentano organizzate in un ecomosaico in cui l'antropico ed il naturale formano un singolare paesaggio, Pagina 36 Comune di Castelnuovo Cilento Sa ‐ Preliminare di PUC connessi in un equilibrio consolidato e ricco. Gli ambiti geografici che caratterizzano l’ecosistema si articolano sia in base alle regioni climatiche Mediterranea e Temperata, sia sulla base dei tre grandi sistemi litologici, determinati dai substrati calcarei, flyscoidi e alluvionali. figura xx ‐ Piano del Parco. Carta del VALORE BIOGEOGRAFICO BOTANICO figura xx ‐ Piano del Parco. Carta del VALORE BIOGEOGRAFICO FAUNISTICO Pagina 37 Comune di Castelnuovo Cilento Sa ‐ Preliminare di PUC La morfologia dà luogo ad una ricca articolazione in sottosistemi, tra cui si segnalano le sommità carsificate, i rilievi montani, le aree pedemontane, i rilievi collinari. I sottosistemi da considerare, in quanto di più stretta correlazione con il territorio di Castelnuovo Cilento, riguardano: ‐ le fasce fluviali in cui persiste una ricchezza faunistica poiché in ogni sua componente (acque, fondo e ripe ) raggiunge una diversità significativa in tutti i taxa sia vertebrati che invertebrati, con zoocenosi che si rilevano periodicamente in funzione della qualità delle acque, del tratto, della stagione. ‐ il sistema collinare caratterizzato dalle aree agricole (oliveti e vigneti, in forma specializzata e promiscua, o in forma più o meno rada sovraimposti a seminativi.) in cui si rilevano specie mobili, come gli uccelli, ma essenzialmente povera di specie facili all’isolamento come anfibi, rettili e mammiferi e una buona parte di taxa invertebrati. Tuttavia, le zoocenosi che si strutturano in questo sistema intermendio giocano un ruolo di collegamento tra quelle legate alla rete idrografica e quelle del piano montano. ‐ la prossimità alla costa, caratterizzata da elementi pianeggianti e da una articolazione di morfologie collinari; si tratta di ambiti ad alta frammentazione, con estese porzioni di vegetazione arbustiva ed erbacea, con forti potenzialità fisiche e biologiche, con elevata ricchezza di specie, in particolare legata ai flussi migratori di lepidotteri, chirotteri e uccelli, e con presenza di siti di elevato valore naturalistico (rupi, falesie, aree retrodunali) e altamente sensibili al disturbo; ‐ l'area SIC, con zoocenosi stabili ed interessanti sotto il profilo zoogegrafico per la presenza di elementi eurosibirici, boreali, atlantici, turanici, mediterranei. Figura xx – Piano del Parco PP, Tavola: Aree SIC e ZPS ricadenti nel territorio di competenza del PNCVD. E’ interessante osservare che il SIC, precedentemente evidenziato nell'ambito del territorio comunale di Castelnuovo Cilento, seguendo il corso del fiume fino alla sorgente, penetra nel limite amministrativo del PNCVD, Pagina 38 Comune di Castelnuovo Cilento Sa ‐ Preliminare di PUC attraversando, oltre Cicerale (Zone 1, Zone Contigue e Zone 2), i territori dei comuni di Monteforte Cilento (Zone 1 e Zone 2) e Stio (Zone 1 e Zone 2). Il fiume Alento nasce, infatti, a circa 894 mt di quota dal Monte Le Corne (894 mt s.l.m.), in località Gorga nel comune di Stio, proprio all'interno del Parco. Il SIC “Fiume Alento” presenta, poi, una serie di ramificazioni, sempre sul fianco orientale, che coinvolgono, sui limiti comunali, Castelnuovo Cilento (Zone 2 e Zone Contigue). In quest’ultimo tratto, il SIC “Fiume Alento” in corrispondenza della Zona 2 di Castelnuovo Cilento, della Zona 2 di Casal Velino e del territorio di Ascea, ricade nella perimetrazione del PNCVD. Da una prima lettura del territorio, il dato che emerge evidenzia come il SIC “Fiume Alento” funga da elemento connettore delle Zone 1 del PNCVD, appartenenti ai comuni di Monteforte Cilento, Orria ed Ascea. Inoltre, in merito alla perimetrazione del Parco, abbiamo osservato, come per un tratto consistente, il fiume Alento è fuori dai limiti del Parco; tuttavia le analisi effettuate su un’area assai più vasta dell’area del parco hanno evidenziato una molteplicità di relazioni di varia natura (paesistiche, idrogeologiche, naturalistiche, storico‐insediative) che legano il parco al suo contesto, inclusa, in particolare, la media valle dell’Alento. In virtù di tali relazioni, dunque, vale la pena sottolineare che la stessa Relazione illustrativa3 del Piano del Parco evidenzia la necessità (pur mantenendo la perimetrazione attuale) di "attivare degli accordi sulla regolamentazione delle aree contigue che consentano di recuperare nella sostanza una continuità gestionale tra il Parco e le aree contigue in presenza di risorse di eguale valore ed importanza. L’area contigua in questo senso non è più pensata come una semplice “buffer zone” o area tampone, destinata ad assicurare una transizione graduale dalle aree di maggior protezione interne al Parco a quelle “non protette” esterne; ma piuttosto come il teatro delle principali azioni da concertare tra l’autorità del Parco e gli altri soggetti interessati". D’altra parte è evidente che "la maggior parte delle azioni strategiche proposte sono percorribili solo rafforzando il legame tra l’utilizzo delle risorse interne al Parco e quelle esterne". Tale impostazione, evidenzia alcune considerazioni generali che, nell’ampio e diversificato territorio del Parco, identificano le seguenti tipologie di sistemi territoriali a cui si riferisce il contesto della Rete Ecologica locale:  sistema orografico, contrassegnato dalle aree a prevalente caratterizzazione naturalistica e ad alto tasso di naturalità, con limitati segni dell’attività antropica;  sistema costiero, caratterizzato dalla prevalenza delle utilizzazioni a fini turistico‐balneari e dalla particolare vulnerabilità degli ecosistemi sull’interfaccia costa‐mare;  sistema idrografico di riconnessione, caratterizzato dalla prevalenza di aspetti collegati alla circolazione idrica superficiale ed alla presenza di fenomeni carsici, riconoscibili in aree di fondovalle;  sistema di margine, caratterizzati da elevata qualità paesaggistica ed ecologica (gole, forre, ecc.), dalla presenza di attività agricolo‐rurali e da testimonianze storico insediative e archeologiche. In riferimento all’elevato capitale di risorse diffuse, emerge dalle analisi del Piano un modello d’uso generale non sostenibile e incompatibile con i criteri di funzionalità della Rete Ecologica. I processi connessi all’attuale utilizzo delle risorse pongono problematiche riguardanti: il depauperamento del sistema idrico superficiale e sotterraneo, sottoposto a problemi di deterioramento quantitativo e qualitativo dei flussi; il degrado della risorsa forestale gestita con logiche incompatibili con i criteri di funzionalità ecosistemica; l’abbandono delle aree interne agricole, seguito da una progressiva modificazione dell’uso del suolo; la pressione turistica ed urbanizzativa nelle valli interne e nei tratti del sistema costiero interessato anche da problematiche di erosione; l’abbandono e l’assenza di manutenzione del patrimonio urbanistico ed edilizio storico, associato ad espansioni urbanizzative incompatibili con i caratteri storico‐culturali ed ambientali. Il territorio del PNCVD è, inoltre, da tempo riconosciuto come uno dei territori a scala regionale maggiormente interessato da fenomeni franosi e da alluvioni. La situazione allarmante di dissesto dell’area è dovuta principalmente al naturale disordine dell’assetto idrogeologico, e solo in parte alla carenza di manutenzione. La 3
Vedi Piano del Parco Nazionale del Cilento e Vallo di Diano, Relazione illustrativa, Capitolo 6 – Le determinazioni del Piano, par. 6.2 – Le aree contigue e la perimetrazione del Parco. Pagina 39 Comune di Castelnuovo Cilento Sa ‐ Preliminare di PUC vulnerabilità quanti‐qualitativa degli acquiferi richiedono un grande livello di attenzione ed un controllo sistemico dei bacini per evitare situazioni di collasso ed in particolare gravi danni all’intero sistema biologico‐antropico. In sintesi i problemi di razionalizzazione e regolazione degli usi delle risorse idriche, della loro protezione dall’inquinamento e del loro risanamento, si intrecciano in vario modo con quelli di difesa dalle alluvioni, di tutela delle aree a rischio di frana, di protezione dei litorali, in cui si registrano arretramenti ed erosioni lungo oltre l’80% del territorio costiero. Gli elementi dell’ambiente biotico, invece, si presentano organizzate in un ecomosaico in cui l'antropico ed il naturale formano un singolare paesaggio, connessi in un equilibrio consolidato e ricco caratterizzati dal punto di vista vegetazionale e faunistico, a cui vanno aggiunte le numerose specie endemiche azonali ospitate nel Parco. Il territorio rurale (comprese le zone utilizzate per l'allevamento e i boschi di produzione) che costituisce l'armatura principale dell'intero Cilento, dentro e fuori l'area del Parco, ha consolidato un millenario assetto dell'ecosistema le cui trasformazioni recenti di urbanizzazione e/o di abbandono, risultano meno traumatiche di quelle di altre zone dell'Appennino. Complessivamente il sistema colturale si indebolisce diffusamente, ma appare ancora in grado di presidiare il territorio, mantenendo modalità analoghe a quelle del passato, con coltivazioni solo raramente industrializzate. Il sistema insediativo, infine, presenta una generale condizione di debolezza e marginalità determinata da diversi fattori tra i quali emergono la mancanza di manutenzione del patrimonio urbanistico ed edilizio storico, nonché espansioni urbanizzative adiacenti ai nuclei preesistenti, incompatibili con i caratteri storico‐insediativi ed ambientali. Tale debolezza non appare tuttavia irreversibilmente inclinata ad una dinamica catastrofica, come accade in tante altre zone della montagna italiana, emergendo un rallentato declino delle condizioni di stabilità marginale che ha caratterizzato per secoli l’intera area. Gli elementi generali fin qui evidenziati riportano in sintesi i tratti della valutazione che il Piano del Parco opera sullo stato ambientale dei sistemi che influiscono sulla funzionalità della Rete Ecologica locale. L'attenzione poi è particolarmente concentrata sui sistemi idrografici e fluviali che risultano al centro di interventi in grado di sostenere processi di deframmentazione e ricostituzione della funzionalità ecologica del Parco e delle stesse aree contigue. In particolare, l’art.10 (Rete ecologica e fasce fluviali)4 delle NTA di seguito riportato, disciplina la costituzione della rete ecologica e le fasce fluviali: 1. Al fine di conservare ed aumentare la ricchezza, la varietà e la stabilità degli ecosistemi, evitando la formazione di barriere tra gli habitat interessati e riducendone la frammentazione, il Piano di gestione naturalistica individua la rete ecologica interessante il parco e le sue connessioni con le aree esterne, con particolare riguardo a: a) le fasce di pertinenza fluviale comprendenti l’alveo del fiume, le aree demaniali, le aree golenali, e quelle inondabili con tempi di ritorno pluricentenari, le aree ecologicamente connesse alle dinamiche fluviali, i boschi ripariali esistenti e potenziali, le aree interessate da habitat di interesse cosi come evidenziati dal piano, nonché le aree degradate e in abbandono da recuperare alla funzionalità del sistema fluviale; b) la fascia costiera, comprendente i litorali sabbiosi, le fasce dunali e retrodunali, le falesie; c) le reti di connessione e di continuità tra habitat ed ecosistemi diversamente caratterizzati, da valutare sulla base della funzionalità, dell’ecologia delle specie animali e dei sistemi ambientali; d) i crinali montuosi e le selle montane. 2. Le fasce fluviali, ivi compresi i bacini artificiali, devono essere conservate, mantenute e riqualificate al fine di consolidarne ed elevare il grado di naturalità e funzionalità idraulica ed ecologica, conservarne le comunità biologiche e i biotopi in esse comprese, ripristinarne la vegetazione ripariale arborea, arbustiva ed erbacea per il raggiungimento di cenosi forestali mature, riqualificarne e monitorarne la vegetazione ripariale ed acquatica ai fini di fitodepurazione, recuperarne le aree in stato di degrado, tutelarne i valori paesaggistici, valorizzarne la fruizione 4
Vedi Piano del Parco Nazionale del Cilento e Vallo di Diano, Norme di attuazione, Titolo III ‐ Vincoli e destinazioni specifiche. Pagina 40 Comune di Castelnuovo Cilento Sa ‐ Preliminare di PUC naturalistica, culturale, educativa e ricreativa. Per il conseguimento di tali obbiettivi l'Ente Parco promuove specifici programmi di conservazione, riqualificazione e valorizzazione delle fasce fluviali, volti a: a, favorire l’ampliamento per quanto possibile delle fasce di pertinenza fluviale, e il ripristino della continuità delle formazioni ripariali; b, limitare gli interventi di gestione della vegetazione in alveo e ripariale a quelli strettamente necessari per ragioni idrauliche, eliminando le opere non più efficienti; c, promuovere il ripristino della naturalità delle formazioni riparie anche attraverso la progressiva eliminazione delle specie vegetali alloctone e la formazione di zone umide artificiali; d, orientare in senso naturalistico le sistemazioni idrauliche previste in base all’art.9 delle presenti Norme; e, controllare e regolamentare gli scarichi dei centri abitati e degli insediamenti sparsi; f, individuare e realizzare aree attrezzate per la sosta a scopo ricreativo; g, riqualificare e bonificare le situazioni di degrado; h, conservare e proteggere gli ecosistemi unici e caratteristici, con particolare riguardo alle emergenze geologiche e idriche espressamente segnalate dal Piano. 3. Le fasce di pertinenza fluviale sono delimitate, negli strumenti urbanistici locali, d’intesa con l’Ente Parco e l’Autorità di bacino, tenendo conto, oltre alle aree golenali ed a quelle inondabili con tempi di ritorno pluricentenari, anche di tutte le aree ecologicamente e paesisticamente connesse alle dinamiche fluviali. In carenza di tali delimitazioni, le fasce si intendono estese da ambo i lati del corso d’acqua per 150 m. dal ciglio. 4. L’Ente Parco promuove la conservazione e il potenziamento della naturalità diffusa attraverso incentivi al mantenimento delle matrici ecologiche degli spazi rurali comprendenti le siepi, i filari, gli orti, i seminativi arborati e gli altri elementi del paesaggio agrario tradizionale. 2.2.1 Piano di tutela delle acque Il piano di tutela delle acque, valutato lo stato di qualità ambientale (stato ecologico + stato chimico) dei corpi idrici superficiali, definisce un programma di misure su scala di bacino, volto a raggiungere o mantenere, entro il 22 dicembre 2015, gli obiettivi di qualità ambientale, così come definiti dal D.lgs.152/06 in funzione della capacità dei corpi idrici di mantenere i processi naturali di autodepurazione e di supportare comunità animali e vegetali ampie e ben diversificate. Al fine della tutela e del risanamento delle acque superficiali, la parte terza del decreto (norme in materia di difesa del suolo e lotta alla desertificazione di tutela delle acque dall’inquinamento e di gestione delle risorse idriche) individua i seguenti obiettivi minimi di qualità ambientale per i corpi idrici significativi (tra cui il fiume Alento): 1. MANTENIMENTO O RAGGIUNGIMENTO DELL’OBIETTIVO DI QUALITA’ AMBIENTALE CORRISPONDENTE ALLO STATO DI BUONO (come definito nell’allegato1 alla parte terza del decreto) 2. MANTENIMENTO, OVE GIA’ ESISTENTE, DELLO STATO DI QUALITA’ AMBIENTALE ELEVATO (come definito nell’allegato1 alla parte terza del decreto) Si riporta di seguito una tabella riassuntiva dello stato di qualità ambientale del fiume Alento estrapolato da un rapporto ufficiale dell’ARPAC. Come si può notare dal colore delle stazioni di monitoraggio lo stato di qualità ambientale del fiume varia da buono (colore verde) a sufficiente (colore giallo). Pagina 41 Comune di Castelnuovo Cilento Sa ‐ Preliminare di PUC Fiume Alento Il Fiume Alento nasce e si sviluppa nel distretto montuoso del Cilento ed il suo bacino idrografico risulta fortemente alterato sotto l’aspetto ecologico e geomorfologico. Nel tratto superiore/medio il suo corso è interrotto dalla diga di Piana della Rocca, a valle della quale il fiume presenta una portata troppo ridotta rispetto alle necessità fisiologiche dell’ecosistema. Gli affluenti del tratto in esame sono peraltro costituiti da fiumare che risultano asciutte per la maggior parte dell’anno. Lungo il fiume sono state posizionate cinque stazioni di monitoraggio, di cui quattro anche per la qualità biologica. L’ andamento spaziale del LIM si presenta non omogeneo, perché passa dalla classe buono nel 1° e 2° tratto a quella sufficiente nel 3° tratto, risalendo nella classe buono nel 4° tratto per poi ricadere nella classe sufficiente nel 5° tratto. Relativamente alla qualità biologica è opportuno sottolineare che essa risulta notevolmente influenzata dalle condizioni idrologiche che, talvolta già in primavera, riducono la portata fino ad annullarla, impedendo talvolta, come nel caso della prima stazione, persino la possibilità di effettuare il monitoraggio. Quando le condizioni consentono lo stabilirsi di insediamenti di comunità macrobentoniche, si registra una limitata variabilità con la presenza di relativamente pochi taxa con una Classe di Qualità oscillante tra la II e la III, tranne che nell’ultima stazione dove una portata che si conserva discreta anche in estate consente la presenza di ben 24 taxa e Classe di Qualità I. Nonostante le riserve sul giudizio dovute alle scarse portate, lo Stato Ambientale risulta buono. Prelievi Prov.
SA Località Val. LIM Classe LIM Val. IBE Classe IBE Monteforte Cilento Ponte Alento 380 2 10 1 Perito A valle diga Alento 260 2 8 2 SA SA Omignano Scalo SA A valle del paese 180 3 7 3 2 < soglia 3 < soglia 2 < soglia 3 < soglia Casal Velino Ponte (Distributore ERG) 280 2 8/9 2 SA Stato Chimico < soglia Stato Ecologico 2 Comune Casal Velino Ponte S.S.267 ‐ Fonte 230 3 7 3 Figura xx. Andamento da monte a valle del LIM lungo l’Alento Pagina 42 Comune di Castelnuovo Cilento Sa ‐ Preliminare di PUC 2.3 Aspetti idrografici, geologici e idrogeologici Dal punto di vista idrologico Il fiume Alento presenta un regime prevalentemente torrentizio, con grandi portate nei periodi piovosi e magre più o meno accentuate in quelli con scarse precipitazioni. La morfologia del fiume è variabile. Nel primo tratto, per pochi chilometri dalla sorgente, la valle alluvionale si presenta stretta, successivamente, fino al lago artificiale di Piano della Rocca, essa si allarga e si presenta con un canale di tipo "braided", cioè il corso d’acqua scorre in più canali senza che ve ne sia uno principale di scorrimento. In questo tratto i depositi alluvionali sono costituiti principalmente da ciottoli e ghiaie. A valle della diga, fino alla confluenza con il Vallone Ferrara, la valle alluvionale si allarga, gradualmente. In questo tratto è possibile identificare un canale principale associato ad una serie di canali secondari che vengono invasi dalle acque del fiume nel caso di piene di notevole entità. I principali depositi alluvionali sono costituiti da ghiaie e sabbie, con una graduale diminuzione della granulometria via via che ci si avvicina alla foce. Oltre la confluenza con il Vallone Ferrara la valle alluvionale, si allarga ulteriormente fino a circa 2 km, per diventare poi una vera e propria pianura alluvionale, a valle della confluenza con il torrente Palistro, fino alla foce. Il corso del fiume, in questi ultimi chilometri assume un andamento meandriforme, tipico dei corsi d'acqua di piana. I depositi alluvionali sono costituiti da sabbie, ghiaie e limi. L’area ricadente nel complesso sabbioso‐limoso‐
ghiaioso, che comprende principalmente la piana dell’Alento e la zona costiera in cui si trova lo sbocco a mare del fiume stesso,costituisce il 15 % del bacino. Dal punto di vista geologico nel Cilento si riconoscono due grandi unità: nella parte orientale verso l’interno, troviamo i massicci carbonatici degli Alburni, del Monte Cocuzzo, del Cerasulo, Motola e Cervati (1899m); ad occidente il flysch del monte Stella, il Gelbison (1705m) e il Centaurino (1433m). Il monte Bulgheria rappresenta una struttura di natura calcarea a parte, risalente al Cretaceo. Il “flysch” del Cilento ha la sua massima diffusione in corrispondenza del bacino idrogeografico del Fiume Alento e dei principali massicci montuosi sopracitati. Esso è caratterizzato da alternanze di rocce sedimentarie di origine marina depositatesi in diverse età a partire dal Cretaceo, circa 140 milioni di anni fa, fino al Miocene, circa 20‐25 milioni di anni fa, su fondali marini profondi in seguito a correnti di torbida, ovvero a frane sottomarine. Caratteristica di questa formazione è l'alternanza di strati di diversa composizione e di spessore variabile. Si alternano strati di marne, arenarie, peliti, a volte anche conglomerati. la stratigrafia del Flysch del Cilento risulta così divisa: ‐ formazione di Santa Venere, ‐ formazione di Pollica, ‐ formazione di San Mauro. La formazione di Santa Venere, di Età cretacica (circa 144 ma) è prodotta dal materiale terrigeno e calcareo di un massiccio cristallino posto a occidente e dal materiale carbonatico di un altro massiccio, più stabile, a oriente. Essa è di spessore tra i 1000 e i 1300 metri, e affiora nel Cilento antico, sulla costa tra Acciaroli e Marina di Casalvelino, presso Acquavella, sulla destra della foce del fiume Alento, e nel bacino del Solofrone. La successiva formazione di Pollica, di Età paleocenica (66,4 milioni di anni fa), determinatasi in un'area meno centrale del bacino del flysch con lo spessore di circa 800 metri. Da San Marco di Castellabate essa raggiunge, lungo la costa, Acciaroli e quindi il versante meridionale del monte Stella e gran parte del bacino medio e superiore dell'Alento. La più recente formazione di San Mauro è compresa tra i 66,4 e 23,7 milioni di anni fa, essa presenta uno spessore di circa 1800 metri e caratterizza in gran parte il monte della Stella, la sinistra del Solofrone e i due tratti di costa che vanno da Agropoli a Castellabate e da San Nicola a Mare ad Agnone. Sono presenti, inoltre depositi di età pleistocenica (1,8 milioni di anni fa), principalmente sabbie ubicate sulla costa di Castellabate fino a San Marco, tra Agnone e Acciaroli, e sulla sinistra del corso inferiore del Palistro. A questi depositi seguono, sempre nel Quaternario, quelli lacustri e palustri, le dune, le spiagge e anche i depositi di materiale piroclastico. Morfologicamente la valle del Fiume Alento è dominata, e delimitata, da tre massicci montuosi:il Monte Stella sul lato occidentale, il Monte Sacro o Gelbison su quello orientale, ed il Monte Chianello a settentrione. L'ultimo è Pagina 43 Comune di Castelnuovo Cilento Sa ‐ Preliminare di PUC l'unico ad essere un massiccio calcareo, i primi due sono, come già detto costituiti dal flysch. Il bacino dell’Alento è, dunque, impostato per gran parte su terreni di tipo flyscioide appartenenti al Flysch del Cilento (80% dell’area). I terreni flyscioidi ricadono, dal punto di vista idrogeologico, nel complesso argilloso‐marnoso‐arenaceo scarsamente permeabile: la circolazione idrica sotterranea è prevalentemente poco profonda e i recapiti delle acque di deflusso idrico sotterraneo sono dunque rappresentati dal corso del fiume Alento. il deflusso idrico in questo tipo di terreni si presenta prevalentemente superficiale. Nell’area del bacino affiorano inoltre calcari nell’estremo settentrionale del bacino stesso, di importanza trascurabile a fini idrogeologici per la limitata entità, affiorano,inoltre, in maniera più rilevante, i depositi alluvionali del fondovalle del fiume Alento. Si tratta di depositi prevalentemente a grana grossa che, per la loro permeabilità abbastanza elevata, hanno una grande rilevanza idrogeologica. Le unità idrogeologiche presenti nel bacino in esame sono sostanzialmente quindi classificabili in due grandi settori, corrispondenti a due differenti morfologie:  sui rilievi affiorano i depositi terrigeni flyscioidi;  lungo il fondovalle subpianeggiante affiorano i depositi della piana alluvionale. Nell’area del bacino idrografico dell’Alento gli acquiferi sono quindi prevalentemente porosi a permeabilità mista. Per ciò che concerne il fondovalle dell’Alento, esso è caratterizzato dalla presenza di una falda di subalveo molto superficiale e di modesto spessore. 2.3.1 Assetto idrogeologico Tutte le informazioni contenute nel presente rapporto sono state estrapolate dal Piano Stralcio per l’Assetto Idrogeologico (PSAI), redatto dall’ Autorità di Bacino Sinistra Sele, ai sensi dell’art. 1, comma 1 del Decreto Legge 11 Giugno 1998, n. 180, e s.m.i. e dell’art. 1 bis della Legge 11 Dicembre 2000, n. 365. Il PSAI individua, su cartografia tecnica in scala 1:25.000, le aree soggette ai diversi gradi di pericolosità e rischio idraulico e da frana, con riferimento ai 66 Comuni che ricadono nel bacino idrografico sinistra Sele, tra cui anche quelli intercettati dallo spartiacque superficiale del fiume Alento. Il PSAI rappresenta quindi, lo strumento ufficiale per valutare la pre‐
fattibilità idrogeologica dell’idea‐progetto finalizzata alla riqualificazione paesaggistica, ambientale, turistica, sportiva e ricreativa del fiume Alento. 2.3.2 Pericolosità e rischio idraulico (o di esondazione) In funzione del tempo di ritorno e quindi della probabilità che un dato evento alluvionale si possa verificare, il PSAI individua le aree soggette ai diversi gradi di pericolosità idraulica attraverso la definizione delle seguenti fasce fluviali:  FASCIA A con pericolosità molto elevata P4 l’alveo che assicura il libero deflusso della piena standard T=100 anni;  FASCIA B aree inondabili dalla piena standard, che comprende sottofasce inondabili con periodo di ritorno T< 100 anni. In particolare sono individuate tre sottofasce: 1. Sottofascia B1 con pericolosità elevata P3 aree comprese tra l’alveo di piena standard e la linea più esterna tra la congiungente l’altezza idrica h=30 cm delle piene con periodo di ritorno T=30 anni e altezza idrica h=90 cm delle piene con periodo di ritorno T=100 anni; 2. Sottofascia B2 con pericolosità media P2 aree comprese fra il limite della sottofascia B1 e quello dell’altezza idrica h=30 cm delle piene con periodo di ritorno T=100 anni; 3. Sottofascia B3 con pericolosità moderata P1 aree comprese fra il limite della Fascia B2 e quello delle piene con periodo di ritorno T=100 anni;  FASCIA C aree interessate dalla piena relativa a T = 300 anni o dalla piena storica nettamente superiore alla piena di progetto. Pagina 44 Comune di Castelnuovo Cilento Sa ‐ Preliminare di PUC Lungo il fiume Alento e i suoi principali affluenti sono state perimetrate fasce fluviali per un totale di 10,4 km2, i relativi ambiti di pericolosità sono sotto dettagliati e riportati sulle carte della pericolosità idraulica in allegato (tavola n.1, n.2 e n.3). Fiume Totale A B1 Km
B2 B3 C 2
Alento 7,7 4.9 2,7 0,1 Badolato 2,7 1 1,6 0,1 Da una sovrapposizione delle fasce fluviali con il sistema degli insediamenti e delle infrastrutture presenti nel bacino idrografico dell’Alento, è stato definito uno specifico quadro del rischio da alluvione sintetizzato nella seguente tabella. Fiume Fascia Totale R0 R1 Km
Alento A 4,9 Alento B1 Alento C Badolato R2 R3 R4 2
4,9 2,7 2,4 0,1 0,2 0,1 0,1 A 1,0 1,0 Badolato B1 1,6 1,5 0,1 Badolato C 0,1 0,1 Le diverse classi di rischio riportate in tabella sono così dettagliate: R1 rischio moderato aree per le quali sono possibili danni sociali ed economici, ai beni ambientali e culturali marginali; R2 rischio medio aree per le quali sono possibili danni minori agli edifici, alle infrastrutture e ai beni ambientali e culturali che non pregiudicano l’incolumità delle persone, l’agibilità degli edifici e la funzionalità delle attività socio‐
economiche; R3 rischio elevato aree per le quali sono possibili problemi per l’incolumità delle persone, danni funzionali agli edifici, alle infrastrutture e ai beni ambientali e culturali con conseguente inagibilità degli stessi e l’interruzione delle funzionalità socio‐economiche; R4 rischio molto elevato aree per le quali sono possibili la perdita di vite umane e lesioni gravi alle persone, danni gravi agli edifici, alle infrastrutture e ai beni ambientali e culturali, la distruzione delle funzionalità socio‐
economiche. Per la valutazione del rischio il PSAI utilizza la seguente tabella: D1 D2
D3
D4
P1 R1 R1
R2
R2
P2 R1 R2
R3
R3
P3 R2 R2
R3
R4
P4 R2 R3
R4
R4
Per la valutazione degli scenari di danno il PSAI utilizza la seguente scala di classificazione:  D1 danno moderato aree libere da insediamenti;  D2 danno medio aree extraurbane poco abitate, sede di edifici sparsi, d’infrastrutture secondarie, di attività produttive minori, destinate essenzialmente ad attività agricole o a verde pubblico;  D3 danno elevato nuclei urbani, cioè insediamenti meno densamente popolati rispetto a D4, aree attraversate da linee di comunicazione e da servizi di rilevante interesse e aree sedi d’importanti attività produttive; Pagina 45 Comune di Castelnuovo Cilento Sa ‐ Preliminare di PUC 
D4 danno molto elevato nuclei urbani e centri urbani, ossia aree urbanizzate ed edificate con continuità, con una densità abitativa elevata e con un indice di copertura molto alto superiore al 15‐20% della superficie fondiaria. Figura ‐ Stralcio carta delle aree a rischio idraulico estrapolato dal PSAI redatto dall’AdB Sinistra Sele Come si evince dalla carta del rischio idraulico, le aree a rischio elevato sono poco estese e concentrate quasi esclusivamente nei comuni attraversati dal basso e medio corso del fiume Alento. I comuni maggiormente interessati sono quelli costieri di Casalvelino e Ascea o comunque più vicini alla costa come Castelnuovo Cilento dove in generale le attività di trasformazione dell’uso del suolo hanno interessato nel tempo zone di stretta pertinenza dei corsi d’acqua superficiali. Le aree a maggiore rischio idraulico sono individuate:  in località Vallo Scalo nel comune di Casalvelino, dove in piena fascia A nell’alveo di piena standard del fiume Alento, subito a valle dell’immissione del torrente Il Fiumicello e a monte del vallone Torricelli, lungo Via Pedimontana, è stato realizzato un kartodromo;  lungo l’asse viario principale che mette in comunicazione il comune costiero di Acsea con la strada provinciale 430 ex strada statale 18, all’altezza del centro abitato di Velina, frazione di Castelnuovo Cilento, sviluppatosi negli anni a cavallo della fascia fluviale B1 del fiume Alento. Se nel caso del kartodromo la migliore soluzione per la mitigazione del rischio sembrerebbe la delocalizzazione della struttura, nel caso dell’abitato di Velina l’avvenuta realizzazione di opere di arginatura, a fronte dell’ultima alluvione, sembrano aver apportato le dovute migliorie. In questo caso il recupero naturalistico delle zone arginate è necessario alla riqualificazione paesaggistica e ambientale di questo tratto del fiume Alento e funzionale alla realizzazione di un percorso ciclabile/pedonale che renda possibile la risalita del fiume dalla foce alla diga. Pagina 46 Comune di Castelnuovo Cilento Sa ‐ Preliminare di PUC 2.3.3 Pericolosità e rischio frane In funzione dell’intensità e dello stato di attività dei fenomeni franosi inventariati, il PSAI individua le aree soggette a diversi gradi di pericolosità da frana attraverso la definizione delle seguenti classi:  Pf1 classe a pericolosità moderata aree interessate da frane di bassa e media intensità e stato inattivo o quiescente;  Pf2 classe a pericolosità media aree interessate da frane da bassa ad alta intensità e stato rispettivamente da attivo ad inattivo;  Pf3 classe a pericolosità elevata aree interessate da frane da media ad alta intensità e stato rispettivamente da attivo a quiescente;  Pf4 classe a pericolosità molto elevata aree interessate da frane di alta intensità e stato attivo. Le diverse tipologie di frana sono direttamente correlate al contesto geologico, geomorfologico, idrogeologico e strutturale di riferimento, pertanto il PSAI procedendo ad un’attenta analisi di tali contesti, identifica diverse Unità Territoriali di Riferimento (UTR) e vi assegna indici di franosità distinti per tipologia di frana. In questo modo, il PSAI caratterizza il territorio dal punto di vista non solo quali‐quantitativo ma anche come potenzialmente predisposto ad innescare nuovi processi di dissesto o riattivazioni di frane esistenti. L’individuazione di ambiti di pericolosità potenziale da dissesti di versante avviene attraverso la definizione delle seguenti classi:  P_utr 1 aree con moderata propensione ad innescare fenomeni di movimenti franosi paragonabili a quelli che caratterizzano attualmente la stessa UTR;  P_utr 2 aree con media propensione ad innescare fenomeni di movimenti franosi paragonabili a quelli che caratterizzano attualmente la stessa UTR;  P_utr 3 aree con elevata propensione ad innescare fenomeni di movimenti franosi paragonabili a quelli che caratterizzano attualmente la stessa UTR;  P_utr 4 aree con molta elevata propensione ad innescare fenomeni di movimenti franosi paragonabili a quelli che caratterizzano attualmente la stessa UTR. Come si evince dalle carte della pericolosità da frana, le aree interessate da dissesti franosi a pericolosità elevata si individuano quasi esclusivamente nella parte settentrionale del bacino idrografico dell’Alento, lungo la dorsale calcarea di Magliano Vetere e Monteforte Cilento. Qui i versanti montuosi in unità litologica essenzialmente di tipo calcareo dolomitico, che emergono con contatto tettonico (faglie) rispetto alle formazioni più recenti delle argille varicolori e del flysch a quota di circa 500 m, presentano un’elevata propensione all’innesco di crolli in roccia. Per il resto trattasi di aree interessate da dissesti franosi a pericolosità media o moderata, infatti la quasi totalità dei versanti montuosi e collinari, che costituiscono il bacino idrografico, sono in unità litologica prevalente di tipo arenaceo conglomeratico, con propensione non elevata all’innesco di colate lente, scorrimenti rotazionali o a limite fenomeni compositi del tipo scorrimento rotazionale – colata lenta. Da una sovrapposizione degli ambiti di pericolosità, con gli scenari di danno valutati in funzione degli assetti socio‐
economici ed infrastrutturali del territorio, il PSAI individua le aree soggette a diversi gradi di rischio da frana, compresi quelli potenziali. Come si evince dalla carta del rischio da frana (tavola n.10, n.11 e n.12), non vi sono aree particolarmente estese perimetrale come a rischio elevato o molto elevato da dissesti franosi, trattasi di superfici ben localizzate nei diversi comuni del bacino idrografico dell’Alento, che difficilmente superano il chilometro quadro. La quasi totalità del territorio è invece perimetrata come a rischio potenziale medio o moderato da frane, infatti trattasi essenzialmente di aree libere da insediamenti o di aree extraurbane poco abitate, sede di edifici sparsi, d’infrastrutture secondarie, di attività produttive minori, destinate essenzialmente ad attività agricole o a verde pubblico che potrebbero essere interessati da fenomeni franosi di media o bassa intensità. Pagina 47 Comune di Castelnuovo Cilento Sa ‐ Preliminare di PUC Figura xx ‐ Stralcio carta della pericolosità da frana estrapolato dal PSAI redatto dall’AdB Sinistra Sele Figura xx ‐ Stralcio carta delle aree a rischio da frana estrapolato dal PSAI redatto dall’AdB Sinistra Sele In linea con le norme di attuazione e le prescrizioni del PSAI si riportano di seguito gli interventi, che è comunque possibile realizzare nelle aree a rischio moderato e medio, idraulico e da frana, previo studio di compatibilità idrogeologica: Pagina 48 Comune di Castelnuovo Cilento Sa ‐ Preliminare di PUC 
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gli interventi di ristrutturazione edilizia previsti dagli strumenti urbanistici, dai piani di settore e dalla normativa statale e regionale; le nuove costruzioni edilizie e gli ampliamenti previsti dagli strumenti urbanistici nei centri abitati; i nuovi insediamenti produttivi; la realizzazione e l'ampliamento di opere ed infrastrutture pubbliche o di interesse pubblico riferite a servizi essenziali e non altrimenti localizzabili; l'adeguamento degli impianti esistenti di depurazione delle acque e di smaltimento dei rifiuti; gli interventi di edilizia cimiteriale. 2.4 Uso del suolo, aspetti agronomici e territorio rurale Il territorio rurale, comprese le zone utilizzate per l'allevamento e i boschi di produzione, come è noto costituisce l'armatura principale dell'intero Cilento, dentro e fuori l'area del Parco, coinvolgendo in estensione gran parte della regione anche alle quote maggiori. Come viene evidenziato nel Piano del Parco, tale storico utilizzo ha consolidato un millenario assetto dell'ecosistema le cui trasformazioni recenti sono molto meno traumatiche di quelle di altre zone dell'Appennino sia dal punto di vista dell'avanzare dei processi urbanizzativi che da quello, opposto, dell'abbandono e dell'inselvatichimento. Il ruolo che l’agricoltura svolge nel territorio del Parco è ancora di primaria importanza ed è caratterizzato da una spiccata eterogeneità: è possibile individuare, infatti, aree in cui l’agricoltura viene svolta secondo moderne tecniche di coltivazione ed aree montane dell’entroterra cilentano, dove l’agricoltura è ancora di tipo estensivo ed è particolarmente dedita alla pastorizia ed alla cerealicoltura. L’agricoltura del Parco è anche caratterizzata da un elevato grado di tipicità e da tradizioni millenarie. Alcuni prodotti agricoli della zona, infatti, hanno ottenuto il riconoscimento comunitario della loro tipicità (olio d’oliva, vino, fico, castagna). La lettura dell'uso del suolo, nell'ambito del territorio dell'Alento e di Castelnuovo Cilento, conferma questa condizione generale del territorio cilentano. Anche dalla lettura di dati più recenti, risultano evidenti infatti usi prevalentemente agricoli del suolo e la limitata presenza di tessuti urbanizzati. PSR ‐ Stralcio Carta USO DEL SUOLO_ CORINE Land Cover 2000 Pagina 49 Comune di Castelnuovo Cilento Sa ‐ Preliminare di PUC Anche nella nostra area, tuttavia, risulta rilevante la contrazione negli ultimi decenni della cerealicoltura e delle colture ortive, mentre aumentano le coltivazioni permanenti, in particolar modo dell'ulivo. Tali dinamiche mostrano una generale modificazione del territorio verso una maggiore specializzazione colturale, con conseguente riduzione di specie e modificazione del paesaggio. I cambiamenti maggiori si riscontrano nei modelli di produzione e negli effetti che questi inducono sul territorio, definendo aree di maggior abbandono e aree di maggior specializzazione. PTCP ‐ Stralcio Carta USO AGRICOLO DEL SUOLO Ciò è vero in particolar modo per la coltivazione dell’olivo, in genere disposta sui versanti meglio esposti e tradizionalmente coltivato in associazione con i seminativi (cereali o leguminose, da granella o da foraggio). L’incremento di tale cultura, sta progressivamente modificando l’assetto paesistico di tali aree e modificando il sistema ecologico complessivo. Anche il settore vitivinicolo ha subito un processo di ammodernamento, che ha prodotto un incremento delle superfici coltivate a vigneto, rivestendo un ruolo di crescente importanza. Complessivamente il sistema colturale si indebolisce diffusamente, ma appare ancora in grado di presidiare il territorio, mantenendo modalità analoghe a quelle del passato, con coltivazioni solo raramente industrializzate e chimizzate (concentrate per lo più nella piana di fondovalle). I risultati delle analisi svolte sul territorio provinciale nell'ambito del PTCP, mettono in evidenza per il comprensorio dell'Alento, alcuni aspetti riferiti all'uso agricolo del suolo, tra cui:  la presenza di aree caratterizzate da un alto livello di naturalità, in cui sopravvivono ecosistemi puntuali rappresentati da aree umide e dai corpi idrici, e dagli usi connessi alla presenza di arbusteti e cespuglietti ed aree a vegetazione sclerofilla e della macchia mediterranea (leccete e garighe);  la limitata evidenza di aree con utilizzo a pascolo, prato‐pascolo e pascolo permanente, utilizzate agronomicamente mediante radi o saltuari sfalci per produzioni zootecniche e lattiero‐casearie, che rappresentano zone con buoni livelli di biodiversità aventi funzioni di cuscinetto (aree buffer) nei confronti delle aree centrali della Rete ecologica provinciale;  la crescente ricolonizzazione naturale delle aree agricole collinari e montane abbandonate che risultano evidenziate in cartografia quale indice di un processo di rinaturalizzazione in corso ormai da alcuni decenni e connesso ai processi di abbandono delle attività agricole; Pagina 50 Comune di Castelnuovo Cilento Sa ‐ Preliminare di PUC Sono stati inoltre evidenziati i coltivi a frutteti specializzati caratterizzati da elevata tipicità ed identificazione con il territorio. In proposito risultano:  le aree coltivate ad olivo della collina e della bassa montagna (aree D.O.P. Cilento);  i vigneti coltivati a rittochino o secondo le curve di livello tipico del Cilento (D.O.C.);  le aree agricole eterogenee tipiche del paesaggio collinare cilentano, con sistemi colturali prevalenti che comprendono colture temporanee (es. i seminativi e le foraggere) associate a colture permanenti (es. gli arboreti da frutto) sullo stesso appezzamento con basso impiego di input agrochimici e tipiche di aree agricole caratterizzate dalla frammentazione, conseguente a processi di spopolamento. Tali aree presentano alti livelli di biodiversità e quindi sono zone cuscinetto (buffer) di protezione, fondamentali per la strutturazione e salvaguardia della rete ecologica provinciale. Infine sono evidenziate le aree utilizzate a seminativo di tipo asciutto o con irrigazioni stagionali di soccorso (primavera‐estate), che comprendono aree coltivate a cereali, sia a ciclo primaverile‐estivo (mais) che a ciclo autunno‐vernino (frumento) e a colture foraggere (tipo erba medica, sulla ecc.) di tipo avvicendato con altre colture erbacee. Le analisi sottolineano anche alcune zone della piana alluvionale dell'Alento, come nello stesso comune di Castelnuovo, caratterizzate dalla presenza di impianti serricoli per le colture orto‐floricole, per il vivaismo e le colture arboree da frutto. Tali sistemi colturali presentano elevati livelli di produttività a fronte di un forte impatto paesaggistico e ambientale. 2.4.1 Le nuove politiche di sviluppo per il settore Da un punto di vista generale, l’attuale fase di programmazione dei fondi strutturali per il periodo 2007‐2013 ha rappresentato l’occasione per configurare un nuovo approccio alle politiche di sviluppo dell’agricoltura e delle aree rurali della Campania. L’articolazione delle misure del POR Campania 2007‐2013 è stata strutturata tenendo conto degli indirizzi programmatici introdotti dal Quadro Comunitario di Sostegno (QCS), con particolare riferimento al principio della concentrazione delle risorse finanziarie su specifiche priorità di intervento. Il POR FESR, che più da vicino interessa il sistema agricolo e agroalimentare, in sinergia con le azioni finanziate dal FEASR5 (negli ambiti della competitività delle filiere del settore agro‐industriale e forestale, del miglioramento dell’ambiente e dello spazio rurale e della qualità della vita e della diversificazione dell’economia rurale), punta a favorire la rigenerazione economica delle zone rurali ed il miglioramento della qualità della vita delle popolazioni che vi abitano, attraverso la: i) riduzione del fenomeno di spopolamento; ii) creazione di nuove opportunità di lavoro; iii) diversificazione dell’economia agricola; iv) promozione e rafforzamento delle potenzialità endogene dei territori rurali. Per quanto riguarda la tipologia di interventi a favore delle aree rurali, all’interno dell’Asse 1, essi sono rivolti, da un lato, al miglioramento della qualità ambientale, bonificando i siti inquinati, le aree e le acque contaminate, anche al fine di assicurare un contesto più attrattivo per utilizzi sociali ed economici, incluse le attività agricole. Dall’altro, agiscono in maniera specifica nel campo della promozione del turismo rurale ed enogastronomico delle aree interne, la cui economia è prevalentemente legata alle attività agricole ed alla trasformazione agroalimentare. A ciò si aggiungono le attività per la valorizzazione del patrimonio naturalistico e l’incentivazione delle microfiliere imprenditoriali all’interno dei Parchi e delle aree protette. In particolare, il contenuto dei programmi di valorizzazione naturalistica e turistica di cui i Parchi sono titolari è coerente con quanto definito in relazione ai progetti collettivi declinati nei Progetti Integrati Rurali per le Aree Protette (PIRAP). 5
Nell’ambito della programmazione regionale unitaria, al fine di evitare il rischio di sovrapposizioni tra i diversi strumenti programmatici, sono state ricercate opportune integrazioni fra interventi propri dei programmi di coesione con gli interventi di pertinenza del PSR. I percorsi di integrazione sono quelli individuati sia dal Quadro Strategico Nazionale (QSN), sia dal Piano Strategico Nazionale (PSN) per lo sviluppo rurale e prevedono l’integrazione delle due politiche attraverso la condivisione delle priorità strategiche e l’individuazione di un sistema di governance multilivello. Pagina 51 Comune di Castelnuovo Cilento Sa ‐ Preliminare di PUC La strategia dell’Asse 2 mira a favorire la ricerca e la logistica anche per l’agricoltura e lo sviluppo delle filiere agroalimentari. L’Asse 3 prevede la promozione delle filiere bioenergetiche. L’Asse 4 finanzia interventi diretti a migliorare le connessioni fra zone urbane e rurali e ad aumentare l’accessibilità ai siti di interesse naturalistico e paesaggistico, al fine di elevarne i livelli di fruizione. L’Asse 5 contribuisce alla riduzione del digital divide nelle aree più marginali, mediante la diffusione della banda larga e la promozione dell’uso generalizzato delle TIC. L’Asse 6, infine, privilegia gli interventi che favoriscono la cooperazione stabile tra i Comuni per la realizzazione di servizi in forma associata e i partenariati fra città e aree rurali, promuovendo il ruolo delle città come centri di erogazione dei servizi dei relativi hinterland. Il PSR della Campania 2007/2013 attribuisce alla progettazione collettiva fondamentale importanza per migliorare ed accrescere l’efficacia delle politiche di sviluppo rurale. Alla base dell’impianto strategico‐programmatico vi è la consapevolezza che l’intervento settoriale non può, da solo, garantire miglioramenti nelle performance economiche dell’agricoltura, considerato che le condizioni di contesto e gli equilibri con gli operatori a valle della produzione condizionano pesantemente le attività agricole e, pertanto, vanno adeguatamente coordinati ed indirizzati. In tal senso, la programmazione integrata vuole imprimere maggiore efficacia all’intervento strutturale, ma anche favorire la diffusione di un nuovo approccio allo sviluppo ed alla competitività dei sistemi produttivi locali e regionali. Sulla base di tali premesse, il PSR ha previsto la realizzazione di Progetti Integrati di Filiera (PIF) che, attraverso l’integrazione dei programmi cofinanziati dall’Unione europea e in un quadro progettuale organico destinato a promuovere e sostenere la realizzazione di investimenti coerenti, coordinati ed integrati, siano finalizzati all’adeguamento delle condizioni di competitività delle principali filiere agroalimentari regionali. Tale strumento, è stato elaborato sulla base delle riflessioni maturate dalle pregresse esperienze di progettazione negoziale (LEADER, Progetti Integrati Rurali, GAL, ecc.) ed è volto a favorire il potenziamento e l’ammodernamento delle strutture produttive, sia della fase agricola che di trasformazione e commercializzazione. L’obiettivo dei PIF è quello di promuovere un’unica strategia di sviluppo che coinvolga tutti i segmenti di ciascuna delle principali filiere agroalimentari campane, senza tralasciare le specifiche integrazioni che le filiere hanno con il territorio e la loro rilevanza sociale. Al fine di evitare la dispersione di risorse ed in linea con gli obiettivi generali del PSR, orientati alla promozione di un settore agroalimentare di qualità, i PIF sono destinati prioritariamente alle filiere agroalimentari nelle quali si rileva la presenza di marchi qualità, riferiti alle seguenti filiere: zootecnia lattiero‐casearia, zootecnia carni, ortofrutticola, olivicolo‐olearia, vitivinicola, cerealicola (grano duro‐pasta), florovivaistica. I PIF sono elaborati ed attuati da Partenariati di Filiera a cui è demandato il compito di stimolare e sensibilizzare gli operatori privati, ed eventualmente pubblici, a partecipare al processo di definizione delle predette strategie di sviluppo e di governance delle filiere. L’adesione al Partenariato di filiera dà luogo all’assunzione di impegni specifici e deve nascere dall’opportunità di beneficiare in modo diretto delle esternalità positive e delle economie generate dalla partecipazione ad un progetto comune e condiviso: aggregazione dell’offerta, incremento della forza contrattuale, economie di scala, fruizione di servizi comuni. 2.4.2 Territorio rurale e paesaggio Per quanto riguarda gli aspetti specifici del Paesaggio, le Linee Guida per il Paesaggio che accompagnano il PTR, a cui si rifanno le stesse politiche adottate dal PTCP, le strategie si riferiscono al territorio rurale aperto e individuano nelle aree collinari, come quelle che connotano il paesaggio di Castelnuovo Cilento, una risorsa chiave per i processi di sviluppo locale e per il mantenimento degli equilibri ecologici, ambientali e socioeconomici a scala regionale, sulla base delle seguenti considerazioni: a) le aree collinari comprendono il 50% circa delle aree agricole presenti nel territorio regionale; il loro carattere dominante è legato al presidio agricolo prevalente, che plasma e struttura il paesaggio rurale, conservando significativi aspetti di apertura, integrità, continuità, diversità ecologica ed estetico percettiva. I paesaggi collinari Pagina 52 Comune di Castelnuovo Cilento Sa ‐ Preliminare di PUC sono quelli della campagna abitata, con assetti ed equilibri sostanzialmente conservati e non completamente alterati dalla trasformazione urbana, così come più di sovente è avvenuto in pianura; b) le aree collinari sono caratterizzate da un mosaico a matrice agricola prevalente, con la presenza di aree forestali discontinue, che svolgono la funzione chiave di stepping stones, di corridoi ecologici, e talvolta di zone centrali della rete ecologica regionale; c) le aree collinari sono ampiamente interessate dalla presenza di mosaici agricoli ed agroforestali complessi, con la diffusa presenza di elementi di biodiversità (siepi, filari, alberi isolati), e rientrano di sovente nella definizione di aree agricole di elevato valore naturalistico data dall’UE, costituendo elementi chiave della rete ecologica regionale come zone cuscinetto rispetto ad aree a più elevata naturalità, habitat complementari e fasce rurali di collegamento funzionale tra i diversi sistemi del territorio rurale e aperto; d) a fronte del particolare significato ecologico degli ecosistemi agricoli e forestali collinari, solo il 15% del territorio collinare complessivo ricade nella rete regionale di aree protette; e) l’agricoltura delle aree collinari esprime forti potenzialità per la produzione di prodotti sani, sicuri, tipici e di qualità, con il ricorso a tecniche compatibili con il mantenimento della qualità delle risorse ambientali di base (acque, suoli, ecosistemi) e del paesaggio; f) le aree collinari del territorio regionale sono diffusamente caratterizzate da elevata fragilità idrogeologica, e la loro gestione sostenibile concorre attivamente alla prevenzione ed attenuazione del rischio idrogeologico a scala di bacino; g) i meccanismi di condizionalità della nuova PAC, insieme alle misure agroambientali e silvoambientali contenute nel Piano di sviluppo rurale costituiscono un importante strumento per il mantenimento della biodiversità e degli equilibri ambientali, ecologici e paesistici nei territori collinari; h) in molti sistemi collinari una spinta al cambiamento degli assetti ambientali e paesistici potrà derivare dall’introduzione dei nuovi meccanismi di politica agricola comunitaria (in particolare, il disaccoppiamento degli aiuti dalle scelte produttive degli agricoltori) tenuto conto della particolare dipendenza di molti ordinamenti produttivi tradizionali dall’attuale regime di aiuti, ed è compito delle politiche regionali quello di assicurare in queste aree il mantenimento di un adeguato presidio, a garanzia degli equilibri socioeconomici, produttivi, ambientali e paesistici; i) in molti sistemi collinari una ulteriore spinta alla modificazione degli assetti ambientali, territoriali e paesistici è legata all’evoluzione dei sistemi urbani: nel periodo 1960‐2000, l’espansione degli insediamenti e delle reti infrastrutturali ha comportato nei sistemi collinari in Campania un incremento delle superfici urbanizzate del 436%, tra i più elevati a scala regionale; tale incremento è sovente collegato a dinamiche di dispersione insediativa, con irradiazioni nastriformi degli abitati lungo la viabilità primaria ed un notevolissimo aumento delle abitazioni sparse; j) il sistema economico regionale esprime una domanda crescente per la localizzazione in aree collinari di servizi, attrezzature, impianti tecnologici (es. energia eolica) e produttivi; k) la salvaguardia dell’integrità del territorio rurale e aperto nelle aree collinari e il mantenimento della sua multifunzionalità costituisce la condizione per lo sviluppo locale basato sulla diversificazione delle attività agricole, sull’incremento delle produzioni tipiche di qualità (olio, vino, produzioni zootecniche, coltivazioni biologiche e integrate) rispetto a quelle di massa, sulla promozione delle filiere agro energetiche, nel rispetto degli equilibri ambientali e paesaggistici e degli aspetti di biodiversità; sull’integrazione delle attività agricole con quelle extra‐
agricole, queste ultime legate al turismo rurale, escursionistico, enogastronomico e culturale, alla ricreazione e vita all’aria aperta, alle produzioni sostenibili nei settori artigianale, manifatturiero e dei servizi. Pagina 53 Comune di Castelnuovo Cilento Sa ‐ Preliminare di PUC 3. ASSETTO STORICO DEL TERRITORIO 3.1 Evoluzione storico‐insediativa L'insediamento storico di Castelnuovo Cilento, arroccato su una cima collinare che domina la valle dell'Alento fino alla costa, si articola intorno al nucleo originario del castello e della chiesa di Santa Maria Maddalena. Come tutti i centri storici cilentani, caratterizzati da morfologie di crinale e di controcrinale o a morfologia mista, oltre quelli arroccati, anche nel caso di Castelnuovo al sistema fortificato prevalente del nucleo storico, si associano numerose emergenze storico‐architettoniche urbane ed extraurbane tra cui il complesso di Santa Chiara, costituito dalla omonima chiesa e dalla villa Talamo Atenolfi in località Pantana, numerose masserie e edifici rurali, testimonianza della bonifica della valle dell'Alento, diverse strutture di archeologia industriale, tra cui la ex fornace in località Velina. Si segnalano inoltre alcuni rinvenimenti in località Salicuneta‐Foresta collegabili all'area archeologica di Velia, come conferma l'influenza di quest'ultima sulla valle dell'Alento, tanto da configurare l'intera area come ambito di attenzione archeologica nel Ptcp. Dalle fonti della Soprintendenza Archeologica, riprese anche nell'ambito del Ptcp, risulta che nel corso del VI secolo a.C. la presenza greca si affermò lungo la costa a sud di Poseidonia e precisamente a Pyxous o Pixunte (Policastro) e a Molpa (a nord di Palinuro) e, soprattutto intorno al 540, con la fondazione di Elea da parte degli abitanti di Focea, sottrattisi al dominio persiano. La cultura degli Enotri, che scompariranno verso il 500 a.C., subì in misura determinante l’influsso greco. Con i movimenti di popolazione di ceppo sannitico, nel V sec. a.C. si fusero vari elementi etnico‐culturali, da quello ausone a quelli opicio, etrusco, greco e sannita, da cui nacque il popolo campano degli Oschi, caratterizzato da una propria lingua e da una originale civiltà a spiccato carattere rurale. Analogamente i Lucani propaggine meridionale dei Sanniti, subentrarono agli Enotri e si impadronirono di Poseidonia (400 a.C. circa), mentre fallirono i loro tentativi di conquista di Elea. Come Paestum, Elea fu successivamente alleata di Roma, che le diede il nome di Velia, a cui fornì navi nelle guerre contro Annibale. Le iscrizioni di età romana testimoniano che in quest’epoca la lingua usata prevalentemente era ancora quella greca. Un duro colpo all’economia della città venne dall’insabbiamento dei due porti che determinò anche la fine delle attività marinare su cui si era basata l’economia di Velia. Nel Medioevo la popolazione abbandonò la parte bassa della città, prima arroccandosi sul promontorio dell’Acropoli e poi spingendosi verso l'interno per difendersi dalle escursioni via mare. Il territorio di Castelnuovo Cilento faceva parte dell’antico agro eleatico che sulla fine della età antica assunse il nome di Valle Brizia, o Bruzia, dalla regione Bruzia che si estendeva fino alle contrade presenti nell'area sulle alture. Queste caddero sotto la dominazione bizantina costituendo una zona di frontiera verso i territori occupati dai Longobardi. Nel X° secolo si trovarono concesse in vassallaggio alla famiglia di Guainaro V°, penultimo principe longobardo salernitano. Con la caduta del Principato Longobardo di Salerno nel 1076 e l’avvento della dominazione normanna, sopraggiunsero i Sanseverino che estesero i loro domini nella regione, includendo probabilmente anche Castelnuovo. E' l’insediamento medioevale infatti, che configura la struttura consolidata dell’intero territorio cilentano fino all'epoca preindustriale, momento in cui si formano veri e propri sistemi di centri di crinale, sviluppatisi secondo la gerarchia delle linee orografiche. L'impianto medioevale dei nuclei storici, nell'area di nostro interesse, è ben rappresentata dai villaggi fortificati sulle vette, come nel caso del complesso del Cervati e particolarmente del Monte Stella, che diventa nel periodo longobardo centro dell’intera area; sulle cime delle propaggini collinari e sui crinali secondari si dispongono i borghi attraversati dai percorsi che collegano le vette alla valle fino alla costa, come è il caso di Castelnuovo Cilento. Come risulta dalla relazione del Piano del Colore di Castelnuovo Cilento (2007) l’attuale chiesa del borgo sotto il titolo di S. Maria Maddalena, ancora nel ‘300 pagava le decime insieme con i casali sanseverineschi del Cilento, ed Pagina 54 Comune di Castelnuovo Cilento Sa ‐ Preliminare di PUC appare suggestivo il nome di Valle di Ruggero dato alla conca sottostante al borgo verso la valle dell’Alento, nome di un noto personaggio della famiglia Sanseverino, vissuto nel secolo XII. Questi fece ampie donazioni all’Ordine di S. Benedetto e diede all’antica Abazia di S. Mango nel Cilento, passata all’obbedienza dell’Abate di Cava, il possesso di terre nella valle dell’Alento con diritti di pascolo. Il ricordo del possesso monastico si è conservato nel territorio di Castelnuovo nella denominazione della tenuta “Procoie” (Proculum: cascina del bestiame del monastero) e, fra gli immobili dell’adiacente tenuta “Pantana”, nel nome del fabbricato “Corridoio” (Curatoria: sede della locale amministrazione monastica). Il resto della pianura di Castelnuovo era acquitrinoso per sorgive, affioramenti di acque ed acque defluenti dalla soprastante collina nel letto del torrente Cresto, così come tuttora lo ricordano i nomi di “Pantana” e Pantanelli”. I Benedettini intrapresero la bonifica della zona, che rimase interrotta poi per circa sei secoli per concludersi soltanto sul finire del secolo scorso. E’ dubbio se il castello ed il borgo di Castelnuovo sorsero ad opera dei signori di Mannia, come vorrebbe la tradizione, o di altri. La notizia della sepoltura, ora scomparsa, nella chiesa di S. Maria Maddalena di un Gisulfo di Mannia morto nel 1245, farebbe risalire la fondazione dell’abitato ad un’epoca anteriore a quella data e dimostrerebbe anche la presenza della Casa di Mannia a Castelnuovo nello stesso periodo di tempo. Tuttavia Castelnuovo, di fondazione più recente ‐ come appare nel suo nome ‐ dei castelli circonvicini, non ha documenti che attestino la sua esistenza anteriormente al 1269. Le prime notizie storiche riguardanti Castelnuovo Cilento risalgono a questo periodo e sono rintracciabili nell'ambito delle vicende del Principato Citra unità amministrativa del Regno di Sicilia e, successivamente, del Regno di Napoli e quindi del Regno delle Due Sicilie. Nel 1273 Carlo I d'Angiò, con il diploma di Alife, infatti, considerando il giustizierato di Principato troppo esteso per essere ben governato, lo suddivise in Principatus ultra serras Montorii e Principatus citra serras Montorii, ovvero Principato al di là delle montagne di Montoro (a nord) e Principato al di qua delle montagne di Montoro (a sud). Il confine tra i due nuovi giustizierati era segnato dai monti Picentini. Ebner fornisce una prima notizia sicura dell’abitato, rintracciabile in un documento angioino del 1271, quando Re Carlo I D’Angiò, da Capua donò al milite Guido d’Alemagna e ai suoi eredi “Castrum novum in Principatu” villaggio probabilmente sorto su quell’altura per la malaria che infieriva nelle sottostanti zone paludose attraversate dall’Alento, dal Badolato e dal Palistro. La cronologia successivamente riporta che nel 1350 Nicolò d’Alemagna è signore di Castelnuovo, mentre nel 1423 la Regina Giovanna II nominò Giorgio D’Alemagna, fino a quando nel 1496 Re Ferrante II avocò ad Antonio Carafa. In una descrizione del Sacro Regio Consiglio, si legge che in età aragonese il feudo era posseduto da Giovanni Brillo. Nel periodo 1648‐1669 il feudo risulta in possesso di Prudenzio Damiani, mentre Ebner puntualizza che “non so se prima o dopo era in possesso della famiglia Carracciolo". In seguito passò alla famiglia Atenolfi del marchese Nicola di Cava de Tirreni. Gli Atenolfi oltre al Castello possedevano vasti terreni nelle contrade Pantana e Coppola con relative ville. Dopo la morte di Pasquale nel 1898, e in mancanza di eredi, il titolo di marchese passò alla sorella Chiara vedova Talamo. Ebner cita i nomi utilizzati nel tempo Castrum Novum, Castellum Novum, Castronovo, Castelnuovo de’ Cilenti e Castelnuovo Cilento. Il toponimo attuale gli viene attribuito con l'annessione al Regno di Sardegna. Durante il Regno delle due Sicilie Castelnuovo faceva parte del Distretto di Vallo, mentre dal 1811 al 1860 risulta appartenente al Circondario di Vallo. Dal 1860 al 1927 durante il Regno d’Italia è parte del Mandamento di Vallo della Lucania, appartenente al Circondario di Vallo della Lucania. Ebner riferisce le parole dell’Antonini (Centola 1683‐Giugliano 1765) “la bellissima torre all’antica ancora in piedi” e aggiunge “senz’altro angioina”. Riportando sempre l’Antonini come fonte, Ebner ne attribuisce la costruzione a Gisulfo Goffredo Signor di Mania, gran giustiziere del Regno al tempo di Federico II, che dice essere sepolto nella chiesa. Riferisce anche che all’epoca dell’Antonini dovevano vedersi delle rovine perché parla di “piccole celle di Benedettini. Il giustinianei cita 600 abitanti dediti alla pastorizia e agricoltura. Ebner infine ipotizza che la chiesa dedicata a San Giovanni avesse cambiato titolo in Santa Maria Maddalena. Pagina 55 Comune di Castelnuovo Cilento Sa ‐ Preliminare di PUC Dall’unità d’Italia in poi Castelnuovo Cilento registra un andamento demografico costantemente in crescita, grazie all'opera di Fulvio Atenolfi (1796‐1860), che bonificò i territori dell’ex feudo di Castelnuovo. Nell’annuario statistico della Provincia di Salerno del 1866, viene nominato Castelnuovo Cilento in riferimento alle opere di culto della cappella di SS. Rosario e Morti e la cappella di Sant’Antonio da Padova; alla produzione equina degli Atenolfi con i relativi capi di eccellente razza, tra cui quella già regia di Persano; alla presenza di un asilo femminile con 54 allieve e un asilo maschile con 58 allievi. La storia moderna di Castelnuovo Cilento si lega strettamente alla famiglia Atenolfi di cui la figura rilevante è Eduardo Talamo figlio di Chiara Atenolfi (1858‐1916), senatore dal 1913, riconosciuto marchese di Castelnuovo nel 1915. Laureato in ingegneria e architettura a Zurigo, nel 1906 diede il via alla direzione generale dell’istituto Romano di Beni Stabili (IRBS) e in questo ruolo si adoperò con la volontà di dare soluzione adeguata al problema dell’abitazione. Nel 1910 pubblicò “La Casa Moderna” dove sono raccolti i principi con i quali l’istituto intendeva affrontare il tema della casa nel piano di ampliamento della città di Roma, pubblicando esempi di abitazioni realizzate a Roma per diverse classi sociali. Nell'affrontare il problema della casa, ridefinì la stessa cultura dell’abitare e il concetto di abitazione con un’azione riformista che potesse avere carattere esemplare, conquistando consenso e garantendo giusti profitti. Incarnando la figura del riformatore, Eduardo Talamo applicò tali principi anche al paese di origine della sua famiglia, Castelnuovo Cilento, quando dando inizio alla costruzione della fornace di Casalvelino, utilizzò i concetti socio‐produttivi industriali d’avanguardia formulati a scala nazionale: - dare agli operai un’abitazione dignitosa per migliorare le condizioni di vita loro e dei familiari; - garantire all’industria manifatturiera la massima produttività per renderla competitiva. Questi concetti furono applicati nella costruzione di abitazioni antistanti l’entrata a nord dell’opificio, dotate di ogni confort dell’epoca e vicine al luogo di lavoro per evitare defaticanti camminate. Per Castelnuovo Cilento Eduardo Talamo, precedendo le leggi nazionali per la bonifica integrale, si adoperò anche per risolvere radicalmente i problemi agrari ed economici dell'area che parevano insuperabili. Profondendo cospicui capitali, realizzò la bonifica idraulica dei territori pianeggianti della Difesa di Pantana e di Coppola, che minacciavano di tornare in palude. Contestualmente realizzò attrezzature stradali, costruì case coloniche, costituendo poderi dai dieci ai quindici ettari ciascuno e trasferendo in loco coloni dalla Romagna e dalla Penisola Salentina. Inoltre introdusse la coltura e la lavorazione dei tabacchi, allocando in parte della Difesa di Coppola l’Azienda Sperimentale dei Tabacchi dello Stato, con funzioni di promotore e di guida. Nello stesso periodo costituì il Consorzio Agrario e si adoperò per migliorare la qualità degli allevamenti e delle coltivazioni piantando agrumeti e meleti. Oltre a ciò sottopose a sfruttamento industriale i giacimenti di argilla esistenti nell’ex feudo, creando lo stabilimento della Società Laterizi Velia, poi Società Fornaci di Casalvelino, dotando così la zona di una nuova importante risorsa per la manodopera locale. Infine promosse la creazione di Scuole Elementari di Stato e restaurò la villa di Pantana, caduta in abbandono. La bonifica dell’ex feudo di Castelnuovo, venne additata ad onore dalla relazione della Commissione Parlamentare istituita per il Mezzogiorno. Foto xx: l'antico podere e l'ex fornace dei Talamo Atenolfi Nel dopoguerra fu Giuseppe Fulvio Talamo Atenolfi Brancaccio (1896‐1983) a restaurare il Castello di Castelnuovo Cilento, rimuovendo i crolli che avevano distrutto le strutture specie del tardo XVI°, XVII° e XVIII° secolo, e ripristinando la fondamentale costruzione del XIII°‐ XIV° secolo, importante soprattutto per l’imponente maschio o torre di battaglia alto circa quaranta metri. Il castello fu costruito presumibilmente negli anni intorno al 1280 da Guy d’Allemagne, cavaliere francese al seguito della spedizione angioina infeudato di Castelnuovo intorno al 1269 Pagina 56 Comune di Castelnuovo Cilento Sa ‐ Preliminare di PUC e capostipite dei conti di Buccino, condannati per ribellione e banditi dal Regno ai primi del 1500. E’ probabile che alla costruzione del castello collaborò Pierre d’Angicourt architetto militare di Carlo I° d’Angiò. Durante i lavori di restauro sono apparsi lungo la cortina esterna del castello i resti di un altro edificio fortificato, probabilmente quanto rimane del castello che fu dei signori di Mannia, ramo della famiglia degli ultimi principi longobardi di Salerno, infeudati del Vallo di Novi, periti per ribellione in seguito alla congiura di Capaccio del 1245 contro l’Imperatore Federico II° di Svevia. Fulvio Talamo Atenolfi fu anche promotore della richiesta al Governo centrale e provinciale, di sovvenzioni per la campagna di scavo archeologico dell’antica Elea. Foto xx: Castello dei Talamo Atenolfi a Castelnuovo Cilento e scavi di Velia 1935 ‐ archivio Samaritani
Il nucleo originario del centro storico, costituito dall'ambito circoscritto della fortificazione e della chiesa, con un insieme denso di case arroccate e collegate da vicoli e stradine a ridosso del lato est delle mura. Anche le case edificate tra il XV e il XVIII secolo poggiano sul costone roccioso adattandosi alla morfologia del sito e risultano disposte secondo le isoipse a cortina l’una a ridosso dell’altra. La tipologia abitativa è la tipica casa rurale di pendio, con abitazione sovrapposta al rustico, e scala di collegamento esterna a ridosso della facciata che sfrutta la differenza di quota del terreno. Figura xx ‐ Stratificazione insediativa del Centro Storico Pagina 57 Comune di Castelnuovo Cilento Sa ‐ Preliminare di PUC Tra l'800 e il '900 il centro si estese limitatamente verso sud lungo la strada di collegamento, dando luogo a nuove edificazioni. Come per tutti i centri del Cilento, infatti, anche nel caso di Castelnuovo la viabilità moderna e premoderna, muovendosi lungo i versanti collinari e nella valle dell'Alento, in cui si snodano i principali assi di collegamento viari e ferroviari, ha intercettato il centro antico trasversalmente al suo asse, incentivando l’edificazione lungo le nuove arterie stradali. Nella Valle dell'Alento, riconfigurando l’abitato nei nuovi centri di Pantana e Velina, i nuovi assi viari hanno determinato l’abbandono e l'isolamento del nucleo originario e con esso delle tracce della storia insediativa e la struttura portante del paesaggio. Le espansioni moderne tuttavia, formatesi al di fuori e a distanza dal nucleo storico, non ne hanno snaturato l’impianto originario. Esse manifestano in ogni caso un loro effetto deleterio sul paesaggio storico attraverso l’impatto cromatico e i fuori‐scala dell’edilizia moderna e industrializzata. Per quanto riguarda la documentazione cartografica, nelle carte di fine quattrocento, dette tolemaiche (fig xx), la rappresentazione è deformata e presenta solo i principali elementi geografici, catene montuose, fiumi, città capoluoghi. Del territorio oggetto di studio è indicata Velie. Le mappe aragonesi (fig xx), coeve alle precedenti carte Tolemaiche, descrivono con dettagli corografici il territorio del Regno di Napoli (in scale variabili da 1:50.000 a 1:120.000 circa), delineando un paesaggio ricchissimo di elementi sia medioevali sia risalenti all’antichità classica. Ben visibile troviamo Castelnuovo Cilento rappresentato con una certa consistenza edilizia in cui si un’emergenza evidenza architettonica. Figura xx ‐ Bernardo Silvano da Eboli, Geografia di Tolomeo, 1490 Pagina 58 Comune di Castelnuovo Cilento Sa ‐ Preliminare di PUC Figura xx: stralcio della tavola T3.2 dalle Carte Aragonesi metà del XV sec L’opera cartografica aragonese, commissionata dal re Ferrante, rimase per molto tempo segreta e fu rinvenuta solo nel 1767. Si ipotizza che questo lavoro fosse conosciuto ai cartografi e che, in vari modi, riuscirono a consultarlo; a sostegno di questa ipotesi risultano il miglioramento della rappresentazione delle opere cartografiche successive e la ripresa di elementi grafici dall’opera aragonese. Nella carta del Principato Citra di G.A. Mangini e D. De Rossi del 1606 è riscontrabile la conoscenza delle carte. Tuttavia gli autori pur utilizzando una base così dettagliata, forse per la ridotta scala di rappresentazione, non ebbero la capacità o la possibilità di condurre un’analisi del territorio approfondita per cui non troviamo più indicazioni relative a Castelnuovo Cilento. Figura xx: Stralcio da G.A. Mangini, D. De Rossi Stralcio della Carta del Principato Citra, 1606 Pagina 59 Comune di Castelnuovo Cilento Sa ‐ Preliminare di PUC Nel 1703 l’abate Pacichelli scrive che l’abitato di Castelnuovo Cilento si trova su un monticello circondato per la maggior parte di muraglia e nel centro di un territorio di 12 miglia; nomina anche la Chiesa matrice. Nella sua opera “del Regno di Napoli in Prospettiva dell’abate Pacichelli” è riportata la rappresentazione dell’abitato. Figura xx: da Del Regno di Napoli in Prospettiva dell’Abate Pacichelli, Stamperia Mutio Napoli 1703 L’abate Galiani dopo aver scoperto le mappe aragonesi si convinse che la loro base cartografica era fedelissima e di grande esattezza, per cui, insieme al cartografo Giovanni Antonio Rizzi Zannoni, le utilizzò come base per preparare il disegno della prima carta moderna del Regno di Napoli. Si tratta della cosiddetta “Carta Geografica della Sicilia Prima ossia Regno di Napoli”, pubblicata a Parigi nel 1769 e in foglio unico nel 1771. In questa troviamo l’indicazione abbreviata in C. Novo di Castelnuovo Cilento. Figura xx: Stralcio da “Carta geografica della Sicilia Prima ossia Regno di Napoli", 1796‐1771 Pagina 60 Comune di Castelnuovo Cilento Sa ‐ Preliminare di PUC 3.2 Sistema delle emergenze attuali storiche e paesistiche Il centro storico risulta naturalmente integrato al paesaggio circostante; le case sono costruite con le stesse pietre su cui poggiano; i percorsi stretti e gradinati, che scendono e salgono, si incuneano tra le case. Nell’ambito del centro storico si rileva l’emergenza storico‐architettonica del Castello medioevale, risalente al X e XII secolo, elemento generatore del nucleo insediativo originario (avente la medesima datazione). Come risulta dall’Elenco dei beni vincolati, riportato nell’allegato 5 del PTCP (fonte Soprintendenza per i Beni Architettonici e Paesaggistici di Salerno ed Avellino), il Castello con annessa Torre, accessori e dipendenze è, nel territorio comunale, l’unico edificio vincolato, per effetto del D.M. 07/02/1968. Attualmente, il Castello è di proprietà privata e viene utilizzato a scopi ricettivi, per lo svolgimento di matrimoni e convegni. Oltre il castello nel centro storico emergono l'antica chiesa di Santa Maria Maddalena e la cappella di Snt'Antonio. Sempre nell’ambito dell'antico insediamento, tra le emergenze di interesse storico‐artistico si rilevano le opere di pietra di Guerino Galzerano (1922‐2002). I suoi lavori, prodotti in un arco temporale di circa 25 anni, si concentrano in quattro siti: l’abitazione in via Roma, il giardino contiguo al castello medievale, il borgo di Santa Caterina e la tomba monumentale nel cimitero. La sua tecnica consisteva nel disporre innumerevoli piccole pietre tondeggianti le une accanto alle altre, fino a formare un suggestivo mosaico monocromatico. Con tale tecnica ed utilizzando una grande quantità di ciottoli e scaglie di marmo, Galzerano ha realizzato imponenti costruzioni composte da archi, portici, colonne, grandi sculture di attrezzi agricoli, tavoli e numerose sedie. Oltre al centro di Castelnuovo Capoluogo, in località Pantana si rileva l’esistenza di un ulteriore nucleo storico, caratterizzato dalla presenza di alcune emergenze storico‐architettoniche, quali il convento di Santa Chiara e l’annessa chiesa ed il complesso edilizio storico di proprietà del Marchese Talamo, comprendente l’edificio attualmente utilizzato come residenza, un ulteriore fabbricato, disposto lungo Via Iscalonga, attualmente in disuso ed originariamente a supporto delle attività agricole e produttive ed altri fabbricati di tipo produttivo, a servizio delle attività lavorative. Pagina 61 Comune di Castelnuovo Cilento Sa ‐ Preliminare di PUC Tra le emergenze storico‐architettoniche, infine, si rilevano alcuni edifici che svolgono o hanno svolto funzioni produttive. In particolare, risulta d’interesse storico‐tipologico l'impianto produttivo del Sansificio, localizzato nella frazione Pantana, attualmente ancora in funzione. L'impianto presenta caratteristiche tipologiche dell'immediato dopoguerra con una struttura edilizia adeguatamente inserita nel contesto ambientale circostante, schermata da alberature, piantumate contemporaneamente alla realizzazione dello stesso manufatto industriale. Nella parte più meridionale della frazione Velina, si rileva la presenza di alcune ex strutture produttive dismesse, che se un tempo hanno rappresentato la prima zona industriale del territorio comunale, oggi pongono con forza problemi di riqualificazione urbanistica, edilizia e soprattutto ambientale. In particolare, si evidenziano quali esempi di archeologia industriale:  lo scheletro metallico dell’ex tabacchificio (area e struttura di proprietà privata);  l’ex‐fornace di proprietà privata, in disuso. Relativamente alle emergenze paesistiche ed ambientali, bisogna, innanzitutto, rilevare che Castelnuovo Cilento ricade parzialmente nel perimetro del Parco Nazionale del Cilento e Vallo di Diano, istituito con l’art.34 della Legge n°394/1991. Il comune presenta una superficie territoriale complessiva di 18,00 Kmq, dei quali 15,00 kmq ricadenti in Zona Contigua ed i restanti 3,00 Kmq compresi in Zona 2. In particolare, sono classificate come Zona 2 del Parco, le aree comunali corrispondenti alla località Coppola (compresa tra Via Coppola a nord, il corso del fiume Alento a sud‐ovest, il corso del torrente Palistro a sud‐est ed il tracciato della Ferrovia ad est) ed alle frazioni Velina e Saliconeta (delimitate a nord da Via San Nicola, ad ovest da Via Spinarete, Via Fornace e dal tracciato della Ferrovia, a sud dal corso del torrente Palistro, ad est dai tracciati dei torrenti Palistro e Badolato). La lettura della Tavola della zonizzazione del Piano del Parco ha evidenziato, più nel dettaglio, che l’area corrispondente alla frazione Velina, delimitata da Via Spinarete e Via Fornace ad ovest e dalla Strada Provinciale n°433 Salicuneta ad est è classificata come zona D, urbana o urbanizzabile (quindi, soggetta alla disciplina prevista dall’art.8, commi 9, 10 e 11 delle Norme di Attuazione del Piano del Parco); le aree corrispondenti alla località Coppola ed alla località Saliconeta, compresa tra la Strada Provinciale n°433 Salicuneta ad ovest ed i tracciati dei torrenti Palistro e Badolato ad est, sono classificate come zona C2 di protezione (soggette alla più restrittiva normativa dell’art.8, commi 4, 5, 7 e 8 delle NdA del Piano), per i più elevati valori ambientali e per la presenza dei torrenti Palistro e Badolato, affluenti del fiume Alento e, come tali, parte dell’area SIC “Fiume Alento” – IT8050012. Il territorio comunale di Castelnuovo Cilento, anche per la parte classificata come area contigua, risulta legato al Parco da una complessa rete di relazioni paesistiche, naturalistiche, idrogeologiche e storico‐insediative. Come già evidenziato, Castelnuovo Cilento è interessato da un’area riconosciuta ai sensi della Direttiva 92/43/CEE “Habitat” quale Sito di Importanza Comunitaria (SIC) IT8050012 “Fiume Alento”, inserita nella Rete “Natura 2000” come sito Bioitaly, appartenente alla regione bio‐geografica “Mediterranea”. Tale SIC ha un'estensione complessiva di 30,24 Kmq ed è caratterizzato dal bacino fluviale che scorre per gran parte su terreni arenacei (serie del "flish” del Cilento) e nel tratto terminale su calcareniti. Sui versanti della valle sono presenti lembi di macchia mediterranea discontinui e misti a coltivi (oliveti). L'area ospita avifauna nidificante (Alcedo atthis) e migratrice (Coracias garrulus), diverse specie di chirotteri e del pesce endemico Alburmus albidus. I tipi prevalenti di habitat sono classificabili come: vie d'acqua interne, 30%, (stagnanti e correnti); arbusti e macchia 40%; altri seminativi, 5%; bosco misto, 25%. Oltre che dal tratto vallivo dell’asta principale del fiume Alento, il reticolo idrografico superficiale che caratterizza il territorio di Castelnuovo Cilento è costituito da parte dei valloni, canali, e aste tributarie appartenenti ai sottobacini imbriferi dei torrenti Fiumicello di Cardile e Palistro, che nella parte terminale del loro corso attraversano trasversalmente la piana, confluendo in sinistra idraulica nel fiume Alento, in prossimità rispettivamente delle frazioni di Pantana e Velina. Il crinale collinare su cui sorge il centro storico di Castelnuovo Pagina 62 Comune di Castelnuovo Cilento Sa ‐ Preliminare di PUC Cilento, costituisce parte integrante dello spartiacque che divide i sottobacini idrografici dei torrenti Fiumicello di Cardile e Badolato, le cui acque confluisco in destra idraulica nel torrente Palistro. L’area comunale a nord del centro storico ricade nel sottobacino imbrifero del torrente Fiumicello di Cardile, costituendone il basso versante meridionale in sinistra idraulica, che parte all’altezza del confine comunale da una quota di circa 300 m. s.l.m. e giunge sino ad una quota di circa 80 m. s.l.m., in corrispondenza della confluenza con il fiume Alento. Tutta l’area del territorio comunale a sud del centro storico, ricade nel sottobacino imbrifero del torrente Palistro, costituendone il basso versante settentrionale in destra idraulica, che dal rilievo collinare sede dell’abitato scende sino ad una quota di circa 5 m. s.l.m, in corrispondenza della confluenza con l’Alento, a circa 2 km dalla foce. L’idrografia del territorio di Castelnuovo Cilento è, dunque, caratterizzata oltre che dal bacino del fiume Alento, dai suoi due sottobacini principali, quelli dei torrenti Fiumicello di Cardile e Palistro, comprendente a sua volta il bacino imbrifero del torrente Badolato. In località Velina, si segnala, inoltre, la presenza di un laghetto artificiale, generato dalla estrazione di argilla, praticata ai fini delle lavorazioni della vicina fornace. Tra le emergenze di pregio ambientale, naturalistico e paesaggistico, infine, si rileva l’area di Saliconeta, zona a bassa densità abitativa, lungo il fiume Palistro. Pagina 63 Comune di Castelnuovo Cilento Sa ‐ Preliminare di PUC 4. QUADRO DEI VINCOLI E DELLE VULNERABILITA' Ai fini dell’individuazione delle aree suscettibili di trasformazione ambientale ed insediativa si sono, prioritariamente, evidenziati tutti i fattori di vulnerabilità ed i vincoli che gravano sul territorio di Castelnuovo Cilento (rif. CARTA DEI VINCOLI: 2.a. planimetria dei vincoli idrogeologici e delle vulnerabilità; 2.b planimetria dei vincoli paesistico‐ambientali) Per definire lo stato della pericolosità e del rischio idrogeologico, che caratterizza il territorio, si è fatto riferimento al Piano Stralcio per l’Assetto Idrogeologico (PSAI), redatto dall’Autorità di Bacino Sinistra Sele, pubblicato sul BURC n°40 del 26/08/2002 e al relativo aggiornamento in fase di adozione. Per quanto riguarda la definizione della pericolosità e del rischio idraulico (o di esondazione), la sovrapposizione delle fasce fluviali con il sistema degli insediamenti e delle infrastrutture presenti consente di individuare le aree a rischio idraulico. Nel territorio di Castelnuovo Cilento, le aree di maggiore estensione perimetrale a rischio molto elevato R4 (nelle quali sono possibili la perdita di vite umane e lesioni gravi alle persone, danni gravi agli edifici, alle infrastrutture e ai beni ambientali e culturali, la distruzione delle funzionalità socio‐economiche) si concentrano nella frazione di Velina, nell’ambito delle zone arginate. Tali opere idrauliche, realizzate a seguito degli ultimi eventi alluvionali, avutisi nei mesi di dicembre 2008 e gennaio 2009, hanno consentito la messa in sicurezza della quasi totalità del centro abitato di Velina, che, attualmente, risulta per la gran parte non classificato a rischio. Per il resto, se si escludono piccole aree perimetrate a rischio idraulico molto elevato, localizzate lungo il torrente Fiumicello di Cardile a valle della strada provinciale SP430, le rimanenti aree limitrofe ai corsi d’acqua risultano prevalentemente in condizioni di rischio idraulico moderato R1 (nelle quali sono possibili danni sociali ed economici, ai beni ambientali e culturali marginali). Per quanto riguarda la definizione della pericolosità e del rischio frane, per il territorio di Castelnuovo Cilento, il PSAI ha perimetrato aree a pericolosità e a rischio da frana per un estensione totale di circa 2,55 Km2, pari al 14,30% del territorio comunale, con la distribuzione per classi di pericolosità e rischio, riportata nelle seguenti tabelle: P1 P2 P3
P4 Km2 % Km2 %
Km2
%
Km2 %
0,54 3,01 1,75 9,79
0,23
1,31
0,03 0,18
R1 Km2 0,46 % 2,56 R2 Km2 1,83 %
10,22
R3
Km2
0,26
%
1,46
R4 Km2 0,06 %
0,04
Dalle analisi svolte, molte delle aree perimetrate sui versanti collinari e nelle zone pedemontane, sono essenzialmente caratterizzate da una propensione all’innesco di colate lente, scorrimenti rotazionali o a limite fenomeni compositi del tipo scorrimento rotazionale – colata lenta, che non sono sicuramente da annoverare tra le tipologie di dissesti franosi più pericolosi. Inoltre, la quasi totalità delle aree pericolose, sia quelle interessate da eventi franosi, sia quelle che, per il particolare contesto geologico, geomorfologico, idrogeologico e strutturale di riferimento, potrebbero potenzialmente essere interessate da dissesti, sono essenzialmente libere da insediamenti o comunque trattasi di aree extraurbane poco abitate, sede di edifici sparsi, d’infrastrutture secondarie, di attività produttive minori o destinate ad attività agricole e a verde pubblico. Esistono, tuttavia delimitate aree, circoscritte nell’intorno di ben precisi contesti territoriali, che sono classificate a pericolosità elevata e molto elevata o potenzialmente tali. Così come esistono particolari situazioni di strutture ed infrastrutture, che insistono su aree interessate da dissesti già in atto, ritenute a rischio elevato e molto elevato. In particolare, le maggiori criticità si riscontrano nell’ambito dei versanti collinari alti esposti a S‐SE ed ad W, che sono contraddistinti da un’elevata acclività dei suoli. Il versante esposto a S‐SE ricade nel sottobacino imbrifero del Pagina 64 Comune di Castelnuovo Cilento Sa ‐ Preliminare di PUC torrente Badolato, il quale ne drena, dalla destra idraulica, le relative acque di pioggia. Le aree a maggiore pericolosità, su questo versante, sono state perimetrate immediatamente a valle del crinale collinare a S e ad E dell’abitato storico del paese, il quale è per la maggior parte ritenuto a pericolosità nulla. Tali aree rispettivamente a pericolosità elevata e molto elevata sono sedi essenzialmente di dissesti franosi in stato attivo, del tipo colate lente e fenomeni compositi scorrimento rotazionale‐colata lenta. In particolare, il dissesto da colata lenta, che si innesca a S dell’abitato, confluisce in un vallone tributario, sede di una colata rapida di terra in stato quiescente che lambisce ad E la zona cimiteriale. Le uniche infrastrutture coinvolte da tali dissesti franosi sono l’elettrodotto ad alta tensione su tralicci e la strada provinciale SP120 (via San Cataldo), di conseguenza, classificati, in riferimento ai specifici tratti interessati, a rischio molto elevato. Per il resto, l’intero versante è caratterizzato, dal punto di vista dei probabili scenari di danno e la conseguente classificazione del rischio, dalla quasi totalità di aree destinate ad attività agricole, dalla presenza di poche case sparse, di diversi oliveti e dall’assenza nella zona pedemontana di insediamenti abitativi. Il versante ovest ricade in un sottobacino dell’asta principale del fiume Alento, che ne drena, dalla sinistra idraulica, le relative acque di pioggia. In questo caso l’area a maggior rischio è quella immediatamente a valle di via San Nicola, poco più a N del vallone che da origine al torrente degli Scavi, la quale risulta interessata da colate rapide di terra in stato quiescente. Tale strada, che è una delle due principali, che collegano il centro storico alla frazione di Velina, tagliando il versante alto, tra le quote di circa 110 e 100 m.s.l.m., è probabilmente da considerare come una delle cause innescanti il dissesto franoso. Oltre a via San Nicola, le altre infrastrutture coinvolte da tale dissesto franoso sono gli elettrodotti ad alta e media tensione su tralicci, una stradina comunale secondaria e la linea ferroviaria Tirrenica Meridionale Salerno Reggio Calabria. Di conseguenza, tali infrastrutture sono classificate in riferimento ai specifici tratti interessati dal dissesto franoso, a rischio elevato e molto elevato. Per il resto, anche qui, l’intero versante è caratterizzato, dal punto di vista dei probabili scenari di danno e la conseguente classificazione del rischio, dalla quasi totalità di aree destinate ad attività agricole e dalla presenza di poche case sparse e diversi oliveti. Il versante collinare esposto a N è caratterizzato mediamente da una minore acclività dei suoli e ricade nel bacino imbrifero del torrente Fiumicello di Cardile, che ne drena, dalla sinistra idraulica, le relative acque di pioggia. Tale versante vede la presenza di diverse aree interessate da fenomeni a franosità diffusa in stato attivo. In particolare, sono state perimetrate due aree a pericolosità elevata, una immediatamente ad W del centro storico, nell’ambito della quale risultano realizzate diverse abitazioni, classificate, quindi, a rischio molto elevato e l’altra ad una distanza di circa 500 metri a nord‐est dal centro abitato, sede di una colata rapida di terra in stato quiescente. Quest’ultima, coincidente in pratica con un vallone tributario del torrente Fiumicello di Cardile, interessa, l’intero profilo trasversale del versante da monte fino alla confluenza idraulica di valle. Le infrastrutture, che su questo lato del versante N, sono interessate da dissesti franosi sono l’ex strada statale tirrenica inferiore SS18, la strada provinciale SP430 ed un elettrodotto ad alta tensione su tralicci, che, in riferimento ai specifici tratti interessati dai dissesti franosi, sono classificate a rischio elevato e molto elevato. Per il resto, se si esclude l’impianto di depurazione e l’insediamento produttivo poco più a valle, entrambi realizzati nella zona pedemontana, sede di diverse aree perimetrate a pericolosità media e moderata o potenzialmente tali, l’intero versante è libero da insediamenti ed è ricoperto per la quasi totalità da boschi. Si definiscono beni paesaggistici, le aree e gli immobili indicati nell’art. 136 (come individuati ai sensi degli artt. da 138 a 141) e le aree indicate all’art. 142 del D.Lgs. n°42/2004 “Codice per i Beni Culturali e del Paesaggio”, modificato ed integrato dai D.Lgs. 156 e 157 del 24/03/2006. Nel territorio comunale di Castelnuovo Cilento non ricadono immobili ed aree di notevole interesse pubblico assoggettate a vincolo paesaggistico con apposito provvedimento amministrativo ex art. 136 del D.Lgs. n°42/2004 e s.m.i. (o ai sensi della normativa previgente il D.Lgs. n°42/2004). La parte del territorio comunale che, per caratteristiche di pregio, ricade nella perimetrazione del Parco Nazionale del Cilento e Vallo di Diano è sottoposta a vincolo ambientale ai sensi della L. n°431/1985. L’intero territorio comunale per le parti non perimetrate nell’ambito delle zone D e C2 del parco è classificato come area Pagina 65 Comune di Castelnuovo Cilento Sa ‐ Preliminare di PUC contigua. In aggiunta a tale vincolo ambientale, ai sensi della L.R. n°14/82, in sede di redazione della Variante al Piano Regolatore Generale (approvata nel 2001) si è imposta una fascia di rispetto di inedificabilità assoluta di 50 mt lungo le sponde dei fiumi Alento, Palistro, Fiumicello e Badolato. Il territorio di Castelnuovo Cilento è interessato, inoltre, dal Sito di Importanza Comunitaria (SIC) IT8050012 “Fiume Alento”, inserito nella Rete “Natura 2000”, riconosciuto ai sensi della Direttiva 92/43/CEE “Habitat”. Ulteriori aree di tutela paesistica individuate ope legis sono state perimetrate ai sensi dell’art. 142 del D. Lgs. n°42/04 e s.m.i. e sono le seguenti aree inerenti:  il fiume Alento e i torrenti Badolato e Palistro, nonché le relative sponde o piedi degli argini per una fascia di 150 metri ciascuna. Tali corsi d’acqua, infatti, risultano iscritti negli elenchi previsti dal testo unico delle disposizioni di legge sulle acque ed impianti elettrici, approvato con R.D. 1775/33;  i territori coperti da foreste e da boschi, ancorchè percorsi o danneggiati dal fuoco, e quelli sottoposti a vincolo di rimboschimento, come definiti dall’art. 2, commi 2 e 6 del D. Lgs. 18 maggio 2001, n°227. Nel territorio comunale di Castelnuovo Cilento, inoltre, ricadono paesaggi di alto valore ambientale e culturale, individuati in sede di PTR dalla Regione Campania nell’ambito delle Linee Guida per il paesaggio, allo scopo di applicare obiettivi di qualità paesistica; in particolare, sono:  l’intera fascia costiera per una profondita dalla battigia di 5000 metri, anche per le parti a quote più elevate;  i territori compresi in una fascia di 1000 metri dalle sponde del fiume Alento (D.Lgs. n.°42/2004, art. 142, co. 1, lett. c). Per quanto riguarda i beni di interesse storico, architettonico ed archeologico, l’unico edificio vincolato, per effetto del D.M. 07/02/1968 (elenco dei beni vincolati, allegato 5 del PTCP, fonte Soprintendenza per i Beni Architettonici e Paesaggistici di Salerno ed Avellino) è il Castello medioevale con annessa Torre, accessori e dipendenze nel centro storico. Si tratta di una testimonianza di architettura difensiva, risalente al X e XII secolo, che si configurò anche quale elemento generatore del nucleo insediativo originario (avente la medesima datazione). Per quanto riguarda le aree d’interesse archeologico, in Castelnuovo Cilento, il PTCP ha individuato e perimetrato (mediante studi effettuati in collaborazione con la Soprintendenza per i Beni Archeologici di Salerno ed Avellino) due Zone d’interesse archeologico ed ha classificato quasi tutto il territorio comunale come Ambito di attenzione archeologica, ossia come un’area a cui è attribuibile un valore archeologico potenziale, ipotizzato sulla base di ritrovamenti diffusi. Il territorio comunale è interessato, inoltre, da una serie di Zone e fasce di rispetto, oltre a quelle già indicate per i corsi d’acqua principali, quali:  il torrente Fiumicello di Cardile e le relative sponde o piedi degli argini per una fascia di 150 metri ciascuna;  i corsi d’acqua secondari e le relative sponde o piedi degli argini per una fascia di 150 metri ciascuna;  rispetto cimiteriale: art.338 R.D. n°1265/34, L. n°1428/56, L. n°938/57; D.P.R. n°803/75; L.R. n°14/82;  rispetto dalle ferrovie: artt. 49 e 51 L. n°753/80 e D.M. 03/08/81;  zona di rispetto dai canali di trasporto dell’energia e dei combustibili: D.P.C.M. 23/04/92 e D.M. 24/11/84;  zona di rispetto da strade e autostrade: D.P.R. n°147 del 26/04/93;  pozzi dell’emungimento di acque potabili art. 5 e 6 del D.P.R. n°236/86;  vincolo a difesa delle falde acquifere L. n°319/76. Pagina 66 Comune di Castelnuovo Cilento Sa ‐ Preliminare di PUC Oltre alla definizione del quadro delle vulnerabilità e dei vincoli, ai fini dell’individuazione delle aree suscettibili di trasformazione ambientale ed insediativa, si è reso necessario incrociare la lettura agronomica del territorio, con l’analisi dei gradi di biodiversità, effettuata nell’ambito del Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale. In base alla Relazione agronomica, allegata alla Carta dell’uso del suolo, le aree agrosilvopastorali del territorio di Castelnuovo Cilento sono state raggruppate in tre zone. La Zona E1 (matrice agricola/naturale) si caratterizza per una funzione economico/produttiva del sistema agricolo rilevante e ad un alto grado d’integrazione con il sistema naturale. Quanto alla identificazione agricola, la zona E1 presenta: qualità colturali, quali seminativi irrigui/frutteti, misti irrigui, frutteti specializzati di significativa redditività con destinazioni commerciali diverse dall’autoconsumo, formazioni boschive ben conservate sottoposte a tutela, formazioni arbustive in evoluzione; suoli in prevalenza alluvionali di pianura; sistemazioni idraulico agrarie ben conservate di pianura e collina; maglia fondiaria a basso/medio grado di polverizzazione con potenzialità di riordino fondiario; imprese agricole attive; opere di miglioramento fondiario comprensoriale in atto; potenzialità di rivitalizzazione di produzioni tipiche. Dal punto di vista dell’identificazione ambientale, si è rilevato che nella zona E1 la conservazione delle coltivazioni a maggiore redditività nelle aree pianeggianti di fondovalle, delle coltivazioni tradizionali tipiche nelle aree di pedemonte e delle formazioni boschive e naturaliformi dei rilievi: riduce i rischi del consumo e dell’impermeabilizzazione del suolo; concorre ad ottimizzare gli effetti delle opere consortili comprensoriali, per la mitigazione del rischio idraulico; contribuisce a bonificare i suoli e gli acquiferi dall’inquinamento; può avviare all’applicazione di NBPA (Norme di Buona Pratica Agricola) nelle ZVNOA (zone vulnerabili ai nitrati di origine agricola) riducendo il carico d’inquinanti (suolo/acqua) per unità di superficie; contribuisce alla salvaguardia del paesaggio agrario; contribuisce a creare riserve stabili di habitat naturali. La Zona E2 (matrice rurale prevalente) si caratterizza per una funzione economico/produttiva del sistema agricolo rilevante, a distribuzione discontinua, ma prevalente rispetto al sistema naturale e per l’alta potenzialità di ricostituzione della stabilità ambientale. Per quanto riguarda l’identificazione agricola, la zona E2 presenta: qualità colturali, quali seminativi e frutteti misti in aree prevalentemente irrigue/non irrigue con prevalenza della destinazioni produttiva di autoconsumo, limitate formazioni boschive ben conservate; suoli in prevalenza alluvionali di pianura in zone di frangia urbana a bassa dispersione insediativa; sistemazioni idraulico agrarie di pianura a ridotto grado di manutenzione; maglia fondiaria a medio/alto grado di polverizzazione con ridotta o nulla potenzialità di riordino fondiario; imprese agricole a carattere familiare; opere di miglioramento fondiario comprensoriale in atto; potenzialità di rivitalizzazione di produzioni tipiche. Dal punto di vista dell’identificazione ambientale, nella zona E2, nonostante la minore redditività delle colture, le superfici che proseguono la continuità con le zone classificate E1, concorrono analogamente a: ridurre i rischi del consumo e dell’impermeabilizzazione del suolo; ottimizzare gli effetti delle opere consortili comprensoriali (laddove previste) per la mitigazione del rischio idraulico; destinare le superfici all’applicazioni di NBPA nelle ZVNOA, riducendo il carico d’inquinanti (suolo/acqua) per unità di superficie; contribuire alla salvaguardia del paesaggio agrario. Infine, la Zona E3 (matrice urbana prevalente) presenta una funzione economico/produttiva di scarsa significatività, una bassa incidenza delle superfici coltivate ed una limitata potenzialità di ricostituzione della stabilità ambientale. Quanto all’identificazione agricola, si sono rilevati: qualità colturali, come seminativi e frutteti misti in aree prevalentemente irrigue con destinazione produttiva di autoconsumo; suoli in prevalenza alluvionali di pianura localizzati in ambito ad alto carico urbanistico; sistemazioni idraulico agrarie di pianura con grado di manutenzione inesistente; maglia fondiaria ad alto grado di polverizzazione con nessuna potenzialità di riordino fondiario; imprese agricole a carattere familiare; mancanza di opere di miglioramento fondiario comprensoriale. Dal punto di vista dell’identificazione ambientale, le zone E3 si caratterizzano per la presenza di porzioni interstiziali prive di identità paesaggistica, espressioni del massimo indice di polverizzazione in atto, inglobate nella maglia urbana residenziale, industriale ed infrastrutturale, che, talvolta, ne oscura la stessa visibilità. Pagina 67 Comune di Castelnuovo Cilento Sa ‐ Preliminare di PUC La conduzione è a carattere familiare, con segnali di agrotecniche trascurate e, in alcuni casi, stati di semiabbandono in atto. Come già evidenziato, la lettura agronomica del territorio comunale si è incrociata con l’analisi dei gradi di biodiversità, effettuata nell’ambito del Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale, che riporta cartograficamente le unità di rete ecologica, così come convenzionalmente definite ed adottate nella Pan–
European Strategy for Conservation of Landscape and Biodiversity e nella Pan–European Ecological Network. Si riportano di seguito le definizioni delle unità di rete ecologica, fornite dal PTCP: Aree a potenziale ed elevata biodiversità ‐ Core areas e grandi Insulae (Aree centrali; dette anche nuclei, gangli o nodi). Le Core areas sono le aree naturali di grande dimensione, di alto valore funzionale e qualitativo ai fini del mantenimento della vitalità delle popolazioni target della Provincia di Salerno e costituiscono l’ossatura della rete ecologica. Si tratta di aree con caratteristiche di “centralità”, di grandi dimensioni, in grado di sostenere popolamenti ad elevata biodiversità e quantitativamente rilevanti e tali da ridurre i rischi di estinzione per le popolazioni locali costituendo, al contempo, una importante sorgente di diffusione per individui mobili in grado di colonizzare (o ricolonizzare) nuovi habitat esterni a tali areali. Le aree protette della provincia di Salerno (Parco Nazionale del Cilento e Vallo di Diano, Parchi e Riserve Regionali, aree SIC e ZPS) sono strutturalmente integrate con le “core areas”. Le grandi insulae risultano, infine, frammenti di habitat ottimale (o subottimale) per determinate specie con superficie superiore ai 50 ha e con scarse, o irrilevanti, influenze dell’ambiente antropizzato eterno. Hanno una funzione di sostegno strutturale e funzionale all’ossatura principale della rete ecologica formata dalle aree centrali. Nel territorio di Castelnuovo Cilento, ricadono due insulae, che svolgono funzione di supporto per le maggiori core areas. Una insula è disposta a ridosso del centro storico; l’altra è localizzata sul versante collinare esposto a sud, nel sottobacino idrografico del torrente Fiumicello di Cardile, nella zona nord‐est del territorio comunale. Aree di medio grado di biodiversità e di collegamento ecologico. Rappresentano una configurazione spaziale di habitat (non necessariamente lineare o continuo) che facilita i movimenti, lo scambio genetico all’interno delle popolazioni e/o la continuità dei processi ecologici nel paesaggio. In alcuni contesti territoriali tali aree hanno funzione di stepping stones, frammenti ambientali di piccole dimensioni (meno di 50 ha di estensione), dotati di buon livello di naturalità, immersi o limitrofi ad una matrice paesaggistica più o meno antropizzata, utili al mantenimento della connettività per specie abili ad effettuare movimenti a medio/breve raggio attraverso ambienti non idonei. Per specie poco sensibili alla frammentazione, all’isolamento, alla qualità dell’habitat possono prevedersi stepping–stones di origine antropica (rimboschimenti, zone umide artificiali). Poiché non sempre i corridoi ecologici hanno una continuità spaziale completa, le stepping stones hanno la funzione di collegamento attraverso aree naturali minori poste lungo linee di passaggio, che funzionano come punto di appoggio e rifugio per gli organismi mobili; l’efficacia funzionale di tali aree è influenzata dalla presenza e dal livello di invalicabilità di barriere lineari o areali di frammentazione ecologica presenti tra un’area ed un’altra. Le aree di collegamento ecologico incrementano quindi la connettività:  dove gran parte del paesaggio è stata distrutta, trasformata o resa inospitale per una gran parte delle specie autoctone;  per specie che sono specialiste di habitat e risultano legate ad habitat indisturbati;  per specie che compiono movimenti su una scala spaziale limitata; in queste situazioni, le aree di collegamento ecologico possono provvedere a fornire le necessarie risorse e sostenere individui e popolazioni;  dove l’obiettivo è il mantenimento della continuità fra popolazioni e intere comunità animali;  dove il funzionamento dei processi ecosistemici richiede habitat continui. Zone cuscinetto ‐ Buffer zones. Sono zone di bordo perimetrale alle core areas e svolgono una funzione protettiva e di filtro nei confronti di tali aree a maggiore biodiversità, rispetto agli effetti deleteri della matrice antropica (effetto margine) sulle specie più sensibili (come le specie interior che sopravvivono solo negli areali centrali delle Pagina 68 Comune di Castelnuovo Cilento Sa ‐ Preliminare di PUC core areas). Tali aree sono largamente diffuse sul territorio provinciale nelle aree collinari e pedemontane coltivate a vite, nocciolo, ulivo ed agrumi e nelle zone con sistemi colturali misti e/o eterogenei. Per evitare situazioni critiche per le core areas, determinate dal contatto diretto con fattori significativi di pressione antropica, il PTCP evidenzia la necessità di prevedere fasce esterne di protezione per attenuare ad un livello sufficiente le cause di impatto potenzialmente critiche. Aree agricole a minore biodiversità. Wildlife (ecological) corridors (Corridoi ecologici). Sono elementi strutturali della rete rappresentati da collegamenti lineari e diffusi fra core areas, insulae ed aree ecologicamente isolate (stepping stones) e fra esse e gli altri componenti della rete. Hanno lo scopo di mantenere e favorire le dinamiche di dispersione delle popolazioni biologiche fra aree naturali, impedendo le conseguenze negative dell’isolamento. Il concetto di “corridoio ecologico”, ovvero di una fascia continua di media o elevata naturalità che colleghi differenti aree naturali tra loro separate, esprime l’esigenza di limitare gli effetti perversi della frammentazione ecologica. I corridoi ecologici, avendo la funzione ultima di limitare gli effetti negativi della frammentazione ecologica e della artificializzazione diffusa del territorio, rappresentano elementi di importanza strategica della rete ecologica sia a scala vasta che su base locale o di distretto. Il PTCP effettua una distinzione tra corridoi ecologici strutturali di cui occorre preservare l’integrità e biodiversità e quelli in cui è necessario prevedere una neoformazione o un’azione capillare di restauro ambientale in quanto di rilevanza strategica per la mitigazione della frammentazione ecologica e l’integrità della rete stessa. Le sponde dei fiumi e dei principali corsi d’acqua sono considerati vocazionalmente corridoi ecologici strategici della rete, sia in quanto caratterizzati dalla presenza di manifesti elementi di naturalità e biodiversità massime o elevate, sia in quanto suscettibili di potenzialità di rinaturalizzazione degli alvei e delle sponde con tecniche di ingegneria naturalistica. Il PTCP segnala e riconosce il SIC IT8050012 “Fiume Alento” quale corridoio fluviale principale da tutelare, potenziare e/o ricostruire. Aree permeabili periurbane ad elevata frammentazione ecosistemica e paesaggistica ‐ (Aree di restauro ambientale). Sono una configurazione del paesaggio comprendente un numero di ambienti frammentati con elevata influenza antropica sul paesaggio e di differente qualità per le specie (habitat mosaic). Per tali aree, il PTCP prevede, attraverso interventi di rinaturazione ed azioni di restauro ambientale specifici ed individuati dal progetto definitivo funzionale della rete nuove unità para–naturali in grado di completare lacune strutturali relative ad aree fortemente frammentate in grado di compromettere la struttura e funzionalità della rete. La possibilità di considerare tale categoria è di importanza decisiva nei territori della provincia dove i processi di artificializzazione e frammentazione abbiano raggiunto un livelli elevati. Bibliografia Comune di Castelnuovo Cilento, Piano del colore per l’edilizia storica (Legge Regionale n°26/2002), Tavola n°03 – Stratificazione storica degli insediamenti, Ottobre 2007. Provincia di Salerno, Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale, Allegato n°2 – La Rete ecologica provinciale; Allegato n°5 – Ricognizione dei beni culturali, paesaggistici e delle aree naturali protette; Tavola 1.1.1.b Le caratteristiche naturali – La biodiversità (Disposizioni strutturali). Per le opere di Guerino Galzerano: http://www.costruttoridibabele.net/galzerano.html Comune di Castelnuovo Cilento, Carta dell’uso del suolo, Relazione agronomica, aprile 2012. Comune di Castelnuovo Cilento, Valutazione Ambientale Strategica, Documento di Scoping per la consultazione sulla portata ed il livello di dettaglio delle informazioni da includere nel RAPPORTO AMBIENTALE del PUC ai sensi dell’art.5, par IV della Direttiva 42/2001/CE e dell’art.13, comma 1 del D.Lgs. 152/2006 e ss.mm.ii.. Pagina 69 Comune di Castelnuovo Cilento Sa ‐ Preliminare di PUC 5. STRUTTURA TERRITORIALE E INSEDIATIVA ATTUALE 5.1 Strumentazione urbanistica vigente Il Comune di Castelnuovo Cilento è attualmente dotato di Piano Regolatore Generale, soggetto a Variante nel 1995. Più precisamente, il Consiglio Comunale di Castelnuovo Cilento, con delibera n°10 del 30/04/1993, affidò l’incarico per la redazione della Variante al PRG. La Regione Campania, mediante la Sezione provinciale di Salerno del comitato regionale di controllo regionale, ha vistato la Variante al P.R.G. in data 06/02/1997. L’approvazione ufficiale è avvenuta con Decreto n. 760 del 28/08/2001 del Presidente della Provincia e pubblicazione sul B.U.R. Campania n°46 del 10/09/2001. Le analisi a supporto della Variante di P.R.G. costituiscono base per le valutazioni di seguito svolte garantendo un inquadramento documento della situazione territoriale al 1993. Lo studio effettuato sull’intero territorio comunale, finalizzato ad evidenziare quante e quali previsioni del Piano Regolatore avessero trovato attuazione, palesò che il Piano non risultava ancora del tutto attuato, soprattutto in riferimento alle potenzialità edificabili delle zone C (all’interno delle quali risultava un insediamento di circa 900 vani), in misura minore, rispetto alle zone B (all’interno delle quali risultava un insediamento di circa 100 vani) e rispetto alla quasi totalità delle zone D, a causa, principalmente, di incongruenze e carenze grafiche e normative dello stesso Piano. Lo studio citato, inoltre, evidenziava che dall’approvazione del PRG al 1993 il Comune di Castelnuovo Cilento si era dotato di alcuni strumenti attuativi, quali:  il P.E.E.P. della frazione Velina (nel 1993 in corso di attuazione);  alcune lottizzazioni autorizzate e in corso di attuazione nel 1993, altre per le quali ancora non era concluso l’iter procedurale, ai sensi della L.R. n°14/82. L’analisi dello sviluppo urbanistico ed edilizio, verificatisi a partire dall’entrata in vigore del Programma di Fabbricazione fino al 1993 evidenziava un “equilibrato uso del territorio tra interventi derivati dal settore privato principalmente orientati al soddisfacimento del fabbisogno residenziale ed attività commerciali e quelli pubblici, orientati alla realizzazione delle attrezzature per il soddisfacimento degli standard previsti dal D.M. 1444/68”. La Variante al P.R.G. si poneva l’obiettivo di stabilire le direttive fondamentali per una idonea pianificazione del territorio, che tenesse conto delle potenzialità socio‐economiche‐produttive, nel rispetto dei valori ambientali, definiti “un’importante e potenziale risorsa per lo sviluppo” del territorio comunale. In particolare, alla base della Variante furono individuati i seguenti indirizzi: 1. riqualificazione urbanistica dei centri abitati e di tutto il territorio comunale, volta ad attuare una riorganizzazione infrastrutturale all’interno dei singoli centri urbani e di interrelazione, superando il conflitto tra centro storico e nuovi insediamenti, tra vecchio e nuovo. Si intendeva recuperare il Centro Storico attraverso interventi di riqualificazione e rivitalizzazione funzionale, che non si limitassero al recupero del patrimonio edilizio, ma restituissero al centro il suo ruolo. 2. Recupero e riequilibrio degli standard. Oltre a realizzare quanto già previsto dal piano e a soddisfare la dotazione minima prevista dalla L.R. n°14/82, ci si poneva l’obiettivo di individuare altre aree su cui realizzare, con interventi privati, impianti, strutture ed attrezzature di carattere sociale, economico, turistico e per il tempo libero. Si auspicava la realizzazione di attrezzature pubbliche (zone F) anche attraverso l’intervento dei privati che, dalla gestione del servizio pubblico, avrebbero tratto un reddito per un certo periodo di tempo. Nel ridisegnare il territorio, si cercava di distribuire armonicamente le aree destinate alle attrezzature, assicurando un soddisfacimento dei fabbisogni abitativi per zone di influenza. Il proporzionamento della dotazione delle aree per le attrezzature pubbliche fu eseguito tenendo conto delle caratteristiche degli insediamenti in relazione all’ampiezza demografica, al congestionamento e al degrado urbano ed alle caratteristiche tipologiche degli insediamenti. Pagina 70 Comune di Castelnuovo Cilento Sa ‐ Preliminare di PUC 3. Riqualificazione e sviluppo delle frazioni. Nel 1993, si evidenziava che l’attuazione del Piano era avvenuta nella quasi totale assenza di una strumentazione particolareggiata, con l’effetto risultante di una frammentazione degli interventi edilizi, dello sviluppo di aggregati urbani non sempre ben articolati e dotati di servizi insufficienti, di una mancanza di attrezzature collettive, spazi di uso pubblico, parcheggi pubblici ed una viabilità adeguata alle esigenze della popolazione. La variante si poneva l’obiettivo di recuperare, anche dal punto di vista funzionale, i diversi agglomerati urbani, ormai consolidati e di prevedere per tali ambiti uno sviluppo adeguato alle proprie caratteristiche; si intendeva perseguire un “intervento di riqualificazione e di riorganizzazione infrastrutturale”, riammagliando, al contempo, i vari insediamenti con la restante parte del territorio comunale. 4. Pianificazione turistica. Si evidenziava, a fronte delle potenzialità del territorio, la quasi totale assenza di una programmazione relativa al settore turistico. “All’abbandono sistematico della campagna non si è verificata una riconversione produttiva nel settore turistico, che, oltre al terziario e ad un tipo specifico di artigianato, può e deve rappresentare il settore trainante dell’economia del Comune”. Dunque, la variante mirava alla localizzazione di attrezzature ed impianti turistici sul territorio, tutelando e valorizzando, al contempo, il contesto ambientale e ad assicurare alle attività turistiche continuità nell’arco dell’anno, evitando concentrazioni spaziali e temporali. Si proponeva, inoltre, di creare un rapporto tra agricoltura e turismo, inserendo attività turistiche nella produttività agricola, recuperando non solo i valori ecologici della campagna, ma anche quelli economici, commerciali e culturali. La normativa delle variante, conseguentemente, avrebbe sostenuto l’agriturismo, ai fini del recupero delle risorse agricole dissestate dal punto di vista fisico, colturale e geomorfologico. 5. Pianificazione delle aree per attività produttive. Si affermava che uno dei principali obiettivi della Variante era dotare il comune di aree che consentissero lo sviluppo di attività produttive ad integrazione delle attività agricole e di quelle turistiche, confermando, comunque, e rendendo attuabili le scelte effettuate dal PRG all’epoca vigente. 5.1.1 Territorio comunale e confronto con la Variante di P.R.G. vigente Il territorio comunale di Castelnuovo Cilento, così come evidenziato nell’analisi a supporto della Variante al PRG, presentava e presenta tuttora, caratteristiche ambientali e paesaggistiche diversificate, consentendo il passaggio da zone di minore valore ambientale a zone dotate di grande pregio ambientale, naturalistico e paesaggistico, come il comparto della “Tempa del Capitano”, l’area di Saliconeta lungo il fiume Palistro e alcuni tratti lungo il corso del fiume Alento. La parte del territorio comunale, che per tali caratteristiche di pregio, ricadde nella perimetrazione del Parco Nazionale del Cilento e Vallo di Diano è stata sottoposta a vincolo ambientale ai sensi della L. n°431/1985. In aggiunta a tale vincolo, ai sensi della L.R. n° 14/82, in sede di redazione della Variante al Piano, si impose una fascia di rispetto di inedificabilità assoluta di 50 mt lungo le sponde dei fiumi Alento, Palistro, Fiumicello e Badolato. Le risorse architettoniche e culturali del territorio si identificano sostanzialmente con il Castello e il borgo medioevale che lo ha attorniato nei secoli e nel relativamente recente complesso architettonico in località Santa Chiara, presso la contrada Pantana. L’architettura rurale di Castelnuovo conserva inoltre alcune masserie disseminate nella valle, memoria storica del non lontano passato agreste. Per quanto riguarda lo sviluppo del sistema edilizio, è stato possibile svolgerne una ricostruzione accurata mediante la consultazione dei dati del 1993 e la traccia storica rappresentata dal P.d.F. datato 1976. Ne è scaturita l’individuazione di quattro diversi momenti temporali e di sviluppo urbanistico ed insediativo:  il centro storico di antica formazione;  la struttura urbana di più recente formazione ;  la zona di espansione a bassa densità abitativa e i centri edificati minori ;  l’edilizia sparsa. Pagina 71 Comune di Castelnuovo Cilento Sa ‐ Preliminare di PUC Il centro storico di antica formazione, coincide quasi esclusivamente con il capoluogo, caratterizzato da un tipico impianto medioevale arroccato intorno al Castello e ai suoi orti con strade strette e fabbricati disposti in cortina, e investe una minima parte della località “Pantana” a valle. Indagini rivelano che l’insediamento abitativo sulla parte alta del territorio, in posizione dominante, intorno al castello e alla Chiesa di S. Maria Maddalena, rientrava nel sistema longobardo di difesa delle aree interne del CIlento unitamente ai fortilizi di Castellammare della Bruca e di Novi Velia. Gli studi del 1993 descrivevano quest’edificato come “una consistenza edilizia spesso scadente sotto il profilo ambientale e bisognevole di interventi di recupero edilizio/ambientale in grado di rivitalizzare tutto il contesto abitativo in una prospettiva di riutilizzo sistematico dell’antico “borgo” in chiave moderna, salvaguardando e riscoprendo la struttura urbana originaria”. La Variante evidenziava anche la presenza nel centro storico di edifici già ristrutturati e, dunque, in buono stato, e fabbricati, in alcuni casi parzialmente utilizzati, in condizioni di conservazione mediocri o, addirittura, pessime. Rispetto ad allora, il centro storico non ha subito sostanziali variazioni se non per qualche intervento interstiziale di completamento nell’esistente e lungo le attuali via San Leonardo e S. Maria. Sebbene nel 1966 siano stati svolti alcuni lavori di recupero del castello, solo nel 2009 sono stati intrapresi interventi di recupero della viabilità dell’abitato storico6 in particolare riguardanti via San Cataldo e le vie interne del borgo. Nel 2010 è stato adottato il Piano di riqualificazione del centro storico di Castelnuovo Capoluogo di cui è parte integrante il Piano del colore attualmente vigente. La struttura urbana di più recente formazione corrisponde principalmente con le frazioni Pantana e Velina. In particolare al 1976, Pantana si presentava come una zona scarsamente edificata, per la quale il P.d.F. prevedeva zone di completamento e di espansione presso l’edificato esistente lungo gli assi stradali in direzione sud; Il borgo era caratterizzato dalla presenza di alcuni insediamenti di trasformazione agricola che possono essere considerati edilizia produttiva storica: un sansificio nei pressi della strada per Salerno ‐ Vallo scalo, un tabacchificio e varie aree destinate a mercato ortofrutticolo comprensoriale e a fiere; a Velina, ad esclusione di sporadiche case lungo la S.S.267 oggi S.R.267, le emergenze edilizie consistevano sostanzialmente nella fabbrica di laterizi, nella fabbrica di tabacco e nel consorzio agrario. Anche questi elementi possono annoverarsi in un’edilizia produttiva storica che segnava la vocazione agricola e l’impiantarsi del settore edile dell’area. Il PdF prevedeva il completamento e la realizzazione di nuove aree residenziali e commerciali comprensiva della realizzazione di una zona PEEP compresa tra la fascia di rispetto ferroviaria e la S.S. 267. Lo studio del 1993 indicava per l’edificato delle due aree uno stato di media e buona conservazione, derivante dalla costruzione di nuovi edifici o dalla ristrutturazione, dall’ampliamento e ammodernamento di fabbricati già esistenti. Si trattava di un tessuto edilizio non di pregio architettonico, caratterizzato da una tipologia edilizia omogenea, che la Variante proponeva di salvaguardare insieme con l’impianto urbano, recuperando, inoltre, gli edifici e gli spazi inedificati. Più specificamente, la cartografia del 1993 segnalava un modesto incremento dell’edificato con l’importante realizzazione dei fabbricati dei plessi scolastici (scuole inferiori, medie e superiori). Ad oggi nella distribuzione edilizia prevalgono gli edifici su 2‐3 livelli e i cui piani terra sono generalmente adibiti ad attività commerciale, mentre i superiori sono destinati ad abitazioni. Nella frazione Pantana, lungo il corso Nazionale (S.S.18), che interseca il torrente Fiumicello urbanisticamente non percepito nel contesto, è stata realizzata una piazza fruibile dalla comunità e in prevalenza dagli studenti che convergono nei plessi scolastici. Sempre su tale arteria principale, l’originale impianto su filo strada dei fabbricati ha consentito la sola realizzazione di marciapiedi privi di arredo a verde con il risultato di non avere a disposizione spazi sociali di interazione tra strada e attività commerciali. 6
L’accessibilità al centro storico/Capoluogo e la comunicazione viaria con le altre frazioni comunali avviene tramite la SP ex SS18 e la SP 120 ( Pantana‐ Capoluogo Castelnuovo C. – Pattano di Vallo della Lucania) e via S.Nicola ( Velina ‐ Capoluogo Castelnuovo C. ). Pagina 72 Comune di Castelnuovo Cilento Sa ‐ Preliminare di PUC Nella frazione Velina, si è riscontrato il progressivo incremento di abitazioni dapprima ai bordi della SS267 e successivamente nell’area compresa tra la strada statale e la rete ferroviaria. Nell’espansione è stata coinvolta anche l’area a est della ferrovia verso le attuali via Chiarasso, via San Nicola, via Campo sportivo. La tendenza odierna vede l’incremento edificatorio nel tratto Spinarete e lungo il pendio collinare a est del complesso della fornace, attività dismessa. L’edificato risulta composto da abitazioni monofamiliari, e/o plurifamiliari di 2‐3 livelli, generalmente arretrate rispetto al tracciato stradale dove il piano terra è generalmente destinato ad attività commerciali. Elementi di forte influenza nello sviluppo repentino delle frazioni Velina e Pantana, sono senz’altro individuabili nella vicinanza alla Stazione F.S. di Vallo Scalo e Castelnuovo, raggiungibile tramite via Nazionale (SS 18) e nella possibilità di usufruire dei collegamenti su gomma (servizi bus) con i vicini paesi nelle direzioni costa/montagna, essendovi il passaggio delle strade SS18 e la SRex SS267. La zona di espansione a bassa densità abitativa e i centri edificati minori includono aree parzialmente edificate (edilizia rada), corrispondenti principalmente alle località di “Saliconeta” e Palistro‐Santa Venere, con una tipologia edilizia con uno o due piani fuori terra, a destinazione abitativa, integratasi con la destinazione rurale o da essa derivata. A fronte della bassa densità edilizia, la Variante evidenziava una struttura urbanistica scevra di attrezzature, spazi per la collettività e parcheggi. La Variante del 1993 proponeva, per tale ambito, la salvaguardia delle aree ancora libere, da utilizzare per il recupero degli standard urbanistici. L’edilizia sparsa consisteva in fabbricati agricoli isolati, direttamente legati alla conduzione dei fondi, e in seconde case per non residenti; si trattava, sostanzialmente, di un’edilizia sporadica, formalmente approssimativa, spesso derivata dall’aggiunta spontanea di volumi in tempi successivi, oggi in parte oggetto di ristrutturazioni. Lo studio effettuato nel 1993, ai fini del dimensionamento della Variante al Piano, incrociando ed integrando i dati ISTAT con i dati comunali (numero delle famiglie residenti, numero totale delle abitazioni, numero delle abitazioni occupate, numero delle abitazioni non occupate, numero totale dei vani, numero dei vani occupati, numero dei vani non occupati) evidenziava “un sostanziale pareggio in termini di attuale fabbisogno” e che gli alloggi non occupati rappresentavano “il patrimonio abitativo quasi totalmente non disponibile sul mercato in quanto rappresenta la casa per le vacanze di persone non residenti o viene utilizzato per altro uso”. Una lettura più dettagliata relativa ai vani non occupati o occupati per altro uso, portò ad affermare che circa il 60% di essi venivano comunque utilizzati dai proprietari per altri usi non abitativi o come casa vacanza nei periodi estivi e solo una piccola percentuale risultava in fitto; si sottolineava inoltre che “un altro dato sulla indisponibilità degli alloggi non occupati è rappresentato dalla loro pezzatura 50‐60‐70 mq che soddisfa solamente esigenze non abitative, abitative temporanee e non permanenti”. Dal confronto dei dati relativi al numero delle famiglie residenti, numero medio componenti per famiglia, numero abitazioni occupate, numero di stanze per abitazioni occupate emergeva che le abitudini di vita delle famiglie di Castelnuovo erano tali da richiedere una tipologia abitativa che garantisse 1,35 vani per abitante e, dunque, tale lettura portava ad affermare che per il calcolo del fabbisogno abitativo per la residenza stabile, bisognasse utilizzare il parametro di 1,35 vani per abitante (pari a circa 0,8 abitanti per vano) e non il rapporto 1,0 vano per abitante. Ovvero, l’alloggio pare dovesse garantire anche lo svolgimento di funzioni complementari a quelle domestiche. Lo studio a supporto della Variante, evidenziava la necessità di considerare adeguatamente anche altri fattori (oltre i dati strettamente numerici) che molto influiscono sulla scelta degli alloggi, quali:  la localizzazione (in rapporto ad accessibilità, dotazione di urbanizzazioni primarie e secondarie, mobilità e rapporti socio‐economici, isolamento e sicurezza);  ampiezza;  caratteristiche tipologiche (a questo proposito si affermava che “le tipologie abitative disponibili sul mercato, sono scaturite, essenzialmente, dalla logica privatistica dell’uso del suolo e quindi dalle richieste del mercato immobiliare in termini di maggiore profitto: case vacanze, a schiera, inserite in un contesto Pagina 73 Comune di Castelnuovo Cilento Sa ‐ Preliminare di PUC d’uso temporaneo e non permanente. Quindi case con organizzazioni condominiali particolari, parzialmente e/o totalmente disabitate per 9‐10 mesi all’anno che non assicurano quel tenore di vita sociale auspicabile”. Nell'ambito dello studio, infine, dalla valutazione degli incrementi della popolazione residente dell’ultimo decennio, dal saldo naturale e dal saldo migratorio (emergeva la tendenza a trasferirsi nel comune di Castelnuovo per esigenze socio‐economiche) si faceva derivare una previsione di incremento della popolazione residente e, precisamente, si riteneva che la popolazione residente nel 2005 sarebbe stata di circa 3.000 abitanti. Tale previsione risulta non confermata dagli ultimi dati ISTAT, che pur evidenziando un incremento della popolazione di Castelnuovo Cilento (anche in contro tendenza rispetto ad alcuni centri limitrofi), presenta una popolazione residente di circa 2.614 abitanti nel 2010. E' evidente che il dato di incremento demografico posto, poi, alla base del calcolo del fabbisogno dei vani, è risultato sovradimensionato e, dunque, oggi è necessaria una verifica complessiva rispetto ai vani realizzati in attuazione della variante e delle zone C. 5.1.2 Zonizzazione prevista dal PRG vigente e stato di attuazione In una prima fase di analisi, il grado di attuazione della strumentazione urbanistica vigente è stato stimato attraverso la lettura incrociata della cartografia/ortofotografia del territorio in progressione temporale dal 1976 ad oggi (nello specifico, l’ultimo rilevamento fotocartografico ufficiale reso disponibile dal SIT REGIONE CAMPANIA risale al 2008) e la documentazione amministrativa circa le dinamiche di trasformazione edilizia in ambito privato e pubblico. Focalizzando sui comparti edificatori previsti nello strumento urbanistico vigente, la sovrapposizione della Tavola della Zonizzazione del PRG e della mappa catastale rivela la non corrispondenza, tendenzialmente, tra le delimitazioni dei comparti (cui era affidata l’attuazione del piano) ed i limiti delle particelle catastali; tale non corrispondenza, con la conseguente parcellizzazione delle proprietà, di volta in volta interessate alle trasformazioni, ha senz’altro contribuito a complicare la concreta attuazione delle previsioni dello strumento urbanistico. In una fase successiva, si sono effettuati una serie di sopralluoghi che hanno consentito di raccogliere ulteriori informazioni circa lo stato di attuazione dei comparti edificatori previsti dal vigente PRG e, più in generale, circa l’attuale assetto edilizio ed urbanistico nel territorio comunale. Relativamente a Castelnuovo Cilento Capoluogo, si evidenziano:  il centro storico, zona A del vigente PRG, con l’emergenza storico‐architettonica del castello medioevale (di proprietà privata, attualmente utilizzato per matrimoni e convegni) e le opere di Calzerano; tale ambito presenta una buona accessibilità, ma pare sia percepito dalla popolazione insediatasi nelle aree di più recente sviluppo come una periferia più che come una centralità;  il comparto C1‐01, destinato dal PRG vigente all’espansione edilizia economica e popolare; all’epoca della variante, per il comparto C1‐01 era in fase di attuazione un Piano di Lottizzazzione (PL) approvato dal Comune di Castelnuovo Cilento; attualmente, il comparto è occupato da alcuni fabbricati rimasti incompiuti, il suolo è privato;  in località Padduccolo, il comparto C3‐04, oggetto di un Piano di lottizzazione approvato (si è rinvenuta la D.G.M. n°63/2010 di adozione del PUA, ai sensi dell’art. 26 della L.R. n°16/2004; la superficie territoriale impegnata è di mq 7.891);  nello stesso ambito, la presenza di un edificio di proprietà comunale, da rifunzionalizzare. Nella frazione Pantana, che rileva principalmente una funzione di snodo e di collegamento, si evidenziano: Pagina 74 Comune di Castelnuovo Cilento Sa ‐ Preliminare di PUC 
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il nucleo delle strutture scolastiche, in particolare, le scuole primarie (scuola materna, elementare e media statale) e l’istituto professionale alberghiero; la presenza di zone B (in base alla zonizzazione del PRG vigente) caratterizzate da edifici residenziali ad uno o due piani con attività commerciali ed artigianali al piano terra; una piccola area parcheggio (per una decina di automobili) ed un’area pubblica attrezzata con alberature, panchine e con giochi per bambini nella parte terminale (verso l’accesso al nucleo scolastico), disposta a livello stradale, lungo il corso del Torrente Fiumicello; nelle immediate adiacenze del nucleo scolastico (tra quest’ultimo e la linea ferroviaria), una zona C2 di espansione edilizia (zonizzazione del PRG vigente) rimasta inutilizzata; il comparto D2‐01, occupato da un sansificio attualmente in funzione; si tratta di un’attività produttiva già esistente all’epoca della redazione della variante al PRG, con una struttura edilizia adeguatamente inserita nel contesto circostante, schermata da idonee alberature, piantumate contemporaneamente alla realizzazione dello stesso manufatto industriale; il comparto C3‐01 (zonizzazione PRG vigente) che risulta parzialmente utilizzato (villette a schiera); al centro di tale comparto, si rileva una struttura utilizzata per la rivendita di autovetture; proseguendo lungo la Strada Statale n°18, in direzione Vallo della Lucania, il contesto urbanistico ed ambientale cambia, si percepisce una più fitta vegetazione (presenza di pini sul margine destro della strada) e si rilevano edifici sparsi, per lo più monoresidenziali, immersi nel verde; i comparti C3‐02 e C3‐03, che risultano inutilizzati e non interessati da progetti (sul comparto C3‐03 si rileva un intervento imcompiuto ed ora bloccato). Nella frazione di Pantana, il principale problema percepito è la mancanza di parcheggi; attualmente, le automobili sostano su entrambi i lati della carreggiata, invadendo pericolosamente la strada in fase di manovra. Sempre in località Pantana, raggiungendo attraverso un sottopasso ferroviario Via Santa Chiara e muovendosi lungo tale direttrice, si palesa il nucleo storico, zona A del PRG vigente, caratterizzato dal convento di Santa Chiara con annessa chiesa e da un complesso edilizio di proprietà privata, comprendente un edificio nobiliare, attualmente utilizzato come residenza, un ulteriore fabbricato, schermato da un filare di cipressi lungo Via Iscalonga, attualmente in disuso ed originariamente a supporto delle attività agricole e produttive ed, infine, ulteriori fabbricati a servizio delle attività lavorative. Spostandosi dalla frazione Pantana verso Velina, lungo la Strada Statale n°267, si evidenziano, a destra dell’asse stradale, i comparti D2‐02, D2‐03 e D2‐04, destinati dal PRG vigente ad attività produttive industriali, artigianali e commerciali, costituenti la vecchia zona P.I.P. di iniziativa privata nel territorio comunale. Da colloqui con i tecnici comunali è emerso che tale zona oggi risulta saturata. In particolare, dallo studio dei documenti del PRG vigente è emerso che il comparto D2‐03, risultava già in attuazione, in fase di stesura della variante allo strumento urbanistico attuale; precisamente, per il comparto D2‐03 risultano un Piano di lottizzazione convenzionata approvato, la stipula della relativa convenzione tra i proprietari lottizzanti ed il Comune ed un accordo tra gli stessi soggetti per l’adeguamento di Via Fiei, per l’accesso all’area della lottizzazione. Il comparto D2‐03 è occupato dal centro commerciale Cilento. Per il comparto D2‐02 risulta approvato il progetto di un altro centro commerciale. Il comparto D2‐04 è in corso di attuazione; qui, recentemente, si sono insediati un birrificio ed una pompa di benzina. Alle spalle della vecchia zona P.I.P. c’era la zona più densamente agricola e produttiva del territorio comunale, che presenta caratteristiche ambientali molto simili a quelle riscontrabili in località Coppola, dove sono concentrati i maggiori coltivatori agricoli. Le zone B e le zone C2 disposte a ridosso della Strada Statale n°267 risultano sostanzialmente edificate; in alcuni casi, risultano progetti approvati. Pagina 75 Comune di Castelnuovo Cilento Sa ‐ Preliminare di PUC Nella frazione Velina, che, sostanzialmente, ha un’identità commerciale, sono presenti diverse attività produttive (ricambi auto, materiali edili, vendita di concimi) inserite nel tessuto residenziale; è in corso di approvazione un progetto per la realizzazione di un centro commerciale (valutazione d’impatto ambientale e valutazione di incidenza al vaglio regionale). Il più basso prezzo di mercato delle residenze, ha incentivato anche cittadini di Vallo Scalo ad acquistare abitazioni nella frazione di Velina, sviluppatasi negli ultimi anni anche per effetto di tali flussi; tuttavia è evidente la scarsa qualità dell’edificato, che insieme alla carenza di attrezzature e servizi di supporto alla funzione residenziale determinano una scarsa qualità della vita in generale. In corrispondenza di una zona F del PRG attuale, si rileva il nuleo costituito dal centro sociale e commerciale di Via Arbosto, le strutture destinate al mercato settimanale e la Chiesa della SS. Trinità; tale ambito viene percepito dai residenti come una nuova centralità. Nella medesima area, si evidenzia il comparto C3‐05, previsto dal PRG vigente, rimasto sostanzialmente inutilizzato, principalmente a causa della notevole estensione e della conseguente parcellizzazione delle proprietà private, che di fatto ne hanno reso impossibile l’attuazione. La zona che viene percepita dalla popolazione locale come centralità per la vita sociale è l’area sviluppatasi intorno alla Stazione ferroviaria di Casalvelino, in cui si realizzarono anche le prime costruzioni della frazione, in seguito alla bonifica operata dal marchese Talamo Atenolfi. In tale ambito, si evidenziano la presenza di un parcheggio, di uno spazio, antistante l’edificio della stazione, pavimentato ed attrezzato con panchine ed una vasca non funzionante; il fabbricato ad un piano che delimita sulla destra (spalle alla stazione) la piazza è occupato da un bar e, sul fronte disposto su Via Velina, dall’Ufficio Postale; qui è presente anche una pompa di benzina. L’edificio della stazione, che ha perduto la sua funzione originaria, è attualmente abitato. In quest’area si evidenzia la mancanza di spazi di verde attrezzato, in cui passeggiare; la vita sociale si svolge per lo più all’interno dei bar. Il PRG vigente prevedeva una strada di progetto che da Via Catapana, raggiungesse il limite del tracciato ferroviario e che, poi, si sviluppasse parallelamente e lungo di esso, fino a ricongiungersi con la Terza Traversa di Via Arbosto. Lungo Via Catapana, a ridosso del fronte ferroviario, si è rilevato un edificio di proprietà delle Ferrovie dello Stato, in disuso e versante in cattive condizioni di conservazione (tetto parzialmente crollato). In corrispondenza del sovrapasso ferroviario ed a ridosso del terrapieno, è presente una scala in cemento armato a doppia rampa. Il sovrapasso menzionato, Via Campo Sportivo, costituito da una doppia carreggiata, rappresenta il più valido collegamento carrabile tra i due “corpi” di Velina, separati dalla linea ferroviaria. La parte di Velina posta ad oriente della linea ferroviaria si caratterizza per la mancanza di un chiaro e riconoscibile disegno urbano, per la presenza di edifici monoresidenziali di diversa tipologia, inframezzati da spazi vuoti di verde anche incolto. In quest’area si sono rilevati:  il comparto C3‐06, destinato ad espansione residenziale rada per il quale, all’epoca della variante al PRG, risultava un Piano di lottizzazione, approvato dal Comune di Castelnuovo Cilento, in avanzata fase di attuazione;  il campo sportivo;  in via Tempone Chiarasso, il comparto C1‐02, destinato dal PRG vigente ad espansione edilizia economica e popolare PEEP (all’epoca della variante, per il comparto C1‐02 era in fase di attuazione un Piano per l’Edilizia Economica e Popolare PEEP, regolarmente approvato); sul comparto si è attuato un Programma sperimentale di edilizia sociale, che ha portato alla realizzazione di 34 alloggi di Edilizia Economica Popolare sostenibile;  il comparto C3‐07, che non risulta attualmente edificato;  ulteriori strutture scolastiche, cui si accede dalla Prima Traversa Via Spinarete. Nell’area compresa tra gli edifici scolastici, la linea ferroviaria e Via Spinarete ricadono il comparto D1‐01, inattuato ed, attualmente, non interessato da progetti ed il comparto C3‐12, oggetto di una lottizzazione già approvata. Da Via Spinarete si accede ad una zona più collinare, su cui insistono i comparti C3‐08, C3‐09, C3‐10 e C3‐11, disposti lungo Terza Traversa Via Spinarete e Via Chiesa dei Cerri; tali comparti risultano edificati e/o in Pagina 76 Comune di Castelnuovo Cilento Sa ‐ Preliminare di PUC corso di edificazione. Sempre da Via Spinarete si accede a Via Auriroi, che a sua volta immette su Via Mondrone; lungo tali strade sono disposti i comparti C3‐13, C3‐14 e C3‐15, tutti edificati e caratterizzati da fabbricati monoresidenziali, recintati e con ingressi indipendenti. Questa zona residenziale viene ritenuta la più appetibile. Per il comparto C3‐13 si è individuato un Progetto di Piano Urbanistico Attuativo adottato nel novembre 2009 (nella localita Mangone via Auriroi), interessante una superficie territoriale di mq 2.743. Da via Auriroi si accede a Via Fuschetto, lungo la quale sono disposti i comparti C3‐16, C3‐17, C3‐18 e C3‐19 del PRG vigente. In particolare, relativamente ai comparti C3‐16, C3‐17 e C3‐18 in localita Fuschetto risultano approvati i piani di lottizzazione convenzionata (luglio 2004), adottato il piano attuativo (agosto 2010) ed approvato il relativo schema di convenzione (febbraio 2011). Nello stesso ambito si rileva la presenza del comparto T1‐07 del vigente PRG, rimasto inutilizzato. La parte più meridionale della frazione Velina si caratterizza per la forte frammentarietà del tessuto urbanistico ed edilizio, causata principalmente dalla presenza di diverse ex strutture produttive dismesse, che se un tempo hanno rappresentato la prima zona industriale del territorio comunale, oggi pongono con forza problemi di riqualificazione urbanistica, edilizia e soprattutto ambientale. Si evidenziano:  una zona definita dal PRG vigente di Ristrutturazione Urbanistica, caratterizzata dalla presenza dello scheletro metallico dell’ex tabacchificio (area e struttura di proprietà privata) e di una fabbrica di divani;  l’edificio dell’ex mattatoio consortile, attualmente in disuso (area e struttura di proprietà del Comune di Castelnuovo Cilento e di altri comuni limitrofi);  al di là della linea ferroviaria, il comparto D2‐05 del PRG vigente occupato dall’ex fornace, in disuso e da un capannone potenzialmente utilizzabile;  un laghetto artificiale, generato dalla estrazione di argilla, praticata ai fini delle lavorazioni della fornace. Si rilevano, inoltre:  il comparto D2‐06, destinato ad attività produttive industriali, artigianali e commerciali, disposto nell’immediata prossimità del fiume Alento, attualmente occupato da un’azienda storica di asfalti e già interessato da impianti destinati ad attività produttive, all’epoca della variante al PRG vigente;  il comparto D1‐02, inutilizzato ai fini produttivi ed attualmente occupato da un meleto;  il comparto C3‐20, di cui la porzione più a nord risulta inedificata e non interessata da progetti, mentre la porzione più a sud risulta oggetto di un progetto di lottizzazione già approvato;  il comparto T1‐02, destinato ad attività produttive turistiche, occupato dall’albergo‐ristorante “La Palazzina”, risultante, all’epoca della variante, già interessato da impianti destinati ad attività turistico‐ricettive. Per tutto quanto evidenziato, la frazione Velina pone oggi esigenze di ridisegno della morfologia urbana, di maggiore qualità dell’edificato esistente, di riqualificazione e valorizzazione delle risorse ambientali, anche incrementandone e rendendone possibile la fruizione (fiume Alento, laghetto artificiale), di riequilibrio funzionale e, di maggiori e più idonei collegamenti tra le due aree separate dalla linea ferroviaria. Un altro problema è rappresentato dall’attraversamento della strada statale n°267, a scorrimento veloce, che costituisce un serio pericolo per la popolazione residente e che, di fatto, costituisce un ulteriore elemento di spaccatura per la frazione, in aggiunta all’asse ferroviario. In estrema sintesi, si può affermare per la frazione Velina la necessità di conseguire un maggiore "effetto urbano", inteso sia come incremento della densità di residenze e servizi, sia come articolazione di nuovi spazi e percorsi, alternativi alla SS 267, in grado di migliorare la vivibilità e la funzionalità urbana del centro. Si tratterà di prevedere una molteplicità di interventi, quali: migliori e più efficienti infrastrutture di collegamento anche pedonali e attrezzati tra le diverse parti della frazione; il recupero e la riqualificazione urbanistico‐edilizia; l'inserimento di funzioni e servizi di interesse collettivo; la creazione di spazi pubblici, parcheggi, piazze e verde urbano attrezzato per la vita sociale e culturale. In corrispondenza della località Coppola, in posizione collinare, si evidenziano: Pagina 77 Comune di Castelnuovo Cilento Sa ‐ Preliminare di PUC 
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i comparti T1‐03, T1‐04, T1‐05 e T1‐06 rimasti inutilizzati e non interessati da progetti; il comparto C3‐21, oggetto di una lottizzazione approvata ed, attualmente, in fase di valutazione VAS presso la Regione Campania. Lungo via Salicuneta, in località Santa Venere, il comparto D2‐07, destinato ad attività produttive industriali, artigianali e commerciali risultava già esistente all’epoca della variante del vigente PRG ed è attualmente occupato da un cementificio. Sull’estremo opposto e settentrionale di via Salicuneta è disposto il comparto C3‐22, non attuato e non interessato da progetti. In località Difesa di Pollice, vi sono i comparti T2‐01 e T2‐02, destinati ad attività produttive turistiche rade; all’epoca della variante, risultava che sia per il comparto T2‐01 che per il comparto T2‐02 il Comune di Castelnuovo Cilento aveva già approvato un Piano di lottizzazione convenzionata di iniziativa privata (PL), di cui alla L. n°1150/1942, all’art.27 della L. n°865/1971 e s.m.i., redatto in conformita al disposto di cui alla L.R. n°14/82 ‐ Titolo III ed alle specifiche norme di attuazione relative al PRG vigente. In realtà, per il comparto T2‐02 esiste un progetto per la realizzazione di un villaggio turistico con residence, non ancora presentato al comune. Attualmente, entrambi i comparti risultano inutilizzati. Ulteriore comparto destinato dal PRG vigente ad attività produttive turistiche, è il comparto T2‐03, per la cui trasformazione fu presentato un progetto, poi bocciato, che prevedeva la realizzazione di un impianto fotovoltaico su serre e di un villaggio turistico. Attualmente, il comparto è inattuato. Il comparto T2‐04, destinato ad attività produttive turistiche rade, per il quale si prevedeva la realizzazione di un campo di golf è, attualmente, inutilizzato. L’esame non esaustivo degli atti comunali del periodo 2004‐2011 ha evidenziato, inoltre, per il comparto edificatorio D2‐08 area P.I.P, che nel luglio 2009 si è approvato un permesso di costruire in deroga al PRG per la realizzazione di un impianto produttivo destinato alla lavorazione e distribuzione dei metalli in localita “Foresta Mancino”. Attualmente, è in fase di previsione l’insediamento di un’altra realtà produttiva. Tale comparto di iniziativa pubblica viene ritenuto, oggi, sovradimensionato e va riverificato alla luce delle prescrizioni del Piano dell’Autorità di Bacino. In merito alle aree P.I.P., Castelnuovo Cilento ha in corso di approvazione il piano delle aree per insediamenti produttivi nella località Cognulo di Vallo della Lucania rendendo disponibili 16 lotti per imprese artigiane. In definitiva, si è rilevato che nel periodo successivo al 1993 l’andamento delle attivita edilizie private di tipo abitativo/pertinenziali, ossia il completamento delle zone B e l’edificazione delle zone C di espansione è stato di poco inferiore alle previsioni di piano tranne che per alcune aree dislocate lungo la via Nazionale e via Arbosto in direzione Ascea. Un incremento dei fabbricati si riscontra lungo via Auriroi, viabilità di collegamento tra localita Velina e Salicuneta e lungo i margini stradali della stessa via Salicuneta. In località Velina assistiamo attualmente al maggior fermento edilizio con il monitorato evolversi delle procedure amministrative circa i comparti edificatori presenti. Risulta contenuto il fenomeno degli abusi edilizi che, secondo le istruttorie in corso nell’ufficio comunale competente, comprende circa 250 eventi di cui l’80% riferite alla legge 47/85, il 19% riferite al condono 1994 e solo l’1% riferito al condono 2004. L’ufficio dichiara la sanabilità delle opere per le quali è stata richiesta sanatoria. Evidente è la carenza della realizzazione delle attrezzature collettive, spazi comuni e verde attrezzato prevista nel PRG vigente. Tale mancanza contribuisce a slegare il tessuto residenziale delle frazioni in particolare tra Pantana e Velina, essendo il Capoluogo per conformazione naturale e buon grado di conservazione ambientale dotato di autonomi spazi verdi rurali. Pagina 78 Comune di Castelnuovo Cilento Sa ‐ Preliminare di PUC 5.2 Struttura funzionale e insediativa 5.2.1 Rete infrastrutturale e servizi per la mobilità In merito alle infrastrutture di collegamento (viabilità su gomma), Castelnuovo Cilento è collegato ai comuni limitrofi ‐ Vallo della Lucania, Ascea, Casalvelino, Salento, Ceraso ‐ attraverso una serie di strade provinciali, oggi divenute regionali, e strade intercomunali, tra le quali rivestono particolare importanza le SR exSS 267 e la SR exSS 447 che relazionano direttamente la frazione Pantana di Castelnuovo C. rispettivamente ai centri di Casalvelino e Ascea. Altra arteria stradale di rilievo è la S.P. 430 (variante alla S.S. 18) che mediante un breve tratto in Pantana – Vallo scalo, consente il rapido raggiungimento di Vallo della Lucania nonché il collegamento con tutto il Cilento dell'entroterra. Una rete di strade comunali, vicinali e interpoderali, infittitasi negli ultimi 30 anni, assicura i collegamenti all’interno del territorio tra il Capoluogo, situato sul rilievo collinare, e il territorio di valle. In particolare l’accessibilità al centro storico/Capoluogo e la comunicazione viaria con le altre frazioni comunali avviene tramite la SP ex SS18 e la SP 120 (Pantana‐ Capoluogo Castelnuovo C. ‐ Pattano di Vallo della Lucania) e via S.Nicola (Velina ‐Capoluogo Castelnuovo C. ). La frazione Pantana è praticamente adiacente, lungo la SS 18, alla frazione Vallo Scalo di Casal Velino dove è situata la stazione ferroviaria Vallo della Lucania ‐ Castelnuovo. Tale stazione, posta sulla tratta ferroviaria Salerno‐
Reggio Calabria, costituisce l’infrastruttura di collegamento a servizio dell’intero comprensorio ruotante intorno a Vallo della Lucania che più velocemente relaziona il Cilento al capoluogo di Provincia e, in generale, alle infrastrutture di mobilità sovra locale ( aeroporto di Pontecagnano, aeroporto di Napoli, linea TAV delle F.S. attiva dalla stazione F.S. di Salerno). L’alternativa viaria è rappresentata dalla già citata S.P. 430 Variante alla S.S.18 Tirrenia inferiore tra Agropoli e Vallo d.L. e dalla S.S.18 tra Salerno ed Agropoli. I collegamenti pubblici provinciali e regionali sono garantiti sia dalla società bus CSTP azienda mobilità Salerno e provincia che localmente da alcune linee private (Giuliano s.p.a.). Una criticità da sottolineare a riguardo della viabilità minore è il cattivo stato di manutenzione spesso legato alla presenza di frane locali e/o alla cattiva regimazione delle acque di pioggia nonostante, come si è già detto, il territorio comunale, rispetto al dissesti da frana, sia classificato quasi per intero come a rischio potenziale medio e moderato. 5.2.2 Reti di servizio, funzioni e attrezzature collettive Le infrastrutture di servizio a rete presenti sul territorio comprendono: 
la rete fognaria con relativo impianto di depurazione, che coprono (al 1993) quasi totalmente il territorio comunale urbanizzato; nella Variante al PRG si evidenziava che i programmi di riassetto infrastrutturale prevedevano un potenziamento e un adeguamento della rete fognaria e la costruzione di un altro impianto di depurazione in località “Saliconeta”; 
la rete idrica servita e gestita dal CONSAC consorzio idrico di Vallo della Lucania. Al 1993, l’impianto risultava già ampliato e potenziato; recentemente l’ente operatore per la rete idrica dell’area Castelnuovo Cilento, ha predisposto la realizzazione di nuovi tratti di rete idrica ex novo nella frazione Velina, nelle zone Tempa Foschetto, Tempa Mandaroni,Tempa Malconsiglio, con diramazioni lungo le strade esistenti a nord della ferrovia FS a sostegno dell’espansione edilizia costituita dai comparti edificatori in loco; 
rete elettrica adeguata alle esigenze delle utenze nel 1993; 
rete telefonica adeguata nel 1993; 
rete idrica per l’irrigazione rurale, gestita dal Consorzio irriguo di Vallo della Lucania, che serve tutto il territorio posto a sud‐est del comune. Pagina 79 Comune di Castelnuovo Cilento Sa ‐ Preliminare di PUC Il Comune è dotato delle attrezzature e dei servizi seguenti:  scuole per l’infanzia, elementari e medie: specificamente in località Pantana sono presenti una scuola materna, una scuola elementare, una scuola media; in località Velina sono presenti la scuola materna, una scuola elementare in via Spinarete, una scuola media. Pantana accoglie inoltre l’istituto I.p.s.a.r. Castelnuovo Cilento “Istituto Professionale per i Servizi Alberghieri e Ristorazione;  Stazione dei Carabinieri;  Mattatoio consortile (nel 1993 si scriveva <<di prossima entrata in funzione>>; attualmente risulta dismesso e costituisce una proprietà comunale potenzialmente alienabile o suscettibile di conversione a gestione privata;  Centro di commercializzazione con sala polifunzionale in località Velina;  Impianti sportivi – campo di calcio, campi da tennis e pallavolo localizzato nella frazione Velina;  Farmacia  Parafarmacia Sono inoltre presenti sul territorio l’ufficio postale e una banca. Nell’arco degli anni compresi tra il 2009 e il 2011 numerose sono state le opere pubbliche rivolte alla manutenzione e messa in sicurezza del patrimonio edilizio comunale ( strutture sportive e locali comunali nonchè viabilità di accesso ad essi) con particolare riguardo agli edifici scolastici per i quali sono stati svolti o intrapresi interventi di ristrutturazione, adeguamento, miglioramento. Al contempo sono stati svolti interventi di somma urgenza su tratti stradali comunali, integrazioni quali la realizzazione di marciapiedi e l’inserimento/completamento di illuminazione pubblica, sistemazioni del sistema viario soprattutto nell’abitato di più recente formazione della frazione Velina e in quello più consolidato di Pantana. Le iniziative per il ripristino e valorizzazione dei sentieri naturalistici esistenti e la realizzazione di nuovi percorsi ad esempio in località Fiumare‐Grimmita indicano la volontà di recuperare il rapporto con il sistema ambientale perduto o deterioratosi durante il repentino sviluppo edilizio del periodo compreso tra il 1970 e il 1990. Con uguale obiettivo, sono state proposte e/svolte iniziative finalizzate alla manutenzione idraulico forestale di alcuni corpi idrici presenti sul territorio (torrente Santa Maria). La programmazione triennale dei L.L.P.P. 2011/2013 è focalizzata prioritariamente all’adeguamento di opere di urbanizzazione primaria (rete idrica e rete fognaria esistenti, strade comunali, parcheggi) nonché alla realizzazione delle stesse nelle nuove aree dei comparti in fase di realizzazione e completamento con riferimento specifico alla regimentazione delle acque meteoriche. La riqualificazione/ valorizzazione dei sentieri naturalistici impegnerà le località Fontana Chiusa –Temponi Chiarasso, San Cataldo‐Mancino, Fiumare. Ulteriori migliorie alle proprietà comunali (Centro commerciale, ambulatorio, scuole) deriveranno da lavori di manutenzione straordinaria da svolgersi sulle stesse. Il territorio di Castelnuovo Cilento ha mantenuto componenti economico‐produttive prevalentemente legate alla agricoltura e attività derivate, acquisendo progressivamente anche elementi legati ad attività terziarie riconducibili sia alle piccole‐medie imprese artigiane che al commercio. Non si individuano procedimenti industriali avanzati afferenti il settore secondario. L’uso agricolo del suolo impegna quasi per la totalità le porzioni di territorio comunale situate a valle: tra l’edificato di Pantana e il corso del fiume Alento si individuano aziende agricole di medie dimensioni per estensione dei terreni e la copertura parziale e probabilmente stagionale dell’area con insediamenti serricoli; escludendo strette fasce contermini al fiume Alento, l’area valliva delle località Coppola e Salicuneta, rispettivamente poste al confine con il Comune di Casal Velino e sul versante collinare declinante verso il fiume Badolato, presentano una conformazione simile d’uso agricolo del suolo con aziende di piccole dimensioni; sui versanti collinari procedenti sino al Capoluogo da est si individuano colture arboricole olivicole e sporadici vigneti. La carta dell’uso del suolo del Piano del P.N.C.V.D. qualifica questa conformazione agricola come sistemi colturali e particellari complessi. Pagina 80 Comune di Castelnuovo Cilento Sa ‐ Preliminare di PUC La lettura delle autorizzazioni nel settore attività produttive indica in linea generale una progressiva allocazione delle attività del terziario nelle località Coppola e Mandrone presso il confine comunale con Casal Velino e in località Foresta Mancino a sud della S.P. 430 variante alla S.S.18 attualmente esente da dinamiche di sviluppo edilizio. Si tratta di un indirizzo evolutivo da regolamentare al fine di evitare sottrazione di risorse ambientali e l’ulteriore frammentazione del territorio. Va segnalato che non hanno trovato attuazione i previsti spazi collettivi ed attrezzature da PRG ( zone F1) dedicati alle attività industriali e artigianali che avrebbero dovuto localizzarsi in posizione baricentrica tra le frazioni Pantana e Velina. Sebbene Castelnuovo Cilento goda di un buon livello di qualità ambientale nelle aree collinari e possa recuperare il legame con i tratti fluviali a valle, il sistema delle infrastrutture turistiche si presenta ancora come secondario probabilmente perché non riesce ad assumere una propria fisionomia specifica rispetto ad esempio alla realtà di Casal Velino Marina ove la presenza del mare ha incentivato la realizzazione di seconde case destinate prevalentemente ad un uso stagionale estivo. Le realtà presenti puntano sulla gastronomia e l’accoglienza. Si tratta quasi esclusivamente di iniziative a carattere familiare impegnate in B&B, agriturismo e ristorazione tipica locale. Influenza tale lenta affermazione del settore anche la quasi totale assenza di attrezzature e servizi per il tempo libero nonché la carenza di verde attrezzato e sistemi di collegamento cilopedonale attrezzati tra le frazioni. La valorizzazione dei sentieri naturalistici promossa negli ultimi anni potrebbe ulteriormente articolarsi come supporto ad un indirizzo di fruizione naturalistico ambientale e ricreativo per il turismo escursionistico. 5.2.3 Patrimonio edilizio, criticità e identificazione beni pubblici In linea con il trend evolutivo del patrimonio edilizio della Provincia di Salerno nell’arco temporale 1971/2001, in tale periodo anche Castelnuovo Cilento, come tutta l'area cilentana, ha vissuto un rilevante incremento edificatorio. Elaborando le informazioni derivate da indagini ISTAT 2001, in attesa di aggiornare i dati con l’ultimo censimento 2011, risulta che il 50 % circa dell’edificato sia stato realizzato nel periodo compreso tra il 1961 ed il 2001. Della rimanente parte, va sottolineata la presenza di circa un 30% costruito in epoca compresa tra l’inizio dello scorso secolo e il 1945 a cavallo delle due guerre mondiali. Questo aspetto può interpretarsi come elemento di criticità del patrimonio edilizio in relazione alla scarsa qualità in termini di sicurezza antisismica e al’esigenza di effettuare un cospicuo intervento economico da parte dei privati per l’adeguamento degli stabili. Stessa problematica investe l’edificato nel periodo 1945‐1961. Si segnala che il territorio comunale e classificato zona sismica 3 a bassa sismicità. Dati Immobiliari ‐ Castelnuovo Cilento (SA) ‐ fonte: elaborazione dati Istat 2001 EDIFICI
ABITAZIONI Pagina 81 Comune di Castelnuovo Cilento Sa ‐ Preliminare di PUC EPOCA DI COSTRUZIONE
ABITAZIONI PER EDIFICIO
Parallela è la questione dell’efficientamento del patrimonio edilizio abitativo cui la politica nazionale di incentivazione ad intervenire ha cercato di dare un concreto supporto economico. In tal senso, potrebbe attivare processi di emulazione l’iniziativa dell’amministrazione comunale a munire i propri edifici di impianto fotovoltaico. L’azione, in fase di sviluppo, è stata intrapresa con delibera D.G.M. del novembre 2010 – “Efficientamento energetico di edifici ed utenze energetiche pubbliche e ad uso pubblico”. Gli edifici comunali coinvolti nella proposta comprendono: una pensilina/copertura nel parcheggio di pertinenza della sede municipale in località Capoluogo, le coperture del plesso scolastico scuola media e i locali attrezzati del campo di calcetto in località Pantana, la copertura (porzione) del mercato al coperto, un’area presso il complesso scolastico, il poliambulatorio e gli spogliatoi del campo di calcio in località Velina. Sopralluoghi svolti sull’intera area comunale hanno rilevato attualmente la presenza diffusa di sistemi termico‐
solari presso i fabbricati residenziali mentre risultano assenti impianti fotovoltaici privati . Focalizzando sulla fruizione del patrimonio abitativo, le informazioni statistiche ISTAT ( anno 2009‐ 2011) in merito indicano una netta prevalenza della proprietà rispetto alla locazione o ad altre forme di uso/possesso. Le abitazioni sono prevalentemente occupate dai residenti (728 su 1054) e presentano queste caratteristiche : 
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Superficie media abitazioni (m²) Metri quadri per occupante Numero di stanze Numero di stanze per abitazione Densità abitativa (abitanti/Km²) 105,67 37,1 4,519 6,21 124 Esiste un contesto di potenziali fruitori di seconda casa di operatori fuori sede presenti sul territorio desumibile anche dal confronto del trend immobiliare di Castelnuovo Cilento rispetto alla centralità urbana di Vallo della Lucania, esaminando i prezzi di vendita sul mercato: BANCA DATI DELLE QUOTAZIONI IMMOBILIARE Valore di mercato
I semestre 2011 €/mq Fonte: www.agenziaterritorio.it Castelnuovo Cilento Zona centro urbano Periferica ( esterna al centro urbano) Residenziale
(abitazioni civili) 660‐830
580‐790
Commerciale (Negozi) Terziaria (uffici) 950‐1.200
620‐950
840‐1.100 700‐840 Produttiva
(capannoni tipici) ‐
350‐470
Suburbana/LOC.: DIFESUOLA TRA LA STRADA 580‐740
OMONIMA E LA PRO.LE VALLO‐PISCIOTTA ‐ SPINA DI RETE ‐ PIANO DI COPPOLA Rurale/COLTURA IN PIANURA ‐
620‐950
700‐840 350‐470
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‐ ‐
Rurale/COLTURA IN MONTAGNA ‐
‐ ‐
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Pagina 82 Comune di Castelnuovo Cilento Sa ‐ Preliminare di PUC Vallo della Lucania Residenziale
(abitazioni civili) Centrale/l.GO PALAZZO,VIE PIGNATARO,PINTO,DE 1.100‐1.450
LAURENTIS,PALUMBO,RINALDI,MONS.NICODEMO,
DIVIETRI, P.ZZE S.CATERINA,CATTEDRALE,MARTIRI Semicentrale/VIE 910‐1100
RUBINO,CAFASSO,CROCE,LETTIERO,PIEDICASALE,ST
ERRE, M.D.ROSARIO,S.NICOLA,VALENZANI,RIONI VALANZANO,SCHIAVI,ORTO,S.ROCCO D1/Periferica/PERIFERIA
700‐1000
Commerciale (Negozi) Terziaria (uffici) Produttiva
1.500 ‐2.050 1.300‐2.150 ‐
1.200‐1.550
1.100‐1.500 ‐
1.050‐1.350
970‐1.200 ‐
Prezzi case in vendita ‐ Castelnuovo Cilento (SA) dati: Ufficio Studi Immobiliare.it Andamento prezzo medio richiesto per immobili in vendita (€/m²) L’andamento in crescita può interpretarsi, per la popolazione locale, come la tendenza del mercato a ricercare immobili a prezzi più accessibili rispetto alla vicina Vallo della Lucania e nell'adiacenza alle infrastrutture di trasporto e comunicazione. Potrebbe inoltre ipotizzarsi, per persone provenienti da fuori Cilento, la ricerca di un sistema abitativo alternativo ai centri urbani maggiori. Costituisce stimolo all’acquisizione di abitazione la vicinanza e l’accessibilità ai beni e servizi pubblici. Attualmente risultano di proprietà comunale la sede del Municipio e uffici in via San Leonardo della frazione Capoluogo, l’edificio ex mattatoio in frazione Velina, i complessi scolastici scuole elementari e medie in frazione Pantano e Velina, il complesso presso il centro commerciale in Velina. L’elenco delle proprietà comunali comprende terreni agricoli incolti, fabbricati rurali e locali attualmente in parte oggetto di piano di alienazione e valorizzazione immobiliare da parte del Comune. Al di là delle strutture scolastiche, oggetto di monitoraggio e manutenzione continua e vissute pienamente dalla popolazione, le strutture suddette costituiscono un patrimonio di base sociale e sono prevalentemente concentrate nelle frazioni Pantana e Velina . Nella prospettiva di riqualificazione del tessuto recente, andranno integrate con dotazioni a carattere pubblico e con verde attrezzato per essere realmente percepibili in termini di Pagina 83 Comune di Castelnuovo Cilento Sa ‐ Preliminare di PUC utilizzazione. In particolare, il tratto stradale (via Nazionale) compreso tra Pantana e Velina, necessita della realizzazione di adeguati marciapiedi visto lo sviluppo residenziale e commerciale su strada. Castelnuovo Cilento si è dotato già nel 1976 di Programma di fabbricazione e questo ha costituito un vantaggio rispetto all’opportunità di indirizzare lo sviluppo edificatorio e infrastrutturale del territorio. Ciò nonostante non è risultato immune dall’atteggiamento speculativo prevalente del periodo, rivolto alla realizzazione di volumetrie piuttosto che alla realizzazione degli standard previsti. Come anticipato, le attrezzature e il verde attrezzato realizzato, si riducono a: alberature lungo le principali strade dei nuclei abitati, una piazza munita di attrezzature/giochi per bambini realizzata lungo la via Nazionale in prossimità del complesso scolastico in Pantana, uno slargo pavimentato nei pressi della chiesa in località Velina, una piazzetta attrezzata in corrispondenza della ex stazione F.S. di Casalvelino percepita come centro di memoria storica della frazione Velina., un’area attrezzata nei pressi di un edificio scolastico situato lungo via Velina Il Consorzio Velia, ente preposto alla manutenzione dei corpi idrici dell’area Castelnuovo Cilento, ha recentemente realizzato un breve sentiero sull’argine del fiume Alento nella tratta che confina con Casalvelino. Le condizioni di incuria rivelano la mancata integrazione con i percorsi sociali, legata probabilmente alla poca percezione del fiume stesso. Un elemento di criticità riguarda la tendenza del patrimonio edilizio del settore produttivo a occupare aree di pregio ambientale nonché a espandersi o consolidarsi in zone a diversa destinazione. In tal senso lo screening puntuale delle realtà presenti va posto alla base di un eventuale confronto negoziale di delocalizzazione regolamentata. Rispetto al patrimonio produttivo, altra situazione critica riguarda la presenza di impianti industriali dismessi, localizzati in zone residenziali e/o di vulnerabilità ambientale, tra cui si sono già segnalati, in località Velina: l'ex mattatoio pubblico di proprietà consortile, l'ex tabacchificio e l'ex fornace ‐ fabbrica di laterizi adiacente l'area dell'ex cava di argilla, entrambi di proprietà di privati. Pagina 84 Comune di Castelnuovo Cilento Sa ‐ Preliminare di PUC Volendo quantizzare le dimensioni dei fabbricati dismessi sul territorio mediante lettura della cartografia in possesso (aerofotogrammetria e ortofoto anno 2004), avendone inoltre valutato le condizioni mediante sopralluogo, è possibile inserire i seguenti dati: EDIFICI DISMESSI PRIVATI
‐ tabacchificio ( località Velina) fonte: aerofotogrammetria 1:5000 superficie del lotto: 14373( da rivedere) mq circa edificio a pianta rettangolare corpo 2 mq 1038 edificio a piana rettangolare corpo 3 mq 1080 nota: sono inclusi nel conteggio le sole strutture metalliche ‐ fornace ( località Velina) superficie del lotto: 25.000 mq circa edificio storico 1 2.095 mq edificio storico 2 830 mq ( non rilevati in foto) edificio storico 3 853 mq ( non rilevati in foto) edificio moderno ( capannone) corpo 5880 mq ‐ struttura residenziale in proprietà Talamo abitazione dismessa 619 mq struttura bassa presso abitazione dism. 277 mq ‐ strutture produttive in proprietà Talamo: capannoni 2.229 mq silos n. 4 81,36 mq ‐ edifici residenziali FS ex stazione di Casalvelino 156 mq ‐ edificio residenziali FS abitazione abbandonata 127 mq EDIFICI DISMESSI PUBBLICI ‐ ex mattatoio fonte: aerofotogrammetria 1:5000 Area del lotto: circa mq 15.300,00 Superficie coperta esistente: circa mq 1.480,00 Volumetria esistente: circa mc 7.030,00 Il fenomeno riguarda anche aree agricole con conseguenze onerose anche in termini di urbanizzazioni ex novo, nonché di abbandono e/o utilizzo inappropriato dei terreni agricoli con la conseguente perdita disgregata di produttività e/o di suolo libero. In merito all’accessibilità, il patrimonio viario esistente, evolutosi parallelamente al nuovo edificato, appare sufficiente in numero, tuttavia da riqualificare e/o porre in sicurezza rispetto a fenomeni franosi. Le opere pubbliche realizzate e programmate si focalizzano prioritariamente su questo aspetto. Pagina 85 Comune di Castelnuovo Cilento Sa ‐ Preliminare di PUC 5.3 Programmi, Piani Attuativi e progetti in fase di redazione e/o attuazione Programma sperimentale per la realizzazione di 34 alloggi di Edilizia Economica Popolare sostenibile. Soggetto promotore: Istituto Autonomo Case Popolari della Provincia di Salerno. Località: Tempone Chiarasso. Stato: in fase di attuazione. Comparti C3‐16, C3‐17, C3‐18 (Residenziale rada) del vigente P.R.G. – La Giunta Municipale ha approvato nel 2010 il progetto di Piano di Lottizzazione ed il relativo schema di convenzione. Soggetto proponente: privati, proprietari dell’aree in oggetto. Località: “Fuschetto”, frazione Velina. Comparto D2‐03 (Attività produttive industriali, artigianali e commerciali) del P.R.G. vigente ‐ Con 3 delibere di Consiglio Comunale del 2002, 2003 e 2005 è stato approvato il Piano di Lottizzazione convenzionata. Soggetto proponente: privati. Il Centro Storico è oggetto di un Piano di Recupero e del Piano Integrato di riqualificazione del centro storico di Castelnuovo capoluogo (e, dunque, Piano Colore), adottato con D.G.M. del 2010. Progetto per parcheggi, aree di sosta, completamento e miglioramento viabilità alle frazioni Pantana e Velina – Progetto Definitivo approvato con D.G.M. del 2009. Progetto per realizzazione di un Campo da Golf e Club House in località Foresta del Comune di Castelnuovo Cilento – Progetto Preliminare approvato con D.G.M. del 2009. Il progetto riguarda la Zona F4 già destinata a Campo da Golf del vigente P.R.G. Progetto per la realizzazione di un Centro Polifunzionale per giovani – Edificio Comunale via Arbosto frazione Velina – Progetto Preliminare approvato con D.G.M. del 2010. Soggetto proponente: Comune di Castelnuovo Cilento. Fonti e Riferimenti Comune di Castelnuovo Cilento – SA – Piano Regolatore Generale, Variante 1995 Relazione – Tavola n°01 Comune di Castelnuovo Cilento – SA – Piano Regolatore Generale, Variante 1995 Norme di Attuazione – Parte seconda, Schede Comparti ‐ Tavola n°25/2 Per “Il Progetto per Castelnuovo Cilento (Salerno)” http://www.consorziotre.com/attachments/081_Progetto%20Castelnuovo%20Cilento.pdf Per “Regione Campania ‐ Giunta Regionale ‐ Seduta del 30/11/2006 ‐ Deliberazione n°1957 ‐ Area Generale di Coordinamento n°16 ‐ Gestione del Territorio, Tutela Beni Paesistico‐Ambientali e Culturali ‐ Comune di Castelnuovo Cilento (SA). Programma sperimentale ERP sostenibile. Approvazione Protocollo d’Intesa con allegati” http://www.sito.regione.campania.it/burc/pdf07/burc01or_07/del1957_06.pdf Per “Comune di Castelnuovo Cilento ‐ Deliberazione di Giunta Municipale n°23 del 03/03/2011” http://www.comune.castelnuovocilento.sa.it/allegati/1480.pdf Per “Comune di Castelnuovo Cilento ‐ Prot. 3001 – 07/06/2004 ‐ Piano di Lottizzazione Convenzionata comparto “C3.17 “del Vigente P.R.G. http://www.sito.regione.campania.it/burc/pdf04/burc32or_04/atti_urbanistici.pdf Per “Comune di Castelnuovo Cilento ‐ Deliberazione di Giunta Municipale n°78 del 24/08/2010” http://www.comune.castelnuovocilento.sa.it/allegati/1102.pdf Pagina 86 Comune di Castelnuovo Cilento Sa ‐ Preliminare di PUC Per “Comune di Castelnuovo Cilento ‐ Deliberazione di Giunta Municipale n°7 del 10/02/2011” http://www.comune.castelnuovocilento.sa.it/allegati/1465.pdf Per “Comune di Castelnuovo Cilento ‐ Deliberazione di Consiglio Comunale n°20 del 05/10/2010” http://www.comune.castelnuovocilento.sa.it/allegati/802.pdf Per “Comune di Castelnuovo Cilento ‐ Deliberazione di Giunta Municipale n°39 del 30/03/2010” http://www.comune.castelnuovocilento.sa.it/allegati/946.pdf Per “Comune di Castelnuovo Cilento ‐ Deliberazione di Giunta Municipale n°16 del 03 Aprile 2009” http://www.comune.castelnuovocilento.sa.it/allegati/238.pdf Per “Comune di Castelnuovo Cilento ‐ Deliberazione di Giunta Municipale n°105 del 28/12/2009” http://www.comune.castelnuovocilento.sa.it/allegati/588.pdf Per “Comune di Castelnuovo Cilento ‐ Deliberazione di Giunta Municipale n°56 del 25/05/2010” http://www.comune.castelnuovocilento.sa.it/allegati/1007.pdf
Pagina 87 Comune di Castelnuovo Cilento Sa ‐ Preliminare di PUC 6. SISTEMA SOCIOECONOMICO Nell'ambito del PTR, come già evidenziato in precedenza, il territorio di Castelnuovo Cilento si inquadra nell'articolazione di due sistemi: l'Ambito Paesaggistico della Valle dell'Alento e il Sistema Territoriale di Sviluppo STS A4 Gelbison Cervati. Nella realtà la dimensione territoriale e socioeconomica di Castelnuovo, include anche gli STS A3 Alento Montestella, A2 Alto Calore e A5 Lambro e Mingardo, volendosi limitare alle sole relazioni di stretta contiguità funzionale e non volendo considerare unitariamente il contesto del Cilento nel suo complesso. Tutti i sistemi territoriali di sviluppo dell'area infatti sono classificati nella categoria A, a "dominante naturalistica". Gli indirizzi strategici (desunti anche dal Piano Strategico Regionale e da quello provinciale) e le stesse iniziative dei diversi settori economici, nel PTR come anche nel PTCP, sono orientate in questa direzione: produzione agricola (tipica/biologica) e diversificazione, produzione agroalimentare e artigianato tradizionale, bioedilizia, commercio e terziario avanzato, servizi per la cultura, il tempo libero e il turismo naturalistico, servizi di base e a valore aggiuntivo. Le analisi riferite al sistema socioeconomico, sia per il PTR che per il PTCP, evidenziano per il comprensorio un quadro di marginalità rispetto all'attuale assetto sia regionale che provinciale, relativamente aggravato dall'attuale crisi economico‐finanziaria globale. Si confermano le dinamiche demografiche stazionarie e l'invecchiamento della popolazione, salvo qualche eccezione (Castelnuovo ad esempio ha visto aumentare la popolazione del 16% dal 2001), malgrado la crescente presenza di cittadini stranieri. Alle attività tradizionali agricole e artigianali che già segnavano il passo, si è associata la crisi attuale del settore edilizio e del commercio, mentre sembrano reggere i servizi pubblici e privati sostenuti dalla presenza di lavoratori stranieri e dai movimenti stagionali che, specie per il comparto dell'ospitalità, accompagnano il trend positivo del turismo rurale e naturalistico, specie di corto raggio, anche associato al turismo stagionale delle località balneari. D'altra parte, come viene sottolineato da molti autorevoli esperti, la crisi globale attuale può anche offrire inaspettate opportunità proprio ai territori marginali cosiddetti svantaggiati (che si intendono tali rispetto al mercato globale). La domanda comunque crescente, interna ed esterna, di qualità ambientale, di produzioni e servizi a basso impatto in un'ottica di prossimità (che consentono il controllo diretto di qualità, provenienza, economie di scala e di consumo, ecc.), favorisce l'apertura di spazi significativi e forme e canali innovativi ad iniziative orientate proprio verso quegli indirizzi strategici delineati dal PTR e assunti dal PTCP prima richiamati per i Sistemi Territoriali di Sviluppo a dominante naturalistica che identificano l'area del Cilento e lo stesso comune di Castelnuovo. Occorrono tuttavia evidenti condizioni "di sistema" che, come è noto sono tutt'altro che disponibili localmente (e non solo), specie per quanto riguarda la struttura sociale e politico‐istituzionale di fatto frammentata e poco coesa. Ciò tuttavia non esclude che una esperienza puntuale in grado di cogliere le opportunità anzidette, sia sul piano dell'azione che della regolamentazione, possa concorrere all'avvio di un "processo di aggregazione e di accumulazione di benefici di rete", ciò anche di fronte agli scenari attuali e futuri di sostanziale riduzione dei fondi pubblici regionali/europei. 4.1 Alcuni dati generali Le analisi socioeconomiche che accompagnano la pianificazione provinciale, fanno riferimento ai sistemi locali del lavoro (SLL) che costituiscono la base informativa dei fenomeni socioeconomici. Tali sistemi configurano aggregazioni determinate a livello endogeno da processi di organizzazione e integrazione in atto nel territorio. Castelnuovo Cilento dal 2001 rientra nel SLL di Vallo della Lucania che comprende 19 comuni per una popolazione complessiva di 44.272 abitanti al 2007. Pagina 88 Comune di Castelnuovo Cilento Sa ‐ Preliminare di PUC Figura xx – Sistemi Locali del Lavoro ‐ anno 2001 Nel suo complesso il sistema locale registra una diminuzione della percentuale di crescita della popolazione a cui tuttavia corrisponde un incremento sia delle abitazioni occupate da residenti (+6,09%) sia del totale delle stesse (+8,23%). L’andamento delle famiglie, nell’ultimo periodo intercensuario, rende comprensibile l’analogo trend di crescita delle abitazioni occupate da residenti. Infatti, ad una crescita pari a +6,09% delle abitazioni occupate corrisponde una crescita del + 6,93% dei nuclei familiari che tuttavia si riducono per numero di componenti. Tabella xx ‐ PTCP Analisi socioeconomica Pagina 89 Comune di Castelnuovo Cilento Sa ‐ Preliminare di PUC A livello territoriale, differenze sostanziali si riscontrano soprattutto tra la dinamica demografica di lungo periodo dei comuni della fascia costiera e quella dei comuni delle aree interne. A più riprese, infatti, nel corso dei decenni si è registrata, non solo una forte emigrazione all’estero e verso le regioni del centro‐nord, ma anche un marcato movimento della popolazione dai comuni dell’interno, essenzialmente rurali, verso il capoluogo oppure verso le aree più urbanizzate del comprensorio di Vallo della Lucania e di quello costiero. Per quanto riguarda gli andamenti produttivi generali, il sistema locale registra un incremento delle U.L., pari a +15,4%, così come l’andamento del numero degli addetti presenta un incremento, pari a +63,16%. L’analisi settoriale rivela differenze sostanziali: per il Settore Industriale, un decremento sia delle U.L. (‐8,82%) sia degli addetti (‐0,49%); per il Settore Commerciale, un decremento delle U.L. (‐1,29%) mente si osserva un incremento degli addetti (+6,17%); per il Settore Servizi – Istituzioni, si registra un notevole incremento sia delle U.L. (+22,46%) sia degli addetti (+50,77%). Per quanto riguarda gli andamenti produttivi nel Settore Agricolo il sistema locale ha registrato livelli di riduzione sia del numero di aziende (‐3,29%) sia della SAU (‐6,40%) a fronte di una superficie agricola territoriale che si è ridotta di 28.619 ettari (‐7,82%). Tali dati tuttavia risultano ancora significativamente inferiori a quelli registrati a livello medio regionale. 4.2 Struttura della popolazione e dinamiche demografiche Per quanto concerne specificamente Castelnuovo Cilento, in controtendenza rispetto al SLL di Vallo della Lucania, l'andamento della popolazione registra nel periodo 1991‐2001 una variazione del +4,4% che raggiunge il +16,0% nel decennio successivo 2001‐2010. A tal proposito è interessante notare le dinamiche registrate nell'area, considerando i comuni confinanti (Ascea, Casalvelino, Vallo della Lucania e Salento) e i comuni facenti parte del SLL di Vallo della Lucania, tra cui alcuni compresi anche nell'Unione Comuni dell'Alento (Salento, Gioi, Moio della Civitella, Omignano, Orria, Perito). Anni POPOLAZIONE RESIDENTE e VARIAZIONI % (1961‐2010) Confronto tra Castelnuovo Cilento e i Comuni del SLL di Vallo della Lucania 1961 1971 1981 1991 2001 Resid. Resid. Var.%
Resid.
Var.%
Resid.
Var.%
Resid. Castelnuovo Cilento 1.553 1.429 ‐ 8,3% 1.733 21,7% 2.158 24,5% 2.253 4.830 4.677 ‐3,2%
5.234
11,9%
5.186
‐0,9%
5.392 Ascea** 4.145 4.122 ‐0,6%
4.273
3,7%
4.464
4,5%
4.598 Casalvelino** 3.291 3.001 ‐8,8%
3.103
3,4%
3.055
‐1,5%
2.510 Ceraso** 7.045 7.415 5,3%
7.950
7,2%
8.142
2,4%
8.818 Vallo della Lucania** 1.977 1.953 ‐1,2%
2.024
3,6%
2.136
5,5%
2.022 Salento * ** 1.296 1.176 ‐9,3%
1.174
‐0,2%
1.127
‐4,0%
1.146 Cannalonga 770 720 ‐6,5%
656
‐8,9%
695
5,9%
622 Cuccaro Vetere 2.206 2.061 ‐6,6%
1.936
‐6,1%
1.697
‐12,3%
1.465 Gioi* 1.525 1.389 ‐8,9%
1.246
‐10,3%
1.189
‐4,6%
1.115 Lustra 2.232 2.021 ‐9,5%
1.756
‐13,1%
1.802
2,6%
1.823 Moio della Civitella* 1.769 1.620 ‐8,4%
1.713
5,7%
2.015
17,6%
2.052 Novi Velia 1.676 1.505 ‐10,2%
1.507
0,1%
1.542
2,3%
1.536 Omignano* 2.075 1.887 ‐9,1%
1.587
‐15,9%
1.443
‐9,1%
1.293 Orria* 2.022 1.531 ‐24,3%
1.267
‐17,2%
1.189
‐6,2%
1.101 Perito* 3.145 3.229 2,7%
3.056
‐5,4%
2.912
‐4,7%
2.516 Pollica 1.290 1.300 0,8%
1.159
‐10,8%
1.079
‐6,9%
1.011 San Mauro Cilento 2.340 2.036 ‐13,0%
1.701
‐16,5%
1.628
‐4,3%
1.466 Sessa Cilento* 1.419 1.133 ‐20,2%
1.011
‐10,8%
908
‐10,2%
850 Stella Cilento* *Comuni Unione dell'Alento ‐ **Comuni confinanti con Castelnuovo Cilento Tabella XX ‐ Popolazione residente e variazioni percentuali. Confronto con i comuni del SLL di Vallo della Lucania. 2010 Var.% 4,4% 4,0% 3,0% ‐17,8% 8,3% ‐5,3% 1,7% ‐10,5% ‐13,7% ‐6,2% 1,2% 1,8% ‐0,4% ‐10,4% ‐7,4% ‐13,6% ‐6,3% ‐10,0% ‐6,4% Resid.
2.614 5.830
4.995
2.532
8.865
2.046
1.098
584
1.366
1.110
1.927
2.263
1.570
1.195
1.022
2.460
982
1.381
785
Var.%
16,0% 8,1%
8,6%
0,9%
0,5%
1,2%
‐4,2%
‐6,1%
‐6,8%
‐0,4%
5,7%
10,3%
2,2%
‐7,6%
‐7,2%
‐2,2%
‐2,9%
‐5,8%
‐7,6%
Pagina 90 Comune di Castelnuovo Cilento Sa ‐ Preliminare di PUC Il quadro che emerge indica Castelnuovo Cilento tra i comuni che vedono maggiormente aumentare la percentuale di popolazione residente, insieme ai centri di Novi Velia, Ascea, Casalvelino e Vallo della Lucania. Se si considera che questi ultimi rappresentano i centri maggiori dell'area, si deduce che Castelnuovo, tra i centri minori e interni dell'ambito che gravita intorno a Vallo della Lucania e all'area della costa, è quello che ha registrato una crescita significativamente più alta della popolazione, anche rispetto a Novi Velia, che pure ha visto aumentare i residenti del 10% nell'ultimo decennio. E' evidente che il comune di Castelnuovo Cilento ha assorbito un'ampia parte della popolazione che per ragioni varie ha stabilito la propria residenza nell'area di Vallo della Lucania. Le principali motivazioni sono da ascrivere alla disponibilità di alloggi anche a minor costo, conseguenza delle politiche comunali di espansione urbanistica degli ultimi venti anni, nonché all'accesso diretto alle principali infrastrutture di collegamento. Castelnuovo Cilento POPOLAZIONE RESIDENTE ‐ DETTAGLIO LOCALITÀ ABITATE ( 2001)
LOCALITÀ Altitudine
Popolazione residente
% sul totale 280
323
14,34%
PANTANA 20
334
14,82%
VELINA 12
860
38,17%
SALICUNETA 25
89
3,95%
CASE SPARSE ‐
647
28,72%
CASTELNUOVO CILENTO * * Capoluogo Tabella XX ‐ Popolazione residente per località Per quanto riguarda la composizione delle famiglie, anche a Castelnuovo si conferma il dato provinciale e del sistema locale complessivo, di riduzione del numero di componenti, in una dinamica in cui il numero di famiglie presenti nel comune è passato da 752 nuclei familiari nel 2003, a 933 nel 2010. Castelnuovo Cilento POPOLAZIONE RESIDENTE e FAMIGLIE (2001‐2010) Famiglie Componenti
per Famiglia
51,9%
752 3,05
48,4%
51,6%
773 3,02
2,8%
48,5%
51,5%
803 2,99
2.433 1,2%
48,0%
52,0%
831 2,93
2007 2.472 1,6%
47,9%
52,1%
851 2,90
2008 2.525 2,1%
48,1%
51,9%
891 2,83
2009 2.581 2,2%
47,8%
52,2%
904 2,86
2010 2.614 1,3%
48,3%
51,7%
933 2,80
Anno Residenti Variazione
%Maschi
%Femmine
2001 2.255 2002 2.271 0,7%
47,8%
52,2%
2003 2.295 1,1%
48,1%
2004 2.337 1,8%
2005 2.403 2006 Tabella XX ‐ Famiglie e composizione Pagina 91 Comune di Castelnuovo Cilento Sa ‐ Preliminare di PUC Castelnuovo Cilento NUMERO FAMIGLIE PER NUMERO DI COMPONENTI 2001 Numero di componenti 1 persona 2 persone 3 persone 4 persone 119 180 141 156 5 persone 6 o più persone Totale 90 42 728 Tabella XX ‐ Famiglie per numero di componenti L'analisi per classi di età, analogamente al SLL di Vallo della Lucania, evidenzia un elevato indice di invecchiamento della popolazione, che ha visto aumentare di oltre 40 anni l'età media nel 2010. Castelnuovo Cilento POPOLAZIONE PER CLASSI DI ETA' (2007‐2011) Anno 2007
2008
2009
2010
2011
Residenti % 0‐14 anni
% 15‐64 anni
% 65+ anni
Indice Vecchiaia Età Media
2.433 15,5%
68,4%
16,2%
104,2% 39,4
2.472 15,5%
68,6%
15,9%
102,9% 39,4
2.525 15,1%
68,8%
16,0%
106,0% 39,6
2.581 15,3%
68,5%
16,2%
105,3% 39,7
2.614 15,1%
68,4%
16,5%
108,8% 40,2
Tabella XX ‐ Classi di età e Indice di Vecchiaia La dinamica demografica e l’evoluzione della composizione della popolazione per classi di età, sono l’effetto della dinamica del saldo naturale, che riflette la differenza tra il tasso di natalità e quello di mortalità e dell’andamento del saldo migratorio, che rappresenta la differenza tra iscrizioni e cancellazioni per trasferimento di residenza. Nel periodo considerato, il saldo naturale, dato dalla differenza tra le nascite e i decessi, mostra a livello comunale un trend positivo per tutto il periodo ad eccezione degli anni 2002 e 2007. Ancor più il saldo migratorio, dato dalla differenza tra le iscrizioni e le cancellazioni per trasferimento di residenza, presenta valori positivi e gradualmente crescenti nell'arco del periodo considerato. La crescita della popolazione registrata a Castelnuovo Cilento, in presenza di un saldo naturale più o meno costante, si deve dunque quasi esclusivamente al fatto che, a partire già dal 1991, il trend dei movimenti migratori si sia invertito: il numero complessivo delle iscrizioni anagrafiche per trasferimento di residenza ha superato quello delle cancellazioni. Come già evidenziato in precedenza, si tratta di un movimento migratorio per lo più interno all'area cilentana, considerato il positivo saldo migratorio interno, dato dalla differenza tra le iscrizioni e le cancellazioni anagrafiche per trasferimento di residenza da o per un altro comune, e il saldo migratorio con l’estero, dato dalla differenza tra le iscrizioni e le cancellazioni anagrafiche per trasferimento di residenza da o per l’estero. Pagina 92 Comune di Castelnuovo Cilento Sa ‐ Preliminare di PUC Castelnuovo Cilento BILANCIO DEMOGRAFICO (2001‐2010) Tassi x 1000 abitanti
Anno 2002
2003
2004
2005
2006
2007
2008
2009
2010
Popolazione Media Natalità
Mortalità
Crescita Naturale
Migratorio Totale Crescita Totale
2.263 8,4
9,7
‐1,3
8,4 7,1
2.283 12,3
6,6
5,7
4,8 10,5
2.316 9,5
6,5
3,0
15,1 18,1
2.370 10,1
6,3
3,8
24,1 27,8
2.418 13,2
9,5
3,7
8,7 12,4
2.453 9,8
11,0
‐1,2
17,1 15,9
2.499 9,2
7,6
1,6
19,6 21,2
2.553 12,5
8,2
4,3
17,6 21,9
2.598 7,7
7,7
0,0
12,7 12,7
Variazioni Bilancio Demografico
Per variazioni
territoriali
Anno Saldo Naturale Saldo Migratorio
Saldo Totale
Popolazione al 31/12
2002 ‐3 19
16
2.271
2003 13 11
0
24
2.295
2004 7 35
0
42
2.337
2005 9 57
2006 9 21
0
66
2.403
30
2.433
2007 ‐3 42
0
39
2.472
2008 4 49
0
53
2.525
2009 11 45
0
56
2.581
2010 0 33
0
33
2.614
Dettaglio Bilancio Demografico
Anno Nati Morti Iscritti da altri comuni
Iscritti dall'estero
Altri iscritti
Cancellati per Cancellati per altri comuni l'estero Altri cancellati
2002 19 22 51
1
9
39 0 3
2003 28 15 38
12
11
49 1 0
2004 22 15 72
10
4
50 0 1
2005 24 15 90
8
1
40 2 0
2006 32 23 70
10
1
51 7 2
2007 24 27 88
14
1
58 2 1
2008 23 19 88
29
3
66 1 4
2009 32 21 78
17
1
47 2 2
2010 20 20 95
17
0
67 2 10
Tabella XX ‐ Bilancio Demografico ‐ Tassi, Variazioni, Dettagli I risultati del bilancio demografico mostrano che la crescita della popolazione di Castelnuovo Cilento negli ultimi dieci anni è connotata essenzialmente da flussi netti di residenti in entrata, con trasferimenti di provenienza Pagina 93 Comune di Castelnuovo Cilento Sa ‐ Preliminare di PUC interna per lo più all'area cilentana, ma anche per una quota di provenienza dall'estero. Ulteriore fattore che ha inciso sulla crescita della popolazione negli ultimi anni, infatti, oltre al fenomeno dell'emigrazione di rientro, riguarda soprattutto il rapido aumento dei residenti stranieri, la cui presenza a Castelnuovo Cilento è passata dal 1,7% del 2005 al 2,9% del 2010. Castelnuovo Cilento RESIDENTI STRANIERI (2005‐2011) Anno 2005
2006
2007
2008
2009
2010
Famiglie con almeno uno straniero Famiglie con capofamiglia straniero Residenti Stranieri Residenti Totale
% Stranieri
Minorenni
42 2.403
1,7%
5
45 2.433
1,8%
8
48 2.472
1,9%
6
33 13 5
58 2.525
2,3%
7
37 16 2
67 2.581
2,6%
5
43 18 4
76 2.614
2,9%
Nati in Italia
6
Tabella XX ‐ Residenti stranieri 6.3 Patrimonio abitativo In linea con il trend evolutivo del patrimonio edilizio della Provincia di Salerno nell’arco temporale 1971/2001, in tale periodo anche Castelnuovo Cilento, come tutta l'area cilentana, ha vissuto un rilevante incremento edificatorio che nel periodo 1991‐2001, vede quest'ultima conquistare il primato sull'intera provincia delle abitazioni non occupate Figura xx: Abitazioni occupate e non occupate per aree omogenee della prov. di Salerno. fonte elaborazioni CCIAA
Pagina 94 Comune di Castelnuovo Cilento Sa ‐ Preliminare di PUC I dati riferiti a Castelnuovo Cilento confermano oltre il 30% di abitazioni non occupate al 2001, dato in crescita rispetto al 1991. Castelnuovo Cilento Abitazioni occupate da residenti, altre abitazioni in totale, altri tipi di alloggio occupati Valori assoluti 2001‐1991 2001 ABITAZIONI Occupate da residenti Non occupate 728 326 Totale
1.054 1991 Altri tipi di ABITAZIONI alloggio occupati da Occupate da residenti Non occupate residenti
Totale Altri tipi di alloggio occupati da residenti
‐ 655 225 880 Tabella xx: Abitazioni occupate e non occupate Istat 2001‐1991 ‐ Le abitazioni sono prevalentemente occupate dai residenti (728 su 1054) e presentano le caratteristiche riassunte nella tabella che segue: Castelnuovo Cilento INDICATORI CARATTERISTICHE DELLE ABITAZIONI ‐ 2001 Densità abitativa (abitanti/Kmq) 124 Superficie media abitazioni (mq) 105,67 Metri quadri per occupante 37,1 Numero di occupanti per stanza in abitazione occupata da persone residenti 0,69 Numero di stanze per abitazione occupate da residenti 4,47 Numero di stanze per abitazione non occupate da residenti 3,82 Tabella xx: Indicatori caratteristiche abitazioni ‐ Istat 2001
Dai dati risulta che Castelnuovo Cilento si caratterizza per standard residenziali di livello quantitativo medio‐alto come confermano, nell'ambito del censimento 2001, i dati riguardanti: la superficie media delle abitazioni pari a mq 105,67, tra le più alte della provincia e del valore medio provinciale di mq 92,55; il numero di occupanti per stanza in abitazione occupata da persone residenti pari a 0,69 per Castelnuovo Cilento, inferiore del rapporto medio provinciale pari a 0,72; il numero di stanze per abitazione per tipo di occupazione, che vede 3,82 la media dei vani di abitazioni non occupate da persone residenti, e 4,47 la media dei vani di abitazioni occupate da persone residenti; infine l'elevato numero di residenze di proprietà, pari al 77,61%, contro il dato medio provinciale di 69,16%. Castelnuovo Cilento TITOLO DI GODIMENTO DELLE ABITAZIONI 2001 (valori assoluti e quote in percentuale) Abitazioni di proprietà Abitazioni in affitto Valore assoluto Valore assoluto
565 Quote sul totale 77,6 Quote sul totale
74 Totale abitazioni occupate da Quote sul residenti totale Abitazioni con altro titolo Valore assoluto
10,2
89 12,2 728 Tabella xx: titolo di godimento abitazioni‐ Istat 2001 Per quanto concerne le condizioni di disagio abitativo, queste sono fissate in relazione alle famiglie che vivono: - in condizioni di sovraffollamento, in cui il rapporto fra numero dei componenti e spazio abitativo è inferiore ai minimi accettabili. - in alloggi impropri – di cui alle voci censuarie relative alle “Famiglie che occupano un altro tipo di alloggio”, “Famiglie senza tetto o senza abitazione” e “Famiglie in coabitazione”; Le condizioni di affollamento, sono stabilite dagli indicatori di seguito riportati che delineano la condizione di disagio abitativo sulla base del rapporto stanze/occupanti. Pagina 95 Comune di Castelnuovo Cilento Sa ‐ Preliminare di PUC Sono considerate non idonee o sovraffollate le abitazioni costituite da: una sola stanza; due stanze se occupate da un nucleo familiare costituito da tre o più componenti; tre stanze se occupate da un nucleo familiare costituito da cinque o più componenti; quattro stanze se occupate da un nucleo familiare costituito da sei o più componenti. Castelnuovo Cilento INDICATORI DI AFFOLLAMENTO DEL PATRIMONIO ABITATIVO 2001 (valori assoluti e superfici espresse in mq) Numero di Superficie delle stanze abitazioni (a) occupate 3.096 83.608 Superficie per residente
Numero di residenti per stanza (a) 37,1
Superficie Numero medio media delle di stanze per abitazioni abitazione (a) occupate (a)
Superficie media per stanza delle abitazioni (a)
0,73
114,8
4,3 27,0
Tabella xx: Indicatori di affollamento abitativo ‐ Istat 2001 Castelnuovo Cilento FAMIGLIE IN ABITAZIONE PER NUMERO DI STANZE DELL'ABITAZIONE - 2001 (valori assoluti e superfici espresse in mq) Numero di stanze 1 2 3
4
5
6 e più Totale
7 46 130
243
177
125 728
Tabella xx: Famiglie in abitazioni per numero di stanze ‐ Istat 2001 Castelnuovo Cilento ABITAZIONI OCCUPATE DA RESIDENTI PER NUMERO DI STANZE - 2001 (valori assoluti e superfici espresse in mq) Numero di stanze 1 2 3
4
5
6 e più Totale
7 46 130
243
177
125 728
Tabella xx: Abitazioni occupate da residenti per numero di stanze ‐ Istat 2001 Il dato riguardante le stanze occupate in relazione alla pezzatura dell’alloggio e al relativo numero di occupanti e di famiglie, fornito dall’Istat 2001 a livello dell’intero comune, indica che mentre alle abitazioni di pezzatura più piccola (fino a 4 stanze) corrisponde un numero di persone occupanti percentualmente più elevato rispetto alla quota di stanze, nelle abitazioni più grandi (5, 6 e più stanze) detta corrispondenza si inverte. Ciò denota la più diffusa utilizzazione di abitazioni più grandi da parte di famiglie proporzionalmente più piccole rispetto a quelle che occupano abitazioni meno grandi. Altro aspetto riguardante il patrimonio abitativo è l'epoca di costruzione, che ne indica lo stato di conservazione e la funzionalità. Nel caso di Castelnuovo Cilento il 14,63% è stato costruito prima del 1919, ed un ulteriore 18,88% è stato realizzato dal 1919 al 1961. La maggiore crescita si è registrata negli anni 1962‐1991, periodo in cui è stato realizzato il 55,24% dell‟attuale patrimonio abitativo, mentre minore è stata la crescita dopo il 1991, quando è stata realizzato il rimanente 11,33% delle abitazioni. Inoltre, tenuto conto sia dell'epoca di costruzione che delle tradizioni costruttive locali emerge che il 51,4% del patrimonio abitativo è realizzato in muratura portante ed il 49,6% in calcestruzzo armato. Soltanto il 55,7% del patrimonio abitativo risulta in ottimo o buono stato di conservazione. Pagina 96 Comune di Castelnuovo Cilento Sa ‐ Preliminare di PUC Castelnuovo Cilento ABITAZIONI IN EDIFICI AD USO ABITATIVO PER EPOCA DI COSTRUZIONE ‐ 2001 Epoca di costruzione prima del 1919 dal 1919 al 1945 dal 1946 al 1961
dal 1962 al 1971
dal 1972 al 1981
dal 1982 al 1991
dopo il 1991 totale
155 56 144
141
220
223
120 1059
Tabella xx: Abitazioni in edifici ad uso abitativo per epoca di costruzione ‐ Istat 2001 Castelnuovo Cilento STANZE ABITAZIONI IN EDIFICI AD USO ABITATIVO PER EPOCA DI COSTRUZIONE ‐ 2001 Epoca di costruzione prima del 1919 dal 1919 al 1945 dal 1946 al 1961
dal 1962 al 1971
dal 1972 al 1981
dal 1982 al 1991
dopo il 1991 totale
566 247 643
604
981
930
548 4519
Tabella xx: Stanze abitazioni in edifici ad uso abitativo per epoca di costruzione ‐ Istat 2001 Le sezione censuarie che presentano il maggior numero di edifici e complessi di edifici sono quelle relative ai centri abitati di Velina e Pantana, dove si concentra la maggior parte della popolazione residente. Il numero di edifici ad uso abitativo con un migliore stato di conservazione è localizzato nelle medesime aree interessate dalla crescita edilizia registrata a partire dal primo dopoguerra. Castelnuovo Cilento EDIFICI AD USO ABITATIVO PER TIPO DI LOCALITÀ ABITATE ‐ 2001 Tipo di località abitate Centri abitati Nuclei abitati
Case sparse
Totale 478 34
199
Tabella xx: edifici ad uso abitativo per località ‐ 2001 711 Castelnuovo Cilento POPOLAZIONE RESIDENTE PER TIPO DI LOCALITÀ ABITATE ‐ 2001 Tipo di località abitate Centri abitati Nuclei abitati
Case sparse
1517 89
647
Tabella xx: popolazione residente per località ‐ 2001 Totale 2253 6.4 Sistema produttivo Per quanto riguarda gli andamenti produttivi generali, il sistema locale di Vallo della Lucania registra un incremento delle U.L., pari a +15,4%, così come l’andamento del numero degli addetti presenta un incremento, pari a +63,16%. L’analisi settoriale rivela differenze sostanziali: per il Settore Industriale, un decremento sia delle U.L. (‐8,82%) sia degli addetti (‐0,49%); per il Settore Commerciale, un decremento delle U.L. (‐1,29%) mente si Pagina 97 Comune di Castelnuovo Cilento Sa ‐ Preliminare di PUC osserva un incremento degli addetti (+6,17%); per il Settore Servizi – Istituzioni, si registra un notevole incremento sia delle U.L. (+22,46%) sia degli addetti (+50,77%). Per quanto riguarda gli andamenti produttivi nel Settore Agricolo il sistema locale ha registrato livelli di riduzione sia del numero di aziende (‐3,29%) sia della SAU (‐6,40%) a fronte di una superficie agricola territoriale che si è ridotta di 28.619 ettari (‐7,82%). Tali dati tuttavia risultano ancora significativamente inferiori a quelli registrati a livello medio regionale. L'elaborazione dei dati Istat 1991 e 2001 fornita da Unioncamere, di seguito riportata, conferma il quadro degli andamenti registrati per il SLL di Vallo della Lucania, fornendo una versione elaborata per classe di ampiezza demografica dei comuni. Provincia di Salerno Unità Locali per settore di attività economica e classi di ampiezza demografica dei comuni Variazioni % 2001‐1991 CLASSE DI AMPIEZZA DEMOGRAFICA UNITA' LOCALI DELLE ISTITUZIONI UNITA' LOCALI DELLE IMPRESE Fino a 1.000 Da 1.001 a 5.000 Da 5.001 a 10.000 Da 10.001 a 20.000 Da 20.001 a 50.000 Da 50.001 a 100.000 Oltre 100.000 Totale industria
commercio
altri servizi
‐28,5
‐11,7
8,7
14,3
‐6,9
‐46,6
48,5
‐0,2
‐8,3
6,5
0,6
‐2,3
‐13,4
10,8
29,0
1,7
22,0
30,4
21,4
31,0
9,1
55,6
37,8
26,7
TOTALE ‐6,0 15,9 23,9 7,7 ‐12,3 ‐7,9 41,1 11,6 ‐6,2
8,7
9,9
11,0
‐5,4
13,0
36,1
9,5
Provincia di Salerno Addetti alle U.L. per settore di attività economica e classi di ampiezza demografica dei comuni Variazioni % 2001‐1991 CLASSE DI AMPIEZZA DEMOGRAFICA ADDETTI ALLE UL DELLE IMPRESE ADDETTI ALLE UL DELLE ISTITUZIONI TOTALE industria
commercio
altri servizi
Fino a 1.000 ‐24,9
20,6
74,9
‐2,1 8,9
Da 1.001 a 5.000 ‐4,2
17,1
74,5
30,1 25,0
Da 5.001 a 10.000 12,4
12,9
128,3
14,8 38,6
Da 10.001 a 20.000 5,4
0,7
84,5
12,2 20,2
Da 20.001 a 50.000 ‐21,1
‐17,7
48,5
38,5 8,8
Da 50.001 a 100.000 ‐28,3
4,0
80,9
‐11,4 4,6
Oltre 100.000 ‐50,6
9,3
5,6
‐13,4 ‐12,4
Totale ‐16,7
1,2
57,2
13,2 11,6
Tabella xx ‐ Provincia Salerno. Unità Locali e addetti per settori di attività e classi di ampiezza demografica dei comuni variaz. 2001‐1991 ‐ fonte Unioncamere Il dato che emerge rispetto alla classe demografica che riguarda Castelnuovo Cilento (da 1.001 a 5.000 abitanti), è un aumento percentuale medio totale sia delle Unità Locali (+8.7%) che del numero degli Addetti (+25%). La ripartizione nei rispettivi settori di attività, tuttavia, mostra che tale aumento interessa i settori del commercio e soprattutto dei servizi, sia privati che pubblici, a fronte di una perdita netta di unità locali e addetti nel comparto produttivo manifatturiero. La tabella che segue, riporta il dettaglio delle unità locali e degli addetti per Castelnuovo Cilento, aggiornata al periodo 2001‐2009, comprensiva del settore agricolo. Pagina 98 Comune di Castelnuovo Cilento Sa ‐ Preliminare di PUC Castelnuovo Cilento ATTIVITA' ECONOMICHE E VARIAZIONI (2001‐2009) ‐ valori assoluti SETTORI di ATTIVITÀ UL
42
0
0
0
0
0
8
0
0
3
0
4
0
4
0
1
1
3
0
2
1
0
0
0
0
0
0
5
0
1
1
28
24
13
98
19
3
0
0
1
3
2
0
9
3
2
6
0
3
1
1
1
0
2
10
8
2009 ADDETTI
77
0
0
0
0
0
15
0
0
3
0
8
0
3
0
0
0
1
0
8
3
0
0
0
0
0
0
14
0
0
0
43
45
15
90
52
4
0
0
1
0
0
0
5
1
2
8
0
2
0
0
2
0
5
12
3
UL
45
1
0
0
0
0
8
0
0
2
0
4
0
3
2
0
0
0
0
3
3
0
0
1
0
0
0
4
0
1
0
23
18
10
67
15
4
0
0
1
0
2
0
4
0
1
2
0
2
0
0
2
1
0
7
7
2001 ADDETTI 12 0 0 0 0 0 15 0 0 1 0 12 0 1 10 0 0 0 0 1 7 0 0 0 0 0 0 21 0 1 0 20 22 8 50 14 1 0 0 3 0 0 0 0 0 1 1 0 2 0 0 2 3 0 6 8 Variazioni UL ADDETTI
‐3 +65
‐1 0
0 0
0 0
0 0
0 0
0 0
0 0
0 0
+1 +2
0 0
0 ‐4
0 0
+1 +2
‐2 ‐10
+1 0
+1 0
+3 +1
0 0
‐1 +7
‐2 ‐4
0 0
0 0
‐1 0
0 0
0 0
0 0
+1 ‐7
0 0
0 ‐1
+1 0
+5 +23
+6 +23
+3 +7
+31 +40
+4 +38
‐1 +3
0 0
0 0
0 ‐2
+3 0
0 0
0 0
+5 +5
+3 +1
+1 +1
+4 +7
0 0
+1 0
+1 0
+1 0
‐1 0
‐1 ‐3
+2 +5
+3 +6
+1 ‐5
A 01 Agricoltura, caccia e relativi servizi A 02 Silvicoltura e utilizzaz.aree forestali B 05 Pesca,piscicoltura e servizi connessi CA10 Estraz.carbon fossile e lignite‐estraz.torba CA11 Estraz.petrolio greggio e gas naturale CB14 Altre industrie estrattive DA15 Industrie alimentari e delle bevande DA16 Industria del tabacco DB17 Industrie tessili DB18 Confez.articoli vestiario‐prep.pellicce DC19 Prep.e concia cuoio‐fabbr.artic.viaggio DD20 Ind.legno,esclusi mobili‐fabbr.in paglia DE21 Fabbric.pasta‐carta,carta e prod.di carta DE22 Editoria,stampa e riprod.supp.registrati DF23 Fabbric.coke,raffinerie,combust.nucleari DG24 Fabbric.prodotti chimici e fibre sintetiche DH25 Fabbric.artic.in gomma e mat.plastiche DI26 Fabbric.prodotti lavoraz.min.non metallif. DJ27 Produzione di metalli e loro leghe DJ28 Fabbricaz.e lav.prod.metallo,escl.macchine DK29 Fabbric.macchine ed appar.mecc.,instal. DL30 Fabbric.macchine per uff.,elaboratori DL31 Fabbric.di macchine ed appar.elettr.n.c.a. DL32 Fabbric.appar.radiotel.e app.per comunic. DL33 Fabbric.appar.medicali,precis.,strum.ottici DM34 Fabbric.autoveicoli,rimorchi e semirim. DM35 Fabbric.di altri mezzi di trasporto DN36 Fabbric.mobili‐altre industrie manifatturiere DN37 Recupero e preparaz. per il riciclaggio E 40 Produz.energia elettr.,gas,acqua calda E 41 Raccolta,depurazione e distribuzione acqua F 45 Costruzioni G 50 Comm.manut.e rip.autov. e motocicli G 51 Comm.ingr.e interm.del comm.escl.autov. G 52 Comm.dett.escl.autov‐rip.beni pers. H 55 Alberghi e ristoranti I 60 Trasporti terrestri‐trasp.mediante condotta I 61 Trasporti marittimi e per vie d'acqua I 62 Trasporti aerei I 63 Attivita' ausiliarie dei trasp.‐ag.viaggi I 64 Poste e telecomunicazioni J 65 Interm.mon.e finanz.(escl.assic.e fondi p.) J 66 Assic.e fondi pens.(escl.ass.soc.obbl.) J 67 Attivita' ausil. intermediazione finanziaria K 70 Attivita' immobiliari K 71 Noleggio macc.e attrezz.senza operat. K 72 Informatica e attivita' connesse K 73 Ricerca e sviluppo K 74 Altre attivita' professionali e imprendit. M 80 Istruzione N 85 Sanita' e altri servizi sociali O 90 Smaltim.rifiuti solidi, acque scarico e sim. O 91 Attivita' organizzazioni associative n.c.a. O 92 Attivita' ricreative, culturali sportive O 93 Altre attivita' dei servizi X Imprese non classificate 313
422
244
222 +69 TOTALE Tabella xx ‐ Attivita' economiche e variazioni (2001‐2009) Castelnuovo Cilento ‐ fonte Unioncamere +200
Pagina 99 Comune di Castelnuovo Cilento Sa ‐ Preliminare di PUC La lettura dei dati forniti da Unioncamere per il comune di Castelnuovo Cilento, evidenzia una situazione generale positiva che registra aumenti sia del numero di unità locali totale (+69) che del numero di addetti totale (+200). Come si evince dal dettaglio dei settori di attività, le variazioni dal 2001 al 2009 confermano, anche per il nostro comune, una crescita più marcata dei settori del commercio (+ 40 UL e +70 Addetti) e dei servizi (+26 UL e +61 Addetti). Per quanto riguarda il commercio, in particolare, nell'ambito dello studio settoriale del 2010 a cura della CCIAA di Salerno, le statistiche elaborate dell'Istituto Tagliacarne su dati del Ministero dello Sviluppo Economico, segnalano Castelnuovo Cilento come primo comune della provincia di Salerno per densità commerciale (4,65 unità ogni 100 abitanti). A tale primato corrisponde anche un elevato consumo pro capite di 18.819 euro al 2008, rispetto alla media provinciale di 12.493 euro dello stesso anno, che colloca Castelnuovo Cilento al 9° posto della classifica provinciale. Per quanto riguarda il comparto manifatturiero, già impoveritosi negli anni precedenti, si nota una relativa tenuta per la crescita che ha interessato il settore delle costruzioni. Di un certo interesse è anche il dato che riguarda il comparto agricolo per il quale, a fronte di una leggera diminuzione delle aziende (‐3 unità locali), si registra un elevato incremento del numero di addetti che passano da 12 a 77. Tale dinamica, oltre a confermare la centralità del settore agricolo nell'ambito della struttura produttiva locale, sembra mostrare anche una sua evoluzione verso pratiche di produzione intensiva, come prova anche l'incremento di impianti serricoli sul territorio comunale verificatosi nell'ultimo decennio. Per quanto concerne il comparto della ricettività turistica, le analisi settoriali del Ptcp hanno riguardato le dinamiche del SLL di Vallo della Lucania in relazione al contesto generale provinciale. Esse evidenziano il ruolo cruciale che ricopre il settore turistico nell’economia salernitana, soprattutto per le potenzialità che il territorio esprime e che non hanno sinora conosciuto una piena valorizzazione. Le analisi sottolineano come nel decennio 1996‐2006, i posti letto delle strutture ricettive alberghiere, che possono essere considerati una proxy dell’offerta turistica provinciale, sono cresciuti meno della media nazionale. Nella Provincia di Salerno i posti letto sono aumentati dell’11%, passando da 74.197 nel 1996 a 82.359 nel 2006, mentre in Italia nello stesso periodo l’aumento è stato del 28,33%. Pagina 100 Comune di Castelnuovo Cilento Sa ‐ Preliminare di PUC Osservando la dinamica della domanda turistica attraverso il numero delle presenze nelle strutture ricettive, le analisi evidenziano che nel periodo 1998‐2005 essa ha manifestato un andamento ciclico. Nel 1998, le presenze turistiche risultavano pari a 7.707.386, e sono aumentate sino a raggiungere 8.454.833 presenze nel 2003, per poi ridursi a 7.612.489 nel 2005, valore inferiore all’anno iniziale del periodo considerato. A livello di singolo sistema locale, si riscontrano forti differenze. Dalle analisi di due indicatori: il numero di presenze turistiche sul numero di abitanti (che misura la capacità turistica di un’area) e il grado di utilizzo (lordo) delle strutture ricettive, si riscontra una forte variabilità tra i sistemi locali del lavoro in termini di presenze turistiche. Tali differenze se sono scontate per i sistemi locali che non hanno alcuna vocazione turistica, per gli altri si spiegano attraverso la sottoutilizzazione e/o per la mancata valorizzazione dei sistemi turistici locali. Pagina 101 Comune di Castelnuovo Cilento Sa ‐ Preliminare di PUC Da ciò le analisi desumono che in tali sistemi locali esistono margini di crescita del turismo, soprattutto per quelli che rientrano nell’area di interesse del Parco Nazionale del Cilento e del Vallo di Diano, per le quali sarebbe possibile creare le condizioni affinché si avvii uno sviluppo sostenibile del settore. A tale riguardo viene evidenziato che, a fronte di una crescita significativa degli esercizi ricettivi e delle presenze turistiche nei sistemi locali dell'area cilentana, si registra anche il peso relativo ancora basso di tali aree nell'offerta provinciale complessiva. Il grado di utilizzo lordo delle strutture ricettive, dato dal rapporto del numero di presenze turistiche nelle strutture alberghiere e il numero potenziale dei posti letto, risulta essere molto alto in alcuni comuni delle aree interne poiché la domanda è maggiore dell’offerta, come si evince dalla composizione di quest'ultima per categorie di esercizi ricettivi e tipologie di località, riportata nelle tabelle che seguono. Tab.xx ‐ OFFERTA RICETTIVA PER CATEGORIA DI ESERCIZI ‐ provincia di Salerno (2009 ‐ valori assoluti) Esercizi alberghieri Numero Letti Località marine 92 6.392
Località collinari 23 1.326 Città d'arte 40 2.784 Altri comuni 338 19.461 Totale 493 29.963 Fonte: Elaborazioni Istituto G. Tagliacarne su dati ISTAT Esercizi complementari Numero Letti 122
1.235
41 529 46 7.678 816 43.784 1.025 53.226 Totale esercizi Numero Letti 214 7.627
64 1.855 86 10.462 1.154 63.245 1.518 83.189 Tab.xx ‐ OFFERTA RICETTIVA ALBERGHIERA ‐ provincia di Salerno (2009 ‐ valori assoluti) Alberghi da 5 ad 1 stella Numero Letti Località marine 88 6.241 Località collinari 19 1.209 Città d'arte 40 2.784 Altri comuni 310 16.781 Totale 457 27.015 Fonte: Elaborazioni Istituto G. Tagliacarne su dati ISTAT
Residenze turistico alberghiere Numero Letti 4 151 4 117 ‐ ‐ 28 2.680 36 2.948 Totale alberghi Numero Letti 92 6.392 23 1.326 40 2.784 338 19.461 493 29.963 Tab. xx ‐ OFFERTA RICETTIVA COMPLEMENTARE ‐ provincia di Salerno (2009 ‐ valori assoluti) Località marine Località collinari Città d'arte Altri comuni Totale Campeggi e villaggi Numero ‐ ‐ 25 97 122 Letti ‐ ‐ 7.428 37.778 45.206 Alloggi in affitto Numero 63 18 6 239 326 Bed & Breakfast Numero Letti Località marine 51 209 Località collinari 14 70 Città d'arte 6 42 Altri comuni 194 904 Totale 265 1.225 Fonte: Elaborazioni Istituto G. Tagliacarne su dati ISTAT Letti 705 147 128 1.895 2.875 Alloggi agro‐turistici Numero 3 7 9 262 281 Altri esercizi ricettivi Numero 5 2 ‐ 24 31 Letti 281 244 ‐ 362 887 Letti 40 68 80 2.845 3.033 Totale Numero 122 41 46 816 1.025 Letti 1.235 529 7.678 43.784 53.226 Pagina 102 Comune di Castelnuovo Cilento Sa ‐ Preliminare di PUC Per quanto riguarda l'offerta di strutture ricettive del comune di Castelnuovo Cilento, le tabelle che seguono evidenziano la disponibilità limitata di strutture e di posti letto, ad eccezione della categoria degli agriturismi che offre la maggior parte dei posti letto (90 su 135) disponibili nel comune. Castelnuovo Cilento Tab. xx – COMPOSIZIONE COMUNALE OFFERTA TURISTICA PER CATEGORIA RICETTIVA (2009 ‐ valori assoluti e % dell'offerta provinciale) Valori assoluti Numero Letti Numero CATEGORIA RICETTIVA Esercizi alberghieri 1 24 0,20 Residenze alberghiere 0 0 0 Bed&Breakfast 2 9 0,75 Alloggi agrituristici 4 90 1,40 Campeggi e Villaggi 0 0 0 Alloggi in affitto 2 12 0,61 Ostelli per la gioventù 0 0 0 Case per ferie 0 0 0 TOTALE 9 135 2,96 Fonte: nostra elaborazione su dati Istituto G. Tagliacarne per tutti i comuni della provincia di Salerno Valori % Letti 0,08 0 0,73 3,00 0 0,42 0 0 4,23 La composizione dell'offerta ricettiva comunale, malgrado l'incremento verificatosi negli ultimi anni, allo stato attuale non appare in grado di soddisfare la domanda effettiva e potenziale richiamata dagli studi di settore per il Ptcp precedentemente citati, sia in termini quantitativi che qualitativi, essendo la composizione limitata a poche tipologie di esercizi. Mancano del tutto, ad esempio, soluzioni nelle formule del villaggio o del residence; come pure risultano assenti formule di ricettività a costo contenuto quali campeggi, ostelli per la gioventù e bed&breakfast (presenti solo 2 per 9 posti letto), che possono soddisfare più adeguatamente la domanda in crescita del segmento giovanile e escursionistico. Ciò soprattutto se si considera che Castelnuovo Cilento, può beneficiare dei vantaggi di un posizionamento molto prossimo alla costa ed ai comuni di Ascea, Casalvelino e Pollica, oltre a costituire il principale snodo dei collegamenti interni su ferro e su gomma da e verso le località costiere suddette, oltre che verso le altre zone interne collinari e per Vallo della Lucania. E' evidente che a Castelnuovo Cilento il settore della ricettività turistica (e non solo turistica) è suscettibile di sostanziali sviluppi, soprattutto superando le difficoltà locali di affermazione del settore, su cui incide anche la quasi totale assenza di attrezzature e servizi per il tempo libero, lo sport e lo svago, nonché la carenza di verde attrezzato e sistemi di collegamento ciclopedonali, ecc.. La valorizzazione del fiume Alento e dei sentieri naturalistici promossa negli ultimi anni, potrebbe meglio articolarsi come supporto ad un indirizzo complementare di fruizione naturalistica e ricreativa per i flussi turistici che interessano l'area nel suo complesso, a partire da quelli stagionali della costa. 4.4 Mercato del lavoro Per quanto concerne il mercato del lavoro, l'attenzione si rivolge necessariamente alla scala provinciale e localmente al SLL di Vallo della Lucania. Le analisi effettuate nell'ambito del PTCP, mettono in evidenza la performance del mercato del lavoro della provincia di Salerno, risultante peggiore rispetto all’andamento nazionale, come denotano i tre principali indicatori del mercato del lavoro: il tasso di attività, il tasso di occupazione e il tasso di disoccupazione. Infatti, sia il tasso di attività (54.7%) che quello di occupazione (48,4%) sono molto più bassi rispetto alla media nazionale (62,5% e 58,7%). Al contrario il tasso di disoccupazione è pari a 11,3% ed è maggiore del dato nazionale (6,1%). Tuttavia sia il tasso di attività che il tasso di occupazione (48,4%) risultano maggiori della media Campana (49,3% e 43,7%), così come lo è anche il tasso di disoccupazione (11,35 Pagina 103 Comune di Castelnuovo Cilento Sa ‐ Preliminare di PUC rispetto a 11,2%). Ciò è attribuito al cosiddetto effetto partecipazione: a tassi di occupazione più alti si associano anche elevati tassi di disoccupazione. In altri termini, nelle aree in cui la domanda di lavoro è più alta, aumenta anche l’offerta di lavoro. Distinguendo per sesso, le differenze che si riscontrano nella provincia di Salerno sono maggiori per la componente femminile del mercato del lavoro. Nella provincia di Salerno, il tasso di occupazione degli uomini è pari a 63,6%, mentre per l’Italia è pari al 70,7%. Per le donne le differenze sono maggiori essendo il tasso di occupazione femminile pari al 33,4% contro il 46,6% della media nazionale. Lo stesso tipo di differenza si riscontra per il tasso di attività e il tasso di disoccupazione. Infatti, il tasso di attività maschile è pari al 70,8% e quello femminile al 38,8%. A livello nazionale, i due tassi sono rispettivamente pari al 74,4% e al 38,8%. I tassi di disoccupazione maschile è pari al 10,0%, il doppio del valore nazionale, mentre quello femminile è pari al 13,7 contro il 7,9% della media italiana. Per quanto riguarda la situazione interna alla provincia di Salerno, la tabella di seguito riportata sintetizza efficacemente il contesto del mercato del lavoro al 2009. L'elaborazione dei dati effettuata dal centro studi di Unioncamere fornisce anche le previsioni per l'anno successivo registrando una uscita netta di dipendenti per 1.360 unità, ampiamente confermata dalle più recenti dinamiche recessive. Valori assoluti
Popolazione > 15 anni Totale Occupati ‐ Occupati per settore di attività di cui Agricoltura di cui Industria di cui Altre attività di cui Agricoltura di cui Industria di cui Altre attività ‐ Occupati per posizione di cui Occupati dipendenti di cui Occupati indipendenti Persone in cerca di occupazione Forze di lavoro Non forze di lavoro Tasso di attività 15‐64 anni Tasso di occupazione maschile 15‐64 anni Tasso di occupazione femminile 15‐64 anni Tasso di occupazione totale 15‐64 anni Tasso di disoccupazione maschile 15‐64 anni Tasso di disoccupazione femminile 15‐64 anni Tasso di disoccupazione totale 15‐64 anni Entrate di Dipendenti previste per l'anno 2010 Uscite di Dipendenti previste per l'anno 2010 Entrate‐Uscite di Dipendenti previste per l'anno 2010 ‐ di cui in imprese con 1‐9 dipendenti ‐ di cui in imprese con almeno 10‐49 dipendenti ‐ di cui in imprese con 50 e oltre 936.555
346.220
‐
21.625
68.933
255.662
6,25
19,91
Tassi % 73,84
‐
240.077
106.144
56.416
402.636
700.310
18.180
19.540
‐1.360
‐30
‐710
‐620
69,34 30,66 54,00 59,60 33,46 46,40 11,90 17,50 14,00 ‐1,06 ‐0,05 ‐1,89 ‐1,60 tab.xx ‐ Provincia di Salerno, osservatorio Mercato del lavoro ‐ statistica 2009. fonte elaborazioni Unioncamere A livello di sistemi locali del lavoro i tassi di disoccupazione sono, secondo logica, mediamente più elevati nei sistemi locali del lavoro di maggiore dimensione. Il confronto tra i sistemi locali provinciali mostra per quello di Vallo della Lucania, un basso tasso di disoccupazione a cui si associa anche un basso tasso di occupazione. ll Pagina 104 Comune di Castelnuovo Cilento Sa ‐ Preliminare di PUC sistema locale si conferma come un'area in cui la domanda di lavoro è più bassa, con una tendenza alla diminuzione anche dell’offerta di lavoro. Tabella XX ‐ PTCP analisi socioeconomica ‐ Indicatori mercato del lavoro dei sistemi locali della provincia ‐ anno 2005 Pagina 105 Comune di Castelnuovo Cilento Sa ‐ Preliminare di PUC 7. ANALISI SWOT Gli schemi che seguono (analisi SWOT) in riferimento al territorio di Castelnuovo Cilento puntualizzano gli aspetti del quadro conoscitivo caratterizzanti i diversi sistemi territoriali (territoriale, ambientale, insediativo‐edilizio, e socioeconomico) in relazione sia al contesto d'area vasta provinciale/regionale, sia all'ambito del sistema locale. Nel caso della governance d'area vasta il comune di Castelnuovo, oltre ad aspetti specifici propri, si avvale dei punti di forza dell'intero sistema locale Cilento e/o degli STS Gelbison‐Cervati e Alento, facendosi carico contestualmente anche dei loro punti di debolezza. L'individuazione delle opportunità e delle minacce che provengono dalla pianificazione e programmazione di iniziative provinciali e regionali, costituisce l'insieme dei fattori esogeni che possono condizionare positivamente o negativamente la realizzazione degli obiettivi locali (del comune e/o del sistema locale). Il territorio di Castelnuovo Cilento è messo contestualmente in relazione anche al sistema locale evidenziando punti di forza e di debolezza propri rispetto a opportunità e minacce che provengono da condizioni e iniziative del sistema locale che possono condizionare positivamente o negativamente la realizzazione degli obiettivi comunali. In tutti i sistemi analizzati, è inevitabile che si confermino aspetti caratteristici specifici di Castelnuovo che costituiscono punti di forza o di debolezza rispetto sia alla governance d'area vasta che alle iniziative del sistema locale. Per tutti i sistemi analizzati l'analisi SWOT ricalca il seguente schema di base: Castelnuovo Cilento
SISTEMA di riferimento Weakness Punti di debolezza Strenghts Punti di forza Aspetti interni al territorio (comunale e/o del STS) che possono consentire la realizzazione di obiettivi comunali Opportunities Opportunità Threats Minacce Condizioni e iniziative esterne al territorio (comunale e/o del STS) che possono determinare ricadute positive e favorire la realizzazione di obiettivi comunali Condizioni e iniziative esterne al territorio (comunale e/o del STS) che possono determinare impatti negativi e ostacolare la realizzazione di obiettivi comunali Aspetti interni al territorio (comunale e/o del STS) che possono ostacolare la realizzazione di obiettivi comunali Pagina 106 Comune di Castelnuovo Cilento Sa ‐ Preliminare di PUC Castelnuovo Cilento
1 SISTEMA TERRITORIALE locale e d'area vasta Strenghts
Weakness
Opportunities
Threats
Punti di forza
Punti di debolezza
Opportunità
Minacce
‐ Tessuto viario interno insufficiente e inadeguato. ‐ Carenza di servizi (trasporto pubblico) e assenza di diversificazione della rete di percorrenza interna e intercomunale. ‐ Carenza di iniziative di tutela, valorizzazione e gestione delle risorse ambientali e culturali. ‐ Carenza di strutture di interesse pubblico e squilibri dell'assetto insediativo a sviluppo prevalentemente residenziale. ‐ Frammentazione proprietà e abbandono dei territori agricoli produttivi. ‐ Localizzazione inadeguata di impianti produttivi e presenza di strutture dismesse da delocalizzare o convertire. ‐ Presenza di problematiche insediative legate a fattori di rischio ambientale (idrogeologico, di frana, estrazione di minerali). ‐ Fenomeni di sprawl edilizio lungo le principali arterie stradali e ferroviarie e dispersione edilizia nelle aree agricole. ‐ Presenza di forme di residenzialità informi e dequalificate nelle aree agricole e più periferiche. ‐ Perdita della funzione originaria di supporto alle attività di conduzione dei fondi per l’edificato rurale, adattato a scopi residenziali. ‐ Mancanza di adeguata infrastrutturazione e di attrezzature e servizi nelle aree di più recente formazione (mancata attuazione zone F del vigente PRG). ‐ Squilibrio tra gli assetti urbanistici ed insediativi delle zone interne e quelli ‐ Attivazione politiche territoriali e ambientali di salvaguardia e sviluppo e disponibilità strumenti di supporto alla pianificazione e programmazione locale. ‐ Inserimento del comprensorio nel Sistema dei Poli culturali, naturali e paesaggistici della provincia e della Campania per lo sviluppo del turismo e delle risorse culturali e ambientali. ‐ Innovazione amministrativa e disponibilità di nuovi strumenti e tecnologie. ‐ Attivazione di politiche regionali e provinciali per il miglioramento della qualità urbanistica ed insediativa. ‐ Attivazione di politiche per la tutela e la valorizzazione dell’agricoltura e delle attività agro‐silvo‐pastorali (anche quali strumenti di tutela del paesaggio). ‐ Politiche per il recupero, la valorizzazione e la rivitalizzazione dei centri storici, attraverso funzioni in grado di frenare la desertificazione sociale. ‐ Azioni per il rafforzamento dell’organizzazione policentrica del sistema insediativo provinciale e regionale. ‐ Politiche provinciali e regionali di rafforzamento dei centri minori. ‐ Politiche regionali e provinciali di potenziamento della rete delle connessioni e delle cominicazioni (sviluppo delle infrastrutture portuali, dei collegamenti marittimi e dei trasporti ferroviari e terrestri). ‐ Promozione di politiche di coordinamento intercomunale e reticolare per la localizzazione di insediamenti produttivi comprensoriali. ‐ Collegamento diretto al sistema regionale di infrastrutture, stradali (SP430) e ferroviaria (st. Vallo Scalo). ‐ Posizionamento intermedio tra costa e aree interne‐
montane. ‐ Limitati segni di degrado territoriale (abusivismo, ecc.) e di disagio sociale. ‐ Percezione diffusa di una buona qualità della vita (elevati livelli di naturalità, dieta mediterranea, ecc.). ‐ Presenza di aree di pregio ambientale (vedi il comparto della “Tempa del Capitano”, l’area di Saliconeta, lungo il fiume Palistro e alcuni tratti lungo il corso del fiume Alento). ‐ Presenza di risorse storiche, architettoniche e culturali (il Castello medioevale del Capoluogo, il centro storico con il borgo medioevale, il complesso architettonico in località Santa Chiara). ‐ Iniziative comunali per la valorizzazione del patrimonio storico, architettonico, culturale ed enogastronomico locale (vedi Castrum Novum). ‐ Iniziative del comune, insieme con altri soggetti per la promozione di tradizioni, produzioni gastronomiche e la valorizzazione delle realtà scolastiche locali (vedi I piaceri del Cioccolato di Qualità: un dolce viaggio da Parmenide ad Ancel Keys). ‐ Importante riconoscimento della rivista on line yes.life che ha inserito il comune di Castelnuovo Cilento al settimo posto tra quelli più vivibili d'Italia. ‐ Rifunzionalizzazione di edifici pubblici in disuso, per offrire nuovi spazi per la socialità e nuove sedi per ‐ Stagnazione generale e crisi del quadro politico, amministrativo e economico‐finanziario regionale e provinciale. ‐ Incoerenza della governance regionale e provinciale rispetto a tempi e contingenze dei cambiamenti. ‐ Inefficacia delle politiche attivate rispetto ai tempi e agli obiettivi di sostenibilità e fattibilità degli interventi. ‐ Inefficienza della programmazione operativa con dispersione degli investimenti comunitari e regionali. ‐ Frammentazione territoriale e amministrativa. ‐Scarsa sussidiarietà di supporto alla condivisione di politiche e iniziative. ‐ Rischio di specializzazione funzionale (residenziale) dello sviluppo edilizio nel territorio comunale a servizio degli altri centri urbani dell’ambito di appartenenza. ‐ Eccessiva dipendenza da Vallo della Lucania quale polo di servizi superiori a scala provinciale. Pagina 107 Comune di Castelnuovo Cilento Sa ‐ Preliminare di PUC servizi culturali e alla persona (vedi Progetto Preliminare per la realizzazione di un Centro Polifunzionale per giovani – Edificio Comunale via Arbosto frazione Velina). ‐ Attivazione di programmi e progetti comprensoriali per il miglioramento della qualità insediativa e per la sperimentazione di nuovi modelli insediativi eco‐
compatibili e sostenibili (vedi Programma dello I.A.C.P. per 34 alloggi di E.R.P.). ‐ Attuazione di Piani e programmi per il recupero, la rifunzionalizzazione e la valorizzazione del centro storico (vedi Piano di Recupero e Piano Integrato di riqualificazione del centro storico di Castelnuovo capoluogo). delle zone costiere (fenomeno delle seconde case per villeggiatura). ‐ Insufficienza delle reti di connessione tra gli insediamenti costieri e quelli dell’entroterra. ‐ La concentrazione dei servizi in pochi centri polarizzanti. ‐ Mancanza di visione e progetti di lungo periodo; organizzazione amministrativa insufficiente e poco propensa a cambiamenti e innovazione. ‐ Intese istituzionali e programmatiche tra comuni limitrofi (vedi Unione dei Comuni “Valle dell’Alento”). ‐ Contiguità e complementarietà a Vallo della Lucania quale polo di servizi superiori a scala provinciale. ‐ Utilizzo delle disposizioni legislative regionali (vedi Piano Casa) per attivare interventi di riqualificazione urbanistica ed edilizia nelle aree degradate ed, anche, nel centro storico. ‐ Possibilità di attivazione di programmi e progetti, a scala comprensoriale, per la trasformazione e la rifunzionalizzazione di aree ed edifici produttivi dismessi. Pagina 108 Comune di Castelnuovo Cilento Sa ‐ Preliminare di PUC Castelnuovo Cilento
Weakness Punti di debolezza Strenghts Punti di forza 2 SISTEMA AMBIENTALE ‐ Ottima copertura territoriale del servizio idrico integrato, e sistema di depurazione efficace, come risulta dallo stato chimico delle acque superficiali, i cui parametri in sede di monitoraggio risultano inferiori ai valori critici di soglia. ‐ Buona disponibilità della risorsa idrica e capacità di soddisfacimento della domanda sia ad uso produttivo che civile. ‐ Uso sostenibile delle risorsa idrica profonda, in linea con le condizioni di equilibrio idrogeologico e la velocità di ravvenamento delle falde, come evidenziato nel PTA. ‐ Minore pericolosità idraulica, per l’effetto di laminazione del deflusso superficiale a valle del complesso delle opere idrauliche presenti (dighe). ‐ I versanti dei rilievi collinari e montuosi, risultanti in larga misura, caratterizzati da uno stato ambientale a naturalità diffusa. ‐ Le aree di rilevanza ambientale, fortemente antropizzate, come i terrazzamenti fluviali della piana, sono caratterizzati, dalla presenza di diverse superfici di suolo destinate ad attività agricole, restituendo alle aree buone potenzialità di riconnessione ecologica. ‐ L’individuazione lungo l’intero corso principale del fiume Alento e dei più importanti affluenti, di una area, designata, nell’ambito della Rete Natura 2000, a Sito d’Interesse Comunitario (SIC) per la protezione degli habitat. Opportunities Opportunità Threats Minacce ‐ Lo stato di qualità ambientale delle acque superficiali, lungo i tratti medio e basso dell’asta principale del fiume Alento è classificato come sufficiente, per criticità legate agli aspetti ecologici del sistema. ‐ Dinamiche evolutive che governano la trasformazione del territorio nelle aree della piana alluvionale dell’Alento, con tendenza alla continua perdita di naturalità. ‐ Presenza di infrastrutture viarie, di aree fortemente antropizzate e urbanizzate, nell’ambito delle fasce di pertinenza fluviale, lungo il basso corso del fiume Alento e nella sua parte terminale. ‐ La quasi totalità del territorio è classifica come potenzialmente a rischio idrogeologico moderato e medio da dissesti franosi. ‐ Condizioni diffuse, seppure circoscritte, di zone classificate a rischio idrogeologico elevato e molto elevato sia da frana, che di alluvione. ‐ Aree di rilevanza ambientale (terrazzamenti fluviali della piana) caratterizzati da un tessuto naturale degradato e da elevata frammentazione ecologica ‐ La presenza di diverse aree individuate (PTA) come zone vulnerabili da nitrati di origine agricola e da prodotti fitosanitari, e quindi possibili sorgenti di rischio inquinamento degli acquiferi sotterranei. ‐ La presenza di diverse aree individuate (PTA) come sensibili ai nutrienti, e quindi possibili sorgenti di rischio inquinamento delle acque superficiali, in riferimento allo stato chimico della qualità ambientale. ‐ La presenza dell'Oasi naturalistica realizzata a valle della diga di Piano della Rocca, e la prevista realizzazione strategica di area vasta di un percorso ciclo‐pedonale per la risalita del fiume (o una green‐way, più orientata agli aspetti ecologici, che non a quelli sportivo‐ricreativi) ‐ La mancanza di un approccio sistemico al governo del territorio, insieme alla mancanza di processi di condivisione e partecipazione, rischia di compromettere lo sviluppo del territorio in direzione della sostenibilità ambientale. ‐ Incapacità istituzionale ad arrestare ed invertire i processi che determinano elevati fattori di criticità, rischiando di compromettere in maniera irreversibile lo stato di qualità ambientale del territorio. ‐ La mancanza di un forte orientamento strategico, da porre alla base della pianificazione territoriale, rischia di rendere inefficace, qualsiasi successivo programma d’interventi, in termini di riqualificazione ambientale e di rilancio dello sviluppo sostenibile del territorio. ‐ Il raggiungimento degli obiettivi di qualità ambientale per le acque superficiali (direttiva europea WFD 2000/60 CE) che impongono il raggiungimento dello stato buono entro il 2015, rappresenta una occasione per rivedere, in un’ottica sistemica e di sostenibilità ambientale, l’intera politica di governo del territorio. ‐ L’agricoltura basata sui principi di condizionalità, posti anche alla base dell’ultimo PSR regionale, e in un’ottica di evoluzione ed innovazione del settore, che guardi alla salvaguardia ambientale come possibilità, per l’avvio di nuove attività complementari a quelle tradizionali, può rappresentare un obiettivo da perseguire per lo sviluppo sostenibile del territorio. Pagina 109 Comune di Castelnuovo Cilento Sa ‐ Preliminare di PUC Castelnuovo Cilento Strenghts Punti di forza 3 SISTEMA INSEDIATIVO E EDILIZIO ‐ Collegamento diretto al sistema regionale di infrastrutture, stradali (SP430) e ferroviaria (st. Vallo Scalo). ‐ Presenza di un polo d'istruzione superiore a valenza provinciale. ‐ Limitati segni di degrado territoriale (abusivismo, ecc.) ‐ Coordinamento su differenti territori comunali per la realizzazione di Edilizia sociale – ERP ‐ Conservazione e leggibilità del sistema insediativo storico dell’edificato ( centro storico) ‐ Recuperabilità di aree limitrofe all’edificato di recente realizzazione non essendovi ancora saturazione delle aree ‐ Possibilità di riorganizzazione del recupero dell’edificato esistente e futuro mediante la redazione di un PUC in sinergia con le esigenze ambientali e idrogeologiche in particolare ‐ Presenza di strutture dismesse da delocalizzare o convertire ( Volumi edilizi in proprietà comunale da porre sul mercato) ‐ Disponibilità di edilizia storica in buono stato di manutenzione (vedi centro storico) da riutilizzare sul mercato in chiave sostenibile ‐ Presenza dell’IPSAR che determina dinamismo sociale ed economico nell’area. ‐ Impegno dell’Ente Comune nel favorire l’insediamento di energie alternative sul territorio. Messa a disposizione di aree in diritto di superficie Weakness
Punti di debolezza Opportunities Opportunità ‐ Tessuto viario interno insufficiente e inadeguato (intero STS). ‐ Carenza di servizi (trasporto pubblico) e limitata diversificazione della rete di percorrenza interna e intercomunale. (intero STS) ‐ Mancata differenziazione di attrezzature/ infrastrutture nei vari Comuni (tendenza a realizzare in ciascun territorio comunale le stesse attrezzature, vedi campi di calcio) ‐ Localizzazione inadeguata di impianti produttivi e presenza di strutture dismesse da delocalizzare o convertire. ‐ Presenza esigua e non in rete di strutture ricettive, sia alberghiere che extralberghiere e agrituristiche. ‐ Rete stradale di collegamento locale disagevole e con costante esigenza di manutenzione ( rischio frana ...) ‐ Scarsa presenza di edilizia pubblica/privata di servizi alla persona ‐ Presenza di strutture dismesse da delocalizzare o convertire ( Volumi edilizi in proprietà comunale da manutenere fino a messa a rendita) ‐ Riconoscibilità di emergenze archeologiche ( castelli, mura, chiese rurali) di età preistorica, medioevali e della civiltà contadina , emergenze minori da valorizzare rispetto ad attrattori come Paestum, Velia ‐ Politiche e incentivi per la riqualificazione del tessuto edilizio agricolo e delle attrezzature. ‐ Possibilità di applicare i recenti indirizzi legislativi ( PIANO CASA) per il recupero di infrastrutture di trasformazione agricola e la regolarizzazione dei fabbricati ad uso residenziale ex rurali ‐ Partecipazione del Comune di Castelnuovo Cilento a numerose iniziative di cooperazione locale per ottimizzare le spese dei servizi e incrementare la possibilità di attingere a risorse per servizi e infrastrutture ‐ Vicinanza a centralità urbane e di servizi ( Vallo della Lucania) nell’ottica di differenziare l’offerta immobiliare, di servizi ‐ Possibilità di creare forme complementari di proposte abitative rispetto alla vicina fascia costiera ‐ Presenza di un territorio pianeggiante accessibile per l’insediamento di nuove attività produttive anche ad integrazione dell’agricoltura locale e sostenibili Threats Minacce ‐ Sovraccarico e consumo del territorio per edilizia prevalentemente abitativa in poche aree limitrofe a Vallo della Lucania ‐ Uniformazione dell’identità tipologica rurale dei piccoli centri verso sistemi turistici non aderenti al sistema di vita locale ‐ Azioni (autonome/abusive) non regolamentari sul territorio per attività anche agricole in presenza di legislazione troppo restrittiva o mancanza di riferimenti specifici nella strumentazione urbanistica locale ‐ Spostamento di carico urbanistico in loco con conseguente con rapida costruzione edile e depauperamento di suolo dovuto alla realizzazione/miglioramento dei sistemi infrastrutturali di trasporto ‐ Abbandono dell’identità tipologica rurale dei piccoli centri a favore di un’edilizia anonima e dispersiva ‐ Abbandono progressivo del centro storico a favore delle frazioni vallive di Pantana e Velina ‐ Rischio di specializzazione funzionale (residenziale) dello sviluppo edilizio nel territorio comunale a servizio degli altri centri urbani dell’ambito di appartenenza. ‐ Eccessiva dipendenza da Vallo della Lucania quale polo di servizi superiori a scala provinciale. territorio ‐ Saturazione delle aree limitrofe ai servizi e alle reti infrastrutturali Pagina 110 Comune di Castelnuovo Cilento Sa ‐ Preliminare di PUC Castelnuovo Cilento
Weakness Punti di debolezza Strenghts Punti di forza 4 SISTEMA SOCIO ECONOMICO ‐ Collegamento diretto al sistema regionale di infrastrutture, stradali (SP430) e ferroviaria (st. Vallo Scalo). ‐ Presenza di un polo d'istruzione superiore a valenza provinciale. ‐ Tendenze demografiche in crescita e significativa presenza giovanile ‐ Basso indice di dipendenza del reddito e discreto grado di istruzione. ‐ Scarsi segni di degrado territoriale e di disagio sociale. (intero STS) ‐ Qualità delle risorse paesistiche e ambientali (centro storico, ruralità, fiume, biodiversità, ecc.) (intero STS) ‐ Elevato potenziale produttivo agricolo SAU. (intero STS) ‐ Partecipazione del comune a iniziative consociative con altri soggetti istituzionali e gestionali (Associazioni, Consorzi, Enti di gestione). ‐ Attivazione locale di strumenti di partenariato e incentivi per lo sviluppo e la diversificazione di attività agricole (PIT, PIRAP, GAL, ecc.) Opportunities Opportunità Threats Minacce ‐ Tessuto viario interno insufficiente e inadeguato (intero STS). ‐ Carenza di servizi (trasporto pubblico) e limitata diversificazione della rete di percorrenza interna e intercomunale. (intero STS) ‐ Carenza di iniziative di tutela, valorizzazione e gestione delle risorse ambientali e culturali. ‐ Carenza di strutture e spazi di interesse pubblico e squilibri dell'assetto insediativo a sviluppo prevalentemente residenziale. ‐ Dispersione insediativa (specie in aree agricole) e carenza di reti infrastrutturali e servizi primari. (intero STS) ‐ Frammentazione proprietà e abbandono dei territori agricoli produttivi. (intero STS) ‐ Localizzazione inadeguata di impianti produttivi e presenza di strutture dismesse da delocalizzare o convertire. ‐ Limitata persistenza di attività produttive, commerciali, di servizio e credito. (intero STS) ‐ Assenza di strutture ricettive, sia alberghiere che extralberghiere e agrituristiche. ‐ Scarsa coesione sociale e istituzionale e limitata propensione all'associaz. (intero STS) ‐ Organizzazione ammin. insufficiente e poco propensa all' innovazione. (intero STS) ‐ Interventi di rafforzamento del sistema regionale e provinciale dei trasporti. ‐ Attivazione politiche territoriali e ambientali di salvaguardia e sviluppo e disponibilità strumenti di supporto alla pianificazione e programmazione locale. ‐ Inserimento del comprensorio nel Sistema dei Poli culturali, naturali e paesaggistici della provincia e della Campania per lo sviluppo del turismo e delle risorse culturali e ambientali. ‐ Promozione di uno sviluppo intersettoriale e possibilità di ricomporre vantaggi competitivi localizzati. ‐ Attuazione per l'area di politiche e strumenti (PSR) di supporto alle attività agricole e alla loro diversificazione; ‐ Polarizzazione e contiguità a Vallo della Lucania quale polo di servizi superiori a scala provinciale. ‐ Innovazione amministrativa e disponibilità di nuovi strumenti e tecnologie. ‐ Attivazione di iniziative locali di valorizzazione e gestione della rete delle emergenze naturali e culturali (sentieristica, itinerari, siti storici, ecc.) ‐ Promozione e sostegno alla rete locale diffusa di strutture e servizi per tempo libero e turismo ‐ Avvio di programmi e progetti di rilievo comprensoriale, per incrementare la dotazione delle strutture ricettive e delle attrezzature a sostegno del turismo (vedi Progetto preliminare per la realizzazione di un Campo da Golf e Club House in località Foresta del Comune di Castelnuovo Cilento (SA)). ‐ Stagnazione generale e crisi del quadro politico, amministrativo e economico‐
finanziario regionale e provinciale. ‐ Incoerenza della governance regionale e provinciale rispetto a tempi e contingenze dei cambiamenti. ‐ Inefficacia delle politiche attivate rispetto ai tempi e agli obiettivi di sostenibilità e fattibilità degli interventi. ‐ Inefficienza della programmazione operativa con dispersione degli investimenti comunitari e regionali. ‐ Scarsi margini di mobilitazione di risorse finanziarie e incentivi; ‐ Frammentazione territoriale e politico‐
amministrativa. ‐Scarsa sussidiarietà di supporto alla condivisione di politiche e iniziative. ‐ Eccessiva dipendenza da Vallo della Lucania quale polo di servizi superiori a scala provinciale. Pagina 111 Comune di Castelnuovo Cilento Sa ‐ Preliminare di PUC B INDIRIZZI STRATEGICI Pagina 112 Comune di Castelnuovo Cilento Sa ‐ Preliminare di PUC 8. PRINCIPALI PROBLEMI EMERSI E OBIETTIVI DELLA PIANIFICAZIONE L'obiettivo generale, verificato in questa prima fase, riguarda la redazione del PUC attraverso la definizione di politiche e programmi in grado di attivare la riorganizzazione sostenibile del territorio comunale e la fattibilità di iniziative per lo sviluppo locale. A tal proposito, l'analisi dei sistemi territoriali che caratterizzano il territorio di Castelnuovo Cilento, rapportato all'area vasta provinciale‐regionale e all'ambito locale cilentano, ha messo particolarmente in evidenza le seguenti criticità generali che caratterizzano il contesto di riferimento:  il mancato raggiungimento dell'obiettivo regionale di integrazione dei sistemi locali di sviluppo (STS) e dei progetti locali d'investimento pubblico realizzati con i fondi europei e regionali;  un sostegno insufficiente al principio di sussidiarietà malgrado un quadro ampio e definito della governance d'area vasta (PTR, Ptcp, Piani di settore, ecc.), oggi non più supportato da risorse finanziarie;  la stagnazione delle dinamiche in atto a livello provinciale e regionale associata allo storico immobilismo locale, che non favoriscono le previste e indispensabili condizioni di sistema (condivisione, copianificazione, integrazione, ecc.) per la governance locale dei territori e il loro sviluppo;  l'inadeguatezza di strumenti e competenze locali che non consentono l'avvio dei processi necessari al rinnovamento amministrativo e gestionale per il riassetto e la valorizzazione dei territori e del patrimonio di risorse diffuse;  la mancanza di coesione e di una visione strategica di medio‐lungo periodo su cui basare la regolamentazione e l'efficacia di politiche e programmi locali. A fronte di tali criticità generali si confermano tuttavia quelle condizioni territoriali, locali e d'area vasta, che hanno definito il contesto di sostanziali opportunità evidenziato dalle analisi precedenti. A ciò si riferiscono l'attivazione di politiche territoriali e ambientali di salvaguardia e di sviluppo, per i diversi settori d'interesse del comune di Castelnuovo e del territorio di riferimento, nonché la disponibilità di strumenti di supporto d'area vasta alla pianificazione e programmazione locale. Come pure vanno riconosciute le azioni per il consolidamento dell’organizzazione policentrica del sistema insediativo provinciale e regionale, a cui sono associate politiche di rafforzamento dei centri minori e la promozione e il coordinamento intercomunale e reticolare per la localizzazione di funzioni ad elevato valore aggiuntivo. In questo contesto ampio, va tuttavia analizzato precisamente il quadro delle principali problematiche che emergono a livello comunale e comprensoriale, con cui confrontarsi facendo anche ricorso all'ampia disponibilità di strumenti disponibili per coinvolgere sia gli operatori e la società locale, sia le rappresentanze istituzionali, a tutti i livelli di competenza, nonché gli altri comuni del comprensorio. Ciò, come si è detto, al fine di individuare obiettivi e tematiche di interesse strategico e potenzialità locali in grado di sostenere iniziative per la riorganizzazione e lo sviluppo del territorio comunale a differenti gradi di operatività, oltre che a differenti livelli di cooperazione interna, interistituzionale e intercomunale. Le analisi fin qui svolte, sulla base di dati ufficiali (dalle fonti di: regione, provincia, comune, pncvd, autorità di bacino, comunità montana, camera di commercio, enti settoriali, ecc), e riportate in sintesi nei precedenti paragrafi, consentono di elaborare una prima selezione:  dei problemi emergenti (problems tree);  dei relativi obiettivi a partire dai problemi identificati (objectives tree);  delle strategie differenziate per il raggiungimento degli obiettivi delineati;  dei possibili interventi che ne conseguono, verificandone congruenza e fattibilità. Pagina 113 Comune di Castelnuovo Cilento Sa ‐ Preliminare di PUC 8.1 L'obiettivo fondamentale della sostenibilità ambientale e sociale La conoscenza e l'interpretazione dei problemi e del livello di aspettative del tessuto sociale è un passaggio fondamentale anche per l'individuazione del potenziale locale da rendere riconoscibile ai fini della salvaguardia e dello sviluppo del territorio. Sistemi ecologici e sistemi sociali, nei risvolti di un approccio improntato alla sostenibilità dei processi, rappresentano insieme il limite decisivo per la fattibilità di piani e progetti. In base alla loro capacità di resilienza e di reazione ai cambiamenti, si determinano o meno le condizioni per una evoluzione bilanciata e un progresso autoregolato, su cui si fondano i noti principi di Agenda 21. Dalle esperienze locali di pianificazione e di intervento sperimentate con la programmazione europea e regionale, è emerso che, ad un buon livello di resilienza del sistema ambientale, ancora dotato di un buona capacità di autorigenerazione, fa riscontro una scarsa propensione al rinnovamento del tessuto sociale e istituzionale cilentano, requisito necessario di fronte alle spinte dei cambiamenti globali che inevitabilmente minacciano il suo ricco e fragile patrimonio di risorse. La difficoltà della comunità locale a riconoscersi nelle peculiari valenze del territorio, denuncia un deficit collettivo di consapevolezza della propria potenziale modernità, che si traduce in crisi d'identità e mancanza di coesione sociale e istituzionale, facendo regredire aspettative e aspirazioni. Un contesto, dunque, particolarmente caratterizzato dalla frammentazione a piccola e a grande scala, che genera spesso conflitti e difficoltà di affermazione di una identità comune delle popolazioni che abitano la diversità degli ambiti paesistici, dalla montagna alla costa, che contraddistinguono il territorio cilentano. Allo stesso modo, le politiche avviate trovano nella frammentazione un limite effettivo che allunga enormemente la distanza dall'obiettivo di costruire concrete opportunità per il futuro del territorio. Ciò trova conferma anche nel fatto che "il principale problema emerso dalla recente esperienza della progettazione integrata, non fa tanto riferimento alle risorse, assegnate in quantità rispettabile, ma alla governance di supporto alla pianificazione che ha perso capacità strategica cioè capacità di salire di scala nell’accumulare capitale sociale, capitale ambientale, capitale Istituzionale e relazionale, tutti fattori decisivi per l’accelerazione dello sviluppo" (P. Persico). La frammentazione dei modelli di governance utilizzati, segnala la difficoltà del territorio a concepire se stesso come un'area vasta di programmazione e a definire la massa critica necessaria per intraprendere reali ed efficaci iniziative per lo sviluppo locale. Tale difficoltà è il sintomo della separazione dei livelli istituzionali, compresi quelli locali comunali e intercomunali. Divisione che si acuisce di fronte alle odierne difficoltà ad approcciare problematiche complesse e di sistema, impossibili da risolvere singolarmente, ma che malgrado ciò generano ulteriore frammentazione e forme di accresciuto isolamento istituzionale e territoriale. Alla complessità delle dinamiche in atto, che coinvolgono l'apparato normativo, la gestione di beni e servizi pubblici, il governo del territorio, ecc., fa riscontro la progressiva riduzione della capacità amministrativa, in termini non solo di sottodimensionamento di uomini e tecnologie, ma anche e soprattutto di organizzazione delle funzioni e dei servizi e di miglioramento delle competenze. E' sempre più evidente, infatti, la difficoltà delle amministrazioni locali nel mantenere il passo con l’evoluzione di una domanda inedita di funzioni e prestazioni da parte della popolazione. Malgrado la complessità delle problematiche fin qui esposte, non si può rinunciare ad operare il più possibile nella direzione di una inversione di tendenza, anche partendo da una piccola unità operativa, la citata UdiP ‐ unità di pianificazione del Dipartimento della Funzione Pubblica, quale è il caso in questione di Castelnuovo Cilento. In tal senso, tra gli obiettivi sono certamente da annoverarsi quello di migliorare l’organizzazione della macchina comunale per renderla il più possibile efficiente, potenziando le capacità interne in termini sia di nuove competenze (aggiornamento, informazione e formazione, ecc.) che di mezzi e tecnologie (strumentazioni, processi Pagina 114 Comune di Castelnuovo Cilento Sa ‐ Preliminare di PUC avanzati, reti relazionali, ecc.). Una rinnovata capacità di rispondere alla crescente domanda sociale di maggiori e migliori servizi, oltre a restituire una rinnovata valenza al ruolo degli operatori pubblici locali, potrà contribuire a migliorare anche il rapporto tra la struttura comunale e i cittadini. Sul piano metodologico, l'occasione della pianificazione in atto definisce un processo che è anche occasione di crescita della capacità istituzionale e amministrativa, sperimentando approcci efficaci e nuove prassi di collaborazione all’interno della struttura comunale. Una condizione determinante all'avvio di un siffatto percorso, tuttavia, richiede l’esistenza di un significativo orientamento al cambiamento e di una positiva predisposizione al faticoso lavoro dell'innovazione interna all’amministrazione pubblica locale. L'attività di pianificazione avviata a Castelnuovo potrà essere anche l'opportunità di sostenere un percorso di condivisione con i comuni del sistema territoriale di riferimento Gelbison Cervati e Alento, puntando all'ulteriore obiettivo di ridurre la frammentazione socio‐istituzionale. Con la recente esperienza di realizzazione dei progetti integrati si è rivelato indispensabile attivare forme di collaborazione tra Comuni e ridurre le asimmetrie regolamentative della pianificazione locale, per consentire il pieno dispiegarsi delle potenzialità di sviluppo. La collaborazione tra Comuni contermini si è rivelata un’opportunità anche alla luce delle nuove normative nazionali e regionali che impongono l’adeguamento dei piani comunali alla pianificazione paesistica sovraordinata (PTCP) e la verifica attraverso le procedure di valutazione ambientale strategica (VAS). L’occasione di una collaborazione tra Comuni, attraverso l’istituzione di Uffici di Piano intercomunali a supporto di Associazioni di Comuni, è auspicabile ai fini dell’adeguamento dei piani urbanistici comunali, riducendo tempi e costi di verifica dei piani e, soprattutto, realizzando una base comune di obiettivi d’area vasta e relativi indicatori da definire attraverso lo sviluppo condiviso di studi settoriali e di criteri di valutazione ambientale. Oltre a consolidare le buone pratiche esistenti, la copianificazione inoltre potrà far emergere nuovi progetti territoriali che, in un più opportuno inquadramento d’area vasta, potranno sostenere più efficacemente la manutenzione e la valorizzazione del paesaggio e della rete ecologica diffusa, nonché lo sviluppo di una governance collaborativa nella produzione e nei servizi, sia primari (istruzione, sanità, mobilità, ecc.) che di rango superiore. Tutto ciò può essere efficacemente perseguito solo praticando un percorso di rinnovamento dei contenuti e dei metodi della governance, realizzando cioè, sulle idee di sviluppo sostenibile, processi di copianificazione, infrastrutturazioni compatibili e di sviluppo locale, caratterizzati da una partecipazione istituzionale ampia e attiva, allargata ai cittadini. Quest'ultimo aspetto potrà contribuire all'obiettivo di ridurre la frammentazione sociale, anche generando opportunità di cooperazione e coesione tra i cittadini, avvicinando questi ultimi all'amministrazione comunale. Attivare politiche in grado di favorire la coesione sociale appare sempre più un obiettivo fondamentale, seppure problematico in una società intrinsecamente plurale, quale è quella odierna, in cui le caratteristiche di specializzazione e di frammentazione rendono di difficile attuazione i necessari processi di interdipendenza e integrazione sociale. Il problema della frammentazione sociale non risparmia neanche Castelnuovo Cilento. Le ragioni possono essere ricondotte anche ad alcuni fattori strutturali specifici, quali la dispersione insediativa e la limitata presenza di luoghi e occasioni di socializzazione, condizione quest'ultima determinata dal più forte riferimento ai territori limitrofi. Rimane tuttavia determinante la più generale ed ampia difficoltà collettiva a rinnovare la comune identità sui valori contemporanei che esprime il territorio di appartenenza. E' in tal senso che Rete Ecologica e Città del Parco rappresentano le due peculiari infrastrutture complesse reticolari che possono consentire al territorio di comportarsi “come organizzazione” in grado di produrre nuovi beni pubblici, riconoscendo un valore collettivo alla sostenibilità ambientale e sociale. Per quanto concerne specificamente il sistema ambientale, le precedenti analisi hanno già evidenziato le criticità interne ed esterne al sistema locale delle risorse, a fronte dei numerosi fattori di indubbio vantaggio dell'intero Pagina 115 Comune di Castelnuovo Cilento Sa ‐ Preliminare di PUC comprensorio che possono usufruire delle opportunità messe in campo dagli strumenti della governance provinciali e regionali. Rete Ecologica, riferita al sistema ambientale locale/comprensoriale, è considerata in questa sede l'infrastruttura essenziale in grado di connettere e qualificare gli indirizzi strategici del piano, identificando un complesso di specificità territoriali riconosciute, capace di sostenere e integrare efficacemente tutti gli ambiti e i settori d'intervento. Dal tema della riqualificazione urbana e edilizia, al rilancio di attività economiche e sociali, quella della qualità ambientale è la condizione da salvaguardare e/o riabilitare che dovrà connotare le diverse opzioni di intervento e la governance interna. Le principali questioni che concernono l'infrastruttura ambientale di Castelnuovo Cilento, come si è già avuto modo di segnalare, sono ascrivibili essenzialmente al bacino idrografico dell'Alento che connota fortemente la struttura fisica ed ecologica dell'ambito territoriale. Il raggiungimento degli obiettivi di qualità ambientale per le acque superficiali, fissati dalle direttive europee e nazionali per il 2015, rappresenta l'occasione per reimpostare in un’ottica di sostenibilità ambientale, l’intera politica di governo del territorio a scala comprensoriale, comportando un approccio in termini di copianificazione. In tal senso, per quanto concerne il ruolo di Castelnuovo Cilento, i processi di urbanizzazione di intere fasce di pertinenza fluviale, come nel caso del centro abitato di Velina e degli impianti produttivi impropriamente allocati in ambiti fluviali sensibili (dal punto di vista ecologico oltre che del rischio idraulico), sono le problematiche da affrontare prioritariamente, perseguendo l'obiettivo di risanare situazioni e contesti locali in condizioni insostenibili dal punto di vista ambientale, ma anche urbanistico e socio‐
istituzionale. Politiche territoriali locali improntate al principio di sostenibilità dei processi, dovranno riguardare anche le attività agricole, supportando azioni per l'evoluzione e l'innovazione del settore, che guardino alla salvaguardia ambientale anche come grande potenziale per lo sviluppo di nuove attività aggiuntive e/o complementari a quelle tradizionali. Ulteriore ambito di verifica riguarderà altri settori di attività finalizzate allo sviluppo sostenibile urbano e socioeconomico, rispetto ai quali la mancanza di un orientamento strategico alla base della pianificazione e programmazione locale, rischia di compromettere l'efficacia di qualsiasi programma d’interventi finalizzato alla riqualificazione ambientale e al rilancio dello sviluppo sostenibile del territorio. A tale approccio contribuisce in maniera decisiva una rinnovata capacità istituzionale che, a tutti i livelli, risulti in grado di sensibilizzare e responsabilizzare popolazione e attori locali, a partire dalla attuazione di interventi coerenti, capaci di invertire i processi che determinano criticità locali e rischiano di compromettere lo stato di qualità ambientale, principale risorsa del territorio. Altro tema fondamentale e trasversale, infine, è quello delle energie sostenibili connesse alla qualità ambientale insediativa e produttiva, intendendo con tale definizione, quelle modalità di produzione ed utilizzazione dell'energia che permettono uno sviluppo sostenibile, dal punto di vista della produzione di energia rinnovabile; dell'utilizzo connesso all'efficienza e al risparmio energetico; dell'impatto ambientale in termini di inquinamento, consumo di risorse e produzione di gas serra. La tematica assume particolare centralità anche in considerazione degli impegni assunti di recente dall'Amministrazione comunale con l'adesione al Patto dei Sindaci per la campagna SEE (Sustainable Energy Europe), promossa dall'UE e per l'Italia dal Ministero dell'Ambiente. Tale impegno prevede lo sviluppo di un Piano di Azione per l'Energia Sostenibile (PAES/SEAP), da presentare entro un anno dall'adesione formale al Patto avvenuta tramite apposita delibera del Consiglio Comunale, con il coinvolgimento della società civile e la partecipazione e sviluppo sulle linee di intervento e monitoraggio. In tal senso, sono da prevedere forme di sensibilizzazione e soluzioni di supporto specie alla produzione e consumo di energie rinnovabili con forme di incentivazione per le famiglie e i settori economici locali, nell'agricoltura, la produzione e il commercio, ecc.. E' ipotizzabile per Castelnuovo un approccio su piccole scale, maggiormente gestibili e sostenibili, privilegiando reti di produzione "distribuite" che facciano perno sulla microgenerazione e Pagina 116 Comune di Castelnuovo Cilento Sa ‐ Preliminare di PUC cogenerazione, alternative ai grandi impianti centralizzati. E' il caso dei cosiddetti impianti integrati negli edifici che, ad esempio, costituiscono una delle più promettenti applicazioni del fotovoltaico, i cui moduli possono essere utilizzati come elementi di rivestimento degli edifici o in sostituzione di componenti tradizionali, trovando sempre maggiore applicazione nelle facciate e nelle coperture delle costruzioni, anche per ambiti di interesse storico paesaggistico, come nel caso di Castelnuovo Cilento. Qualunque siano le soluzioni previste, vale la pena sottolineare l'importanza che l'Amministrazione comunale coerentemente attui sui propri edifici e impianti, le misure relative adottate così da motivare famiglie e imprese. L'opzione di adottare misure nel settore in forte crescita delle fonti di energia rinnovabile, può anche consentire di riconsiderare l'energia verde come opportunità su cui investire localmente anche dal punto di vista dello sviluppo tecnologico e occupazionale. Fig. XX Sistema socio‐ambientale di Castelnuovo Cilento ‐ ALBERO DEI PROBLEMI
C A U S E
E F F E T T I
FRAMMENTAZIONE E INEFFICACIA DELLE POLITICHE DI GOVERNANCE
progressiva riduzione della capacità amministrativa
separazione dei livelli istituzionali
frammentazione
ecologica, sociale
e politico‐
amministrativa
squilibri e impoverimento del patrimonio ambientale e culturale
limitata sostenibilità sociale e ambientale dei processi insediativi
insufficienza misure di
salvaguardia e valorizzazione
risorse ambientali e culturali
crisi d'identità e mancanza di coesione sociale
scarsità di spazi e opportunità di aggregazione
dipendenza dalle funzioni di relazione sociale dei maggiori centri limitrofi
scarsa propensione al rinnovamento sociale e istituzionale
difficoltà di inquadramento del territorio in un'area vasta di programmazione
Pagina 117 Comune di Castelnuovo Cilento Sa ‐ Preliminare di PUC M E Z Z I
F I N A L I T A’
Fig. XX Sistema socio‐ambientale di Castelnuovo Cilento ‐ ALBERO DEGLI OBIETTIVI RICOMPOSIZIONE DELLA RETE ECOLOGICA E SOCIALE
incremento
miglioramento salvaguardia e risanamento e di spazi e organizzazione valorizzazione recupero ambiti di opportunità di della macchina del patrimonio squilibrio ecologico aggregazione
amministrativa
ambientale e e sociale
culturale
sensibilizzazione sostegno alla definizione
e coinvolgimento di nuovi progetti territoriali
popolazione e attori locali
rilancio iniziative definizione forme consociative di collaborazione
comunali
attivazione iniziative di supporto alle reti intercomunale e con soggetti interistituzionale
territoriali ecologiche e di relazione sociale
istituzionali e gestionali
copianificazione e rinnovamento di contenuti e metodi della governance
8.2 Problemi e obiettivi del sistema insediativo e edilizio Un confronto tra Castelnuovo Cilento e i comuni facenti parte del sistema Cilento e, in particolare del STS 4 Gelbison Cervati e della Valle dell'Alento, permette di focalizzare un aspetto essenziale dello sviluppo insediativo che, tra l'altro, spiega il trend in crescita della popolazione, in controtendenza rispetto al generale spopolamento di altri piccoli centri interni: la contiguità del comune alle località costiere (Ascea e Casalvelino) da una parte, ed al polo di Vallo della Lucania dall'altra, nonché l’immediata fruibilità di infrastrutture di trasporto di rango superiore. Se tali aspetti costituiscono un indubbio vantaggio per Castelnuovo, di contro essi rappresentano anche il rischio tipico dei territori intermedi, per i quali è difficile riconoscere un ruolo che non sia subordinato ai centri confinanti più forti, resi tali da una variabilità veloce che tende a polarizzare fortemente flussi ed economie. Il fenomeno dei territori intermedi, alle diverse scale, interessa anche interi sistemi territoriali: si noti ad esempio, che il riconoscimento della "qualità del vivere" per il Cilento ha portato a proporre la Valle dell’Alento come Porta del Cilento ‐ Slow City, ossia luogo di accesso ‐ dunque intermedio e di passaggio ‐ al vivere sostenibile. Di fronte a tali rischi di marginalizzazione, dunque, compito della pianificazione è anche quello di impegnare i centri intermedi come Castelnuovo Cilento in progetti specifici, in grado di far emergere le migliori condizioni di inserimento in un assetto policentrico, anche invocando schemi di intervento leggeri piuttosto che strutture rigide e ingombranti. L'affermarsi del cambiamento degli stili di vita e di nuovi standard tecnologici, in tal senso, può aiutare ad aprire nuovi scenari locali in cui giocare un ruolo produttivo di primaria importanza, in settori come quelli della cultura, della ricerca, dell'educazione, dell'informazione e dell'intrattenimento. In ogni caso è indispensabile un approccio condiviso e coordinato, nella consapevolezza che i temi possibili: infrastrutture ambientali, collegamenti per l'intermobilità, salute, tutela e accoglienza dei territori, servizi, sono tematiche che coinvolgono aree ampie e comportano criteri e scelte decisive per evitare di generare periferie territoriali in un quadro, reale e non solo ideale, di policentrismo virtuoso. Pagina 118 Comune di Castelnuovo Cilento Sa ‐ Preliminare di PUC Come già evidenziato in precedenza, il territorio di Castelnuovo è interessato da processi di riorganizzazione insediativa per nuclei abitati, che ospitano in particolare quote di mobilità territoriale della popolazione dell’area urbana di Vallo della Lucania. Gli stessi comportamenti e le modalità d’uso del territorio da parte dei suoi residenti denotano sempre più un uso allargato del territorio, che travalica i confini comunali. La disponibilità nel territorio di Castelnuovo di ampie zone destinate all’espansione residenziale previste dal piano urbanistico vigente, ha offerto diverse possibilità localizzative e occasioni di trasformazione edilizia. Nelle aree non destinate all’espansione residenziale, come le aree agricole, si assiste invece ad un processo di diffusione dell’edificato, o all'uso improprio delle pertinenze. La struttura insediativa ha assunto una configurazione fisica “frammentata” in parti distinte del territorio quale esito di un processo di localizzazione e crescita per parti, in assenza di un progetto e di un coordinamento complessivo, che inoltre rendono più complesse le strategie di governo e di gestione dei servizi nel territorio comunale. Alla diffusione territoriale della nuova residenzialità, costituita da nuclei non integrati con l’insediamento urbano storicamente consolidato, non ha fatto seguito la realizzazione di servizi seppur minimi all’interno dei singoli nuclei, cosicché le funzioni ed i servizi urbani sono ricercati prevalentemente nella città di Vallo della Lucania, spesso luogo di origine dei nuovi residenti. Lo squilibrio dell'assetto insediativo a sviluppo prevalentemente residenziale, che è stato sottolineato come un punto di debolezza della struttura insediativa attuale di Castelnuovo Cilento, tuttavia può essere ribaltato in punto di forza se organizzato e gestito come "specializzazione" funzionale, attraverso un progetto di qualificazione della residenzialità, nelle sue forme più variegate (comprese quelle socio‐sanitarie, turistiche, giovanili e di studio, ecc.) private ed anche pubbliche, arricchita da funzioni e servizi di supporto in grado di interpretare le esigenze differenziate del sistema sociale e produttivo locale e sovralocale. La presenza dell’Istituto Professionale per i Servizi Alberghieri e di Ristorazione IPSAR, ad esempio, può essere interpretato come un utile riferimento per sperimentare forme innovative di residenzialità, oltre a rappresentare una opportunità in sé al fine di creare sinergie di respiro territoriale sui temi degli investimenti in ambito produttivo (laboratorio per le eccellenze agricole e alimentari, per il sistema dell'ospitalità e dell'intrattenimento, ecc.). In ogni caso può essere considerata una presenza potenzialmente in grado di polarizzare e rafforzare gli interessi di giovani, oltre che del sistema produttivo agricolo e agroalimentare, verso attività, servizi e attrezzature che sappiano attrarli proficuamente. Un progetto di qualificazione della residenzialità nelle forme prima enunciate, può anche declinarsi in termini di interventi di riqualificazione urbana e edilizia, così da contribuire in parte alla risoluzione dei problemi che riguardano la dispersione insediativa e la scarsa qualità del tessuto urbano e edilizio, condizione riscontrabile particolarmente in tutte le frazioni a struttura urbana di recente formazione, nelle aree edificate minori e nell’edilizia sparsa. Fa eccezione il nucleo storico che, sebbene soggetto a fenomeni di abbandono e spopolamento, conserva un impianto compatto e riconoscibile. Contribuiscono invece ad aggravare la situazione sul territorio comunale, la presenza di impianti produttivi dismessi, la localizzazione inadeguata di alcune attività produttive e estrattive, l'uso improprio di pertinenze agricole, la carenza di spazi e strutture ad uso pubblico. Tali effetti sono da imputare a diverse cause, tra le quali sembrano emergere la mancata realizzazione delle previsioni di piano, per quanto riguarda le attrezzature e i servizi, specie nelle aree di più recente formazione (mancata attuazione zone F del vigente PRG), nonché la carenza di iniziative finalizzate alla tutela, valorizzazione e gestione delle risorse agricole, ambientali e storiche. Ulteriore elemento di criticità del sistema insediativo locale, come precedentemente evidenziato, è l'inadeguatezza del sistema viario, le cui problematiche penalizzano il sistema di relazioni interne al territorio comunale, la cui morfologia ha condizionato lo sviluppo di una viabilità funzionale ed efficiente. Le problematiche del sistema viario comunale, tuttavia, sono riconducibili al suo declassamento, conseguente al potenziamento dell'armatura di viabilità principale presente nell'area (superstrada SS18 variante ‐ SP430 e litoranea SP161 ), a cui si somma anche la razionalizzazione delle tratte ferroviarie con la dismissione di fermate locali, come la stazione di Casalvelino nel territorio comunale di Castelnuovo, nonché la mancanza di trasporto pubblico su gomma. Pagina 119 Comune di Castelnuovo Cilento Sa ‐ Preliminare di PUC C A U S E
E F F E T T I
La viabilità locale, impostata su tracciati storici, è caratterizzata da strade di sezione ridotta e a bassa velocità di percorrenza, insicure e poco conformate alle esigenze di mobilità dettate dalla diffusione reticolare sul territorio di relazioni sociali ed economiche. In tal senso, lo sviluppo dei centri di nuova edificazione nelle frazioni, come anche i fenomeni di sprawl edilizio, hanno determinato vere e proprie dinamiche "urbane" di spostamento interno connesse ai fenomeni di polarizzazione insediativa che hanno inciso negativamente anche sulla stessa evoluzione dei processi urbanizzativi locali degli ultimi decenni. Le nuove edificazioni, infatti, sono per lo più strutturate a sviluppo lineare lungo i due fronti della viabilità municipale extraurbana, spesso a ridosso di impianti produttivi e/o di insediamenti agricoli. In mancanza di un assetto e un'organizzazione di tipo urbano, tali centri appaiono con scarsi elementi di qualità sia edilizia che insediativa. Gli interventi per riequilibrare i rapporti sotto il profilo funzionale tra gli insediamenti diversi, come anche all'interno degli insediamenti stessi, dovranno prevedere anche un adeguamento e una razionalizzazione della rete viaria comunale, tale da agevolare una migliore permeabilità del territorio comunale e una maggiore sicurezza, prevedendo: ampliamenti per alcuni tratti, spazi per la sosta e il parcheggio, ridisegno di incroci e innesti, illuminazione più efficiente, ecc.. Altrettanto necessario è puntare a una maggiore fruibilità e vivibilità degli ambiti insediati, specie quelli attraversati da assi viari extraurbani. Per quest'ultimo aspetto, potrebbero contribuire interventi che, ad esempio, differenzino tratti stradali per il traffico veicolare da quelli destinati alla percorrenza pedonale, con la conseguente creazione di nuovi spazi pubblici e commerciali. Andrà inoltre studiata la fattibilità di un sistema complementare di percorrenza intermodale, con l’organizzazione di: un sevizio di trasporto pubblico alternativo ed integrativo, anche minimo e periodico (minibus navetta collegabile con la stazione di Vallo Scalo, la costa e con Vallo della Lucania), adeguato alla situazione di polarizzazione insediativa esistente; il potenziamento della rete sentieristica locale e di percorrenza ciclopedonale con aree attrezzate e un servizio di bike‐sharing collegato alle stazioni delle autolinee e alle aree di parcheggio; eventuali servizi di trasporto fluviale, collettivo e individuale , lungo i tratti periodicamente navigabili. La verifica di fattibilità degli interventi suddetti, dovrà in ogni caso considerare gli aspetti di sostenibilità connessi ai problemi di sovraccarico o viceversa di marginalità per alcuni ambiti sensibili (proprio quelli fluviali ad esempio) oltre ai possibili rischi di interferenze, di conflittualità e di rottura di continuità ecosistemiche. Fig. XX Sistema insediativo e edilizio di Castelnuovo Cilento ‐ ALBERO DEI PROBLEMI SQUILIBRI DELL’ASSETTO INSEDIATIVO
uso improprio di presenza di
carenza di spazi e abbandono del edifici e pertinenze impianti produttivi strutture ad uso centro storico agricole
dismessi
pubblico
fenomeni di sprawl
edilizio e scarsa localizzazione inadeguata
qualità del tessuto urbano e edilizio
di attività produttive e insediative
collegamenti viari carenza di iniziative di tutela
mancata attuazione interni valorizzazione e gestione delle risorse zone F del vigente insufficienti e inadeguati
agricole, ambientali e storiche
PRG
inefficacia della regolamentazione locale (urbanistica e paesistica )
Pagina 120 Comune di Castelnuovo Cilento Sa ‐ Preliminare di PUC Fig. XX RIQUALIFICAZIONE URBANA E EDILIZIA
QUALIFICAZIONE E DIVERSIFICAZIONE DELLA RESIDENZIALITA’
F I N A L I T A’
recupero e rilancio del centro storico valorizzazione
delle aree agricole e dell’edilizia rurale adeguamento e diversificazione intermodale
della rete di collegamento interno
recupero e riconversione edifici dismessi
riqualificazione ambientale e paesaggistica in ambiti fluviali e naturalistici rilevanti
delocalizzazione impianti produttivi
e insediativi impattanti e/o a rischio
Promozione di partenariati pubblico‐privati PPP
M E Z Z I
Sistema insediativo e edilizio di Castelnuovo Cilento ‐ ALBERO DEGLI OBIETTIVI regolamentazione interventi di recupero e trasformazione in ambiti agricoli, naturali e storici
Formazione
di PUA
Incremento di spazi e strutture
ad uso pubblico
riqualificazione edilizia, urbana e paesaggistica di insediamenti recenti
incentivi e sostegno interventi di riqualificazione e adeguamento revisione della regolamentazione urbanistica e avvio processi di copianificazione
8.3 Problemi e obiettivi per lo sviluppo di attività economiche L'occasione di redigere un piano urbanistico è anche opportunità di promuovere azioni e interventi in grado di valorizzare spazi di relazione e di favorire iniziative private che, fermo restando l’interesse pubblico, siano in grado di attivare processi di sviluppo dell'economia locale, specie valutando gli ambiti delle relazioni intercomunali e d'area vasta. Dalle analisi socioeconomiche precedentemente riportate, si evincono le numerose e note problematiche che contraddistinguono le dinamiche strutturali e congiunturali locali che si riassumono in una grave condizione di squilibrio e impoverimento del tessuto produttivo locale data la perdita progressiva, degli ultimi anni, di attività economiche specie nei settori dell'agricoltura e della manifattura semindustriale e artigianale, e il forte sbilanciamento dei redditi consolidati nei settori del pubblico impiego. A tali dinamiche si sommano la scarsità di attività commerciali, di servizio e credito, nonché la mancata attuazione di politiche d'investimento, sia pubbliche che private, nei settori del tempo libero, del turismo, e dei servizi alla persona. La situazione attuale si inquadra in una crescente dipendenza di Castelnuovo Cilento dalle economie polarizzate dei centri costieri e di Vallo della Lucania, rispetto alle quali fanno fatica ad affermarsi opportune politiche economiche locali di complementarietà e al tempo stesso di differenziazione. La problematica strutturale dello spopolamento e dell'invecchiamento della popolazione, che interessa l'intero territorio cilentano, è tra le cause fondamentali dell'attuale situazione di criticità, che sembra aggravarsi di fronte alle dinamiche congiunturali di crisi economico‐finanziaria e di recessione in atto. Tutto ciò, unito alla storica dipendenza dell'economia locale da sussidi e interventi pubblici e alla frammentazione territoriale, sociale e politico‐amministrativa, limita ulteriormente la già scarsa inclinazione locale all'autopropulsività, e aggrava la debole propensione all'aggregazione e all'organizzazione in reti d'impresa, su cui poco hanno influito le politiche reticolari e gli incentivi per lo sviluppo locale promosse in questi anni dalla programmazione europea e regionale. Pagina 121 Comune di Castelnuovo Cilento Sa ‐ Preliminare di PUC Fare rete e sviluppare relazioni, tuttavia, è oggi più che mai una scelta obbligata che non si limita al settore delle imprese, ma tende ad attivare relazioni territoriali allargate e diversificate di cooperazione con il coinvolgimento di soggetti interni ed esterni al territorio (Pubblica Amministrazione, Università, sistema della formazione, centri di servizio, associazioni di categoria, ecc.) in grado di fornire economie esterne a sostegno della capacità produttiva e della competitività delle piccole imprese locali. Le reti relazionali costituiscono un’ossatura, attraverso la quale il territorio può sostenersi e attrezzarsi per rilanciare e riequilibrare il sistema economico locale attraverso iniziative strategiche capaci di ricomporre vantaggi competitivi localizzati, in uno scenario globale di accresciuta concorrenza fra territori nell’attrazione di fattori d'investimento e di sviluppo. Questi sono da considerarsi gli obiettivi essenziali, per il recupero di una prospettiva locale economica e sociale, di cui dovrà farsi carico il nuovo piano urbanistico di Castelnuovo CIlento e i relativi progetti attuativi, operando scelte in grado di favorire il loro perseguimento. I punti di forza del territorio di Castelnuovo e dell'intera macroarea cilentana, li abbiamo già evidenziati in precedenza e sono ben noti: la riconosciuta qualità delle risorse paesistiche e ambientali; l'elevato potenziale produttivo agricolo e agroalimentare; la crescente notorietà dell'area nei circuiti turistici regionali, ma anche nazionali e internazionali. In riferimento agli obiettivi generali delineati, la pianificazione del territorio comunale nella prospettiva di creare le condizioni per la fattibilità di iniziative finalizzate allo sviluppo locale e alla sua sostenibilità, potrà puntare prioritariamente ad interventi di riorganizzazione degli ambiti produttivi locali, manifatturieri, artigianali, agricoli, e delle relative infrastrutture di servizio, materiali e immateriali, tenendo conto delle criticità ambientali e insediative, evidenziate nei precedenti capitoli, nonché della necessità di attivare opportuni contesti di relazione e di scambio a scala comprensoriale. A ciò potrà collegarsi anche il valore aggiunto della multifunzionalità, quale potenzialità di supporto all'agricoltura e all'artigianato produttivo e di servizio. In tal senso, una strategia di supporto alla crescita strutturale dell’economia locale, può essere proprio quella già citata delle reti di impresa, cioè di una rete territoriale di rapporti e collaborazioni fra imprese locali e non, non necessariamente formalizzati, in grado di attivare forme cooperative di settori anche differenziati (produzione, commercio e servizi) volte alla condivisione di costi e rischi su progetti di sistema e/o di filiera (nuovi canali distributivi e commerciali, promozioni mirate, offerte integrate, co‐marketing, accoglienza, ecc.), per settori innovativi e mercati in crescita. Le reti di impresa possono attivare, infatti, quelle forme di economia di scala, di agglomerazione, di scambio e di migliore circolazione delle conoscenze e delle competenze tipiche dei distretti industriali e dei cluster produttivi. Ciò si traduce nella possibilità di usufruire di soluzioni integrate e innovative del terziario avanzato, soluzioni che trovano un potenziale sviluppo anche alla piccola scala locale, in tal caso favorendo anche la sostenibilità e la stabilità insediativa. La combinazione e l'integrazione di attività riferite, ad esempio, al "commercio di vicinato" e ai "servizi di prossimità", sia pubblici che privati, può offrire una risposta alla difficoltà di erogare servizi alla popolazione sparsa sul territorio comunale, sostenendo l'attivazione di soluzioni innovative, come gli esercizi commerciali multifunzionali, che prevedono l’integrazione di servizi in microstrutture polifunzionali da localizzare nel centro e nelle frazioni. Le soluzioni fin qui ipotizzate possono concorrere anche alla necessità di incrementare la dotazione di spazi, strutture e servizi ad uso pubblico, comunque vincolante per la pianificazione e per gli obiettivi di riqualificazione e riequilibrio insediativo. L'integrazione di servizi in una struttura unica, ad esempio, potrà consentire anche lo svolgersi, a costi minimi, di attività di promozione e sostegno alla rete locale di strutture e servizi per il tempo libero e il turismo, altro settore chiave per l'attuazione di politiche e strumenti di supporto alle attività economiche locali e alla loro diversificazione, a cui va associata l'opportunità di ampliare la disponibilità di servizi ricettivi e ricreativi, nelle diverse soluzioni, dall'agriturismo alle formule extralberghiere più avanzate. Pagina 122 Comune di Castelnuovo Cilento Sa ‐ Preliminare di PUC Fig. XX Sistema socioeconomico di Castelnuovo Cilento ‐ ALBERO DEI PROBLEMI
SQUILIBRIO E IMPOVERIMENTO DEL TESSUTO PRODUTTIVO F I N A L I T A’
C A U S E
E F F E T T I
insufficienza di perdita di carenza di scarsità di spazi, attività produttive, produttività delle strutture strutture e servizi commerciali, di attività agricole
ricettive e ad uso pubblico
servizio e credito
ricreative
dipendenza dalle localizzazione inadeguata
economie dei
di attività produttive e carenze infrastrutturali
centri costieri e di
Vallo della Lucania e mancanza di carenza di iniziative di valorizzazione e differenziazione gestione delle risorse ambientali e culturali
frammentazione mancanza di inefficacia di politiche e incentivi
territoriale, autopropulsività
per lo sviluppo locale
socioeconomica e di e politico‐
organizzazione amministrativa
in reti
stagnazione generale e crisi economico‐finanziaria
tendenza a spopolamento e invecchiamento della popolazione
Fig. XX Sistema socioeconomico di Castelnuovo Cilento ‐ ALBERO DEGLI OBIETTIVI RICOMPOSIZIONE VANTAGGI COMPETITIVI LOCALIZZATI
RIEQUILIBRIO DEL SISTEMA ECONOMICO
riorganizzazione diversificazione e incremento della ampliamento ambiti produttivi
rilancio delle dotazione di spazi, della disponibilità e infrastrutture attività agricole
strutture e servizi di servizi ricettivi di servizio
ad uso pubblico
e ricreativi
attuazione di soluzioni integrate e innovative del terziario avanzato
anche per favorire la sostenibilità e la stabilità insediativa
promozione e sostegno alla rete locale di
strutture e servizi per tempo libero e turismo
M E Z Z I
attivazione iniziative di supporto alle reti territoriali di relazione e cooperazione tra imprese
attrazione di investimenti e promozione di partenariati pubblico‐privati PPP
rilancio iniziative consociative comunali
con soggetti istituzionali e gestionali
(Associazioni, Consorzi, Enti di gestione)
attuazione di politiche e strumenti di supporto alle attività economiche e alla loro diversificazione
Pagina 123 Comune di Castelnuovo Cilento Sa ‐ Preliminare di PUC 9. SCENARI DI RIFERIMENTO ECONOMICO E POTENZIALITÀ DI SETTORI MULTIFUNZIONALI 9.1 Comparto agricolo Per quanto concerne gli scenari che si prospettano per il sistema economico locale, alcune valutazioni merita in primo luogo il comparto agricolo da considerarsi centrale per il comune di Castelnuovo, tanto quanto è ritenuto fondamentale per il sistema locale di Vallo della Lucania e dell'intero Cilento, dalla programmazione regionale e provinciale. Lo sviluppo agricolo della provincia di Salerno è trainato prevalentemente dalle produzioni orticole e zootecniche, ma assumono una rilevanza crescente altre attività economiche, alcune trasversali come ad esempio le produzioni tipiche e di qualità, altre invece caratteristiche del nuovo ruolo economico, ma anche sociale, che l’agricoltura sta assumendo nell’ambito dello sviluppo rurale. In quest’ultimo caso ci si riferisce in particolare alla multifunzionalità in agricoltura e alle sue molteplici forme, dall’agriturismo alla bioenergia, passando per le attività di trasformazione in prodotti agroalimentari e l'artigianato produttivo. Da un punto di vista tecnico, al termine produzioni agricole di qualità si associano solitamente i prodotti certificati con riconoscimento comunitario che in Campania rappresentano uno scenario in continua evoluzione, testimoniando, da una parte, la dinamicità del sistema agroalimentare regionale e, dall’altra, l’interesse crescente da parte delle organizzazioni di produttori nei confronti degli strumenti di valorizzazione commerciale. Alla data attuale, come evidenzia un recente studio di settore della CCIAA di Salerno, le produzioni agricole ed agroalimentari campane oggetto di tutela in base ai sistemi di protezione nazionali e comunitari sono costituiti da 8 DOP, 8 IGP, che collocano la Campania al quinto posto della classifica italiana per le produzioni agroalimentari di qualità dietro Emilia‐Romagna (27), Veneto (26), Lombardia (21) e Toscana (20). A questi prodotti si aggiungono, inoltre, i 33 vini con marchio DOC, DOCG e IGT, senza considerare che esiste un ampio paniere di prodotti che sono in corso di registrazione presso l’Unione europea godendo della protezione transitoria nazionale. Si tratta di numeri di una certa rilevanza che consolidano il binomio prodotto‐territorio esistente a livello regionale contribuendo, inoltre, a consolidare il ruolo di leader dell’Italia per numero di produzioni registrate a livello europeo (194 tra DOP, IGP e STG). A livello regionale, considerando le singole tipologie di prodotto, si evince che il segmento più significativo è rappresentato dai prodotti ortofrutticoli e cerealicoli, seguito da quello dell’olio di oliva. Passando a considerare le specificità provinciali, emerge che la provincia di Salerno è leader indiscussa per le produzioni di qualità, con una incidenza sul totale regionale del 44%, seguita dalla provincia di Napoli con il 24%. Si tratta sicuramente di un dato che testimonia l’identità culturale ed il radicamento locale delle produzioni di qualità a livello provinciale. Tuttavia le denominazioni di origine non sono di per sé degli strumenti di commercializzazione, per cui, al fine di valorizzare le eccellenze locali, gli operatori del settore dovranno iniziare ad affrontare strategie di associazionismo e di branding. I principali obiettivi delle politiche a sostegno del settore in Campania riguardano lo sviluppo di iniziative nei settori più dinamici, l’innovazione di processo e di prodotto e l’aumento di competitività e capacità produttiva. Tra i molteplici strumenti di finanziamento a disposizione delle imprese agroalimentare campane sono ancora operative le forme di finanziamento pubblico e le iniziative che rivestono importanza maggiore in termini di sovvenzione alle imprese ed incremento occupazionale, segnatamente: finanziamenti POR FESR 2007‐2013; progetti di filiera; interventi a supporto del sistema agroalimentare. Anche la nuova programmazione europea 2014‐2020, assegna al settore agricolo una rinnovata centralità, puntando all'obiettivo della "manutenzione e sviluppo del paesaggio", attraverso temi che riguardano: acqua, agricoltura, energia, ruralità e accoglienza, per l’integrazione e la crescita locale. In tal senso va considerata la Pagina 124 Comune di Castelnuovo Cilento Sa ‐ Preliminare di PUC necessità di operare un salto di scala organizzativo dei Sistemi Territoriali Locali e delle Regioni Ecologiche del Cilento, dal momento che il coordinamento delle politiche macroeconomiche per la crescita, passa attraverso la concentrazione dei fondi strutturali su poche priorità coerenti con gli obiettivi di Europa 2020 e le nuove Macroaree Europee, quali scenari di riferimento per attuare la politica di coesione. 9.2 Settore manifatturiero e artigianale Per quanto concerne il settore manifatturiero e artigianale, come si evince dai dati 2010 della CCIAA di Salerno, il 43% delle imprese artigiane opera nel settore dei servizi, il 31,4% nelle costruzioni, il 24,5% nell’industria manifatturiera ed il rimanente 1% negli altri comparti produttivi. Rispetto ai corrispondenti valori medi nazionali, la provincia di Salerno si contraddistingue dunque per una più spiccata terziarizzazione delle attività artigianali. Il che è confermato dall’elevata percentuale di aziende dedite alla riparazione di autoveicoli e motocicli (10,2%), ai trasporti e magazzinaggio (6,2%), alla ricezione e ristorazione (4,6%) e soprattutto all’erogazione di “altri servizi alle famiglie” (17,2%); settore, quest’ultimo, che comprende un’ampia gamma di attività soggette spesso ad autorizzazione e svolte con tecniche prevalentemente manuali (parrucchieri, barbieri, estetisti, ecc.). Dai dati camerali, osservando la dinamica dei primi tre trimestri del 2010 (rispetto al consuntivo 2009), a fronte di una ulteriore contrazione della base imprenditoriale, pari al ‐0,7%, che coinvolge quasi tutti i macrosettori artigiani, si distinguono favorevolmente le attività ricettive (alloggio e ristorazione; +2,6%) e le agenzie di viaggi e noleggio (+4%). Nel dettaglio delle attività produttive, tuttavia, emerge uno spiccato dinamismo per le imprese attive nel comparto agroalimentare (+12,9%), della fabbricazione della carta (+8,3%), dei prodotti chimici (+4,5%) e della riparazione e manutenzione (+10,8%). Tra le attività terziarie si distinguono per dinamismo imprenditoriale alcuni comparti come pubblicità e ricerche di mercato: 5,3%, servizi per edifici e paesaggio (+6,4%) ed altre attività di servizio alla persona (+1,1%). Nel contesto delle analisi effettuate dalla CCIAA emergono, in particolare, le complessità evidenziate dalle imprese riguardanti il rapporto con la Pubblica Amministrazione e la contestuale assenza, sul territorio locale, di una adeguata dotazione infrastrutturale, dotazione che si estende anche alle reti immateriali inerenti i processi di comunicazione. Tra i principali ostacoli di natura esterna si evidenziano, infine, le difficoltà a reperire le professionalità richieste, nonché nel controllo dei prezzi/costi ed una non adeguata conoscenza del mercato. Dalle analisi si conferma il dato che le imprese artigiane costituiscono una realtà di tutto rilievo del sistema produttivo della provincia di Salerno, affermandosi quali depositarie di conoscenze e capacità professionali che rappresentano un patrimonio imprescindibile per la promozione dello sviluppo economico locale. Alla luce di tali considerazioni, emerge, per il settore artigiano delle diverse aree della provincia, Cilento incluso, l’esigenza di promuovere, a favore dell'artigianato specie artistico e tradizionale, politiche di promozione, valorizzazione e competitività, nell’ottica di realizzare un percorso di sviluppo locale. Le difficoltà dell’artigianato, infatti, sono quelle tipiche delle piccole imprese ed investono l’intera economia locale. Tali considerazioni indicano come, anche per il settore, occorra sostenere il sistema economico attraverso una maggiore propensione all’aggregazione, alle reti di impresa ed all’associazionismo. In altri termini, una maggiore competitività dell’artigianato, nonché dell’economia locale, deve passare attraverso una maggiore solidità delle relazioni che intercorrono tra le imprese. L'aspetto della multifunzionalità caratterizza anche il settore artigianale con lo svolgimento di attività plurime che si possono manifestare attraverso attività miste artigianali e commerciali, o la presenza di due o più attività di natura artigiana nella medesima impresa (attività promiscua). Nel primo caso l’attività commerciale risulta complementare rispetto a quella artigiana, mentre nella seconda ipotesi, l'esercizio di due o più attività artigiane nella medesima impresa, facente capo ad un unico titolare, si riferisce alla natura delle diverse attività e alla loro eventuale integrazione e/o affinità. Pagina 125 Comune di Castelnuovo Cilento Sa ‐ Preliminare di PUC 9.3 Terziario e turismo Per quanto concerne specificamente il settore dei servizi, vengono considerati di particolare interesse per l'area i segmenti dei servizi alla persona e socio‐assistenziali, servizi per la cultura, il tempo libero e il turismo. Il settore dei servizi alla persona e socio assistenziali, nel contesto dell'attuale crisi economica e occupazionale, svolge sempre più una importante funzione anticiclica conseguente all'invecchiamento della popolazione, ai processi in atto di deospitalizzazione e alla modifica delle strutture familiari. A fronte di tali fenomeni cresce il fabbisogno di intervento delle famiglie con un significativo aumento della domanda di prestazioni dedicate (domestiche, sociali, sanitarie, ecc.), destinata a crescere ulteriormente. La riduzione della capacità finanziaria degli enti pubblici locali ad offrire prestazioni adeguate alla crescente domanda di servizi territoriali di assistenza, configura l'opportunità di una evoluzione dei modelli organizzativi e la progettazione di attività in tema di servizi alla persona, al fine di creare un sistema integrato di offerta (imprese qualificate, cooperative sociali, ecc.) anche con il parziale sostegno di risorse pubbliche, capace di favorire l'incrocio tra domanda e offerta di lavoro tra le famiglie e gli addetti all'assistenza familiare e ai servizi alla persona, favorendo la professionalizzazione e l'inserimento di giovani nel mercato del lavoro nonché di quei lavoratori esclusi dagli altri settori produttivi a causa della crisi economica attuale. Tale inserimento può riguardare anche il settore dei servizi per la cultura, il tempo libero e il turismo. Il settore è connesso ai processi in atto localmente che puntano alla valorizzazione del territorio cilentano e del sistema di risorse diffuse culturali, naturalistiche e paesaggistiche, enogastronomiche, salutistiche, ecc.. I servizi riguardano la presenza di visitatori nel territorio, in lenta ma progressiva crescita, l'accoglienza, i servizi per la fruizione dei luoghi e del contesto territoriale di riferimento e l’erogazione di servizi avanzati e complementari. Ciò valorizzando il contesto territoriale di riferimento, incentivando la partecipazione del capitale privato ed in particolare dei consorzi di operatori, promuovendo anche forme di partenariato pubblico‐privato. A ciò possono concorrere la prevista realizzazione del Parco Fluviale dell'Alento connesso al complesso dell'Alento e alle attività dell'Oasi naturalistica, alla rete sentieristica, alle attività costiere e fluviali sportive e turistiche, al polo storico‐archeologico di Velia, ecc., che rappresentano gli elementi di una domanda di rafforzamento delle iniziative in atto di promozione di uno sviluppo locale nel settore del tempo libero e del turismo escursionistico e culturale, puntando a valorizzare e promuovere servizi nel contesto territoriale di cui Castelnuovo Cilento è parte integrante. La quantificazione della domanda attuale di fruizione del territorio interno, in riferimento anche alle sole presenze registrate, ad esempio, presso il Complesso dell’Alento nel triennio 2007‐2009, in particolare nel periodo che va da marzo a ottobre, rivelano una media di circa 15.000 visitatori, media che tende ad aumentare con l’incremento dell’offerta di servizi, come si evince dal picco di 18.185 visitatori del 2008. Le politiche in atto nell'area in ogni caso puntano, da una parte, ad intercettare i flussi turistici della fascia costiera, dall’altra ad incrementare le presenze nei periodi non stagionali, diversificando l’offerta di servizi a valore aggiuntivo. Per quanto riguarda la domanda turistica attuale, si stima (EPT 2010) che il movimento turistico cilentano ha conosciuto negli ultimi anni una consistenza di oltre 3 milioni di presenze e di quasi ottocentomila arrivi, con un notevole aumento delle presenze registrato in particolare nel periodo 2007/2010. Il turismo dell’area, concentrato nella stagione estiva, interessa prevalentemente la fascia costiera cilentana, collegato alle attività balneari. Qui il territorio vanta un buon numero di strutture ricettive dalle quali risulta un movimento turistico di un certo interesse negli esercizi alberghieri ed extralberghieri. Molte aspettative di miglioramento sono riposte nella realizzazione delle iniziative avviate a sostegno di privati e della pubblica amministrazione per quanto riguarda il miglioramento delle condizioni di fruizione delle risorse locali storiche, ambientali e insediative. A ciò potrà contribuire la prevista realizzazione di infrastrutture e servizi a forte connotazione agroambientale per le aree Pagina 126 Comune di Castelnuovo Cilento Sa ‐ Preliminare di PUC interne, che potrà consentire la definizione di un’offerta di attività e servizi altamente innovativa per il territorio interessato e l’intero bacino cilentano e della piana del Sele. Ulteriori considerazioni a tal proposito riguardano la possibilità di incentivare attività e servizi nel campo della produzione artistica, in tutte le sue espressioni (musica, cinema, teatro, arti figurative, eventi, ecc.), che possano interagire con l'elevata qualità paesaggistica del contesto locale. Esperienze sperimentate con successo, come quelle della Public Art o della Land Art, oltre a fungere da "attrattori", hanno aperto un dialogo tra artisti e cittadinanza e sono riusciti a far percepire l'arte come servizio pubblico. E' da segnalare a tal proposito, oltre alla presenza delle risorse storiche e naturalistiche già citate precedentemente, l'esistenza di associazioni che operano per la promozione della cultura tradizionale locale, a cui si collegano periodicamente eventi rievocativi e di folklore. Particolare attenzione merita, tuttavia, l'originale produzione di interesse contemporaneo dell'artista‐
artigiano locale Guerino Galzerano (1922‐2002), i cui sorprendenti manufatti di "architettura e scultura ambientale", riprendono case, archi, portici, colonne, grandi sculture di attrezzi agricoli, tavoli e sedili, rivestiti da minuziose composizioni di piccole pietre tondeggianti, ciottoli e scaglie di marmo a mosaico monocromatico. Anche a partire da tali fattori di attrazione, il territorio, le frazioni e il borgo storico, i luoghi a pregnanza naturalistica, possono accogliere eventi e attività creative che impegnano i cittadini, il cui coinvolgimento può diventare un punto di forza per il territorio e di promozione stessa dei luoghi. D'altra parte la componente di integrazione che caratterizza il settore dei servizi per la cultura, il tempo libero e il turismo si evidenzia con il collegamento agli altri comparti progettuali che hanno interessato e interesseranno l’area vasta provinciale e del Parco Nazionale del Cilento e Vallo di Diano. Tra questi coesistono interrelazioni evidenti relativamente sia alla natura dei beni e dei servizi offerti, sia alla domanda complessiva (interna ed esterna) da soddisfare, riguardante la dotazione nell’ambito territoriale di spazi e attività per la fruizione, lo sport e il tempo libero, l’informazione culturale, l’agricoltura, il commercio, i servizi di rango superiore, ecc.. E’ anche per questa ragione che, in realtà, più di altri il comparto dei servizi per la cultura, il tempo libero e il turismo copre una domanda territorialmente estesa ad un ambito che va oltre la dimensione locale. Pagina 127 Comune di Castelnuovo Cilento Sa ‐ Preliminare di PUC 10. I TEMI STRATEGICI DEL PIANO Il processo di pianificazione avviato a Castelnuovo Cilento ha fatto emergere già nella fase di confronto sul Documento preliminare di Indirizzi Strategici, presentato il mese di febbraio 2012, alcune tematiche di riferimento per la costruzione delle azioni del piano, così come emergono dalla riflessione sugli esiti delle analisi del Quadro Conoscitivo, in particolare delineando i seguenti tre ambiti strategici di intervento: ABITARE A CASTELNUOVO CILENTO ATTIVITÀ PER UNA CRESCITA SOSTENIBILE COESIONE SOCIALE E INNOVAZIONE ISTITUZIONALE Tali ambiti sono stati inquadrati come: ‐ tematiche individuate sulla base della analisi e della valutazione delle criticità e degli obiettivi analizzati; ‐ problematiche complesse e diversificate tra loro interconnesse che coinvolgono una pluralità di soggetti. A ciascuno degli ambiti individuati è sottesa una visione strategica che il piano propone di perseguire, attraverso azioni e progetti specifici da attuare in un orizzonte temporale di breve, medio e lungo periodo. Nella fase successiva al processo di consultazione pubblica, gli approfondimenti sugli ambiti strategici proposti consentiranno di apportare un contributo decisivo in base: ‐ alla costruzione di visioni e scenari condivisi; ‐ alla condivisione di obiettivi; ‐ alla selezione di progetti e azioni per il perseguimento degli obiettivi. 10.1 Abitare a Castelnuovo Cilento La visione proposta per la questione dell’abitare è quella di delineare strategie per governare la frammentazione e la riqualificazione insediativa. Si tratta di definire interventi capaci di qualificare il ruolo e il rango di Castelnuovo Cilento in riferimento ai poli di Vallo della Lucania e della costa, e all’area vasta cilentana, e sviluppare una qualità dell’abitare diffusa nel territorio comunale considerando la specificità e la caratterizzazione dei luoghi e della popolazione residente. La qualificazione della residenzialità nelle sue diverse forme, comprese quelle turistiche, giovanili e di studio, dell'housing sociale, ecc., sia di iniziativa privata che pubblica, dovrà essere arricchita da funzioni e servizi di supporto in grado di interpretare le esigenze differenziate del sistema sociale e produttivo locale e sovralocale. Le problematiche precedentemente evidenziate mettono in luce diversi ambiti di intervento su cui concentrare l’attenzione del piano strategico, attraverso azioni e progetti capaci di: 1. garantire la necessaria accessibilità ai servizi sia pubblici che privati, ampliando e qualificando l’offerta per Castelnuovo e per l’area vasta cilentana; 2. definire l’assetto e il disegno urbano di Castelnuovo Cilento qualificando la residenzialità del centro e delle frazioni e le relazioni interne ed esterne; 3. tutelare e valorizzare la qualità complessiva dell’ambiente naturale e rurale. Il processo di pianificazione, attraverso il coinvolgimento della società locale, potrà evidenziare come il tema della residenza e dell’abitare a Castelnuovo possa rappresentare una questione fondamentale e di specifico interesse per i cittadini (qualità del vivere) e i proprietari (valore della rendita urbana e/o immobiliare). Il concetto di "abitare" tuttavia si ispira ad un’idea più ampia e ricca di quella comunemente intesa, per il quale abitare significa innanzitutto “risiedere” in un luogo. Un’idea che comprende invece molteplici forme di interazione sociale e spaziale e differenti modi di utilizzare, occupare e organizzare il territorio.
Pagina 128 Comune di Castelnuovo Cilento Sa ‐ Preliminare di PUC 10.2 Attività per una crescita sostenibile strategia proposta per il sistema delle attività economiche e produttive è quella di promuovere la La sostenibilità delle attività tradizionali agricole e artigianali e, nel contempo, supportare quelle forme di innovazione dei processi interni ed esterni, capaci di accompagnare anche il riequilibrio degli altri settori produttivi, del commercio e, soprattutto, dei servizi. L'innovazione è identificata essenzialmente nella costruzione di una rete territoriale di rapporti e collaborazioni fra imprese locali e nel promuovere lo sviluppo di relazioni, settoriali e intersettoriali con il coinvolgimento di soggetti interni ed esterni al territorio, in grado di fornire economie esterne a sostegno della capacità produttiva e della competitività delle piccole imprese locali. L'obiettivo di rilanciare e riequilibrare il sistema economico locale si collega anche all'opportunità di considerare il valore aggiunto della multifunzionalità, quale potenzialità di supporto all'agricoltura e all'artigianato produttivo e di servizio, in grado di diversificare le attività interne e di attivare forme cooperative più idonee ad affrontare investimenti in settori innovativi e mercati in crescita. Particolare attenzione per i soggetti portatori d'interesse, potrà suscitare la creazione e il sostegno a una rete locale di strutture e servizi per il tempo libero e il turismo, a cui associare l'opportunità di ampliare la disponibilità di servizi ricettivi e ricreativi, anche tenendo conto delle politiche di qualificazione e ampliamento delle forme di residenzialità che potranno riguardare il settore dell'accoglienza. 10.3 Coesione sociale e innovazione istituzionale Coesione sociale e innovazione istituzionale rappresentano le due facce della stessa medaglia: la capacità della comunità locale a rinnovare la propria comune identità riconoscendosi nei valori contemporanei che esprime il territorio di appartenenza. A tal fine la principale strategia proposta per Castelnuovo Cilento, è quella di attivare forme di copianificazione a livello interno comunale, con il coinvolgimento di cittadini e attori locali, oltre che a scala comprensoriale attivando forme di collaborazione tra i Comuni. L'obiettivo è quello di ridurre la frammentazione sociale e istituzionale, attivando opportune forme di collaborazione interistituzionale e di sensibilizzazione e partecipazione dei cittadini al processo di pianificazione avviato. Tale approccio potrà far emergere anche nuovi progetti che, in un più opportuno inquadramento d’area vasta, potranno sostenere più efficacemente la manutenzione e la valorizzazione del paesaggio e della rete ecologica diffusa, nonché lo sviluppo di forme collaborative per le attività produttive e nei servizi. Tutto ciò praticando un percorso di rinnovamento amministrativo e di rilancio dei contenuti e dei metodi della governance, realizzando cioè processi di copianificazione, infrastrutturazioni compatibili e di sviluppo locale sostenibile, capaci di invertire i processi che determinano criticità e rischiano di compromettere lo stato di qualità ambientale, principale risorsa del territorio. Il processo di pianificazione, attraverso il coinvolgimento della società locale, potrà far emergere anche la necessità di ampliare attrezzature e attività per favorire l'aggregazione sociale e per supportare una rinnovata capacità pubblica e pubblico‐privata di rispondere alla crescente domanda sociale di più qualificate prestazioni.
Pagina 129 Comune di Castelnuovo Cilento Sa ‐ Preliminare di PUC 10.4 I laboratori territoriali strategici Le azioni per sostenere gli indirizzi generali delineati, potranno inquadrarsi anche nell'ambito di laboratori territoriali strategici utili alla rilettura delle dinamiche e delle tendenze dello sviluppo territoriale, considerate anche dal punto di vista della sostenibilità dei modelli insediativi adottati. Gli obiettivi di ridurre la frammentazione sociale e istituzionale; di sostenere più efficacemente la manutenzione e la valorizzazione del paesaggio e della rete ecologica diffusa; di qualificare la residenzialità e le relazioni interne ed esterne; di sviluppare forme collaborative per le attività produttive e nei servizi, rappresentano il quadro di riferimento per possibili azioni pilota in grado di promuovere nuovi progetti e pratiche di sostenibilità in un più opportuno inquadramento d’area vasta. I laboratori territoriali potranno reinterpretare le inevitabili istanze di trasformazione del territorio secondo nuovi strumenti e regole adeguate, non più solo all’obiettivo del controllo dell’espansione o al miglioramento delle dotazioni standard, ma soprattutto formulate in modo da consentire una nuova flessibilità nella valutazione del progetto, sulla base di nuovi parametri di sostenibilità. D’altra parte la pianificazione urbanistico‐ambientale richiede una rinnovata strumentazione, circa la formazione delle previsioni insediative (residenza, produzione, servizi, infrastrutture) e la loro realizzazione, che concorra ad un miglioramento complessivo della qualità del progetto urbanistico‐territoriale, della dotazione infrastrutturale e di servizio, della qualità edilizia, compresi gli aspetti storici e identitari e di fruibilità culturale. Lo schema di seguito riportato sintetizza l'approccio che si propone per i laboratori territoriali anzidetti. L'assunzione dell'approccio‐laboratorio, potrà consentire la identificazione e la definizione di criteri, strumenti e buone pratiche che realizzano l'obiettivo di “qualità territoriale” a cui concorrono: ‐ le prestazioni del sistema insediativo e gli obiettivi, ritenuti soddisfacenti o desiderabili dai cittadini; Pagina 130 Comune di Castelnuovo Cilento Sa ‐ Preliminare di PUC ‐ gli indicatori di stato (ambientali, sanitari, sociali, culturali, economici, di sicurezza), riconosciuti come idonei a misurare quali‐quantitativamente le prestazioni del sistema insediativo; ‐ l’accessibilità ai beni e ai servizi e la loro disponibilità per le generazioni future, quale esercizio primario dei diritti di cittadinanza; ‐ gli elementi storici e paesaggistici che rinviano a componenti identitarie e di appartenenza presenti nella comunità; ‐ l’individuazione dell’area vasta sovracomunale di riferimento per la pianificazione, necessaria a confrontare a tale scala gli effetti delle previsioni insediative e infrastrutturali sulle matrici ambientali, il cui andamento travalica i confini amministrativi e le competenze istituzionali. Il principio generale dell’interdipendenza è infatti massimamente attivo nelle aree tra loro contigue, sulle quali sono inevitabili gli effetti della sovrapposizione o della incoerenza delle previsioni insediative o di infrastrutturazione dei diversi territori contermini. Il Laboratorio di copianificazione dovrà quindi affrontare in via prioritaria tali aspetti e formarsi alla luce di un confronto tra comunità contermini, interessate da elementi di interdipendenza paesistica, socioeconomica e ambientale, formulando obiettivi e strategie comuni all’area territoriale vasta, oggetto di pianificazione integrata e condivisa. 10.5 Consultazione e partecipazione L’integrazione delle previsioni di piano urbanistico, su scala comunale e/o sovracomunale, alla luce di adeguate informazioni, dovrà realizzarsi anche attraverso percorsi partecipativi e inclusivi della popolazione, oltre quelli già avviati con una prima conferenza pubblica dello scorso febbraio 2012 e la distribuzione di questionari alle famiglie e alle imprese. Il processo di redazione del PUC integrato con le procedure di VAS, infatti, richiama la necessità di un coinvolgimento strutturato di soggetti diversi dall'Amministrazione competente della elaborazione del PUC. Tali soggetti comprendono Enti Pubblici locali e sovralocali e il pubblico nelle sue diverse articolazioni. Ciascun soggetto può apportare al processo complessivo un contributo di conoscenza e di identificazione dei problemi e delle potenzialità. Per quanto riguarda specificamente la procedura di VAS, quest'ultima come è noto, è un processo interattivo da condurre in parallelo con la formazione del Piano, allo scopo di: • indirizzare le scelte verso obiettivi coerenti con i principi dello sviluppo sostenibile; • integrare in modo sistematico e partecipativo le considerazioni di carattere ambientale. La VAS, dunque, rappresenta un insieme di passaggi logici per organizzare la preparazione del piano, approfondendo l’analisi e la valutazione degli aspetti ambientali e restituendo i risultati in un apposito documento, il Rapporto Ambientale (RA), che accompagna il processo di Piano. Le attività di consultazione delle autorità con competenza ambientale e di partecipazione ed informazione dei cittadini, che costituiscono un obbligo stabilito dal quadro normativo regionale, nazionale e comunitario, sono elementi fondamentali del processo integrato di programmazione e valutazione e ne garantiscono l’efficacia e la validità. Al fine di pervenire alla costruzione di un Piano il più possibile condiviso, l'Amministrazione comunale di Castelnuovo Cilento ha già avviato un processo partecipativo sin dalle prime fasi di elaborazione del PUC. La predisposizione di un documento preliminare di indirizzi strategici, infatti, ha consentito un preventivo coinvolgimento di cittadini e attori locali anche su obiettivi e interventi che riguardano specificamente la riorganizzazione insediativa e lo sviluppo del territorio, oltre che sulle tematiche di sostenibilità ambientale previste dalla VAS. La successiva distribuzione di questionari ha consentito sia di sensibilizzare la popolazione sui temi della sostenibilità ambientale e insediativa, sia di raccogliere informazioni e indicazioni utili alla valutazione delle scelte operate in questa fase e illustrate nel presente preliminare, opzioni che saranno nuovamente sottoposte a consultazione pubblica. Pagina 131 Comune di Castelnuovo Cilento Sa ‐ Preliminare di PUC La valorizzazione della procedura di consultazione e partecipazione delle parti interessate e dei cittadini, all’interno del processo di pianificazione comunale e di VAS, fa si che questo non si limiti al solo coinvolgimento degli stakeholders e non si riduca ad un ovvio impegno procedurale associato a tecniche di bilancio quantitativo. Al contrario, vuole rappresentare anche un modo per considerare, nella maniera più adeguata possibile, ugualmente la varietà delle opinioni e dei punti di vista della cittadinanza, nonché l’interazione, la concertazione e il reciproco convincimento verso politiche e programmi in grado di attivare la riorganizzazione sostenibile del territorio comunale e la fattibilità di iniziative per lo sviluppo locale. Pagina 132 Comune di Castelnuovo Cilento Sa ‐ Preliminare di PUC 11. QUADRO PRELIMINARE DELLE SCELTE 11.1 Trasformabilità ambientale e insediativa Il presente piano preliminare, configura l'approccio assunto per il PUC in relazione agli obiettivi fissati dall'Amministrazione comunale nell'ambito del Documento di Indirizzi strategici per il PUC approvato nel mese di febbraio 2012 come previsto dagli artt. 4 e 40 della L.R. 16/2004. Tale documento fin qui riportato, costituisce parte integrante del presente Preliminare di Piano, rispetto al quale è stata consolidata la fase conoscitiva che, anche attraverso i processi di condivisione delle scelte con i cittadini, potrà consentire la definizione delle Disposizioni Strutturali del PUC (Piano strutturale) e della componente Programmatica/operativa del PUC (Piano programmatico). Particolare attenzione è stata rivolta alle tematiche strategiche precedentemente delineate al fine di configurare un sistema generale di guida delle azioni di piano, un masterplan di riferimento utile ad individuare e supportare progetti di breve e di medio‐lungo periodo, capaci di incidere positivamente sull'assetto urbano, sociale ed economico. Nell'ambito del masterplan, oltre ai riferimenti già richiamati per i settori del rischio ambientale, del riequilibrio produttivo/commerciale, della valorizzazione rurale e agricola, della fruizione sociale e turistica, ecc., sono precisati particolarmente i principi generali di trasformazione urbana e la valutazione del patrimonio edilizio esistente, la sua consistenza e il grado di compromissione. Per quanto concerne i principi di trasformazione urbana, i riferimenti essenziali riguardano: ‐ riposizionamento e potenziamento delle centralità territoriali/urbane esistenti e potenziali; ‐ riqualificazione e recupero di contesti/edifici degradati/dismessi risultato di processi insediativi inadeguati; ‐ potenziamento del tessuto funzionale e della dotazione di servizi; ‐ miglioramento e diversificazione della rete infrastrutturale. In base ai riferimenti suddetti, sono stati individuati gli ambiti urbanizzati, gli ambiti da urbanizzare e le aree di riequilibrio insediativo e ambientale, da collegare a criteri d'intervento che, a seconda dei casi, potranno comportare il ricorso a procedure perequative, compensative, di intervento diretto, ecc., tenendo conto della necessità di adottare gli strumenti negoziali più appropriati in sostituzione dei meccanismi espropriativi, per la realizzazione delle necessarie opere pubbliche, a partire dalle urbanizzazioni primarie e secondarie. La finalità è quella di gestire la trasformazione insediativa secondo le modalità più idonee alla realtà sociale e culturale locale, tenendo conto che, come già si è detto in precedenza, l’obiettivo ineludibile del controllo dell’espansione e del miglioramento delle dotazioni di standard, va affiancato ad una nuova flessibilità nella definizione e valutazione dei progetti d'intervento, tenendo conto di un quadro sempre più consolidato e diffuso di criteri e parametri di sostenibilità. Dalla valutazione degli ambiti e delle procedure si proseguirà con il dimensionamento del piano considerando i passaggi basilari, con riferimento al quadro normativo, che comprendono: a) l'esame della consistenza residua; b) l'indicazione delle previsioni; c) la detrazione della consistenza esistente; d) la determinazione dei parametri dimensionali; f) la qualificazione degli standard. A tal proposito, essendo in corso di approfondimento l'analisi della consistenza residua del PRG vigente, nel presente preliminare vengono riportati i criteri e i dati relativi ai parametri dimensionali e alla qualificazione degli standard, rinviando la loro precisa e definitiva quantificazione alla conclusione delle analisi ancora in corso. Per quanto riguarda la valutazione del patrimonio edilizio esistente, la necessaria ricognizione di quest'ultimo collegata alla redazione del piano, intercetta anche l'obiettivo di avviare il previsto rinnovamento dell'organizzazione amministrativa. Si prevede in tal senso la realizzazione di una Anagrafe Edilizia comunale, funzionale alla conoscenza e alla gestione del patrimonio edilizio esistente attraverso la sua classificazione in una apposita Scheda del Fabbricato. I dati del tessuto insediativo comunale potranno essere raccolti e gestiti in un archivio informatizzato collegato alla cartografia del piano, così da consentire il progressivo aggiornamento dei Pagina 133 Comune di Castelnuovo Cilento Sa ‐ Preliminare di PUC dati. Nella formulazione della scheda potranno prevedersi sia informazioni tipologico‐costruttive che urbanistico‐
amministrative; inoltre andranno annotati i livelli di criticità e di rischio (geologico, idrogeologico, sismico, ambientale) e di vulnerabilità, specie per i fabbricati storici e rurali. 11.2 Orientamenti e criteri di elaborazione del PUC Il piano urbanistico di Castelnuovo Cilento è orientato essenzialmente al riordino, alla riqualificazione e alla razionalizzazione dell’esistente, a fronte di un assetto urbano disaggregato e frammentato nell'ambito di un contesto ambientale ad elevata valenza/fragilità ecologica e paesistica. Considerando i principi di trasformazione urbana precedentemente richiamati, riguardanti gli ambiti urbanizzati, gli ambiti da urbanizzare e le aree di riequilibrio insediativo e ambientale, il presente preliminare di PUC inquadra in questa fase come ambiti di trasformazione l'intero tessuto edificato e urbanizzato, cioè servito da infrastrutture viarie e di rete, sia consolidato che non, sia urbano che periurbano. Ciò al fine di includere in tale inquadramento tutte le possibili aree di completamento (residenziali, produttive, commerciali e turistiche), la cui riqualificazione e riequilibrio comporterà l'incentivazione di interventi coordinati e integrati di ripristino ambientale e di mitigazione degli impatti. Questi ultimi, oltre alla realizzazione di spazi e attrezzature ad uso pubblico, verde attrezzato e parchi urbani, potranno riguardare ambiti agricoli periurbani in cui risultano presenti attualmente condizioni inadeguate (commistione con strutture manifatturiere, impianti serricoli, ecc.), che richiedono una più specifica regolamentazione. D'altra parte le strategie di livello sovracomunale che emergono dal quadro della pianificazione regionale e provinciale (Ptr e Ptcp.) evidenziano precisi indirizzi in tal senso, a cui il PUC intende fare riferimento. In relazione al territorio urbanizzato e semiurbanizzato, le tematiche della riqualificazione e ristrutturazione urbana si impongono con crescente necessità, anche in relazione alle qualità ambientali, paesaggistiche e storiche dell'area, peraltro interessata da flussi turistici in crescente aumento. In tale quadro, il piano si incentrerà verso la riqualificazione del tessuto urbano consolidato, nonché sul riordino e lo sviluppo del territorio urbano più recente. Allo stesso tempo punterà alla riorganizzazione delle funzioni e degli insediamenti diffusi che gravitano negli ambiti periurbani e marginali ai tessuti consolidati. L’integrazione funzionale degli ambiti urbani e periurbani intende rispondere anche alla maggiore tendenza allo sviluppo delle attività del settore terziario, commercio, turismo e servizi collegati, trovando una allocazione ideale sia ai margini che all’esterno degli impianti urbani consolidati. Allo stesso modo, la riorganizzazione e la regolamentazione del territorio rurale aperto, in linea con la pianificazione regionale e provinciale e con gli scenari di riferimento della multifunzionalità per il settore agricolo, comporterà una differenziazione ed una più precisa definizione delle classificazioni d’uso per gli insediamenti rurali e le aree intermedie, essendo queste ultime di fatto aree già oggetto di trasformazione, prevedendo anche l’insediamento di attività misto‐produttive, collegate o meno alla residenza, comunque nel rispetto dei caratteri territoriali di pregio. Per quanto riguarda le nuove esigenze residenziali ed extraresidenziali della popolazione, il Piano farà fronte a queste ultime mediante la riqualificazione urbanistica ed edilizia dei vuoti urbani, degli spazi correlati, così da rafforzare anche la pluralità di funzioni e vocazioni proprie del territorio, tra cui il commercio e i servizi, nonché tutte le attività connesse allo sviluppo del tempo libero organizzato e del turismo. In tal senso il PUC di Castelnuovo Cilento destinerà larga parte del dimensionamento residenziale a fini edificatori, alle zone del proprio territorio riconducibili alle aree di completamento (zone B di cui al d.m n.1444/1968), contenendo il più possibile il consumo di nuovo suolo a fini edificatori, dunque limitando l’individuazione di parti del territorio destinate all'espansione (zone C di cui al d.m n.1444/1968). La trasformazione in ogni caso, inquadra tra gli obiettivi fondamentali la riqualificazione e la valorizzazione del tessuto urbano consolidato, sia storico che di recente formazione, con la previsione di interventi di riqualificazione e ristrutturazione urbanistica in grado di Pagina 134 Comune di Castelnuovo Cilento Sa ‐ Preliminare di PUC affrontare i problemi già evidenziati in precedenza che riguardano la dispersione insediativa e la scarsa qualità del tessuto urbano e edilizio, condizione riscontrabile specificamente nelle frazioni a struttura urbana di più recente realizzazione. La problematica riguarda in particolare la frazione di Velina, in cui attualmente risulta insediata oltre il 40% della popolazione (contro il 14% circa sia del Capoluogo che di Pantana, e il 28% circa di insediamenti sparsi). La località Velina è distribuita tra la zona a valle del tracciato ferroviario, in prossimità del fiume Alento, e quella a monte sui versanti collinari. L'asse ferroviario, infatti, separa nettamente i due ambiti tra loro collegati attraverso alcuni sottopassi e una strada di attraversamento a cavalcavia (denominata via Campo Sportivo). La zona a valle è quella che presenta le maggiori criticità per il disordinato sviluppo edilizio verificatosi negli ultimi decenni, prevalentemente lungo l'asse viario principale della SR ex SS 447, e conseguente alla presenza di numerose strutture produttive costruite a metà del secolo scorso e nell'immediato dopoguerra. Per quanto riguarda questi ultimi, si tratta in prevalenza di impianti produttivi oggi in buona parte dismessi e spesso in condizioni di abbandono e degrado, oggetto di attenzione nell'ambito del nuovo piano urbanistico ai fini di una riconversione e di un riutilizzo, funzionale all'obiettivo di riqualificazione e ristrutturazione urbana. In alcuni casi, come per l'ex tabacchificio e uno degli ex depositi Cirio Baratta, la riconversione è associata anche alla problematica dell'area SIC Alento in cui tali manufatti risultano ubicati. Tale problematica in realtà interessa una buona parte dell'edificato dell'area prospiciente il tratto di via Arbosto della SR 447, comprendendo altre strutture produttive attive, molti edifici residenziali e anche strutture pubbliche e ad uso pubblico, come l'area mercatale e gli annessi servizi commerciali e culturali. Per le parti di edificato ricadenti nell'ambito interessato da vincoli ambientali (area SIC, aree a rischio idrogeologico, ecc.), è prevista la realizzazione di interventi di risanamento e ripristino ambientale, come per tutte le aree del territorio comunale interessate da condizioni di salvaguardia ambientale e paesaggistica. Le categorie d'intervento a seconda dei casi prevedono: il risanamento e il ripristino ambientale; la mitigazione degli impatti; la valorizzazione ambientale e paesaggistica; la permeabilizzazione dei suoli e la riqualificazione edilizia. La frazione Velina nella realtà odierna costituisce di fatto il centro effettivo di Castelnuovo Cilento, condizione determinatasi anche a seguito del forte sviluppo commerciale che ha interessato l'area nell'ultimo ventennio. L'espansione insediativa disarticolata e discontinua, la mancanza di spazi pubblici urbani, gli squilibri funzionali e la presenza di impianti dismessi o in disuso (ex tabacchificio, ex mattatoio consortile, ex fornace, ex deposito Cirio‐
Baratta) rendono necessario introdurre elementi in grado di invertire le tendenze critiche in atto. Muovendosi in questa direzione, il PUC mira a rafforzare la centralità dell'area puntando su interventi in grado di introdurre un più opportuno e positivo "effetto urbano", con la densificazione delle aree già edificate mediante entità spaziali e volumetriche indirizzate a migliorare le condizioni complessive dell'area, coniugate con la realizzazione di un sistema di spazi pubblici urbani, piazze, verde urbano, rete di percorsi pedonali, ciclabili e in parte veicolari di accesso alle residenze, come elemento strutturante dell’organizzazione morfologico‐spaziale e funzionale. Contestualmente si prevede la riqualificazione e il completamento del tessuto urbanistico esistente e il miglioramento del paesaggio edificato mediante un nuovo assetto insediativo, con la realizzazione di un più equilibrato rapporto tra funzione abitativa e attrezzature pubbliche o ad uso pubblico anche di iniziativa privata. Particolare attenzione in tal senso, verrà posta alla conversione e al riutilizzo delle citate strutture produttive dismesse o in disuso presenti nell'area di Velina, compresa la ex cava di argilla oggi lago a tutti gli effetti, prevedendo anche opportune misure di incentivazione per un loro riuso compatibile con il tessuto urbano residenziale nel quale si collocano e con le criticità ambientali presenti. In merito il piano comprenderà la perimetrazione di comparti caratterizzati dalla presenza di tali impianti, inglobati nel tessuto urbano residenziale, da sottoporre a seconda dei casi a PUA e/o a Comparti Integrati, per il riordino complessivo del sistema insediativo preesistente e per la riqualificazione urbana prevista. A tal proposito si prevede prioritariamente il recupero di standard (parcheggi, verde, ecc.), anche attraverso l’insediamento di nuove funzioni private, compatibili con il riordino del sistema insediativo, privilegiando le attività economiche coerenti con la residenza e con attività di Pagina 135 Comune di Castelnuovo Cilento Sa ‐ Preliminare di PUC servizio di tipo urbano, quali attività commerciali, servizi, ristoro, tempo libero, cultura e intrattenimento, turismo, ecc.. Per gli ulteriori impianti dismessi ricadenti in aree rurali periurbane e intraurbane, come è il caso delle ex strutture agricole in disuso localizzate a Pantana, contigue al complesso storico di Santa Chiara, si prevede l’insediamento di nuove funzioni compatibili con il contesto paesaggistico‐ambientale, tenendo conto dei presumibili impatti sulla agricoltura e dell'opportunità di riqualificare e valorizzare l'intera area, cerniera tra gli abitati di Pantana e Velina, attualmente occupata dagli impianti serricoli già citati. L'obiettivo è quello di favorire lo sviluppo di attività complementari all’agricoltura e di ricettività agrituristica integrata, finalizzata alla valorizzazione di produzioni tipiche locali e della cultura rurale, anche in collegamento alle attività del vicino Istituto Professionale Alberghiero. Anche in questo caso la priorità riguarderà il recupero di standard, in relazione all’insediamento delle suddette attività private, accordabili con la riorganizzazione del sistema insediativo, agevolando anche attività e funzioni di tipo urbano, quali attività di promozione e commercializzazione, servizi, ristoro, sport, tempo libero organizzato, intrattenimento, ecc.. Anche per quanto riguarda il Capoluogo e il centro storico ivi ubicato, il piano predisporrà misure per il recupero, la riqualificazione e la rivitalizzazione che si tradurranno in interventi di conservazione e valorizzazione del nucleo storico dei suoi caratteri strutturali, la sua fruibilità e la valorizzazione degli elementi di relazione storica con il contesto e il loro ripristino. Contestualmente si prevede la riqualificazione e il completamento del tessuto urbanistico recente e la riqualificazione del paesaggio edificato mediante il miglioramento dell'assetto insediativo, anche in questo caso con la realizzazione di un più equilibrato rapporto tra funzione abitativa e attrezzature pubbliche o ad uso pubblico anche di iniziativa privata, di tipo culturale, turistico ricettivo e ricreativo. Allo stesso modo è prevista la realizzazione di interventi di risanamento ambientale, specie per quanto riguarda la parte di più recente realizzazione, in prossimità del vecchio municipio, che costituisce elemento di elevata criticità ambientale e paesaggistica, prevedendo sia la riqualificazione ambientale che la mitigazione degli impatti suddetti, anche con l'eventuale creazione di una fascia boscata con impianto di alberature ad alto fusto. Pagina 136 Comune di Castelnuovo Cilento Sa ‐ Preliminare di PUC 12. DIMENSIONAMENTO DEL PIANO Il dimensionamento del Puc di Castelnuovo Cilento si riferisce alle aree di trasformazione individuate sul territorio comunale, in particolare per gli ambiti a destinazione residenziale, configurando il relativo piano strutturale come una “mappa di trasformabilità” del territorio. Il dimensionamento tiene conto delle esigenze connesse ai fenomeni di crescita e di trasformazione urbana valutate in base ad un previsto incremento demografico per l'arco temporale fissato. Il fabbisogno insediativo tuttavia dovrà essere continuamente aggiornato in base all'effettiva realizzazione delle trasformazioni previste che andranno attentamente verificate mediante la gestione del piano nel tempo, cioè con gli opportuni atti di programmazione e attraverso gli strumenti della pianificazione attuativa. Le previsioni operative del piano, infatti, dovranno essere continuamente rapportate al quadro delle esigenze che cambiano, determinando i valori effettivi della capacità edificatoria delle aree di trasformazione. In relazione a modalità e tempi previsti dal piano, si è ritenuto di assumere i valori pieni risultanti dalle stime effettuate, in considerazione che:  non tutte le aree saranno edificate nell'arco temporale prefissato, considerando che la capacità edificatoria non sarà utilizzata del tutto dai soggetti privati interessati;  l'effettiva saturazione della capacità insediativa nei tessuti di città consolidata e stratificata non è di fatto prevedibile;  è possibile ipotizzare che l'attuale cambiamento degli stili di vita orienterà le scelte individuali anche verso le aree a minore densità insediativa;  non tutte le attività produttive presenti nelle zone residenziali si trasferiranno nei tempi previsti nelle aree destinate a tali funzioni;  non è possibile considerare quote significative del patrimonio abitativo non occupato, ai fini del bilancio abitativo, trattandosi prevalentemente di seconde case di fatto utilizzate periodicamente, specie nella stagione estiva data la contiguità del comune al territorio costiero. A tali valutazioni, va aggiunta la considerazione che in coerenza con il principio di integrazione funzionale, che è una prestazione essenziale dei nuovi comparti edificatori quale principio insediativo assunto nel presente piano, la capacità edificatoria degli ambiti residenziali possa essere destinata anche a funzioni complementari quali uffici, studi professionali, negozi, servizi, attività artigianali, depositi, box auto, ecc.. Ulteriore fattore da tenere presente nella valutazione delle aliquote finali del dimensionamento riguardano gli incrementi aggiuntivi determinati dai fenomeni di polarizzazione in atto riguardanti il territorio comunale a seguito delle iniziative in corso e quelle programmate per lo sviluppo di servizi e attrezzature per il tempo libero e il turismo che produrranno incremento di occupazione e di attrattività, anche a scala intercomunale e comprensoriale. Rispetto al dimensionamento, infine, il presente piano tiene conto del bilancio di attuazione dello strumento urbanistico precedente, per cui il residuo di capacità edificatoria viene rivisto e ricompreso nelle attuali previsioni del piano, dunque è parte integrante del bilancio oggetto del presente dimensionamento. 12.1 Dimensionamento abitativo Il dimensionamento abitativo si fonda in generale sia sul rapporto famiglia/alloggio, cioè la dotazione di un alloggio per ogni famiglia in misura proporzionata alla grandezza della famiglia stessa, sia sul rapporto abitanti/stanza, ossia la dotazione di stanze per ciascun abitante. In entrambi i casi è stato considerato per lungo tempo il parametro pari a 1, ovvero una stanza di abitazione per ogni abitante e un alloggio per ogni famiglia. In realtà, per quanto attiene in particolare al rapporto abitante/stanza, le analisi statistiche nazionali dell'ultimo quindicennio hanno dimostrato che l'evoluzione socioeconomica e la trasformazione qualitativa degli standard di vita degli ultimi anni, hanno determinato l'attestarsi di tale rapporto su un parametro pari a 0,57 ab/stanza, cioè di quasi due stanze per Pagina 137 Comune di Castelnuovo Cilento Sa ‐ Preliminare di PUC ogni abitante. Tale parametro nel 2011 si è ulteriormente definito nel rapporto ottimale di 0,50 ab/stanza, laddove per ogni abitante è stata individuata una dotazione netta di n.2 stanze. Per quanto riguarda la situazione locale, le dinamiche precedentemente illustrate si confermano ampiamente. Come descritto nei precedenti paragrafi, infatti, Castelnuovo Cilento si caratterizza per standard residenziali di livello quantitativo medio‐alto come confermano, nell'ambito del censimento 2001, i dati riguardanti: la superficie media delle abitazioni pari a mq 105,67, tra le più alte della provincia e del valore medio provinciale di mq 92,55; il numero di occupanti per stanza in abitazione occupata da persone residenti pari a 0,69 per Castelnuovo Cilento, inferiore del rapporto medio provinciale pari a 0,72; il numero di stanze per abitazione per tipo di occupazione, che vede 3,82 la media dei vani di abitazioni non occupate da persone residenti, e 4,47 la media dei vani di abitazioni occupate da persone residenti; infine l'elevato numero di residenze di proprietà, pari al 77,61%, contro il dato medio provinciale di 69,16%. Considerando anche le dinamiche demografiche registrate nell'ultimo decennio, Castelnuovo Cilento in altri termini, si identifica come il tipico insediamento intermedio, rispetto a territori di maggiore concentrazione urbana (Vallo della Lucania e comuni costieri), ponendosi come alternativa alla maggiore densità abitativa e ai più alti valori di mercato degli immobili, consentendo l'accesso a migliori standard residenziali a partire da quello dimensionale degli alloggi. A tale situazione fanno tuttavia da contrappunto anche condizioni di disagio abitativo come attesta il valore dell'indice di disagio abitativo IDA (rif. Ptcp, 0.1.1 Allegato 1 ‐ Analisi socioeconomica) che per il sistema territoriale locale risulta pari a 0,82 seppure inferiore al valore provinciale di 1,10. L'indice di disagio abitativo dipende dalla presenza di alloggi impropri e dal valore dell’indice di affollamento stabilito come soglia massima, al di sopra del quale le famiglie vivono in condizione di disagio. Questo standard è stato definito sotto il profilo “stanza per abitante” ritenendo congrua la dotazione minima di 1,5 stanze per residente. Il fabbisogno residenziale di seguito analizzato è distinto tra fabbisogno pregresso e fabbisogno aggiuntivo. 12.1.1 Fabbisogno residenziale pregresso Il Ptcp, cfr. art. 124 delle Nta, stabilisce che la stima del fabbisogno abitativo pregresso deve essere valutata con riferimento a riconosciute condizioni di disagio, in relazione alle famiglie che vivono: a) in alloggi impropri – di cui alle voci censuarie relative alle “Famiglie che occupano un altro tipo di alloggio”, “Famiglie senza tetto o senza abitazione” e “Famiglie in coabitazione”; b) in condizioni di sovraffollamento, in cui il rapporto fra numero dei componenti e spazio abitativo è inferiore ai minimi accettabili. Per quanto riguarda gli alloggi impropri, si possono considerare quelli occupati da famiglie che rientrano nella tipologia di convivenza classificata come "altre convivenze", pari a 2 unità in base ai dati Istat 2001 precedentemente riportati. Si assume pertanto che nel caso in questione, risultano impropri : 2 alloggi per corrispondenti 9 vani (8,6). Nell'ambito della categoria degli alloggi impropri, inoltre, è necessario considerare anche quelli che non offrono condizioni d'uso adeguate, come gli alloggi privi di servizi igienici essenziali; quelli interrati per oltre il 35% del perimetro; quelli privi di illuminazione e ventilazione diretta nella maggior parte delle stanze; gli alloggi ubicati al piano terreno con affaccio solo su strada carrabile di larghezza inferiore a 6 metri. Tali condizioni abitative riguardano una quota parte sia delle abitazioni costruite in epoca antecedente al 1945, sia delle numerose case sparse. Per un comune di dimensioni medio piccole della Campania è stato stimato (CLES, Politiche abitative nella regione Campania, 2008), che tale valore oscilla tra il 2 e il 3% dei vani totali. Dal dato statistico regionale pertanto è possibile operare una stima del numero di vani e il corrispondente numero di alloggi impropri presenti nel territorio comunale: Pagina 138 Comune di Castelnuovo Cilento Sa ‐ Preliminare di PUC 2,5%*3.096 (stima CLES, Pressione 2001 ‐ Numero di vani totali) = 77 vani 77/4,3 (Vani – Numero medio di vani per abitazione occupata) = 18 alloggi Dalle valutazioni operate, risulta in definitiva il seguente numero totale di alloggi impropri: 2 + 18 = 20 alloggi, per complessivi 9 + 77 = 86 vani. E' interessante sottolineare come, nell'ambito dello studio sopracitato a cura del CLES per le politiche abitative regionali, il livello di disagio abitativo dei comuni della Campania risulti determinato attraverso il ricorso ad una procedura a doppio stadio: (i) la selezione preliminare dei comuni con particolari requisiti (individuati e formalizzati con la Delibera CIPE n. 87 del 13 novembre 2003); (ii) l’elaborazione di un indicatore sintetico finalizzato alla costruzioni dell’intensità del disagio ossia l’elaborazione di un ordinamento, di una scala delle priorità d’intervento dell’azione pubblica basata sulla gravità del fenomeno. L’indicatore sintetico teorico (ISDA) è una media ponderata di cinque differenti indici: (1) l’incidenza di intensità abitativa (iIA); (2) l’indice di pressione sullo stock abitativo (iPS); (3) l’indice di accessibilità al mercato immobiliare residenziale (iP); (4) l’indice di incidenza delle domande di alloggio popolare (iDA); (5) l’indice di incidenza delle domande di voucher per abitazioni in locazione (iDV). Il primo indice comunale (iIA) è stato analizzato nella panoramica sul contesto residenziale comunale (cfr. Patrimonio abitativo esistente e suo utilizzo) ed è dato dal rapporto tra le abitazioni comunali occupate e le abitazioni comunali totali censite. La standardizzazione è avvenuta considerando lo stesso rapporto su base regionale. Il secondo indice comunale (iPS) – anch’esso valutato (cfr. Le abitazioni: indicatori di affollamento) – è il reciproco del rapporto tra la superficie comunale abitata e la popolazione comunale residente. Anche in questo caso la standardizzazione è stata ottenuta considerando lo stesso rapporto su base regionale. Il quarto (iDA) e quinto indicatore (iDV) sono stati realizzati rapportando alla popolazione residente, rispettivamente, il numero delle domande (di alloggio popolare o di sostegno alla spese per un’abitazione in locazione) moltiplicato per il numero medio di componenti familiari. Per quanto riguarda il terzo indicatore comunale (iAMI), questo è stato ottenuto come valore reciproco del rapporto tra prezzo unitario delle abitazioni comunali residenziali ponderato e il prezzo medio unitario regionale; il fattore di ponderazione utilizzato è il grado di utilizzo ovvero il rapporto tra le abitazioni occupate e le abitazioni totali censite. La valutazione effettuata per tutti i comuni della Campania ha prodotto una graduatoria in cui Castelnuovo Cilento risulta posizionato come illustrato nella tabella che segue. Graduatoria dei comuni con disagio abitativo Valore dell’indicatore ISDA
Livello di rischio
e priorità d’intervento Graduatoria regionale 459 (su 551) Tabella xx: Fonte: elaborazioni CLES su dati ISTAT 2001 e su dati CIPE (Delibera n. 87 del 13 novembre 2003) Castelnuovo Cilento 0,560 Medio‐Basso
Graduatoria provinciale
125
(su 158)
Per quanto riguarda le condizioni di sovraffollamento, l'indice di affollamento e l'indicatore della condizione di disagio considerato è il rapporto stanze/occupanti. Nella matrice di affollamento che segue (Ptcp, 0.1.1 Allegato 1 Analisi socioeconomica) sono riportati i valori di riferimento dell’indice di affollamento per ciascuna condizione abitativa in riferimento all'intero territorio provinciale. Nella tabella di seguito riportata, l’indice di affollamento o di disagio abitativo, riguarda solo le abitazioni con un numero di occupanti per stanza maggiore di 1,34, oltre ai monolocali, ossia le abitazioni composte da una sola stanza. L'indice aumenta sia quando risultano più componenti nello stesso numero di stanze, sia quando famiglie Pagina 139 Comune di Castelnuovo Cilento Sa ‐ Preliminare di PUC con lo stesso numero di componenti vivono in alloggi con un minor numero di stanze. In alternativa, esso aumenta lungo la diagonale secondaria della matrice dal basso verso l’alto. Tabella xx‐ Matrice degli Indici di affollamento ‐ Ptcp, 0.1.1 Allegato 1 Analisi socioeconomica Nel calcolare l’indice di affollamento viene anche considerato che: 1) Monolocali esclusi, non vi siano economie di scala ottenute dalla dimensione dell’immobile; 2) Il disagio abitativo aumenti con il crescere del rapporto: numero componenti familiari/numero stanze; 3) Il sottoutilizzo degli immobili non costituisca di per sé un problema, vale a dire che esso stesso non costituisce una priorità ai fini della pianificazione territoriale. Ciascun valore dell’indice di affollamento è stato moltiplicato per la quota di popolazione che vive nella condizione abitativa ad esso relativa, da cui risultano le tabelle di seguito riportate. In esse sono considerate non idonee o sovraffollate le abitazioni costituite da: una sola stanza; due stanze se occupate da un nucleo familiare costituito da tre o più componenti; tre stanze se occupate da un nucleo familiare costituito da cinque o più componenti; quattro stanze se occupate da un nucleo familiare costituito da sei o più componenti. Popolazione in condizione di disagio abitativo per numero di componenti delle famiglie e numero di stanze. Provincia di Salerno 2001 COMPONENTI FAMIGLIE STANZE 1 2
3
4
5 6
1 2628 1914
1455
1344
590 187
2 0 0
12225
14772
6140 2251
3 0 0
0
0
27525 10371
4 0 0
0
0
0 26046
5 0 0
0
0
0 0
6 0 0
0
0
0 0
2628 1914
13680
16116
34255 38855
Pagina 140 Comune di Castelnuovo Cilento Sa ‐ Preliminare di PUC Percentuale popolazione in condizione di disagio abitativo per numero componenti delle famiglie e numero di stanze. Provincia di Salerno 2001 COMPONENTI FAMIGLIE STANZE 1 2
3
4
5 6
1 0,024 0,018
0,014
0,013
0,005 0,002
2 0 0
0,114
0,137
0,057 0,021
3 0 0
0
0
0,256 0,097
4 0 0
0
0
0 0,242
5 0 0
0
0
0 0
6 0 0
0
0
0 0
0,02 0,02
0,13
0,15
0,32 0,36
Con riferimento ai dati provinciali è possibile ricostruire la matrice di affollamento per il Comune di Castelnuovo Cilento, applicando gli stessi dati provinciali, assumibili in considerazione che tra questi ultimi e i dati comunali non esistano differenze significative nella distribuzione delle famiglie nelle abitazioni. In tal senso per Castelnuovo Cilento risulta la matrice di affollamento che segue. Castelnuovo Cilento MATRICE DI AFFOLLAMENTO ‐ dati Istat 2001 Numero di alloggi per numero di stanze Numero di famiglie per numero di componenti 1 componente 2 componenti 119 180 141 5 componenti 6 o più componenti Totale 156 90 42 728 3 componenti 4 componenti 1 stanza 7 6 4
3
3
1 0 17
2 stanze 46 0 0
26
31
13 5 74
3 stanze 130 0 0
0
0
58 22 80
4 stanze 243 0 0
0
0
0 55 55
5 stanze 6 o più stanze 177 0 0
0
0
0 0 0
125 0 0
0
0
0 0 0
Totale 728 6 4
29
34
72 82 226
Dallo sviluppo della matrice emerge che a Castelnuovo Cilento 226 componenti vivono in condizioni di disagio per sovraffollamento abitativo in base all'indice IDA fissato a livello provinciale. A 226 componenti corrispondono (226 componenti/3,10 media componenti per famiglia al 2001) 73 famiglie che risultano in condizioni di sovraffollamento abitativo a cui fa riscontro una domanda di 73 alloggi. In conclusione, dalle elaborazioni effettuate risulta un fabbisogno residenziale pregresso corrispondente a: 20 (alloggi impropri) + 73 (domanda di affollamento) = 93 alloggi Pagina 141 Comune di Castelnuovo Cilento Sa ‐ Preliminare di PUC 12.1.2 Fabbisogno residenziale aggiuntivo Il Ptcp, cfr. art. 125 pt.1 delle Nta, stabilisce che la stima del fabbisogno abitativo aggiuntivo deve essere effettuata sulla base di scenari di proiezione demografica che tengano conto delle componenti naturali e migratorie. Ciò in linea con il metodo adottato dall'Istat per le previsioni demografiche riferite alle provincie italiane (giugno 2008), richiamato nell'Analisi socioeconomica del Ptcp (0.1.1 Allegato 1). Il metodo adottato è quello per componenti (Cohort Component Model), che si basa sull’assunto che la popolazione, tenuto conto del naturale processo di avanzamento dell’età, si modifica di anno in anno sulla base di due componenti: a) il saldo naturale (differenza tra nascite e decessi) e b) il saldo migratorio (differenza tra movimenti migratori in entrata e movimenti migratori in uscita). Previsioni demografiche (1999/2009‐2019) Le analisi socioeconomiche effettuate, hanno evidenziato le dinamiche demografiche di Castelnuovo Cilento riportate nelle tabelle che seguono. Tassi x 1000 abitanti
Anno Popolazione Media Natalità
Mortalità
Crescita Naturale
Migratorio Totale Crescita Totale
1999 2.210 1,1
1,3
‐0,2
1,0 0,8
2000 2.229 0,9
1,0
‐0,1
0,6 0,5
2001 2.248 0,8
0,8
0,0
0,5 0,5
2002
2.263 8,4
9,7
‐1,3
8,4 7,1
2.283 12,3
6,6
5,7
4,8 10,5
2.316 9,5
6,5
3,0
15,1 18,1
2.370 10,1
6,3
3,8
24,1 27,8
2.418 13,2
9,5
3,7
8,7 12,4
2.453 9,8
11,0
‐1,2
17,1 15,9
2.499 9,2
7,6
1,6
19,6 21,2
2.553 12,5
8,2
4,3
17,6 21,9
2.598 7,7
7,7
0,0
12,7 12,7
2003
2004
2005
2006
2007
2008
2009
2010
Variazioni Bilancio Demografico
Anno Saldo Naturale Saldo Migratorio
Per variazioni
territoriali
Saldo Totale Popolazione al 31/12
1999 ‐ 4 23
0
19 2.231
2000 ‐3 25
‐7 15 2.246
2001 0 12
‐5
7 2.253
2002 ‐3 19
+2
18 2.271
2003 13 11
0
24 2.295
2004 7 35
0
42 2.337
2005 9 57
0
66 2.403
2006 9 21
0
30 2.433
2007 ‐3 42
0
39 2.472
2008 4 49
0
53 2.525
2009 11 45
0
56 2.581
tot 369 Pagina 142 Comune di Castelnuovo Cilento Sa ‐ Preliminare di PUC Considerando i dati demografici sopra riportati e tenendo conto delle componenti naturali e migratorie registrate, lo scenario di proiezione demografica al 2019 viene delineato con il metodo dell'equazione esponenziale, sviluppato nella tabella che segue. Il calcolo fornisce il seguente quadro di stima: totale residenti al 2019: 3.004 incremento residenti al 2019: 3.004 ‐ 2.581 = 423 Anno Popolazione Saldo annuale naturale e migratorio Tasso annuale di Crescita Tasso medio di Crescita 2.231 19 0,00858951
2000 2.246 15 0,00672344
2001 2.253 7 0,00311665
2002 2.271 18 0,00798935
2003 2.295 24 0,01056803
2004 2.337 42 0,01830065
2.403 66 0,02824134
2.433 30 0,01248439
2007 2.472 39 0,01602959
2008 2.525 53 0,02144013
2009 2.581 56 0,02217822
2010 2.614 2011 2.655 2012 2.696 2013 2.738 2014 2.781 2015 2.824 2016 2.868 2017 2.912 2018 2.958 2019 3.004 1998 2.212 1999 2005 2006 0,015566131 Composizione nuclei familiari e famiglie La previsione del numero di famiglie residenti al 2019 è determinata dalla differenza tra la crescita della popolazione e la variazione della dimensione media (cfr. Ptcp, 0.1.1 Allegato 1 ‐ Analisi socioeconomica) su cui influiscono la composizione per età della popolazione e i fattori sociali ed economici. Pagina 143 Comune di Castelnuovo Cilento Sa ‐ Preliminare di PUC Castelnuovo Cilento POPOLAZIONE RESIDENTE e FAMIGLIE‐ ISTAT 1991, 1999‐2009 Anno Residenti Variazione
%Maschi
%Femmine
Famiglie Componenti
per Famiglia
1991 2.158 ‐
48,2%
51,8%
657 3,28
1999 2.231 ‐
48,6%
51,4%
721 3.09
2000 2.246 0,6%
48,0%
52,0%
726 3.09
2001 2.253 0,3%
47,9%
52,1%
728 3,10
2002 2.271 0,7%
47,8%
52,2%
734 3,12
2003 2.295 1,1%
48,1%
51,9%
752 3,05
2004 2.337 1,8%
48,4%
51,6%
773 3,02
2005 2.403 2,8%
48,5%
51,5%
803 2,99
2006 2.433 1,2%
48,0%
52,0%
831 2,93
2007 2.472 1,6%
47,9%
52,1%
851 2,90
2008 2.525 2,1%
48,1%
51,9%
891 2,83
2009 2.581 2,2%
47,8%
52,2%
904 2,86
Considerando la variazione della composizione media a partire dal 1991 fino al 2009, la proiezione al 2019 della serie storica dell'andamento del numero medio dei componenti per famiglia, ha dato luogo al risultato rappresentato nel diagramma che segue: 3,40
3,30
3,20
3,10
3,00
2,90
2,80
2,70
2,60
2,50
1990
1992
1994
1996
1998
2000
2002
2004
2006
2008
2010
2012
2014
2016
2018
2020
Fig.xx: Proiezione al 2019 andamento della composizione media famiglie composizione media famiglie
polig . d i proiezione
Pagina 144 Comune di Castelnuovo Cilento Sa ‐ Preliminare di PUC Dalla poligonale di proiezione al 2019, risulta una previsione del numero medio di componenti per famiglia pari a: 3,28*(EXP(‐0,021*29)) = 2,70 da cui: 3.004 / 2,70 = 1.113 famiglie al 2019 1.113 ‐ 904 = 209 incremento famiglie al 2019 ovvero 209 alloggi per fabbisogno aggiuntivo. Per quanto riguarda la quota aggiuntiva frizionale (Ptcp – Nta, art. 125 comma 3), che tiene conto della quota di patrimonio non occupato destinato a consentire mobilità e funzionalità del mercato, questa è stimabile tra il 3% e il 5% del patrimonio occupato. Da ciò deriva: Quota aggiuntiva da frizionale minima 3% = 728 (2001) x 3% = 22 alloggi Quota aggiuntiva da frizionale massima 5% = 728 (2001) x 5% = 36 alloggi Quota aggiuntiva frizionale considerata: 30 alloggi Il rapporto famiglie/abitazioni è stimato in ragione della effettiva presenza territoriale registrata, considerando la composizione e la morfologia sociale del nucleo familiare. Un significativo indicatore della relazione tra andamento demografico e patrimonio edilizio è costituito dal rapporto tra numero e composizione dei nuclei familiari e numero e composizione degli alloggi presenti sul territorio. A tal proposito, come già segnalato in precedenza, l'obiettivo del Piano è quello di raggiungere il livello minimo di una abitazione per ogni nucleo familiare, con la determinazione dei parametri di un alloggio ritenuto adeguato, per cui ad ogni nucleo familiare dovrà corrispondere un alloggio composto da un numero di vani conforme alla dotazione minima di 1,5 vani a persona. Da qui si assume che un alloggio tipo, cioè per una famiglia con un numero medio di componenti pari a 2,70, risulta composto da 1,5*2,70 = 4.05 vani, che per ragioni di opportunità si arrotonda a 4,5 vani per alloggio, tenendo conto che il valore risultante è anche inferiore alla media attuale del numero di vani per abitazione a Castelnuovo Cilento pari a 4,3. Il calcolo del dimensionamento abitativo si basa sulla somma del fabbisogno pregresso e del fabbisogno aggiuntivo, comprensivo della quota frizionale, per cui risulta: 93 alloggi fabbisogno residenziale pregresso 209 alloggi fabbisogno residenziale aggiuntivo 30 alloggi quota aggiuntiva frizionale ‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐ 332 alloggi totali da realizzare A questi corrispondono: 4,5 x 80 mc/vano = 360 mc di volume per alloggio 4,5 x 25 mq = 112,5 mq di superficie per alloggio 332 x 112,5 mq = 37.350 mq di superficie residenziale 332 x 360 mc = 119.520 mc di volumetria residenziale Alla volumetria residenziale deve collegarsi, necessariamente, la cosiddetta “volumetria complementare” rappresentata dalle funzioni integrative e correlate direttamente alla residenza, come previsto dal DI n.1444/1968, che considera ai mc 80 strettamente residenziali, ulteriori mc 20, fino alla concorrenza dei tradizionali mc 100 procapite fissati dalla normativa. In considerazione del rapporto fissato di 1,5 vani/abitante e dell'innalzamento della cosiddetta “soglia di bisogno”, si è considerato un incremento del 20% della volumetria residenziale per la quantificazione della volumetria complementare, onde dotare i nuovi insediamenti residenziali delle necessarie funzioni strettamente interrelate alla residenza. ‐ volumetria complementare (20% vol. residenziale) = 23.904 mc L’insieme della volumetria residenziale e della volumetria complementare costituisce, pertanto, il complessivo carico insediativo residenziale di nuovo impianto sul territorio: ‐ volumetria totale da realizzare 143.424 mc Pagina 145 Comune di Castelnuovo Cilento Sa ‐ Preliminare di PUC 12.2 Standard urbanistici e attrezzature di progetto In linea generale, il piano urbanistico di Castelnuovo Cilento è orientato essenzialmente al riordino, alla riqualificazione e alla razionalizzazione dell’esistente, a fronte di un assetto urbano disaggregato e frammentato. Il presente preliminare di PUC pertanto, come già precedentemente illustrato, inquadra tra gli obiettivi fondamentali la riqualificazione e la valorizzazione del tessuto urbano consolidato, sia storico che di recente formazione, anche mediante la definizione di nuove aree standards, per il soddisfacimento del fabbisogno pregresso e di quello futuro, prevedendo nuove aree per attrezzature pubbliche e/o di uso pubblico. Le nuove aree da destinarsi a standard saranno individuate considerando lo sviluppo degli ambiti insediativi, così come sono andati configurandosi negli ultimi decenni e in relazione alle attuali dinamiche socio‐economiche che, a fronte di una riduzione delle attività agricole e manifatturiere, hanno visto crescere il comparto del terziario (commercio, servizi e turismo), nonché in funzione dei caratteri naturalistico ambientali che interessano ampie parti del territorio comunale condizionandone usi e trasformazioni. Il completamento della funzione residenziale, in tal senso, prevede la dotazione di servizi di base, ovvero di standard direttamente collegati alla funzione abitativa. Il DI n.1444/1968, come è noto, indica che per ogni abitante deve essere garantita una dotazione minima di 18 metri quadrati così articolati: ‐ per attrezzature scolastiche mq 4,50 ‐ per attrezzature di interesse comune mq 2,00 di cui min. mq 5.000 di attrezzature religiose ‐ per verde attrezzato e sport mq 9,00 ‐ per parcheggi pubblici mq 2,50 Queste aree costituiscono la dotazione di aree pubbliche per le relative attrezzature che deve essere presente per ciascuna zona omogenea residenziale. Tali standard dimensionali sono generalmente previsti quando si realizza un quartiere interamente ex novo in aree libere (le cosiddette lottizzazioni), e nella redazione di uno strumento urbanistico deve esserne verificata la sussistenza rispetto agli abitanti già insediati nel tessuto residenziale esistente, al fine di colmare eventuali deficit. A tal proposito, le analisi in corso di svolgimento riguardano la definizione delle quantità di aree occorrenti per realizzare la prevista dotazione di legge, secondo l'articolazione delle seguenti valutazioni: ‐ popolazione totale destinataria degli standard (popolazione già insediata e popolazione da insediare) nell’arco temporale di validità delle proiezioni demografiche; ‐ calcolo delle aree già esistenti; ‐ eventuale carenza di aree per la popolazione già insediata; ‐ fabbisogno di aree per la popolazione da insediare; ‐ fabbisogno totale di aree per la popolazione già insediata e da insediare. Il PRG vigente e la relativa Variante costituiscono il quadro di base per la necessaria verifica da condurre circa la consistenza e la dotazione, quantitativa e qualitativa, di spazi pubblici urbani. Le previsioni di aree e attrezzature pubbliche operate nell'ambito del piano vigente e il loro livello di effettiva realizzazione, nonché le previsioni della variante urbanistica, saranno analizzate per la verifica della dotazione di spazi pubblici in rapporto ai livelli dimensionali minimi fissati, allo scopo di valutare le dotazioni previste dal DI n.1444/1968 in rapporto alla popolazione residente attualmente. L’equilibrio da raggiungere in termini di dotazioni minime di legge tra abitanti insediati al 31/12/2009 e aree per attrezzature e servizi pubblici, rappresenta il dato iniziale costituito dal complessivo equilibrio da raggiungere all’orizzonte di piano al 31/12/2019, tra popolazione residente e aree pubbliche per servizi e attrezzature (rapporto carico insediativo / carico urbanistico). La localizzane delle aree per standard pubblici, ove non sia prevista in riferimento a Piani Urbanistici Attuativi PUA, sarà attentamente calibrata per la funzione strategica che queste aree assumono nel complessivo equilibrio funzionale dei diversi agglomerati urbani (Capoluogo, Velina e Pantana). Lo standard correlato alle ipotesi di insediamento residenziale o produttivo da realizzarsi attraverso la preventiva redazione di uno strumento urbanistico attuativo demanda al PUA stesso la precisa localizzazione delle aree standard previste. Sia nell’uno che Pagina 146 Comune di Castelnuovo Cilento Sa ‐ Preliminare di PUC nell’altro caso, è possibile prevedere specifiche modalità di partenariato pubblico/privato per la realizzazione e la gestione di questi servizi ed attrezzature ad uso pubblico, fondate sui diversi strumenti di seguito specificati. Per la localizzazione saranno considerate le specifiche problematiche del tessuto insediativo di Castelnuovo Cilento, per quanto riguarda in particolare i due principali centri di Velina e Pantana, che si articolano lungo le SS 18 e SS 267, a destinazione prevalentemente residenziale e misto‐residenziale con spiccata caratterizzazione commerciale, mentre l’abitato del Capoluogo ha visto uno sviluppo di tipo nastriforme che si sviluppa dal borgo antico verso l'agglomerato a sud‐ovest. In relazione a tali dinamiche, la definizione delle nuove aree da destinarsi agli standard di cui al D.M. 1444/68 verranno considerate aree all’interno dell’abitato consolidato sia storico che di realizzazione più recente, prevedendo il reperimento di aree a standard anche all’interno degli ambiti da attuare a mezzo PUA e/o attraverso lo strumento del Comparto. Ricorrendo alla disponibilità di aree pubbliche determinata dall’attuazione attraverso Comparti o PUA preventivi, potranno crearsi i presupposti affinché gli Atti di Programmazione degli Interventi possano calibrare l’attuazione del piano con una dotazione anche maggiore rispetto a quanto previsto dalla norma. Attraverso gli Atti di Programmazione degli Interventi, ai sensi dell’art. 25 della L.R. n.16/04 e s.m.i. saranno stabilite le dotazioni di aree a standard da reperire all’interno dei Comparti di integrazione prevalentemente residenziale, prevedendo la quantità, la localizzazione e la destinazione di aree e/o immobili per la realizzazione di infrastrutture, attrezzature, aree verdi, ecc., di iniziativa pubblica, o privata, o pubblico‐privata. Ulteriori aree a standard deriveranno dall’attuazione degli ambiti da assoggettare a PUA, al fine di garantire la realizzazione di servizi pubblici, in particolare di verde, percorsi, piazze e parcheggi, direttamente correlata alla costruzione del nuovo tessuto urbano man mano che si realizza. Pagina 147 Comune di Castelnuovo Cilento Sa ‐ Preliminare di PUC 13. STRUMENTI DI RIFERIMENTO PER L'ATTUAZIONE DEL PIANO 13.1 Aree di trasformazione e perequazione urbanistica In relazione al meccanismo attuativo dei piani urbanistici, nell'ambito del Ptr, e di conseguenza del Ptcp, è stato introdotto lo strumento della perequazione urbanistica che, attraverso l'istituto del comparto, consente di coinvolgere i privati nell’attuazione dei piani, consentendo di eliminare le disparità di trattamento tra i proprietari fondiari. Il meccanismo come è noto si fonda su regole generalizzate fissate dall'amministrazione pubblica, in grado di garantire anche la qualità degli insediamenti, con bassi carichi urbanistici ed elevato livello ambientale, salvaguardando e/o migliorando contemporaneamente la qualità ecologica del sito oggetto di intervento. Le regole suddette a cui si riferisce la perequazione urbanistica, come si evince dal Ptr, riguardano in particolare gli ambiti delle trasformazioni urbanistiche, ovvero le aree passibili di una utilizzazione diversa dall’attuale, quali: le aree già edificate interne ai tessuti urbani, le aree libere marginali necessarie per una crescita fisiologica urbana. Sono escluse solo le aree con accertate incompatibilità ambientali. Altra regola riguarda la concentrazione delle nuove quote di edificabilità all’interno degli ambiti di trasformazione che va considerata indifferente rispetto alla proprietà fondiaria, oltre che basata su una valutazione urbanistica qualitativa. I proprietari delle aree interessate, partecipano pro‐quota ai vantaggi e agli oneri della trasformazione urbanistica, indipendentemente dall'intervento previsto dal piano. Su questa impostazione, gli indici territoriali che definiscono le quote di edificabilità degli ambiti di trasformazione, sono identici per tutte le aree appartenenti alla stessa tipologia, in relazione alla localizzazione dell’area rispetto all'intero contesto urbano. Gli indici sono inferiori rispetto alla pratica urbanistica corrente, sia perché relativi ad ambiti vasti, sia perché assicurano la massima qualità urbanistica ed ecologica della trasformazione. Altro aspetto da evidenziare concerne le modalità attuative degli ambiti di trasformazione che prevedono un unico strumento esecutivo, il comparto, integrato da una convenzione che disciplina la partecipazione pro‐quota dei proprietari alle volumetrie consentite, ma anche gli impegni relativi alle aree da cedere con modalità compensativa e agli oneri da sostenere. Infine le aree da destinare ad uso pubblico presenti negli ambiti che eccedono gli standard urbanistici, relativi agli interventi e destinate a soddisfare bisogni pregressi, vanno obbligatoriamente cedute all’amministrazione comunale, o gratuitamente o tramite acquisizione da parte di quest’ultima a bassi valori. Il ricorso all’esproprio sarà limitato solo ai casi di inadempienza da parte dei proprietari e quando il Comune ritiene necessaria la immediata utilizzazione di un’area. Le Aree di Trasformazione, comprese nelle zone B, C e D sono quelle nelle quali promuovere, attraverso meccanismi di carattere perequativo, il rinnovamento urbano, la creazione di servizi, di verde pubblico e la nuova edificazione. Il sistema dei servizi, e cioè il sistema degli spazi, delle infrastrutture e delle attrezzature pubbliche o di uso pubblico, sarà presente in tutti gli ambiti, nella quantità prescritta dalle norme vigenti. Il PUC di Castelnuovo Cilento definirà, in base al suo dimensionamento, la quantità massima del nuovo edificato previsto nel territorio comunale e la sua qualificazione. La maggior parte di tale potenzialità edificatoria verrà distribuita equamente a tutti i suoli compresi nelle ipotesi di rinnovamento urbano, indipendentemente dalle diverse scelte urbanistiche. Il riparto è effettuato sulla base della classificazione del territorio in “Ambiti di equivalenza ”, intendendo con ciò l’insieme dei suoli cui si attribuisce lo stesso valore, rappresentato da un indice di edificabilità virtuale. I suoli interessati saranno tutti quelli che, compresi nel limite dei nuclei consolidati, sono destinati a standard d’interesse locale (Aree Standard) o ad accogliere nuovo edificato (Aree di Trasformazione) e quelli relativi alla viabilità strettamente connessa. La potenzialità edificatoria stabilita dal PUC sarà ripartita equamente tra tutti i suoli coinvolti in base agli Indici di edificabilità virtuale, essa viene, però, “concentrata” – ai Pagina 148 Comune di Castelnuovo Cilento Sa ‐ Preliminare di PUC soli fini della edificazione ‐ esclusivamente nelle Aree di Trasformazione, per le quali il PUC stabilisce i parametri urbanistici che ne regolano l’attuazione. La coerenza formale delle nuove realizzazioni, previste nelle Aree di Trasformazione, sarà assicurata da idonei piani urbanistici attuativi (PUA). Il PUA sarà elaborato nel rispetto degli indici e delle destinazioni funzionali fissati per ciascuna Area di Trasformazione, in base agli elaborati prescritti dalle normative nazionali e regionali per i piani attuativi. Il PUA determinerà la forma ed il carattere dello spazio pubblico, gli usi generali, la morfologia e la tipologia architettonica; la rete viaria, esistente e di progetto; le aree destinate alla riqualificazione degli edifici esistenti; la posizione degli edifici di progetto con indicazione delle altezze, tipologie e destinazioni; l’indice di permeabilità. Il PUC individuerà e regolamenterà gli ambiti del territorio comunale per i quali è prevista, su base perequativa, la trasformazione edilizia attraverso un insieme sistematico di opere che, definite in un PUA determinino l’esecuzione: ∙ dei fabbricati privati con destinazione coerente a quella prevista dal PUC; ∙ delle opere di urbanizzazione inerenti il nuovo insediamento; ∙ degli standard conseguenti al carico urbanistico indotto dalla nuova edificazione. La destinazione delle Aree di Trasformazione potrà essere di tipo prevalentemente residenziale (70%), o di tipo prevalentemente produttivo (70%). Il PUC individuerà anche gli ambiti del territorio comunale destinati al soddisfacimento degli standard di interesse locale, che partecipano alla perequazione. Tali ambiti prenderanno il nome di “Aree Standard”, le cui destinazioni saranno definite sulla base delle scelte strategiche operate per il territorio comunale e delle effettive necessità degli ambiti o delle singole località 13.2 Lo strumento di attuazione del comparto urbanistico Il piano utilizzerà come strumento di attuazione quello del Comparto urbanistico. In tal senso si prevede una suddivisione nell’area fondiaria in cui si concentreranno le quantità edificatorie, nella zona destinata agli standard di cui al DM 1444/1968 come pure in eventuali aree extra‐standard (superfici compensative) per il recupero del fabbisogno pregresso. I comparti potranno essere unitari o comprendenti aree non limitrofe e non contigue. I comparti edificatori si configureranno nelle aree destinate prevalentemente alla modificazione dell’esistente spazio edificato, nel cui ambito si prevedono interventi differenziati, per funzioni e per tipi, da attuare contemporaneamente e unitariamente. In tal senso, nell'ambito saranno comprese aree destinate a funzioni private, aree destinate al soddisfacimento di standard per spazi ed attrezzature pubbliche integrate con le funzioni private, aree destinate ad attrezzature di interesse generale. Il comparto prevederà le due componenti, definite dalla normativa, della“superficie integrata” e della“superficie compensativa”. Così come viene evidenziato nel Ptr, la superficie integrata sarà computata dalla somma della superficie fondiaria ad uso della specifica funzione dove si realizza il manufatto edilizio; della superficie dell’area da destinare a standard connessa all’uso funzionale, con le modalità metriche sancite nella legislazione regionale; dalla superficie per la viabilità. Le zone elementari che compongono la superficie integrata sono del tipo C, D e F (standard). La superficie compensativa è destinata a fini pubblici per consentire sia di compensare le insufficienze comunali nella dotazione di spazi pubblici, sulla base di rapporti conformi agli obblighi legislativi, sia il maggior valore acquisito dall’area edificabile per effetto della concentrazione della capacità insediativa, sancita nel piano, sulla superficie fondiaria. Le zone elementari che compongono la superficie compensativa sono del tipo C, D (pubbliche ovvero ERP o PIP) e/o F (standard di livello urbano). A tal proposito la perequazione urbanistica ha consentito la sperimentazione di vari metodi compensativi per il trasferimento dei diritti immobiliari tra cui, nel caso di Castelnuovo Cilento, risulta di particolare interesse quello Pagina 149 Comune di Castelnuovo Cilento Sa ‐ Preliminare di PUC che si potrà realizzare tra le aree destinate dal piano a Parco (urbano, fluviale e naturale, agricolo) e le aree destinate a zone urbane di trasformazione e aree di trasformazione per i servizi. In tal caso verrà assegnato un indice di base alle aree di trasformazione che verrà elevato in alcune zone per accogliervi le densità di trasferimento provenienti dalle aree a Parco. D'altra parte la strategia del presente piano si fonda sul principio di coniugare gli interventi con misure di mitigazione degli impatti, risanamento ambientale, compensazione ambientale e di valorizzazione del potenziale ecologico‐ambientale, tutte misure che collegano ogni trasformazione urbanistica a concreti interventi di miglioramento qualitativo delle tre risorse ambientali fondamentali aria, acqua e suolo in un’ottica di sostenibilità. In tal senso esse prevedono: un significativo contenimento di nuove aree da urbanizzare; la compatibilità ambientale ed ecologica del sistema infrastrutturale; l’applicazione dei principi della rigenerazione ecologica a tutte le nuove trasformazioni urbanistiche, nonché alle aree ricadenti in zona SIC. Rispetto a quest'ultima grande importanza è assegnata alle misure di ripermeabilizzazione del suolo urbano, in quanto condizione fondamentale per l’accrescimento del potenziale ecologico‐ambientale, nonché alla funzione analoga attribuita al ripristino ambientale con verde sia pubblico che privato. 13.3 La fattibilità finanziaria L’efficacia del piano comporterà l'individuazione dei soggetti, delle risorse finanziarie e delle procedure su cui si ritiene di poter fare affidamento per l'attuazione concreta del piano. In tal senso si farà ricorso a informazioni estimative, indispensabili per valutare i valori immobiliari, i costi di produzione, il costo del denaro, il prelievo fiscale, ecc.. Altra questione cardine per la fattibilità sarà la dimensione temporale della pianificazione. La verifica di fattibilità finanziaria, attraverso l’analisi della domanda, delle sua evoluzione, nonché l’analisi dell’offerta e della sua evoluzione; l’analisi dei costi iniziali di investimento e di quelli di manutenzione/gestione; l’analisi dei canoni e delle tariffe applicabili, consentirà di controllare i benefici netti nel tempo per ciascuno dei molteplici soggetti coinvolti, elaborando altrettanti bilanci finanziari. A tal proposito potranno risultare utili le valutazioni riguardanti: la stima dell’investimento, l’analisi finanziaria, l’analisi costi/benefici, ecc. Il piano in tal senso pone l’attenzione necessaria anche al mercato, dunque all’analisi finanziaria la cui applicazione risponde prevalentemente a scopi quali il controllo della sostenibilità finanziaria degli investimenti in relazione alla capacità di spesa del promotore (sia pubblico che privato) e la verifica della convenienza alla realizzazione. Con l’analisi finanziaria non solo saranno individuati i parametri economici (prezzi e costi) che delimitano il campo all’interno del quale verificare le soluzioni più efficaci, ma condiziona anche le scelte relative alla qualità del progetto, all’appetibilità sul mercato del bene prodotto, al controllo dei costi e tempi di realizzazione, alla gestione nel tempo. Ai fini della fattibilità del piano si rende necessario ricorrere allo strumento della programmazione negoziazta per l’intrinseca diversità degli obiettivi che riguardano l'amministrazione pubblica, che persegue gli interessi generali, e gli operatori privati, che guardano agli interessi particolari connessi con l’appropriazione delle rendite urbane. Basato su una chiara integrazione dei ruoli, il rapporto pubblico/privato punterà a costruire un gioco a somma positiva, con la rinunzia da parte di ciascun soggetto alla possibilità di massimizzare il perseguimento dei propri obiettivi e la ricerca, invece, di soluzioni capaci di combinare obiettivi multipli e eterogenei. Pagina 150