regione puglia - monti dauni meridionali
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REGIONE PUGLIA PROGRAMMA OPERATIVO REGIONALE 2000-2006 ANALISI DI COMPATIBILITA’ AMBIENTALE PROGETTO INTEGRATO TERRITORIALE N. 10 “SUB APPENNINO DAUNO” Allegato n.2 PIT 10 SUB APPENNINO DAUNO Pagina 2 di 179 SOMMARIO Relazione CAP. 1. CAP. 2. CAP. 3. Premessa 1.1 Premessa pag. 6 2.1 Inquadramento degli interventi nell’area di studio pag. 8 2.2 Rapporto del progetto con gli obiettivi perseguiti dagli strumenti di pianificazione del territorio: 2.2.1 La pianificazione regionale 2.2.2 Vincoli presenti sul territorio pag. 10 pag. 15 2.3 Coerenza del progetto con gli obiettivi dei piani 2.3.1 Coerenze 2.3.2 Eventuali disarmonie e/o criticità 2.3.3 Considerazioni finali pag. 19 pag. 20 pag. 20 Quadro di riferimento programmatico Quadro di riferimento progettuale 3.1 Finalità dell’intervento CAP. 4. CAP. 5. pag. 22 Quadro di riferimento ambientale PARTE I 4.1 Premesse 4.1.1 Criteri metodologici per l’analisi ambientale 4.1.2 Assetto del territorio e caratteristiche ambientali dell’area di intervento 4.1.3 Ambito territoriale coinvolto 4.1.4 Sistemi ambientali interessati pag. 25 pag. 26 pag. 27 PARTE II – componenti ambientali 5.1 Atmosfera pag. 31 5.2 Ambiente idrico 5.2.1 Rete idrica superficiale 5.2.2 Cenni climatici pag. 31 pag. 31 pag. 32 5.3 Suolo e sottosuolo 5.3.1 Aspetti morfo – strutturali 5.3.2 Quadro geologico d’insieme pag. 36 pag. 36 VALUTAZIONE DI COMPATIBILITA’ AMBIENTALE pag. 25 pag. 25 PIT 10 SUB APPENNINO DAUNO Pagina 3 di 179 5.3.3 Caratteri idrogeologici 5.3.4 Uso del suolo CAP. 6. pag. 39 pag. 42 5.4 Vegetazione e flora 5.4.1 Vegetazione 5.4.2 Flora pag. 46 pag. 48 5.5 Fauna 5.5.1 Componenti faunistiche pag. 56 pag. 63 5.6 Ecosistemi 5.6.1 Identificazione degli ecosistemi pag. 73 5.7 Paesaggio – Considerazioni generali 5.7.1 Metodologia di lavoro 5.7.2 Analisi del contesto d’intervento pag. 76 pag. 78 pag. 78 Compatibilità fra l’opera progettata e l’esistenza della proposta di sito di interesse comunitario (SIC) 6.1 Compatibilità fra le misure previste e la presenza delle proposte di Siti di Interesse Comunitario 6.1.1 Premessa pag. 82 6.1.2 Caratteristiche dei Sic pag. 83 CAP. 7. PARTE III – sintesi delle interazioni opera – ambiente 7.1 Quadro di riferimento dei criteri di intervento progettuale nell’ambito del piano di sviluppo pag. 92 7.1.1 Piano degli interventi pag. 94 7.1.2 Percorsi turistico-naturalistici e fruizione pag. 97 7.2 Patrimonio antropologico-culturale pag. 103 7.3 Altri punti operativi pag. 106 7.4 Piano degli interventi – punti operativi: linee di indirizzo e strategie per lo sviluppo occupazionale pag. 108 7.5 Rapporto tra l’opera ed il sistema ambientale – definizione delle interferenze e delle logiche di attenuazione pag. 112 7.5.1 Tipologie degli interventi pag. 112 7.5.2 Tipologia delle interferenze individuate pag. 152 7.5.3 Modalità di intervento ambientale pag. 154 7.5.4 Raccolta sintetica delle potenziali interferenze pag. 156 7.5.5 Modificazione del territorio e della sua fruizione pag. 179 7.5.6 Capacità di recupero del sistema ambientale pag. 179 VALUTAZIONE DI COMPATIBILITA’ AMBIENTALE PIT 10 SUB APPENNINO DAUNO Pagina 4 di 179 ANALISI DI COMPATIBILITA’ AMBIENTALE VALUTAZIONE DI COMPATIBILITA’ AMBIENTALE PIT 10 SUB APPENNINO DAUNO Capitolo 1. PREMESSA VALUTAZIONE DI COMPATIBILITA’ AMBIENTALE Pagina 5 di 179 PIT 10 SUB APPENNINO DAUNO Pagina 6 di 179 1.1 Premessa il PIT 10 – Subappennino Dauno, è stato concepito con una forte connotazione ambientale, intendendo con questo termine non tanto un concetto di imbalsamazione del territorio in nome di un ambientalismo estremo, ma volendo conciliare, per quanto possibile, una presenza dignitosa dell’uomo alla conservazione e corretta utilizzazione delle risorse del territorio. Su questa linea si muove la scelta delle misure che concorrono a caratterizzare l’intervento. Tutto ciò è bene illustrato nella I bozza delle linee guida per l’attuazione del PIT ed in particolare nella parte che per comodità di lettura si riporta integralmente: Perché del naturale La scelta della “naturalità” come fattore di qualificazione del PIT è una scelta derivante dalla tipologia delle risorse che costituiscono il patrimonio del sistema locale, ma è anche una scelta obbligata, nel senso che un territorio che ha una limitata disponibilità di fattori di produzione materiale e, nello stesso tempo, una potenziale capacità di offerta monopolistica di beni e servizi naturali e ambientali, che comunque si pongono in alternativa ai primi, tende a privilegiare quest’ultimo approccio di offerta che, peraltro è nell’interesse non solo della comunità locale, ma anche della collettività regionale. Ne deriva che: La naturalità è una scelta obbligata sotto il profilo produttivo e una condizione connaturata al sistema locale, che potrebbe incontrare le aspirazioni della comunità locale alle condizioni ed in considerazione delle riflessioni svolte nel punto 1). Del resto, vie alternative –ancorchè episodicheallo sviluppo locale hanno dimostrato di produrre molti costi e pochi ritorni per la società locale Il distretto del naturale è, nell’interesse della società regionale (v. L.r. 19/97 e direttive comunitarie su SIC e ZPS), in quanto la stessa non possiede altre aree rurali e montane tanto vaste e ricche in termini di biodiversità, come è il Subappennino Dauno. In conclusione, l’idea-forza del PIT e lo stesso programma integrato non rappresenta solo un’aspirazione e un’opportunità della comunità locale, ma anche una scelta necessaria della stessa società regionale. Infatti, la mancanza di interventi integrati e finalizzati ad un obiettivo generale (che non può che puntare ad invertire le tendenze in atto all’abbandono del territorio ed allo spopolamento) porterebbe inevitabilmente a depauperare il patrimonio di risorse e di valori della regione, considerato che il Subappennino Dauno è l’unica area autenticamente montana della regione. VALUTAZIONE DI COMPATIBILITA’ AMBIENTALE PIT 10 SUB APPENNINO DAUNO Pagina 7 di 179 Capitolo 2. QUADRO DI RIFERIMENTO PROGRAMMATICO VALUTAZIONE DI COMPATIBILITA’ AMBIENTALE PIT 10 SUB APPENNINO DAUNO Pagina 8 di 179 2.1 Inquadramento degli interventi nell’area di studio Gli interventi previsti dal PIT 10 Subappennino Dauno ricadono in territorio soggetto da anni ad una profonda aggressione da parte dell’uomo, aggressione che ha modificato in modo sensibile gli equilibri ecologici preesistenti semplificando in maniera consistente l’ambiente e diminuendo il suo livello di biodiversità. Ciononostante ci si trova comunque di fronte ad un comprensorio ancora ad altissima valenza ecologica, con ambienti diversificati e ricchi di elementi di assoluto pregio. L’area interessata ricade nell’ambito delle due Comunità Montane: Subappennino settentrionale e Subappennino meridionale ed occupa una superficie che orientativamente si aggira intorno ai 200.000 ettari. Il territorio si presenta come collinare e alto-collinare, con la quota massima sul livello del mare raggiunta da M. Cornacchia, nel Comune di Biccari, e pari a 1152 metri. Altri rilievi raggiungono e superano, sia pur di poco, i 1000 metri: M. Sambuco, M. Crispignano, M. Tre Titoli, ecc. Gli interventi previsti dal PIT sono inquadrabili in una serie di azioni in cui si nota un denominatore comune che è quello dello Sviluppo Compatibile. In effetti, il Subappennino è una delle poche aree della Puglia, insieme al Gargano ed alla Murgia, in cui è possibile trovare ancora una consistente diffusione di ambienti naturali di pregio, ma, al contrario delle due zone precedenti, non è inquadrata ancora in alcun provvedimento di tutela, se si toglie la proposta di SIC inoltrata all’Unione Europea nel 1995. Nella scelta delle misure che costituiscono il PIT, si può quindi notare una filosofia particolare, se vogliamo innovativa, rispetto ad tante iniziative passate: sviluppo economico, ma inserito in un più ampio panorama di tutela dell’ambiente che qui è considerabile come l’unica vera risorsa territoriale. Sulla scorta di altre esperienze maturate in altre zone d’Italia, si è cercato di articolare una serie di proposte che vedessero come protagonista l’ambiente e le sue peculiarità, che basassero lo sviluppo territoriale sull’utilizzazione corretta del territorio e delle sue risorse. Non è stata trascurata la possibilità di impianti produttivi di tipo industriale, ma questi sono stati pensati come sviluppo di piccole e medie industrie, preferibilmente legate alla trasformazione e commercializzazione dei prodotti locali e comunque con l’impegno a non stravolgere il territorio. VALUTAZIONE DI COMPATIBILITA’ AMBIENTALE PIT 10 SUB APPENNINO DAUNO Pagina 9 di 179 D’altro canto, la posizione stessa del Subappennino pone dei limiti allo sviluppo industriale; tolta l’area di Candela, vicina all’autostrada, il comprensorio si sviluppa lontano da grandi vie di comunicazione per cui è ragionevole pensare che i costi di trasporto delle materie prime e, successivamente, dei prodotti finiti incida talmente sul costo totale delle produzioni da far sì che esse non possano essere competitive sul piano economico. Per un altro verso, la situazione di estrema instabilità geologica dell’area, renderebbe problematico l’insediamento di grandi complessi industriali che sarebbero soggetti a consistenti rischi derivanti dal dissesto idrogeologico che caratterizza il territorio. Questo limite, d’altra parte, costituisce un elemento di pregio se si considera la potenzialità turistica e naturale della zona che proprio per il suo relativo isolamento offre la possibilità di riimergersi in un ambiente ove la natura e le tradizioni costituiscono una caratteristica importante ed ampiamente utilizzabile per l’innesco di flussi di turismo ambiewntale, culturale, gastronomico, religioso ecc. rivolti alle famiglie che cercano nella vacanza o, più semplicemente nella visita, un momento di rilassamento e di recupero di una dimensione temporale a “misura d’uomo”. VALUTAZIONE DI COMPATIBILITA’ AMBIENTALE PIT 10 SUB APPENNINO DAUNO Pagina 10 di 179 2.2 Rapporto del progetto con gli obiettivi perseguiti dagli strumenti di pianificazione del territorio 2.2.1 La pianificazione a scala comunale e regionale La Regione Puglia ha individuato nel Subappennino un’area naturale da proteggere e da valorizzare da un punto di vista turistico. La proposta di numerosi Siti di Interesse Comunitario che vedono interessata una buona parte del territorio è l’espressione pratica di questo intendimento. La lettura della situazione urbanistica, riferita ad un ambito territoriale, a scala comunale nello specifico, contribuisce all’obiettivo finale di tale ricerca ed acquisizione di dati: il momento della pianificazione esistente, magari anche parzialmente già attuata ed il confronto con l’ipotesi di processo di sviluppo. Esiste pertanto una interrelazione stretta tra lo studio urbanistico pianificato in periodi più o meno distanti da oggi, fattore che sostanzialmente non varia nelle diverse realtà comunali interessate, e le conseguenti ipotesi di perseguire una strategia di sviluppo locale che va al di là dell’attività urbanistica come pura applicazione di un progetto del territorio. Dall’esame dei differenti strumenti urbanistici si riesce ad evidenziare che soltanto in tempi più recenti, la lettura del territorio è diventata più rigorosa, ma anche più dettagliata, in quanto l’interesse urbanistico non può essere cosa slegata dall’interesse verso un modello di sviluppo attuabile nel concreto. Si intuisce come detto modello si possa allargare non mantenendosi solo a scala territoriale, ovvero con il solo scopo di costituire un interesse esclusivamente di tipo comunale, ma anche di sollecitare alcuni studi verso la fattibilità di uno sviluppo anche economico direttamente collegato ad un sistema di comuni. Non sempre infatti il concetto di sviluppo economico trova spazio nel disegno urbanistico non solo degli strumenti innanzi descritti, ma in quasi tutta la prassi urbanistica dei primi anni ottanta. Detta “consuetudine urbanistica” ha generato piani in cui gli obiettivi fondamentali erano la scelta delle aree e delle quantità edilizie, la scelta del tipo di fabbricazione, la scelta del rapporto fra aree residenziali ed aree per i servizi, la scelta delle aree a densità produttiva, la scelta delle grandi infrastrutture del territorio sia a scala comunale, sia a scala territoriale o sovracomunale con grande impegno di parti del territorio stesso per strade di comunicazione. VALUTAZIONE DI COMPATIBILITA’ AMBIENTALE PIT 10 SUB APPENNINO DAUNO Pagina 11 di 179 L’ambiente o il paesaggio naturale e le sue valenze eventuali vengono sovente incluse nelle aree agricole, come sottinsiemi del paesaggio agrario complessivo, situazioni spesso considerate come puntuali e circoscritte all’immediata area da tutelare, quasi mai riconosciute come componenti territoriali da privilegiare anche in termini di investimenti e risorse. Lo sfondo teorico che regge questo approccio comporta la concezione del territorio come un insieme di relazioni complesse inscindibili tra risorse sul territorio ed ambiente antropico o società di fatto. Il progetto del territorio richiede, dunque “atti pianificatori” che agiscano sullo stesso per individuare dinamiche di sviluppo anche e soprattutto economico ed urbano, forme di espressione attraverso cui possono passare tracciati di sviluppo economico e sociale compatibilmente con le risorse ambientali, lì dove infatti qualità dell’ambiente è anche qualità della vita e qualità urbana. Sulla base della documentazione che è stato possibile acquisire ad oggi risulta che dei comuni interessati buona parte hanno approvato o, comunque, adottato un Piano Regolatore Generale, mentre altri ambiti governano le trasformazioni del proprio territorio con strumento non idoneo, oltre che per caratteristiche intrinseche dei Programmi di fabbricazione, anche per vetusta, essendo ovviamente precedenti all’approvazione della L.R. n.56/’80. Per quanto riguarda i Piani regolatori generali, inoltre, risulterebbero per oltre la metà redatti entro il 1990, data che può considerarsi indicativa non solo da un punto di vista giuridico ( es. decadenza di vincoli) o burocratico - amministrativo (superamento di due terzi dell’arco di previsioni di un quindicennio), ma anche dei relativi criteri culturali e disciplinari. Tra questi un’impostazione del Piano come strumento per il completamento e lo sviluppo residenziale del centro abitato, magari qualificato con dotazioni di aree a servizi, in alcuni casi con la valorizzazione dei nuclei antichi, ma non ancora come strumento per tutelare, valorizzare, controllare e gestire l’intero territorio comunale, con riferimento a tutte le sue componenti e valenze. Da un punto di vista morfologico le linee tendenziali di sviluppo appaiono condizionate e segnate tanto dalle caratteristiche orografiche quanto dalle vie di comunicazioni con i comuni confinanti e con i centri di maggior peso gravitazionale (Lucera, San Severo, Foggia). Si sono determinate in tal senso nel tempo direttrici di crescita lineare con prevalenza estovest (Casalnuovo Monterotaro, Volturara Appula, Castelnuovo della Daunia, Accadia, Bovino) oppure sud-nord in direzione della costa (Serracapriola e Chieuti), in altri casi ancora configurazioni VALUTAZIONE DI COMPATIBILITA’ AMBIENTALE PIT 10 SUB APPENNINO DAUNO Pagina 12 di 179 più articolate sono contenute tra corsi d’acqua (Deliceto tra il torrente Gavitelle ed il torrente fontana), tra crinali o aree boschive. Caratteristica ricorrente anche l’ubicazione di zone destinate ad insediamenti produttivi – artigianali - industriali- di norma distanti dai centri abitati sulle principali vie di comunicazione. Non si evince, comunque, un criterio di ubicazione dei vari PIP in un quadro di riferimento di area vasta, né di relazioni funzionali tra di essi. Si rileva tra le varie normative esaminate quella del Comune di Sant’Agata di Puglia che prevede la zona urbanistica D3, specificamente destinata alla produzione dell’olio di oliva. Per quanto riguarda le previsioni di zone destinate ad attività ricettive e turistiche le ubicazioni sono determinate in funzione di emergenze naturalistiche. Anche gli strumenti urbanistici dei comuni di Faeto e Bovino (zona a destinazione esclusivamente turistica e alberghiera) contengono previsioni insediative in funzione delle attività ricettive. Per quanto riguarda l’estensione dei territori comunali nella loro globalità e per quanto concerne la complessità ambientale, sulla base dei documenti grafici e scritti disponibili all’esame si può affermare che molti degli strumenti urbanistici dei comuni oggetto del presente studio evidenziano i limiti di un’impostazione tutta centrata sulle problematiche di crescita urbana, in termini di edificazione nei nuclei abitati ed in prossimità degli stessi per quanto riguarda insediamenti produttivi per l’industria, l’artigianato, il commercio all’ingrosso e per le attività turistico - ricettive. Dalla lettura dei documenti progettuali si desume, in molti casi, che ancora tutto il territorio comunale che non sia stato impegnato per le previsioni insediative di cui si diceva prima, rimane in una condizione di area definita fisicamente dai confini amministrativi, normativamente dalla categoria urbanistica della zona omogenea E agricola, operativamente intesa come potenziale spazio per ulteriori processi di trasformazione determinabili volta per volta e secondo scenari variabili. In tale quadro territoriale e normativo si evidenziano quindi le aree vincolate da leggi nazionali e regionali, per particolari e specifici caratteri idrogeomorfologici, architettonici, archeologici, paesaggistici ed ambientali, ma raramente si coglie una visione organica, che si traduca in un progetto unitario di tutela, valorizzazione ed uso del territorio - ambiente, considerando le valenze naturali e quelle antropiche beni da tutelare, e, nel contempo, risorse culturali ed economiche. Si riscontra nei piani esaminati l’individuazione, il rilevamento e la tutela di tali emergenze , VALUTAZIONE DI COMPATIBILITA’ AMBIENTALE PIT 10 SUB APPENNINO DAUNO Pagina 13 di 179 in maniera crescente a seconda della data di redazione degli stessi che varia dalla fine degli anni settanta alla fine degli anni novanta, segnando in tal modo l’evoluzione nel campo legislativo ed in quello disciplinare. Si è ritenuto di prendere in considerazione e investigare in sede regionale il Piano urbanistico territoriale tematico per il paesaggio (PUTT/P). Con riferimento a tale strumento, lo stesso è stato redatto ai sensi L. R. 31 maggio 1980 n. 56 "Tutela ed uso del territorio" e risulta approvato recentemente dalla Regione Puglia. Rientrano nel campo di applicazione del PUTT/P le categorie di beni paesistici e ambientali di cui all' art. 1 della legge 1497/39, al c. 5° dell' art. 82 del DPR 616/77 (integrato dalla L. 431/85), all' art. 1 quinquies della L. 431/85, con le ulteriori articolazioni e specificazioni di cui al PUTT/P stesso. Il Piano perimetra degli ambiti territoriali di differente valore, classificati da A ad E come segue: - ambito di valore eccezionale ("A"), laddove sussistano condizioni di rappresentatività di almeno un bene costitutivo di riconosciuta unicità e/o singolarità, con o senza prescrizioni vincolistiche preesistenti; - ambito di valore rilevante ("B"), laddove sussistano condizioni di compresenza di più beni costitutivi con o senza prescrizioni vincolistiche preesistenti; - ambito di valore distinguibile ("C"), laddove sussistano condizioni di presenza di un bene costitutivo con o senza prescrizioni vincolistiche preesistenti; - ambito di valore relativo ("D"), laddove, pur non sussistendo la presenza di un bene costitutivo, sussista la presenza di vincoli (diffusi) che ne individui una significatività; - ambito di valore normale ("E"), laddove è comunque dichiarabile un significativo valore paesaggistico-ambientale. I terreni e gli immobili ricadenti all'interno degli ambiti da "A" a "D" sono sottoposti a tutela diretta dal Piano, che definisce degli indirizzi di tutela, delle direttive di tutela e delle prescrizioni di base. Il PUTT/P ha previsto la istituzione di aree naturali protette in maniera coordinata ed in coerenza con le previsioni della L.S. 394/91. Per il PUTT l’area protetta (e il piano relativo) “diventa, pertanto, lo strumento operativo per VALUTAZIONE DI COMPATIBILITA’ AMBIENTALE PIT 10 SUB APPENNINO DAUNO Pagina 14 di 179 determinare il concerto tra il pubblico interesse e quello dei privati (passando dal regime dei vincoli a quello delle attività per/o coerenti con la tutela).” E’ previsto che vengano formati dei “piani di secondo livello” finalizzati al recupero, alla salvaguardia e valorizzazione paesistico-ambientale delle aree. Pertanto, il Piano di sviluppo del territorio risulta strategico anche in rapporto alla tutela paesaggistico-ambientale negli ambiti territoriali estesi come delineati dal piano tematico, ed è anche per questa ragione che nel presente studio si sono considerati attentamente gli ambiti come individuati dal PUTT/P della Regione Puglia, al fine di offrire un collegamento efficace con la restante attività pianificatoria regionale e per offrire una continuità che valorizzi i punti di forza dei vari strumenti di pianificazione esistenti. Si è consci che il PUTT/P è operativo soltanto dal gennaio 2001, così come lo stesso non possa essere (come ogni piano) esente da critiche e non possa non contenere degli aspetti meritevoli di essere ridiscussi. Si è però della precisa convinzione che i “piani” a qualunque livello debbano tra loro dialogare indipendentemente dall’iter approvativo che stanno seguendo, così come si è seriamente convinti dell’importanza delle previsioni (senza entrarne nel merito) del PUTT/P e della possibilità di perfezionare le stesse e darne maggiore forza attraverso gli strumenti operativi insiti nel PIT. Per il PUTT/P le formazioni fisiche, geologiche, geomorfologiche, biologiche, con eccezionale o rilevante valore naturalistico e ambientale, oltre a quelle che risultano già comprese nelle riserve o nei parchi nazionali di cui alle L. 448/76, 979/82 e 394/91, rappresentano patrimonio naturale della Regione, così come i beni archeologici e architettonici vincolati e segnalati presenti sul territorio in modo episodico, diffuso, addensato, all’esterno dei centri abitati, costituiscono il patrimonio culturale extraurbano della Regione. * * * * Il sistema delineato dal PUTT/PBA Puglia per l’individuazione e la delimitazione degli ambiti territoriali estesi è essenzialmente, perlomeno per quanto concerne i comuni del SubAppennino Dauno settentrionale e meridionale, un sistema a macchia di leopardo; esso è costituito, cioè, da un insieme di aree di forma e dimensione molto varie, diffuse, con soluzioni di continuità, nel territorio comunale e sottoposte ai diversi regimi di tutela sopra descritti. Senza addentrarsi nella lettura approfondita del PUTT, cosa che viene rimandata in altra sede, si pone in risalto che il PUTT stesso non ha in genere tenuto in grande considerazione le valenze ambientali del SubAppennino, tranne quelle di puro valore giuridico (vincolo ex lege, VALUTAZIONE DI COMPATIBILITA’ AMBIENTALE PIT 10 SUB APPENNINO DAUNO Pagina 15 di 179 boschi, ecc.). E’ mancata infatti una lettura attenta del territorio in esame sotto l’aspetto naturalistico ed in merito pertanto si ritiene debbano eseguirsi gli opportuni approfondimenti in sede di approntamento dei vari progetti. 2.2.2 Vincoli presenti sul territorio Il territorio del Subappennino dauno è interessato da una serie di vincoli che derivano dalla situazione strutturale del comprensorio e dalla presenza di una serie di situazioni di elevato interesse. Sono presenti il vincolo idrogeologico, vincolo paesaggistico, vincoli archeologici, nonché vincoli correlati alla L. R. 10/84. Nell’area sono stato proposti numerosi Siti di Interesse Comunitario. E’ importante infine porre in risalto che l’area è dichiarata zona sismica. L'individuazione dei vincoli che insistono sul territorio comunale, convenientemente estesa all’area vasta del Sub Appennino Dauno Settentrionale e Meridionale, ha rappresentato un momento fondamentale nello studio intrapreso in quanto la trasformabilità del territorio è prioritariamente legata anche ai vincoli territoriali ed istituzionali; invero non risulta legata agli stessi solo in quanto rappresentano delle limitazioni sotto il profilo delle procedure amministrative per le modifiche sul territorio, ma soprattutto perché la vincolistica è stata proposta per preservare le valenze del territorio contro modifiche incontrollate dello stato dei luoghi e tali da alterarne le valenze, oltre che la qualità visiva del paesaggio. Inoltre il rispetto di quest’ultimo, come anche delle altre componenti ambientali, non deve identificarsi solo in un rispetto dell'ambiente visivo, ma più in generale nel rispetto di tutti quei fattori che contribuiscono al complesso equilibrio del territorio, e per i quali sono a volte imposti i vincoli ex-lege. I vincoli da prendere in considerazione nell’ambito dello studio, quindi, sono quelli imposti a tutela di alcuni aspetti che interferiscono con le componenti ambientali dell’area di studio e con il paesaggio, laddove quest'ultimo tende, come detto, ad essere alterato indirettamente in tutto l'ecosistema. Numerosi sono quelli imposti da leggi specifiche, oltre naturalmente il vincolo paesaggistico ex lege 1497/39 (ora inquadrato nel regime del Testo Unico), ed oggetto dei presenti approfondimenti. I principali, indagati, sono riportati di seguito: - vincolo archeologico ex lege N° 1089 del 01/06/39; - vincolo idrogeologico ex lege n° 3267 del 30/12/23 e forestale; - vincolo generale di cui all'art. 1 della L. 08/08/85 N°431; VALUTAZIONE DI COMPATIBILITA’ AMBIENTALE PIT 10 SUB APPENNINO DAUNO - Pagina 16 di 179 vincoli ai sensi della precedente Legge 29/06/39 N° 1497 emessi dal Min. Beni Culturali ed Ambientali ("Galassini"); - vincolo connesso alle aree soggette ad uso civico. Ai sensi dell'art. 1 della legge 1 giugno 1939 n° 1089 (“tutela delle cose di interesse artistico e storico”, risultano assoggettate alle previsioni e prescrizioni della stessa, "le cose, immobili e mobili, che presentano interesse artistico, storico, archeologico o etnografico, etc". Alle stesse specifiche sono pure assoggettate le valli, i parchi e i giardini che abbiano interesse artistico o storico. Sono altresì sottoposte alla legge n. 1089 anche "le cose immobili che, a causa del loro riferimento con la storia politica, militare, della letteratura, dell'arte e della cultura in genere, siano state riconosciute di particolare interesse, ecc.". Le indagini condotte non hanno evidenziato aree ed immobili specificamente vincolati. Ai sensi dell'art. 1 della legge 1497/39, le cui previsioni sono attualmente state sostituite da quelle del recente Testo Unico n° 490 sui beni ambientali, erano soggette alle previsioni e prescrizioni della stessa, "a causa del loro notevole interesse pubblico” le cose immobili che hanno cospicui caratteri di bellezza naturale o di singolarità geologica, le ville, i giardini e i parchi che, non contemplati dalle leggi per la tutela delle cose d'interesse artistico o storico, si distinguono per la loro non comune bellezza, i complessi di cose immobili che compongono un caratteristico aspetto avente valore estetico e tradizionale. Sono altresì soggette a specifica protezione anche le bellezze panoramiche considerate come quadri naturali e così pure quei punti di vista o di belvedere, accessibili al pubblico, dai quali si gode lo spettacolo di quelle bellezze. Nonostante la bellezza delle aree in esame, non vi sono zone sottoposte a vincolo e ricadenti nel territorio dell’area di studio. A norma dell'art. 1 della legge 3267/23 sono invece sottoposti a vincolo per scopi idrogeologici i terreni di qualsiasi natura e destinazione che, per effetto di forme di utilizzazione contrastanti con le norme di cui agli artt. 7, 8 e 9 della stessa legge, possano con danno pubblico subire denudazioni, perdere la stabilità o turbare il regime delle acque. La suddetta legge prevede oltre al vincolo idrogeologico per i fini sopra richiamati, anche un vincolo specifico per i boschi che, stante la loro ubicazione, difendono terreni o fabbricati dalla VALUTAZIONE DI COMPATIBILITA’ AMBIENTALE PIT 10 SUB APPENNINO DAUNO Pagina 17 di 179 caduta di valanghe, dal rotolamento di sassi, o che comunque per altri scopi, siano ritenuti tali da essere sottoposti a limitazione dell'utilizzo. Le aree soggette a vincolo idrogeologico che ricadono nell’area di studio (Comune di Faeto e area vasta) sono presenti nel territorio in maniera diffusa e sono costituite da zone talvolta grandi e compatte e a luoghi frammentate. Particolare significativo è che le aree soggette a tale vincolo ruotano comunque intorno al sistema dei boschi, quasi a proteggerne le valenze. La vastità dei boschi è significativa sul territorio comunale e gli stessi sono censiti anche dal Piano Paesistico regionale recentemente approvato. Sul territorio sono presenti inoltre alcune oasi di protezione faunistica, zone di ripopolamento e cattura. Con riferimento alle aree caratterizzate da interesse venatorio l’indagine condotta ha evidenziato nell’area e nei comuni limitrofi l’esistenza delle seguenti tipologie di aree (con riferimento ai comuni del Sub-Appennino meno distanti): - Zona di ripopolamento e cattura “Masseria Mastrangelo” a Bovino; - Zona di ripopolamento e cattura “Monte Maggiore” a Orsara di Puglia; - Oasi di protezione della selvaggina “Stallone Acqua di Pisani” a Bovino; - Oasi di protezione Montagna-Toppo Casone-Vetruscelli a Castelluccio Val.re o Celle S.Vito - Azienda faunistico-venatoria di Difesa Vadicola a Celle S. Vito. Non poteva certamente mancare poi un approfondimento degli aspetti connessi alla vincolistica proposta con l'art. 1 della Legge Galasso. Tale importante previsione normativa ha imposto il vincolo paesaggistico ai sensi della legge 29 giugno 1939, n. 1497 su numerose categorie di beni, tra cui i fiumi, i torrenti ed i corsi d'acqua iscritti negli elenchi di cui al testo unico delle disposizioni di legge sulle acque ed impianti elettrici, approvato con regio decreto 11 dicembre 1933, n. 1775, e le relative sponde o piede degli argini per una fascia di 150 metri ciascuna. La previsione normativa si estende poi su altre categorie molto importanti per il territorio di studio, stante la presenza cospicua delle categorie di beni tutelati. Ci si riferisce in particolare alle previsioni vincolistiche sui “parchi e le riserve nazionali o regionali, nonché i territori di protezione esterna dei parchi, come anche sui territori coperti da riserve e da boschi, ancorché percorsi o danneggiati dal fuoco, e quelli sottoposti a vincolo di rimboschimento”. VALUTAZIONE DI COMPATIBILITA’ AMBIENTALE PIT 10 SUB APPENNINO DAUNO Pagina 18 di 179 L’importanza della legge Galasso porta a riflettere sulla sua strategia nella tutela del territorio: indubbiamente trattasi di una legge diversa dalle precedenti, in quanto vincola non più ambiti definiti ma grosse categorie di beni naturali. Pertanto risulterebbero vincolati o meritevoli di tutela intere categorie di beni non esclusivamente individuati con le specifiche perimetrazioni a volte proposte o suggerite. Risulterebbero infatti vincolati anche i territori esterni in cui siano riscontrabili valori che risultano presenti all’interno delle aree perimetrate. Il vincolo paesaggistico ai sensi della legge Galasso interviene infatti su tutti i fiumi, torrenti e corsi d'acqua iscritti in appositi elenchi e sui territori all'interno di una fascia di 150 m da ogni sponda. Nessun vincolo specifico è stato proposto con gli specifici decreti del Ministero dei Beni Culturali ed Ambientali, i cosiddetti Galassini, di fatto quasi subito invalidati. Tali decreti hanno perso infatti quasi subito la loro efficacia e sono successivamente stati considerati solo in quanto riportavano la segnalazione “scientifica” di grandi valenze presenti sul territorio. Considerazioni particolari devono rivolgersi al vincolo paesaggistico imposto ai sensi della L. 431/85 anche sui parchi e le riserve nazionali o regionali, nonché i territori di protezione esterna dei parchi, ed inoltre sui territori coperti da riserve e da boschi, ancorché percorsi o danneggiati dal fuoco, e quelli sottoposti a vincolo di rimboschimento. Nell’area di studio non ricade alcuna parte di territorio rientrante nella perimetrazione di parchi nazionali ovvero regionali. Formalmente poi occorre segnalare che si è fuori da perimetrazioni di parchi regionali, in quanto quello dei Boschi del Sub Appennino Dauno formalmente non risulta istituito: si è infatti fermi, sotto l’aspetto procedurale, alla fase di chiusura delle pre-conferenze (come previsto dalla L.R. 19/97). Nell’area di studio non risultano poi presenti riserve naturali normate ai sensi della L. 394 sui parchi, come anche dalla L.R. 19/97, in quanto la definizione delle stesse verrà a valle della definizione del piano del parco. Significativamente esteso risulta però il vincolo paesaggistico ex L. Galasso imposto a tutela dei boschi, in quest’area presenti ed appositamente individuati non solo dal PUTT/P ma anche attraverso le specifiche indagini naturalistiche. Non risultano invece vincolate le aree ricadenti all’interno delle perimetrazioni dei S.I.C. e delle zone ZPS, in quanto non specificamente previsto, anche se tali aree sono comunque tutelate, o VALUTAZIONE DI COMPATIBILITA’ AMBIENTALE PIT 10 SUB APPENNINO DAUNO Pagina 19 di 179 dovrebbero esserlo, da possibili conseguenze negative di interventi sul territorio, stante la specifica previsione della redazione della valutazione di incidenza per grandi categorie di interventi. Gli usi civici sono stati indagati perché significativi per l’area in esame. La perimetrazione degli usi civici, visionata allo stato attuale, andrà approfonditamente indagata al fine di eliminare le aree definitivamente affrancate. In ogni caso, l’uso civico sembra corrispondere in numerosi casi più ad un vincolo generico su di un’area, che al vincolo che potrebbe derivare su aree rilevanti sotto il profilo ambientale. Le perimetrazioni riscontrate riguardano ampie aree del territorio comunale. Come già posto in risalto, nell’area del Sub Appennino ricadono molti Siti di Interesse Comunitario; a tal proposito si citano: corso del Fortore – lago di Occhito (IT9110002) boschi di Celenza – Monte Sambuco (IT9110035) Monte Cornacchia – Bosco di Faeto (IT9110003) Accadia – Deliceto (IT9110033). Valle Ofanto – lago Capacciotti (IT9120011) Valli del Cervaro - Bosco dell'Incoronata (IT9110032). 2.3 Coerenza del progetto con gli obiettivi dei piani 2.3.1 Coerenze Il progetto si inserisce in modo armonico e coerente con i piani di sviluppo dell’area del Subappennino individuando la compatibilità degli interventi con le reali vocazioni del territorio. Il progetto, inoltre, contiene tutti gli elementi che caratterizzano un piano di sviluppo in area protetta, anticipando quindi tutte quelle azioni che caratterizzano l’elaborazione del piano parco che dovrà essere redatto al momento in cui si darà esecuzione alla normativa regionale per l’istituzione dei parchi regionali del Subappennino dauno settentrionale e del Subappennino dauno meridionale. Nel PIT che in questa sede si esamina, infatti, sono contenute misure che prevedono azioni ed interventi compatibili con l’esistenza dei Siti di Interesse Comunitario ed anche le misure che prevedono interventi di tipo più specificatamente industriale non appaiono, al momento, incompatibili con quanto può essere realizzato in ambiti di sviluppo inclusi nelle aree protette. Un esame più approfondito e più puntuale potrà, comunque, essere condotto solo dopo la presentazione dei progetti specifici a seguito della presentazione dei bandi. VALUTAZIONE DI COMPATIBILITA’ AMBIENTALE PIT 10 SUB APPENNINO DAUNO Pagina 20 di 179 Appare opportuno precisare, inoltre, che la compatibilità o meno di un intervento dipende in gran parte dalla sua localizzazione per cui è ragionevole pensare che solo al momento della presentazione dei progeti definitivi possa essere effettuata una valutazione reale della compatibilità. 2.3.2 Eventuali disarmonie e/o criticità A livello di progetto generale, non si evincono particolari disarmonie e/o criticità in quanto non si conoscono né i progetti specifici né le localizzazioni degli stessi. Sicuramente la filosofia che sta alla base del PIT, così come viene presentato, si nota un perfetto accordo con le norme e con lo spirito di tutela che riguardano aree destinate ad essere incluse in decreti di protezione quali quelli di un Parco Regionale. Come verrà più avanti esplicitato, esistono una serie di perplessità su alcuni interventi previsti dalla misura 4, ma, si ripete, al momento si ravvisa solamente una potenziale criticità in quanto non si conoscono le realizzazioni e la loro collocazione. 2.3.3 Considerazioni finali Il progetto in esame presenta tutte le caratteristiche di sviluppo e contemporanea tutela che sono consone agli interventi in un’area ad elevato valore ambientale come è il Subappennino Dauno. Come verrà messo in evidenza più avanti, infatti, la maggior parte delle misure che compongono il PIT è volta all’impostazione di un tipo di sviluppo rispettoso delle caratteristiche naturali del territorio e delle tradizioni che in esso ancora sopravvivono ben radicate in una popolazione che si sente partecipe dell’ambiente in cui opera. La presenza, inoltre, di misure dedicate alla formazione ed all’informazione costituisce un elemento qualificante di conoscenza attraverso il quale possono essere impostate una serie di attività compatibili con le naturali vocazioni del territorio e, ancor più, si forniscono gli strumenti per esaltare le potenzialità di sviluppo sociale ed economico offerte da queste iniziative. VALUTAZIONE DI COMPATIBILITA’ AMBIENTALE PIT 10 SUB APPENNINO DAUNO Pagina 21 di 179 Capitolo 3. QUADRO DI RIFERIMENTO PROGETTUALE VALUTAZIONE DI COMPATIBILITA’ AMBIENTALE PIT 10 SUB APPENNINO DAUNO Pagina 22 di 179 3.1 Finalità dell’intervento L’intervento si pone, come obiettivo finale, lo sviluppo sociale ed economico delle popolazioni presenti nel Subappennino Dauno attraverso lo stimolo di una imprenditoria rispettosa delle caratteristiche del territorio e delle tradizioni che lo qualificano. In particolare, la coniugazione “sviluppo – tutela ambientale” porterebbe, qualora realizzata integralmente, ad una positiva evoluzione socio economica dell’area parallelamente alla conservazione, anzi al miglioramento, delle condizioni ambientali, evitando di dare corpo a quell’equazione perversa e falsa che vuole che allo sviluppo si accompagni necessariamente la compromissione ambientale del territorio. Tale obiettivo finale si intende raggiungere attraverso una serie di azioni: a) creazione di nuove opportunità di crescita e di sviluppo sostenibile, assicurando un uso efficiente e razionale delle risorse naturali, promuovendo la localizzazione di nuove iniziative imprenditoriali, in particolare quelle del settore turistico e delle attività culturali; b) la promozione della localizzazione di nuove iniziative imprenditoriali, assicurando la sostenibilità ambientale dello sviluppo del sistema produttivo, anche con l’utilizzo delle migliori tecnologie disponibili e rispettando nel medio e lungo periodo la capacità di carico dell’ambiente; c) stabilire condizioni favorevoli per nuove opportunità imprenditoriali, in particolare nel settore agro-alimentare e nei settori dell’artigianato tradizionale, riducendo i tassi di disoccupazione, e accrescendo la partecipazione al mercato del lavoro e l’emersione delle attività informali (e quindi la loro produttività), valorizzando le risorse femminili. Più chiaramente, tutto ciò viene esplicitato attraverso l’illustrazione delle strategie generali del progetto: a) apertura del sistema territoriale del PIT, che rappresenta un obiettivo basilare e fondamentale per arginare e modificare le dinamiche in atto; b) cooperazione sia nell’elaborare la strategia e il modello di sviluppo che nel realizzare gli interventi di attuazione del PIT; c) qualità delle scelte, per raggiungere un livello di competitività e di visibilità verso l’esterno, e dei prodotti per affermare uno standard di reputazionalità dell’area sia in termini produttivi che di sistema ambientale e socio-economico; VALUTAZIONE DI COMPATIBILITA’ AMBIENTALE PIT 10 SUB APPENNINO DAUNO Pagina 23 di 179 d) identità territoriale delle risorse impiegate, dei prodotti, dei valori e dei comportamenti, in modo che l’apertura del sistema non ne mini le precondizioni di competitività o di distinzione, cioè le modalità del vivere e del produrre, i valori umani e culturali, le tradizioni ed i costumi, le risorse naturali e il paesaggio, che rappresentano la vera ricchezza del sistema territoriale. VALUTAZIONE DI COMPATIBILITA’ AMBIENTALE PIT 10 SUB APPENNINO DAUNO Pagina 24 di 179 Capitolo 4. QUADRO DI RIFERIMENTO AMBIENTALE PARTE I VALUTAZIONE DI COMPATIBILITA’ AMBIENTALE PIT 10 SUB APPENNINO DAUNO Pagina 25 di 179 4.1 Premesse 4.1.1 Criteri metodologici per l’analisi ambientale E’ indubbio che alla base di una corretta analisi ambientale vi siano adeguati criteri di lettura; detti criteri si basano sui seguenti temi di indagine e valutazione: Assetto del territorio e caratteristiche ambientali dell’area di intervento - valenze e criticità ambientali del contesto interessato quale area di intervento eventualmente correlata a quelle limitrofe significativamente suscettibili di essere interessate o influenzate; Aspetti pertinenti dello stato attuale dell’ambiente e sua evoluzione probabile senza l’attuazione del piano o del programma. 4.1.2 Assetto del territorio e caratteristiche ambientali dell’ area di intervento Inquadramento del territorio a scala provinciale – provincia di Foggia L'area interessata dalla proposta di piano di sviluppo ricade nella provincia di Foggia ed è limitata a Nord dalle Foci del Torrente Saccione e del Fiume Fortore, ad Ovest dal confine apulocampano-molisano, a Sud dall’asta terminale del Fiume Calaggio e dall’alto e medio corso del Torrente Carapelle e, infine, ad Est dal versante che degrada verso il mare Adriatico. In tale parte della provincia di Foggia si distinguono due distretti geografici, che dalla Catena Appenninica (a Sud-Ovest) al Mar Adriatico (a Nord-Est), Promontorio del Gargano escluso, sono noti rispettivamente come Appennino Dauno o Monti della Daunia e Capitanata o Tavoliere della Puglia. In particolare il distretto geografico dell’ Appennino Dauno viene ulteriormente distinto in SubAppennino Settentrionale e SubAppennino Meridionale. L’ambito territoriale ristretto oggetto della presente relazione, interessato dal PIT, è quello dei comuni del Sub Appennino Settentrionale e Meridionale. Si ritiene estremamente utile evidenziare che i comuni di Orsara, Bovino, Deliceto, Panni, Accadia e Sant’Agata sono caratterizzati da una particolare e pregevole vegetazione boschiva ed attualmente è segnalata un’oasi di protezione. Il comprensorio, interessante dal confine con il Molise fino al confine con la Basilicata a sud, racchiude un complesso di aree di grande importanza per la presenza del Bosco Difesa Grande di Accadia, delle gole del Torrente Frugno, delle formazioni ripariali presenti lungo il corso superiore del Cervaro con specie vegetali ed animali inserite nella Direttiva UE 92/43. VALUTAZIONE DI COMPATIBILITA’ AMBIENTALE PIT 10 SUB APPENNINO DAUNO Pagina 26 di 179 Tali fattori estremamente caratterizzanti il comprensorio nel suo assetto ambientale e naturalistico sono stati individuati come siti, ricadenti nella Provincia di Foggia per i quali è indispensabile attivare degli strumenti di tutela e fruizione, come indicati dalla L. R. 19/97, e proposti, secondo la classificazione operata dalla stessa legge, per l’istituzione di “Parco naturale regionale” ovvero “Aree terrestri, fluviali, lacustri, marine prospicienti alla costa, in grado di costituire un sistema omogeneo individuato dagli assetti naturali dei luoghi, dai valori paesaggistici e dalle tradizioni culturali delle popolazioni locali.” In questa realtà i rischi connessi alla salvaguardia territoriale sono rappresentati dalla messa a coltura e dal sovrapascolo. Componenti ambientali e naturalistiche del contesto territoriale Nell'ambito della presente analisi, sono stati prescelti le seguenti componenti ed indicatori ambientali in quanto essenziali ai fini della definizione dell’assetto ambientale del territorio interessato. In particolare, essi sono: CLIMATOLOGIA VEGETAZIONE E FLORA FAUNA PAESAGGIO 4.1.3 Ambito territoriale specifico coinvolto L’ambito territoriale coinvolto nel progetto ricade nel perimetro amministrativo delle due Comunità Montane, Subappennino Settentrionale e Subappennino Meridionale. L’estensione del territorio appare notevole aggirandosi intorno ai 200.000 ettari nei quali sono compresi centri abitati (29 Comuni e numerose frazioni), aree coltivate per lo più a grano duro, amienti naturali comprendenti boschi di varia tipologia, pascoli, corsi d’acqua, laghi, stagni, marcite, macchia mediterranea. Tutto il territorio si sviluppa in ambito collinare e montano con la quota più alta corrispondente a M. Cornacchia pari a 1152 metri sul livello del mare, ma con altri rilievi che raggiungono e superano i 1000 metri (M. Sambuco, M. Crispignano, M. Tre Titoli, ecc.). Il territorio si presenta come un’arco, con orientamento genericamente Nord – Sud, che delimita il confine del Tavoliere e della Capitanata con il Molise (provincia di Campobasso), la Campania VALUTAZIONE DI COMPATIBILITA’ AMBIENTALE PIT 10 SUB APPENNINO DAUNO Pagina 27 di 179 (provincia di Avellino e di Benevento) ed infine, verso Sud, con la Basilicata (provincia di Potenza). 4.1.4 Sistemi ambientali interessati Nel territorio del Subappennino possono essere individuati una serie di ambienti “fondamentali” estremamente importanti che costituiscono, con la loro alternanza, “l’ossatura naturale” del territorio. Si individuano preliminarmente: ambienti forestali ambienti di macchia ambienti di pascolo ambienti umidi. Queste categorie di validità generale vanno suddivise in sottocategorie più specifiche sulle quali effettuare in un momento successivo, una analisi più approfondita. Ambienti forestali Fermo restando il concetto che il termine foresta non può essere applicato agli ambienti boscati della nostra zona, ormai degradati e profondamente modificati dall’azione dell’uomo, con il termine “ambiente forestale intenderemo tutte quelle aree nelle quali insiste una copertura arborea. Si distinguono fondamentalmente boschi: di conifere misti di conifere e latifoglie di latifoglie. I primi due tipi sono da considerarsi di sicura origine artificiale in quanto risultato di rimboschimenti effettuati nel corso degli anni in zone soggette a precedenti incendi o soggette a dissesti. Molto più raramente i boschi misti possono essere considerati il risultato di una integrazione con conifere su una precedente base naturale di bosco di latifoglie. I boschi di latifoglie sono suddivisibili in boschi con predominanza di roverella (Quercus pubescens), posizionati in tutto l’arco collinare, e boschi igrofili con dominanza di pioppo (Populus sp.) e salice (Salix sp.) e posizionati nelle aree umide per lo più costituite da torrenti e rare marcite. VALUTAZIONE DI COMPATIBILITA’ AMBIENTALE PIT 10 SUB APPENNINO DAUNO Pagina 28 di 179 Ambienti di pascolo Ormai rarefatti a causa della messa a coltura, spesso illegale, di ampie superfici di questi ambienti, costituiscono ambiti importantissimi iin quanto ospitano specie fondamentali per l’equilibrio del territorio. Ambiti preferenziali, se non esclusivi di caccia del lupo e di moltissimi rapaci, ospitano anche ricche popolazioni di lepidotteri e, coonseguentemente, dei loro predatori. Anche dal punto di vista botanico ospitano specie rare ed importanti, oltre che protette fra le quali si citano per tutte varie specie di orchidee. Costituiscono inoltre un elemento fondamentale di prevenzione dei dissesti in quanto la coltre erbosa, assai compatta, in parte smorza la violenza delle acque meteoriche ed in parte permette il loro ruscellamento senza permettere l’innescarsi di processi erosivi che, nella situazione geologica del comprensorio, potrebbero rivelarsi disastrosi. Ambienti umidi Pure facendo astrazione dall’antico adagio che recita “ove c’è acqua c’è vita”, questi ambienti appaiono di fondamentale importanza in quanto costituiscono luoghi di abbeverata, siproduzione e sopravvivenza di zoocenosi di eccezionale rilievo. Nel Subappennino gli ambienti umidi sono inquadrabili in varia tipologia: fiumi perenni torrenti stagionali abbeveratoi marcite laghi di grande estensione laghetti collinari. L’estrema varietà degli ambienti stimola una altrettanto varia diversificazione delle forme di vita e costituisce un elemento fondamentale per il mantenimento della biodiversità. In alcuni casi, ad esempio per i fontanili, ci si trova di fronte a vere e proprie riserve biogenetiche nelle quali sopravvivono specie importantissime e rare. Si citano a questo proposito le popolazioni di Triturus carnifex, Triturus italicus, Hirundo medicinalis, Rana dalmatina, Bombina variegata, ecc. Costituiscono inoltre riserve d’acqua esente per lo più da inquinamento e quindi adatta per l’insediamento, sopravvivenza e riproduzione di specie molto sensibili che ormai si trovano quasi esclusivamente in questi ambiti. VALUTAZIONE DI COMPATIBILITA’ AMBIENTALE PIT 10 SUB APPENNINO DAUNO Pagina 29 di 179 Ambienti di macchia Questo tipo di ambiente resiste ormai in pochi lembi nel territorio. La sua importanza risiede nel tipo di vegetazione che lo caratterizza, costituita da cespugli di vario sviluppo che spesso si compenterano formando intrichi vegetazionali che costituiscono un eccezionale rifugio, oltre che alimentazione, per moltissime specie animali. Tipologicamente distinguibile in macchia arida, caratteristica delle zone secche, e macchia più igrofila, spesso associata a ristagni di acqua, permette una notevole diversificazione delle zoocenosi contribuendo in modo determinante all’aumento della biodiversità. VALUTAZIONE DI COMPATIBILITA’ AMBIENTALE PIT 10 SUB APPENNINO DAUNO Capitolo 5. PARTE II COMPONENTI AMBIENTALI VALUTAZIONE DI COMPATIBILITA’ AMBIENTALE Pagina 30 di 179 PIT 10 SUB APPENNINO DAUNO Pagina 31 di 179 5.1 Atmosfera L’area nella quale si va a collocare l’intervento risulta lontana da qualsiasi emissione di gas da parte di industrie o impianti che possano esalare sostanze inquinanti. L’area risulta ventosa ed è interessata prevalentemente dai venti occidentali nel periodo primaverile ed autunnale, mentre in inverno si rileva una tendenza delle correnti d’aria a ruotare da Nord e Nord – Est ed in estate la tendenza risulta essere quella dei venti meridionali. 5.2 Ambiente idrico l’ambiente idrico è formato da tutte le presenze di acqua che interessano il territorio, acque correnti o ferme, in alvei naturali o artificiali, perenni o temporanee. Alla presenza dell’acqua sul territorio contribuiscono i fattori climatici quali le precipitazioni e la temperatura, il primo evento come fonte di ricarica delle falde, il secondo come elemento che contribuisce alla evaporazione e alla conseguente siccità estiva. 5.2.1 Rete idrica superficiale L'esame della situazione del territorio a livello idrologico, tenendo conto delle acque superficiali (corsi d'acqua, invasi, risorgive, stagni e marcite) e delle acque sotterranee (falde e sbocchi di falda), appare estremamente interessante, stante la ricchezza del territorio per quanto riguarda l'acqua. Numerose sono le sorgenti nel territorio in esame, a testimonianza di un complesso reticolo sotterraneo, anche se non per tutte le sorgenti esiste la condizione di perennità. La qualità di queste acque è piuttosto varia, anche in considerazione che i terreni sovrastanti moltissime sorgenti sono interessati da una notevole attività agricola con l'uso di fitofarmaci, diserbanti e concimi chimici che potrebbero, ed in qualche caso esiste fondato sospetto che ciò sia già avvenuto, inquinare le falde più superficiali alimentanti un buon numero di sorgenti. Le acque superficiali, fluenti nei vari fiumi e torrenti presenti nel comprensorio e quelle raccolte nell'invaso della diga di Occhito ed in quello, molto più piccolo, del lago Pescara, costituiscono un bene di importanza straordinaria da tutelare a tutti i costi. Tutti i corsi d'acqua nascono in terreni calcareo marnosi e/o calcareo argillosi e scorrono prevalentemente su un substrato in cui i costituenti arenacei ed argillosi sono abbondantemente presenti. VALUTAZIONE DI COMPATIBILITA’ AMBIENTALE PIT 10 SUB APPENNINO DAUNO Pagina 32 di 179 Su questi substrati le acque attuano la loro azione erosiva, soprattutto durante il periodo primaverile quando le portate sono massime e la velocità dei corsi aumenta l'energia delle acque stesse che riescono a trasportare verso valle una notevole quantità di sedimenti. Questi, per quanto riguarda il bacino del Fortore, vanno a riversarsi nell'invaso di Occhito per il quale, comunque, il rischio di interramento in tempi relativamente brevi non appare molto reale per merito di una sorta di filtro naturale costituito dalla grande massa di vegetazione semiimmersa che si è creata a monte della diga. Altri torrenti del comprensorio vanno a costituire il ramo destro del bacino del Candelaro e riversano i sedimenti prelevati dal versante orientale della catena subappenninica nel sunnominato fiume. Lo stesso può dirsi per gli altri tre grossi fiumi del comprensorio: il Cervaro, il Carapelle e l'Ofanto, con i loro affluenti. Anche se generalmente poco considerate in quanto non direttamente utilizzabili per le attività umane, importanza estrema rivestono alcune risorgive ed alcune marcite esistenti sul territorio in analisi. Alla loro esistenza si devono alcune presenze botaniche e faunistiche di estremo interesse. La loro tutela nell'ambito della gestione del territorio deve essere considerata di primaria importanza anche in vista di una utilizzazione turistica dei beni di carattere paesaggistico presenti nella zona. 5.2.2 Cenni climatici Il Subappennino Dauno costituisce il primo corpo collinare - montuoso che, procedendo da Est verso Ovest, si incontri provenendo dal tavoliere pugliese. L'orientamento della catena del Subappennino Dauno è definibile pressappoco nella direttiva Nord Sud ed è posizionata a relativamente breve distanza dal mare Adriatico e dal Gargano. Il clima, da un punto di vista molto generale, è quello mediterraneo, con alcune varianti dovute principalmente alle influenze dei venti che, contribuiscono ad esaltare o a deprimere alcuni caratteri peculiari creando così una situazione particolare, come risulterà dall'analisi che appresso viene illustrata. Le variazioni del clima del comprensorio, rispetto ad un "tipo" di validità generale, sono in gran parte imputabili all'azione dei venti, azione che talvolta viene esaltata dalla particolare posizione e dall'orientamento delle vallate all'interno della catena. VALUTAZIONE DI COMPATIBILITA’ AMBIENTALE Pagina 33 di 179 PIT 10 SUB APPENNINO DAUNO Infatti il territorio risulta soggetto all'azione dominante dei quattro venti principali, ma sono essenzialmente quelli provenienti da Nord – Est, d'inverno, e da Sud, d'estate, a condizionare in modo particolare il clima. Nella stagione invernale, infatti, salvo alcune rare eccezioni, allorché la circolazione d'aria a livello Europeo apre la strada ai venti da Est e da Nord, si ha una esaltazione del raffreddamento del clima. Ascoli Satriano: termoudogramma 100,00 50,00 90,00 80,00 40,00 70,00 mm. 60,00 30,00 pioggia m edia T°C m edia 50,00 40,00 20,00 30,00 20,00 10,00 10,00 0,00 0,00 dicembre novembre ottobre settembre agosto luglio giugno maggio aprile marzo febbraio gennaio Ciò avviene per effetto dell'instaurarsi di circolazioni anticicloniche che portano sul comprensorio aria fredda continentalizzata sulle regioni fredde settentrionali e Nord Orientali dell'Europa e che, giunte sul nostro territorio, sono la principale causa delle precipitazioni nevose anche a basse quote. E' stato infatti accertato che in assenza di queste situazioni vengono totalmente a mancare le precipitazioni nevose e l'inverno trascorre in assenza di temperature basse, permanendo la colonnina del mercurio quasi sempre al di sopra dello zero. Il profilo dolce dei rilievi sul versante orientale del comprensorio permette ai venti freddi di travalicare agevolmente lo spartiacque e di estendere la loro influenza anche alle parti interne ed alle valli che separano il comprensorio in oggetto dal Molise. Causa di piogge sono invece i venti che in corrispondenza delle due stagioni di transizione, Primavera ed Autunno, giungono frequentemente da Ovest. Queste correnti d'aria cariche di umidità assorbita nel Mediterraneo, sorpassano agevolmente la catena appenninica e giungono con un tasso VALUTAZIONE DI COMPATIBILITA’ AMBIENTALE Pagina 34 di 179 PIT 10 SUB APPENNINO DAUNO di umidità ancora piuttosto elevato sul territorio subappenninico ove apportano piogge sovente abbondanti, divenendo quindi la causa principale dei due picchi di piovosità tipici della zona. Di effetto del tutto contrario sono i venti che durante il periodo estivo si impostano da Sud per effetto delle circolazioni anticicloniche. Questi infatti giungono sul comprensorio dopo aver percorso le assolate pianure del Sud della Puglia ed aver scaricato la loro umidità nel Salento e sulle Murge. Il loro effetto principale è quindi quello di un forte innalzamento della temperatura e contemporaneamente di una spiccata azione di disidratazione dovuta alla forte insolazione. A queste due azioni concomitanti è da imputare il fenomeno di siccità che si rileva chiaramente dall'analisi dei termoudogrammi relativi al territorio che permettono il rilevamento di un prolungato periodo di assenza di precipitazioni unito ad un brusco innalzamento della temperatura. faeto: termoudogramma 120,00 60,00 100,00 50,00 mm PIOTOT TMED 80,00 40,00 60,00 30,00 40,00 20,00 20,00 10,00 0,00 0,00 dic nov ott set ago lug giu mag apr mar feb gen Di relativo minore effetto sono i venti Nord – orientali invernali che si limitano ad apportare un abbassamento della temperatura senza peraltro essere causa sensibile di importanti precipitazioni nevose. Esistono, evidentemente, a livello locale, fattori condizionanti che contribuiscono a moderare o, talvolta, ad esaltare i fenomeni verificabili a più ampia scala. Quello che forse può essere considerato come il maggiore di questi fattori è la presenza della diga di Occhito, un invaso di enorme estensione che comporta una superficie evaporante estremamente importante e che, con la sua enorme massa d'acqua, esercita una azione moderatrice sulla VALUTAZIONE DI COMPATIBILITA’ AMBIENTALE PIT 10 SUB APPENNINO DAUNO Pagina 35 di 179 temperatura invernale portando un relativo addolcimento del clima, più sensibile nel versante occidentale del comprensorio e, nel contempo, contribuisce a fornire al comprensorio umidità durante il periodo estivo. Essa è però anche causa del fenomeno frequente delle nebbie autunnali allorché la massa d'acqua, ancora calda a causa del lungo periodo di riscaldamento estivo, funziona ancora come massa fortemente evaporante in concomitanza con il rinfrescamento del clima, cosa che comporta la condensazione in loco dell'umidità dell'aria e della creazione conseguente di nebbie confinate però sulla zona. Altro fattore, di minore impatto in relazione alla sua relativa estensione, è la presenza di una area boscata nel comprensorio. La sua azione principalmente si esplica con un rinfrescamento del clima nelle zone ove essa esiste, unita ad una relativa umidificazione dell'aria. Il limite di efficacia di questo fattore è costituito dal fatto che i boschi, nella stragrande maggioranza, sono gestiti a ceduo ed il periodico taglio ne limita fortemente gli effetti, soprattutto a livello locale, in concomitanza all'avvenuto taglio ciclico. Una attenta lettura dei dati e della situazione del territorio del Subappennino Dauno permette di classificare la zona, dal punto di vista climatico, come clima mediterraneo, regione xeroterica, sottoregione submediterranea di transizione, caratterizzata da un periodo secco della durata media di due mesi, un indice xerotermico fra 1 e 40, piovosità annua intorno ai 750 - 800 mm ed una temperatura media annua aggirantesi intorno ai 12 gradi centigradi. A livello più generale, simile situazione, pur con le opportune varianti locali, è riscontrabile, oltre che in quasi tutto l'arco dell'Appennino pugliese, anche nell'Appennino campano e calabro, oltre che nel piano montano inferiore della Sicilia. E' chiaro che in una situazione di questo genere assume grande importanza l'esposizione del territorio, con sensibili variazioni dettate da questa. VALUTAZIONE DI COMPATIBILITA’ AMBIENTALE PIT 10 SUB APPENNINO DAUNO Pagina 36 di 179 5.3 Suolo e sottosuolo 5.3.1 Aspetti morfologici L'origine stessa della catena del Subappennino condiziona la sua morfologia, caratterizzata da profili arrotondati e da un andamento tipicamente collinare. L'aspetto principale del comprensorio è costituito da una serie di rilievi che non superano i 1150 metri di altitudine, tutti con un andamento piuttosto arrotondato anche se in alcune situazioni si rilevano pendii notevolmente ripidi. Tolto qualche caso, le vallate, con evidente profilo a V disegnato dall’azione dei fiumi, sono ampie e non molto profonde, modellate su sedimenti spesso incoerenti o debolmente cementati, di formazione relativamente recente, costituiti per lo più da alternanza di sabbie ed argille, con tutti i termini di passaggio fra queste due formazioni tipiche, intercalate a loro volta con sedimenti più compatti a forte componente calcarea, anch'essi di origine marina. E' su questi sedimenti che l'azione degli agenti fisici esogeni ha avuto facile presa, ottenendo in tempi relativamente brevi un rimodellamento della superficie nei termini sopra descritti. Nelle zone ove affiorano i sedimenti più compatti e sui quali gli effetti degli agenti esogeni sono meno vistosi, essendo l'azione stessa più lenta, il profilo appare improvvisamente più aspro, in contrasto con l'aspetto generale del territorio. Ciò è frequente nelle zone ove affiorano sedimenti più duri, più antichi, con un grado di coesione ben maggiore di quelli pertinenti a periodi geologici più recenti. 5.3.2 Quadro geologico d’insieme L'origine del Subappennino Dauno appare completamente diversa da quella del Gargano e del Tavoliere, soprattutto per quanto riguarda i presupposti della sua formazione. Il Gargano infatti si origina per sollevamento di una struttura relativamente stabile, frutto di una sedimentazione "tranquilla" in un mare dapprima profondo e, successivamente, sempre più con caratteristiche litoranee. Il Tavoliere emerge in epoca relativamente recente e la sua copertura è formata da sedimenti marini di facies costiera e da sedimenti alluvionali. Nel Subappennino, invece, siamo di fronte ad una storia antica molto diversa. I presupposti della formazione di questa catena, infatti, prendono corpo molto tempo indietro, al momento dell'inizio dell'emersione della catena dei monti dell'attuale Matese. Si tratta infatti di una catena che si è formata da sedimenti la cui origine è da ricercarsi in una serie di frane sottomarine dovute a movimenti orogenetici interessanti le non lontane zone appenniniche, VALUTAZIONE DI COMPATIBILITA’ AMBIENTALE PIT 10 SUB APPENNINO DAUNO Pagina 37 di 179 movimenti che hanno causato l'impilamento di sedimenti alloctoni discordanti fra di loro e quindi a bassissima stabilità. Tutta la struttura si presenta interessata, infatti, da una serie di discontinuità tettoniche, localmente complicate da strati rovesciati, verticali, pieghe a ginocchio, assetti monoclinalici ecc., che ne compromettono ulteriormente la stabilità. In pratica appare ragionevole pensare che possa essere accaduta una serie di eventi in successione temporale, appresso illustrati, per necessità di sintesi, in forma semplificata e riguardante solo gli aspetti macroscopici del fenomeno. Il motore remoto dell'emersione della catena subappenninica è stato, in tempi molto più antichi, il sollevamento del complesso del Matese. Il fenomeno può essere così riassunto: il succedersi della sedimentazione, accumulando sempre maggiore peso sui primi strati permette il compattamento degli stessi e l'innescarsi del processo di diagenesi. Gli strati inferiori iniziano quel processo che permette loro di divenire roccia. Man mano che si procede verso la superficie (vale a dire verso gli strati più giovani), il compattamento risulta sempre minore, sia per il minor peso a cui sono soggetti, sia per il minor tempo di giacitura. Si viene quindi a creare una successione, dalla porzione più profonda del fondo marino a quella più superficiale che rispetta questo ordine: una zona profonda molto dura e compatta, una zona intermedia più "elastica", una zona superficiale quasi del tutto sciolta (queste "zone" possono essere anche di elevato spessore). Nel momento in cui la spinta orogenetica costringe i sedimenti ad innalzarsi, le zone più compatte, raggiunto il limite di rottura, si fratturano, quelle più elastiche si piegano, mentre la frazione sciolta, o comunque con minore coesione, inizia a scivolare sui fianchi delle creste che si innalzano, dando origine a enormi frane sottomarine. Queste si accavallano, scorrendo e si accumulano ad una certa distanza dalla zona di orogenesi. In questo modo si deve essere formata la catena di colline piuttosto alte su cui attualmente si trova la città di Campobasso. In questo nuovo complesso, si impostano gli stessi fenomeni descritti per il precedente e nel momento in cui la spinta orogenetica interessa anche quel complesso, la porzione superficiale del sedimento riscorre, dando origine a nuove frane sottomarine. In questo modo, verosimilmente, si è andata formando la catena Subappenninica. La testimonianza di questi eventi sta nella situazione geologica del territorio: VALUTAZIONE DI COMPATIBILITA’ AMBIENTALE PIT 10 SUB APPENNINO DAUNO Pagina 38 di 179 Il territorio di competenza del Subappennino Dauno comprende una serie di affioramenti cronologicamente compresi fra il Cretaceo-Paleogene e l'Olocene, con varie formazioni ed una litologia estremamente varia. Al periodo più antico appartengono le formazioni riferibili, in base alla microfauna in esse contenuta, al Cretaceo- Paleogene e rappresentate dal complesso indifferenziato, costituito prevalentemente da argille e marne a forte componente siltosa, grigie e varicolori, il cui strato di costipazione e scistosità varia notevolmente. Queste argille sono affiancate da complessi di strati calcarei, calcareo-marnosi e calcarenitici con intercalazioni di brecce calcaree, arenarie, puddinghe e, in misura minore, diaspri e scisti diasprigni. In definitiva, il complesso in questione rappresenta episodi di frane sottomarine intraformazionali. Pertinenti al Miocene sono le estese aree di affioramento denominate "Formazioni della Daunia" che, quasi senza soluzione di continuità, coprono tutta l'area sommitale della Catena. Sono prevalentemente costituite da brecce, da brecciole calcareo-organogene con intercalazioni lenticolari di selce e con alternanze a marne ed argille varicolori. Sono inoltre costituenti diffusi di queste formazioni argille e marne siltose, calcari compatti o talvolta biancastri a struttura farinosa, oltre ad arenarie di vario tipo. Sono presenti pure puddinghe poligeniche. Le formazioni della Daunia sono interessate dalla presenza di briozoi e molluschi miocenici associati a foraminiferi del Paleogene e del Miocene. Di minore importanza, ma comunque presenti, sono altri affioramenti riferibili al Miocene. Sufficientemente estese sono molasse, sabbie argillose, argille siltose con microfaune del Miocene superiore che si estendono in ampi affioramenti. In quest'ultimo vasto affioramento si rivela la presenza di due formazioni minori, l'una più antica con arenarie quarzose, sabbie, sabbie argillose ed argille siltose e l'altra, leggermente più recente, costituita da argille ed argille siltose, molasse ed arenarie intercalate a lenti di puddinghe. Attribuibili al Pliocene marino sono gli affioramenti rilevabili nelle zone a quote basse ai piedi del Subappennino, nel versante orientale. Costituiti da argille scistose, argille marnose grigio azzurre, sabbie argillose, intercalate con livelli di puddinghe. Nelle aree sommitali delle colline che delimitano con andamento perpendicolare alla catena subappenninica i valloni creati da torrenti e fiumiciattoli che dal Subappennino scendono verso la pianura lucerina, si rinvengono affioramenti e coperture costituiti da ciottolame con elementi di VALUTAZIONE DI COMPATIBILITA’ AMBIENTALE PIT 10 SUB APPENNINO DAUNO Pagina 39 di 179 medie e grandi dimensioni, a volte cementati e derivanti da rocce presenti nei terreni del Subappennino. Nei valloni derivati dall'azione modellatrice dei corsi d'acqua, nelle zone più basse del Subappennino, affiorano rari crostoni calcarei, mentre più frequenti sono depositi terrazzati di origine fluviale e superfici spianate coperte da terreni eluviali. Frequenti anche terre nere derivanti da fondi palustri. L'intera catena subappenninica è percorsa da una serie di faglie, più frequenti man mano che ci si avvicina alla porzione più meridionale del comprensorio, orientate grossolanamente Nord-Sud, che contribuiscono a rendere instabile tutta la struttura montano - collinare. La frequente presenza di detriti di falda e di conoidi di deiezione uniti ad evidenti zone di frana, permette di accertare come la concomitante presenza di terreni relativamente giovani, sciolti, con una grossa componente argillosa ed una litologia varia da un lato, di sistemi di faglie estremamente estesi, di una diffusa rete di sorgenti che testimoniano un complesso reticolo di falde idriche dall'altra, porta in definitiva a dover considerare il territorio come naturalmente instabile e quindi a dover prevedere ogni intervento sul comprensorio sottoposto ad attenta analisi d'impatto. D'altra parte l'instabilità del territorio in esame si può spiegare anche analizzando la già citata origine del Subappennino. Si tratta infatti di una catena che si è formata non tanto per innalzamento di strati frutto di una sedimentazione tranquilla, e quindi con una loro coerenza ed una loro intrinseca stabilità, ma di sedimenti la cui origine è da ricercarsi in una serie di frane sottomarine dovute a movimento orogenetici interessanti le non lontane zone appenniniche, movimenti che hanno causato l'impilamento di sedimenti alloctoni discordanti fra di loro e quindi a bassissima stabilità. Tutta la struttura si presenta interessata da una serie di discontinuità tettoniche, localmente complicate da strati rovesciati, verticali, pieghe a ginocchio, assetti monoclinalici ecc., che ne compromettono ulteriormente la stabilità. 5.3.3 Caratteri idrologici L’accentuata presenza di acque superficiali è forse la caratteristica più evidente del comprensorio subappenninico e differenzia questo territorio dal resto della Puglia. Si possono individuare numerosi bacini, con un’asta fluviale principale ed un’articolata rete di torrenti. VALUTAZIONE DI COMPATIBILITA’ AMBIENTALE PIT 10 SUB APPENNINO DAUNO Pagina 40 di 179 Sono individuabili i seguenti bacini: sup. bacino 1600 Km2 circa Fortore Catola sup. bacino 1800 Km2 circa Candelaro Radicosa Triolo Salsola Canale S. Maria Casanova Vulgano Celone S. Lorenzo sup. bacino 700 Km2 circa Cervaro Lavella Sannoro Biletra sup. bacino 800 Km2 circa Carapelle Carapellotto Rio Speca sup. bacino 2800 Km2 circa Ofanto Rio Salso Locone Marana Capacciotti Esclusion fatta per le aste maggiori, la quasi totalità degli altri corsi d’acqua presenta un carattere torrentizio, ad andamento stagionale. La carenza estiva di acqua è esaltata dal concomitante prelievo (quasi sempre abusivo) a scopo irriguo e non di rado si arriva alla completa estinzione del torrente. Il periodo di maggiore attività dei corsi d’acqua coincide con lo scioglimento delle nevi sulle alture del Subappennino e in concomitanza con questo evento si registrano piene anche consistenti, con trasporto di notevoli quantità di sedimento. VALUTAZIONE DI COMPATIBILITA’ AMBIENTALE PIT 10 SUB APPENNINO DAUNO Pagina 41 di 179 Allo stato attuale tre corsi d’acqua alimentano altrettanti invasi artificiali; due di questi per sbarramento diretto (Celone e Fortore), il terzo per deviazione delle acque dall’Ofanto (diga Capacciotti). Allo stato delle attuali conoscenze la qualità delle acque dei fiumi e torrenti menzionati appare decrescere dalla sorgente verso valle, con cadute quasi verticali della qualità dopo il passaggio nelle vicinanze di centri abitati. Manca però un serio e puntuale studio con metodi standardizzati, soprattutto per quanto riguarda la qualità biologica. Lo stesso discorso vale per gli invasi, per i laghetti collinari, per le marcite e gli stagni e, infine, per i fontanili (abbeveratoi). In quest’ultimo caso, non esistono in Europa lavori di studio completi per cui non è possibile nemmeno effettuare raffronti. Ad una superficiale e preliminare analisi, il degrado di questi particolarissimi ambienti è legato alla loro accessibilità con autovetture. In questo caso, infatti, per un diffuso malvezzo tutto italiano, i fontanili vengono utilizzati come luoghi per lavare le macchine e l’inquinamento che ne deriva appare strettamente legato alla presenza, nelle vasche, di detersivi e sostanze chimiche utilizzate per i lavaggi. Altro elemento di degrado appare la captazione delle acque sorgive dei fontanili con la conseguente essiccazione degli stessi e l’uso delle stesse riserve d’acqua per la miscelazione dei fitofarmaci ed erbicidi con conseguente contaminazione delle stesse acque. Molto diversa si presenta la situazione nei fontanili che, in gran parte, sono poco o nulla accessibili con i normali mezzi. In questo caso ci si trova di fronte ad ambienti di elevatissimo valore con entità faunistiche importantissime, spesso scomparse da altre zone. Un discorso a parte va fatto per le marcite, ormai quasi del tutto scomparse dal territorio, ma in passato presenti in modo più consistente. Questi ambienti molto particolari, originati dall’affioramento di falde, costituiscono vere e proprie riserve genetiche alle quali conferiscono numerosissimi anfibi (Tritone, Salamandra, Ululone, Rospo smeraldino, Rana italica, ecc.), con colonizzazione da parte di specie botaniche rare e protette (orchidee, farfaraccio maggiore, equiseto, carice, giunco, ecc.). Tutti gli ambienti acquatici, inoltre, costituiscono luoghi di riproduzione di insetti e rappresentano punti di abbeverata fondamentali per tutta la fauna del comprensorio. VALUTAZIONE DI COMPATIBILITA’ AMBIENTALE PIT 10 SUB APPENNINO DAUNO Pagina 42 di 179 5.3.4 Uso del suolo Dell’intera superficie del Subappennino dauno solo una parte appare occupata da ambienti naturali, comunque interessati dall’azione dell’uomo. Una gran parte del territorio è stata trasformata, in parte occupata da abitazioni, la stragrande maggioranza adibita ad uso agricolo. Una sia pur superficiale analisi della situazione mostra aspetti interessanti che appresso vengono messi in evidenza. Per quanto riguarda l’esame degli ambienti naturali presenti nell’area si rimanda alla descrizione che è stata effettuata nell’apposito capitolo limitandoci qui solo ad una pura elencazione. Ci soffermerà quindi solo sull’uso del suolo non più naturale e trasformato dall’uomo. Ambienti naturali Per quanto semplificato anche in modo consistente, una gran parte del territorio è ancora interessato da ecosistemi naturali. Principalmente si ritrovano pascoli e boschi, questi ultimi divisibili in boschi di origine naturale e boschi di origine antropica e realizzati con essenze estranee al territorio. I pascoli sono esclusivamente utilizzati per l’allevamento di bestiame con dominanza assoluta degli ovicaprini, seguiti da bovini ed equini. La pressione di pascolo non sembra eccessiva e la tendenza che si registra vede un ulteriore progressivo abbandono della pratica dell’allevamento brado. Sicuramente esiste una utilizzazione eccessiva di alcuni elementi naturali tipici del pascolo quali il fungo cardarello (Pleurotus sp.) il cui prelievo appare tuttora indiscriminato ed eccessivo soprattutto dove non è stata emanata alcuna regolamentazione per la raccolta dei frutti agresti. Per quanto riguarda l’ambiente forestale, occorre fare una distinzione fra i boschi di latifoglie e quelli di conifere. Il bosco di latifoglie è per la massima parte governato a ceduo con un ciclo ventennale. Le ceduazioni vengono effettuate al raggiungimento della cosiddetta “maturità” e appaiono eccessivamente pesanti, sia in quanto alla quantità di alberi abbattuti, sia in quanto all’età degli stessi e, in ultimo, al metodo utilizzato. Riguardo alla quantità di alberi il risultato è che un ambiente, in cui la penetrazione del sole è parziale a causa della copertura dei rami, si trova all’improvviso a divenire aperto con la scomparsa di tutte quelle specie vegetali ed animali che nella penombra del sottobosco aevano trovato il loro ambiente ideale. VALUTAZIONE DI COMPATIBILITA’ AMBIENTALE PIT 10 SUB APPENNINO DAUNO Pagina 43 di 179 L’ambiente forestale viene enormemente semplificato e la sua ricostituzione in termini appena accettabili avviene dopo molti anni dall’intervento. La situazione viene inoltre complicata dal fatto che il taglio interessa soprattutto alberi grandi, spesso vicino alla maturità (alla capacità di produrre seme) ed il risultato è quello di ottenere un bosco sempre troppo giovane con l’aggravante che questa giovinezza è tutta a carico della rigerminazione delle ceppaie e non di novellame da seme. Questo tipo di situazione si riflette in modo consistente sulla fauna che viene privata dei grandi alberi, spesso cavi, in cui trova rifugio, viene privata di cibo consistente, ad esempio, in ghiande, faggiole, ecc.. accanto a questo l’impatto si estende ai predatori che non trovano elementi trofici sufficienti alla loro sopravvivenza. L’altro aspetto che deve essere messo in evidenza è la modalità di ceduazione, effettuata con la penetrazione nel bosco di grandi e pesanti mezzi che deastano il suolo distruggendo elementi importanti anche dal punto di vista economico, oltre che ecologico. Scompaiono quindi i frutti di sottobosco (rovo, fragola, funghi, tartufi, ecc.) scompaiono gli invertebrati che, a causa della loro scarsa mobilità, non possono sfuggire all’opera devastante delle macchine (chiocciole anche di interesse economico quale Helix lucorum). Stessa sorte per gli invertebrati che rivestono un ruolo importante nella catena alimentare e nella complessa rete di equilibri ecologici. L’ambiente umido genericamente inteso e più specificatamente l’ambiente fluviale vengono utilizzati esclusivamente per il prelievo, spesso eccessivo, di acqua per l’irrigazione dei campi, impoverendo la portata dei corsi d’acqua e provocando la scomparsa di numerosi elementi sia faunistici che botanici. Lo stesso discorso vale per gli abbeveratoi che, nel contesto in esame, costituiscono vere e proprie riserve genetiche ospitanti popolazioni di insetti e anfibi di enorme importanza (basti ricordare che il 90% delle popolazioni di Triturus carnifex e di Triturus italicus sono ospitate in questi importanti ambienti. Per queste ultime riserve di acqua occorre inoltre menzionare il fatto che, oltre al prelievo e conseguente disseccamento delle vasche, perdura la perniciosa abitudine del lavaggio delle macchine qualora gli abbeveratoi siano posizionati vicino a strade, e lutilizzazione di questi ambienti per la miscelazione di sostanze tossiche che finiscono inevitabilmente per distruggere tutta la biocenosi presente. Un discorso a parte merita l’attività venatoria qui per lo più esercitata, dai locali, sul cinghiale, la lepre, la beccaccia, il fagiano, la quaglia e, più raramente l’allodola. VALUTAZIONE DI COMPATIBILITA’ AMBIENTALE PIT 10 SUB APPENNINO DAUNO Pagina 44 di 179 I cacciatori esterni sembrano non seguire una caccia tradizionale puntando il loro interesse su tutto quanto sia cacciabile e, qualche volta, anche su specie protette. Consistente il fenomeno del bracconaggio che, sviluppandosi sia in ore che in periodi vietati, contribuisce in modo determinante all’impoverimento delle risorse naturali del comprensorio. Gli ambienti antropizzati L’uso del suolo finalizzato al ricavo di reddito diretto in campo agricolo si limita, nella stragrande maggioranza dei casi, alle colture seminative a grano duro con alternanza ciclica a girasole. Il grave problema derivante dall’attività agricola è costituito dalle arature su pendii eccessivi, dalle messe a coltura di zone a pascolo, dall’uso della chimica e dalla bruciatura delle stoppie che spesso si traduce in devastanti incendi boschivi. A riguardo del primo elemento, l’aratura su pendii troppo acclivi, oltre a compromettere la sicurezza degli operatori agricoli, è una delle cause prime dei dissesti del territorio, insieme alla messa a coltura delle aree a pascolo. D’altro canto, soprattutto in conseguenza degli ultimi eventi siccitosi gravanti soprattutto sulla pianura del Tavoliere, il Subappennino rimane una delle ultime zone ove la produttività dei terreni seminativi rimane piuttosto elevata spingendo quindi gli agricoltori all’ipersfruttamento di ogni area appena accessibile. Altrettanto dannoso appare l’uso eccessivo della chimica nelle pratiche agricole. Uso eccessivo spesso accompagnato all’incompetenza e all’incoscienza più assolute provocano inquinamenti anche gravi con ripercussioni potenziali sulla salute dell’uomo. Non è raro, infatti, trovare svolazzanti per il territorio involucri di pesticidi di prima classe abbandonati dagli agricoltori dopo l’uso, né è raro rilevare inquinamenti da eccesso di azoto nelle acque di abbeveratoi a monte della sorgente dei quali si trovano aree agricole seminative. Un ulteriore accenno va fatto sulle conseguenze che annualmente si manifestano a seguito della bruciatura delle stoppie effettuata, nella gran parte dei casi, senza il minimo rispetto delle più elementari regole di prudenza. Accensioni effettuate senza la preventiva realizzazione dei solchi frangifuoco a protezione di argini e boschi, accensione durante giornate di forte vento e nelle ore più calde, accensione ed abbandono del fuoco sono le principali cause della sua propagazione agli ambienti naturali. Solo nelle zone a quote più basse e in ambiti riparati si ritrova la coltura dell’olivo qualche volta associato al mandorlo e, più raramente, della vigna. VALUTAZIONE DI COMPATIBILITA’ AMBIENTALE PIT 10 SUB APPENNINO DAUNO Pagina 45 di 179 Ancora più rare lo colture orticole spesso limitate all’uso familiare. Non esistono, se non raramente, le industrie e, dove sono presenti, sono per lo più di tipo familiare e vocate alla trasformazione di prodotti locali. VALUTAZIONE DI COMPATIBILITA’ AMBIENTALE PIT 10 SUB APPENNINO DAUNO Pagina 46 di 179 5.4 Vegetazione e flora 5.4.1 Vegetazione Lo sviluppo della vegetazione in un comprensorio è condizionato da una moltitudine di fattori che, a vari livelli, agiscono sui processi vitali delle singole specie causando una selezione che consente uno sviluppo dominante solo a quelle particolarmente adattate o comunque con potenziale di adattabilità (valenza ecologica) estremamente alto. Sia il clima che il suolo, oltre naturalmente le scelte dell'uomo, sono fattori di condizionamento estremamente potenti e sono questi, assieme alla disponibilità maggiore o minore di acqua, che determinano la vegetazione forestale del comprensorio. Esso è caratterizzato dalla presenza di formazioni prevalentemente costituite da latifoglie decidue con una dominanza delle querce, in particolare roverella (Quercus pubescens) e cerro (Quercus cerris), in stretta dipendenza del substrato pedologico. Ritroviamo quindi il Cerro in corrispondenza di suoli scarsamente argillosi, mentre ove la frazione argillosa si fa dominante prosperano le formazioni di roverella. Al limite di queste formazioni dominanti, nelle zone più basse e calde, si rileva una consistente colonizzazione da parte del leccio (Quercus ilex), qui però di dimensioni ridotte e con la tendenza a divenire arbustivo. Ci troviamo quindi di fronte ad una copertura forestale di latifoglie mesofile in cui domina la roverella, specie ad alta valenza ecologica e che per la sua diffusione può essere definita la quercia tipica d'Italia. Assieme ad essa vegetano, sia pure in subordine, tutta una serie di "specie accompagnanti" quali acero campestre, acero montano, acero opalo, carpino bianco, frassino, nocciolo, olmo montano, tiglio, sorbo domestico, ciliegio, pero, ecc. Estremamente ricco il sottobosco, fino a divenire infestante anche a causa della mancanza di popolazioni di grossi erbivori che, è risaputo, costituiscono il controllo naturale di questo piano della vegetazione nelle aree di foresta. Sono presenti, oltre a queste formazioni largamente dominanti, lembi di faggeta conservatisi in zone il cui microclima particolare ne ha consentito la sopravvivenza. Questi lembi, di notevole importanza in quanto riserve genetiche, posseggono una notevole potenzialità per quanto riguarda la loro estensione con la ricolonizzazione di altre aree favorevoli, climaticamente e pedologicamente, a questa specie. Sulle sponde dei fiumi e dell'invaso della diga di Occhito e comunque in tutte le aree umide trovano il loro ambiente di elezione il pioppo ed il salice, dando luogo ad interessanti formazioni. VALUTAZIONE DI COMPATIBILITA’ AMBIENTALE PIT 10 SUB APPENNINO DAUNO Pagina 47 di 179 Ancora più in basso, si rinvengono associazioni floristiche di estremo interesse costituite da olivo selvatico, lentisco e mirto, in associazione a più rare querce. Di particolare importanza, in questo contesto, il Bosco di Dragonara, sulle rive del Fortore, subito a valle dell'invaso di Occhito, bosco che rappresenta ciò che rimane di ben più vaste foreste planiziarie che collegavano le alture del Subappennino con la costa. L'analisi delle interazioni dei fattori condizionanti l'ambiente porta a determinare l'area in esame nel climax della roverella e della rovere, idonea alla presenza di formazioni con dominanza di roverella e possibilità potenziale per il cerro e per la rovere nella fascia più alta e nei terreni con minor tenore di argilla e scarsa potenzialità per il leccio in corrispondenza della base dei versanti più caldi e riparati. Si tratta quindi di formazioni miste tipiche dell'Italia meridionale e sviluppantesi su terreni calcareo -argillosi o marnosi in cui la componente argillosa svolga un ruolo importante. La composizione floristica varia in modo sensibile da zona a zona, sia in relazione al particolare microclima locale, sia in dipendenza dei fattori edafici, con alternanza delle dominanze ora di una specie ora dell'altra. copertura vegetazionale L’elaborazione di una sia pur approssimativa analisi della copertura vegetazionali del territorio interessato dal progetto è risultata necessaria per comprendere alcuni aspetti importanti della qualità e della potenzialità ambientale. Si riportano quindi alcune osservazioni sulla presenza di formazioni vegetazionali di base utili a comprendere la struttura ambientale del teritorio. Dal punto di vista delle formazioni vegetazionali presenti nel comprensorio in esame si riconoscono alcune tipologie che, per una migliore lettura dei risultati sono state estremamente semplificate e non vogliono avere alcuna pretesa di precisione a livello botanico e/o fitosociologico. Le tipologie individuate sono così riassunte: pascoli boschi a predominanza di latifoglie boschi a predominanza di conifere boschi misti macchia coltivazioni (vigna, orti, ecc.) VALUTAZIONE DI COMPATIBILITA’ AMBIENTALE Pagina 48 di 179 PIT 10 SUB APPENNINO DAUNO vegetazione ripariale coltivi annuali a cereali e frumento Il territorio appare caratterizzato da una distribuzione per lo più irregolare delle varie formazioni vegetazionali ed il paesaggio che ne risulta può essere definito “a pelle di leopardo”, con le varie tipologie che si alternano e si compenetrano in modo significativo. Tale situazione di estrema variabilità in una notevole potenzialità che però non riesce ad esprimersi per i continui interventi, non sempre corretti, dell’uomo sull’ambiente (ceduazioni troppo radicali, aratura di zone a pascolo, captazione di sorgenti, penetrazione di coltivazioni nelle aree boschive, incendi, ecc. Anche se solo a livello indicativo, si può accennare una gradazione nella presenza delle varie formazioni vegetazionali: si passa dalle aree coltivate della zona più bassa, alle formazioni forestali delle medie altitudini o, comunque, dei pendii della catena collinare, sino alle formazioni di pascolo in molte aree sommatali. Tolto il comprensorio più settentrionale del Subappennino, non sono presenti estensioni forestali molto ampie e, spesso, il bosco originario di latifoglie è interessato da rinfoltimenti a base di conifere. Diffusi sono infatti gli imboschimenti con pino nero ed altre essenze estranee al territorio. Il grado di conservazione delle formazioni boschive è legato strettamente a due fenomeni: il taglio ciclico per l’uso civico ed i troppo frequenti incendi boschivi, soprattutto in prossimità di strade. Solo poche zone possiedono quella caratteristica di “impenetrabilità” che ne fa un rifugio ottimale della fauna e, nella maggior parte dei casi, queste sono di estensione molto ridotta e circondate da aree ad elevato sfruttamento da parte dell’uomo. 5.4.2 Flora Come per la fauna, anche per la flora ci si atterrà, in questo primo rapporto, ad una elencazione delle specie presenti con annotazioni sulla frequenza, sullo status legale, sulla normativa e sulla distribuzione nel territorio. Appare quindi evidente che tutte le informazioni sono riferite al Acer campestre L. Acer neapolitanum Ten. Acer pseudoplatanus L. Aceraceae Aceraceae Aceraceae Aceras anthropophorum (L.) R. Br. Orchidaceae Acero campestre Acero napoletano Acero pseudoplatano Distribuzio ne Normativa Status legale Frequenza Nome volgare famiglia Specie complesso del Subappennino dauno. F F F U/Boschi U/Boschi L/Boschi F L/margine di boschi – macchia VALUTAZIONE DI COMPATIBILITA’ AMBIENTALE PIT 10 SUB APPENNINO DAUNO Achillea collina L. Adiantum capillusveneris L. Agropyron pungens (Pers.) R. et S. Ailanthus altissima (Miller) Swingle Aira caryophyllea L. Alisma plantago-aquatica L. Allium sphaerocephalon L. Allium tenuiflorum Ten. Allium ursinum L. Alnus viridis (Chaix) DC. Alopecurus pratensis L. Alyssum minutum Schlecht. Anacamptis pyramidalis (L.)L.C.Rich. Anagallis arvensis L. Anagallis foemina Miller Anemone appennina L. Anemone hortensis L. Anthoxanthum odoratum L. Anthriscus sylvestris (L.) Hoffm. Anthyllis vulneraria L. Arabis hirsuta (L.) Scop. Arabis rosea Artemisia vulgaris L. Arum italicum Miller Arum maculatum L. Arundo pliniana Turra Asparagus acutifolius L. Asphodelus microcarpus Salzm. et Viv. Asplenium onopteris L. Astragalus monspessulanus L. ssp. monspessulanus Avena fatua L. Avena sativa L. Bellardia trixago (L.) All. Bellevalia romana (L.) Sweet Bellis perennis L. Borago officinalis L. Brachypodium pinnatum (L.) Beauv. Brachypodium rupestre (Host) R. et S. Briza maxima L. Bromus alopecuroides Cruciferae Adiantaceae Achillea millefoglie Capelvenere Graminaceae Agropiro Simaroubaceae Ailanto Graminaceae Alismataceae Liliaceae Liliaceae Liliaceae Betulaceae Graminaceae Cruciferae Aglio selvatico Aglio orsino Olmo R R P Pagina 49 di 179 L/prati L/rupi umide e ombrose Prati C R U/boschi, margini stradali/importato Prati L/aree umide R L/prati F C R F C C P Prati L/sottobosco buio U/bosco U/prati Prati Orchidaceae F U/prati e macchia Primulaceae Primulaceae Ranunculaceae Ranunculaceae C C F F C Prati e macchia Prati U/macchia e boschi U/macchia aperta Prati Graminaceae F Prati Umbelliferae Leguminosae Cruciferae Compositae Araceae Araceae Graminaceae Liliaceae Liliaceae Asparago Asfodelo C C R C C F C C C Prati Prati Sottobosco Prati U/sottobosco U/sottobosco Prati U/sottobosco, macchia U/prati Aspleniaceae Leguminosae Asplenio Astragalo C R Sottobosco Prati Graminaceae Graminaceae Scrophulariaceae Liliaceae Avena Avena C C C C U/prati U/prati Prati Prati Compositae Margheritina, pratolina Borragine C U/prati C C U/margini stradali e prati Prati R Prati C R Prati Prati Boraginaceae Graminaceae Anemone Anemone Gigaro Gigaro maculato Graminaceae Graminaceae Graminaceae Sonaglino VALUTAZIONE DI COMPATIBILITA’ AMBIENTALE PIT 10 SUB APPENNINO DAUNO Poiret Bromus erectus Hudson Bromus madritensis L. Calendula officinalis L. Calystegia sepium (L.) R.Br. Capsella bursa pastoris (L.) Medicus Cardamine pratensis L. Carduus chrysacanthus Ten. Carex distans L. Carex divisa Hudson Carex divulsa Stockes Carex hallerana Asso Carex remota L. Carpinus betulus L. Carpinus orientalis Miller Castanea sativa Miller Centaurea deusta Ten. Cephalanthera damasonium (Miller) Druce Cephalanthera rubra (L.) L. C. Rich. Cerastium pumilum Curtis Cercis siliquastrum L. Cerinthe major L. Chenopodium album L. Chenopodium bonushenricus L. Cichorium intybus L. Cirsium arvense (L.) Scop. Cistus incanus Cistus creticus Cistus mospeliensis Clematis flammula L. Clematis vitalba L. Colchicum neapolitanum Ten. Convolvulus arvensis L. Cornus mas L. Cornus sanguinea L. Corydalis cava Corylus avellana L. Crataegus monogyna Jacq. Crepis capillaris (L.) Wallr. Crepis rubra L. Crocus biflorus Miller Cupressus sempervirens L. Graminaceae Graminaceae Compositae Convolvulaceae Pagina 50 di 179 F R C C Prati Prati U/prati Prati e sottobosco C U/prati Cruciferae Compositae C C Prati Margini stradali e prati Cyperaceae Cyperaceae Cyperaceae Cyperaceae Cyperaceae Corylaceae Corylaceae C C C C C C R prati prati prati prati prati Boschi Boschi R R Boschi Sottobosco Prati Orchidaceae R Prati Caryophyllaceae C prati Cruciferae Fagaceae Compositae Orchidaceae Calendula Borsa di pastore carpino Carpino orientale Castagno Centaurea Leguminosae Boraginaceae Chenopodiaceae Chenopodiaceae Albero di giuda R C C C Boschi sottobosco Sottobosco sottobosco Compositae Compositae Cicoria selvatica C C Prati sottobosco C C C C C Macchia Macchia Macchia prati prati Prati C C C C R C Prati Macchia Macchia Sottobosco Bosco Macchia C Prati C C C Prati Prati Rimboschimenti Compositae Compositae Compositae Ranunculaceae Ranunculaceae Liliaceae Vitalba Colchico Convolvulaceae Cornaceae Cornaceae Convolvolo Corniolo corniolo Corylaceae Rosaceae nocciolo Biancospino Compositae Compositae Iridaceae Cupressaceae Croco cipresso VALUTAZIONE DI COMPATIBILITA’ AMBIENTALE PIT 10 SUB APPENNINO DAUNO Pagina 51 di 179 Cyclamen hederifolium Aiton Cynara cardunculus L. Cynodon dactylon (L.) Pers. Cynosurus cristatus L. Cynosurus echinatus L. Dactylis glomerata L. Dactylis hispanica Roth Dactylorhiza maculata Daphne laureola L. Daphne sericea Vahl Daucus carota L. Dianthus sylvestris Wulfen Diplotaxis erucoides (L.) DC. Diplotaxis tenuifolia (L.) DC. Primulaceae Ciclamino C Compositae Graminaceae Gramigna C C prati Prati C C C C R C R C C Prati Prati Prati Prati Prati Sottobosco Macchia e sottobosco Prati Prati C Prati Cruciferae Ruchetta C Prati Dipsacus silvestris Composite Cucurbitaceae Cardo dei lanaioli Cocomero asinine C C Prati Prati Equiseto Piè di gallo C C R C C Prati Prati Prati Bosco umido Sottobosco C Prati C R C R F F F C C Prati Macchia e bosco Prati Bosco incolti Prati Prati Macchia e coltivi Prati R C C R C C C C C C C C Fontanili e sorgenti Bosco Macchia Bosco umido Prati Sottobosco Prati Prati Prati Prati Sottobosco Prati Ecballium elaterium (L.) A. Rich. Echium italicum L. Echium vulgare L. Epilobium hirsutum L. Equisetum fluviatile L. Eranthis hyemalis (L.) Salisb. Erodium malacoides (L.) L'Hér. Eryngium campestre L. Euonymus europaeus L. Euphorbia helioscopia L. Fagus sylvatica L. Ferula communis L. Festuca altissima All. Festuca rubra L. Ficus carica L. Foeniculum vulgare Miller Fontinalis antipyretica Fraxinus excelsior L. Fraxinus ornus L. Fraxinus oxycarpa Bieb. Fumaria officinalis L. Galanthus nivalis L. Galium aparine L. Galium verum L. Genista tinctoria L. Glyceria plicata Fries Hedera helix L. Hedysarum coronarium L. Helianthemum apenninum (L.) Miller Helleborus foetidus L. Graminaceae Graminaceae Graminaceae Graminaceae Thymelaeaceae Thymelaeaceae Umbelliferae Caryophyllaceae Olivella Carota selvatica Garofano selvatico Cruciferae Boraginaceae Boraginaceae Onagraceae Equisetaceae Ranunculaceae Geraniaceae Umbelliferae Celastraceae Euphorbiaceae Fagaceae Umbelliferae Graminaceae Graminaceae Moraceae Umbelliferae Briofite Oleaceae Oleaceae Oleaceae Papaveraceae Amaryllidaceae Rubiaceae Rubiaceae Leguminosae Graminaceae Araliaceae Leguminosae Eringio Berretta del prete Faggio Ferula Festuca Fico Finocchio selvatico Frassino Orniello Fumaria Bucaneve Edera P P Sottobosco Cistaceae Eliantemo R Sottobosco Ranunculaceae Elleboro C Sottobosco VALUTAZIONE DI COMPATIBILITA’ AMBIENTALE PIT 10 SUB APPENNINO DAUNO Holcus lanatus L. Hordeum bulbosum L. Hordeum maritimum With. Humulus lupulus L. Ilex aquifolium L. Ionopsidium albiflorum Durieu Juglans regia L. Juniperus communis L. Knautia arvensis (L.) Coulter Koeleria splendens Presl Lagurus ovatus L. Lamium album L. Lamium purpureum L. Leontodon crispus Vill. Leopoldia comosa (L.) Parl. Leucanthemum vulgare Lam. Lilium bulbiferum L. Linaria vulgaris Miller Linum trigynum L. Lolium perenne L. Lolium temulentum L. Lonicera caprifolium L. Lonicera etrusca Santi Loranthus europaeus Jacq. Maclura pomifera (Rafin.) C.K.Schneider Malus sylvestris Miller Matricaria camomilla Medicago lupulina L. Medicago sativa L. Melica magnolii G. et G. Melica uniflora Retz. Melilotus officinalis (L.) Pallas Mentha aquatica L. Graminaceae Graminaceae Graminaceae C F C Prati prati Prati Cannabaceae Aquifoliaceae Cruciferae Luppolo Agrifoglio R R R Prati e macchia Sottobosco Prati Juglandaceae Cupressaceae Dipsacaceae Noce Ginepro C C C Bosco Macchia Prati C C C C C C Prati prati Prati Prati Prati Prati C Sottobosco Graminaceae Graminaceae Labiatae Labiatae Compositae Liliaceae Coda di topo Lambascione Compositae Liliaceae Scrophulariaceae Linaceae Graminaceae Graminaceae Caprifoliaceae Caprifoliaceae Loranthaceae Giglio dei boschi C C R Sottobosco Prati Prati Prati Prati Sottobosco Sottobosco bosco R Macchia R P C C caprifoglio Vischio giallo Moraceae Rosaceae Composite Leguminosae Leguminosae Graminaceae Graminaceae Leguminosae Melo selvatico Camomilla C C C C C C C Bosco Prati Prati Prati Prati Prati Prati Labiatae Menta acquatica Euphorbiaceae Liliaceae Boraginaceae Muscari Non ti scordar di me C C C C C Corsi d’acqua Prati Prati Prati Prati Haloragaceae Miriofillo C Laghi e stagni Myrtaceae Amaryllidaceae Mirto Narciso C C Macchia Prati Oleaceae Orchidaceae Orchidaceae Orchidaceae Olivo C R R R Coltivi Prati Prati Prati Mentha sativa Mercurialis perennis L. Muscari neglectum Guss. Myosotis arvensis (L.) Hill Myriophyllum spicatum L. Myrtus communis L. Narcissus tazetta L. Nasturtium Olea europaea L. Ophrys apifera Hudson Ophrys bombyliflora Link Ophrys fuciflora (Crantz) Moench Pagina 52 di 179 VALUTAZIONE DI COMPATIBILITA’ AMBIENTALE PIT 10 SUB APPENNINO DAUNO Ophrys fusca Link Ophrys lutea Cav. Ophrys sphecodes Miller Orchis italica Poiret Orchis papilionacea L. Orchis purpurea Hudson Ornithogalum exscapum Ten. Orobanche Ostrya carpinifolia Scop. Paliurus spina-christi Miller Papaver rhoeas L. Parietaria officinalis L. Pastinaca sativa L. ssp. sylvestris (Miller) Rouy et Cam. Petasites hybridus (L.) Gaertn., Meyer et Sch. Petrorhagia saxifraga (L.) Link Phalaris paradoxa L. Phillyrea latifolia L. Phleum ambiguum Ten. Phlomis herba-venti L. Phragmites australis (Cav.) Trin. Pinus halepensis Miller Pinus nigra Arnold Pinus pinea L. Pistacia lentiscus L. Pistacia terebinthus L. Poa bulbosa L. Poa pratensis L. Poa trivialis L. Polygala nicaeensis Risso Populus alba L. Populus nigra L. Populus tremula L. Primula vulgaris Hudson Prunus spinosa L. Pulmonaria officinalis L. Pyrus amygdaliformis Vill. Pyrus pyraster Burgsd. Quercus cerris L. Quercus ilex L. Quercus pubescens Willd. Ranunculus aquatilis L. Orchidaceae Orchidaceae Orchidaceae Orchidaceae Orchidaceae Orchidaceae Liliaceae Ranunculus ficaria L. Ranunculus millefoliatus Vahl Reseda lutea L. Rhamnus alaternus L. Robinia pseudoacacia L. Ranunculaceae Ranunculaceae Pagina 53 di 179 R R R R R R C Prati Prati Prati Prati Prati Prati Prati Corylaceae Rhamnaceae Carpino nero Paliuro C R Bosco Macchia Papaveraceae Urticaceae Umbelliferae Papavero Parietaria F F Prati Prati prati Compositae Farfaraccio C Boscho umido Caryophyllaceae Petroragia C Prati Fillirea Cannuccia di palude C C R C Prati Macchia Prati Prati Zone umide Pino di Aleppo Pino nero C C Lentisco Terebinto C C C C C C C C R C C C R Graminaceae Oleaceae Graminaceae Labiatae Graminaceae Pinaceae Pinaceae Pinaceae Anacardiaceae Anacardiaceae Graminaceae Graminaceae Graminaceae Polygalaceae Salicaceae Salicaceae Salicaceae Primulaceae Rosaceae Boraginaceae Rosaceae Rosaceae Fagaceae Fagaceae Fagaceae Ranunculaceae Resedaceae Rhamnaceae Leguminosae Pioppo bianco Pioppo nero Pioppo tremulo Primula Prugnolo Pero selvatico Perazzo Cerro Leccio Roverella Ranuncolo acquatico Alaterno Robinia Macchia Rimboschimenti Bosco Macchia Macchia Prati Prati Prati Prati Bosco umido Bosco umido Bosco umido Sottobosco Macchia Macchia C C C C Macchia Bosco Bosco Bosco Sorgenti C C Prati prati C C C Prati Macchia Margini stradali e boschi VALUTAZIONE DI COMPATIBILITA’ AMBIENTALE PIT 10 SUB APPENNINO DAUNO Rosa canina L. sensu Bouleng. Rubia peregrina L. Rubus ulmifolius Schott Ruscus aculeatus L. Salix alba L. Salix eleagnos Scop. Salix purpurea L. Salix triandra L. Salvia pratensis L. Sambucus nigra L. Sanicula europaea L. Rosaceae Rosa selvatica Rubiaceae Rosaceae Liliaceae Salicaceae Salicaceae Salicaceae Salicaceae Labiatae Caprifoliaceae Umbelliferae Rovo pungitopo Salice bianco Salice Salice rosso Salice Salice sambuco Scrofularia canina Sedum acre Senecio vulgaris L. Serapias vomeracea (Burm.) Briq. Sherardia arvensis L. Silene alba (Miller) Krause Silene vulgaris (Moench) Garcke Sinapis arvensis L. Smilax aspera L. Smyrnium olusatrum L. Solanum dulcamara L. Solanum nigrum L. Sonchus arvensis L. s.s. Sonchus oleraceus L. Sorbus domestica L. Sorbus torminalis (L.) Crantz Spartium junceum L. Stachys germanica L. Stellaria media (L.) Vill. Stipa pennata L. Tamarix africana Poiret Tamus communis L. Taraxacum officinale Weber (aggregato) Thlaspi perfoliatum L. Tilia platyphyllos Scop. Tragopogon pratensis L. Trifolium pratense L. Trifolium repens L. Tulipa sylvestris L. Typha latifolia L. Ulmus glabra Hudson Ulmus minor Miller Urtica dioica L. Veronica chamaedrys L. P Sottobosco C C C C R R R C C C C C R Sottobosco Sottobosco Sottobosco Corsi d’acqua Corsi d’acqua Corsi d’acqua Corsi d’acqua Prati Sottobosco Prati Prati Prati Laghi Liliaceae Scrofularacae Crassulacae Compositae Orchidaceae C C C C R Sottobosco Prati Rupi Prati Prati Rubiaceae Caryophyllaceae C C Prati Prati Caryophyllaceae C Prati C C Prati Sottobosco C C C Prati Prati Prati Sorbo Ciavardello R C Macchia Sottobosco Ginestra C C Macchia Prati C C C C Prati Zone umide Rupi Prati C R C F F R C R R F C Prati Boschi Prati Prati Prati Prati Zone umide Boschi Boschi Prati Prati Saponaria officinalis Saxifraga bulbifera L. Schoenoplectus lacustris (L.) Palla Scilla bifolia L. C Pagina 54 di 179 Saxifragaceae Cyperaceae Cruciferae Liliaceae Umbelliferae Solanaceae Solanaceae Compositae Compositae Rosaceae Rosaceae Leguminosae Labiatae Caryophyllaceae Graminaceae Tamaricaceae Discoreaceae Compositae Cruciferae Tiliaceae Compositae Leguminosae Leguminosae Liliaceae Typhaceae Ulmaceae Ulmaceae Urticaceae Scrophulariaceae Sassifraga Salsapariglia Tamerice Tarassaco Tiglio trifoglio Trifoglio Tulipano selvatico Mazzasorda Olmo Olmo Ortica VALUTAZIONE DI COMPATIBILITA’ AMBIENTALE PIT 10 SUB APPENNINO DAUNO Vicia cracca L. Vicia sativa L. Vinca major L. Viola aethnensis Parl. ssp. splendida (W. Becker)Merxm. et Lippe. Viscum album L. Leguminosae Leguminosae Apocynaceae Violaceae Loranthaceae Pagina 55 di 179 Pervinca viola C C C C Prati Prati sottobosco Prati Vischio C Boschi VALUTAZIONE DI COMPATIBILITA’ AMBIENTALE PIT 10 SUB APPENNINO DAUNO Pagina 56 di 179 5.5 Fauna Da un punto di vista faunistico il Subappennino Dauno riveste un interesse elevatissimo sia per le presenze effettive, sia per la potenzialità che esso riveste. Come è stato accennato in precedenza, il comprensorio possiede alcune caratteristiche importantissime che contribuiscono a determinarne la qualità. E' qui opportuno, per maggiore leggibilità del contesto e per semplificare la vita al lettore di queste note, riportarne alcune di maggior peso. La vicinanza con aree ad elevata naturalità: come è stato già detto, la zona confina con una serie di regioni che conservano notevoli presenze faunistiche che consentono scambi con il nostro territorio. E' questa una garanzia di non isolamento delle popolazioni, quindi una carta in più per la loro sopravvivenza. l'elevata copertura forestale: anche se non ci troviamo a livelli ottimali, il comprensorio del Subappennino presenta una copertura boschiva di sicuro rilievo. Basti pensare all'estesa area che va dalla diga di Occhito sino al versante orientale, in vicinanza degli abitati di Pietra Montecorvino, Motta Montecorvino, Volturino, Volturara, Casalnuovo, Casalvecchio e Castelnuovo. Ancora va citata l'area, nel Subappennino Dauno Meridionale che, anche se con diverse discontinuità, copre il territorio di Orsara, Bovino, Panni, Deliceto, Accadia, ecc. la poca presenza umana nel territorio: è un altro dei fattori che contribuiscono a rendere possibile una presenza faunistica di elevato interesse nelle aree naturali. In effetti, la morfologia complessa del territorio non rende facile la presenza massiccia dell'uomo, limitando le sue azioni di maggiore impatto nella vicinanza degli abitati o, comunque, nelle aree più accessibili. Le altre zone vengono lasciate al bosco, alle praterie, ecc. con un utilizzo ciclico, ma diluito nel tempo (vedi la ceduazione, ad esempio). lo svolgimento di attività a basso impatto ambientale: Anche in questo caso ci troviamo di fronte a un elemento determinante. Agricoltura estensiva, pascolo, ceduazione, per quanto possano manomettere alcuni equilibri, in ogni caso hanno un impatto di bassa valenza sull’ambiente. Ciò, anche se non permette ancora di parlare a tutto titolo di sviluppo compatibile, consente comunque alle popolazioni animali di trovare ancora un loro spazio nel quale svilupparsi. Quanto qui sinteticamente ricordato pone le basi per una serie di potenzialità che in parte riescono a svilupparsi. Si dice in parte in quanto su un altro versante, esistono alcuni fenomeni negativi, di cui si parlerà oltre, che limitano fortemente questo sviluppo. VALUTAZIONE DI COMPATIBILITA’ AMBIENTALE PIT 10 SUB APPENNINO DAUNO Pagina 57 di 179 I più recenti censimenti della fauna del Subappennino permettono di riconoscere diverse specie importanti. invertebrati: La conoscenza ancora incompleta delle specie di invertebrati che popolano il territorio in esame non permette di effettuare una analisi completa della situazione. Di sicuro si può affermare che l'ambiente non eccessivamente contaminato consente l'esistenza e lo sviluppo di numerose popolazioni, a tutti i livelli. A titolo di conoscenza delle specie più importanti, è da citare la presenza di buone popolazioni di Helix lucorum, la chiocciola dei boschi, dal diametro del guscio che raggiunge agevolmente i 6 cm; ancora numerose le specie di farfalle sia diurne che notturne ed il cui studio, già impostato, è in via di svolgimento. Anche a livello di coleotteri si nota una buona presenza con popolazioni numerose e diffuse abbondantemente nelle aree più integre. Una presenza qualificante, in questo senso, è quella di Lucanus cervus, il cervo volante, il più grosso coleottero delle nostre zone. Ancora abbondantemente presenti, nelle acque stagnanti o con corrente molto lenta, le varie specie di invertebrati acquatici, tutti di elevatissimo interesse (Ranatra linearis, Nepa cinerea, Notonecta glauca, varie specie di odonati, oltre a plecotteri, efemerotteri, tricotteri, ecc.). vertebrati pesci: La presenza di ittiofauna nei nostri fiumi risente delle caratteristiche degli stessi, costituite prevalentemente da alternanza di periodi di secca (o quantomeno di magra accentuata) e periodi di forti piene. E' evidente che nei corsi d'acqua che restano inattivi per i mesi estivi, la presenza di pesci può essere limitata alle pozze che si instaurano nelle depressioni dell'alveo e che, in parte, riescono a durare sino all'arrivo di nuova corrente. Tolto l'Ofanto, perenne, per gli altri fiumi non si può parlare di una presenza abbondante di pesci. Questi, comunque, sono ben presenti e con floride popolazioni, nei vari bacini (Capacciotti, Occhito, Lago Pescara, ecc.). Vi si riconosce, come dominante, la carpa (Cyprinus carpio), l'alborella (Alburnus albidus), la tinca (Tinca tinca), l'anguilla (Anguilla anguilla), il cavedano (Leuciscus cephalus), la scardola ( Scardinius erythrophthalmus), il barbo (Barbus barbus) ecc. In alcune zone, soprattutto in laghetti privati, è presente il carassio (Carassius carassius), mentre è dubbio se in alcuni contesti sia stato effettuato qualche popolamento di luccio (Esox lucius). anfibi: VALUTAZIONE DI COMPATIBILITA’ AMBIENTALE PIT 10 SUB APPENNINO DAUNO Pagina 58 di 179 Ancora legati all'acqua, gli anfibi costituiscono, nel Subappennino Dauno, una buona presenza. Sono censite buone popolazioni di rospo smeraldino (Bufo viridis), di ululone dal ventre giallo (Bombina variegata pachypus), di rana verde (Rana esculenta), di raganella (Hyla arborea). Fra gli urodeli è presente il tritone italico (Triturus italicus) ed il tritone crestato (Triturus cristatus), mentre appare non completamente documentata la presenza della salamandra e della salamandrina dagli occhiali (Zullo, comunicazione personale). rettili: Anche i rettili appaiono presenti sul territorio con buone popolazioni. L'abbondanza di prede, costituite da insetti per i sauri e i geconidi, da micromammiferi per i rettili colubridi e viperidi ed infine da anfibi e pesci per i natricidi, permette di sostenere un numero di individui talvolta elevato. Meno rosea appare la situazione per le testuggini il cui ambiente, soprattutto nelle zone meno elevate, è fortemente compromesso dalla messa a coltura dei terreni. Il censimento delle varie specie presenti sul territorio, ormai quasi completamente ultimato, mette in evidenza numerose specie di serpenti: colubro nero o biacco (Coluber viridiflavus carbonarius), forse il più diffuso degli ofidi del Subappennino e della provincia. Accanto a questo sono rilevate le presenze del cervone o pasturavacche (Elaphe quattuorlineata), del colubro di esculapio o saettone (Elaphe longissima); molto più rara è invece il colubro liscio (Coronella austriaca). Più legati all'acqua per le riserve trofiche, le due specie di natricidi presenti: la biscia dal collare (Natrix natrix) e la biscia tassellata (Natrix tessellata). Meno frequente di quanto si creda è invece la vipera comune (Vipera aspis). Piuttosto frequenti appaiono i sauri fra cui spiccano per diffusione il ramarro (Lacerta viridis) e la lucertola dei campi (Podarcis sicula) Accanto a questi è presente, anche se con minore frequenza la luscengola (Calcides calcides) e l'orbettino (Anguis fragilis). Ancora sufficientemente diffusi i geconidi, con due specie: il geco verrucoso (Hemidactylus turcicus), nelle zone al di sotto dei 700 metri di altezza ed il geco comune (Tarentola mauritanica) che, pare introdotta passivamente in tempi passati, si è acclimatata quasi esclusivamente nelle case. Nelle aree a minore altitudine è presente, anche se in numero nettamente insufficiente, la testuggine terrestre (Testudo hermanni), in via di rarefazione a causa sia della distruzione dell'ambiente che del prelievo di esemplari da tenere in giardino. VALUTAZIONE DI COMPATIBILITA’ AMBIENTALE PIT 10 SUB APPENNINO DAUNO Pagina 59 di 179 Ancora minore è la presenza della tartaruga palustre europea (Emys orbicularis) nelle vicinanze delle zone umide, oltretutto insidiata dalla liberazione di esemplari di tartaruga dalle orecchie rosse (Trachemys scripta) spesso tenuta in acquario e rilasciata in natura al raggiungimento di dimensioni troppo grandi per essere contenuta negli acquari. uccelli: L'area subappenninica è colonizzata da una nutrita serie di specie di uccelli, alcune molto ben rappresentate numericamente, altre di notevole rarità. La molteplicità di ambienti presenti nella zona permette altrettanta varietà di forme, spesso tipiche. In questa sede si tralascerà di proposito quella componente cosiddetta "banale" costituita da specie ubiquitarie, presenti in tutte le situazioni ambientali e geografiche d'Italia. Si porrà invece l'accento sulle specie caratteristiche della zona o di ambienti particolari e, soprattutto su alcune specie ad elevato valore zoologico ed ambientale. Uno degli ambienti caratteristici del Subappennino è costituito dalla diga di Occhito. Con i suoi tredici chilometri di lunghezza e un chilometro di larghezza, l'invaso costituisce una enorme riserva d'acqua e permette l'esistenza, sulle sue rive, di preziosi ambienti umidi. In questi ambienti trovano rifugio numerosi uccelli acquatici i cui rappresentanti di maggior rilievo sono costituiti dallo svasso maggiore (Podiceps cristatus), dal tuffetto (Podiceps ruficollis), dall'airone cinerino (Ardea cinerea), dall'airone rosso (Pyrrherodia purpurea), dalla garzetta (Egretta garzetta), dalla sgarza ciuffetto (Ardeola ralloides). Accanto a queste specie di indubbio interesse, sono da citare le varie specie di anatidi che trovano rifugio in questo ambiente durante i periodi di passo: alzavole (Anas crecca), germani reali (Anas platyrhynchos), marzaiole (Anas querquedula), ecc. Anche il gruppo dei rapaci è decentemente rappresentato, fra l'altro da specie di notevolissima importanza: Rarissimo, ma presente sul Subappennino Dauno come nidificante è il falco lanario (Falco biarmicus feldeggii), comune e di passo il falco cuculo (Falco vespertinus), lo smeriglio (Falco columbarius aesalon) e il lodolaio (Falco subbuteo).Stazionario e molto diffuso il gheppio (Falco tinnunculus), Fra i grandi falchi sono da citare per la loro importanza il nibbio bruno (Milvus migrans) ed il nibbio reale (Milvus milvus), anche se questo, nell'ultimo decennio, ha fatto registrare un rilevante decremento. VALUTAZIONE DI COMPATIBILITA’ AMBIENTALE PIT 10 SUB APPENNINO DAUNO Pagina 60 di 179 Sporadico, ma avvistata più volte nell'arco degli ultimi 10 anni, il biancone (Circaetus gallicus), un'aquila importantissima che basa il 90% della sua alimentazione sui serpenti. Ancora piuttosto comune la poiana (Buteo buteo) e, nelle aree più basse, il falco di palude (Circus aeroginosus). Anche se in diminuzione a causa della degradazione dell'ambiente, sono ancora presenti i buon numero la quaglia (Coturnix coturnix), il fagiano (Phasianus colchicus) spesso reintrodotto a fini venatori. Ancora presenti fra la vegetazione palustre sulle rive di stagni, marcite, laghetti artificiali, fiumi ecc., la gallinella d'acqua (Gallinula chloropus), la folaga (Fulica atra), mentre nelle zone fangose sulle rive di specchi d'acqua ancora è possibile ritrovare la pavoncella (Vanellus vanellus), il combattente (Phylomachus pugnax), il piro piro (Actitis spp.). Meno frequente, ma comunque osservabile soprattutto in aree umide prospicienti al mare, il gabbiano (Larus ridibundus) che talvolta risale i corsi d'acqua giungendo sino agli specchi d'acqua dell'interno. Nelle aree forestali non è infrequente l'avvistamento di vari columbiformi quali il colobaccio (Columba palumbus), la tortora (Streptopelia turtur). Inoltre ancora è frequente la presenza del cuculo (Cuculus canorus) e della ghiandaia marina (Coracias garrulus), mentre più localizzato appare il gruccione (Merops apiaster). Ancora frequente l'upupa (Upupa epops). Lungo i fiumi è possibile incontrare,soprattutto nelle zone più riposte e tranquille, il martin pescatore (Alcedo atthis). non trascurabile la presenza dei rapaci notturni, fra i quali sono da citare il barbagianni (Tyto alba), il gufo comune (Asio otus), l'allocco (Strix aluco) e la civetta (Carine noctua). Anche la grande e diffusa famiglia dei passeriformi appare rappresentata in modo sufficiente nell'ambito del Subappennino dauno. Nelle aree di prateria e ai margini dei coltivi è frequente la cappellaccia (Galerida cristata), così come lo è l'allodola (Alauda arvensis). Soprattutto in inverno è facile incontrare la tipica ballerina bianca (Motacilla alba). Nelle zone di bosco è sufficiente comune il merlo (Turdus merula), il pettirosso, (Erithacus rubecula) che estende la sua presenza anche nelle zone aperte. Fra gli insettivori sono da citare la capinera (Sylvia atricapilla), la sterpazzola (Sylvia communis), entrambe negli ambienti di bosco ed ai loro margini, mentre sulle rive dei corsi d'acqua, fra la VALUTAZIONE DI COMPATIBILITA’ AMBIENTALE PIT 10 SUB APPENNINO DAUNO Pagina 61 di 179 vegetazione palustre, sono presenti il cannareccione (Acrocephalus arudinaceus), la cannaiola (Acrocephalus scirpaceus) e forse il forapaglie (Acrocephalus Schoenobaenus), mentre fra gli arbusti della zona ripariale è frequente l'usignolo di fiume (Cettia cettii). Frequenti gli appartenenti alla famiglia degli irundinidi fra cui la rondine (Hirundo rustica) ed il balestruccio (Martula urbica). Fra le averle sono presenti in tutto l'arco del Subappennino, soprattutto nelle aree aperte di pascolo e pascolo cespugliato, l'averla piccola (Lanius collurio) e l'averla cinerina (Lanius minor). Non molto frequenti e localizzate le popolazioni di paridi fra cui sono da menzionare, nelle aree di bosco e di pascolo arborato, la cinciarella (Parus coeruleus), la cinciallegra (Parus major), il codibugnolo (Aegithalos caudatus ssp.) ed il pendolino, in prossimità dei corsi d'acqua (Anthoscopus pendulinus).. Di buona consistenza le popolazioni di alcuni corvidi: nei centri abitati è frequente la taccola (Coloeus monedula spermologus), nelle aree limitrofe ai boschi la gazza (Pica pica), nei boschi la ghiandaia (Garrulus glandarius), mentre nelle aree aperte dei campi e nelle zone di bosco non molto fitto è presente la cornacchia grigia (Corvus cornix). Presenti, nelle aree aperte e in prossimità dei coltivi il passero (Passer italiae), comunque ubiquitario e opportunista, il frosone (Coccothraustes coccothraustes), il verdone (Chloris chloris muhlei), il cardellino (Carduelis carduelis), il verzellino (Serinus canarius serinus) ed il fringuello (Fringilla coelebs). Anche se non presenti tutto l’anno, nelle zone umide e nei periodi di passo si trovano varie specie di ardeidi quali airone cinerino (Ardea cinerea), garzetta (Egretta garzetta), airone bianco maggiore (Egretta alba) airone rosso (Ardea purpurea), nitticora (Nycticorax nycticorax), spatola (Platalea leucorodia). Non infrequenti le gru (Grus grus), il mignattaio (Plegadis falcinellus), la cicogna bianca (Ciconia ciconia) e, più rara, la cicogna nera (Ciconia nigra). mammiferi: Le popolazioni di mammiferi del Subappennino Dauno sono costituite essenzialmente da specie di piccola e media taglia, mancando del tutto i grossi erbivori selvatici. Fra gli insettivori è ancora presente il riccio europeo (Erinaceus europaeus) limitato però alle zone meno alte della catena in continuità con le ugualmente scarse popolazioni della pianura. Più consistenti sono invece le popolazioni di talpa europea (Talpa europaea), anche nelle zone elevate del Subappennino dove sembra che le popolazioni raggiungano una densità più elevata. VALUTAZIONE DI COMPATIBILITA’ AMBIENTALE PIT 10 SUB APPENNINO DAUNO Pagina 62 di 179 Diffusi, fra i cosiddetti toporagni (fam. soricidae), il toporagno comune (Sorex araneus) e, meno diffuso, il toporagno pigmeo (Sorex minutus). Ancora più rari e localizzati i toporagni legati all'ambiente acquatico. Nella nostra area sembra esistere il toporagno d'acqua (Neomys fodiens), nelle vicinanze di zone allagate con acque pulite. Ugualmente localizzato, ma comunque presente il topino pettirosso (Crocidura russula), i cui resti sono stati rinvenuti in borre di rapaci. Poco si sa sui pipistrelli sui quali mancano notizie certe. E' comunque documentata la presenza di rinolofidi fra cui il rinolofo ferro di cavallo (Rhinolophus hipposideros), dei vespertilionidi di cui il più comune è il pipistrello (Pipistrellus pipistrellus) seguito dal pipistrello orecchie di topo (Myotis myotis). Fra i lagomorfi è presente la lepre (Lepus capensis), ma la consistenza delle sue popolazioni va diminuendo progressivamente, sostenuta solo dai rilasci effettuati a scopo venatorio. A questo titolo c'è da dire, comunque, che per questo motivo spesso sono state rilasciate specie estranee al territorio per cui si può affermare che nel Subappennino esiste sì la lepre ma non si ha la certezza della sua posizione tassonomica (ibrido?, specie introdotta?, meticcio?). Fra i roditori è sicuramente presente il moscardino (Muscardinus avellanarius), il topo quercino (Elyomis quercinus) ed il ghiro (Glis glis). Per quest'ultimo la presenza è rivelata da resti alimentari e da recenti numerosi avvistamenti oltre che da esemplari morti rinvenuti sulle strade. Rare le arvicole, rappresentate essenzialmente dall'arvicola (Arvicola terrestris musignani), mentre più raro è il pitimio del savi (Pitymys savi) e la cui presenza è stata documentata da resti trovati nelle borre di rapaci notturni. Fra i topi propriamente detti si rilevano fondamentalmente due tipi: il topo selvatico (Apodemus sylvaticus) ed il topolino delle case (Mus musculus). Fra i ratti l'originario ratto nero (Rattus rattus) appare sostituito in molte zone dal ratto grigio o delle chiaviche (Rattus norvegicus). Nell'area subappenninica sono presenti entrambi. Molto dubbia è la presenza dell'istrice (Hystrix cristata). alcuni aculei trovati negli anni ottanta in zone poco frequentate possono far pensare ad un residuo nucleo sopravvissuto. I carnivori sono costituiti essenzialmente da due gruppi: mustelidi e canidi. Pare infatti scomparso il gatto selvatico (Felis sylvestris) o, quantomento, molto ridotto e localizzato, forse ibridato con gatti domestici inselvatichiti la cui presenza è di notevole portata. VALUTAZIONE DI COMPATIBILITA’ AMBIENTALE PIT 10 SUB APPENNINO DAUNO Pagina 63 di 179 Molto più importanti come impatto sono i mustelidi: donnola (Mustela nivalis), faina (Martes foina), tasso (Meles meles) e puzzola (Mustela putorius) sono piuttosto diffusi. Non del tutto sicura la sopravvivenza, in zona, della lontra (Lutra lutra), comunque presente sino agli inizi degli anni '80 (Pennacchioni, 1982) nel Fortore e ancora attualmente nell'Ofanto. Sicuramente presente è invece il lupo (Canis lupus), con alcuni gruppi familiari (Pennacchioni 1982; Pennacchioni 1994). Pure estremamente diffusa appare la volpe, ubiquitaria ed opportunista. Fra gli artiodattili, scomparsa l'esigua popolazione di caprioli lanciata qualche anno fa dalla Forestale e subito meticolosamente eliminata dai soliti bracconieri, l'unica specie esistente è il cinghiale (Sus scropha), anche in questo caso sicuramente non più appartenente al ceppo autoctono, ma riccamente insanguato con lanci, soprattutto in tempi passati, per i ripopolamenti a scopo venatorio. Anche qualche tentativo di ripopolamento effettuato negli anni passati con il muflone (Ovis musimon) è andato fallito. Restano presenti ma in recinti, alcuni daini, ma non si può parlare di fauna selvatica né, ad onor del vero, si può prevedere un futuro per questi animali oggetto delle brame dei numerosi bracconieri che ancora trovano asilo in queste zone. Da questa pur sommaria analisi si rileva come l’area in esame sia di notevole valore ambientale, possegga elevata biodiversità e, nel contempo, sia estremamente sensibile per la precarietà di molti equilibri compromessi in gran parte da un uso non corretto del territorio e delle sue risorse. 5.5.1 Componenti faunistiche Invertebrati – insetti: lepidotteri specie Zerynthia polyxena Papilio machaon Iphiclides podalirius Aporia crataegi Anthocharis cardamines Gonopteryx rhamni Gonopteryx cleopatra Leptidea sinapis Pieris rapae Peiris brassicae Pontia daplidice Colias croceus Lasiommata megera Nome volgare Macaone Podalirio Frequenza Status legale Normativa R 94/43/CEE, all.IV P F F F F F F F C C C C F VALUTAZIONE DI COMPATIBILITA’ AMBIENTALE Distribuzione L U U U U L L U U U U U U Pagina 64 di 179 PIT 10 SUB APPENNINO DAUNO Brintesia circe Thecla betulae Quercusia quercus Callophrys rubi Heodes virgaureae Heodes tityrus Iolana iolas Lysandra coridon Limenitis reducta Nymphalis antiopa Nymphalis polychloros Inachis io Aglais urticae Pandoriana pandora Argynnis paphia Mesocidalia aglaia Fabriciana adippe Fabriciana niobe Issoria lathonia Brenthis daphne Melanagria galathea procida Melanagria galathea Melanagria russiae japygia Melanagria arge Hipparchia fagi Ipparchia semele Chazara brizeis Adscita sp Zygaena carniolica Zygaena filipendulae Pennisetia hylaeiformis Synanthedon vespiformis Hemaris fuciformis Acheronthia atropos Syntomis phegea Euplagia quadripunctata Arctia caja Arctia villica Catocala sponsa Catocala sp F R F F F F R F F R R F F R F F F F F F F F F R F F R F F C R R F R F R R F F F P 94/43/CEE, all.II U L L U U U L U U L L U U L U U U U U U U U U L L U L L U U L L U L U L L U U U Invertebrati – Insetti: plecotteri, tricotteri, efemerotteri specie Caenis sp. Baetis sp. Cloeon sp. Leuctra sp. Rhyacophila sp. Hydropsyche sp. Limnephilus sp. Nome volgare Frequenza Status legale C C C R F F F VALUTAZIONE DI COMPATIBILITA’ AMBIENTALE Normativa Distribuzione U U U L U U U Pagina 65 di 179 PIT 10 SUB APPENNINO DAUNO Invertebrati – insetti: odonati specie Calopteryx virgo haemorroidalis Calopteryx splendens Cordulegaster sp. Orthetrum sp. Sympetrum sp Gomphus sp Anax imperator Nome volgare Frequenza Status legale F Normativa F F F F F F Distribuzione L L L L L L L Invertebrati – insetti: emitteri specie Hydrometra stagnorum Gerris lacustris Nepa cinerea Ranatra linearis Notonecta glauca Corixia sp Nome volgare Scorpione d’acqua Notonetta Frequenza Status legale C C R Normativa R C C Distribuzione U U L L L L Invertebrati – insetti: ditteri specie Tipula maxima Dixa sp. Culex pipiens Anopheles sp. Simuliidae fam. Chironomus sp. Tabanus sp. Nome volgare Zanzara comune Zanzara anofele Frequenza Status legale F F C R C C R Normativa Distribuzione U L U L U U L Frequenza Status legale R RR F F R C F F F F F F R F Normativa Distribuzione L L U L L U U L L U U U L U Invertebrati – insetti: coleotteri specie Carabus violaceus Calosoma sycophanta Carabus sp Dytiscus sp Dytiscus marginalis Cetonia aurata Cerambix sp Chlaenius sp Chlaeniellus sp Scarabaeus sp Copris sp Melolonthia sp Oryctes nasicornis Trichius rosaceus Nome volgare Bombardiere ditisco Cerambice Scarabeo rinoceronte VALUTAZIONE DI COMPATIBILITA’ AMBIENTALE Pagina 66 di 179 PIT 10 SUB APPENNINO DAUNO Trichius fasciatus Lucanus cervus Cervo volante F R P 94/43/CEE, all.II U L Invertebrati – insetti: imenotteri specie Bombus sp Bombus terrestris Bombus lapidarius Xylocopa violacea Vespa crabro Paravespula sp Scolia quadripunctata Nome volgare calabrone Frequenza Status legale C C F F F F F Normativa Distribuzione U U U U U U L Frequenza Status legale F F F F Normativa Distribuzione U L U U Frequenza Status legale R F R C Normativa Distribuzione L L L U 94/43/CEE, all. V U U L L L L L L L L Normativa Distribuzione L U Invertebrati – aracnidi e simili specie Argiope bruennichi Epeira crociata Tegenaria domestica Euscorpius italicus Nome volgare Ragno crociato scorpione Invertebrati – crostacei specie Potamon fluviatilis Gammarus pulex Asellus aquaticus Daphnia pulex Nome volgare Granchio di fiume Invertebrati – molluschi Helix pomatia Helix adspersa Helix lucorum Clausilia sp. Lymnaea sp Physa fontinalis Planorbarius corneus Ancylus fluviatilis Pisidium sp Unio sp Cozza d’acqua dolce C C R F C F R F RR F P Invertebrati - irudinei specie Hirundo medicinalis Herpobdella sp. Nome volgare Sanguisuga Frequenza Status legale RR P F VALUTAZIONE DI COMPATIBILITA’ AMBIENTALE Pagina 67 di 179 PIT 10 SUB APPENNINO DAUNO Vertebrati – pesci specie Ciprinus carpio Tinca tinca Leuciscus cephalus Anguilla anguilla Alburnus sp. Ictalurus melas Nome volgare Carpa Tinca Cavedano Anguilla Alborella Pesce gatto Frequenza Status legale C F C C F C Normativa Distribuzione U U U U L U Frequenza Status legale C P F P R P R P F P R RR P R P RR P Normativa 94/43/CEE, all. V 94/43/CEE, all.IV 94/43/CEE, all.IV 94/43/CEE, all.IV 94/43/CEE, all.IV Distribuzione U/St L/St L/St L/St U/St L/St L/St L/St L/St Vertebrati – anfibi specie Rana esculenta Rana dalmatina Rana italica Hyla arborea Bufo viridis Bufo bufo Bombina variegata Triturus italicus Triturus cristatus Nome volgare Rana verde Rana dalmatina Rana italica Raganella Rospo smeraldino Rospo comune Ululone dal ventre giallo Tritone italico Tritone crestato 94/43/CEE, all.II 94/43/CEE, all.IV 94/43/CEE, all.II Vertebrati – rettili specie Testudo hermanni Nome volgare Testuggine terrestre Emys orbicularis Tartaruga palustre europea Podarcis sicula Podarcis muralis Lacerta viridis Tarentula mauritanica Natrix natrix Natrix tessellata Coluber viridiflavus carbonarius Elaphe quattuorlineata Elaphe longissima Coronella austriaca Vipera aspis Lucertola campestre Lucertola muraiola Ramarro Geco Frequenza Status legale Normativa R 94/43/CEE, all.II P CE/2724/2000, all.A RR 94/43/CEE, all.II P CE/2724/2000, all.B F 94/43/CEE, all.IV P R 94/43/CEE, all.IV P F/R 94/43/CEE, all.IV P F/R Distribuzione L/St L/St U/St L/St L/St L/St Natrice dal collare Natrice tassellata Biacco F F F P 94/43/CEE, all.IV L/St L/St U/St Cervone – pasturavacche F P 94/43/CEE, all.II U/St Colubro di Esculapio Coronella Vipera comune R R R P P 94/43/CEE, all.IV 94/43/CEE, all.IV L/St L/St L/St Vertebrati – uccelli specie Tachybaptus ruficollis Nome volgare Tuffetto Frequenza Status legale Normativa F L.157/92 L.R.27/98 P VALUTAZIONE DI COMPATIBILITA’ AMBIENTALE Distribuzione St PIT 10 SUB APPENNINO DAUNO Pagina 68 di 179 Podiceps cristatus Phalacrocorax carbo Botaurus stellaris Svasso maggiore Cormorano Tarabuso F F R P P P Ixobrychus minutus Nycticorax nycticorax Egretta garzetta Tarabusino Nitticora Garzetta R R F P P P Egretta alba Airone maggiore R P Ardea cinerea Ardea purpurea Airone cenerino Airone rosso C R P P Ciconia nigra Cicogna nera RR P Ciconia ciconia Cicogna bianca RR P Plegadis falcinellus Mignattaio R P Platalea leucorodia Spatola R P Anser anser Oca selvatica RR P Anas penelope Anas crecca Anas platyrhinchos Anas acuta Anas querquedula Anas clypeata Aythya ferina Aythya nyroca Fischione Alzavola Germano reale Codone Marzaiola Mestolone Moriglione Moretta tabaccata C F C R F R R RR P 79/409/CEE all.1 L.157/92 L.R.27/98 Aythya fuligula Pernis apivorus Moretta Falco pecchiaiolo RR R P Milvus migrans Nibbio bruno F P Milvus milvus Nibbio reale R P Circaetus gallicus Biancone RR P Circus aeruginosus Falco di palude C P Circus cyaneus Albanella reale R P Circus pygarus Albanella minore C P 79/409/CEE all.1 CE/2724/2000, all.A L.157/92 L.R.27/98 79/409/CEE all.1 CE/2724/2000, all.A L.157/92 L.R.27/98 79/409/CEE all.1 CE/2724/2000, all.A L.157/92 L.R.27/98 79/409/CEE all 1 CE/2724/2000, all.A L.157/92 L.R.27/98 79/409/CEE all.1 CE/2724/2000, all.A L.R.27/98 79/409/CEE all.1 CE/2724/2000, all.A L.157/92 L.R.27/98 79/409/CEE all.1 CE/2724/2000, all.A bianco L.157/92 L.R.27/98 L.157/92 L.R.27/98 79/409/CEE all.1 L.157/92 L.R.27/98 L.157/92 L.R.27/98 L.157/92 L.R.27/98 79/409/CEE all.1 CE/2724/2000, all.A L.R.27/98 79/409/CEE all.1 CE/2724/2000, all.A L.R.27/98 L.157/92 L.R.27/98 79/409/CEE all.1 L.R.27/98 79/409/CEE all.1 CE/2724/2000, all.A L.157/92 L.R.27/98 79/409/CEE all.1 L.157/92 L.R.27/98 79/409/CEE all.1 L.157/92 L.R.27/98 79/409/CEE all.1 CE/2724/2000, all.A L.157/92 L.R.27/98 79/409/CEE all.1 L.R.27/98 VALUTAZIONE DI COMPATIBILITA’ AMBIENTALE St Mip Mip Mip Mip Mip MiAc S/Mip Mi Mi Mi Mi Mi Mi Mi Mi Mip Mi Mi Mi Mi Mi Mi Mi Mi S/Mip Mi Mi Mi Mi PIT 10 SUB APPENNINO DAUNO Accipiter gentilis Astore RR P Accipiter nisus Sparviero C P Buteo buteo Poiana C P Pandion haliaetus Falco pescatore RR P Falco naumanni Grillaio RR P Falco tinnunculus Gheppio C P Falco vespertinus Falco cuculo C P Falco columbarius Smeriglio F P Falco subbuteo Lodolaio F P Falco biarmicus Lanario R P Falco peregrinus Pellegrino R P Perdix perdix Coturnix coturnix Phasianus colchicus Gallinula chloropus Fulica atra Grus grus Starna Quaglia Fagiano Gallinella d’acqua Folaga Gru F C C C C R P Himantopus himantopus Cavaliere d’Italia R P Burhinus oedicnemus Occhione R P Vanellus vanellus Philomachus pugnax Gallinago gallinago Scolopax rusticola Limosa limosa Tringa erythropus Pavoncella Combattente Beccaccino Beccaccia Pittima reale Totano moro Tringa glareola F F F F R RR P Piro piro boschereccio F P Actitis hypoleucos Larus ridibundus Piro piro piccolo Gabbiano comune C F P Larus argentatus Gabbiano reale F P Columba livia Piccione selvatico R Columba palumbus Streptopelia decaocto Colombaccio Tortora dal F C collare P Pagina 69 di 179 L.157/92 L.R.27/98 CE/2724/2000, all.A L.157/92 L.R.27/98 CE/2724/2000, all.A L.157/92 L.R.27/98 CE/2724/2000, all.A L.157/92 L.R.27/98 79/409/CEE all.1 CE/2724/2000, all.A L.157/92 L.R.27/98 CE/2724/2000, all.A L.157/92 L.R.27/98 CE/2724/2000, all.A L.157/92 L.R.27/98 CE/2724/2000, all.A L.157/92 L.R.27/98 CE/2724/2000, all.A L.157/92 L.R.27/98 CE/2724/2000, all.A L.157/92 79/409/CEE all.1 CE/2724/2000, all.A L.157/92 L.R.27/98 79/409/CEE all.1 CE/2724/2000, all.A L.157/92 L.R.27/98 79/409/CEE all.1 L.157/92 L.R.27/98 CE/2724/2000, all.A 79/409/CEE all.1 L.157/92 L.R.27/98 79/409/CEE all.1 L.157/92 L.R.27/98 79/409/CEE all.1 L.157/92 L.R.27/98 79/409/CEE all.1 L.157/92 L.R.27/98 79/409/CEE all.1 L.157/92 L.R.27/98 79/409/CEE all.1 L.157/92 L.R.27/98 79/409/CEE all.1 L.157/92 L.R.27/98 L.157/92 L.R.27/98 79/409/CEE all.1 VALUTAZIONE DI COMPATIBILITA’ AMBIENTALE Ac Mi St Mi Mi St Mi Mi Mi St Mip St Mi St St St Mi Mip Mi Mi Mi Mip Mi Mi Mi Mi Mi St St St S/Mip Mi PIT 10 SUB APPENNINO DAUNO Streptopelia turtur Cuculus canorus Tyto alba orientale Tortora Cuculo Barbagianni F F C P P Otus scops Assiolo F P Athene noctua Civetta C P Strix aluco Allocco R P Asio otus Gufo comune F P Asio flammeus Gufo di palude RR P Apus apus Alcedo atthis Rondone Martin pescatore C F P P F R C F F P P P P P Merops apiaster Coracia garrulus Upupa epops Picus viridis Dendrocopus major Gruccione Ghiandaia marina Upupa Picchio verde Picchio rosso maggiore Melanocorypha calandra Calandra Galerida cristata Cappellaccia Alauda arvensis Allodola Hirundo rustica Rondine Delichon urbica Balestruccio Motacilla flava Cutrettola Motacilla alba Ballerina bianca Erithacus rubecula Pettirosso Phoenicurus phoenicurus Codirosso Phoenicurus ochruros Codirosso spazzacamino Saxicola rubetra Stiaccino Saxicola torquata Saltimpalo Turdus merula Merlo Cettia cetti Usignolo di fiume Acrocephalus Forapaglie schoenobaenus Acrocephalus scirpaceus Cannaiola Acrocephalus Cannareccione arundinaceus Sylvia communis Sterpazzola Sylvia atricapilla Capinera Phylloscopus sibilatrix Luì verde Phylloscopus collibita Luì piccolo Muscicapa striata Pigliamosche Panurus biarmicus Basettino Aegithalos caudatus Codibugnolo Parus caeruleus Cinciarella Parus major Cinciallegra Remiz pendulinus Pendolino Oriolus oriolus Rigogolo Pagina 70 di 179 L.157/92 L.R.27/98 F C C F F R F F R F L.157/92 L.R.27/98 CE/2724/2000, all.A L.157/92 L.R.27/98 CE/2724/2000, all.A L.157/92 L.R.27/98 CE/2724/2000, all.A L.157/92 L.R.27/98 CE/2724/2000, all.A L.157/92 L.R.27/98 CE/2724/2000, all.A L.157/92 L.R.27/98 79/409/CEE all.1 CE/2724/2000, all.A L.157/92 L.R.27/98 L.157/92 L.R.27/98 79/409/CEE all.1 L.R.27/98 L.157/92 L.R.27/98 L.157/92 L.R.27/98 L.157/92 L.R.27/98 L.157/92 L.R.27/98 L.157/92 L.R.27/98 Mi Mi St Mi St St St Mi Mi St Mi Mi Mi St St Mi St Mi Mi Mi Mip Mip St St St P P P P P P P L.157/92 L.R.27/98 L.157/92 L.R.27/98 L.157/92 L.R.27/98 L.157/92 L.R.27/98 L.157/92 L.R.27/98 L.157/92 L.R.27/98 L.157/92 L.R.27/98 F F C F RR P P L.157/92 L.R.27/98 L.157/92 L.R.27/98 P P L.157/92 L.R.27/98 L.157/92 L.R.27/98 St St St St Ac R RR P P L.157/92 L.R.27/98 L.157/92 L.R.27/98 St Mip R F R R R RR R F F F F P P P P P P P P P P P L.157/92 L.R.27/98 L.157/92 L.R.27/98 L.157/92 L.R.27/98 L.157/92 L.R.27/98 L.157/92 L.R.27/98 L.157/92 L.R.27/98 L.157/92 L.R.27/98 L.157/92 L.R.27/98 L.157/92 L.R.27/98 L.157/92 L.R.27/98 L.157/92 L.R.27/98 St St St St St St/L St/L St St St/L Mi VALUTAZIONE DI COMPATIBILITA’ AMBIENTALE PIT 10 SUB APPENNINO DAUNO Lanius minor Lanius excubitor Lanius collurio Lanius senator Garrulus glandarius Pica pica Corvus monedula Corvus corone cornix Corvus corax Sturnus vulgaris Passer italiae Fringilla coelebs Serinus serinus Caeduelis chloris Carduelis carduelis Carduelis spinus Pyrrhula pyrrhula Coccothraustes coccothraustes Emberiza citrinella Emberiza melanocephala Emberiza cirlus Miliaria calandra Pagina 71 di 179 Averla cenerina Averla maggiore Averla piccola Averla capirossa Ghiandaia Gazza Taccola Cornacchia grigia Corvo imperiale Storno Passera d’Italia Fringuello Verzellino Verdone Cardellino Lucherino Ciuffolotto Frosone F RR F F C C C C RR C C C F R C R R F P P P P L.157/92 L.R.27/98 L.157/92 L.R.27/98 L.157/92 L.R.27/98 L.157/92 L.R.27/98 P L.157/92 L.R.27/98 P P P P P P L.157/92 L.R.27/98 L.157/92 L.R.27/98 L.157/92 L.R.27/98 L.157/92 L.R.27/98 L.157/92 L.R.27/98 L.157/92 L.R.27/98 Mi Mi Mi Mi St St St St Mip Mip St/U Mi Mi Mi St Mi Mi Mi Zigolo giallo Zigolo testanera Zigolo nero Strillozzo RR R F C P P P P L.157/92 L.R.27/98 L.157/92 L.R.27/98 L.157/92 L.R.27/98 L.157/92 L.R.27/98 Mi Mi Mi St Vertebrati – mammiferi specie Canis lupus Nome volgare Lupo appenninico Vulpes vulpes Mustela nivalis Martes foina Mustela putorius Volpe rossa Donnola Faina Puzzola Meles meles Lutra lutra Tasso Lontra Sus scrofa Lepus capensis Talpa europaea Apodemus sylvaticus Arvicola terrestris Eliomys quercinus Glis glis Muscardinus avellanarius Erinaceus europaeus Sorex minutus Suncus etruscus Rattus norvegicus Felis silvestris Cinghiale Lepre Talpa Topo campagnolo Arvicola Topo quercino Ghiro Moscardino Riccio – porcospino Toporagno nano Mustiolo Ratto grigio Gatto selvatico Frequenza Status legale Normativa R 94/43/CEE, all.II – P CE/2724/2000, all.A L.157/92 L.R.27/98 C F L.157/92 L.R.27/98 P F L.157/92 L.R.27/98 P RR 94/43/CEE, all. V P L.157/92 L.R.27/98 F L.157/92 P RR 94/43/CEE, all.II – P CE/2724/2000, all.A L.157/92 L.R.27/98 C F C L.157/92 L.R.27/98 P C C R R L.157/92 L.R.27/98 P R F R F F RR(?) P L.157/92 L.R.27/98 P 94/43/CEE, all.IV – CE/2724/2000, all.A VALUTAZIONE DI COMPATIBILITA’ AMBIENTALE Distribuzione L/St U/St U/St U/St L/St U/St L U/St L/St U/St U/St U/St L/St L/St L/St U/St U/St U/St U/St (?) PIT 10 SUB APPENNINO DAUNO Pagina 72 di 179 L.157/92 L.R.27/98 Dagli elenchi riportati sembra di poter affermare che nel territorio in esame vi sia una notevole quantità di specie animali, ma una analisi più approfondita permette di riconoscere alcune importanti assenze, soprattutto a livello di animali superiori (ad esempio, mancano del tutto i grandi erbivori), con grave influenza sugli equilibri e sulle catene alimentari. Inoltre, analizzando la colonna delle frequenze, si riscontra, almeno per alcune specie, come vi siano una considerevole quantità di specie rare. Il termine “raro” o “rarissimo”, così come tutti gli altri termini utilizzati nelle tabelle, vanno intesi come riferiti al comprensorio, quindi da questo elemento si evince quanto le popolazioni di quella specie possano essere numericamente poco consistenti. In alcuni casi ci si trova di fronte a popolazioni con così pochi individui da dover essere considerate, salvo apporti dall’esterno, ormai senza prospettive. Una ulteriore osservazione riguarda l’elevato numero di specie protette. Questo elemento deve essere considerato di elevata importanza in quanto costituisce la più evidente prova dell’importanza del territorio e della necessità di tutelarlo adeguatamente. La presenza, inoltre, di specie estremamente sensibili va letta in prospettiva come una prova della grande potenzialità del territorio in esame, potenzialità che può esprimersi solo a seguito di una regolamentazione delle attività a maggiore impatto oltre che in conseguenza della realizzazione di aree protette che fungano da riserve genetiche e da poli di espansione della fauna più significativa. VALUTAZIONE DI COMPATIBILITA’ AMBIENTALE PIT 10 SUB APPENNINO DAUNO Pagina 73 di 179 5.6 Ecosistemi 5.6.1 Identificazione degli ecosistemi I ecosistemi della zona interessati dalla progettazione di cui si effettua l’analisi d’impatto sono costituiti da quattro tipologie fondamentali: • ecosistema agrario • ecosistema di pascolo con le sue varianti • ecosistema umido (fluviale, torrentizio e marcite) • ecosistema forestale per una migliore lettura della situazione della zona appare opportuno esaminare le quattro tipologie, sia pure superficialmente, nei loro aspetti fondamentali. Ecosistema agrario La quasi totalità dell’ecosistema agrario è costituita da seminativi, per lo più a grano, con alternanza circa triennale di girasole. La quota relativamente elevata e l’esposizione ai venti provenienti dai vari quadranti non permette, infatti, coltivazioni di vigneti ed oliveti – mandorleti che sono caratteristiche delle zone costiere foggiane più a valle e più riparate. Rari gli orti e le altre colture possibili (mais) a causa della relativa scarsità di acqua e, comunque, tutti concentrati vicino alle abitazioni e destinati per lo più al consumo familiare. L’ecosistema agrario, nella zona, non presenta valore intrinseco particolarmente elevato ed appare degradato a causa della intensività delle coltivazioni. Ciononostante questi ecosistemi vengono spesso attraversati da fauna gravitante sulle zone più integre nei loro passaggi da un’area all’altra. Soprattutto nel periodo invernale e primaverile, quando il grano è ancora piuttosto basso, tutte le aree a seminativo possono essere equiparate, come funzione ecologica, ai pascoli, assistendo quindi ad una loro parziale colonizzazione da parte di una componente meno sensibile della fauna. Ecosistema di pascolo Nella zona interessata dalla realizzazione l’ecosistema di pascolo è piuttosto frequente dominando, come tipologia ambientale, tutte le zone sommitali. Altri lembi di minore estensione sono collocati a quote più basse laddove le pendenze sono troppo acclivi e tali da scoraggiare tentativi di dissodamento. VALUTAZIONE DI COMPATIBILITA’ AMBIENTALE PIT 10 SUB APPENNINO DAUNO Pagina 74 di 179 Abbondantemente presenti nell’area, questi ecosistemi permettono la sopravvivenza in zona di specie floristiche e faunistiche estremamente interessanti, soprattutto costituite da orchidee e da invertebrati e da rettili, predatori di questi ultimi oltre che costituire aree di pascolo per lepri e piccoli mammiferi. Sono altresì utilizzati dal cinghiale per le sue escursioni al di fuori delle aree forestali. Costituiscono inoltre ottimale terreno di caccia per numerosi predatori sia mammiferi che uccelli (lupo appennnico, volpe, poiana, nibbio bruno, nibbio reale, gheppio, smeriglio, rapaci notturni). Anche numerosissimi insettivori gravitano in questi ecosistemi che rivestono un’importanza ecologica primaria nel quadro dell’equilibrio ambientale del comprensorio. A livello di attività umane questi ecosistemi sono alla base della sopravvivenza dell’attività pastorale sia con allevamento di ovicaprini che, nel periodo estivo, di bovini di razza podolica pugliese. Ecosistemi umidi Nella zona “area vasta” sono costituiti prevalentemente dai corsi d’acqua presenti nel territorio, corsi perenni, come nel caso del fiume Fortore e corsi stagionali, con periodicità diversa in relazione alla natura del corso ed al bacino imbrifero. Appare scontata l’importanza di questi ecosistemi, soprattutto in un ambito in cui gli eventi siccitosi non sono sicuramente straordinari. Una ricca vegetazione idrofila ed igrofila si concentra sulle sponde delle zone ricche di acqua offrendo rifugio e possibilità riproduttive alla maggior parte della fauna del comprensorio e permettendo l’esistenza di tutte quelle importanti componenti legate all’acqua soprattutto per la fase riproduttiva. In particolare, le aree umide ospitano una serie di insetti fondamentali per le catene alimentari (plecotteri, tricotteri, efemerotteri, odonati) che hanno la fase larvale in acqua e la fase adulta sotto forma di individui volatori, preda di altri insetti e di numerosi uccelli. Questi ecosistemi, in più, oltre a costituire fondamentali punti di abbeverata per tutte le specie animali presenti, permettono l’esistenza di specie botaniche importanti e divenute in alcuni casi molto rare (orchidee palustri). Di particolare importanza sono quei ristagni d’acqua spesso inseriti in ambiti di bosco e definiti come marcite. Frequenti nella vasta area considerata, devono essere considerati come santuari VALUTAZIONE DI COMPATIBILITA’ AMBIENTALE PIT 10 SUB APPENNINO DAUNO Pagina 75 di 179 fondamentali per la sopravvivenza sia di anfibi che di microfauna acquatica tipica delle acque stagnanti o a lentissimo corso. Non devono poi essere trascurati gli invasi artificiali, dai piccoli laghetti collinari al grande invaso di Occhito. Sono forse le uniche situazioni in cui si ritrova una diversificazione sufficiente di specie ittiche. I corsi d’acqua, sia stagionali che perenni, hanno portate scarse e periodi di secca tali da impedire qualsiasi colonizzazione o, al massimo, dove permangono alcune pozze, la sopravvivenza è assicurata per pochi esemplari appartenenti alle specie più resistenti. Ecosistemi forestali Gli ecosistemi forestali presenti nella “vasta area considerata”, per quanto di limitata estensione, appaiono di notevole importanza se non altro in quanto ospitano una serie di insetti estremamente interessanti ed offorno rifugio ad una ricca fauna cosiddetta maggiore (lupo appenninico, cinghiale, faina, puzzola, ghiro, ecc.). Per lo più si tratta di boschi misti di latifoglie con querce, aceri, frassini e, localizzate, importanti colonie di faggio. Naturalmente non mancano i rimboschimenti, per lo più a conifere, ma con alcuni esempi piuttosto interessanti di bosco misto nell’ambito del quale, però, sarebbe ormai opportuno l’intervento di eliminazione, sia pur graduale, delle conifere per lasciare spazio alla ricostituzione della fitocenosi originale. VALUTAZIONE DI COMPATIBILITA’ AMBIENTALE PIT 10 SUB APPENNINO DAUNO Pagina 76 di 179 5.7 Paesaggio - Considerazioni generali. Tra le varie componenti ambientali, è utile anche considerare la incidenza che assume il concetto di scenario panoramico o paesaggio in accezione estesa. Costituiscono gli scenari panoramici quelle situazioni dove la compresenza di paesaggi significativi e di particolari corrispondenze tra le varie componenti della struttura fisica e le loro vicende storico – culturali, determinano un valore del luogo che risulta in qualche modo memorabile. Possono essere identificati come scenari panoramici i casi di un nitido paesaggio rurale – le masserie, i casolari, la vegetazione che delimita i campi e le proprietà, i segni netti ma variati delle colture e dei filari, i residui delle alberate, il bosco e la macchia che incorniciano i poderi – che riassume i caratteri del territorio pugliese nelle sue varie manifestazioni. In quanto tali gli scenari panoramici costituiscono delle specifiche unità di paesaggio che non è possibile definire sulla base di parametri analitici (il paesaggio non è un dato quantitativo) ma che corrispondono a precise configurazioni nelle quali è possibile leggere, in mirabile armonia, i segni distintivi che rappresentano l’identità del territorio, la sua storia, le vicende economiche che l’hanno plasmato e che lì restano significativamente impressi. In questa fase l’analisi ambientale si basa sulla consapevolezza che il paesaggio, inteso come insieme di componenti ambientali, presenta un proprio valore anche economico, basato sia sul potenziale turistico sia sul contributo fornito ad elevare la qualità della vita della popolazione in esso presente. Anche se difficilmente quantificabile in termini strettamente monetari, questo valore non può essere trascurato nell'ambito della formazione delle politiche territoriali. Si sottolinea che per "paesaggio" si deve intendere il risultato dell'azione dell'uomo nel modificare lo spazio, attraverso azioni sedimentate nel tempo, nell'attribuirgli qualità legate alle forme d'uso e alle componenti ambientali; la categoria paesaggio comprende “forma e aspetto del territorio” inteso nella sua integrità e globalità, ivi incluse flora e fauna. (Cass. 395/85) I valori paesaggistici (unitamente agli assetti naturali dei luoghi, ai valori artistici e alle tradizioni culturali) giocano un ruolo strategico e sottolineano che nell'individuazione delle aree naturali spesso si elencano aree aventi sì preminente interesse naturalistico, ma anche ambientale e paesaggistico. I fattori che generalmente vengono presi in considerazione per esprimere i giudizi di qualità del paesaggio sono riconducibili ad almeno quattro gruppi: a) topografia o morfologia del territorio: es. altimetria, clivometria, idrografia; VALUTAZIONE DI COMPATIBILITA’ AMBIENTALE PIT 10 SUB APPENNINO DAUNO Pagina 77 di 179 b) uso del suolo: es. colture e vegetazione, insediamenti umani, viabilità; c) visibilità: aree di influenza visiva (punti panoramici); d) detrattori: elementi negativi ai fini della qualità intrinseca di un sito. Il territorio del Subappennino, che costituisce la cornice orografica occidentale della Provincia di Foggia, si presenta con una fisionomia abbastanza ripetitiva, fatta di rilievi arrotondati, dolci e molli in genere, caratterizzati da argille cenozoiche, a luoghi incise da valli molto incassate e assolcate dall’erosione fluviale dei diversi corsi d’acqua che si dirigono verso il mare Adriatico. I rilievi si elevano gradualmente dalla piana del Tavoliere, che nella parte più occidentale si presenta piuttosto movimentato, con tonalità paesistiche che mutano gradualmente senza bruschi contrasti. Le forme di utilizzazione del suolo sono quelle caratteristiche della vicina pianura, più che della vicina montagna molisana e irpina. Con il progressivo aumento della quota, si assiste alla rarefazione del seminativo; dapprima predominante ed incontrastato, con l’aumentare della quota esso si intercala gradualmente alle colture arboree tradizionali (vigneto, oliveto, mandorleto), segno evidente delle conversioni colturali del territorio, alcune delle quali storicamente recenti. E’ per esempio il caso del mandorleto, gentile componente del paesaggio meridionale, che è stato diffuso su larga scala ai primi dell’Ottocento. In alto, sulle sommità dei rilievi, che vedono il punto culminale nella cima di Monte Cornacchia, sono accantonati ampi lembi boscosi, quasi tutti in forte stato di degradazione; qua e là ampliati da rimboschimenti solitamente edificati da conifere anche esotiche. Si tratta dei relitti superstiti di una azione selvaggia di disboscamento, che ha determinato la drastica diminuzione della copertura boschiva. Ciò ha provocato frane e smottamenti che rendono instabili le masse argillose di molti versanti che smottano e franano, modellando le sedi stradali, erodendo il cotico erboso, intasando l’alveo dei fiumi. All’ambiente naturale corrispondono le strutture dell’habitat rurale, che rispecchia il rapporto tra popolazione e territorio, con una fitta presenza di centri di cocuzzolo o di colle, che dominano i versanti vallivi a suoli poveri, spesso squilibrati e desertificati e di colture frammiste alla vegetazione spontanea. In questa apparente uniformità tipologica è arduo identificare qualità discrete e distinte di paesaggio, poiché l’intero territorio appare abbastanza uniforme e in taluni punti anche monotono. VALUTAZIONE DI COMPATIBILITA’ AMBIENTALE PIT 10 SUB APPENNINO DAUNO Pagina 78 di 179 5.7.1 Metodologia di lavoro L’analisi del paesaggio è stata effettuata seguendo le indicazioni contenute nel manuale di analisi paesaggistica (Boca e Oneto). Anche le terminologie e le classificazioni vengono riprese dalla citata opera. Il metodo di analisi ha seguito un iter che ha visto la ricognizione del territorio e l’individuazione dei coni visuali; in seconda istanza si sono individuati i caratteri tipici del paesaggio. 5.7.2 Analisi del contesto d’intervento Il contesto d’intervento ricade nella zona sommitale della catena subappenninica, con ampia veduta verso la pianura del Tavoliere Foggiano e, ad ovest, verso la valle del Catola e le alture del Beneventano. Il paesaggio rilevabile nella zona oggetto dello studio ricade nella tipologia 68 del manuale di analisi paesaggistica di Boca e Oneto, vale a dire quello del Tavoliere e delle sue colline marginali. Esso è identificabile con quello tipicamente agrario pedecollinare, collinare e solo in parte montuoso in cui gli elementi locali caratterizzanti sono costituiti dalle curve sinuose dei crinali della catena, spesso ricoperte di boschi di latifoglie intervallati da ampie distese a pascolo e le colture che qui sono prevalentemente costituite da coltivazioni di grano duro. In questa situazione il paesaggio è caratterizzato da un clima mediterraneo, regione xeroterica, sottoregione submediterranea di transizione caratterizzata da un periodo secco della durata media inferiore ai due mesi. La piovosità annua si aggira intorno ai 700 – 800 mm e la temperatura media annua intorno ai 12°C. L’indice xerotermico ha valori compresi fra 1 e 40. Questo clima è caratteristico delle aree posizionate al di sotto delle zone a clima freddo dell’Appennino campano, pugliese e calabro (nella zona le aree inquadrabili nel clima freddo appenninico sono piuttosto rare e limitate ai rilievi al di sopra dei 950 – 1000 metri). Dal punto di vista della vegetazione è caratterizzato da formazioni di roverella che si rivela la specie arborea tipica della zona. Morfologicamente si caratterizza per un andamento dei rilievi piuttosto dolce ed il profilo degli stessi risulta quasi sempre arrotondato a causa del substrato incoerente facilmente modellabile dagli agenti atmosferici. Geologicamente è caratterizzato, verso la pianura, da terrazzi morfologici originatisi per erosione da parte dei corsi d’acqua sui sedimenti lasciati dalla regressione marina pleistocenica (spesso VALUTAZIONE DI COMPATIBILITA’ AMBIENTALE PIT 10 SUB APPENNINO DAUNO Pagina 79 di 179 consistenti in conglomerati poligenici) sovrastanti sabbie e successivamente argille e sovente poggiatisi direttamente sulle argille azzurre plio – pleistoceniche. Da un punto di vista pedologico si è di fronte a suoli derivanti dall’evoluzione dei depositi fluviali e/o deltizi, con buona matrice argillosa soprattutto in corrispondenza dei fondovalle, spesso ciottolosi e molto sciolti alle sommità dei rilievi. La copertura vegetale originaria, costituita da foreste con prevalenza di roverella, è spesso scomparsa lasciando posto al suolo nudo caratteristico delle coltivazioni intensive annuali, mentre in qualche caso la copertura forestale è stata ricostituita sostituendo, però, le latifoglie con le conifere. Anche dal punto di vista del fattore idrologico, i corsi d’acqua si presentano irreggimentati con gabbionate e spesso con cemento. Le colline, dominando il territorio piuttosto piatto, offrono punti di vista scenografici con visuali ad ampio raggio, per lo più chiusi verso Ovest dalla cortina rappresentata dalla catena del versante Beneventano del Subappennino. Da questi punti di vista sopraelevati si osserva, verso il Tavoliere, un paesaggio estremamente antropizzato, attraversato da un fitto reticolo di strade minori e da agglomerati urbani ed abitazioni isolate. Rari i filari di vegetazione arborea ed arbustiva fra le aree coltivate ormai eliminati dalla pratica secolare della combustione delle stoppie di grano. Questo paesaggio è sufficientemente dinamico presentando aspetti totalmente diversi a seconda delle stagioni e del momento del ciclo colturale: brullo, di colore marrone durante il periodo autunno – invernale, verde dal chiaro allo scuro durante le varie fasi della primavera, con la vegetazione che si muove con moto ondulatorio a causa del vento, al giallo del periodo tardo primaverile – inizio dell’estate ed infine al nero delle stoppie di grano dopo la combustione tradizionale. Coni visuali di un certo valore si aprono dal sito verso le altre alture del Subappennino Dauno con viste diverse che offrono scenari forestali (M. Sambuco, i boschi di Pietra e Celenza, i Boschi di Biccari e Roseto, i boschi di Accadia), o scenari in cui le formazioni boschive sono alternate ad ampie aree di pascolo situato soprattutto alla sommità dei rilevi più alti (M. Cornacchia, M. Crispignano, M. Tre Titoli, ecc.). VALUTAZIONE DI COMPATIBILITA’ AMBIENTALE PIT 10 SUB APPENNINO DAUNO Pagina 80 di 179 Tutto il Subappennino è costellato di situazioni di elevato interesse storico e culturale. Dai tratturi della transumanza, da recuperare e valorizzare, agli stessi centri storici dei paesi, anch’essi da restaurare e valorizzare adeguatamente, a pochi e non valorizzati siti archeologici. A riguardo di quest’ultimo aspetto è da puntualizzare che nell’ambito del territorio non è stata mai condotta un’opera di ricognizione sistematica e completa per cui è ragionevole ipotizzare che a seguito di indagini approfondite possano evidenziarsi situazioni di elevato interesse che potranno aumentare in modo consistente l’interesse culturale e turistico dell’intero comprensorio. VALUTAZIONE DI COMPATIBILITA’ AMBIENTALE