OmniNews n. 1 - ic libetta peschici

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OmniNews n. 1 - ic libetta peschici
- Anno XII - Numero - 1 - Novembre 2016 Sito WEB: iclibetta.gov.it
Bisogna fare un passo indietro
- TUTTI - se si vuole salvare
un monumento così illustre
Calena: basta
contrapposizioni!
Attorno alla metà dello scorso
Settembre, abbiamo avuto notizia
che su Internet erano state pubblicate delle foto inedite su Calena.
Visionandole, abbiamo notato
due aspetti contrastanti:
- da un lato il grave stato di abbandono della struttura, con molte
parti della copertura crollate e
resti di materiale sparso ovunque;
- dall’altro la meraviglia per degli
affreschi, che si stanno perdendo
(Continua a pagina 3)
Periodico
degli studenti
dell’Omnicomprensivo
Libetta di Pèschici
Finora c’è stata solo la messa in sicurezza del cantiere
Lavori … lumaca
Durante la scorsa stagione
estiva si vociferava che a settembre sarebbero ripresi i lavori per terminare l’edificio
scolastico delle Superiori.
Tutto il paese ha continuato
ad attendere e ad osservare,
pazientemente, fino a quando,
nei primi giorni di Ottobre, il
cantiere è stato aperto ed è
stata posizionata una gru accanto
all’edificio.
Una piccola speranza si è accesa
in noi studenti, che attendiamo da
molto tempo la scuola che ci spetta.
Da noi interpellato, l’Assessore
Luca Esposito ci ha detto che si sta
effettuando la messa in sicurezza
del cantiere, che però noi vediamo
per lo più deserto.
Intervista alla Dirigente Scolastica
Prof.ssa Maria Taronna
Ai ragazzi di Peschici
serve il contatto
con il mondo esterno
Quanto durerà ancora questa
messa in sicurezza? Quando inizieranno i lavori veri e propri, considerando
che
la
consegna
dell’edificio - come ci hanno informato - è prevista per Luglio 2017?
È troppo chiedere di avere una
risposta chiara dalle autorità, che
metta fine a tante incertezze?
Emanuela Tavaglione, VA Liceo
Per il bambino morto a Foce Varano
I genitori vogliono la verità
Secondo loro c’è stata superficialità
da parte dei medici
Anche quest’anno, in occasione del 1° numero di
OMNINEWS, abbiamo intervistato il Dirigente Scolastico.
La professoressa Maria Taronna è stata Dirigente
dell’Istituto comprensivo Libetta già due anni fa,
ma in poco tempo molte cose sono cambiate.
Vediamo dunque il punto di vista della Dirigente
sulla nuova realtà della scuola di Peschici.
- Lei è stata Dirigente in questa Scuola già due
anni fa, seppur l’Istituto non comprendesse ancora i due istituti superiori. Quali sono i cambiamenti riscontrati?
Ha destato sgomento nella piccola frazione ischitellana di Foce Varano la storia del piccolo Andrea, il
bambino nato lo scorso luglio e morto circa due settimane fa, a causa di un’ernia, che i medici avrebbero
diagnosticato troppo tardi.
Andrea è uno dei due gemelli nati, prematuri, lo
scorso luglio nell’ospedale Casa Sollievo della Sofferenza di San Giovanni Rotondo, dimessi poi a settembre in ottime condizioni.
La famiglia Inguanta era felice, fino al 2 Novembre
scorso, quando il piccolo Andrea ha mostrato di non
stare bene.
I genitori hanno portato immediatamente il bambino all’Ospedale di San Giovanni, dove, medici hanno
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XII, Numero
Numero 11
Anno VI,
I genitori vogliono la verità
formulato una diagnosi di bronchiolite, per cui hanno
voluto tenere Andrea in osservazione per altre 48 ore.
Dopo tre giorni, i medici hanno fatto un’ecografia e
il clisma con il clistere, il cui esito è stata la scoperta di
un’ernia. L’equipe medica, allora, ha deciso di trasferire il bambino d’urgenza all’Ospedale di Foggia, dove
c’è un reparto di Chirurgia Pediatrica.
Qui sarebbero subito parse critiche le condizioni di
Andrea, sottoposto ad un intervento di
quattro ore, dal quale, questa volta,
non sarebbe più tornato a casa.
Come mai?
Durante l’intervento, la situazione
presentatasi era molto più grave del
previsto, poiché l’intestino del piccolo
era stato compromesso, era andato in
peritonite e c’era un forte stato di setticemia.
Dopo vari tentativi, i medici dell’ospedale foggiano
sono arrivati alla conclusione che non c’era più nulla da
fare.
Durante la notte Andrea ha avuto 3 arresti cardiaci,
uno dopo l’altro, e non ce l’ha fatta.
Così, la breve vita è stata strappata via ad un bimbo
di 3 mesi, per una superficialità medica.
Andrea non potrà più crescere, dire le sue prime
parole, imparare a camminare, né a vivere.
Le carenze della sanità medica e le sue dimenticanze
sono sempre state presenti, ma si sa, fin quando qualcosa non ci tocca, non ce ne accorgiamo quasi mai.
Andrea, era un bimbo, che viveva ad una sola trentina di chilometri dal nostro paese, nato e curato
nell’Ospedale in cui quasi tutti noi siamo nati.
Questo fa pensare non solo alla preparazione dei
medici, ma ai metodi ed ai criteri secondo i quali vengono immessi nel mondo del lavoro, per salvare vite.
Se provassimo solo a leggere un test
d’ingresso all’università di Medicina, noteremmo che ci sono tante domande sulla cultura generale. E sapete cosa intendono per cultura generale?
Spesso capitano domande sul protagonista di un film risalente al 1947!
Ma sono questi i criteri secondo i quali
vengano selezionati dei papabili medici?
Ovviamente, una volta entrati all’università, non si
studia il protagonista del film del ’47: le lezioni, gli esami, il tirocinio, i master ed i dottorati formano un vero
medico, ma il problema, poi, è come quest’ultimo pratica il suo lavoro.
Con la speranza che avvenimenti del genere non
capitino più, noi di Omninews ci stringiamo attorno alla
famiglia Inguanta e speriamo, ovunque ora il piccolo
Andrea sia, che finalmente stia bene.
Giorgia Bonsanto, V A Liceo
Il “Derby Europeo”: quasi 5 mesi di distanza,
Martedì scorso si è giocata l’amichevole Italia–
Germania a San Siro. Ma una partita contro la Germania, in fondo in fondo, non sarà mai un’amichevole.
É dagli Europei 2012 che l’Italia non vince con la
Germania: due pareggi, con quello di quest’estate a
Bourdeaux, ed una sconfitta per 4-1 in amichevole.
Lo scorso 2 luglio, dopo aver pareggiato, ai rigori, i
tedeschi ci hanno eliminati, privandoci della Semifinale
di Euro 2016, senza imporsi nei 120 minuti di gara.
Per fortuna, nell’amichevole di martedì non ci sono
stati rigori, ma i 90 minuti sono passati con entrambe
le porte inviolate.
Tante sono le differenze rispetto ad Euro16, per
entrambe le nazionali, specialmente per quella italiana.
L’Allenatore Antonio Conte ha lasciato, con lo straordinario ricordo di Euro16, la nostra Nazionale per
allenare in Premier League, mentre sulla panchina tedesca è rimasto Joachim Löw.
A Conte è subentrato
Giampiero Ventura, ex allenatore del Torino.
I due direttori tecnici hanno soprattutto una cosa in
comune: i risultati positivi ottenuti sul campo.
Ventura ha cambiato il modulo 3-5-2, il marchio di
fabbrica di Conte, preferendo il 4-2-4, che favorisce la
velocità delle azioni, nonostante abbia fallito nei primi
test.
Per quello che riguarda la Germania, invece, non è
cambiato nulla: Löw continua a preferire il 4-2-3-1.
I protagonisti: in entrambe le squadre, ci sono state
delle grandi variazioni: molti o quasi tutti i titolari non
hanno giocato, perché si è dato spazio ai giovani, che
non hanno deluso.
Partite del genere hanno sempre appassionato: gli
scontri con Spagna, Germania e Francia, infatti, sono
quelli che regalano più emozioni.
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A cosa poterà il recente sopralluogo
della Soprintendenza della Puglia?
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XII, Numero
Numero 1
Anno VI,
Calena: basta contrapposizioni!
e che andrebbero, invece, conservati e fatti conoscere, prima che spariscano completamente.
Le foto, che
pubblichiamo
altre sono visibili
su Internet -, rendono bene i sentimenti contrastanti
provati.
Quello più forte, però, è la tristezza
per
l’abbandono in cui
versa un monumento così insigne.
Naturale, perciò, la domanda:
“A chi giova tutta
questa decadenza? Perché non si
La chiesa nuova col tetto
trova una soluziocompletamente crollato
ne per fermare un
degrado, che oggi appare inarrestabile?”
Da oltre un ventennio ormai, abbiamo assistito a
continue
contrapposizioni
fra
i
possessori
dell’Abbazia, le istituzioni e cittadini, schierati su opposte barricate, che hanno avuto come unico risultato
l’allarmante degrado del manufatto ed anche la perdita di oltre 300.000 Euro, assegnati per il suo restauro.
Oggi, oltre al clamore - o grazie ad esso? - suscitato dalla pubblicazione delle foto, bisogna registrare un
fatto nuovo.
Nei giorni scorsi, a Calena c’è stato un sopralluogo
di tecnici della Soprintendenza ai Beni culturali della
Puglia, inviati dal Ministero, i quali si sono resi conto
del reale stato in cui versa Calena.
Riusciranno, questa volta, le istituzioni a dare una
svolta positiva ed una speranza di vedere rinascere
Calena?
Ad oggi - e dopo tante speranze vanificate -è diffici-
Uno degli affreschi, ormai quasi cancellato
le dirlo.
L’augurio è quello
di non assistere ad
ulteriori
vertenze,
che allungherebbero
i tempi fino a portare
al definitivo crollo
dell’Abbazia di Calena, già gravemente
segnata dall’incuria.
Nel nostro piccolo,
noi vorremmo che i
possessori di Calena Altri affreschi
che non scordiamolo
è un bene storico di
grande rilievo -, le istituzioni ed i rappresentanti di
associazioni sedessero ad un tavolo con un solo punto
all’ordine del giorno: “LA RINASCITA DI CALENA”.
Mettendo da parte le inutili diatribe sulla proprietà
Una vecchia carrozza in mezzo ai detriti
e sulla sua destinazione a scopi commerciali, chi vuole
veramente bene a Calena ed al nostro territorio dovrebbe fare un passo indietro ed avere l’unico obiettivo di valorizzare un bene storico-culturale tanto significativo, rendendolo fruibile ai peschiciani ed a tutti gli
ospiti, che affollano il Gargano e che amano conoscere le nostre radici e le manifestazioni concrete prodotte.
Ognuno faccia le proprie legittime richieste, ma
con una completa disponibilità, in modo da centrare
un obiettivo che sta a cuore a tante persone disinteressate, che sognano solo di poter vedere Calena rinascere.
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Anno XII,
Numero 1
VI, Numero
Bisogna sfatare tante dicerie, che nascondono la realtà
Immigrazione: com’è possibile che esista ancora il diverso?
Tante le storie di chi cerca di rifarsi una vita, studiando o lavorando onestamente
Ed eccoci qua, ad un anno di distanza: stessa rubrica
e, purtroppo, ancora stessi argomenti.
L’immigrazione: problema tutt’ora presente, ma
non per i paesi che accolgono tanta povera gente, ma,
appunto, per le persone che sono costrette a fuggire
dalla fame e dalla guerra.
Ogni giorno ed ogni notte, numeri strabilianti di persone mettono la loro vita nelle mani dei trafficanti di
esseri umani, a cui non interessa se questa gente arrivi
viva o meno a destinazione, ma soltanto che paghi per
un barcone malandato, dove incastrano anche più di
cinquecento persone.
Tanti di questi immigrati
partono dalle coste del
Nord Africa, dopo aver speso tutti i propri averi, pur di
continuare a coltivare la
speranza di vita migliore.
Secondo molte testimonianze, il costo minimo per
una traversata nel Mediterraneo si aggira intorno agli 800 Euro fino ad arrivare ai
3000 Euro ed anche più.
Con il passare degli anni, la problematica è diventata costante, poiché i morti sono aumentati sempre più:
i numeri sono terrificanti, ma grazie alla Guardia Costiera, ed agli altri organi di salvataggio, tanti uomini,
arrivano vivi, perlomeno.
Come sempre, la popolazione italiana si è divisa in
due schieramenti, aventi due diversi orientamenti: tanti, forse la maggior parte, sostengono che tutti questi
immigrati rovinino l’economia italiana, rubandoci il
lavoro, che ci avrebbero invaso, che aumentino il tasso
di criminalità e tant’altro. Nell’altro schieramento, Emma Bonino, ex Ministro degli Affari esteri, dà una chiara risposta a queste affermazioni, dicendo che sono
tutte fandonie.
Gli immigrati non rubano il lavoro agli italiani, perché spesso svolgono i lavori, che i cittadini italiani non
vogliono più fare: raccogliere la frutta e gli ortaggi nei
campi, lavorare come manovali nei cantieri o come
badanti.
Non rovinano l’economia italiana, poiché, a causa
delle morti e delle poche nascite, che caratterizzano
l’Italia, gli immigrati compensano la diminuzione di
abitanti che si è venuta a creare.
Non hanno invaso l’Italia, perché tanti italiani, soprattutto tanti giovani, sono andati a cercare fortuna e
lavoro all’estero, proprio come questa gente. Anche
loro, ugualmente, hanno dei sogni, che non andrebbero infranti; anche questa gente sogna una vita migliore, un lavoro ed una cultura, e non vorrebbero lasciare
la propria casa, la propria terra, le proprie origini, per
mettere la loro vita nelle mani del mare.
Basti pensare ai piccoli di questa vicenda, ai bambini, ai giovani. Come si
può stroncare i sogni
di dei ragazzini, che
cercano solo una vita
migliore, che fuggono
dalla guerra, dalla
fame e dallo sfruttamento?
A tal proposito, abbiamo delle testimonianze di dei
ragazzini, quasi tutti minorenni. L’arrivo in Italia, dopo
viaggi estenuanti e violenze, significa un’integrazione
difficile per chi viene visto agli occhi degli altri come
un diverso.
Taha è un ragazzino di 13 anni, arrivato in Sicilia
quest’anno, conosciuto ormai da tutti per le sue vicende; per lui l’integrazione è stata davvero difficile: è
scappato più volte dai centri di accoglienza per tornare in Egitto, oppure per raggiungere il fratello maggiore, che alloggia sempre in un altro centro. Ora però,
per fortuna, si è ambientato; continua ad essere però
un ragazzo vivace.
La storia di Karamo è una delle più significative: è
un ragazzo del Gambia di 18 anni; fuggito dalla sua
terra natia da piccolo, ora studia in un istituto nautico
di Catania e alla fine dell’anno si diplomerà, visto che
è uno dei più bravi della classe. Il suo sogno è quello di
viaggiare, ma per davvero, e lo realizzerà l’anno prossimo, quando lavorerà come meccanico sulle navi. Sa
poco della sua terra, o meglio, ricorda poco, ma, grazie ad alcuni amici più grandi di lui, che incontra ogni
tanto, riesce a ritrovare la sua identità attraverso i
loro racconti.
Bakary e Alpha sono due ragazzi che vengono dal
centro dell’Africa, Senegal e Guinea: entrambi hanno
avuto un duro percorso, ma sono stati compagni di
viaggi e di sventure. Inizialmente erano fuggiti in Libia,
dove sono stati sfruttati per cercare l’oro nel deserto
del Sahara e successivamente nei cantieri. La loro vita
in Libia è stata un inferno: erano costantemente perseguitati dalla paura dell’essere picchiati, uccisi o arre(Continua alla pagina successiva)
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Anno XII,
Numero 1
VI, Numero
Immigrazione: com’è possibile che esista ancora il diverso?
stati. Uno di loro dice “Non c’è Stato laggiù, solo terroristi. Perfino i bambini sono armati”. Hanno perso degli
amici lì, dei fratelli, sono stati uccisi dai dei libici che
hanno attaccato il campo in cui vivevano”.
Crudo, ma soprattutto satirico, è il monologo di
Giorgio Montanini, comico italiano, che ha partecipato
ad una delle prime puntate del nuovo programma televisivo di Rai 2 Nemo – Nessuno escluso. Nel suo monologo,
Montanini
racconta di quando, un mattino,
andò a prendere
un caffè ad un bar;
accanto
a
lui
c’erano due sconosciuti, due signori
che parlavano dei
problemi italiani. Il comico si aspettava delle lamentele
sulla politica, sulle tasse, ed, invece, quei due uomini si
lamentavano sulla questione dell’immigrazione, su come i migranti rovinavano l’Italia. Montanini inizia a
scaldarsi, elencando tutti gli orrori a cui quella gente è
sottoposta; elenca tutto ciò che i migranti sono costretti a sopportare, quello che perdono per un briciolo
di libertà e di vita migliore.
È un episodio che fa riflettere: migliaia di persone
sono morte, morte per ciò che molti di noi hanno tra le
mani e nemmeno se ne rendono conto, sono morte
per raggiungere una vera vita.
Com’è possibile che gli immigrati mettano a rischio
il futuro dell’Italia? Com’è possibile che i migranti vengano giudicati diversamente da noi, che, a nostra volta,
emigriamo all’estero per cercare lavoro?
Soprattutto, com’è possibile pensare che nel 2016
esista ancora il diverso?
Giorgia Bonsanto, V A Liceo
Venduta alla giapponese SABmiller
Anche la Peroni non … parla più italiano
Era diventata famosa con lo slogan Chiamami Peroni, sarò la tua birra
Peroni, azienda specializzata nella produzione di
birra, è ormai un marchio affermato; ma qual è stato il
suo percorso per arrivare fino al successo?
L'Azienda viene fondata da Francesco
Peroni a Vigevano nel 1846. É stato un
investimento rischioso, dato che in Italia
il consumo pro-capite di birra era molto
basso.
Nel 1864 Peroni apre una nuova fabbrica a Roma, dandola in gestione al figlio
Giovanni.
All'inizio del ’900 l'integrazione
dell’industria del ghiaccio con quella della
birra dà modo a quest'ultima di diffondersi con maggiore facilità.
Nel 1913, grazie a investimenti sulle
dotazioni industriali, Peroni acquista una posizione
predominante sul mercato. Dopo la Grande Guerra
inizia il suo periodo di splendore. La Peroni assorbe
altri marchi e apre nuovi stabilimenti: a Bari nel 1924, a
Napoli nel 1929 e a Livorno nel 1939.
Un'importante intuizione guida questo sviluppo: la
conquista dell'inesplorato mercato del Centro e del
Sud Italia, dove Peroni diviene un pezzo di storia culturale, sociale ed economica.
Dopo la Seconda guerra mondiale, la Ditta, segue il
modello americano, puntando all'efficienza.
Nel 1966 Armando Testa crea lo spot di Carosello
dov'é presente l'iconica figura della Bionda Peroni
(interpretata da svariate attrici) e conia il famosissimo
slogan: "Chiamami Peroni, sarò la tua birra",
che le permette di divenire sinonimo di birra
italiana.
Nel 1964 Peroni crea la birra premium
Nastro Azzurro, che sponsorizza Valentino
Rossi, con la quale l'Azienda vuole raggiungere un nuovo target di consumatori.
Inoltre, grazie a questa creazione, Peroni
diventa ambasciatrice dell'Italian style e suo
simbolo, iniziando la conquista del mercato
internazionale, arrivando a fatturare anche
339 milioni di euro ed acquistando i tratti di
un'azienda globale, dopo lo sbarco in paesi
come l' Australia, gli U.S.A. e il Regno Unito.
Nel 2003 Peroni entra a far parte del Gruppo sudafricano SABmiller, vendendo la maggior parte delle azioni.
Nel 2016 viene venduta alla Società giapponese Asashi per 2,55 miliardi, la quale ha ottenuto un posto nel
mercato europeo.
Così la Peroni, simbolo della nostra cultura per tanto
tempo, ha perso la sua italianità, anche se, in pratica,
continuerà ad essere prodotta in Italia.
Matteo Mastromatteo, II A Liceo
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Anno XII,
Numero 1
VI, Numero
La scelta del ramo economico di Simona Cordisco e Antonella Biscotti
Un’attività nuova: il marketing
Cosa fanno?
Come promuovere il proprio territorio
Torna la rubrica Cosa fanno? con lo stesso obiettivo: conoscere le scelte post-diploma dei nostri ex alunni e seguire il loro percorso di formazione.
Per il primo numero abbiamo intervistato Antonella
Biscotti e Simona Cordisco: compagne di Liceo e di studi, entrambe hanno scelto il ramo dell'economia, ma
con risvolti differenti.
Qual è stato il vostro percorso di studi universitari?
Simona. Il mio percorso di studi è stato di tipo economico. Mi sono laureata nel 2009 in Economia e marketing all'Università degli Studi di Parma e nel 2012 ho
concluso la specializzazione in Trade marketing e strategie commerciali.
Antonella. Terminato il Liceo, ho sostenuto il test di
ammissione alla Facoltà di Architettura di Pescara, ma,
dopo circa un mese di corsi, ho realizzato che quel percorso non avrebbe fatto per me. In particolare, a dissuadermi sono state le materie pratiche di disegno tecnico, in cui avevo una scarsa preparazione rispetto ai
miei colleghi ed in ogni caso è stato meglio così.
Mi preme ricordare questo momento della mia carriera universitaria, per porre l'accento sull'importanza
dell'orientamento pre-universitario.
Invito gli alunni del V Anno, perciò, a cogliere tutte le
opportunità offerte: giornate di orientamento organizzate dalla Regione e open-day universitari; giornate a
porte aperte per gli studenti delle superiori, organizzate ormai in tutte le facoltà.
Poi, insomma, sbagliare è umano, e, se vi rendete
conto di aver intrapreso una carriera universitaria che
non fa per voi, nulla di grave.
Il mio percorso universitario è proseguito con Economia e marketing in triennale a Parma e specializzazione
in Comunicazione d'impresa presso l'Università Cattolica di Milano. Nel post laurea ho conseguito un master
in Management del settore Turismo a Bologna.
Quando avete scelto di intraprendere questo percorso di studi? Avete mai avuto dei ripensamenti a
riguardo?
Simona. Ho scelto di intraprendere questo percorso di
studi durante l'ultimo anno del Liceo, dopo aver considerato diverse opzioni.
Non ho avuto ripensamenti, ma se potessi tornare
indietro, valuterei più attentamente i percorsi di studio
post laurea.
Concludere gli studi in tempo è importante, per accedere più facilmente al mondo del lavoro, ma è altresì
importante scegliere il percorso più stimolante ed in
linea con le proprie ambizioni.
Un consiglio, che sento di darvi: prendete sul serio lo
studio ma non abbiate fretta se siete confusi!
Antonella. Ho già risposto prima.
La preparazione ricevuta al Liceo vi è stata utile?
Simona. La preparazione ricevuta al Liceo è stata completa e mi ha fornito un metodo di studio che si è rivelato efficace in tutte le materie che ho affrontato durante gli anni universitari.
Un esempio: pur non avendo mai affrontato discipline economiche durante il Liceo, non ho avuto problemi
ad assimilarne i concetti e a superare gli esami!
Antonella. Le materie economiche non richiedono una
particolare preparazione in ambito scientifico
(contrariamente a quanto si dice), per cui io personalmente non ho riscontrato difficoltà o lacune particolari;
anzi alcune materie, come la Filosofia e il Latino  mi
sono tornate utili per l'approccio logico e l'apprendimento in fase di studio.
Quali sono/saranno i vostri sbocchi lavorativi?
Simona. Il percorso di studio, che ho scelto, offre la
possibilità di valutare svariati sbocchi lavorativi, tra cui:
ruoli manageriali a livello industriale e/o distributivo,
ruoli commerciali e di visual-merchandising.
La formazione è prettamente orientata al ramo marketing, ma la base di economia permette di considerare
anche altri settori (per esempio quello bancario o ruoli
da libero professionista).
Antonella. L'università non ti insegna un lavoro, almeno per come la intendono in Italia, e fin quando l'ho
frequentata io.
L'università fornisce conoscenze diffuse e di base in
uno specifico ambito, poi sta a te farti le ossa attraverso esperienze concrete.
Il lavoro è un'altra cosa. Attualmente ho una società
di Destination marketing, che si chiama Mat (sui social
@Matdmc), con altri due ragazzi garganici.
Concretamente ci occupiamo di eventi per lo sviluppo e la promozione della destinazione Gargano. Al momento stiamo programmando alcuni workshop formativi sui nuovi trend del mercato turistico (il prossimo sul
mobile marketing sarà a dicembre), forniamo consulenza aziendale soprattutto in ambito web (siti web, piani
social, etc.), elaboriamo studi e analisi marketing.
Proprio ora stiamo preparando un'importante analisi sul brand Gargano, che presenteremo a Febbraio a
Lecce in occasione di Btm, una fiera sul turismo.
Gianluca Marino, VA Liceo
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XII, Numero
Numero 1
Anno VI,
L’amicizia è essenziale,
quando la famiglia è assente
C’era una volta una ragazza che viveva in un paesino di
mare, era molto bella: aveva capelli lunghi color castano,
occhi marroni, grandi, carnagione chiara e liscia.
Dal suo viso traspariva un sorriso smagliante, pieno di
fascino misterioso e conturbante nel medesimo tempo.
Era una ragazza assai sensibile e di profonda intelligenza,
viveva un momento assai particolare della sua esistenza,
sentiva una profonda mancanza d’affetto giacché la sua
famiglia era, come una barca in preda a una tempesta, sul
punto di naufragare di fronte alle difficoltà della vita.
Non riuscendo a trovare in famiglia il calore necessario, aveva cercato con tutta se stessa l’amicizia, quella
vera! Aveva bisogno di amiche sincere, pronte ad ascoltarla, comprenderla, consigliarla, ma nessuna era disposto a farlo: spesso le compagne di classe la scansavano.
Ci volle un po’ per comprendere di essere circondata
da false amiche ma volle farsene una ragione, aveva bisogno di loro, così le giustificava, non aveva il coraggio di
parlare con franchezza per timore di perdere anche quella parvenza di amicizia. La ragazza si chiudeva nella sua
cameretta, quando rientrava a casa, abbracciava il suo
orsacchiotto e piangeva.
Tante volte avrebbe voluto scambiare due parole con
la mamma o il papà, ma non c’erano … avevano il loro da
fare per salvare il loro rapporto. I giorni passavano e si
sentiva sempre più sola, persa, indifesa.
Molti compagni la prendevano di mira, la facevano
sentire a disagio mettendola in difficoltà con le loro bat-
tutine argute e maliziose che nascondevano perfidia e crudeltà.
Un giorno non ne potette più, così si fece coraggio e li
affrontò; fu come scalare un muro liscio di parecchi metri,
in principio si trovò a fronteggiare una profonda indifferenza ma grazie alla sua tenacia e cocciutaggine, le obbligò ad ascoltare quello che aveva da dire e dopo una lunga
chiacchierata, tutte si convinsero di averle fatto un grave
torto.
Si resero conto di aver commesso un grave sbaglio e si
scusarono, ormai era tardi gliene avevano fatto proprio
tante e di tutti i colori. Lei preferì cambiare compagne di
strada, conobbe altre ragazze, fece nuove amicizie, più
vere, che la fecero sentire a suo agio e ben accetta.
Le nuove amiche si mostrarono gentili, cortesi, sincere,
la apprezzarono per quello che era, non la insultarono né
parlarono mai male alle spalle, la vollero bene e non la
fecero sentire mai sola nei momenti difficili della vita.
Sapeva, finalmente, di poter contare su qualcuno con
cui affrontare le difficoltà e i problemi della vita, condividere i momenti più burrascosi e trovare il consiglio giusto,
una parola appropriata al tempo giusto per superare dolore e tristezza. La vita, infatti, è fatta soprattutto di dispiacere, sofferenza, amarezza e questi lasciano il segno!
I momenti belli sono così fugaci che non ti accorgi
nemmeno di averli vissuti, mentre quelli bui lasciano un
segno indelebile nell’animo di ognuno.
Sharon Latorre e Tedeschi Swami di 3^A Sec. I grado.
I ragazzi di oggi
Il giovane educato è uno sfigato?
Noi ragazzi di oggi non pensiamo a curare la nostra
persona, ma ci imponiamo di avere i vestiti all’ultima moda, della marca più diffusa, possedere l’ultimo Iphone,
quello appena uscito o l’ultimo Smartphone.
È importante la connessione a Twitter, Facebook, Instagram, Whatsapp. Le amicizie virtuali, oggi, hanno più
valore del contatto umano. Sono pochi i giovani che non
si connettono o che non hanno amicizie digitali. Ci preoccupiamo di essere condivisi, di ottenere più “mi piace”
possibili. Fra poco ci innamoreremo sulla rete!
Ci preoccupiamo di come vengono gli scatti fotografici e il giudizio degli altri è la cosa che ci preoccupa maggiormente. Vogliamo essere migliori in tutto, a volte danneggiando o escludendo gli altri.
Il nostro vero carattere, che sia dolce o scontroso, aperto o riservato, non lo mostriamo mai realmente per
paura di essere giudicati non all’altezza della situazione e
di conseguenza non essere apprezzati.
Siamo la generazione della falsità, non siamo capaci di
essere totalmente sinceri, sfrontati e aperti nelle discussioni o nei dialoghi. Spesso nascondiamo quello che pensiamo o siamo realmente, per timore di essere esclusi o
emarginati.
Oggi, il mondo gira al contrario: il ragazzo educato è
ritenuto uno sfigato, mentre il tipo un po’ “stronzetto”,
quello che ti usa e getta, che ti fa soffrire e che ti tiene
testa è considerato un figo!
L’amicizia è l’amore vero sono gli unici rifugi quelli
che ti garantiscono comprensione, condivisione e supporto morale nei momenti difficili della vita, nelle situazioni
di disagio, nelle incomprensioni.
Siamo strani: più fragili dei bambini e più forti degli
adulti!
Irene Giarrusso e Erika Flaminio, 3° Media
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Anno XII,
Numero 1
VI, Numero
Il Bacio di Francesco Hayez
Significato simbolico o semplice raffigurazione di un sentimento?
Il famoso quadro Il bacio del pittore Francesco Hayez è visitabile nella
Pinacoteca di Brera
(Milano).
Il dipinto, olio su
tela, di 112 cm x 88
cm., rappresenta un
uomo che stringe a
sé e bacia una donna.
L’ambientazione
è
medioevale, probabilmente la scena si
svolge all’interno di
un castello. Il quadro
originale è del 1859,
lo stesso autore ne farà successivamente altre copie
identiche.
All’interno del quadro, oltre ai due protagonisti, troviamo dei gradini e alle spalle delle figure una porta,
dove si intravede un buio cupo.
Il quadro, proprio perché dipinto nel 1859, in pieno
Risorgimento, assume dei significati anche politici.
Rappresenta, infatti, la partenza di un volontario
che va a combattere per liberare la patria dall’odiato
oppressore: gli Austriaci.
Le ombre presenti nel dipinto suscitano una certa
inquietudine e apprensione, smorzate solo dal sapiente accostamento dei colori.
L’autore, Francesco Hayez, figlio di madre veneziana e padre francese, nasce a
Venezia nel 1791 e dopo una
breve permanenza a Vienna,
trascorre il resto della sua
vita a Milano, dove muore,
all’età di 91 anni nel 1882.
La sua opera va inquadrata nel periodo del Romanticismo europeo e italiano.
Matias Presutto, III B Media
Protagonista la fiorentina Famiglia de’Medici
Una fiction culturale di successo
Martedì 8 novembre è andata in onda in TV l’ultima
puntata della fiction I Medici.
Abbiamo visto lo sceneggiato, che
la professoressa di italiano ci ha consigliato, nonostante non nutrissimo
molto interesse per quel genere di
spettacolo, alla fine ci ha appassionati
molto.
Abbiamo trovato il film molto interessante, ci ha portato a conoscere la
vita, la storia e i costumi di Firenze verso la fine del
Quattrocento, in particolare di una delle sue più potenti famiglie: i I Medici. Nota non solo nella nostra penisola ma in tutta l’Europa, protagonista della storia
d’Italia dal XV al XVIII secolo.
Oltre ad aver retto le sorti della città di Firenze, i
Medici sono noti per aver promosso la vita artistica,
culturale, spirituale e scientifica del loro tempo.
Erano importanti possedevano immense ricchezze,
banche e intrattenevano rapporti commerciali con
mezza Europa; godevano del sostegno popolare, anche se i Pazzi - altra importante famiglia della città- cercavano di contrastarne l’egemonia.
Portarono all’elezione papale due componenti che presero
i nomi di Clemente VII e Leone
X, fatto assai importante per
l’epoca. Assicurarono alla Penisola, inoltre, quarant’anni di
stabilità e pace, con la politica dell’equilibrio tanto che
il più prestigioso componente di questa famiglia fu
definito L’ago della bilancia italiana.
Godettero, infine, nel Cinquecento dell’ appoggio
imperiale. In generale i Medici furono attivi protagonisti della vita pubblica ed economica della città ben
prima della loro grande ascesa, anche se è solo con
essa che assunsero forma e prestigio internazionale.
Zaira Delli Muti e Angela De Sio, II B Media
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Anno XII,
Numero 1
VI, Numero
Il 22 Ottobre ed il 22 Febbraio di ogni anno, il sole illumina la statua di Ramsete II
Il miracolo del sole ad Abu Simbel: scienza o magia?
Il fenomeno favorito dall’accurata disposizione del Tempio
Abu Simbel è da sempre una delle località turistiche dell’Alto Egitto, e non solo: due volte l’anno, il
Tempio di Ramsete II diventa scenario di un fantastico evento, denominato Il miracolo del sole.
Il 22 Ottobre ed il 22 Febbraio di ogni anno, da migliaia di anni, i raggi del sole entrano nel Tempio dalla
porta incastonata fra
la roccia,
contornata
da
delle
statue colossali, illuminando la
camera del
faraone.
Per venti
minuti, il
sole illumina un punto ben preciso, il volto della statua del Faraone. Secondo le credenze degli antichi egizi, i raggi
solari avrebbero ricaricato d’energia la figura del Faraone.
Scienza o magia? Come ben si sa, da sempre i popoli antichi, specialmente quello egiziano, costruirono
gli edifici sacri secondo dei calcoli matematici ben
precisi, creando delle corrispondenze fra la ubicazione di questi edifici ed il loro allineamento con le costellazioni ed i pianeti. In particolare, grande importanza ha il rapporto con il sole.
Uno degli esempi più incredibili, è appunto, il Tempio di Abu Simbel, fatto costruire da Ramsete II nel
XIII secolo a.C., ma scoperto solo nel XIX secolo da un
archeologo svizzero, che lo trovò sepolto sotto la sabbia, senza, però, entrarvi. Infatti il primo archeologo
che riuscì ad entrare nel Tempio di Ramsete II fu un
italiano, Giovanni Battista
Belzoni, qualche anno dopo
che fu scoperto.
Circa 40 anni fa, il tempio
è stato riconosciuto Patrimonio dell’umanità dall’Unesco, che una decina di anni
prima promosse un’operazione archeologica tanto delicatissima quanto colossale, poiché, a causa della costruzione della Diga di Assuan, per evitare che i templi
presenti in zona venissero sommersi dalle acque del
Nilo, fece li spostare blocco per blocco sulla riga del
Lago Nasser, dove si trovano ancora oggi.
Il complesso di Abu Simbel è composto da due templi scavati nella roccia: il primo, nonché il più grande, è
quello dedicato a Ramsete II ed il secondo a sua moglie
Nefertari.
Nel tempio però, oltre alla statua del Faraone, ce ne
sono altre accanto, dedicate a
degli dei egizi,
che
vengono
ugualmente illuminate durante
il
corso
dell’anno: Amon
-Ra (padre di
tutti gli dei) e Ra
(dio del sole),
mentre la statua di Seth viene volutamente esclusa dal
fenomeno, poiché è il dio delle tenebre.
Gli Egizi non lasciavano nulla al caso, appunto perciò
anche le date, nelle quali il sole entra nel tempio, hanno un significato: secondo la storia, il 22 Febbraio è il
giorno in cui nacque il Faraone Ramsete II, mentre il
22 Ottobre è quella della sua incoronazione.
Per gli archeologi, invece, il 22 Ottobre è la data della fine della piena del Nilo, mentre il 22 Febbraio è
quella del raccolto.
Infine, è da aggiungere che quest’avvenimento è
frutto della scienza, del calcolo matematico, anche se è
bello pensare che sia qualcosa di mistico, di magico.
In realtà un po’ tutto l’antico Egitto è avvolto da
quest’ala di mistero e di magia, con tutti i templi, gli
dèi e le relative usanze. Basta anche solo vedere una
foto su Internet, per immaginare di vivere in un'altra
realtà, provando a pensare cosa si provi nel trovarsi
nella camera del faraone del Tempio di Abu Simbel,
nell’attimo esatto in cui i raggi del sole penetrano
nell’oscurità per illuminare la statua di Ramsete II.
Chiudete gli occhi, ed immaginate.
Giorgia Bonsanto, V A Liceo
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10
Anno XII,
Numero 1
VI, Numero
The doctor who, protagonista di una famosa serie televisiva
L’alieno che si reincarna
Lo ha già fatto dieci volte su dodici a sua disposizione
The Doctor who è
una serie tv, che ha come principale personaggio il Dottore, un signore del tempo, un alieno
proveniente dal pianeta di Gallifrey , che si presenta
sotto forma umana. Viaggia nel tempo e nello spazio
con il Tardis, una macchina che si presenta come una
cabina della polizia, piccola all’esterno, ma enorme
all’interno. In ogni puntata vive delle avventure, visitando luoghi casualmente, ma usando la sua vasta conoscenza di scienza, cultura, tecnologia, storia e altro,
per risolvere i problemi che si trova di fronte e per salvare singole vite nell’universo intero.
Ama viaggiare in compagnia con persone che lo accompagnano per numerose avventure; alcune però, in
finali catastrofici, finiscono col morire. Alcuni sono stati: Amelia Pond, con il suo fidanzato Rory; Rose, la più
presente nelle avventure del Dottore, e molti altri…
Il Dottore invece essendo alieno, ogni volta che
muore, si rigenera cambiando aspetto fisico. Il suo rigenerarsi gli comporta una disponibilità di dodici rigenerazioni. Non rivela mai a nessuno il suo nome, perché dice che nessuno deve saperlo. Perciò, un giorno
incontra una bambina, Susan Foreman, con due insegnanti, che il Dottore rapisce, perché non dovevano
sapere chi egli fosse, e li porta con sé nelle sue avventure spazio-temporali.
Durante la prima incarnazione, il Dottore incontra
per la prima volta i Dalek e i Cyberman; in seguito
muore di vecchiaia. Polly e Ben Jackson sono i testimoni della sua rigenerazione nel Secondo dottore, il quale
viene accompagnato da Jamie McCrimmon e si scontra
ancora con i Dalek e i Cyberman, incontrando nuovi
nemici, tra cui la Grande intelligenza e i Guerrieri di
ghiaccio. È anche il primo ad usare il cacciavite sonico
(sonic screwdriver), attrezzo dagli infiniti usi, che lo
accompagnerà in tutte le sue incarnazioni successive.
Il Secondo Dottore è costretto a chiedere aiuto al
suo popolo. Il tribunale, pur riconoscendo i suoi meriti,
lo condanna alla rigenerazione forzata e all’esilio.
Il Terzo Dottore è intrappolato sulla Terra ed esiliato, ma viene amnistiato per aver salvato Gallifrey.
I suoi nuovi compagni sono il Brigadiere Lethbridge,
il Sergente Banton, le scienziate Jo Grant e Liz Shaw e
la giornalista Sarah Jane Smith. Il Terzo Dottore si rigenera al Quartier Generale della UNIT, sotto gli occhi del
Brigadiere e di Sarah Jane Smith.
Il Quarto Dottore, essendo libero dall’esilio, è costretto a compiere alcune missioni per i signori del
tempo. Accompagnato da Sarah Jane, si scontra con
gli Zygon e con Davros, scienziato pazzo, creatore dei
Dalek. Il nuovo Dottore ha idee pacifiste e un forte
umorismo, ma muore a causa del Maestro, per la caduta del radiotelescopio.
Il Quinto Dottore si scontra con il Maestro, i Sontaran, i Siluriani. In un’occasione incontra tre delle sue
precedenti incarnazioni, e, a causa di un paradosso,
anche il Decimo Dottore dal futuro. Viene esposto,
con la sua compagna di viaggio, a una sostanza letale,
chiamata spectrox. Ha a disposizione una sola dose di
antidoto, che dà alla sua compagna di viaggio e muore, rigenerandosi.
Il Sesto Dottore subisce un secondo processo da
altri signori del tempo. Ad occuparsi del caso è il Valeyard. Il Maestro rivela al Dottore che il Valeyard è il
lato oscuro verificatosi tra la sua Dodicesima e la sua
ultima rigenerazione. Reni, una scienziata di Gallifrey,
provoca la morte del Dottore, che si rigenera nel Settimo, che viene accompagnato da una ragazza appassionata di esplosivi. Fanno saltare in aria il pianeta
nativo dei Dalek. Il Settimo Dottore, ferito da una pallottola e portato in ospedale, muore sotto intervento.
L’Ottavo Dottore nasce in obitorio. Di lui sappiamo
che ha vissuto almeno un’avventura con il Secondo
Dottore, di cui è stata testimone un’eco di Clara Oswald, futura compagna dell’Undicesimo.
Il Nono Dottore conosce Rose Tyler, che lo seguirà
in molti dei suoi viaggi. Insieme conoscono il Capitano
Jack Harkness, che viaggia nel tempo e che si unisce a
loro, morendo in un conflitto contro i Dalek, ma Rose
assorbe dell’energia dal TARDIS e lo fa tornare in vita,
rendendolo immortale. Col TARDIS distrugge i Dalek,
ma, siccome essa è fatale, quando il Nono Dottore
l’assorbe muore e si rigenera.
Il Decimo Dottore si riscontra con i Cyberman e i
Dalek ed è costretto ad abbandonare Rose. Incontra
anche nuovi nemici: gli Angeli piangenti. La sua nuova
compagna di viaggio è Donna Noble. La razza degli
Ood, che lui aveva salvato dalla schiavitù, gli rivela che
la sua morte si avvicina. Il dottore muore per salvare
Wilfred, nonno di Dona Noble, e la sua rigenerazione
è lenta e distrugge parte del TARDIS.
Undicesimo e Dodicesimo Dottore saranno i soggetti delle prossime puntate.
Alessio Giarrusso, III A Liceo Scientifico
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Anno XI,
VI, Numero 11
Dopo un anno dall’attentato, è tornato a vivere col concerto di Sting
Riapre il Bataclan, per vincere la paura
Presenti alcuni superstiti e familiari delle vittime
A un anno dall’attentato, Parigi sembra non avere
più paura.
Il 12 novembre scorso, il Club Bataclan, colpito da un attentato il 13
novembre 2015, è stato riaperto al
pubblico, dopo otto intensi mesi di
ristrutturazione, muovendo gli animi
dei parigini, che ricordano i momenti
spensierati passati nel club e ammettono che è tornato al suo originario splendore.
Ma qualcosa è cambiato: sono state installate 14
nuove telecamere di videosorveglianza, aumentando
anche gli addetti alla sicurezza.
Il proprietario del club ha vietato l’ingresso ai membri della band Eagles of Death Metal, gruppo statunitense che stava tenendo il concerto interrotto
dall’attacco terroristico.
La decisione di Jules Furto è stata molto discussa da
giornalisti e sul web, ma lui ha affermato, in sua difesa:
“Certe cose non si perdonano, li ho mandati via.”, riferendosi alle dichiarazioni del cantante della Band metal, che è arrivato ad affermare che la sicurezza del
locale avesse un accordo con i jihadisti.
I membri della band, perciò, sono stati allontanati
non solo quando hanno provato ad entrare, ma anche
quando hanno deciso di rimanere davanti al locale per
ascoltare il concerto dall’esterno.
A parte questa decisione discutibile, la riapertura
Abura Sumashi : un mostro … utile
Si dice che nei pressi di una strada di montagna
del Giappone, molti e molti anni fa, vivesse una misteriosa creatura chiamata Abura Sumashi.
L’unica storia che ne attesta l’esistenza è quella di
una vecchietta, nonostante raccontasse la storia
presentandola solamente come un’antica leggenda.
La vecchietta la stava narrando al suo nipotino
passeggiando, ai piedi di quella misteriosa montagna. Finito il racconto, udirono un fruscio di foglie e
una voce particolare: “Sono ancora qui”: era Abura
Sumashi, che si era intromesso nel discorso, perché
offeso dalla storia dell’anziana signora, che non credeva alla sua esistenza.
Fra gli esseri molto ricorrenti nel folklore giappo-
del locale ha avuto un grandissimo successo.
Molti artisti sono stati invitati a
esibirsi per l’occasione, ma quelli
francesi hanno rifiutato e molti musicisti internazionali hanno declinato, non sentendosi pronti moralmente per un evento così intenso
ed importante.
Tra i pochi ad aver accettato è
stato scelto Sting, famoso per essere stato un membro
della band The Police e per aver scritto pezzi storici
come Every Breath You Take.
Il cantautore britannico ha deciso di esibirsi gratuitamente, mentre la direzione del club ha distribuito
più di 400 ingressi gratuiti ai familiari delle 90 vittime
del Bataclan.
Al concerto erano presenti alcuni superstiti, che
hanno perso i loro amici nella sparatoria e alcuni genitori delle giovanissime vittime, che nelle interviste
affermano di aver passato una notte emozionante ed
indimenticabile.
Domenica
13
novembre,
anniversario
dell’attentato, il locale è rimasto chiuso in segno di
lutto.
Come ogni volta, Parigi ha provato a rispondere alla
violenza rialzandosi, provando a mettere la paura da
parte per continuare a vivere.
nese, questo deve il suo
soprannome, Abura, all’
Olio,
simbolo
dell’antichità della leggenda: infatti, l’olio è il
simbolo di un periodo
giapponese, in cui si utilizzavano lampade alimentate da olio di pesce, per sfruttare la loro
economia basata sulla
pesca.
Era una sostanza
molto preziosa, visto che non c’era ancora l’energia
elettrica: questi mostri erano come dei protettori ad
olio, fondamentale per illuminare, anche se fiocamente, le case giapponesi.
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12
Anno VI,
XII, Numero
Numero 1
America has chosen: Donald Trump is the 45th president
of the US: ‘’Let’s be united again’’
Donald Trump will be the 45th President of the US. After
Barack Obama, he is going to be the new occupant of the
White House, guide of one of the
most powerful nations in the
world. Excited, he took the stage
with all his family, the new whitedressed First Lady Melania and all
their children, making his very
first speech as President, in more
sedater tones among the ones
used in the just passed campaign.
As soundtrack of his unexpected victory, the epic notes of
‘Air Force One’, movie of the 1997 starring Harrison Ford in
a heroic US President’s shoes.
‘’I swear I will be the President of all the americans’’. And
then ‘’the forgotten ones of this country will not be forgotten
November
7th
2016
no longer’’.
Trump kept on adjudging countries such as: Montana,
Missouri, Idaho, Utah, Ohio, Florida,
North Carolina, Georgia, Iowa, Pennsylvania, Texas and Alaska so as to
earn the 279 biggest electors against
the Clinton’s 218.
The new President therefore celebrated in New York. For the first time in
over 70 years, the american metropolis
held the election day and both the sides, which, after a battle lasted over two years, have never
been further before.
Marco Salcuni, III A Liceo Scientifico
Leonard Cohen, goodbye
The Canadian songwriter has passed away at the age of 82
The world of music cries for Cohen’s death. The
singer, songwriter and poet died at 82, was born in
Montreal on 21st September 1934.
Many have been the
themes explored in his
deeds, from religion to
sexuality, from loneliness
to love. To decree his
success in 1977 was
“Suzanne” despite lots
remember him for his melancholic ballad “Halleluja”
made greater by Jeff Buckley, Bob Dylan and John
Cale’s covers.
His most remembered songs are also “Famous
blue raincoat”, “Waiting for the miracle” and “Sister
of Mercy”. In his most successful records stand out
“Songs from a room”, “Death of a ladies’ mom” till
his last “You want it darker” published some weeks
ago. Winner of several prizes, Cohen was inserted in
the rock and roll Hall of Fame and in 2011 he won
the “Prince of Asturias” award for literature.
Big his collegues’ grief: his compatriot Alanis Morrisette published a crying emoticon on twitter, Justin
Timberlake wrote “A spirit and soul beyond compare”.
Marco Salcuni, III A Liceo
Ecco Proxima B: un nuovo pianeta
È stato scoperto un pianeta extrasolare, appartenente alla Nana rossa Proxima Centauri, che gli scienziati ritengono che si trovi perfettamente nella sua
fascia abitabile. Scoperto dalla sonda Kepler, il pianeta
è stato chiamato Proxima B.
La scoperta è stata resa possibile da osservazioni
della velocità radiale a centauri C attraverso lo spettro-
grafo HARPS, montato
sul telescopio da 3,6m
di diametro, presso l’osservatorio di La Silla della
ESO.
L’annuncio della sua scoperta risale al 24 agosto
2016 ed è l’eso-pianeta più vicino alla nostra stella.
Francesco Pio Mastromatteo, III A Liceo
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13
16 Novembre:
Giornata mondiale
contro il femminicidio
Anno VI,
XII, Numero
Numero 1
Iniziative in tutta Italia. Particolare quella di Cuneo con le Panchine rosse
No alla violenza sulle donne!
Il giorno 16 Novembre del 1999, l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite sceglie il 25 Novembre come
Giornata internazionale della Violenza contro le donne.
Il 25 Novembre è il giorno dell’uccisione di tre sorelle, le quali, negli Anni ’50, cercarono di
ostacolare la dittatura nella Repubblica
Dominicana.
Negli ultimi anni centinaia di iniziative
vengono organizzate in tutta Italia in
occasione del 25 Novembre, per dire
“NO” alla violenza contro le donne in
tutte le sue forme.
La città di Cuneo, ad esempio, ha deciso di dar vita al Progetto Panchine Rosse, che consiste nel dipingere di rosso alcune panchine dislocate nei
parchi e nelle vie della città.
La prima panchina rossa verrà inaugurata alle ore
10:00 del 16 Novembre, adottata dalla Questura di Cu-
neo in collaborazione con l’ASD Volley Ball Cuneo
(Pallavolo Maschile).
L’iniziativa è nata all’interno di LABORATORIO DONNA, gruppo di lavoro coordinato dall’Assessorato delle
pari opportunità del Comune di
Cuneo. Alcune associazioni ed enti
- facenti parte di LAB DONNA hanno così scelto di adottare una
panchina in collaborazione con
associazioni maschili.
Ricordiamoci di indossare scarpe rosse o qualcosa di rosso il 25
novembre, come simbolo per dire
NO alla violenza contro le donne, per non spargere più
sangue tinto dal ROSSO della VIOLENZA.
Alessia Romondia e Giovanna Di Iorio, III A Liceo Scientifico
Ha inviato il 95% dei dati previsti, prima di schiantarsi, per errore, sul suolo di Marte
Parziale successo della Sonda Schiaparelli
In quanto italiani, possiamo fieramente affermare di
avere avuto un ruolo da protagonisti nella tanto attesa
missione della Sonda Schiaparelli, spedita nello spazio
dall’ESA (Agenzia Spaziale Europea) lo
scorso marzo, diretta su Marte.
La data prevista per l’atterraggio
era il 19 ottobre ed è stata rispettata,
presentando però qualche piccolo
problema.
Durante
l’attraversamento
dell’atmosfera del Pianeta rosso, a
solo un minuto dall’atterraggio, la
Sonda ha perso il segnale, cioè non ha
più avuto contatti con i computer, che stavano seguendo la missione dalla base sulla Terra.
Sono ancora incerte le cause dello schianto: probabilmente si è verificato un problema con la programmazione in un computer di bordo: la Sonda ha, quindi,
decodificato i dati in maniera sbagliata e trattato scorrettamente le informazioni mandate dalla base terrestre.
La sonda si è, infatti, comportata come se fosse vici-
na al suolo, cadendo invece a 4 chilometri di distanza
a circa 300 chilometri orari.
Gli ingegneri stanno cercando di analizzare più a
fondo i problemi tecnici verificatisi, per perfezionare i prossimi dispositivi.
Ma, nonostante il mancato
atterraggio, la Sonda è riuscita
a inviare il 95% dei dati previsti.
Gli studiosi coinvolti, perciò,
non sono delusi per i risultati
ottenuti; anzi, Robert Battiston, il presidente dell’ASI (Agenzia Spaziale Italiana)
ha affermato: “Se il computer non avesse fatto un errore, avremmo avuto la ciliegina sulla torta, ma la torta l’abbiamo.”.
Ma quella della Sonda Schiaparelli è solo la prima
fase della missione ExoMars: la seconda, infatti, è prevista per il 2020.
Emanuela Tavaglione, IV A
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Anno VI,
XII, Numero
Numero 1
Un fenomeno radicato nella società: il bullismo !
La complicità della Rete …
Il bullismo è un comportamento che si sviluppa soprattutto in età adolescenziale, quando i ragazzi, per
farsi notare dal gruppo, mettono in pratica atteggiamenti aggressivi contro l’elemento più debole del
gruppo stesso.
Il bullo ha un atteggiamento di superiorità, di arroganza, di violenza ingiustificata. Si comporta così per
vari motivi, ma molto spesso usa la violenza per sfogare rabbia repressa per qualche torto o ingiustizia subita
oppure per semplice stupidità.
La vittima preferita è il ragazzo educato, quello buono, che non sa difendersi, il debole fisicamente ma assai sensibile e intelligente. Proprio perché riflessiva,
penetrante e dotata di raziocinio, la vittima del bullo
sta assai male, sopporta; il suo non è dolore fisico ma
morale.
Il bullo, infatti,
causa danni soprattutto psicologici a
chi subisce la sua
violenza, guasti che
solitamente lo accompagneranno per
tutta l’esistenza, paure e angosce. Proprio per questo,
molte volte, il bullo viene difeso anche da chi lo subisce
perché incute in lui paura. Quest’atteggiamento va a
vantaggio del bullo e provoca solo del male al più debole, il quale perde fiducia in se stesso, si chiude sempre più, vede tutto nero e, in casi estremi, pensa e
mette in pratica il suicidio.
Oggi, purtroppo, assistiamo sempre più al diffondersi strisciante di questo grave fenomeno. A contribuire
alla sua propagazione c’è la Rete con i suoi filmati, di
dominio pubblico, con il suo cyber bullismo, uno dei
più pericolosi perché, basato principalmente su insulti,
riprese e minacce da parte del bullo, solitamente è nascosto nell’anonimato o criptato.
Spesso le persone prese di mira non sanno come
reagire e questo le porta a chiudersi in se stesse e ad
avere scarsa autostima.
A volte, le conseguenze sono più gravi del previsto,
possono creare problemi di natura neurologica, come
anoressia, bulimia e autolesionismo malattie neuropsicologiche gravi con le quali tutti noi dobbiamo imparare a convivere.
Trovo incredibilmente stupido il comportamento del
bullo, fatto di piccole violenze, vessazioni, prepotenze,
soprusi, prevaricazioni, angherie; insignificante nei
comportamenti. Le vittime possano raggiungere livelli
così alti di depressione, ansia, paura da non voler più
uscire dalla casa, da chiudersi nella propria cameretta
per timore, da
rifiutare qualsiasi
contatto con i
propri simili, da
vivere in un profondo stato di
perenne afflizione e inquietudine.
Tutto ciò, molto spesso, se non comunicato alla
famiglia, agli insegnanti e in casi particolari alle autorità, o preso con leggerezza può avere conseguenze gravi e dolorose.
I bulli sono di solito ragazzi poco acculturati, i peggiori sotto il profilo didattico, i più maleducati, forse i
più sciocchi perché ritengono la prevaricazione,
l’insulto, la violenza, un mezzo per affermare la loro
esistenza, altrimenti nessuno li noterebbe.
Il bullismo è il loro pane quotidiano lo vivono con
normalità o come una semplice forma di divertimento,
non si rendono conto della gravità dei loro gesti, delle
parole, degli atti. La parola è il mezzo più potente che
esista, perciò bisogna stare attenti a saperle usare con
proprietà senza intaccare la libertà degli altri o peggio
la dignità della persona umana.
Il bullo dovrebbe fermarsi un po’, mettersi nei panni della vittima, ma, forse, chiedo troppo a un individuo che di umano ha solo l’aspetto esteriore e che nel
suo intimo è peggiore di una bestia.
Voglio, in conclusione, dare un consiglio alla vittima
del bullismo: ”Tu non sei perfetto e neanche gli altri lo
sono, quindi non avere paura di riferire a qualcuno
quello che ti sta accadendo o di chiedere aiuto; hai
una voce perciò usala! Non ascoltare le pretestuose
giustificazioni del bullo, perché questi è un ottimo manipolatore nel far credere che l’episodio sia stato solo
un gioco. Il bullismo non è uno svago bensì un comportamento capace di lasciare profonde ferite in chi lo
subisce, difficilmente rimarginabili col tempo”.
Solo un’ultima riflessione: suggerirei al bullo: “Oggi,
è facile prendersela con i più deboli e se un giorno il
più indifeso fossi tu o un tuo congiunto prossimo, come ti sentiresti?”
Antonietta De Sio, 3A Media
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Anno VI,
XII, Numero
Numero 1
Attenzione: si acquistano facilmente prodotti illegali e pericolosi!
Il Deep WEB: cos’è e perché non bisogna entrarci
Prezzi a portata di tutte le tasche!
Il deep web (o web sommerso) è un insieme di risorse informative non segnalate dai normali motori di
ricerca. Secondo uno studio, il Web è costituito da
oltre 550 miliardi di documenti, mentre Google ne
indicizza solo 2 miliardi.
Quello che contiene il deep web, per la maggior
parte, sono contenuti banditi dai comuni motori di
ricerca perché illegali. Rientrano e fanno parte di questa categoria: siti snuff,
commercio e produzione illegale di droghe e armi, quelli sottoposti a censure
governative, siti di warez e malware;
contiene, inoltre, script e file multimediali difficilmente decifrabili.
Per accedere al Web sommerso, un
utente deve utilizzare link diretti o specifici motori di
ricerca, che raccolgono i siti esclusi dai motori di ricerca comuni.
Dopo aver completato le operazioni necessarie, per
addentrarci nel web sommerso, possiamo acquistare
droga o armi di tutti i tipi, di tutte le qualità o potenza di fuoco e per tutte le tasche.
Possiamo ricostruire un’identità o alterarla. È, infatti, molto facile contraffare documenti. Con altrettanta facilità si possono ottenere repliche degli originali, rilasciati dalle autorità. Ad esempio, una patente
di guida italiana, con relativo inserimento nella banca dati, viene a costare sui 700 euro, spedizione con
corriere espresso inclusa; mentre per un passaporto
falso le cifre sono più basse, sui 300/500 euro, anche
se la qualità, assicura il venditore, è sempre al massimo.
Il deep web, inoltre, offre carte di credito, clonate
ovviamente. La varietà è imbarazzante: dalle Oro alle
Platino, esse straripano da ogni shop del Deep Web; e,
per non essere sgamato, ti consigliano pure di comprare beni digitali, come Gift Card o App.
Si trovano armi di tutti i tipi, quindi, se vuoi sentirti
come un Cavaliere dello Zodiaco, puoi comprare una
balestra con dardi esplosivi, mentre gli amanti del faida-te possono acquistare una guida per costruire granate o bombe
artigianali.
In tema tech, sono anche disponibili servizi forniti da hackers, praticamente impossibili da reperire
fisicamente.
Questi
maghi
dell’informatica hanno un listino
molto vario, se vuoi infiltrarti nel profilo Facebook di
una persona, niente di più facile. Prezzi a portata di
molti.
A spaventare è la facilità con la quale si può accedere a questi servizi. Se pensi che tutto ciò sia fantascienza o frutto della fantasia, prenditi cinque minuti e
fa una rapida ricerca sul web, vedrai come altre decine
di migliaia di persone comprano abitualmente
dal Deep Web droga, armi, carte di credito clonate e
non solo.
Ci chiediamo
cosa fa la Polizia postale per
contrastare
questo grave
fenomeno
di
criminalità. Non
sarebbe il caso di oscurarne il sito o vietarne l’accesso
ai motori di ricerca?
Troviamo assai disdicevole e sconveniente che non
si faccia nulla o quasi per bloccare questi criminali.
Il loro obiettivo è all’apparenza quello di soddisfare il tuo interesse.
Entrarci significa, però, dare il via libera ai virus,
svuotare il tuo conto bancario e addirittura spiarti direttamente dalla webcam del tuo dispositivo.
Evita di andarci, se non hai la minima competenza
di informatica.
Alfio Mongelluzzi e Mario Iervolino, 3B Media
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Il Vizio di ... leggere
XII, Numero
Numero 1
Anno VI,
La V B della Primaria invita a leggere il capolavoro di Antoine de Saint-Exupery
Le lezioni di vita del Piccolo Principe
Avete mai letto Il Piccolo Principe di Antoine de
Saint-Exupery?
Questa è la domanda che rivolgiamo agli adulti…
perché noi in classe lo stiamo leggendo e analizziamo i contenuti e i
messaggi di questa
meravigliosa opera.
Attraverso la lettura siamo arrivati alla considerazione che nonostante la ricchezza di illustrazioni, Il Piccolo
Principe non è soltanto un libro per bambini…!! Al suo
interno, infatti, si trovano messaggi a seconda dell’età
o del momento in cui ci si avvicina alla lettura.
Numerose le lezioni di vita contenute nel libro…
L’ espressione che più ci ha colpito, che è anche la
più conosciuta è : “Non si vede che col cuore.
L’essenziale è invisibile agli occhi”
Noi l’abbiamo interpretata in questo modo: ” La
vera bellezza è dentro di noi…. ”. In ciascuno sono nascoste cose belle e speciali. Purtroppo spesso ci soffermiamo a guardare le cose esteriori e quindi giudichiamo gli altri senza riflettere….!! Come sarebbe bello se
tutti potessimo veramente mettere in pratica queste
affermazioni…!
Quando ne parliamo in classe con le nostre maestre, ci troviamo tutti d’accordo … ma poi dimentichiamo e ci comportiamo in modo poco
educato …!!!
Speriamo che le
lezioni di “VITA “
contenute nel Piccolo Principe ci possano servire per il nostro futuro….un futuro di ADULTI
SPECIALI, come è SPECIALE Il Piccolo Principe !!!
Intanto facciamo nostro questo consiglio
dell’Autore Antoine de Saint-Exupery:
ALUNNI
CLASSE QUINTA B
SCUOLA PRIMARIA.
Un libro per tutti quelli che sono stati bambini
Quest’anno stiamo leggendo Il piccolo principe, scritto da Antoine De Saint Exupèry, un aviatore che un
giorno, con il suo aereo in panne, precipitò nel deserto
del Sahara e incontrò il Piccolo principe, il quale veniva
dall’Asteroide B 612. Questo Asteroide fu scoperto da
un astronomo turco nel 1920.
Ci siamo soffermati molto sul V capitolo, il quale
parla di terribili semi che c’erano sul pianeta del Piccolo
principe: erano i semi di baobab. Il suolo ne era infestato ed erano considerati cattivi come i pensieri che infestano la mente.
Il baobab è una pianta alta e robusta, con i rami tozzi che sembrano radici. Una leggenda africana sui baobab narra che quando Dio creò la Terra, assegnò un
albero ad ogni animale. Il baobab era capitato alla iena,
ma lei disgustata gettò via l’albero e il baobab atterrò
con le radici rivolte verso il cielo.
Nel VI capitolo il Piccolo principe ricorda i tramonti
visibili sul suo pianeta.
Ma il capitolo che mi ha colpito di più è stato il IX,
che racconta della decisione del Piccolo principe di
partire per esplorare nuovi pianeti.
Il progetto di leggere questo libro mi ha colpito
molto, mi ha fatto riflettere e soprattutto mi è piaciuta la dedica che Antoine ha fatto al suo amico Lèon
Werth che dice: “Chiedo perdono ai bambini per aver
dedicato questo libro a un adulto. Ma ho una scusa
molto seria: questo adulto è il migliore amico che ho al
mondo. Ho un’altra scusa: questo adulto capisce tutto,
anche i libri per bambini. E ho anche una terza scusa:
questo adulto abita in Francia, e patisce la fame e il
freddo. Ha molto bisogno di essere consolato. Se tutte
queste scuse non bastassero, allora dedicherò questo
libro al bambino che una volta è stato quell’adulto.
Tutti gli adulti una volta sono stati bambini (ma raramente se ne ricordano). Correggo dunque la mia dedica: A Lèon Werth QUANDO ERA UN BAMBINO”.
Flavia Ranieri, CLASSE VB PRIMARIA
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17
Anno VI,
XII, Numero
Numero 1
Ricordo di una bisnonna
Quanta nostalgia di tempi andati e lontani!
Caro diario,
oggi la pioggia sprigiona in me immensa tristezza. Il
leggero ticchettio delle gocce contro il vetro mi riporta
alla mente ricordi ormai chiusi da tempo in un cassetto, questi pensieri non vogliono proprio saperne di
lasciarmi in pace.
Un’immagine ben precisa, però, continua a rimanere impressa in me: quella della mia cara bisnonna.
Ricordo ancora con chiarezza quella sua piccola ma
accogliente casa, una di quelle alla quale bastava uno
sguardo per comprendere quanto amore aveva ospitato.
Quando ne varcavo
la soglia venivo inebriata dall' odore della
lavanda dei suoi vestiti, e non potevo fare a
meno di sentirmi avvolta da un’intensa
sensazione di benessere.
Nonostante siano passati molti anni, non riesco ancora ad abituarmi all'idea di non vederla più seduta
sulla sua grande poltrona, ad attendere il mio arrivo.
Erano molte le sere nelle quali, fra una coperta e
l'altra, ci rifugiavamo nella lettura lontane da tutto e
da tutti. Mi divertivo tantissimo con lei, e nessuno riusciva a comprenderne il motivo. Io ero l'unica ad aver
scavato così a fondo da essere riuscita a portare alla
luce il suo aspetto più infantile. Anche le sue fragili
braccia erano, per me, un'armatura in grado di proteggermi dal mondo esterno.
Ricordo la gioia provata quando per la prima volta
preparai i biscotti di Natale con lei. Amavo dare una
forma alla pasta frolla, era come se regalassi la vita a
dei piccoli omini di zucchero. Il viso della mia bisnonna,
poi, era sempre illuminato da un timido e rassicurante
sorriso, e anche quando qualcosa la turbava profondamente, cercava di non darlo a vedere.
Del suo aspetto, però, colpivano molto gli occhi.
Due pozzi neri, profondi e misteriosi, che sembrava
celassero segreti di avventure entusiasmanti.
Era l'unica persona con la quale potevo condividere
tutto ciò che mi frullava nella mente, senza vergogna e
con una facilità tale da rendere un sollievo confidarmi
con lei.
La mia bisnonna rappresentava, per me, un
punto di riferimento,
qualcuno disposto ad
aiutarmi senza chiedere
nulla in cambio.
Quando mi lasciò, ero
ancora molto piccola e,
naturalmente, la triste
notizia fu un duro colpo
da superare.
Il nostro piccolo mondo, creato con tanto amore ed impegno, mi
sembrò tutto d'un tratto, crollare e rompersi in mille pezzi.
Ero certa che non sarei riuscita a trovare più nessuno in grado di leggermi dentro come lei, era unica ed
io purtroppo ne ero sempre stata consapevole.
Con l'aiuto della mia famiglia riuscii pian piano a
essere di nuovo allegra, mi convinsi che anche la mia
bisnonna lo avrebbe desiderato molto.
Continuarono a passare gli anni e, nonostante sapessi che non sarei mai riuscita a dimenticarla, mi riproposi di iniziare a ricordare sempre meno i bei momenti passati insieme, per non soffrire.
Oggi, ripensandoci, mi sento davvero una stupida
per aver messo da parte questi ricordi che, oltre alla
nostalgia, mi fanno provare anche una strana sensazione di leggerezza e felicità.
Sono davvero contenta di sapere che la mia infanzia fu popolata sia da momenti meravigliosi che da
brevi periodi bui, grazie ai quali sono maturata molto.
Uno dei desideri che continuerò a portare avanti
durante la mia crescita, è quello di poter diventare un
giorno una bisnonna eccezionale ed unica proprio come la mia.
Adesso mi capita spesso di pensare a lei e quando
mi reco in quella fantastica casetta, terra natale delle
mie prime avventure, molti pensieri riaffiorano nella
mia mente rendendomi finalmente felice.
Ylenia Pupillo, 3B Media
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Anno VI,
XII, Numero
Numero 1
Una scelta importante!
Quale scuola frequentare dopo la licenza media?
Ognuno di noi, durante la vita, subisce dei cambiamenti; alcuni sono più notevoli di altri.
Diventiamo più alti, affiniamo i nostri gusti, cambiamo il carattere, il modo di fare, in altre parole la vita
migliora perché conosciamo meglio noi stessi e ci formiamo una personalità tutta nostra!
Diventiamo più maturi e facciamo scelte importanti
che ci segneranno, come le amicizie o il prosieguo degli studi.
La scelta più importante sarà, per noi, quella della
scuola
futura,
dell’indirizzo scolastico da frequentare
nei prossimi cinque
anni. Questa scelta
condizionerà tutto il
nostro avvenire.
Gli istituti scolastici presenti nel
nostro paese sono
due: ITE e lo Scientifico.
Nei paesi limitrofi, Rodi, Vico Garganico e Vieste, ci sono scuola differenti, per gusti diversi. Rodi prepara i futuri ragionieri e
geometri.
Chi nutre, invece, una predilezione particolare per le
materie letterarie potrà frequentare il Classico a Vico.
Quest’indirizzo scolastico garantisce un’adeguata preparazione nelle materie letterarie e, più in particolare,
in Latino e Greco.
I ragazzi che, invece, vogliono avviarsi al lavoro nel
campo alberghiero o della ristorazione e somministrazione di bevande si orienteranno verso Vieste, dove ha
sede l’IPSSAR E. Mattei. Questa scuola rilascia un attestato di qualifica dopo tre anni e per chi vuole continuare, dopo cinque anni, il diploma che consente tranquillamente l’accesso all’università.
Sempre a Vieste, come a Vico e a Peschici, c’è anche
il Liceo scientifico, ma considerato che è presente qui
da noi perché iscriversi a un istituto scolastico di un
altro paese.
Il nostro Liceo è da diversi anni un’ottima scuola che
prepara i giovani ad affrontare con ottimi risultati qualsiasi facoltà universitaria.
Noi consigliamo, pertanto, la frequenza dei nostri
Istituti per ovvie e svariate ragioni, come dormire qualche ora in più il mattino, rientrare prima a casa il pomeriggio, avere più tempo da dedicare allo studio, se-
guire gli sportelli di recupero e i
progetti didattici pomeridiani,
ecc.
Suggeriamo e
raccomandiamo
la scelta delle
nostre
scuole
perché sono a
pochi minuti dalle abitazioni di ognuno di noi, i genitori possono esercitare un controllo più attento e maggiore sui figli, far sentire la loro presenza costante,
cosa che riteniamo più difficile in un altro ambiente,
ma soprattutto perché i giovani studenti, frequentanti
i nostri istituti superiori, ravvivano l’ambiente e lo arricchiscono culturalmente.
Peschici è un piccolo paese di poco più di quattromilacinquecento abitanti, che vive principalmente di
turismo, non è un grosso centro e i giovani sono pochi,
se i ragazzi peschiciani frequentano gli istituti degli
altri paesi chi si iscriverà ai nostri?
Di certo non i turisti, né tanto meno i ragazzi dei
paesi confinanti, ogni scuola si tiene ben stretto i propri studenti per paura di perdere l’autonomia, perché
Peschici dovrebbe essere l’eccezione?
Bisogna per questo che i ragazzi peschiciani frequentino i loro Istituti superiori.
Sappiamo, inoltre, che, qualora non si formino le
classi nell’anno
scolastico 20172018, il completamento del nascente
istituto
scolastico difficilmente vedrebbe
mai la fine e questo, a nostro avviso, sarebbe un
grave danno per
l’intera comunità.
Detto ciò, ognuno è libero di scegliere la scuola che
più gli aggrada assumendosene responsabilità e conseguenze.
Briget Flaminio e Michela Pane, III B Media
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Anno XII,
Numero 1
VI, Numero
Come affrontare al meglio il quinto anno e l’Esame di Stato finale
Lettera ai maturandi da un ex maturanda: manuale d’uso
Ho lasciato il Liceo con una promessa: raccontare la
mia storia, la mia maturità, il mio ultimo anno.
Non che sia da prendere ad esempio, ma ci tenevo a
farlo per un motivo, perché anch’io l’anno scorso ero
seduta lì, su quelle scomode sedie, aspettando con ansia
e paura il giorno in cui tutto si sarebbe concluso; e proprio in quei momenti di paura speravo che qualcuno venisse da me e mi dicesse: “Tranquilla, ti spiego come funziona!” oppure: “ Vuoi qualche consiglio?”.
Invece no: c’erano solo professori a cui faceva piacere
ricordarti ogni secondo della tua vita che la maturità era
vicina; c’erano anche ex alunni che dicevano di non preoccuparsi, tanto anche le persone meno volenterose di
studiare ce l’avevano fatta. Beh non era rassicurante e
non lo è neanche per voi, immagino. Si, mi riferisco a voi
futuri maturandi: ecco, allora, quello che voglio fare è
darvi una mano, qualche consiglio, voglio raccontarvi che
l’Esame alla fine non è poi così male.
Partiamo dal principio: state studiando? Non per la
maturità, ma per voi stessi. Studiare fa crescere, è un po’
come andare in palestra, per avere un bel fisico; studiare,
invece, serve ad avere un bel cervello, indispensabile
nella vita. Studiare serve per essere uomini liberi, liberi
ed intelligenti, liberi e felici.
Dopo aver capito questo andiamo avanti. Prossimo
passo: ricordo che una delle cose più brutte era il momento in cui i proff. si arrabbiavano, perché non era più
divertente, come gli altri anni, vederli rossi e furiosi: al
quinto anno riuscivano, in qualche modo, a farti pesare
qualsiasi cosa, cancellavano tutto l’impegno che avevi
impiegato in un compito o in un’interrogazione.
Vi dico una cosa molto importante: non permettete
mai a nessuno, che sia un professore, un genitore o un
vostro amico, di dirvi che non valete niente, non è affatto
vero. Non arrendetevi quando vi dicono “ Non sei capace!”, ma fate di tutto per dimostrare il contrario. Siate
determinati nel raggiungere i vostri obbiettivi, primo,
perché sono i vostri, e secondo, perché avrete le soddisfazioni più belle, una volta raggiuntili.
Ma ora veniamo al sodo: l’argomento, di cui tutti i
maturandi ignorano l’esistenza, pur di non pensarci, la
MATURITÀ. Con le sue tre bellissime prove scritte ed il
suo eccitante esame orale. Vi preannuncio una cosa, che
all’esame avrete modo di provare personalmente, ossia
che non ci sono vie di mezzo. O le tracce della Prima prova ti fanno schifo o le adori, o hai studiato per la Terza
prova o non hai studiato, o la Seconda prova è arabo o…
No, non c’è un’alternativa: è arabo!
Tenete ben presente, che verrete giudicati da professori che non vi conoscono, non sanno chi siete: per loro
siete ragazzi come altri, non siete gli stessi che per la Professoressa Iervolino. Quindi, non vi aspettiate neppure
che provino a capirvi: loro avranno il compito di giudicare una sola delle mille prove che avete fatto durante la
vostra vita scolastica, la vostra performance, sicuramente non quella migliore.
Ma non dovete preoccuparvi: i voti che ricevete sono
simboli, che non attestano nulla. Ricordo che alla Prima
prova, una mia amica, che ama scrivere proprio come
me, prese 10/15: la sufficienza! Per i voti che riceverete
ci sono due opzioni di reazione: o sarete arrabbiati, perché vi aspettavate molto di più, o sarete felicissimi, perché vi aspettavate molto meno, dato che non avevate
aperto neanche un libro! Non c’è chi è contento perché
sa di essersi guadagnato ciò che si meritava (chi dice di
esser soddisfatto è perché fa parte della seconda categoria).
La parte più bella dell’Esame è la prova orale: è solo lì
che puoi dimostrare chi sei e quanto vali. É lì che viene
fuori la tua maturità e non solo proveniente dai libri, ma
quella che hai guadagnato ascoltando, capendo, conoscendo ed ammirando! Ecco, lì dovete dare tutto voi
stessi! Ah, non continuate a ripetere frasi del tipo: “Io
voglio esser primo, così mi tolgo questo peso” o “Voglio
essere ultimo, perché voglio ascoltare gli altri”: in qualsiasi gruppo o giorno siate, non sarete mai pronti per quel
momento.
Il voto finale non rappresenta ciò che siete e neppure
ciò che volete diventare, ma perché c’è sempre un ma,
IMPEGNATEVI e non per i voti o per l’esame, ma per voi
stessi, perché, finita la scuola, quello che rimane non è il
voto, ma il bagaglio che ogni giorno avete riempito con
qualcosa di nuovo: una parola in inglese, un litigio, il
sorriso di un vostro compagno, un libro o una derivata.
Ma non un voto!
L’ultima cosa di cui voglio parlarvi è quella che fa più
paura. Vi spiego: nel bene o nel male, la scuola è sempre
stata un posto sicuro: nel momento in cui sei entrato,
sapevi di doverci rimanere un po’ di tempo e così ci hai
fatto l’abitudine. Ma quando sei all’ultimo anno, non è
più così semplice: inizi a pensare al futuro ed il futuro è
tutto tranne che un posto sicuro. Ebbene, qui non ci sono molti consigli da dare: posso solo dirvi di pensarci
bene, di avere un piano B e di non smettere di sognare,
perché, se avete un sogno grande o piccolo che sia, tutto ciò che dovete fare è impegnarvi pur di realizzarlo, a
qualsiasi costo.
Spero di avervi detto tutto e aiutato nel mio piccolo.
Ora maturandi, tocca a voi vivere l’ultimo anno e lasciare il segno.
In bocca al lupo, con affetto: un ex maturanda per
sempre grata alla scuola per tutto quello che le ha insegnato.
Federica Vescia, ex-alunna Liceo
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20
XII, Numero
Numero 1
Anno VI,
Ancora una lodevole iniziativa dell’Associazione peschiciana
Gli Amici dei bambini fra i terremotati
Oggi vogliamo parlarvi delle associazioni presenti
nel nostro paese. A dire la verità, non pensavamo che
ce ne fossero davvero tante, ognuna con un obbiettivo
diverso, tra calcio, cultura e musica.
I n pa r t i co l a re , c i so f fe r m i am o
sull’Associazione AMICI DEI BAMBINI, perché
la cosa che ci colpisce è che al suo attivo ha, da
qualche anno a questa parte, delle missioni
incredibili e bellissime, in quanto porta sostegno a tutti i bambini malati in ospedali come
Ancona, Roma, Perugia, Foggia e San Giovanni
Rotondo, ricoverati nei reparti di Oncologia
pediatrica ma non solo, allietandoli anche con
spettacoli di magia, grazie al mago Piter, ovvero Pierpaolo Olivieri, che è anche componente
dell’Associazione anche come musicista, con le sue
assistenti le sorelle Annamaria - anch’essa musicista - e
Michela.
Degli spettacoli musicali sono protagonisti anche gli
altri componenti dell’Associazione: Leonardo Biscotti,
Lucrezia Ciociola, Antonio Ranieri, Francesco Mastromatteo, Vincenzo Tavaglione, Gianluca Fasanella, Angela Degli Muti, Chiara e Donatella Mastromatteo.
Ci sono, ancora, il nostro Babbo Natale Elia Salcuni,
anche Presidente dell’Associazione, e l’autista Luciano
Biscotti.
La nostra Associazione si propone
principalmente di dare un sorriso, un
sollievo e quello che si può donare a
bambini che vivono momenti di sofferenza.
Nel 2016 l’Associazione si è proposta due missioni molto importanti.
La prima ha riguardato la solidarietà verso quelle povere persone colpite dal terremoto nel Centro Italia, tra
le Marche, l’Abruzzo, il Lazio e
l’Umbria.
Siamo stati ad Arquata del Tronto e ci siamo resi
conto di come la situazione era davvero critica. Siamo
stati i primi a portare viveri e vestiari di prima necessità.
Adesso l’Associazione ha in progetto anche di andare negli ospedali di Perugia, Foligno e di ritornare nelle
zone terremotate, facendo visita ad anziani e ragazzi
meno fortunati del nostro paese.
Per evitare rischi, necessario una maggiore comunicazione genitori-figli
Gli eterni problemi dell’adolescenza
Ogni giorno noi giovani siamo costretti a sentirci
definire dei ribelli privi di scrupoli, che non ascoltiamo i
consigli degli adulti, considerati persone irrispettose e
troppo istintive, con le quali è difficile stabilire un discorso serio.
In parte questo è vero: molti ragazzi si possono
comportare in modo del tutto inspiegabile agli occhi
del genitore. Da un lato però si deve considerare che
ogni ragazzo/a, che si trova in un’età che va dai 13 ai
20 anni circa, subisce talmente tanti sconvolgimenti e
delusioni nella propria vita, da comportarsi a volte in
modo impulsivo, sentendosi spesso insicuro e cadendo
in molte tentazioni, come la droga e il fumo: infatti gli
adolescenti continuano a provare forti emozioni, grazie
all’uso di sostanze delle quali si sentono padroni.
Tutto ciò è indubbiamente vero, ma spesso gli adulti
tendono ad ingrandire il problema. La droga è un problema che angoscia molto i genitori, i quali, di solito, si
fanno domande del tipo: Mio figlio fa uso di droghe?
Mio figlio fuma?
Purtroppo viviamo in una società dove l’uso di droghe è comune. Per fortuna, non tutti quelli che assumono queste sostanze, ne faranno un uso regolare e
solo pochi avranno problemi gravi.
Molti genitori si chiedono perché, nonostante tutte
le brutte storie di droga riportate da giornali e tv, i
giovani vogliano anche solo pensare di provare certe
sostanze. In effetti molti giovani non lo fanno.
Di tutti i giovani che hanno problemi, però, solo un
numero minimo si rivolge alla droga. Si ritiene che
quanto più tardi avviene il primo approccio o l’uso
regolare di droga, meno probabilità si avranno che
essa crei problemi seri.
Anche se questo può rassicurare i genitori, è importante che essi siano ben informati sull’argomento e
sappiano come comportarsi con i loro figli.
Mariana Albertone e Martina Putignano, IA Liceo
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21
Anno XII,
Numero 1
VI, Numero
Anche i bambini di Peschici
lo festeggiano
IT’S HALLOWEEN…
Halloween è una festa di origine, celtica che corrisponde al capodanno celtico. Le sue tracce hanno
origine antichissime rintracciabili in Irlanda.
Dall’Irlanda, poi, la tradizione è stata esportata negli
Stati Uniti d’America.
Anche se non è una festa italiana, qui a Peschici noi la festeggiamo ugualmente, perché piace a
quasi tutti i bambini.
Ci si traveste da scheletro, strega o fantasma e si va a bussare alle
porte delle case per chiedere
“dolcetto o scherzetto” (damme’
na cause p’ll’aneme i morte, sennò
te sfascè a porte….).
A volte, se i bambini non sono accontentati con il
dolcetto, possono fare uno scherzo lanciando farina
contro le porte delle case.
C’è anche l’usanza di svuotare delle zucche, di
ricavarne delle facce mostruose e di inserire
all’interno una candela per creare una lanterna.
La mamma di Deniel, ogni anno, ci manda dal suo
forno dei dolcetti a tema. Quest’anno ci ha mandato “Il
dito della strega aromatizzato al limone”: buonissimo!
Ma la cosa che più coinvolge noi bambini, a Peschici,
è la gara dei dolci: chi raccoglie più
dolci, vince un trofeo d’argento
“falso”!
Purtroppo ci sono bambini che,
cambiando maschera, vanno più
volte a bussare alla stessa porta per
farsi dare altri dolcetti, anche se il
regolamento lo vieta.
L’anno scorso ha vinto la nostra
squadra: aveva preso 22 kg di caramelle! Alla fine della
gara, davanti a Sant’Antonio, abbiamo mangiato e ballato tutti insieme. E’ stato bellissimo!
Buon Halloween a tutti…
Luigi Fasanella, Giuseppe Biscotti, VA Primaria
Dal 2011 il Comitato Peschici Eventi fa risentire il grido “Dammë l’anemë ‘i mortë”
Ritorno alla nostra tradizione
Elia Salcuni ci spiega il significato della manifestazione
Da un paio d'anni è tornata in auge a Peschici l'usanza di l’anëmë ‘i mortë.: sempre più bambini, alla fine
d'ottobre, bussano alle nostre porte, chiedendo l'anima dei morti, invece che dolcetto o scherzetto.
Ne abbiamo discusso, perciò, con Elia Salcuni, rappresentante del Comitato Peschici Eventi, che ha organizzato la manifestazione, tenutasi il 1° novembre.
"Questa usanza - racconta Elia - è stata riportata in
vita 5 anni fa, nel 2011, dall'Associazione Punto di Stella e dal Comitato Peschici Eventi, a seguito della progressiva crescita di Halloween. Abbiamo dunque voluto fare in modo di prendere le dovute distanze da Halloween, valorizzando la tradizione popolare, che ha
radici antichissime. Infatti già dall'anno Mille, in pieno
Medioevo, c'era l'usanza di fare offerte ai defunti. Era
un'usanza propria di quel che fu il feudo di Calena.
Verso le 17, al crepuscolo, veniva messo in tavola
ogni genere di bene alimentare: pane, acqua, vino e
frutta di stagione, che venivano offerti al fine di dar
nutrimento all'anima del defunto che, secondo tradizione, tornava per una notte a far visita ai propri cari.
Molte volte però la gente, non avendo molto da offrire ai propri cari, elemosinava qualche genere di bene
ai propri vicini dicendo: “Dammë ’na causë p’ll’anëmë ‘i
mortë, sennò të sfascë ‘a portë”. Avere qualcosa da
offrire era importante fino al punto da spingere la gente a girovagare per il paese per ottenerla e non provocare la rabbia dei defunti. Era un atto di forte rispetto
per i defunti, che godevano di devozione pari a quella
dei Santi.
Oggi l'usanza è ancora comune fra le persone più
anziane. Diffondere l'usanza dei viveri sul tavolo è alquanto irrealizzabile: potrebbe addirittura sembrar
banale, ma attraverso i ragazzi si è riuscito a tener vivo
nel paese il richiamo “Dammë ’na causë p’ll’anëmë ‘i
mortë", che per una volta all'anno riecheggia nel paese. Abbiamo cercato di tramandare ai ragazzi i valori e
le tradizioni a loro estranee, aggiungendo un po' di
competitività: bande di ragazzi cercano, infatti, di accumulare quanti più "beni" possibili. Al termine della serata viene decretata la squadra vincitrice."
Gianluca Marino, VA Liceo
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Dolci a go go
22
Anno XII,
Numero 1
VI, Numero
Da leccarsi … i baffi
Tiramisù
con Pan di stelle e Nutella
Il Tiramisù con Pan di Stelle e Nutella è un dolce
fresco e tremendamente goloso. Come base si utilizzano i Pan Di Stelle, mentre la “crema” è preparata con
Nutella e panna fresca, senza uova.
Ingredienti:
1 confezione da 350 g di biscotti Pan di Stelle
500 ml di panna fresca
200 g di crema spalmabile alle nocciole (Nutella)
Q.b. di cacao amaro in polvere.
Per la bagna:
500 ml di latte intero
8 tazzine di caffè
Preparazione:
Preparare, innanzitutto, le 8 tazzine di caffè; in una
ciotola capiente versare il latte ed aggiungere il caffè
appena preparato; mescolare per miscelare il tutto
(evitare di aggiungere dello zucchero al caffè, perché
sia la Nutella che i Pan di Stelle sono molto dolci).
Montare la panna a neve, dopodiché versare a filo
la Nutella e mescolare delicatamente, in modo da non
smontare la panna.
Prendere uno stampo rettangolare (28x18 cm), iniziando a preparare il Tiramisù: immergere i Pan di Stelle nel latte e caffè; estrarli velocemente in modo da
non farli sfaldare, adagiandoli sul fondo dello stampo;
spalmare sui biscotti uno strato di panna con Nutella e
distribuirlo uniformemente; a questo punto, inzuppare
di nuovo i Pan di Stelle, formando un altro strato e applicare nuovamente la crema.
Spolverizzare un po’ di caco amaro e porre in frigorifero a rassodare per 4-5 ore.
Tirare fuori 20 minuti prima di servirlo.
Rosy Iervolino, III A Liceo
Quando le ciambelle riescono col buco …
Avventura nel bosco della Foresta Umbra!
Un giorno, d’autunno inoltrato, io, un mio amico e suo
papà andammo in foresta per raccogliere i funghi porcini. Questi funghi a me piacciono molto, soprattutto come li prepara la mamma con troccoli e panna: sono
una vera leccornia!
Tornando verso l’automobile e passando per un canale, trovammo tanti funghi
galletti così cominciammo a raccoglierli.
Era già tardi e iniziavano a scendere le
prime ombre della sera, ma dato che lì si
recavano sempre tante persone in cerca
di funghi ci dispiaceva lasciarli. Abbiamo
così percorso tutto il canale quasi al buio, solo la luna rifletteva un po’ di luce, cercando di raccoglierne quanto più ne potevamo tanto la strada per
ritornare all’automobile il papà del mio amico la ricordava, così pensavo e credevo.
Erano le 19:49 quando smettemmo di raccogliere i funghi galletti, ci mettemmo in cammino verso l’auto, fatto
sta che il papà del mio amico non riusciva, a causa della scarsa luminosità, a ritrovare il percorso per tornare.
Vagammo a casaccio per una buona mezz’ora senza
una meta precisa, si andava a tentoni nella foresta. Io
ancora oggi non so quale santo ci
fu vicino, ci protesse e fece ritrovare il sentiero che ci portò
all’automobile. Finalmente, dopo
varie peripezie, ci avviamo verso
Peschici, per tornare a casa. Giungemmo a Peschici alle ore 21:12. A
casa mi presi una sonora paternale, tutti erano preoccupati e, soprattutto, allarmati per il ritardo. La mamma era tanto
arrabbiata, mi mandò a letto senza cena , e, anche se
io non avevo alcuna colpa, per una settimana mi proibì
di uscire il pomeriggio.
Denys Giordano, IIB Media
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L’ulivo nella realtà
ed in poesia
Giornalisti in erba
Anno XII,
Numero 1
VI, Numero
Il faticoso e incerto lavoro per produrre l’oro giallo
Dalle olive all’olio
Mio padre in questo periodo è molto impegnato
nella raccolta delle olive, che per lui rappresenta
un’importante fonte di lavoro.
Dopo la produzione dell’olio, si interessa della vendita, anche se spesso il ricavato non copre del tutto le
spese affrontate.
Io tutti gli anni, in questo periodo, seguo
l’avvenimento, in cui Papà è super impegnato e mamma è coinvolta nell’accogliere gli operai che lo aiutano.
Il tutto si svolge con allegria, però a sera la stanchezza regna in tutta la casa e persino i cani si addormentano presto.
Ho cercato di
capire come avviene
tale raccolta e, con
l’aiuto di mio padre,
ho ricostruito i vari
momenti.
Come si raccolgono le olive
Ci sono molti modi per raccogliere le olive.
La Bacchiatura: con un bastone si scuotono i rami
dell’ulivo, facendo cadere le olive.
Nella Brucatura, le olive si raccolgono con le mani.
Un altro modo si chiama Pettinatura: un grosso rastrello passa attraverso i rami, facendo cadere le olive.
C’è, infine, la Scrollatura: un grosso macchinario
scuote l’albero, facendo cadere le olive.
Al FRANTOIO: DALLE OLIVE ALL’OLIO
Una volta portate al frantoio, le olive sono sottoposte a vari processi per arrivare all’olio.
1. MONDATURA: eliminazione delle foglie dei rametti
dei sassolini e il terriccio.
2. LAVAGGIO: le olive vengono lavate con l’acqua.
3. BOLLITURA: le olive vengono schiacciate con due
grandi ruote che girano e che le riducono ad un impasto.
4. GRAMOLATURA: la poltiglia viene passata nel torchio
e spremuta; il liquido ottenuto viene lasciato a riposare nei serbatoi, poi filtrato: ecco l’olio extra vergine d’oliva. Dopo la prima spremuta, la pasta viene
spremuta ancora e si ottiene un olio di oliva meno
pregiato.
Quest’anno purtroppo gli ulivi sono stati colpiti
maggiormente da una malattia, provocata da un insetto chiamato mosca olearia, che ha minacciato gravemente la salute stessa delle piante. É stata faticosa la
scelta delle olive migliori, ma nonostante tali difficoltà la
produzione è giunta a termine !!
Poca soddisfazione…. ma mio padre si accontenta …e
dice che l’essenziale è avere la salute !!
Uso dell’olio nell’antichità
Un tempo l’olio d’oliva veniva usato anche per
l’illuminazione, per alimentare lumi, lumini e lucerne,
che erano, insieme alla torcia, il principale strumento di
illuminazione dell'antichità.
Una lucerna
La lampada ad olio
Sempre a proposito dell’olio, in un libro ho trovato
delle poesie, che mi sono piaciute e che vi faccio conoscere.
Il campo di ulivi
di Gabriel Garcia Lorca
S’ apre e si chiude
Come un ventaglio
Sull’ uliveto
C’ è un cielo sommerso
E una pioggia scura
Di freddi astri
Tremano giunco e penombra
Sulla riva del fiume
S’ increspa il vento grigio.
Gli ulivi
Sono carichi
Di gridi
Uno stormo
Di uccelli prigionieri
Che agitano le lunghissime
Code nel buio.
(Continua alla pagina successiva)
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Il nonno
ricorda
Giornalisti in erba
Anno XII,
Numero 1
VI, Numero
Le varie fasi di un’attività essenziale dell’economia paesana
La raccolta delle olive
Una parte dell’olio era destinato per l’organizzazione della festa patronale
La raccolta delle olive era una delle principali attività
di sostentamento economico per le famiglie contadine,
praticata nella stagione autunnale: a stasciaunё dё i
vulìvё.
I cafoni, contadini di sesso maschile e femminile, si
occupavano di questo lavoro e lo svolgevano durante
le ore diurne, dall’alba fino al tramonto, seguendo il ciclo solare.
Essi si recavano in campagna
portandosi, come pranzo, del pane
e, a volte, un po’ di vino.
Una volta arrivati, sul luogo di
lavoro c’era il Caporale, che controllava e scandiva le fasi della raccolta: le donne raccoglievano le
olive da terra e le ponevano dentro un contenitore chiamato u
rrucugghjturё, mentre alcuni operai erano disposti sui
rami degli alberi per far cadere le drupe con una pertica.
Altri operai si posizionavano insieme alle raccoglitrici intorno all’albero, accompagnando il lavoro con stornelli e canti popolari.
C’erano due categorie di lavoratrici: quelle più svelte erano posizionate dove le olive erano più abbondanti, mentre le altre cucivano i canaponi, che servivano a
(Continua dalla pagina precedente)
La leggenda dell’ulivo
Nel regno degli Dei,
Poseidone, Dio del mare,
abitava in un palazzo
sull’isola di Eubea. Tutte le
creature del mare gli
obbedivano, quelle della
terra lo temevano. Poco lontano dal suo
regno c’era una città stupenda: Atene,
devota ad Atena, figlia di Zeus.
Il Dio del mare voleva diventare il
signore di Atene e un giorno andò nella
città e battendo il tridente sulla roccia
fece sgorgare l’acqua marina e
disse: ”Ecco la prova della mia potenza.
formare un grande telo, a rachёna, su cui si facevano
cadere le olive battute dagli uomini.
Le olive raccolte venivano messe nei sacchi di canapa, i quali, erano trasportati al frantoio, trappìtё, del
proprietario del podere.
Qui, i sacchi venivano svuotati in camini, in attesa
della molitura, che avveniva tramite un
asino o un mulo, legato all’asse di una
grande macina di pietra, la quale riduceva le olive in un impasto scuro e untuoso. In seguito, esso era sistemato su
dei fiscoli sovrapposti l’uno sull’altro e
pressati da un torchio, manovrato a
mano.
A conclusione del lavoro, se il proprietario terriero era soddisfatto della
raccolta, ntràtё, della produzione
dell’olio, offriva ai suoi cafoni un lauto pranzo, capё
canariiё , tra canti e balli.
La religiosità arrivava al punto che anche i poveri
lasciavano, per la Festa patronale, la decima parte
dell’olio prodotto.
Questo era venduto e con il ricavato si organizzava
la commemorazione del Santo Patrono.
Carlo Guerra, V B Scuola Primaria
Dalle olive all’olio
Atene è mia!” Atena protestò e
Poseidone allora la sfidò a duello.
Atena cercò di risolvere la questione
pacificamente e fecero quindi a gara a
chi portava il regalo più utile.
Poseidone, sicuro di vincere, portò un
cavallo che simboleggiava la guerra,
invece, Atena regalò l’ulivo che simboleggiava la pace.
Zeus convocò un’assemblea con tutti gli dei affinché votassero.
Vinsero le dee e da allora l’ulivo divenne il simbolo della pace.
Flavia Ranieri,
Classe VB Scuola Primaria
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Giornalisti in erba
Anno XII,
Numero 1
VI, Numero
L’ha tanto sognato Martin Luther King, Premio Nobel per la pace, ucciso da razzisti nel 1964
Ma esiste veramente UN MONDO MIGLIORE?
Durante un’ora di lezione di Convivenza Civile, siamo
andati alla LIM a vedere il video della nuova canzone di
Vasco Rossi, intitolata UN MONDO MIGLIORE.
Il testo della canzone parla di
un gruppo di persone di varie
nazionalità che è alla ricerca di
un posto migliore per vivere, dove si è giudicati per le qualità e
non per il proprio aspetto.
Il video è stato girato in Puglia, nelle cave di Apricena ed
una delle comparse è un nostro
compaesano, Pepito Martella, il quale ci ha confessato
di essersi divertito molto!
Il testo della canzone è profondo, molto bello, e ci
porta a credere che tutto sia possibile solo se lo vogliamo e se abbiamo la forza di ripartire e credere in un
mondo migliore.
Leggendo la biografia di Martin L. King sul libro di
lettura, abbiamo avuto l’impressione che Vasco Rossi si
sia ispirato proprio a lui.
Ma chi era Martin L. King? Era un nego nato
in Georgia, che da adulto decise di diventare
avvocato per difendere i neri dai soprusi e dalle
ingiustizie. Divenne famoso in tutti gli U.S.A.
per aver boicottato gli autobus , segregazionisti
(per bianchi e neri). Il Presidente John Kennedy
lo difese molte volte, anche se aveva un colore
di pelle diverso dal suo.
Nel 1964 ottenne il Premio Nobel per la pace, ma fu assassinato a soli 39 anni, in un attentato razzista.
“I have a dream”… era il suo sogno di un mondo
migliore.
E noi possiamo sperarci?
Antonietta Tavaglione, Irene Caroprese,
Classe VA Primaria
Gli alunni della classe
Quinta B giocano a
Clash royale è un videogioco sviluppato dall’azienda
finlandese Supercell e pubblicato inizialmente il 4 gennaio 2016 per dispositivo ios e soltanto in alcuni paesi:
Canada, Cina, Australia, Svezia, Norvegia, Danimarca,
Islanda, Finlandia e Nuova Zelanda.
Negli stessi paesi, il 16 febbraio successivo venne
pubblicata una versione per i dispositivi Android e il 2
marzo avvenne la distribuzione al livello globale del
gioco, disponibile per tutte e due le piattaforme.
Modalità gioco
Clash Royale è un videogioco di strategia in tempo
reale, dove i giocatori collezionano e potenziano carte
da gioco basate quasi tutte sui personaggi dell’universo
di Clash of clans per combattersi.
Durante la battaglia, i due sfidanti cercheranno di
distruggere una o più torri dell’avversario, per vincere
la partita. Se i due giocatori non distruggeranno, o risulterà distrutta la stessa quantità di torri, anche dopo
i tempi supplementari, la partita risulterà in pareggio e
nessuno dei due verrà ricompensato con un baule, ma
ci sarà una perdita/guadagno di trofei e oro.
Ogni carta presente all’interno del gioco è unica e il
mazzo da gioco può essere composto da sole 8 di esse
per volta. Si possono creare al massimo 3 mazzi, ma
ovviamente, può essere utilizzato solo uno per volta.
Bauli
Per ottenere nuove carte, è necessario aprire dei
bauli. Ogni baule, in base alla rarità e/o al suo prezzo,
garantisce delle ricompense diverse: più il baule è raro,
più sono le possibilità che al suo interno si trovi una
grande quantità di carte, tra cui anche quelle comuni,
rare, epiche, leggendarie.
Ci sono vari tipi di bauli, tra cui quelli: omaggio (si
riceve ogni 4 ore), d’argento, d’oro, della corona (si
guadagna ottenendo 10 corone nelle battaglie multigiocatore. Questo è disponibile ogni 24 ore), gigante,
magico, super magico, epico (che contiene solo le epiche) e il leggendario, che è il più difficile da trovare e
contiene una leggendaria. I bauli si possono ottenere
vincendo le partite e/o tramite gli acquisti in-app.
Carte
Le carte in clash royale sono classificate in base al
loro livello di rarità all’interno del gioco. Sono presenti
carte: comuni, le più semplici da trovare nei bauli, rare,
epiche e leggendarie, che sono le più difficili da reperire.
Rocco Ercolino, V B Primaria
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Giornalisti in erba
Anno XII,
Numero 1
VI, Numero
Due lettere al Sindaco Franco Tavaglione
Invito ad accelerare i tempi dei lavori necessari
Quando sarà utilizzabile il Campo Sportivo?
Quando potremo avere a disposizione
la nostra Palestra?
Egregio Signor Sindaco,
è un immenso piacere per noi scriverle.
Siamo i bambini della 4^B della Suola Primaria di Peschici.
Le scriviamo questa lettera perché abbiamo un’osservazione da
farle e discutere con Lei di un problema che stiamo vivendo da quando frequentiamo la 1^ Elementare.
Come Lei sa, la nostra scuola è molto bella, ci piace tantissimo: le
aule sono carine, i corridoi sono grandi, abbiamo un cortile, i bagni,
la lim e la mensa, ma quello che manca è la palestra.
Noi siamo bambini: è importante fare ginnastica. Siamo in
4^elementare e fin ora ci siamo arrangiati, a volte in un aula, e a
volte nei corridoi.
Quando il tempo è bello, la maestra ci porta in cortile e quando
piove rimaniamo in classe, ma adesso che arriva l'inverno e comincia
a fare freddo, come facciamo?
Quando c'è lo sport di classe, andiamo nella palestra della Scuola Media, ma non è la nostra palestra e poi ci dobbiamo spostare a
piedi e, accompagnati dalla maestra, ritorniamo tutti sudati in classe.
Non è bello.
Noi sappiamo che la palestra c'è ed è nuova. Perché non ci dà le
chiavi? Perché c'è qualcosa da riparare?
Ogni volta ci dicono che è pronta, ma poi ci ritroviamo a fare
ginnastica o nel vicoletto o in cortile.
Ci sentiamo presi in giro.
Questo non ci piace: noi vogliamo una palestra tutta nostra, così
possiamo fare Educazione fisica senza problemi.
Speriamo che leggerà questa lettera e, se esaudirà il nostro desiderio, renderà felici tutti gli alunni della nostra scuola, che Le saranno eternamente grati, perché pensiamo che un buon Sindaco
debba tener conto anche delle osservazioni dei bambini, cioè....dei
futuri cittadini per trasmettere la fiducia nelle istituzioni.
Aspettiamo fiduciosi.
Distinti saluti,
Gli alunni della IV B:
De Nittis Maria Pia, Losito Marika, Dalipay Gloria
De Noia Jessica e Masella Franco
Carissimo Sindaco di Peschici,
mi chiamo Michele e sono un bambino che fa parte, come
tanti altri miei amici, della “Peschici Calcio”.
Ti scrivo perché, come tu sai, sono due anni e mezzo che
non abbiamo più un campo sportivo ! Siamo costretti ad
allenarci in palestra o su piccoli campi da calcetto e facciamo
le nostre partite sempre a Vieste.
Anche le nostre mamme sono dispiaciute, perché non possono organizzare le feste con torte e dolci, come fanno le
mamme dei bambini degli altri paesi a fine partita.
TI chiedo di impegnarti al massimo, perché così finalmente anche noi possiamo giocare a calcio su un vero campo sportivo!
Grazie!
Michele Bonsanto, IV A Primaria
Caro Matteo …
Lettera a un bambino
appena nato
Felicità per il suo arrivo
CARO MATTEO,
SO CHE NON PUOI LEGGERE QUESTA LETTERA, PERCHE’ SEI TROPPO PICCOLO, MA IO TE LA
VOGLIO SCRIVERE LO STESSO.
ERO PIENO DI GIOIA QUANDO E’ STATA AN-
NUNCIATA LA TUA NASCITA E APPENA SEI ARRIVATO A PESCHICI, IO E LA MIA FAMIGLIA SIAMO VENUTI A TROVARTI.
ERO MOLTO CONTENTO DI VEDERTI, PERCHE’
TI VOGLIO UN MONDO DI BENE.
VECERA MATTEO PIO IV A
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Giornalisti in erba
Anno XII,
Numero 1
VI, Numero
Finalmente era arrivato il grande giorno!
Io mamma e papa ci siamo svegliati alle cinque del
mattino : era ancora buio quando siamo partiti per Rimini.
Dopo quattro lunghe ore di viaggio, ci siamo fermati
all’autogrill, per fare colazione e siamo subito ripartiti.
Ancora due ore di viaggio e finalmente siamo arrivati!
Felice ed emozionata, ero davanti al Parco d ‘oltremare ad aspettare l’ apertura.
Appena entrati, abbiamo assistito
al volo dei rapaci. Abbiamo visto
un habitat simile a quello dell’Africa
con un pappagallo variopinto, che
volava dappertutto.
Ho visto tanti animali, tra cui rettili ed uccelli di
specie molto rare.
Io però aspettavo con ansia di vedere i delfini!
Ci siamo seduti su una gradinata: davanti a noi
c’era un’enorme piscina.
Lo spettacolo è iniziato con la presentazione dei delfini e dei loro addestratori e poi… salti, acrobazie e
schizzi d’acqua dappertutto! Ad ogni acrobazia i delfini
venivano premiati con una sardina.
Quel giorno ho imparato molte
cose sui delfini. Come vivono, cosa
mangiano, le loro abitudini e ho
sentito i suoni che emettono.
Alla fine ho fatto anche una foto
con un delfino che mi fissava.
É stata un’esperienza bellissima
ed istruttiva.
Una cagnolina speciale
Visita al Lago di Varano
La mia
dolcissima Gary
Un bel
pomeriggio
In un pomeriggio di primavera, mentre la mia
mamma annaffiava le piante del nostro giardino e io
ero con la mia cagna Gary,
mio fratello, uscendo da
casa inciampò nello scalino,
rischiando di cadere e farsi
male, ma non fu così!
Gary corse e si posizionò vicino allo scalino per
rendere la caduta di mio fratello soffice e ci riuscì.
Grazie a Gary, mio fratello non si fece nulla, solo
una bella sgridata da mio padre!
Gary venne premiata con tante crocchette e tantissime coccole.
Siamo davvero fortunati ad avere una cagna così.
Oggi pomeriggio sono andato sul Lago di Varano.
Ero con i miei
genitori, mio nonno
e i miei super zii. Ci
trovavamo lì per
fare una passeggiata, dopo aver mangiato al ristorante
che era nella zona.
Nel passeggiare, abbiamo visto una piccola chiesa; siamo entrati e abbiamo notato un crocefisso in
legno molto bello. Ho scattato molte foto!
Alla fine siamo andati via perché dovevano chiudere. Mi sono divertito un sacco.
Non vedo l’ora di ritornarci perché è un posto
bellissimo.
Marta Della Malva, IV A Primaria
Luisa Ciociola, IV A Primaria
Michelangelo Fratino , IV A Primaria
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Giornalisti in erba
Anno XII,
VI, Numero
Numero 1
Grande emozione per la partecipazione
al Concerto di Roberto Renga
Incoraggianti risultati grazie all’allenamento ed alla passione
Il nuoto: la mia passione
Mi chiamo Maya; ho otto anni e
da quattro anni pratico il nuoto.
Tutto è iniziato così: un giorno ero
in pizzeria e mia madre, parlando
con quella di un bambino, che si
chiama Riccardo, ha saputo che a
Vieste c’era una piscina coperta, dove davano lezioni di nuoto.
Subito mi ha chiesto se volevo
andarci. Io le ho detto di sì e da qui è
iniziata la mia passione per questo sport.
Ho imparato a nuotare e col tempo sono diventata sempre più brava. Ho gareggiato, classificandomi sempre al primo posto e così ho partecipato alle regionali!
In seguito, per allenarmi meglio, ho preferito andare a
Sannicandro, dove c’è una piscina più grande.
Dopo tante gare, sono arrivata alle regionali, dove mi sono qualificata quarta su cent’ottantuno atleti!!
Oggi ringrazio i miei allenatori, che hanno sempre creduto
in me, ma soprattutto i miei genitori, che mi permettono di
coltivare questa mia passione per il nuoto!
Grazie.
Una serata da favola
Domenica sera 23 ottobre, a Bari, ho
assistito con i miei genitori al concerto di
Francesco Renga .
Appena è
salito
sul
palco, noi
tutti abbiamo iniziato
a
gridare
per la gioia !
Io
ho
cantato tutte le sue canzoni, insomma ho cantato
dall’ inizio fino alla fine del concerto.
Il momento più bello è stato quando è
sceso dal palco ed è venuto tra il pubblico!
Mi sono emozionata tantissimo!
Insomma è stata UNA SERATA DA FAVOLA!
Bonsanto Maya, IV A Primaria
Delicia Tavaglione, IV A Primaria
Un fenomeno molto diffuso, anche nelle scuole
Diciamo NO al bullismo
Il bullismo è una forma di comportamento violento
e di inferiorità verso il prossimo. Nella maggior parte
dei casi nasce nella propria famiglia.
É importante che i genitori prestino attenzione al
comportamento dei loro propri figli, dando precise regole e non essere sempre occupati, quando essi vorrebbero parlare dei propri problemi o di quello che è
accaduto a scuola o altrove.
Sempre di più si assiste ad episodi di bullismo nelle
scuole: molti bambini vengono offesi a tal punto da
diventare violenti a loro volta, cercando di non passare
per deboli.
Anche il telegiornale, ultimamente, trasmette scene di
ragazze che si picchiano e altre che restano ferme a
guardarle.
Il bullismo è il nuovo male della società dei ragazzi
e, a differenza del vandalismo e del teppismo, è violenza.
I sentimenti del bullo sono: invidia, gelosia, rabbia,
narcisismo, perché solo così si sente autorevole.
Perciò cerchiamo di aiutarci a vicenda, per non creare atti di bullismo nella propria scuola.
Gli alunni della 4B:
Nicola Capraro Gabriele, Erika Carbonelli,
Giorgia Castrignano, Angela Langianese,
Maria Chiara Martella, Tavaglione Giuseppe,
Tavaglione Nicolò, Vecera Lucia.
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Anno XII,
Numero 1
VI, Numero
I terremoti di Agosto ed Ottobre hanno riproposto l’attenzione sulla natura del nostro territorio
Allarme rischio sismico in Italia
Interessati soprattutto i territori del Centro-Sud
L’Italia è uno dei Paesi a maggiore rischio sismico
del Mediterraneo, per la sua particolare posizione geografica, nella Zona di CONVERGENZA tra la placca Africana e quella EURASIATICA.
La sismicità più elevata si concentra nella parte CENTRO-MERIDIONALE della PENISOLA, lungo la dorsale
appenninica (VAL di MARGA, MUNGELLO, VAL TIBERINA, VAL NERINA, AQUILANO, FUCINO, VALLE dei LIRI,
BENEVENTANO, IRPINIA), in Calabria e Sicilia e in alcune Aree Settentrionali, come il Friuli, parte del Veneto
e la Liguria Occidentale. Solo la Sardegna non risente
particolarmente di eventi sismici.
Spesso avvengono verifiche sismiche sugli edifici
scolastici e interventi di
adeguamento strutturale
e artistico, per ridurre gli
effetti dei terremoti. Sono
queste le azioni che vedono impegnato il DIPARTIMENTO della PROTEZIONE CIVILE - attraverso le regioni - per la sicurezza delle Scuole. Azioni Finalizzate alla prevenzione del rischio SISMICO, avviate dopo il terremoto del 2002 in Puglia e Molise, che a S. Giuliano di Puglia provocò il crollo
dell’edificio scolastico Francesco Jovine.
Sui luoghi del terremoto di Umbria e Marche sono
giunte le più importanti autorità, a cominciare dal Presidente della Repubblica, Mattarella.
Inoltre, per potenziare la risposta all’intervento, il
Consiglio dei Ministri ha adottato misure straordinarie
per affrontare l’
emergenza.
Dopo il Terremoto in Abruzzo
del 6 Aprile 2009
è stato emanato
un nuovo provvedimento per dare
maggiore impulso alla prevenzione sismica. L’ articolo
11 del Decreto Legge n. 39 del 28 Aprile 2009 prevede
che siano finanziati interventi per la prevenzione del
rischio sismico su tutto il territorio nazionale e stanzia
965 milioni di euro in 7 anni.
L’ attuazione dell’ art. 11 è affidata al Dipartimento
della Protezione Civile e regolata attraverso ordinanze
del suo Capo del Dipartimento.
Quello n. 400 del 31 Ottobre 2016, ad esempio, prevede ulteriori interventi urgenti di Protezione civile
conseguenti all’eccezionale evento sismico che ha colpito il territorio delle Regioni Lazio, Marche, Umbria e
Abruzzo il 24 Agosto 2016.
Lo stesso 31 Ottobre 2016 la Delibera del Consiglio dei
Ministri ha esteso gli effetti della dichiarazione dello
Stato di emergenza adottata il 25 Agosto 2016, in conseguenza degli ulteriori eccezionali eventi Sismici che il
giorno 30 Ottobre 2016 hanno colpito il territorio delle
Regioni Abruzzo, Lazio, Marche e Umbria.
Carlo Guerra e Daniel Vecera,
VB Scuola Primaria
Altra scossa ad Amatrice
Anche la Puglia è a rischio terremoti
Il sisma degli scorsi giorni sarebbe lo stesso di Amatrice. Un pezzo di crosta terrestre lungo 17-18
Km., largo 10 e profondo 9, è caduto di poco più di
mezzo metro. Le dimensioni della faglia, che si è rotta,
sono di poco inferiori rispetto al sisma di Amatrice.
La Protezione Civile è stata rapidissima nei soccorsi.
Per i geofisici ci saranno sicuramente altre scosse, che
dureranno per settimane, ma che poi termineranno.
La speranza che in futuro si riesca a realizzare una
carta dell’intensità dei terremoti in ogni zona dell’Italia
è vicina.
Non esistono aree senza rischio ed è giusto che i
cittadini siano informati del pericolo che corrono.
Non c'è angolo della Puglia che possa dirsi esente
dal rischio sismico. All'indomani del sisma, che ha
sconvolto l'Italia Centrale, anche la Puglia è in pericolo dal punto di vista sismico non solo nelle sue zone
più a Nord (Gargano, Capitanata e Subappennino) ma
anche nel resto del territorio.
Della Malva Sara, Tavaglione Matteo,
Vecera Michelantonio e Verderame Agostino
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Anno XII,
Numero 1
VI, Numero
Anche se duramente colpiti, molti atleti continuano ad usare sostanze illecite
Non inquiniamo lo sport: stop al doping!
Le droghe sono sostanze che alterano il comportamento di una persona e hanno effetto sul sistema nervoso e sul cervello. Sono sostanze per lo più proibite,
che, purtroppo molta gente, per farne uso, compra ad
alto prezzo ed ovviamente in modo illecito.
Il doping è una piaga riguardante
soprattutto il mondo dello sport, spesso coinvolto in fenomeni simili a quelli
del mondo sociale, dove la droga è una
triste realtà.
In campo sportivo il doping è il consumo di sostanze illecite, che spesso
danno una mano agli atleti nel migliorare le proprie prestazioni fisiche. Esso consiste nel
ricorso a mezzi illegali o all'assunzione di sostanze chimiche proibite dalle autorità sportive, sia a livello nazionale sia internazionale.
Nella società del XX° secolo lo sport ha assunto la
stessa importanza che avevano dell'antica Grecia, nella
quale gli sportivi venivano utilizzati per vincere allori e
dimostrare al mondo la validità di un sistema politico e
rappresentavano uno status symbol con enormi privilegi rispetto al tenore di vita medio della popolazione.
Nel secolo scorso, Germania dell'Est e Romania sono
stati i Paesi in cui la scienza del doping e dei primati
costruiti in laboratorio ha avuto la massima espressione.
I Paesi Occidentali a loro volta, per fronteggiare le
continue vittorie degli atleti dell'Est
Europa, investirono notevoli risorse per
migliorare le prestazioni. Agli atleti venivano assegnati notevoli premi in denaro a fronte di vittorie o primati a livello internazionale.
L'Italia è stata fra le prime nazioni a
preoccuparsi del problema già dal
1954. Nel 1961 è stato aperto il primo laboratorio di
analisi a Firenze e nel 1971 venne emanata una legge
che punisce l'uso di sostanze illecite , somministrate
agli atleti, e condanna anche chi le fornisce. Nel 1971 il
C.I.O. (Comitato Olimpico Internazionale) ha reso noto
un elenco di sostanze considerate proibite, annualmente aggiornato.
Andrea Marino, Michele Falcone e Luigi Vescia, III A Liceo
Atleti e allenatori, per primi, devono dare esempi di rispetto e correttezza
La violenza macchia lo sport ed il calcio in primis
Non sarebbe bello che le tifoserie tornassero quelle di un tempo?
L’aggressività è da tempo parte
dell'ambito sportivo: nello sport, in quanto lo scontro interpersonale non solo è
tollerata, ma è anche da molti approvata
con entusiasmo. Infatti, spesso assistiamo
ad innumerevoli scontri, specialmente tra
tifoserie, e purtroppo, a volte, da un banale litigio si può arrivare alla morte.
In anni recenti, però, la violenza in campo e fuori
degli stadi è diventata un problema sociale rilevante,
che vede protagonisti non soli atleti, ma anche allenatori e spettatori. Recentemente, perciò, i regolamenti
sono diventati molto più ferrei: ad esempio, gli allenatori non possono avere dei momenti d’ira e tirare un
calcio alle bottigliette d’acqua in panchina, altrimenti
potrebbero essere allontanati dal campo; i giocatori
devono pur sempre mostrare un minimo di rispetto
non solo per il proprio collega avversario, ma anche e
soprattutto per il proprio allenatore,
anche se vengono sostituiti, quando
hanno ancora voglia di giocare.
Ovviamente sono proprio i protagonisti a dover dare l’esempio, poiché
spesso diventano degli idoli per grandi
e piccoli, che cercano d’imitarli dal modo di vestire ai comportamenti.
Il tifo per la propria squadra del cuore, però, non è
più quello di una volta… Basti pensare a tutti gli scontri, le morti e gli scandali che stanno contornando la
storia del calcio attuale. Scooter e vespe in campo,
armi, risse e cori razzisti sono ormai all’ordine del
giorno, o meglio, all’ordine della domenica.
Ma possiamo far sì che il grande calcio e le grandi
tifoserie ritornino quelle d’un tempo?
Andrea Marino, Michele Falcone e Luigi Vescia, III A Liceo
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Anno XII,
Numero 1
VI, Numero
Parola … alle immagini
di Nicola Piracci, 2^ A Liceo
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Continuazione da pagina 1
Anno XII,
Numero 1
VI, Numero
Intervista al Dirigente Scolastico Prof.ssa Maria Taronna
“Il cambiamento riscontrato è innanzitutto quantitativo: nonostante siano passati soli due anni c’è stato un importante incremento di studenti, docenti e
collaboratori scolastici.
Dal punto di vista qualitativo, invece, non si possono ancora trarre conclusioni, un cambiamento simile
sarebbe percepibile solo in tempi maggiori rispetto a
quelli trascorsi.
Certamente ci sono stati progressi nelle metodologie didattiche utilizzate, infatti, i docenti li vedo più
attenti verso un insegnamento innovativo, rispondente alle esigenze del territorio.
Tuttavia una scuola per vedere cambiamenti radicali ha anche bisogno di stabilità e continuità
nell’operato del dirigente che indirizza l’istituto”.
- Questo è il secondo anno che Peschici deve fare
i conti con un Istituto Omnicomprensivo: quali sono,
secondo lei, i pro di questa tipologia di struttura scolastica? E quali sono invece i contro?
“Certamente in una realtà come quella peschiciana
l’Istituto Omnicomprensivo è più rispondente ai bisogni degli studenti. Il problema che invece dovrebbe
risolversi è quello di una migliore offerta formativa sul
territorio da parte della Regione Puglia”.
- Quali sono i punti da valorizzare all’interno
dell’ambiente scolastico a livello di progetti?
“Si cercherà di attuare diversi tipi di progetti, partendo da quelli che coinvolgono tutto l’Istituto, per
poi passare a quelli specifici per i vari gradi
d’istruzione.
Quel che serve ai ragazzi di Peschici è il contatto con
il mondo esterno.
Gli studenti devono iniziare a capire di vivere in una
società ormai cosmopolita, ed è quindi assolutamente
necessario il contatto con altre realtà, nazionali ed internazionali.
C’è dunque bisogno di attuare dei progetti di scambio pur cercando di valorizzare le ricchezze della nostra
terra”.
- Quali sono gli obiettivi che si è prefissata di raggiungere?
“La priorità è quella di dare visibilità alla Scuola di
Peschici e rendere il Piano dell’Offerta Formativa coerente con le esigenze del territorio”.
- Sappiamo, tramite un comunicato stampa del
Comune, che a breve dovrebbero ripartire i lavori del
nuovo edificio scolastico: la Scuola ha ricevuto maggiori informazioni a riguardo?
“No, finora le informazioni ufficiali restano quelle
del comunicato stampa comunale, in quanto non c’è
stato alcun incontro ufficiale in merito al nuovo edificio.
Al termine di questa conversazione, voglio rinnovare
a tutto il personale e a voi alunni un anno bello, ricco di
entusiasmo e risultati positivi”.
Gianluca Marino, V A Liceo
Il n. 1, Anno XII, di Omninews è stato stampato presso la sede del Liceo Scientifico di Pèschici
- Via Solferino n. 18 - il giorno 21 Novembre 2016.
Il formato digitale è presente sul Sito WEB: iclibetta.gov.it
Redazione
Redazione
Alla realizzazione di questa Edizione hanno contribuito:
- Piracci Nicola
- Marino Gianluca
- Tavaglione Emanuela
- Bonsanto Giorgia
- Rosy Iervolino
- Donatella Mastromatteo
- Marco Salcuni
Ed i docenti:
Piemontese Angelo, De Nittis Pasquale, Palazzo Imelda
Disegni originali: Piracci Nicola
[email protected]
Impaginazione: Prof. Piemontese Angelo