La crisi in Ucraina: prime riflessioni
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La crisi in Ucraina: prime riflessioni
4 MARZO 2014 La crisi in Ucraina: prime riflessioni A cura di: Renato Zaffuto ed Emanuele Del Monte Cosa è successo L’Ucraina ha un peso inferiore allo 0.2% sul PIL mondiale. Il peso è inferiore a quello della Grecia, dell’Irlanda o del Portogallo. Di conseguenza, l’Ucraina da sola non è in grado di influenzare la traiettoria della crescita delle maggiori economie. Ma la crisi ucraina in quanto tale ha qualche impatto per via della trasmissione alla Russia. Da un punto di vista geopolitico, la penisola della Crimea è sempre stata storicamente russa e la maggioranza degli abitanti è di origine russa, ma fu “regalata” da Krusciov all’Ucraina nel 1954 all’interno dell’Unione Sovietica, quindi l’occupazione della Crimea da parte dell’esercito russo apparirebbe nel solco di un protettorato russo come avvenne di fatto qualche anno fa con la Georgia durante la crisi dell’Ossezia del sud. Gli USA e l’Europa probabilmente farebbero un’opposizione solo diplomatica se la crisi dovesse rimanere circoscritta alla Crimea. Questione diversa è, invece, se la crisi dovesse deflagrare in una guerra civile con la suddivisione dell’Ucraina fra le regioni dell’est filo-russe e le regioni dell’ovest filo-occidentali. Al momento, questo rischio appare poco probabile. Ma questo sarebbe l’unico evento che potrebbe far innalzare le tensioni fra la Russia e il mondo occidentale. È vero che negli ultimi anni le relazioni fra la Russia e il mondo Occidentale si sono progressivamente raffreddate, ma le ripercussioni tipiche dei tempi della “Guerra Fredda” si avrebbero solo se il Paese venisse diviso in due aree di influenza. In realtà, da fonti russe, la reazione eccessiva ed immediata di Putin si inserirebbe nel mancato rispetto degli accordi del 21 febbraio, quando avendo convinto il riluttante Presidente Yanukovich a siglare un accordo con l’opposizione (che era sostenuta dall’Europa), dopo gli scontri di piazza, l’opposizione violò l’accordo dopo poche ore dalla fuga di Yanukovich. È la prima misura presa dal nuovo Governo provvisorio è stata l’abolizione della lingua russa in Ucraina. In realtà, Putin aveva sostenuto a lungo Yanukovich concedendogli un ulteriore prestito di 3 mld di dollari lo scorso novembre e l’invito all’accordo era stata già una importante concessione dal suo punto di vista. Al momento, la reazione del mondo occidentale sembrerebbe solo di tipo diplomatico con la richiesta di espulsione della Russia dal G8. In questo scenario il vero impatto sulle economie occidentali sarebbe assolutamente trascurabile, ma la crisi ucraina potrebbe essere stato un pretesto sui mercati azionari, in particolar modo su quelli europei, per una presa di beneficio. Questo documento non costituisce o contiene offerte, inviti ad offrire, messaggi promozionali o sollecitazione all’acquisto o alla vendita di strumenti finanziari rivolti al pubblico ed è destinato ad uso esclusivo interno dei soggetti incaricati del collocamento dei prodotti offerti da Banca Fideuram, ai quali è fatto divieto di farne uso diverso. Le scelte di investimento ed i rendimenti passati non sono indicativi di quelli futuri. Fideuram Investimenti Sgr SpA si riserva il diritto di modificare, in ogni momento, le analisi e le informazioni ivi prodotte. I mercati azionari Dopo le turbolenze di fine gennaio dei Paesi Emergenti, i mercati azionari avevano recuperato tutta la discesa e settimana scorsa avevano toccato nuovi massimi. Da diversi mesi, dopo il discorso di Bernanke sul tapering dello scorso maggio, sui mercati si assiste ad un flusso ininterrotto di spostamento degli investimenti dai mercati emergenti a quelli europei. La minore liquidità e la maggiore vulnerabilità dei Paesi Emergenti al tapering della FED sono stati fattori che hanno favorito i flussi in direzione dell’Europa, dove intanto progredivano le aspettative su una graduale ripresa economica e su un possibile intervento straordinario della BCE nella riunione di marzo, in considerazione di numeri sull’inflazione più bassi del previsto. I mercati azionari europei hanno beneficiato anche di un clima più favorevole verso i paesi periferici, di previsioni macroeconomiche in graduale miglioramento per il 2014 e per il 2015 e di aspettative di una qualche forma di quantitative easing anche da parte della BCE, in considerazione della rilevazione di forze deflazionistiche da contrastare. Sull’onda di queste aspettative le borse europee hanno toccato nuovi massimi, mentre la stagione dei risultati societari si stava chiudendo con varie delusioni. È vero che la maggior parte delle delusioni sia imputabile agli effetti valutari e a società inglesi, e che, al contrario, tutto sommato le società tedesche hanno riportato piuttosto bene; ma è anche vero che, in mancanza di nuovi dati che confermino la forza dell’economia, le borse presentano aspetti di vulnerabilità avendo raggiunto appunto nuovi massimi storici. Quindi, la crisi ucraina a nostro avviso potrebbe essere un motivo per giustificare uno storno sui mercati azionari, prevalentemente su quelli europei, più che un cambiamento di rotta. Il vero punto, in questo momento, è capire se i dati macro americani piuttosto deludenti negli ultimi due mesi siano poco attendibili a causa del maltempo e capire se il rallentamento dell’economia cinese possa risultare maggiore delle previsioni, così come se dovesse peggiorare la situazione creditizia del sistema finanziario “ombra”. I mercati azionari europei e quello americano avevano toccato nuovi massimi mentre si riduceva la spinta propulsiva di dati che confermassero la forza dell’economia. In questo contesto, la crisi ucraina appare un buon pretesto per una presa di beneficio, in attesa di verificare se le economie stanno perdendo trazione e in attesa di vedere cosa farà effettivamente la BCE. Come accade in queste situazioni di focolai di crisi geopolitiche, l’impatto maggiore lo hanno quelle società (in questo caso maggiormente europee) che hanno una quota significativa di ricavi o di utili realizzati in Russia. Ieri la Banca centrale russa ha aumentato il tasso di riferimento dal 5.5% al 7%. Questo intervento non è stato sufficiente a frenare la svalutazione del rublo che è in corso da tempo. Quindi il primo impatto sui mercati finanziari è legata alla svalutazione del rublo, all’uscita dei capitali dalla Russia, alla ricerca di beni rifugio come l’oro, ma anche verso il dollaro. Inoltre il prezzo del grano e del mais sono saliti, essendo l’Ucraina un importante produttore, così come il prezzo del petrolio è salito, tenuto conto che dall’Ucraina passano le condotte che portano il gas all’Europa. Accanto a questi primi effetti diretti di breve, i titoli azionari delle società europee maggiormente esposte al mercato russo (come Nokian Tyres, Renault, Carlsberg, Fortnum, Stada, Metro, Buzzi Unicem, Teliasonera, Telenor, Raiffeisen Bank, Unicredit, Societe Generale, Ing) sono quelle che potrebbero soffrire le maggiori conseguenze nel breve, in attesa di vedere come evolveranno i fattori che guideranno la direzione dei rendimenti azionari ovvero forza della crescita economica globale e politiche monetarie. Questo documento non costituisce o contiene offerte, inviti ad offrire, messaggi promozionali o sollecitazione all’acquisto o alla vendita di strumenti finanziari rivolti al pubblico ed è destinato ad uso esclusivo interno dei soggetti incaricati del collocamento dei prodotti offerti da Banca Fideuram, ai quali è fatto divieto di farne uso diverso. Le scelte di investimento ed i rendimenti passati non sono indicativi di quelli futuri. Fideuram Investimenti Sgr SpA si riserva il diritto di modificare, in ogni momento, le analisi e le informazioni ivi prodotte e di assumere posizioni differenti sui singoli prodotti. I mercati obbligazionari Per quanto riguarda il mercato obbligazionario, nel breve periodo la crisi attuale potrebbe portare ad una generale fase di avversione al rischio che favorirebbe i tassi dei paesi più solidi come la Germania, mentre potrebbe penalizzare le asset class a spread. Tra queste, il maggior impatto lo avrebbero sia le obbligazioni emesse da banche europee con una consistente esposizione nell’area, sia soprattutto le obbligazioni emesse dai paesi emergenti. A seguito degli eventi recenti, si è già assistito ad una fase di debolezza che ha caratterizzato in particolar modo i paesi direttamente interessati (Ucraina e Russia), ma che si è poi estesa a tutta l’asset class; in momento cosi delicato per i paesi emergenti episodi di tale portata non fanno che aumentare la percezione del rischio politico associato agli stessi ed aumentare cosi i deflussi di capitali da queste aree. Nonostante sia difficile fare previsioni su come la situazione possa evolvere, è possibile immaginare però che, in mancanza di una forte escalation militare, considerato il comune interesse delle varie parti coinvolte a trovare una soluzione di stabilità, nel medio periodo la fase di avversione al rischio possa gradualmente rientrare. Questo documento non costituisce o contiene offerte, inviti ad offrire, messaggi promozionali o sollecitazione all’acquisto o alla vendita di strumenti finanziari rivolti al pubblico ed è destinato ad uso esclusivo interno dei soggetti incaricati del collocamento dei prodotti offerti da Banca Fideuram, ai quali è fatto divieto di farne uso diverso. Le scelte di investimento ed i rendimenti passati non sono indicativi di quelli futuri. Fideuram Investimenti Sgr SpA si riserva il diritto di modificare, in ogni momento, le analisi e le informazioni ivi prodotte e di assumere posizioni differenti sui singoli prodotti.