Eureka 12-2016 - Liceo “Romagnosi”

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Eureka 12-2016 - Liceo “Romagnosi”
Liceo Romagnosi - Dicembre 2016, n°1
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IL VIAGGIO
OLTRECONFINE
I GIOVANI
RITORNANO
ALLE URNE
IL PERSONAGGIO
DEL MESE:
FIDEL CASTRO
IL SALUTO
A NOI STUDENTI DEI
RAPPRESENTANTI DI
ISTITUTO!
A BREVE...
RADIO ROMAGNOSI
EUREKA ONLINE:
Sul sito del Romagnosi c’è una
sezione dedicata al
nostro giornale dove
potete scaricare i
passati e i futuri
numeri. Verranno
anche pubblicati articoli extra! Naturalemente anche voi li
potrete inviare alla
mail della scuola!
EUREKA
“Buona scuola”: carenze sulla rimozione delle disuguaglianze nel sistema scolastico ed evasione meritocratica; capire
di Pietro Porcari
l’alternanza scuola-lavoro
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INDICE
EDITORIALE
3 Capire e analizzare la “Buona Scuola”
Buongiorno a tutti!
Avete tra le mani il primo numero di Eureka di
quest’anno, e in quanto neoeletti rappresentanti di
Istituto ci tenevamo a salutare voi studenti, oltre ad
esprimere qualche desiderio per l’(ancora lungo)
anno a venire.
Innanzitutto ci complimentiamo con chiunque, candidato o non, abbia preso parte attivamente alle
elezioni dei rappresentanti: a nostro avviso sia la
campagna elettorale che la presentazione delle liste sono avvenute in un clima di serenità e amicizia, oltre che di serietà ed impegno. Ringraziamo i
nostri elettori e faremo del nostro meglio affinché
nessuno studente rimanga deluso.
Proveniamo da liste diverse con programmi diversi,
tuttavia non vediamo ciò come un ostacolo bensì
come un vantaggio. Fin da subito abbiamo riscontrato un ottimo grado di intesa, e siamo convinti di
riuscire a collaborare con scioltezza per tutto il resto del nostro mandato.
Tutti e quattro desideriamo una scuola attiva, partecipativa, aperta e trasparente, per questo abbiamo già cominciato a curare il giornalino, la radio, i
cineforum, le assemblee e i gruppi pomeridiani.
Siamo già in contatto sia con altre scuole che con
la Rete degli Studenti Medi Emilia Romagna, per riuscire ad organizzare iniziative a livello più ampio.
Coinvolgendo inoltre associazioni di volontariato
puntiamo a fare del bene anche attraverso la scuola.
Tra gli appuntamenti importanti quest’anno ricordiamo la Notte dei Classici, la Giornata dell’Arte,
una festa dello sport e, chiaramente, il Romagnosi’s
got talent.
Salutiamo i lettori, e auguriamo loro un anno ricco
di emozioni, bellezza e crescita.
Magari anche a scapito dello studio.
4 Il mondo è nostro: i giovani
sono tornati!
5 VIAGGIO OLTRECONFINE
6 VIAGGI: My black America
7 PERSONAGGIO DEL MESE:
Fidel Castro
8 INTERVISTA A LINO:
il Bidello con la B maiuscola!
9 IL LIBRO DEL MESE:
Fahrenheit 451
10 SPORT: intervista-autobiografia a Luca Dodi
11 CRUCICESARE E TEST:
E tu... come sei a Natale?
12 Oroscopo
In copertina: Isotta Folloni
Capo Redattore: Christian Marchi
Referenti: prof.ssa Cristina Quintavalla, prof. Mariano Vezzali
Grafica: Francesca Orlandini
Redazione: Veronica Albertini,
Christian Marchi, Pietro Porcari,
Filippo Boni, Maddalena Tridenti, Linda Orzenini, Isotta Folloni,
Francesca Orlandini, Filippo Pelacci, Alessandra Visioli, Pietro
Tito Corso, Lucia Ciusa, Adelaide
Corradi, Chiara Conciatori, Sharon Guareschi
Sinceri saluti,
Tito, Christian, Francesco e Pietro
Come affronta il decreto legge “Buona
scuola” l’innovazione pedagogica, l’allargamento del diritto allo studio, la lotta
alla dispersione scolastica e la creazione
di percorsi inclusivi a questo fine, la discriminazione di classe
nell’accesso e nel successo del percorso
scolastico, insomma la parità, la gratuita
che la scuola deve avere, con i benefici
di rinnovamento e progresso che restituisce poi alla società? Il governo Renzi,
promotore della manovra ha dimostrato
certamente di aver messo tra i primi posti la necessità di una riforma e di essersi
interessato in modo molto più approfondito di quanto i politici mediamente non
facciano, e questo va riconosciuto. Ma se
la buona volontà c’era, il risultato, frutto
di scarsi compromessi con chi pensava a
differenti priorità per il sistema d’istruzione, non e stato quello sperato. Ecco
il decreto nei suoi punti principali: piano
d’assunzione di circa 100 000 insegnanti,
cambiamento dei metodi di assunzione
e dell’impiego degli insegnanti in virtù
dell’autonomia scolastica (dopo vedremo
di che si tratta), aumento del potere dei
presidi, ruolo di primo piano dell’alternanza scuola lavoro, introdotta anche nei
licei (200 ore distribuite nell’ultimo triennio) e il criterio di valutazione e relativi
bonus sulla qualità dell’insegnamento.
L’assunzione non seguirà più il sistema
di assegnazione ”casuale” (indicata una
preferenza territoriale, l’insegnante viene
assegnato dall’ufficio scolastico regionale a una scuola), ma l’assunzione viene
fatta per chiamata da parte dei presidi,
che l’insegnante può rifiutare o accettare
e per la quale il preside sceglie, in base al
piano dell’offerta formativa elaborato, di
quale insegnante ha bisogno e con quali competenze specifiche in base al curriculum, tutto in virtù della promozione
dell’autonomia. Il problema dell’autonomia è che viene sostituita all’intervento
pubblico statale e in virtù di essa, con
una spesa sempre minore nell’istruzione
(e pari all’1,09% del PIL), lo Stato lascia
alla scuola parte del compito, sempre per
migliorarsi, di trovare finanziamenti, di
essere più appetibile, di ottenere buoni
risultati nelle prove (parametro inserito
tra i criteri di premialità del docente...).
INSEGNANTI
O almeno questo sembra lo spirito che
andrà definendosi col tempo. Così come
l’assegnazione triennale (i tre anni del
POF) del docente alla scuola, che poi può
essere cambiata. Il sistema dei bonus per
premiare la qualità dell’insegnamento e
quanto mai arbitraria, anche se si basa su
alcuni principi come l’iniziativa nella creazione del POF, gli aggiornamenti (corsi,
master, ecc.…) e perfino i risultati degli
studenti. O altri generici come la capacita di innovazione didattica. La necessita
di istituire dei premi lede innanzitutto
al compito dell’insegnante, il cui lavoro
deve essere una vocazione e non una rincorsa all’aumento di stipendio; aumento
che sarebbe necessario ma in maniera
strutturale, come aumento generale degli
stipendi — i dati OCSE evidenziano un calo
degli stipendi degli insegnanti del 7% dal
2010 al 2014. Secondariamente la valuta-
zione introduce criteri simil—aziendali
e perfino arretrati nelle stesse aziende,
come il premio per il lavoro extra. Si crea
una competizione immorale fra gli insegnanti e soprattutto il meccanismo per
cui si premia chi fa e si lascia indietro chi
non fa o fa poco, creando il meccanismo
deleterio del “tanto lo fa lui” da parte di
chi non viene premiato. Maggiori poteri al
preside che si fa carico delle assunzioni,
decide il POF, sentito il collegio docenti,
assegna i bonus assieme a un comitato
selezionato all’interno del consiglio d’istituto, sceglie l’azienda o ente pubblico
che ospita l’alternanza assieme eventualmente a docenti che collaborano. Il
ruolo del collegio docenti viene in parte
esautorato, cosi come il livello di partecipazione e influenza attiva dell’insegnante
anche all’interno dell’istituzione scolastica, lasciando molte più cose in mano al
preside. L’alternanza scuola-lavoro e un
tentativo di innovazione del paradigma
didattico basato non solo sul sapere, ma
anche sul “saper fare”, che, opportunamente contestualizzato, può diventare un
percorso interessante che va a comporre
il percorso formativo complessivo degli
studenti. Questo non e esattamente Io
spirito del pamphlet esplicativo della riforma, o meglio non c’è solo questo: l’ASL
viene infatti inserita nel panorama di un
mondo globalizzato in senso totalmente assimilato e acritico rispetto ad esso;
viene richiesta come ormai necessaria a
quei criteri di adattabilità della persona
al mondo lavorativo volendo dare l’idea di
una forte compenetrazione tra quest’ultimo e quello scolastico. La capacità critica
che dovrebbe dare la scuola viene prima
dell’adattabilità al certamente competitivo mondo lavorativo, che dovrebbe
esserne la conseguenza. L’introduzione
dell’ASL in modo strutturale nella riforma, come parte integrante del percorso
formativo, non deve favorire una eccessiva compenetrazione tra “logica aziendale” e “pensiero critico” che la scuola
dovrebbe fornire. Bisogna insistere sul
vantaggio formativo e non sull’adattabilità. Il mondo del lavoro è certamente
competitivo e globalizzato e richiede
adattamento ma è anche realisticamente
ingiusto, cosa che non va accettata a priori. Ben venga il cambiamento del lavoro
(oggi sono richieste competenze che via
via si rinnovano a causa di nuovo tipi di
campi lavorativi e di mestieri nuovi), ma
vogliamo davvero pensare che il motivo
della disoccupazione sia solo la mancanza di collegamento tra mondo del lavoro
e scuola o di un mancato adeguamento
a nuove tipologie professionali? Tutto
questo sembra tendere a una razionalizzazione delle richieste che lo stato fa al
sistema di istruzione tradizionale nella
tendenza ad adattare la formazione degli
studenti alla sua applicazione al mercato
del lavoro, prediligendo le applicazioni
pratiche, ma anche a far passare il valore
della mobilita, necessaria ad adeguarsi a
un mondo del lavoro estremamente mutevole e incerto. A riprova di ciò la riforma
degli istituti professionali, che aumenta
le ore laboratoriali. Oltre a ciò si propone, in stretta collaborazione col ministero
del lavoro, un tentativo di istituire un le-
EUREKA
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game tra mondo della scuola e del lavoro,
creando percorsi ad hoc nelle scuole professionali e tecniche in filiere produttive
di (grandi) industrie così da soddisfarne
le richieste specifiche. Ma questo lascia
lo studente-lavoratore in una condizione
di precarietà e incertezza nella condizione in cui, un domani, si veda licenziato.
Uno Stato forte tiene al suo sistema scolastico dandogli risorse, non alle aziende
e alle banche, e si sforza di mantenere un
livello sociale, un sistema di diritti e un
lavoro dignitosi per la persona, che viene
prima dell’adeguamento alle necessità di
competizione globale.
ALTERNANZA SCUOLA-LAVORO
L’alternanza nei licei non può avere poi
un’alta funzione qualificante (come annunciato nella riforma) perché di per sé
non dà qualifiche lavorative a chi, per
studi fatti, proseguirà nel percorso universitario, che ne richiede altre. Altro
elemento di dubbio è l’effettiva utilità
nel curriculum del percorso di alternanza con il sistema entrato in vigore: tutti
l’avranno fatta e dunque non ci sarà distinzione tra chi l’ha fatta e chi non l’ha
fatta, come per l’attestato di un esame
di lingua certificato per esempio, perché
tutti l’avranno fatta. Dunque le differenze tra i curricula non ci saranno di fatto.
Inoltre i programmi sono già ricchi senza
bisogno di aggiungere una parte pratica
che toglie ore allo studio. Occorrerebbe
almeno renderla facoltativa o, nel caso
sia resa obbligatoria, dare ad essa un carattere organico al programma di studi,
integrare l’attività ad esso come compendio pratico per vedere anche come le
competenze fornite da un tipo di studio
classico piuttosto che scientifico si applichino a un ragionamento non solo teorico
ma anche pratico su un luogo di lavoro.
Se deve trattarsi di provare a fare un lavoretto per ammazzare il tempo esistono
altri mezzi, come dare una mano ai genitori o a qualche parente che ha bisogno,
oppure fare del volontariato o un lavoro
estivo. D’altro canto nei licei l’alternanza
andrebbe vista come un compendio che
deve integrarsi col programma in modo
sensato.
Ultimo ma non ultimo, visto che c’è una
valutazione su come lo studente ha effettuato I’ASL e che il preside esprime
une valutazione su come l’azienda/ente
pubblico ha gestito l’alternanza, sarebbe interessante permettere agli studenti
stessi di esprimere un giudizio sui punti
principali dell’alternanza, magari introducendo un questionario di valutazione da compilare a fine anno. In questo
modo, nella discussione dell’alternanza
l’anno successivo, il preside e il collegio docenti (il quale essendo “la” scuola
DEVE esprimersi sui criteri su cui basare
l’ASL) dovranno tener conto di eventuali
insoddisfazioni, qualora espresse da un
numero significativo di studenti, sui punti interessati.
EUREKA
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IL MONDO È NOSTRO:
I GIOVANI SONO TORNATI!
Sapere aude! E’ questo il
famosissimo motto oraziano reso famoso da Immanuel Kant in uno scritto
volto a chiarire cosa fosse l’Illuminismo: si tratta
di un’esortazione, quanto mai attuale, a utilizzare la propria intelligenza
e il proprio spirito critico.
Cosa devono e possono lasciarci come “possesso per
sempre” i nostri cari studi
classici se non la capacità di pensare liberamente?
Mi ha fatto un grande e
rassicurante piacere leggere i dati sull’affluenza
alle urne in occasione del
referendum costituzionale
che ha chiamato gli italiani
ad esprimersi domenica 4
dicembre. I sondaggi parlano chiaramente: i giovani e specialmente i neo-diciottenni, che votavano per
la prima volta, sono stati
molto attivi e meravigliosamente partecipativi per
entrambi gli schieramenti.
I giovani tra i 18 e i 34 anni
sono stati coloro che più di
tutti hanno cercato di informarsi in merito alla riforma
e di capire cosa veramente
fosse meglio attualmente
per in nostro Paese (è stata
solo una minima percentuale a scegliere l’astensione).
Sebbene la campagna elettorale sia proseguita in
un’atmosfera di tensione, c’è stato un elemento
fortemente positivo, che
dà speranza:
i giovani,
più che mai, hanno voluto
esprimersi e capire cosa
stesse veramente succedendo sulla scena politica,
una tantum si sono sentiti parte di una collettività.
Abbiamo dimostrato che
crediamo ancora nella politica e vogliamo costruirci
un nostro futuro, plasmarlo con le nostre mani e con
le nostre brillanti menti.
I dati risaltano ancora di più
se paragonati all’affluenza
del referendum britannico
sulla Brexit. Solamente il 36
% dei giovani (18-24 anni) è
andato a votare. Ecco dunque che i nostri coetanei
hanno lasciato che fossero
i più “vecchi” a determinare
le sorti del Regno Unito, per
diffidenza o per incertezza.
Il mondo è però nelle nostre mani e noi giovani
italiani abbiamo forse capito che dobbiamo costruirci un futuro e riacquisire
quel senso di collettività e
partecipazione che venendo meno, porta al degenere della politica stessa.
Leggere i filosofi, specialmente quelli greci, dovrebbe insegnarci a comprendere la nobiltà della politica.
Proprio ora, in un momento di caos e degrado per
la nostra vita politica, nella quale la corruzione e la
scorrettezza hanno un ruolo egemone, sta a noi reclamare una nostra posizio-
VIAGGIO OLTRECONFINE
di Filippo Boni
ne, dobbiamo farci sentire!
Tocca a noi, cittadini di oggi
e di domani, dare un contributo forte, come donne
e uomini parte di un tutto. Aristotele non si sbagliava affatto quando definiva l’uomo un “animale
politico”, anzi ha colto nel
segno la nostra prima caratteristica: il sapere vivere in comunità. Tutte le
cose più belle che l’uomo
ha prodotto sono frutto di
un accordo sociale e di un
sano impegno universale.
Noi tutti, che siamo quotidianamente a contatto coi
classici, sappiamo che la
parola “politica” è nata in
Grecia per indicare gli affari della polis: tutte le poleis,
indipendentemente
dalla
forma di governo presente,
sono state caratterizzate
da un necessario e profondo valore, il logos. Questa
parola, che presenta non
pochi problemi a chi traduce il greco a causa dei
suoi molteplici significati,
vuol dire in primo luogo “discorso”: quel discorso, quel
confronto, quell’intenso interesse per la società e la
vita comune, che anche noi
oggi dobbiamo perseguire.
E’ il contributo dei singoli che
forma grandi forze in grado
di cambiare i tempi: dobbiamo essere noi a determinare la storia, non farci travolgere debolmente da essa. E
forse noi lo stiamo capendo.
dei ragazzi di III F e III G
EUREKA
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Toccanti aforismi, pensieri e riflessioni successivi al viaggio compiuto da alcuni ragazzi
San Sabba
Luogo di memoria di soldati che morirono credendo in un ideale di libertà e di famiglie che vennero
eliminate perché ebree. L’antica risiera, divenuta
poi campo di morte, oggi si presenta come una
scatola vuota; snaturata dalla sua storicità e trasformata in monumento dal 1970. La sofferenza,
il dolore provati da coloro che vi furono rinchiusi
all’interno sembrano svaniti al di là degli imponenti muri eretti successivamente. Nessuna traccia è
rimasta né del massacro, né degli eventi storici
che caratterizzarono questo luogo. L’architettura
monumentale fa da protagonista, del resto non è
rimasto più nulla.
Maddalena Tridenti III F
Bugunje
Nelle celle, la prima cosa che balza agli occhi sono
le molte scritte incise sulle pareti, come ultimi gridi d’addio prima di andare incontro alla morte. E’
sorprendente come per molti, di fatto, quelle furono le ultime parole, graffiate nella pietra eternatrice. C’è chi rivolge un saluto alla madre, chi
al proprio amore e chi invece scrive ciò che gli è
possibile ricordare. “Memento mori” è forse uno
dei graffiti più impressi nella mia mente: perché
le persone ingabbiate in quelle prigioni per aver
combattuto per la libertà, in quel momento non
aspettavano altro che la morte. Maddalena Tridenti III F
Notevole è stato capire quanto il filtro del nozionismo riesca a smorzare il sentimento di chi ha vissuto
vicende terribili. Queste vicende vengono affrontate e assimilate in modo superficiale da noi studenti,
che dimentichiamo spesso l’umanità di chi ne ha fatto esperienza. Le emozioni e gli affetti, i pensieri e
il dolore, la speranza e la disperazione degli uomini comuni, dei vivi e dei morti, questi sono i temi che,
oscurati da mero inchiostro sui libri di scuola, trovano spazio nelle esperienze come questa, i viaggi
che ci pongono nei luoghi infestati dagli spiriti desiderosi di memoria.
Andrea Baldessarelli III G
All’esterno della Risiera di San Sabba la vita procede e il tempo scorre, ma tra quelle alte mura, innalzate per nascondere al resto del mondo l’orrore che vi avveniva all’interno, il tempo si è fermato.
E mi ha travolto la stessa angoscia e lo stesso terrore che provarono le donne e gli uomini rinchiusi in
questo luogo, quando l’unica cosa che condividevano con il mondo esterno era un fazzoletto di cielo.
Da questo viaggio torno con la consapevolezza che la memoria è il miglior riscatto per tutti coloro che
finirono i loro giorni in luoghi come questo.
Carolina Eynon III G
EUREKA MY BLACK AMERICA!
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Il 30 agosto 2015 iniziò la mia avventura
a Boston, Massachusetts, Stati Uniti d’America. Nata e cresciuta a Parma, prima
di salpare verso Cape Code, non avevo la
più pallida idea di quello che mi sarebbe
capitato nel luogo in cui iniziò la storia degli Stati Uniti. In realtà ciò a cui pensavo
era la tipica realtà liceale americana in cui
vedi per i corridoi della scuola i giocatori di foot-ball americano e le pon-pon girl
chiacchierare fra di loro mentre ripongono i libri nell’armadietto. Almeno, questo
è quello che ci si aspetta guardando i film
e le serie televisive. Ospitata dunque in
una famiglia nel sobborgo di Cambridge,
ed intendiamoci, non è la Cambridge delle regate contro Oxford, l’otto settembre
arrivò il primo giorno di scuola. Di prima
mattina varcai le porte della “Cambridge
Rindge and Latin High School” dall’ingresso principale. Non appena mi guardai attorno, mi sentii subito persa e disorientata
come avrebbe potuto sentirsi un interista
nella tribuna dei milanisti. La mia scuola era a maggioranza afro-americana e
ispano-messicana, un mondo eterogeneo
a cui, sicuramente, non ero preparata. In
Massachusetts infatti mi aspettavo di trovare i discendenti dei “padri pellegrini”, i
cosiddetti WASP (White Anglo-Saxon Protestant). Così i primi mesi sono trascorsi
cercando di capire e di integrarmi con
persone che non riuscivo a credere essere così diverse da me pur vivendo nel mio
stesso mondo occidentale. Senza dubbio,
come io mi sentivo fuori posto allo stesso modo loro mi vedevano diversa. Con
il tempo ho capito che la differenza che
percepivo non riguardava assolutamente
l’aspetto esteriore ma era un insieme di
fattori culturali e sociali. Tutti gli studenti erano sensibili ad argomenti quali razzismo, differenze sociali e sessuali. ‘Opportunity-Diversity-Respect’ erano le tre
parole che imperavano sull’entrata principale. Adolescenti di 17/18 anni, miei compagni di classe, le ragazze con cui giocavo
a pallavolo, parlavano come gente molto
più grande della loro età e si comportavano come tali. Non un’occasione veniva
sprecata: l’obbiettivo era dare il meglio
di se stessi in ogni attività che si facesse.
La mia allenatrice di pallavolo mi diceva
che per realizzare un grande sogno bisognava fare grandi sacrifici e mai mollare.
Al mattino andavo a scuola dalle otto fino
alle tre del pomeriggio, dopo mezz’ora
iniziava l’allenamento che andava avanti
fino alle sette e mezza di sera, poi subito
a casa a fare i compiti per il giorno dopo.
Così tutti i giorni della settimana. Una mia
compagna di squadra mi diceva che non
mangiava fino a quando non finiva di fare i
compiti, il che spesso voleva dire andare a
dormire alle due. Un’altra viveva con i suoi
quattro fratelli più piccoli e sua madre lavorava fino a tardi, quindi quando tornava dopo allenamento cucinava per loro, li
metteva a letto e poi iniziava a studiare.
Il mio vicino di banco abitava a un’ora di
di Maddalena Tridenti
IL PERSONAGGIO DEL MESE:
Fidel Castro di Linda Orzenini
EUREKA
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A pochi giorni dalla morte del “rivoluzionario cubano”, Linda ci presenta un’accurata analisi
“Condannatemi. Non importa. La Storia mi assolverà!” (Fidel Castro)
tram da Cambridge e ogni giorno si alzava al mattino alle cinque e tornava a casa
alle nove di sera; suo padre pagava un residente della zona affinché concedesse al
figlio una ‘finta residenza anagrafica’ che
gli permettesse di frequentare la nostra
scuola. La Cambridge Rindge and Latin
High School è una delle migliori in tutti gli
Stati Uniti: lo stesso sindaco di New York
City, Bill De Blasio, vi aveva frequentato
il liceo. Ma ciò che la rendeva veramente
unica era il fatto che fosse pubblica. Negli USA pochi sono gli istituti validi e allo
stesso tempo statali, quindi con una retta
mensile alla portata di molti. Quella in cui
ero finita, era davvero la scuola dell’opportunità: tutti erano posti su uno stesso
livello e ad ogni singolo venivano offerte
le stesse occasioni; le uniche discriminanti erano l’impegno e la voglia che una persona ci metteva. Non importava da dove
uno venisse o in che famiglia fosse nato,
nella mia scuola ogni studente aveva il
dovere/possibilità di mettersi in gioco per
riscattarsi dalla propria condizione. Così
io, abituata a vivere nella ‘mia isola felice’,
venni a contatto con delle persone che sapevano davvero cosa volesse dire sudare
e mettercela tutta per raggiungere un traguardo; questa era la vera differenza tra
me e loro. All’inizio non capivo perché uno
fosse quasi obbligato a fare uno sport; poi
una sera, dopo la partita, vidi la madre di
una mia compagna di squadra scoppiare a
piangere perché sua figlia era stata contattata da un referente di un’Università
che aveva guardato il match dagli spalti.
Allora tutto mi fu più chiaro. Poter andare
al College era la realizzazione di speranze di intere generazioni. Spesso, quindi,
fare uno sport significava avere una porta
d’accesso al sogno di una vita, un vero e
proprio ascensore verso uno stato sociale migliore. Lo stesso mio professore di
storia, discendente di immigrati italiani e
polacchi, una volta, parlando della situazione razziale americana, disse che essere bianchi negli Stati Uniti, ancora oggi,
faceva la differenza: si era più fortunati e
“il colore della tua pelle spesso ti rendeva la vita più facile”. Ed è così che quando
io e la mia squadra arrivammo ai playoff
del “Massachusetts Girls Volleyball State Tournament”, essendo l’unica squadra
a maggioranza nera, non giocavamo più
solo per un trofeo sportivo ma eravamo
soprattutto motivate dal desiderio di riscattarci dai pregiudizi di molti. Ogni partita, in questo modo, diventava uno scontro ‘nere vs bianche’. Una volta, giocando
fuori casa, capitammo in una palestra con
gli spalti gremiti di sfegatati tifosi avversari che rispecchiavano il tipico stereotipo di americano bianco “patriota”; allora
ci fu detto di allontanarci dai gradoni e di
riferire se ci avessero insultato o offeso in
qualche modo. Essere un “bianco in mezzo
ai neri” all’inizio mi sembrava difficile ma
poi realizzai che negli Stati Uniti non era
nulla in confronto ad essere un “nero in
mezzo ai bianchi”. Fortunatamente capitai
a Cambridge, che è una delle cittadine più
fermamente “liberal” d’America. E fu così,
appunto, che non incontrai mai i WASP ma
venni a contatto con americani figli delle
più svariate etnie ed incroci. Allora sì che
si è veramente “tutti diversi e tutti uguali” e che si combatte per le stesse cause.
Fu così che a novembre, in seguito alle
discriminazioni razziali avvenute poco prima nella Missouri University di Columbia,
tutta la mia scuola organizzò una marcia,
che attraversava il rinomato College di
Harvard il cui slogan era il nome del movimento attivista “Black Lives Matter” (le
vite nere hanno un valore). Senza dubbio,
non ero mai stata abituata a una così vasta diversità che ti fa sentire parte attiva
di un sistema più grande.
È grazie alla forza e all’impegno di persone come quelle che ho avuto la fortuna di
incontrare che gli Stati Uniti oggi sono la
prima nazione al mondo. Con il senno di
poi, posso dire che l’essermi ritrovata alla
Cambridge Rindge and Latin High School
sia stato ciò che ha reso la mia esperienza unica. Aver frequentato quella scuola,
seppur solo per sei mesi, mi ha aperto gli
occhi su come esistano realtà profondamente diverse dalla mia, e come nella vita
si debba lottare ed impegnarsi per raggiungere gli obbiettivi che ci si prefigge.
Non mi dimenticherò mai le cose che ho
fatto, le persone che ho visto, le emozioni
che ho provato e sarò sempre grata alle
persone che hanno contribuito a rendere
tutto ciò possibile.
Il leader cubano Fidel Castro è morto il 25 novembre
scorso, aveva novanta anni.
Nell’isola la notizia è stata accolta come si può accogliere la scomparsa di un capo carismatico che non
verrà mai dimenticato.
Al contrario, la comunità degli esuli cubani in Florida ha
festeggiato la scomparsa di “un crudele dittatore”
Ma chi ha ragione e chi torto?
Castro, figlio di un benestante proprietario terriero e di
una cubana, figlia di immigrati spagnoli, aveva studiato
al collegio dei Gesuiti e si era laureato in Legge.
Nel 1959, con il suo gruppo di guerriglieri, riuscì a deporre il governo fantoccio degli Stati Uniti guidato da
Fulgencio Batista. Gli Stati Uniti si erano interessati a
Cuba, dopo aver terminato la loro espansione ad Ovest:
con una breve guerra nel 1898, avevano allontanato gli
spagnoli e preso in mano l’intera economia dell’isola,
basata soprattutto sulle piantagioni di canna da zucchero, condizionandola pesantemente.
Il governo di Fidel aveva allora carattere nazionalista
(indipendenza dagli USA) e riformatore: fu attuata la
progressiva riduzione del latifondo, l’alfabetizzazione,
il piano per la sanità e l’edilizia popolare.
Dopo il tentativo finanziato dagli USA e dagli esuli cubani per rovesciare il regime di Castro, tentativo fallito
alla Baia dei Porci nell’aprile 1961, il governo cubano si
avvicinò all’URSS.
La chiusura dei rapporti
con l’isola decisa dagli Stati Uniti, l’embargo, spinse
Castro a legarsi ancora
maggiormente all’Unione
Sovietica: furono nazionalizzate banche e zuccherifici. L’intera produzione di
zucchero veniva ora acquistata dalla Russia a prezzi
favorevoli e i rifornimenti di petrolio venivano assicurati dall’URSS.
Nel 1962 fu sfiorata la guerra nucleare fra le due superpotenze in seguito all’installazione di missili russi
nell’isola dei Caraibi. Saputa la notizia, il presidente
americano J.F.Kennedy chiese il blocco immediato delle installazioni, e grazie anche alle parole inviate da
papa Giovanni XXIII agli statisti delle due superpotenze, la crisi fu scongiurata.
All’interno di questo scenario internazionale, Cuba riuscì a raggiungere nell’’istruzione, nelle riforme sociali, nella sanità e nello sport, i livelli migliori presenti
nell’America Latina. La politica del regime però si resse
sul partito unico, vennero incarcerati gli oppositori e
condannati all’esilio uomini e donne dissidenti, fu limitata la libertà di espressione.
Nel 2015 il Presidente Obama ha incontrato il presidente Raul Castro (fratello di Fidel), concordando la riapertura del dialogo fra gli USA e la piccola isola si è inoltre
impegnato ad appoggiare presso il Congresso il ritiro
dell’embargo.
Il neopresidente Trump sembra avere invece un diverso approccio “...il processo di normalizzazione delle relazioni bilaterali con Cuba va rivisto...” Un mezzo passo
indietro?
Certamente diversi il livello e l’apertura del messaggio
di Obama subito dopo la
scomparsa di Fidel Castro
“... la Storia giudicherà l’enorme impatto di questa
singolare figura sulla gente e sul mondo intorno a
lui...
IL COMMENTO:
Sicuramente quello di Fidel
Castro fu un regime nel quale non si poteva esprimere
la propria opinione: non si
può vivere serenamente in un Paese dove non c’è libertà
di pensiero.
Tuttavia si può ragionevolmente pensare che un giovane avvocato, proveniente da famiglia benestante, che
intendeva presentarsi alle elezioni (perché Castro era in
lista con il Partito Ortodosso, quando il colpo di Stato di
Batista annullò la possibilità di libere elezioni ), in seguito all’annullamento della libera consultazione popolare
(Castro infatti denunciò “l’attentato alla Costituzione” di
Batista), presentando una regolare denuncia che segnalava quali articoli di legge erano stati violati. Alla denuncia contro il dittatore appoggiato dagli Usa però non fu
dato seguito. Fu dopo questi fatti che Fidel Castro ed il
suo gruppo tentarono l’assalto alla Caserma della Moncada.
Può essere che quella di Castro fu una reazione all’in-
vadenza degli USA: la superpotenza pretendeva di
mantenere il controllo economico e politico sulla piccola isola (la più strategica
del Centro America perché situata di fronte alle coste
della Florida).
Alcuni storici affermano che il suo Governo ebbe inizialmente un’impronta nazionalista e riformatrice, successivamente vi fu uno sviluppo di tipo rivoluzionario. L’escalation dell’avvicinamento all’Urss fu senz’altro favorito
da episodi come il fallito assalto alla Baia dei Porci, la
chiusura Usa dell’acquisto di zucchero dall’isola e della
vendita di petrolio a Cuba.
Per fare altre valutazioni con un minimo di fondamento
occorrono maggiori competenze e studi. Certo un intellettuale con buone condizioni economiche di partenza e
la prospettiva di lavorare in uno Studio Legale se affronta
un percorso faticoso e rischioso deve avere avuto ideali
molto forti. Quella di Fidel Castro è sicuramente una figura di rivoluzionario che la storia giudicherà.
EUREKA
Pagina 8
Il bidello-filosofo, solo il
di Isotta Folloni
Romagnosi ce l’ha!
IL LIBRO DEL MESE:
L’intervista al Bidello con la B maiuscola
Lino non è un semplice bidello, ma nemmeno
un semplice filosofo: lui è il bidello-filosofo per
eccellenza. Ho deciso così di parlare di lui in
quest’articolo o meglio di far proprio parlare
lui in prima persona!
Del resto, un’occasione del genere, in una scuola come la nostra, non andava persa!
Questa Signori e Signore è la sintesi dell’intervista a Lino su temi riguardanti la nostra scuola con una piccola curiosità sul suo passato.
Per approfondimenti, invece di andare in biblioteca, potete rivolgervi direttamente all’interessato, che sarà lieto di rispondere alle vostre domande. Del resto, lui è laureato, e voi
ancora no …
LINO E L’ACCAPARRAMENTO AGRICOLO
Lino in che cosa ti sei laureato?
Mi sono laureato in Scienze Politiche con indirizzo storico nell’anno accademico ’90-’91 - anche se, va beh, l’esame l’ho fatto nella sessione
straordinaria dell’anno dopo - e ho svolto una
tesi di laurea in Storia Sociale, occupandomi di
un caso giudiziario risalente all’aprile e maggio 1959, che riguardava due episodi avvenuti
a Napoli nel 1955.
…
[Si avvicinano dei ragazzi]
Un momento, mi stanno facendo un’intervista,
avevate bisogno? Se volete, potete restare …
In questi avvenimenti erano coinvolti due personaggi legati a una rete di relazioni nel mercato che non aveva un riscontro di legalità: la
notizia fece abbastanza scalpore sui giornali
dell’epoca. Si trattava di un fenomeno di accaparramento di merci agricole da rivendere
a grossisti, che poi le trasferivano sui mercati
europei, con effetti negativi sui prezzi. Perché
bisogna sapere che ….
[Sono costretta ad interrompere]
SOLO SETTE ANNI!?
Da quanto tempo lavori qui al Romagnosi come
bidello?
Sono 7 anni che lavoro qui.
LE NOSTRE RUBRICHE EUREKA
Pagina 9
Fahrenheit 451 di Ray Bradbury (1953)
A LINO PIACCIONO I POF!
In questi anni hai notato dei cambiamenti
all’interno della scuola?
Ho notato in effetti che tutte queste attività
collaterali come il POF, ma anche le attività di
laboratorio di informatica, chimica, fisica accrescono il patrimonio di conoscenze e ti permettono anche in qualche modo di aggiornare
il metodo di studio e allargare l’orizzonte.
LINO … CI STUDIA ?!
Ti piace lavorare qui?
Sì, mi piace perché mi mette a contatto con una
realtà che è un po’ uno spaccato della società,
cioè la realtà dei giovani. Mi mette a contatto
con i problemi e i cambiamenti che si manifestano.
Seconda metà del Novecento: ci
troviamo in un ipotetico futuro,
che Ray Bradbury immagina in un
tempo imprecisato, dopo il 1960.
Guy Montag è un pompiere, ma
non deve spegnere incendi: il
suo compito è quello di bruciare
i pochi libri che sono rimasti. Ma
perché farlo? Nessuno sembra
chiederselo: che buffa idea, perdere tempo per pensare, quando
si possono collaudare quei fantastici televisori di ultima generazione. Questa, in effetti, sembra
essere la principale occupazione
della maggior parte della gente.
Ciò che si vuole ottenere è proprio un completo appiattimento
della società. La televisione ci
dice già cosa pensare, e la mente non ha nemmeno il tempo di
fare proteste. I libri invece, o
meglio, ciò che nei libri è scritto,
sono spunti per riflettere, crearsi un’opinione riguardo alle cose,
differenziare gli uni dagli altri.
Lasciateci almeno Babbo Natale!
LINO AUSPICA MAGGIOR DIALOGO
Ora mi hai parlato dei lati positivi, ci sono anche dei lati negativi di lavorare qui?
Non distinguo tra bene e male, posso solo sottolineare aspetti del mio lavoro che andrebbero migliorati. Auspicherei maggior dialogo tra
personale docente e personale ausiliario e amministrativo e più chiarezza.
LINO E LA COSCIENZA CRITICA
Bene, ora vuoi parlarmi tu di qualcosa di tua
scelta?
Io suggerirei per esempio di affrontare più temi
di attualità quando fate ad esempio le iniziative che porterebbero anche a un confronto tra
studenti per formare una coscienza critica e
all’altezza dei tempi. Il mio certo è un semplice suggerimento, non voglio mettermi su un
piedistallo e dire alle altre persone quello che
devono fare.
Beh, in effetti, cosa c’è di più comodo, per chi governa, di un mondo in
cui nessuno si forma una propria
idea sulla vita e sulla giustizia?
Ciò che cambia la vita di Montag è l’incontro con Clarisse.
La ragazza è riuscita a mantenersi
al di fuori di questa società omologata, e riesce ad aprirgli gli oc-
Alcuni giorni fa ho letto un articolo in cui si afferma che illudere i
bambini della sua esistenza sia un
errore gravissimo perché fa decadere il principio del bravo genitore
che dice sempre la verità e mina la
fiducia dei piccoli verso i grandi. Da
sempre ci sono diverse scuole di
pensiero, una che vuole i fanciulli
preparati alla cruda verità, l’altra
che vuole invece i minori protetti
dalla bruttura finché è possibile,
che già il mondo è tanto crudele. Io credo di appartenere ad una
“terza” scuola di pensiero, quella
che ritiene che il mondo è sì crudele ma non buttiamoci giù! Ricordo
che da piccola vedevo in questo
vecchio signore vestito tutto di rosso con barba e capelli bianchi e un
buffo cappello in testa un essere
magico dotato di poteri straordinari, capace di portare ai bambini
tutto ciò che sognassero di possedere. E mi facevo anche domande
tipo:” Com’è possibile portare in
una sola notte tanti regali in tutto
il mondo?” “Babbo Natale è stato
bambino?” “E un giorno morirà?”
ma soprattutto “Com’è che non
azzecca mai il regalo per la mamma?” Quando scoprii che non era
di Francesca
Orlandini
chi. Montag inizia così a scoprire
un mondo diverso, un universo di
luce non ancora offuscato dalle tenebre della tecnologia dilagante.
Ciò che colpisce è che l’immaginazione di Bradbury non abbia
prodotto una situazione del tutto inverosimile. Basta guardarsi
intorno: la maggior parte delle
persone che vedremo ha auricolari nelle orecchie (proprio come
le cosiddette “api” incorporate
alle orecchie che nel libro fungono da cuffie), e un cellulare in
mano. C’è forse qualcuno che si
guarda intorno? Un paio di persone, forse. Tutti sembrano avere
lo sguardo perso, estraniarsi dal
mondo, in una dimensione vuota. Certo, fortunatamente di libri
ce ne sono ancora, ma non sembra forse che gli uomini si stiano
avvicinando sempre di più ad un
secondo “Fahrenheit”? La strada
è spianata; sta a noi decidere se
imboccarla o se deviare prima.
di Veronica
Albertini
reale ci rimasi un po’ male perché
mi crollò quel mondo immaginario
che avevo creato intorno alla sua figura. Vero, finto, giusto, sbagliato,
che differenza fa! Babbo Natale è
un atto di fede! Ripensandoci credo
di aver trascorso degli anni magnifici avvolti nell’incanto e ingenuità tipici dei più piccoli. Penso che
ognuno di noi possa essere “Babbo
Natale” semplicemente pensando
ad un amico in difficoltà e dimostrando la propria vicinanza con un
semplice gesto, un abbraccio, una
carezza. Quella parte di bambino
che è in noi non deve scomparire
perché la fantasia non ha età e i
sogni sono per sempre. In un momento storico particolare come
questo dove vanno in frantumi certezze e vecchie ideologie, Obama
se ne va, Fidel Castro è morto, volete anche toglierci Babbo Natale?
EUREKA
Pagina 10
LO SPORT DEL MESE: Ciclismo
Intervista a Luca Dodi di Filippo Pelacci
Ci sono storie che meritano di essere raccontate alcune perché piacevoli, altre perché interessanti e
coinvolgenti; ci sono però anche
storie che nascondono dentro di
sé l’esigenza di essere tramandate per poter divenire esempio per
le generazioni future. Luca Dodi
nasce a Parma il 28/05/1987 e fin
dai primi anni dimostra una certa propensione allo sport: inizia a
provare discipline su discipline,
dal calcio allo sci, convinto di arrivare a trovare la sua passione.
Così a nove anni ecco comparire
la motocross; non è male certo,
però in televisione c’è quel ragazzo che trionfa involandosi sull’Alpe
d’Huez, staccando Ullrich e Virenque. Eppure il Pirata non ha un motore tra le gambe, eppure lui non si
affatica certo su di una moto. Sarà
proprio Marco Pantani a spingere
Luca, come oggi egli stesso riconosce candidamente, su di una bicicletta. “Ci vedevo una specie di
Dio -ammette- una guida per noi
giovani”. A undici anni così decide
di tentare:” Magari non sarò come
Marco- pensa mentre raggiunge
Sorbolo per allenarsi con la polisportiva Torrile- ma questo non
vuol dire che non mi possa divertire” E così, con una bici presa in
prestito da un ragazzo assente fa
subito vedere di che pasta è fatto.
Tra scuola e bici il ragazzo non ha
un momento libero ma non demorde: non sa che parte prendere, ma
certo ha ben chiaro quale sia il suo
obbiettivo. E così, al secondo anno
da Juniores, arriva il primo grande risultato con il terzo posto ai
Campionati Italiani e la vittoria dei
Campionati Regionali a cronome-
tro sul parmense Adriano Malori
(che, ancora oggi, ricorda con un
certo piacere). Da qui ha inizio la
scalata di Luca che sembra inarrestabile. Tutto procede a gonfie
vele, quando la sorte gioca il primo scherzo: nel biennio dal 2008 al
2010 una serie di infortuni abbatte
il giovane promettente non solo
fisicamente, ma soprattutto psicologicamente. Luca si ferma, ha bisogno di riflettere. E per farlo non
c’è nulla di meglio che inforcare
la bici, come sempre, e fuggire; sì
fuggire solo, da tutto e da tutti, la
miglior cura, a suo dire, contro lo
stress. ” Ero un ragazzo fragile,- si
ripete- ma ora l’esperienza mi ha
fatto maturare. Nulla è compromesso.” Parla a sé stesso ma lo fa
con una forza tale che sembra gridarlo al mondo intero. E i fatti gli
danno ragione. Nel 2011 la chiamata nel ciclismo che conta e l’anno
successivo i primi piazzamenti che
gli valgono la chiamata della Lam-
pre, squadra WorldTour (la Serie A
a livello globale nel mondo del ciclismo). “Un sogno”, ricorda ancora visibilmente commosso. Sogno
che però fin da subito sembra tramutarsi in incubo: a gennaio una
frattura al femore a seguito di una
caduta in allenamento lo costringe
a ben sei mesi di allontanamento
forzato dalle corse. Sono mesi duri
per Luca, ma il ragazzo ormai ha
fatto il callo con la sfortuna e anche questa volta non demorde. E
così ad agosto l’esordio tra i big del
ciclismo: Classica San Sebastian,
Spagna, classica di un giorno, appuntamento consueto in preparazione ai mondiali di Firenze. La
start list è notevole: Luca pedalan-
do in gruppo si trova catapultato
alla ruota di Alberto Contador, plurivincitore di Grandi Giri. Il ragazzo
è inebetito, quasi come quando osservava Marco Pantani davanti al
televisore. Lo stesso anno corre la
Vuelta e il mondiale a cronometro.
Sembra che finalmente tutto abbia
preso la strada giusta, ma ecco un
nuovo intervento della sorte: Dodi
si sta allenando sulle strade della
provincia quando cade rovinosamente investendo un cinghiale che
attraversa la strada. Nuovo infortunio, nuova caduta, nuovo inizio.
Anche in questo caso Luca reagisce e con grande forza morale
torna in sella ad una bici. I risultati
però tardano ad arrivare e in continui infortuni hanno ormai portato
Luca ai margini della sua squadra.
Così a gennaio 2015, dopo mesi di
precaria attesa alla ricerca di un
contratto Luca comprende come
il suo sogno sia finito. Con grande
realismo si dice:” La tua avventura
finisce qui”. Ma è proprio da questo “conosci te stesso” socratico
che ha inizio una nuova risalita per
Luca: dopo nove anni decide di tornare sui libri e si iscrive alla facoltà di scienze motorie. Il passaggio
è decisamente traumatico (“Sono
passato da ventotto ore di allenamento settimanali a dover centellinare le uscite a causa dello studio”
riconosce oggi), ma lo porta a porre buone fondamenta. Ma si sa, chi
ben inizia è già a metà dell’opera.
All’improvviso si presenta a Luca
così l’opportunità di cambiare vita
e il giovane, come un Mattia Pascal
alla ricerca dell’identità, sale sul
carro, pieno di dubbi e incertezze,
ma con la consapevolezza di rimanere legato alla propria passione.
Su proposta di un amico egli così
diviene preparatore atletico e biomeccanico del centro Super Salute
di Baganzola, da cui poi nel 2016
nasce il nuovo centro Cycling Passion di Felino. Nelle parole di Luca
oggi non c’è rammarico, ma solo
la consapevolezza di aver fatto
quanto possibile per realizzare il
proprio sogno. “L’importante non è
solo arrivare e basta, -ammonisce
ora, forte della propria esperienzama piuttosto avere la consapevolezza di aver fatto tutto il possibile
per realizzare il proprio sogno.”
PAGINA LUDICA
di Alessandra Visioli, Adelaide Corradi, Lucia Ciusa e Pietro Tito Corso
CRUCICESARE
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ORIZZONTALI: 1. Veni … vici , celebre suo detto -5.
IN LATINO: guai-8. Così erano i suoi poteri-11. Vi si
incontrò con Pompeo e Crasso per rinnovare l’accordo del triumvirato -13. IN LATINO: fiore-15. IN
LATINO: e non-17. Vita (=vita) senza pari-18. Il figlio
adottivo suo assassino insieme a Cassio-20. Assunse il comando delle tribù galliche contro di lui-26.
Per nasconderla si pettinava i capelli in avanti-27.
Cinquantuno romani-29. Nel mezzo nel dies (=giorno)-30. L’inizio del imperium (=potere)-31. La Flaminia moglie di Augusto (iniz.)-33.Separava le diverse fazioni -35. Avanti Cristo-38. Ira (=ira) senza
fine-40. Un condottiero come lui-42. Tre romani-44.
La nazionalità di Cleopatra -46. Le prime di Enio-47.
IN LATINO: tu-49. Anco senza frontiere-50. Vi sconfisse Vercingetorige-54. I Germani lo furono oltre
il Reno-57. Le prime di Ottaviano-58. Fu prima suo
alleato con Crasso e poi suo nemico-59. … iacta est,
celebre suo detto.
VERTICALI: 1.Consonanti in vale (=sta’ bene!)-2.
IN LATINO: ordina!-3. Dopo Cristo-4. Novantanove a Roma-6. Forma arcaica di ab-7. Una tribù
celtica-8. Gli estremi del senatus (=senato)-9.
Combattè contro Silla-10. Lo era Cesare (qualità)-
12. Lo era in politica-14. Opposti ai popolari-16. La fine di Pompeo-18. Mezza bria (=vaso da vino)-19. Il centro della fuga
(=fuga)-20. Una sua carat-teristica in guerra-21. Al centro dell’arca (=arca)-22. Il suo prenomen-23. Navi (=alla nave) senza
pari-24. L’inizio di Giulio-25. Dittongo latino-28. Is neutro-32. L’attuale Gallia-34. Fu assassinato a quelle di marzo-36. Con lui
e Pompeo formava il pri mo triumvirato-37. Iniziava dopo il Rubicone-39. Si pronuncia “e” nel latino
scolastico-40. La prima e la terza nella syzygia (=unione)-41. Inizio del’ annus (=anno)-43. Il capostipite della sua gens, figlio di enea-45. Quattro per lui-48. Post Scriptum-51. IN LATINO: e-52. Ipse
a metà-53. Vocali in malo (=preferire)-54. Si seguono in sirpe (=tipo di pianta)-55. I confini di esse
(=essere)-56. Non Licet.
E TU…COME SEI A NATALE?
1 Visione del classico cinepanettone:
A inizi a doppiare le battute in siciliano
stretto
B fai in modo che tutti abbiano la cioccolata calda in una mano e il biscotto della
loro forma preferita nell’altra
C non capisci quello che sta succedendo
ma la sospensione del tuo pisolino
pomeridiano sta davvero scombussolando il tuo ritmo sonno-sveglia
2 Per qualche strano scherzo del
destino il torrone al triplo cioccolato
è rimasto in cantina:
A improvvisi un percorso a ostacoli che
coinvolge vari utensili della nonna e corri
a prenderlo sulle note di Jingle Bell Rock
B organizzi una caccia al tesoro per rendere le scale più accattivanti
C aspetti che il disgelo primaverile te lo
porti perché l’umidità della cantina non
gioverebbe ai tuoi reumatismi
3 Il solito sbadato rovescia un bicchiere di vino:
A improvvisi un monologo drammatico
sulla breve vita del buon vecchio bicchiere di rosso
B inizi a raccontare aneddoti imbarazzanti su tu stesso e distogli l’attenzione
da quel povero cristo
C lo maledici in tutti i dialetti della “Bassa” e cerchi di schivare il rigagnolo di
vino che cade sulla tovaglia
4 Vedi l’ultima mestolata di anolini:
A inizi a sfidare tutti i contendenti a
una competizione di mazurca all’ultimo
sangue
B cerchi di dividere equamente li anolini
arrivando ai decimali
C passi il piatto al tuo vicino, il tuo gomito non può reggere
5 Tombola natalizia:
A ti getti sulle schedine interrogando
l’oracolo di Delfi su quale scegliere
B fai partire un corso accelerato di tombola per i bambini più piccoli
C ti lamenti della tua sfortuna e e cerchi
di convincere il parente straniero che chi
fa meno punti vince
6 nel fatidico pranzo che si prolunga per l’intero pomeriggio i parenti
un po’ brilli si cimentano in balli di
gruppo:
A ti lanci nel centro del cerchio in un
ballo sfrenato che fa largo uso di gomiti
e ginocchia
B inizi a ballare con quello strano tipo
che sta sempre in poltrona probabilmente perché è timido
C cerchi di scappare usando i motivi più
disparati compresa la disinfestazione
della
famiglia di procioni che risiede nella tua
soffitta
Maggioranza A: gli anni passano ma
sei il solito bambinone. Ami il periodo
natalizio e sfrutti le feste di famiglia per
metterti in mostra con il tuo carattere
estroverso ed eccentrico che talvolta
sfocia nell’egocentrismo.
Maggioranza B: sei la classica nonna
premurosa attenta all’esigenze di ogni
ospite, vuoi fare vivere a tutti il miglior
Natale possibile.
Maggioranza C: sei un pignone seduto
un po’ in disparte, l’atmosfera natalizia
non ti ha toccato particolarmente, anzi,
il gelo esterno e il caminetto dentro ti
hanno reso ancora più pantofolaio.
EUREKA L’OROSCOPO DEL MESE
Pagina 12
Cari confidenti delle posizioni astrali,
non sapete mai cosa aspettarvi da queste giornate di nebbia? Cosa ci riserva
questo lungo mese? Quali peripezie vi
attendono dietro l’angolo? Vi sentite
confusi? Spaesati? Terrorizzati? Avrete le risposte ai vostri problemi qui, in
questa fantastica rubrica mensile che
attraverso la minuziosa osservazione
delle rotazioni astrali e l’interpretazione dei messaggi della Dea Bendata, vi
fornirà tutti gli elementi per farvi trovare preparati di fronte a questo dirompente mese pieno di sorprese.
BILANCIA ti senti perseguitato dalla
malasorte, continui ad inciampare in
ogni dove, arrivare a fine giornata evitando infortuni gravi è sempre un’impresa. Fortunatamente il futuro riserva
per te giornate di sole (falso, la nebbia
persiste) e canti aulici di uccelli: riuscirai in tutto ciò in cui ti cimenterai. Il
consiglio: evita di guardare i barboncini
negli occhi, è un segno di sfida.
ACQUARIO la tua situazione sentimentale è critica, non ti senti con qualcuno
dai tempi che furono e le tue tecniche di
rimorchio sono più arrugginite dei rubinetti nell’aula di chimica. Gli astri sono
dalla tua parte: questo mese ti riserva
nuove conoscenze, non avere paura dei
due di picche. Il consiglio: prima del vostro primo appuntamento non pettinarti con una forchetta, no, non sei come la
Sirenetta.
VERGINE eh già, novembre è finito.
Pensi all’anno che sta per finire: i viaggi, le decisioni prese all’improvviso, le
feste sulla spiaggia, (si ok però spegni
Laura Pausini e cancella il tuo nuovo
profilo su Tumblr, ti prego, è arrivato il
momento). Un nuovo bellissimo anno ti
sta aspettando, buttati come sai fare e
lasciati trasportare da ogni emozione.
Il consiglio: come disse Miss Calloway
(Mucche alla riscossa) non piangere sul
latte versato.
CAPRICORNO sei un inguaribile sognatore, ami pontificare durante le lezioni,
questo mese ti darà la possibilità di
concretizzare molti progetti che avevi
in mente, sfrutta l’occasione. Il consiglio: si ma non montarti, la tua band di
rock medievale non sfonderà mai.
SAGITTARIO mesi che organizzi “cum
magna peritia” l’ultimo, e ora si avvicina, la tua anima festaiola si manifesta
sempre più spesso attraverso balli di
di Adelaide Corradi, Lucia Ciusa e Pietro Tito Corso
gruppo sfrenati e festini nel bagno del
secondo piano. Attenzione, la dea bendata ha mischiato un po’ le carte, preparati ad ogni evenienza e sappi gestire
le situazioni più disparate come ogni
pianificatore che si rispetti. Il consiglio:
una slitta artica potrà rivelarsi utile nel
tuo baule.
ARIETE la stagione natalizia, oltre che
un po’ di ansia da prestazione per la
recitazione della poesiola degli auguri,
porta con se anche una lunga lista di zii
eccentrici,cugini scalmanati e un vasto
numero di persone sconosciute di cui
fingi di ricordare il grado di parentela.
Rischierai di vivere quest’occasione
come un oneroso obbligo. Il consiglio:
lasciati trasportare dalla magia del Natale e scherza anche tu sugli aneddoti
gastronomici dello zio grasso.
GEMELLI la scuola ti sta distruggendo,
ti senti oppresso dai chili di versioni che
ogni giorno si riversano sulle tue spalle,
ti sembra divedere il tuo prof. di greco
anche di notte, ma non temere: il periodo natalizio, oltre che essere un modo
per spillare dei soldi a parenti che non
vedi mai, ti aiuterà a prendere tempo
per te stesso e per coltivare le tue passioni segrete (vacci piano con la Zumba). Il consiglio: mangiare frutta secca
ti aiuterà a partire con la giusta energia
per il prossimo semestre.
PESCI il solito distratto, come sempre ti
sei ritrovato il giorno prima vigilia con
troppi amici e troppi pochi regali, una
situazione davvero imbarazzante. Si
prevede un periodo frenetico pieni di
compere last minute. Il consiglio: nel
caso la tua situazione sia davvero disperata la tattica migliore è tagliare i
ponti, per poi riallacciarli dopo il critico
periodo natalizio.
CANCRO negli ultimi mesi Plutone ti
ha sorriso mostrandoti il lato bello della vita. Divieni felice per le più piccole
cose: il sorriso dell’autista sull’autobus, un cioccolatino sull’autobus, una
macchina che ti lascia attraversare,
una fetta di torta fuori pasto, il sorriso
di un bambino, un pandoro intero fuori pasto…, bene purtroppo un’ombra
passerà sul tuo piccolo paradiso idilliaco (non tanto piccolo da quando hai
mangiato una bronza di anolini fuori
pasto): è la luna che con la sua influenza negativa oscurerà il tuo cammino, il
mese si preannuncia burrascoso, pieno
di cracker dietetici e pane integrale. Il
consiglio: chiuditi in casa, rimboccati le
coperte, cerca di non prendere decisioni importanti, giocare al superenalotto
o puntare su qualche cavallo. Ricorda
che dietro ad ogni nuvola c’è un’arcobaleno cit. Sid dell’Era Glaciale.
TORO i transiti di Saturno e Venere hanno fatto cadere un po’ di polvere sulla
tua scrivania. Seppellendo polvere che
nascondeva altra polvere, sotto la quale c’era guarda un po’ altra… polvere!
(Devo andare avanti?) Approfitta di
queste premature pulizie di primavera,
per passare più ntempo in casa a scoprire vecchi armamentari. Ti riporteranno alla mente ricordi che credevi di avere perduto. Il consiglio: non scavare nei
vecchi album di fotografie, aprire faide
prima di Natale è sconsigliato.
SCORPIONE le stelle ci hanno detto che
ultimamente nell’ultimo periodo ti sei
avvicinato alla cucina solo per rinnovare la scorta di merendine che si trova
sul fondo del cassetto della biancheria.
Il mese si preannuncia un mese pieno di
possibilità culinarie, tutti i migliori hanno iniziato dal basso, fatti le ossa sulle
bucce di patate e i gusci di noce, chissà, potrai avere un posticino anche tu
nel menù della vigilia. Il consiglio: mai
contraddire la nonna quando si parla di
anolini.
LEONE tutte le posticipazioni che fai
da otto anni si concentrano nell’ultimo
mese. 31 giorni. 744 ore. E no, non ci
spingiamo oltre. Tutte le persone che
eviti da anni hanno deciso che i giochi
da tavolo natalizi, sono un ottimo modo
per rivedersi. Tutti nessun escluso.
Contemporaneamente. Eehhhh sì! In
un breve lasso di tempo dovrai eseguire una serie di compiti. Il consiglio: la
prossima volta che posticipi ricordati
che tra 8 anni non sarai cosi famoso da
avere una segretaria
gli Xiromanti
BUONE E SERENE FESTE A TUTTI!