OmniNews n. 1 - ic libetta peschici
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OmniNews n. 1 - ic libetta peschici
- Anno XII - Numero - 1 - Novembre 2016 Sito WEB: iclibetta.gov.it Bisogna fare un passo indietro - TUTTI - se si vuole salvare un monumento così illustre Calena: basta contrapposizioni! Attorno alla metà dello scorso Settembre, abbiamo avuto notizia che su Internet erano state pubblicate delle foto inedite su Calena. Visionandole, abbiamo notato due aspetti contrastanti: - da un lato il grave stato di abbandono della struttura, con molte parti della copertura crollate e resti di materiale sparso ovunque; - dall’altro la meraviglia per degli affreschi, che si stanno perdendo (Continua a pagina 3) Periodico degli studenti dell’Omnicomprensivo Libetta di Pèschici Finora c’è stata solo la messa in sicurezza del cantiere Lavori … lumaca Durante la scorsa stagione estiva si vociferava che a settembre sarebbero ripresi i lavori per terminare l’edificio scolastico delle Superiori. Tutto il paese ha continuato ad attendere e ad osservare, pazientemente, fino a quando, nei primi giorni di Ottobre, il cantiere è stato aperto ed è stata posizionata una gru accanto all’edificio. Una piccola speranza si è accesa in noi studenti, che attendiamo da molto tempo la scuola che ci spetta. Da noi interpellato, l’Assessore Luca Esposito ci ha detto che si sta effettuando la messa in sicurezza del cantiere, che però noi vediamo per lo più deserto. Intervista alla Dirigente Scolastica Prof.ssa Maria Taronna Ai ragazzi di Peschici serve il contatto con il mondo esterno Quanto durerà ancora questa messa in sicurezza? Quando inizieranno i lavori veri e propri, considerando che la consegna dell’edificio - come ci hanno informato - è prevista per Luglio 2017? È troppo chiedere di avere una risposta chiara dalle autorità, che metta fine a tante incertezze? Emanuela Tavaglione, VA Liceo Per il bambino morto a Foce Varano I genitori vogliono la verità Secondo loro c’è stata superficialità da parte dei medici Anche quest’anno, in occasione del 1° numero di OMNINEWS, abbiamo intervistato il Dirigente Scolastico. La professoressa Maria Taronna è stata Dirigente dell’Istituto comprensivo Libetta già due anni fa, ma in poco tempo molte cose sono cambiate. Vediamo dunque il punto di vista della Dirigente sulla nuova realtà della scuola di Peschici. - Lei è stata Dirigente in questa Scuola già due anni fa, seppur l’Istituto non comprendesse ancora i due istituti superiori. Quali sono i cambiamenti riscontrati? Ha destato sgomento nella piccola frazione ischitellana di Foce Varano la storia del piccolo Andrea, il bambino nato lo scorso luglio e morto circa due settimane fa, a causa di un’ernia, che i medici avrebbero diagnosticato troppo tardi. Andrea è uno dei due gemelli nati, prematuri, lo scorso luglio nell’ospedale Casa Sollievo della Sofferenza di San Giovanni Rotondo, dimessi poi a settembre in ottime condizioni. La famiglia Inguanta era felice, fino al 2 Novembre scorso, quando il piccolo Andrea ha mostrato di non stare bene. I genitori hanno portato immediatamente il bambino all’Ospedale di San Giovanni, dove, medici hanno (Continua in ultima pagina) (Continua a pagina 2) PAG 2 Continuazione da pagina 1 XII, Numero Numero 11 Anno VI, I genitori vogliono la verità formulato una diagnosi di bronchiolite, per cui hanno voluto tenere Andrea in osservazione per altre 48 ore. Dopo tre giorni, i medici hanno fatto un’ecografia e il clisma con il clistere, il cui esito è stata la scoperta di un’ernia. L’equipe medica, allora, ha deciso di trasferire il bambino d’urgenza all’Ospedale di Foggia, dove c’è un reparto di Chirurgia Pediatrica. Qui sarebbero subito parse critiche le condizioni di Andrea, sottoposto ad un intervento di quattro ore, dal quale, questa volta, non sarebbe più tornato a casa. Come mai? Durante l’intervento, la situazione presentatasi era molto più grave del previsto, poiché l’intestino del piccolo era stato compromesso, era andato in peritonite e c’era un forte stato di setticemia. Dopo vari tentativi, i medici dell’ospedale foggiano sono arrivati alla conclusione che non c’era più nulla da fare. Durante la notte Andrea ha avuto 3 arresti cardiaci, uno dopo l’altro, e non ce l’ha fatta. Così, la breve vita è stata strappata via ad un bimbo di 3 mesi, per una superficialità medica. Andrea non potrà più crescere, dire le sue prime parole, imparare a camminare, né a vivere. Le carenze della sanità medica e le sue dimenticanze sono sempre state presenti, ma si sa, fin quando qualcosa non ci tocca, non ce ne accorgiamo quasi mai. Andrea, era un bimbo, che viveva ad una sola trentina di chilometri dal nostro paese, nato e curato nell’Ospedale in cui quasi tutti noi siamo nati. Questo fa pensare non solo alla preparazione dei medici, ma ai metodi ed ai criteri secondo i quali vengono immessi nel mondo del lavoro, per salvare vite. Se provassimo solo a leggere un test d’ingresso all’università di Medicina, noteremmo che ci sono tante domande sulla cultura generale. E sapete cosa intendono per cultura generale? Spesso capitano domande sul protagonista di un film risalente al 1947! Ma sono questi i criteri secondo i quali vengano selezionati dei papabili medici? Ovviamente, una volta entrati all’università, non si studia il protagonista del film del ’47: le lezioni, gli esami, il tirocinio, i master ed i dottorati formano un vero medico, ma il problema, poi, è come quest’ultimo pratica il suo lavoro. Con la speranza che avvenimenti del genere non capitino più, noi di Omninews ci stringiamo attorno alla famiglia Inguanta e speriamo, ovunque ora il piccolo Andrea sia, che finalmente stia bene. Giorgia Bonsanto, V A Liceo Il “Derby Europeo”: quasi 5 mesi di distanza, Martedì scorso si è giocata l’amichevole Italia– Germania a San Siro. Ma una partita contro la Germania, in fondo in fondo, non sarà mai un’amichevole. É dagli Europei 2012 che l’Italia non vince con la Germania: due pareggi, con quello di quest’estate a Bourdeaux, ed una sconfitta per 4-1 in amichevole. Lo scorso 2 luglio, dopo aver pareggiato, ai rigori, i tedeschi ci hanno eliminati, privandoci della Semifinale di Euro 2016, senza imporsi nei 120 minuti di gara. Per fortuna, nell’amichevole di martedì non ci sono stati rigori, ma i 90 minuti sono passati con entrambe le porte inviolate. Tante sono le differenze rispetto ad Euro16, per entrambe le nazionali, specialmente per quella italiana. L’Allenatore Antonio Conte ha lasciato, con lo straordinario ricordo di Euro16, la nostra Nazionale per allenare in Premier League, mentre sulla panchina tedesca è rimasto Joachim Löw. A Conte è subentrato Giampiero Ventura, ex allenatore del Torino. I due direttori tecnici hanno soprattutto una cosa in comune: i risultati positivi ottenuti sul campo. Ventura ha cambiato il modulo 3-5-2, il marchio di fabbrica di Conte, preferendo il 4-2-4, che favorisce la velocità delle azioni, nonostante abbia fallito nei primi test. Per quello che riguarda la Germania, invece, non è cambiato nulla: Löw continua a preferire il 4-2-3-1. I protagonisti: in entrambe le squadre, ci sono state delle grandi variazioni: molti o quasi tutti i titolari non hanno giocato, perché si è dato spazio ai giovani, che non hanno deluso. Partite del genere hanno sempre appassionato: gli scontri con Spagna, Germania e Francia, infatti, sono quelli che regalano più emozioni. PAG 3 A cosa poterà il recente sopralluogo della Soprintendenza della Puglia? Continuazione da pagina 1 XII, Numero Numero 1 Anno VI, Calena: basta contrapposizioni! e che andrebbero, invece, conservati e fatti conoscere, prima che spariscano completamente. Le foto, che pubblichiamo altre sono visibili su Internet -, rendono bene i sentimenti contrastanti provati. Quello più forte, però, è la tristezza per l’abbandono in cui versa un monumento così insigne. Naturale, perciò, la domanda: “A chi giova tutta questa decadenza? Perché non si La chiesa nuova col tetto trova una soluziocompletamente crollato ne per fermare un degrado, che oggi appare inarrestabile?” Da oltre un ventennio ormai, abbiamo assistito a continue contrapposizioni fra i possessori dell’Abbazia, le istituzioni e cittadini, schierati su opposte barricate, che hanno avuto come unico risultato l’allarmante degrado del manufatto ed anche la perdita di oltre 300.000 Euro, assegnati per il suo restauro. Oggi, oltre al clamore - o grazie ad esso? - suscitato dalla pubblicazione delle foto, bisogna registrare un fatto nuovo. Nei giorni scorsi, a Calena c’è stato un sopralluogo di tecnici della Soprintendenza ai Beni culturali della Puglia, inviati dal Ministero, i quali si sono resi conto del reale stato in cui versa Calena. Riusciranno, questa volta, le istituzioni a dare una svolta positiva ed una speranza di vedere rinascere Calena? Ad oggi - e dopo tante speranze vanificate -è diffici- Uno degli affreschi, ormai quasi cancellato le dirlo. L’augurio è quello di non assistere ad ulteriori vertenze, che allungherebbero i tempi fino a portare al definitivo crollo dell’Abbazia di Calena, già gravemente segnata dall’incuria. Nel nostro piccolo, noi vorremmo che i possessori di Calena Altri affreschi che non scordiamolo è un bene storico di grande rilievo -, le istituzioni ed i rappresentanti di associazioni sedessero ad un tavolo con un solo punto all’ordine del giorno: “LA RINASCITA DI CALENA”. Mettendo da parte le inutili diatribe sulla proprietà Una vecchia carrozza in mezzo ai detriti e sulla sua destinazione a scopi commerciali, chi vuole veramente bene a Calena ed al nostro territorio dovrebbe fare un passo indietro ed avere l’unico obiettivo di valorizzare un bene storico-culturale tanto significativo, rendendolo fruibile ai peschiciani ed a tutti gli ospiti, che affollano il Gargano e che amano conoscere le nostre radici e le manifestazioni concrete prodotte. Ognuno faccia le proprie legittime richieste, ma con una completa disponibilità, in modo da centrare un obiettivo che sta a cuore a tante persone disinteressate, che sognano solo di poter vedere Calena rinascere. PAG 4 Anno XII, Numero 1 VI, Numero Bisogna sfatare tante dicerie, che nascondono la realtà Immigrazione: com’è possibile che esista ancora il diverso? Tante le storie di chi cerca di rifarsi una vita, studiando o lavorando onestamente Ed eccoci qua, ad un anno di distanza: stessa rubrica e, purtroppo, ancora stessi argomenti. L’immigrazione: problema tutt’ora presente, ma non per i paesi che accolgono tanta povera gente, ma, appunto, per le persone che sono costrette a fuggire dalla fame e dalla guerra. Ogni giorno ed ogni notte, numeri strabilianti di persone mettono la loro vita nelle mani dei trafficanti di esseri umani, a cui non interessa se questa gente arrivi viva o meno a destinazione, ma soltanto che paghi per un barcone malandato, dove incastrano anche più di cinquecento persone. Tanti di questi immigrati partono dalle coste del Nord Africa, dopo aver speso tutti i propri averi, pur di continuare a coltivare la speranza di vita migliore. Secondo molte testimonianze, il costo minimo per una traversata nel Mediterraneo si aggira intorno agli 800 Euro fino ad arrivare ai 3000 Euro ed anche più. Con il passare degli anni, la problematica è diventata costante, poiché i morti sono aumentati sempre più: i numeri sono terrificanti, ma grazie alla Guardia Costiera, ed agli altri organi di salvataggio, tanti uomini, arrivano vivi, perlomeno. Come sempre, la popolazione italiana si è divisa in due schieramenti, aventi due diversi orientamenti: tanti, forse la maggior parte, sostengono che tutti questi immigrati rovinino l’economia italiana, rubandoci il lavoro, che ci avrebbero invaso, che aumentino il tasso di criminalità e tant’altro. Nell’altro schieramento, Emma Bonino, ex Ministro degli Affari esteri, dà una chiara risposta a queste affermazioni, dicendo che sono tutte fandonie. Gli immigrati non rubano il lavoro agli italiani, perché spesso svolgono i lavori, che i cittadini italiani non vogliono più fare: raccogliere la frutta e gli ortaggi nei campi, lavorare come manovali nei cantieri o come badanti. Non rovinano l’economia italiana, poiché, a causa delle morti e delle poche nascite, che caratterizzano l’Italia, gli immigrati compensano la diminuzione di abitanti che si è venuta a creare. Non hanno invaso l’Italia, perché tanti italiani, soprattutto tanti giovani, sono andati a cercare fortuna e lavoro all’estero, proprio come questa gente. Anche loro, ugualmente, hanno dei sogni, che non andrebbero infranti; anche questa gente sogna una vita migliore, un lavoro ed una cultura, e non vorrebbero lasciare la propria casa, la propria terra, le proprie origini, per mettere la loro vita nelle mani del mare. Basti pensare ai piccoli di questa vicenda, ai bambini, ai giovani. Come si può stroncare i sogni di dei ragazzini, che cercano solo una vita migliore, che fuggono dalla guerra, dalla fame e dallo sfruttamento? A tal proposito, abbiamo delle testimonianze di dei ragazzini, quasi tutti minorenni. L’arrivo in Italia, dopo viaggi estenuanti e violenze, significa un’integrazione difficile per chi viene visto agli occhi degli altri come un diverso. Taha è un ragazzino di 13 anni, arrivato in Sicilia quest’anno, conosciuto ormai da tutti per le sue vicende; per lui l’integrazione è stata davvero difficile: è scappato più volte dai centri di accoglienza per tornare in Egitto, oppure per raggiungere il fratello maggiore, che alloggia sempre in un altro centro. Ora però, per fortuna, si è ambientato; continua ad essere però un ragazzo vivace. La storia di Karamo è una delle più significative: è un ragazzo del Gambia di 18 anni; fuggito dalla sua terra natia da piccolo, ora studia in un istituto nautico di Catania e alla fine dell’anno si diplomerà, visto che è uno dei più bravi della classe. Il suo sogno è quello di viaggiare, ma per davvero, e lo realizzerà l’anno prossimo, quando lavorerà come meccanico sulle navi. Sa poco della sua terra, o meglio, ricorda poco, ma, grazie ad alcuni amici più grandi di lui, che incontra ogni tanto, riesce a ritrovare la sua identità attraverso i loro racconti. Bakary e Alpha sono due ragazzi che vengono dal centro dell’Africa, Senegal e Guinea: entrambi hanno avuto un duro percorso, ma sono stati compagni di viaggi e di sventure. Inizialmente erano fuggiti in Libia, dove sono stati sfruttati per cercare l’oro nel deserto del Sahara e successivamente nei cantieri. La loro vita in Libia è stata un inferno: erano costantemente perseguitati dalla paura dell’essere picchiati, uccisi o arre(Continua alla pagina successiva) PAG 5 Anno XII, Numero 1 VI, Numero Immigrazione: com’è possibile che esista ancora il diverso? stati. Uno di loro dice “Non c’è Stato laggiù, solo terroristi. Perfino i bambini sono armati”. Hanno perso degli amici lì, dei fratelli, sono stati uccisi dai dei libici che hanno attaccato il campo in cui vivevano”. Crudo, ma soprattutto satirico, è il monologo di Giorgio Montanini, comico italiano, che ha partecipato ad una delle prime puntate del nuovo programma televisivo di Rai 2 Nemo – Nessuno escluso. Nel suo monologo, Montanini racconta di quando, un mattino, andò a prendere un caffè ad un bar; accanto a lui c’erano due sconosciuti, due signori che parlavano dei problemi italiani. Il comico si aspettava delle lamentele sulla politica, sulle tasse, ed, invece, quei due uomini si lamentavano sulla questione dell’immigrazione, su come i migranti rovinavano l’Italia. Montanini inizia a scaldarsi, elencando tutti gli orrori a cui quella gente è sottoposta; elenca tutto ciò che i migranti sono costretti a sopportare, quello che perdono per un briciolo di libertà e di vita migliore. È un episodio che fa riflettere: migliaia di persone sono morte, morte per ciò che molti di noi hanno tra le mani e nemmeno se ne rendono conto, sono morte per raggiungere una vera vita. Com’è possibile che gli immigrati mettano a rischio il futuro dell’Italia? Com’è possibile che i migranti vengano giudicati diversamente da noi, che, a nostra volta, emigriamo all’estero per cercare lavoro? Soprattutto, com’è possibile pensare che nel 2016 esista ancora il diverso? Giorgia Bonsanto, V A Liceo Venduta alla giapponese SABmiller Anche la Peroni non … parla più italiano Era diventata famosa con lo slogan Chiamami Peroni, sarò la tua birra Peroni, azienda specializzata nella produzione di birra, è ormai un marchio affermato; ma qual è stato il suo percorso per arrivare fino al successo? L'Azienda viene fondata da Francesco Peroni a Vigevano nel 1846. É stato un investimento rischioso, dato che in Italia il consumo pro-capite di birra era molto basso. Nel 1864 Peroni apre una nuova fabbrica a Roma, dandola in gestione al figlio Giovanni. All'inizio del ’900 l'integrazione dell’industria del ghiaccio con quella della birra dà modo a quest'ultima di diffondersi con maggiore facilità. Nel 1913, grazie a investimenti sulle dotazioni industriali, Peroni acquista una posizione predominante sul mercato. Dopo la Grande Guerra inizia il suo periodo di splendore. La Peroni assorbe altri marchi e apre nuovi stabilimenti: a Bari nel 1924, a Napoli nel 1929 e a Livorno nel 1939. Un'importante intuizione guida questo sviluppo: la conquista dell'inesplorato mercato del Centro e del Sud Italia, dove Peroni diviene un pezzo di storia culturale, sociale ed economica. Dopo la Seconda guerra mondiale, la Ditta, segue il modello americano, puntando all'efficienza. Nel 1966 Armando Testa crea lo spot di Carosello dov'é presente l'iconica figura della Bionda Peroni (interpretata da svariate attrici) e conia il famosissimo slogan: "Chiamami Peroni, sarò la tua birra", che le permette di divenire sinonimo di birra italiana. Nel 1964 Peroni crea la birra premium Nastro Azzurro, che sponsorizza Valentino Rossi, con la quale l'Azienda vuole raggiungere un nuovo target di consumatori. Inoltre, grazie a questa creazione, Peroni diventa ambasciatrice dell'Italian style e suo simbolo, iniziando la conquista del mercato internazionale, arrivando a fatturare anche 339 milioni di euro ed acquistando i tratti di un'azienda globale, dopo lo sbarco in paesi come l' Australia, gli U.S.A. e il Regno Unito. Nel 2003 Peroni entra a far parte del Gruppo sudafricano SABmiller, vendendo la maggior parte delle azioni. Nel 2016 viene venduta alla Società giapponese Asashi per 2,55 miliardi, la quale ha ottenuto un posto nel mercato europeo. Così la Peroni, simbolo della nostra cultura per tanto tempo, ha perso la sua italianità, anche se, in pratica, continuerà ad essere prodotta in Italia. Matteo Mastromatteo, II A Liceo PAG 6 Anno XII, Numero 1 VI, Numero La scelta del ramo economico di Simona Cordisco e Antonella Biscotti Un’attività nuova: il marketing Cosa fanno? Come promuovere il proprio territorio Torna la rubrica Cosa fanno? con lo stesso obiettivo: conoscere le scelte post-diploma dei nostri ex alunni e seguire il loro percorso di formazione. Per il primo numero abbiamo intervistato Antonella Biscotti e Simona Cordisco: compagne di Liceo e di studi, entrambe hanno scelto il ramo dell'economia, ma con risvolti differenti. Qual è stato il vostro percorso di studi universitari? Simona. Il mio percorso di studi è stato di tipo economico. Mi sono laureata nel 2009 in Economia e marketing all'Università degli Studi di Parma e nel 2012 ho concluso la specializzazione in Trade marketing e strategie commerciali. Antonella. Terminato il Liceo, ho sostenuto il test di ammissione alla Facoltà di Architettura di Pescara, ma, dopo circa un mese di corsi, ho realizzato che quel percorso non avrebbe fatto per me. In particolare, a dissuadermi sono state le materie pratiche di disegno tecnico, in cui avevo una scarsa preparazione rispetto ai miei colleghi ed in ogni caso è stato meglio così. Mi preme ricordare questo momento della mia carriera universitaria, per porre l'accento sull'importanza dell'orientamento pre-universitario. Invito gli alunni del V Anno, perciò, a cogliere tutte le opportunità offerte: giornate di orientamento organizzate dalla Regione e open-day universitari; giornate a porte aperte per gli studenti delle superiori, organizzate ormai in tutte le facoltà. Poi, insomma, sbagliare è umano, e, se vi rendete conto di aver intrapreso una carriera universitaria che non fa per voi, nulla di grave. Il mio percorso universitario è proseguito con Economia e marketing in triennale a Parma e specializzazione in Comunicazione d'impresa presso l'Università Cattolica di Milano. Nel post laurea ho conseguito un master in Management del settore Turismo a Bologna. Quando avete scelto di intraprendere questo percorso di studi? Avete mai avuto dei ripensamenti a riguardo? Simona. Ho scelto di intraprendere questo percorso di studi durante l'ultimo anno del Liceo, dopo aver considerato diverse opzioni. Non ho avuto ripensamenti, ma se potessi tornare indietro, valuterei più attentamente i percorsi di studio post laurea. Concludere gli studi in tempo è importante, per accedere più facilmente al mondo del lavoro, ma è altresì importante scegliere il percorso più stimolante ed in linea con le proprie ambizioni. Un consiglio, che sento di darvi: prendete sul serio lo studio ma non abbiate fretta se siete confusi! Antonella. Ho già risposto prima. La preparazione ricevuta al Liceo vi è stata utile? Simona. La preparazione ricevuta al Liceo è stata completa e mi ha fornito un metodo di studio che si è rivelato efficace in tutte le materie che ho affrontato durante gli anni universitari. Un esempio: pur non avendo mai affrontato discipline economiche durante il Liceo, non ho avuto problemi ad assimilarne i concetti e a superare gli esami! Antonella. Le materie economiche non richiedono una particolare preparazione in ambito scientifico (contrariamente a quanto si dice), per cui io personalmente non ho riscontrato difficoltà o lacune particolari; anzi alcune materie, come la Filosofia e il Latino mi sono tornate utili per l'approccio logico e l'apprendimento in fase di studio. Quali sono/saranno i vostri sbocchi lavorativi? Simona. Il percorso di studio, che ho scelto, offre la possibilità di valutare svariati sbocchi lavorativi, tra cui: ruoli manageriali a livello industriale e/o distributivo, ruoli commerciali e di visual-merchandising. La formazione è prettamente orientata al ramo marketing, ma la base di economia permette di considerare anche altri settori (per esempio quello bancario o ruoli da libero professionista). Antonella. L'università non ti insegna un lavoro, almeno per come la intendono in Italia, e fin quando l'ho frequentata io. L'università fornisce conoscenze diffuse e di base in uno specifico ambito, poi sta a te farti le ossa attraverso esperienze concrete. Il lavoro è un'altra cosa. Attualmente ho una società di Destination marketing, che si chiama Mat (sui social @Matdmc), con altri due ragazzi garganici. Concretamente ci occupiamo di eventi per lo sviluppo e la promozione della destinazione Gargano. Al momento stiamo programmando alcuni workshop formativi sui nuovi trend del mercato turistico (il prossimo sul mobile marketing sarà a dicembre), forniamo consulenza aziendale soprattutto in ambito web (siti web, piani social, etc.), elaboriamo studi e analisi marketing. Proprio ora stiamo preparando un'importante analisi sul brand Gargano, che presenteremo a Febbraio a Lecce in occasione di Btm, una fiera sul turismo. Gianluca Marino, VA Liceo PAG 7 XII, Numero Numero 1 Anno VI, L’amicizia è essenziale, quando la famiglia è assente C’era una volta una ragazza che viveva in un paesino di mare, era molto bella: aveva capelli lunghi color castano, occhi marroni, grandi, carnagione chiara e liscia. Dal suo viso traspariva un sorriso smagliante, pieno di fascino misterioso e conturbante nel medesimo tempo. Era una ragazza assai sensibile e di profonda intelligenza, viveva un momento assai particolare della sua esistenza, sentiva una profonda mancanza d’affetto giacché la sua famiglia era, come una barca in preda a una tempesta, sul punto di naufragare di fronte alle difficoltà della vita. Non riuscendo a trovare in famiglia il calore necessario, aveva cercato con tutta se stessa l’amicizia, quella vera! Aveva bisogno di amiche sincere, pronte ad ascoltarla, comprenderla, consigliarla, ma nessuna era disposto a farlo: spesso le compagne di classe la scansavano. Ci volle un po’ per comprendere di essere circondata da false amiche ma volle farsene una ragione, aveva bisogno di loro, così le giustificava, non aveva il coraggio di parlare con franchezza per timore di perdere anche quella parvenza di amicizia. La ragazza si chiudeva nella sua cameretta, quando rientrava a casa, abbracciava il suo orsacchiotto e piangeva. Tante volte avrebbe voluto scambiare due parole con la mamma o il papà, ma non c’erano … avevano il loro da fare per salvare il loro rapporto. I giorni passavano e si sentiva sempre più sola, persa, indifesa. Molti compagni la prendevano di mira, la facevano sentire a disagio mettendola in difficoltà con le loro bat- tutine argute e maliziose che nascondevano perfidia e crudeltà. Un giorno non ne potette più, così si fece coraggio e li affrontò; fu come scalare un muro liscio di parecchi metri, in principio si trovò a fronteggiare una profonda indifferenza ma grazie alla sua tenacia e cocciutaggine, le obbligò ad ascoltare quello che aveva da dire e dopo una lunga chiacchierata, tutte si convinsero di averle fatto un grave torto. Si resero conto di aver commesso un grave sbaglio e si scusarono, ormai era tardi gliene avevano fatto proprio tante e di tutti i colori. Lei preferì cambiare compagne di strada, conobbe altre ragazze, fece nuove amicizie, più vere, che la fecero sentire a suo agio e ben accetta. Le nuove amiche si mostrarono gentili, cortesi, sincere, la apprezzarono per quello che era, non la insultarono né parlarono mai male alle spalle, la vollero bene e non la fecero sentire mai sola nei momenti difficili della vita. Sapeva, finalmente, di poter contare su qualcuno con cui affrontare le difficoltà e i problemi della vita, condividere i momenti più burrascosi e trovare il consiglio giusto, una parola appropriata al tempo giusto per superare dolore e tristezza. La vita, infatti, è fatta soprattutto di dispiacere, sofferenza, amarezza e questi lasciano il segno! I momenti belli sono così fugaci che non ti accorgi nemmeno di averli vissuti, mentre quelli bui lasciano un segno indelebile nell’animo di ognuno. Sharon Latorre e Tedeschi Swami di 3^A Sec. I grado. I ragazzi di oggi Il giovane educato è uno sfigato? Noi ragazzi di oggi non pensiamo a curare la nostra persona, ma ci imponiamo di avere i vestiti all’ultima moda, della marca più diffusa, possedere l’ultimo Iphone, quello appena uscito o l’ultimo Smartphone. È importante la connessione a Twitter, Facebook, Instagram, Whatsapp. Le amicizie virtuali, oggi, hanno più valore del contatto umano. Sono pochi i giovani che non si connettono o che non hanno amicizie digitali. Ci preoccupiamo di essere condivisi, di ottenere più “mi piace” possibili. Fra poco ci innamoreremo sulla rete! Ci preoccupiamo di come vengono gli scatti fotografici e il giudizio degli altri è la cosa che ci preoccupa maggiormente. Vogliamo essere migliori in tutto, a volte danneggiando o escludendo gli altri. Il nostro vero carattere, che sia dolce o scontroso, aperto o riservato, non lo mostriamo mai realmente per paura di essere giudicati non all’altezza della situazione e di conseguenza non essere apprezzati. Siamo la generazione della falsità, non siamo capaci di essere totalmente sinceri, sfrontati e aperti nelle discussioni o nei dialoghi. Spesso nascondiamo quello che pensiamo o siamo realmente, per timore di essere esclusi o emarginati. Oggi, il mondo gira al contrario: il ragazzo educato è ritenuto uno sfigato, mentre il tipo un po’ “stronzetto”, quello che ti usa e getta, che ti fa soffrire e che ti tiene testa è considerato un figo! L’amicizia è l’amore vero sono gli unici rifugi quelli che ti garantiscono comprensione, condivisione e supporto morale nei momenti difficili della vita, nelle situazioni di disagio, nelle incomprensioni. Siamo strani: più fragili dei bambini e più forti degli adulti! Irene Giarrusso e Erika Flaminio, 3° Media PAG 8 Anno XII, Numero 1 VI, Numero Il Bacio di Francesco Hayez Significato simbolico o semplice raffigurazione di un sentimento? Il famoso quadro Il bacio del pittore Francesco Hayez è visitabile nella Pinacoteca di Brera (Milano). Il dipinto, olio su tela, di 112 cm x 88 cm., rappresenta un uomo che stringe a sé e bacia una donna. L’ambientazione è medioevale, probabilmente la scena si svolge all’interno di un castello. Il quadro originale è del 1859, lo stesso autore ne farà successivamente altre copie identiche. All’interno del quadro, oltre ai due protagonisti, troviamo dei gradini e alle spalle delle figure una porta, dove si intravede un buio cupo. Il quadro, proprio perché dipinto nel 1859, in pieno Risorgimento, assume dei significati anche politici. Rappresenta, infatti, la partenza di un volontario che va a combattere per liberare la patria dall’odiato oppressore: gli Austriaci. Le ombre presenti nel dipinto suscitano una certa inquietudine e apprensione, smorzate solo dal sapiente accostamento dei colori. L’autore, Francesco Hayez, figlio di madre veneziana e padre francese, nasce a Venezia nel 1791 e dopo una breve permanenza a Vienna, trascorre il resto della sua vita a Milano, dove muore, all’età di 91 anni nel 1882. La sua opera va inquadrata nel periodo del Romanticismo europeo e italiano. Matias Presutto, III B Media Protagonista la fiorentina Famiglia de’Medici Una fiction culturale di successo Martedì 8 novembre è andata in onda in TV l’ultima puntata della fiction I Medici. Abbiamo visto lo sceneggiato, che la professoressa di italiano ci ha consigliato, nonostante non nutrissimo molto interesse per quel genere di spettacolo, alla fine ci ha appassionati molto. Abbiamo trovato il film molto interessante, ci ha portato a conoscere la vita, la storia e i costumi di Firenze verso la fine del Quattrocento, in particolare di una delle sue più potenti famiglie: i I Medici. Nota non solo nella nostra penisola ma in tutta l’Europa, protagonista della storia d’Italia dal XV al XVIII secolo. Oltre ad aver retto le sorti della città di Firenze, i Medici sono noti per aver promosso la vita artistica, culturale, spirituale e scientifica del loro tempo. Erano importanti possedevano immense ricchezze, banche e intrattenevano rapporti commerciali con mezza Europa; godevano del sostegno popolare, anche se i Pazzi - altra importante famiglia della città- cercavano di contrastarne l’egemonia. Portarono all’elezione papale due componenti che presero i nomi di Clemente VII e Leone X, fatto assai importante per l’epoca. Assicurarono alla Penisola, inoltre, quarant’anni di stabilità e pace, con la politica dell’equilibrio tanto che il più prestigioso componente di questa famiglia fu definito L’ago della bilancia italiana. Godettero, infine, nel Cinquecento dell’ appoggio imperiale. In generale i Medici furono attivi protagonisti della vita pubblica ed economica della città ben prima della loro grande ascesa, anche se è solo con essa che assunsero forma e prestigio internazionale. Zaira Delli Muti e Angela De Sio, II B Media PAG 9 Anno XII, Numero 1 VI, Numero Il 22 Ottobre ed il 22 Febbraio di ogni anno, il sole illumina la statua di Ramsete II Il miracolo del sole ad Abu Simbel: scienza o magia? Il fenomeno favorito dall’accurata disposizione del Tempio Abu Simbel è da sempre una delle località turistiche dell’Alto Egitto, e non solo: due volte l’anno, il Tempio di Ramsete II diventa scenario di un fantastico evento, denominato Il miracolo del sole. Il 22 Ottobre ed il 22 Febbraio di ogni anno, da migliaia di anni, i raggi del sole entrano nel Tempio dalla porta incastonata fra la roccia, contornata da delle statue colossali, illuminando la camera del faraone. Per venti minuti, il sole illumina un punto ben preciso, il volto della statua del Faraone. Secondo le credenze degli antichi egizi, i raggi solari avrebbero ricaricato d’energia la figura del Faraone. Scienza o magia? Come ben si sa, da sempre i popoli antichi, specialmente quello egiziano, costruirono gli edifici sacri secondo dei calcoli matematici ben precisi, creando delle corrispondenze fra la ubicazione di questi edifici ed il loro allineamento con le costellazioni ed i pianeti. In particolare, grande importanza ha il rapporto con il sole. Uno degli esempi più incredibili, è appunto, il Tempio di Abu Simbel, fatto costruire da Ramsete II nel XIII secolo a.C., ma scoperto solo nel XIX secolo da un archeologo svizzero, che lo trovò sepolto sotto la sabbia, senza, però, entrarvi. Infatti il primo archeologo che riuscì ad entrare nel Tempio di Ramsete II fu un italiano, Giovanni Battista Belzoni, qualche anno dopo che fu scoperto. Circa 40 anni fa, il tempio è stato riconosciuto Patrimonio dell’umanità dall’Unesco, che una decina di anni prima promosse un’operazione archeologica tanto delicatissima quanto colossale, poiché, a causa della costruzione della Diga di Assuan, per evitare che i templi presenti in zona venissero sommersi dalle acque del Nilo, fece li spostare blocco per blocco sulla riga del Lago Nasser, dove si trovano ancora oggi. Il complesso di Abu Simbel è composto da due templi scavati nella roccia: il primo, nonché il più grande, è quello dedicato a Ramsete II ed il secondo a sua moglie Nefertari. Nel tempio però, oltre alla statua del Faraone, ce ne sono altre accanto, dedicate a degli dei egizi, che vengono ugualmente illuminate durante il corso dell’anno: Amon -Ra (padre di tutti gli dei) e Ra (dio del sole), mentre la statua di Seth viene volutamente esclusa dal fenomeno, poiché è il dio delle tenebre. Gli Egizi non lasciavano nulla al caso, appunto perciò anche le date, nelle quali il sole entra nel tempio, hanno un significato: secondo la storia, il 22 Febbraio è il giorno in cui nacque il Faraone Ramsete II, mentre il 22 Ottobre è quella della sua incoronazione. Per gli archeologi, invece, il 22 Ottobre è la data della fine della piena del Nilo, mentre il 22 Febbraio è quella del raccolto. Infine, è da aggiungere che quest’avvenimento è frutto della scienza, del calcolo matematico, anche se è bello pensare che sia qualcosa di mistico, di magico. In realtà un po’ tutto l’antico Egitto è avvolto da quest’ala di mistero e di magia, con tutti i templi, gli dèi e le relative usanze. Basta anche solo vedere una foto su Internet, per immaginare di vivere in un'altra realtà, provando a pensare cosa si provi nel trovarsi nella camera del faraone del Tempio di Abu Simbel, nell’attimo esatto in cui i raggi del sole penetrano nell’oscurità per illuminare la statua di Ramsete II. Chiudete gli occhi, ed immaginate. Giorgia Bonsanto, V A Liceo PAG 10 Anno XII, Numero 1 VI, Numero The doctor who, protagonista di una famosa serie televisiva L’alieno che si reincarna Lo ha già fatto dieci volte su dodici a sua disposizione The Doctor who è una serie tv, che ha come principale personaggio il Dottore, un signore del tempo, un alieno proveniente dal pianeta di Gallifrey , che si presenta sotto forma umana. Viaggia nel tempo e nello spazio con il Tardis, una macchina che si presenta come una cabina della polizia, piccola all’esterno, ma enorme all’interno. In ogni puntata vive delle avventure, visitando luoghi casualmente, ma usando la sua vasta conoscenza di scienza, cultura, tecnologia, storia e altro, per risolvere i problemi che si trova di fronte e per salvare singole vite nell’universo intero. Ama viaggiare in compagnia con persone che lo accompagnano per numerose avventure; alcune però, in finali catastrofici, finiscono col morire. Alcuni sono stati: Amelia Pond, con il suo fidanzato Rory; Rose, la più presente nelle avventure del Dottore, e molti altri… Il Dottore invece essendo alieno, ogni volta che muore, si rigenera cambiando aspetto fisico. Il suo rigenerarsi gli comporta una disponibilità di dodici rigenerazioni. Non rivela mai a nessuno il suo nome, perché dice che nessuno deve saperlo. Perciò, un giorno incontra una bambina, Susan Foreman, con due insegnanti, che il Dottore rapisce, perché non dovevano sapere chi egli fosse, e li porta con sé nelle sue avventure spazio-temporali. Durante la prima incarnazione, il Dottore incontra per la prima volta i Dalek e i Cyberman; in seguito muore di vecchiaia. Polly e Ben Jackson sono i testimoni della sua rigenerazione nel Secondo dottore, il quale viene accompagnato da Jamie McCrimmon e si scontra ancora con i Dalek e i Cyberman, incontrando nuovi nemici, tra cui la Grande intelligenza e i Guerrieri di ghiaccio. È anche il primo ad usare il cacciavite sonico (sonic screwdriver), attrezzo dagli infiniti usi, che lo accompagnerà in tutte le sue incarnazioni successive. Il Secondo Dottore è costretto a chiedere aiuto al suo popolo. Il tribunale, pur riconoscendo i suoi meriti, lo condanna alla rigenerazione forzata e all’esilio. Il Terzo Dottore è intrappolato sulla Terra ed esiliato, ma viene amnistiato per aver salvato Gallifrey. I suoi nuovi compagni sono il Brigadiere Lethbridge, il Sergente Banton, le scienziate Jo Grant e Liz Shaw e la giornalista Sarah Jane Smith. Il Terzo Dottore si rigenera al Quartier Generale della UNIT, sotto gli occhi del Brigadiere e di Sarah Jane Smith. Il Quarto Dottore, essendo libero dall’esilio, è costretto a compiere alcune missioni per i signori del tempo. Accompagnato da Sarah Jane, si scontra con gli Zygon e con Davros, scienziato pazzo, creatore dei Dalek. Il nuovo Dottore ha idee pacifiste e un forte umorismo, ma muore a causa del Maestro, per la caduta del radiotelescopio. Il Quinto Dottore si scontra con il Maestro, i Sontaran, i Siluriani. In un’occasione incontra tre delle sue precedenti incarnazioni, e, a causa di un paradosso, anche il Decimo Dottore dal futuro. Viene esposto, con la sua compagna di viaggio, a una sostanza letale, chiamata spectrox. Ha a disposizione una sola dose di antidoto, che dà alla sua compagna di viaggio e muore, rigenerandosi. Il Sesto Dottore subisce un secondo processo da altri signori del tempo. Ad occuparsi del caso è il Valeyard. Il Maestro rivela al Dottore che il Valeyard è il lato oscuro verificatosi tra la sua Dodicesima e la sua ultima rigenerazione. Reni, una scienziata di Gallifrey, provoca la morte del Dottore, che si rigenera nel Settimo, che viene accompagnato da una ragazza appassionata di esplosivi. Fanno saltare in aria il pianeta nativo dei Dalek. Il Settimo Dottore, ferito da una pallottola e portato in ospedale, muore sotto intervento. L’Ottavo Dottore nasce in obitorio. Di lui sappiamo che ha vissuto almeno un’avventura con il Secondo Dottore, di cui è stata testimone un’eco di Clara Oswald, futura compagna dell’Undicesimo. Il Nono Dottore conosce Rose Tyler, che lo seguirà in molti dei suoi viaggi. Insieme conoscono il Capitano Jack Harkness, che viaggia nel tempo e che si unisce a loro, morendo in un conflitto contro i Dalek, ma Rose assorbe dell’energia dal TARDIS e lo fa tornare in vita, rendendolo immortale. Col TARDIS distrugge i Dalek, ma, siccome essa è fatale, quando il Nono Dottore l’assorbe muore e si rigenera. Il Decimo Dottore si riscontra con i Cyberman e i Dalek ed è costretto ad abbandonare Rose. Incontra anche nuovi nemici: gli Angeli piangenti. La sua nuova compagna di viaggio è Donna Noble. La razza degli Ood, che lui aveva salvato dalla schiavitù, gli rivela che la sua morte si avvicina. Il dottore muore per salvare Wilfred, nonno di Dona Noble, e la sua rigenerazione è lenta e distrugge parte del TARDIS. Undicesimo e Dodicesimo Dottore saranno i soggetti delle prossime puntate. Alessio Giarrusso, III A Liceo Scientifico PAG 11 Anno XI, VI, Numero 11 Dopo un anno dall’attentato, è tornato a vivere col concerto di Sting Riapre il Bataclan, per vincere la paura Presenti alcuni superstiti e familiari delle vittime A un anno dall’attentato, Parigi sembra non avere più paura. Il 12 novembre scorso, il Club Bataclan, colpito da un attentato il 13 novembre 2015, è stato riaperto al pubblico, dopo otto intensi mesi di ristrutturazione, muovendo gli animi dei parigini, che ricordano i momenti spensierati passati nel club e ammettono che è tornato al suo originario splendore. Ma qualcosa è cambiato: sono state installate 14 nuove telecamere di videosorveglianza, aumentando anche gli addetti alla sicurezza. Il proprietario del club ha vietato l’ingresso ai membri della band Eagles of Death Metal, gruppo statunitense che stava tenendo il concerto interrotto dall’attacco terroristico. La decisione di Jules Furto è stata molto discussa da giornalisti e sul web, ma lui ha affermato, in sua difesa: “Certe cose non si perdonano, li ho mandati via.”, riferendosi alle dichiarazioni del cantante della Band metal, che è arrivato ad affermare che la sicurezza del locale avesse un accordo con i jihadisti. I membri della band, perciò, sono stati allontanati non solo quando hanno provato ad entrare, ma anche quando hanno deciso di rimanere davanti al locale per ascoltare il concerto dall’esterno. A parte questa decisione discutibile, la riapertura Abura Sumashi : un mostro … utile Si dice che nei pressi di una strada di montagna del Giappone, molti e molti anni fa, vivesse una misteriosa creatura chiamata Abura Sumashi. L’unica storia che ne attesta l’esistenza è quella di una vecchietta, nonostante raccontasse la storia presentandola solamente come un’antica leggenda. La vecchietta la stava narrando al suo nipotino passeggiando, ai piedi di quella misteriosa montagna. Finito il racconto, udirono un fruscio di foglie e una voce particolare: “Sono ancora qui”: era Abura Sumashi, che si era intromesso nel discorso, perché offeso dalla storia dell’anziana signora, che non credeva alla sua esistenza. Fra gli esseri molto ricorrenti nel folklore giappo- del locale ha avuto un grandissimo successo. Molti artisti sono stati invitati a esibirsi per l’occasione, ma quelli francesi hanno rifiutato e molti musicisti internazionali hanno declinato, non sentendosi pronti moralmente per un evento così intenso ed importante. Tra i pochi ad aver accettato è stato scelto Sting, famoso per essere stato un membro della band The Police e per aver scritto pezzi storici come Every Breath You Take. Il cantautore britannico ha deciso di esibirsi gratuitamente, mentre la direzione del club ha distribuito più di 400 ingressi gratuiti ai familiari delle 90 vittime del Bataclan. Al concerto erano presenti alcuni superstiti, che hanno perso i loro amici nella sparatoria e alcuni genitori delle giovanissime vittime, che nelle interviste affermano di aver passato una notte emozionante ed indimenticabile. Domenica 13 novembre, anniversario dell’attentato, il locale è rimasto chiuso in segno di lutto. Come ogni volta, Parigi ha provato a rispondere alla violenza rialzandosi, provando a mettere la paura da parte per continuare a vivere. nese, questo deve il suo soprannome, Abura, all’ Olio, simbolo dell’antichità della leggenda: infatti, l’olio è il simbolo di un periodo giapponese, in cui si utilizzavano lampade alimentate da olio di pesce, per sfruttare la loro economia basata sulla pesca. Era una sostanza molto preziosa, visto che non c’era ancora l’energia elettrica: questi mostri erano come dei protettori ad olio, fondamentale per illuminare, anche se fiocamente, le case giapponesi. PAG 12 Anno VI, XII, Numero Numero 1 America has chosen: Donald Trump is the 45th president of the US: ‘’Let’s be united again’’ Donald Trump will be the 45th President of the US. After Barack Obama, he is going to be the new occupant of the White House, guide of one of the most powerful nations in the world. Excited, he took the stage with all his family, the new whitedressed First Lady Melania and all their children, making his very first speech as President, in more sedater tones among the ones used in the just passed campaign. As soundtrack of his unexpected victory, the epic notes of ‘Air Force One’, movie of the 1997 starring Harrison Ford in a heroic US President’s shoes. ‘’I swear I will be the President of all the americans’’. And then ‘’the forgotten ones of this country will not be forgotten November 7th 2016 no longer’’. Trump kept on adjudging countries such as: Montana, Missouri, Idaho, Utah, Ohio, Florida, North Carolina, Georgia, Iowa, Pennsylvania, Texas and Alaska so as to earn the 279 biggest electors against the Clinton’s 218. The new President therefore celebrated in New York. For the first time in over 70 years, the american metropolis held the election day and both the sides, which, after a battle lasted over two years, have never been further before. Marco Salcuni, III A Liceo Scientifico Leonard Cohen, goodbye The Canadian songwriter has passed away at the age of 82 The world of music cries for Cohen’s death. The singer, songwriter and poet died at 82, was born in Montreal on 21st September 1934. Many have been the themes explored in his deeds, from religion to sexuality, from loneliness to love. To decree his success in 1977 was “Suzanne” despite lots remember him for his melancholic ballad “Halleluja” made greater by Jeff Buckley, Bob Dylan and John Cale’s covers. His most remembered songs are also “Famous blue raincoat”, “Waiting for the miracle” and “Sister of Mercy”. In his most successful records stand out “Songs from a room”, “Death of a ladies’ mom” till his last “You want it darker” published some weeks ago. Winner of several prizes, Cohen was inserted in the rock and roll Hall of Fame and in 2011 he won the “Prince of Asturias” award for literature. Big his collegues’ grief: his compatriot Alanis Morrisette published a crying emoticon on twitter, Justin Timberlake wrote “A spirit and soul beyond compare”. Marco Salcuni, III A Liceo Ecco Proxima B: un nuovo pianeta È stato scoperto un pianeta extrasolare, appartenente alla Nana rossa Proxima Centauri, che gli scienziati ritengono che si trovi perfettamente nella sua fascia abitabile. Scoperto dalla sonda Kepler, il pianeta è stato chiamato Proxima B. La scoperta è stata resa possibile da osservazioni della velocità radiale a centauri C attraverso lo spettro- grafo HARPS, montato sul telescopio da 3,6m di diametro, presso l’osservatorio di La Silla della ESO. L’annuncio della sua scoperta risale al 24 agosto 2016 ed è l’eso-pianeta più vicino alla nostra stella. Francesco Pio Mastromatteo, III A Liceo PAG 13 16 Novembre: Giornata mondiale contro il femminicidio Anno VI, XII, Numero Numero 1 Iniziative in tutta Italia. Particolare quella di Cuneo con le Panchine rosse No alla violenza sulle donne! Il giorno 16 Novembre del 1999, l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite sceglie il 25 Novembre come Giornata internazionale della Violenza contro le donne. Il 25 Novembre è il giorno dell’uccisione di tre sorelle, le quali, negli Anni ’50, cercarono di ostacolare la dittatura nella Repubblica Dominicana. Negli ultimi anni centinaia di iniziative vengono organizzate in tutta Italia in occasione del 25 Novembre, per dire “NO” alla violenza contro le donne in tutte le sue forme. La città di Cuneo, ad esempio, ha deciso di dar vita al Progetto Panchine Rosse, che consiste nel dipingere di rosso alcune panchine dislocate nei parchi e nelle vie della città. La prima panchina rossa verrà inaugurata alle ore 10:00 del 16 Novembre, adottata dalla Questura di Cu- neo in collaborazione con l’ASD Volley Ball Cuneo (Pallavolo Maschile). L’iniziativa è nata all’interno di LABORATORIO DONNA, gruppo di lavoro coordinato dall’Assessorato delle pari opportunità del Comune di Cuneo. Alcune associazioni ed enti - facenti parte di LAB DONNA hanno così scelto di adottare una panchina in collaborazione con associazioni maschili. Ricordiamoci di indossare scarpe rosse o qualcosa di rosso il 25 novembre, come simbolo per dire NO alla violenza contro le donne, per non spargere più sangue tinto dal ROSSO della VIOLENZA. Alessia Romondia e Giovanna Di Iorio, III A Liceo Scientifico Ha inviato il 95% dei dati previsti, prima di schiantarsi, per errore, sul suolo di Marte Parziale successo della Sonda Schiaparelli In quanto italiani, possiamo fieramente affermare di avere avuto un ruolo da protagonisti nella tanto attesa missione della Sonda Schiaparelli, spedita nello spazio dall’ESA (Agenzia Spaziale Europea) lo scorso marzo, diretta su Marte. La data prevista per l’atterraggio era il 19 ottobre ed è stata rispettata, presentando però qualche piccolo problema. Durante l’attraversamento dell’atmosfera del Pianeta rosso, a solo un minuto dall’atterraggio, la Sonda ha perso il segnale, cioè non ha più avuto contatti con i computer, che stavano seguendo la missione dalla base sulla Terra. Sono ancora incerte le cause dello schianto: probabilmente si è verificato un problema con la programmazione in un computer di bordo: la Sonda ha, quindi, decodificato i dati in maniera sbagliata e trattato scorrettamente le informazioni mandate dalla base terrestre. La sonda si è, infatti, comportata come se fosse vici- na al suolo, cadendo invece a 4 chilometri di distanza a circa 300 chilometri orari. Gli ingegneri stanno cercando di analizzare più a fondo i problemi tecnici verificatisi, per perfezionare i prossimi dispositivi. Ma, nonostante il mancato atterraggio, la Sonda è riuscita a inviare il 95% dei dati previsti. Gli studiosi coinvolti, perciò, non sono delusi per i risultati ottenuti; anzi, Robert Battiston, il presidente dell’ASI (Agenzia Spaziale Italiana) ha affermato: “Se il computer non avesse fatto un errore, avremmo avuto la ciliegina sulla torta, ma la torta l’abbiamo.”. Ma quella della Sonda Schiaparelli è solo la prima fase della missione ExoMars: la seconda, infatti, è prevista per il 2020. Emanuela Tavaglione, IV A PAG 14 Anno VI, XII, Numero Numero 1 Un fenomeno radicato nella società: il bullismo ! La complicità della Rete … Il bullismo è un comportamento che si sviluppa soprattutto in età adolescenziale, quando i ragazzi, per farsi notare dal gruppo, mettono in pratica atteggiamenti aggressivi contro l’elemento più debole del gruppo stesso. Il bullo ha un atteggiamento di superiorità, di arroganza, di violenza ingiustificata. Si comporta così per vari motivi, ma molto spesso usa la violenza per sfogare rabbia repressa per qualche torto o ingiustizia subita oppure per semplice stupidità. La vittima preferita è il ragazzo educato, quello buono, che non sa difendersi, il debole fisicamente ma assai sensibile e intelligente. Proprio perché riflessiva, penetrante e dotata di raziocinio, la vittima del bullo sta assai male, sopporta; il suo non è dolore fisico ma morale. Il bullo, infatti, causa danni soprattutto psicologici a chi subisce la sua violenza, guasti che solitamente lo accompagneranno per tutta l’esistenza, paure e angosce. Proprio per questo, molte volte, il bullo viene difeso anche da chi lo subisce perché incute in lui paura. Quest’atteggiamento va a vantaggio del bullo e provoca solo del male al più debole, il quale perde fiducia in se stesso, si chiude sempre più, vede tutto nero e, in casi estremi, pensa e mette in pratica il suicidio. Oggi, purtroppo, assistiamo sempre più al diffondersi strisciante di questo grave fenomeno. A contribuire alla sua propagazione c’è la Rete con i suoi filmati, di dominio pubblico, con il suo cyber bullismo, uno dei più pericolosi perché, basato principalmente su insulti, riprese e minacce da parte del bullo, solitamente è nascosto nell’anonimato o criptato. Spesso le persone prese di mira non sanno come reagire e questo le porta a chiudersi in se stesse e ad avere scarsa autostima. A volte, le conseguenze sono più gravi del previsto, possono creare problemi di natura neurologica, come anoressia, bulimia e autolesionismo malattie neuropsicologiche gravi con le quali tutti noi dobbiamo imparare a convivere. Trovo incredibilmente stupido il comportamento del bullo, fatto di piccole violenze, vessazioni, prepotenze, soprusi, prevaricazioni, angherie; insignificante nei comportamenti. Le vittime possano raggiungere livelli così alti di depressione, ansia, paura da non voler più uscire dalla casa, da chiudersi nella propria cameretta per timore, da rifiutare qualsiasi contatto con i propri simili, da vivere in un profondo stato di perenne afflizione e inquietudine. Tutto ciò, molto spesso, se non comunicato alla famiglia, agli insegnanti e in casi particolari alle autorità, o preso con leggerezza può avere conseguenze gravi e dolorose. I bulli sono di solito ragazzi poco acculturati, i peggiori sotto il profilo didattico, i più maleducati, forse i più sciocchi perché ritengono la prevaricazione, l’insulto, la violenza, un mezzo per affermare la loro esistenza, altrimenti nessuno li noterebbe. Il bullismo è il loro pane quotidiano lo vivono con normalità o come una semplice forma di divertimento, non si rendono conto della gravità dei loro gesti, delle parole, degli atti. La parola è il mezzo più potente che esista, perciò bisogna stare attenti a saperle usare con proprietà senza intaccare la libertà degli altri o peggio la dignità della persona umana. Il bullo dovrebbe fermarsi un po’, mettersi nei panni della vittima, ma, forse, chiedo troppo a un individuo che di umano ha solo l’aspetto esteriore e che nel suo intimo è peggiore di una bestia. Voglio, in conclusione, dare un consiglio alla vittima del bullismo: ”Tu non sei perfetto e neanche gli altri lo sono, quindi non avere paura di riferire a qualcuno quello che ti sta accadendo o di chiedere aiuto; hai una voce perciò usala! Non ascoltare le pretestuose giustificazioni del bullo, perché questi è un ottimo manipolatore nel far credere che l’episodio sia stato solo un gioco. Il bullismo non è uno svago bensì un comportamento capace di lasciare profonde ferite in chi lo subisce, difficilmente rimarginabili col tempo”. Solo un’ultima riflessione: suggerirei al bullo: “Oggi, è facile prendersela con i più deboli e se un giorno il più indifeso fossi tu o un tuo congiunto prossimo, come ti sentiresti?” Antonietta De Sio, 3A Media PAG 15 Anno VI, XII, Numero Numero 1 Attenzione: si acquistano facilmente prodotti illegali e pericolosi! Il Deep WEB: cos’è e perché non bisogna entrarci Prezzi a portata di tutte le tasche! Il deep web (o web sommerso) è un insieme di risorse informative non segnalate dai normali motori di ricerca. Secondo uno studio, il Web è costituito da oltre 550 miliardi di documenti, mentre Google ne indicizza solo 2 miliardi. Quello che contiene il deep web, per la maggior parte, sono contenuti banditi dai comuni motori di ricerca perché illegali. Rientrano e fanno parte di questa categoria: siti snuff, commercio e produzione illegale di droghe e armi, quelli sottoposti a censure governative, siti di warez e malware; contiene, inoltre, script e file multimediali difficilmente decifrabili. Per accedere al Web sommerso, un utente deve utilizzare link diretti o specifici motori di ricerca, che raccolgono i siti esclusi dai motori di ricerca comuni. Dopo aver completato le operazioni necessarie, per addentrarci nel web sommerso, possiamo acquistare droga o armi di tutti i tipi, di tutte le qualità o potenza di fuoco e per tutte le tasche. Possiamo ricostruire un’identità o alterarla. È, infatti, molto facile contraffare documenti. Con altrettanta facilità si possono ottenere repliche degli originali, rilasciati dalle autorità. Ad esempio, una patente di guida italiana, con relativo inserimento nella banca dati, viene a costare sui 700 euro, spedizione con corriere espresso inclusa; mentre per un passaporto falso le cifre sono più basse, sui 300/500 euro, anche se la qualità, assicura il venditore, è sempre al massimo. Il deep web, inoltre, offre carte di credito, clonate ovviamente. La varietà è imbarazzante: dalle Oro alle Platino, esse straripano da ogni shop del Deep Web; e, per non essere sgamato, ti consigliano pure di comprare beni digitali, come Gift Card o App. Si trovano armi di tutti i tipi, quindi, se vuoi sentirti come un Cavaliere dello Zodiaco, puoi comprare una balestra con dardi esplosivi, mentre gli amanti del faida-te possono acquistare una guida per costruire granate o bombe artigianali. In tema tech, sono anche disponibili servizi forniti da hackers, praticamente impossibili da reperire fisicamente. Questi maghi dell’informatica hanno un listino molto vario, se vuoi infiltrarti nel profilo Facebook di una persona, niente di più facile. Prezzi a portata di molti. A spaventare è la facilità con la quale si può accedere a questi servizi. Se pensi che tutto ciò sia fantascienza o frutto della fantasia, prenditi cinque minuti e fa una rapida ricerca sul web, vedrai come altre decine di migliaia di persone comprano abitualmente dal Deep Web droga, armi, carte di credito clonate e non solo. Ci chiediamo cosa fa la Polizia postale per contrastare questo grave fenomeno di criminalità. Non sarebbe il caso di oscurarne il sito o vietarne l’accesso ai motori di ricerca? Troviamo assai disdicevole e sconveniente che non si faccia nulla o quasi per bloccare questi criminali. Il loro obiettivo è all’apparenza quello di soddisfare il tuo interesse. Entrarci significa, però, dare il via libera ai virus, svuotare il tuo conto bancario e addirittura spiarti direttamente dalla webcam del tuo dispositivo. Evita di andarci, se non hai la minima competenza di informatica. Alfio Mongelluzzi e Mario Iervolino, 3B Media PAG 16 Il Vizio di ... leggere XII, Numero Numero 1 Anno VI, La V B della Primaria invita a leggere il capolavoro di Antoine de Saint-Exupery Le lezioni di vita del Piccolo Principe Avete mai letto Il Piccolo Principe di Antoine de Saint-Exupery? Questa è la domanda che rivolgiamo agli adulti… perché noi in classe lo stiamo leggendo e analizziamo i contenuti e i messaggi di questa meravigliosa opera. Attraverso la lettura siamo arrivati alla considerazione che nonostante la ricchezza di illustrazioni, Il Piccolo Principe non è soltanto un libro per bambini…!! Al suo interno, infatti, si trovano messaggi a seconda dell’età o del momento in cui ci si avvicina alla lettura. Numerose le lezioni di vita contenute nel libro… L’ espressione che più ci ha colpito, che è anche la più conosciuta è : “Non si vede che col cuore. L’essenziale è invisibile agli occhi” Noi l’abbiamo interpretata in questo modo: ” La vera bellezza è dentro di noi…. ”. In ciascuno sono nascoste cose belle e speciali. Purtroppo spesso ci soffermiamo a guardare le cose esteriori e quindi giudichiamo gli altri senza riflettere….!! Come sarebbe bello se tutti potessimo veramente mettere in pratica queste affermazioni…! Quando ne parliamo in classe con le nostre maestre, ci troviamo tutti d’accordo … ma poi dimentichiamo e ci comportiamo in modo poco educato …!!! Speriamo che le lezioni di “VITA “ contenute nel Piccolo Principe ci possano servire per il nostro futuro….un futuro di ADULTI SPECIALI, come è SPECIALE Il Piccolo Principe !!! Intanto facciamo nostro questo consiglio dell’Autore Antoine de Saint-Exupery: ALUNNI CLASSE QUINTA B SCUOLA PRIMARIA. Un libro per tutti quelli che sono stati bambini Quest’anno stiamo leggendo Il piccolo principe, scritto da Antoine De Saint Exupèry, un aviatore che un giorno, con il suo aereo in panne, precipitò nel deserto del Sahara e incontrò il Piccolo principe, il quale veniva dall’Asteroide B 612. Questo Asteroide fu scoperto da un astronomo turco nel 1920. Ci siamo soffermati molto sul V capitolo, il quale parla di terribili semi che c’erano sul pianeta del Piccolo principe: erano i semi di baobab. Il suolo ne era infestato ed erano considerati cattivi come i pensieri che infestano la mente. Il baobab è una pianta alta e robusta, con i rami tozzi che sembrano radici. Una leggenda africana sui baobab narra che quando Dio creò la Terra, assegnò un albero ad ogni animale. Il baobab era capitato alla iena, ma lei disgustata gettò via l’albero e il baobab atterrò con le radici rivolte verso il cielo. Nel VI capitolo il Piccolo principe ricorda i tramonti visibili sul suo pianeta. Ma il capitolo che mi ha colpito di più è stato il IX, che racconta della decisione del Piccolo principe di partire per esplorare nuovi pianeti. Il progetto di leggere questo libro mi ha colpito molto, mi ha fatto riflettere e soprattutto mi è piaciuta la dedica che Antoine ha fatto al suo amico Lèon Werth che dice: “Chiedo perdono ai bambini per aver dedicato questo libro a un adulto. Ma ho una scusa molto seria: questo adulto è il migliore amico che ho al mondo. Ho un’altra scusa: questo adulto capisce tutto, anche i libri per bambini. E ho anche una terza scusa: questo adulto abita in Francia, e patisce la fame e il freddo. Ha molto bisogno di essere consolato. Se tutte queste scuse non bastassero, allora dedicherò questo libro al bambino che una volta è stato quell’adulto. Tutti gli adulti una volta sono stati bambini (ma raramente se ne ricordano). Correggo dunque la mia dedica: A Lèon Werth QUANDO ERA UN BAMBINO”. Flavia Ranieri, CLASSE VB PRIMARIA PAG 17 Anno VI, XII, Numero Numero 1 Ricordo di una bisnonna Quanta nostalgia di tempi andati e lontani! Caro diario, oggi la pioggia sprigiona in me immensa tristezza. Il leggero ticchettio delle gocce contro il vetro mi riporta alla mente ricordi ormai chiusi da tempo in un cassetto, questi pensieri non vogliono proprio saperne di lasciarmi in pace. Un’immagine ben precisa, però, continua a rimanere impressa in me: quella della mia cara bisnonna. Ricordo ancora con chiarezza quella sua piccola ma accogliente casa, una di quelle alla quale bastava uno sguardo per comprendere quanto amore aveva ospitato. Quando ne varcavo la soglia venivo inebriata dall' odore della lavanda dei suoi vestiti, e non potevo fare a meno di sentirmi avvolta da un’intensa sensazione di benessere. Nonostante siano passati molti anni, non riesco ancora ad abituarmi all'idea di non vederla più seduta sulla sua grande poltrona, ad attendere il mio arrivo. Erano molte le sere nelle quali, fra una coperta e l'altra, ci rifugiavamo nella lettura lontane da tutto e da tutti. Mi divertivo tantissimo con lei, e nessuno riusciva a comprenderne il motivo. Io ero l'unica ad aver scavato così a fondo da essere riuscita a portare alla luce il suo aspetto più infantile. Anche le sue fragili braccia erano, per me, un'armatura in grado di proteggermi dal mondo esterno. Ricordo la gioia provata quando per la prima volta preparai i biscotti di Natale con lei. Amavo dare una forma alla pasta frolla, era come se regalassi la vita a dei piccoli omini di zucchero. Il viso della mia bisnonna, poi, era sempre illuminato da un timido e rassicurante sorriso, e anche quando qualcosa la turbava profondamente, cercava di non darlo a vedere. Del suo aspetto, però, colpivano molto gli occhi. Due pozzi neri, profondi e misteriosi, che sembrava celassero segreti di avventure entusiasmanti. Era l'unica persona con la quale potevo condividere tutto ciò che mi frullava nella mente, senza vergogna e con una facilità tale da rendere un sollievo confidarmi con lei. La mia bisnonna rappresentava, per me, un punto di riferimento, qualcuno disposto ad aiutarmi senza chiedere nulla in cambio. Quando mi lasciò, ero ancora molto piccola e, naturalmente, la triste notizia fu un duro colpo da superare. Il nostro piccolo mondo, creato con tanto amore ed impegno, mi sembrò tutto d'un tratto, crollare e rompersi in mille pezzi. Ero certa che non sarei riuscita a trovare più nessuno in grado di leggermi dentro come lei, era unica ed io purtroppo ne ero sempre stata consapevole. Con l'aiuto della mia famiglia riuscii pian piano a essere di nuovo allegra, mi convinsi che anche la mia bisnonna lo avrebbe desiderato molto. Continuarono a passare gli anni e, nonostante sapessi che non sarei mai riuscita a dimenticarla, mi riproposi di iniziare a ricordare sempre meno i bei momenti passati insieme, per non soffrire. Oggi, ripensandoci, mi sento davvero una stupida per aver messo da parte questi ricordi che, oltre alla nostalgia, mi fanno provare anche una strana sensazione di leggerezza e felicità. Sono davvero contenta di sapere che la mia infanzia fu popolata sia da momenti meravigliosi che da brevi periodi bui, grazie ai quali sono maturata molto. Uno dei desideri che continuerò a portare avanti durante la mia crescita, è quello di poter diventare un giorno una bisnonna eccezionale ed unica proprio come la mia. Adesso mi capita spesso di pensare a lei e quando mi reco in quella fantastica casetta, terra natale delle mie prime avventure, molti pensieri riaffiorano nella mia mente rendendomi finalmente felice. Ylenia Pupillo, 3B Media PAG 18 Anno VI, XII, Numero Numero 1 Una scelta importante! Quale scuola frequentare dopo la licenza media? Ognuno di noi, durante la vita, subisce dei cambiamenti; alcuni sono più notevoli di altri. Diventiamo più alti, affiniamo i nostri gusti, cambiamo il carattere, il modo di fare, in altre parole la vita migliora perché conosciamo meglio noi stessi e ci formiamo una personalità tutta nostra! Diventiamo più maturi e facciamo scelte importanti che ci segneranno, come le amicizie o il prosieguo degli studi. La scelta più importante sarà, per noi, quella della scuola futura, dell’indirizzo scolastico da frequentare nei prossimi cinque anni. Questa scelta condizionerà tutto il nostro avvenire. Gli istituti scolastici presenti nel nostro paese sono due: ITE e lo Scientifico. Nei paesi limitrofi, Rodi, Vico Garganico e Vieste, ci sono scuola differenti, per gusti diversi. Rodi prepara i futuri ragionieri e geometri. Chi nutre, invece, una predilezione particolare per le materie letterarie potrà frequentare il Classico a Vico. Quest’indirizzo scolastico garantisce un’adeguata preparazione nelle materie letterarie e, più in particolare, in Latino e Greco. I ragazzi che, invece, vogliono avviarsi al lavoro nel campo alberghiero o della ristorazione e somministrazione di bevande si orienteranno verso Vieste, dove ha sede l’IPSSAR E. Mattei. Questa scuola rilascia un attestato di qualifica dopo tre anni e per chi vuole continuare, dopo cinque anni, il diploma che consente tranquillamente l’accesso all’università. Sempre a Vieste, come a Vico e a Peschici, c’è anche il Liceo scientifico, ma considerato che è presente qui da noi perché iscriversi a un istituto scolastico di un altro paese. Il nostro Liceo è da diversi anni un’ottima scuola che prepara i giovani ad affrontare con ottimi risultati qualsiasi facoltà universitaria. Noi consigliamo, pertanto, la frequenza dei nostri Istituti per ovvie e svariate ragioni, come dormire qualche ora in più il mattino, rientrare prima a casa il pomeriggio, avere più tempo da dedicare allo studio, se- guire gli sportelli di recupero e i progetti didattici pomeridiani, ecc. Suggeriamo e raccomandiamo la scelta delle nostre scuole perché sono a pochi minuti dalle abitazioni di ognuno di noi, i genitori possono esercitare un controllo più attento e maggiore sui figli, far sentire la loro presenza costante, cosa che riteniamo più difficile in un altro ambiente, ma soprattutto perché i giovani studenti, frequentanti i nostri istituti superiori, ravvivano l’ambiente e lo arricchiscono culturalmente. Peschici è un piccolo paese di poco più di quattromilacinquecento abitanti, che vive principalmente di turismo, non è un grosso centro e i giovani sono pochi, se i ragazzi peschiciani frequentano gli istituti degli altri paesi chi si iscriverà ai nostri? Di certo non i turisti, né tanto meno i ragazzi dei paesi confinanti, ogni scuola si tiene ben stretto i propri studenti per paura di perdere l’autonomia, perché Peschici dovrebbe essere l’eccezione? Bisogna per questo che i ragazzi peschiciani frequentino i loro Istituti superiori. Sappiamo, inoltre, che, qualora non si formino le classi nell’anno scolastico 20172018, il completamento del nascente istituto scolastico difficilmente vedrebbe mai la fine e questo, a nostro avviso, sarebbe un grave danno per l’intera comunità. Detto ciò, ognuno è libero di scegliere la scuola che più gli aggrada assumendosene responsabilità e conseguenze. Briget Flaminio e Michela Pane, III B Media PAG 19 Anno XII, Numero 1 VI, Numero Come affrontare al meglio il quinto anno e l’Esame di Stato finale Lettera ai maturandi da un ex maturanda: manuale d’uso Ho lasciato il Liceo con una promessa: raccontare la mia storia, la mia maturità, il mio ultimo anno. Non che sia da prendere ad esempio, ma ci tenevo a farlo per un motivo, perché anch’io l’anno scorso ero seduta lì, su quelle scomode sedie, aspettando con ansia e paura il giorno in cui tutto si sarebbe concluso; e proprio in quei momenti di paura speravo che qualcuno venisse da me e mi dicesse: “Tranquilla, ti spiego come funziona!” oppure: “ Vuoi qualche consiglio?”. Invece no: c’erano solo professori a cui faceva piacere ricordarti ogni secondo della tua vita che la maturità era vicina; c’erano anche ex alunni che dicevano di non preoccuparsi, tanto anche le persone meno volenterose di studiare ce l’avevano fatta. Beh non era rassicurante e non lo è neanche per voi, immagino. Si, mi riferisco a voi futuri maturandi: ecco, allora, quello che voglio fare è darvi una mano, qualche consiglio, voglio raccontarvi che l’Esame alla fine non è poi così male. Partiamo dal principio: state studiando? Non per la maturità, ma per voi stessi. Studiare fa crescere, è un po’ come andare in palestra, per avere un bel fisico; studiare, invece, serve ad avere un bel cervello, indispensabile nella vita. Studiare serve per essere uomini liberi, liberi ed intelligenti, liberi e felici. Dopo aver capito questo andiamo avanti. Prossimo passo: ricordo che una delle cose più brutte era il momento in cui i proff. si arrabbiavano, perché non era più divertente, come gli altri anni, vederli rossi e furiosi: al quinto anno riuscivano, in qualche modo, a farti pesare qualsiasi cosa, cancellavano tutto l’impegno che avevi impiegato in un compito o in un’interrogazione. Vi dico una cosa molto importante: non permettete mai a nessuno, che sia un professore, un genitore o un vostro amico, di dirvi che non valete niente, non è affatto vero. Non arrendetevi quando vi dicono “ Non sei capace!”, ma fate di tutto per dimostrare il contrario. Siate determinati nel raggiungere i vostri obbiettivi, primo, perché sono i vostri, e secondo, perché avrete le soddisfazioni più belle, una volta raggiuntili. Ma ora veniamo al sodo: l’argomento, di cui tutti i maturandi ignorano l’esistenza, pur di non pensarci, la MATURITÀ. Con le sue tre bellissime prove scritte ed il suo eccitante esame orale. Vi preannuncio una cosa, che all’esame avrete modo di provare personalmente, ossia che non ci sono vie di mezzo. O le tracce della Prima prova ti fanno schifo o le adori, o hai studiato per la Terza prova o non hai studiato, o la Seconda prova è arabo o… No, non c’è un’alternativa: è arabo! Tenete ben presente, che verrete giudicati da professori che non vi conoscono, non sanno chi siete: per loro siete ragazzi come altri, non siete gli stessi che per la Professoressa Iervolino. Quindi, non vi aspettiate neppure che provino a capirvi: loro avranno il compito di giudicare una sola delle mille prove che avete fatto durante la vostra vita scolastica, la vostra performance, sicuramente non quella migliore. Ma non dovete preoccuparvi: i voti che ricevete sono simboli, che non attestano nulla. Ricordo che alla Prima prova, una mia amica, che ama scrivere proprio come me, prese 10/15: la sufficienza! Per i voti che riceverete ci sono due opzioni di reazione: o sarete arrabbiati, perché vi aspettavate molto di più, o sarete felicissimi, perché vi aspettavate molto meno, dato che non avevate aperto neanche un libro! Non c’è chi è contento perché sa di essersi guadagnato ciò che si meritava (chi dice di esser soddisfatto è perché fa parte della seconda categoria). La parte più bella dell’Esame è la prova orale: è solo lì che puoi dimostrare chi sei e quanto vali. É lì che viene fuori la tua maturità e non solo proveniente dai libri, ma quella che hai guadagnato ascoltando, capendo, conoscendo ed ammirando! Ecco, lì dovete dare tutto voi stessi! Ah, non continuate a ripetere frasi del tipo: “Io voglio esser primo, così mi tolgo questo peso” o “Voglio essere ultimo, perché voglio ascoltare gli altri”: in qualsiasi gruppo o giorno siate, non sarete mai pronti per quel momento. Il voto finale non rappresenta ciò che siete e neppure ciò che volete diventare, ma perché c’è sempre un ma, IMPEGNATEVI e non per i voti o per l’esame, ma per voi stessi, perché, finita la scuola, quello che rimane non è il voto, ma il bagaglio che ogni giorno avete riempito con qualcosa di nuovo: una parola in inglese, un litigio, il sorriso di un vostro compagno, un libro o una derivata. Ma non un voto! L’ultima cosa di cui voglio parlarvi è quella che fa più paura. Vi spiego: nel bene o nel male, la scuola è sempre stata un posto sicuro: nel momento in cui sei entrato, sapevi di doverci rimanere un po’ di tempo e così ci hai fatto l’abitudine. Ma quando sei all’ultimo anno, non è più così semplice: inizi a pensare al futuro ed il futuro è tutto tranne che un posto sicuro. Ebbene, qui non ci sono molti consigli da dare: posso solo dirvi di pensarci bene, di avere un piano B e di non smettere di sognare, perché, se avete un sogno grande o piccolo che sia, tutto ciò che dovete fare è impegnarvi pur di realizzarlo, a qualsiasi costo. Spero di avervi detto tutto e aiutato nel mio piccolo. Ora maturandi, tocca a voi vivere l’ultimo anno e lasciare il segno. In bocca al lupo, con affetto: un ex maturanda per sempre grata alla scuola per tutto quello che le ha insegnato. Federica Vescia, ex-alunna Liceo PAG 20 XII, Numero Numero 1 Anno VI, Ancora una lodevole iniziativa dell’Associazione peschiciana Gli Amici dei bambini fra i terremotati Oggi vogliamo parlarvi delle associazioni presenti nel nostro paese. A dire la verità, non pensavamo che ce ne fossero davvero tante, ognuna con un obbiettivo diverso, tra calcio, cultura e musica. I n pa r t i co l a re , c i so f fe r m i am o sull’Associazione AMICI DEI BAMBINI, perché la cosa che ci colpisce è che al suo attivo ha, da qualche anno a questa parte, delle missioni incredibili e bellissime, in quanto porta sostegno a tutti i bambini malati in ospedali come Ancona, Roma, Perugia, Foggia e San Giovanni Rotondo, ricoverati nei reparti di Oncologia pediatrica ma non solo, allietandoli anche con spettacoli di magia, grazie al mago Piter, ovvero Pierpaolo Olivieri, che è anche componente dell’Associazione anche come musicista, con le sue assistenti le sorelle Annamaria - anch’essa musicista - e Michela. Degli spettacoli musicali sono protagonisti anche gli altri componenti dell’Associazione: Leonardo Biscotti, Lucrezia Ciociola, Antonio Ranieri, Francesco Mastromatteo, Vincenzo Tavaglione, Gianluca Fasanella, Angela Degli Muti, Chiara e Donatella Mastromatteo. Ci sono, ancora, il nostro Babbo Natale Elia Salcuni, anche Presidente dell’Associazione, e l’autista Luciano Biscotti. La nostra Associazione si propone principalmente di dare un sorriso, un sollievo e quello che si può donare a bambini che vivono momenti di sofferenza. Nel 2016 l’Associazione si è proposta due missioni molto importanti. La prima ha riguardato la solidarietà verso quelle povere persone colpite dal terremoto nel Centro Italia, tra le Marche, l’Abruzzo, il Lazio e l’Umbria. Siamo stati ad Arquata del Tronto e ci siamo resi conto di come la situazione era davvero critica. Siamo stati i primi a portare viveri e vestiari di prima necessità. Adesso l’Associazione ha in progetto anche di andare negli ospedali di Perugia, Foligno e di ritornare nelle zone terremotate, facendo visita ad anziani e ragazzi meno fortunati del nostro paese. Per evitare rischi, necessario una maggiore comunicazione genitori-figli Gli eterni problemi dell’adolescenza Ogni giorno noi giovani siamo costretti a sentirci definire dei ribelli privi di scrupoli, che non ascoltiamo i consigli degli adulti, considerati persone irrispettose e troppo istintive, con le quali è difficile stabilire un discorso serio. In parte questo è vero: molti ragazzi si possono comportare in modo del tutto inspiegabile agli occhi del genitore. Da un lato però si deve considerare che ogni ragazzo/a, che si trova in un’età che va dai 13 ai 20 anni circa, subisce talmente tanti sconvolgimenti e delusioni nella propria vita, da comportarsi a volte in modo impulsivo, sentendosi spesso insicuro e cadendo in molte tentazioni, come la droga e il fumo: infatti gli adolescenti continuano a provare forti emozioni, grazie all’uso di sostanze delle quali si sentono padroni. Tutto ciò è indubbiamente vero, ma spesso gli adulti tendono ad ingrandire il problema. La droga è un problema che angoscia molto i genitori, i quali, di solito, si fanno domande del tipo: Mio figlio fa uso di droghe? Mio figlio fuma? Purtroppo viviamo in una società dove l’uso di droghe è comune. Per fortuna, non tutti quelli che assumono queste sostanze, ne faranno un uso regolare e solo pochi avranno problemi gravi. Molti genitori si chiedono perché, nonostante tutte le brutte storie di droga riportate da giornali e tv, i giovani vogliano anche solo pensare di provare certe sostanze. In effetti molti giovani non lo fanno. Di tutti i giovani che hanno problemi, però, solo un numero minimo si rivolge alla droga. Si ritiene che quanto più tardi avviene il primo approccio o l’uso regolare di droga, meno probabilità si avranno che essa crei problemi seri. Anche se questo può rassicurare i genitori, è importante che essi siano ben informati sull’argomento e sappiano come comportarsi con i loro figli. Mariana Albertone e Martina Putignano, IA Liceo PAG 21 Anno XII, Numero 1 VI, Numero Anche i bambini di Peschici lo festeggiano IT’S HALLOWEEN… Halloween è una festa di origine, celtica che corrisponde al capodanno celtico. Le sue tracce hanno origine antichissime rintracciabili in Irlanda. Dall’Irlanda, poi, la tradizione è stata esportata negli Stati Uniti d’America. Anche se non è una festa italiana, qui a Peschici noi la festeggiamo ugualmente, perché piace a quasi tutti i bambini. Ci si traveste da scheletro, strega o fantasma e si va a bussare alle porte delle case per chiedere “dolcetto o scherzetto” (damme’ na cause p’ll’aneme i morte, sennò te sfascè a porte….). A volte, se i bambini non sono accontentati con il dolcetto, possono fare uno scherzo lanciando farina contro le porte delle case. C’è anche l’usanza di svuotare delle zucche, di ricavarne delle facce mostruose e di inserire all’interno una candela per creare una lanterna. La mamma di Deniel, ogni anno, ci manda dal suo forno dei dolcetti a tema. Quest’anno ci ha mandato “Il dito della strega aromatizzato al limone”: buonissimo! Ma la cosa che più coinvolge noi bambini, a Peschici, è la gara dei dolci: chi raccoglie più dolci, vince un trofeo d’argento “falso”! Purtroppo ci sono bambini che, cambiando maschera, vanno più volte a bussare alla stessa porta per farsi dare altri dolcetti, anche se il regolamento lo vieta. L’anno scorso ha vinto la nostra squadra: aveva preso 22 kg di caramelle! Alla fine della gara, davanti a Sant’Antonio, abbiamo mangiato e ballato tutti insieme. E’ stato bellissimo! Buon Halloween a tutti… Luigi Fasanella, Giuseppe Biscotti, VA Primaria Dal 2011 il Comitato Peschici Eventi fa risentire il grido “Dammë l’anemë ‘i mortë” Ritorno alla nostra tradizione Elia Salcuni ci spiega il significato della manifestazione Da un paio d'anni è tornata in auge a Peschici l'usanza di l’anëmë ‘i mortë.: sempre più bambini, alla fine d'ottobre, bussano alle nostre porte, chiedendo l'anima dei morti, invece che dolcetto o scherzetto. Ne abbiamo discusso, perciò, con Elia Salcuni, rappresentante del Comitato Peschici Eventi, che ha organizzato la manifestazione, tenutasi il 1° novembre. "Questa usanza - racconta Elia - è stata riportata in vita 5 anni fa, nel 2011, dall'Associazione Punto di Stella e dal Comitato Peschici Eventi, a seguito della progressiva crescita di Halloween. Abbiamo dunque voluto fare in modo di prendere le dovute distanze da Halloween, valorizzando la tradizione popolare, che ha radici antichissime. Infatti già dall'anno Mille, in pieno Medioevo, c'era l'usanza di fare offerte ai defunti. Era un'usanza propria di quel che fu il feudo di Calena. Verso le 17, al crepuscolo, veniva messo in tavola ogni genere di bene alimentare: pane, acqua, vino e frutta di stagione, che venivano offerti al fine di dar nutrimento all'anima del defunto che, secondo tradizione, tornava per una notte a far visita ai propri cari. Molte volte però la gente, non avendo molto da offrire ai propri cari, elemosinava qualche genere di bene ai propri vicini dicendo: “Dammë ’na causë p’ll’anëmë ‘i mortë, sennò të sfascë ‘a portë”. Avere qualcosa da offrire era importante fino al punto da spingere la gente a girovagare per il paese per ottenerla e non provocare la rabbia dei defunti. Era un atto di forte rispetto per i defunti, che godevano di devozione pari a quella dei Santi. Oggi l'usanza è ancora comune fra le persone più anziane. Diffondere l'usanza dei viveri sul tavolo è alquanto irrealizzabile: potrebbe addirittura sembrar banale, ma attraverso i ragazzi si è riuscito a tener vivo nel paese il richiamo “Dammë ’na causë p’ll’anëmë ‘i mortë", che per una volta all'anno riecheggia nel paese. Abbiamo cercato di tramandare ai ragazzi i valori e le tradizioni a loro estranee, aggiungendo un po' di competitività: bande di ragazzi cercano, infatti, di accumulare quanti più "beni" possibili. Al termine della serata viene decretata la squadra vincitrice." Gianluca Marino, VA Liceo PAG Dolci a go go 22 Anno XII, Numero 1 VI, Numero Da leccarsi … i baffi Tiramisù con Pan di stelle e Nutella Il Tiramisù con Pan di Stelle e Nutella è un dolce fresco e tremendamente goloso. Come base si utilizzano i Pan Di Stelle, mentre la “crema” è preparata con Nutella e panna fresca, senza uova. Ingredienti: 1 confezione da 350 g di biscotti Pan di Stelle 500 ml di panna fresca 200 g di crema spalmabile alle nocciole (Nutella) Q.b. di cacao amaro in polvere. Per la bagna: 500 ml di latte intero 8 tazzine di caffè Preparazione: Preparare, innanzitutto, le 8 tazzine di caffè; in una ciotola capiente versare il latte ed aggiungere il caffè appena preparato; mescolare per miscelare il tutto (evitare di aggiungere dello zucchero al caffè, perché sia la Nutella che i Pan di Stelle sono molto dolci). Montare la panna a neve, dopodiché versare a filo la Nutella e mescolare delicatamente, in modo da non smontare la panna. Prendere uno stampo rettangolare (28x18 cm), iniziando a preparare il Tiramisù: immergere i Pan di Stelle nel latte e caffè; estrarli velocemente in modo da non farli sfaldare, adagiandoli sul fondo dello stampo; spalmare sui biscotti uno strato di panna con Nutella e distribuirlo uniformemente; a questo punto, inzuppare di nuovo i Pan di Stelle, formando un altro strato e applicare nuovamente la crema. Spolverizzare un po’ di caco amaro e porre in frigorifero a rassodare per 4-5 ore. Tirare fuori 20 minuti prima di servirlo. Rosy Iervolino, III A Liceo Quando le ciambelle riescono col buco … Avventura nel bosco della Foresta Umbra! Un giorno, d’autunno inoltrato, io, un mio amico e suo papà andammo in foresta per raccogliere i funghi porcini. Questi funghi a me piacciono molto, soprattutto come li prepara la mamma con troccoli e panna: sono una vera leccornia! Tornando verso l’automobile e passando per un canale, trovammo tanti funghi galletti così cominciammo a raccoglierli. Era già tardi e iniziavano a scendere le prime ombre della sera, ma dato che lì si recavano sempre tante persone in cerca di funghi ci dispiaceva lasciarli. Abbiamo così percorso tutto il canale quasi al buio, solo la luna rifletteva un po’ di luce, cercando di raccoglierne quanto più ne potevamo tanto la strada per ritornare all’automobile il papà del mio amico la ricordava, così pensavo e credevo. Erano le 19:49 quando smettemmo di raccogliere i funghi galletti, ci mettemmo in cammino verso l’auto, fatto sta che il papà del mio amico non riusciva, a causa della scarsa luminosità, a ritrovare il percorso per tornare. Vagammo a casaccio per una buona mezz’ora senza una meta precisa, si andava a tentoni nella foresta. Io ancora oggi non so quale santo ci fu vicino, ci protesse e fece ritrovare il sentiero che ci portò all’automobile. Finalmente, dopo varie peripezie, ci avviamo verso Peschici, per tornare a casa. Giungemmo a Peschici alle ore 21:12. A casa mi presi una sonora paternale, tutti erano preoccupati e, soprattutto, allarmati per il ritardo. La mamma era tanto arrabbiata, mi mandò a letto senza cena , e, anche se io non avevo alcuna colpa, per una settimana mi proibì di uscire il pomeriggio. Denys Giordano, IIB Media PAG 23 L’ulivo nella realtà ed in poesia Giornalisti in erba Anno XII, Numero 1 VI, Numero Il faticoso e incerto lavoro per produrre l’oro giallo Dalle olive all’olio Mio padre in questo periodo è molto impegnato nella raccolta delle olive, che per lui rappresenta un’importante fonte di lavoro. Dopo la produzione dell’olio, si interessa della vendita, anche se spesso il ricavato non copre del tutto le spese affrontate. Io tutti gli anni, in questo periodo, seguo l’avvenimento, in cui Papà è super impegnato e mamma è coinvolta nell’accogliere gli operai che lo aiutano. Il tutto si svolge con allegria, però a sera la stanchezza regna in tutta la casa e persino i cani si addormentano presto. Ho cercato di capire come avviene tale raccolta e, con l’aiuto di mio padre, ho ricostruito i vari momenti. Come si raccolgono le olive Ci sono molti modi per raccogliere le olive. La Bacchiatura: con un bastone si scuotono i rami dell’ulivo, facendo cadere le olive. Nella Brucatura, le olive si raccolgono con le mani. Un altro modo si chiama Pettinatura: un grosso rastrello passa attraverso i rami, facendo cadere le olive. C’è, infine, la Scrollatura: un grosso macchinario scuote l’albero, facendo cadere le olive. Al FRANTOIO: DALLE OLIVE ALL’OLIO Una volta portate al frantoio, le olive sono sottoposte a vari processi per arrivare all’olio. 1. MONDATURA: eliminazione delle foglie dei rametti dei sassolini e il terriccio. 2. LAVAGGIO: le olive vengono lavate con l’acqua. 3. BOLLITURA: le olive vengono schiacciate con due grandi ruote che girano e che le riducono ad un impasto. 4. GRAMOLATURA: la poltiglia viene passata nel torchio e spremuta; il liquido ottenuto viene lasciato a riposare nei serbatoi, poi filtrato: ecco l’olio extra vergine d’oliva. Dopo la prima spremuta, la pasta viene spremuta ancora e si ottiene un olio di oliva meno pregiato. Quest’anno purtroppo gli ulivi sono stati colpiti maggiormente da una malattia, provocata da un insetto chiamato mosca olearia, che ha minacciato gravemente la salute stessa delle piante. É stata faticosa la scelta delle olive migliori, ma nonostante tali difficoltà la produzione è giunta a termine !! Poca soddisfazione…. ma mio padre si accontenta …e dice che l’essenziale è avere la salute !! Uso dell’olio nell’antichità Un tempo l’olio d’oliva veniva usato anche per l’illuminazione, per alimentare lumi, lumini e lucerne, che erano, insieme alla torcia, il principale strumento di illuminazione dell'antichità. Una lucerna La lampada ad olio Sempre a proposito dell’olio, in un libro ho trovato delle poesie, che mi sono piaciute e che vi faccio conoscere. Il campo di ulivi di Gabriel Garcia Lorca S’ apre e si chiude Come un ventaglio Sull’ uliveto C’ è un cielo sommerso E una pioggia scura Di freddi astri Tremano giunco e penombra Sulla riva del fiume S’ increspa il vento grigio. Gli ulivi Sono carichi Di gridi Uno stormo Di uccelli prigionieri Che agitano le lunghissime Code nel buio. (Continua alla pagina successiva) PAG 24 Il nonno ricorda Giornalisti in erba Anno XII, Numero 1 VI, Numero Le varie fasi di un’attività essenziale dell’economia paesana La raccolta delle olive Una parte dell’olio era destinato per l’organizzazione della festa patronale La raccolta delle olive era una delle principali attività di sostentamento economico per le famiglie contadine, praticata nella stagione autunnale: a stasciaunё dё i vulìvё. I cafoni, contadini di sesso maschile e femminile, si occupavano di questo lavoro e lo svolgevano durante le ore diurne, dall’alba fino al tramonto, seguendo il ciclo solare. Essi si recavano in campagna portandosi, come pranzo, del pane e, a volte, un po’ di vino. Una volta arrivati, sul luogo di lavoro c’era il Caporale, che controllava e scandiva le fasi della raccolta: le donne raccoglievano le olive da terra e le ponevano dentro un contenitore chiamato u rrucugghjturё, mentre alcuni operai erano disposti sui rami degli alberi per far cadere le drupe con una pertica. Altri operai si posizionavano insieme alle raccoglitrici intorno all’albero, accompagnando il lavoro con stornelli e canti popolari. C’erano due categorie di lavoratrici: quelle più svelte erano posizionate dove le olive erano più abbondanti, mentre le altre cucivano i canaponi, che servivano a (Continua dalla pagina precedente) La leggenda dell’ulivo Nel regno degli Dei, Poseidone, Dio del mare, abitava in un palazzo sull’isola di Eubea. Tutte le creature del mare gli obbedivano, quelle della terra lo temevano. Poco lontano dal suo regno c’era una città stupenda: Atene, devota ad Atena, figlia di Zeus. Il Dio del mare voleva diventare il signore di Atene e un giorno andò nella città e battendo il tridente sulla roccia fece sgorgare l’acqua marina e disse: ”Ecco la prova della mia potenza. formare un grande telo, a rachёna, su cui si facevano cadere le olive battute dagli uomini. Le olive raccolte venivano messe nei sacchi di canapa, i quali, erano trasportati al frantoio, trappìtё, del proprietario del podere. Qui, i sacchi venivano svuotati in camini, in attesa della molitura, che avveniva tramite un asino o un mulo, legato all’asse di una grande macina di pietra, la quale riduceva le olive in un impasto scuro e untuoso. In seguito, esso era sistemato su dei fiscoli sovrapposti l’uno sull’altro e pressati da un torchio, manovrato a mano. A conclusione del lavoro, se il proprietario terriero era soddisfatto della raccolta, ntràtё, della produzione dell’olio, offriva ai suoi cafoni un lauto pranzo, capё canariiё , tra canti e balli. La religiosità arrivava al punto che anche i poveri lasciavano, per la Festa patronale, la decima parte dell’olio prodotto. Questo era venduto e con il ricavato si organizzava la commemorazione del Santo Patrono. Carlo Guerra, V B Scuola Primaria Dalle olive all’olio Atene è mia!” Atena protestò e Poseidone allora la sfidò a duello. Atena cercò di risolvere la questione pacificamente e fecero quindi a gara a chi portava il regalo più utile. Poseidone, sicuro di vincere, portò un cavallo che simboleggiava la guerra, invece, Atena regalò l’ulivo che simboleggiava la pace. Zeus convocò un’assemblea con tutti gli dei affinché votassero. Vinsero le dee e da allora l’ulivo divenne il simbolo della pace. Flavia Ranieri, Classe VB Scuola Primaria PAG 25 Giornalisti in erba Anno XII, Numero 1 VI, Numero L’ha tanto sognato Martin Luther King, Premio Nobel per la pace, ucciso da razzisti nel 1964 Ma esiste veramente UN MONDO MIGLIORE? Durante un’ora di lezione di Convivenza Civile, siamo andati alla LIM a vedere il video della nuova canzone di Vasco Rossi, intitolata UN MONDO MIGLIORE. Il testo della canzone parla di un gruppo di persone di varie nazionalità che è alla ricerca di un posto migliore per vivere, dove si è giudicati per le qualità e non per il proprio aspetto. Il video è stato girato in Puglia, nelle cave di Apricena ed una delle comparse è un nostro compaesano, Pepito Martella, il quale ci ha confessato di essersi divertito molto! Il testo della canzone è profondo, molto bello, e ci porta a credere che tutto sia possibile solo se lo vogliamo e se abbiamo la forza di ripartire e credere in un mondo migliore. Leggendo la biografia di Martin L. King sul libro di lettura, abbiamo avuto l’impressione che Vasco Rossi si sia ispirato proprio a lui. Ma chi era Martin L. King? Era un nego nato in Georgia, che da adulto decise di diventare avvocato per difendere i neri dai soprusi e dalle ingiustizie. Divenne famoso in tutti gli U.S.A. per aver boicottato gli autobus , segregazionisti (per bianchi e neri). Il Presidente John Kennedy lo difese molte volte, anche se aveva un colore di pelle diverso dal suo. Nel 1964 ottenne il Premio Nobel per la pace, ma fu assassinato a soli 39 anni, in un attentato razzista. “I have a dream”… era il suo sogno di un mondo migliore. E noi possiamo sperarci? Antonietta Tavaglione, Irene Caroprese, Classe VA Primaria Gli alunni della classe Quinta B giocano a Clash royale è un videogioco sviluppato dall’azienda finlandese Supercell e pubblicato inizialmente il 4 gennaio 2016 per dispositivo ios e soltanto in alcuni paesi: Canada, Cina, Australia, Svezia, Norvegia, Danimarca, Islanda, Finlandia e Nuova Zelanda. Negli stessi paesi, il 16 febbraio successivo venne pubblicata una versione per i dispositivi Android e il 2 marzo avvenne la distribuzione al livello globale del gioco, disponibile per tutte e due le piattaforme. Modalità gioco Clash Royale è un videogioco di strategia in tempo reale, dove i giocatori collezionano e potenziano carte da gioco basate quasi tutte sui personaggi dell’universo di Clash of clans per combattersi. Durante la battaglia, i due sfidanti cercheranno di distruggere una o più torri dell’avversario, per vincere la partita. Se i due giocatori non distruggeranno, o risulterà distrutta la stessa quantità di torri, anche dopo i tempi supplementari, la partita risulterà in pareggio e nessuno dei due verrà ricompensato con un baule, ma ci sarà una perdita/guadagno di trofei e oro. Ogni carta presente all’interno del gioco è unica e il mazzo da gioco può essere composto da sole 8 di esse per volta. Si possono creare al massimo 3 mazzi, ma ovviamente, può essere utilizzato solo uno per volta. Bauli Per ottenere nuove carte, è necessario aprire dei bauli. Ogni baule, in base alla rarità e/o al suo prezzo, garantisce delle ricompense diverse: più il baule è raro, più sono le possibilità che al suo interno si trovi una grande quantità di carte, tra cui anche quelle comuni, rare, epiche, leggendarie. Ci sono vari tipi di bauli, tra cui quelli: omaggio (si riceve ogni 4 ore), d’argento, d’oro, della corona (si guadagna ottenendo 10 corone nelle battaglie multigiocatore. Questo è disponibile ogni 24 ore), gigante, magico, super magico, epico (che contiene solo le epiche) e il leggendario, che è il più difficile da trovare e contiene una leggendaria. I bauli si possono ottenere vincendo le partite e/o tramite gli acquisti in-app. Carte Le carte in clash royale sono classificate in base al loro livello di rarità all’interno del gioco. Sono presenti carte: comuni, le più semplici da trovare nei bauli, rare, epiche e leggendarie, che sono le più difficili da reperire. Rocco Ercolino, V B Primaria PAG 26 Giornalisti in erba Anno XII, Numero 1 VI, Numero Due lettere al Sindaco Franco Tavaglione Invito ad accelerare i tempi dei lavori necessari Quando sarà utilizzabile il Campo Sportivo? Quando potremo avere a disposizione la nostra Palestra? Egregio Signor Sindaco, è un immenso piacere per noi scriverle. Siamo i bambini della 4^B della Suola Primaria di Peschici. Le scriviamo questa lettera perché abbiamo un’osservazione da farle e discutere con Lei di un problema che stiamo vivendo da quando frequentiamo la 1^ Elementare. Come Lei sa, la nostra scuola è molto bella, ci piace tantissimo: le aule sono carine, i corridoi sono grandi, abbiamo un cortile, i bagni, la lim e la mensa, ma quello che manca è la palestra. Noi siamo bambini: è importante fare ginnastica. Siamo in 4^elementare e fin ora ci siamo arrangiati, a volte in un aula, e a volte nei corridoi. Quando il tempo è bello, la maestra ci porta in cortile e quando piove rimaniamo in classe, ma adesso che arriva l'inverno e comincia a fare freddo, come facciamo? Quando c'è lo sport di classe, andiamo nella palestra della Scuola Media, ma non è la nostra palestra e poi ci dobbiamo spostare a piedi e, accompagnati dalla maestra, ritorniamo tutti sudati in classe. Non è bello. Noi sappiamo che la palestra c'è ed è nuova. Perché non ci dà le chiavi? Perché c'è qualcosa da riparare? Ogni volta ci dicono che è pronta, ma poi ci ritroviamo a fare ginnastica o nel vicoletto o in cortile. Ci sentiamo presi in giro. Questo non ci piace: noi vogliamo una palestra tutta nostra, così possiamo fare Educazione fisica senza problemi. Speriamo che leggerà questa lettera e, se esaudirà il nostro desiderio, renderà felici tutti gli alunni della nostra scuola, che Le saranno eternamente grati, perché pensiamo che un buon Sindaco debba tener conto anche delle osservazioni dei bambini, cioè....dei futuri cittadini per trasmettere la fiducia nelle istituzioni. Aspettiamo fiduciosi. Distinti saluti, Gli alunni della IV B: De Nittis Maria Pia, Losito Marika, Dalipay Gloria De Noia Jessica e Masella Franco Carissimo Sindaco di Peschici, mi chiamo Michele e sono un bambino che fa parte, come tanti altri miei amici, della “Peschici Calcio”. Ti scrivo perché, come tu sai, sono due anni e mezzo che non abbiamo più un campo sportivo ! Siamo costretti ad allenarci in palestra o su piccoli campi da calcetto e facciamo le nostre partite sempre a Vieste. Anche le nostre mamme sono dispiaciute, perché non possono organizzare le feste con torte e dolci, come fanno le mamme dei bambini degli altri paesi a fine partita. TI chiedo di impegnarti al massimo, perché così finalmente anche noi possiamo giocare a calcio su un vero campo sportivo! Grazie! Michele Bonsanto, IV A Primaria Caro Matteo … Lettera a un bambino appena nato Felicità per il suo arrivo CARO MATTEO, SO CHE NON PUOI LEGGERE QUESTA LETTERA, PERCHE’ SEI TROPPO PICCOLO, MA IO TE LA VOGLIO SCRIVERE LO STESSO. ERO PIENO DI GIOIA QUANDO E’ STATA AN- NUNCIATA LA TUA NASCITA E APPENA SEI ARRIVATO A PESCHICI, IO E LA MIA FAMIGLIA SIAMO VENUTI A TROVARTI. ERO MOLTO CONTENTO DI VEDERTI, PERCHE’ TI VOGLIO UN MONDO DI BENE. VECERA MATTEO PIO IV A PAG 27 Giornalisti in erba Anno XII, Numero 1 VI, Numero Finalmente era arrivato il grande giorno! Io mamma e papa ci siamo svegliati alle cinque del mattino : era ancora buio quando siamo partiti per Rimini. Dopo quattro lunghe ore di viaggio, ci siamo fermati all’autogrill, per fare colazione e siamo subito ripartiti. Ancora due ore di viaggio e finalmente siamo arrivati! Felice ed emozionata, ero davanti al Parco d ‘oltremare ad aspettare l’ apertura. Appena entrati, abbiamo assistito al volo dei rapaci. Abbiamo visto un habitat simile a quello dell’Africa con un pappagallo variopinto, che volava dappertutto. Ho visto tanti animali, tra cui rettili ed uccelli di specie molto rare. Io però aspettavo con ansia di vedere i delfini! Ci siamo seduti su una gradinata: davanti a noi c’era un’enorme piscina. Lo spettacolo è iniziato con la presentazione dei delfini e dei loro addestratori e poi… salti, acrobazie e schizzi d’acqua dappertutto! Ad ogni acrobazia i delfini venivano premiati con una sardina. Quel giorno ho imparato molte cose sui delfini. Come vivono, cosa mangiano, le loro abitudini e ho sentito i suoni che emettono. Alla fine ho fatto anche una foto con un delfino che mi fissava. É stata un’esperienza bellissima ed istruttiva. Una cagnolina speciale Visita al Lago di Varano La mia dolcissima Gary Un bel pomeriggio In un pomeriggio di primavera, mentre la mia mamma annaffiava le piante del nostro giardino e io ero con la mia cagna Gary, mio fratello, uscendo da casa inciampò nello scalino, rischiando di cadere e farsi male, ma non fu così! Gary corse e si posizionò vicino allo scalino per rendere la caduta di mio fratello soffice e ci riuscì. Grazie a Gary, mio fratello non si fece nulla, solo una bella sgridata da mio padre! Gary venne premiata con tante crocchette e tantissime coccole. Siamo davvero fortunati ad avere una cagna così. Oggi pomeriggio sono andato sul Lago di Varano. Ero con i miei genitori, mio nonno e i miei super zii. Ci trovavamo lì per fare una passeggiata, dopo aver mangiato al ristorante che era nella zona. Nel passeggiare, abbiamo visto una piccola chiesa; siamo entrati e abbiamo notato un crocefisso in legno molto bello. Ho scattato molte foto! Alla fine siamo andati via perché dovevano chiudere. Mi sono divertito un sacco. Non vedo l’ora di ritornarci perché è un posto bellissimo. Marta Della Malva, IV A Primaria Luisa Ciociola, IV A Primaria Michelangelo Fratino , IV A Primaria PAG 28 Giornalisti in erba Anno XII, VI, Numero Numero 1 Grande emozione per la partecipazione al Concerto di Roberto Renga Incoraggianti risultati grazie all’allenamento ed alla passione Il nuoto: la mia passione Mi chiamo Maya; ho otto anni e da quattro anni pratico il nuoto. Tutto è iniziato così: un giorno ero in pizzeria e mia madre, parlando con quella di un bambino, che si chiama Riccardo, ha saputo che a Vieste c’era una piscina coperta, dove davano lezioni di nuoto. Subito mi ha chiesto se volevo andarci. Io le ho detto di sì e da qui è iniziata la mia passione per questo sport. Ho imparato a nuotare e col tempo sono diventata sempre più brava. Ho gareggiato, classificandomi sempre al primo posto e così ho partecipato alle regionali! In seguito, per allenarmi meglio, ho preferito andare a Sannicandro, dove c’è una piscina più grande. Dopo tante gare, sono arrivata alle regionali, dove mi sono qualificata quarta su cent’ottantuno atleti!! Oggi ringrazio i miei allenatori, che hanno sempre creduto in me, ma soprattutto i miei genitori, che mi permettono di coltivare questa mia passione per il nuoto! Grazie. Una serata da favola Domenica sera 23 ottobre, a Bari, ho assistito con i miei genitori al concerto di Francesco Renga . Appena è salito sul palco, noi tutti abbiamo iniziato a gridare per la gioia ! Io ho cantato tutte le sue canzoni, insomma ho cantato dall’ inizio fino alla fine del concerto. Il momento più bello è stato quando è sceso dal palco ed è venuto tra il pubblico! Mi sono emozionata tantissimo! Insomma è stata UNA SERATA DA FAVOLA! Bonsanto Maya, IV A Primaria Delicia Tavaglione, IV A Primaria Un fenomeno molto diffuso, anche nelle scuole Diciamo NO al bullismo Il bullismo è una forma di comportamento violento e di inferiorità verso il prossimo. Nella maggior parte dei casi nasce nella propria famiglia. É importante che i genitori prestino attenzione al comportamento dei loro propri figli, dando precise regole e non essere sempre occupati, quando essi vorrebbero parlare dei propri problemi o di quello che è accaduto a scuola o altrove. Sempre di più si assiste ad episodi di bullismo nelle scuole: molti bambini vengono offesi a tal punto da diventare violenti a loro volta, cercando di non passare per deboli. Anche il telegiornale, ultimamente, trasmette scene di ragazze che si picchiano e altre che restano ferme a guardarle. Il bullismo è il nuovo male della società dei ragazzi e, a differenza del vandalismo e del teppismo, è violenza. I sentimenti del bullo sono: invidia, gelosia, rabbia, narcisismo, perché solo così si sente autorevole. Perciò cerchiamo di aiutarci a vicenda, per non creare atti di bullismo nella propria scuola. Gli alunni della 4B: Nicola Capraro Gabriele, Erika Carbonelli, Giorgia Castrignano, Angela Langianese, Maria Chiara Martella, Tavaglione Giuseppe, Tavaglione Nicolò, Vecera Lucia. PAG 29 Anno XII, Numero 1 VI, Numero I terremoti di Agosto ed Ottobre hanno riproposto l’attenzione sulla natura del nostro territorio Allarme rischio sismico in Italia Interessati soprattutto i territori del Centro-Sud L’Italia è uno dei Paesi a maggiore rischio sismico del Mediterraneo, per la sua particolare posizione geografica, nella Zona di CONVERGENZA tra la placca Africana e quella EURASIATICA. La sismicità più elevata si concentra nella parte CENTRO-MERIDIONALE della PENISOLA, lungo la dorsale appenninica (VAL di MARGA, MUNGELLO, VAL TIBERINA, VAL NERINA, AQUILANO, FUCINO, VALLE dei LIRI, BENEVENTANO, IRPINIA), in Calabria e Sicilia e in alcune Aree Settentrionali, come il Friuli, parte del Veneto e la Liguria Occidentale. Solo la Sardegna non risente particolarmente di eventi sismici. Spesso avvengono verifiche sismiche sugli edifici scolastici e interventi di adeguamento strutturale e artistico, per ridurre gli effetti dei terremoti. Sono queste le azioni che vedono impegnato il DIPARTIMENTO della PROTEZIONE CIVILE - attraverso le regioni - per la sicurezza delle Scuole. Azioni Finalizzate alla prevenzione del rischio SISMICO, avviate dopo il terremoto del 2002 in Puglia e Molise, che a S. Giuliano di Puglia provocò il crollo dell’edificio scolastico Francesco Jovine. Sui luoghi del terremoto di Umbria e Marche sono giunte le più importanti autorità, a cominciare dal Presidente della Repubblica, Mattarella. Inoltre, per potenziare la risposta all’intervento, il Consiglio dei Ministri ha adottato misure straordinarie per affrontare l’ emergenza. Dopo il Terremoto in Abruzzo del 6 Aprile 2009 è stato emanato un nuovo provvedimento per dare maggiore impulso alla prevenzione sismica. L’ articolo 11 del Decreto Legge n. 39 del 28 Aprile 2009 prevede che siano finanziati interventi per la prevenzione del rischio sismico su tutto il territorio nazionale e stanzia 965 milioni di euro in 7 anni. L’ attuazione dell’ art. 11 è affidata al Dipartimento della Protezione Civile e regolata attraverso ordinanze del suo Capo del Dipartimento. Quello n. 400 del 31 Ottobre 2016, ad esempio, prevede ulteriori interventi urgenti di Protezione civile conseguenti all’eccezionale evento sismico che ha colpito il territorio delle Regioni Lazio, Marche, Umbria e Abruzzo il 24 Agosto 2016. Lo stesso 31 Ottobre 2016 la Delibera del Consiglio dei Ministri ha esteso gli effetti della dichiarazione dello Stato di emergenza adottata il 25 Agosto 2016, in conseguenza degli ulteriori eccezionali eventi Sismici che il giorno 30 Ottobre 2016 hanno colpito il territorio delle Regioni Abruzzo, Lazio, Marche e Umbria. Carlo Guerra e Daniel Vecera, VB Scuola Primaria Altra scossa ad Amatrice Anche la Puglia è a rischio terremoti Il sisma degli scorsi giorni sarebbe lo stesso di Amatrice. Un pezzo di crosta terrestre lungo 17-18 Km., largo 10 e profondo 9, è caduto di poco più di mezzo metro. Le dimensioni della faglia, che si è rotta, sono di poco inferiori rispetto al sisma di Amatrice. La Protezione Civile è stata rapidissima nei soccorsi. Per i geofisici ci saranno sicuramente altre scosse, che dureranno per settimane, ma che poi termineranno. La speranza che in futuro si riesca a realizzare una carta dell’intensità dei terremoti in ogni zona dell’Italia è vicina. Non esistono aree senza rischio ed è giusto che i cittadini siano informati del pericolo che corrono. Non c'è angolo della Puglia che possa dirsi esente dal rischio sismico. All'indomani del sisma, che ha sconvolto l'Italia Centrale, anche la Puglia è in pericolo dal punto di vista sismico non solo nelle sue zone più a Nord (Gargano, Capitanata e Subappennino) ma anche nel resto del territorio. Della Malva Sara, Tavaglione Matteo, Vecera Michelantonio e Verderame Agostino PAG 30 Anno XII, Numero 1 VI, Numero Anche se duramente colpiti, molti atleti continuano ad usare sostanze illecite Non inquiniamo lo sport: stop al doping! Le droghe sono sostanze che alterano il comportamento di una persona e hanno effetto sul sistema nervoso e sul cervello. Sono sostanze per lo più proibite, che, purtroppo molta gente, per farne uso, compra ad alto prezzo ed ovviamente in modo illecito. Il doping è una piaga riguardante soprattutto il mondo dello sport, spesso coinvolto in fenomeni simili a quelli del mondo sociale, dove la droga è una triste realtà. In campo sportivo il doping è il consumo di sostanze illecite, che spesso danno una mano agli atleti nel migliorare le proprie prestazioni fisiche. Esso consiste nel ricorso a mezzi illegali o all'assunzione di sostanze chimiche proibite dalle autorità sportive, sia a livello nazionale sia internazionale. Nella società del XX° secolo lo sport ha assunto la stessa importanza che avevano dell'antica Grecia, nella quale gli sportivi venivano utilizzati per vincere allori e dimostrare al mondo la validità di un sistema politico e rappresentavano uno status symbol con enormi privilegi rispetto al tenore di vita medio della popolazione. Nel secolo scorso, Germania dell'Est e Romania sono stati i Paesi in cui la scienza del doping e dei primati costruiti in laboratorio ha avuto la massima espressione. I Paesi Occidentali a loro volta, per fronteggiare le continue vittorie degli atleti dell'Est Europa, investirono notevoli risorse per migliorare le prestazioni. Agli atleti venivano assegnati notevoli premi in denaro a fronte di vittorie o primati a livello internazionale. L'Italia è stata fra le prime nazioni a preoccuparsi del problema già dal 1954. Nel 1961 è stato aperto il primo laboratorio di analisi a Firenze e nel 1971 venne emanata una legge che punisce l'uso di sostanze illecite , somministrate agli atleti, e condanna anche chi le fornisce. Nel 1971 il C.I.O. (Comitato Olimpico Internazionale) ha reso noto un elenco di sostanze considerate proibite, annualmente aggiornato. Andrea Marino, Michele Falcone e Luigi Vescia, III A Liceo Atleti e allenatori, per primi, devono dare esempi di rispetto e correttezza La violenza macchia lo sport ed il calcio in primis Non sarebbe bello che le tifoserie tornassero quelle di un tempo? L’aggressività è da tempo parte dell'ambito sportivo: nello sport, in quanto lo scontro interpersonale non solo è tollerata, ma è anche da molti approvata con entusiasmo. Infatti, spesso assistiamo ad innumerevoli scontri, specialmente tra tifoserie, e purtroppo, a volte, da un banale litigio si può arrivare alla morte. In anni recenti, però, la violenza in campo e fuori degli stadi è diventata un problema sociale rilevante, che vede protagonisti non soli atleti, ma anche allenatori e spettatori. Recentemente, perciò, i regolamenti sono diventati molto più ferrei: ad esempio, gli allenatori non possono avere dei momenti d’ira e tirare un calcio alle bottigliette d’acqua in panchina, altrimenti potrebbero essere allontanati dal campo; i giocatori devono pur sempre mostrare un minimo di rispetto non solo per il proprio collega avversario, ma anche e soprattutto per il proprio allenatore, anche se vengono sostituiti, quando hanno ancora voglia di giocare. Ovviamente sono proprio i protagonisti a dover dare l’esempio, poiché spesso diventano degli idoli per grandi e piccoli, che cercano d’imitarli dal modo di vestire ai comportamenti. Il tifo per la propria squadra del cuore, però, non è più quello di una volta… Basti pensare a tutti gli scontri, le morti e gli scandali che stanno contornando la storia del calcio attuale. Scooter e vespe in campo, armi, risse e cori razzisti sono ormai all’ordine del giorno, o meglio, all’ordine della domenica. Ma possiamo far sì che il grande calcio e le grandi tifoserie ritornino quelle d’un tempo? Andrea Marino, Michele Falcone e Luigi Vescia, III A Liceo PAG 31 Anno XII, Numero 1 VI, Numero Parola … alle immagini di Nicola Piracci, 2^ A Liceo PAG 32 Continuazione da pagina 1 Anno XII, Numero 1 VI, Numero Intervista al Dirigente Scolastico Prof.ssa Maria Taronna “Il cambiamento riscontrato è innanzitutto quantitativo: nonostante siano passati soli due anni c’è stato un importante incremento di studenti, docenti e collaboratori scolastici. Dal punto di vista qualitativo, invece, non si possono ancora trarre conclusioni, un cambiamento simile sarebbe percepibile solo in tempi maggiori rispetto a quelli trascorsi. Certamente ci sono stati progressi nelle metodologie didattiche utilizzate, infatti, i docenti li vedo più attenti verso un insegnamento innovativo, rispondente alle esigenze del territorio. Tuttavia una scuola per vedere cambiamenti radicali ha anche bisogno di stabilità e continuità nell’operato del dirigente che indirizza l’istituto”. - Questo è il secondo anno che Peschici deve fare i conti con un Istituto Omnicomprensivo: quali sono, secondo lei, i pro di questa tipologia di struttura scolastica? E quali sono invece i contro? “Certamente in una realtà come quella peschiciana l’Istituto Omnicomprensivo è più rispondente ai bisogni degli studenti. Il problema che invece dovrebbe risolversi è quello di una migliore offerta formativa sul territorio da parte della Regione Puglia”. - Quali sono i punti da valorizzare all’interno dell’ambiente scolastico a livello di progetti? “Si cercherà di attuare diversi tipi di progetti, partendo da quelli che coinvolgono tutto l’Istituto, per poi passare a quelli specifici per i vari gradi d’istruzione. Quel che serve ai ragazzi di Peschici è il contatto con il mondo esterno. Gli studenti devono iniziare a capire di vivere in una società ormai cosmopolita, ed è quindi assolutamente necessario il contatto con altre realtà, nazionali ed internazionali. C’è dunque bisogno di attuare dei progetti di scambio pur cercando di valorizzare le ricchezze della nostra terra”. - Quali sono gli obiettivi che si è prefissata di raggiungere? “La priorità è quella di dare visibilità alla Scuola di Peschici e rendere il Piano dell’Offerta Formativa coerente con le esigenze del territorio”. - Sappiamo, tramite un comunicato stampa del Comune, che a breve dovrebbero ripartire i lavori del nuovo edificio scolastico: la Scuola ha ricevuto maggiori informazioni a riguardo? “No, finora le informazioni ufficiali restano quelle del comunicato stampa comunale, in quanto non c’è stato alcun incontro ufficiale in merito al nuovo edificio. Al termine di questa conversazione, voglio rinnovare a tutto il personale e a voi alunni un anno bello, ricco di entusiasmo e risultati positivi”. Gianluca Marino, V A Liceo Il n. 1, Anno XII, di Omninews è stato stampato presso la sede del Liceo Scientifico di Pèschici - Via Solferino n. 18 - il giorno 21 Novembre 2016. Il formato digitale è presente sul Sito WEB: iclibetta.gov.it Redazione Redazione Alla realizzazione di questa Edizione hanno contribuito: - Piracci Nicola - Marino Gianluca - Tavaglione Emanuela - Bonsanto Giorgia - Rosy Iervolino - Donatella Mastromatteo - Marco Salcuni Ed i docenti: Piemontese Angelo, De Nittis Pasquale, Palazzo Imelda Disegni originali: Piracci Nicola [email protected] Impaginazione: Prof. Piemontese Angelo