regione puglia - monti dauni meridionali

Transcript

regione puglia - monti dauni meridionali
REGIONE PUGLIA
PROGRAMMA OPERATIVO REGIONALE
2000-2006
ANALISI DI COMPATIBILITA’ AMBIENTALE
PROGETTO INTEGRATO TERRITORIALE N. 10
“SUB APPENNINO DAUNO”
Allegato n.2
PIT 10 SUB APPENNINO DAUNO
Pagina 2 di 179
SOMMARIO
Relazione
CAP. 1.
CAP. 2.
CAP. 3.
Premessa
1.1 Premessa
pag.
6
2.1 Inquadramento degli interventi nell’area di studio
pag.
8
2.2 Rapporto del progetto con gli obiettivi perseguiti dagli strumenti di
pianificazione del territorio:
2.2.1 La pianificazione regionale
2.2.2 Vincoli presenti sul territorio
pag. 10
pag. 15
2.3 Coerenza del progetto con gli obiettivi dei piani
2.3.1 Coerenze
2.3.2 Eventuali disarmonie e/o criticità
2.3.3 Considerazioni finali
pag. 19
pag. 20
pag. 20
Quadro di riferimento programmatico
Quadro di riferimento progettuale
3.1 Finalità dell’intervento
CAP. 4.
CAP. 5.
pag. 22
Quadro di riferimento ambientale PARTE I
4.1 Premesse
4.1.1 Criteri metodologici per l’analisi ambientale
4.1.2 Assetto del territorio e caratteristiche ambientali dell’area di
intervento
4.1.3 Ambito territoriale coinvolto
4.1.4 Sistemi ambientali interessati
pag. 25
pag. 26
pag. 27
PARTE II – componenti ambientali
5.1 Atmosfera
pag. 31
5.2 Ambiente idrico
5.2.1 Rete idrica superficiale
5.2.2 Cenni climatici
pag. 31
pag. 31
pag. 32
5.3 Suolo e sottosuolo
5.3.1 Aspetti morfo – strutturali
5.3.2 Quadro geologico d’insieme
pag. 36
pag. 36
VALUTAZIONE DI COMPATIBILITA’ AMBIENTALE
pag. 25
pag. 25
PIT 10 SUB APPENNINO DAUNO
Pagina 3 di 179
5.3.3 Caratteri idrogeologici
5.3.4 Uso del suolo
CAP. 6.
pag. 39
pag. 42
5.4 Vegetazione e flora
5.4.1 Vegetazione
5.4.2 Flora
pag. 46
pag. 48
5.5 Fauna
5.5.1 Componenti faunistiche
pag. 56
pag. 63
5.6 Ecosistemi
5.6.1 Identificazione degli ecosistemi
pag. 73
5.7 Paesaggio – Considerazioni generali
5.7.1 Metodologia di lavoro
5.7.2 Analisi del contesto d’intervento
pag. 76
pag. 78
pag. 78
Compatibilità fra l’opera progettata e l’esistenza della proposta di sito
di interesse comunitario (SIC)
6.1 Compatibilità fra le misure previste e la presenza delle proposte di Siti di
Interesse Comunitario
6.1.1 Premessa
pag. 82
6.1.2 Caratteristiche dei Sic
pag. 83
CAP. 7.
PARTE III – sintesi delle interazioni opera – ambiente
7.1 Quadro di riferimento dei criteri di intervento progettuale nell’ambito del
piano di sviluppo
pag. 92
7.1.1 Piano degli interventi
pag. 94
7.1.2 Percorsi turistico-naturalistici e fruizione
pag. 97
7.2 Patrimonio antropologico-culturale
pag. 103
7.3 Altri punti operativi
pag. 106
7.4 Piano degli interventi – punti operativi: linee di indirizzo e strategie
per lo sviluppo occupazionale
pag. 108
7.5 Rapporto tra l’opera ed il sistema ambientale – definizione delle interferenze
e delle logiche di attenuazione
pag. 112
7.5.1 Tipologie degli interventi
pag. 112
7.5.2 Tipologia delle interferenze individuate
pag. 152
7.5.3 Modalità di intervento ambientale
pag. 154
7.5.4 Raccolta sintetica delle potenziali interferenze
pag. 156
7.5.5 Modificazione del territorio e della sua fruizione
pag. 179
7.5.6 Capacità di recupero del sistema ambientale
pag. 179
VALUTAZIONE DI COMPATIBILITA’ AMBIENTALE
PIT 10 SUB APPENNINO DAUNO
Pagina 4 di 179
ANALISI DI COMPATIBILITA’
AMBIENTALE
VALUTAZIONE DI COMPATIBILITA’ AMBIENTALE
PIT 10 SUB APPENNINO DAUNO
Capitolo 1.
PREMESSA
VALUTAZIONE DI COMPATIBILITA’ AMBIENTALE
Pagina 5 di 179
PIT 10 SUB APPENNINO DAUNO
Pagina 6 di 179
1.1 Premessa
il PIT 10 – Subappennino Dauno, è stato concepito con una forte connotazione ambientale,
intendendo con questo termine non tanto un concetto di imbalsamazione del territorio in nome di un
ambientalismo estremo, ma volendo conciliare, per quanto possibile, una presenza dignitosa
dell’uomo alla conservazione e corretta utilizzazione delle risorse del territorio.
Su questa linea si muove la scelta delle misure che concorrono a caratterizzare l’intervento.
Tutto ciò è bene illustrato nella I bozza delle linee guida per l’attuazione del PIT ed in particolare
nella parte che per comodità di lettura si riporta integralmente:
Perché del naturale
La scelta della “naturalità” come fattore di qualificazione del PIT è una scelta derivante dalla
tipologia delle risorse che costituiscono il patrimonio del sistema locale, ma è anche una scelta
obbligata, nel senso che un territorio che ha una limitata disponibilità di fattori di produzione
materiale e, nello stesso tempo, una potenziale capacità di offerta monopolistica di beni e servizi
naturali e ambientali, che comunque si pongono in alternativa ai primi, tende a privilegiare
quest’ultimo approccio di offerta che, peraltro è nell’interesse non solo della comunità locale, ma
anche della collettività regionale.
Ne deriva che:
La naturalità è una scelta obbligata sotto il profilo produttivo e una condizione connaturata al
sistema locale, che potrebbe incontrare le aspirazioni della comunità locale alle condizioni ed in
considerazione delle riflessioni svolte nel punto 1). Del resto, vie alternative –ancorchè episodicheallo sviluppo locale hanno dimostrato di produrre molti costi e pochi ritorni per la società locale
Il distretto del naturale è, nell’interesse della società regionale (v. L.r. 19/97 e direttive
comunitarie su SIC e ZPS), in quanto la stessa non possiede altre aree rurali e montane tanto vaste
e ricche in termini di biodiversità, come è il Subappennino Dauno.
In conclusione, l’idea-forza del PIT e lo stesso programma integrato non rappresenta solo
un’aspirazione e un’opportunità della comunità locale, ma anche una scelta necessaria della stessa
società regionale. Infatti, la mancanza di interventi integrati e finalizzati ad un obiettivo generale
(che non può che puntare ad invertire le tendenze in atto all’abbandono del territorio ed allo
spopolamento) porterebbe inevitabilmente a depauperare il patrimonio di risorse e di valori della
regione, considerato che il Subappennino Dauno è l’unica area autenticamente montana della
regione.
VALUTAZIONE DI COMPATIBILITA’ AMBIENTALE
PIT 10 SUB APPENNINO DAUNO
Pagina 7 di 179
Capitolo 2.
QUADRO DI
RIFERIMENTO
PROGRAMMATICO
VALUTAZIONE DI COMPATIBILITA’ AMBIENTALE
PIT 10 SUB APPENNINO DAUNO
Pagina 8 di 179
2.1 Inquadramento degli interventi nell’area di studio
Gli interventi previsti dal PIT 10 Subappennino Dauno ricadono in territorio soggetto da anni ad
una profonda aggressione da parte dell’uomo, aggressione che ha modificato in modo sensibile
gli equilibri ecologici preesistenti semplificando in maniera consistente l’ambiente e
diminuendo il suo livello di biodiversità.
Ciononostante ci si trova comunque di fronte ad un comprensorio ancora ad altissima valenza
ecologica, con ambienti diversificati e ricchi di elementi di assoluto pregio.
L’area interessata ricade nell’ambito delle due Comunità Montane: Subappennino settentrionale
e Subappennino meridionale ed occupa una superficie che orientativamente si aggira intorno ai
200.000 ettari.
Il territorio si presenta come collinare e alto-collinare, con la quota massima sul livello del mare
raggiunta da M. Cornacchia, nel Comune di Biccari, e pari a 1152 metri.
Altri rilievi raggiungono e superano, sia pur di poco, i 1000 metri: M. Sambuco, M.
Crispignano, M. Tre Titoli, ecc.
Gli interventi previsti dal PIT sono inquadrabili in una serie di azioni in cui si nota un
denominatore comune che è quello dello Sviluppo Compatibile.
In effetti, il Subappennino è una delle poche aree della Puglia, insieme al Gargano ed alla
Murgia, in cui è possibile trovare ancora una consistente diffusione di ambienti naturali di
pregio, ma, al contrario delle due zone precedenti, non è inquadrata ancora in alcun
provvedimento di tutela, se si toglie la proposta di SIC inoltrata all’Unione Europea nel 1995.
Nella scelta delle misure che costituiscono il PIT, si può quindi notare una filosofia particolare,
se vogliamo innovativa, rispetto ad tante iniziative passate: sviluppo economico, ma inserito in
un più ampio panorama di tutela dell’ambiente che qui è considerabile come l’unica vera risorsa
territoriale.
Sulla scorta di altre esperienze maturate in altre zone d’Italia, si è cercato di articolare una serie
di proposte che vedessero come protagonista l’ambiente e le sue peculiarità, che basassero lo
sviluppo territoriale sull’utilizzazione corretta del territorio e delle sue risorse.
Non è stata trascurata la possibilità di impianti produttivi di tipo industriale, ma questi sono stati
pensati come sviluppo di piccole e medie industrie, preferibilmente legate alla trasformazione e
commercializzazione dei prodotti locali e comunque con l’impegno a non stravolgere il
territorio.
VALUTAZIONE DI COMPATIBILITA’ AMBIENTALE
PIT 10 SUB APPENNINO DAUNO
Pagina 9 di 179
D’altro canto, la posizione stessa del Subappennino pone dei limiti allo sviluppo industriale;
tolta l’area di Candela, vicina all’autostrada, il comprensorio si sviluppa lontano da grandi vie di
comunicazione per cui è ragionevole pensare che i costi di trasporto delle materie prime e,
successivamente, dei prodotti finiti incida talmente sul costo totale delle produzioni da far sì che
esse non possano essere competitive sul piano economico.
Per un altro verso, la situazione di estrema instabilità geologica dell’area, renderebbe
problematico l’insediamento di grandi complessi industriali che sarebbero soggetti a consistenti
rischi derivanti dal dissesto idrogeologico che caratterizza il territorio.
Questo limite, d’altra parte, costituisce un elemento di pregio se si considera la potenzialità
turistica e naturale della zona che proprio per il suo relativo isolamento offre la possibilità di
riimergersi in un
ambiente ove la natura e le tradizioni costituiscono una caratteristica
importante ed ampiamente utilizzabile per l’innesco di flussi di turismo ambiewntale, culturale,
gastronomico, religioso ecc. rivolti alle famiglie che cercano nella vacanza o, più
semplicemente nella visita, un momento di rilassamento e di recupero di una dimensione
temporale a “misura d’uomo”.
VALUTAZIONE DI COMPATIBILITA’ AMBIENTALE
PIT 10 SUB APPENNINO DAUNO
Pagina 10 di 179
2.2 Rapporto del progetto con gli obiettivi perseguiti dagli strumenti di pianificazione
del territorio
2.2.1 La pianificazione a scala comunale e regionale
La Regione Puglia ha individuato nel Subappennino un’area naturale da proteggere e da valorizzare
da un punto di vista turistico.
La proposta di numerosi Siti di Interesse Comunitario che vedono interessata una buona parte del
territorio è l’espressione pratica di questo intendimento.
La lettura della situazione urbanistica, riferita ad un ambito territoriale, a scala comunale
nello specifico, contribuisce all’obiettivo finale di tale ricerca ed acquisizione di dati: il momento
della pianificazione esistente, magari anche parzialmente già attuata ed il confronto con l’ipotesi di
processo di sviluppo.
Esiste pertanto una interrelazione stretta tra lo studio urbanistico pianificato in periodi più o
meno distanti da oggi, fattore che sostanzialmente non varia nelle diverse realtà comunali
interessate, e le conseguenti ipotesi di perseguire una strategia di sviluppo locale che va al di là
dell’attività urbanistica come pura applicazione di un progetto del territorio.
Dall’esame dei differenti strumenti urbanistici si riesce ad evidenziare che soltanto in tempi
più recenti, la lettura del territorio è diventata più rigorosa, ma anche più dettagliata, in quanto
l’interesse urbanistico non può essere cosa slegata dall’interesse verso un modello di sviluppo
attuabile nel concreto.
Si intuisce come detto modello si possa allargare non mantenendosi solo a scala territoriale,
ovvero con il solo scopo di costituire un interesse esclusivamente di tipo comunale, ma anche di
sollecitare alcuni studi verso la fattibilità di uno sviluppo anche economico direttamente collegato
ad un sistema di comuni.
Non sempre infatti il concetto di sviluppo economico trova spazio nel disegno urbanistico
non solo degli strumenti innanzi descritti, ma in quasi tutta la prassi urbanistica dei primi anni
ottanta.
Detta “consuetudine urbanistica” ha generato piani in cui gli obiettivi fondamentali erano la
scelta delle aree e delle quantità edilizie, la scelta del tipo di fabbricazione, la scelta del rapporto fra
aree residenziali ed aree per i servizi, la scelta delle aree a densità produttiva, la scelta delle grandi
infrastrutture del territorio sia a scala comunale, sia a scala territoriale o sovracomunale con grande
impegno di parti del territorio stesso per strade di comunicazione.
VALUTAZIONE DI COMPATIBILITA’ AMBIENTALE
PIT 10 SUB APPENNINO DAUNO
Pagina 11 di 179
L’ambiente o il paesaggio naturale e le sue valenze eventuali vengono sovente incluse nelle
aree agricole, come sottinsiemi del paesaggio agrario complessivo, situazioni spesso considerate
come puntuali e circoscritte all’immediata area da tutelare, quasi mai riconosciute come componenti
territoriali da privilegiare anche in termini di investimenti e risorse.
Lo sfondo teorico che regge questo approccio comporta la concezione del territorio come un
insieme di relazioni complesse inscindibili tra risorse sul territorio ed ambiente antropico o società
di fatto.
Il progetto del territorio richiede, dunque “atti pianificatori” che agiscano sullo stesso per
individuare dinamiche di sviluppo anche e soprattutto economico ed urbano, forme di espressione
attraverso cui possono passare tracciati di sviluppo economico e sociale compatibilmente con le
risorse ambientali, lì dove infatti qualità dell’ambiente è anche qualità della vita e qualità urbana.
Sulla base della documentazione che è stato possibile acquisire ad oggi risulta che dei
comuni interessati buona parte hanno approvato o, comunque, adottato un Piano Regolatore
Generale, mentre altri ambiti governano le trasformazioni del proprio territorio con strumento non
idoneo, oltre che per caratteristiche intrinseche dei Programmi di fabbricazione, anche per vetusta,
essendo ovviamente precedenti all’approvazione della L.R. n.56/’80.
Per quanto riguarda i Piani regolatori generali, inoltre, risulterebbero per oltre la metà redatti
entro il 1990, data che può considerarsi indicativa non solo da un punto di vista giuridico ( es.
decadenza di vincoli) o burocratico - amministrativo (superamento di due terzi dell’arco di
previsioni di un quindicennio), ma anche dei relativi criteri culturali e disciplinari.
Tra questi un’impostazione del Piano come strumento per il completamento e lo sviluppo
residenziale del centro abitato, magari qualificato con dotazioni di aree a servizi, in alcuni casi con
la valorizzazione dei nuclei antichi, ma non ancora come strumento per tutelare, valorizzare,
controllare e gestire l’intero territorio comunale, con riferimento a tutte le sue componenti e
valenze.
Da un punto di vista morfologico le linee tendenziali di sviluppo appaiono condizionate e
segnate tanto dalle caratteristiche orografiche quanto dalle vie di comunicazioni con i comuni
confinanti e con i centri di maggior peso gravitazionale (Lucera, San Severo, Foggia).
Si sono determinate in tal senso nel tempo direttrici di crescita lineare con prevalenza estovest (Casalnuovo Monterotaro, Volturara Appula, Castelnuovo della Daunia, Accadia, Bovino)
oppure sud-nord in direzione della costa (Serracapriola e Chieuti), in altri casi ancora configurazioni
VALUTAZIONE DI COMPATIBILITA’ AMBIENTALE
PIT 10 SUB APPENNINO DAUNO
Pagina 12 di 179
più articolate sono contenute tra corsi d’acqua (Deliceto tra il torrente Gavitelle ed il torrente
fontana), tra crinali o aree boschive.
Caratteristica ricorrente anche l’ubicazione di zone destinate ad insediamenti produttivi –
artigianali - industriali- di norma distanti dai centri abitati sulle principali vie di comunicazione.
Non si evince, comunque, un criterio di ubicazione dei vari PIP in un quadro di riferimento di area
vasta, né di relazioni funzionali tra di essi. Si rileva tra le varie normative esaminate quella del
Comune di Sant’Agata di Puglia che prevede la zona urbanistica D3, specificamente destinata alla
produzione dell’olio di oliva.
Per quanto riguarda le previsioni di zone destinate ad attività ricettive e turistiche le
ubicazioni sono determinate in funzione di emergenze naturalistiche.
Anche gli strumenti urbanistici dei comuni di Faeto e Bovino (zona a destinazione
esclusivamente turistica e alberghiera) contengono previsioni insediative in funzione delle attività
ricettive.
Per quanto riguarda l’estensione dei territori comunali nella loro globalità e per quanto
concerne la complessità ambientale, sulla base dei documenti grafici e scritti disponibili all’esame
si può affermare che molti degli strumenti urbanistici dei comuni oggetto del presente studio
evidenziano i limiti di un’impostazione tutta centrata sulle problematiche di crescita urbana, in
termini di edificazione nei nuclei abitati ed in prossimità degli stessi per quanto riguarda
insediamenti produttivi per l’industria, l’artigianato, il commercio all’ingrosso e per le attività
turistico - ricettive.
Dalla lettura dei documenti progettuali si desume, in molti casi, che ancora tutto il territorio
comunale che non sia stato impegnato per le previsioni insediative di cui si diceva prima, rimane in
una condizione di area definita fisicamente dai confini amministrativi, normativamente dalla
categoria urbanistica della zona omogenea E agricola, operativamente intesa come potenziale spazio
per ulteriori processi di trasformazione determinabili volta per volta e secondo scenari variabili.
In tale quadro territoriale e normativo si evidenziano quindi le aree vincolate da leggi
nazionali e regionali, per particolari e specifici caratteri idrogeomorfologici, architettonici,
archeologici, paesaggistici ed ambientali, ma raramente si coglie una visione organica, che si
traduca in un progetto unitario di tutela, valorizzazione ed uso del territorio - ambiente,
considerando le valenze naturali e quelle antropiche beni da tutelare, e, nel contempo, risorse
culturali ed economiche.
Si riscontra nei piani esaminati l’individuazione, il rilevamento e la tutela di tali emergenze ,
VALUTAZIONE DI COMPATIBILITA’ AMBIENTALE
PIT 10 SUB APPENNINO DAUNO
Pagina 13 di 179
in maniera crescente a seconda della data di redazione degli stessi che varia dalla fine degli anni
settanta alla fine degli anni novanta, segnando in tal modo l’evoluzione nel campo legislativo ed in
quello disciplinare.
Si è ritenuto di prendere in considerazione e investigare in sede regionale il Piano
urbanistico territoriale tematico per il paesaggio (PUTT/P).
Con riferimento a tale strumento, lo stesso è stato redatto ai sensi L. R. 31 maggio 1980 n.
56 "Tutela ed uso del territorio" e risulta approvato recentemente dalla Regione Puglia.
Rientrano nel campo di applicazione del PUTT/P le categorie di beni paesistici e ambientali
di cui all' art. 1 della legge 1497/39, al c. 5° dell' art. 82 del DPR 616/77 (integrato dalla L. 431/85),
all' art. 1 quinquies della L. 431/85, con le ulteriori articolazioni e specificazioni di cui al PUTT/P
stesso.
Il Piano perimetra degli ambiti territoriali di differente valore, classificati da A ad E come
segue:
-
ambito di valore eccezionale ("A"), laddove sussistano condizioni di rappresentatività
di almeno un bene costitutivo di riconosciuta unicità e/o singolarità, con o senza
prescrizioni vincolistiche preesistenti;
-
ambito di valore rilevante ("B"), laddove sussistano condizioni di compresenza di più
beni costitutivi con o senza prescrizioni vincolistiche preesistenti;
-
ambito di valore distinguibile ("C"), laddove sussistano condizioni di presenza di un
bene costitutivo con o senza prescrizioni vincolistiche preesistenti;
-
ambito di valore relativo ("D"), laddove, pur non sussistendo la presenza di un bene
costitutivo, sussista la presenza di vincoli (diffusi) che ne individui una significatività;
-
ambito di valore normale ("E"), laddove è comunque dichiarabile un significativo
valore paesaggistico-ambientale.
I terreni e gli immobili ricadenti all'interno degli ambiti da "A" a "D" sono sottoposti a tutela
diretta dal Piano, che definisce degli indirizzi di tutela, delle direttive di tutela e delle prescrizioni di
base.
Il PUTT/P ha previsto la istituzione di aree naturali protette in maniera coordinata ed in
coerenza con le previsioni della L.S. 394/91.
Per il PUTT l’area protetta (e il piano relativo) “diventa, pertanto, lo strumento operativo per
VALUTAZIONE DI COMPATIBILITA’ AMBIENTALE
PIT 10 SUB APPENNINO DAUNO
Pagina 14 di 179
determinare il concerto tra il pubblico interesse e quello dei privati (passando dal regime dei vincoli
a quello delle attività per/o coerenti con la tutela).”
E’ previsto che vengano formati dei “piani di secondo livello” finalizzati al recupero, alla
salvaguardia e valorizzazione paesistico-ambientale delle aree.
Pertanto, il Piano di sviluppo del territorio risulta strategico anche in rapporto alla tutela
paesaggistico-ambientale negli ambiti territoriali estesi come delineati dal piano tematico, ed è
anche per questa ragione che nel presente studio si sono considerati attentamente gli ambiti come
individuati dal PUTT/P della Regione Puglia, al fine di offrire un collegamento efficace con la
restante attività pianificatoria regionale e per offrire una continuità che valorizzi i punti di forza dei
vari strumenti di pianificazione esistenti.
Si è consci che il PUTT/P è operativo soltanto dal gennaio 2001, così come lo stesso non
possa essere (come ogni piano) esente da critiche e non possa non contenere degli aspetti meritevoli
di essere ridiscussi. Si è però della precisa convinzione che i “piani” a qualunque livello debbano tra
loro dialogare indipendentemente dall’iter approvativo che stanno seguendo, così come si è
seriamente convinti dell’importanza delle previsioni (senza entrarne nel merito) del PUTT/P e della
possibilità di perfezionare le stesse e darne maggiore forza attraverso gli strumenti operativi insiti
nel PIT.
Per il PUTT/P le formazioni fisiche, geologiche, geomorfologiche, biologiche, con
eccezionale o rilevante valore naturalistico e ambientale, oltre a quelle che risultano già comprese
nelle riserve o nei parchi nazionali di cui alle L. 448/76, 979/82 e 394/91, rappresentano patrimonio
naturale della Regione, così come i beni archeologici e architettonici vincolati e segnalati presenti
sul territorio in modo episodico, diffuso, addensato, all’esterno dei centri abitati, costituiscono il
patrimonio culturale extraurbano della Regione.
* * * *
Il sistema delineato dal PUTT/PBA Puglia per l’individuazione e la delimitazione degli
ambiti territoriali estesi è essenzialmente, perlomeno per quanto concerne i comuni del
SubAppennino Dauno settentrionale e meridionale, un sistema a macchia di leopardo; esso è
costituito, cioè, da un insieme di aree di forma e dimensione molto varie, diffuse, con soluzioni di
continuità, nel territorio comunale e sottoposte ai diversi regimi di tutela sopra descritti.
Senza addentrarsi nella lettura approfondita del PUTT, cosa che viene rimandata in altra
sede, si pone in risalto che il PUTT stesso non ha in genere tenuto in grande considerazione le
valenze ambientali del SubAppennino, tranne quelle di puro valore giuridico (vincolo ex lege,
VALUTAZIONE DI COMPATIBILITA’ AMBIENTALE
PIT 10 SUB APPENNINO DAUNO
Pagina 15 di 179
boschi, ecc.). E’ mancata infatti una lettura attenta del territorio in esame sotto l’aspetto
naturalistico ed in merito pertanto si ritiene debbano eseguirsi gli opportuni approfondimenti in sede
di approntamento dei vari progetti.
2.2.2 Vincoli presenti sul territorio
Il territorio del Subappennino dauno è interessato da una serie di vincoli che derivano dalla
situazione strutturale del comprensorio e dalla presenza di una serie di situazioni di elevato
interesse.
Sono presenti il vincolo idrogeologico, vincolo paesaggistico, vincoli archeologici, nonché vincoli
correlati alla L. R. 10/84. Nell’area sono stato proposti numerosi Siti di Interesse Comunitario.
E’ importante infine porre in risalto che l’area è dichiarata zona sismica.
L'individuazione dei vincoli che insistono sul territorio comunale, convenientemente estesa
all’area vasta del Sub Appennino Dauno Settentrionale e Meridionale, ha rappresentato un
momento fondamentale nello studio intrapreso in quanto la trasformabilità del territorio è
prioritariamente legata anche ai vincoli territoriali ed istituzionali; invero non risulta legata agli
stessi solo in quanto rappresentano delle limitazioni sotto il profilo delle procedure amministrative
per le modifiche sul territorio, ma soprattutto perché la vincolistica è stata proposta per preservare le
valenze del territorio contro modifiche incontrollate dello stato dei luoghi e tali da alterarne le
valenze, oltre che la qualità visiva del paesaggio. Inoltre il rispetto di quest’ultimo, come anche
delle altre componenti ambientali, non deve identificarsi solo in un rispetto dell'ambiente visivo, ma
più in generale nel rispetto di tutti quei fattori che contribuiscono al complesso equilibrio del
territorio, e per i quali sono a volte imposti i vincoli ex-lege.
I vincoli da prendere in considerazione nell’ambito dello studio, quindi, sono quelli imposti
a tutela di alcuni aspetti che interferiscono con le componenti ambientali dell’area di studio e con il
paesaggio, laddove quest'ultimo tende, come detto, ad essere alterato indirettamente in tutto
l'ecosistema.
Numerosi sono quelli imposti da leggi specifiche, oltre naturalmente il vincolo paesaggistico
ex lege 1497/39 (ora inquadrato nel regime del Testo Unico), ed oggetto dei presenti
approfondimenti. I principali, indagati, sono riportati di seguito:
-
vincolo archeologico ex lege N° 1089 del 01/06/39;
-
vincolo idrogeologico ex lege n° 3267 del 30/12/23 e forestale;
-
vincolo generale di cui all'art. 1 della L. 08/08/85 N°431;
VALUTAZIONE DI COMPATIBILITA’ AMBIENTALE
PIT 10 SUB APPENNINO DAUNO
-
Pagina 16 di 179
vincoli ai sensi della precedente Legge 29/06/39 N° 1497 emessi dal Min. Beni Culturali ed
Ambientali ("Galassini");
-
vincolo connesso alle aree soggette ad uso civico.
Ai sensi dell'art. 1 della legge 1 giugno 1939 n° 1089 (“tutela delle cose di interesse artistico
e storico”, risultano assoggettate alle previsioni e prescrizioni della stessa, "le cose, immobili e
mobili, che presentano interesse artistico, storico, archeologico o etnografico, etc".
Alle stesse specifiche sono pure assoggettate le valli, i parchi e i giardini che abbiano
interesse artistico o storico.
Sono altresì sottoposte alla legge n. 1089 anche "le cose immobili che, a causa del loro
riferimento con la storia politica, militare, della letteratura, dell'arte e della cultura in genere, siano
state riconosciute di particolare interesse, ecc.".
Le indagini condotte non hanno evidenziato aree ed immobili specificamente vincolati.
Ai sensi dell'art. 1 della legge 1497/39, le cui previsioni sono attualmente state sostituite da
quelle del recente Testo Unico n° 490 sui beni ambientali, erano soggette alle previsioni e
prescrizioni della stessa, "a causa del loro notevole interesse pubblico” le cose immobili che hanno
cospicui caratteri di bellezza naturale o di singolarità geologica, le ville, i giardini e i parchi che,
non contemplati dalle leggi per la tutela delle cose d'interesse artistico o storico, si distinguono per
la loro non comune bellezza, i complessi di cose immobili che compongono un caratteristico aspetto
avente valore estetico e tradizionale. Sono altresì soggette a specifica protezione anche le bellezze
panoramiche considerate come quadri naturali e così pure quei punti di vista o di belvedere,
accessibili al pubblico, dai quali si gode lo spettacolo di quelle bellezze.
Nonostante la bellezza delle aree in esame, non vi sono zone sottoposte a vincolo e ricadenti
nel territorio dell’area di studio.
A norma dell'art. 1 della legge 3267/23 sono invece sottoposti a vincolo per scopi
idrogeologici i terreni di qualsiasi natura e destinazione che, per effetto di forme di utilizzazione
contrastanti con le norme di cui agli artt. 7, 8 e 9 della stessa legge, possano con danno pubblico
subire denudazioni, perdere la stabilità o turbare il regime delle acque.
La suddetta legge prevede oltre al vincolo idrogeologico per i fini sopra richiamati, anche un
vincolo specifico per i boschi che, stante la loro ubicazione, difendono terreni o fabbricati dalla
VALUTAZIONE DI COMPATIBILITA’ AMBIENTALE
PIT 10 SUB APPENNINO DAUNO
Pagina 17 di 179
caduta di valanghe, dal rotolamento di sassi, o che comunque per altri scopi, siano ritenuti tali da
essere sottoposti a limitazione dell'utilizzo.
Le aree soggette a vincolo idrogeologico che ricadono nell’area di studio (Comune di Faeto
e area vasta) sono presenti nel territorio in maniera diffusa e sono costituite da zone talvolta grandi
e compatte e a luoghi frammentate.
Particolare significativo è che le aree soggette a tale vincolo ruotano comunque intorno al
sistema dei boschi, quasi a proteggerne le valenze.
La vastità dei boschi è significativa sul territorio comunale e gli stessi sono censiti anche dal Piano
Paesistico regionale recentemente approvato.
Sul territorio sono presenti inoltre alcune oasi di protezione faunistica, zone di ripopolamento e
cattura.
Con riferimento alle aree caratterizzate da interesse venatorio l’indagine condotta ha evidenziato
nell’area e nei comuni limitrofi l’esistenza delle seguenti tipologie di aree (con riferimento ai
comuni del Sub-Appennino meno distanti):
- Zona di ripopolamento e cattura “Masseria Mastrangelo” a Bovino;
- Zona di ripopolamento e cattura “Monte Maggiore” a Orsara di Puglia;
- Oasi di protezione della selvaggina “Stallone Acqua di Pisani” a Bovino;
- Oasi di protezione Montagna-Toppo Casone-Vetruscelli a Castelluccio Val.re o Celle S.Vito
- Azienda faunistico-venatoria di Difesa Vadicola a Celle S. Vito.
Non poteva certamente mancare poi un approfondimento degli aspetti connessi alla
vincolistica proposta con l'art. 1 della Legge Galasso. Tale importante previsione normativa ha
imposto il vincolo paesaggistico ai sensi della legge 29 giugno 1939, n. 1497 su numerose categorie
di beni, tra cui i fiumi, i torrenti ed i corsi d'acqua iscritti negli elenchi di cui al testo unico delle
disposizioni di legge sulle acque ed impianti elettrici, approvato con regio decreto 11 dicembre
1933, n. 1775, e le relative sponde o piede degli argini per una fascia di 150 metri ciascuna.
La previsione normativa si estende poi su altre categorie molto importanti per il territorio di
studio, stante la presenza cospicua delle categorie di beni tutelati. Ci si riferisce in particolare alle
previsioni vincolistiche sui “parchi e le riserve nazionali o regionali, nonché i territori di protezione
esterna dei parchi, come anche sui territori coperti da riserve e da boschi, ancorché percorsi o
danneggiati dal fuoco, e quelli sottoposti a vincolo di rimboschimento”.
VALUTAZIONE DI COMPATIBILITA’ AMBIENTALE
PIT 10 SUB APPENNINO DAUNO
Pagina 18 di 179
L’importanza della legge Galasso porta a riflettere sulla sua strategia nella tutela del
territorio: indubbiamente trattasi di una legge diversa dalle precedenti, in quanto vincola non più
ambiti definiti ma grosse categorie di beni naturali.
Pertanto risulterebbero vincolati o meritevoli di tutela intere categorie di beni non
esclusivamente individuati con le specifiche perimetrazioni a volte proposte o suggerite.
Risulterebbero infatti vincolati anche i territori esterni in cui siano riscontrabili valori che risultano
presenti all’interno delle aree perimetrate.
Il vincolo paesaggistico ai sensi della legge Galasso interviene infatti su tutti i fiumi, torrenti
e corsi d'acqua iscritti in appositi elenchi e sui territori all'interno di una fascia di 150 m da ogni
sponda.
Nessun vincolo specifico è stato proposto con gli specifici decreti del Ministero dei Beni
Culturali ed Ambientali, i cosiddetti Galassini, di fatto quasi subito invalidati. Tali decreti hanno
perso infatti quasi subito la loro efficacia e sono successivamente stati considerati solo in quanto
riportavano la segnalazione “scientifica” di grandi valenze presenti sul territorio.
Considerazioni particolari devono rivolgersi al vincolo paesaggistico imposto ai sensi della
L. 431/85 anche sui parchi e le riserve nazionali o regionali, nonché i territori di protezione esterna
dei parchi, ed inoltre sui territori coperti da riserve e da boschi, ancorché percorsi o danneggiati dal
fuoco, e quelli sottoposti a vincolo di rimboschimento.
Nell’area di studio non ricade alcuna parte di territorio rientrante nella perimetrazione di
parchi nazionali ovvero regionali.
Formalmente poi occorre segnalare che si è fuori da perimetrazioni di parchi regionali, in
quanto quello dei Boschi del Sub Appennino Dauno formalmente non risulta istituito: si è infatti
fermi, sotto l’aspetto procedurale, alla fase di chiusura delle pre-conferenze (come previsto dalla
L.R. 19/97). Nell’area di studio non risultano poi presenti riserve naturali normate ai sensi della L.
394 sui parchi, come anche dalla L.R. 19/97, in quanto la definizione delle stesse verrà a valle della
definizione del piano del parco.
Significativamente esteso risulta però il vincolo paesaggistico ex L. Galasso imposto a tutela
dei boschi, in quest’area presenti ed appositamente individuati non solo dal PUTT/P ma anche
attraverso le specifiche indagini naturalistiche.
Non risultano invece vincolate le aree ricadenti all’interno delle perimetrazioni dei S.I.C. e
delle zone ZPS, in quanto non specificamente previsto, anche se tali aree sono comunque tutelate, o
VALUTAZIONE DI COMPATIBILITA’ AMBIENTALE
PIT 10 SUB APPENNINO DAUNO
Pagina 19 di 179
dovrebbero esserlo, da possibili conseguenze negative di interventi sul territorio, stante la specifica
previsione della redazione della valutazione di incidenza per grandi categorie di interventi.
Gli usi civici sono stati indagati perché significativi per l’area in esame.
La perimetrazione degli usi civici, visionata allo stato attuale, andrà approfonditamente
indagata al fine di eliminare le aree definitivamente affrancate. In ogni caso, l’uso civico sembra
corrispondere in numerosi casi più ad un vincolo generico su di un’area, che al vincolo che potrebbe
derivare su aree rilevanti sotto il profilo ambientale.
Le perimetrazioni riscontrate riguardano ampie aree del territorio comunale.
Come già posto in risalto, nell’area del Sub Appennino ricadono molti Siti di Interesse
Comunitario; a tal proposito si citano:
corso del Fortore – lago di Occhito (IT9110002)
boschi di Celenza – Monte Sambuco (IT9110035)
Monte Cornacchia – Bosco di Faeto (IT9110003)
Accadia – Deliceto (IT9110033).
Valle Ofanto – lago Capacciotti (IT9120011)
Valli del Cervaro - Bosco dell'Incoronata (IT9110032).
2.3 Coerenza del progetto con gli obiettivi dei piani
2.3.1 Coerenze
Il progetto si inserisce in modo armonico e coerente con i piani di sviluppo dell’area del
Subappennino individuando la compatibilità degli interventi con le reali vocazioni del territorio.
Il progetto, inoltre, contiene tutti gli elementi che caratterizzano un piano di sviluppo in area
protetta, anticipando quindi tutte quelle azioni che caratterizzano l’elaborazione del piano parco che
dovrà essere redatto al momento in cui si darà esecuzione alla normativa regionale per l’istituzione
dei parchi regionali del Subappennino dauno settentrionale e del Subappennino dauno meridionale.
Nel PIT che in questa sede si esamina, infatti, sono contenute misure che prevedono azioni ed
interventi compatibili con l’esistenza dei Siti di Interesse Comunitario ed anche le misure che
prevedono interventi di tipo più specificatamente industriale non appaiono, al momento,
incompatibili con quanto può essere realizzato in ambiti di sviluppo inclusi nelle aree protette.
Un esame più approfondito e più puntuale potrà, comunque, essere condotto solo dopo la
presentazione dei progetti specifici a seguito della presentazione dei bandi.
VALUTAZIONE DI COMPATIBILITA’ AMBIENTALE
PIT 10 SUB APPENNINO DAUNO
Pagina 20 di 179
Appare opportuno precisare, inoltre, che la compatibilità o meno di un intervento dipende in gran
parte dalla sua localizzazione per cui è ragionevole pensare che solo al momento della
presentazione dei progeti definitivi possa essere effettuata una valutazione reale della compatibilità.
2.3.2 Eventuali disarmonie e/o criticità
A livello di progetto generale, non si evincono particolari disarmonie e/o criticità in quanto non si
conoscono né i progetti specifici né le localizzazioni degli stessi.
Sicuramente la filosofia che sta alla base del PIT, così come viene presentato, si nota un perfetto
accordo con le norme e con lo spirito di tutela che riguardano aree destinate ad essere incluse in
decreti di protezione quali quelli di un Parco Regionale.
Come verrà più avanti esplicitato, esistono una serie di perplessità su alcuni interventi previsti dalla
misura 4, ma, si ripete, al momento si ravvisa solamente una potenziale criticità in quanto non si
conoscono le realizzazioni e la loro collocazione.
2.3.3 Considerazioni finali
Il progetto in esame presenta tutte le caratteristiche di sviluppo e contemporanea tutela che sono
consone agli interventi in un’area ad elevato valore ambientale come è il Subappennino Dauno.
Come verrà messo in evidenza più avanti, infatti, la maggior parte delle misure che compongono il
PIT è volta all’impostazione di un tipo di sviluppo rispettoso delle caratteristiche naturali del
territorio e delle tradizioni che in esso ancora sopravvivono ben radicate in una popolazione che si
sente partecipe dell’ambiente in cui opera.
La presenza, inoltre, di misure dedicate alla formazione ed all’informazione costituisce un elemento
qualificante di conoscenza attraverso il quale possono essere impostate una serie di attività
compatibili con le naturali vocazioni del territorio e, ancor più, si forniscono gli strumenti per
esaltare le potenzialità di sviluppo sociale ed economico offerte da queste iniziative.
VALUTAZIONE DI COMPATIBILITA’ AMBIENTALE
PIT 10 SUB APPENNINO DAUNO
Pagina 21 di 179
Capitolo 3.
QUADRO DI
RIFERIMENTO
PROGETTUALE
VALUTAZIONE DI COMPATIBILITA’ AMBIENTALE
PIT 10 SUB APPENNINO DAUNO
Pagina 22 di 179
3.1 Finalità dell’intervento
L’intervento si pone, come obiettivo finale, lo sviluppo sociale ed economico delle popolazioni
presenti nel Subappennino Dauno attraverso lo stimolo di una imprenditoria rispettosa delle
caratteristiche del territorio e delle tradizioni che lo qualificano.
In particolare, la coniugazione “sviluppo – tutela ambientale” porterebbe, qualora realizzata
integralmente, ad una positiva evoluzione socio economica dell’area parallelamente alla
conservazione, anzi al miglioramento, delle condizioni ambientali, evitando di dare corpo a
quell’equazione perversa e falsa che vuole che allo sviluppo si accompagni necessariamente la
compromissione ambientale del territorio.
Tale obiettivo finale si intende raggiungere attraverso una serie di azioni:
a) creazione di nuove opportunità di crescita e di sviluppo sostenibile, assicurando un uso
efficiente e razionale delle risorse naturali, promuovendo la localizzazione di nuove
iniziative imprenditoriali, in particolare quelle del settore turistico e delle attività
culturali;
b) la promozione della localizzazione di nuove iniziative imprenditoriali, assicurando la
sostenibilità ambientale dello sviluppo del sistema produttivo, anche con l’utilizzo delle
migliori tecnologie disponibili e rispettando nel medio e lungo periodo la capacità di
carico dell’ambiente;
c) stabilire condizioni favorevoli per nuove opportunità imprenditoriali, in particolare
nel
settore agro-alimentare e nei settori dell’artigianato tradizionale, riducendo i tassi di
disoccupazione, e accrescendo la partecipazione al mercato del lavoro e l’emersione
delle attività informali (e quindi la loro produttività), valorizzando le risorse femminili.
Più chiaramente, tutto ciò viene esplicitato attraverso l’illustrazione delle strategie generali del
progetto:
a) apertura del sistema territoriale del PIT, che rappresenta un obiettivo basilare e
fondamentale per arginare e modificare le dinamiche in atto;
b) cooperazione sia nell’elaborare la strategia e il modello di sviluppo che nel realizzare gli
interventi di attuazione del PIT;
c) qualità delle scelte, per raggiungere un livello di competitività e di visibilità verso
l’esterno, e dei prodotti per affermare uno standard di reputazionalità dell’area sia in
termini produttivi che di sistema ambientale e socio-economico;
VALUTAZIONE DI COMPATIBILITA’ AMBIENTALE
PIT 10 SUB APPENNINO DAUNO
Pagina 23 di 179
d) identità territoriale delle risorse impiegate, dei prodotti, dei valori e dei comportamenti,
in modo che l’apertura del sistema non ne mini le precondizioni di competitività o di
distinzione, cioè le modalità del vivere e del produrre, i valori umani e culturali, le
tradizioni ed i costumi, le risorse naturali e il paesaggio, che rappresentano la vera
ricchezza del sistema territoriale.
VALUTAZIONE DI COMPATIBILITA’ AMBIENTALE
PIT 10 SUB APPENNINO DAUNO
Pagina 24 di 179
Capitolo 4.
QUADRO DI
RIFERIMENTO
AMBIENTALE
PARTE I
VALUTAZIONE DI COMPATIBILITA’ AMBIENTALE
PIT 10 SUB APPENNINO DAUNO
Pagina 25 di 179
4.1 Premesse
4.1.1 Criteri metodologici per l’analisi ambientale
E’ indubbio che alla base di una corretta analisi ambientale vi siano adeguati criteri di
lettura; detti criteri si basano sui seguenti temi di indagine e valutazione:
Assetto del territorio e caratteristiche ambientali dell’area di intervento - valenze e
criticità ambientali del contesto interessato quale area di intervento eventualmente correlata a
quelle limitrofe significativamente suscettibili di essere interessate o influenzate;
Aspetti pertinenti dello stato attuale dell’ambiente e sua evoluzione probabile senza
l’attuazione del piano o del programma.
4.1.2 Assetto del territorio e caratteristiche ambientali dell’ area di intervento
Inquadramento del territorio a scala provinciale – provincia di Foggia
L'area interessata dalla proposta di piano di sviluppo ricade nella provincia di Foggia ed è
limitata a Nord dalle Foci del Torrente Saccione e del Fiume Fortore, ad Ovest dal confine apulocampano-molisano, a Sud dall’asta terminale del Fiume Calaggio e dall’alto e medio corso del
Torrente Carapelle e, infine, ad Est dal versante che degrada verso il mare Adriatico.
In tale parte della provincia di Foggia si distinguono due distretti geografici, che dalla
Catena Appenninica (a Sud-Ovest) al Mar Adriatico (a Nord-Est), Promontorio del Gargano
escluso, sono noti rispettivamente come Appennino Dauno o Monti della Daunia e Capitanata o
Tavoliere della Puglia.
In particolare il distretto geografico dell’ Appennino Dauno viene ulteriormente distinto in
SubAppennino Settentrionale e SubAppennino Meridionale.
L’ambito territoriale ristretto oggetto della presente relazione, interessato dal PIT, è quello
dei comuni del Sub Appennino Settentrionale e Meridionale.
Si ritiene estremamente utile evidenziare che i comuni di Orsara, Bovino, Deliceto, Panni,
Accadia e Sant’Agata sono caratterizzati da una particolare e pregevole vegetazione boschiva ed
attualmente è segnalata un’oasi di protezione.
Il comprensorio, interessante dal confine con il Molise fino al confine con la Basilicata a
sud, racchiude un complesso di aree di grande importanza per la presenza del Bosco Difesa Grande
di Accadia, delle gole del Torrente Frugno, delle formazioni ripariali presenti lungo il corso
superiore del Cervaro con specie vegetali ed animali inserite nella Direttiva UE 92/43.
VALUTAZIONE DI COMPATIBILITA’ AMBIENTALE
PIT 10 SUB APPENNINO DAUNO
Pagina 26 di 179
Tali fattori estremamente caratterizzanti il comprensorio nel suo assetto ambientale e
naturalistico sono stati individuati come siti, ricadenti nella Provincia di Foggia per i quali è
indispensabile attivare degli strumenti di tutela e fruizione, come indicati dalla L. R. 19/97, e
proposti, secondo la classificazione operata dalla stessa legge, per l’istituzione di “Parco naturale
regionale” ovvero “Aree terrestri, fluviali, lacustri, marine prospicienti alla costa, in grado di
costituire un sistema omogeneo individuato dagli assetti naturali dei luoghi, dai valori
paesaggistici e dalle tradizioni culturali delle popolazioni locali.”
In questa realtà i rischi connessi alla salvaguardia territoriale sono rappresentati dalla messa
a coltura e dal sovrapascolo.
Componenti ambientali e naturalistiche del contesto territoriale
Nell'ambito della presente analisi, sono stati prescelti le seguenti componenti ed indicatori
ambientali in quanto essenziali ai fini della definizione dell’assetto ambientale
del territorio
interessato.
In particolare, essi sono:
CLIMATOLOGIA
VEGETAZIONE E FLORA
FAUNA
PAESAGGIO
4.1.3 Ambito territoriale specifico coinvolto
L’ambito territoriale coinvolto nel progetto ricade nel perimetro amministrativo delle due Comunità
Montane, Subappennino Settentrionale e Subappennino Meridionale.
L’estensione del territorio appare notevole aggirandosi intorno ai 200.000 ettari nei quali sono
compresi centri abitati (29 Comuni e numerose frazioni), aree coltivate per lo più a grano duro,
amienti naturali comprendenti boschi di varia tipologia, pascoli, corsi d’acqua, laghi, stagni,
marcite, macchia mediterranea.
Tutto il territorio si sviluppa in ambito collinare e montano con la quota più alta corrispondente a
M. Cornacchia pari a 1152 metri sul livello del mare, ma con altri rilievi che raggiungono e
superano i 1000 metri (M. Sambuco, M. Crispignano, M. Tre Titoli, ecc.).
Il territorio si presenta come un’arco, con orientamento genericamente Nord – Sud, che delimita il
confine del Tavoliere e della Capitanata con il Molise (provincia di Campobasso), la Campania
VALUTAZIONE DI COMPATIBILITA’ AMBIENTALE
PIT 10 SUB APPENNINO DAUNO
Pagina 27 di 179
(provincia di Avellino e di Benevento) ed infine, verso Sud, con la Basilicata (provincia di
Potenza).
4.1.4 Sistemi ambientali interessati
Nel territorio del Subappennino possono essere individuati una serie di ambienti “fondamentali”
estremamente importanti che costituiscono, con la loro alternanza, “l’ossatura naturale” del
territorio.
Si individuano preliminarmente:
ambienti forestali
ambienti di macchia
ambienti di pascolo
ambienti umidi.
Queste categorie di validità generale vanno suddivise in sottocategorie più specifiche sulle quali
effettuare in un momento successivo, una analisi più approfondita.
Ambienti forestali
Fermo restando il concetto che il termine foresta non può essere applicato agli ambienti boscati
della nostra zona, ormai degradati e profondamente modificati dall’azione dell’uomo, con il termine
“ambiente forestale intenderemo tutte quelle aree nelle quali insiste una copertura arborea.
Si distinguono fondamentalmente boschi:
di conifere
misti di conifere e latifoglie
di latifoglie.
I primi due tipi sono da considerarsi di sicura origine artificiale in quanto risultato di
rimboschimenti effettuati nel corso degli anni in zone soggette a precedenti incendi o soggette a
dissesti.
Molto più raramente i boschi misti possono essere considerati il risultato di una integrazione con
conifere su una precedente base naturale di bosco di latifoglie.
I boschi di latifoglie sono suddivisibili in boschi con predominanza di roverella (Quercus
pubescens), posizionati in tutto l’arco collinare, e boschi igrofili con dominanza di pioppo (Populus
sp.) e salice (Salix sp.) e posizionati nelle aree umide per lo più costituite da torrenti e rare marcite.
VALUTAZIONE DI COMPATIBILITA’ AMBIENTALE
PIT 10 SUB APPENNINO DAUNO
Pagina 28 di 179
Ambienti di pascolo
Ormai rarefatti a causa della messa a coltura, spesso illegale, di ampie superfici di questi ambienti,
costituiscono ambiti importantissimi iin quanto ospitano specie fondamentali per l’equilibrio del
territorio.
Ambiti preferenziali, se non esclusivi di caccia del lupo e di moltissimi rapaci, ospitano anche
ricche popolazioni di lepidotteri e, coonseguentemente, dei loro predatori.
Anche dal punto di vista botanico ospitano specie rare ed importanti, oltre che protette fra le quali si
citano per tutte varie specie di orchidee.
Costituiscono inoltre un elemento fondamentale di prevenzione dei dissesti in quanto la coltre
erbosa, assai compatta, in parte smorza la violenza delle acque meteoriche ed in parte permette il
loro ruscellamento senza permettere l’innescarsi di processi erosivi che, nella situazione geologica
del comprensorio, potrebbero rivelarsi disastrosi.
Ambienti umidi
Pure facendo astrazione dall’antico adagio che recita “ove c’è acqua c’è vita”, questi ambienti
appaiono di fondamentale importanza in quanto costituiscono luoghi di abbeverata, siproduzione e
sopravvivenza di zoocenosi di eccezionale rilievo.
Nel Subappennino gli ambienti umidi sono inquadrabili in varia tipologia:
fiumi perenni
torrenti stagionali
abbeveratoi
marcite
laghi di grande estensione
laghetti collinari.
L’estrema varietà degli ambienti stimola una altrettanto varia diversificazione delle forme di vita e
costituisce un elemento fondamentale per il mantenimento della biodiversità.
In alcuni casi, ad esempio per i fontanili, ci si trova di fronte a vere e proprie riserve biogenetiche
nelle quali sopravvivono specie importantissime e rare. Si citano a questo proposito le popolazioni
di Triturus carnifex, Triturus italicus, Hirundo medicinalis, Rana dalmatina, Bombina variegata,
ecc.
Costituiscono inoltre riserve d’acqua esente per lo più da inquinamento e quindi adatta per
l’insediamento, sopravvivenza e riproduzione di specie molto sensibili che ormai si trovano quasi
esclusivamente in questi ambiti.
VALUTAZIONE DI COMPATIBILITA’ AMBIENTALE
PIT 10 SUB APPENNINO DAUNO
Pagina 29 di 179
Ambienti di macchia
Questo tipo di ambiente resiste ormai in pochi lembi nel territorio. La sua importanza risiede nel
tipo di vegetazione che lo caratterizza, costituita da cespugli di vario sviluppo che spesso si
compenterano formando intrichi vegetazionali che costituiscono un eccezionale rifugio, oltre che
alimentazione, per moltissime specie animali.
Tipologicamente distinguibile in macchia arida, caratteristica delle zone secche, e macchia più
igrofila, spesso associata a ristagni di acqua, permette una notevole diversificazione delle zoocenosi
contribuendo in modo determinante all’aumento della biodiversità.
VALUTAZIONE DI COMPATIBILITA’ AMBIENTALE
PIT 10 SUB APPENNINO DAUNO
Capitolo 5.
PARTE II
COMPONENTI
AMBIENTALI
VALUTAZIONE DI COMPATIBILITA’ AMBIENTALE
Pagina 30 di 179
PIT 10 SUB APPENNINO DAUNO
Pagina 31 di 179
5.1 Atmosfera
L’area nella quale si va a collocare l’intervento risulta lontana da qualsiasi emissione di gas da parte
di industrie o impianti che possano esalare sostanze inquinanti.
L’area risulta ventosa ed è interessata prevalentemente dai venti occidentali nel periodo primaverile
ed autunnale, mentre in inverno si rileva una tendenza delle correnti d’aria a ruotare da Nord e Nord
– Est ed in estate la tendenza risulta essere quella dei venti meridionali.
5.2 Ambiente idrico
l’ambiente idrico è formato da tutte le presenze di acqua che interessano il territorio, acque correnti
o ferme, in alvei naturali o artificiali, perenni o temporanee.
Alla presenza dell’acqua sul territorio contribuiscono i fattori climatici quali le precipitazioni e la
temperatura, il primo evento come fonte di ricarica delle falde, il secondo come elemento che
contribuisce alla evaporazione e alla conseguente siccità estiva.
5.2.1 Rete idrica superficiale
L'esame della situazione del territorio a livello idrologico, tenendo conto delle acque superficiali
(corsi d'acqua, invasi, risorgive, stagni e marcite) e delle acque sotterranee (falde e sbocchi di
falda), appare estremamente interessante, stante la ricchezza del territorio per quanto riguarda
l'acqua.
Numerose sono le sorgenti nel territorio in esame, a testimonianza di un complesso reticolo
sotterraneo, anche se non per tutte le sorgenti esiste la condizione di perennità.
La qualità di queste acque è piuttosto varia, anche in considerazione che i terreni sovrastanti
moltissime sorgenti sono interessati da una notevole attività agricola con l'uso di fitofarmaci,
diserbanti e concimi chimici che potrebbero, ed in qualche caso esiste fondato sospetto che ciò sia
già avvenuto, inquinare le falde più superficiali alimentanti un buon numero di sorgenti.
Le acque superficiali, fluenti nei vari fiumi e torrenti presenti nel comprensorio e quelle raccolte
nell'invaso della diga di Occhito ed in quello, molto più piccolo, del lago Pescara, costituiscono un
bene di importanza straordinaria da tutelare a tutti i costi.
Tutti i corsi d'acqua nascono in terreni calcareo marnosi e/o calcareo argillosi e scorrono
prevalentemente su un substrato in cui i costituenti arenacei ed argillosi sono abbondantemente
presenti.
VALUTAZIONE DI COMPATIBILITA’ AMBIENTALE
PIT 10 SUB APPENNINO DAUNO
Pagina 32 di 179
Su questi substrati le acque attuano la loro azione erosiva, soprattutto durante il periodo primaverile
quando le portate sono massime e la velocità dei corsi aumenta l'energia delle acque stesse che
riescono a trasportare verso valle una notevole quantità di sedimenti.
Questi, per quanto riguarda il bacino del Fortore, vanno a riversarsi nell'invaso di Occhito per il
quale, comunque, il rischio di interramento in tempi relativamente brevi non appare molto reale per
merito di una sorta di filtro naturale costituito dalla grande massa di vegetazione semiimmersa che
si è creata a monte della diga.
Altri torrenti del comprensorio vanno a costituire il ramo destro del bacino del Candelaro e
riversano i sedimenti prelevati dal versante orientale della catena subappenninica nel sunnominato
fiume.
Lo stesso può dirsi per gli altri tre grossi fiumi del comprensorio: il Cervaro, il Carapelle e l'Ofanto,
con i loro affluenti.
Anche se generalmente poco considerate in quanto non direttamente utilizzabili per le attività
umane, importanza estrema rivestono alcune risorgive ed alcune marcite esistenti sul territorio in
analisi. Alla loro esistenza si devono alcune presenze botaniche e faunistiche di estremo interesse.
La loro tutela nell'ambito della gestione del territorio deve essere considerata di primaria
importanza anche in vista di una utilizzazione turistica dei beni di carattere paesaggistico presenti
nella zona.
5.2.2 Cenni climatici
Il Subappennino Dauno costituisce il primo corpo collinare - montuoso che, procedendo da Est
verso Ovest, si incontri provenendo dal tavoliere pugliese.
L'orientamento della catena del Subappennino Dauno è definibile pressappoco nella direttiva Nord Sud ed è posizionata a relativamente breve distanza dal mare Adriatico e dal Gargano.
Il clima, da un punto di vista molto generale, è quello mediterraneo, con alcune varianti dovute
principalmente alle influenze dei venti che, contribuiscono ad esaltare o a deprimere alcuni caratteri
peculiari creando così una situazione particolare, come risulterà dall'analisi che appresso viene
illustrata.
Le variazioni del clima del comprensorio, rispetto ad un "tipo" di validità generale, sono in gran
parte imputabili all'azione dei venti, azione che talvolta viene esaltata dalla particolare posizione e
dall'orientamento delle vallate all'interno della catena.
VALUTAZIONE DI COMPATIBILITA’ AMBIENTALE
Pagina 33 di 179
PIT 10 SUB APPENNINO DAUNO
Infatti il territorio risulta soggetto all'azione dominante dei quattro venti principali, ma sono
essenzialmente quelli provenienti da Nord – Est, d'inverno, e da Sud, d'estate, a condizionare in
modo particolare il clima.
Nella stagione invernale, infatti, salvo alcune rare eccezioni, allorché la circolazione d'aria a livello
Europeo apre la strada ai venti da Est e da Nord, si ha una esaltazione del raffreddamento del clima.
Ascoli Satriano: termoudogramma
100,00
50,00
90,00
80,00
40,00
70,00
mm.
60,00
30,00
pioggia m edia
T°C m edia
50,00
40,00
20,00
30,00
20,00
10,00
10,00
0,00
0,00
dicembre
novembre
ottobre
settembre
agosto
luglio
giugno
maggio
aprile
marzo
febbraio
gennaio
Ciò avviene per effetto dell'instaurarsi di circolazioni anticicloniche che portano sul comprensorio
aria fredda continentalizzata sulle regioni fredde settentrionali e Nord Orientali dell'Europa e che,
giunte sul nostro territorio, sono la principale causa delle precipitazioni nevose anche a basse quote.
E' stato infatti accertato che in assenza di queste situazioni vengono totalmente a mancare le
precipitazioni nevose e l'inverno trascorre in assenza di temperature basse, permanendo la colonnina
del mercurio quasi sempre al di sopra dello zero.
Il profilo dolce dei rilievi sul versante orientale del comprensorio permette ai venti freddi di
travalicare agevolmente lo spartiacque e di estendere la loro influenza anche alle parti interne ed
alle valli che separano il comprensorio in oggetto dal Molise.
Causa di piogge sono invece i venti che in corrispondenza delle due stagioni di transizione,
Primavera ed Autunno, giungono frequentemente da Ovest. Queste correnti d'aria cariche di umidità
assorbita nel Mediterraneo, sorpassano agevolmente la catena appenninica e giungono con un tasso
VALUTAZIONE DI COMPATIBILITA’ AMBIENTALE
Pagina 34 di 179
PIT 10 SUB APPENNINO DAUNO
di umidità ancora piuttosto elevato sul territorio subappenninico ove apportano piogge sovente
abbondanti, divenendo quindi la causa principale dei due picchi di piovosità tipici della zona.
Di effetto del tutto contrario sono i venti che durante il periodo estivo si impostano da Sud per
effetto delle circolazioni anticicloniche. Questi infatti giungono sul comprensorio dopo aver
percorso le assolate pianure del Sud della Puglia ed aver scaricato la loro umidità nel Salento e sulle
Murge.
Il loro effetto principale è quindi quello di un forte innalzamento della temperatura e
contemporaneamente di una spiccata azione di disidratazione dovuta alla forte insolazione.
A queste due azioni concomitanti è da imputare il fenomeno di siccità che si rileva chiaramente
dall'analisi dei termoudogrammi relativi al territorio che permettono il rilevamento di un prolungato
periodo di assenza di precipitazioni unito ad un brusco innalzamento della temperatura.
faeto: termoudogramma
120,00
60,00
100,00
50,00
mm
PIOTOT
TMED
80,00
40,00
60,00
30,00
40,00
20,00
20,00
10,00
0,00
0,00
dic
nov
ott
set
ago
lug
giu
mag
apr
mar
feb
gen
Di relativo minore effetto sono i venti Nord – orientali invernali che si limitano ad apportare un
abbassamento della temperatura senza peraltro essere causa sensibile di importanti precipitazioni
nevose.
Esistono, evidentemente, a livello locale, fattori condizionanti che contribuiscono a moderare o,
talvolta, ad esaltare i fenomeni verificabili a più ampia scala.
Quello che forse può essere considerato come il maggiore di questi fattori è la presenza della diga di
Occhito, un invaso di enorme estensione che comporta una superficie evaporante estremamente
importante e che, con la sua enorme massa d'acqua, esercita una azione moderatrice sulla
VALUTAZIONE DI COMPATIBILITA’ AMBIENTALE
PIT 10 SUB APPENNINO DAUNO
Pagina 35 di 179
temperatura invernale portando un relativo addolcimento del clima, più sensibile nel versante
occidentale del comprensorio e, nel contempo, contribuisce a fornire al comprensorio umidità
durante il periodo estivo.
Essa è però anche causa del fenomeno frequente delle nebbie autunnali allorché la massa d'acqua,
ancora calda a causa del lungo periodo di riscaldamento estivo, funziona ancora come massa
fortemente evaporante in concomitanza con il rinfrescamento del clima, cosa che comporta la
condensazione in loco dell'umidità dell'aria e della creazione conseguente di nebbie confinate però
sulla zona.
Altro fattore, di minore impatto in relazione alla sua relativa estensione, è la presenza di una area
boscata nel comprensorio.
La sua azione principalmente si esplica con un rinfrescamento del clima nelle zone ove essa esiste,
unita ad una relativa umidificazione dell'aria.
Il limite di efficacia di questo fattore è costituito dal fatto che i boschi, nella stragrande
maggioranza, sono gestiti a ceduo ed il periodico taglio ne limita fortemente gli effetti, soprattutto a
livello locale, in concomitanza all'avvenuto taglio ciclico.
Una attenta lettura dei dati e della situazione del territorio del Subappennino Dauno permette di
classificare la zona, dal punto di vista climatico, come clima mediterraneo, regione xeroterica,
sottoregione submediterranea di transizione, caratterizzata da un periodo secco della durata media
di due mesi, un indice xerotermico fra 1 e 40, piovosità annua intorno ai 750 - 800 mm ed una
temperatura media annua aggirantesi intorno ai 12 gradi centigradi.
A livello più generale, simile situazione, pur con le opportune varianti locali, è riscontrabile, oltre
che in quasi tutto l'arco dell'Appennino pugliese, anche nell'Appennino campano e calabro, oltre
che nel piano montano inferiore della Sicilia.
E' chiaro che in una situazione di questo genere assume grande importanza l'esposizione del
territorio, con sensibili variazioni dettate da questa.
VALUTAZIONE DI COMPATIBILITA’ AMBIENTALE
PIT 10 SUB APPENNINO DAUNO
Pagina 36 di 179
5.3 Suolo e sottosuolo
5.3.1 Aspetti morfologici
L'origine stessa della catena del Subappennino condiziona la sua morfologia, caratterizzata da
profili arrotondati e da un andamento tipicamente collinare.
L'aspetto principale del comprensorio è costituito da una serie di rilievi che non superano i 1150
metri di altitudine, tutti con un andamento piuttosto arrotondato anche se in alcune situazioni si
rilevano pendii notevolmente ripidi.
Tolto qualche caso, le vallate, con evidente profilo a V disegnato dall’azione dei fiumi, sono ampie
e non molto profonde, modellate su sedimenti spesso incoerenti o debolmente cementati, di
formazione relativamente recente, costituiti per lo più da alternanza di sabbie ed argille, con tutti i
termini di passaggio fra queste due formazioni tipiche, intercalate a loro volta con sedimenti più
compatti a forte componente calcarea, anch'essi di origine marina.
E' su questi sedimenti che l'azione degli agenti fisici esogeni ha avuto facile presa, ottenendo in
tempi relativamente brevi un rimodellamento della superficie nei termini sopra descritti.
Nelle zone ove affiorano i sedimenti più compatti e sui quali gli effetti degli agenti esogeni sono
meno vistosi, essendo l'azione stessa più lenta, il profilo appare improvvisamente più aspro, in
contrasto con l'aspetto generale del territorio.
Ciò è frequente nelle zone ove affiorano sedimenti più duri, più antichi, con un grado di coesione
ben maggiore di quelli pertinenti a periodi geologici più recenti.
5.3.2 Quadro geologico d’insieme
L'origine del Subappennino Dauno appare completamente diversa da quella del Gargano e del
Tavoliere, soprattutto per quanto riguarda i presupposti della sua formazione.
Il Gargano infatti si origina per sollevamento di una struttura relativamente stabile, frutto di una
sedimentazione "tranquilla" in un mare dapprima profondo e, successivamente, sempre più con
caratteristiche litoranee.
Il Tavoliere emerge in epoca relativamente recente e la sua copertura è formata da sedimenti marini
di facies costiera e da sedimenti alluvionali.
Nel Subappennino, invece, siamo di fronte ad una storia antica molto diversa.
I presupposti della formazione di questa catena, infatti, prendono corpo molto tempo indietro, al
momento dell'inizio dell'emersione della catena dei monti dell'attuale Matese.
Si tratta infatti di una catena che si è formata da sedimenti la cui origine è da ricercarsi in una serie
di frane sottomarine dovute a movimenti orogenetici interessanti le non lontane zone appenniniche,
VALUTAZIONE DI COMPATIBILITA’ AMBIENTALE
PIT 10 SUB APPENNINO DAUNO
Pagina 37 di 179
movimenti che hanno causato l'impilamento di sedimenti alloctoni discordanti fra di loro e quindi a
bassissima stabilità.
Tutta la struttura si presenta interessata, infatti, da una serie di discontinuità tettoniche, localmente
complicate da strati rovesciati, verticali, pieghe a ginocchio, assetti monoclinalici ecc., che ne
compromettono ulteriormente la stabilità.
In pratica appare ragionevole pensare che possa essere accaduta una serie di eventi in successione
temporale, appresso illustrati, per necessità di sintesi, in forma semplificata e riguardante solo gli
aspetti macroscopici del fenomeno.
Il motore remoto dell'emersione della catena subappenninica è stato, in tempi molto più antichi, il
sollevamento del complesso del Matese.
Il fenomeno può essere così riassunto: il succedersi della sedimentazione, accumulando sempre
maggiore peso sui primi strati permette il compattamento degli stessi e l'innescarsi del processo di
diagenesi. Gli strati inferiori iniziano quel processo che permette loro di divenire roccia.
Man mano che si procede verso la superficie (vale a dire verso gli strati più giovani), il
compattamento risulta sempre minore, sia per il minor peso a cui sono soggetti, sia per il minor
tempo di giacitura.
Si viene quindi a creare una successione, dalla porzione più profonda del fondo marino a quella più
superficiale che rispetta questo ordine: una zona profonda molto dura e compatta, una zona
intermedia più "elastica", una zona superficiale quasi del tutto sciolta (queste "zone" possono essere
anche di elevato spessore).
Nel momento in cui la spinta orogenetica costringe i sedimenti ad innalzarsi, le zone più compatte,
raggiunto il limite di rottura, si fratturano, quelle più elastiche si piegano, mentre la frazione sciolta,
o comunque con minore coesione, inizia a scivolare sui fianchi delle creste che si innalzano, dando
origine a enormi frane sottomarine.
Queste si accavallano, scorrendo e si accumulano ad una certa distanza dalla zona di orogenesi.
In questo modo si deve essere formata la catena di colline piuttosto alte su cui attualmente si trova
la città di Campobasso.
In questo nuovo complesso, si impostano gli stessi fenomeni descritti per il precedente e nel
momento in cui la spinta orogenetica interessa anche quel complesso, la porzione superficiale del
sedimento riscorre, dando origine a nuove frane sottomarine. In questo modo, verosimilmente, si è
andata formando la catena Subappenninica.
La testimonianza di questi eventi sta nella situazione geologica del territorio:
VALUTAZIONE DI COMPATIBILITA’ AMBIENTALE
PIT 10 SUB APPENNINO DAUNO
Pagina 38 di 179
Il territorio di competenza del Subappennino Dauno comprende una serie di affioramenti
cronologicamente compresi fra il Cretaceo-Paleogene e l'Olocene, con varie formazioni ed una
litologia estremamente varia.
Al periodo più antico appartengono le formazioni riferibili, in base alla microfauna in esse
contenuta, al Cretaceo- Paleogene e rappresentate dal complesso indifferenziato, costituito
prevalentemente da argille e marne a forte componente siltosa, grigie e varicolori, il cui strato di
costipazione e scistosità varia notevolmente.
Queste argille sono affiancate da complessi di strati calcarei, calcareo-marnosi e calcarenitici con
intercalazioni di brecce calcaree, arenarie, puddinghe e, in misura minore, diaspri e scisti diasprigni.
In definitiva, il complesso in questione rappresenta episodi di frane sottomarine intraformazionali.
Pertinenti al Miocene sono le estese aree di affioramento denominate "Formazioni della Daunia"
che, quasi senza soluzione di continuità, coprono tutta l'area sommitale della Catena.
Sono prevalentemente costituite da brecce, da brecciole calcareo-organogene con intercalazioni
lenticolari di selce e con alternanze a marne ed argille varicolori.
Sono inoltre costituenti diffusi di queste formazioni argille e marne siltose, calcari compatti o
talvolta biancastri a struttura farinosa, oltre ad arenarie di vario tipo.
Sono presenti pure puddinghe poligeniche.
Le formazioni della Daunia sono interessate dalla presenza di briozoi e molluschi miocenici
associati a foraminiferi del Paleogene e del Miocene.
Di minore importanza, ma comunque presenti, sono altri affioramenti riferibili al Miocene.
Sufficientemente estese sono molasse, sabbie argillose, argille siltose con microfaune del Miocene
superiore che si estendono in ampi affioramenti. In quest'ultimo vasto affioramento si rivela la
presenza di due formazioni minori, l'una più antica con arenarie quarzose, sabbie, sabbie argillose
ed argille siltose e l'altra, leggermente più recente, costituita da argille ed argille siltose, molasse ed
arenarie intercalate a lenti di puddinghe.
Attribuibili al Pliocene marino sono gli affioramenti rilevabili nelle zone a quote basse ai piedi del
Subappennino, nel versante orientale. Costituiti da argille scistose, argille marnose grigio azzurre,
sabbie argillose, intercalate con livelli di puddinghe.
Nelle aree sommitali delle colline che delimitano con andamento perpendicolare alla catena
subappenninica i valloni creati da torrenti e fiumiciattoli che dal Subappennino scendono verso la
pianura lucerina, si rinvengono affioramenti e coperture costituiti da ciottolame con elementi di
VALUTAZIONE DI COMPATIBILITA’ AMBIENTALE
PIT 10 SUB APPENNINO DAUNO
Pagina 39 di 179
medie e grandi dimensioni, a volte cementati e derivanti da rocce presenti nei terreni del
Subappennino.
Nei valloni derivati dall'azione modellatrice dei corsi d'acqua, nelle zone più basse del
Subappennino, affiorano rari crostoni calcarei, mentre più frequenti sono depositi terrazzati di
origine fluviale e superfici spianate coperte da terreni eluviali.
Frequenti anche terre nere derivanti da fondi palustri.
L'intera catena subappenninica è percorsa da una serie di faglie, più frequenti man mano che ci si
avvicina alla porzione più meridionale del comprensorio, orientate grossolanamente Nord-Sud, che
contribuiscono a rendere instabile tutta la struttura montano - collinare.
La frequente presenza di detriti di falda e di conoidi di deiezione uniti ad evidenti zone di frana,
permette di accertare come la concomitante presenza di terreni relativamente giovani, sciolti, con
una grossa componente argillosa ed una litologia varia da un lato, di sistemi di faglie estremamente
estesi, di una diffusa rete di sorgenti che testimoniano un complesso reticolo di falde idriche
dall'altra, porta in definitiva a dover considerare il territorio come naturalmente instabile e quindi a
dover prevedere ogni intervento sul comprensorio sottoposto ad attenta analisi d'impatto.
D'altra parte l'instabilità del territorio in esame si può spiegare anche analizzando la già citata
origine del Subappennino.
Si tratta infatti di una catena che si è formata non tanto per innalzamento di strati frutto di una
sedimentazione tranquilla, e quindi con una loro coerenza ed una loro intrinseca stabilità, ma di
sedimenti la cui origine è da ricercarsi in una serie di frane sottomarine dovute a movimento
orogenetici interessanti le non lontane zone appenniniche, movimenti che hanno causato
l'impilamento di sedimenti alloctoni discordanti fra di loro e quindi a bassissima stabilità.
Tutta la struttura si presenta interessata da una serie di discontinuità tettoniche, localmente
complicate da strati rovesciati, verticali, pieghe a ginocchio, assetti monoclinalici ecc., che ne
compromettono ulteriormente la stabilità.
5.3.3 Caratteri idrologici
L’accentuata presenza di acque superficiali è forse la caratteristica più evidente del comprensorio
subappenninico e differenzia questo territorio dal resto della Puglia.
Si possono individuare numerosi bacini, con un’asta fluviale principale ed un’articolata rete di
torrenti.
VALUTAZIONE DI COMPATIBILITA’ AMBIENTALE
PIT 10 SUB APPENNINO DAUNO
Pagina 40 di 179
Sono individuabili i seguenti bacini:
sup. bacino 1600 Km2 circa
Fortore
Catola
sup. bacino 1800 Km2 circa
Candelaro
Radicosa
Triolo
Salsola
Canale S. Maria
Casanova
Vulgano
Celone
S. Lorenzo
sup. bacino 700 Km2 circa
Cervaro
Lavella
Sannoro
Biletra
sup. bacino 800 Km2 circa
Carapelle
Carapellotto
Rio Speca
sup. bacino 2800 Km2 circa
Ofanto
Rio Salso
Locone
Marana Capacciotti
Esclusion fatta per le aste maggiori, la quasi totalità degli altri corsi d’acqua presenta un carattere
torrentizio, ad andamento stagionale. La carenza estiva di acqua è esaltata dal concomitante
prelievo (quasi sempre abusivo) a scopo irriguo e non di rado si arriva alla completa estinzione del
torrente.
Il periodo di maggiore attività dei corsi d’acqua coincide con lo scioglimento delle nevi sulle alture
del Subappennino e in concomitanza con questo evento si registrano piene anche consistenti, con
trasporto di notevoli quantità di sedimento.
VALUTAZIONE DI COMPATIBILITA’ AMBIENTALE
PIT 10 SUB APPENNINO DAUNO
Pagina 41 di 179
Allo stato attuale tre corsi d’acqua alimentano altrettanti invasi artificiali; due di questi per
sbarramento diretto (Celone e Fortore), il terzo per deviazione delle acque dall’Ofanto (diga
Capacciotti).
Allo stato delle attuali conoscenze la qualità delle acque dei fiumi e torrenti menzionati appare
decrescere dalla sorgente verso valle, con cadute quasi verticali della qualità dopo il passaggio nelle
vicinanze di centri abitati.
Manca però un serio e puntuale studio con metodi standardizzati, soprattutto per quanto riguarda la
qualità biologica. Lo stesso discorso vale per gli invasi, per i laghetti collinari, per le marcite e gli
stagni e, infine, per i fontanili (abbeveratoi). In quest’ultimo caso, non esistono in Europa lavori di
studio completi per cui non è possibile nemmeno effettuare raffronti.
Ad una superficiale e preliminare analisi, il degrado di questi particolarissimi ambienti è legato alla
loro accessibilità con autovetture. In questo caso, infatti, per un diffuso malvezzo tutto italiano, i
fontanili vengono utilizzati come luoghi per lavare le macchine e l’inquinamento che ne deriva
appare strettamente legato alla presenza, nelle vasche, di detersivi e sostanze chimiche utilizzate per
i lavaggi. Altro elemento di degrado appare la captazione delle acque sorgive dei fontanili con la
conseguente essiccazione degli stessi e l’uso delle stesse riserve d’acqua per la miscelazione dei
fitofarmaci ed erbicidi con conseguente contaminazione delle stesse acque.
Molto diversa si presenta la situazione nei fontanili che, in gran parte, sono poco o nulla accessibili
con i normali mezzi.
In questo caso ci si trova di fronte ad ambienti di elevatissimo valore con entità faunistiche
importantissime, spesso scomparse da altre zone.
Un discorso a parte va fatto per le marcite, ormai quasi del tutto scomparse dal territorio, ma in
passato presenti in modo più consistente.
Questi ambienti molto particolari, originati dall’affioramento di falde, costituiscono vere e proprie
riserve genetiche alle quali conferiscono numerosissimi anfibi (Tritone, Salamandra, Ululone,
Rospo smeraldino, Rana italica, ecc.), con colonizzazione da parte di specie botaniche rare e
protette (orchidee, farfaraccio maggiore, equiseto, carice, giunco, ecc.).
Tutti gli ambienti acquatici, inoltre, costituiscono luoghi di riproduzione di insetti e rappresentano
punti di abbeverata fondamentali per tutta la fauna del comprensorio.
VALUTAZIONE DI COMPATIBILITA’ AMBIENTALE
PIT 10 SUB APPENNINO DAUNO
Pagina 42 di 179
5.3.4 Uso del suolo
Dell’intera superficie del Subappennino dauno solo una parte appare occupata da ambienti naturali,
comunque interessati dall’azione dell’uomo.
Una gran parte del territorio è stata trasformata, in parte occupata da abitazioni, la stragrande
maggioranza adibita ad uso agricolo.
Una sia pur superficiale analisi della situazione mostra aspetti interessanti che appresso vengono
messi in evidenza.
Per quanto riguarda l’esame degli ambienti naturali presenti nell’area si rimanda alla descrizione
che è stata effettuata nell’apposito capitolo limitandoci qui solo ad una pura elencazione.
Ci soffermerà quindi solo sull’uso del suolo non più naturale e trasformato dall’uomo.
Ambienti naturali
Per quanto semplificato anche in modo consistente, una gran parte del territorio è ancora interessato
da ecosistemi naturali.
Principalmente si ritrovano pascoli e boschi, questi ultimi divisibili in boschi di origine naturale e
boschi di origine antropica e realizzati con essenze estranee al territorio.
I pascoli sono esclusivamente utilizzati per l’allevamento di bestiame con dominanza assoluta degli
ovicaprini, seguiti da bovini ed equini.
La pressione di pascolo non sembra eccessiva e la tendenza che si registra vede un ulteriore
progressivo abbandono della pratica dell’allevamento brado.
Sicuramente esiste una utilizzazione eccessiva di alcuni elementi naturali tipici del pascolo quali il
fungo cardarello (Pleurotus sp.) il cui prelievo appare tuttora indiscriminato ed eccessivo
soprattutto dove non è stata emanata alcuna regolamentazione per la raccolta dei frutti agresti.
Per quanto riguarda l’ambiente forestale, occorre fare una distinzione fra i boschi di latifoglie e
quelli di conifere.
Il bosco di latifoglie è per la massima parte governato a ceduo con un ciclo ventennale.
Le ceduazioni vengono effettuate al raggiungimento della cosiddetta “maturità” e appaiono
eccessivamente pesanti, sia in quanto alla quantità di alberi abbattuti, sia in quanto all’età degli
stessi e, in ultimo, al metodo utilizzato.
Riguardo alla quantità di alberi il risultato è che un ambiente, in cui la penetrazione del sole è
parziale a causa della copertura dei rami, si trova all’improvviso a divenire aperto con la scomparsa
di tutte quelle specie vegetali ed animali che nella penombra del sottobosco aevano trovato il loro
ambiente ideale.
VALUTAZIONE DI COMPATIBILITA’ AMBIENTALE
PIT 10 SUB APPENNINO DAUNO
Pagina 43 di 179
L’ambiente forestale viene enormemente semplificato e la sua ricostituzione in termini appena
accettabili avviene dopo molti anni dall’intervento.
La situazione viene inoltre complicata dal fatto che il taglio interessa soprattutto alberi grandi,
spesso vicino alla maturità (alla capacità di produrre seme) ed il risultato è quello di ottenere un
bosco sempre troppo giovane con l’aggravante che questa giovinezza è tutta a carico della
rigerminazione delle ceppaie e non di novellame da seme.
Questo tipo di situazione si riflette in modo consistente sulla fauna che viene privata dei grandi
alberi, spesso cavi, in cui trova rifugio, viene privata di cibo consistente, ad esempio, in ghiande,
faggiole, ecc.. accanto a questo l’impatto si estende ai predatori che non trovano elementi trofici
sufficienti alla loro sopravvivenza.
L’altro aspetto che deve essere messo in evidenza è la modalità di ceduazione, effettuata con la
penetrazione nel bosco di grandi e pesanti mezzi che deastano il suolo distruggendo elementi
importanti anche dal punto di vista economico, oltre che ecologico. Scompaiono quindi i frutti di
sottobosco (rovo, fragola, funghi, tartufi, ecc.) scompaiono gli invertebrati che, a causa della loro
scarsa mobilità, non possono sfuggire all’opera devastante delle macchine (chiocciole anche di
interesse economico quale Helix lucorum). Stessa sorte per gli invertebrati che rivestono un ruolo
importante nella catena alimentare e nella complessa rete di equilibri ecologici.
L’ambiente umido genericamente inteso e più specificatamente l’ambiente fluviale vengono
utilizzati esclusivamente per il prelievo, spesso eccessivo, di acqua per l’irrigazione dei campi,
impoverendo la portata dei corsi d’acqua e provocando la scomparsa di numerosi elementi sia
faunistici che botanici.
Lo stesso discorso vale per gli abbeveratoi che, nel contesto in esame, costituiscono vere e proprie
riserve genetiche ospitanti popolazioni di insetti e anfibi di enorme importanza (basti ricordare che
il 90% delle popolazioni di Triturus carnifex e di Triturus italicus sono ospitate in questi importanti
ambienti.
Per queste ultime riserve di acqua occorre inoltre menzionare il fatto che, oltre al prelievo e
conseguente disseccamento delle vasche, perdura la perniciosa abitudine del lavaggio delle
macchine qualora gli abbeveratoi siano posizionati vicino a strade, e lutilizzazione di questi
ambienti per la miscelazione di sostanze tossiche che finiscono inevitabilmente per distruggere tutta
la biocenosi presente.
Un discorso a parte merita l’attività venatoria qui per lo più esercitata, dai locali, sul cinghiale, la
lepre, la beccaccia, il fagiano, la quaglia e, più raramente l’allodola.
VALUTAZIONE DI COMPATIBILITA’ AMBIENTALE
PIT 10 SUB APPENNINO DAUNO
Pagina 44 di 179
I cacciatori esterni sembrano non seguire una caccia tradizionale puntando il loro interesse su tutto
quanto sia cacciabile e, qualche volta, anche su specie protette.
Consistente il fenomeno del bracconaggio che, sviluppandosi sia in ore che in periodi vietati,
contribuisce in modo determinante all’impoverimento delle risorse naturali del comprensorio.
Gli ambienti antropizzati
L’uso del suolo finalizzato al ricavo di reddito diretto in campo agricolo si limita, nella stragrande
maggioranza dei casi, alle colture seminative a grano duro con alternanza ciclica a girasole.
Il grave problema derivante dall’attività agricola è costituito dalle arature su pendii eccessivi, dalle
messe a coltura di zone a pascolo, dall’uso della chimica e dalla bruciatura delle stoppie che spesso
si traduce in devastanti incendi boschivi.
A riguardo del primo elemento, l’aratura su pendii troppo acclivi, oltre a compromettere la
sicurezza degli operatori agricoli, è una delle cause prime dei dissesti del territorio, insieme alla
messa a coltura delle aree a pascolo.
D’altro canto, soprattutto in conseguenza degli ultimi eventi siccitosi gravanti soprattutto sulla
pianura del Tavoliere, il Subappennino rimane una delle ultime zone ove la produttività dei terreni
seminativi rimane piuttosto elevata spingendo quindi gli agricoltori all’ipersfruttamento di ogni area
appena accessibile.
Altrettanto dannoso appare l’uso eccessivo della chimica nelle pratiche agricole. Uso eccessivo
spesso accompagnato all’incompetenza e all’incoscienza più assolute provocano inquinamenti
anche gravi con ripercussioni potenziali sulla salute dell’uomo. Non è raro, infatti, trovare
svolazzanti per il territorio involucri di pesticidi di prima classe abbandonati dagli agricoltori dopo
l’uso, né è raro rilevare inquinamenti da eccesso di azoto nelle acque di abbeveratoi a monte della
sorgente dei quali si trovano aree agricole seminative.
Un ulteriore accenno va fatto sulle conseguenze che annualmente si manifestano a seguito della
bruciatura delle stoppie effettuata, nella gran parte dei casi, senza il minimo rispetto delle più
elementari regole di prudenza. Accensioni effettuate senza la preventiva realizzazione dei solchi
frangifuoco a protezione di argini e boschi, accensione durante giornate di forte vento e nelle ore
più calde, accensione ed abbandono del fuoco sono le principali cause della sua propagazione agli
ambienti naturali.
Solo nelle zone a quote più basse e in ambiti riparati si ritrova la coltura dell’olivo qualche volta
associato al mandorlo e, più raramente, della vigna.
VALUTAZIONE DI COMPATIBILITA’ AMBIENTALE
PIT 10 SUB APPENNINO DAUNO
Pagina 45 di 179
Ancora più rare lo colture orticole spesso limitate all’uso familiare.
Non esistono, se non raramente, le industrie e, dove sono presenti, sono per lo più di tipo familiare e
vocate alla trasformazione di prodotti locali.
VALUTAZIONE DI COMPATIBILITA’ AMBIENTALE
PIT 10 SUB APPENNINO DAUNO
Pagina 46 di 179
5.4 Vegetazione e flora
5.4.1 Vegetazione
Lo sviluppo della vegetazione in un comprensorio è condizionato da una moltitudine di fattori che,
a vari livelli, agiscono sui processi vitali delle singole specie causando una selezione che consente
uno sviluppo dominante
solo a quelle particolarmente adattate o comunque con potenziale di adattabilità (valenza ecologica)
estremamente alto.
Sia il clima che il suolo, oltre naturalmente le scelte dell'uomo, sono fattori di condizionamento
estremamente potenti e sono questi, assieme alla disponibilità maggiore o minore di acqua, che
determinano la vegetazione forestale del comprensorio.
Esso è caratterizzato dalla presenza di formazioni prevalentemente costituite da latifoglie decidue
con una dominanza delle querce, in particolare roverella (Quercus pubescens) e cerro (Quercus
cerris), in stretta dipendenza del substrato pedologico.
Ritroviamo quindi il Cerro in
corrispondenza di suoli scarsamente argillosi, mentre ove la frazione argillosa si fa dominante
prosperano le formazioni di roverella.
Al limite di queste formazioni dominanti, nelle zone più basse e calde, si rileva una consistente
colonizzazione da parte del leccio (Quercus ilex), qui però di dimensioni ridotte e con la tendenza a
divenire arbustivo.
Ci troviamo quindi di fronte ad una copertura forestale di latifoglie mesofile in cui domina la
roverella, specie ad alta valenza ecologica e che per la sua diffusione può essere definita la quercia
tipica d'Italia.
Assieme ad essa vegetano, sia pure in subordine, tutta una serie di "specie
accompagnanti" quali acero campestre, acero montano, acero opalo, carpino bianco, frassino,
nocciolo, olmo montano, tiglio, sorbo domestico, ciliegio, pero, ecc.
Estremamente ricco il sottobosco, fino a divenire infestante anche a causa della mancanza di
popolazioni di grossi erbivori che, è risaputo, costituiscono il controllo naturale di questo piano
della vegetazione nelle aree di foresta.
Sono presenti, oltre a queste formazioni largamente dominanti, lembi di faggeta conservatisi in zone
il cui microclima particolare ne ha consentito la sopravvivenza.
Questi lembi, di notevole importanza in quanto riserve genetiche, posseggono una notevole
potenzialità per quanto riguarda la loro estensione con la ricolonizzazione di altre aree favorevoli,
climaticamente e pedologicamente, a questa specie.
Sulle sponde dei fiumi e dell'invaso della diga di Occhito e comunque in tutte le aree umide trovano
il loro ambiente di elezione il pioppo ed il salice, dando luogo ad interessanti formazioni.
VALUTAZIONE DI COMPATIBILITA’ AMBIENTALE
PIT 10 SUB APPENNINO DAUNO
Pagina 47 di 179
Ancora più in basso, si rinvengono associazioni floristiche di estremo interesse costituite da olivo
selvatico, lentisco e mirto, in associazione a più rare querce.
Di particolare importanza, in questo contesto, il Bosco di Dragonara, sulle rive del Fortore, subito a
valle dell'invaso di Occhito, bosco che rappresenta ciò che rimane di ben più vaste foreste
planiziarie che collegavano le alture del Subappennino con la costa.
L'analisi delle interazioni dei fattori condizionanti l'ambiente porta a determinare l'area in esame nel
climax della roverella e della rovere, idonea alla presenza di formazioni con dominanza di roverella
e possibilità potenziale per il cerro e per la rovere nella fascia più alta e nei terreni con minor tenore
di argilla e scarsa potenzialità per il leccio in corrispondenza della base dei versanti più caldi e
riparati.
Si tratta quindi di formazioni miste tipiche dell'Italia meridionale e sviluppantesi su terreni calcareo
-argillosi o marnosi in cui la componente argillosa svolga un ruolo importante.
La composizione floristica varia in modo sensibile da zona a zona, sia in relazione al particolare
microclima locale, sia in dipendenza dei fattori edafici, con alternanza delle dominanze ora di una
specie ora dell'altra.
copertura vegetazionale
L’elaborazione di una sia pur approssimativa analisi della copertura vegetazionali del territorio
interessato dal progetto è risultata necessaria per comprendere alcuni aspetti importanti della qualità
e della potenzialità ambientale.
Si riportano quindi alcune osservazioni sulla presenza di formazioni vegetazionali di base utili a
comprendere la struttura ambientale del teritorio.
Dal punto di vista delle formazioni vegetazionali presenti nel comprensorio in esame si riconoscono
alcune tipologie che, per una migliore lettura dei risultati sono state estremamente semplificate e
non vogliono avere alcuna pretesa di precisione a livello botanico e/o fitosociologico.
Le tipologie individuate sono così riassunte:
pascoli
boschi a predominanza di latifoglie
boschi a predominanza di conifere
boschi misti
macchia
coltivazioni (vigna, orti, ecc.)
VALUTAZIONE DI COMPATIBILITA’ AMBIENTALE
Pagina 48 di 179
PIT 10 SUB APPENNINO DAUNO
vegetazione ripariale
coltivi annuali a cereali e frumento
Il territorio appare caratterizzato da una distribuzione per lo più irregolare delle varie formazioni
vegetazionali ed il paesaggio che ne risulta può essere definito “a pelle di leopardo”, con le varie
tipologie che si alternano e si compenetrano in modo significativo. Tale situazione di estrema
variabilità in una notevole potenzialità che però non riesce ad esprimersi per i continui interventi,
non sempre corretti, dell’uomo sull’ambiente (ceduazioni troppo radicali, aratura di zone a pascolo,
captazione di sorgenti, penetrazione di coltivazioni nelle aree boschive, incendi, ecc.
Anche se solo a livello indicativo, si può accennare una gradazione nella presenza delle varie
formazioni vegetazionali: si passa dalle aree coltivate della zona più bassa, alle formazioni forestali
delle medie altitudini o, comunque, dei pendii della catena collinare, sino alle formazioni di pascolo
in molte aree sommatali.
Tolto il comprensorio più settentrionale del Subappennino, non sono presenti estensioni forestali
molto ampie e, spesso, il bosco originario di latifoglie è interessato da rinfoltimenti a base di
conifere. Diffusi sono infatti gli imboschimenti con pino nero ed altre essenze estranee al territorio.
Il grado di conservazione delle formazioni boschive è legato strettamente a due fenomeni: il taglio
ciclico per l’uso civico ed i troppo frequenti incendi boschivi, soprattutto in prossimità di strade.
Solo poche zone possiedono quella caratteristica di “impenetrabilità” che ne fa un rifugio ottimale
della fauna e, nella maggior parte dei casi, queste sono di estensione molto ridotta e circondate da
aree ad elevato sfruttamento da parte dell’uomo.
5.4.2 Flora
Come per la fauna, anche per la flora ci si atterrà, in questo primo rapporto, ad una elencazione
delle specie presenti con annotazioni sulla frequenza, sullo status legale, sulla normativa e sulla
distribuzione nel territorio. Appare quindi evidente che tutte le informazioni sono riferite al
Acer campestre L.
Acer neapolitanum Ten.
Acer pseudoplatanus L.
Aceraceae
Aceraceae
Aceraceae
Aceras anthropophorum
(L.) R. Br.
Orchidaceae
Acero campestre
Acero napoletano
Acero
pseudoplatano
Distribuzio
ne
Normativa
Status
legale
Frequenza
Nome
volgare
famiglia
Specie
complesso del Subappennino dauno.
F
F
F
U/Boschi
U/Boschi
L/Boschi
F
L/margine di boschi –
macchia
VALUTAZIONE DI COMPATIBILITA’ AMBIENTALE
PIT 10 SUB APPENNINO DAUNO
Achillea collina L.
Adiantum capillusveneris L.
Agropyron pungens
(Pers.) R. et S.
Ailanthus altissima
(Miller) Swingle
Aira caryophyllea L.
Alisma plantago-aquatica
L.
Allium sphaerocephalon
L.
Allium tenuiflorum Ten.
Allium ursinum L.
Alnus viridis (Chaix) DC.
Alopecurus pratensis L.
Alyssum minutum
Schlecht.
Anacamptis pyramidalis
(L.)L.C.Rich.
Anagallis arvensis L.
Anagallis foemina Miller
Anemone appennina L.
Anemone hortensis L.
Anthoxanthum odoratum
L.
Anthriscus sylvestris (L.)
Hoffm.
Anthyllis vulneraria L.
Arabis hirsuta (L.) Scop.
Arabis rosea
Artemisia vulgaris L.
Arum italicum Miller
Arum maculatum L.
Arundo pliniana Turra
Asparagus acutifolius L.
Asphodelus microcarpus
Salzm. et Viv.
Asplenium onopteris L.
Astragalus
monspessulanus L. ssp.
monspessulanus
Avena fatua L.
Avena sativa L.
Bellardia trixago (L.) All.
Bellevalia romana (L.)
Sweet
Bellis perennis L.
Borago officinalis L.
Brachypodium pinnatum
(L.) Beauv.
Brachypodium rupestre
(Host) R. et S.
Briza maxima L.
Bromus alopecuroides
Cruciferae
Adiantaceae
Achillea millefoglie
Capelvenere
Graminaceae
Agropiro
Simaroubaceae
Ailanto
Graminaceae
Alismataceae
Liliaceae
Liliaceae
Liliaceae
Betulaceae
Graminaceae
Cruciferae
Aglio selvatico
Aglio orsino
Olmo
R
R
P
Pagina 49 di 179
L/prati
L/rupi umide e ombrose
Prati
C
R
U/boschi, margini
stradali/importato
Prati
L/aree umide
R
L/prati
F
C
R
F
C
C
P
Prati
L/sottobosco buio
U/bosco
U/prati
Prati
Orchidaceae
F
U/prati e macchia
Primulaceae
Primulaceae
Ranunculaceae
Ranunculaceae
C
C
F
F
C
Prati e macchia
Prati
U/macchia e boschi
U/macchia aperta
Prati
Graminaceae
F
Prati
Umbelliferae
Leguminosae
Cruciferae
Compositae
Araceae
Araceae
Graminaceae
Liliaceae
Liliaceae
Asparago
Asfodelo
C
C
R
C
C
F
C
C
C
Prati
Prati
Sottobosco
Prati
U/sottobosco
U/sottobosco
Prati
U/sottobosco, macchia
U/prati
Aspleniaceae
Leguminosae
Asplenio
Astragalo
C
R
Sottobosco
Prati
Graminaceae
Graminaceae
Scrophulariaceae
Liliaceae
Avena
Avena
C
C
C
C
U/prati
U/prati
Prati
Prati
Compositae
Margheritina,
pratolina
Borragine
C
U/prati
C
C
U/margini stradali e prati
Prati
R
Prati
C
R
Prati
Prati
Boraginaceae
Graminaceae
Anemone
Anemone
Gigaro
Gigaro maculato
Graminaceae
Graminaceae
Graminaceae
Sonaglino
VALUTAZIONE DI COMPATIBILITA’ AMBIENTALE
PIT 10 SUB APPENNINO DAUNO
Poiret
Bromus erectus Hudson
Bromus madritensis L.
Calendula officinalis L.
Calystegia sepium (L.)
R.Br.
Capsella bursa pastoris
(L.) Medicus
Cardamine pratensis L.
Carduus chrysacanthus
Ten.
Carex distans L.
Carex divisa Hudson
Carex divulsa Stockes
Carex hallerana Asso
Carex remota L.
Carpinus betulus L.
Carpinus orientalis
Miller
Castanea sativa Miller
Centaurea deusta Ten.
Cephalanthera
damasonium (Miller)
Druce
Cephalanthera rubra (L.)
L. C. Rich.
Cerastium pumilum
Curtis
Cercis siliquastrum L.
Cerinthe major L.
Chenopodium album L.
Chenopodium bonushenricus L.
Cichorium intybus L.
Cirsium arvense (L.)
Scop.
Cistus incanus
Cistus creticus
Cistus mospeliensis
Clematis flammula L.
Clematis vitalba L.
Colchicum neapolitanum
Ten.
Convolvulus arvensis L.
Cornus mas L.
Cornus sanguinea L.
Corydalis cava
Corylus avellana L.
Crataegus monogyna
Jacq.
Crepis capillaris (L.)
Wallr.
Crepis rubra L.
Crocus biflorus Miller
Cupressus sempervirens
L.
Graminaceae
Graminaceae
Compositae
Convolvulaceae
Pagina 50 di 179
F
R
C
C
Prati
Prati
U/prati
Prati e sottobosco
C
U/prati
Cruciferae
Compositae
C
C
Prati
Margini stradali e prati
Cyperaceae
Cyperaceae
Cyperaceae
Cyperaceae
Cyperaceae
Corylaceae
Corylaceae
C
C
C
C
C
C
R
prati
prati
prati
prati
prati
Boschi
Boschi
R
R
Boschi
Sottobosco
Prati
Orchidaceae
R
Prati
Caryophyllaceae
C
prati
Cruciferae
Fagaceae
Compositae
Orchidaceae
Calendula
Borsa di pastore
carpino
Carpino orientale
Castagno
Centaurea
Leguminosae
Boraginaceae
Chenopodiaceae
Chenopodiaceae
Albero di giuda
R
C
C
C
Boschi
sottobosco
Sottobosco
sottobosco
Compositae
Compositae
Cicoria selvatica
C
C
Prati
sottobosco
C
C
C
C
C
Macchia
Macchia
Macchia
prati
prati
Prati
C
C
C
C
R
C
Prati
Macchia
Macchia
Sottobosco
Bosco
Macchia
C
Prati
C
C
C
Prati
Prati
Rimboschimenti
Compositae
Compositae
Compositae
Ranunculaceae
Ranunculaceae
Liliaceae
Vitalba
Colchico
Convolvulaceae
Cornaceae
Cornaceae
Convolvolo
Corniolo
corniolo
Corylaceae
Rosaceae
nocciolo
Biancospino
Compositae
Compositae
Iridaceae
Cupressaceae
Croco
cipresso
VALUTAZIONE DI COMPATIBILITA’ AMBIENTALE
PIT 10 SUB APPENNINO DAUNO
Pagina 51 di 179
Cyclamen hederifolium
Aiton
Cynara cardunculus L.
Cynodon dactylon (L.)
Pers.
Cynosurus cristatus L.
Cynosurus echinatus L.
Dactylis glomerata L.
Dactylis hispanica Roth
Dactylorhiza maculata
Daphne laureola L.
Daphne sericea Vahl
Daucus carota L.
Dianthus sylvestris
Wulfen
Diplotaxis erucoides (L.)
DC.
Diplotaxis tenuifolia (L.)
DC.
Primulaceae
Ciclamino
C
Compositae
Graminaceae
Gramigna
C
C
prati
Prati
C
C
C
C
R
C
R
C
C
Prati
Prati
Prati
Prati
Prati
Sottobosco
Macchia e sottobosco
Prati
Prati
C
Prati
Cruciferae
Ruchetta
C
Prati
Dipsacus silvestris
Composite
Cucurbitaceae
Cardo dei lanaioli
Cocomero asinine
C
C
Prati
Prati
Equiseto
Piè di gallo
C
C
R
C
C
Prati
Prati
Prati
Bosco umido
Sottobosco
C
Prati
C
R
C
R
F
F
F
C
C
Prati
Macchia e bosco
Prati
Bosco
incolti
Prati
Prati
Macchia e coltivi
Prati
R
C
C
R
C
C
C
C
C
C
C
C
Fontanili e sorgenti
Bosco
Macchia
Bosco umido
Prati
Sottobosco
Prati
Prati
Prati
Prati
Sottobosco
Prati
Ecballium elaterium (L.)
A. Rich.
Echium italicum L.
Echium vulgare L.
Epilobium hirsutum L.
Equisetum fluviatile L.
Eranthis hyemalis (L.)
Salisb.
Erodium malacoides (L.)
L'Hér.
Eryngium campestre L.
Euonymus europaeus L.
Euphorbia helioscopia L.
Fagus sylvatica L.
Ferula communis L.
Festuca altissima All.
Festuca rubra L.
Ficus carica L.
Foeniculum vulgare
Miller
Fontinalis antipyretica
Fraxinus excelsior L.
Fraxinus ornus L.
Fraxinus oxycarpa Bieb.
Fumaria officinalis L.
Galanthus nivalis L.
Galium aparine L.
Galium verum L.
Genista tinctoria L.
Glyceria plicata Fries
Hedera helix L.
Hedysarum coronarium
L.
Helianthemum
apenninum (L.) Miller
Helleborus foetidus L.
Graminaceae
Graminaceae
Graminaceae
Graminaceae
Thymelaeaceae
Thymelaeaceae
Umbelliferae
Caryophyllaceae
Olivella
Carota selvatica
Garofano selvatico
Cruciferae
Boraginaceae
Boraginaceae
Onagraceae
Equisetaceae
Ranunculaceae
Geraniaceae
Umbelliferae
Celastraceae
Euphorbiaceae
Fagaceae
Umbelliferae
Graminaceae
Graminaceae
Moraceae
Umbelliferae
Briofite
Oleaceae
Oleaceae
Oleaceae
Papaveraceae
Amaryllidaceae
Rubiaceae
Rubiaceae
Leguminosae
Graminaceae
Araliaceae
Leguminosae
Eringio
Berretta del prete
Faggio
Ferula
Festuca
Fico
Finocchio selvatico
Frassino
Orniello
Fumaria
Bucaneve
Edera
P
P
Sottobosco
Cistaceae
Eliantemo
R
Sottobosco
Ranunculaceae
Elleboro
C
Sottobosco
VALUTAZIONE DI COMPATIBILITA’ AMBIENTALE
PIT 10 SUB APPENNINO DAUNO
Holcus lanatus L.
Hordeum bulbosum L.
Hordeum maritimum
With.
Humulus lupulus L.
Ilex aquifolium L.
Ionopsidium albiflorum
Durieu
Juglans regia L.
Juniperus communis L.
Knautia arvensis (L.)
Coulter
Koeleria splendens Presl
Lagurus ovatus L.
Lamium album L.
Lamium purpureum L.
Leontodon crispus Vill.
Leopoldia comosa (L.)
Parl.
Leucanthemum vulgare
Lam.
Lilium bulbiferum L.
Linaria vulgaris Miller
Linum trigynum L.
Lolium perenne L.
Lolium temulentum L.
Lonicera caprifolium L.
Lonicera etrusca Santi
Loranthus europaeus
Jacq.
Maclura pomifera
(Rafin.) C.K.Schneider
Malus sylvestris Miller
Matricaria camomilla
Medicago lupulina L.
Medicago sativa L.
Melica magnolii G. et G.
Melica uniflora Retz.
Melilotus officinalis (L.)
Pallas
Mentha aquatica L.
Graminaceae
Graminaceae
Graminaceae
C
F
C
Prati
prati
Prati
Cannabaceae
Aquifoliaceae
Cruciferae
Luppolo
Agrifoglio
R
R
R
Prati e macchia
Sottobosco
Prati
Juglandaceae
Cupressaceae
Dipsacaceae
Noce
Ginepro
C
C
C
Bosco
Macchia
Prati
C
C
C
C
C
C
Prati
prati
Prati
Prati
Prati
Prati
C
Sottobosco
Graminaceae
Graminaceae
Labiatae
Labiatae
Compositae
Liliaceae
Coda di topo
Lambascione
Compositae
Liliaceae
Scrophulariaceae
Linaceae
Graminaceae
Graminaceae
Caprifoliaceae
Caprifoliaceae
Loranthaceae
Giglio dei boschi
C
C
R
Sottobosco
Prati
Prati
Prati
Prati
Sottobosco
Sottobosco
bosco
R
Macchia
R
P
C
C
caprifoglio
Vischio giallo
Moraceae
Rosaceae
Composite
Leguminosae
Leguminosae
Graminaceae
Graminaceae
Leguminosae
Melo selvatico
Camomilla
C
C
C
C
C
C
C
Bosco
Prati
Prati
Prati
Prati
Prati
Prati
Labiatae
Menta acquatica
Euphorbiaceae
Liliaceae
Boraginaceae
Muscari
Non ti scordar di me
C
C
C
C
C
Corsi d’acqua
Prati
Prati
Prati
Prati
Haloragaceae
Miriofillo
C
Laghi e stagni
Myrtaceae
Amaryllidaceae
Mirto
Narciso
C
C
Macchia
Prati
Oleaceae
Orchidaceae
Orchidaceae
Orchidaceae
Olivo
C
R
R
R
Coltivi
Prati
Prati
Prati
Mentha sativa
Mercurialis perennis L.
Muscari neglectum Guss.
Myosotis arvensis (L.)
Hill
Myriophyllum spicatum
L.
Myrtus communis L.
Narcissus tazetta L.
Nasturtium
Olea europaea L.
Ophrys apifera Hudson
Ophrys bombyliflora Link
Ophrys fuciflora (Crantz)
Moench
Pagina 52 di 179
VALUTAZIONE DI COMPATIBILITA’ AMBIENTALE
PIT 10 SUB APPENNINO DAUNO
Ophrys fusca Link
Ophrys lutea Cav.
Ophrys sphecodes Miller
Orchis italica Poiret
Orchis papilionacea L.
Orchis purpurea Hudson
Ornithogalum exscapum
Ten.
Orobanche
Ostrya carpinifolia Scop.
Paliurus spina-christi
Miller
Papaver rhoeas L.
Parietaria officinalis L.
Pastinaca sativa L. ssp.
sylvestris (Miller) Rouy et
Cam.
Petasites hybridus (L.)
Gaertn., Meyer et Sch.
Petrorhagia saxifraga
(L.) Link
Phalaris paradoxa L.
Phillyrea latifolia L.
Phleum ambiguum Ten.
Phlomis herba-venti L.
Phragmites australis
(Cav.) Trin.
Pinus halepensis Miller
Pinus nigra Arnold
Pinus pinea L.
Pistacia lentiscus L.
Pistacia terebinthus L.
Poa bulbosa L.
Poa pratensis L.
Poa trivialis L.
Polygala nicaeensis Risso
Populus alba L.
Populus nigra L.
Populus tremula L.
Primula vulgaris Hudson
Prunus spinosa L.
Pulmonaria officinalis L.
Pyrus amygdaliformis
Vill.
Pyrus pyraster Burgsd.
Quercus cerris L.
Quercus ilex L.
Quercus pubescens Willd.
Ranunculus aquatilis L.
Orchidaceae
Orchidaceae
Orchidaceae
Orchidaceae
Orchidaceae
Orchidaceae
Liliaceae
Ranunculus ficaria L.
Ranunculus millefoliatus
Vahl
Reseda lutea L.
Rhamnus alaternus L.
Robinia pseudoacacia L.
Ranunculaceae
Ranunculaceae
Pagina 53 di 179
R
R
R
R
R
R
C
Prati
Prati
Prati
Prati
Prati
Prati
Prati
Corylaceae
Rhamnaceae
Carpino nero
Paliuro
C
R
Bosco
Macchia
Papaveraceae
Urticaceae
Umbelliferae
Papavero
Parietaria
F
F
Prati
Prati
prati
Compositae
Farfaraccio
C
Boscho umido
Caryophyllaceae
Petroragia
C
Prati
Fillirea
Cannuccia di palude
C
C
R
C
Prati
Macchia
Prati
Prati
Zone umide
Pino di Aleppo
Pino nero
C
C
Lentisco
Terebinto
C
C
C
C
C
C
C
C
R
C
C
C
R
Graminaceae
Oleaceae
Graminaceae
Labiatae
Graminaceae
Pinaceae
Pinaceae
Pinaceae
Anacardiaceae
Anacardiaceae
Graminaceae
Graminaceae
Graminaceae
Polygalaceae
Salicaceae
Salicaceae
Salicaceae
Primulaceae
Rosaceae
Boraginaceae
Rosaceae
Rosaceae
Fagaceae
Fagaceae
Fagaceae
Ranunculaceae
Resedaceae
Rhamnaceae
Leguminosae
Pioppo bianco
Pioppo nero
Pioppo tremulo
Primula
Prugnolo
Pero selvatico
Perazzo
Cerro
Leccio
Roverella
Ranuncolo
acquatico
Alaterno
Robinia
Macchia
Rimboschimenti
Bosco
Macchia
Macchia
Prati
Prati
Prati
Prati
Bosco umido
Bosco umido
Bosco umido
Sottobosco
Macchia
Macchia
C
C
C
C
Macchia
Bosco
Bosco
Bosco
Sorgenti
C
C
Prati
prati
C
C
C
Prati
Macchia
Margini stradali e boschi
VALUTAZIONE DI COMPATIBILITA’ AMBIENTALE
PIT 10 SUB APPENNINO DAUNO
Rosa canina L. sensu
Bouleng.
Rubia peregrina L.
Rubus ulmifolius Schott
Ruscus aculeatus L.
Salix alba L.
Salix eleagnos Scop.
Salix purpurea L.
Salix triandra L.
Salvia pratensis L.
Sambucus nigra L.
Sanicula europaea L.
Rosaceae
Rosa selvatica
Rubiaceae
Rosaceae
Liliaceae
Salicaceae
Salicaceae
Salicaceae
Salicaceae
Labiatae
Caprifoliaceae
Umbelliferae
Rovo
pungitopo
Salice bianco
Salice
Salice rosso
Salice
Salice
sambuco
Scrofularia canina
Sedum acre
Senecio vulgaris L.
Serapias vomeracea
(Burm.) Briq.
Sherardia arvensis L.
Silene alba (Miller)
Krause
Silene vulgaris (Moench)
Garcke
Sinapis arvensis L.
Smilax aspera L.
Smyrnium olusatrum L.
Solanum dulcamara L.
Solanum nigrum L.
Sonchus arvensis L. s.s.
Sonchus oleraceus L.
Sorbus domestica L.
Sorbus torminalis (L.)
Crantz
Spartium junceum L.
Stachys germanica L.
Stellaria media (L.) Vill.
Stipa pennata L.
Tamarix africana Poiret
Tamus communis L.
Taraxacum officinale
Weber (aggregato)
Thlaspi perfoliatum L.
Tilia platyphyllos Scop.
Tragopogon pratensis L.
Trifolium pratense L.
Trifolium repens L.
Tulipa sylvestris L.
Typha latifolia L.
Ulmus glabra Hudson
Ulmus minor Miller
Urtica dioica L.
Veronica chamaedrys L.
P
Sottobosco
C
C
C
C
R
R
R
C
C
C
C
C
R
Sottobosco
Sottobosco
Sottobosco
Corsi d’acqua
Corsi d’acqua
Corsi d’acqua
Corsi d’acqua
Prati
Sottobosco
Prati
Prati
Prati
Laghi
Liliaceae
Scrofularacae
Crassulacae
Compositae
Orchidaceae
C
C
C
C
R
Sottobosco
Prati
Rupi
Prati
Prati
Rubiaceae
Caryophyllaceae
C
C
Prati
Prati
Caryophyllaceae
C
Prati
C
C
Prati
Sottobosco
C
C
C
Prati
Prati
Prati
Sorbo
Ciavardello
R
C
Macchia
Sottobosco
Ginestra
C
C
Macchia
Prati
C
C
C
C
Prati
Zone umide
Rupi
Prati
C
R
C
F
F
R
C
R
R
F
C
Prati
Boschi
Prati
Prati
Prati
Prati
Zone umide
Boschi
Boschi
Prati
Prati
Saponaria officinalis
Saxifraga bulbifera L.
Schoenoplectus lacustris
(L.) Palla
Scilla bifolia L.
C
Pagina 54 di 179
Saxifragaceae
Cyperaceae
Cruciferae
Liliaceae
Umbelliferae
Solanaceae
Solanaceae
Compositae
Compositae
Rosaceae
Rosaceae
Leguminosae
Labiatae
Caryophyllaceae
Graminaceae
Tamaricaceae
Discoreaceae
Compositae
Cruciferae
Tiliaceae
Compositae
Leguminosae
Leguminosae
Liliaceae
Typhaceae
Ulmaceae
Ulmaceae
Urticaceae
Scrophulariaceae
Sassifraga
Salsapariglia
Tamerice
Tarassaco
Tiglio
trifoglio
Trifoglio
Tulipano selvatico
Mazzasorda
Olmo
Olmo
Ortica
VALUTAZIONE DI COMPATIBILITA’ AMBIENTALE
PIT 10 SUB APPENNINO DAUNO
Vicia cracca L.
Vicia sativa L.
Vinca major L.
Viola aethnensis Parl.
ssp. splendida (W.
Becker)Merxm. et Lippe.
Viscum album L.
Leguminosae
Leguminosae
Apocynaceae
Violaceae
Loranthaceae
Pagina 55 di 179
Pervinca
viola
C
C
C
C
Prati
Prati
sottobosco
Prati
Vischio
C
Boschi
VALUTAZIONE DI COMPATIBILITA’ AMBIENTALE
PIT 10 SUB APPENNINO DAUNO
Pagina 56 di 179
5.5 Fauna
Da un punto di vista faunistico il Subappennino Dauno riveste un interesse elevatissimo sia per le
presenze effettive, sia per la potenzialità che esso riveste.
Come è stato accennato in precedenza, il comprensorio possiede alcune caratteristiche
importantissime che contribuiscono a determinarne la qualità.
E' qui opportuno, per maggiore leggibilità del contesto e per semplificare la vita al lettore di queste
note, riportarne alcune di maggior peso.
La vicinanza con aree ad elevata naturalità: come è stato già detto, la zona confina con una
serie di regioni che conservano notevoli presenze faunistiche che consentono scambi con il nostro
territorio. E' questa una garanzia di non isolamento delle popolazioni, quindi una carta in più per la
loro sopravvivenza.
l'elevata copertura forestale: anche se non ci troviamo a livelli ottimali, il comprensorio del
Subappennino presenta una copertura boschiva di sicuro rilievo. Basti pensare all'estesa area che va
dalla diga di Occhito sino al versante orientale, in vicinanza degli abitati di Pietra Montecorvino,
Motta Montecorvino, Volturino, Volturara, Casalnuovo, Casalvecchio e Castelnuovo.
Ancora va citata l'area, nel Subappennino Dauno Meridionale che, anche se con diverse
discontinuità, copre il territorio di Orsara, Bovino, Panni, Deliceto, Accadia, ecc.
la poca presenza umana nel territorio: è un altro dei fattori che contribuiscono a rendere
possibile una presenza faunistica di elevato interesse nelle aree naturali.
In effetti, la morfologia complessa del territorio non rende facile la presenza massiccia dell'uomo,
limitando le sue azioni di maggiore impatto nella vicinanza degli abitati o, comunque, nelle aree più
accessibili.
Le altre zone vengono lasciate al bosco, alle praterie, ecc. con un utilizzo ciclico, ma diluito nel
tempo (vedi la ceduazione, ad esempio).
lo svolgimento di attività a basso impatto ambientale: Anche in questo caso ci troviamo di
fronte a un elemento determinante. Agricoltura estensiva, pascolo, ceduazione, per quanto possano
manomettere alcuni equilibri, in ogni caso hanno un impatto di bassa valenza sull’ambiente. Ciò,
anche se non permette ancora di parlare a tutto titolo di sviluppo compatibile, consente comunque
alle popolazioni animali di trovare ancora un loro spazio nel quale svilupparsi.
Quanto qui sinteticamente ricordato pone le basi per una serie di potenzialità che in parte riescono a
svilupparsi. Si dice in parte in quanto su un altro versante, esistono alcuni fenomeni negativi, di cui
si parlerà oltre, che limitano fortemente questo sviluppo.
VALUTAZIONE DI COMPATIBILITA’ AMBIENTALE
PIT 10 SUB APPENNINO DAUNO
Pagina 57 di 179
I più recenti censimenti della fauna del Subappennino permettono di riconoscere diverse specie
importanti.
invertebrati: La conoscenza ancora incompleta delle specie di invertebrati che popolano il
territorio in esame non permette di effettuare una analisi completa della situazione. Di sicuro si può
affermare che l'ambiente non eccessivamente contaminato consente l'esistenza e lo sviluppo di
numerose popolazioni, a tutti i livelli.
A titolo di conoscenza delle specie più importanti, è da citare la presenza di buone popolazioni di
Helix lucorum, la chiocciola dei boschi, dal diametro del guscio che raggiunge agevolmente i 6 cm;
ancora numerose le specie di farfalle sia diurne che notturne ed il cui studio, già impostato, è in via
di svolgimento.
Anche a livello di coleotteri si nota una buona presenza con popolazioni numerose e diffuse
abbondantemente nelle aree più integre. Una presenza qualificante, in questo senso, è quella di
Lucanus cervus, il cervo volante, il più grosso coleottero delle nostre zone.
Ancora abbondantemente presenti, nelle acque stagnanti o con corrente molto lenta, le varie specie
di invertebrati acquatici, tutti di elevatissimo interesse (Ranatra linearis, Nepa cinerea, Notonecta
glauca, varie specie di odonati, oltre a plecotteri, efemerotteri, tricotteri, ecc.).
vertebrati
pesci:
La presenza di ittiofauna nei nostri fiumi risente delle caratteristiche degli stessi, costituite
prevalentemente da alternanza di periodi di secca (o quantomeno di magra accentuata) e periodi di
forti piene.
E' evidente che nei corsi d'acqua che restano inattivi per i mesi estivi, la presenza di pesci può
essere limitata alle pozze che si instaurano nelle depressioni dell'alveo e che, in parte, riescono a
durare sino all'arrivo di nuova corrente.
Tolto l'Ofanto, perenne, per gli altri fiumi non si può parlare di una presenza abbondante di pesci.
Questi, comunque, sono ben presenti e con floride popolazioni, nei vari bacini (Capacciotti,
Occhito, Lago Pescara, ecc.). Vi si riconosce, come dominante, la carpa (Cyprinus carpio),
l'alborella (Alburnus albidus), la tinca (Tinca tinca), l'anguilla (Anguilla anguilla), il cavedano
(Leuciscus cephalus), la scardola ( Scardinius erythrophthalmus), il barbo (Barbus barbus) ecc.
In alcune zone, soprattutto in laghetti privati, è presente il carassio (Carassius carassius), mentre è
dubbio se in alcuni contesti sia stato effettuato qualche popolamento di luccio (Esox lucius).
anfibi:
VALUTAZIONE DI COMPATIBILITA’ AMBIENTALE
PIT 10 SUB APPENNINO DAUNO
Pagina 58 di 179
Ancora legati all'acqua, gli anfibi costituiscono, nel Subappennino Dauno, una buona presenza.
Sono censite buone popolazioni di rospo smeraldino (Bufo viridis), di ululone dal ventre giallo
(Bombina variegata pachypus), di rana verde (Rana esculenta), di raganella (Hyla arborea).
Fra gli urodeli è presente il tritone italico (Triturus italicus) ed il tritone crestato (Triturus
cristatus), mentre appare non completamente documentata la presenza della salamandra e della
salamandrina dagli occhiali (Zullo, comunicazione personale).
rettili:
Anche i rettili appaiono presenti sul territorio con buone popolazioni. L'abbondanza di prede,
costituite da insetti per i sauri e i geconidi, da micromammiferi per i rettili colubridi e viperidi ed
infine da anfibi e pesci per i natricidi, permette di sostenere un numero di individui talvolta elevato.
Meno rosea appare la situazione per le testuggini il cui ambiente, soprattutto nelle zone meno
elevate, è fortemente compromesso dalla messa a coltura dei terreni.
Il censimento delle varie specie presenti sul territorio, ormai quasi completamente ultimato, mette in
evidenza numerose specie di serpenti: colubro nero o biacco (Coluber viridiflavus carbonarius),
forse il più diffuso degli ofidi del Subappennino e della provincia.
Accanto a questo sono rilevate le presenze del cervone o pasturavacche (Elaphe quattuorlineata),
del colubro di esculapio o saettone (Elaphe longissima); molto più rara è invece il colubro liscio
(Coronella austriaca).
Più legati all'acqua per le riserve trofiche, le due specie di natricidi presenti: la biscia dal collare
(Natrix natrix) e la biscia tassellata (Natrix tessellata).
Meno frequente di quanto si creda è invece la vipera comune (Vipera aspis).
Piuttosto frequenti appaiono i sauri fra cui spiccano per diffusione il ramarro (Lacerta viridis) e la
lucertola dei campi (Podarcis sicula)
Accanto a questi è presente, anche se con minore frequenza la luscengola (Calcides calcides) e
l'orbettino (Anguis fragilis).
Ancora sufficientemente diffusi i geconidi, con due specie: il geco verrucoso (Hemidactylus
turcicus), nelle zone al di sotto dei 700 metri di altezza ed il geco comune (Tarentola mauritanica)
che, pare introdotta passivamente in tempi passati, si è acclimatata quasi esclusivamente nelle case.
Nelle aree a minore altitudine è presente, anche se in numero nettamente insufficiente, la testuggine
terrestre (Testudo hermanni), in via di rarefazione a causa sia della distruzione dell'ambiente che del
prelievo di esemplari da tenere in giardino.
VALUTAZIONE DI COMPATIBILITA’ AMBIENTALE
PIT 10 SUB APPENNINO DAUNO
Pagina 59 di 179
Ancora minore è la presenza della tartaruga palustre europea (Emys orbicularis) nelle vicinanze
delle zone umide, oltretutto insidiata dalla liberazione di esemplari di tartaruga dalle orecchie rosse
(Trachemys scripta) spesso tenuta in acquario e rilasciata in natura al raggiungimento di dimensioni
troppo grandi per essere contenuta negli acquari.
uccelli:
L'area subappenninica è colonizzata da una nutrita serie di specie di uccelli, alcune molto ben
rappresentate numericamente, altre di notevole rarità.
La molteplicità di ambienti presenti nella zona permette altrettanta varietà di forme, spesso tipiche.
In questa sede si tralascerà di proposito quella componente cosiddetta "banale" costituita da specie
ubiquitarie, presenti in tutte le situazioni ambientali e geografiche d'Italia.
Si porrà invece l'accento sulle specie caratteristiche della zona o di ambienti particolari e,
soprattutto su alcune specie ad elevato valore zoologico ed ambientale.
Uno degli ambienti caratteristici del Subappennino è costituito dalla diga di Occhito.
Con i suoi tredici chilometri di lunghezza e un chilometro di larghezza, l'invaso costituisce una
enorme riserva d'acqua e permette l'esistenza, sulle sue rive, di preziosi ambienti umidi.
In questi ambienti trovano rifugio numerosi uccelli acquatici i cui rappresentanti di maggior rilievo
sono costituiti dallo svasso maggiore (Podiceps cristatus), dal tuffetto (Podiceps ruficollis),
dall'airone cinerino (Ardea cinerea), dall'airone rosso (Pyrrherodia purpurea), dalla garzetta
(Egretta garzetta), dalla sgarza ciuffetto (Ardeola ralloides).
Accanto a queste specie di indubbio interesse, sono da citare le varie specie di anatidi che trovano
rifugio in questo ambiente durante i periodi di passo: alzavole (Anas crecca), germani reali (Anas
platyrhynchos), marzaiole (Anas querquedula), ecc.
Anche il gruppo dei rapaci è decentemente rappresentato, fra l'altro da specie di notevolissima
importanza:
Rarissimo, ma presente sul Subappennino Dauno come nidificante è il falco lanario (Falco
biarmicus feldeggii), comune e di passo il falco cuculo (Falco vespertinus), lo smeriglio (Falco
columbarius aesalon) e il lodolaio (Falco subbuteo).Stazionario e molto diffuso il gheppio (Falco
tinnunculus),
Fra i grandi falchi sono da citare per la loro importanza il nibbio bruno (Milvus migrans) ed il
nibbio reale (Milvus milvus), anche se questo, nell'ultimo decennio, ha fatto registrare un rilevante
decremento.
VALUTAZIONE DI COMPATIBILITA’ AMBIENTALE
PIT 10 SUB APPENNINO DAUNO
Pagina 60 di 179
Sporadico, ma avvistata più volte nell'arco degli ultimi 10 anni, il biancone (Circaetus gallicus),
un'aquila importantissima che basa il 90% della sua alimentazione sui serpenti.
Ancora piuttosto comune la poiana (Buteo buteo) e, nelle aree più basse, il falco di palude (Circus
aeroginosus).
Anche se in diminuzione a causa della degradazione dell'ambiente, sono ancora presenti i buon
numero la quaglia (Coturnix coturnix), il fagiano (Phasianus colchicus) spesso reintrodotto a fini
venatori.
Ancora presenti fra la vegetazione palustre sulle rive di stagni, marcite, laghetti artificiali, fiumi
ecc., la gallinella d'acqua (Gallinula chloropus), la folaga (Fulica atra), mentre nelle zone fangose
sulle rive di specchi d'acqua ancora è possibile ritrovare la pavoncella (Vanellus vanellus), il
combattente (Phylomachus pugnax), il piro piro (Actitis spp.).
Meno frequente, ma comunque osservabile soprattutto in aree umide prospicienti al mare, il
gabbiano (Larus ridibundus) che talvolta risale i corsi d'acqua giungendo sino agli specchi d'acqua
dell'interno.
Nelle aree forestali non è infrequente l'avvistamento di vari columbiformi quali il colobaccio
(Columba palumbus), la tortora (Streptopelia turtur).
Inoltre ancora è frequente la presenza del cuculo (Cuculus canorus) e della ghiandaia marina
(Coracias garrulus), mentre più localizzato appare il gruccione (Merops apiaster).
Ancora frequente l'upupa (Upupa epops).
Lungo i fiumi è possibile incontrare,soprattutto nelle zone più riposte e tranquille, il martin
pescatore (Alcedo atthis).
non trascurabile la presenza dei rapaci notturni, fra i quali sono da citare il barbagianni (Tyto alba),
il gufo comune (Asio otus), l'allocco (Strix aluco) e la civetta (Carine noctua).
Anche la grande e diffusa famiglia dei passeriformi appare rappresentata in modo sufficiente
nell'ambito del Subappennino dauno.
Nelle aree di prateria e ai margini dei coltivi è frequente la cappellaccia (Galerida cristata), così
come lo è l'allodola (Alauda arvensis).
Soprattutto in inverno è facile incontrare la tipica ballerina bianca (Motacilla alba).
Nelle zone di bosco è sufficiente comune il merlo (Turdus merula), il pettirosso, (Erithacus
rubecula) che estende la sua presenza anche nelle zone aperte.
Fra gli insettivori sono da citare la capinera (Sylvia atricapilla), la sterpazzola (Sylvia communis),
entrambe negli ambienti di bosco ed ai loro margini, mentre sulle rive dei corsi d'acqua, fra la
VALUTAZIONE DI COMPATIBILITA’ AMBIENTALE
PIT 10 SUB APPENNINO DAUNO
Pagina 61 di 179
vegetazione palustre, sono presenti il cannareccione (Acrocephalus arudinaceus), la cannaiola
(Acrocephalus scirpaceus) e forse il forapaglie (Acrocephalus Schoenobaenus), mentre fra gli
arbusti della zona ripariale è frequente l'usignolo di fiume (Cettia cettii).
Frequenti gli appartenenti alla famiglia degli irundinidi fra cui la rondine (Hirundo rustica) ed il
balestruccio (Martula urbica).
Fra le averle sono presenti in tutto l'arco del Subappennino, soprattutto nelle aree aperte di pascolo e
pascolo cespugliato, l'averla piccola (Lanius collurio) e l'averla cinerina (Lanius minor).
Non molto frequenti e localizzate le popolazioni di paridi fra cui sono da menzionare, nelle aree di
bosco e di pascolo arborato, la cinciarella (Parus coeruleus), la cinciallegra (Parus major), il
codibugnolo (Aegithalos caudatus ssp.) ed il pendolino, in prossimità dei corsi d'acqua
(Anthoscopus pendulinus)..
Di buona consistenza le popolazioni di alcuni corvidi:
nei centri abitati è frequente la taccola (Coloeus monedula spermologus), nelle aree limitrofe ai
boschi la gazza (Pica pica), nei boschi la ghiandaia (Garrulus glandarius), mentre nelle aree aperte
dei campi e nelle zone di bosco non molto fitto è presente la cornacchia grigia (Corvus cornix).
Presenti, nelle aree aperte e in prossimità dei coltivi il passero (Passer italiae), comunque
ubiquitario e opportunista, il frosone (Coccothraustes coccothraustes), il verdone (Chloris chloris
muhlei), il cardellino (Carduelis carduelis), il verzellino (Serinus canarius serinus) ed il fringuello
(Fringilla coelebs).
Anche se non presenti tutto l’anno, nelle zone umide e nei periodi di passo si trovano varie specie di
ardeidi quali airone cinerino (Ardea cinerea), garzetta (Egretta garzetta), airone bianco maggiore
(Egretta alba) airone rosso (Ardea purpurea), nitticora (Nycticorax nycticorax), spatola (Platalea
leucorodia). Non infrequenti le gru (Grus grus), il mignattaio (Plegadis falcinellus), la cicogna
bianca (Ciconia ciconia) e, più rara, la cicogna nera (Ciconia nigra).
mammiferi:
Le popolazioni di mammiferi del Subappennino Dauno sono costituite essenzialmente da specie di
piccola e media taglia, mancando del tutto i grossi erbivori selvatici.
Fra gli insettivori è ancora presente il riccio europeo (Erinaceus europaeus) limitato però alle zone
meno alte della catena in continuità con le ugualmente scarse popolazioni della pianura.
Più consistenti sono invece le popolazioni di talpa europea (Talpa europaea), anche nelle zone
elevate del Subappennino dove sembra che le popolazioni raggiungano una densità più elevata.
VALUTAZIONE DI COMPATIBILITA’ AMBIENTALE
PIT 10 SUB APPENNINO DAUNO
Pagina 62 di 179
Diffusi, fra i cosiddetti toporagni (fam. soricidae), il toporagno comune (Sorex araneus) e, meno
diffuso, il toporagno pigmeo (Sorex minutus).
Ancora più rari e localizzati i toporagni legati all'ambiente acquatico. Nella nostra area sembra
esistere il toporagno d'acqua (Neomys fodiens), nelle vicinanze di zone allagate con acque pulite.
Ugualmente localizzato, ma comunque presente il topino pettirosso (Crocidura russula), i cui resti
sono stati rinvenuti in borre di rapaci.
Poco si sa sui pipistrelli sui quali mancano notizie certe.
E' comunque documentata la presenza di rinolofidi fra cui il rinolofo ferro di cavallo (Rhinolophus
hipposideros), dei vespertilionidi di cui il più comune è il pipistrello (Pipistrellus pipistrellus)
seguito dal pipistrello orecchie di topo (Myotis myotis).
Fra i lagomorfi è presente la lepre (Lepus capensis), ma la consistenza delle sue popolazioni va
diminuendo progressivamente, sostenuta solo dai rilasci effettuati a scopo venatorio. A questo titolo
c'è da dire, comunque, che per questo motivo spesso sono state rilasciate specie estranee al territorio
per cui si può affermare che nel Subappennino esiste sì la lepre ma non si ha la certezza della sua
posizione tassonomica (ibrido?, specie introdotta?, meticcio?).
Fra i roditori è sicuramente presente il moscardino (Muscardinus avellanarius), il topo quercino
(Elyomis quercinus) ed il ghiro (Glis glis). Per quest'ultimo la presenza è rivelata da resti alimentari
e da recenti numerosi avvistamenti oltre che da esemplari morti rinvenuti sulle strade.
Rare le arvicole, rappresentate essenzialmente dall'arvicola (Arvicola terrestris musignani), mentre
più raro è il pitimio del savi (Pitymys savi) e la cui presenza è stata documentata da resti trovati
nelle borre di rapaci notturni.
Fra i topi propriamente detti si rilevano fondamentalmente due tipi: il topo selvatico (Apodemus
sylvaticus) ed il topolino delle case (Mus musculus).
Fra i ratti l'originario ratto nero (Rattus rattus) appare sostituito in molte zone dal ratto grigio o
delle chiaviche (Rattus norvegicus).
Nell'area subappenninica sono presenti entrambi.
Molto dubbia è la presenza dell'istrice (Hystrix cristata). alcuni aculei trovati negli anni ottanta in
zone poco frequentate possono far pensare ad un residuo nucleo sopravvissuto.
I carnivori sono costituiti essenzialmente da due gruppi: mustelidi e canidi.
Pare infatti scomparso il gatto selvatico (Felis sylvestris) o, quantomento, molto ridotto e
localizzato, forse ibridato con gatti domestici inselvatichiti la cui presenza è di notevole portata.
VALUTAZIONE DI COMPATIBILITA’ AMBIENTALE
PIT 10 SUB APPENNINO DAUNO
Pagina 63 di 179
Molto più importanti come impatto sono i mustelidi: donnola (Mustela nivalis), faina (Martes
foina), tasso (Meles meles) e puzzola (Mustela putorius) sono piuttosto diffusi.
Non del tutto sicura la sopravvivenza, in zona, della lontra (Lutra lutra), comunque presente sino
agli inizi degli anni '80 (Pennacchioni, 1982) nel Fortore e ancora attualmente nell'Ofanto.
Sicuramente presente è invece il lupo (Canis lupus), con alcuni gruppi familiari (Pennacchioni
1982; Pennacchioni 1994).
Pure estremamente diffusa appare la volpe, ubiquitaria ed opportunista.
Fra gli artiodattili, scomparsa l'esigua popolazione di caprioli lanciata qualche anno fa dalla
Forestale e subito meticolosamente eliminata dai soliti bracconieri, l'unica specie esistente è il
cinghiale (Sus scropha), anche in questo caso sicuramente non più appartenente al ceppo autoctono,
ma riccamente insanguato con lanci, soprattutto in tempi passati, per i ripopolamenti a scopo
venatorio.
Anche qualche tentativo di ripopolamento effettuato negli anni passati con il muflone (Ovis
musimon) è andato fallito.
Restano presenti ma in recinti, alcuni daini, ma non si può parlare di fauna selvatica né, ad onor del
vero, si può prevedere un futuro per questi animali oggetto delle brame dei numerosi bracconieri
che ancora trovano asilo in queste zone.
Da questa pur sommaria analisi si rileva come l’area in esame sia di notevole valore ambientale,
possegga elevata biodiversità e, nel contempo, sia estremamente sensibile per la precarietà di molti
equilibri compromessi in gran parte da un uso non corretto del territorio e delle sue risorse.
5.5.1 Componenti faunistiche
Invertebrati – insetti: lepidotteri
specie
Zerynthia polyxena
Papilio machaon
Iphiclides podalirius
Aporia crataegi
Anthocharis cardamines
Gonopteryx rhamni
Gonopteryx cleopatra
Leptidea sinapis
Pieris rapae
Peiris brassicae
Pontia daplidice
Colias croceus
Lasiommata megera
Nome volgare
Macaone
Podalirio
Frequenza Status legale
Normativa
R
94/43/CEE, all.IV
P
F
F
F
F
F
F
F
C
C
C
C
F
VALUTAZIONE DI COMPATIBILITA’ AMBIENTALE
Distribuzione
L
U
U
U
U
L
L
U
U
U
U
U
U
Pagina 64 di 179
PIT 10 SUB APPENNINO DAUNO
Brintesia circe
Thecla betulae
Quercusia quercus
Callophrys rubi
Heodes virgaureae
Heodes tityrus
Iolana iolas
Lysandra coridon
Limenitis reducta
Nymphalis antiopa
Nymphalis polychloros
Inachis io
Aglais urticae
Pandoriana pandora
Argynnis paphia
Mesocidalia aglaia
Fabriciana adippe
Fabriciana niobe
Issoria lathonia
Brenthis daphne
Melanagria galathea procida
Melanagria galathea
Melanagria russiae japygia
Melanagria arge
Hipparchia fagi
Ipparchia semele
Chazara brizeis
Adscita sp
Zygaena carniolica
Zygaena filipendulae
Pennisetia hylaeiformis
Synanthedon vespiformis
Hemaris fuciformis
Acheronthia atropos
Syntomis phegea
Euplagia quadripunctata
Arctia caja
Arctia villica
Catocala sponsa
Catocala sp
F
R
F
F
F
F
R
F
F
R
R
F
F
R
F
F
F
F
F
F
F
F
F
R
F
F
R
F
F
C
R
R
F
R
F
R
R
F
F
F
P
94/43/CEE, all.II
U
L
L
U
U
U
L
U
U
L
L
U
U
L
U
U
U
U
U
U
U
U
U
L
L
U
L
L
U
U
L
L
U
L
U
L
L
U
U
U
Invertebrati – Insetti: plecotteri, tricotteri, efemerotteri
specie
Caenis sp.
Baetis sp.
Cloeon sp.
Leuctra sp.
Rhyacophila sp.
Hydropsyche sp.
Limnephilus sp.
Nome volgare
Frequenza Status legale
C
C
C
R
F
F
F
VALUTAZIONE DI COMPATIBILITA’ AMBIENTALE
Normativa
Distribuzione
U
U
U
L
U
U
U
Pagina 65 di 179
PIT 10 SUB APPENNINO DAUNO
Invertebrati – insetti: odonati
specie
Calopteryx virgo
haemorroidalis
Calopteryx splendens
Cordulegaster sp.
Orthetrum sp.
Sympetrum sp
Gomphus sp
Anax imperator
Nome volgare
Frequenza Status legale
F
Normativa
F
F
F
F
F
F
Distribuzione
L
L
L
L
L
L
L
Invertebrati – insetti: emitteri
specie
Hydrometra stagnorum
Gerris lacustris
Nepa cinerea
Ranatra linearis
Notonecta glauca
Corixia sp
Nome volgare
Scorpione
d’acqua
Notonetta
Frequenza Status legale
C
C
R
Normativa
R
C
C
Distribuzione
U
U
L
L
L
L
Invertebrati – insetti: ditteri
specie
Tipula maxima
Dixa sp.
Culex pipiens
Anopheles sp.
Simuliidae fam.
Chironomus sp.
Tabanus sp.
Nome volgare
Zanzara comune
Zanzara anofele
Frequenza Status legale
F
F
C
R
C
C
R
Normativa
Distribuzione
U
L
U
L
U
U
L
Frequenza Status legale
R
RR
F
F
R
C
F
F
F
F
F
F
R
F
Normativa
Distribuzione
L
L
U
L
L
U
U
L
L
U
U
U
L
U
Invertebrati – insetti: coleotteri
specie
Carabus violaceus
Calosoma sycophanta
Carabus sp
Dytiscus sp
Dytiscus marginalis
Cetonia aurata
Cerambix sp
Chlaenius sp
Chlaeniellus sp
Scarabaeus sp
Copris sp
Melolonthia sp
Oryctes nasicornis
Trichius rosaceus
Nome volgare
Bombardiere
ditisco
Cerambice
Scarabeo rinoceronte
VALUTAZIONE DI COMPATIBILITA’ AMBIENTALE
Pagina 66 di 179
PIT 10 SUB APPENNINO DAUNO
Trichius fasciatus
Lucanus cervus
Cervo volante
F
R
P
94/43/CEE, all.II
U
L
Invertebrati – insetti: imenotteri
specie
Bombus sp
Bombus terrestris
Bombus lapidarius
Xylocopa violacea
Vespa crabro
Paravespula sp
Scolia quadripunctata
Nome volgare
calabrone
Frequenza Status legale
C
C
F
F
F
F
F
Normativa
Distribuzione
U
U
U
U
U
U
L
Frequenza Status legale
F
F
F
F
Normativa
Distribuzione
U
L
U
U
Frequenza Status legale
R
F
R
C
Normativa
Distribuzione
L
L
L
U
94/43/CEE, all. V
U
U
L
L
L
L
L
L
L
L
Normativa
Distribuzione
L
U
Invertebrati – aracnidi e simili
specie
Argiope bruennichi
Epeira crociata
Tegenaria domestica
Euscorpius italicus
Nome volgare
Ragno crociato
scorpione
Invertebrati – crostacei
specie
Potamon fluviatilis
Gammarus pulex
Asellus aquaticus
Daphnia pulex
Nome volgare
Granchio di fiume
Invertebrati – molluschi
Helix pomatia
Helix adspersa
Helix lucorum
Clausilia sp.
Lymnaea sp
Physa fontinalis
Planorbarius corneus
Ancylus fluviatilis
Pisidium sp
Unio sp
Cozza d’acqua dolce
C
C
R
F
C
F
R
F
RR
F
P
Invertebrati - irudinei
specie
Hirundo medicinalis
Herpobdella sp.
Nome volgare
Sanguisuga
Frequenza Status legale
RR
P
F
VALUTAZIONE DI COMPATIBILITA’ AMBIENTALE
Pagina 67 di 179
PIT 10 SUB APPENNINO DAUNO
Vertebrati – pesci
specie
Ciprinus carpio
Tinca tinca
Leuciscus cephalus
Anguilla anguilla
Alburnus sp.
Ictalurus melas
Nome volgare
Carpa
Tinca
Cavedano
Anguilla
Alborella
Pesce gatto
Frequenza Status legale
C
F
C
C
F
C
Normativa
Distribuzione
U
U
U
U
L
U
Frequenza Status legale
C
P
F
P
R
P
R
P
F
P
R
RR
P
R
P
RR
P
Normativa
94/43/CEE, all. V
94/43/CEE, all.IV
94/43/CEE, all.IV
94/43/CEE, all.IV
94/43/CEE, all.IV
Distribuzione
U/St
L/St
L/St
L/St
U/St
L/St
L/St
L/St
L/St
Vertebrati – anfibi
specie
Rana esculenta
Rana dalmatina
Rana italica
Hyla arborea
Bufo viridis
Bufo bufo
Bombina variegata
Triturus italicus
Triturus cristatus
Nome volgare
Rana verde
Rana dalmatina
Rana italica
Raganella
Rospo smeraldino
Rospo comune
Ululone dal ventre giallo
Tritone italico
Tritone crestato
94/43/CEE, all.II
94/43/CEE, all.IV
94/43/CEE, all.II
Vertebrati – rettili
specie
Testudo hermanni
Nome volgare
Testuggine terrestre
Emys orbicularis
Tartaruga palustre europea
Podarcis sicula
Podarcis muralis
Lacerta viridis
Tarentula
mauritanica
Natrix natrix
Natrix tessellata
Coluber viridiflavus
carbonarius
Elaphe
quattuorlineata
Elaphe longissima
Coronella austriaca
Vipera aspis
Lucertola campestre
Lucertola muraiola
Ramarro
Geco
Frequenza Status legale
Normativa
R
94/43/CEE, all.II
P
CE/2724/2000, all.A
RR
94/43/CEE, all.II
P
CE/2724/2000, all.B
F
94/43/CEE, all.IV
P
R
94/43/CEE, all.IV
P
F/R
94/43/CEE, all.IV
P
F/R
Distribuzione
L/St
L/St
U/St
L/St
L/St
L/St
Natrice dal collare
Natrice tassellata
Biacco
F
F
F
P
94/43/CEE, all.IV
L/St
L/St
U/St
Cervone – pasturavacche
F
P
94/43/CEE, all.II
U/St
Colubro di Esculapio
Coronella
Vipera comune
R
R
R
P
P
94/43/CEE, all.IV
94/43/CEE, all.IV
L/St
L/St
L/St
Vertebrati – uccelli
specie
Tachybaptus ruficollis
Nome volgare
Tuffetto
Frequenza Status legale
Normativa
F
L.157/92 L.R.27/98
P
VALUTAZIONE DI COMPATIBILITA’ AMBIENTALE
Distribuzione
St
PIT 10 SUB APPENNINO DAUNO
Pagina 68 di 179
Podiceps cristatus
Phalacrocorax carbo
Botaurus stellaris
Svasso maggiore
Cormorano
Tarabuso
F
F
R
P
P
P
Ixobrychus minutus
Nycticorax nycticorax
Egretta garzetta
Tarabusino
Nitticora
Garzetta
R
R
F
P
P
P
Egretta alba
Airone
maggiore
R
P
Ardea cinerea
Ardea purpurea
Airone cenerino
Airone rosso
C
R
P
P
Ciconia nigra
Cicogna nera
RR
P
Ciconia ciconia
Cicogna bianca
RR
P
Plegadis falcinellus
Mignattaio
R
P
Platalea leucorodia
Spatola
R
P
Anser anser
Oca selvatica
RR
P
Anas penelope
Anas crecca
Anas platyrhinchos
Anas acuta
Anas querquedula
Anas clypeata
Aythya ferina
Aythya nyroca
Fischione
Alzavola
Germano reale
Codone
Marzaiola
Mestolone
Moriglione
Moretta tabaccata
C
F
C
R
F
R
R
RR
P
79/409/CEE all.1
L.157/92 L.R.27/98
Aythya fuligula
Pernis apivorus
Moretta
Falco pecchiaiolo
RR
R
P
Milvus migrans
Nibbio bruno
F
P
Milvus milvus
Nibbio reale
R
P
Circaetus gallicus
Biancone
RR
P
Circus aeruginosus
Falco di palude
C
P
Circus cyaneus
Albanella reale
R
P
Circus pygarus
Albanella minore
C
P
79/409/CEE all.1
CE/2724/2000, all.A
L.157/92 L.R.27/98
79/409/CEE all.1
CE/2724/2000, all.A
L.157/92 L.R.27/98
79/409/CEE all.1
CE/2724/2000, all.A
L.157/92 L.R.27/98
79/409/CEE all 1
CE/2724/2000, all.A
L.157/92 L.R.27/98
79/409/CEE all.1
CE/2724/2000, all.A
L.R.27/98
79/409/CEE all.1
CE/2724/2000, all.A
L.157/92 L.R.27/98
79/409/CEE all.1
CE/2724/2000, all.A
bianco
L.157/92 L.R.27/98
L.157/92 L.R.27/98
79/409/CEE all.1
L.157/92 L.R.27/98
L.157/92 L.R.27/98
L.157/92 L.R.27/98
79/409/CEE all.1
CE/2724/2000, all.A
L.R.27/98
79/409/CEE all.1
CE/2724/2000, all.A
L.R.27/98
L.157/92 L.R.27/98
79/409/CEE all.1
L.R.27/98
79/409/CEE all.1
CE/2724/2000, all.A
L.157/92 L.R.27/98
79/409/CEE all.1
L.157/92 L.R.27/98
79/409/CEE all.1
L.157/92 L.R.27/98
79/409/CEE all.1
CE/2724/2000, all.A
L.157/92 L.R.27/98
79/409/CEE all.1
L.R.27/98
VALUTAZIONE DI COMPATIBILITA’ AMBIENTALE
St
Mip
Mip
Mip
Mip
Mip
MiAc
S/Mip
Mi
Mi
Mi
Mi
Mi
Mi
Mi
Mi
Mip
Mi
Mi
Mi
Mi
Mi
Mi
Mi
Mi
S/Mip
Mi
Mi
Mi
Mi
PIT 10 SUB APPENNINO DAUNO
Accipiter gentilis
Astore
RR
P
Accipiter nisus
Sparviero
C
P
Buteo buteo
Poiana
C
P
Pandion haliaetus
Falco pescatore
RR
P
Falco naumanni
Grillaio
RR
P
Falco tinnunculus
Gheppio
C
P
Falco vespertinus
Falco cuculo
C
P
Falco columbarius
Smeriglio
F
P
Falco subbuteo
Lodolaio
F
P
Falco biarmicus
Lanario
R
P
Falco peregrinus
Pellegrino
R
P
Perdix perdix
Coturnix coturnix
Phasianus colchicus
Gallinula chloropus
Fulica atra
Grus grus
Starna
Quaglia
Fagiano
Gallinella d’acqua
Folaga
Gru
F
C
C
C
C
R
P
Himantopus himantopus
Cavaliere d’Italia
R
P
Burhinus oedicnemus
Occhione
R
P
Vanellus vanellus
Philomachus pugnax
Gallinago gallinago
Scolopax rusticola
Limosa limosa
Tringa erythropus
Pavoncella
Combattente
Beccaccino
Beccaccia
Pittima reale
Totano moro
Tringa glareola
F
F
F
F
R
RR
P
Piro piro boschereccio
F
P
Actitis hypoleucos
Larus ridibundus
Piro piro piccolo
Gabbiano comune
C
F
P
Larus argentatus
Gabbiano reale
F
P
Columba livia
Piccione selvatico
R
Columba palumbus
Streptopelia decaocto
Colombaccio
Tortora dal
F
C
collare
P
Pagina 69 di 179
L.157/92 L.R.27/98
CE/2724/2000, all.A
L.157/92 L.R.27/98
CE/2724/2000, all.A
L.157/92 L.R.27/98
CE/2724/2000, all.A
L.157/92 L.R.27/98
79/409/CEE all.1
CE/2724/2000, all.A
L.157/92 L.R.27/98
CE/2724/2000, all.A
L.157/92 L.R.27/98
CE/2724/2000, all.A
L.157/92 L.R.27/98
CE/2724/2000, all.A
L.157/92 L.R.27/98
CE/2724/2000, all.A
L.157/92 L.R.27/98
CE/2724/2000, all.A
L.157/92
79/409/CEE all.1
CE/2724/2000, all.A
L.157/92 L.R.27/98
79/409/CEE all.1
CE/2724/2000, all.A
L.157/92 L.R.27/98
79/409/CEE all.1
L.157/92 L.R.27/98
CE/2724/2000, all.A
79/409/CEE all.1
L.157/92 L.R.27/98
79/409/CEE all.1
L.157/92 L.R.27/98
79/409/CEE all.1
L.157/92 L.R.27/98
79/409/CEE all.1
L.157/92 L.R.27/98
79/409/CEE all.1
L.157/92 L.R.27/98
79/409/CEE all.1
L.157/92 L.R.27/98
79/409/CEE all.1
L.157/92 L.R.27/98
L.157/92 L.R.27/98
79/409/CEE all.1
VALUTAZIONE DI COMPATIBILITA’ AMBIENTALE
Ac
Mi
St
Mi
Mi
St
Mi
Mi
Mi
St
Mip
St
Mi
St
St
St
Mi
Mip
Mi
Mi
Mi
Mip
Mi
Mi
Mi
Mi
Mi
St
St
St
S/Mip
Mi
PIT 10 SUB APPENNINO DAUNO
Streptopelia turtur
Cuculus canorus
Tyto alba
orientale
Tortora
Cuculo
Barbagianni
F
F
C
P
P
Otus scops
Assiolo
F
P
Athene noctua
Civetta
C
P
Strix aluco
Allocco
R
P
Asio otus
Gufo comune
F
P
Asio flammeus
Gufo di palude
RR
P
Apus apus
Alcedo atthis
Rondone
Martin pescatore
C
F
P
P
F
R
C
F
F
P
P
P
P
P
Merops apiaster
Coracia garrulus
Upupa epops
Picus viridis
Dendrocopus major
Gruccione
Ghiandaia marina
Upupa
Picchio verde
Picchio rosso
maggiore
Melanocorypha calandra Calandra
Galerida cristata
Cappellaccia
Alauda arvensis
Allodola
Hirundo rustica
Rondine
Delichon urbica
Balestruccio
Motacilla flava
Cutrettola
Motacilla alba
Ballerina bianca
Erithacus rubecula
Pettirosso
Phoenicurus phoenicurus Codirosso
Phoenicurus ochruros
Codirosso
spazzacamino
Saxicola rubetra
Stiaccino
Saxicola torquata
Saltimpalo
Turdus merula
Merlo
Cettia cetti
Usignolo di fiume
Acrocephalus
Forapaglie
schoenobaenus
Acrocephalus scirpaceus Cannaiola
Acrocephalus
Cannareccione
arundinaceus
Sylvia communis
Sterpazzola
Sylvia atricapilla
Capinera
Phylloscopus sibilatrix
Luì verde
Phylloscopus collibita
Luì piccolo
Muscicapa striata
Pigliamosche
Panurus biarmicus
Basettino
Aegithalos caudatus
Codibugnolo
Parus caeruleus
Cinciarella
Parus major
Cinciallegra
Remiz pendulinus
Pendolino
Oriolus oriolus
Rigogolo
Pagina 70 di 179
L.157/92 L.R.27/98
F
C
C
F
F
R
F
F
R
F
L.157/92 L.R.27/98
CE/2724/2000, all.A
L.157/92 L.R.27/98
CE/2724/2000, all.A
L.157/92 L.R.27/98
CE/2724/2000, all.A
L.157/92 L.R.27/98
CE/2724/2000, all.A
L.157/92 L.R.27/98
CE/2724/2000, all.A
L.157/92 L.R.27/98
79/409/CEE all.1
CE/2724/2000, all.A
L.157/92 L.R.27/98
L.157/92 L.R.27/98
79/409/CEE all.1
L.R.27/98
L.157/92 L.R.27/98
L.157/92 L.R.27/98
L.157/92 L.R.27/98
L.157/92 L.R.27/98
L.157/92 L.R.27/98
Mi
Mi
St
Mi
St
St
St
Mi
Mi
St
Mi
Mi
Mi
St
St
Mi
St
Mi
Mi
Mi
Mip
Mip
St
St
St
P
P
P
P
P
P
P
L.157/92 L.R.27/98
L.157/92 L.R.27/98
L.157/92 L.R.27/98
L.157/92 L.R.27/98
L.157/92 L.R.27/98
L.157/92 L.R.27/98
L.157/92 L.R.27/98
F
F
C
F
RR
P
P
L.157/92 L.R.27/98
L.157/92 L.R.27/98
P
P
L.157/92 L.R.27/98
L.157/92 L.R.27/98
St
St
St
St
Ac
R
RR
P
P
L.157/92 L.R.27/98
L.157/92 L.R.27/98
St
Mip
R
F
R
R
R
RR
R
F
F
F
F
P
P
P
P
P
P
P
P
P
P
P
L.157/92 L.R.27/98
L.157/92 L.R.27/98
L.157/92 L.R.27/98
L.157/92 L.R.27/98
L.157/92 L.R.27/98
L.157/92 L.R.27/98
L.157/92 L.R.27/98
L.157/92 L.R.27/98
L.157/92 L.R.27/98
L.157/92 L.R.27/98
L.157/92 L.R.27/98
St
St
St
St
St
St/L
St/L
St
St
St/L
Mi
VALUTAZIONE DI COMPATIBILITA’ AMBIENTALE
PIT 10 SUB APPENNINO DAUNO
Lanius minor
Lanius excubitor
Lanius collurio
Lanius senator
Garrulus glandarius
Pica pica
Corvus monedula
Corvus corone cornix
Corvus corax
Sturnus vulgaris
Passer italiae
Fringilla coelebs
Serinus serinus
Caeduelis chloris
Carduelis carduelis
Carduelis spinus
Pyrrhula pyrrhula
Coccothraustes
coccothraustes
Emberiza citrinella
Emberiza melanocephala
Emberiza cirlus
Miliaria calandra
Pagina 71 di 179
Averla cenerina
Averla maggiore
Averla piccola
Averla capirossa
Ghiandaia
Gazza
Taccola
Cornacchia grigia
Corvo imperiale
Storno
Passera d’Italia
Fringuello
Verzellino
Verdone
Cardellino
Lucherino
Ciuffolotto
Frosone
F
RR
F
F
C
C
C
C
RR
C
C
C
F
R
C
R
R
F
P
P
P
P
L.157/92 L.R.27/98
L.157/92 L.R.27/98
L.157/92 L.R.27/98
L.157/92 L.R.27/98
P
L.157/92 L.R.27/98
P
P
P
P
P
P
L.157/92 L.R.27/98
L.157/92 L.R.27/98
L.157/92 L.R.27/98
L.157/92 L.R.27/98
L.157/92 L.R.27/98
L.157/92 L.R.27/98
Mi
Mi
Mi
Mi
St
St
St
St
Mip
Mip
St/U
Mi
Mi
Mi
St
Mi
Mi
Mi
Zigolo giallo
Zigolo testanera
Zigolo nero
Strillozzo
RR
R
F
C
P
P
P
P
L.157/92 L.R.27/98
L.157/92 L.R.27/98
L.157/92 L.R.27/98
L.157/92 L.R.27/98
Mi
Mi
Mi
St
Vertebrati – mammiferi
specie
Canis lupus
Nome volgare
Lupo appenninico
Vulpes vulpes
Mustela nivalis
Martes foina
Mustela putorius
Volpe rossa
Donnola
Faina
Puzzola
Meles meles
Lutra lutra
Tasso
Lontra
Sus scrofa
Lepus capensis
Talpa europaea
Apodemus sylvaticus
Arvicola terrestris
Eliomys quercinus
Glis glis
Muscardinus
avellanarius
Erinaceus europaeus
Sorex minutus
Suncus etruscus
Rattus norvegicus
Felis silvestris
Cinghiale
Lepre
Talpa
Topo campagnolo
Arvicola
Topo quercino
Ghiro
Moscardino
Riccio – porcospino
Toporagno nano
Mustiolo
Ratto grigio
Gatto selvatico
Frequenza Status legale Normativa
R
94/43/CEE, all.II –
P
CE/2724/2000, all.A
L.157/92 L.R.27/98
C
F
L.157/92 L.R.27/98
P
F
L.157/92 L.R.27/98
P
RR
94/43/CEE, all. V
P
L.157/92 L.R.27/98
F
L.157/92
P
RR
94/43/CEE, all.II –
P
CE/2724/2000, all.A
L.157/92 L.R.27/98
C
F
C
L.157/92 L.R.27/98
P
C
C
R
R
L.157/92 L.R.27/98
P
R
F
R
F
F
RR(?)
P
L.157/92 L.R.27/98
P
94/43/CEE, all.IV –
CE/2724/2000, all.A
VALUTAZIONE DI COMPATIBILITA’ AMBIENTALE
Distribuzione
L/St
U/St
U/St
U/St
L/St
U/St
L
U/St
L/St
U/St
U/St
U/St
L/St
L/St
L/St
U/St
U/St
U/St
U/St
(?)
PIT 10 SUB APPENNINO DAUNO
Pagina 72 di 179
L.157/92 L.R.27/98
Dagli elenchi riportati sembra di poter affermare che nel territorio in esame vi sia una notevole
quantità di specie animali, ma una analisi più approfondita permette di riconoscere alcune
importanti assenze, soprattutto a livello di animali superiori (ad esempio, mancano del tutto i grandi
erbivori), con grave influenza sugli equilibri e sulle catene alimentari.
Inoltre, analizzando la colonna delle frequenze, si riscontra, almeno per alcune specie, come vi
siano una considerevole quantità di specie rare. Il termine “raro” o “rarissimo”, così come tutti gli
altri termini utilizzati nelle tabelle, vanno intesi come riferiti al comprensorio, quindi da questo
elemento si evince quanto le popolazioni di quella specie possano essere numericamente poco
consistenti. In alcuni casi ci si trova di fronte a popolazioni con così pochi individui da dover essere
considerate, salvo apporti dall’esterno, ormai senza prospettive.
Una ulteriore osservazione riguarda l’elevato numero di specie protette. Questo elemento deve
essere considerato di elevata importanza in quanto costituisce la più evidente prova dell’importanza
del territorio e della necessità di tutelarlo adeguatamente.
La presenza, inoltre, di specie estremamente sensibili va letta in prospettiva come una prova della
grande potenzialità del territorio in esame, potenzialità che può esprimersi solo a seguito di una
regolamentazione delle attività a maggiore impatto oltre che in conseguenza della realizzazione di
aree protette che fungano da riserve genetiche e da poli di espansione della fauna più significativa.
VALUTAZIONE DI COMPATIBILITA’ AMBIENTALE
PIT 10 SUB APPENNINO DAUNO
Pagina 73 di 179
5.6 Ecosistemi
5.6.1 Identificazione degli ecosistemi
I ecosistemi della zona interessati dalla progettazione di cui si effettua l’analisi d’impatto sono
costituiti da quattro tipologie fondamentali:
•
ecosistema agrario
•
ecosistema di pascolo con le sue varianti
•
ecosistema umido (fluviale, torrentizio e marcite)
•
ecosistema forestale
per una migliore lettura della situazione della zona appare opportuno esaminare le quattro tipologie,
sia pure superficialmente, nei loro aspetti fondamentali.
Ecosistema agrario
La quasi totalità dell’ecosistema agrario è costituita da seminativi, per lo più a grano, con alternanza
circa triennale di girasole.
La quota relativamente elevata e l’esposizione ai venti provenienti dai vari quadranti non permette,
infatti, coltivazioni di vigneti ed oliveti – mandorleti che sono caratteristiche delle zone costiere
foggiane più a valle e più riparate.
Rari gli orti e le altre colture possibili (mais) a causa della relativa scarsità di acqua e, comunque,
tutti concentrati vicino alle abitazioni e destinati per lo più al consumo familiare.
L’ecosistema agrario, nella zona, non presenta valore intrinseco particolarmente elevato ed appare
degradato a causa della intensività delle coltivazioni.
Ciononostante questi ecosistemi vengono spesso attraversati da fauna gravitante sulle zone più
integre nei loro passaggi da un’area all’altra.
Soprattutto nel periodo invernale e primaverile, quando il grano è ancora piuttosto basso, tutte le
aree a seminativo possono essere equiparate, come funzione ecologica, ai pascoli, assistendo quindi
ad una loro parziale colonizzazione da parte di una componente meno sensibile della fauna.
Ecosistema di pascolo
Nella zona interessata dalla realizzazione l’ecosistema di pascolo è piuttosto frequente dominando,
come tipologia ambientale, tutte le zone sommitali. Altri lembi di minore estensione sono collocati
a quote più basse laddove le pendenze sono troppo acclivi e tali da scoraggiare tentativi di
dissodamento.
VALUTAZIONE DI COMPATIBILITA’ AMBIENTALE
PIT 10 SUB APPENNINO DAUNO
Pagina 74 di 179
Abbondantemente presenti nell’area, questi ecosistemi permettono la sopravvivenza in zona di
specie floristiche e faunistiche estremamente interessanti, soprattutto costituite da orchidee e da
invertebrati e da rettili, predatori di questi ultimi oltre che costituire aree di pascolo per lepri e
piccoli mammiferi. Sono altresì utilizzati dal cinghiale per le sue escursioni al di fuori delle aree
forestali.
Costituiscono inoltre ottimale terreno di caccia per numerosi predatori sia mammiferi che uccelli
(lupo appennnico, volpe, poiana, nibbio bruno, nibbio reale, gheppio, smeriglio, rapaci notturni).
Anche numerosissimi insettivori gravitano in questi ecosistemi che rivestono un’importanza
ecologica primaria nel quadro dell’equilibrio ambientale del comprensorio.
A livello di attività umane questi ecosistemi sono alla base della sopravvivenza dell’attività
pastorale sia con allevamento di ovicaprini che, nel periodo estivo, di bovini di razza podolica
pugliese.
Ecosistemi umidi
Nella zona “area vasta” sono costituiti prevalentemente dai corsi d’acqua presenti nel territorio,
corsi perenni, come nel caso del fiume Fortore e corsi stagionali, con periodicità diversa in
relazione alla natura del corso ed al bacino imbrifero.
Appare scontata l’importanza di questi ecosistemi, soprattutto in un ambito in cui gli eventi siccitosi
non sono sicuramente straordinari.
Una ricca vegetazione idrofila ed igrofila si concentra sulle sponde delle zone ricche di acqua
offrendo rifugio e possibilità riproduttive alla maggior parte della fauna del comprensorio e
permettendo l’esistenza di tutte quelle importanti componenti legate all’acqua soprattutto per la fase
riproduttiva.
In particolare, le aree umide ospitano una serie di insetti fondamentali per le catene alimentari
(plecotteri, tricotteri, efemerotteri, odonati) che hanno la fase larvale in acqua e la fase adulta sotto
forma di individui volatori, preda di altri insetti e di numerosi uccelli.
Questi ecosistemi, in più, oltre a costituire fondamentali punti di abbeverata per tutte le specie
animali presenti, permettono l’esistenza di specie botaniche importanti e divenute in alcuni casi
molto rare (orchidee palustri).
Di particolare importanza sono quei ristagni d’acqua spesso inseriti in ambiti di bosco e definiti
come marcite. Frequenti nella vasta area considerata, devono essere considerati come santuari
VALUTAZIONE DI COMPATIBILITA’ AMBIENTALE
PIT 10 SUB APPENNINO DAUNO
Pagina 75 di 179
fondamentali per la sopravvivenza sia di anfibi che di microfauna acquatica tipica delle acque
stagnanti o a lentissimo corso.
Non devono poi essere trascurati gli invasi artificiali, dai piccoli laghetti collinari al grande invaso
di Occhito. Sono forse le uniche situazioni in cui si ritrova una diversificazione sufficiente di specie
ittiche. I corsi d’acqua, sia stagionali che perenni, hanno portate scarse e periodi di secca tali da
impedire qualsiasi colonizzazione o, al massimo, dove permangono alcune pozze, la sopravvivenza
è assicurata per pochi esemplari appartenenti alle specie più resistenti.
Ecosistemi forestali
Gli ecosistemi forestali presenti nella “vasta area considerata”, per quanto di limitata estensione,
appaiono di notevole importanza se non altro in quanto ospitano una serie di insetti estremamente
interessanti ed offorno rifugio ad una ricca fauna cosiddetta maggiore (lupo appenninico, cinghiale,
faina, puzzola, ghiro, ecc.).
Per lo più si tratta di boschi misti di latifoglie con querce, aceri, frassini e, localizzate, importanti
colonie di faggio.
Naturalmente non mancano i rimboschimenti, per lo più a conifere, ma con alcuni esempi piuttosto
interessanti di bosco misto nell’ambito del quale, però, sarebbe ormai opportuno l’intervento di
eliminazione, sia pur graduale, delle conifere per lasciare spazio alla ricostituzione della fitocenosi
originale.
VALUTAZIONE DI COMPATIBILITA’ AMBIENTALE
PIT 10 SUB APPENNINO DAUNO
Pagina 76 di 179
5.7 Paesaggio - Considerazioni generali.
Tra le varie componenti ambientali, è utile anche considerare la incidenza che assume il
concetto di scenario panoramico o paesaggio in accezione estesa.
Costituiscono gli scenari panoramici quelle situazioni dove la compresenza di paesaggi
significativi e di particolari corrispondenze tra le varie componenti della struttura fisica e le loro
vicende storico – culturali, determinano un valore del luogo che risulta in qualche modo
memorabile.
Possono essere identificati come scenari panoramici i casi di un nitido paesaggio rurale – le
masserie, i casolari, la vegetazione che delimita i campi e le proprietà, i segni netti ma variati delle
colture e dei filari, i residui delle alberate, il bosco e la macchia che incorniciano i poderi – che
riassume i caratteri del territorio pugliese nelle sue varie manifestazioni.
In quanto tali gli scenari panoramici costituiscono delle specifiche unità di paesaggio che
non è possibile definire sulla base di parametri analitici (il paesaggio non è un dato quantitativo) ma
che corrispondono a precise configurazioni nelle quali è possibile leggere, in mirabile armonia, i
segni distintivi che rappresentano l’identità del territorio, la sua storia, le vicende economiche che
l’hanno plasmato e che lì restano significativamente impressi.
In questa fase l’analisi ambientale si basa sulla consapevolezza che il paesaggio, inteso
come insieme di componenti ambientali, presenta un proprio valore anche economico, basato sia sul
potenziale turistico sia sul contributo fornito ad elevare la qualità della vita della popolazione in
esso presente. Anche se difficilmente quantificabile in termini strettamente monetari, questo valore
non può essere trascurato nell'ambito della formazione delle politiche territoriali.
Si sottolinea che per "paesaggio" si deve intendere il risultato dell'azione dell'uomo nel
modificare lo spazio, attraverso azioni sedimentate nel tempo, nell'attribuirgli qualità legate alle
forme d'uso e alle componenti ambientali; la categoria paesaggio comprende “forma e aspetto del
territorio” inteso nella sua integrità e globalità, ivi incluse flora e fauna. (Cass. 395/85)
I valori paesaggistici (unitamente agli assetti naturali dei luoghi, ai valori artistici e alle
tradizioni culturali) giocano un ruolo strategico e sottolineano che nell'individuazione delle aree
naturali spesso si elencano aree aventi sì preminente interesse naturalistico, ma anche ambientale e
paesaggistico.
I fattori che generalmente vengono presi in considerazione per esprimere i giudizi di qualità
del paesaggio sono riconducibili ad almeno quattro gruppi:
a)
topografia o morfologia del territorio: es. altimetria, clivometria, idrografia;
VALUTAZIONE DI COMPATIBILITA’ AMBIENTALE
PIT 10 SUB APPENNINO DAUNO
Pagina 77 di 179
b)
uso del suolo: es. colture e vegetazione, insediamenti umani, viabilità;
c)
visibilità: aree di influenza visiva (punti panoramici);
d)
detrattori: elementi negativi ai fini della qualità intrinseca di un sito.
Il territorio del Subappennino, che costituisce la cornice orografica occidentale della
Provincia di Foggia, si presenta con una fisionomia abbastanza ripetitiva, fatta di rilievi arrotondati,
dolci e molli in genere, caratterizzati da argille cenozoiche, a luoghi incise da valli molto incassate e
assolcate dall’erosione fluviale dei diversi corsi d’acqua che si dirigono verso il mare Adriatico.
I rilievi si elevano gradualmente dalla piana del Tavoliere, che nella parte più occidentale si
presenta piuttosto movimentato, con tonalità paesistiche che mutano gradualmente senza bruschi
contrasti.
Le forme di utilizzazione del suolo sono quelle caratteristiche della vicina pianura, più che
della vicina montagna molisana e irpina.
Con il progressivo aumento della quota, si assiste alla rarefazione del seminativo; dapprima
predominante ed incontrastato, con l’aumentare della quota esso si intercala gradualmente alle
colture arboree tradizionali (vigneto, oliveto, mandorleto), segno evidente delle conversioni
colturali del territorio, alcune delle quali storicamente recenti.
E’ per esempio il caso del mandorleto, gentile componente del paesaggio meridionale, che è
stato diffuso su larga scala ai primi dell’Ottocento.
In alto, sulle sommità dei rilievi, che vedono il punto culminale nella cima di Monte
Cornacchia, sono accantonati ampi lembi boscosi, quasi tutti in forte stato di degradazione; qua e là
ampliati da rimboschimenti solitamente edificati da conifere anche esotiche.
Si tratta dei relitti superstiti di una azione selvaggia di disboscamento, che ha determinato la
drastica diminuzione della copertura boschiva.
Ciò ha provocato frane e smottamenti che rendono instabili le masse argillose di molti
versanti che smottano e franano, modellando le sedi stradali, erodendo il cotico erboso, intasando
l’alveo dei fiumi.
All’ambiente naturale corrispondono le strutture dell’habitat rurale, che rispecchia il
rapporto tra popolazione e territorio, con una fitta presenza di centri di cocuzzolo o di colle, che
dominano i versanti vallivi a suoli poveri, spesso squilibrati e desertificati e di colture frammiste
alla vegetazione spontanea.
In questa apparente uniformità tipologica è arduo identificare qualità discrete e distinte di
paesaggio, poiché l’intero territorio appare abbastanza uniforme e in taluni punti anche monotono.
VALUTAZIONE DI COMPATIBILITA’ AMBIENTALE
PIT 10 SUB APPENNINO DAUNO
Pagina 78 di 179
5.7.1 Metodologia di lavoro
L’analisi del paesaggio è stata effettuata seguendo le indicazioni contenute nel manuale di analisi
paesaggistica (Boca e Oneto).
Anche le terminologie e le classificazioni vengono riprese dalla citata opera.
Il metodo di analisi ha seguito un iter che ha visto la ricognizione del territorio e l’individuazione
dei coni visuali; in seconda istanza si sono individuati i caratteri tipici del paesaggio.
5.7.2 Analisi del contesto d’intervento
Il contesto d’intervento ricade nella zona sommitale della catena subappenninica, con ampia veduta
verso la pianura del Tavoliere Foggiano e, ad ovest, verso la valle del Catola e le alture del
Beneventano.
Il paesaggio rilevabile nella zona oggetto dello studio ricade nella tipologia 68 del manuale di
analisi paesaggistica di Boca e Oneto, vale a dire quello del Tavoliere e delle sue colline marginali.
Esso è identificabile con quello tipicamente agrario pedecollinare, collinare e solo in parte
montuoso in cui gli elementi locali caratterizzanti sono costituiti dalle curve sinuose dei crinali
della catena, spesso ricoperte di boschi di latifoglie intervallati da ampie distese a pascolo e le
colture che qui sono prevalentemente costituite da coltivazioni di grano duro.
In questa situazione il paesaggio è caratterizzato da un clima mediterraneo, regione xeroterica,
sottoregione submediterranea di transizione caratterizzata da un periodo secco della durata media
inferiore ai due mesi.
La piovosità annua si aggira intorno ai 700 – 800 mm e la temperatura media annua intorno ai 12°C.
L’indice xerotermico ha valori compresi fra 1 e 40.
Questo clima è caratteristico delle aree posizionate al di sotto delle zone a clima freddo
dell’Appennino campano, pugliese e calabro (nella zona le aree inquadrabili nel clima freddo
appenninico sono piuttosto rare e limitate ai rilievi al di sopra dei 950 – 1000 metri).
Dal punto di vista della vegetazione è caratterizzato da formazioni di roverella che si rivela la
specie arborea tipica della zona.
Morfologicamente si caratterizza per un andamento dei rilievi piuttosto dolce ed il profilo degli
stessi risulta quasi sempre arrotondato a causa del substrato incoerente facilmente modellabile dagli
agenti atmosferici.
Geologicamente è caratterizzato, verso la pianura, da terrazzi morfologici originatisi per erosione
da parte dei corsi d’acqua sui sedimenti lasciati dalla regressione marina pleistocenica (spesso
VALUTAZIONE DI COMPATIBILITA’ AMBIENTALE
PIT 10 SUB APPENNINO DAUNO
Pagina 79 di 179
consistenti in conglomerati poligenici) sovrastanti sabbie e successivamente argille e sovente
poggiatisi direttamente sulle argille azzurre plio – pleistoceniche.
Da un punto di vista pedologico si è di fronte a suoli derivanti dall’evoluzione dei depositi fluviali
e/o deltizi, con buona matrice argillosa soprattutto in corrispondenza dei fondovalle, spesso
ciottolosi e molto sciolti alle sommità dei rilievi.
La copertura vegetale originaria, costituita da foreste con prevalenza di roverella, è spesso
scomparsa lasciando posto al suolo nudo caratteristico delle coltivazioni intensive annuali, mentre
in qualche caso la copertura forestale è stata ricostituita sostituendo, però, le latifoglie con le
conifere.
Anche dal punto di vista del fattore idrologico, i corsi d’acqua si presentano irreggimentati con
gabbionate e spesso con cemento.
Le colline, dominando il territorio piuttosto piatto, offrono punti di vista scenografici con visuali ad
ampio raggio, per lo più chiusi verso Ovest dalla cortina rappresentata dalla catena del versante
Beneventano del Subappennino.
Da questi punti di vista sopraelevati si osserva, verso il Tavoliere, un paesaggio estremamente
antropizzato, attraversato da un fitto reticolo di strade minori e da agglomerati urbani ed abitazioni
isolate.
Rari i filari di vegetazione arborea ed arbustiva fra le aree coltivate ormai eliminati dalla pratica
secolare della combustione delle stoppie di grano.
Questo paesaggio è sufficientemente dinamico presentando aspetti totalmente diversi a seconda
delle stagioni e del momento del ciclo colturale: brullo, di colore marrone durante il periodo
autunno – invernale, verde dal chiaro allo scuro durante le varie fasi della primavera, con la
vegetazione che si muove con moto ondulatorio a causa del vento, al giallo del periodo tardo
primaverile – inizio dell’estate ed infine al nero delle stoppie di grano dopo la combustione
tradizionale.
Coni visuali di un certo valore si aprono dal sito verso le altre alture del Subappennino Dauno con
viste diverse che offrono scenari forestali (M. Sambuco, i boschi di Pietra e Celenza, i Boschi di
Biccari e Roseto, i boschi di Accadia), o scenari in cui le formazioni boschive sono alternate ad
ampie aree di pascolo situato soprattutto alla sommità dei rilevi più alti (M. Cornacchia, M.
Crispignano, M. Tre Titoli, ecc.).
VALUTAZIONE DI COMPATIBILITA’ AMBIENTALE
PIT 10 SUB APPENNINO DAUNO
Pagina 80 di 179
Tutto il Subappennino è costellato di situazioni di elevato interesse storico e culturale. Dai tratturi
della transumanza, da recuperare e valorizzare, agli stessi centri storici dei paesi, anch’essi da
restaurare e valorizzare adeguatamente, a pochi e non valorizzati siti archeologici.
A riguardo di quest’ultimo aspetto è da puntualizzare che nell’ambito del territorio non è stata mai
condotta un’opera di ricognizione sistematica e completa per cui è ragionevole ipotizzare che a
seguito di indagini approfondite possano evidenziarsi situazioni di elevato interesse che potranno
aumentare in modo consistente l’interesse culturale e turistico dell’intero comprensorio.
VALUTAZIONE DI COMPATIBILITA’ AMBIENTALE