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BRE
NUMERO 3 . 2016 . LUGLIO/AGOSTO . PUBLIMAX EDITRICE . WWW.PUBLIMAX.EU . EURO 10,00
BRESCIA COME NON L’AVETE MAI VISTA
LEISURE&LIFESTYLE
CA LO
L’INTERVISTA A
WILLEM
VE DONE
A BRESCIA
DAFOE
L’INTERVISTA A GRAZIELLA BRAGAGLIO
BASKET
BRESCIA LEONESSA
IN SERIE A
BRE EDITORIALE
P
e r tre
chè
numero
la tua
a z i e n da
OGGI
ha bisogno
di
un’identità
TI RACCONTO CHI SONO
CON UN SELFIE!
CORS O MAGE NTA 4 9 BRE S CI A
T. 030 2 8 0 7 8 1 0
CORS O MAGE N TA 4 5 BRE S CI A
T. 0 3 0 45293
Ricordo con nostalgia l’inizio della ne idealizzata che si vuole dare di
mia “relazione” con Facebook.
sé, chiaramente degna di essere
Era il 2009 e per sentirmi anch’io condivisa.
“socialmente” utile decisi di iscri- Il web diviene quindi il nostro
vermi al social dei socials. Sono
palcoscenico personale per raccotrascorsi, con varie intermittenze, gliere consensi o semplicemente
7 anni e l’approccio è letteralper far parlare di noi, momenti
mente cambiato. Dalle canzoni di autocelebrativi nati con l’intento
Vasco Rossi agli aforismi pubblidi soddisfare il bisogno di gratificati, nati con l’obiettivo di “puncazione.
gere” un soggetto X dettato da
Ogni amante del selfie ha la sua
un personalissimo stato d’animo
posa prediletta come io del resto,
(perchè evidentemente il coraggio celebre per questo: bocca ad albidi un messaggio privato o di una
cocca, occhio ammiccante e scattelefonata mancava!) ai selfie di
to classico dall’alto verso il basso.
oggi, fenomeno contemporaneo!
Senza parlare poi degli hashtags,
Oggi come tutti vivo incessantecontemporanei e “anglosassoni”
mente un nuovo trend “socialstatus preferenziali che se non almente” accettabile, dilagante e
tro ci hanno insegnato una nuova
democratico, naturalmente causa lingua.
dell’istinto umano volto sempre
E se la parola a volte si spreca, lo
ANNALISA BONI - [email protected]
ad imitare, ed è subito selfie.
specchio non mente mai, anche
Il selfie oggi non è l’autoscatto
se, filtri alla mano è possibile
di ieri, non stiamo parlando dei
coscienziosamente tornare indietempi in cui, in veste da turista,
tro nel tempo con qualche abile
Adoro comunque questa mechiedevo ai passanti “scusi mi può ritocchino!
ravigliosa esperienza condivisa
fare una fotogafia di fronte a que- Dagli incessanti e dilaganti selfie sia che si tratti di una giunonica
sto monumento?” Oggi il selfie è
alla “The Floating Piers” alle
“faraona” immortalata a bordo piun fenomeno molto più complesso gambe abbronzate con sfondo
scina che di un tramonto romannato il più delle volte da un bisoTanga beach Formentera, dai
ticissimo sul mare di Ponza, amo
gno interiore e dalla necessità di
frasari drammatici e struggenti
tutto di questa mania dilagante di
riuscire a far scaturire inesauribili rubati a qualche aforismario ai
autocelebratismi postati e posati e
C R E Aesclusivi
Z I O N E con
LO G
O A ci
Z Isi
ENDALE,
emozioni al cospetto degli altri,
gourmet
i quali
non cambierei per nulla al mondo
L I E T T I l’estate
D A V Isono
S I T Asicura
, CAR
E S T AdiTaprire
A
per vanità, per divertimento o B I G“selfa”...
ciTA I N
laTvoglia
il mio instagram
R E A L I Z ZlaA Z Iregalerà
O N E C altri
A M PeAimperdibili
GNE PUB
B L I C I TeAprendere
R I E P E parte
R R I Va Iquesta
S T E “ficsemplicemente per raccontare
scenari
BROCH
U R E , D E P L I A N T , R I Vtion”
I S T compulsiva
E,
propria vita attraverso una biogra- futuribili
e futuristici!
e globalizzante,
F LY E R , M A N I F E S T I , C A T A Lsempre
O G H I , tesa all’ultima tendenza,
fia fotografica.
In molti hanno teorizzato il vero
P I A N I F I C A Z I O N E E D I F F U Sracchiusa
I O N E , da glossissime bocche
significato di questo trend comcolor
pesca, sempre più spogliate
MEDIA PLANNING
portamentale identificando in
ed
“essenziali”
come una corsa
R E A L I Z Z A Z I O N E S I T I I N T E R N E T,
esso un fortissimo desiderio di
all’ultimo
like...
HOUSE ORGAN AZIENDALI
approvazione, di apparire, di mo-U F F I C I O S T A M P A , T E S T I E R E D A Z I O N A L I
strarsi e di confermare l’immagi...ed è subito fiction!
come una corsa
all’ultimo like
ed e’ subito fiction!
AN N ALI SA B O N I B Y P UB LI M A X
V I A X X SE T T E MB R E 30 B R E SCI A I TALI A T +39 030 37 7 6 5 5 2 M +3 9 3 4 7 1 1 6 0 4 5 8
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da oltre 10 anni è coordinatore
editoriale di due riviste nazionali di
design e enogastronomia.
Trendsetter e attenta osservatrice di
tendenze e stili di vita ha il piacere di
portare in pagina solo le grandi eccellenze del globo proponendo il più
autorevole specchio di una società
in continua trasformazione.
cito una frase di Confucio che sento
mia: “vivi come in punto di morte
vorresti aver vissuto”.
Ogni giorno vivo la vita, gli affetti e
il lavoro con lo stesso entusiasmo e
gratitudine, come se fosse l ‘ultimo...
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dia.
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dall’esordio biografico americano, è autrice di diversi romanzi,
editor e giornalista, una penna
che persegue l’arte di mostrare
attraverso la parola tutto ciò che
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Appassionata di enogastronomia e turismo e aspirante sommelier, è alla continua ricerca di
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Giornalista pubblicista dal
2001si diletta nel tempo libero
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BRE
BRESCIA COME NON L’AVETE MAI VISTA
LEISURE&LIFESTYLE
Sommario
NUMERO 3 . LUGLIO 2016 .
IN COPERTINA GRAZIELLA BRAGAGLIO - PH. PIERPAOLO ROMANO
21
6
36
6
LA TENACE (BASKET) LEONESSA
IN COPERTINA GRAZIELLA BRAGAGLIO
16
FELICITÁ E FASCINO CONTAGIOSO
INTERVISTA A ELENA COLOMBI
21
PRE-TESTO
NATO DALL’INCONTRO TRA GIACOMO MAIOLINI E MICHELE VENTURINI
24
“BRESCIA É UNA CITTÁ MOLTO CINEMATOGRAFICA HO TORVATO UN GIOIELLO”
INTERVISTA A CARLO VERDONE
32
NELLE “CUCINE” DI BRE OSPITE
ALESSANDRA IARIA
44
TALENTO BRESCIANO SBARCA NEGLI STATES
INTERVISTA A LAPO PULCINI
49
TRA DI NOI
A TAVOLA CON MICHELE BONTEMPI
60
L’INTERVISTA A UMBERTO ANGELINI
SOVRINTENDENTE DEL TEATRO GRANDE
70
L’INTERVISTA A DANIELA GRANDI
79
EXPOZOONE
AL MUSICAL ZOO FESTIVAL 2016
WILLEM
DAFOE E
E GIADA
COLAGRANDE
OLD CINEMA & BRESCIA
10
BRE LA COPERTINA DI LUGLIO
LA TENACE (BASKET)
LEONESSA
GRAZIELLA BRAGAGLIO
A CURA DI CLAUDIA LAZZARI
TESTO DI EMANUELA SERUGHETTI
IMMAGINI DI PIERPAOLO ROMANO
6,
È UNA GRANDE FESTA QUELLA CHE SI PREPARA PER I NOSTRI “LEONI” FRESCHI DI
VITTORIA, OTTENUTA ALLA FINALE DI VENERDÌ 24 GIUGNO CONTRO LA FORTITUDO. LA
PRESIDENTE GRAZIELLA BRAGAGLIO È IN PRIMA LINEA, ORA È IL MOMENTO DELLE
CELEBRAZIONI, DI GODERSI UN RISULTATO RAGGIUNTO CON UN GRANDE LAVORO DI
SQUADRA E SACRIFICI. FUNZIONA COSÌ, QUANDO LA DETERMINAZIONE VIENE MESSA IN CIRCOLO, L’ENERGIA CHE PRODUCE ACQUISTA UNA CERTA QUANTITÀ DI MOTO,
NON PUÒ FAR ALTRO CHE CONTINUARE AD ANDARE, ATTIRANDO A SÉ ALTRA ENERGIA,
ESPANDENDOSI, CONDIZIONANDONE DELL’ALTRA, TRASCINANDO E RACCOGLIENDOSI
POI A VALANGA, UNA FORZA IRRADIANTE CHE ALLA FINE NON PUÒ CHE ASSUMERE
L’INCONFONDIBILE ASPETTO DI UNA SFERA, QUELLA DEL PALLONE DA BASKET CHE, IN
UNA PARABOLA PERFETTA, VA POI A INFILARSI NEL CANESTRO VINCENTE.
Nelle immagini: Graziella Bragaglio, presidente di Lega e della Centrale del Latte Ph. Pierpaolo Romano
.7.
Qual è il giusto mix che pensate
di aver trovato per fare emergere questa squadra?
Una base solida garantita dalla
conferma del nucleo di giocatori
che ci aveva portato in semifinale
lo scorso anno, e innesti mirati
per migliorare quello che era già
un gruppo forte, poi l’inserimento
del giocatore “David Moss” che
eravamo certi ci avrebbe dato
ancora di più per centrare l’unico
obiettivo di questa stagione: la
promozione in A1.
Qual è il suo rapporto con l’arte e
la cultura, elementi fondanti per
grandi traguardi e grandi teste che
hanno anche a che fare con una dimensione pubblica e relazionale?
Arte e cultura fanno parte del nostro
DNA, dentro di me c’è il giusto mix
della mia Brescia, la ferrea Brescia
Leonessa d’Italia.
La sua determinazione e la voglia
di fare mi suggeriscono che lei è
una donna di principi, mi dice quali
sono?
Onestà, serietà, programmazione,
voglia di vincere.
Come vive il suo ruolo di donna
in un ambiente che perlopiù è
costituito da uomini?
Con grande determinazione e con la
consapevolezza che idee chiare e giusta programmazione possono essere
anche doti di una donna al comando,
quindi nessuna rivalità con l’altro
sesso e nessun timore reverenziale.
Quali sono le giuste qualità per
avere successo nello sport come
nella vita?
Equilibrio, serenità e tanta
passione, quando poi come nel
mio caso si gestisce un’azienda
vera e propria, bisogna farlo con
grande attenzione anche ai piccoli
particolari.
Nessun dorma questa notte:
la Basket Brescia
Leonessa
e’ promossa in serie A
.8.
Qual è il suo rapporto con la vita
mondana e il pubblico?
Non amo esagerare sia in un senso
che nell’altro, vita mondana e pubblica a piccole dosi, preferisco lavoro e
famiglia.
I tre aggettivi che la definiscono
meglio?
Non saprei direi, ma può valere quello che hanno scritto di me in passato
definendomi una “Cleopatra del terzo
millennio.”
.9 .
B RE
16 ´
GLI O 20
La sua partita più difficile nella vita
qual è stata?
Essere una brava mamma, ho tre
figli splendidi che mi danno grandi
soddisfazioni, Riccardo si laureerà a
settembre in economia e commercio,
Camilla seguendo l’eredità di famiglia sta dimostrando grandi capacità
artistiche e il piccolo Francesco di 12
anni è energia pura.
LU
Il più grande insegnamento che ha
avuto dallo sport.
Lo sport è una scuola di vita, una
società senza sport è una società
che non ha futuro, una città senza
sport è morta; colgo l’occasione per
suggerire l’invito a tutti di “investire
nello sport” e quindi in strutture per
i nostri figli che saranno gli atleti del
domani.
N O.3
Venerdì si è disputata
la finale per la squadra Basket
Brescia Leonessa,
quali sono state le sue emozioni
per questa importante vittoria?
É stata giocata venerdì sera una
partita che è già a tutti gli effetti
entrata nella storia della nostra
città e della nostra provincia,
sono emozioni delle più svariate
quelle che provo, dall’entusiasmo
di aver potuto vivere un momento
sportivo così importante, alla tensione sfociata poi in gioia espolosiva. Siamo tutti consapevoli di
aver fatto un percorso fantastico
che ci ha portati fino a qui e vincere ha voluto dire regalare dopo
ventotto anni una gioia immensa
alla mia gente.
´
Graziella Bragaglio
Non amo esagerare
sia in un senso che nell’altro,
vita mondana e pubblica
a piccole dosi,
preferisco lavoro e famiglia.
NE
INTERVISTA A
M AG A ZI
BRE L’INTERVISTA DI LUGLIO
´
N O.3
LU
16 ´
M AG A ZI
NE
B RE
WILLEM
DAFOE E
E GIADA
COLAGRANDE
GLI O 20
OLD CINEMA & BRESCIA
A CURA DI EMANUELA SERUGHETTI
CHI NON RICONOSCE NEL VOLTO DI WILLEM DAFOE ALMENO UN PERSONAGGIO CHE HA
FATTO LA STORIA DEL CINEMA INTERNAZIONALE? MOLTI PENSANO SUBITO AL GOBLIN, IL
NEMICO DI SPIDERMAN, AL SERGENTE ELIAS GRODIN IN “PLATOON” DISILLUSO NEI SUOI
IDEALI DEL SOGNO AMERICANO E ALLA SUA FRASE CELEBRE “L’AMERICA LE HA SUONATE A
TANTA DI QUELLA GENTE CHE SECONDO ME È ARRIVATO IL MOMENTO CHE CE LE SUONINO”,
AL PERSONAGGIO DI ANTICHRIST DI LARS VON TRIER O A PIER PAOLO PASOLINI. SI POTREBBE PROSEGUIRE A OLTRANZA, RIPERCORRENDO UNA MOLTITUDINE DI PROFILI BORDER
LINE CHE ORA INCONTRANDOLO DAL VIVO SI INCARNANO NELL’UMANO, SI RIASSUMONO IN
UN’AUTENTICA AFFABILITÀ.
“LA SEMPLICITÀ È TIPICA DELLE GRANDI PERSONALITÀ E CREDO CHE VENGA DA UN PERCORSO DI VITA CHE HA LASCIATO UN SEGNO SIGNIFICATIVO”, COSÌ IL SINDACO EMILIO DEL
BONO TESSE LE LODI DEI DUE OSPITI, WILLEM E LA MOGLIE REGISTA GIADA COLAGRANDE,
PRESENTANDOLI ALL’INCONTRO COL PUBBLICO DEL 4 GIUGNO SCORSO NEL SALONE VANVITELLIANO DEL PALAZZO DELLA LOGGIA, IN OCCASIONE DELL’EVENTO OLD CINEMA E COMUNE DI BRESCIA. SE L’INTENTO È QUELLO DI RITROVARE LE EMOZIONI SOCIALI ATTRAVERSO
IL GENIUS LOCI, L’INTERAZIONE DI LUOGO E IDENTITÀ CULTURALE, FACENDO DIALOGARE
OSPITI DI QUESTO CALIBRO CON LE BELLEZZE STORICHE E ARTISTICHE DELLA CITTÀ, DIREI
CHE NON SI PUÒ CHE INCONTRARE IL SUCCESSO. E COME LASCIA INTENDERE ANCHE LO
STESSO SINDACO, IN UN PROSSIMO FUTURO BRESCIA POTREBBE ADDIRITTURA PRESTARSI
COME SET CINEMATOGRAFICO. QUI IN QUESTA MERAVIGLIOSA SALA, AL COSPETTO DI UN
MITO DI HOLLYWOOD E DI SUA MOGLIE, UNA GRANDE PROMESSA REGISTA DI ORIGINI ITALIANE, SI COMPIE LA MAGIA. ABBIAMO TUTTI UN PIEDE NEL TERRITORIO DI UN SOGNO. WILLEM
DESCRIVE L’IDEA ELOGIATIVA CHE SI È FATTO DI BRESCIA E DEI BRESCIANI, PARLANDO POI
DI SÉ E DELLA SUA VOCAZIONE ATTORIALE, DEL RAPPORTO TRA RECITAZIONE E VITA, DEI
CORTOCIRCUITI POSSIBILI TRA ATTORE E PERSONAGGIO, SCAMBIANDO SGUARDI DI INTESA
CON LA MOGLIE. SEMBRA CERCARE APPROVAZIONE, LUI! UN GIGANTE DELLA SCENA, UN
MAESTRO DEI CODICI DELLA COMUNICAZIONE ESPRESSIVA. “A VOLTE DICO A ME STESSO
CHE MI SENTO PIÙ UN BALLERINO CHE UN ATTORE, E QUESTO VIENE DALLA MIA FORMAZIONE TEATRALE CHE È MOLTO PIÙ UN APPROCCIO A UN’ESECUZIONE FISICA PIUTTOSTO CHE
UN’INTERPRETAZIONE PSICOLOGICA. SONO MOLTO PIÙ INTERESSATO AL CORPO CHE È IN
.1 1 .
GRADO DI “PENSARE”, E MIGLIORARNE L’ESPRESSIONE SIGNIFICA METTERE IN MOTO ANCHE LA MENTE E TROVARE ACCESSO
AGLI ISTINTI, ALLA PARTE ANIMALESCA, E QUESTO CREDO SIA IL CONTRIBUTO MIGLIORE CHE UN PERFORMER POSSA DARE
ALL’ARTE. ATTRAVERSO IL CORPO L’AZIONE ISPIRA L’ISPIRAZIONE MOLTO DI PIÙ CHE L’ISPIRAZIONE ISPIRI L’AZIONE.” S’INTRAVEDE IN LUI IL LAMPO CHE PARTE DAL CUORE E BRILLA NEI SUOI OCCHI DOVE S’IMPRIMONO LE PASSIONI, SI SPIEGANO
I MOTI E LE COMMOZIONI DELL’ANIMO. “MI SENTO MOLTO PIÙ VERSATILE E A MIO AGIO NELLE MANI DI GRANDI REGISTI CHE
HANNO UNA TECNICA MOLTO FORTE. CON OGNUNO DI LORO, CON OGNI FILM, L’APPROCCIO DEVE ESSERE DIFFERENTE, MA
LA COSA CHE IN UN ATTORE DEVE RESTARE UGUALE È ESSERE SINCERO SENZA GIUDICARE IL SUO PERSONAGGIO, ESSERE
INTERESSATO A CAPIRE QUAL È LA SUA MORALITÀ E IL SUO RAPPORTO CON LA REALTÀ, CERCANDO DI ABITARLO E DI STABILIRE CON ESSO UNA CONNESSIONE, ED È LÌ QUANDO QUALCOSA ACCADE E SI MANIFESTA DENTRO DI LUI. IL PROCESSO
È CHIMICO. A VOLTE CAPITA CHE LA GENTE MI DICA, WOW HAI RECITATO LA PARTE DI QUEL TIPO CATTIVO!, E IO RISPONDO,
DAVVERO ERA UN CATTIVO? IO PENSAVO FOSSE GRANDIOSO! NON CREDO CHE ESISTA IL BENE O IL MALE ASSOLUTO, DENTRO
DI NOI C’È UN MIX DI ENTRAMBI E LE SITUAZIONI PERMETTONO A DIVERSE PARTI DI NOI DI USCIRE.”
L’AUDACIA UNITA ALLA CURIOSITÀ, CHE PERSONALMENTE HA UN RETROSCENA NOSTALGICO AMERICANO, ORA NUTRE I MIEI
SENTIMENTI, COSÌ PRENDO IL MICROFONO E GLI PONGO UNA DOMANDA.
INTERVISTA A
Williem
Dafoe
Anche se è da poco che sono qui sono
molto incoraggiato dall’entusiasmo
che ho percepito nell’intento di trasformare Brescia in una meta per la
cultura internazionale, ed è cosa rara
in un mondo in cui a questo aspetto si
dà sempre meno valore.
Rispetto al progetto nazionale “Old
Cinema” che ha il fine di rilanciare
l’industria del cinema, quali sono gli
aspetti vincenti in America che noi
italiani dovremmo tenere in considerazione?
Penso che può essere il contrario,
cioè che l’Italia possa insegnare alcune cose all’America! La preservazione delle tradizioni legate al cinema
vecchio, conservare bellissimi teatri
per poter andare a vedere film e condividere un’esperienza, che per molte
persone qui ha ancora molto valore,
sta sparendo negli Stati Uniti.
La curiosità passa all’incontro con
sua moglie e al colpo di fulmine che
li ha fatti innamorare, se questo
incrocio di casualità ha coinciso con
il suo interesse per l’arte contemporanea.
Ed ecco che comincia a flirtare con
le sue memorie, su un suo personalissimo palcoscenico newyorkese
affascinante e nostalgico.
Veramente il mio interesse per l’arte
contemporanea risale a molto prima.
Sono stato riconosciuto come attore
e artista negli anni ‘70, soprattutto
quando dal Wisconsin sono approdato a New York nel 1975 insieme a Steve Buscemi, un caro amico di sempre
anche lui proveniente dal mio stesso
background, e quello era un periodo
molto fertile in cui molte persone
facevano film non per la carriera e
non per vendere, ma per imparare
una professione, per specializzarsi.
Non c’erano soldi e la città a quel
tempo era in degrado ma era carica di molta energia, e lo spirito era
quello di “fare ad ogni costo” spinti
da una passione bruciante, caratteristiche di grande valore e che tengo
sempre in considerazione quando
cerco persone con cui collaborare. Il
mondo in cui ho fatto il mio ingresso
probabilmente oggi non esiste più,
ma ancora mantengo il valore di ciò
che mi ha insegnato quel perseverare e quell’accogliere le sfide di
quegli anni, un atteggiamento che
sosteneva, rafforzava e manteneva
Il pezzo teatrale “Bob Wilson’s
life & death of Marina Abramovic” in cui quattro artisti differenti si incontrano e coesistono
con le loro vite e i loro fantasmi
in una collaborazione di diversi
stili e diversi modi di fare arte,
in che modo l’ha intimamente
trasformata, contaminata e
arricchita?
Il materiale è stato basato sulla
vita di Marina Abramovic, ma alla
fine è stata una produzione di
Bob Wilson e noi artisti eravamo
alla mercé della sua visione. È
stata una grande esperienza, ma
per capire quali sono stati i miei
impulsi artistici riguardo a questa
interpretazione sarebbe bene
guardare il film documentario
realizzato da Giada, nato dal suo
interesse di esplorare l’opera
dell’artista con la quale condivide anche un grande rapporto di
amicizia.
Willem, lei è un attore poliedrico, una persona intelligente, attenta e interessata a rapportarsi
con culture e realtà diverse,
come ha vissuto in questi giorni
la verve culturale e lo spirito
artistico di Brescia?
.12 .
alto l’interesse. Sono convinto che se
non hai la passione in quello che fai
e che ti porta alla vera soddisfazione
personale, tutti i soldi e il successo
del mondo non aiutano. Ok, aiutano
un po’ d’accordo, ma non sono abbastanza! Ridiamo.
Esiste un punto d’incontro dove tutti
i personaggi che ha interpretato nei
suoi tanti film della sua carriera, si
ritrovano in una sua morale filosofia
comune?
No, i punti di vista sono troppo diversi, l’unico punto in comune tra loro
sono io.
A volte mi viene chiesto se il tipo di
ruolo sia la mia scelta di partenza,
ma io ritengo che parta dall’impulso
di volermi confrontare con qualcosa,
con il materiale che mi viene dato,
con la situazione e con le persone
.1 3.
con cui devo lavorare, ed è così che
mi sento ingaggiato, ispirato e divento interessato. Sono molto sospettoso
quando un attore sente l’impulso
contrario, quando cioè decide di interpretare un ruolo partendo dall’idea
di un personaggio, per esempio che
so -ed ecco che modula la voce, la
linea della bocca s’indurisce e le sopracciglia si riuniscono, regalandoci
una delle sue facce da cattivo ragazzo- “mi piacerebbe davvero interpretare un pirata!”
Perché?
Cos’è un pirata?
Penso che un attore debba essere
intuitivo e debba fare ciò che ama e di
cui sente il bisogno. Io sono sempre
molto attento a valutare le persone
con cui devo collaborare, cercando
un’ispirazione reciproca perché è così
che deve iniziare il lavoro.
In una recente intervista lei ha
detto “mi piace la recitazione
che si dissolve nel tessuto di un
film”, mi può spiegare cosa ha
voluto dire?
Come attore sono sempre stato
più a mio agio nell’assoggettare
me stesso al materiale, piuttosto che cercare di assoggettare
il materiale a me. Quando dico
“sparire” intendo che voglio attingere dall’ordine naturale delle
cose e maturare con esse, voglio
abitare la storia in un modo che
vada oltre i miei bisogni e la mia
comprensione, e connettermi a un
profondo impulso umano, perdendo me stesso nel punto di vista di
qualcun altro. È lì quando avviene
la trasformazione e la rinascita
dentro a un ruolo affinché tutto
funzioni in accordo, così anche le
persone possono sentire quella
rinascita ed essere ispirate per
una rinascita anche del loro pensiero e del loro modo di essere.
Quando il cinema di ogni genere
funziona a quel livello, penso che
sia bellissimo, vincente.
Ha davvero considerato di realizzare e di recitare in un film
girato qui a Brescia?
Sì, ho parlato di un progetto con
Abel Ferrara, della possibilità
di poter realizzare un film, però
ancora non c’è niente di firmato e
di concreto. È stato lui a incoraggiarmi a visitare Brescia, questa
fantastica città così carica di forza
ed entusiasmo, “Old Cinema” è
stata un’ottima occasione.
INTERVISTA A
Giada
Colagrande
Ha colpito l’affinità e gli sguardi
che si sono rincorsi poco prima sul tavolo della conferenza
tra Giada e il marito Willem, al
punto che l’intervista non può che
aprirsi su questa confidenziale
curiosità. Ammicchiamo e lei con
quel suo modo dolce e genuino
sorride, sincerandosi che sia stato
colto anche il tono scherzoso di
suo marito.
Considerati gli spazi esigui concessi oggi al cinema indipendente e vista anche la sua esperienza nella realizzazione del suo
primo film per cui i soldi glieli
diede la nonna, è ancora possibile secondo lei per un neofita
pensare a un percorso in questo
settore?
Sì, ne vale la pena. Il mio ultimo
lavoro l’ho realizzato esattamente
ancora così. È bello mantenere
vivo un sogno, portarlo avanti anche in maniera indipendente, anche a bassissimo budget. La cosa
fondamentale è avere uno scopo,
qualcosa da dire, un desiderio, un
senso, per fare un lavoro che va
al di là del semplice realizzare un
film, senza avere per forza chissà
quali aspettative di pubblico e di
popolarità.
Rispetto a una volta oggi i mezzi
tecnici sono più evoluti e la cosa
aiuta, ma il problema nasce dal
momento in cui un film bisogna
distribuirlo, è vero?
Come dicevo prima, bisogna avere
una necessità che va al di là del
semplice fatto di fare film. I nuovi
mezzi digitali permettono una
maggiore facilità nella realizzazione che può essere a basso
costo e anche senza mezzi, ma fa
sì che si perda una disciplina, una
forma di linguaggio e un rigore
attraverso cui esprimersi, aspetti
fondamentali soprattutto nell’arte
e nel cinema d’autore.
Che differenza c’è tra girare un
film di finzione e un documentario?
Per quella che è la mia esperienza, trovare un’espressione
in un film di finzione comporta
un’operazione che da dentro porta
qualcosa fuori, nel documentario sono io che osservo la realtà
esterna e gioca molto la fortuna di
avere la camera puntata nel punto
giusto al momento giusto, perché
in questo caso non si ha il controllo del set. Il processo successivo è
quello di interiorizzare e mettere
il proprio punto di vista nella fase
di montaggio. Tecnicamente un
documentario si lavora per dei
mesi, addirittura anni ed è tantis.14 .
simo il materiale che si raccoglie
e che si deve selezionare per poi
passarlo alla fase creativa del
montaggio. Per un film di finzione
i tempi sono più brevi.
Essere marito e moglie è una
cosa, lavorare insieme è un’altra
e farsi dirigere è un’altra ancora, è stato complicato per lei e
Willem?
Non solo non è stato complicato,
ma devo dire che lui mi ha aiutato tantissimo! Venendo da una
tradizione europea, underground,
senza budget e indipendente, per
me Willem è stato molto importante perché mi ha guidato nel
lavoro con gli altri attori e le troup
nel realizzare film in America,
dove c’è un approccio diverso nel
cinema d’autore che loro chiamano “actor centre” per cui tutto è
centrato attorno alla performance
del protagonista. È particolarmente piacevole collaborare con
lui, perché si dà moltissimo con i
collaboratori e con gli altri attori,
e nel mio caso questo è a prescindere dal fatto che io sono sua
moglie!
Ci può dire qualcosa del suo nuovo progetto “Tropico”?
Lo gireremo in Brasile nel Maranhão a São Luís, si tratta di un
noir e Willem sarà il protagonista
maschile. Avrà un cast internazionale con attori brasiliani, americani e italiani.
Da qualche anno vado in Brasile
e guardo molto cinema brasiliano per fare ricerca, per poter
scegliere al meglio le persone
con cui collaborare, e ora che il
mio sguardo si sta ampliando mi
innamoro sempre di più di questo
Paese.
Da oltre 25 anni ci occupiamo di musica, djs e divertimento.
Oggi siamo in grado di ideare, organizzare e creare
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BRE L’INTERVISTA DI LUGLIO
N O.3
LU
16 ´
´
GLI O 20
FELICITA’ E FASCINO CONTAGIOSO
M AG A ZI
NE
COLOMBI
B RE
ELENA
A CURA DI ANNALISA BONI
MI PREPARO CON ESTREMA CURA PER QUESTA INTERVISTA.
TACCO 14, PER CONFONDERE L’ALTEZZA (DATO CHE LEI É ALTA UN METRO E OTTANTA)
ABITO BIANCO, SCULTOREO DI GRETEL ZANOTTI, DA VERA FASHION VICTIM ALMENO QUANTO LEI, MA SOPRATTUTTO TANTA
CURIOSITÁ PER CAPIRE COSA SI “NASCONDE” DIETRO A TANTA BELLEZZA.
CONOSCO ELENA E INCONTRARLA MENTRE PASSEGGIA PER BRESCIA CON IL SUO PASSEGGINO È COME APRIRE UNA PAGINA
DI “ELLE” E SCORGERE TUTTE LE MAMME TOP (MODEL) INSIEME AI PICCOLI PARGOLI (TOPPISSIMI ANCHE LORO).
ELENA È COSÌ.
SILENZIOSAMENTE DISINVOLTA, MAMMA PASSIONALE E RAGAZZA IRRESISTIBILE MAGICAMENTE “USCITA” DA UNA PAGINA
DELLE PIÙ INFLUENTI RIVISTE DI MODA.
POI TE LA TROVI DAVANTI ALLA PASTICCERIA SAN CARLO PER UN CAFFÈ (LEI HA MANGIATO UNA TRECCINA E UN CAFFÈ E
POI NON VENITE A DIRMI CHE LE MODELLE NON MANGIANO, TUTTE LEGGENDE) E RINGRAZIO IL SIGNORE CHE HA AVUTO LA
COSCIENZA DI INDOSSARE UN SANDALO ALLA SCHIAVA, RASOTERRA, UN ATTO DI SOLIDARIETÀ NEI MIEI CONFRONTI CHE HO
PARTICOLARMENTE GRADITO!
.1 7 .
ELENA È DAVVERO BELLA MA AL DI LÀ DELLA SUA FISICITÀ, DEL CORPO STATUARIO E SCULTOREO, DELLO SGUARDO “NITIDO”
MA SEDUCENDE CIÒ CHE TI TRAVOLGE È LA SUA SPONTANEA NATURALEZZA CHE ATTRAVERSO GESTI, ATTEGGIAMENTI E UNA
CONDOTTA GARBATA TI CONQUISTA NELL’IMMEDIATO.
BRESCIANA DOC HA CAVALCATO IL MONDO DELLA MODA CONQUISTANDO GRANDI SUCCESSI SENZA PERÒ RINUNCIARE AL
TRIONFO PIÙ IMPORTANTE DELLA SUA VITA, LA FAMIGLIA, CHE PER UNA MODELLA NON SEMPRE PUÒ RAPPRESENTARE UN
OBIETTIVO COSÍ PREVEDIBILE. E COSÌ SI PRESENTA A NOI CHE ABBIAMO FORTEMENTE DESIDERATO INTERVISTARLA PER
PORTARE FRA QUESTE PAGINE IL RITRATTO DI UNA GRANDE MODELLA E DI UNA SPLENDIDA DONNA CHE NELLA VITA SEMBRA AVER SEDOTTO PERSINO LA FELICITÀ!
INTERVISTA A
Elena Colombi
Ci racconti com’è avvenuto il tuo
esordio da modella?
Avvenne casualmente quando
avevo solo 16 anni.
Un noto marchio di pellicce,
cliente di mio padre, che ha
un’azienda di shopping bag,
notandomi mentre lo aiutavo mi
volle per una sua sfilata.
Il giorno dopo mi trovai a fare
la mia prima sfilata in mezzo a
modelle professioniste.
Ero agitatissima, ma andò bene!
Tra il pubblico era presente un
talent-scout che mi presentò alla
sua agenzia, mi fecero immediatamente book e composit, “il
biglietto da visita di noi modelle”, e nel giro di una settimana
eccomi a Milano a partecipare ai
casting e a fare i miei primi servizi fotografici.
Frequentavo ancora le scuole
superiori e la mia vita cambiò radicalmente in pochissimo tempo.
Fu difficile conciliare gli studi con
il lavoro da modella, ma tenni
duro e nonostante le sfilate, i casting e gli shooting riuscii a finire
le scuole e iscrivermi all’università alla facoltà di lettere moderne.
Com’è stata la reazione della tua
famiglia?
Inizialmente la preoccupazione e
l’apprensione erano all’ordine del
giorno.
Mamma e papà erano intimoriti
per la mia giovane età ma soprattutto per le eventuali criticità
di cui è pervaso il mondo della
moda.
Ma quel momento per me rappresentò un grande sogno che
Venni in seguito notata da un famoso
fotografo di moda che mi volle per
uno shooting per la rivista Elle.
Il servizio pubblicato mi consentì
di ottenere una visibilità enorme e
da quel momento la mia carriera
decollò.
stava per avverarsi e dopo vari
convincimenti riuscii ad ottenere
il loro consenso ma solo a una
condizione: papà “bodyguard”
sempre presente per tutelare la
mia sicurezza.
Cosa rende una modella
una top?
Personalmente penso che ogni
modella debba essere consapevole che la bellezza è effimera
mentre è la personalità che ci
rende veramente unici.
Quando poso per un servizio fotografico o sfilo in passerella cerco
di trasmettere la mia personalità
perchè è solo questa “la marcia
in più” che può rendere qualsiasi
modella differente, ma soprattutto TOP.
.18 .
Quali sono le tue passioni?
A parte lo shopping (e ride) amo
cucinare, andare al cinema, praticare sport all’aria aperta.
Adoro ritagliarmi qualche attimo da dedicare a me stessa per
ritrovarmi nei pensieri e scaricare
tutte le energie nello sforzo fisico.
Quale episodio
ha contribuito al lancio
della tua carriera?
Sicuramente partecipare ai concorsi di bellezza in cui mi sono
sempre classificata tra le vincitrici.
Superata la timidezza iniziale,
dettata probabilmente da esitazione e inesperienza (iniziai molto
giovane), scoprii molto presto una
sicurezza in me davvero notevole.
Come ti è cambiata la vita privata e
professionale dopo la maternità?
Sono diventata mamma abbastanza giovane, avevo 27 anni quando
abbiamo deciso che forse era arrivato
il momento giusto. Non nego all’inizio
di aver avuto qualche titubanza ma
non l’ho vissuta come una minaccia
per la mia professione ma più una
voglia di concedermi ancora qualche
momento di “libertà” insieme a mio
marito.
É stata l’esperienza più potente che
mi sia mai capitata!
Quando è nato il mio primo figlio ho
da subito pensato “ma perchè non
l’ho fatto prima?”
Ho preso coscienza di cose che prima
non consideravo nemmeno, episodi e momenti che mi hanno reso la
donna che sono ora, più matura e più
sensibile.
All’improvviso mi resi conto che non
dovevo badare esclusivamente a me
stessa ma che prima di tutto esisteva
Come ti vedi tra vent’anni?
Mi vedo semplicemente mamma.
Una mamma appagata e orgogliosa
dei suoi bambini, felice e desiderosa
di riuscire a realizzare i loro sogni e
le loro ambizioni e, perchè no, vorrei
diventare una scrittrice affermata.
Scegli tre aggettivi
per descriverti ...
La sensibilità mi contraddistingue.
Spesso mi lascio coinvolgere dalle
sofferenze e dalle problematiche di
chi mi sta vicino, emozioni che vivo
intensamente anche se non interessano me in prima persona.
Sono anche molto pigra in quanto
adoro rimandare carichi e seccature ma soprattutto mi reputo molto
creativa, ho sempre mille idee per la
testa, che poi per pigrizia rimando!
(e ride)
Propositi per il futuro?
La scrittura è stata da sempre una
delle mie più grandi passioni e la
fantasia mi ha dato la possibilità di
potermi confrontare anche con questa nobile forma d’arte.
Ho già scritto un libro, una storia
d’amore ambientata tra Parigi, Mykonos e New York, un racconto avvincente ricco di colpi di scena, sesso,
tradimenti e soprattutto amore. Sicuramente prima o poi lo pubblicherò
ma non ora, la vita di tutti i giorni, la
mia professione ma soprattutto la
mia famiglia assorbono gran parte
del mio tempo e delle mie priorità.
Il momento giusto come per ogni
cosa arriverà anche per quello.
Il lavoro da modella si è mai scontrato con la vita privata?
Certo. É inevitabile. Il lavoro da
modella è un lavoro duro, richiede
sacrifici e rinunce.
Ci si alza all’alba, si viaggia molto, si
fanno ore e ore di prove e fitting affinchè ogni sfilata e ogni shooting possa
essere perfetto. Bisogna inoltre mantenersi in forma e curare il proprio
corpo, sempre. Anche mentalmente
è un lavoro pressante, le pubbliche
relazioni sono all’ordine del giorno e
presentarsi serene e solari è sempre
l’arma vincente ma questo richiede
un certo grado di equilibrio e stabilità
e non sempre nella vita quotidiana lo
trovi.
una creaturina che dipendeva unicamente da me, una consapevolezza
bellissima che deriva da un legame
unico, indissolubile ed eterno.
Dargli la vita è stato sicuramente per
me il regalo più bello del mondo.
.1 9.
Il consiglio di tua madre?
Me ne dà almeno mille al giorno,
il più ricorrente è “resta con i
piedi per terra”.
Il consiglio di tuo marito?
“Sii sempre te stessa”.
La prima cosa che fai al mattino...
Oltre a maledire la sveglia, abbraccio e bacio i miei bambini.
La tua fashion obsession?
Magari ne avessi solo una... borse,
scarpe, braccialetti.
Gigi Hadid o Cindy Crawford?
Sicuramente Cindy, è riuscita a
sfondare in anni dove non esistevano instagram, facebook e vari
social e la visibilità era sicuramente molto ridotta.
Tacchi o ballerine?
Sicuramente sneakers e biker, mi
ci ritrovo di più.
Low cost o top brand?
Entrambi!
Sapersi vestire vuol dire saper
mixare capi cheap con accessori
top.
Pigiama o baby doll?
A letto indosso solo sottovesti di
seta.
.20 .
Dopo questa intervista, felice di
aver indossato un tacco 14 per
riuscire se non altro ad arrivarle
al mento (e rido, da sola), sono
davvero entusiasta soprattutto
per aver scoperto un “angolazione” di Elena che non avevo mai
scorto, il suo lato umano, il suo
equilibrio e quel grande senso di
tranquillità che è riuscita a trasmettermi. Sentirmi compiaciuta
e contagiata dalla sua felicità ha
cambiato la mia giornata perchè
poche persone al mondo sanno
sorprendermi!
B RE
16 ´
Il dettaglio irrinunciabile?
Lo smalto sulle unghie, adoro le
mani curatissime.
Se dovessi fare un film con chi
accanto a te?
James Franco. Adoro la sua allure
da bravo ragazzo e il suo sorriso
sexy.
UN PROGETTO EDITORIALE
DEDICATO ALLA STORIA
DELLE DISCIPLINE DELL’ESTETICA,
UN VOLUME NATO DALL’INCONTRO TRA GIACOMO
MAIOLINI E MICHELE VENTURINI
M AG A ZI
GLI O 20
Il tuo stilista preferito?
Sicuramente il Kaiser della moda,
Karl Lagerfeld.
PRE-TESTO
LU
More o bionde?
Penso che ogni donna possegga il
proprio fascino anche se io preferisco le more.
Primo appuntamento come ti
vesti?
Opto per look semplici, jeans e
t-shirt, voglio piacere per quello
che sono.
N O.3
Qual è il tuo sogno di donna e
quale quello di modella.
Mi ritengo una donna molto fortunata perchè ho realizzato i miei
sogni. Come modella ho avuto
la fortuna di lavorare accanto
a Vasco Rossi partecipando al
videoclip della canzone “Señorita” dove sono stata una delle
protagoniste, inoltre ho sfilato per
stilisti top come Versace, Salvatore Ferragamo, Byblos, Calzedonia
e molti altri ancora. Come donna
mi sento davvero appagata, ho
una meravigliosa famiglia che
amo moltissimo e credimi, questo
è anche il lavoro da considerarsi
più duro!
Non potevo esimermi nel “botta
e risposta” quindi ti presento
una serie di domande a raffica.
Facebook o instagram?
Instagram
BRE GRANDI EVENTI
´
Utilizzi i social network?
Quali obiettivi?
A dire la verità non sono molto
“social”. Ho aperto da pochissimo
la mia pagina Instagram (“Elena.
Colombi”) proprio perchè il mio
agente e i fotografi mi hanno
quasi imposto di farlo. Lo trovo
comunque divertente anche se
cerco di utilizzare questi canali
con molta moderazione, poichè
sono dell’idea che i momenti speciali della vita sia meglio viverli
piuttosto che condividerli.
Bikini o trikini?
Utilizzo entrambi, dipende dalla
situazione
NE
Quando ho deciso di diventare
mamma ho fatto una scelta, ho
preferito dare priorità alla mia
famiglia rinunciando così a lavori
all’estero o a impegni che richiedevano tempi prolungati.
É normale dover scegliere a un
certo punto della vita, soprattutto
se si fa un lavoro come il mio.
Tre “cose” di Brescia irrinunciabili... che ti legano alla tua città.
Oltre ovviamente alla mia famiglia
direi il Castello di Brescia, il ricordo della mia infanzia, un luogo
dove spesso andavo da bambina
insieme a papà e dove ora porto i
miei figli.
Infine non potrei mai rinunciare
alla tartar di Mino al Frate! (e
ride)
A CURA DELLA REDAZIONE
IMMAGINI DI PAOLO FERRAGLIO
21,
Il progetto editoriale che porta il
titolo PRE-TESTO nasce dall’incontro tra Giacomo Maiolini,
produttore discografico e Michele
Venturini, storico del costume.
Il tema è l’estetica legata all’uomo attraverso un uomo che
diviene pretesto argomentativo:
Maiolini. Venturini si produce in
un volo pindarico attraverso la
storia delle discipline dell’estetica
e con lui, in questo volo, la figura
del fondatore di Time Records.
Le relazioni poste in essere sono
nervo e contenuto dell’opera.
I rimandi alla poliedrica esperienza dell’arte sono costanti.
I nessi tra l’estetica di Maiolini e
la scultura, la pittura, l’architettura, il design, la moda, il costume,
la musica... producono la mappatura dell’immagine di Giacomo
Maiolini. Progetto sull’immagine e
progetto legato alla passione per
l’immagine ed i suo valore emotivo. Valore che lega il titolo PRETESTO alla Onlus TIMETOLOVE,
voluta da Giacomo Maiolini, per
realizzare un progetto di estetica
del vivere, d’opportunità allargata
di fruizione della bellezza
attraverso la dignità ritrovata
dell’uomo. Timetolove in favore di
donne e bambini in difficoltà nel
mondo per poter donare a loro le
opportunità espressive di cui ogni
essere umano deve vivere.
PRE-TESTO è dunque “Il pretesto” per realizzare bellezza, sia
nei contenuti testuali che in quelli
oggettivi di libertà e dignità
d’esperienza per l’uomo.
.22 .
.2 3.
BRE PROTAGONISTI
BRESCIA
E’ UNA CITTA’ MOLTO CINEMATOGRAFICA
HO TROVATO UN GIOIELLO
CARLO
VERDONE
TESTO DI EMANUELA SERUGHETTI
24,
IL PROGETTO “OLD CINEMA” HA PORTATO A BRESCIA UN’ALTRA STELLA DEL CINEMA ITALIANO E INTERNAZIONALE, CARLO VERDONE CHE HA TROVATO UN PUBBLICO NUMEROSO E
AFFETTUOSO AD ACCOGLIERLO LO SCORSO 18 GIUGNO, PRIMA
ALLA FERMATA DI SAN FAUSTINO DELLA METRO, POI AL PALAZZO DELLA LOGGIA E IN SERATA AL TEATRO SAN BARNABA.
UN MUSICISTA, UNO SCENEGGIATORE, UNO SCRITTORE, UN
REGISTA ANCHE UN PO’ POETA E FILOSOFO, E SICURAMENTE
IL PIÙ AMATO DEGLI ATTORI ITALIANI, UN UOMO SEMPLICE E
APPASSIONATO CHE COMMOSSO HA RINGRAZIATO PER LA CALOROSA ACCOGLIENZA, DICENDOSI STUPITO DI QUANTA BELLEZZA ABBIA TROVATO A BRESCIA. IL DIALOGO CON IL SINDACO
DEL BONO, IL QUALE HA ESPRESSO LA VOLONTÀ DELLA CITTÀ
DI USCIRE DAI CONTENITORI PROVINCIALI E ASSUMERE LA
DIMENSIONE DI GRANDE REALTÀ ITALIANA ED EUROPEA MOSTRANDO AL MONDO IL PROPRIO PATRIMONIO ARTISTICO, HA
PORTATO ALLA PROMESSA DA PARTE DEL REGISTA DI PRENDERSI L’IMPEGNO DI GIRARE UN FILM TRA LE SUE STRADE E I
Brescia
e’ una citta’
interessante
dal punto di vista
culturale, c’e’
ordine, mi
colpisce molto.
SUOI QUARTIERI.
.2 5 .
B RE
16 ´
LU
GLI O 20
Secondo lei, che è un cineasta così
importante, girando un film oggi
cos’è che non si trova più e che
rimpiange?
La poesia non c’è più, a me capita
di dover girare alcune scene di notte
per ritrovarla. Ci vuole una realtà che
ti consenta di trovare l’ispirazione di
raccontare le cose positive, ma se il
degrado continua ad essere questo, è
chiaro che anche i soggetti continueranno a rispecchiarlo.
N O.3
Carlo Verdone
´
.26 .
INTERVISTA A
NE
“Questa mattina sono riuscito a visitare abbastanza
bene la vostra città e i siti più importanti e sono rimasto
a bocca aperta. Brescia è una città molto cinematografica, ho visto degli scorci veramente molto interessanti,
è bella nei colori, negli sfondi, nelle strade, è un posto
ideale, c’è un sincretismo di cultura meravigliosa e un
rispetto del luogo, qui funziona tutto molto bene. Quando
ho chiesto quali film fossero stati girati qui c’è stato un
silenzio mesto e allora ho detto, bisogna riscattarla! Ci
penso io. Questo è un impegno che mi prendo volentieri,
anche perché di girare nella mia città non ne posso più,
non so più come inquadrarla! Ho trovato un gioiello, perché Brescia è conosciuta ma non come dovrebbe, anche
umanamente la trovo molto interessante, il vostro dialetto mi fa molto ridere, quando parlate stretto poi! Bisogna
conoscerla, viverci per un po’, studiarla nei meccanismi
e poi scrivere qualcosa di originale. Mi ha colpito e vorrei
essere io il prossimo ad avere una bella idea e girarci un
film.”
La prima curiosità sulla vita artistica di Verdone ha voluto far luce sul suo rapporto con la sala cinematografica
quando lui era giovane e sui suoi ricordi da spettatore,
e subito si è aperta una nostalgica retrospettiva su uno
scenario famigliare a lui molto caro. “Io ho avuto la fortuna di avere un padre che fu il primo docente di storia e critica del film all’università, la prima cattedra in
Italia. La mia cultura cinematografica la devo a lui. Era
uno studioso di avanguardia storica ma soprattutto di cinema e lui spesso mi portava al centro sperimentale di
cinematografia ed era bello lì, papà dirigeva e gli studenti
facevano esercitazione. Ricordo che c’era un bel clima,
ho ancora in mente le luci, il fumo, il silenzio, i ciack, gli
attori. Quando avevo 7 anni ha regalato a me e a mio fratello un proiettore 8 mm con una pellicola che durava 4
minuti e noi proiettavamo sul muro scene western senza
sosta. Due volte a settimana ci portava al cinema Augustus alle tre del pomeriggio quando la sala era vuota, a
vedere dei film storici e western che lui adorava. Mi ricorderò sempre della sua forte empatia con quello che
succedeva sullo schermo, entrava proprio nella scena!
Si faceva delle risate pazzesche vedendo Jerry Lewis, e
quando c’erano scene di sparatorie, per esempio nella
scena finale di “Mezzogiorno di fuoco”, lui s’immedesimava, mimava la scena ed era una tragedia! Di quei vecchi cinema ricordo quando, tra la prima parte del film e
la seconda, si apriva il soffitto per far uscire il fumo, perché allora si poteva fumare in sala e poi si poteva entrare
in qualsiasi momento. Al cinema periferico ci stavano i
bulli in prima fila e quelli entravano con le battute in certi
momenti della proiezione e lo distruggevano il film! Per
esempio quello con Maciste con questi attori americani
tutti pettinati uguali con la brillantina sui capelli a modi
Elvis Presley, e questi dicevano “anvedi Maciste col ciuffo
lì bello!” Il pubblico applaude e ride di gusto, incantato
dall’accento romano di Verdone e vedendolo esibirsi nel
minuetto da perfetto intenditore dell’imitazione, gesticolando con le mani, simulando i toni e le espressioni facciali. Poi si andava al cinema anche per pomiciare con
la prima fidanzata, lo abbiamo fatto tutti, si partiva con
la stretta di mano, si andava sempre per gradi, poi piano
piano si arrivava al bacetto sulle labbra, ma senza andare oltre.
M AG A ZI
Ho trovato un gioiello, perche’
Brescia e’ conosciuta ma non
come dovrebbe, anche umanamente
la trovo molto interessante,
il vostro dialetto mi fa molto ridere,
quando parlate stretto poi!
Che Italia racconta oggi il cinema?
In qualche modo racconta un disfacimento, il male che speriamo si vada
ad esaurire.
Si racconta sempre di lei che è un
ipocondriaco è vero?
Io vorrei sfatare questo mito che tutti
dicono che sono ipocondriaco, non è
vero! Ho sofferto di attacchi d’ansia
quando all’inizio ho fatto i miei primi
film e ho dovuto combattere contro la
mia personalità molto chiusa e riservata, perché io sono fatto così.
Carlo lei ha un rapporto molto
profondo con la musica, se dovesse
andare su un’isola deserta con una
canzone quale sceglierebbe?
Ci sono delle canzoni che non mi
stancano mai per esempio una è
“Tomorrow never knows” dei Beatles,
l’altra è “Are you experienced” di
Jimi Hendrix, poi sono molto legato
a “Magic bus” di The Who perché mi
ricorda la mia adolescenza.
Se dovesse creare per noi adesso
un piccolo ritratto del bresciano da
mettere in un film, come sarebbe?
La cosa più importante per un film è
trovare un’idea forte, un soggetto e
una motivazione giusta per poi poter
inquadrare il personaggio tipo e le
sue caratteristiche particolari, ma bisogna prima capire l’anima del posto
vivendoci a contatto.
Vedendo il documentario a lei
dedicato questa mattina è passato
che spesso lei è stato paragonato
cinematograficamente a Sordi, sia
per i personaggi che per la regia,
in realtà la sua capacità di avere i
meccanismi della commedia all’italiana ma di non dimenticare mai di
guardare alla società fa venire in
mente Pietro Germi, è stata importante la sua traccia per lei, ama il
suo lavoro?
Adoro gran parte del cinema di
Germi, alcuni suoi film sono molto
importanti, per la regia, per le storie,
per la fotografia, sapeva girare molto
bene ed è sicuramente stato un buon
riferimento.
.2 7.
Recentemente ha iniziato
a utilizzare i socials
soprattutto Facebook,
un primo bilancio di
questa esperienza?
L’ho dovuto fare per disperazione,
perché molta gente scorretta si
firmava con il mio nome quando
postava delle foto e alla fine creavano
un casino!
Così ho aperto una pagina in cui utilizzo un tono molto pacato, tranquillo
e rispettoso, chi vuole fare la critica
la fa e io non la cancello, così la gente sente che c’è un signore dall’altra
parte e mi viene dietro con altrettanto
rispetto.
BRESCIA GRANDI EVENTI
CONVIVIO:
N O.3
LU
16 ´
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GLI O 20
A CURA DI LAURA SORLINI
M AG A ZI
NE
Grande affluenza e bilancio molto positivo:
raccolti oltre 2 milioni 400mila euro
a sostegno di ANLAI DS
B RE
UN’EDIZIONE
MEMORABILE
28,
Grandissimo successo per i
cinque giorni di Convivio, la più
importante Mostra Mercato di
beneficenza organizzata in Italia
a favore di ANLAIDS Lombardia
(Associazione Nazionale per la
Lotta contro l’AIDS), che ha visto
la partecipazione di oltre 65.000
visitatori, raggiungendo un importante risultato.
Gli acquisti del pubblico, che
hanno contribuito alla raccolta di
fondi per affrontare concretamente la ricerca sull’AIDS - insieme
alla preziosa partecipazione di
tutte le aziende che hanno aderito a Convivio, sia per quel che
riguarda i prodotti in vendita che
per l’acquisto dei tavoli della cena
di Gala della serata inaugurale,
senza dimenticare il primo after
party benefico al Byblos, con Skin
e DJ Cassidy alla consolle - hanno consentito a Convivio 2016 di
superare i 2.400.000 euro, ricavi
che Anlaids destinerà a importanti progetti di ricerca, assistenza,
prevenzione e informazione.
.2 9.
.30 .
.3 1 .
N O.3
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16 ´
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GLI O 20
CON LA IAIA
M AG A ZI
NE
B RE
BRE L’INTERVISTA DI LUGLIO
OGGI CUCINO IO
NELLE “CUCINE” DI BRE OSPITE ALESSANDRA IARIA
A CURA DI ANNALISA BONI
LE IMMAGINI DI QUESTE PAGINE SONO DI PIETRO LAZZARINI
MI ATTENDE ELEGANTEMENTE SEDUTA AL BAR DOVE CI SIAMO DATE APPUNTAMENTO, DELIZIOSAMENTE PERFETTA IN UN
ABITO A TUNICHETTA BLU.
L’APPEAL DI ALESSANDRA IARIA, PIÙ CELEBRE NELLE “VESTI” DI IAIA, HA UN “SAPORE” GARBATO, DELICATO E PIACEVOLE
E SE DOVESSI PARAGONARLA A UN DOLCE, PERCHÈ DI CIBO PARLEREMO, SICURAMENTE L’ACCOSTEREI ALLA CLASSE DI UN
MACARON DI UN VIBRANTE ROSA ACCESO, DELIZIOSO E RAFFINATO MA DI UN COLORE ENERGICO, PROPRIO COME È LEI.
CI INCONTRIAMO CON ENTUSIASMO QUASI COME SE CI CONOSCESSIMO E INSTAURIAMO SUBITO UN “SINTOMATICO” BOTTA
E RISPOSTA CHIACCHIERANDO DEL PIÙ E DEL MENO, DI RISTORANTI E DI CHEF PERCHÈ ENTRAMBE SIAMO LEGATE DALLA
STESSA PASSIONE, LA CUCINA.
.3 3 .
Condividere questi momenti con i
più piccoli è pazzesco, sono dei veri
“cultori” e sviluppano una conoscenza quasi più matura degli adulti
probabilmente come conseguenza
del potere mediatico dei reality che
ultimamente hanno riavvicinato il
grande pubblico alla cucina e agli
chef. Le cooking classes che organizziamo non sono i soliti incontri
didattici basati esclusivamente sulla
tecnica, sono come una “palestra di
passioni” chi partecipa ai nostri corsi
si diverte e li vive con grande libertà.
Cosa ami cucinare e cosa ti ispira a
portare in tavola
le tue prelibatezze?
Amo cucinare i dolci sia per il procedimento sia perchè essendo estremamente precisa sono amante del
particolare e quindi della presentazione. Amo “vestire” i miei dessert
con quei dettagli e tocchi che li rendono unici e quindi diversi.
INTERVISTA A
Alessandra Iaria
Alessandra Iaria, alias iaia,
com’è nata questa passione?
Sicuramente da piccola. Sono
sempre stata appassionata. Mia
nonna è emiliana ed è stata lei
a trasmettermi l’amore per la
cucina. Mi ha fatto muovere i
primi passi nel mondo della
tradizione gastronomica dell’Emilia Romagna, della pasta fatta in
casa, della sfoglia e pian piano
appassionata dai suoi gesti ho
sviluppato questa predilezione in
modo autonomo. Anche quando viaggio colgo la possibilità di
approfondire le mie conoscenze
gastronomiche. Cerco sempre
di assaggiare ogni specialità
tradizionale e locale, soprattutto se mi trovo all’estero, amo il
confronto con culture diverse.
Adoro anche osservare l’interior
design dei locali che visito, così
come le mise en place oppure il
packaging dei prodotti proposti,
sono attratta non solo dell’aspetto più puramente gastronomico
ma anche della forma e dell’in-
volucro. Frequento da sempre le
più interessanti cooking classes
proposte da chef stellati, non me
ne perdo una, rappresentano una
grande opportunità per approfondire la mia conoscenza.
Quando e come è nata l’idea di
rendere la tua passione una
professione?
In realtà non è nata, è stata una
conseguenza. Decisi di aprire
una pagina instagram sulla quale
postavo le mie ricette. Immagine
dopo immagine, hashtag dopo
hashtag i mie amici e followers
cominciarono a interessarsi e a
volere le ricette e mi suggerirono
di aprire un blog di cucina.
Solo a quel punto, facendomi
aiutare dall’amico “tecnologico”,
riuscii a mettere on line questo
blog “daicuciniamo_conlaiaia” e
da lì mi si aprì un mondo.
In quanti siete a lavorare per
questo progetto, esiste un team
o fai tutto da sola?
.34 .
Inizialmente sono partita da sola
poi quando mi accorsi che il lavoro si stava facendo più complesso
e impegnativo decisi di coinvolgere le amiche che insieme
a me frequentavano le cooking
classes, quindi ragazze appassionate ognuna “descritta” da una
particolare attitudine: c’è chi mi
aiuta nella spesa scegliendo l’ingrediente perfetto, chi mi affianca
con i corsi dedicati ai bambini e
chi per i grandi eventi esterni.
Organizziamo spesso cooking
classes dedicate ai bambini,
come quella inscenata all’Albereta oppure nelle boutique che ci
chiamano per organizzare eventi
di cucina. Due settimane fa abbiamo organizzato un interessantissimo pool party da G&B Progress
è stato un vero successo!
Per i bambini studio e realizzo
delle cooking classes a casa, simpatiche e divertenti in occasione
di compleanni, piccoli party oppure incontri tematici per la Pasqua
o per il Natale.
Parlaci delle tue cooking classes
Qual è l’obiettivo e chi partecipa?
Chi partecipa alle nostre cooking
classes ha voglia di imparare e di
apprendere ma in un modo divertente
e amichevole. Le ricette e i piatti che
proponiamo hanno un appeal basato
sulla semplicità ma preparati in un
modo creativo e esclusivo.
Noi vogliamo arricchire la loro conoscenza ma in modo sereno e non
rigidamente didattico.
Questi corsi accolgono persone di
ogni livello dal neofita, al curioso,
alla cuoca “rodata”.
Questi corsi divengono quindi non
solo occasioni di conoscenza ma
anche di socialità e di amicizia.
Hai uno chef che ami
particolarmente?
Sicuramente Riccardo Camanini del
Lido 84, adoro il suo menù “oscillazioni” e la sua è una cucina geniale.
Chi è il tuo maggior supporter in
questo percorso ai fornelli?
Sicuramente il mio fidanzato. É lui
la mia “cavia”. Lui mi consiglia sia
a livello pratico che organizzativo
dandomi dei giudizi più che preparati
sui piatti che presento.
La tradizione bresciana “abita” le
tue ricette?
Non proprio. La cucina bresciana non
appartiene alle mie tradizioni famigliari ma ho sperimentato e imparato
a cucinare qualche piatto che però
non appartiene ai miei must.
Il sabato e la domenica me la godo
sicuramente con più serenità e mi concedo qualche golosità in più come una
fettina di torta fatta in casa.
L’ingrediente che nella tua cucina
non manca mai?
Un filo di Olio d’Oliva del Garda.
Qual è il paese nel mondo,
a parte l’Italia, che ami di
più “assaggiare”?
Forse la Thailandia, ci sono stata
l’anno scorso e mi ha entusiasmata.
La cultura gastronomica thailandese
annovera molti patti che possono
ritrovarsi nei nostri gusti.
Mi è piaciuta assolutamente.
L’ingrediente che nella tua vita non
manca mai?
L’allegria, la solarità e il sorriso.
Consigliaci tre chef e tre ristoranti
bresciani.
Il primo assolutamente è Chef Camanini del Lido 84, poi non posso non
nominare Michele Bontempi della
Dispensa di San Felice del Benaco e
del Classico di Brescia, un grande e
sicuramente il Nineteen.
Se dovessi organizzare una bella
cena estiva con 8 ospiti
cosa proporresti?
Come antipasto una tartarina di gamberi rossi di Sicilia e limoni del Garda
grattugiati, poi spaghetto con i ricci e
per finire granita di anguria e menta
con una pallina di fiordilatte.
Cosa mangia Iaia a colazione?
Dal lunedì al venerdì tè con biscotti.
.3 5.
Progetti per il futuro?
Ce ne sono un po’, nati da poco.
Sicuramente la nuova collaborazione con Zilioli che mi ha ingaggiata
per una consulenza di food styling in
quanto molto presto presenteranno
delle grandi novità e sono estramamente felice e soddisfatta di fare
parte di questo splendido progetto.
Food Styling e studio del packaging
faranno parte dei miei compiti.
Oltre a questo mi hanno chiesto se
potrò studiare la carta delle colazioni e del brunch rendendo la pausa
pranzo da Zilioli un’occasione piacevole e stuzzicante, soprattutto per la
clientela più giovane.
BRESCIA GRANDI EVENTI
030
CHARITY
B RE
16 ´
GLI O 20
ha assunto l’impegno di porre
fine alla polio in tutto il mondo
(all’epoca paralizzava 350mila
bambini l’anno in 125 Paesi).
Ad oggi, grazie alla collaborazione tra Rotary, Organizzazione
mondiale della Sanità, CDC di
Atlanta, UNICEF e Bill & Melinda
Gates Foundation, sono stati vaccinati oltre 2 miliardi di bambini
e la lotta per l’eradicazione della
polio dal mondo è vicinissima
a essere vinta: la malattia è
endemica solo in Afghanistan e
Pakistan.
“Il Rotary – spiega Omar Bortoletti – è da sempre al servizio
delle comunità di tutto il mondo,
ognuna con i propri problemi e
bisogni singolari.
All’interno delle nostre aree di
intervento grande attenzione è
dedicata alla prevenzione e cura
delle malattie e alla salute materno – infantile.
N O.3
A Brescia un grande evento
benefico organizzato dal distretto Rotary 2050 a sostegno della
campagna PolioPlus.
Venerdì 10 giugno, al Palabanco
di Brescia, si è tenuta la serata di raccolta fondi destinata al
raggiungimento di un ambizioso
progetto: debellare la poliomielite
nel mondo. Obiettivo che da 30
anni impegna il Rotary e ormai
quasi raggiunto: “manca poco per
vincere la sfida – commenta Omar
Bortoletti, Governatore del Distretto – ma c’è bisogno dell’aiuto
di tutti”.
Nel 1979 i Rotary Club della Lombardia iniziano un progetto per
la vaccinazione di oltre 2 milioni
di bambini nelle Filippine, grazie
alla visione lungimirante di Sergio
Mulitsch di Palmenberg, già
socio del RC Salò – Desenzano. A
partire dal 1985, con il lancio del
programma PolioPlus, il Rotary
´
A CURA DI LAURA SORLINI
M AG A ZI
NE
I ROTARY LOMBARDI INSIEME
CONTRO LA POLIO
LU
PARTY
Ogni anno i Rotary Club organizzano eventi per contribuire a
raccogliere i fondi necessari a
proseguire i nostri sforzi. Anche il
Distretto si è direttamente impegnato promuovendo al Palabanco
di Brescia il “Charity Party ‘030’
(“0” : per azzerare la polio nel
mondo – “30” per festeggiare gli
anni del Distretto – “030”: per
identificare la sede dell’evento)
che ha radunato un migliaio di
soci, familiari e amici e offerto
una serata ‘fun’ tra ottimo cibo,
acrobati, artisti, balli e dj set”.
Nel corso della festa (oltre 800 i
partecipanti), a sorpresa, è stata
consegnata al Governatore l’onorificenza “Melvin Jones Fellow”
da parte di Antonio Belpietro,
governatore del Distretto 108 IB2
Lions International.
Il Rotary è un’organizzazione mondiale, fondata a Chicago nel 1905, di
oltre 1,2 milioni di uomini e donne
provenienti dal mondo degli affari,
professionisti e leader comunitari. I
Rotariani, soci del Rotary Club, forniscono servizi umanitari, incoraggiano
il rispetto di rigorosi principi etici
nell’ambito professionale e contribuiscono a diffondere il messaggio
di pace e buona volontà tra i popoli
della Terra.
Aree di intervento:
Pace e prevenzione/ risoluzione dei
conflitti
Prevenzione e cura delle malattie
Acqua e strutture igienico – sanitarie
Salute materna e infantile
Alfabetizzazione ed educazione di
base. Sviluppo economico e comunitario
Esistono oltre 34mila Rotary Club in
oltre 200 Paesi e aree geografiche. I
club sono apolitici, non confessionali
e aperti a tutte le culture e razze.
Come enunciato dal motto “Servire al
di sopra di ogni interesse personale”,
l’obiettivo principale del Rotary è il
servizio: nella comunità, sul posto di
lavoro e in tutto il mondo.
Distretto 2050
Il distretto 2050 annovera una
settantina di club, distribuiti su un
territorio che comprende le province
di Brescia, Cremona, Lodi, Mantova,
Pavia, Piacenza e alcuni comuni della
provincia di Milano. Il Governatore
per l’anno 2015 – 2016 è l’ing. Omar
Bortoletti. Il motto internazionale
coniato per il suo anno è: “Siate dono
nel mondo”.
Per maggiori info:
www.rotary2050.net
.3 7.
.38 .
.3 9 .
BRESCIA GRANDI EVENTI
VI RACCONTO IL MIO
´
LU
GLI O 20
François Rauline
A CURA DI EMANUELA SERUGHETTI
40,
Nella bellissima cornice del
castello di Brescia per qualche
giorno c’è stato un piccolo accampamento circense fatto di
carovane old style con vasetti di
fiori alle finestrelle, file di bandierine e di luci colorate, qualche
cavallo nel recinto e una colonia
di galline che chiocciano. La sera
del primo spettacolo tutto si è
animato, si è acceso, due donne
in scialle crochet hanno accolto il
pubblico, mentre un uomo in frac
con la barba appuntita salutava
dalla pista e un gruppetto di musicisti in bretelle suonava festoso
da un palchetto illuminato: tutto
ricordava un carillon ritrovato nel
baule in soffitta. Gli artisti della
compagnia di François Rauline
“Bidon”, il signore dalla lunga
barba bianca che ricorda la versione buona di Mangiafuoco di Pinocchio, si esibiscono in acrobazie
con le palline, a far volare cappelli, a far ridere con sketch esilaranti in bilico tra la semplicità, il
sorprendente e la poesia. Il clima
è quello di una vera festa dal
grande valore sociale, i cui punti
di forza sono i limiti personali e il
richiamo al sogno da cui trovare
la fiducia per volare. Quelli dello
spettacolo scritto da François
Rauline “Bidon” dal titolo “La
bulle de rêve” sono messaggi che
partono dalla presa di coscienza
del mondo che ci circonda così
privo di speranza nel futuro, e che
incoraggiano a lasciarsi incantare
e ad avere la determinazione di
realizzare i propri sogni. Una fune
è tirata tra un palo e l’altro su
cui, a un’estremità, vi è appoggiata una solitaria bicicletta rossa
illuminata da un fascio di luce e
dall’alto, appena poco più in là,
pende un cerchio immobile. Come
a dire “e se tu arrivi in bilico sulla
corda mentre io oscillo sul cerchio, ci prenderemo la mano e ci
salveremo a vicenda.”
Incontro François nella sua
carovana stipata di roba, la sua
presenza è ingombrante, è un
omone che con la sua stazza fa
traballare il pavimento a ogni
passo, ma dai modi gentili e lo
sguardo mansueto. Mi invita ad
accomodarmi mentre lui si sdraia
sul giaciglio spiegandomi che è
molto stanco, la giornata per lui è
cominciata con un sopralluogo a
Bedizzole, la prossima meta della
turnée del Cirque Bidon, prodotta
dal www.tuttimattipercolorno.
it in collaborazione con www.
teatronecessario.it, co-organizzata da C.L.A.P.Spettacolo dal vivo
circuito Lombardia. Io di rimando
gli sorrido divertita, sfarfallando
con la mano in segno di consenso.
N O.3
16 ´
M AG A ZI
NE
LA MIA VITA
ITINERANTE
B RE
CIRQUE BI DON,
Quali sono i requisiti fondamentali
che deve avere un artista per far
parte della compagnia?
Sicuramente il carisma e qualche
particolarità, a volte si propongono
artisti che hanno notevoli qualità
tecniche ma che non mi colpiscono in
modo particolare, perché non hanno
quel qualcosa di diverso.
L’umiltà è una qualità importante
ed è necessario avere spirito d’avventura, poi bisogna essere capaci
di convivere con le altre persone del
gruppo, perché noi facciamo tutto
insieme, condividiamo i pasti, le faccende domestiche, le prove e questo
è necessario per essere in armonia
ed evitare situazioni pesanti.
Siamo pagati tutti allo stesso modo,
anche io, qui non c’è un capo o dei
sottoposti, ognuno deve metterci la
buona volontà e l’energia positiva.
Fuori dallo spettacolo com’è la
vostra vita quotidiana, come la
gestite?
Ci sono sempre molte cose da fare, io
per esempio vado a visitare i luoghi
dove dobbiamo fare il prossimo stop,
per verificare che vada tutto bene. Gli
artisti si allenano e fanno le prove, con noi c’è anche un cuoco che
riposa due giorni a settimana perché
altrimenti lavorerebbe tutti i giorni.
Ognuno si lava i suoi panni, pulisce il
proprio spazio, l’igiene e l’ordine sono
cose a cui io tengo molto. Poi bisogna
dare attenzione alla gente che passa
a trovarci in ogni momento, essere
sempre disponibili, socievoli e aperti.
Cosa significa per lei il concetto di
itinerante, che sapore dà alla sua
vita che agli occhi di molti può avere
i connotati di una fiaba?
Sono itinerante da ormai 45 anni.
Prima ero stabilmente a Parigi dove
a vent’anni ho iniziato a lavorare in
una fonderia d’arte con un vecchio
artigiano che m’insegnò a scolpire il
bronzo.
Poi decisi di partire con quel poco
che avevo, mi piaceva l’idea dell’avventura, ho sempre creduto che i
cambiamenti servono e rendono attivi
e quindi portano felicità.
La prossima meta dopo Brescia
sarà Bedizzole dove resteremo per
il prossimo week end ed io non vedo
già l’ora di incontrare nuova gente,
un nuovo posto, è sempre un piace-
re fare nuove scoperte. Spostarci ci
permette di conoscere tanta gente e
così non ci si annoia mai.
tregua.
Posso dire che dopo uno spettacolo
sento la pace interiore.
Quali sono le più belle
soddisfazioni?
Sicuramente quando viene molta
gente agli spettacoli, quando ricevi
gli applausi, così sei ripagato di tanto
lavoro e a me dà sempre una grande
emozione.
Mi può dire a cosa si ispira il tema
dello spettacolo “La bulle de rêve”?
Da un po’ di tempo avevo questa idea.
Succedeva che io mi fermassi dopo
gli spettacoli a guardare la pista
vuota illuminata dal fascio di luce dei
fari: sembrava un sogno.
Ogni volta restavo meravigliato dalla
solitaria e silenziosa bellezza di quello scenario, anche dopo anni lo trovo
ancora stupendo.
Cosa le resta dopo uno spettacolo?
In questo periodo sono in ansia per il
tempo perché piove sempre, non dà
.4 1.
Questa immagine onirica mi ha dato
l’ispirazione per scrivere uno spettacolo che vuole dare il messaggio di
non arrendersi mai e di buttarsi per
realizzare i propri sogni.
All’inizio la mia famiglia e i miei amici
mi dissero che ero matto a iniziare
un’avventura così, ma io ho avuto la
forza di lasciare Parigi e seguire il
mio sogno.
Dopo 15 anni è tornato in Italia, ha
notato delle differenze di pubblico
rispetto a quello che aveva trovato
allora?
E quali sono le differenze rispetto
agli altri paesi europei?
I francesi sono più freddi, qui la gente
è più partecipativa, ride e applaude
di più.
Ho lavorato molto in Italia prima di
tornare in Francia nel 2003, mi sono
fermato qui quasi 20 anni spostandomi tra Umbria, Toscana, Abruzzo,
Emilia Romagna e Veneto.
A Bologna e a Imola per esempio
siamo restati per ben due mesi e ai
nostri spettacoli c’era pieno di gente
ogni sera.
Andava persino troppo bene, al punto
che tutti i miei amici mi dicevano di
rimanere in Italia dove avrei potuto trovare più soddisfazione che in
Francia.
Ma io non li ho ascoltai, a me piacciono le sfide, me le vado a cercare!
Quando tornai in Francia il primo
anno è stato duro, non si vedeva mai
molta gente, poi le cose sono cambiate, ora il Cirque Bidon è apprezzato molto anche lì.
Prima di ritornare in Italia mi sono
confrontato con degli amici italiani
perché avevo il dubbio che con la
crisi i miei spettacoli non avrebbero
riscosso il successo che speravo.
Erano probabilità reali, ma io sono
tornato comunque e per ora posso
dire di non aver visto alcuna differenza rispetto agli anni passati, per
esempio lo scorso lunedì c’era la
partita degli europei di calcio dell’Italia e pioveva, ma noi abbiamo
lavorato e c’era molta gente!
Di cos’è fatta la poesia del Cirque
Bidon, me la racconta?
Io quando scrivo lo spettacolo cerco
sempre di uscire dai cliché, mi piace
creare immagini che nessuno si
aspetta, voglio far sognare e ridere la
gente.
Cerco la semplicità che alla fine viene sempre apprezzata.
Lo abbiamo chiamato “Bidon” proprio
perché così la gente non si crea grandi aspettative e se rimane delusa non
si lamenta, al contrario può davvero
restare piacevolmente colpita.
All’inizio succedeva che ai giocolieri
cadevano le chiavi, gli oggetti, usavamo le galline che era l’unico animale
disponibile, però la gente rideva e si
Lei che sembra già vivere in un
mondo onirico, ha dei sogni nel cassetto ancora da realizzare?
Eccome!
Dovrei avere due o tre vite per realizzarli tutti. Adesso vorrei portare il
Cirque Bidon a Parigi.
.42 .
.4 3 .
divertiva.
Credo che parte della poesia venga
anche dall’attenzione con cui curo
i dettagli del circo, la struttura e
le carovane che ho personalmente
costruito, ci tengo che prima di tutto
venga apprezzato a livello visivo, la
gente deve restarne colpita.
N O.3
LU
16 ´
´
GLI O 20
PULCINI
M AG A ZI
NE
LAPO
B RE
BRE L’INTERVISTA DI LUGLIO
TALENTO BRESCIANO SBARCA NEGLI STATES
A CURA DI ANNALISA BONI
IMMAGINI DI GIUSEPPE JO
INCAPPAI NEL TALENTO DI QUESTO FENOMENALE TEEN AGER
QUASI PER CASO. FU LA MIA AMICA DODICENNE SOPHIA A
PARLARMENE, RACCONTANDOMI DI ESSERE LA COMPAGNA DI
CLASSE DI UNA STAR, DI UN RAGAZZO DI NOME LAPO, IMPEGNATISSIMO E GIÁ AUTORE DI UNA NOTEVOLISSIMA “DOSE” DI
BRANI E PROTAGONISTA DI FILM, FICTION E PASSERELLE.
UNA STELLA “MADE IN BRESCIA” CHE LA NOSTRA RIVISTA NON
POTEVA DI CERTO NON INTERVISTARE.
UN RAGAZZO CHE OLTRE A UNO SPICCATO SENSO ARTISTICO
HA DIMOSTRATO PIÚ DI OGNI ALTRA COSA QUELL’AMBIZIONE E
QUEL COSCIENZIOSO IMPEGNO CHE A QUEST’ETÁ É DIFFICILE
ASPETTARSI.
UN RAGAZZO “NON COME TANTI” CHE INSEGUE I SUOI SOGNI
GRAZIE ALLE SUE NOTEVOLI DOTI E GRAZIE ALL’APPOGGIO DI
UNA GRANDE FAMIGLIA E A UNA MERAVIGLIOSA MAMMA CHE
PER AMORE E PER PASSIONE HA ACCOMPAGNATO IL SUO TALENTO CONDUCENDOLO AL SUCCESSO, CON IMPEGNO E DEDIZIONE.
LAPO RAPPRESENTA LA NOSTRA NUOVA ICONA UNDER 13 CHE
QUEST’ESTATE RAPPRESENTERÁ ANCHE UN PO’ DI NOI NEGLI
STATES. UNA GRANDE RESPONSABILITÁ PER UN RAGAZZO COSÍ
GIOVANE E UN ORGOGLIO PER LA NOSTRA BRESCIA, OGGI PIÚ
CHE MAI CULLA DI GIOVANI TALENTI.
.4 5 .
Inoltre verranno inserite nelle fiction
alcune canzoni che ho scritto io e
questo per un cantautore rappresenta una grandissima soddisfazione,
oltre che un sogno che si realizza.
Quanto è stato importante il
supporto della tua famiglia?
É stato fondamentale.
Mia mamma segue costantemente
ogni progetto rinunciando alle sue
esigenze per dedicarsi totalmente
a me. Ha sacrificato i suoi impegni
personali per affiancarmi e aiutarmi
durante il mio percorso artistico.
Per una donna ma soprattutto per
una mamma è vincolante impegnarsi
in maniera così esclusiva e spesso
mi rendo conto quanto tempo priva al
resto della famiglia, al papà e a mia
sorella.
Ringrazio per questo sia lei che tutta
la mia famiglia per la sensibilità e
per l’impegno che ogni giorno dimostrano.
INTERVISTA A
Lapo Pulcini
Come e quando hai iniziato la tua
carriera artistica?
A 7 anni andai con mamma ad
una sfilata durante la rassegna
“Pitti Bimbo” a Firenze e mi
piacque talmente tanto che le
chiesi come avrei potuto fare per
riuscire a sfilare pure io.
Fu così che mi propose a
un’agenzia di moda e cominciai
da subito a muovere i miei primi
passi in questo mondo.
Per quanto riguarda invece il
percorso musicale, date le mie
particolari attitudini e ambizioni
sono stato iscritto ad un concorso e inviai la mia prima canzone
“Solo un bambino”. Passai tutte
le selezioni e vinsi il concorso a
Fiuggi come cantautore, avevo
solo 9 anni.
Da quel momento per me è stato
un susseguirsi di tante e differenti
esperienze, dalla moda agli spot
pubblicitari per la TV, dalla partecipazione ad alcune trasmissioni
al cinema e alla fiction.
Quando scrivi le tue canzoni e
quanto della tua vita riesci a
trasmettere nella tua musica?
Scrivo quando arriva il momento
giusto. Ci sono momenti in cui mi
sento particolarmente ispirato, di
solito avviene nel pomeriggio ma
spesso accade in seguito a una
forte emozione o turbamento;
colgo l’attimo e trasmetto le mie
emozioni in musica e parole.
Mi è accaduto ad esempio a fine
marzo, dopo l’attentato a Bruxelles. I fatti narrati dai telegiornali mi hanno inghiottito in una
sorta di dolore e sconforto, ero
sconvolto da quelle immagini, la
conseguenza di queste drammatiche emozioni mi hanno condotto
a scrivere “io sogno”, il mio inno
alla pace.
I testi delle canzoni che scrivo
raccontano la mia vita, parlano
di me, di ciò che mi circonda, dei
miei amici e delle mie emozioni,
parole e sensazioni che cerco di
trasmettere in ogni pezzo.
.46 .
Quali sono state le esperienze
con cinema e TV più gratificanti?
Sicuramente “Un passo dal cielo
due”, una serie televisiva italiana
a cui ho partecipato. Un’opportunità unica perchè mi ha dato la
possibilità di lavorare accanto a
un grande maestro come Terence
Hill. In lui ho riconosciuto una
persona davvero stupenda e particolarmente “alla mano”.
Ora faccio parte del cast di
“Italian Diary” un altro progetto
molto importante e di cui sono
onoratissimo per esserne protagonista. É una fiction che sto
girando insieme a tre amici che,
seguendo le indicazioni lasciate
sul diario del nonno, partono alla
scoperta delle bellezze dell’Italia,
curiosando il nostro bellissimo
territorio, una fiction carica di
senso della scoperta, di tradizione, di amicizia e di sport. Questo
lavoro mi occuperà per quasi
tutta l’estate e andrà in onda sui
canali Rai in autunno.
Quali sono i momenti più belli che
ricorderai sempre?
Sicuramente la partecipazione a
“Io canto” andata in onda su Canale
5 condotta da Gerry Scotti. Questa
esperienza mi ha permesso di confrontarmi con grandi artisti, ragazzi
della mia età con un talento e una
preparazione unica. Quest’avventura
mi ha stimolato a crescere e a impegnarmi al massimo.
É proprio da quel momento che da
autodidatta ho iniziato ad “allenarmi”
seriamente, frequentando lezioni di
canto, di chitarra, di pianoforte e di
armonia.
Sia gli studi che le scuole di perfezionamento che ho frequentato, senza
dimenticare i periodi delle sfilate a
“Pitti Bimbo” sono state bellissime
occasioni di conoscenza che mi hanno permesso di incontrare ragazzi
come me con i quali ancora oggi
intrattengo una fantastica amicizia.
Il 25 Giugno sarai anche ospite
della Notte Bianca di Nottambula
a Pescia, un evento che radunerà a
se 40.000 presenze, cosa provi, così
giovane, quando sali su un palco
davanti a migliaia di spettatori?
Sono molto emozionato!
Aprirò il concerto principale e per me
è un grande onore.
Per questo devo ringraziare il mio
maestro di canto Marco del Freo
dell’Accademia della Voce. É stato
lui a candidarmi per l’evento e da
sempre mi segue con tanta pazienza
e professionalità.
Quando salgo su un palco accade
che l’emozione diviene energia pura
e riesco inaspettatamente a trasformarmi senza lasciarmi condizionare
dal pubblico, anzi “catturo” la loro
energia e la faccio mia!
Prima di salire sul palco o prima di
iniziare un grande lavoro hai un rito
scaramantico?
No no nessun rito... mi concentro e
vado.
.4 7.
Come reagiscono i tuoi amici e i tuoi
compagni classe di fronte ai tuoi
successi o alle tue esperienze?
Gli amici che provengono dal mondo
dello spettacolo mi supportano e mi
sostengono, siamo molto complici uno con l’altro e non maturiamo
nessun tipo di invidia. Mi riferisco
in particolare al gruppo di “Italian
Diary” ovvero Enea Barizzi, Caterina
Mangiavillano e Francesca Vettore,
loro sono i miei primi supporters!
Con i compagni di scuola preferisco
non parlare delle mie esperienze,
faccio finta di nulla e loro non mi
BRE ENOGASTRONOMIA
tra di noi
La sua passione è sempre stata la qualità in
tutte le sue forme e da sempre ha dedicato la
sua vita ad un lifestyle semplice ma di grande
ricerca. E’ nato in mezzo al mondo della ristorazione; a 15 anni, con suo padre ha iniziato
il suo eccezionale percorso che oggi lo ha portato ad essere uno dei personaggi più influenti
ed apprezzati nel panorama dell’ enogastronomia Italiana.
Chef, consulente, food blogger e mistery guest
per i ristoranti e alberghi più blasonati del
mondo, Michele Bontempi gestisce con grande
successo La Dispensa di San Felice del Benaco e il Classico di Brescia, la sua ultima creazione proprio nel cuore della città.
A CURA DI MICHELE BONTEMPI
Trip Advisor e gli utenti frustrati
chiedono niente, ormai abbiamo
stabilito questo equilibrio.
I ragazzi che veleggiano insieme
a me invece sono curiosissimi e
mi fanno sempre mille domande
riguardo ai miei progetti. Chiaramente tutte le mie canzoni come
le mie apparizioni in TV si possono
guardare su youtube e su internet,
di conseguenza vengo “scoperto”
subito!
aiutano tantissimo senza lasciarmi indietro con il programma.
Questa scuola è davvero eccezionale. Gli insegnanti si sono
sempre dimostrati sensibili nei
miei confronti, mi lasciano il
tempo giusto per prepararmi ma
al contempo pretendono il massimo da me. Avere un appoggio mi
ha permesso di conciliare con più
serenità scuola e lavoro.
Come riesci a conciliare scuola a
lavoro?
É durissima ma è un obbligo e
un’imposizione. I miei genitori ci
tengono molto alla mia istruzione
di conseguenza l’impegno scolastico è fondamentale per inseguire i miei progetti artistici.
Spesso a differenza dei ragazzi
della mia età rinuncio a molte
cose, non guardo mai la TV, non
esco con gli amici se non raramente, non perdo tempo con giochi elettronici e dedico totalmente
il mio tempo al lavoro, allo studio
e alla vela.
La vela, che pratico a livello agonistico presso il Circolo velico di
Torbole, uno tra i migliori in Italia,
rappresenta per me una grande
passione.
Per quanto riguarda la scuola
(frequento la scuola media bilingue BMBS di Brescia) sono veramente grato ai professori che mi
Che progetti hai per il futuro?
Continuare la serie di “Italian
Diary”, lanciare in autunno il mio
primo cd e andare in America.
Quest’estate sarai a New York
ospite di un prestigioso festival
della musica italiana, come stai
vivendo questo momento e come
ti stai preparando per presentarti all’America?
Sono felicissimo per questa
grande opportunità. Questa mia
partecipazione è stata possibile
per merito di Anthony Pasquale,
un grande talent scout americano (nominato il più importante di
New York) conduttore radiofonico
che dirige da trent’anni radio “Icn
New York”. Per caso, tramite il
grafico che segue i miei lavori,
Giuseppe Jo, Anthony ha ascoltato
un paio dei miei pezzi. Gli sono
piaciuti, li ha trasmessi e ha subito contattato mia mamma deci.48 .
dendo di seguirmi nei progetti.
Sono stato invitato a questo prestigioso festival insieme a grandi
nomi del panorama italiano e tutt’ora non ci posso ancora credere
di prendere parte a un evento così
importante. Dopotutto ho solo 13
anni e non mi sarei mai aspettato
di esibirmi in America! Partirò
con mia mamma e con la mitica
zia Rossana che mi segue sin da
quando ero piccolissimo.
Attraverso questa intervista vorrei
avere l’opportunità di ringraziare
pubblicamente le persone che mi
seguono e che credono in me.
Il mio maestro di canto Marco Del
Freo, il mio insegnante di chitarra
Paolo Zanetti, il mio insegnante
di pianoforte e armonia Vittorio
Bianchi, entrambi dell’Accademia
L’Ottava di Brescia, il mio grafico Giuseppe Jo, la mia agente
Teresa di Modugno, il mio agente
americano Anthony Pasquale, i
miei genitori e i miei nonni che
fanno tanti sacrifici per me e tutti
i ragazzi che mi seguono e mi
dimostrano sempre tanto affetto!!
Seguitemi sulla mia pagina artista
di facebook Lapo Pulcini e su
instagram Lapo pulcini real!
Ci saranno presto tante bellissime
novità di cui ora non posso svelare
nulla.
E infine grazie mille a te Annalisa
Boni per questa intervista!
Sono ormai 15 anni che il portale
di viaggi e recensioni più famoso
e utilizzato del mondo detta legge
su dove e come andare in un
determinato momento.
Sei incuriosito su un ristorante, lo
cerchi, e volente o nolente ti trovi
come prima cosa le recensioni su
quest’ultimo. Cosa fai? Non gli
dai un’occhiata?
Io stesso, più o meno consapevolmente, lo utilizzo per capire dove
andrò a finire, senza però più
leggere cosa scrivono gli utenti
ma bensì limitandomi a guardare
le foto, spesso fatte malissimo,
a piatti e location. Questo mi
consente di capire il vero cuore di
una certa attività evitando di incappare in finte recensioni, ormai
frequentissime su qualsiasi attività e su tesi inverosimili dettate
da utenti frustrati che vomitano
la loro repressione addosso a
professionisti del settore.
Come sempre starà poi al tuo
occhio e alla tua esperienza
capire dove varrà davvero la pena
spendere i tuoi quattrini e capire
se le recensioni sono fatte per
cattiveria, per inesperienza o per
un semplice disagio mentale.
A differenza di Booking o di Air
B&B, che ti consentono di recensire un posto solo dopo averlo
effettivamente prenotato e pagato, TripAdvisor lascia purtroppo
molto, troppo agio, alla fantasia
della gente. Tra le tante falle del
sistema ce n’è una particolarmente grossa relativa al fatto che
la certezza che un recensore sia
stato veramente in un ristorante/albergo, non te la darà mai
nessuno.
Nessun codice di prenotazione,
nessuno scontrino, niente di
niente è obbligatorio per pubblicare su un sito visitato da milioni
di persone inesattezze mostruose che spesso fanno imbufalire
chi, come me, dedica 16 ore al
giorno ad un progetto difficilissimo quale la ristorazione di
qualità.
.4 9.
Su questo portale posso inventarmi qualsiasi cattiveria contro
qualche concorrente dicendo che
ho mangiato malissimo senza
esserci in relatà mai stato, e nessuno lo verrà mai a sapere. O, al
contrario, posso dire di aver mangiato benissimo nel ristorante del
mio amico Omar, senza sapere
pero’ cosa lui serva veramente.
Questa cosa se ci pensate è assurda.Ci sono gestori che pagano
o offrono sconti ad amici o clienti
per farsi recensire positivamente
il proprio ristorante o, ancora
peggio, comprano per svariate
centinaia di euro, dei pacchetti di
recensioni fatte da ambigui personaggi che ormai da anni vendono questo tipo di servizio illegale
di cui purtroppo usufruiscono in
tanti. Sono più di quindici anni
che faccio il ristoratore e come
molti colleghi, riesco a decifrare
una persona che varca la soglia
dei miei locali in pochi secondi.
Non c’entra il vestito, non c’entra
la macchina, non c’entra l’orologio ma è sufficiente farlo parlare
per un istante guardandolo negli
occhi per capire se effettivamente
ha imbroccato il locale che voleva
veramente quella sera.
Non è una questione di bruttezza
o bellezza ma sono assolutamente certo che la fisiognomica
abbia davvero ragione d’esistere.
La foto di alcuni utenti che hanno
recensito la Dispensa (il mio ristorante di San Felice d/B) con un
solo pallino, basterebbe per farti
dire “ah, ok...”.
Noi tutti siamo modellati dalle
nostre parole, dalle nostre emozioni e dalla vita che facciamo. Il
nostro viso è il biglietto da visita
che tutti i giorni mostriamo a decine, centinaia di persone spesso
senza rendercene veramente
conto. La nostra voce, il tono e la
dialettica di cui siamo in possesso
completa velocemente un “pacchetto” che ci puo’ promuovere o
distruggere nel giro di pochi secondi verso clienti, amici, investitori o, nel nostro caso, ristoratori.
E’ per questo che quando ogni
tanto mi capita di imbattermi nel
cliente che quella sera ha scelto
il ristorante sbagliato faccio due
bei respiri profondi e cerco comunque di diffondere il concetto
di cultura e poesia che mi appartiene. Cosa ne pensate invece
di quelli che durante la cena lasciano l’app di TripAdvisor aperta
pensando di passare per giornalisti esperti e poi ti chiedono
uno Chardonnay rosso o, peggio
ancora, della carne “stracotta”.
Perchè il grosso problema è questo: chiunque, e dico chiunque,
puo’ scrivere qualsiasi cosa, e
dico qualsiasi cosa, su un’attività
non capendo davvero niente di
cibo e di vino e dopo aver mangiato al giorno prima in fast food, in
catene “all frozen” o negli “all you
can eat” e screditare la tua attività agli occhi del mondo. No way!
E’ come se io mi mettessi a giudicare un architetto senza capire
nulla di architettura o a giudicare
un certo prodotto senza sapere
davvero cosa c’è dietro.
La ristorazione è un’arte e come
tutti i tipi di arte bisogna usufruirne quantomeno con un briciolo di consapevolezza in cranio
prima di sentenziare giudizi
.50 .
assurdi. Cibo è cultura. Senza di
questa è meglio starsene zitti e
a casa. Arrivano poi i “sentenziatori”, e ce ne sono tanti, ovvero
gente frustrata bisognosa d’affetto (e di due papine) che esce
a cena solo per trovare i difetti.
Non si gustano più la cena perchè
troppo attenti a cercare il famoso
pelo nell’uovo da riportare anche
la notte stessa su TripAdvisor.
Che soddisfazione eh!
Ormai ho smesso, ma fino a
due anni fa rispondevo a tutte le
c*****e che scrivevano sui miei
ristoranti. Per due volte ho anche
beccato carissimi colleghi concorrenti scrivere cattiverie gratuite
sul mio operato senza ovviamente
essere mai entrati a vedere cosa
realmente accadesse all’interno
delle mie attività. Rispondevo a
tutti quelli che dicevano che ero
“caro” spiegando loro il perchè di
alcuni prezzi e spiegavo ad altri
che mi dicevano che ero “lento” il
perchè un risotto non puo’ essere
cucinato e mantecato in dieci
minuti.
Rimango sempre dell’opinione
che avere tanta pazienza sia l’unica salvezza per chi come me fa
questo lavoro. L’ idea di portare
avanti un progetto di conoscenza, cultura e passione alla fine
è il vero ed unico scopo della
ristorazione di qualità.
IL RI STORA NT E D EL ME S E
ANTI CA OSTER IA DA C ER A
V IA MARGHER A, 2 4 - LUGH ETTO D I CA MPAG NA LU PI A (V E)
A qualche minuto di macchina da
Venezia troverete uno dei templi
della cucina di mare per eccellenza. La famiglia Cera basa la sua
personale interpretazione degli
ingredienti di mare in un menù
minimal di facile comprensione ma
di altissima qualità. Pochi piatti
nuovi, tanti classici sempre ben
fatti sono il segreto della gente che
torna in questo ristorante due stelle
Michelin per godersi un’esperienza
davvero notevole frutto di tanta e
benamata costanza.
Verrete accolti in una struttura
molto elegante, forse anche troppo,
progettata con cura per dare importanza maggiore ai piatti che vi
verranno proposti.
L’interno è molto curato e giustamente deve in parte recuperare
la zona non proprio felicissima e
parecchio anonima nella quale si
trova il ristorante. Parcheggiando
noterete una splendida serra di
vetro piena di erbe ed ortaggi usati
nelle preparazioni che degusterete
poco più avanti. L’attenzione del
personale verso l’ospite è molto
buona. Sono tutti garbati e preparati su cio’ che viene servito e, ad ogni
richiesta, rispondono con la professionalità e la fermezza di chi sa
cosa fare e cosa dire al momento
giusto. Mi aspettavo qualcosa di più
dall’abbinamento al calice, partito
molto in sordina con un Riesling
tedesco del Reno davvero sottotono
e finito invece bene con un Moscato
secco di Cà Lustra non convenzionale ed in splendida forma. Certo è
che in un ristorante di tale importanza si puo’ e si dovrebbe far la
differenza anche nel wine pairing,
ad oggi il vero plus che lascia il
distacco con la concorrenza dello
stesso livello, magari proposto con
una piccola carta a parte per i veri
appassionati di vini che quel giorno
vorrebbero divertirsi assaggiando
$$$$$
Voto: 8/10
Location: 8
Romantic: 7.5
Food: 8.5
Wine list: 8
Wine by the glass: 6.5
Smiles: 8
Service: 8
Value for money: 8
quanti più vini possibili.
Ricordo una meravigliosa cena
di un mese fa al Four Seasons di
Firenze dove a lasciare il segno è
stato l’abbinamento al calice proposto dal sommellier fuoriclasse
Walter Meccia che, affiancato da
una grandissima e valida cucina ha
saputo “regalare” grandi emozioni.
Una menzione d’onore in netto miglioramento devo farla alla fattura
e alla qualità del pane che, sia per
tipologia che per gusto ha lasciato
davvero il segno. Rispetto alla mia
ultima visita dell’anno scorso dove
quest’ultimo non era di certo uno
dei piatti principali devo dire che
questa volta ha dato un importante
colpo d’ala all’esperienza globale
del pranzo in questione.
Per questo capitolo ringraziamo
Roberta Pezzella (ex panificatrice
di Heinz Beck alla pergola) la quale
consulenza in questo ristorante ha
davvero lasciato il segno.
Vedrete servite diverse tipologie
durante le varie fasi della pranzo,
ognuna spiegata in modo ragionevole da Giulia, la ragazza che
assieme al sommellier ha seguito
il nostro percorso. Ottimo anche
l’olio Extravergine dell’ azienda
E.D.Enrico proveniente dalla colline
Pontine proposto in abbinamento.
Difficile, anzi impossibile, cascar
male con le pietanze ma ci sono
due preparazioni che non potete
far a meno di scegliere una volta
arrivati Da Cera. Uno è il “colori del
mare”, un’interpretazione di crudi
ognuno abbinato ad ingredienti
di stagione davvero incredibile e
l’altro è lo spaghettino freddo con
la crema di pistacchi e la tartare di
mazzancolle.
Notevele, dimenticavo, anche il
piatto di tortelli ripieni di scampi
alle braci e la sua tartare. Pochi
azzardi e tanta concretezza per
azzerare o quasi il fattore rischio
spesso legato a strutture di tale
importanza. Buoni i dolci ma il fatto
che non ne ricordi uno è l’esempio
lampante di qualcosa che non ha
lasciato il segno.
La piccola pasticceria fresca e di
ottima fattura è la valida chiusura a
questo pranzo gourmet durato circa
due ore.
Calcolate 100 euro à la carte e 150
euro per il menu’ degustazione.
Ovviamente a persona, ovviamente
vini esclusi.
La materia prima utilizzata da
Lionello è al top e come per tutte le
cose al top, le cifre in questione non
sono di certo per tutti.
Ma ricordate, meglio uscire un paio
di volte di meno ma quando lo si fa
non lesinare sulla qualità, senza se
e senza ma, piuttosto che sprecare
tempo e soldi in locali mediocri che
non regalano mai emozioni.
BRESCIA ARCHITETTURA
ARCHITETTURA
SARTORIALE
PER OTTENERE RISULTATI UNICI
A CURA DI LAURA SORLINI
Un team giovane, dinamico e affiatato, composto da due architetti soci
fondatori (Anna Rizzinelli e Giorgio
Vezzoli) e un ingegnere (Alessandro
Brocchetti), che ha come obiettivo
quello di soddisfare ogni esigenza
della clientela, proponendo soluzioni
personalizzate e uniche, con grande
attenzione al risultato finale che
deve essere di qualità architettonica, efficienza energetica gestionale,
e consono agli obbiettivi finanziari
pianificati
Diversi i servizi proposti tra cui
consulenze immobiliari, ristrutturazioni, progettazione architettonica e
integrata,riqualificazione energetica, interior design, direzione lavori,
sicurezza cantieri e project management, consulenza tecnica a recupero
fiscale nel campo immobiliare
La forza di questo studio?
Uno staff completo, nel quale ogni
tecnico apporta la sua specializzazione, al fine di assistere sinergicamente la clientela: a seconda della
tipologia di intervento, infatti, c’è
una persona dedicata che, grazie a
competenza ed esperienza maturata
sul campo, è in grado di consigliare
e proporre le soluzioni più idonee.
Lo studio Rizzinelli & Vezzoli Architetti Associati offre un servizio
esclusivo dedicato al cliente, dove
niente è preconfezionato, ma tutto
costruito su misura.
“Come abili e sofisticati artigiani,
mettiamo tutta la nostra attenzione
alla cura dei dettagli.
Niente può essere lasciato al caso,
ogni incarico è un progetto esclusivo”.
Questa la filosofia che guida il team
dello studio Rizzinelli & Vezzoli
Architetti Associati di Brescia, nato
nel 2006 dall’unione di tre giovani
professionisti nell’ambito dell’architettura e dell’interior design.
Lo studio, con sede a Brescia 2 in via
Cefalonia 41/A nel cuore del centro
direzionale della città, opera in tutta
Italia e anche all’estero, mettendo la
propria professionalità a disposizione sia di privati che di aziende oltre
ad operare nell’ambito delle amministrazioni pubbliche.
CONSULENZE IMMOBILIARI
RISTRUTTURAZIONI
PROGETTAZIONE ARCHITETTONICA ED INTEGRATA
INTERIOR DESIGN
DIREZIONE LAVORI E SICUREZZA CANTIERI
PROJECT MANAGEMENT
VIA CEFALONIA N. 41/A
25124 BRESCIA TEL 030 2422284
www.rizzinellivezzoli.it [email protected]
BRESCIA GRANDI EVENTI
SEDICI GIORNI
PER SENTIRSI
C(H)RISTO
Oltre un milione sulle acque del Sebino
grazie a “The Floating Piers”,
la passerella galleggiante sul Lago
d’Iseo dell’artista bulgaro Christo
A CURA DI LAURA SORLINI
Un’opera d’arte unica, irripetibile
e improrogabile. Solo sedici i giorni – dal 18 giugno al 3 luglio 2016
– per visitarla, provando l’emozione di camminare sulle acque, durante i quali il Lago d’Iseo è stato
letteralmente preso d’assalto da
visitatori di tutto il mondo accorsi
sul Sebino per ammirare l’opera
d’arte internazionale più attesa
dell’anno.
Settantamila metri quadri di tessuto giallo cangiante - arancione,
sostenuti da un sistema modulare
di pontili galleggianti formato da
200.000 cubi in polietilene ad alta
densità, hanno composto l’installazione che si sviluppa a pelo
d’acqua seguendo il movimento
delle onde. I visitatori - rigorosamente con fotocamere alla mano
– hanno potuto vivere dunque
l’esperienza unica di camminare sulle acque – o meglio sulla
passerella (che si sviluppava in
circolo da Sulzano a Monte Isola
e poi fino all’isola di San Paolo)
percorrendola per la sua intera
lunghezza (4,5 chilometri totali
di pontili larghi 16 metri e alti 50
centimetri).
“Come tutti i nostri progetti,
abbiamo voluto che “The Floating Piers” fosse assolutamente
gratuito e accessibile 24 ore al
giorno, senza alcun biglietto da
acquistare, orari di apertura,
prenotazioni e proprietari. I pontili
galleggianti sono un’estensione
della strada e appartengono a
tutti”.
Peccato che l’installazione, effimera e straordinaria, sia durata
solo 16 giorni. L’intera struttura, infatti, verrà ora rimossa e
dismessa attraverso un processo
industriale di riciclaggio.
.56 .
.5 7.
BRE PSICOLOGIA
In amor vince
and
rea
.cire
lli@
mep
chi fugge
ai.n
et
Dott. Andrea Cirelli
psicologo, psicoterapeuta, mental coach e
direttore della scuola di formazione P.C.R.
(Potenziamento Capacità Relazionali)
www.andreacirelli.it
Tel.030.2808338
Lei gli ha sempre dato tutto: i suoi cibi preferiti quando tornava a casa alla sera, gli abiti
curati perché facesse sempre bella figura,
la sua presenza in caso di malesseri fisici
o nei momenti di sconforto. Poi è arrivata
l’altra, se alla prima premurosa compagna
ha sempre chiesto e ottenuto tutto, adesso
con la seconda è lui a dare tutto, anche oltremisura, anche ciò che non potrebbe o non
dovrebbe, mentre adesso per lui c’è poco, è
tutto centellinato, la situazione si è completamente ribaltata. Ma c’è un fatto: la prima
compagna sempre presente ha perso il suo
uomo, il suo amore. E c’è un altro fatto:
l’uomo adesso si trova in un circolo vizioso,
si trova a dare tantissimo alla nuova partner
per ottenere in cambio poche attenzioni e,
paradossalmente più continua a dare, più
lei si demotiva e si concede sempre meno,
aumentando così l’ansia di lui che dà ancora
di più... Se prima i parenti e le amicizie di lui
si complimentavano per la gentile, premurosa e amorevole compagna suggerendogli
di stare attento a non perderla, adesso si
rivolgono a lui dicendo che questa nuova
compagna lo sta rovinando in tutti i sensi e
dovrebbe allontanarsi da lei. Quest’uomo
ascoltava con la testa, la sua parte razionalelogica sia i primi consigli, sia adesso quelli
relativi alla nuova relazione, ma c’è una
parte di lui, un’altra istanza della sua mente
quella emotiva, inconscia che non ascolta e
non può ascoltare perché segue altre regole,
altre leggi, ha altre esigenze, altri bisogni.
Questo inconscio ci fa soffrire in amore perché ha bisogno di “energia”, di una costante
e quotidiana “alimentazione emotiva” come
se fosse presente nella nostra mente un
vero e proprio “stomaco emotivo”. Secondo
quanta sofferenza abbiamo vissuto nei primi
anni di vita andremo a ricercare oggi, proporzionalmente ad allora, il disagio nei rapporti
sentimentali-affettivi. In altri termini se
avevamo bisogno da piccoli di dieci poppate
di latte e di dieci coccole e ci sono arrivate
sempre due poppate e due coccole, ecco che
la sofferenza sarà stata di valore otto (esigenza 10-appagamento 2 = turbamento 8).
Il mio stomaco emozionale sarà così strutturato di questa capienza, avrà bisogno nella
vita di essere “riempito” di una sofferenza di
quel valore (coefficiente 8) e cioè, per capirci
ancor meglio, di un partner che ci faccia sof-
.58 .
Il pronto soccorso emozionale
nei rapporti sentimentali
A CURA DI ANDREA CIRELLI
frire esattamente come da piccoli, dandoci
attenzioni al 20% quando noi ne avremmo
bisogno per 100.
Infatti la psicologia che studia le leggi e le
regole che governano le emozioni (Psicologia
Analogica) così dice in uno dei suoi presupposti: “Si soffre quanto ci necessita”. Quindi
se vuoi essere consapevole delle tue emozioni, delle tue relazioni e quindi gestirle, devi
evitare di colpevolizzare chi si nega a te, chi
ti procura sofferenza nei rapporti sentimentali, perché sta facendo il tuo gioco emotivo,
in altri termini hai bisogno di quell’energia
per tenere riempito lo stomaco emozionale.
Ecco allora una prima spiegazione per coloro
che si innamorano sempre della persona
sbagliata, per coloro che per anni fanno
come il gatto che insegue il topo, sempre
a rincorrere chi si nega, per coloro che
accettano all’opposto dei condizionamenti e
delle costrizioni dal partner... Non è altro che
un passato che ritorna e ci presenta il conto,
tante volte addirittura con una persona
della quale siamo innamorati che riproduce
proprio quegli atteggiamenti e comportamenti che tanto ci avevano fatto soffrire, del
genitore conflittuale.
Ma fin qui sembra esclusivamente un quadro
drammatico, senza speranza. Innanzitutto
non è detto che tutti abbiamo sofferto tanto
nella fase infantile adolescenziale e quindi
oggi troveremo persone che se la passano
bene in amore o quantomeno senza eccessivi
disagi. Se invece fai parte di coloro che
soffrono in eccesso nei rapporti sentimen-
.5 9 .
tali, anche magari non ricordandosi e non
essendo consapevoli delle sofferenze del
loro lontano passato, beh sappi che oggi così
come esiste la Tac, l’ecografia e i relativi
interventi chirurgici da Day Ospital con guarigioni rapidissime, così esiste la possibilità
di “radiografare” la causa della tua sofferenza in amore e chirurgicamente liberarti dalla
sofferenza in pochi incontri.
Ebbene sì! Andiamo a far rimarginare le ferite del tuo “stomaco emozionale” che tornerà
rapidamente sano e della giusta capienza,
cioè non avrà più bisogno di tanto “cibo
emotivo” di sofferenza da parte di un partner
penalizzante.
Parliamo di un Day Ospital di una media
di 3-4 incontri di “chirurgia emozionale”
seguiti da altrettanti incontri per rendere
consapevole il soggetto delle sue dinamiche
nell’amore.
Un “Love coaching” intensivo che non deve
essere fatto per forza da uno Psicologo bensì
anche da un Coach professionista o da un
Trainer (professionista della formazione),
qualificati nel problem solving analogico.
Il partner penalizzante troverà in noi una
persona con una diversa autostima e molte
meno paure, quindi sarà portato a gratificare
di più, negarsi di meno, essere più disponibile, sarà lui adesso a non voler perdere noi.
Se invece continuerà a scappare e/o penalizzare in eccesso, vuol dire che non era quello
giusto ma noi, a differenza di prima, saremo
pronti ad incontrare una nuova persona,
altrettanto emozionante, ma più positiva.
BRE L’INTERVISTA DI LUGLIO
N O.3
LU
16 ´
´
GLI O 20
Sovrintendente del Teatro Grande
M AG A ZI
NE
ANGELINI
B RE
UMBERTO
A CURA DI EMANUELA SERUGHETTI
IMMAGINI DI MARCO DE SCALZI
UN TERRITORIO NON PUÒ FARE A MENO
DELLA CULTURA PER SVILUPPARE UNA
PROPRIA IDENTITÀ, E IN QUESTI GIORNI CE
NE STA DANDO PROVA L’OPERA DI CHRISTO, I PONTI DORATI GALLEGGIANTI SUL
LAGO D’ISEO TANTO DISCUSSI, FINITI SU
TUTTE LE PRIME PAGINE DEI GIORNALI DI
MEZZO MONDO. SONO AL TEATRO GRANDE
E PROPRIO QUI, DOVE SI INCROCIANO IDEE
E PROPOSITI CHE DELL’ARTE NE FANNO UN
COMUNE DENOMITORE E UN MODELLO DI
VITA A CUI ISPIRARSI, INCONTRO UMBERTO
ANGELINI IL SOVRINTENDENTE DI QUESTO
GIOIELLO, UNO TRA I PIÙ BELLI DEI BENI
CULTURALI DI BRESCIA. SIGNOR ANGELINI
SONO CURIOSA, VORREI SAPERE QUAL È LA
SUA POSIZIONE RISPETTO A “THE FLOATING
PIERS”, È GIÀ STATO A VEDERLO?
CREDO CHE SIA UN’OPERA STRAORDINARIA, GUARDARE DALL’ALTO LA PASSERELLA DI CHRISTO È STUPEFACENTE, È UN
GRAFFIO PITTORICO MOLTO FORTE, MA È
ANCHE UN’OPERAZIONE DI COMUNICAZIONE NEL SENSO PIÙ SINCERO E AUTENTICO
DEL TERMINE CHE PONE UNA RIFLESSIONE SULLA DISCUSSIONE SE QUESTA SIA
UN’OPERA D’ARTE OPPURE NO E SU QUALE
SIA L’IMPATTO CHE HA SULLA COMUNITÀ, E
CREDO CHE SIA UNA COSA POSITIVA INTERROGARSI SU QUESTO. SONO EMERSE CONTRADDIZIONI MOLTO FORTI E QUESTIONI DI
TIPO SOCIOLOGICO CHE FAN LUCE SU UN
ATTEGGIAMENTO DI CONSUMISMO BULIMICO DELL’INDIVIDUO NEI CONFRONTI DELLA
SOCIETÀ CHE LO PORTA A UN APPROCCIO
ALLA VITA, E ALL’ARTE, UN PO’ DI TIPO USA
E GETTA.
Piu’ cultura
per lo sviluppo
dell’identita’
territoriale
.6 1 .
INTERVISTA A
dirigente per la cultura, cosa che non
è avvenuta nel passato. Lavoriamo
per il futuro del territorio.
Umberto Angelini
So che da giovane lei era una
promessa del calcio, poi decise
di cambiare strada in un percorso che ha avuto l’arte come
bussola, cosa è successo e quale
è stata la sua formazione artistica?
Semplicemente ho smesso di giocare a calcio perché ho immaginato che dovesse finire il divertimento e iniziare il lavoro. Far
diventare il calcio una professione
per me non era una cosa interessante, anche se mi sono divertito
molto ed è stata una delle esperienze più belle della mia vita. In
quel periodo ho avuto la fortuna
di avere una formazione artistica
molto forte grazie agli amici e
agli ambienti che frequentavo. Già
da adolescente ascoltavo musica
classica, mi piaceva il minimalismo americano ed ero appassionato di musica punk e post-punk,
e sono sempre stato molto legato
a tutto il mondo delle avanguardie
artistiche del primo ‘900, è una
formazione trasversale costruita
grazie a una fortissima curiosità verso una cultura che stava
cambiando in maniera molto forte
negli anni ’80, un periodo storico
irripetibile per una certa cultura
giovanile in Italia.
C’era un’attenzione ad alcuni
aspetti della cultura che nel
decennio precedente erano
considerati meno interessanti,
penso all’avvento di riviste come
“Frigidaire”, al fumetto, all’illustrazione, c’era una trasversalità
e una promiscuità di mondi poco
vista prima.
Chi lavorava nel campo musicale
aveva contatti col mondo dell’arte
contemporanea molto più forti di
quanto lo siano oggi, c’era una
generazione che pensava alla
propria arte in maniera fertile e
pluridisciplinare, era abbastanza
normale vedere uno spettacolo di
teatro danza con le scenografie
di Andrea Pazienza e musiche di
gruppi new wave.
Gli artisti in quel periodo in Italia
comunicavano di più ed erano più
curiosi verso il lavoro degli altri.
Al punto in cui è arrivato ora col
Teatro Grande, crede di aver
raggiunto gli obiettivi che si era
posto all’inizio della sua nomina?
C’è ancora tantissimo lavoro da
fare, la Fondazione del Teatro
Grande è nata 5 anni fa e il teatro
ne ha più di 200, sarebbe presuntuoso e arrogante immaginare
che in 5 anni io abbia raggiunto
obiettivi così significativi. L’identità del Teatro è ancora in piena
trasformazione, quindi credo che
ci sia molto lavoro da fare e non è
detto che venga continuato da me
perché penso sia fondamentale
.62 .
che ci siano dei passaggi nella
vita professionale. In ogni caso
mi auguro che si continui a farlo
come è stato fatto in questi anni,
grazie a persone che hanno creduto in una nuova idea di teatro e
di città. Il Teatro Grande è un’istituzione che si mette al servizio
del cambiamento cittadino e
quindi funziona se la città lo sente
come un progetto suo e non come
un luogo che debba esistere a
prescindere, perché in tal caso
non avrebbe molto senso.
Recentemente nelle casse del
Teatro Grande è arrivato un bonifico di 200 mila euro dalla Provincia, cosa rappresenta questo
per l’attività artistico culturale
del territorio?
E mancavano da 5 anni! Questo è
secondo me un segnale importante
di discontinuità di politica culturale,
credo che questa amministrazione
provinciale abbia voluto apertamente
dichiarare nella sua trasversalità
di rappresentanza politica che la
cultura è il motore dello sviluppo del
territorio, cosa ancora più importante se succede nel momento in cui
gli enti locali subiscono delle forti
contrazioni di trasferimenti da parte
del governo centrale. Questo non
è un punto d’arrivo ma di partenza
e questo contributo permetterà al
Teatro Grande di sedersi al tavolo
con la Provincia e insieme decidere
come investirlo sul territorio provinciale, permettendo anche a soggetti
e organizzazioni artistiche di avere
la possibilità di visibilità al Grande
per esempio. La Provincia ha dato un
segnale di presenza e protagonismo
sul territorio molto forte e insieme
condividiamo la convinzione che il
territorio bresciano non possa fare
a meno della cultura per sviluppare
una propria identità.
Brescia ha grosse potenzialità ma
non le sfrutta, è d’accordo?
Totalmente d’accordo. Brescia ha tre
grandi possibilità davanti a sé: può
essere una città ricca e conservatrice, una grande città italiana o un’ottima media città europea. Si tratta di
fare una scelta.
Il dialogo vincente secondo lei tra
Brescia e innovazione artistico-culturale?
È un dialogo interessante e fondamentale, soprattutto in un territorio
che ha fatto dell’innovazione la propria cifra. Negli anni passati questa
città ha avuto grandi progetti artistici,
spesso però affidati agli stessi soggetti, in periodi in cui l’investimento
pubblico in cultura è stato molto
significativo dal punto di vista economico. Questo ha comportato però alla
fine poca innovazione e poco riscontro occupazionale di lungo periodo se
paragonato alla dimensione dell’investimento pubblico diretto o indiretto.
La Fondazione del Teatro Grande ha
ovviamente scompaginato le carte
perché si è posta fin dall’inizio come
soggetto di innovazione e sviluppo.
La Fondazione del Teatro Grande,
anche in presenza di risorse pubbliche molto lontane da quelle degli
anni passati, ha invertito la tendenza
perché ha investito molto nell’occupazione giovanile. Noi stiamo facendo
crescere una nuova giovane classe
.6 3.
In base ai suoi feedback, quali
sono state le iniziative organizzate
dalla Fondazione del Teatro Grande
meglio riuscite che in qualche modo
le hanno restituito il profilo del
bresciano?
In generale non immaginavo che in
poco tempo la Fondazione riuscisse
ad ottenere determinati risultati, sia
in termini di presenze di pubblico che
sono quintuplicate, sia in termini di
consenso, io non conoscevo la città
ed è stata per me una grande sorpresa. Soprattutto questo è stato possibile nelle occasione di apertura del
teatro alla città, per esempio quella
nei fine settimana del caffè storico
che avvicinava le persone al teatro
e grazie alla quale il primo anno
abbiamo avuto 51mila presenze; o
l’apertura di tutti gli spazi del teatro
alle famiglie mirata per i per i più
piccoli o la Festa dell’Opera. Quello
che ho capito del bresciano è che una
volta che guadagni la sua fiducia, ti
ricambia con grande generosità, ma
ciò che mi dispiace è che non investa
nelle grandi potenzialità di questa
città. Spesso non accetta fino in fondo
la sfida del cambiamento e dell’innovazione e preferisce guardare indietro a come eravamo, mentre io credo
che il passato sia passato.
Forse dipende da una mentalità un
po’ ancora provinciale?
Io vengo da una città che è molto più
piccola di Brescia e conosco i limiti
della provincia, la parola “provinciale” non è negativa, lo diventa quando
il significato che gli si attribuisce è
voler investire a tutti i costi in risorse
della città che di fatto risorse non
sono.
L’estate in centro sarà un fermento artistico, da Vinicio Capossela a
Gianna Nannini, il grande jazz e la
musica internazionale, sono passati
attori come Willem Dafoe e la moglie Giada Colagrande e Carlo Verdone con la sua promessa di pensare a Brescia per un suo prossimo
film. È l’inizio di qualcosa di grosso
che si muove e che rispecchia una
mentalità più aperta rispetto al
passato?
Io penso che siano elementi positivi,
non ho mai creduto a situazioni di
e per far scoprire la città in altro
modo agli stessi bresciani, è gratuito e non ha barriere linguistiche, economiche né di fruizione,
perché è pensato come progetto
colto e popolare, che ha ottenuto
grandi risultati e vinto premi.
B RE
16 ´
GLI O 20
.64 .
LU
Cosa c’è in programma per la
prossima stagione a teatro?
Abbiamo dei progetti importanti,
il primo è la Festa dell’Opera,
unico a livello internazionale, ed è
sicuramente uno dei progetti più
forti che noi abbiamo realizzato in
questi anni e che caratterizza fortemente la città di Brescia. Credo
che la città dovrebbe fare su
questo un investimento enorme a
tutti i livelli, politico, economico e
istituzionale con una forte condivisione d’intenti e farne il suo fiore
all’occhiello, come fa per la Mille
Miglia, proprio per caratterizzarsi come città dell’opera e della
musica.
Festa dell’Opera e Mille Miglia
sono i due unici eventi cittadini
che possono costruire un “brand”
per la città di impatto nazionale
e internazionale. Altre città non
li hanno, perché non investirci?
Mantova per esempio ha puntato
moltissimo sul Festival della letteratura, che oggi infatti conta 200
mila presenze.
La Festa dell’Opera è un progetto
pensato per chi non va all’opera
N O.3
Il teatro e le scuole qual è il punto d’incontro?
È una domanda molto importante perché credo che nessuno
dei due possa fare a meno l’uno
dell’altra, ed è lì la vera sfida.
Noi abbiamo molti progetti per
le scuole e mi meraviglio ogni
volta vedere i ragazzi così attenti
e concentrati anche per alcune
ore durante le prove generali
dell’opera, ed è una soddisfazione
considerando l’età e le distrazioni
che li fuorviano oggi, penso per
esempio ai dispositivi elettronici.
Questo significa che l’arte riesce
a trasformare l’approccio con la
propria quotidianità e quindi lì
va fatto il vero investimento per
colmare un gap culturale, credo
che il ritorno sia infinito. Io faccio
questo mestiere anche grazie ad
alcuni spettacoli di teatro a cui ho
assistito quando avevo 14 anni,
all’inizio non pensavo sarebbe
potuto diventare un lavoro poi è
diventato una grande passione e
questo lo devo ai miei insegnanti,
alla mia famiglia e a quello che ho
vissuto a scuola. Noi viviamo in un
Paese che, nonostante sia storicamente il paese della musica, non
investe nell’educazione musicale
nelle scuole, un Paese dove se un
figlio dice di voler fare il musicista
il padre gli risponde, sì ma poi
di lavoro cosa fai? Qualcosa sta
cambiando, ma è ancora troppo
poco.
M AG A ZI
´
monopolio culturale nel senso
che alcuni di questi artisti sono
stati ospiti anche della Fondazione del Teatro Grande. Potrei
anche dire che la Fondazione del
Teatro Grande, come avviene per
teatri di altre città, potrebbe essere un attore anche più importante
all’interno dell’estate cittadina,
ma non abbiamo purtroppo risorse per farlo. Credo che sia molto
positivo che ci sia una pluralità di
soggetti che opera anche in maniera sovrapposta, è il sinonimo
di un’effervescenza. Vedere Carlo
Verdone all’interno del progetto
Old Cinema è il segno di una città
viva ed è il segno di una vitalità
che la città sa restituire.
“SCAVARE LA TERRA
SI ARRIVA ALL’AURORA DEL TEMPO”
“LE CANZONI DELLA CUPA”
NE
Nell’immagine l’artista Antony di Antony and the Johnsons e Umberto Angelini.
I suoi sogni che vorrebbe vedere
realizzati?
Il sogno che vorrei si realizzasse è
quello che il Teatro Grande diventi
un modello di riferimento nazionale, ma per questo è fondamentale che ci siano una convergenza
di interessi e una condivisione
politica ed economica.
Credo che il Grande possa rappresentare a livello nazionale un
modello di eccellenza perché ha
un gruppo di lavoro fantastico costituito per il 60% da persone che
hanno meno di 35 anni e di questo
sono orgoglioso perché credo che
sia un segno molto forte rispetto
alla capacità dei bresciani di agire
in città e nella propria professione. Per ottenere questo si deve
attuare una strategia di progettazione culturale ampia che non
riguardi solo il sovrintendente.
Mi piacerebbe che la presenza
di bambini e di giovani nel teatro
aumenti in maniera esponenziale
prima che io lasci Brescia.
Poi mi auguro che dopo di me si
individui con intuizione e laicità un
nuovo sovrintendente, migliore di
me.
BRE PROTAGONISTI
VINICIO
CAPOSSELA
A CURA DI EMANUELA SERUGHETTI
TEDESCO DI NASCITA, DELL’ANNO 1965, IRPINO D’ORIGINE ED EMILIANO D’ADOZIONE,
VINICIO CAPOSSELA HA CONOSCIUTO LA DURA GAVETTA DELL’EMIGRANTE, ANCHE SE LE SUE RADICI SONO BEN PIANTATE
NELLA TERRA PATERNA, CALITRI, VALLE DELL’OFANTO, “IL PAESE DEI COPPOLONI”,
A CUI DEDICHERÀ UN LIBRO E UN INTERO ALBUM (CANZONI DELLA CUPA, 2016).
Ha dei modelli a cui si ispira?
Si tratta di Gianni Sassi, una
persona che non ho conosciuto
perché non faceva parte della mia
generazione e seguirne il percorso è stato utile per il mio lavoro.
Poi per quanto riguarda Brescia
sicuramente il modello è Renato
Borsoni.
Il suo rimpianto più grande?
Non aver continuato ancora un
po’ a giocare a calcio. Ridiamo.
Sono una persona alla quale piace
apprendere e guardare gli altri
perché c’è sicuramente sempre
da imparare.
Mi riconosco però la capacità di
proporre nuove invenzioni e nuove
progettualità e mi piace molto far
crescere i giovani collaboratori
a cui devo gran parte delle mie
soddisfazioni professionali.
©PHOTO WWW.VINICIOCAPOSSELA.IT
Nel 1966 con la famiglia si trasferisce in Emilia Romagna e il
suo talento istrionico non tarda a
uscire. Frequenta il Conservatorio
e debutta in una band hard-rock
gli “Hurricane”, poi al tempo delle
superiori viene folgorato da Tom
Waits col suo album “Foreign affairs” che lo segnerà per sempre
e il suo interesse si sposta dalla
chitarra elettrica al contrabbasso,
al sassofono. Dopo gli studi universitari, per un periodo vive nella
feconda New York dove assorbe
il jazz, le voci, i grandi interpreti
e gli slang improbabili. Le sue
prime canzoni hanno le influenze
dei blues aspri e deliranti di Waits, le atmosfere jazzy di Conte e il
ritmo tormentato di Luigi Tenco. Il
suo talento non passa inosservato, così Vinicio finisce nelle mani
giuste e si spiana per lui la strada
per un debutto discografico.
Dal suo primo album “All’una e
trentacinque circa” che gli vale il
Premio Tenco come opera prima,
i suoi testi testimonieranno sempre più un approccio all’epoca curioso e sagace, colpendo al cuore
con ballate esistenzialiste di disarmante sincerità e malinconia.
Con le sue storie di notti insonni
e di sbronze, di amori perduti e
di solitudini, di bar e di strada
alternati a toni più giocosi di contagioso swing, conquista il favore
della critica diventando una tra
le migliori promesse della nuova
canzone d’autore italiana. La
produzione discografica successiva è intrisa di storie notturne nei
club, d’amore, sentimenti, poesia
e humor, dell’idillio con l’America Latina che con la sua musica
morbida e latineggiante resterà
sempre nelle sue produzioni. Nel
1994 con il suo “Camera a sud”
inizia a ispirarsi al suo Meridione,
alle danze e alle canzoni popolari
apprese dalla musica folk del
Gargano e da Matteo Salvatore
a cui dedica nel 2016 un album
intero “Canzoni della cupa”.
La musica di Vinicio continua a
vivere d’euforiche contaminazioni, tra swing e mambo, tango e
twist, marce e ballate. Ma i ritmi
originali sono sempre stravolti
e rielaborati, nel segno delle
contaminazioni più trasversali
©PHOTO WWW.VINICIOCAPOSSELA.IT
e dello humor più dissacrante.
Sullo sfondo resta sempre il tema
del viaggio con spunti biografici
e i suoni, raccolti lungo la strada
e fissati nella memoria, voci di
periferia, ragazzi chiassosi e le
ballate tipiche del Sud con ritmi
nervosi e incalzanti, influenzati
da malie gitane e valzer fiabeschi.
Storie in bilico, come istantanee
felliniane, tra la sagra paesana,
balli e canti di antiche contrade
che accentuano sempre di più la
sua attenzione per le tradizioni
della canzone popolare italiana
e mediterranea. Uno dei suoi
riferimenti letterari è lo scrittore
italoamericano John Fante a cui
dedica dei reading, ma quello
che lo trascinerà in uno scenario desolante della condizione
.66 .
umana è Luis Ferdinand Céline
che contribuisce a far proseguire
il canzoniere caposseliano degli
album successivi nell’esplorazione della dimensione fisica,
corporea così come dello slancio
mistico, una ricchezza di gioie e
dolori, l’amore e la guerra. La sua
dirompente produzione artistica
segue anche la strada della narrativa e nel 2004 pubblica il suo
primo romanzo “Non si muore
tutte le mattine” da cui trae uno
spettacolo di teatro d’ombre e
le Radiocapitolazioni trasmesse
da Radio 3. “In clandestinità” è il
suo secondo libro uscito nel 2009,
firmato con l’amico poeta Vincenzo Costantino “Cinaski”, che
diventa un reading con un ring,
un giudice, un pianoforte e loro
La Cupa è la contrada oscura, quella dove batte poco il sole,
quella dove le cose si nascondono alla vista.
Quella dove si consumano gli amori illeciti, quella dove si fanno
vere le creature che si vogliono celare allo sguardo.
Ad aprirgli la porta verranno a molestarvi,
come hanno molestato me per tutti questi anni.
A scavare la terra si arriva all’aurora del tempo.
Fa paura, però anche incanta. Peggio per tutti.
Buona fortuna.
Alle canzoni della cupa e anche a chi voglia prestarvi ascolto.
(Vinicio Capossela su “Le canzoni della Cupa”)
.6 7 .
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©PHOTO WWW.VINICIOCAPOSSELA.IT
due in scena, per un improbabile
incontro di boxe, in cui parole e
canzoni sostituiscono i pugni.
Nel 2010 esce “The story-Faced
man”, un’antologia per il mercato
internazionale. Nell’aprile del
2015 Feltrinelli pubblica il suo
quarto libro, “Il paese dei Coppoloni”, candidato al Premio Strega
e con il quale vince l’edizione
2016 del Premio Letterario Rotary
Vallombrosa, per la capacità e la
sensibilità con cui Capossela dà
voce alle storie più intime di un
popolo tra passato e presente,
richiamando ricordi ancestrali e
leggende che animano un paesaggio geografico che si fa meta-
fora della vita e dell’anima. Storie
rese vive e reali da un linguaggio
comune e da voci dialettali ricche
di musicalità che portano in un
mondo onirico. Da questo libro è
tratto il suo film uscito lo scorso marzo, anticipatore del suo
album “Le canzoni della cupa”
che dal 6 maggio scorso porta in
giro per l’Italia nel tour “Polvere”
che passerà per Brescia in piazza
della Loggia il prossimo 19 luglio.
“Le canzoni della Cupa” è un
album che nasce dalla terra
intrisa di miti rurali persi nei fumi
del tempo, un album diviso in
due parti, “Polvere” e “Ombra”,
la prima registrata nel 2003, la
.68 .
seconda tra il 2014 e il 2015.
Come disse Bob Dylan “La musica tradizionale è fatta di spine, di
creature notturne, di sangue, di
cose misteriose”, un concetto che
ben si adatta alla Cupa (“la contrada oscura”) quella parte del
Meridione, l’Alta Irpinia, dove il
sole non batte quasi mai e dove il
bestiario popolare si nutre di spiriti diabolici e apparizioni misteriose. Capossela è un artista vero,
non è però per tutti: insegue idee
difficili da raccontare, intessute
di un’arte pura, attraversata dalle
molteplici sfaccettature della vita
e dall’amore, l’amore per la sua
terra e per il suo pubblico.
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A RESTARE FERMI
IN QUESTO MERCATO
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GRANDI
TESTO DI EMANUELA SERUGHETTI
N O.3
LU
B RE
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16 ´
NE
70,
M AG A ZI
GLI O 20
LO SCORSO 17 GIUGNO L’UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI BRESCIA HA OSPITATO IL CONVEGNO “RICERCA, ECONOMIA E FINANZA”
PROMOSSO DALL’ISTITUTO I.S.E.O IN COLLABORAZIONE CON L’ATENEO E PATROCINATO DALLA BANCA SANTA GIULIA, UN ISTITUTO DI CREDITO BRESCIANO GUIDATO DA MARCO BONOMETTI E DANIELA GRANDI E CHE HA PER SOCI REALTÀ INDUSTRIALI
DELL’ASSOCIAZIONE INDUSTRIALE BRESCIANA.
Il fil rouge del dibattito è, dati
alla mano, quanto sia fondamentale il legame tra la salute, la
crescita economica e la finanza
in un periodo come quello che
stiamo vivendo, segnato da una
complicata crisi economico-sanitaria. Gravi sono stati dal 2008
ad oggi i bilanci a livello globale
in termini di disoccupazione, un
problema che ne ha generati altri
partendo dalle misure restrittive
applicate da parte dei governi
sulla spesa sanitaria pubblica, e
la conseguente crescita del tasso
di mortalità legata a malattie
importanti e al suicidio, la cui
causa è da ricondurre anche allo
stress psicologico. La prospettiva
sul quadro futuro purtroppo non
è rassicurante, recenti ricerche
parlano chiaro, si prevedono
aumenti sia nel numero dei casi
di malattie causate dal cancro o
dall’Alzheimer sia in quello relativo ai costi assistenziali, spiega il
rettore dell’Università di Brescia
Sergio Pecorelli. Sostenere la salute e incrementare il benessere è
diventata una priorità nel programmare investimenti di risorse
finanziarie importanti anche a
lungo termine.
Dall’altra parte, toccando il tema
della crescita economica, c’è chi
sostiene che questa sia deter-
minata da migliori condizioni di
salute e viceversa. Anche se a
riguardo ci sono pareri contrastanti, da diversi studi compiuti
sulla relazione tra salute e PIL
è emerso che un incremento
nell’aspettativa di vita si traduca
in una crescita sia del PIL pro
capite, sia in quello totale di un
paese. Non è ancora del tutto
chiaro se la crescita del reddito
porti a un miglioramento della
salute, ma come scrive Angus
Deaton, premio Nobel per l’Economia del 2015 ospite d’eccezione alla conferenza, “La crescita
economica ha bisogno spesso di
aiuto per garantire un migliora-
.7 1 .
mento della salute.” Condivisa è
l’idea secondo cui investire nella
scienza può essere la chiave di
svolta per elevare il benessere su
scala globale, anche se i benefici
potrebbero riscontrarsi tra qualche generazione. Il problema è individuare quali siano i progetti tra
big e small science da finanziare
combinandoli insieme, progetti
che spesso appaiono rischiosi o
con orizzonti temporali eccessivamente estesi. Qui entra in campo
la finanza e come ha spiegato
nel suo intervento Roger Stain,
Professore e Ricercatore della
MIT Sloan School of Management,
sono state effettuate delle ricerche che hanno portato a suggerire l’applicazione di tecniche di
ingegneria finanziaria che guidano a una distribuzione di finanziamenti alla ricerca biomedica,
mirati a modificare il meccanismo
dei trial clinici per l’approvazione
dei farmaci rendendoli più adattivi
ai profili dei pazienti. Sebbene
stiamo vivendo un progresso
tecnologico continuo, i costi in ricerca e sviluppo da sostenere nel
settore farmaceutico tendono ad
incrementare riducendo il numero
dei farmaci che riescono a raggiungere il mercato. Riformare i
protocolli dei trial clinici potrebbe
aiutare a ridurre il costo di ricerca
e sviluppo, riducendo il tempo di
approvazione dei farmaci, salvando quindi più vite.
INTERVISTA A
Daniela Grandi
Quali sono secondo lei le formule
vincenti per il buon funzionamento
di un’azienda e parlando di investimenti su quali dovrebbe puntare
oggi?
La visione prospettica è essenziale.
Un’impresa oggi deve saper mettere
in campo piani pluriennali ben ponderati, ma anche chiudere il cerchio
con un controllo di gestione efficiente
e puntuale. È finita l’epoca del padrone con le maniche di camicia arrotolate che fa tutto: oggi è determinante
affidarsi a managers preparati. Del
resto sono necessarie competenze
sempre più specifiche per puntare
su mercati nuovi e fare innovazione,
di prodotto e di processo. Chi resta
fermo, in questo mercato, perde
posizioni.
Una banca che contribuisce a un
progetto di studi e approfondimento in Università che verte sulla
Ricerca, economia e finanza nel
quale sono proposti nuovi percorsi e
meccanismi finanziari innovativi per
sostenere la crescita e il welfare
in Europa, è il segno che sta cambiando la strategia degli istituti di
credito rispetto agli investimenti e
al rapporto con gli imprenditori?
La nostra è una banca del territorio,
delle imprese del territorio. Crediamo molto all’importanza di promuovere anche nel Bresciano occasioni
di informazione corretta e utile
alle aziende in campo economico e
finanziario. Ma i tempi cambiano ed
è impensabile continuare a ragionare
su vecchi strumenti.
Di recente abbiamo commissionato
un’indagine al Cessme (istituto torinese le cui attività scientifiche sono
coordinate da Piera Levi Montalcini, ndr) per capire quale fossero il
giudizio e le aspettative dei bresciani
in campo sanitario e assistenziale.
E non a caso abbiamo sostenuto il
convegno del 17 giugno, in cui si
è parlato del modello (americano)
di sostenere la ricerca scientifica
attraverso strumenti diversi come la
cartolarizzazione.
Da imprenditrice cosa si sente di
dire ai giovani che decidono di avviare un’impresa oggi?
Se è il loro sogno, ai giovani suggerirei di lanciarsi con tutte le proprie
forze perché si tratta di un’avventura
faticosa, ma che può dare grandi
soddisfazioni.
A patto di metterci perseveranza,
serietà e dedizione.
Quando le donne si mettono a fare
qualcosa, la loro testa e il loro cuore
le portano a grandi risultati, è d’accordo?
Vale le per le donne e per chiunque:
chi ci mette testa e cuore molto spesso ottiene risultati importanti.
Per grandi successi sono necessari
anche dei grandi sacrifici e grandi
rinunce, quali sono i suoi?
Chi ama ciò che fa non lavora mai!
Fare l’imprenditore può essere molto
impegnativo, ma chi ama davvero il
proprio lavoro trasforma i sacrifici in
gioie.
.72 .
La vera sfida è quella di avere il coraggio di fare sempre ciò che si ama.
Vita privata e professionale, come si
conciliano tra loro?
A volte si sovrappongono, ma non entrano in conflitto se si riesce a gestire
al meglio il proprio tempo.
Quali sono i suoi grandi riferimenti
nella vita come nel lavoro?
Più che persone da imitare ho valori
da seguire.
Non voglio sembrare moralista, ma
l’etica, la serietà, la libertà e l’onestà
sono principi che ritengo fondamentali nel mio operare quotidiano in
ambito lavorativo e nella vita privata.
La coerenza tra quello che sono e
quello che faccio mi rende serena e
felice.
Considerati i suoi ruoli professionali di grande responsabilità che
richiedono carattere e fermezza,
e il suo ruolo di donna e madre, mi
vuole spiegare come si scontrano e
come comunicano la parte femminile e quella maschile in lei?
È solo una questione di punti di vista,
non ho conflitti di ruolo. Né credo che carattere e fermezza siano
prerogative maschili: chi prende il
proprio lavoro con serietà e metodo
riesce anche ad assumersi le proprie
responsabilità senza paura, nella
consapevolezza che comunque si può
anche sbagliare.
L’importante è aver dato il massimo.
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BRESCIA GRANDI EVENTI
N O.3
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GLI O 20
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M AG A ZI
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BACI PER
AISLA
Grande successo di pubblico per la terza edizione di Baci Per
Aisla, la cena di beneficenza organizzata dal Rotary Moretto in
collaborazione con alcuni ragazzi del mondo della notte.
A CURA DI LAURA SORLINI
Non si ferma la maratona di solidarietà promossa dal territorio,
in questo caso dal Rotary Moretto
insieme a un gruppo di ragazzi
del mondo della notte, a favore
dell’Associazione Italiana Sclerosi
Laterale Amiotrofica.
Mercoledì 25 maggio, infatti, al
Norma Lunch & Dinner di Buffalora, si è tenuta la serata benefica
“Baci Per Aisla”, iniziativa che
da tre anni raccoglie tantissimi
consensi ma soprattutto fondi da
destinare al sostegno dei malati
di SLA (quasi il 90% del ricavato
della raccolta fondi è sicuramente
indice di eccellenza organizzativa
e di “buon cuore”).
Un evento che ha richiamato
l’attenzione di un folto pubblico,
accorso dall’orario aperitivo fino
al dopo cena, nella splendida
location all’interno del centro
sportivo Rigamonti. Un piccolo
gesto che racchiude in sé, però,
un grandissimo significato.
“Un’idea che noi di Aisla Brescia
abbiamo colto con entusiasmo
– commenta Maria Mario, Segretario della sezione provinciale
- perché crediamo profondamente
che oggi più che mai sia indispensabile fare “cultura del bene”,
soprattutto nel momento storico in cui viviamo, dove punti di
riferimento e valori sono confusi!
I giovani sono spesso giudicati
malamente, certo sappiamo cosa
avviene purtroppo in certi “viaggi
notturni” e in locali alla moda...
ma a maggior ragione questa è la
dimostrazione (non è l’unica) che
nella movida bresciana c’è invece
e soprattutto tanto di buono!
Crediamo che il ruolo di un’associazione sia anche fare cultura
di aggregazione e solidarietà,
soprattutto oggi dove sembra si
passi dall’indifferenza tra individui
all’intolleranza alle diversità! Si
.76 .
possono fare tutti i più bei discorsi
del mondo ma la SLA rimane una
realtà durissima, il malato e la
sua famiglia vengono concretamente sconvolti! Spesso, inoltre,
benché Brescia sia una città
virtuosa anche dal punto di vista
socio-sanitario, la presa in carico
del malato e della sua famiglia da
parte delle istituzioni non è sempre adeguata. È dunque fondamentale intervenire concretamente e velocemente per migliorare la
qualità della vita a queste persone. Noi cerchiamo con umiltà di
farlo, con le capacità e le risorse
che abbiamo a disposizione e a
fianco dei servizi istituzionali, ma
senza il concreto contributo di chi
ci sostiene potremmo fare poco.
Un doveroso grazie, dunque, va a
tutte le persone che contribuiscono a far sì che “Baci per Aisla” sia
un successo non solo mediatico
ma soprattutto concreto”.
.7 7 .
BRE ART&GALLERY
ExpoZOOne
la rassegna espositiva
allestita nell’ambito del
Musical Zoo Festival 2016
“#mutamorphosis” esperienze per
una estetica dell’arte nell’era
post-contemporanea.
A CURA DI FEDERICO BUELLI
79,
DA SEI ANNI ACCADE ALL’INTERNO DEL CASTELLO SUL COLLE CIDNEO CHE DOMINA DALL’ALTO LA CITTÀ DI BRESCIA, LA RAPPRESENTAZIONE DI UN DIALOGO TRA LE ARTI. DIALETTICA COME RAPPRESENTAZIONE DEL FARE ARTE OGGI.
SE QUESTO PUÒ BASTARE AD INCURIOSIRE IL FRUITORE, IL LETTORE O L’ANNOIATO DELLE “SOLITE” ESPOSIZIONI D’ARTE
POSTMODERNA, ALLORA NON DOVRÀ FAR ALTRO CHE LASCIARSI CONDURRE PER MANO DA EXPOZOONE: LA RASSEGNA
ESPOSITIVA ALLESTITA NELL’AMBITO DI MUSICAL ZOO, IL FESTIVAL DEDICATO ALLE CONTAMINAZIONI TRA MUSICA, ARTE,
PERFOMANCE E CULTURA IN TUTTE LE SUE MUTEVOLI FORME, DA MERCOLEDÌ 20 A DOMENICA 24 LUGLIO 2016.
Quando dico condurre per mano
mi riferisco al fatto di “fidarsi”,
di saper accettare che l’arte oggi
è la mescolanza e la ridefinizione in un viaggio levogiro delle
avanguardie storiche iniziando
ad interrogare la realtà codificata
dai nuovi strumenti tecnologici e
comunicativi come uno scenario
a volte complesso, in perenne
mutazione.
Quello che rappresenta ExpoZOOne, progetto espositivo curato
dall’architetto Gabriele Falconi
e direttore artistico dell’area
.78 .
dedicata alle arti visive, è proprio questo. La rappresentazione dell’opera d’arte oggi nella
sua essenza effimera, leggera,
praticabile solo se lo spettatore
diviene surfer tra le onde elettromagnetiche che ci circondano.
Equilibri, mescolanze e sinergie
fra bisogni creativi e tecnologie
elettronico digitali che mutano i
processi comunicativi e produttivi
della società.
Ciò è evidente fin da subito nella
scelta del titolo che Gabriele
Falconi propone: “#mutamorpho-
sis è il titolo scelto per la sesta
edizione, è la crasi tra le parole
metamorfosi e mutazione, è un
gioco di parole che vuol rappresentare la capacità di evoluzione
del Festival nel cambiare sembianze, per rappresentare e dar
voce alle diverse estetiche del
contemporaneo che lo compongono. Arte contemporanea,
architettura, performance, rock,
techno, reggae, house, hip-hop e
conferenze: sempre con l’indice
puntato verso ricerca, sperimentazione e qualità”.
Chi visiterà ExpoZOOne si troverà
quindi di fronte ad una mescolanza e mutazione tra le arti
visive, sound, performance ed
estetica digitale ideati e realizzati
da operatori visivi che si alterneranno nelle serate d’esposizione.
L’opera d’arte diviene qui oggetto
d’esperienza fondata sull’uso
eclettico e indiscriminato dei
linguaggi extra-artistici verso un
approdo plastico ambientale.
Ed è l’ambiente, caratterizzato
dalla vicenda storica del Castello
bresciano che fino alle fine degli
anni Settanta, sede dell’esotico
zoo cittadino e che dà nome al festival MusicalZOO, a condizionare
la vicenda artistica di ExpoZOOne
che vede nel design ambientale
l’attore principale dello spazio
scenico. Allestimento progettato da Gabriele Falconi dal titolo
“barraganimàl”.
F.B. Il tuo lavoro progettuale è
stato pensato quale contenitore
spaziale dell’arte performativa
degli operatori estetici invitati ad
esporre, o è rappresentativo dello
spazio del castello come nuovo
luogo totalizzante del festival?
G.F. É entrambe le cose, è l’installazione e stage, contenitore e
contenuto allo stesso tempo.
F.B. Cos’è Barraganimal?
G.F. É un’installazione di 5 prismi
di diverse altezze (dai 4 agli 8
metri) interamente rivestiti di
tessuto semi-trasparente e – in
un sottile rimando al nome del
Festival - a stampa “animalier”.
Il gruppo scultoreo sarà posizionato nell’area antistante le Mura
Viscontee e la Torre dei Prigionieri. Il rimando è a un congiunto
primitivo di menhir, a una sorta di
campionatura di carotaggi ferini,
al capolavoro messicano delle
Torres de Satélite.
Luce, suono ed immagini in proiezione scaturiranno dalla ensemble monolitica per tutte le notti
del Festival. Ogni torre conterrà
infatti dispositivi audio-visivi
funzionali alle esibizioni dei video
artisti.
Le video performances da essi
generate saranno proiettate su un
led-wall montato su di un furgone
mobile all’interno dell’ExpoZOOne.
F.B. Come curatore dell’esposi-
zione, oltre che direttore artistico
della sessione dedicata alle arti
visive, quali sono state le scelte
espositive?
G.F. Nel tentativo di avere ogni
sera un progetto artistico credibile e sempre differente, per tipologia e contenuto, si è sperimentato
con successo il coinvolgimento
organizzativo di elementi terzi
come gallerie, curatori, collettivi.
Questi sono responsabili diretti
delle scelte artistiche, seguendo
linee guida che si sono stabilite
ab-origine con la Direzione Artistica di ExpoZOOne.
F.B. Qual è se esiste, il feedback
conduttore tra le opere visivo/
performative/sonore in mostra?
G.F. Più in generale continuo a
sostenere che non ci sia alcun
fil rouge che lega i vari progetti,
piuttosto un mix di ricerca estetica, opportunità, coincidenze.
Proseguendo il mio desiderio
di condividere con voi l’evento
artistico di ExpoZOOne ed invitarvi all’esposizione, mi soffermo
su le parole di Gabriele Falconi
quando parla di “ricerca estetica”, poiché in essa ci trovo quel fil
rouge o feed-back che accomuna
e coinvolge i lavori in esposizione
e gli artisti invitati. Essi, nel loro
lavoro, sono difatti rappresentativi di una estetica come filosofia
dell’arte, una “cognitio sensitiva”
corrispondente all’etimo greco
“la vita piena dei sensi”.
L’arte performativa visiva, video
arte, sonora, legittima pienamente il recupero della sensorialità,
come momenti tecnici, retorici
e poetici. Ovvero accanto al fare
arte viene messo in risalto anche
quello del vivere.
Nell’estetica dell’arte trova spazio
l’artista come operatore estetico
accanto al fruitore, al consumatore dell’opera d’arte che vive la
stessa esperienza. Questo avviene in modo indiscutibile grazie al
mezzo del fare arte oggi, mezzo non connotato secondo una
specifica tradizione artistica ma
liberamente riposto tra arti visive,
musica, performance.
Mezzo che è parte attiva di un processo tecnologico, smaterializzante,
informatico elettronico e digitale in
grado di recuperare i valori sensoriali, così come i valori fisici e interventi
manuali, artigianali.
Le video installazioni in esposizione,
le performances sonore, i monitors e
i supporti digitali in grado di “aggrapparsi” ad ogni superficie urbana,
architettonica o installazioni come
concetti di design artistico, diventano
a tutti gli effetti oggetti visivi e sonori.
Veniamo quindi a presentare i lavori
ideati e realizzati da artisti e performers di levatura internazionale provenienti dall’Italia e dall’estero, che si
alterneranno nell’arco di 5 serate:
Mercoledì 20/7 PIXCELLS by LSKA
(installazione interattiva, sound &
video)
Giovedì 21/7 BLACK MASS RISING
+ KAZSBÂN by Shazzula & DâwN
(proiezioni e performance audio-video-musicali)
Venerdì 22/7 MATERIA SONICA a
cura di D. Bonetta, R. Moratto, F.
Volpi (mostra c/o AplusB gallery +
performance audio-visiva)
Sabato 23/7 COSÌ E COSÌ + HOLIDAY
INN a cura di Invisible Show (doppio
concerto + performance)
Domenica 24/7 OVER(W)ALL ideato
da Gabriele Falconi - a cura di Design
In Corso (installazione audio-visiva).
Operatori estetici e progetti in esposizione:
.80 .
LSKA (Luca Scapellato, 1985) è musicista, compositore, tecnico del suono,
sound designer, videoartista. Presenta il progetto PixCells.
Un’installazione interattiva, un ecosistema digitale composto da cellule
che scompongono e ricombinano
creature ibride, configurazioni instabili di informazioni visive e sonore,
corpi e versi. PixCells è un ambiente
immersivo in cui ogni frammento
diviene materiale di partenza per una
composizione diversa e imprevedibile.
Shazzula e DâwN
Shazzula (Sharon Schievers, Bruxelles, Belgio) è un’artista poliedrica e
una musicista professionista.
DâwN (Nadia Daou) è una musicista
libanese, attiva a Bruxelles dal 2011.
Insieme presentano il progetto
KAZSBÂN (30 minuti), progetto che
unisce film e musica.
Creato appositamente per ExpoZOOne, “Kazbân (Dune)” è un omaggio
allo scrittore, fumettista, saggista,
drammaturgo, cineasta, compositore
e poeta cileno naturalizzato francese,
Alejandro Jodorowsky.
La performance dal vivo sarà una
fusione tra voci orientali, musica
Mantra, sintetizzatori, spazio occulto
Rock e rumore acustico di matrice
sperimentale.
Inoltre in esposizione si potranno
vedere i lavori: Black Mass RISING
video (120 minuti) e Outtakes da
Black Mass Rising (35 minuti di film /
Nessun titolo).
.8 1.
Materia Sonica è un doppio progetto,
espositivo e performativo, che avrà
luogo contemporaneamente negli
spazi delle Galleria AplusB Contemporary Art (Brescia, via Gabriele Rossa 22A) e nella ExpoZOOne di Musical
Zoo. Il progetto vede impegnati gli
artisti:
Massimiliano Viel, Compositore, musicista e ricercatore.Presenta presso
@AplusB Gallery “ANDROMEDA” Mostra personale + installazione (dal
20/7 al 15/8 – da giov a sab 15-19 o
su appuntamento, ingresso gratuito).
L’installazione “Andromeda” (2012) è
composta da sette “scatole musicali”
la cui configurazione nello spazio
dell’allestimento ricalca la posizione di alcune stelle dell’omonima
costellazione. Ogni scatola musicale dà voce a una stella ed emette
un segnale elettronico il cui codice
esprime in modo complesso alcuni
dati della stella come la sua distanza
dalla Terra, la sua luminosità, il suo
colore e la sua posizione nella cupola
celeste.
Ogni stella trasmette un messaggio in grado di distinguerla da ogni
altro frammento dell’universo che ci
circonda.
Dies_ (Fabio Volpi). Architetto di
formazione, attualmente insegna
Performance audiovisiva all’Accademia N.A.B.A. di Milano. Con lo pseudonimo “Dies_” produce interventi
artistici che prevedono l’integrazione
irrinunciabile tra la visione e il suono.
Untitled Noise progetto che segna
l’unione delle esperienze di ricerca
sulle immagini e sul suono degli
artisti Michele Lombardelli e Luca
Scarabelli
Noumeno (Stefano K. Testa) Artista dell’etichetta milanese Haunter
Records.
Menthos (Marcello Scarpa) Dj e
performer.
Insieme presentano il progetto: Materia Sonica Live Performance presso
expoZOOne
Obiettivo è dare forma visiva al
suono. Per fare ciò, nel corso della
performance, si alterneranno artisti
che affronteranno il tema del suono
nelle sue diverse declinazioni: Massimiliano Viel ,scandaglia il concetto
di rumore bianco usato per testare gli
ambienti, gli Intitled Noise ricavano il
rumore collegando strumenti metallici a dispositivi elettronici, Noumeno
affronta il versante elettronico e
digitale mentre Menthos è autore
di un sound “dance oriented”.
Fabio Volpi, in arte Dies_, in diretta reale curerà l’estetica visiva
della proiezioni che faranno da
sfondo alle esibizioni. Le immagini create a da Dies_, ideate
partendo da fotografie figurative
rigorosamente in bianco e nero,
poi distorte sino a divenire immagini astratte - saranno proiettate
sul led-wall mobile inserito nell’architettura della ExpoZOOne.
Invisible°Show è un collettivo
di ricerca musicale. Si occupa
dell’organizzazione di concerti in
spazi non fissi, non predeterminati, non conosciuti fino al momento
dell’esibizione.
Il collettivo presenta i progetti
musicali:
Holiday Inn (Roma, Italia) Duo
minimal acid-punk nato nella
musicalmente fertile Roma Est
e in particolare in uno dei suoi
locali simbolo, il “Fanfulla 5/A”.
Propongono un’unione grossolana
di elettronica minimale e rabbiose
liriche metropolitane, sperimentalmente punk.
Così e Così (Toronto, Canada) Progetto italiofono, performativo/concettuale ideato da Vincent Ferrari
e dal collettivo No Exist, giunto in
a Brescia direttamente dall’underground québécois di Montréal.
Un progetto che diventa fisico,
visuale, estremamente emotivo,
nelle live performances.
Dubbi di identità e di genere
hanno contribuito a creare una
solida e riconosciuta discografia,
mutevole per direzione ma musicalmente basata su ossessioni
hip-hop, loop di programmazione,
voci in bilico tra femminino e nongender.
Over(w)all é una mostra/installazione audiovisiva ideata
da Gabriele Falconi e a cura di
Design in Corso. L’installazione
avrà luogo nello spazio di ExpoZOOne. Le mura del Castello di
Brescia diventeranno per una
notte le pareti di una galleria
d’arte a cielo aperto, dove le opere
dell’artista Andreco (Roma, 1978)
dottore di ricerca in Ingegneria
Ambientale sulla sostenibilità
urbana, verranno proiettate per la
prima volta. Un lavoro di ricerca
tra arte e scienza che prende in
prestito il linguaggio della urban
art e della performance: trovando nelle opere selezionate un
ragionamento sul rapporto tra
uomo e natura, paesaggio urbano
e paesaggio naturale, passato e
presente. L’obiettivo è quello di
produrre nuove visioni, simboli e
formule, per rendere visibile l’invisibile, mostrando la bellezza di
processi naturali nascosti, come
un alchimista contemporaneo
che impara dal passato.per mano
IN BREVE:
Cosa: ExpooZoone – sezione dedicata alle arti visive all’interno
di Musical Zoo Festival
Direzione artistica: Arch. Gabriele Falconi
Quando: da mercoledì 20 a domenica 24 luglio 2016
Dove: Castello di Brescia (via del Castello,9)
Orari: dalle 18 pm alle 3 am – ingresso gratuito fino alle 20, poi
12 Euro
Come arrivare: in auto fino ad esaurimento posti, oppure tramite bus-navetta gratuiti messi a disposizione da BresciaMobilità
(partenza ogni 15 minuti, da diversi punti del centro storico
cittadino).
Perché: l’obiettivo è portare il meglio della contemporaneità
dentro un luogo denso di storia.
Sito: www.musicalzoo.it
Hashtag ufficiali dell’evento:
#mutamorphosis #MZOO16 #expoZOOne
Musical Zoo Festival è un evento organizzato da: Associazione
Culturale MusicalZOO, col patrocinio del Comune di Brescia;
MZOO fa parte della rete Fésstival – Festival Indipendenti Bresciani.
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A CURA DI CLAUDIA LAZZARI
Le radiazioni solari svolgono diverse funzioni contrastanti fra loro. Se
da un lato hanno effetti benefici per
la nostra salute, per la loro azione
calorica, antirachitica e antidepressiva, dall’altro possono essere,
a lungo termine, responsabili del
precoce invecchiamento cutaneo
(foto invecchiamento) e influire sulla comparsa di malattie della pelle
anche molto gravi.
E’ consigliabile e opportuno proteggersi sempre e comunque dai
raggi solari. Soprattutto durante
le prime esposizioni e se la pelle è
particolarmente chiara e sensibile.
Una speciale attenzione va riservata
ai bambini, che devono essere protetti con fattori di protezione molto
alti, sempre. Eventuali danni subiti
dalla pelle a causa dell’esposizione
solare, possono creare seri problemi anche dopo molti anni.
Le protezioni solari nei prodotti
cosmetici vanno da un fattore di
protezione 6 (bassa protezione), a
50+ (protezione molto alta), passando per livelli intermedi (SPF 10
bassa protezione , 15, 20 e 25 media
protezione e 30 alta protezione).
Le creme solari proteggono dai raggi UVB, responsabili dei fastidiosi
arrossamenti che tutti sicuramente
conosciamo.
I raggi UVB stimolano la produzione di melanina, la naturale rispo-
In questa immagine alcuni prodotti della linea solare Lepo.
sta protettiva della nostra pelle e
cioè l’abbronzatura, ma i tempi di
risposta non sono immediati, e nel
frattempo la nostra pelle si irrita o
addirittura si può scottare.
Se comunque la pelle si difende
dai raggi UVB chiamando in causa
l’abbronzatura, è completamente
indifesa di fronte ai raggi UVA, che
sono i responsabili del precoce
invecchiamento cutaneo.
Sorge dunque l’esigenza di utiliz-
.8 3 .
zare una crema solare che contenga anche filtri che schermano gli
UVA.
E’ bene controllare che sui prodotti
solari ci sia sempre specificata la
protezione contro i raggi UVA, che
normalmente è indicata dalla scritta UVA cerchiata o evidenziata.
Rilassiamoci e godiamoci le meritate vacanze e, se andiamo al mare
o in montagna, non dimentichiamo
mai la nostra crema solare.
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Sarà un luglio ad alto tasso di
adrenalina, un favoloso luglio
bresciano tutto dedicato ai grandi
del rock internazionale, del pop e
del rap.
Ad aprire “l’arena” di Campo
Marte ci sarà Max Pezzali lunedì 11 luglio mentre il 13 sarà la
volta dei Deep Purple, il leggendario gruppo musicale hard rock
inglese fra i principali pionieri
del genere heavy metal, mentre
la serata succesiva si esibiranno
invece i G3: Joe Satriani, Steve Vai
e The Aristocrats.
Sabato 16 Luglio Gianna Nannini con le sue «Hit- story» farà
ballare Brescia attraverso i successi della sua lunga e graffiante
carriera, mentre la gran chiusura
del 18 sarà tutta dedicata al rap di
Salmo.
Per acquistare i biglietti
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MA
A CURA DELLA REDAZIONE
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PER UN LUGLIO DEDICATO ALLE GRANDI STAR
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BRESCIA
ARENA
ROCK
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RIVIERA
A CURA DI ANNALISA BONI
SE DOVESSI PENSARE A UNA DELLE PIÙ CLASSICHE
ESCLAMAZIONI FRANCESI CONOSCIUTE CON L’APPELLATIVO DI “BIEN VIVRE” È NATURALE PER ME
SOGNARE LA COSTA AZZURRA E IN PARTICOLARE
DUE DELLE LOCALITÀ CHE AMO PARTICOLARMENTE
MONTE-CARLO E LA PIÙ VIBRANTE SAINT TROPEZ.
NON POTEVAMO DI CERTO NON DEDICARE
CAPITALI PER ECCELLENZA DI GLAMOUR E SFARZO,
IL NUMERO DI LUGLIO ALLA COSTA AZZURRA
IN CUI, SULLO SFONDO DELLE IMMAGINI IN BIANCO
E ALLA SUA VERVE UNICA E ESCLUSIVA
E NERO DEDICATE A BRIGITTE BARDOT, IRROMPE
CAPACE DI CATALIZZARE A SÉ UNICAMENTE
UNO STILE DI VITA UNICO DALLA SPETTACOLARITÀ
AGGETTIVI DI INFINITA BELLEZZA!
PER NIENTE SILENZIOSA VOCATA AGLI ECCESSI, AL
SOGNO E AL DIVERTIMENTO.
QUATTRO STAGIONI SU QUATTRO LA COSTA AZZURRA È UN RICCO TEATRO VISSUTO DA GENTI DI OGNI
RAZZA CHE AMANO FOLLEGGIARE TRA LE VIE DELLO SHOPPING COSÌ COME TRA I BEACH CLUB PIÙ
BLASONATI DEL GLOBO ALL’INSEGNA DELL’OPULENZA E DEL LUSSO.
90,
MECCA DEI RED CARPET PIÙ SONTUOSI, PRINCIPESCA CITTADELLA DELLA MONDANITÀ, ESCLUSIVO
“PADDOCK” DELLA FORMULA 1 SENZA DIMENTICARNE IL FASCINO COSMOPOLITA, LE STRUTTURE
DI ALTISSIMO LIVELLO, LA RISTORAZIONE STELLATA E LE BOUTIQUE DA SOGNO PARTICOLARMENTE
AMATE E “HASHTAGGATE” DA CELEBRITIES DI OGNI
DOVE.
Monte-Carlo
“Santuario” esclusivo e mondano
Shopping
MERCEDEH-SHOES
Edizioni limitate, calzature da capogiro nelle vetrine
più sexy del Principato. Lesilla, Casadei, Rene
Caovilla sfilano nei due punti vendita più glamour
che mai, il primo nella galleria Le Métropole e
il secondo in avenue de Grande Bretagne senza
dimenticare la boutique di Cannes.
17, av des Spélugues CC Le Métropole Monaco
Mercedeh-Shoes Les Floralies
1, 3, 5, avenue de Grande Bretagne Monaco
Atmosphere Montecarlo
Atmosphere Montecarlo è sicuramente uno degli
indirizzi più glamour non solo della Costa Azzurra
ma d’Europa non solo per lo spendido interior
design della boutique ma per la ricerca, l’avanguardia e le collezioni che lo contraddistinguono.
Dolce&Gabbana, Jimmy Choo, Led Design, Gianvito
Rossi e Brunello Cuccinelli sono solo alcuni dei
brand presenti nella boutique.
Monte-Carlo e Saint Tropez sono
tutto questo e molto altro ancora,
respirano un’allure travolgente
ricca di beach club per il giorno e
di esclusivi night club per le notti
conducendoci a vivere a un ritmo
magico e sfrenato dettato da benessere e unicità, senza dimenticare la possibilità di incrociare
per le sue vie celebs del calibro
di Philipp Plein, Flavio Briatore,
Kate Moss, Kendal Jenner, Gigi
Hadid, Karl Lagerfeld e Lady
Gaga solo per citarne alcune.
Esistono migliaia di località affascinanti nel globo ma nessuna
dal “linguaggio” simile alla Costa
Azzurra. Caratteristiche uniche
che dal clima, particolarmente
mite e temperato, all’irresistibile fascino dei suoi “affreschi”
naturali unitamente ai paesaggi
mozzafiato e spettacolari disegnano un “set” quotidiano di confermato splendore. Solo a Monte-Carlo può capitare di provare
un paio di scarpe in una boutique
e accorgerti che accanto a te è
seduta Victoria Silvstedt, solo qui
puoi gustarti un’ottima cena da
Cipriani “in compagnia” di Philipp
Plein e di notissime celeb, solo in
vetta al Fairmont, in uno dei più
rinomati beach club del mondo, il
Nikki Beach, puoi “mimetizzarti”
nel mood monegasco e sfilare a
bordo piscina in costume e tacco
14, solo qui il lusso e lo sfarzo
non sono motivi di critica ma
status necessari.
tra lusso
a’ la plage’
e “santuari”
di stile
.92 .
Philipp Plein
Indiscutibilmente “principe” delle vetrine monegasche è Philipp Plein icona indiscussa dell’estate
2016. La celebre boutique a Monte Carlo si trova
all’interno del centro commerciale Le Metropole su
pianta ottagonale quasi interamente custodita da
superfici in vetro trasparente. L’icona indiscussa del
marchio è il teschio gigante stile in CRYSTALLIZEDTM
- Swarovski Elements che collega la boutique di
Monte Carlo con altri negozi PHILIPP PLEIN in tutto
il mondo.
Dove mangiare a Monte-Carlo
Monaco Beefbar
Beefbar Monaco è dal 2005 un punto di riferimento per tutti gli amanti della carne. Interni eleganti e un’architettura di classe disegnano i connotati di una ristorazione basata sulla ricerca della materia prima e sull’altissima qualità. L’atmosfera rilassata e la splendida vista sul porto di Fontvieille completano l’offerta di Beefbar
Monaco, una vera esperienza degustativa.
Beefbar Monaco
42, Quai Jean-Charles Rey Monte Carlo Principauté de Monaco T. +377 97770929 www.monaco.beefbar.com
Cipriani Monte Carlo
Un nome prestigioso nella lista dorata dei migliori ristoranti del Principato di Monaco è sicuramente Cipriani.
Aperto nel maggio 2012 Cipriani Monte Carlo impersona tutti i caratteri distintivi del brand, cucina d’autore,
eccellente qualità, splendida accoglienza, clientela d’eccezione e atmosfera unica. Caratteri distintivi per cui
Cipriani ha conquistato il mondo.
Yoshi
Yoshi, il primo ristorante giapponese di Joël Robuchon nel
mondo, presenta una cucina sana e moderna realizzata dallo
Cipriani Montecarlo
chef giapponese Takeo Yamazaki sotto l’egida di Joël Robu1 Avenue Princesse Grace Monaco T.+ 377 93254250 www.cipriani.com
chon e di Christophe Cussac. Il Sushi Bar è uno spettacolo
culinario che associa convivialità, condivisione e gastronomia. Seduti al banco, lasciatevi tentare da una selezione di Yoshi, Hotel Metropole
sushi preparata davanti a voi dallo Chef Takeo Yamazaki.
4, avenue de la Madone Monaco T. +377 93151313 www.metropole.com [email protected]
Dove mangiare a Saint Tropez
Saint Tropez
Dove dormire
da BB alle spiagge piu’ belle del globo
Hôtel - Pan deï Palais
Nel cuore di St Tropez e nelle vicinanze di Place
des Lices sorge Pan dei Palais un lussuoso hotel di
ispirazione orientale.
Contemporano e raffinato giardino dell’Eden Pan
Dei Palais offre ai visitatori una posizione invidiabile, un’eleganza senza pari, un ristorante dove
poter gustare piatti esotici e un lounge-bar Esprit
dove gustare ottimi cocktails. All’interno una SPA
e un centro termale con hammam e una gamma
completa di trattamenti per il corpo
Hôtel - Pan deï Palais
52 rue Gambetta Saint-Tropez
T : +33 (0)4 94 17 71 71 www.pandei.com
Chateau de la Messardière
Villa edificata nel XIX secolo e sin dall’epoca
interamente restaurata, il Château de la Messardière è un prestigioso albergo di 5 stelle, vera e
propria istituzione a Saint Tropez, che ha saputo
conservare lo spirito di questo luogo d’eccezione.
A soli alcuni minuti dal centro di Saint-Tropez e
dalle spiagge di Pampelonne, l’albergo si erige sulla
collina offrendo da ogni lato il miglior panorama
sul golfo di Saint tropez, sui vigneti di Ramatuelle
e sul mare.
La maggior parte delle 57 suite e delle 60 camere
permettono di ammirare uno di questi magnifici
paesaggi.
Château de la Messardière
2 Route de Tahiti Saint-Tropez
T. +33 (0)4 94 56 76 00
www.messardiere.com
L’Opera Saint Tropez
Opera è un’esperienza unica nel cuore di Saint Tropez. Un ristorante immaginato come una grande Arena in
cui una gastronomia d’eccezione si incontra in un show glamour e sfavillante proposto da artisti creativi e
contemporanei. Con un menù a la carte tipicamente provenzale Opera propone un’esperienza multisensoriale in
cui alta cucina si sposa con spettacoli di danza con il contributo di artisti eccezionali. Un’arena di divertimento
e intrattenimento allo stato puro unitamente a fascino e eleganza.
L’OPÉRA SAINT-TROPEZ
Résidence du Port Saint-Tropez T.+33 (0)4 94 49 51 31 www.opera-saint-tropez.com
Les Palmiers Beach St Tropez
Il soffio dei tendaggi leggeri e bianchissimi in perfetto stile Miami si mixa alla musica esclusiva. Les Palmiers
è oggi un’istituzione a Saint Tropez, il luogo preferito dalle celeb in cui l’atmosfera vivace ma elegante riscopre
nell’alta cucina proposta una vera oasi di piacere e di esclusività.
Le Vague d’Or
Vista sul porto di Saint Tropez
Sicuramente è una delle mie
mete del cuore, un luogo unico
e leggendario in cui lasciarsi
travolgere dal suo mood, rappresenta la regola fondamentale.
Catalizzatrici di eventi unici Monte-Carlo e Saint Tropez sono da
sempre consacrati a teatri mondani della Dolce Vita, un ritratto
di eleganza e piacevolezza che
nelle sue località “principi” si è da
sempre distinta in celebri sfumature: dall’opulenza principesca
Il night Club Les Caves du Roy
monegasca al lusso “à la plage”
dettato dalle insenature di Pampelonne e di Saint Tropez, da un
entroterra esclusivo segnato da
veri “santuari” di stile e raffinatezza come Saint-Paul-de-Vence
ed Èze a palcoscenici esclusivi
densi di cinema e moda.
Costa Azzurra è tutto questo e
molto di più, tanti “ingredienti”
d’eccellenza uniti in una costa
meravigliosa, la meta ideale per
l’estate: mare cristallino, buo-
.94 .
Il beach Club Nikki Beach
na cucina, città vivaci e ritmate
da un’esclusiva vita notturna,
spiagge bianche, borghi arroccati
e tanti luoghi d’arte e di archeologia. In questo servizio voglio
proporvi la mia Costa Azzurra,
gli indirizzi più cool, i ristoranti
migliori e gli hotel scelti dalla
nostra redazione per un soggiorno da favola ma soprattutto per
poter godere al 100% del meglio
che offre questo affascinante e
ricco territorio. Ça va sans dire!
La cucina di Arnaud Donckele è un viaggio attraverso il rustico-Mediterraneo. Fin dal suo arrivo in Provenza ha esploLes Palmiers Beach Saint Tropez
rato la ricchezza di questo meraviglioso ambiente naturale
Route de l’Epi Ramatuelle T. +33 4 94798270
“cogliendo” una tavolozza di erbe infinite, la chiave di ricerca
di ogni sua creazione. Da vero alchimista dei colori e dei sapori, Arnauld immagina ogni piatto come una tela naturale, Le Vague d’Or - Résidence de la Pinède
pronta per essere degustata con gli occhi e con il palato.
Plage de la Bouillabaisse BP105 Saint-Tropez T.+33 (0) 4 94 55 91 00 www.residencepinede.com
BRESCIA EVENTI DA NON PERDERE
VERONA
E LA GRANDE
OPERA
46 SERATE, DAL 24 GIUGNO AL 28 AGOSTO,
CONFERMANO LA 94A OPERA FESTIVAL ALL’ARENA DI
VERONA L’APPUNTAMENTO PIU’ ESCLUSIVO DELL’ESTATE
A CURA DI ANNALISA BONI
IMMAGINI PER GENTILE CONCESSIONE DELLA
FONDAZIONE ARENA DI VERONA
CORS O MAGE NTA 49 BRE S CI A
T. 0 3 0 2807810
Franco Zeffirelli con i costumi di
46 serate di grande opera; 5 titoli
Anna Anni. La seconda Opera del
in cartellone: Carmen di Georges
Festival,
il cui debutto è fissato
Bizet, Aida,
La Traviata,
Il TrovaCORS
O MAGE
NTA 4 5 BRE
S CI A
per il 25 giugno è Aida di Giutore di Giuseppe
e Turandot
T. 0 3 0 Verdi
45293
seppe Verdi, titolo areniano per
di Giacomo Puccini, dal 24 giugno
eccellenza con 650 recite, nell’alal 28 agosto 2016.
lestimento di Gianfranco de Bosio
Si conferma l’appuntamento con
che rievoca l’edizione storica del
lo spettacolo evento Roberto
1913 di Ettore Fagiuoli. Il 2 luglio
Bolle and Friends.
alle 21.00 debutta il terzo titolo in
Sono questi i dati del 94° Opera
cartellone: La Traviata di GiusepFestival all’Arena di Verona.
pe Verdi, proposta nell’elegante
Il Festival lirico 2016 inaugura il
allestimento di Hugo de Ana che
24 giugno con Carmen, uno dei
ha inaugurato il Festival 2011, con
titoli più amati e applauditi di
le coreografie di Leda Lojodice.
sempre. L’opera del compositoIl 18 luglio alle 22.00 si conferma
re francese Georges Bizet verrà
l’appuntamento con l’attesissimo
proposta per 13 serate nell’alevento Roberto Bolle and Friends
lestimento cinematografico di
dedicato alla danza. Lo spettacolo
riaccende i riflettori del balletto in
Arena in una magica serata in cui
l’Étoile regalerà al pubblico grandi emozioni affiancato da partner
d’eccezione provenienti dalle più
grandi scuole internazionali.
Il 23 luglio torna in scena Turandot di Giacomo Puccini nello
spettacolare allestimento di Franco Zeffirelli per regia e scene.Il 6
agosto, con Il Trovatore di Giuseppe Verdi, si conclude il cartellone
del 94° Opera Festival. Il monumentale allestimento porta la
firma di Franco Zeffirelli per regia
e scene, mentre i costumi sono di
Raimonda Gaetani.
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