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Comune di Brescia Un sogno che cresce Comune di Bergamo Provincia di Brescia Provincia di Bergamo Bergamo Teatro Donizetti domenica 25 maggio, ore 21.00 Daniil Trifonov pianista Robert Schumann (1810-1856) Studi sinfonici op.13 Tema. Andante Igor Stravinsky (1882-1971) Variazione postuma I Serenata in la Studio I (Var. 1). Un poco più vivo Inno Studio II (Var. 2). Andante Romanza Studio III. Vivace Rondoletto Studio IV (Var. 3). Allegro marcato Cadenza finale Studio V (Var. 4). Scherzando Pëtr Il’ič Čajkovskij (1840-1893) Studio VI (Var. 5). Agitato Tema originale e Variazioni Studio VII (Var. 6). Allegro molto in fa maggiore op. 19 n. 6 VIII (Var. 7). Sempre marcatissimo “Non si dona alla Studio Fondazione, ma, per il suo Variazione tramite, postuma IV Sergej Rachmaninov (1873-1943) Variazione postuma V alle Organizzazioni di Volontariato Variazioni su un tema di Chopin 22 e op. di Solidarietà. Studio IX. Presto possibile Tema – Ventidue Variazioni Studio X (Var. 8). Allegro con energia La Fondazione è uno strumento per ottimizzare Studio XI (Var. 9). Andante espressivo & l’utilità sociale delle donazioni” Studio XII (Finale). Allegro brillante Un sogno che cresce “Non si dona alla Fondazione, ma, per il suo tramite, alle Organizzazioni di Volontariato e di Solidarietà. La Fondazione è uno strumento per ottimizzare l’utilità sociale delle donazioni” con l a coll abor a zione di FONDAZIONE DELLA COMUNITÀ BERGAMASCA ONLUS FONDAZIONE DELLA COMUNITÀ BERGAMASCA ONLUS Rachmaninov e la Russia 25 aprile | 12 giugno 2014 Bergamo Teatro Donizetti, domenica 25 maggio – ore 21.00 Daniil Trifonov pianista I gor Stravinsky, interessato a tutte le novità, anche a quelle che potevano procurargli vantaggi economici, compose nel 1925 la Serenata in la con l’esplicita intenzione di allogare ciascuna delle sue quattro parti in una facciata di disco a 78 giri, facciata che, come tutti sanno, non poteva superare i cinque minuti di durata. Quattro pezzi per un set di due dischi. Nello stesso tempo Stravinsky arricchiva con la Serenata il suo repertorio di – modestissimo – pianista concertista. Lo schema in quattro parti sfuggiva al cliché della serenata ottocentesca, sentimentale, e si ricollegava al Settecento. Ma la mancanza delle danze e delle marce che caratterizzano la serenata settecentesca fa sì che la composizione dia piuttosto l’impressione di una sonatina neoclassica. L’op. 22 di Rachmaninov arriva in un momento in cui l’egemonia della civiltà tedesca provoca per così dire spinte agonistiche nelle altre civiltà. Reger aveva celebrato la grandezza tedesca con le Variazioni e Fuga su un tema di Bach op. 81. Dukas aveva “risposto” con le Variazioni, Interludio e Finale su un tema di Rameau. Rachmaninov, non potendo risalire fino al Settecento di Bach e di Rameau, trova in Chopin l’esponente sommo della civiltà slava. Il tema di Chopin scelto da Rachmaninov è il Preludio op. 28 n. 20 in do minore, che è come un corale funebre. Rachmaninov lo accorcia di un terzo, accentuandone così il rapporto con l’antico canto liturgico della chiesa ortodossa. La prima Variazione parafrasa il tema portandolo stilisticamente verso Bach, verso l’allemanda, le Variazioni successive sono come un viaggio di esplorazione attraverso autori e stili e generi diversi (non manca neppure una fughetta). Si tratta di un’operazione in senso lato manieristica che vale come metafora del cammino compiuto dalla civiltà russa dopo che nel 1862 Anton Rubinstein aveva fondato il primo conservatorio, dando così un impulso decisivo a uno stupefacente processo di acquisizione delle altre civiltà e di sviluppo originale. La vera e propria esplosione della creatività russa era stata opera della generazione che precedeva quella di Rachmaninov, la generazione dei Musorsgkij, dei Čajkovskij, dei Rimskij-Korsakov, dei Borodin. Rachmaninov, diciamo così, ne celebra le gesta con le sue variazioni su un tema di un antico eroe, Chopin, in un lavoro molto ampio e di fortissima tensione intellettuale che proprio per questa ragione non ha mai trovato spazio nella vita concertistica ma che oggi sta stimolando la curiosità e l’interesse nella generazione più giovane. Il Tema con Variazioni op. 19 n. 6 di Čajkovskij, che era rimasto sempre nell’ombra, balzò in primo piano nel 1958, quando fu imposto come pezzo d’obbligo nel Concorso Čajkovskij di Mosca vinto dall’americano Van Cliburn. La sua scrittura denuncia la poca familiarità di Čajkovskij con il pianoforte, la struttura presenta tratti di casualità e il linguaggio risente della lezione di Schumann (la undicesima Variazione è “alla Schumann”, ma Schumann fa capolino anche altrove). Pur con questi suoi limiti la composizione è di fresca invenzione, con momenti già nettamente personali come il tema, che risente del canto della chiesa ortodossa, la quinta Variazione (Andante amoroso), la settima Variazione alla russa e la nona a modo di mazurca. Molto brillante la coda che segue la dodicesima Variazione. La gestazione degli Studi sinfonici (in forma di variazioni su un tema di un dilettante) fu molto lenta e molto travagliata, tanto che della composizione esistono ben tre versioni: una del 1834, una, assai diversa, del 1837, una, con parziali modifiche e con l’eliminazione di due variazioni, del 1852. Per molto tempo la vita concertistica optò per la versione 1852 con il reintegro delle due variazioni soppresse da Schumann. Più di recente parecchi interpreti si orientarono sulla seconda versione. Ma sia questa che quella più tradizionale furono spesso “arricchite” con l’inserimento di cinque Variazioni della versione 1834, pubblicate dopo la morte di Schumann. L’inserimento di queste Variazioni fu fatto in diverso modo da Cortot, Arrau, Richter, Weissenberg. Trifonov inserisce tre Variazioni, fra cui la n. 5 in re bemolle maggiore, pezzo visionario che altri giovani interpreti collocano dopo il finale, come profetica riflessione di Schumann sulla sua opera. Non esiste a questo proposito una soluzione ottimale che si sia imposta una volta per tutte, e non pochi interpreti escludono del resto l’inserimento o eseguono la cinque Variazioni come pezzo a se stante. Gli Studi sinfonici nascono nel momento in cui diviene d’uso comune il pianoforte romantico, che rispetto al pianoforte classico è più ricco di varianti timbriche. Schumann aveva indicato “quasi oboe” e “quasi pizzicato” nella sua op. 11, e “quasi corni” nell’op. 9. Nell’op. 13 l’esplorazione di una scrittura in senso lato orchestrale raggiunge il punto più alto della sperimentazione e Schumann, che non era pianista, si affianca ai grandi virtuosi della sua generazione, gli Chopin, i Liszt, i Thalberg, gli Henselt. Quanto al carattere della composizione basti dire, mancando qui lo spazio per una più ampia disanima, che la poetica dell’op. 13 segue la corrente del neogotico, già molto fiorente nel quarto decennio dell’Ottocento. Piero Rattalino Daniil Trifonov A soli 23 anni, Daniil Trifonov si sta già imponendo come uno dei nomi più importanti del pianoforte dei nostri giorni. Il Washington Post ha descritto le sue esecuzioni “un’esperienza viscerale”; il Süddeutsche Zeitung ha parlato di “shock culturale”. Deutsche Grammophon, in occasione dell’annuncio del contratto in esclusiva con Trifonov, lo ha definito “The Next one – Il pianistapoeta russo del XXI secolo”. Nato a Nizhny Novgorod nel 1991, Daniil Trifonov ha studiato alla Scuola Gnessin di Mosca nella classe di Tatiana Zelikman (2000-2009); dal 2006 al 2009 ha inoltre studiato composizione e tuttora continua a scrivere musica per pianoforte, brani da camera e orchestrali. Dal 2009 studia pianoforte al Cleveland Institute of Music con Sergei Babayan. La reputazione di Trifonov per il suo incredibile virtuosismo, la profondità musicale e l’intensità espressiva ha già superato il clamore della stagione 2010/11, quando salì sul podio del Concorso Chopin di Varsavia (terzo premio), del Concorso Rubinstein di Tel Aviv (primo premio) e del Concorso Čajkovskij di Mosca (primo premio e Grand Prix). Tra i successi più importanti delle due stagioni scorse, vi sono i debutti con i Wiener Philharmoniker (tour e concerti a Vienna), la London Symphony e l’Orchestra del Mariinsky con Gergiev, la Israel Philharmonic con Mehta, la Philharmonia Orchestra con Maazel, la New York Philharmonic con Gilbert, la Cleveland Orchestra con Gaffigan, la Boston Symphony con Guerrero, la Chicago Symphony e la Royal Philharmonic con Dutoit, così come concerti con l’Orchestre Philharmonique de Radio France, Orchestra dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia, Filarmonica di Varsavia, e collaborazioni con Vladimir Fedoseyev, Sir Neville Marriner e Antoni Wit. Ricordiamo il magnifico debutto dello scorso anno al Festival di Brescia e Bergamo con la Russian National Orchestra diretta da Mikhail Pletnev. Si è esibito in recital alla Carnegie Hall di New York, al Washington Kennedy Center, Boston Celebrity Series, London Queen Elizabeth Hall e Wigmore Hall, alla Philharmonie di Berlino, all’Auditorium du Louvre a Parigi, Palais de Beaux-Arts di Bruxelles, Tonhalle di Zurigo e Festival di Lucerna, Sala Verdi a Milano, Tokyo Opera City... Ha partecipato ai maggiori festival: Verbier, Montreux, Tivoli, Edimburgo, Lockenhaus, Grafenegg, La Roque d’Anthéron, Klavier-Festival Ruhr, Blossom, Ravinia e Chautauqua. La stagione 2013/14 vedrà Daniil Trifonov collaborare per la prima volta con altre prestigiose orchestre, tra le quali la Los Angeles Philharmonic, Philadelphia Orchestra, San Francisco Symphony e Minnesota Orchestra, Staatskapelle di Dresda (Chung), Royal Scottish National Orchestra (Gergiev), Filarmonica di Mosca (Bychkov), Danish Radio Symphony, Finnish Radio Symphony, Oslo Philharmonic, Sinfonica di San Paolo e Sinfonica Brasileira. Si esibirà all’Hollywood Bowl di Los Angeles, Royal Albert Hall, Philharmonie di Berlino, Prinzregententheater di Monaco, Teatro alla Scala, Salle Pleyel a Parigi. Tornerà inoltre a suonare con la London Symphony Orchestra (a Londra e in tour) e l’Orchestra del Teatro Mariinsky con Gergiev, in tour con la Russian National Orchestra e Pletnev, Israel Philharmonic Orchestra con Nagano, National Symphony Orchestra con Frühbeck de Burgos e l’Orchestra dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia con Mark Elder. I prossimi recital includono il ritorno alla Carnegie Hall e il debutto alla Chicago Symphony Hall, debutti all’auditorium principale del Concertgebouw di Amsterdam (Master Piano Series), Herkulessaal di Monaco, Philharmonie di Colonia, Konzerthaus di Vienna, e le partecipazioni ai festival di Tanglewood, Saratoga, Aspen, Verbier, Edimburgo, La Roque d’Anthéron, Montreux, Rheingau e Schwetzingen. Riceve quest’anno il Premio della critica musicale “Franco Abbiati” quale miglior solista della stagione 2013.