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EDITORIALE
L
a stampa in 3D sta rivoluzionando
la moda, portando sulle passerelle
più prestigiose le fogge più
sorprendenti. Fantastiche. Memorabili.
La tecnologia utilizzata per realizzare
questi abiti è innovativa quanto gli
abiti stessi. Le case di moda possono
produrre mille vestiti identici oppure,
semplicemente premendo qualche tasto,
rendere ogni capo diverso e originale,
adattarlo perfettamente alla silhouette
di una cliente o salvare una celebrità di
un altro continente che ha bisogno di
un abito per una serata di gala. Basta
trasmettere il codice esatto a una
stampante 3D vicina all’acquirente.
Nessun costo di spedizione. Nessun
ritardo nella consegna. Nessuna
vendita mancata perché la “fabbrica”
è dall’altra parte del mondo.
È questa la nuova forma che assume
l’industria manifatturiera nell’Era
dell’Esperienza. La delocalizzazione è
superata. È l’era della personalizzazione.
I rigidi confini del tempo, dello spazio
e dei materiali, che hanno imbrigliato
la manifattura da quando l’umanità
ha realizzato i suoi primi utensili
produciamo. Che cosa produciamo.
Quanto, per chi e come produciamo.
“Nell’Era
dell’Esperienza, I rigidi
confini del tempo,
dello spazio e dei
materiali cominciano
a sfuocarsi.”
rudimentali, cominciano a sfuocarsi.
Grazie alla tecnologia avanzata
3DEXPERIENCE, oggi possiamo
fabbricare praticamente qualsiasi cosa,
in qualsiasi luogo. Possiamo collaborare
indipendentemente dai fusi orari.
Collegare scienziati e ingegneri fin dalle
prime fasi di un progetto, ogni volta che
serve, ovunque si trovino. Simulare e
collaudare virtualmente, per poi stampare
prototipi rapidi. Oppure saltare del
tutto la prototipazione e andare dritti
in produzione. In poche parole, tutte le
nostre certezze sul mondo manifatturiero
vengono rimesse in discussione. Dove
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Tutto, dallo stato dell’economia
mondiale alle conformazione delle
nostre città, dall’ambiente al futuro
dei nostri figli, dipenderà dal modo in
cui direttori generali e amministratori
delegati porteranno le loro aziende
a rispondere a queste domande.
Il processo di trasformazione è
cominciato: è la prima onda del più
grande tsunami dai tempi in cui Henry
Ford perfezionò la catena di montaggio.
Come nell’alta moda, l’unico limite alle
potenzialità dell’industria manifatturiera
è l’immaginazione umana. Nella
nuova Era dell’Esperienza, siamo noi
stessi a plasmare il nostro futuro.
Monica Menghini
Executive Vice President Industry,
Marketing and Corporate Communications
Dassault Systèmes
l’era dell’esperienza
-37-
In questo
bernard charlÈs
-38-
INTRODUZIONE
LO SAPEVATE
-7-
Novità tecnologiche
BUSINESS
-8-
Borsellini digitali
Guidare il cambiamento
Materiali conformi
Ricerca
-18-
Super sostanze
Decifrare il codice
SOCIETÀ
-24-
Exit strategy
Pensiero di gruppo
formazione
-30-
Insegnare ai maschi
GoldieBlox: Pensato per le femmine
Istruzione universale
storia di copertina
-37-
L’era dell’esperienza
ARTe
-52-
Mike Campau
Industria
-54-
Aerospaziale e Difesa
Trasporti e Mobilità
Navale e Offshore
Energia e Processo
Ispirazioni
-72-
Zaha Hadid: Costruire il cambiamento e la libertà
Biblio-tech
-74-
Cinque recensioni a cura di Compass
N COPERTINA:
Nell’Era dell’Esperienza è in atto una radicale trasformazione dell’industria manifatturiera, in parte favorita da tecnologie dirompenti come la stampa in 3D.
Anche le case di moda disegnano nuove creazioni in 3D e le “stampano” con tecniche di produzione additiva.
- 46-
LA VOCE DELL’ESPERIENZA
Sir James Dyson
-48-
LA SFIDA DELLA CINA
-50-
formazione
Monica Menghini
Willy C. Shih
SOCIETÀ
-3-
STAMPA IN 3D
- 45-
SVOLTA GLOBALE
ricerca
EDITORIALE
37
- 44-
RITORNO IN PATRIA
BUSINESS
Primavera 2013
storia di copertina
numero
-40-
LA MATEMATICA DEL MANIFATTURIERO
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30
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COMPASS – La rivista della 3DEXPERIENCE – Pubblicata da: Dassault Systèmes 10, rue Marcel Dassault 78140 VélizyVillacoublay, France - www.3ds.com- Responsabile editoriale: Pierre Marchadier Caporedattore: Michael Marshall, [email protected]
Redattori: Bernadette Hearne, [email protected] - Sabrina Khouchane, [email protected], Jutta Treutlein, [email protected],
Rachel Callery, [email protected] Illustratore: Raphael Delerue Grafica: The Ramey Agency Produzione: The Ramey Agency
Stampato in Francia Pubblicità: [email protected]
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Lo
SAPEVATE?
Bellezza sostenibile
Con i suoi 105 metri di altezza, la
Solar City Tower di Rio de Janeiro
non è solo bella: la torre produrrà
energia rinnovabile per la città e il
futuro villaggio olimpico. La torre
multifunzionale genera energia solare
e idraulica, ha una magnifica cascata,
una piazza pubblica, un anfiteatro,
una terrazza panoramica e una
piattaforma per il bungee jumping.
Il progetto, che verrà realizzato
sull’isola di Cotonduba, è opera dello
studio svizzero RAFAA Architecture
& Design.
www.rafaa.ch
Solo nebbia
Displair, un’azienda high-tech russa,
sta proiettando i touchscreen in una
nuova era: dal vetro alla nebbia, con
un monitor interattivo multitouch
fatto di pura e semplice “aria tattile”. Il
prodotto, chiamato anch’esso Displair,
Una nuova luce
La prima idea di lampadina veramente
nuova da 30 anni a questa parte promette
la stessa efficienza delle lampade a LED
a un prezzo inferiore. FIPEL, acronimo di
Field-Induced Polymer Electroluminescent
Lamp (polimeri a induzione di campo
elettroluminescenti), è prodotta con una
speciale plastica che, attraversata da
corrente elettrica, induce una corrente
di spostamento ed emette luce. Fra i
vantaggi spiccano l’assenza di sostanze
chimiche corrosive in produzione, la
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© 2012 Advanced Micro Devices, Inc. Tutti i diritti riservati. AMD, il logo AMD Arrow, ATI, il logo ATI, FirePro e le loro combinazioni sono marchi di Advanced Micro Devices, Inc.
facilità di smaltimento, la riciclabilità e la
varietà dei colori disponibili. Le lampadine
FIPEL possono infatti emettere luce di
qualsiasi colore, ad esempio la classica
tinta giallognola del sole, secondo i gusti
di ciascuno. La nuova lampadina è stata
sviluppata dai ricercatori del Center for
Nanotechnology and
Molecular Materials della
Wake Forest University
nel North Carolina, USA.
www.wfu.edu
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proietta l’immagine
su un sottile velo di
aria infusa con micro­
particelle di acqua.
Grazie a una
tecnologia software e
gestuale estremamente sofisticata,
l’utente può interagire con lo schermo
semplicemente “toccando” la nebbia.
Ma non preoccupatevi: le goccioline
d’acqua sono talmente minuscole che
le dita restano perfettamente asciutte.
www.displair.com
Business
BORSELLINI
DIGITALI
Le nuove tecnologie fanno a gara per cambiare
le nostre abitudini di pagamento
Dopo anni di dominio di
tecnologie consolidate
e collaudate, il mondo
dei pagamenti è sull’orlo
di una rivoluzione. Le
tecnologie di “portafoglio
digitale” presentate
da PayPal, VISA,
MasterCard e altri attori
mostrano un grande
potenziale. Il successo,
però, è determinato
dalla diffusione fra i
consumatori. Il grande
pubblico accetterà i
borsellini digitali?
di Lindsay James
L
a tecnologia ha avuto un impatto
forte su tutti gli aspetti della nostra
vita. Ora, il prossimo oggetto che
diventerà digitale è il portafoglio.
Che cos’è un portafoglio o borsellino
digitale? Secondo la definizione del
Laboratorio ID dell’Università di Toronto, si
tratta di “un dispositivo elettronico mobile
che consente al singolo utente di effettuare
transazioni commerciali per via elettronica”.
Secondo un recente studio di Gartner, i
pagamenti mobili a livello mondiale
cresceranno del 42% ogni anno,
raggiungendo i 617 miliardi di dollari e i
448 milioni di utenti entro il 2016.
Ma non ci sono garanzie che il portafoglio
digitale verrà adottato diffusamente. Nella
loro forma originale, i portafogli digitali
erano concepiti come strumento per
contenere diverse tipologie di contante
elettronico, o e-cash. Quando il contante
elettronico non riuscì a sfondare,
principalmente per preoccupazioni legate
alla sicurezza, il concetto di portafoglio
digitale fu esteso a un servizio più ampio
di pagamenti mobili.
ADOZIONE LENTA
“Il portafoglio digitale deve ancora
esprimere il suo vero potenziale,” dice
Anne Head, vicepresidente di VISA
Europe. “C’è molto entusiasmo e se ne
parla tanto. La sfida, e l’opportunità, sta
nel lanciare un portafoglio che sia sicuro,
semplice e ben integrato, sia con gli attuali
servizi bancari e di pagamento, sia con
quelli che verranno introdotti in futuro.”
I borsellini “passa e paga”, ad esempio,
che utilizzano le tecnologie di
comunicazione a corto raggio (NFC) per
effettuare pagamenti “senza contatto”,
pongono problematiche particolari.
Nonostante siano già in circolazione
numerose carte e dispositivi mobili
abilitati per la tecnologia NFC, il loro
impiego effettivo è piuttosto limitato.
“Si è creata
una situazione di
stallo fra consumatori e
commercianti,” dice James
Sherwin-Smith, responsabile per le
procedure di pagamento presso la società di
consulenza internazionale Oliver Wyman. “I
consumatori sono restii ad adottare nuovi
sistemi di pagamento se questi non sono
accettati dalla maggior parte dei
commercianti; dal canto loro, i
commercianti sono riluttanti a dotarsi di
una tecnologia poco utilizzata dai clienti.”
La complessità della catena del valore dei
sistemi NFC rappresenta una barriera alla
diffusione della tecnologia. “L’amara verità
è che, nonostante sia ancora agli albori,
il mercato dell’NFC è troppo complesso
perché qualcuno ne possa prevedere
il futuro con un grado di precisione
accettabile,” afferma Amir Tabakovic,
direttore della Mobile Wallet Taskforce
di Mobey Forum, un’associazione
internazionale promossa dalle banche e
specializzata in pagamenti e servizi bancari
mobili. “È chiaro che la tecnologia ha un
enorme potenziale per commercianti,
banche e istituti di pagamento, gestori di
programmi di pagamento, operatori di reti
mobili, costruttori di dispositivi, fornitori di
servizi, fornitori di sistemi operativi e molti
altri soggetti. Ciò che è meno chiaro, però,
è come questi soggetti possano lavorare
insieme. Molti di loro dovranno competere
e collaborare al tempo stesso.”
Potrebbe essere difficile trovare il
giusto equilibrio fra competizione e
collaborazione. “È molto difficile per
tutti gli attori coinvolti lavorare insieme
In Europa sono già in circolazione oltre 50
milioni di carte di credito VISA contactless
(Immagine gentilmente concessa da VISA)
efficacemente,” dice Zilvinas Bareisis,
analista presso la società internazionale
di ricerca e consulenza Celent. “Per
questo motivo sembra che molte aziende
abbiano deciso di andare avanti da sole.”
$617
miliardi
I pagamenti mobili a livello
mondiale cresceranno del 42%
ogni anno, raggiungendo i 617
miliardi di dollari e i 448 milioni
di utenti entro il 2016.
Gartner
PORTAFOGLI
VINCENTI
Mentre impazza la battaglia per
aggiudicarsi una fetta della torta NFC,
stanno entrando in gioco anche soggetti
esterni al settore bancario tradizionale.
Un esempio è PayPal. Il gigante
controllato da eBay ha riunito in un’unica
app diversi metodi di pagamento, dal
conto corrente ai coupon, dai buoni regalo
alle carte di credito, offrendo ai clienti
la massima flessibilità per pagare
come vogliono e quando vogliono.
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Il commerciante,
dal canto suo, riceve
il pagamento da PayPal al
momento della transazione, avendo così
disponibilità immediata della liquidità.
“Francamente non penso che il problema
siano i pagamenti nei punti vendita,”
ha scritto recentemente il presidente
di PayPal, David Marcus, sul suo blog.
“La chiave del successo per la tecnologia
NFC sta nel risolvere le esigenze più
profonde del cliente in modi nuovi.”
Marcus prevede che il dibattito sui
pagamenti NFC si chiuderà nel 2013...
ma non nel modo in cui sperano i
banchieri. “Questa tecnologia non risolve
un problema concreto del consumatore
e non offre un valore aggiunto capace
di indurre chiunque a cambiare il proprio
compor­tamento.”
PASSI AVANTI
Un’azienda che spera di portare un vero
cambiamento è la startup newyorchese
Moven (ex Movenbank), che nel 2013 lancerà
la sua “banca mobile” basata sulla tecnologia
NFC. Rivolgendosi ai “nativi digitali” della
generazione cresciuta online, Moven si
propone di “riavviare il sistema bancario”.
“Moven è stata concepita fin dall’inizio per
il mondo mobile,” racconta il fondatore
Brett King, autore di numerosi best seller sul
futuro dei servizi finanziari. “I clienti devono
solo attaccare un adesivo sul cellulare ed è
fatta. Da quel momento possono pagare
con il telefonino e visualizzare sullo schermo
in tempo reale il saldo del conto corrente
prima e dopo ogni acquisto.”
I pagamenti via cellulare offrono un altro
importante vantaggio nei Paesi in via di
sviluppo, dove possono agevolare
l’accesso ai servizi in assenza di una banca
“fisica”. Un’iniziativa di questo tipo è
M-Pesa in Kenya, che consente a
chiunque abbia una carta d’identità o un
passaporto di depositare, prelevare e
trasferire denaro mediante un dispositivo
mobile. M-Pesa ha raccolto 17 milioni di
clienti in soli sei anni, quasi il 50% della
popolazione del Kenya. Con il suo
semplice “conto corrente” sul telefonino,
M-Pesa movimenta un giro di denaro pari
al 25% del prodotto interno lordo (PIL) del
Kenya. Le banche tradizionali presenti nel
Paese non possono garantire livelli
paragonabili di “inclusione finanziaria”.
INIZIA LA BATTAGLIA
Spronati dalla concorrenza di società di
pagamenti non tradizionali, i colossi del
settore come VISA e MasterCard stanno
reagendo. VISA, ad esempio, ha lanciato
un servizio chiamato V.me, che consente
ai clienti di effettuare acquisti online
senza dover inserire ogni volta i propri dati
e l’indirizzo di spedizione.
“Le parole chiave in questo caso sono
velocità e comodità,” dice Head. “V.me è
concepito come servizio di pagamento
multicanale che funziona su tutte le
piattaforme. Questo aspetto è
fondamentale, perché circa il 20% delle
visite ai siti Web avviene ormai da
smartphone o tablet. Le persone usano
sempre più spesso i dispositivi mobili per
l’accesso a Internet e, di conseguenza,
l’esperienza di pagamento deve essere
facile e veloce come con qualsiasi altro mezzo.”
“Il portafoglio digitale
deve ancora esprimere
il suo vero potenziale.”
Anne Head
Vicepresidente di VISA Europe
MasterCard ha invece lanciato la rete di
portafogli digitali PayPass. Con PayPass
gli utenti possono memorizzare i dati della
carta di credito su smartphone, tablet o PC
portatili, con qualsiasi sistema operativo,
per fare acquisti nei negozi online. La
compagnia aerea American Airlines e la
catena di librerie Barnes & Noble sono
stati fra i primi a integrare il pulsante
PayPass nei loro siti Web. American
Airlines ha integrato PayPass anche
nella propria app mobile per velocizzare
prenotazioni e procedure d’imbarco.
MasterCard ha realizzato insieme alla
società di telecomunicazione spagnola
Telefónica una joint venture, Wanda, con
l’obiettivo di diffondere i pagamenti
mobili in tutta l’America Latina. Wanda ha
esordito con successo in Argentina, Perù e
Messico e conta già oltre 200.000 clienti.
MasterCard e Telefónica forniranno servizi
analoghi anche in Brasile da aprile 2013.
Nel frattempo, il principale operatore
mobile cinese, China Unicom, ha siglato
un accordo con la China Merchants Bank
per lanciare nella città di Shanghai un
servizio di portafoglio digitale basato su
telefoni con abilitazione NFC. Secondo
China Unicom, gli abbonati al servizio
potranno collegare il loro conto corrente
presso China Merchants Bank alla scheda
SIM, trasformando il cellulare in un
borsellino elettronico. Shanghai diventerà
così la prima città ad adottare il sistema di
pagamento mobile che verrà poi
introdotto nel resto del Paese.
Japan Credit Bureau (JCB) sta pianificando un
test di un mese per una nuova piattaforma
di portafoglio digitale, prima di proporre il
servizio a clienti nazionali e internazionali a
partire dalla fine del 2013. JCB Mobile Wallet
gestisce pagamenti, programmi fedeltà,
sconti e altre offerte speciali.
Tutti questi progetti seguono il via libera
della Commissione Europea a Weve, una
joint venture costituita dagli operatori
wireless del Regno Unito Vodafone, O2
ed Everything Everywhere. A conferma
dello spostamento degli equilibri fra
società di servizi finanziari e compagnie
telefoniche, la joint venture punta a
creare un’unica piattaforma mobile
per gestire carte di pagamento, coupon
e dati delle transazioni sulle schede SIM.
Banche, società di carte di credito,
rivenditori al dettaglio, aziende di
trasporto e altre società di
telecomunicazioni possono affittare
spazio sulle schede SIM pagando un
canone di abbonamento.
LA DOMANDA FINALE
Mentre tutti sgomitano per farsi spazio sul
mercato, la domanda resta sempre la
stessa: i consumatori adotteranno la
nuova tecnologia?
“I pagamenti con portafoglio digitale
mostrano una crescita continua,
soprattutto nei mercati più maturi,”
afferma Patrick Desmarès, CEO di EFMA,
un’associazione internazionale di dirigenti
delle società di servizi finanziari. “Ora
spetta alle banche, alle società di
telecomunicazioni e al commercio trovare
una collaborazione efficace per offrire una
soluzione vincente.” ◆
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Rispondere alle
preoccupazioni
della clientela
Le violazioni alla sicurezza
sono sulle prime pagine di
tutti i giornali, giustificando i
timori degli utenti
nell’adottare tecnologie come
il portafoglio digitale. Come
rispondono le aziende?
• Sicurezza
Una ricerca di Gartner rileva
che il 27% dei consumatori in
tutto il mondo ha subito almeno
una frode sulla carta di credito
negli ultimi cinque anni.
“Nessuna soluzione di
pagamento avrà mai successo
nel lungo termine se non
è assolutamente sicura,”
afferma Zilvinas Bareisis,
analista della società
internazionale di ricerche di
mercato e consulenza Celent.
“Purtroppo la sicurezza
assoluta non esiste, si tratta di
trovare il miglior compromesso
possibile fra sicurezza e
usabilità.”
• RISERVATEZZA
Sono fondati i timori dei
consumatori che banche,
commercianti o pubblica
amministrazione, durante
le operazioni di pagamento
elettronico, acquisiscano
informazioni al di là del
pagamento stesso?
“La riservatezza è una
preoccupazione crescente,
ma non è legata
specificamente ai pagamenti,”
dice Bareisis. “Ritengo che
nessun fornitore che voglia
introdurre stabilmente una
soluzione di pagamento
elettronico raccolga, senza il
consenso esplicito del cliente,
più informazioni di quelle
strettamente necessarie
per effettuare la transazione
di pagamento.”
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Business
Guidare il
cambiamento
Il Dott. Ralf Speth guida il nuovo corso
di Jaguar Land Rover
Il Dott. Ralf Speth, CEO di Jaguar Land Rover, è la figura chiave per la trasformazione di
due dei marchi automobilistici inglesi più rappresentativi. Da quando ha preso il volante
nel 2010, Speth ha puntato a una crescita redditizia e costante. In un 2012 da record,
l’azienda ha venduto oltre 375.000 veicoli in tutto il mondo, creando più di 8.000 nuovi
posti di lavoro nel Regno Unito nell’ultimo biennio.
di Rebecca Lambert
D
al 2010, la rinascita di Jaguar Land
Rover (JLR) è guidata dal Dott. Ralf
Speth, il CEO che ha ristrutturato
l’azienda e infuso nuova determinazione per
puntare a una crescita redditizia e costante.
Con oltre 22 anni di esperienza
nell’industria automobilistica europea,
principalmente in BMW, Speth vanta un
curriculum di successi contro pronostico,
soprattutto nei momenti difficili. Mentre
altre case stentano e l’Europa langue nella
recessione, l’approccio “quadrato” e
pragmatico di Speth sta dando i suoi frutti.
L’industria dell’auto è un settore piuttosto
turbolento, dove la capacità di adattamento
fa la differenza fra successo e fallimento. “Il
mercato è caratterizzato da incertezza
economica, squilibri valutari e relazioni
commerciali tutt’altro che libere ed eque,”
dice Speth. “Inoltre, i clienti sviluppano
nuove esigenze e dettano nuove tendenze.
La mobilità moderna richiede soluzioni
lungimiranti, con grandi innovazioni che
rivoluzionano i processi di creazione dei
prodotti.”
Il Dott. Ralf Speth, CEO di Jaguar Land Rover,
ha guidato l’azienda a un 2012 da record, con
oltre 357.000 veicoli venduti in tutto
il mondo. Nell’ultimo biennio JLR ha creato
più di 8.000 posti di lavoro nel Regno Unito.
Speth ha ricevuto dal Manufacturing Executive
e dal Manufacturing Leadership Council il
Manufacturing Leadership Award 2013
per la categoria “Turnaround”.
(Foto di Stewart Read)
“IL CLIENTE DOVREBBE ESSERE ESALTATO
DA UN’ESPERIENZA ESCLUSIVA.»
Dott. Ralf Speth, CEO di Jaguar Land Rover
Compito del CEO, prosegue Speth, è avere
una visione complessiva dall’alto, ma anche
la capacità di scendere nel dettaglio quando
serve. “Si deve trovare il giusto equilibrio fra
l’attenzione per i risultati quotidiani,” afferma,
“e l’impegno per trasformare completamente
l’organizzazione nel lungo termine.”
UN OCCHIO
AL FUTURO
Pur orchestrando i destini futuri di JLR,
Speth non ha ancora provato a ristrutturare
l’azienda. “Abbiamo conservato e rafforzato
il DNA dei nostri prodotti, migliorando
numerosi processi per diventare un’unica
organizzazione molto efficiente con due
marchi storici,” dice. Come dimostrano i
recenti lanci della spider decappottabile
F-TYPE e della nuova Range Rover
interamente in alluminio, JLR vuole
mantenere intatta la quintessenza “British”
di seduzione e design dei suoi modelli,
abbinata all’innovazione più avanzata.
30%
JLR ha registrato un nuovo
record assoluto di vendite nel
2012, con un incremento del
30% rispetto al 2011.
“Le auto sono ancora i prodotti più
complessi offerti ai consumatori,” dice
Speth. “Le nuove tecnologie si ritrovano in
ogni elemento della nostra gamma, dalla
struttura, come la scocca in alluminio e le
sospensioni leggere della nuova Range
Rover, a tutti i processi del nostro ciclo di
produzione avanzato.”
Dalle classiche corse per modelli Jaguar alle
sfide estreme fuoristrada per le Land Rover,
fino alle giornate di avventura e ai tour dei
nostri centri Land Rover Experience, le
nostre proposte sono davvero uniche ed
entusiasmanti. Non solo ci consentono di
mostrare le incredibili prestazioni dei nostri
mezzi, ma ci aiutano anche a mantenere
rapporti eccellenti con la clientela.”
L’obiettivo di Speth è che tutti i clienti
siano colpiti ed entusiasti dei prodotti
e dei servizi di JLR. “Il cliente dovrebbe
essere esaltato da un’esperienza
esclusiva,” spiega. “Guardando al futuro,
quello che voglio lasciare alla prossima
generazione è un’azienda migliore
di quanto non lo fosse prima.”
Avendo stabilito un nuovo record assoluto
di vendite nel 2012, con un incremento del
30% rispetto al 2011 e risultati eccezionali
nei mercati di Regno Unito, Cina e Stati
Uniti, Speth è sulla buona strada per
realizzare il suo obiettivo. ◆
Per maggiori informazioni:
www.jaguar.com
IL CLIENTE AL PRIMO
POSTO
Speth tiene gli occhi di JLR ben puntati sulle
esigenze del suo principale referente: il
cliente. “Siamo fieri di avere una clientela
fedele in tutto il mondo, che ha una grande
passione e conoscenza dei nostri marchi,”
afferma Speth. “Oltre ai club e alle
associazioni Jaguar e Land Rover, offriamo
numerose esperienze e iniziative legate alla
tradizione e al presente dei nostri brand.
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13
Leggete il codice per
maggiori informazioni
su Jaguar Land Rover
Business
sfida di Elsesser, ma poche sono
determinate e risolute come Agilent.
“I nostri prodotti restano in uso per
alcuni decenni e abbiamo capito che
anticipare la conformità alle normative
ci avrebbe dato un grosso vantaggio
competitivo,” dice Elsesser. “E così è
stato.”
LABIRINTO
INTRICATO
Sulla scia dell’UE, tutti i governi
stanno adottando norme che limitano
la presenza di sostanze pericolose nei
prodotti e nei processi manifatturieri,
praticamente in tutti i settori
industriali. La maggior parte delle
aziende rispetta l’intento del
legislatore, ma deve districarsi in una
giungla di regolamenti, in continua
evoluzione e a volte contradditori, che
riguardano la produzione, la
distribuzione, l’utilizzo e lo
smaltimento dei loro prodotti.
MATERIALI
CONFORMI
Le scadenze incombono, ma per la conformità
dei materiali servono anni di preparazione
In tutto il mondo aumentano le normative sulla conformità dei materiali, imponendo
alle aziende manifatturiere un approccio proattivo per mantenere i ricavi e la qualità
dei prodotti e per evitare sanzioni. Alcune realtà sono però riuscite a trasformare una
“scocciatura” onerosa in un vantaggio competitivo.
di Lisa Roner
Q
uando Agilent Technologies
scoprì di dover eliminare il
piombo dalle proprie
apparecchiature di collaudo
elettroniche per rispettare le
normative ambientali dell’Unione
Europea, impiegò più di cinque anni
per adeguarsi. Ci vollero 24 mesi
per riprogettare 2.100 prodotti, più
altri 18 per verificare le prestazioni e la
durevolezza dei nuovi progetti.
“Se non avessimo affrontato subito il
problema, i nostri prodotti avrebbero
potuto essere banditi dal mercato
europeo,” dice Frank Elsesser, Director
of Environmental Compliance, Product
Regulations and Safety di Agilent.
“Era in gioco un terzo dei nostri ricavi
annuali, circa un miliardo di dollari. E
le normative aumentano continuamente.”
Praticamente tutte le aziende del
pianeta devono affrontare la stessa
Data questa complessità, la conformità
ambientale non può essere
un’iniziativa isolata, come spiega
Meglena Mihova, socia dello studio di
consulenza per il settore pubblico
EPPA (ex European Public Policy
Advisers). Davanti a una “barriera”
normativa sempre più alta, costituita
principalmente dalle direttive UE sulla
limitazione delle sostanze pericolose
(RoHS), sulla registrazione,
valutazione, autorizzazione e
limitazione delle sostanze chimiche
(REACH) e sui rifiuti di apparecchiature
elettriche ed elettroniche (RAEE),
Mihova invita le aziende a essere
proattive.
SEMPRE UN PASSO
AVANTI
vogliono anni per trovare sostituti
idonei e testare nuovamente la qualità
e l’affidabilità di un prodotto che può
essere utilizzato per 20-30 anni.”
Mihova cita l’americana Agilent come
grande esempio di proattività. Pur
non essendo direttamente interessato
dalla direttiva RoHS quando venne
introdotta inizialmente, il colosso delle
apparecchiature di misura e controllo
decise di analizzare subito la supply
chain e riprogettare i prodotti
nell’ottica della conformità. I tecnici di
produzione dell’azienda parteciparono
attivamente al processo legislativo.
60
mesi
Per riprogettare 2.100 prodotti
secondo la direttiva RoHS,
Agilent ha impiegato 24 mesi,
più altri 18 per testare
i nuovi progetti.
“Agilent è stata coinvolta nelle
consultazioni, avendo la possibilità di
evidenziare le sfide del settore e
motivare la necessità di tempi più
lunghi per ottenere la conformità,”
racconta Mihova. “I suoi
rappresentanti hanno lavorato anche
alle revisioni della direttiva, con un
approccio onesto e proattivo che è
stato accolto molto positivamente.”
A RISCHIO UN
MILIARDO DI
DOLLARI
“I politici incaricati di definire direttive
come RoHS e REACH spesso non
capiscono la complessità della supply
chain,” osserva Mihova.
Per rispettare la direttiva RoHS,
Agilent doveva trovare un materiale
sostitutivo per le saldature in piombo
dei circuiti stampati, assicurandosi che
anche i fornitori facessero lo stesso.
“Eliminare il piombo dalle saldature è
una vera e propria svolta tecnologica,”
dice Elsesser. “Per i nostri clienti è
importante che questa procedura sia
ben collaudata e metodica. Quindi
volevamo muoverci in anticipo rispetto
all’entrata in vigore della normativa.”
“Per essere conformi, le aziende
devono spostarsi in diversi continenti
e, in molti casi, riprogettare
completamente un prodotto molto
complesso,” aggiunge. “A volte ci
Il piombo è un metallo pesante
classificato fra le molte sostanze che
Agilent deve monitorare. I progettisti
e gli ingegneri dell’azienda devono
scegliere i componenti forniti da
Le aziende non dovrebbero aspettare
passivamente le nuove normative, dice
Mihova, bensì cercare di essere
coinvolte nella loro stesura e
formulazione.
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primavera 2013
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15
aziende esterne da utilizzare nei loro
progetti e stabilire se la loro somma
rispetta i limiti normativi in vigore nei
vari Paesi. Agilent deve inoltre gestire
le consegne in modo che i clienti in
Paesi regolamentati ricevano solo
prodotti conformi.
“Sapevamo che, se non avessimo
realizzato prodotti a norma RoHS
entro un certo numero di anni,
avremmo potuto perdere quote di
mercato, con un impatto rilevante sui
nostri ricavi,” dice Elsesser. “L’UE
rappresenta probabilmente il 30% del
nostro giro d’affari attuale ma, con
l’introduzione di normative ambientali
in tutto il mondo, questa quota
potrebbe salire al 90 o anche al 100
percento.”
Sfide difficilissime, che Agilent sta
però trasformando in opportunità.
“Volevamo essere all’avanguardia nello
sviluppo di prodotti che erano e sono
sostenibili,” spiega Elsesser. “In alcuni
casi acquisiamo nuovi ordini perché
riusciamo a dimostrare che i nostri
prodotti rispettano determinate
normative ambientali in tutto il
mondo. I nostri clienti non solo
richiedono informazioni sulla
conformità RoHS: talvolta esigono la
conformità, perché i nostri prodotti
sono integrati nelle loro soluzioni.”
“A VOLTE CI VOGLIONO
ANNI PER TROVARE
SOSTITUTI IDONEI E
TESTARE NUOVAMENTE LA
QUALITÀ E L’AFFIDABILITÀ
DI UN PRODOTTO.“
Meglena Mihova
Partner, EPPA
Con poca o nessuna omogeneità
legislativa fra i vari Paesi e nuove
norme introdotte quasi ogni giorno, i
metodi di tracciamento manuale sono
troppo rischiosi. Agilent ha quindi
implementato un sofisticato modulo
per la conformità dei materiali per
tenere traccia delle nuove normative e
ricalcolare il volume complessivo di
ciascuna sostanza pericolosa presente
in ogni prodotto quando vengono
cambiati i componenti. Progettando i
prodotti nel rispetto delle normative
Finalmente disponibile sul tuo
più severe, Agilent si assicura che ogni
prodotto fabbricato sia conforme o
superiore a tutte le leggi vigenti nel
mondo.
“Fin dall’inizio abbiamo capito che
un sistema solido per la gestione dei
dati ambientali ci avrebbe aiutato a
raggiungere il nostro obiettivo e a
restare al passo con le normative in
continua evoluzione.” Elsesser consiglia
ad altre aziende di non sottovalutare
l’importanza strategica di un sistema
per la gestione dei dati ambientali ai
fini della conformità dei materiali.
“Non si tratta di una normale
applicazione IT, perché aiuta a capire il
valore degli investimenti nella conformità
ambientale. Lo si può sfruttare come
un vantaggio strategico.”
OPPORTUNITà
NELLA SFIDA
“L’IMPLEMENTAZIONE
DEL PROGRAMMA DI
CONFORMITÀ CI STA
OFFRENDO L’OPPORTUNITÀ
DI RIPULIRE I PROGETTI
ESISTENTI, MIGLIORARE
I NOSTRI PROCESSI DI
SVILUPPO DEI PRODOTTI
E, AL TEMPO STESSO,
OTTENERE LA CONFORMITÀ
AMBIENTALE.“
George Valaitis
RESPONSABILE DEL PROGRAMMA
ROHS DI AB SCIEX
AB Sciex, produttore statunitense di
spettrometri di massa e altre apparecchia­
ture scientifiche, è un’altra azienda
che ha trasformato la conformità dei
materiali da una “scocciatura” legale
a un’opportunità di mercato.
La maggior parte dei prodotti di AB
Sciex non è soggetta a restrizioni
fino al 2016. Ma George Valaitis,
responsabile del programma RoHS
di AB Sciex, dice che l’azienda voleva
implementare un programma
efficiente di conformità dei materiali
per garantirsi l’accesso ai mercati
di tutto il mondo.
“Le aziende che indugiano troppo
si ritroveranno costrette a togliere
persone dalla ricerca e sviluppo o dalla
progettazione, e impegnarle in attività
di conformità ambientale per sei
mesi,” dice Valaitis. “Per tutto quel
tempo non svilupperanno nuovi
prodotti e l’attività ne risentirà.”
La sfida sarà sempre più complessa.
La direttiva RoHS riguarda solo sei
sostanze, ma Valaitis fa notare che
in altre direttive, ad esempio nella
REACH che regolamenta attualmente
138 sostanze, vengono aggiunte
da 20 a 50 sostanze ogni anno.
“L’UE sta implementando un processo
graduale,” dice Valaitis. “Noi abbiamo
portato avanti il nostro programma
per ottenere la conformità ambientale
e ridurre l’uso di quelle sostanze nei
nostri prodotti. Quindi saremo pronti
quando le leggi entreranno in vigore.”
Esaminando i processi interni e
migliorando lo scambio di informazioni
con i fornitori, Valaitis è convinto che
AB Sciex stia guadagnando efficienza
nel ciclo di sviluppo. “L’implemen­
tazione del programma di conformità
ci sta offrendo l’opportunità di ripulire
i progetti esistenti, migliorare i nostri
processi di sviluppo dei prodotti e, al
tempo stesso, ottenere la conformità
ambientale,” dice.
Riprogettando i circuiti stampati, dice
Valaitis, AB Sciex riduce in molti casi i
costi del 10-20%, in quanto i progetti
vengono ottimizzati e si traducono
in una progettazione più solida e
affidabile. “Con l’avvicinarsi delle
scadenze, aumenteranno le richieste
relative al contenuto dei nostri
prodotti e noi saremo in grado
di dare queste informazioni.”
PARTECIPARE PER
AVERE SUCCESSO
Il segreto per navigare nei mari agitati
della legislazione è farsi coinvolgere fin
dall’inizio nella definizione delle normative,
suggerisce Mihova. “Non bisogna aver
paura di sedersi al tavolo con i politici e
discutere dei limiti a nuove sostanze prima
che vengano fissati,” dice. “Spiegate
dove una sostanza è assolutamente
indispensabile e collaborate con le
autorità per definire uno scenario
normativo che consenta di ridurre al
minimo l’impatto sulla vostra attività.”
dispositivo mobile!
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dati in qualsiasi
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installare e da
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AB Sciex sta riducendo i costi
anche del 20% ottimizzando
i progetti e rispettando le
normative sulla conformità dei
materiali.
Soprattutto per i prodotti complessi, è
fondamentale avere visibilità e controllo
sulla supply chain, aggiunge Mihova.
“Dovete sapere chi produce che cosa,
e quali fornitori offrono componenti
conformi, per poter reagire prontamente,
riducendo i rischi in un contesto
normativo sempre più articolato e
frenetico. Bisogna anticipare ed essere
proattivi. Non si può aspettare in
silenzio.” ◆
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ricerca
super
SOSTANZE
Nuovi materiali con un grandissimo potenziale
La scienza dei materiali è pronta a stupire il mondo con nuove fantastiche invenzioni.
Celle fotovoltaiche fabbricate con proteine di spinaci, schiume metalliche leggere come
una piuma, biomateriali innovativi, compositi con funzionalità avanzate e materiali da
costruzione ultraleggeri promettono di rivoluzionare i prodotti di domani.
di Mona Clerico
S
ilicio, compositi, titanio, vetro
tattile... Questi e molti altri
materiali innovativi hanno
permesso di realizzare i prodotti più
evoluti attualmente in circolazione,
dagli aeroplani in materiale composito
ai telefoni cellulari che sembrano
computer.
ecologica alla plastica. “EcoCradle
viene prodotto con scarti di agricoltura
utilizzando molta meno energia
rispetto ai processi attuali,” afferma il
direttore di Ecovative, Jerry Weinstein.
“Offre le stesse prestazioni delle
schiume tradizionali ma può essere
smaltito nella frazione umida.”
Che cosa ci regaleranno ancora i
materiali di domani? Gli esperti
indicano tre direttrici di sviluppo
principali per il 2013: biomateriali,
materiali con nuove funzionalità
e materiali per veicoli leggeri.
TUTTA LA FORZA DI
BRACCIO DI FERRO
In Germania, intanto, l’Istituto di Scienza
dei Materiali dell’Università di Stoccarda
sta realizzando ceramiche ad alte
prestazioni che riproducono la sintesi dei
materiali di conchiglie e alghe. Da questo
processo di biomineralizzazione nascono
componenti ceramici per dispositivi
ad alta densità funzionale nell’industria
elettronica e biomedicale.
Un altro materiale biologico, sviluppato
dalla Vanderbilt University di Nashville
nel Tennessee (USA), usa le proteine
degli spinaci per produrre celle
fotovoltaiche: Braccio di Ferro ne
andrebbe fiero!
“La biomineralizzazione apporta nuove
qualità e prestazioni elevate alle ceramiche
ed è molto più eco-compatibile dei
sistemi tradizionali,” spiega Joachim
Bill, un professore dell’istituto che
da decenni studia le ceramiche.
LA SECONDA VITA
DEI FUNGHI
I materiali di origine biologica sono i
protagonisti assoluti della ricerca da
circa un decennio. La multinazionale
3M, ad esempio, famosa per i suoi
adesivi, ha appena investito nella
startup Ecovative Design che produrrà
sostanze alternative alle schiume
petrolchimiche, utilizzando il micelio
(le “radici dei funghi”) come colla naturale.
Ingranaggi superleggeri di schiuma
di alluminio, immagine gentilmente
concessa da Fraunhofer Institute
for Manufacturing Technology and
Advanced Materials (IFAM), Brema
GLI ESPERTI SUGGERISCONO AGLI INVESTITORI DI SEGUIRE
CON ATTENZIONE TRE DIRETTRICI DI SVILUPPO PRINCIPALI
PER IL 2013: BIOMATERIALI, MATERIALI CON NUOVE
FUNZIONALITÀ E MATERIALI PER VEICOLI LEGGERI.
“Ecovative amplierà il business di 3M
nei polimeri eco-sostenibili,” afferma
Stefan Gabriel, presidente di 3M New
Ventures. “Questa tecnologia dirompente
può cambiare le regole del gioco in
molti settori, dalle auto all’edilizia.”
Ecovative produce gli imballaggi
EcoCradle con le spore dei funghi. Gli
EcoCradles sono già usati da diverse
aziende Fortune 500, fra cui Steelcase
e Dell, come alternativa economica ed
“GLI SVILUPPATORI SI
STANNO CONCENTRANDO
SU MATERIALI DI NUOVA
CONCEZIONE E SULLA
LORO GESTIONE
ECO-COMPATIBILE.“
DOTT. SASCHA PETERS
CEO DI HAUTE INNOVATION
Le piante trasformano la luce solare in
energia tramite la fotosintesi. Anche
se la cella solare ibrida sviluppata con
questo processo non è (per ora...)
efficace come gli elementi fotovoltaici
convenzionali nel produrre energia,
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19
i ricercatori della Vanderbilt
contano di arrivare a una soluzione
commercializzabile entro tre anni.
GESTIONE
DEL RICICLO
La responsabilità ambientale
è il motore di molte ricerche sui
biomateriali. Il Dott. Sascha Peters,
CEO di Haute Innovation, una società
di consulenza per la ricerca sui
materiali, prevede che presto i
biopolimeri (materiali sintetici ricavati
da materie prime rinnovabili e
biodegradabili) la faranno da padroni.
“I combustibili fossili prima o poi
finiranno,” dice Peters, “pertanto gli
sviluppatori si stanno concentrando
su materiali di nuova concezione e
sulla loro gestione eco-compatibile.”
Non tutti, però, concordano che “bio”
ed “ecologico” siano sinonimi. Karsten
“Basta aggiungere l’acqua,” spiega
William Crawford, che ha inventato il
materiale insieme a Peter Brewin
quando i due studiavano ingegneria al
Royal College of Art di Londra. Dotato
di un involucro interno di plastica che
può essere gonfiato per dare una
forma al materiale prima che si
indurisca, il nuovo calcestruzzo è
destinato principalmente a edifici
militari per la costruzione di ripari
resistenti a colpi di artiglieria, esplosivi
e armi di piccolo calibro.
I rifugi di tessuto di cemento resistente al fuoco vengono «gonfiati» nella forma
desiderata e poi bagnati con acqua per stabilizzarne la conformazione
(immagine gentilmente concessa da Concrete Canvas Ltd.)
Bleymehl, responsabile Library and
Materials Research di Material
Connection, società di consulenza
internazionale specializzata in ricerca
sui materiali, vede un pericolo in
questa equazione.
“Bisogna considerare tutto il ciclo di
vita dei materiali, non solo la produzione,”
dice, aggiungendo che vede maggiori
potenzialità nei materiali riciclati,
soprattutto gli imballaggi ricavati dai
rifiuti.
SUPERFICI
INTELLIGENTI PER
UN NUOVO LOOK
Altrettanto importante, secondo
Bleymehl, un altro trend evolutivo dei
nuovi materiali: l’integrazione di nuove
funzionalità in materiali consolidati per
ampliarne i possibili impieghi.
Un materiale con molte potenzialità in
tal senso è il calcestruzzo. Pur essendo
apprezzato per le sue qualità di
resistenza e durevolezza, il calcestruzzo
è noto anche per la sua “inflessibilità”...
almeno finora. Oggi, infatti, sono
disponibili i rotoli flessibili di calcestruzzo
dell’azienda tessile americana Milliken,
che ha acquisito il produttore originale,
Concrete Canvas Ltd., quando era una
startup.
Si tratta sostanzialmente di un tessuto
flessibile impregnato di cemento che,
esposto all’umidità, si indurisce formando
uno strato sottile di calcestruzzo
resistente sia all’acqua sia al fuoco.
Le caratteristiche del calcestruzzo
hanno ispirato un altro nuovo tipo di
materiale, chiamato BlingCrete, un
cemento con una superficie riflettente
composta da microsfere di vetro
incorporate. Le microsfere riflettono
i raggi di luce direttamente verso la
fonte luminosa, creando effetti visivi
tridimensionali su superfici piane.
BlingCrete può essere usato, ad esempio,
per evidenziare aree pericolose all’interno
degli edifici, così come per progettare
sistemi a guida integrata e componenti
di nuova generazione come facciate,
pavimenti e soffitti. Il produttore di
questo materiale innovativo, la tedesca
Hering International di Burbach vicino
a Francoforte, ha vinto il premio
DesignPlus del German Design Council.
La giuria è rimasta particolarmente
colpita dalla modulabilità del cemento.
agente schiumogeno (solitamente idruro
di titanio), che viene successivamente
espansa riscaldandola alla temperatura
di fusione. Fra le prime applicazioni
spiccano le reti per il bagagliaio dell’Audi
Q7, dove l’alluminio frena l’avanzamento
dei bagagli in caso di incidente. Ogni
anno l’azienda austriaca Alu Light
produce 100.000 pezzi per le Audi Q7.
Oltre ai componenti per auto, la schiuma
di alluminio trova impiego in molte altre
apparecchiature. Ad esempio, le
piattaforme aeree mobili e i veicoli
ferroviari traggono beneficio dalle
proprietà ammortizzanti della schiuma.
“Questo materiale ha senso in tutte
le applicazioni dove servono rigidità
elevata e assorbimento di energia,”
dice Baumeister. “Un’altra caratteristica
della schiuma metallica è la bassa
conduzione termica, ideale per gli isolamenti.”
Con processi che trasformano le proprietà
di materiali conosciuti e trovano nuovi
utilizzi per le sostanze organiche, la
scienza dei materiali sta allargando la
sfera del possibile, aprendo le porte
a un mondo di innovazioni. ◆
MATERIALI IN GARA
PER LE AUTO LEGGERE
La terza tendenza significativa, anch’essa
sostenuta dalla consapevolezza ambientale,
riguarda il crescente utilizzo di materiali
leggeri nella costruzione di automobili.
I compositi in fibra vengono usati ormai
da anni per le scocche delle auto sportive
e di fascia alta, ma ora i ricercatori sono
impegnati ad ampliare la gamma di
materiali disponibili.
Leggete il codice per scoprire
come viene installato il
tessuto di cemento
Protezione di un terrapieno con tessuto
di cemento (immagine gentilmente
concessa da Concrete (Canvas Ltd.)
Un materiale molto promettente
è la schiuma di alluminio, che è
estremamente leggera, attenua i
rumori e assorbe l’energia cinetica
negli incidenti. L’inventore è Joachim
Baumeister del Fraunhofer Institute
for Manufacturing Technology and
Advanced Materials (IFAM) di Brema,
in Germania. “La schiuma di metallo,
per quanto strana possa sembrare, è
una delle novità più intelligenti per la
costruzione di strutture leggere nell’
industria dei trasporti,” dice Baumeister.
La schiuma viene prodotta compattando
una miscela di polvere di alluminio e
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20
compass
primavera 2013
ricerca
DECIFRARE
IL CODICE
La genomica continua a fare progressi,
ma le cure sono ancora una chimera
Il costo per determinare
il codice genetico
individuale mediante
il sequenziamento
del DNA è diminuito
sensibilmente, favorendo
la diffusione degli esami
su singoli pazienti per
individuare malattie
dovute a mutazioni
genetiche. Sono però
ancora lontane le cure
per malattie croniche
e complesse. Per fare
ulteriori passi avanti,
in tutto il mondo sono
in corso progetti per
raccogliere la sequenza
del DNA su vasta scala,
allo scopo di individuare
possibili schemi
ripetitivi. Tutto questo
non manca di sollevare
questioni etiche.
di Lisa Roner
O
ltre dieci anni fa, quando gli
scienziati della genetica
completarno la prima sequenza
del genoma umano nell’ambito del
Human Genome Project, ci fu grande
ottimismo per le implicazioni mediche
di questa scoperta. I ricercatori
annunciarono una nuova era di
diagnosi mirate, di farmaci su misura
per la mappa genetica di ciascun
individuo e di cure miracolose per ogni
genere di malattia, dai disturbi genetici
alle patologie croniche più diffuse.
Per decodificare il genoma umano
ci sono voluti dieci anni e tre miliardi
di dollari di investimenti. Oggi la
mappatura del codice genetico di
una persona costa circa mille dollari e
richiede pochi giorni. Eppure, siamo
ancora molto lontani dal decodificare
il significato dei sei miliardi di coppie
di basi per gli oltre 20.000 geni
presenti nel DNA di ognuno di noi.
“Quello che abbiamo imparato dal
completamente del progetto Human
Genome è che le relazioni fra i geni e
le caratteristiche della persona sono
più complesse di quanto potessimo
immaginare,” ha scritto Timothy
Caulfield, Canadian Research Chair in
Health Law & Policy presso la University
of Alberta, in un editoriale del dicembre
2012 pubblicato sul quotidiano
nazionale canadese Globe and Mail.
RAGNATELA
INTRICATA
Per aprire l’era della medicina
personalizzata, i genetisti dovranno
avere a disposizione un database con
i genomi di milioni di individui, per
capire come variano i dati delle
sequenze genomiche e il loro ruolo
rispetto a malattie specifiche. Per
costruire questo database servirà
il contributo di persone disposte a
condividere i loro dati genomici e
informazioni dettagliate sulla loro
condizione di salute. Gli scienziati sono
concordi sul fatto che solo a quel punto
potranno decifrare le relazioni fra la
genetica di un singolo soggetto e l’impatto
dei fattori ambientali sulla sua salute.
Iniziative come il progetto Canadian
Personal Genome, una ricerca su larga
scala per raccogliere la sequenza del
DNA del maggior numero possibile di
cittadini canadesi, stanno spingendo la
scienza nella giusta direzione, secondo
gli esperti. Tuttavia, queste attività
richiedono tempo e sollevano
importanti questioni etiche sull’utilizzo
e sulla protezione di dati personali
molto sensibili.
1.000
Fino a pochi anni fa erano
disponibili solo un centinaio di
test genetici; oggi sono oltre
mille, grazie ai quali i medici
possono migliorare diagnosi,
consulti e cure.
I rischi di violazione della privacy sono
molteplici. Dalle selezioni di lavoro alle
assicurazioni sulla vita, dai prestiti
bancari all’adozione di un bambino,
la diffusione della mappa genetica
esporrebbe una persona al rischio di
discriminazioni in base alla sua
predisposizione a contrarre malattie.
A fronte di rischi così gravi, i benefici per
la salute di chi partecipa a questi progetti
di sequenziamento su larga scala sono,
almeno a breve termine, insignificanti.
“La medicina genomica ha un potenziale
enorme,” ha scritto in un forum del Globe
and Mail Cheryl Shuman, direttrice del
reparto di consulenza genetica dell’­Hospital
for Sick Children in Canada.
“Ma resta ancora molta strada da fare per
capire e contestualizzare tutte le
Il costo per la mappatura del codice genetico di una persona è sceso a circa mille dollari, ma siamo ancora molto lontani dal decodificare il significato
dei sei miliardi di coppie di basi per gli oltre 20.000 geni presenti nel DNA di ciascun individuo.
scoperte; a oggi, l’esperienza indica
che non tutte le evidenze indicano
una malattia potenziale.”
LO STATO DELL’ARTE
Finora, il beneficio più grande è
rappresentato forse dall’uso delle
sequenze genomiche per la diagnosi
delle malattie, la previsione del rischio
di contrarre malattie e l’individuazione
precisa dei farmaci da utilizzare e del
loro dosaggio (farmacogenomica),
come spiega Ghia Euskirchen, direttore
del programma di sequenziamento del
DNA presso il Center for Genomics and
Personalized Medicine della Stanford
University School of Medicine (USA).
Fino a pochi anni fa erano disponibili
solo un centinaio di test genetici;
oggi sono oltre mille, grazie ai quali
i medici possono migliorare le
diagnosi e dare consulenza e cure
ai pazienti per malattie specifiche.
Le applicazioni di farmacogenomica
vengono già utilizzate per individuare
le cure farmacologiche ottimali
per tumori al seno, ai polmoni,
al colon-retto e alla pelle, oltre ai
trattamenti contro la leucemia
infantile. Gli esperti stimano che
almeno un terzo dei 900 farmaci
anticancro attualmente sottoposti
a test clinici verrà messo in commercio
con un test del DNA o molecolare
allegato.
Il numero di varianti genetiche
studiate approfonditamente è
però ancora troppo limitato per
poter dimostrare la correlazione
con una malattia, dice Euskirchen.
Condizioni croniche comuni come
patologie cardiache, diabete e
depressione coinvolgono spesso
molti geni e un insieme complesso
di fattori ambiental. Ad esempio, al
diabete sono state associate oltre
60 varianti di geni, ma solo nel
70-80% dei casi l’insorgenza della
malattia può essere attribuita a fattori
genetici piuttosto che a condizioni
ambientali, secondo il Dott. Ronald
Ma, professore del dipartimento
di medicina e terapia della Chinese
University a Hong Kong.
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23
SOTTO
OSSERVAZIONE
A causa di questa complessità, il valore
delle informazioni genomiche per la
salute personale a breve termine resta
dubbio, soprattutto per le malattie più
comuni. “Praticamente non capiamo
il 99.9% del significato del genoma,”
ha dichiarato recentemente al The
Wall Street Journal Lynda Chin, che
guida il reparto di medicina genomica
del MD Anderson Cancer Center in
Texas. “E non potremo prevedere
nulla finché non capiamo.”
È chiaro che restano molti problemi
complessi da risolvere. “Stanno
nascendo collaborazioni fra società
farmaceutiche e aziende specializzate
in test del DNA come 23andMe e
Illumina, per incorporare mappe
genomiche individuali nella ‘impronta
master’ che consentirà alla scienza di
rispondere a tutte le domande,” dice
Euskirchen. “La strada verso la
medicina personalizzata, purtroppo,
è ancora lunga e tortuosa.” ◆
SOCIETÀ
NEGARE L’EVIDENZA
Per trasformare i pericoli
dell’invecchiamento globale in una
ricchezza, dicono gli esperti, le aziende
devono agire subito per preparare i
futuri lavoratori, sfruttando nel
contempo il capitale sociale dei loro
dipendenti più anziani e più esperti.
“È essenziale sviluppare forme di
lavoro flessibile, ritenzione dei
lavoratori e strategie di formazione
per una forza lavoro multi­
generazionale,” afferma Fernán
Cepero, ex-direttore della Society
for Human Resource Management
(SHRM) dello Stato di New York, la
più grande organizzazione al mondo
nel campo delle risorse umane.
(Foto © dotshock – shutterstock.com)
exit
strategy
I figli del boom economico cominciano ad andare
in pensione e le aziende devono correre ai ripari
La popolazione mondiale invecchia a una velocità che non ha precedenti. Eppure,
molte aziende sembrano impreparate ad affrontare le conseguenze dell’imminente
ondata di pensionamenti. La soluzione sta nella capacità di coltivare le risorse future
mantenendo l’esperienza dei lavoratori anziani.
di Cathy Salibian
I
l settore dei servizi di pubblica utilità
collabora con le scuole per formare
la forza lavoro di domani.
Le aziende dell’industria aerospaziale
si sono impegnate in una nuova
missione: il trasferimento della
conoscenza.
In tutto il mondo, gli esperti di risorse
umane studiano i modelli più efficaci
per reclutare, trattenere e formare
una forza lavoro multigenerazionale.
Tutti questi sforzi sono guidati da
una constatazione: la popolazione
mondiale sta invecchiando a una
velocità che non ha precedenti.
Secondo il McKinsey Global Institute,
la percentuale di lavoratori nel mondo
con un’età superiore a 55 anni
aumenterà dal 14% nel 2012 al 22%
nel 2030. Soltanto negli Stati Uniti,
secondo la società di consulenza
finanziaria Ernst & Young, ogni anno
oltre 76 milioni di “baby boomer”
nati fra il 1946 e il 1964 raggiungono
l’età pensionabile, mentre nel 2010
in Europa, per la prima volta, il numero
di pensionamenti ha superato quello
dei nuovi ingressi nel mondo del
lavoro. Entro la fine del decennio,
i pensionamenti supereranno le
assunzioni anche in Russia, Canada,
Corea del Sud e Cina.
Il World Economic Forum (WEF)
considera l’invecchiamento globale
come “una delle minacce più gravi
alla prosperità del pianeta nei prossimi
decenni.” I rischi maggiori sono la
perdita del patrimonio di conoscenze
e competenze detenuto dai lavoratori
che vanno in pensione e il numero
limitato di potenziali sostituti,
soprattutto in ambiti professionali che
non riscuotono interesse fra i giovani.
“L’INVECCHIAMENTO
GLOBALE È “UNA DELLE
MINACCE PIÙ GRAVI ALLA
PROSPERITÀ DEL PIANETA
NEI PROSSIMI DECENNI”.
World Economic Forum
Molte aziende stanno però reagendo
lentamente, forse tranquillizzate dal
crollo dei pensionamenti in età
precoce seguito alle ingenti perdite dei
fondi di investimento nella recente
crisi mondiale. Nel 2012, ad esempio,
SHRM e AARP hanno pubblicato i
risultati di un sondaggio congiunto su
aziende statunitensi. A fronte di un 72
percento di professionisti delle risorse
umane che descriveva la perdita degli
addetti anziani più esperti come un
“problema” o “potenziale problema”,
circa il 71 percento delle
organizzazioni ha dichiarato di non
aver preso alcuna iniziativa per
analizzare la propria forza lavoro.
IL SETTORE
ENERGETICO SI
ALLEA CON
L’UNIVERSITÀ
Il settore dei servizi di pubblica utilità
rappresenta un’eccezione. Davanti alla
prospettiva di perdere dal 40% al 50%
della propria forza lavoro, che
raggiungerà i requisiti per la pensione
entro il 2020 secondo un’indagine
recente pubblicata da Harvard
Business Review, le aziende
energetiche hanno deciso di affrontare
la sfida. L’automazione sta
cancellando alcune mansioni
tradizionali, come la lettura dei
contatori, ma la domanda di addetti
alle linee e responsabili di impianto
non accenna a diminuire. Basta
guardare quello che è successo con
l’uragano Sandy, che ha colpito il
nordest degli Stati Uniti nell’ottobre
del 2012. Sulla costa orientale sono
giunte numerose squadre per
ripristinare la fornitura di elettricità
alle comunità colpite dal cataclisma.
Ma sarà possibile gestire interventi
così urgenti anche in futuro, quando i
pensionamenti potrebbero dimezzare
il numero di addetti in servizio?
“La nazione fa affidamento sulla
fornitura costante di elettricità,
abbiamo bisogno di risorse altamente
qualificate sul campo,” sottolinea
Mary Miller, direttore amministrativo
di Edison Electric Institute (EEI),
un’associazione di società elettriche
a capitale privato. “Ci vogliono cinque
anni per ottenere la qualifica di
tecnico di linea elettrica.”
EEI e il suo braccio non-profit, il Center
for Energy Workforce Development
(CEWD), stanno perseguendo diverse
strategie di formazione collaborativa
con molto successo. EEI coopera con le
scuole e con la rete di uffici pubblici di
collocamento federali, statali e locali
per valutare quali profili professionali
saranno richiesti in futuro e adeguare
di conseguenza i corsi di studi dei
college. Nel frattempo, la Fondazione
Bill & Melinda Gates ha finanziato un
progetto per individuare percorsi di
formazione grazie ai quali cittadini
a basso reddito possano trovare un
impiego ben retribuito nel settore
dell’energia.
Inoltre, EEI ha lanciato un’iniziativa
chiamata “Troops to Energy”
per accelerare la formazione e
l’assunzione dei veterani di guerra.
Grazie alla loro formazione ed
esperienza militare, molti veterani
possiedono infatti doti preziose che
possono essere reimpiegate in
mansioni lautamente pagate. “Gli
stipendi dei tecnici di linee elettriche,
considerando anche gli straordinari,
arrivano spesso a sei cifre. Anche i
responsabili di impianto guadagnano
bene,” dice Miller. “Sono lavori
ben retribuiti che non verranno
esternalizzati.”
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CARATTERI PIÙ
GRANDI PER
AUMENTARE LA
PRODUTTIVITÀ
La Germania, dove si prevede una
diminuzione della popolazione del 20%
entro il 2060, sta già prendendo misure
per favorire la produttività e la
soddisfazione dei lavoratori più anziani.
Ad esempio, Daimler AG, il famoso
costruttore delle automobili Mercedes
Benz, ha avviato nel 2008 un’iniziativa
che affronta il problema dell’
invecchiamento della forza lavoro in
due modi: garantendo più a lungo la
produttività dei lavoratori anziani e
trasferendo le loro competenze
a una nuova generazione di addetti.
Le novità introdotte dall’azienda a
questo scopo comprendono l’estensione
della formazione ai lavoratori già
assunti, l’offerta di contratti a tempo
indeterminato a tutti gli operai
specializzati e l’offerta di un posto
fisso ai tirocinanti qualificati
nel reparto di produzione.
60%
IL 60% DEGLI ADDETTI
DELL’INDUSTRIA AEROSPAZIALE
RAGGIUNGERÀ L’ETÀ
PENSIONABILE ENTRO IL 2020.
harvard business review
Contemporaneamente, in BMW, dove
un quarto degli addetti ha più di 50 anni
(quota destinata a salire al 45% entro
il 2020), l’azienda ha preso alcuni
provvedimenti specifici per salvaguardare
la produttività dei lavoratori in età
avanzata. BMW ha speso 50.000 dollari
per apportare 70 piccole modifiche a una
catena di montaggio, ad esempio
aumentando le dimensioni dei caratteri
visualizzati sugli schermi dei computer e
riconfigurando alcune postazioni di lavoro,
destinate ai più attempati, in modo che si
possa lavorare stando seduti. Nell’arco di
un anno, la produttività della linea ha
uguagliato quelle presidiate da lavoratori
più giovani e l’assenteismo è crollato dal
7% al 2%. Il successo dell’esperimento
è stato tale che, nel 2011, BMW ha
costruito una nuova fabbrica
appositamente attrezzata e interamente
affidata a dipendenti dai 50 anni in su.
TRASFERIMENTO
DI COMPETENZE
FRA PILOTI
NELL’INDUSTRIA
AerospaZIALe
meglio, perché i vari partecipanti possono
trarre beneficio dalle domande e dalle
osservazioni di ciascuno. Terzo mito da
sfatare: le persone senza esperienza
rallentano il gruppo. Non è così: gli
inesperti contribuiscono alla varietà del
team e danno la garanzia che vengano
poste anche le domande più elementari.
Un altro settore che va “ingrigendosi”
rapidamente è l’industria aerospaziale,
dove, secondo Harvard Business Review,
ben il 60 percento degli addetti potrebbe
maturare i requisiti per la pensione entro
il 2020. Questa evoluzione ha spinto
Lockheed Martin a effettuare studi
specifici finalizzati a individuare le pratiche
migliori per “catturare” le competenze
dei dipendenti in uscita. Il lavoro ha dato
buoni frutti anche al di là del problema
legato ai pensionamenti, mostrando
all’azienda come sia possibile rivitalizzare
costantemente le proprie risorse.
“Abbiamo condiviso gli esiti del nostro
progetto perché siamo convinti che un
efficace trasferimento delle competenze
sia fondamentale non solo per il successo
di un’azienda, ma per il futuro del
Paese,” afferma Scaramuzzo.
“L’ETÀ NON CONTA PIÙ. LE
PERSONE DEVONO ESSERE
GIUDICATE PER LA LORO
PRODUTTIVITÀ E IL
CONTRIBUTO CHE
POSSONO OFFRIRE.“
John A. Challenger
CEO, Challenger, Gray & Christmas
“Volevamo trasferire le conoscenze e
assicurarci che questo processo fosse
pervasivo, cioè potesse estendersi
gradualmente e assumere un ruolo
dinamico all’interno dell’organizzazione,”
racconta Patricia Scaramuzzo,
responsabile del programma avviato
da Lockheed Martin.
Gli studi di Lockheed Martin hanno
sfatato diversi miti comuni. In una
presentazione alla National Defense
Industry Association, Scaramuzzo ha
dimostrato la falsità di alcune credenze.
Il primo mito, ad esempio, è che sia
sufficiente acquisire la conoscenza dei
dipendenti più esperti. In realtà,
Lockheed Martin ha constatato come,
una volta catturata, la conoscenza debba
anche essere applicata prima che il
dipendente esperto lasci il suo posto, per
consentire ai nuovi addetti di assimilare
dettagli fondamentali. Un’altra falsa
convinzione è che sia più facile trasferire
le conoscenze con una relazione “uno a
uno”. La verità è che il gruppo funziona
STRUMENTI PER
CATTURARE LA
COMPETENZA
Parker Aerospace, divisione di Parker
Hannifin Corp. che produce componenti
per aeromobili, ha implementato diverse
strategie per il trasferimento delle
competenze, da percorsi di formazione
guidati da esperti, all’accesso diretto al
personale più anziano, a un programma
strutturato di mentoring. In questo
contesto, il software cosiddetto
“knowledgeware” fornisce all’azienda
uno strumento prezioso per raccogliere,
condividere e riapplicare la conoscenza.
Anche le competenze più sofisticate
possono infatti essere formalizzate
in modelli, o template, facilmente
riutilizzabili dagli addetti più giovani.
“Alcuni dei nostri lavoratori più esperti
sono gli unici che sanno come svolgere
una determinata attività o mansione,”
spiega Bob Deragisch, responsabile dei
sistemi aziendali di Parker Aerospace.
Quando arrivano a 50 o 55 anni, si
rendono conto che la devono insegnare
a qualcuno; il loro compito è lasciarsi
alle spalle qualcosa che generi valore.
“Alcuni di loro pensano, ‘Lo faccio da
25 anni, nessun computer potrà mai
fare la stessa cosa,’ ma noi abbiamo
dimostrato che si può fare. Spesso
un processo ripetitivo può essere
automatizzato liberando risorse
umane per mansioni più creative.”
John A. Challenger, CEO di Challenger,
Gray & Christmas, Inc., società
specializzata nell’outplacement di
dirigenti, concorda sul fatto che la
tecnologia possa rendere un contributo
importante all’acquisizione della
conoscenza prima che un dipendente
lasci l’azienda. “Il knowledgeware
conserva lo storico dell’azienda e può
essere uno strumento prezioso per il
mentoring,” dice Challenger. “Il modo in
cui le persone svolgono le loro mansioni
2010
Primo anno in cui il numero
di pensionamenti ha superato
quello dei nuovi ingressi nel
mondo del lavoro.
può essere messo per iscritto.
Le informazioni possono essere
strutturate e visualizzate per essere
accessibili. Tutto ciò non sostituisce
la comunicazione personale,
ma la può migliorare.”
CAMBIARE IL LAVORO
PER OFFRIRE PIÙ
FLESSIBILITÀ
Challenger osserva come la nuova
concezione del lavoro si traduca in
maggiore flessibilità creativa. Sono
finiti i tempi del posto fisso, otto ore
al giorno, con pensione obbligatoria
a 60 anni. Oggi il lavoro può essere
a progetto, part-time o mobile... tutte
forme che suscitano l’interesse dei
lavoratori anziani o ne favoriscono
la ritenzione.
“In passato le imprese assumevano
giovani con la prospettiva che
sarebbero rimasti in azienda per tutta
la vita,” dice Challenger. “Quell’epoca
è finita. L’età non conta più. Le persone
devono essere giudicate per la loro
produttività e il contributo che possono
offrire. I lavoratori più anziani sono
preziosi perché portano anni di
esperienza in diversi ambiti e sanno
come si lavora in gruppo. I dirigenti
e i responsabili delle risorse umane più
lungimiranti devono pensare sempre
a come si possa creare una cultura
nella quale età ed esperienza abbiano
il riconoscimento che meritano.” are
always thinking about how to create
a culture where age and experience
are honored.” ◆
Passi successivi:
CREAZIONE SENZA ATTESE
Tecnologia NVIDIA® Maximus™
La tecnologia NVIDIA® Maximus™ combina in una singola workstation le capacità di visualizzazione e progettazione
interattiva delle GPU NVIDIA Quadro® con la potenza di calcolo ad altissime prestazioni delle GPU NVIDIA Tesla®.
In un sistema NVIDIA Maximus, il co-processore GPU Tesla si occupa delle operazioni più impegnative, quali ad esempio
il rendering fotorealistico oppure il calcolo delle simulazioni di progettazione, permettendo alla GPU QUADRO di
eseguire un design ad elevate performance grafiche e di suggestiva ricchezza visiva.
Grazie a Maximus oggi, progettisti e ingegneri, possono eseguire in modo simultaneo CAE, rendering o analisi
strutturali/dei fluidi sullo stesso sistema usato per le operazioni di progettazione senza perdere tempo o interattivita’..
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gratuito online per la valutazione della forza lavoro
(www.aarpworkforceassessment.org\usindex.cfm)
e SHRM ha dedicato una pagina del
proprio sito alla partnership SHRM-AARP:
www.shrm.org
Per saperne di piu’ visita: www.nvidia.it/maximus
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© 2012 NVIDIA Corporation. All rights reserved. NVIDIA, the NVIDIA logo, NVIDIA Quadro, Tesla, and CUDA are trademarks and/or registered trademarks
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of NVIDIA Corporation. All company and product names are trademarks or registered
trademarks of the respective owners with which they are associated.
SOCIETÀ
PENSIERO
DI GRUPPO
I collettivi online risolvono le sfide creative
Un’auto elettrica. Il nome
di un’azienda. Una cura per
il cancro. Tutte queste sfide
richiedono un approccio
creativo alla soluzione dei
problemi. Tradizionalmente
le organizzazioni affidano
il lavoro a esperti. Ma una
tecnica sempre più diffusa,
e talvolta controversa,
chiamata “crowdsourcing”,
sfrutta Internet per attingere
a un vastissimo patrimonio
di intelligenze.
di Cathy Salibian
L
a casa automobilistica Local Motors
è salita alla ribalta nel 2012 con il
primo veicolo militare progettato da
una community, il Rally Fighter. Per
realizzare il mezzo, il CEO di Local
Motors, Jay Rogers, ha sfruttato la
conoscenza collettiva di 20 mila fra
progettisti, ingegneri, costruttori e
appassionati d’auto.
Local Motors, al contrario, sviluppa
veicoli in un tempo cinque volte
inferiore, da 12 a 18 mesi, a un decimo
del costo. Invece di costruire grandi
fabbriche centralizzate, ha aperto una
“micro-fabbrica” nella periferia di
Phoenix e pensa di installare impianti di
produzione distribuiti vicini ai vari
mercati di sbocco.
“Le cose si possono fare in due modi,”
spiega Rogers. “Si possono ingaggiare
le persone adatte per risolvere un
problema, oppure ci si può organizzare
nella nuvola per raccogliere più
velocemente idee migliori.”
L’azienda usa due tecniche di crowd­
sourcing principali, concorsi e collaborazioni,
mettendo in collegamento fra loro migliaia
di “contributori di idee” attraverso
strumenti di brainstorming collettivo in
ambito cloud. I partecipanti scaricano un
applicativo “client” gratuito per accedere
a modelli 3D, mappe, dati e tutto ciò che
serve. Possono anche dialogare online in
chat in tempo reale per aggiungere
annotazioni ai modelli e suggerire modifiche.
Rogers è un pioniere di quella forma di
problem-solving distribuito che va sotto
il nome di “crowdsourcing”. Coniato dal
giornalista Jeff Howe nel giugno 2006,
il termine ha generato una serie di
derivati e sottocategorie: “co-creazione”,
“crowd-creation”, “crowd-voting” e
persino “crowd-funding”. Tutte queste
definizioni fanno riferimento a una stessa
modalità: attingere a risorse collettive
di intelligenza, creatività e soldi.
RIVOLUZIONARE LA R&s
Maggiori informazioni
sul crowdsourcing
“SI POSSONO INGAGGIARE
LE PERSONE ADATTE PER
RISOLVERE UN PROBLEMA,
OPPURE CI SI PUÒ
ORGANIZZARE NELLA
NUVOLA PER RACCOGLIERE
PIÙ VELOCEMENTE IDEE
MIGLIORI.“
Rogers era un ex-Marine che studiava
alla Harvard Business School quando
concepì un nuovo paradigma: il
consumatore come creatore. La sua idea
vinse il concorso annuale dei business
plan di Harvard. Subito dopo, Rogers
creò Local Motors. Ho perso alcuni amici
in Iraq e ho quattro figli maschi. Voglio
cambiare le cose,” dice Rogers. “Non
abbiamo bisogno di più auto, ma di
auto migliori.”
PONTE FRA AZIENDE
E SCUOLA
Rogers è convinto che il tradizionale
modello di business dell’industria
automobilistica, incentrato sulla
produzione di serie, ostacoli
l’innovazione. “Servono da 200 milioni
a un miliardo di dollari e da cinque a
sette anni per sviluppare un veicolo
alla vecchia maniera. È un sistema
intrinsecamente inefficiente.”
All’altro capo del mondo, la Association
for the Promotion of Electric Vehicles
(APEV) riunisce numerose case
automobilistiche dell’Asia-Pacifico,
una regione oppressa dal traffico e
dallo smog. Per progettare una nuova
generazione di microauto elettriche
(SMEV-Super Micro Electric Vehicle),
APEV ha lanciato un concorso di
Jay Rogers, CEO DI LOCAL MOTORS
“sapienza collettiva”, invitando gli studenti
universitari di tutto il mondo a presentare
progetti realizzati con un software 3D.
“Dal concorso ci aspettiamo di raccogliere
idee senza precedenti, uniche ed entusias­
manti, per le nuove minicar,” dice Nobuhiro
Tajima, Chief Commissioner di APEV, oltre
che presidente e amministratore delegato
di Tajima Motor Corporation. “Si possono
ottenere risultati finora impensabili con la
co-creazione in ambienti estremamente
diversificati che riuniscono persone di diversi
campi, settori industriali e aree geografiche,
anche grazie ai moderni strumenti
software collaborativi che abbattono
le barriere dello spazio e del tempo.”
Uno dei partecipanti è l’Università
di Tokio, dove il concorso di APEV
sta regalando agli studenti esperienze
e contatti nel mondo reale.
“In questo progetto gli studenti
comunicheranno con gli ingegneri
delle aziende associate ad APEV, che
fungeranno da consulenti e referenti,”
spiega il Dott. Yuhei Yamauchi,
professore associato della Interfaculty
Initiative in Information Studies presso
l’Università di Tokio. “I ragazzi
impareranno come gli ingegneri
professionisti affrontano il processo
di progettazione. Al tempo stesso,
l’università potrà applicare i risultati
delle sue ricerche su scala più ampia
a beneficio della società.”
LE TRAPPOLE DEL
CROWDSOURCING
Ma la creazione collaborativa dà sempre
risultati migliori? Gli scettici ricordano il
fiasco di Vegemite con “iSnack 2.0”, votato
nella nuvola come il nome più adatto per
una crema spalmabile: un flop clamoroso.
Marcia Yudkin, scrittrice e presidente di
Named At Last, spiega i due grandi pericoli
di questa modalità operativa.
“SI POSSONO OTTENERE
RISULTATI FINORA
IMPENSABILI CON LA
CO-CREAZIONE IN
AMBIENTI ESTREMAMENTE
DIVERSIFICATI.“
Nobuhiro Tajima
Chief CommisSioner, APEV
“Uno è la mancanza di riservatezza,” dice.
“Per ottenere il meglio dai contributori,
bisogna fornire informazioni specifiche
sul progetto che forse dovrebbero restare
confidenziali. L’altro rischio è legale, perché
ci si può esporre ad accuse di violazione
di un marchio o altri problemi se i progetti
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presentati da persone sconosciute sono
macchiati da plagio. Molto dipende dal
modo in cui i partecipanti vengono
selezionati e qualificati: ma, se si
restringe troppo il campo, diventa più
un outsourcing che un crowdsourcing.”
IL GRANDE
ESPERIMENTO DI DARPA
La U.S. Defense Advanced Research
Projects Agency (DARPA), l’agenzia
statunitense leader nell’innovazione che
negli anni Sessanta contribuì con la sua
rete di comunicazione alla nascita di
Internet, sta testando il concetto di
crowdsourcing con un concorso per la
progettazione di un mezzo anfibio per
i Marines. Tuttavia, il progetto prevede
specifiche misure restrittive per evitare
che trapelino informazioni delicate.
“Il modo in cui interagiamo con il mondo
è cambiato per sempre con l’arrivo di
Internet,” afferma Rogers di Local
Motors, che ha collaborato con DARPA
alla progettazione in crowdsourcing di
veicoli militari. “L’evoluzione è sempre
più rapida e influisce sul modo in cui
facciamo qualsiasi cosa, da costruire
un’auto a combattere una guerra.
Il mondo è pieno di innovatori che
sognano di fare prodotti migliori. Noi
mettiamo a disposizione una piattaforma
per attingere alla loro creatività.” ◆
formazione
esami per il diploma di scuola
secondaria e formazione professionale.
Secondo il Ministero dell’Istruzione
del governo francese, i maschi hanno
sempre avuto la peggio in questi
esami negli ultimi 20 anni.
MECCANISMI DELETERI
I metodi di insegnamento tradizionali sono incentrati sulle doti verbali, più diffuse fra le femmine, mentre i maschi prediligono l’interazione e la visualità. Per questo motivo i risultati
scolastici dei ragazzi sono complessivamente inferiori in tutto il mondo. [© by Petra Feketa – fotolia.com]
INSEGNARE
AI MASCHI
Gli insegnanti colmano il divario fra maschi
e femmine con la tecnologia
I dati mondiali sugli esami scolastici mostrano differenze sostanziali fra i risultati
ottenuti da maschi e femmine, con i primi in evidente ritardo. Ora, con l’adozione di
supporti elettronici e giochi interattivi, i docenti hanno a disposizione nuovi strumenti
per aiutare i ragazzi a esprimere tutto il loro potenziale scolastico.
di Sean Dudley
L
e prove sono diffuse e inconfutabili:
la scuola tradizionale non riesce a
dare ai maschi un’istruzione
equivalente a quella delle femmine.
Ecco alcuni dati.
• Una relazione pubblicata nel 2010
dal Center on Education Policy, un
istituto di ricerca indipendente degli
Stati Uniti, conferma che in tutti gli
Stati federali i ragazzi hanno
capacità di lettura inferiori. Nelle
scuole elementari, il 79% delle
•
bambine ha un livello di lettura
giudicato “eccellente”, contro il
72% dei maschi. Differenze
analoghe sono state riscontrate
nella scuole medie e superiori.
Le statistiche del Ministero
dell’Istruzione della Giamaica indicano
che, nella quarta classe, l’81% delle
femmine supera un esame di cultura
generale (tipo Invalsi), contro solo il
59% dei maschi. Inoltre, nelle prove
matematiche eccelle il 55% delle
•
•
ragazze, mentre i ragazzi si fermano
al 36%.
Nel 2012, il Joint Council of
Qualifications nel Regno Unito ha
reso noto che il 73,3% delle
femmine ha superato gli esami di
scuola secondaria. La percentuale
di maschi che hanno raggiunto lo
stesso risultato era solo del 65,4%.
In Francia, c’è un divario costante
di 4-5 punti percentuali nei risultati
ottenuti da maschi e femmine negli
La rivoluzionaria teoria di Michael
Gurian sulle diverse modalità di
apprendimento fra maschi e femmine
(Boys and Girls Learn Differently!)
sostiene che “le due aree di maggior
efficienza nelle femmine sono la
memoria e la percezione sensoriale. I
maschi, invece, prediligono le abilità
spaziali e il ragionamento astratto. Il
cervello maschile avvantaggia i ragazzi
nelle prove visuo-spaziali.” In altre
parole, Gurian individua una differenza
fondamentale fra le modalità di
apprendimento dei due sessi e lascia
intendere che maschi e femmine
potrebbero trarre beneficio da diverse
metodologie di insegnamento
compatibili con le rispettive
predisposizioni alla ricezione e
all’interpretazione delle informazioni.
“L’INSEGNAMENTO
DIFFERENZIATO PER
MASCHI E FEMMINE
COMINCIA A DIFFONDERSI
E PORTA CON SÉ PROFONDI
CAMBIAMENTI.“
Michael Gurian
AUTORE Di “Boys and Girls Learn Differently!”
Purtroppo, la maggior parte degli
studenti non riceve un’istruzione
differenziata. “I metodi di
insegnamento sono gli stessi da
cent’anni o giù di lì e si basano su
modelli agrari o fordisti,” afferma
la Dott.ssa Alison Carr-Chellman,
professoressa di istruzione e
formazione al Pennsylvania State
College of Education. “L’insegnante
sta davanti a un gruppo di bambini
e trasferisce loro informazioni o
esperienze. Dopodiché i bambini
avanzano da una classe all’altra,
conservando ben poco di ciò che hanno
appreso. Si tratta di un metodo di
insegnamento scadente e improduttivo,
soprattutto nell’era dell’informazione.”
Il problema è ampiamente riconosciuto.
Sempre più addetti ai lavori vedono
nella tecnologia uno strumento idoneo
a potenziare il coinvolgimento dei
maschi. In linea con le osservazioni di
Gurian, la tecnologia offre importanti
benefici nell’apprendimento visuale e
spaziale, favorendo una partecipazione
più attiva dei maschi in classe.
ARRICCHIRE
L’ESPERIENZA
Le moderne tecnologie di visualizzazione
come le lavagne interattive, che consentono
l’utilizzo di video, audio, immagini e
navigazione sul Web, rispondono
all’esigenza dei ragazzi che prediligono
l’apprendimento visivo. Anche tablet e
touchscreen trovano sempre più spazio
in classe, con buoni risultati segnalati
da parecchie scuole.
“Nel manipolare immagini e testi su
uno schermo e nel rispondere con
grande efficacia ai compiti assegnati,
i maschi dimostrano doti e capacità che
non raggiungeranno mai davanti a un
foglio di carta bianco,” afferma Betsy
Weigle, insegnante di scuola elementare
a Spokane, Washington, USA.
Weigle, che attraverso il suo sito Web
www.classroom-teacher-resources.com
fornisce supporto agli insegnanti con
materiali e contenuti interessanti e utili
per il loro lavoro, utilizza gli iPad e gli
schermi interattivi con i suoi alunni.
“I maschi fanno fatica a stare seduti per
lunghi periodi di tempo e un supporto
visivo come l’iPad può aiutare in questo
senso,” spiega Weigle. “Ogni qualvolta
si presenta l’occasione di andare oltre la
semplice interazione verbale, soprattutto
con i maschi, l’insegnante potrà notare
come questi acquisiscano un maggior
numero di nozioni.”
La Cedars School of Excellence di Greenock,
in Scozia, è stata una delle prime ad
adottare tavolette elettroniche per tutti
gli allievi. Dall’arrivo dei tablet, gli
insegnanti hanno constatato un netto
miglioramento nel livello di concentrazione
e nei risultati dei ragazzi. Si è evidenziata
anche una maggiore facilità nello svolgere
ricerche e nello sviluppo delle competenze
di istruzione digitale; si è così creato
un contesto paritetico fra i due sessi,
consentendo ai maschi di sfruttare
le loro grandi doti di apprendimento
visivo.
Un altro caso è la Coedcae School di
Llanelli, in Galles, che ha acquistato due
iPad per la biblioteca scolastica. La
scuola utilizza i tablet principalmente
come libri elettronici per invogliare
i maschi a leggere.
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FORMAZIONE
INTERATTIVA
I giochi educativi svolgono un ruolo fonda­mentale nel campo delle soluzioni di
apprendimento interattivo. Ad esempio,
Nimero, un produttore di software educativi
della Bulgaria, crea giochi che uniscono
l’apprendimento visuale e spaziale con
l’istruzione di base e la soluzione di puzzle,
stimolando i processi di apprendimento
tipici dei maschi. Il gioco di matematica per
la scuola primaria Jumpido, ad esempio,
prevede l’interazione di tutto il corpo in una
serie di esercizi e giochi con lo scopo di sfruttare
il movimento fisico e la competitività per
coinvolgere i maschi in modo più efficace.
“Jumpido coinvolge maggiormente i
ragazzi in classe, sia mentalmente sia
fisicamente,” conferma Kiril Rusev,
amministratore delegato di Nimero.
“Gli elementi cinestetici e spaziali di
Jumpido sono in piena sintonia con i
processi cerebrali dei maschi e
introducono un livello di interattività
che i metodi di insegnamento
tradizionali non hanno in pari misura.”
Un’altra scuola con una visione unica
nell’uso della tecnologia in classe è la
Quest to Learn di Manhattan, a New
York. L’istituto è frequentato da studenti
brillanti e intraprendenti che sfruttano i
principi dei giochi per creare esperienze di
apprendimento immersive molto ludiche.
Il progetto è nato dalla mente dell’inventrice
di giochi digitali Katie Salen e dall’approccio
dogmatico della scuola al gioco come
strumento formativo, con l’impiego
della tecnologia in diverse forme e con
diverse finalità. Grazie a questo metodo
formativo incentrato su tecnologia e
gioco, i ragazzi possono sfruttare le loro
predisposizioni naturali e trarre piacere
e divertimento dallo studio.
FARE LA DIFFERENZA
Con un mercato sempre più ricco di
strumenti di formazione interattivi e
innovativi, gli insegnanti possono
sfruttare al meglio gli “istinti naturali”
di apprendimento degli allievi maschi.
“L’insegnamento differenziato per ciascun
sesso comincia a diffondersi e porta con
sé profondi cambiamenti nel modo in
cui le classi vengono concepite, allestite
e usate, dall’asilo fino alle superiori,”
dice Gurian. “Stiamo assistendo a una
vera e propria svolta sociale, un nuovo
contesto scolastico nel quale maschi e
femmine hanno la stessa attenzione
e le stesse opportunità.” ◆
formazione
GoldieBlox:
Pensato per le femmine
L’ingegneria è un mondo maschile, ma l’ingegnere donna Debbie Sterling, laureata a
Stanford, ha lanciato una linea di giocattoli tecnici per bambine, chiamata GoldieBlox, per
cambiare le cose. Certo, sono rosa, e sono carini. Ma il segreto sta nel libro abbinato a ciascun
progetto costruttivo, che fa appello alle spiccate doti verbali delle ragazzine, creando una
perfetta sintonia fra GoldieBlox e le modalità di apprendimento femminili.
di Rachel Callery
A
i maschi piacciono le costruzioni.
Le femmine adorano i libri. Quando
ancora i bambini vanno a gattoni, le
predisposizioni innate dei due generi fanno
sì che i futuri ingegneri saranno per l’89%
maschi. Ma un mondo alla disperata ricerca
di tecnici si può permettere di rinunciare
al potenziale creativo di soluzione dei
problemi di metà della popolazione
mondiale, escludendo le femmine ancor
prima che compiano i due anni di età?
Debbie Sterling, una delle poche ragazze
arrivate alla professione di ingegnere, è
convinta di no. Così, si è messa alla ricerca
dell’anello mancante fra le femmine e il
mondo dell’ingegneria e delle costruzioni.
Ed è nata GoldieBlox, una nuova linea di
giocattoli di costruzioni basata sui libri di
avventure di Goldie, un’eroina inventrice
impegnata a risolvere problemi tecnici con
l’aiuto dei suoi amici. Mentre leggono il
Debbie Sterling, CEO e fondatrice di GoldieBlox. Nella pagina accanto: Sterling
ha raccolto i fondi per il primo libro-giocattolo della serie GoldieBlox su
Kickstarter: tutto esaurito prima di arrivare sugli scaffali virtuali.
(Foto gentilmente concessa da GoldieBlox)
libro, le ragazze costruiscono vari oggetti
insieme a Goldie e mettono in moto le loro
“macchine” per vedere come funzionano.
“Quando ero una bambina, la parola
‘ingegneria’ mi incuteva timore,’” ricorda
Sterling. “Pensavo che fosse una cosa da
maschi. Ho creato GoldieBlox affinché
le ragazze, fin dalla giovane età, possano
capire che l’ingegneria è un mondo aperto
anche a loro. Con una protagonista
femminile, storie nelle quali le femmine
si possono riconoscere e immedesimare, e
un pizzico di umorismo, GoldieBlox aiuta a
superare i timori innati e stimola l’interesse
delle bambine per le costruzioni.”
Unendo la passione delle bambine per
i libri a un giocattolo interattivo che viene
montato nel corso della lettura, GoldieBlox
ha trovato una formula completamente
nuova per attirare le femmine verso i giochi
di costruzioni. “La questione è molto
semplice: ai maschi piacciono le
costruzioni, alle femmine piace leggere,”
afferma Sterling. “GoldieBlox completa
le attività visuo-spaziali con quelle verbali,
dato che le bambine vogliono sapere
perché stanno costruendo un oggetto.”
Sterling aveva notato la differenza fra
maschi e femmine durante i suoi studi
a Stanford. Per anni si era arrovellata il
cervello su questa disparità, finché non
ebbe l’idea di GoldieBlox e si dedicò con
grande impegno alla sua realizzazione.
Ma quel tempo non era passato invano:
quando Sterling fu pronta per lanciare il
giocattolo, Internet le offrì una nuova
opportunità per finanziare la sua impresa:
il “crowdfunding”, o finanziamento
diffuso. Dopo aver testato il suo prototipo
su più di 100 bambini, Sterling pubblicò
un video su Kickstarter, una piattaforma
per il finanziamento di progetti creativi,
accompagnandolo a una semplice richiesta:
se qualcuno credeva nel progetto, Sterling
chiedeva di acquistare in anticipo il
giocattolo che ancora non esisteva. In
meno di 30 giorni, raccolse 250.000 dollari,
il doppio di quanto aveva preventivato.
La prima serie di giocattoli con libro venne
letteralmente spazzata via dagli scaffali
virtuali: prima del lancio nel mese di
febbraio, tutte le copie andarono esaurite.
Il primo prototipo non solo ebbe successo
fra i bambini (da 5 a 9 anni), ma si
aggiudicò anche il premio Editor’s Choice
della World Maker Faire, una fiera di
prodotti fai-da-te che si svolge a New York.
GoldieBlox è diventata oggi una serie
articolata, che illustra diversi principi
ingegneristici con “lezioni” dedicate a ruote
e assali, pulegge, forze e attriti. GoldieBlox
sarà presto disponibile anche come e-book
per iPad e iPhone, dove l’esperienza di
costruzione sarà arricchita da narrazioni e
animazioni. Nel frattempo, Sterling è stata
contattata da grandi distributori interessati
a vendere i giocattoli nei loro negozi.
“Con GoldieBlox le bambine imparano a
risolvere problemi e sviluppare abilità
spaziali,” afferma Sterling. “Voglio che
le femmine valutino tutte le opportunità
per il loro futuro e credano di poter fare
qualsiasi cosa da grandi, perché una
bambina non è solo una principessa.” ◆
Per maggiori informazioni:
www.goldieblox.com
Leggete il codice per entrare
nel mondo di GoldieBlox
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primavera 2013
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33
formazione
bambini, e questo problema deve
essere risolto.”
Portare l’istruzione a queste popolazioni
è possibile. Rose cita alcune iniziative
promosse con successo da enti
governativi e non (ONG). Ad esempio,
in Africa Orientale le ONG Camfed e
BRAC (ex Bangladesh Rural Advancement
Committee) stanno lavorando
all’istruzione delle ragazze che vivono
in aree rurali, aiutandole poi ad avviare
attività professionali. In Bangladesh,
l’associazione senza scopo di lucro
Shidhulai Swanirvar Sangstha costruisce
scuole galleggianti a propulsione solare
per raggiungere i bambini delle aree
soggette a inondazioni. “Iniziative di
questo tipo, però, non sono realizzabili
su larga scala,” osserva Rose.
61
milioni
Una bambina della classe seconda
della St. John Primary School di
Honiara, nelle Isole Salomone.
Il numero di bambini iscritti alla
scuola primaria nel mondo è fermo
dal 2008. © UNESCO/Giacomo
Pirozzi/Panos
ISTRUZIONE
UNIVERSALE
Il programma Millennium dell’ONU
rischia di fallire gli obiettivi
L’istruzione universale
è uno degli obiettivi del
programma Millennium
lanciato dalle Nazioni Unite
nel 2000. Entro il 2015,
tutti i bambini del mondo
dovrebbero accedere a un
ciclo di studi elementari
completo. Ma i dati più
recenti indicano che questo
obiettivo non sarà raggiunto
nei tempi previsti.
di Jacqui Griffiths
N
el 2000, gli Stati membri delle
Nazioni Unite (ONU)
concordarono che ogni bambino
avrebbe dovuto ricevere un’istruzione
primaria per riuscire a sottrarre 500
milioni di persone alla povertà entro il
2015. Oggi, quell’obiettivo, uno degli
otto Millennium Development Goals
fissati dall’ONU, è a rischio.
All’inizio i progressi erano
incoraggianti. Il numero di bambini in
età scolare privi di istruzione diminuì
da 108 milioni nel 1999 a 61 milioni
nel 2008, quasi il 44% in meno. Ma
nel 2012, a soli tre anni dalla
scadenza, il decimo Education for All
(EFA) Global Monitoring Report
indicava che la cifra era ancora ferma a
61 milioni. Inoltre, milioni di bambini
che frequentano la scuola non
imparano a causa della mancanza o
dell’inadeguatezza degli insegnanti.
STRADA IN SALITA
Uno dei motivi dello stallo è che tutte
le comunità facilmente accessibili sono
state ormai raggiunte. “Ora sono i più
vulnerabili ed emarginati che rischiano
di non avere alcuna istruzione o di non
concludere le scuole elementari,” dice
Pauline Rose, direttrice di EFA Global
Monitoring Report per l’UNESCO. “Fra
questi ci sono i nomadi che si spostano
continuamente con le loro famiglie e
hanno bisogno che la scuola li segua.
Molti bambini che restano esclusi dalla
scuola rischiano di sviluppare forme di
disabilità. In molti Paesi l’ambiente
scolastico non è accessibile a questi
Numero di bambini in età scolare
privi di istruzione nel mondo.
Education for All
TROVARE
FINANZIAMENTI
Dal 2000, l’abolizione delle tasse
scolastiche ha contribuito ad
aumentare il numero di bambini nelle
scuole. “Oggi ci sono 55 milioni di
bambini in più nelle scuole, grazie al
fatto che le tasse scolastiche sono
state abolite in molti Paesi,” dice
David Archer, responsabile sviluppo
programmi dell’ONG ActionAid, che
combatte la povertà in tutto il mondo.
“In passato la scuola primaria era a
pagamento in 92 Paesi, ma nell’ultimo
decennio le rette sono state eliminate.
In Tanzania e in Kenya, ad esempio, le
iscrizioni sono aumentate di 4 milioni
di unità dopo l’abolizione delle tasse.”
Ma se i fondi per finanziare l’istruzione
non vengono dalle rette, chi provvede?
Non le donazioni internazionali, a
quanto sembra. Rose sottolinea come
la crisi economica abbia arrestato o
drasticamente ridotto i fondi
provenienti da finanziatori volontari.
“C’è stato un forte impatto su alcuni
dei Paesi più poveri, dove i governi
sono i principali finanziatori
dell’istruzione ma hanno bisogno di
sostegno economico,” dice Rose. “E
da quando sono state abolite le rette,
servono ancora più finanziamenti.”
Archer aggiunge che ulteriori fondi sono
necessari per garantire che l’istruzione
non sia solo accessibile a tutti, ma anche
valida. “Se milioni di bambini si
iscrivono a scuola, servono più
insegnanti preparati, altrimenti la
qualità dell’insegnamento degenera,”
spiega. “Oggi, 250 milioni di alunni non
imparano a causa di classi sovraffollate
e insegnanti sottoqualificati che
lavorano in condizioni impossibili.”
SPONSOR DAL
SETTORE PRIVATO
L’EFA Global Monitoring Report
attribuisce al settore privato un ruolo
chiave per il finanziamento
dell’istruzione. “Aumentare il
sostegno del settore privato potrebbe
fare una grande differenza,” dice
Rose. “Nel campo della salute, ad
esempio, Bill Gates, fondatore di
Microsoft e co-fondatore della Bill and
Melinda Gates Foundation, ha avuto
un impatto notevole. Ma non esiste un
Bill Gates nell’istruzione, pertanto
serve l’aiuto del settore privato.”
I privati possono contribuire, dice
Rose, ma non bastano. “Alcune
organizzazioni private erogano già
finanziamenti, attraverso fondazioni
come la MasterCard Foundation
oppure sotto forma di risorse
informatiche come Intel e Cisco. Ma
nel complesso si tratta di una
piccolissima parte di quanto stanziato
per l’istruzione nei Paesi in via di
sviluppo, circa il 5% delle donazioni.”
Come Gates, i finanziatori privati sono
più sensibili alla salute che all’istruzione,
anche se i due aspetti sono strettamente
legati. “Se tutti i bambini vanno a scuola
e imparano, avremo benefici enormi in
termini di condizioni di salute delle
future generazioni, coinvolgimento attivo
delle donne, maggiore produttività, lotta
all’HIV, cittadinanza attiva e affidabilità
democratica,” dice Archer.
RIPRENDERE
SLANCIO
L’obiettivo dell’istruzione primaria
universale resta in dubbio, ma non
mancano gli sforzi per ridare slancio
al progetto. Ad esempio, il Segretario
Generale dell’ONU Ban Ki-Moon ha
compass
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appena lanciato l’iniziativa Education
First per esortare le nazioni, le aziende
private e le fondazioni di tutto il
mondo a un ultimo “grande sforzo”
per il 2015 e oltre. Nei prossimi
cinque anni, l’iniziativa punta a
portare a scuola tutti i bambini, sia
ponendo l’istruzione di qualità al
centro delle agende sociali e politiche
e dei programmi di sviluppo di tutto
il mondo, sia trovando fondi per
l’istruzione attraverso iniziative
di promozione e sostegno.
Il prossimo EFA Global Monitoring
Report, che verrà pubblicato alla fine
del 2013, analizzerà l’andamento
registrato finora, con particolare
attenzione ai gruppi più vulnerabili,
per indicare una data plausibile per
il raggiungimento degli obiettivi di
Millennium. “Dobbiamo cominciare a
pianificare ciò che verrà dopo il 2015,
ma questo non significa che possiamo
togliere il piede dall’acceleratore
proprio adesso,” conclude Rose.
“Vogliamo che tutti diano un
contributo e un sostegno
all’istruzione.” ◆
Link utili:
ActionAid: www.actionaid.org/education
Education for All: www.unesco.org/new/en/
education/themes/leading-the-internationalagenda/education-for-all
Education First: www.globaleducationfirst.org
Education
for All
Education for All è
un’iniziativa mondiale
che punta a garantire
un’istruzione di base a
bambini, ragazzi e adulti.
Fu lanciata nel 1990 alla
World Conference on
Education for All da 155
Paesi e organizzazioni
internazionali. Per
raggiungere i risultati
auspicati entro il 2015, nel
2000 il World Education
Forum individuò sei obiettivi
principali per l’istruzione.
Attualmente il perseguimento
degli obiettivi è affidato
all’UNESCO.
Presidente e Chief Executive Officer
Dassault Systèmes
Per secoli abbiamo lottato
per plasmare la materia. Oggi
l’immaginazione ha preso il
sopravvento nell’arte del fare:
l’immaginazione e lo stampo in cui
viene forgiata la materia. E questa
la potenza del 3D e della produzione
additiva: navi in una bottiglia,
rendere possibile l’impossibile,
sommare sogno e realta ; nuovi
orizzonti nella storia
della manifattura e novita
straordinarie per il pensiero
creativo.
l’era dell’esperienza
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introduction
ARRIVANO I BREVETTI
Sir James Dyson
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LA MATEMATICA DEL MANIFATTURIERO
LA SFIDA DELLA CINA
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ritorno in patria
STAMPA IN 3D
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SVOLTA GLOBALE
Willy C. Shih
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Con riserva di errori e modifiche. * Risoluzione HD non valida per Cintiq 12WX.
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storia di copertina
Bernard Charlès
storia di copertina
Il MANIFATTURIERO
nell’Era dell’Esperienza
Imprenditori e manager sanno che il campo su cui si gioca la partita dell’industria
manifatturiera è determinante per l’esito finale e cambia in continuazione. La
Rivoluzione Industriale impiegò 70 anni per sostituire l’artigianato con la produzione
di massa, mentre sono bastati 20 anni di delocalizzazioni e altre strategie per
azzerare la competitività della manodopera cinese e cambiare nuovamente le regole
del gioco nell’industria manifatturiera. Entro un decennio, sulla spinta di tecnologie
dirompenti come la stampa in 3D, anche la produzione su larga scala potrebbe
essere a rischio. Compass analizza le forze che stanno ridefinendo, in maniera
veloce e radicale, il mondo manifatturiero nell’Era dell’Esperienza.
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storia di copertina
(Nord America, Europa, Cina e India),
Kennametal evita il rischio che si affidino
a fornitori locali che, nel tempo,
potrebbero trasformarsi in concorrenti
su scala globale.
Kennametal ha delocalizzato, ma non
in modo fine a sé stesso: l’azienda resta
infatti un esportatore netto di prodotti
ad alta tecnologia e marginalità.
LE COMPETENZE
DETERMINANO
LE RETRIBUZIONI
La manodopera a basso costo non è più sufficiente per aggiudicarsi la produzione di una multinazionale. Oggi gli amministratori delegati devono valutare diversi fattori,
dai costi di trasporto ai tassi di cambio valutario, dalla tutela della proprietà intellettuale alla vicinanza ai clienti. (Foto © Bugphai – fotolia.com)
la MATEMATICA
DEL MANIFATTURIERO
I CEO devono tenere conto di fattori complessi per
decidere dove dislocare le fabbriche in futuro
Gli amministratori delegati stanno rivalutando le reti produttive su scala mondiale,
dislocando impianti e centri di ricerca e sviluppo il più vicino possibile ai grandi clienti e
preparandosi per una nuova ondata di tecnologie che potrebbero rivoluzionare la fabbrica.
Per cogliere le opportunità che il futuro riserva, devono convincere le loro organizzazioni a
sperimentare in un momento in cui controllare il rischio è di vitale importanza.
by William J. Holstein
V
ent’anni fa erano circa una dozzina
le aziende di lavorazione dei metalli
con quartier generale negli Stati
Uniti. Oggi resta solo Kennametal. Mentre
le altre fallivano, Kennametal si trasformava
nel prototipo della moderna azienda
manifatturiera globale, sfruttando una rete
mondiale di fabbriche e centri di ricerca.
Guidata dal CEO Carlos Cardoso, la
società con sede in Pennsylvania nata
75 anni fa opera oggi in 60 nazioni e
raccoglie poco più della metà del suo
fatturato annuo di tre miliardi di dollari
fuori dagli Stati Uniti. “Per raggiungere
questo risultato, invece di fermarci
negli Stati Uniti, siamo cresciuti nel
resto del mondo a ritmi più sostenuti,”
dice Cardoso.
Il segreto del successo di Kennametal è
stato seguire grandi clienti come General
Motors quando questi si sono trasferiti
in nuovi mercati. Presidiando gli stessi
mercati nei quali operano i suoi clienti
Come altre multinazionali di primo piano,
Kennametal è impegnata in un’incessante
marcia verso la parte alta della “catena
alimentare” della tecnologia. L’azienda
produce punte che possono lavorare
nell’oceano fino a diecimila metri di
profondità e utensili per fresare i
complessi pannelli in fibra di carbonio
del Boeing 787 Dreamliner.
“LA FORMULA PER
SCEGLIERE DOVE COLLOCARE
LE FABBRICHE SULLE DUE
SPONDE DELL’OCEANO
PACIFICO STA CAMBIANDO.“
Willy Shih
HARVARD BUSINESS SCHOOL
“Esistono due tipi di manifattura industriale,”
spiega Cardoso. “C’è l’attività con volumi
alti, margini ridotti e basso costo della
manodopera, che richiede poche competenze.
Questi lavori sono quelli che sono stati in
gran parte esternalizzati e delocalizzati. Poi
ci sono i lavori ad alto tasso di tecnologia,
innovazione e competenza, con margini
elevati. Questi sono rimasti tendenzialmente
nelle economie avanzate.”
Anche le principali aziende cinesi, principali
beneficiare della delocalizzazione, si stanno
attrezzando per competere nella fascia di
mercato più complessa, soprattutto ora
che i prodotti che richiedono manodopera
non qualificata si stanno spostando verso
Paesi con un costo del lavoro ancora più
basso. “Sappiamo che non possiamo
continuare a fare affidamento sui bassi
costi per essere competitivi,” ha dichiarato
lo scorso gennaio il portavoce del Ministro
del Commercio cinese, Shen Danyang.
“Dobbiamo accelerare l’evoluzione dei
nostri prodotti verso il mercato a valore
aggiunto.” (Cfr. articolo a pagina 50.)
Per anni, molti dirigenti delle nostre
imprese hanno pensato che il basso
costo della manodopera cinese fosse la
soluzione a tutti i problemi di prezzo.
Molti, come Apple e Dell, hanno trasferito
la fabbricazione dei loro prodotti più
sofisticati a terzisti come Flextronics
a Singapore o la taiwanese Hon Hai.
Oggi, le fabbriche in Cina restano
essenziali per coprire l’esplosione della
domanda in quell’area, ma molti
cominciano a dubitare del valore e
dell’utilità di avere fabbriche a dodici fusi
orari di distanza per produrre dispositivi
sofisticati destinati ai clienti nordamericani
ed europei.
“La formula per scegliere dove dislocare
la produzione sui due lati del Pacifico sta
cambiando,” dice Willy Shih, professore
di pratiche gestionali alla Harvard
Business School e co-autore del libro
Producing Prosperity: Why America
Needs a Manufacturing Renaissance.
(cfr. box a pagina 45)
GLI SVANTAGGI della
DELOCALIZZAZIONE
La svolta è stata indotta da forze strutturali
profonde. La valuta cinese ha accumulato
guadagni a due cifre, rendendo più
costose le esportazioni di prodotti
made-in-China. Il costo del lavoro nel
Paese aumenta ormai del 25-30% ogni
anno: Boston Consulting Group calcola
che i costi di produzione in Cina arriveranno
ai livelli degli Stati Uniti entro il 2015.
Inoltre, le filiere lunghe hanno tempi di
reazione lenti. Se affidata alle persone
sbagliate, la proprietà intellettuale
potrebbe “trapelare” da aziende poco
attente, e anche da quelle che lo sono.
Concentrandosi solo sul lavoro a basso
costo, si trascurano i costi per il
coordinamento delle attività e delle supply
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chain a lungo raggio. I CEO si stanno
rendendo conto del fatto che i cicli di
verifica e riscontro fra clienti, R&D e
produzione sono fondamentali per
sostenere l’innovazione; pertanto,
collocare la produzione vicino alla ricerca
e sviluppo può avere dei vantaggi.
Ad esempio, il 40% dei prodotti venduti
da Kennametal è personalizzato per
l’utente finale. Seicento laureati e
diplomati in ingegneria in nove centri di
ricerca nel mondo lavorano allo sviluppo
di nuovi materiali, fra cui il carburo di
tungsteno e i diamanti industriali (cfr.
articolo a pagina 20). Gli amministratori
delegati realizzano i maggiori profitti e
guadagni nel valore offerto agli azionisti
in questa fascia alta della produzione.
MADE IN AMERICA
Per ritrovare un nuovo equilibrio, molte
grandi società americane hanno
annunciato che “riporteranno a casa”
la produzione. NCR, ad esempio, ha
trasferito la produzione dei suoi sportelli
Bancomat dalla Cina alla Georgia, in parte
per la difficoltà di coordinare la produzione
con le attività di progettazione e sviluppo
software basate negli Stati Uniti.
Carlos Cardoso, CEO di Kennametal
storia di copertina
Anche Caterpillar, General Electric,
Otis Elevator e Master Lock (cfr. articolo a
pagina 44) hanno riportato la produzione
dalla Cina e dal Giappone verso gli Stati
Uniti. Queste operazioni di “rimpatrio”
non hanno ridotto la disoccupazione o la
sottoccupazione negli Stati Uniti, perché le
fabbriche moderne richiedono un numero
minore di addetti altamente qualificati.
Né è diminuito il deficit commerciale
degli Stati Uniti con la Cina, che anzi
continua ad aumentare.
“LA PRODUZIONE
INDUSTRIALE È
DESTINATA A DIVENTARE
INDIPENDENTE E A
CAMBIARE LE REGOLE.”
Sir James Dyson
FONDATORE E AMMINSTRATORE DELEGATO
DI DYSON LTD
Anche gli scettici più irriducibili, tuttavia,
ammettono che qualcosa è cambiato nel
modo in cui i CEO valutano i benefici della
delocalizzazione. “Abbiamo superato la
fase delle scelte di delocalizzazione cieca
senza motivi razionali,” afferma Ron Hira,
professore associato del Rochester
Institute of Technology e co-autore
del libro Outsourcing America: What’s
Behind Our National Crisis and How
We Can Reclaim American Jobs.
CREAZIONE DI
“HUB” REGIONALI
Analogo il dibattito in corso nel Regno
Unito e in Europa. I CEO sono ancora
pronti a spedire la produzione ad alto tasso
di manodopera in Europa Orientale o in
Asia, mentre cercano di ottimizzarele loro
attività produttive di alto livello in patria.
“L’evoluzione tecnologica, i ritmi di
produzione più elevati e lo spostamento
delle filiere hanno intensificato la
competizione mondiale; i costi di
produzione si sono abbassati, ma è
diventato più difficile fare buoni prodotti,”
sostiene Sir James Dyson, fondatore della
società da 1,5 miliardi di dollari che porta
il suo nome. Un terzo dei dipendenti di
Dyson sono ingegneri e scienziati che
contribuiscono alla continua innovazione
di aspirapolvere, ventilatori e asciugamani.
economia su una disponibilità illimitata
di manodopera accondiscendente ed
economica, i leader cinesi puntano ora a
compiere la transizione verso la fascia alta,
dominata dalle società più grandi ed
evolute del mondo. (Cfr. articolo a pagina 50.)
Gli investimenti di Dyson in R&S sono
quadruplicati negli ultimi cinque anni.
Dyson è assolutamente certo che la
produzione sofisticata tornerà nel mondo
occidentale. “La produzione industriale
è destinata a diventare indipendente
e a cambiare le regole, semplificando
i processi e tagliando fuori gli
intermediatori con nuove forme
di finanziamento e produzione,”
sostiene Dyson. (Cfr. box a pagina 48.)
“DEVI AVERE NERVI
D’ACCIAIO OPPURE
CERTEZZE GRANITICHE.“
Come le loro controparti americane ed
europee, anche le economie sviluppate del
Giappone e della Corea del Sud vogliono
conquistare la supremazia manifatturiera.
I componenti di loro produzione sono
presenti in percentuale elevata nei
dispositivi dell’americana Apple, che
vengono assemblati in Cina. E, nel
frattempo, la coreana Samsung
Electronics si è affermata come
concorrente sia di Apple sia della
giapponese Sony.
Il nuovo obiettivo di queste aziende è
creare poli integrati di ricerca,
progettazione e produzione in Nord
America, Europa e Cina, al servizio degli
acquirenti in ognuna di queste aree,
come spiega Tom Mayor, consulente di
Booz & Co. a Cleveland, Ohio, e grande
esperto di industria manifatturiera. “Le
aziende possono continuare a trasportare
merci sull’Oceano Pacifico, ma non ha
molto senso,” dice Mayor. “Oppure
possono costruire una fabbrica negli Stati
Uniti e sfruttare la capacità produttiva
per produrre le merci che finora hanno
spedito via mare.”
Enver Yucesan
DOCENTE DI GESTIONE AZIENDALE ALL’INSEAD,
parlando dei rischi che comporta scegliere
la collocazione di una fabbrica.
Le nuove tecnologie che emergeranno
nell’arco dei prossimi 5-10 anni
promettono sviluppi ancor più
interessanti. Una è la stampa in 3D, grazie
alla quale i prodotti vengono fabbricati
strato dopo strato. (Cfr. articolo a pagina
46.) “Non parlo solo della produzione
additiva,” dice Abe Reichental, presidente
e amministratore delegato di 3D Systems
con sede a Rock Hill, South Carolina.
“Parlo anche di sensori sofisticatissimi,
potenza di calcolo illimitata, intelligenza
artificiale e robotica. Se unite tutto
questo e la stampa in 3D, otterrete una
forte convergenza fra tecnologie che
consentiranno la personalizzazione
di massa e la rilocalizzazione della
produzione distribuita.”
RIMESCOLARE
LE CARTE
Reichental ha ovviamente un interesse
personale nel successo della stampa in
3D e può contare su una situazione
favorevole: le aziende sono soggette
a pressioni crescenti per innovare più
rapidamente, la complessità della
progettazione aumenta e la vita utile
di molti prodotti si accorcia. Tutti questi
fattori stanno allontanando l’industria
manifatturiera dalle filiere che cominciano
all’altro capo del mondo.
Se Mayor ha ragione, tutti questi
cambiamenti avranno pesanti
ripercussioni sulla Cina, dove il governo sta
cercando di liberarsi della produzione di
fascia bassa, sporca e a basso costo, anche
per ragioni ambientali. Dopo soli 30 anni
in cui il Paese ha basato la propria
Sommando tutti gli elementi, quello
che sembra stia succedendo è una
scelta chiara su quali funzioni aziendali
(e quali lavori) debbano essere collocate
in luoghi distanti. È come un gigantesco
rimescolamento del mazzo di carte, un
processo che può solo accelerare.
SCELTA EQUILIBRATA
Che cosa dovrebbe fare un amministratore
delegato? Sono decisioni estremamente
complesse, che richiedono un forte
impiego di capitali; inoltre, l’efficacia di
ogni mossa potrebbe rivelarsi non prima
di 10-15 anni. “Se hai messo in gioco un
miliardo di dollari, devi avere nervi
d’acciaio oppure certezze granitiche,”
dice Enver Yucesan, docente di gestione
aziendale all’INSEAD di Fontainebleau,
in Francia, che tiene un corso di cinque
giorni sulla produzione manifatturiera
nella rete globale per dirigenti d’azienda.
Yucesan afferma che i CEO devono
acquisire doti più raffinate nel capire
a quale punto del ciclo di vita si trova
un prodotto, prima di decidere dove
fabbricarlo. Ad esempio, se una grande
azienda svizzera inventa una molecola
per un nuovo diserbante, quella molecola
porta con sé una serie di domande. Può
essere prodotta al prezzo giusto e ottenere
l’approvazione delle autorità? “In questo
caso è meglio avere un impianto vicino
con la massima agilità,” suggerisce
Yucesan. “Quindi l’azienda comincerà
a produrre in Svizzera con costi molto
elevati, preferendo avere la flessibilità
necessaria e pagarne il prezzo.”
Se la fabbrica in Svizzera dimostra che il
prodotto può essere realizzato in maniera
efficiente e conquistare nuovi mercati,
l’azienda potrà trasferire la produzione
in Cina o in India. “Questi Paesi non si
limitano a copiare,” dice il professore.
“Sono grandi innovatori dal punto di vista
dei processi. Se il costo di produzione in
Svizzera è 35 Euro al chilo, lo possono
abbattere fino a 2 Euro.”
Un CEO deve tenere conto anche della
produttività della forza lavoro, non solo del
costo puro della manodopera, aggiunge
Yucesan. La lista di fattori da considerare
comprende normative fiscali, vincoli
logistici, accesso a porti e aeroporti,
costo di gestione di un’azienda, accesso
a talenti e manodopera qualificata.
Ma soprattutto, gli amministratori delegati
devono chiedersi sempre di più dove
nascono le nuove idee migliori. “È un
centro di eccellenza per particolari
competenze?” chiede Yucesan. “Ci sono
opportunità uniche offerte da università o
Sempre più aziende decidono di collocare la produzione qualificata vicino ai loro centri di ricerca e sviluppo,
soprattutto per prodotti nuovi o emergenti ad alta valore aggiunto. (Foto © RGtimeline – fotolia.com)
enti di ricerca, oppure il sostegno del
governo a determinate attività di sviluppo?
Con tutti questi elementi sul tavolo, il CEO
dovrà prendere una decisione. Se manca
uno solo di questi elementi, il quadro non
sarà completo.”
RISCHI CHE VALE LA
PENA PRENDERE
Naturalmente, un CEO da solo non
può cogliere tutti gli elementi in gioco,
pertanto deve creare organizzazioni ben
integrate fra le diverse discipline e aree
geografiche. Creare organizzazioni capaci
di sperimentare e imparare, però, è difficile
in una fase in cui i CEO e i loro consigli di
amministrazione sono ipersensibili alla
gestione e al controllo del rischio. Diventa
una questione di cultura aziendale.
Yucesan racconta la storia di un CEO
tedesco frustrato dal fatto che i suoi
riporti diretti non facevano innovazione
con l’aggressività che lui chiedeva. Ma i
suoi manager facevano notare che il
CEO era sempre pronto a criticarli se si
assumevano rischi che considerava eccessivi.
Con l’aiuto di uno psicologo, il CEO ha
sviluppato un metodo formale per gestire
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le tensioni interne. Ogni anno consegna
ai suoi manager tre biglietti, poi sfida
ciascuno di loro ad assumersi rischi,
sperimentare e riferire i risultati al
consiglio di amministrazione. “Se vi
accorgete che mastico amaro,” ha detto
al team, “tirate fuori uno dei biglietti. E
dovete usare almeno due biglietti ogni anno.”
Un po’ contorto, forse, ma questa
strategia risponde alla sfida che tutti i CEO
devono affrontare: creare organizzazioni
manifatturiere globali che siano nei posti
giusti al momento giusto e che siano in
grado di vedere oltre l’orizzonte per capire
quali nuove tecnologie rivoluzioneranno
il loro settore. ◆
William J. Holstein è scrittore e giornalista
economico-finanziario di New York. Il suo
libro più recente è “The Next American
Economy: Blueprint for a Real Recovery.”
Per maggiori informazioni sul suo lavoro,
visitate il sito www.williamjholstein.com
storia di copertina
RITORNO
IN PATRIA
SVOLTA
GLOBALE
Master Lock dimostra che è possibile “rilocalizzare”
posti di lavoro nei Paesi occidentali
Molte aziende occidentali sono finite in prima pagina per aver “riportato a casa” lavori
che erano stati delocalizzati in Paesi a basso costo. I nuovi lavori richiedono però
competenze maggiori rispetto a quelli che erano stati persi e, come dimostra il caso
di Master Lock, trovare risorse adeguate non è facile.
di William J. Holstein
I
lavori che l’industria manifatturiera
ha delocalizzato anni fa non sempre
sono gli stessi quando vengono
“rilocalizzati”.
Master Lock Co., divisione di Fortune
Brands Home & Security con sede a
Milwaukee, ha ottenuto grande
attenzione (e un visita del Presidente
americano Barack Obama) quando nel
2012 ha rivelato di aver riportato
a Milwaukee 100 posti di lavoro
precedentemente delocalizzati in
Cina e Messico.
L’azienda ha motivato la scelta con
l’aumento dei costi di manodopera
e logistica in Asia, la carenza di
manodopera in Cina e il rafforzamento
della valuta cinese. Per contro, i costi
generali dell’impianto di Master Lock
a Milwaukee non sono aumentati
tanto quanto in China, grazie anche
ad accordi sindacali. Inoltre, riportando
il lavoro “in casa”, l’azienda ha un
controllo più efficiente sulla produzione,
migliorando di conseguenza il servizio ai
clienti.
Tuttavia, Master Lock non sta
riassumendo gli stessi addetti alla
catena di montaggio che avevano perso
il lavoro a seguito della delocalizzazione.
L’azienda ha bisogno di lavoratori
qualificati in grado di gestire impianti
“lean” e supervisionare i sofisticati
sistemi di produzione automatizzata
che hanno consentito di abbattere
i costi e mantenere nel Wisconsin la
produzione di fascia più alta.
L’azienda punta anche a migliorare
l’organizzazione della propria supply
chain in Nord America: anche per
questo servono competenze specifiche.
Paradossalmente, il “rimpatrio” di
Master Lock potrebbe essere frenato
dalla carenza di questo tipo di competenze.
“La forza lavoro qualificata invecchia
e il numero di giovani che entrano in
contatto con professioni qualificate,
tramite la scuola, la famiglia o gli amici,
è sempre più ridotto,” spiega John
Heppner, Chief Executive di Master Lock.
Per colmare questo divario, Master Lock
ha stretto accordi con gli istituti tecnici
della zona, per reclutare lavoratori
e definire un programma di studi
adeguato per la loro formazione. In ogni
caso, Heppner ritiene che il clima
generale per l’industria manifatturiera
statunitense debba essere
ulteriormente migliorato.
“C’è voluto molto tempo per
smantellare la nostra struttura
manifatturiera, e ce ne vorrà altrettanto
per rivitalizzarla,” afferma Willy Shih,
professore della Harvard Business
School. Nonostante i nuovi lavori
richiedano competenze diverse da quelli
precedenti, Master Lock dimostra
che ce la possiamo fare.” ◆
Leggete il codice per maggiori
informazioni su Master Lock
Perché tutti tornano al manifatturiero... ancora
L
a formula per scegliere dove collocare
le fabbriche sulle due sponde
dell’Oceano Pacifico sta cambiando.
Quando la Cina si aprì ai mercati
internazionali alcuni decenni fa, il
differenziale del costo della manodopera
e l’efficienza delle comunicazioni erano
tali da garantire enormi profitti. La
manodopera aveva un costo da 30 a
100 volte inferiore. Le aziende potevano
trasferire la produzione in Cina e,
anche se dovevano assumere il triplo
del personale, o dieci volte tanto, il
guadagno era comunque assicurato.
Si ebbe così un crollo dei prezzi di
scarpe, elettronica e altri prodotti.
Un numero enorme di posti di lavoro
fu delocalizzato.
“POLITICA, SCUOLA E
AZIENDE DOVRANNO
LAVORARE INSIEME
PER GARANTIRE LA
DISPONIBILITÀ DI
MANODOPERA QUALIFICATA,
INFRASTRUTTURE E RETI
DI FORNITURA.”
Willy C. Shih
Ora la classe politica americana parla
sempre più spesso di rinascita del
“Made-in-America”. Il motivo è che
il costo della manodopera in Cina è
aumentato del 30% nel 2011 e del 25%
nel 2012, a fronte di una sostanziale
stabilità negli Stati Uniti. Con l’aumento
dei prezzi del petrolio, i costi di trasporto
sono aumentati proprio mentre i margini
diminuiscono; questo ha fatto sì che le
spedizioni dalla Cina venissero spostate
dal cargo aereo alle navi. In questo modo,
però, le forniture restano in viaggio per
cinque settimane, aumentando i costi
legati alla gestione dell’inventario.
Un’altra svolta è stata impressa dalla
necessità di collocare la produzione
vicino ai processi di sviluppo. La nostra
tesi è che, quando prodotti e processi
non sono ancora maturi, sia più
vantaggioso avvicinare la produzione
allo sviluppo. L’interscambio fra le due
aree è continuo, con numerose
iterazioni fra laboratorio e impianto.
Nei due decenni scorsi, il personale delle
aziende viaggiava avanti e indietro dalla
Cina in aereo, con quelli che vengono
definiti costi di coordinamento.
Ora, nella nuova situazione, nessuno
è più disposto a sostenere questi costi.
Solo il tempo dirà se Apple sta
veramente pensando di investire 100
milioni di dollari per costruire una linea
di produzione negli Stati Uniti. L’azienda
sta provando a comportarsi da cittadino
esemplare. Ma c’è una grande
differenza fra “prodotto negli Stati
Uniti” e “assemblato negli Stati Uniti”.
Per ricostruire una solida base
manifatturiera serviranno tempo e
azioni coordinate. Politica, scuola e
aziende dovranno lavorare insieme per
garantire la disponibilità di manodopera
qualificata, infrastrutture e reti di
fornitura. Solo allora potrà veramente
rinascere una nuova manifattura. ◆
Willy C. Shih
Il Presidente degli Stati Uniti Barack Obama ha visitato l’impianto Master Lock di Milwaukee,
Wisconsin, nel febbraio 2012 per festeggiare il rientro di attività manifatturiere precedentemente
delocalizzate in Cina. Foto di Tom Lynn, Milwaukee Journal-Sentinel.
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Willy C. Shih, professore della Harvard
Business School ed ex-dirigente di Eastman
Kodak, IBM e altre aziende americane, è
coautore del libro Producing Prosperity: Why
America Needs a Manufacturing Renaissance.
storia di copertina
LA VOCE
DELL’ESPERIENZA
Sir James Dyson, CEO, Dyson Ltd.
L
a Cina è sempre stata la patria dei
prodotti economici di massa. Ora,
però, il Paese non vuole più essere
considerato la fabbrica del mondo.
Vuole diventare la più grande fucina di
invenzioni, brevetti e idee. Il governo
cinese sa che i veri profitti si fanno
sviluppando tecnologia di alto livello.
Nel 2011 la Cina ha generato un
quarto dei brevetti di tutto il mondo,
prima nazione a superare gli Stati Uniti
nel numero di richieste di brevetto.
Un’eccezione che diventerà la norma,
se la Cina continua a registrare brevetti
e mantenerne la validità.
Prima di registrare un brevetto, però,
bisogna inventare qualcosa. Cina e India
sono brave in questo, grazie a quasi un
milione di laureati in ingegneria ogni
anno. Stati Uniti e Regno Unito sono
ormai ampiamente distaccati, quindi
spetta a noi far rinascere la curiosità
per l’ingegneria, per coltivare giovani
menti brillanti del futuro.
Proprio per questo scopo ho creato la
mia fondazione di ingegneria a Chicago,
dove Dyson ha il suo quartier generale
per il mercato statunitense. Il nostro
scopo è ispirare i giovani affinché
pensino in maniera differente, facciano
errori e inventino cose nuove. Esistono
molti modi per farlo: laboratori di
prototipazione rapida, kit di smontaggio,
club e associazioni doposcuola. Ma
soprattutto, bisogna avvicinare gli
studenti al processo di progettazione
e mostrare loro che l’ingegneria non
è solo calcoli e buoni voti.
Un terzo degli addetti di Dyson è
costituito da ingegneri e scienziati in
ambito fluidico, meccanico, elettrico,
termico, chimico, acustico e software.
I nostri investimenti in R&S sono
quadruplicati negli ultimi cinque anni.
Oggi investiamo più di un milione
e mezzo di sterline alla settimana
in ricerca e sviluppo.
“IL NOSTRO OBIETTIVO È
INCORAGGIARE I GIOVANI
A PENSARE FUORI DAGLI
SCHEMI, A FARE ERRORI
E A INVENTARE.“
Sir James Dyson
FONDATORE E CEO DI DYSON LTD.
Gli ingegneri di Dyson partono da un
problema e si mettono al lavoro con un
primo brainstorming. Non sono vincolati
da alcun metodo, anzi, più rischiano
e meglio è. Lo chiamiamo “pensare
sbagliato”: avere un’idea così “sballata”
che potrebbe trasformarsi in qualcosa
che funziona.
Una volta creata l’idea vincente, bisogna
realizzarla. La produzione è una
faccenda complessa. Evoluzione della
tecnologia, aumento dei ritmi di
produzione e flessibilità delle filiere
hanno ridotto i costi di produzione,
ma è diventato più difficile fare buoni
Sir James Dyson è fondatore e direttore generale di Dyson Ltd.,
l’azienda che produce gli aspirapolvere senza sacchetto Dyson Ball,
gli asciugamani ad aria ultrarapidi senza ventola e altri prodotti
innovativi. (Immagine gentilmente concessa da Dyson Ltd.)
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prodotti. La situazione però sta
cambiando. La produzione sta
diventando indipendente e rompe le
regole, semplificando i processi ed
escludendo gli intermediari attraverso
nuove forme di finanziamento.
Il processo di invenzione si sta
“democratizzando”. La stampa in 3D,
ad esempio, sta maturando. Con lo
sviluppo del rapid manufacturing, le
aziende potranno riprodurre pezzi che
in passato avrebbero richiesto utensili
we attrezzature costose. Per le startup,
l’impiego più immediato della stampa
3D è nella costruzione e nel collaudo di
prototipi. Questa fase è fondamentale
per il processo di invenzione, in quanto
consente di sviluppare e manipolare
un progetto con strumenti a computer,
creando poi il modello in poche ore.
Molte aziende, fra cui Dyson, operano
già in questo modo.
Le nuove idee fanno progredire la
società e sostengono la crescita. La
creatività fa nascere nuove tecnologie
come le auto elettriche e motori più
puliti. Gli aspiranti progettisti hanno
bisogno del nostro supporto per
trasformare idee brillanti in prodotti
che tutti vorranno acquistare. ◆
Leggete il codice per scoprire
che cosa pensa James Dyson
degli errori
storia di copertina
LA SFIDA
DELLA CINA
I lavori di fascia bassa se ne stanno andando:
come verranno sostituiti?
La Cina sta cercando di scalare la piramide tecnologica, ma finora ha creato solo una manciata di
aziende manifatturiere competitive su scala globale. Ora che i lavori ad alto tasso di manodopera
stanno lasciando la Cina e il costo della manodopera aumenta vertiginosamente, i manager cinesi
stanno automatizzando le fabbriche e acquisendo società straniere con un know-how importante.
di William J. Holstein
Q
uando BYD salì alla ribalta
mondiale nel 2008 con i suoi
veicoli elettrici, il presidente Wang
Chuanfu parlava spavaldamente di
trovare un distributore per le auto della
sua azienda negli Stati Uniti. Warren
Buffett, considerato uno degli investitori
più scaltri in circolazione, acquistò poco
meno del 10% del capitale azionario
per 230 milioni di dollari.
scorso gennaio il portavoce del Ministro
del Commercio cinese, Shen Danyang.
“Dobbiamo accelerare l’evoluzione dei
nostri prodotti verso il mercato a valore
aggiunto.” Nel frattempo, il Ministero
dell’Industria e dell’Informatica ha
fissato l’obiettivo di creare da cinque
a otto società di elettronica cinesi
con marchi forti e almeno 16 miliardi
di fatturato entro il 2015.
Quando gli investitori scoprirono che
BYD assemblava le celle a ioni di litio
procedendo per tentativi e non
possedeva impianti per la produzione di
celle di alta qualità su larga scala, la bolla
esplose. La tedesca Daimler subentrò con
la tecnologia giusta, ma ancora gli operai
di BYD non hanno acquisito la piena
padronanza degli impianti. BYD vende
tuttora pochissime auto elettriche, tutte
nella città natale di Shenzhen.
La storia di BYD è un tipico esempio della
sfida che attende la maggior parte delle
aziende cinesi, statali o private. Con
l’aumento dei salari, le attività produttive
di fascia bassa ad alto tasso di
manodopera stanno lasciando la Cina,
mentre il Paese non sembra ancora aver
acquisito dimestichezza con processi
manifatturieri più sofisticati.
Se la Cina non riuscisse ad andare oltre
il suo ruolo di fabbrica a basso costo,
le conseguenze per i suoi lavoratori
sarebbero catastrofiche: milioni di
disoccupati, impossibilitati ad accedere
a lavori più qualificati e meglio retribuiti.
“Alcune aziende compiranno questo
passaggio, ma non è chiaro se la Cina
nel suo complesso sia pronta per
compiere questa transizione in tempi
sufficientemente rapidi,” dice David
Wolf, direttore di Global China Practice
at Allison & Partners a Pechino ed
esperto riconosciuto di industria cinese.
CAPITALI, NON
MANODOPERA A
BASSO COSTO
Motors e la coreana Samsung
Electronics sono noti ai più. Innanzitutto,
la mancanza di tutela della proprietà
intellettuale in Cina scoraggia
l’innovazione, perché le idee possono
essere rubate troppo facilmente. Inoltre,
il Partito Comunista limita il libero flusso
delle informazioni e ha trasferito ingenti
risorse alle imprese di proprietà dello
Stato. Le piccole imprese private,
nonostante siano più innovative, non
hanno accesso ai capitali. Poche realtà –
Lenovo, Huawei, ZTE, Haier e Geely
Automotive – hanno trovato uno sbocco
sui mercati internazionali, ma la maggior
parte sono impegnate a servire l’enorme
mercato interno.
“Sappiamo che non possiamo continuare
a fare affidamento sui bassi costi per
essere competitivi,” ha dichiarato lo
I motivi per cui le aziende cinesi non
scaleranno i gradini della piramide
tecnologica come la giapponese Toyota
Attualmente il dibattito ruota attorno
a due temi principali: automazione
e acquisizioni all’estero.
“Sappiamo che non
possiamo contare
ancora a lungo sul
vantaggio competitivo
dei costi bassi.”
Shen Danyang
portavoce del Ministro
del Commercio cinese
Automazione: Le fabbriche cinesi stanno
acquistando grandi quantità di robot e
software per aumentare la produttività.
Hao Jianjun, direttore generale di Great
Wall Motors, ha dichiarato recentemente
a Business Week che l’azienda sta
investendo 161 milioni di dollari nella
meccanizzazione di quattro stabilimenti
con 1.200 robot. “Entro tre anni i costi
verranno interamente ripagati dal
risparmio sui salari,” sottolinea Hao. Gli
acquisti totali di robot da parte della Cina
sono quadruplicati dal 2006 al 2011 e,
allo stesso modo, i cinesi stanno
acquistando software per migliorare la
gestione della produzione.
Gli scettici fanno notare come la Cina sarà
comunque in ritardo rispetto agli
standard manifatturieri internazionali,
che progrediscono velocemente.
“Le tecnologie che ridisegneranno la
produzione manifatturiera nei prossimi
decenni saranno la robotica, l’intelligenza
artificiale, la stampa tridimensionale e i
sensori più sofisticati, che consentiranno
di realizzare impianti estremamente
intelligenti e flessibili,” afferma Abe
Reichental, presidente e amministratore
delegato di 3D Systems a Rock Hill,
South Carolina. “La fabbriche cinesi,
invece, sono concepite per sfornare
grandi quantità di un solo prodotto.”
Acquisizioni all’estero: Con quasi tremila
miliardi di dollari di valuta straniera nei
forzieri dello Stato, le aziende cinese
hanno acquistato società nel campo delle
risorse naturali e dell’energia, ma anche
aziende di tecnologie. Fra le acquisizioni
recenti si segnalano A123 Systems,
produttore statunitense di batterie agli
ioni di litio, e Complete Genomics,
specializzata in sequenziamento del DNA.
L’acquisizione per antonomasia resta
quella della divisione personal computer
di IBM da parte di Lenovo nel 2004, con
la quale l’azienda cinese si assicurò sia
la tecnologia ThinkPad, sia le risorse
umane, finanziarie e marketing della
grande multinazionale americana.
3 mila
miliardi di
dollari
La Cina ha riserve di valuta
straniera per tremila miliardi di
dollari, che investirà per rilevare
società del mondo occidentale e
acquisire il loro know-how.
Oded Shenkar, professore di economia
aziendale alla Ohio State University e
autore di Copycat: How Smart Companies
Use Innovation to Gain Strategic Edge,
sostiene che queste acquisizioni
aiuteranno l’industria cinese a superare
i propri limiti. “Non si possono fare
paragoni con Giappone e Corea del Sud,”
afferma Shenkar. “La Cina sfrutterà il
vantaggio del capitale a basso costo.
Alla fine si compreranno quelli che
fanno innovazione. È un modello
completamente diverso.”
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L’acquisizione di conoscenza imprimerà
un’accelerazione alla curva di crescita della
Cina, aggiunge Shenkar. “In condizioni
normali Lenovo avrebbe impiegato
decenni per sviluppare le competenze
acquisite rilevando la divisione di IBM.”
Il professore osserva poi come Geely
Automotive stia cercando di ripetere lo
stesso schema con l’acquisizione di Volvo
da Ford Motor Co., che le garantirebbe
una presenza immediata in Europa e negli
Stati Uniti, oltre all’accesso al know-how
del gruppo dirigente occidentale.
FUTURO INCERTO
Non tutti, però, credono che la
strategia delle acquisizioni funzionerà.
“Acquisire è facile... il problema è
l’integrazione,” dice Wolf, Lenovo,
ad esempio, ha dovuto affrontare una
vera e propria rivolta del management
in seguito all’acquisizione della
divisione PC di IBM, perdendo
gran parte delle quote di mercato
internazionale prima di mettere a
segno una ripresa in tempi recenti.
“Francamente non vedo perché altre
aziende debbano avere vita più facile.”
Eppure i cinesi hanno più volte
sorpreso gli scettici occidentali.
Spiega Shenkar: “Oggi non hanno
vere realtà manifatturiere globali.
Ma la domanda è: sono capaci
di costruirle? Sì.” ◆
Il dominio manifatturiero della Cina
è a rischio, perché l’aumento delle
retribuzioni spinge il lavoro verso
Paesi con salari più bassi.
(Immagine © Fabioberti–fotolia.com)
storia di copertina
pensano di “stampare” un’intera ala
di aereo. Entrambe le aziende hanno
sottolineato come sia molto più
economico fabbricare componenti di
titanio con un processo di straficazione
progressiva piuttosto che fresare un
blocco massiccio di un metallo così
costoso, con inevitabili sprechi e scarti.
Questo cruscotto di automobile è
stato fabbricato in un unico pezzo con
una stampante 3D Objet500 Connex
di Stratasys, e poi decorato con un
processo di trasferimento ad acqua.
(Immagine gentilmente concessa da
Stratasys)
STAMPA
IN 3D
Una tecnologia dirompente pronta a rivoluzionare
l’industria manifatturiera
La stampa in 3D, che consente di “costruire” prodotti strato per strato invece di fresare
o deformare un pezzo di metallo o plastica, comincia a insinuarsi in alcune delle più
grandi realtà manifatturiere del mondo. Sempre più evoluta e meno costosa, questa
tecnologia offre l’opportunità di stabilire piccole fabbriche sparse sul territorio, per
servire anche i cosiddetti “market of one”, formati cioè da un singolo cliente.
di William J. Holstein
S
enza grande clamore, alla fine del
2012 la lunga marcia verso la
rivoluzione della stampa
tridimensionale ha segnato due tappe
fondamentali. Prima, General Electric ha
annunciato l’acquisto di una piccola
società di ingegneria di precisione
chiamata Morris Technologies, con
sede vicino a Cincinnati, Ohio, USA,
dichiarando l’intenzione di utilizzare le
stampanti 3D dell’azienda per fabbricare
alcune parti di motori a reazione. Poi, The
Economist ha rivelato che
i ricercatori di EADS, il gruppo aerospaziale
europeo conosciuto soprattutto come
costruttore dell’Airbus, utilizzano
stampanti 3D per produrre una staffa in
titanio per il carrello di atterraggio e
Questi progetti “gemelli” presso due
delle più grandi e avanzate industrie
manifatturiere del mondo indicano come
la stampa in 3D, detta anche “produzione
additiva”, stia progredendo verso
l’impiego commerciale vero e proprio.
“Non sono solo GE ed Airbus,” dice
Abe N. Reichental, presidente e
amministratore delegato di 3D Systems,
azienda di Rock Hill, South Carolina, USA,
leader nella fornitura di stampanti 3D.
“La stampa in 3D si sta progressivamente
affermando come tecnologia produttiva
nei settori più svariati, dai componenti
speciali per auto ai dispositivi medicali
personalizzati.” L’azienda riferisce che
metà delle stampanti vendute è ormai
destinata ad ambienti manifatturieri.
CONQUISTARE LA
FIDUCIA DEL MONDO
MANIFATTURIERO
Aziende come 3D Systems e Stratasys
stanno abbassando i costi delle
stampanti e sono ormai oltre cento i
materiali che possono essere stampati in
3D: plastiche, gomme, cere, metalli e
compositi. Alla fine di febbraio, alcuni
scienziati dell’università scozzese di
Heriot-Watt hanno annunciato
addirittura di aver utilizzato con successo
la stampa in 3D per stratificare cellule
staminali vive in diverse configurazioni, a
conferma del fatto che, un giorno,
questa tecnologia potrà forse essere
impiegata per stampare organi umani.
In seguito al consolidamento del settore,
i fornitori di sistemi 3D sono sempre
meno ma, per contro, migliorano
costantemente la loro offerta. Inoltre, il
processo di consolidamento sta
generando quella massa critica che
favorisce la fiducia nell’utilizzo di questa
tecnologia in progettazione e
produzione. Ad esempio, Stratasys, che
ha sede a Eden Prairie, Minnesota, USA,
alla fine del 2012 si è fusa con l’israeliana
Objet dando vita a una società che,
considerando i rispettivi fatturati nel
2011, ha un potenziale di ricavi pro
forma pari a 277 milioni di dollari.
Da allora i ricavi sono aumentati
fra il 20% e il 30% su base annua.
Diversi consulenti indipendenti concordano
nell’affermare che il 3D è entrato in una
nuova fase. “Vedo progressi concreti,”
dice Tom Mayor, senior executive advisor
di Booz & Co. ed esperto di industria
manifatturiera con base operativa a
Cleveland, Ohio, USA. “È molto più avanti
di cinque anni fa, quando era solo un
giocattolo da laboratorio. Ora la domanda
è: quanti altri sviluppi tecnologici serviranno
prima che diventi qualcosa che si possa
montare a bordo di una Honda Accord?”
“QUESTE TECNOLOGIE
CAMBIERANNO IL VOSTRO
MODELLO DI BUSINESS.“
Enver Yucesan
PROFESSORE DELL’INSEAD
PIÙ FABBRICHE,
PIÙ FLESSIBILITÀ
Mayor prevede che la stampa in 3D
avrà un forte impatto sulle scelte
degli amministratori delegati nella
distribuzione degli impianti produttivi.
Mentre oggi si opta per un’unica
fabbrica che serva tutta la Cina, ad
esempio, la stampa in 3D potrebbe
consentire a un’azienda di aprire
venti fabbriche più piccole sparse sul
territorio, per realizzare prodotti
su misura per le diverse comunità
linguistiche e culturali presenti in
quel Paese.
siano pronti a cogliere il momento esatto
in cui sarà necessario riconfigurare le reti
produttive.
Portata alle estreme conseguenze, la
stampa in 3D potrebbe sovvertire il
modello di business di alcune industrie
manifatturiere. Enver Yucesan, professore
di gestione aziendale all’INSEAD di
Fontainebleau, in Francia, specializzato
in reti di produzione globali, fa notare
come sia stato relativamente semplice
digitalizzare libri, musica e video, facendo
precipitare le filiere di questi settori in
una dolorosa rivoluzione.
“Se guardiamo al modo in cui musica,
libri e giornali vengono prodotti e
distribuiti oggi, il mercato opera con
modalità completamente diverse rispetto
al modello dominante fino a 10-15 anni
fa,” afferma Yucesan. “Credo che la
stampa 3D produrrà esattamente lo
stesso effetto sulla fabbricazione dei
prodotti.” Yucesan raccomanda agli
amministratori delegati di osservare
i settori industriali nei quali la
digitalizzazione è già avvenuta, per
imparare la lezione e applicarla alle
loro attività. “Queste tecnologie non
aiuteranno a fare meglio e più
velocemente le stesse cose che abbiamo
fatto negli ultimi vent’anni,” avverte.
“Sono tecnologie destinate a cambiare
per sempre il modello di business
dell’industria manifatturiera.” ◆
Scoprite come la stampa 3D
ha cambiato la vita
di un bambino
“L’effetto a lungo termine delle tecnologie
3D sarà una riduzione delle dimensioni
degli impianti produttivi, che potranno
essere collocati ‘dietro l’angolo’, nelle
immediate vicinanze del consumatore
finale,” dice Mayor. La sua
raccomandazione agli amministratori
delegati è di assicurarsi che i loro team
Una chiave inglese perfettamente funzionante stampata in 3D.
(Immagine gentilmente concessa da 3D Systems)
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ARTE
mike
Campau
S
olo un perfezionista può cogliere
ogni minimo dettaglio di
un’immagine con una lente
d’ingrandimento. Ogni pixel è
importante. Ma Mike Campau va
oltre il perfezionismo. Prende una
fotografia e, con le sue doti digitali,
la «congela» in momenti di realtà
virtuale, alterata o aumentata. Il suo
processo creativo parte da un’idea
che si evolve in modi imprevedibili,
producendo talvolta risultati
sorprendenti.
“Le idee mi vengono spontaneamente
nei momenti più strani, mentre faccio
jogging, guido o sogno,” dice. “La mia
mente vaga e l’idea prende forma, si
trasforma, talvolta prende una direzione
che inizialmente non era prevista.
E, spesso, butto tutto e ricomincio
da capo se non sono convinto.”
Un vero perfezionista.
Dopo 15 anni di lavoro con immagini
ibride di grande impatto che uniscono
fotografia, grafica computerizzata e
tecniche di Photoshop, Campau è
diventato una sorta di camaleonte.
Può lavorare da solo o appoggiarsi
al suo network di artisti, secondo
l’umore, il progetto o l’ispirazione.
“Lo scopo è creare immagini
accuratamente studiate che abbiano
un impatto forte e siano fedeli al
nostro marchio di fabbrica,” afferma.
Campau, che attualmente vive ad
Ann Arbor, Michigan, USA, è stato
direttore creativo e lead artist dello
studio SeventhStreet, specializzandosi
in fotoritocco e design prima di
intraprendere l’attività in proprio.
Ha lavorato con grandi celebrità e
collaborato con artisti e agenzie
creative alla realizzazione di campagne
pubblicitarie di noti marchi. Crea
anche immagini per puro divertimento.
Campau trasforma un’immagine
catturata da un fotografo in una
miscela accattivante e seducente di
fantasia e realtà. A volte si tratta solo
di modificare appena i colori. Altre
volte si cimenta in elaborazioni
radicali con la computer grafica.
Ma il risultato non è mai scontato.
Nel suo lavoro work, Campau sembra
rompere qualsiasi convenzione. In
realtà, si attiene ad alcune regole
fondamentali. “Non aver mai paura di
provare: c’è sempre un tasto annulla,”
dice. “Fidati del tuo istinto. Se la
pancia ti dice che non va bene,
probabilmente non va bene. E
soprattutto, ama ciò che fai e fai
ciò che ami.” ◆
Per maggiori informazioni:
www.mikecampau.com
Nuova mostra
Visitate il sito di Campau per vedere una serie di opere nate dal
famoso “Motion in Air.” Unendo il talento del famoso fotografo
di sport e azione Tim Tadder alla grazia dei ballerini diretti dal
coreografo Nathan Kim, sono nate vere e proprie sculture virtuali,
immagini sapientemente elaborate da Campau con Photoshop e
computer grafica. Ogni figura è unica, dettata dalla personalità del
danzatore, dal suo stile e dai movimenti nell’aria.
http://bit.ly/10vD7Sq
Mike Campau
MOTION IN AIR
(Movimento nell’aria)
Immagine gentilmente
concessa da Mike Campau
Leggete il codice per vedere altre opere di Campau
www.youtube.com/watch?v=EuB2lCV4EfI
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Aerospaziale e Difesa
attualmente disponibili, si stanno
sviluppando compositi avanzati.
I costi di fabbricazione e sviluppo
rappresentano però ancora un
ostacolo a queste nuove applicazioni.
Uno dei motivi è che l’approccio
tradizionale, vecchio di decenni, alla
certificazione dei compositi richiede
migliaia di costosi collaudi fisici.
La sostituzione di alcuni di questi
test con simulazioni virtuali si sta
affermando come metodo valido
per dimostrare l’efficacia dei nuovi
materiali compositi e dei relativi
strumenti di progettazione avanzati e
processi produttivi, in modo più veloce
ed economico. Pochi credono che la
simulazione a computer eliminerà
completamente i collaudi fisici, ma
molti vedono un futuro nel quale la
simulazione e l’analisi a computer
avranno un ruolo chiave nella
semplificazione dei cicli di sviluppo
e nella riduzione dei costi.
APPIATTIRE LA
PIRAMIDE
Questo progetto di Lockheed Martin per un aereo civile supersonico è stato realizzato per la NASA nell’ambito di un concorso per aggiudicarsi finanziamenti finalizzati allo sviluppo di aerei che
potrebbero entrare in servizio fra il 2025 e 2035. I materiali compositi consentono di realizzare questa nuova forma, che riduce l’onda d’urto sonora, in modo che l’aereo possa volare a quote più
basse. (Foto gentilmente concessa da Lockheed Martin)
SIMULAZIONE
DI SUCCESSO
Accelerare la progettazione e la produzione con
i test virtuali sui compositi avanzati
Per introdurre sul mercato nuovi aerei in modo più veloce ed economico, le aziende
costruttrici devono snellire il lungo e costoso processo di certificazione dei materiali
compositi. Le prove virtuali a computer cominciano a sostituire alcuni collaudi fisici, ma i
critici avvertono che la lentezza dei progressi minaccia l’efficienza dell’industria aerospaziale.
di Ginger Gardiner
I
materiali compositi avanzati
costituiscono gran parte delle ali,
della fusoliera e della coda del
Boeing 787 e dell’Airbus A350,
oltre a una buona porzione delle
strutture primarie in altri grandi
aerei in fase di sviluppo. E basta dare
un’occhiata alle idee di Boeing ed
Airbus per i futuri velivoli commerciali
(fusoliere e ali in un unico corpo,
strutture simili a ossa, superfici di volo
che cambiano forme e interni che
catturano energia) per capire quali
sono le aspettative nei confronti
dei compositi.
Per realizzare questi prodotti, che
non sono fattibili con i materiali
Un esempio delle potenzialità dei
test virtuali è il primo serbatoio per
astronavi progettato per disintegrarsi
al rientro. La struttura in fibra di
carbonio è stata realizzata da Cobham
Life Support di Westminster, Maryland
(USA) per il Goddard Global
Precipitation Measurement Satellite
della NASA. Grazie a un ampio ricorso
alla progettazione e ai test a
computer, il programma di sviluppo
di Cobham ha rispettato tutti gli
obiettivi della NASA in termini di
costi, tempistiche e specifiche
tecniche sofisticatissime.
Il processo di Cobham ha dimezzato
il numero di test distruttivi, con un
risparmio di circa 500.000 dollari
in un programma che ha richiesto
38 mesi. “Abbiamo proceduto di
pari passo con collaudi e analisi
per migliorare l’efficienza,” spiega
Robert Grande, direttore di Cobham.
“Le proprietà dei materiali acquisite
mediante i test sono state immesse
nei modelli, dopodiché abbiamo usato
le prove fisiche per validare i risultati
provenienti dalle iterazioni del
progetto. Poiché i risultati dei test
collimavano con le previsioni
analitiche, dai sottocomponenti ai
test di esplosione e cedimento sotto
pressione del serbatoio, abbiamo
completato tutto il processo di
qualifica nel momento stesso in
cui abbiamo ultimato il progetto.”
Un altro esempio viene dal Advanced
Composite Structures Laboratory
(ACSL) di Automobili Lamborghini
presso la University of Washington a
Seattle (USA), che si occupa di
sviluppo di materiali compositi per
l’industria aerospaziale e
automobilistica. In collaborazione con
Boeing e la US Federal Aviation
Administration (FAA), il laboratorio è
impegnato nel miglioramento della
certificazione di materiali e strutture
in composito, sfruttando spesso test
virtuali consolidati sviluppati per le
auto Lamborghini.
“Gli strumenti di
simulazione possono
aiutare a capire gli
aspetti incerti di un
progetto e le loro
ricadute.”
Dr. R. Byron Pipes
John Bray Distinguished Professor of
Engineering, Purdue University
ACSL e Boeing hanno collaborato
a metodi di analisi avanzati per
prevedere il comportamento in caso
di incidenti della monoscocca
interamente costruita in materiale
composito del modello Aventador di
Lamborghini. Aventador ha superato
la certificazione del crash test al primo
tentativo, mentre i modelli precedenti
avevano richiesto due o tre prove.
Poiché ogni crash test costa un
milione di dollari, il risparmio è stato
notevole, anche senza considerare i
tempi e i costi necessari per costruire
altri veicoli di prova.
cambio di marcia per imprimere una
vera e propria svolta allo sviluppo dei
compositi. “Stiamo ancora lottando
con una produzione empirica e una
certificazione (fisica) basata su
collaudi,” dice. “La certificazione di
ogni materiale destinato a un nuovo
telaio aeronautico costa 100 milioni di
dollari. Una volta certificato il
materiale, qualsiasi modifica è
economicamente insostenibile.”
Pipes spiega che, oggi, lo sviluppo dei
compositi è dominato dagli
esperimenti e solo coadiuvato
dall’analisi. “Esiste la potenza di
calcolo per cambiare questo schema e
sostituire migliaia di test (fisici) con
una solida simulazione della
produzione e delle prestazioni,”
afferma. “Solo allora potremo
realmente innovare la composizione e
la lavorazione dei materiali senza
continue ricertificazioni onerose.”
Per estendere ulteriormente l’uso
dei test virtuali, Pipes sostiene una
maggiore diffusione degli strumenti
di analisi e simulazione avanzati, che
consentirebbero di capire da dove
nascono e come si diffondono le
incertezze sulla progettazione e sulla
fabbricazione dei materiali compositi.
A questo scopo, Pipes immagina una
sorta di “polo online per la
fabbricazione dei compositi” che metta
a disposizione strumenti di simulazione
in modalità cloud attraverso una
community. “L’idea nasce dal
crowdsourcing e dall’esigenza di
rafforzare la nostra attività di
simulazione fornendo gli strumenti
a coloro che attualmente non vi
hanno accesso,” spiega Pipes.
Questi programmi vanno ben oltre
gli standard di settore nell’utilizzo
dei test virtuali, ma il Dott. R. Byron
Pipes, John Bray Distinguished
Professor del College of Engineering
presso la Purdue University (USA),
ritiene che non sia abbastanza.
Molti strumenti di simulazione avanzati
sono infatti fuori dalla portata finanziaria
delle piccole aziende, che devono
passare attraverso realtà più grandi
o università. Ma questa situazione
comincia a cambiare. “Alcune
funzionalità per la simulazione dei
compositi vengono rese disponibili
in programmi che girano su piccoli
computer o persino su dispositivi
mobili,” aggiunge Pipes, che invoca
la creazione di un Composite
Manufacturing Hub in cloud per
spalmare i costi, favorire l’accesso e
accelerare lo sviluppo degli strumenti
di simulazione. “Se non viene simulato
il processo produttivo, non si potrà
mai comprendere tutta la variabilità
insita nei compositi,” dice Pipes.
L’evoluzione attuale dei test virtuali
sui compositi è molto graduale,
secondo Pipes, mentre servirebbe un
nanoHUB.org è un esempio di ciò che
immagina Pipes. Da dieci anni offre
260 strumenti di simulazione a oltre
UN PARADIGMA
COMPLETAMENTE
NUOVO
compass
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fisici. Pertanto, la NNSA ha cercato di
sostituire i modelli previsionali con
modelli validati sulla base di dati fisici
concreti.
L’agenzia ha cominciato sostituendo i
test su larga scala con un numero
maggiore di esperimenti su scala
ridotti, concepiti per validare i
fenomeni fisici anticipati dai modelli
informatici sviluppati su basi
scientifiche. Questi modelli sono stati
quindi proiettati dal livello atomico
“nano” al livello macroscopico del
dispositivo completo, e infine validati
nuovamente nell’accuratezza della
loro capacità previsionale. I filmati
della NNSA raccontano come sono
stati raggiunti questi risultati grazie a
batterie di supercomputer e
collaborazioni con aziende e istituti
accademici. Come dice un portavoce
nei video: “Si comincia a parlare del
computer come della terza gamba
della scienza, accanto alla teoria e
alla sperimentazione.”
Lamborghini e Boeing hanno collaborato con l’Advanced Composite Structures Laboratory della
University of Washington (USA) per migliorare la previsione del comportamento in caso di incidenti
della monoscocca interamente realizzata in materiale composito dell’Aventador, riducendo i
crash test fisici per la certificazione a un solo prototipo. (Foto gentilmente concessa da Automobili
Lamborghini ACRC e ACSL)
50%
Grazie alle simulazioni
virtuali, Cobham Life Support
ha dimezzato i test distruttivi
su un serbatoio per la NASA,
risparmiando 500.000 dollari.
12.000 utenti e supporta una comunità
collaborativa di 240.000 addetti impegnati
in attività di ricerca, classi e gruppi
interattivi. Nei dodici mesi fino al luglio
2012 sono state effettuate oltre
570.000 simulazioni, sono stati
sviluppati 80 nuovi strumenti di
simulazione e il tempo medio
trascorso fra la pubblicazione di uno
strumento e il suo primo utilizzo in
una lezione è stato inferiore a sei mesi.
RIDURRE
L’INCERTEZZA
Oggi le aziende costruttrici collaudano
ogni elemento prima che venga assemblato
e ogni singolo pezzo prima che finisca
sull’aeroplano, con tempi e costi di
sviluppo insostenibili. “Non si potranno
mai eliminare completamente i test
(fisici) per la convalida dei modelli, ma
dobbiamo affrontare il problema della
certezza dei risultati delle simulazioni,
o meglio, imparare a gestire
l’incertezza,” spiega Pipes. “Gli
strumenti di simulazione possono
infatti aiutare a capire gli aspetti
incerti di un progetto e le loro
ricadute.”
Per dimostrare le potenzialità di
questo approccio, Pipes cita l’esempio
della US National Nuclear Security
Administration (NNSA).
A causa della moratoria sui test
nucleari, la NNSA, che fa parte del
Dipartimento dell’Energia degli Stati
Uniti, non può più effettuare prove
su larga scala. “Circa 15-20 anni fa,
abbiamo definito una tabella di marcia
per arrivare alla certificazione sulla
base di simulazioni,” racconta il Dott.
Mark Anderson, consulente tecnico
per la NNSA del Los Alamos National
Laboratory, un ente di ricerca
sostenuto dal governo statunitense.
Le tappe principali di questo percorso
comprendono l’adozione di
funzionalità predittive validate basate
su simulazioni multi-scala a computer
e sulla quantificazione dell’incertezza
insita negli strumenti di simulazione
della NNSA.
All’inizio la NNSA simulava le
prestazioni degli impianti nucleari
basandosi sui dati ricalibrati dei
test precedenti alla moratoria,
ma la fiducia in queste proiezioni è
progressivamente diminuita con il
crescente allontanamento dai test
La NNSA ha cominciato anche a
quantificare il grado di incertezza
degli strumenti di simulazione, e
quindi a ridurlo. Quando l’incertezza
delle simulazioni su base scientifica
è diventata inferiore a quella delle
proiezioni basate su prove empiriche,
la modellazione ha rimpiazzato i test
fisici.
$1milione
di dollari
Un singolo crash test di una
Lamborghini Aventador costa
un milione di dollari.
BILANCIARE REALE
E VIRTUALE
Anderson è convinto che la
modellazione dei compositi possa fare
progressi applicando l’approccio della
NNSA. “Per la maggior parte dei
settori industriali, l’ideale sarebbe
un giusto equilibrio fra l’approccio
tradizionale basato sui test e il nuovo
metodo di simulazione e quantifi­
cazione dell’incertezza,” dice
Anderson. Egli osserva che,
nonostante la massiccia iniezione
di teoria nei modelli industriali dei
compositi, molti di questi utilizzano
ancora una semplice descrizione
matematica che coincide con i dati
dei test empirici.
La quantificazione dell’incertezza
riguarda sia l’incertezza parametrica
sia quella del modello-forma.
“Servono investimenti a monte, di
tempo e di denaro,” dice Anderson.
“Sviluppando capacità di simulazione,
però, si possono ridurre i costi dei test
da 500 a 100 mila dollari, ad
esempio.” La casa automobilistica
General Motors ha utilizzato la
quantificazione dell’incertezza nelle
simulazioni di crash test e la NASA sta
integrando lo stesso principio negli
strumenti di simulazione per prove
che non possono essere effettuate
nella realtà, come le reazioni indotte
dall’ambiente spaziale o i collaudi di
strutture intere che avrebbero costi
fuori budget.
Si ottiene così un “progetto solido”,
che assicura cioè prestazioni elevate
senza alcun sovradimensionamento
per compensare l’incertezza. Il grado
di incertezza viene “incorporato”
direttamente nel modello, ottenendo
progetti che sono meno esposti agli
imprevisti e meno sovradimensionati.
PROGRESSO A
QUALE VELOCITÀ?
Larry Ilcewicz, esperto di compositi
della FAA, teme che i benefici dei
materiali compositi in termini di costi
operativi diretti per i costruttori di
telai aeronautici e aeroplani andranno
dispersi se la nuova tecnologia non
sarà accessibile agli ingegneri come
quella per i metalli, e altrettanto
competitiva in termini di sviluppo,
produzione e certificazione per il volo.
La richiesta di “un nuovo set di
strumenti per le strutture in
composito in grado di accelerare la
progettazione e lo sviluppo di aerei”
accomuna ormai tutto il mondo,
dalla dichiarazione di “Certificazione
tramite analisi” della NASA nel
2009 come sfida per gli aerei del
futuro, ai progetti europei di
simulazione, fra i quali il programma
MAAXIMUS (More Affordable Aircraft
through eXtended, Integrated
and Mature nUmerical Sizing) della
Commissione Europea, che punta
a sfruttare la modellazione predittiva
multi-scala per ridurre i tempi di
sviluppo del 20%, i costi di sviluppo
del 10% e i tempi di assemblaggio
della fusoliera del 50%.
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“Sviluppando capacità
di simulazione, si
possono ridurre i costi
dei test da 500 a
100 mila dollari,
ad esempio.”
Dr. Mark Anderson
consulente tecnico, Los Alamos
National Laboratory
Questi approcci avanzati evidenziano
un grande divario fra i risparmi
ottenuti con i test virtuali e le
potenzialità sul campo. Per
commercializzare a prezzi abbordabili
tecnologie per i materiali compositi
veramente efficaci (laminati
asimmetrici monoasse, ad esempio,
che riducono i pesi del 40% rispetto
all’alluminio, oppure strutture con
topologie ottimizzate che utilizzano
fibre discontinue per dimezzare i costi
rispetto ai materiali preimpregnati),
i produttori di compositi devono
risolvere le differenze nella filosofia
di progettazione e chiarire il contesto
competitivo, per accelerare
l’evoluzione verso la simulazione
su basi scientifiche, i test virtuali
e la certificazione basata sull’analisi. ◆
Ginger Gardiner vanta 20 anni di esperienza
nel settore dei compositi. Scrive per diverse
riviste specializzate ed è co-autrice del libro
“Essentials of Advanced Composite
Fabrication & Repair”.
Aerospaziale e Difesa
Corporation e consigliere direttivo in tre
multinazionali. “Oltre alla lunghezza del
ciclo di progettazione di armamenti
complessi, il ciclo di vita completo di un
sistema si avvicina in alcuni casi alla vita
media di un essere umano. Questo si
traduce in sfide che non hanno
equivalenti in altri settori.”
LA DIFESA TAGLIA
I PROGRAMMI
Nell’industria aerospaziale e militare,
i programmi durano molti anni e coin­volgono gruppi di lavoro multidisciplinari
che spingono la tecnologia ai limiti.
Diminuiscono però i nuovi progetti, sia
per numero sia per frequenza, soprattutto
per conto dei governi. Risultato: una probabile
ondata di licenziamenti che aggraverà la
fuga dei cervelli innescata dai pensionamenti.
Tutto questo si traduce nella dispersione
di competenze e conoscenze fondamentali
che possono essere acquisite solo con
anni di formazione specializzata, esperienza
sul lavoro e sperimentazione ingegneristica.
Con la riduzione dei programmi di difesa e l’aumento dei pensionamenti, le maggiori società aerospaziali stanno intensificando gli sforzi per conservare e trasferire il loro prezioso
patrimonio di conoscenze. (Image ©freshidea-fotolia.com)
FUGA DEI
CERVELLI
Pensionamenti e tagli mettono a rischio il patrimonio di conoscenze dell’industria aerospaziale
Con il taglio dei finanziamenti ai progetti della difesa e l’avvicinamento degli addetti
più esperti all’età pensionabile, l’industria aerospaziale è esposta al rischio di disperdere
decenni di “tradizioni tribali”. Mentre gli esperti avvertono che molte aziende stanno
ignorando la minaccia, le più avvedute si sono messe alla ricerca di soluzioni.
di Tony Velocci
S
alvaguardare il know-how acquisito
nell’arco di molti anni
è un’esigenza comune a molti
settori industriali. Tuttavia, le statistiche
indicano che l’industria aerospaziale e
militare è più esposta di altre al rischio di
disperdere competenze e conoscenze.
Entro il 2015, infatti, raddoppierà quasi il
numero di ingegneri informatici e
sistemisti che matureranno i requisiti per
la pensione, mentre le defezioni fra
addetti a ricerca e sviluppo, responsabili
di progetto e operai specializzati
aumenteranno del 50%, secondo
l’edizione 2012 dello studio sulla forza
lavoro condotto dalla rivista Aviation
Week & Space Technology. Inoltre, il
settore è in fase di contrazione: nel 2012
le società aerospaziali hanno coperto solo
metà delle posizioni lavorative aperte.
“L’aerospaziale è un caso unico,” afferma
Ronald D. Sugar, ex-presidente e direttore
generale di Northrop Grumman
Molte aziende del settore non hanno
ancora istituito sistemi idonei a “imma­
gazzinare” tali competenze; una mancanza
sorprendente alla luce di quanto riportato
dalla più recente edizione del London Risk
Index dei Lloyd’s. Secondo un sondaggio
condotto su scala mondiale fra oltre 500
dirigenti, infatti, la carenza di talenti e
competenze è il secondo rischio più grave
che le aziende devono affrontare oggi,
superato solo dal rischio di perdere clienti.
Edward J. Hoffman, direttore della Academy
of Program/Project and Engineering
Leadership della US National Aeronautics
and Space Administration (NASA) e Chief
Knowledge Officer dell’agenzia, trova
riscontri quotidiani a questo problema.
“Riceviamo dal settore privato numerose
richieste di supporto per la gestione della
conoscenza, ma la maggior parte non
proviene dall’industria aerospaziale,” dice.
Hoffman sostiene che le società aerospaziali
considerano il contenimento del rischio
meno impellente del contenimento dei
costi o della gestione delle leggi sul controllo
delle esportazioni. Tendono anche ad avere
un atteggiamento chiuso e protettivo,
erigendo spesse mura a difesa delle loro
conoscenze. “La forza lavoro dell’industria
aerospaziale ha molti punti di forza, ma
predilige l’individualismo e non impara dagli
errori del passato, che suggerirebbero una
maggiore apertura e condivisione delle lezioni
imparate a caro prezzo,” spiega Hoffman.
Tuttavia, mentre molte aziende sono in
ritardo su questo fronte, altre consi­
derano l’acquisizione delle conoscenze
una priorità e hanno adottato programmi
articolati per “catturare” le competenze
e misurare l’efficacia della loro azione.
SEGUIRE I LEADER
Rockwell Collins, una società di comuni­
cazione ed elettronica per l’aviazione da
cinque miliardi di dollari, utilizza un sistema
che è stato preso come riferimento da
altre aziende. “La gestione della
conoscenza è un’attività quotidiana,”
afferma Lynda Braksiek, responsabile
Knowledge and Critical Skills.
Lanciato nel 2001, il programma di Rockwell
consta di tre elementi principali. In primo
luogo, Rockwell ha creato diverse
“comunità di pratica” nelle quali gruppi di
professionisti condividono le best practice
in diversi ambiti; il 60% delle circa 75
comunità è orientato all’ingegneria. Il secondo
elemento è un database di conoscenze
chiamato “ePedia”, una sorta di registro
permanente nel quali gli esperti riportano
le loro pratiche migliori; queste informazioni
vengono poi tradotte in programmi di for­mazione. Infine, Rockwell ha sviluppato
un “cercapersone” per individuare gli
esperti nelle varie materie all’interno
dell’organizzazione su scala globale.
“La gestione della
conoscenza è
un’attività
quotidiana.”
Lynda Braksiek
Manager of Knowledge and Critical
Skills, Rockwell Collins
deve essere acquisita in modo tale da
essere accessibile e facilmente aggiornabile.”
Il lavoro di UTC ruota attorno a 250 tecnologi
che “possiedono” la scienza dell’azienda
nei rispettivi campi. Queste persone
sono chiamate ad agevolare la ritenzione
e il trasferimento delle conoscenze
all’interno dell’organizzazione.
INDIVIDUARE LA
CONOSCENZA
ACQUISITA
Come Rockwell e UTC, anche Northrop
Grumman (NG), un’impresa da 25 miliardi
di dollari che costruisce sistemi spaziali e
missilistici, elettronica militare e mezzi aerei
senza equipaggio, è attivamente impegnata
nel miglioramento dei programmi di
ritenzione della conoscenza.
“Abbiamo moltissimi ingegneri, pertanto,
con il veloce pensionamento dei baby
boomer, abbiamo molte conoscenze da
immagazzinare,” dice Douglas Hoskins,
che supervisiona il programma di NG nel
suo ruolo di direttore della Engineering
Strategy.
Il sistema di NG ha però un piccolo difetto:
le funzionalità di ricerca non consentono
di trovare velocemente le informazioni
necessarie o selezionare i dati più
rilevanti, un problema che l’azienda sta
cercando di risolvere. “Questo sarà
un passo importante,” dice Hoskins.
Sugar, l’ex-direttore generale di NG, sostiene
tuttavia che la sola acquisizione della
conoscenza è un approccio troppo
limitato. “La domanda vera è un’altra:
come si può garantire una cultura di
innovazione costante come quella
impressa nel DNA di aziende come Apple?”
United Technologies Corporation (UTC)
ha invece avviato fin dagli anni Novanta
l’iniziativa Achieving Competitive Excellence
(ACE) per individuare le opportunità di
miglioramento dei processi e garantire
una qualità di primo livello. Da allora AEC
è cresciuta costantemente, acquisendo
strumenti e processi per la pianificazione
delle risorse e l’acquisizione di conoscenze
a tutti i livelli dell’azienda da 53 miliardi
di dollari.
Sugar afferma che nulla attrae i talenti
migliori più di progetti di ricerca e sviluppo
interessanti e coinvolgenti. “Per le aziende
è importante acquisire la conoscenza sotto
forma di ricette, ma la mossa vincente è
creare un ambiente capace di generare un
flusso continuo di progetti più piccoli e molto
ambiziosi, che favoriscano la creatività e il
coinvolgimento dei tecnici,” spiega Sugar.
“È così che si genera valore a lungo termine,
si forma una forza lavoro dinamica e si
mantiene la competitività dell’impresa.” ◆
“Nessun programma per catturare la
conoscenza di un’organizzazione può
sperare di avere successo se non è pratico
nell’utilizzo e concepito sul lungo termine,”
afferma Michael McQuade, Senior Vice
President of Science and Technology di
UTC. “Questo significa che la conoscenza
Tony Velocci, caporedattore in pensione della
rivista Aviation Week & Space Technology, ha vinto
numerosi premi di giornalismo, fra i quali il
prestigioso McGraw-Hill Corporate Achievement
Award for Editorial Excellence.
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TRASPORTI E MOBILITÀ
Le auto in circolazione sono sempre
di più (secondo Gott, proseguendo ai
ritmi attuali, entro il 2030 nel mondo
ci saranno tre miliardi di veicoli) e i
governi sono chiamati a creare sistemi
di trasporto efficienti ed ecologici per
spostare migliaia di persone in modo
veloce, comodo ed economico. Le città
di tutto il mondo guardano così con
interesse alle ultime novità in materia
di mobilità urbana.
Auto condivise
in città
Per ridurre lo spreco di tempo e
carburante nella ricerca di parcheggi,
l’app ‘Parker by Streetline’ guida gli
automobilisti verso i parcheggi liberi
in tempo reale, indicando posizione,
orari, tariffe e condizioni.
(Immagine gentilmente concessa
da Streetline)
Pendolarismo
creativo
Decongestionare il traffico per vivere meglio le città
I progetti innovativi per il trasporto urbano stanno aprendo una nuova era più efficiente,
economica, pulita e verde. Secondo gli esperti, i nuovi sistemi rivoluzioneranno il traffico
e cambieranno il volto delle città nei prossimi anni.
di Karen McCandless
S
econdo l’ONU, il 50% della
popolazione mondiale è
concentrato nelle città e l’UNICEF
prevede che si arriverà al 70% entro
il 2050: la congestione del traffico
è quindi una sfida che non si risolverà
da sé. Le megalopoli di tutto il
mondo continuano a espandersi,
mettendo a dura prova le
infrastrutture di trasporto urbano.
Il traffico peggiora, così come
l’inquinamento, abbassando la qualità
della vita per i residenti.
“Le città con reti metropolitane
decenti come Londra e Parigi se la
cavano,” dice Philip Gott, responsabile
della pianificazione a lungo termine di
IHS Automotive, società indipendente
di analisi nel settore automobilistico.
“Il traffico è congestionato, ma
almeno ci sono alternative all’auto.
In centri come Nuova Delhi e
Los Angeles, invece, il sistema
è praticamente al collasso e l’auto
privata è l’unico mezzo per
spostarsi.”
In Francia, la scarsità di parcheggi è un
problema serio e favorisce gli ingorghi
in città. Ogni anno i residenti passano
in media 70 milioni di ore alla ricerca di
un parcheggio, secondo l’agenzia dei
trasporti francese SARECO. Per
attenuare il disagio nella capitale,
nel dicembre 2011 il sindaco di Parigi
Bertrand Delanoé ha introdotto un
sistema di car sharing con auto
elettriche in città e nell’hinterland.
Il progetto, chiamato Autolib, è stato
ideato dal Gruppo Bolloré, che si
occupa della gestione in collaborazione
con il comune. Il servizio riprende il
modello vincente del progetto di bike-­
sharing Vélib (cfr. articolo a pagina XX).
Il servizio Autolib mette a disposizione
auto elettriche a quattro posti, 24 ore
al giorno per 7 giorni alla settimana,
per spostamenti su brevi tragitti
nell’area parigina. L’obiettivo è sostituire
un certo numero di auto private, oltre a
ridurre l’inquinamento e il rumore.
piattaforma di parcheggio intelligente
rileva la presenza di un’auto mediante
sensori wireless a bassissima potenza e
fornisce informazioni in tempo reale sui
parcheggi disponibili. “L’app ‘Parker by
Streetline’ guida gli automobilisti verso
i parcheggi liberi, mostrando posizione,
orari, tariffe e condizioni,” spiega
Debbie Tanguay, addetta marketing di
Streetline. “Presto, Parker sarà
disponibile sui navigatori satellitari.”
70
milioni
Nella sola Francia, ogni anno gli
automobilisti passano in media
70 milioni di ore alla ricerca di
un parcheggio, secondo l’agenzia
dei trasporti francese SARECO.
A città, università, società di trasporti
e gestori di parcheggi, Streetline offre
una serie di applicativi per la gestione
dei parcheggi in tempo reale e l’analisi
dei dati storici. “La nostra missione è
semplificare la ricerca di un posto
auto, guidando gli automobilisti in
tempo reale e fornendo loro tutte le
informazioni pertinenti, oltre a
consentire il pagamento direttamente
dal cellulare (dove possibile) e
mostrare la via più breve per tornare a
riprendere l’auto,” dice Tanguay.
Le case
automobilistiche
raccolgono
la sfida
Secondo l’Associazione delle Case
Automobilistiche Europee (ACEA), il
numero di nuove immatricolazioni
nell’UE nel 2012 è diminuito
dell’8,2%. Con il calo delle vendite,
anche le case automobilistiche
propongono nuove soluzioni per
affrontare la sfida della mobilità.
La casa francese Renault ha ideato
il sistema di car-sharing Twizy Way,
che mette a disposizione 50 auto
elettriche Twizy nell’area di Parigi. “I
clienti possono prenotare una Twizy
con un’app per smartphone, leggere
il codice QR sull’auto al momento
del ritiro e riconsegnare la vettura in una
stazione al termine del viaggio,” spiega
Claire Martin, direttore Corporate Social
Responsibility. “Car sharing e car
pooling riducono il numero di auto in
circolazione e creano un senso di libertà,
Con i sistemi di car sharing, come Autolib a Parigi, gli utenti possono prelevare un’auto elettrica
priva di emissioni nocive da decine di stazioni e riconsegnarla vicino alla loro destinazione finale.
(Foto © Pixel & Creation – fotolia.com)
“Il servizio è semplice e accessibile
a chiunque abbia la patente,” dice
Vanessa Colombier, responsabile
comunicazione di Autolib. “Bastano sei
minuti per registrarsi presso
uno dei chioschi installati in città e
nell’hinterland, con abbonamenti
giornalieri, settimanali, mensili e
annuali.” Autolib conta oltre 740 stazioni
in 47 città associate; ciascuna stazione
può avere da tre a otto posti auto, con
colonnina di ricarica, e spazio anche per
eventuali mezzi elettrici privati. “È molto
facile trovarci e prendere una delle nostre
auto,” sottolinea Colombier. “Inoltre,
tutta la flotta è elettrica: nessuna
emissione nociva e nessun rumore.”
Aggiornamenti
in tempo reale
Un’altra società impegnata a decon­
gestionare il traffico è Streetline, la cui
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oltre ad abbattere l’inquinamento
e migliorare la qualità dell’aria.”
Renault ha lanciato anche MOBILIZ,
la prima iniziativa di mobilità sociale
realizzata da una casa automobilistica
francese. “MOBILIZ offre una soluzione
a basso costo per gli oltre otto milioni
di francesi che vivono sotto la soglia
di povertà,” dice Martin, direttore
generale di Renault MOBILIZ. “I servizi
comprendono noleggio a basso costo,
car pooling, trasporto collettivo e
pratiche per la patente. Molti di questi
servizi in condivisione contribuiscono
ad alleggerire il traffico.”
«L’OBIETTIVO FINALE È
COINVOLGERE AZIENDE E
CITTADINI IN UN SISTEMA
ECONOMICO DINAMICO,
CHE OFFRA UNA MIGLIORE
QUALITÀ DELLA VITA E UNA
MAGGIORE SOSTENIBILITÀ.»
Philip Gott
RESPONSABILE PIANIFICAZIONE A LUNGO
TERMINE, IHS AUTOMOTIVE
Nel frattempo, Toyota ha lanciato al
Salone di Ginevra il nuovo concept
i-ROAD, un’auto senza emissioni
studiata per il trasporto agevole ed
efficiente di due persone in ambiente
urbano. Inoltre, la casa automobilistica
ha sviluppato la Harmonious Mobility
Network, che unisce Ha:mo NAVI, un
sistema di navigazione per automobili
e mezzi pubblici, e Ha:mo RIDE,
un sistema di car-sharing basato su
veicoli elettrici ultracompatti. Ha:mo
NAVI mostra il percorso ottimale per
la destinazione specificata, invitando
i pendolari a scegliere percorsi o mezzi
alternativi. Toyota prevede che questa
soluzione contribuirà a ridurre gli
ingorghi e le emissioni di anidride
carbonica, promuovendo l’uso del
trasporto pubblico, una guida
ecologica e l’uso dell’auto fuori dagli
orari di punta. Ha:mo RIDE consente
agli utenti di passare agevolmente da
un tipo di trasporto pubblico a un altro
e di condividere auto elettriche
ultracompatte.
Un altro concetto di mobilità interessante
è Chevrolet EN-V di General Motors.
“È una specie di Segway con motore
e tetto,” dice Gott di IHS Automotive,
“concepito per ridurre gli ingorghi,
aumentare i parcheggi disponibili e
migliorare la qualità dell’aria... e si può
usare in qualsiasi condizione meteo.”
Il futuro del
trasporto
Queste soluzioni di trasporto sono
solo l’inizio di una rivoluzione che sta
prendendo piede in tutto il mondo.
“I nuovi servizi di mobilità come il car
sharing eliminano il concetto di auto
privata: invece di una o due auto per
famiglia, in futuro potremmo avere
sei famiglie che condividono una sola
auto,” dice Martin a titolo di esempio.
“Dobbiamo curare anche l’integrazione
fra i diversi mezzi di trasporto, che
siano auto, bus o treni. Ad esempio,
con lo stesso biglietto si può affittare
un’auto, prendere l’autobus o spostarsi
in bicicletta. L’utente deve anche
essere connesso, per poter
programmare meglio il viaggio.”
La tecnologia ConnectedDrive di BMW,
disponibile inizialmente in Germania,
fornisce informazioni complete e
aggiornate sul traffico e sulle condizioni
meteo lungo il tragitto. Gli automobilisti
possono così pianificare meglio i
percorsi, evitando le aree con traffico
intenso e ingorghi. Il CAR 2 CAR
Communication Consortium,
un’organizzazione senza scopo di lucro
promossa dalle case automobilistiche
europee, sta definendo una normativa
europea per i sistemi di trasporto
intelligenti cooperativi. L’obiettivo è
garantire la sicurezza e il comfort dei
conducenti, aumentando nel contempo
l’efficienza e riducendo l’impatto
ambientale del traffico su strada.
Guardando al futuro, le città che non
hanno alternative all’auto potranno
puntare sulla mobilità virtuale,
viaggiando in rete invece che in strada.
“La connettività è un fattore chiave,”
afferma Gott di IHS Automotive.
“Sfruttando le videoconferenze e
tecnologie simili grazie a connessioni
più veloci, possiamo ridurre il numero
di spostamenti. Il progresso è
rappresentato da innovazioni puntuali
e nuovi modelli di business. L’obiettivo
finale è coinvolgere aziende e cittadini
in un sistema economico dinamico,
che offra una migliore qualità della vita
e una maggiore sostenibilità attraverso
una mobilità e servizi di trasporto
più efficienti.” ◆
Alternative
all’auto
Se da un lato i nuovi modelli
di auto contribuiranno ad
alleggerire il traffico urbano,
dall’altro molte città invitano
gli abitanti ad abbandonare
l’auto a favore della
bicicletta.
Il più grande sistema
pubblico di bike-sharing
del mondo è quello della
città di Hangzhou, uno dei
19 attualmente operativi in
Cina. Dal gennaio 2013 la
città ha messo a disposizione
66.500 biciclette su 2.700
stazioni, con l’obiettivo
di arrivare a 175.000 entro
il 2020.
Il prossimo maggio, NYC
Bike Share lancerà un nuovo
servizio di bike-sharing a
New York City. Citi Bike
è un sistema self-service
che offre accesso immediato
a un parco di diecimila
biciclette distribuite su
600 stazioni fra Manhattan,
Brooklyn e Queens.
OGGETTI
INTELLIGENTI
Arriva l’Internet delle cose
Loic Le Meur è il fondatore di Le Web, considerato il più grande evento europeo
dedicato a Internet. L’edizione 2012 di Le Web era dedicata alla “Internet of Things”,
il mondo in cui tutti gli oggetti sono collegati alla rete. Compass ha parlato con
Le Meur per capire come questo potrebbe rivoluzionare la nostra vita.
di Rebecca Lambert
Compass: Che cosa la affascina della
tecnologia?
Loic Le Meur: Sono affascinato dalla
tecnologia da quando ‘rubai’ il primo
Macintosh dei miei genitori nel 1985;
ero solo un ragazzino ma volevo imparare
a programmare. Ho sempre voluto che
la tecnologia fosse al centro della mia
vita, perché è un mondo in continua
evoluzione. C’è sempre un passo
successivo.
Che cos’è per lei l’Internet delle cose?
E infine c’è Vélib, il sistema
di bike-sharing pubblico di
Parigi. Dal suo lancio nel
2007, il sistema è cresciuto
fino alle attuali 16.000
biciclette e 1.200 stazioni
disponibili nella capitale e in
alcuni comuni dell’hinterland.
Il sistema è gestito
dall’agenzia pubblicitaria
JCDecaux.
LLM: Inizialmente Internet era
accessibile solo da computer. Ora, grazie
all’avvento dei dispositivi mobili,
possiamo navigare in rete ovunque
siamo. L’Internet delle cose è
un’evoluzione ulteriore, l’estensione
della connettività alla maggior parte degli
oggetti che ci circondano. Presto con
il cellulare apriremo la porta di casa
e l’auto, accenderemo e spegneremo
le luci, regoleremo la temperatura.
Sta già succedendo e cambierà il nostro
modo di vivere.”
Londra ha un sistema
analogo gestito da Barclays
Bank. Tutti lo chiamano
‘Boris Bikes’, dal nome del
sindaco Boris Johnson che
ha promosso l’iniziativa.
Quali vantaggi può portare l’Internet
delle cose nella vita quotidiana?
LLM: La salute, ad esempio. A Le Web
abbiamo mostrato sensori che misurano
le onde cerebrali per analizzare le nostre
condizioni psicofisiche. Oggi servono
campioni di sangue e DNA per valutare
la nostra salute, ma presto avremo
minuscoli sensori permanenti che
rileveranno tutto ciò che accade nel
nostro corpo. L’Internet delle cose può
essere anche molto divertente. Se in un
giorno non brucio abbastanza calorie,
ad esempio, il mio dispositivo per il
fitness mi potrebbe impedire di aprire il
frigorifero e fare uno spuntino di troppo,
oppure far scattare un allarme ogni volta
che lo apro!
Quale ruolo può avere questa tecnologia
nel futuro dei trasporti e della mobilità?
LLM: I veicoli autoguidati saranno
certamente più sicuri delle auto guidate
da persone. Basta guardare gli aerei:
per il 99% del tempo ormai usano il
pilota automatico, che è più efficiente
del comandante nel seguire il piano di
volo. Non mi dispiacerebbe poter bere
qualche bicchiere di vino in più a cena
con gli amici e poi rientrare a casa nella
mia auto senza preoccuparmi del tasso
alcolico.
Come pensa che sarà il futuro se
l’Internet delle cose diventerà una realtà?
LLM: Ad alcuni sembrerà terrificante, ma
io sono entusiasta. Anche la rete faceva
paura quando cominciò a crescere, ma
oggi non potremmo vivere senza. Non
penso che la domanda sia se l’Internet
delle cose diventerà una realtà o meno;
esiste già e cresce. Quanto si svilupperà,
dipenderà dal modo in cui ci adatteremo
ad essa. Sarà incredibile. ◆
Loic Le Meur, fondatore di LeWeb, è stato inserito
nella classica “Europe’s Tech25” del Wall Street
Journal ed è considerato una delle 25 figure più
influenti sul Web dalla rivista Business Week.
(© 2012 di Bradley Horowitz)
Leggete il codice per rivivere i
momenti più interessanti
di LeWeb 2012
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63
NAVALE E OFFSHORE
Sull’onda
del cambiamento
La competizione per le risorse del pianeta
richiede una “nuova industria del mare”
Con l’aumento della popolazione mondiale, cresce anche la domanda di cibo, acqua e
risorse naturali come petrolio, gas e minerali. I mari sono una risorsa ricchissima che
aspetta solo di essere sfruttata. Il settore navale e offshore contribuisce a questa sfida
con l’innovazione e una rinnovata attenzione all’ambiente.
di Lisa Roner
L
e sfide non mancano. La popolazione
mondiale aumenta, l’industria­
lizzazione si espande e la gara per
accaparrarsi risorse energetiche e minerali
si fa sempre più serrata. In molti luoghi,
acqua e cibo scarseggiano, mentre in tutto
il mondo cresce la “fame” di ambiente pulito.
Nonostante le difficoltà economiche della
recessione globale, l’industria navale e
offshore, grazie alle sue competenze nella
costruzione navale, nella pesca, nei trasporti,
negli scavi sottomarini e nella produzione
di energia in alto mare, è nelle condizioni
di aiutare il mondo a sfruttare la sua risorsa
più promettente e sottoutilizzata: il 70%
del pianeta che giace sotto il mare.
Un mare di
risorse
Il trasporto marittimo movimenta il 90%
del cibo e dell’energia a livello mondiale e
ha “migliorato gli standard di vita
praticamente ovunque, trasportando beni
e merci dai luoghi nei quali vengono
prodotti con maggiore efficienza a quelli
nei quali vengono consumati con maggior
profitto,” scrive Lori Ann LaRocco nel suo
nuovo libro, Dynasties of the Sea: The
Shipowners and Financiers Who
Expanded the Era of Free Trade.
Il valore del mare va ben oltre il
commercio e può contribuire a risolvere
molti problemi del mondo, generando al
tempo stesso un importante ritorno
economico. “L’esistenza di tutti noi
dipende dagli oceani, l’ultima frontiera
inesplorata del pianeta,” dice Thilo Bode,
ex-direttore internazionale di Greenpeace.
Writer Clyde W. Burleson concorda.
“I mari sono il nostro futuro,” scrive
Burleson nel libro Deep Challenge:
Our Quest for Energy Beneath the Sea.
“Le ricchezze minerarie che giacciono
sotto il mare sono incalcolabili.” (La U.S.
National Oceanic and Atmospheric
Administration ha stimato che il 95%
dei fondali marini è tuttora inesplorato.)
In tutto il mondo, l’industria navale
e offshore si sta attrezzando per
contribuire a sfruttare meglio le
potenzialità degli oceani, con navi più
sicure e tecnologie offshore più pulite,
ecologiche ed efficienti per trasportare
merci, esplorare i fondali e attingere alle
ricche risorse del mare. Il settore sta
rispondendo anche alla richiesta di
nuove fonti di energia, con tecnologie
che spaziano da perforazioni offshore
più sicure a processi innovativi per
la produzione di energia.
Più verde e più
pulito
Per rendere il trasporto marittimo
più sostenibile, le nuove normative
di sicurezza e tutela ambientale (che
comprendono proposte per ridurre le
emissioni di zolfo e anidride carbonica
dalle navi) richiederanno modifiche
alle imbarcazioni esistenti e favoriranno
l’introduzione di una nuova generazione
di navi progettate in ottica ambientale.
Un esempio significativo è la nuova
nave container “Triple E” dei cantieri
danesi Maersk.
Il nome fa riferimento ai tre obiettivi per
i quali è stata progettata la nuova linea:
economie di scala, efficienza energetica
ed eco-compatibilità. La nave diventerà un
nuovo punto di riferimento per dimensioni
ed efficienza dei consumi di carburante.
Lunga 400 metri, larga 59 e alta 73, la
Triple-E è la più grande imbarcazione
mai varata fino a oggi. La sua portata di
18.000 TEU (unità equivalente a un
container da 20 piedi o 6 metri) supera
del 16% (circa 2.500 container in più)
quella della più grande nave container
finora in circolazione, la Emma Maersk.
90%
Il trasporto marittimo
movimenta il 90% del cibo e
dell’energia a livello mondiale.
Nonostante la stazza, la Triple E, in
costruzione nei cantieri coreani Daewoo,
è progettata nell’ottica di una maggiore
efficienza in servizio. Maersk sostiene
che l’enorme nave cargo produrrà il 20%
di anidride carbonica in meno rispetto
alla Emma Maersk per ogni container
movimentato e il 50% in meno se
confrontata con la media delle navi in
servizio sulle rotte fra Asia ed Europa.
Inoltre, la nave consumerà circa il 35%
di carburante in meno per ogni container
rispetto alle imbarcazioni da 13.100 TEU
in consegna nei prossimi anni.
“Siamo convinti che le Triple-E, con la loro
portata ed efficienza energetica da record,
Riproduzione della piattaforma galleggiante per gas naturale liquefatto (GNL) “Prelude”
di Shell. Con una superficie di oltre 36.000 metri quadrati, Prelude sarà la più grande
struttura GNL al mondo. (Immagine gentilmente concessa da Photographic Services,
Shell International Ltd.)
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saranno all’altezza delle aspettative
commerciali ed ecologiche dei nostri
clienti e ci garantiranno un notevole
vantaggio competitivo,” afferma
Eivind Kolding, CEO di Maersk Line.
Nuove idee
vengono a galla
Le nuove navi hanno un ruolo importante
per la modernizzazione dell’industria
navale, ma il successo del settore dipende
in ultima analisi dalla sua capacità di
diversificare. Barrie Stevens, direttore
del programma International Futures
dell’OCSE (Organizzazione per la
Cooperazione e lo Sviluppo Economico),
prevede che l’emergente industria
oceanica avrà bisogno di navi e strutture
sempre più specializzate. Con navi per
trivellazioni in acque profondissime,
piattaforme petrolifere, navi per
rifornimenti offshore, imbarcazioni
resistenti al ghiaccio, impianti per
sfruttare l’energia oceanica e altro ancora,
Stevens pensa che l’economia marina
del futuro richieda un nuovo modello
di innovazione.
Un esempio eccellente viene da Ecoceane
con le sue innovative ed esclusive navi per
il pompaggio di petrolio in caso di gravi
perdite e incidenti. Le navi tradizionali per
combattere le maree nere raccolgono il 75%
di acqua e il 25% di idrocarburi, separandoli
successivamente. La francese Ecoceane ha
inventato un sistema che separa l’acqua dal
petrolio all’origine, evitandone l’emulsione.
La barca antinquinamento Catamar, ad
esempio, è in grado di recuperare oltre
100 metri cubi di idrocarburi all’ora, dieci
volte di più dei tradizionali sistemi
anti-inquinamento usati in mare.
Un’altra tecnologia specifica è l’impianto
galleggiante per gas naturale liquefatto
(GNL) Prelude di Shell, destinato a un sito
al largo delle coste australiane. Il
commercio di GNL (metano) raddoppierà
entro il 2035 e, grazie a Prelude, Shell
avrà accesso a giacimenti di gas offshore
che diversamente sarebbero troppo
costosi o difficili da sfruttare.
Con una lunghezza di 488 metri e una
larghezza di 74, Prelude sarà la più grande
struttura galleggiante offshore del
mondo. La mega-piattaforma congelerà il
metano a –162°C, riducendone il volume
di 600 volte per poterlo spedire in tutto il
mondo. Le navi oceaniche caricheranno il
gas e altri sottoprodotti liquidi (condensa
e GPL) per trasportarlo ai mercati di
destinazione. Una volta operativa, la
piattaforma Prelude produrrà almeno
3,6 milioni di tonnellate di GNL all’anno.
“Costruire piattaforme galleggianti per
il gas naturale non è affatto semplice,”
sottolinea Matthias Bichsel, direttore
Projects & Technology di Shell. “Shell,
grazie alle sue capacità commerciali, alla
sua tecnologia avanzata nel campo del
GNL, dell’offshore, delle acque profonde
e del mare in generale, e alla consolidata
esperienza nella realizzazione di
mega-progetti, è nelle condizioni migliori
per ottenere un pieno successo.”
Innovazione
offshore
L’innovazione pervade l’intero settore,
soprattutto nella produzione di energia
offshore.
Due leader nel campo delle energie
rinnovabili marine sono Pelamis Wave
Power di Edimburgo e la svedese Minesto.
Pelamis ha sviluppato l’omonimo
convertitore di energia da moto ondoso,
una struttura articolata semi-sommersa
La nuova nave container “Triple E” di Marsk prende il nome dai tre vantaggi che offre: economie di
scala, efficienza energetica ed eco-compatibilità. (Immagine gentilmente concessa da Maersk)
Il secolo
del mare
composta da sezioni cilindriche
incernierate; questo “serpentone”
converte il moto ondoso in elettricità
mediante stantuffi idraulici che azionano
i generatori. Fra gli utilizzatori di questa
tecnologia ci sono Scottish Power
ed Électricité de France (EDF).
36.122
metri quadri
Con una lunghezza di 488 metri
e una larghezza di 74, Prelude
sarà la più grande struttura
galleggiante offshore del mondo,
con una capacità annua di 3,6
milioni di tonnellate di GNL.
Minesto ha imbrigliato la forza delle maree.
L’azienda, nata da Saab, progetta aquiloni
sottomarini che generano energia
sfruttando le correnti lente. Arne
Quappen, responsabile sviluppo di
Minesto, afferma che questa tecnologia
rivoluzionaria consente di installare
impianti in luoghi dove nessun altro
sistema può offrire una soluzione
conveniente.
Anche le aziende impegnate nella produzione
offshore di risorse tradizionali come petrolio
e gas stanno innovando per tutelare l’ambiente.
La britannica Technip Umbilical Systems,
ad esempio, fornisce le condutture sotto­
marine che collegano i pozzi alle navi, alle
piattaforme offshore e ai terminal sulla
costa. Per resistere a condizioni ambientali
estreme, le condutture devono rispettare
requisiti severissimi. La durata tipica di
questi “cordoni ombelicali” è di 25 anni,
ma Technip è attenta all’ambiente e
progetta con ampi margini di sicurezza.
“Se la vita utile prevista è di 25 anni,
progettiamo la tubazione per una durata
alla fatica di 250 anni,” dice Ian Probyn,
ingegnere R&D di Technip Umbilical
Systems. “Con le condutture offshore
non si può correre il rischio di cedimenti.”
Una nuova era
L’industria navale e offshore è ricca di
esempi di impegno e creatività. Le sfide
sono molte, ma anche le opportunità. A
livello economico e ambientale, nei campi
più svariati, dal trasporto all’energia
all’estrazione mineraria in fondo al mare,
l’industria navale e offshore ha le capacità
necessarie per rendere il nostro pianeta un
luogo più sostenibile e prospero per tutti:
capacità sconfinate, come gli oceani. ◆
G
li oceani svolgono un ruolo fonda­
mentale per la globalizzazione
dell’economia mondiale e questo
è il secolo più “marittimo” della storia.
Il 90% delle merci viene trasportato via
mare, con un giro d’affari di 1.500 miliardi
di Euro che rispecchia la forte dipendenza
dell’economia internazionale dal commercio
marittimo, il secondo comparto economico
più importante a livello mondiale. Il flusso
delle spedizioni si è quintuplicato negli
ultimi 30 anni e si raddoppierà ancora entro
il 20201. Oggi, spedire 20 tonnellate di
merce dall’Asia all’Europa costa meno di
un biglietto aereo in classe economica!
A conferma dell’importanza del trasporto
via mare, già nel XV secolo Vasco de Gama
combatteva la supremazia dei Veneziani
con le sue rotte marittime, trasportando
a Lisbona prodotti cinesi che venivano
venduti a un costo cinque volte inferiore
rispetto a Venezia.
Oltre al suo valore economico, il mare
rappresenta il futuro del pianeta, soprattutto
per quanto riguarda l’energia, il cibo, la
farmacologia e la disponibilità di risorse
minerarie in fondo agli oceani. Finora è
stato scoperto solo il 10% della flora e della
fauna oceanica ed esplorato solo il 5%
del sottosuolo marino. Gli oceani sono una
delle ricchezze più grandi di un pianeta
che vede minacciate le proprie risorse. Con
6 milioni di tonnellate di rifiuti scaricati in
mare ogni anno e miliardi di contenitori
di plastica nel solo Mediterraneo (gettati
per l’80% da singole persone2), la tutela
ambientale è un problema fondamentale.
La globalizzazione è però anche una grande
opportunità. Prendiamo come esempio la
Francia. Con circa 310.000 posti di lavoro
(escludendo le attività portuali e il turismo
costiero), più dell’intera industria
automobilistica, e una produzione stimata
in 50 miliardi di Euro, il Paese transalpino
svolge un ruolo chiave nel commercio
marittimo internazionale. La competenza e
l’eccellenza dei francesi in 11 professioni
marittime3 sono determinanti per limitare
la delocalizzazione delle attività produttive.
L’Europa intera è coinvolta, non solo la
Francia, e può trarre beneficio dallo
sviluppo del settore, nel quale il vecchio
continente dispone di ingenti risorse,
rappresentate da un valore aggiunto di
484 milioni di Euro e 5,4 milioni di posti
di lavoro (7 milioni entro il 20204). Il
concetto di “economia blu”, definito nella
dichiarazione di Limassol5, si basa su
tre elementi principali: l’importanza
della Zona Economica Esclusiva (ZEE)6,
il dinamismo del settore marittimo
dell’Unione Europea in tutte le regioni e
una marina commerciale che rappresenta
il 40% dell’industria marittima mondiale,
un settore che mantiene tassi di crescita
incredibili anche nell’attuale fase di crisi
economica.
Questi dati sottolineano il ruolo centrale
del mare nella sfida per uno sviluppo
sostenibile, considerando le parole
“sviluppo” e “sostenibile” in tutti i loro
significati. ◆
Francis Vallat
Presidente del French Maritime Cluster
e Presidente della European Network
of Maritime Clusters
Francis Vallat
Nota del redattore: Fonte OM
Nota del redattore: Fonte Unesco
3
111 principali professioni marittime:
classificazione, linee, costruzione di navi
e yacht, costruzioni civili e militari ad
alto valore aggiunto, offshore (petroliere,
alto e altissimo mare), sismologia,
assicurazioni marittime, finanziamenti
navali, intermediazione (in particolare
compravendita di nuove imbarcazioni),
ricerca oceanografica e Marina Nazionale.
4
Nota del redattore: Stime presentate dalla
Commissione Europea nei documenti
preliminari della conferenza «Blue Growth»
dell’ottobre 2012.
5
Dichiarazione di Limassol: Dichiarazione
dei Ministri europei responsabili degli affari
marittimi e della Commissione Europea,
relativa a un’agenda per la crescita e
l’impiego nel settore marino e marittimo.
6
ZEE è un’area di mare stabilita dalla
Convenzione delle Nazioni Unite sul Diritto
del Mare, sulla quale in cui uno Stato costiero
ha diritti sovrani per la gestione delle risorse
naturali..
1
2
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“IL MARE RAPPRESENTA
IL FUTURO DEL PIANETA,
SOPRATTUTTO PER
QUANTO RIGUARDA
L’ENERGIA, IL CIBO, LA
FARMACOLOGIA E LA
DISPONIBILITÀ DI RISORSE
MINERARIE.“
Francis Vallat
PRESIDENTE DELLA EUROPEAN NETWORK
OF MARITIME CLUSTERS
ENERGIA & PROCESSO
A tutta
potenza
Soddisfare il fabbisogno energetico del futuro
La popolazione mondiale ha superato i sette miliardi e punta ai dieci entro il 2100,
secondo le stime delle Nazioni Unite. Sommata all’industrializzazione dei Paesi
emergenti, la crescita demografica si tradurrà in un’esplosione del fabbisogno
energetico. Ma da dove arriverà tutta questa energia, e in quale forma? Ogni Paese
sta rispondendo in maniera diversa.
di Lynn Manning
I
l bicchiere dell’energia è mezzo pieno
o mezzo vuoto? Spesso la risposta
dipende da chi osserva il bicchiere.
• Gli Stati Uniti sono letteralmente
inondati di gas naturale, ma crescono
le preoccupazioni per l’inquinamento
delle falde acquifere e altri effetti collaterali.
• Da quando il terremoto e lo tsunami
del 2011 hanno quasi provocato la
fusione della centrale nucleare di
Fukushima, i cittadini tedeschi si
sono ribellati all’energia nucleare.
• Nella Cina sempre più industria­
lizzata, l’energia prodotta in vecchie
centrali a carbone mette a rischio la
salute pubblica con un’impennata
dello smog.
Diversi metri di valutazione del mix
energetico detteranno politiche
differenti secondo criteri di economicità,
disponibilità e affidabilità.
È naturale
La scoperta del gas naturale negli Stati
Uniti garantisce una disponibilità di com­
bustibile a basso costo in quantità tale che
si parla già di “Arabia Saudita del gas.” Sul
settore pesano però ancora molte incertezze,
secondo il giornalista Michael Burr di
Fortnightly. “I timori per la contaminazione
dell’acqua di falda e gli effetti sismici della
fratturazione idraulica (fracking) potrebbero
portare a severe normative a livello locale,
regionale e nazionale,” dice.
In ogni caso, il gas viene considerato il
combustibile fossile più “pulito”, quello
che consente di preservare la qualità
dell’aria più facilmente del carbone.
“Nella situazione attuale, non riesco a
immaginare come qualcuno possa
costruire nuove centrali che non siano
alimentate a gas,” ha dichiarato David
Crane di NRG Energy, che gestisce una
delle più grandi flotte di centrali
energetiche degli Stati Uniti, durante il
CEO Forum 2012 organizzato da Fortnightly.
“Non so come si possa giustificare l’uso
del carbone o del nucleare.”
“ANDANDO VERSO LA FINE
DEL VENTUNESIMO SECOLO, IL
PREDOMINIO DEL PETROLIO
E DEL CARBONE VERRÀ
LEGGERMENTE INTACCATO,
MENTRE GAS NATURALE,
NUCLEARE E RINNOVABILI
GUADAGNERANNO
TERRENO.“
Dott. Scott Tinker
DIRETTORE DEL BUREAU OF ECONOMIC GEOLOGY E
GEOLOGO DELLO STATO DEL TEXAS
Energia dal
nucleare
Altri Paesi sono invece convinti che gli
investimenti in queste fonti energetiche
siano giustificabili, come spiega Ken
Barry dell’Advanced Nuclear Technology
Program dell’ente no-profit Electric
Power Research Institute. Barry segnala
che nel mondo sono in costruzione 66
centrali nucleari, principalmente in Cina,
Russia e India, e altre 487 sono già state
proposte o pianificate.
“Questi Paesi hanno valutato i vantaggi
dell’energia nucleare e le relative
problematiche, e hanno deciso di andare
avanti,” afferma Barry. “Il settore ha
imparato dal passato e i progetti di nuova
generazione sono conformi alle best
practice.” Il nucleare non trova opposizione
in alcune nazioni, soprattutto per quanto
riguarda lo stoccaggio delle scorie.
E il carbone?
Nonostante tutte le alternative, il carbone resta il combustibile più usato al mondo per produrre energia (con una
quota superiore al 40%), secondo la International Energy Agency (IEA). (Foto @Kovalenko Inna - fotollia.com)
carbonio (CCS), potrebbe conciliare l’uso
massiccio di questa risorsa con l’esigenza
di ridurre le emissioni di CO2, osserva Birol.
La tecnologia CCS è però ancora in fase
esplorativa. RWE npower, azienda
britannica di fornitura energetica, ha
segnato una tappa importante
sequestrando la sua prima tonnellata
metrica di CO2 nella centrale di Aberthaw
nel Galles. “Questo impianto pilota
fornirà dati preziosissimi sulla fattibilità
del sequestro del carbonio su scala
industriale e consentirà a RWE di capire
meglio come utilizzare questa tecnologia
per ridurre le emissioni di anidride
carbonica dalle centrali a carbone,”
spiega Kevin Nix, responsabile di Hard
Coal and Gas, U.K., per RWE Generation.
Nonostante tutte le alternative, il carbone
resta il combustibile più usato al mondo
per produrre energia (con una quota
superiore al 40%), secondo la
International Energy Agency (IEA). Come
ha scritto il capo economista della IEA,
Fatih Birol, nel report World Energy
Insight, il carbone “resta la colonna
portante della produzione di elettricità ed
è il combustibile che ha alimentato la
rapida industrializzazione delle economie
emergenti, sottraendo centinaia di milioni
di persone alla povertà energetica.”
Le rinnovabili
La Cina, con la sua crescita imperiosa, è
passata da esportatore netto a importatore
netto di carbone (davanti a Stati Uniti e India
in termini di consumi). Tuttavia, bruciare
carbone può avere pesanti ripercussioni
ambientali. Il “carbone pulito”, insieme alle
tecnologie di sequestro e stoccaggio del
Il mix energetico comprende fonti
alternative come l’eolico, che diventano
tanto più economiche quanto maggiori
sono gli investimenti nelle nuove
tecnologie.
“La tecnologia ha in serbo molte
novità che favoriranno la diffusione
553
Nel mondo sono 553 le
nuove centrali nucleari
in costruzione, proposte
o pianificate.
Electric Power Research Institute
delle turbine eoliche,” anticipa Paul
Dvorak, redattore di Windpower
Engineering. “Con l’evoluzione dei
materiali e delle tecnologie, le turbine
dovrebbero diventare più efficienti dal
punto di vista energetico ed economico.”
Gli osservatori guardano con favore
alle centrali a gas a ciclo combinato,
che offrono efficienze fino al 60%
finora impensabili (una centrale a
carbone ha un’efficienza del 33%
circa). Le centrali a ciclo combinato
possono essere avviate e fermate
più velocemente, proponendosi
come compagne ideali per fonti
intermittenti come vento e sole.
compass
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69
Qual è il mix giusto?
L’elemento di valutazione principale
per i Paesi che esaminano nuove
opzioni energetiche è l’ordine di
grandezza. Per ora, gli esperti
sono concordi nell’affermare che
i combustibili fossili saranno
fondamentali per molti decenni ancora.
“Andando verso la fine del ventunesimo
secolo, il predominio del petrolio e del
carbone verrà leggermente intaccato,
mentre gas naturale, nucleare e
rinnovabili guadagneranno terreno,”
ha scritto il Dott. Scott Tinker,
direttore del Bureau of Economic
Geology e geologo dello Stato del
Texas, nella relazione della 2011
Global Energy Utilities & Mining
Conference. “Ma carbone e petrolio
saranno ancora i protagonisti del
nostro sistema energetico. Sono
risorse abbondanti, efficienti ed
economiche, e quindi difficili da
sostituire.” ◆
ENERGIA e PROCESSO
32 megawatt. In presenza di vento
forte, l’energia in eccesso può essere
stoccata e immessa nella rete in un
secondo tempo, quando il fabbisogno è
maggiore o quando l’energia prodotta
dagli impianti eolici non è sufficiente.
Ci parli dell’eolico offshore.
AB: I parchi eolici in mare sono ancora
in fase embrionale, con costi molto
elevati, ma, con il graduale aumento
degli impianti e l’esperienza accumulata
in questo campo, i costi di installazione
diminuiranno. L’eolico offshore ha
molto da imparare dalle piattaforme
per l’estrazione di gas e petrolio,
che possono contare su tecnologie
ormai consolidate e buone pratiche di
manutenzione e gestione sicura. Resta
da stabilire come applicare in modo
più efficiente queste competenze ad
altre installazioni in mare aperto.
In Turchia, invece, il governo ha
chiesto a ogni gestore di impianti eolici
di prevedere la quantità di energia
generata nelle 13 ore successive, in
modo da sapere quanta elettricità potrà
essere immessa nella rete. Le differenze
rispetto alla quantità dichiarata vengono
sanzionate. Collegando il parco eolico a
un sistema di stoccaggio dell’energia,
le società di gestione potrebbero
controllare meglio la quantità di energia
erogata e quindi rispettare le previsioni
fornite al governo; ma, naturalmente,
questi sistemi hanno un costo.
In Cina, le condizioni atmosferiche
e i venti forti delle regioni più a nord
stanno favorendo lo sviluppo dell’eolico,
ma la maggior parte del fabbisogno
energetico è concentrata al sud.
Per risolvere il problema, la Cina sta
costruendo una rete ad alta tensione
che collega le due aree del Paese. ◆
Quali sono le sfide per
le aziende costruttrici?
(Foto © Wajan – Fotolia.com)
Imbrigliare
il vento
Gli sviluppi in corso dimostrano che l’energia eolica ha un futuro
Alina Bakhareva, responsabile di
Frost & Sullivan per il programma
Renewable Energy, Europe, nell’ambito
della Energy and Environment
Business Practice, guarda
oltre le notizie negative pubblicate
dai media e si concentra
sui successi del settore eolico.
di Rachel Callery
Compass: Il mercato dell’energia
eolica è in crescita?
Alina Bakhareva: Se pensiamo che
nel 2009 i nuovi impianti in tutto il
mondo producevano 38 gigawatt (GW),
contro 45 GW nel 2012, la crescita
è evidente. L’Europa, in particolare
Germania e Spagna, ha registrato
un’accelerazione fra il 2005 e il 2009.
Nei Paesi emergenti come Cina e India
c’è un picco di capacità installata.
Dopo aver fissato un obiettivo chiaro
per lo sviluppo di tecnologie pulite
nel nuovo Piano Quinquennale, la
Cina ha fatto esplodere il mercato
mondiale ed è diventata il primo
Paese per installazione di nuovi
impianti “verdi” nel 2011 e 2012.
Gli Stati Uniti hanno un potenziale
enorme grazie alla loro estensione
territoriale, ma il mercato procede
a intermittenza. Quando vengono
stanziati fondi federali, il mercato
cresce; ma quando il Congresso
ritarda la firma, si crea un vuoto.
Il mercato ha ancora bisogno
di sussidi governativi?
AB: Le politiche del governo sono
fondamentali per qualsiasi nuovo
mercato. In Germania ha avuto un ruolo
decisivo la legge sulle energie rinnovabili,
Erneuerbare-Energien-Gesetz (EGG).
L’introduzione di tariffe fissate per
legge per l’energia immessa in rete
si è dimostrata lo strumento migliore
per sostenere il settore, incoraggiare
gli investitori e trasmettere fiducia.
Ogni Paese valuta attentamente
l’efficienza delle misure di sostegno
adottate. Nel caso della Germania e del
Regno Unito, il governo verifica ogni 1-2
anni l’ammontare dei sussidi concessi a
ciascuna tipologia di energia rinnovabile.
Confrontando il costo del capitale e i
costi operativi, stabiliscono quanti fondi
devono essere messi a disposizione
affinché l’energia eolica sia competitiva
e interessante per gli investitori. A
giudicare dal fatto che la capacità
installata nel settore eolico è in aumento,
credo che il rapporto sia conveniente.
Il vento è intermittente: si può
immagazzinare l’energia eolica?
AB: Lo stoccaggio dell’energia è il
tema più caldo del momento. La Cina,
di gran lunga il mercato più evoluto
nello sviluppo del “codice di rete”, sta
sperimentando lo stoccaggio di energia
a livello di rete con batterie agli ioni di
litio (LiB). La continuità è garantita da
un accumulatore che ospita numerose
batterie, con una capacità fino a
AB: Attualmente la pressione
concorrenziale è molto forte. La maggior
parte degli sviluppatori di grandi progetti
non prende in considerazione l’acquisto di
turbine eoliche da un’azienda costruttrice
che non abbia già installato impianti
per X megawatt in una determinata
area geografica. Vogliono vedere come
funziona l’impianto in diverse condizioni
di vento, valutandolo rispetto alle
specifiche tecniche. Senza questi riscontri,
la fiducia negli impianti eolici è scarsa.
La seconda sfida è rappresentata dalla
situazione economica attuale. Per
competere con le fonti energetiche
convenzionali, i costruttori devono
realizzare impianti più leggeri ed
efficienti, in modo che un parco
eolico risulti nel suo complesso più
efficace nel produrre elettricità.
Qual è il futuro dell’energia eolica?
AB: Molti Paesi stanno lavorando
per realizzare una rete nazionale
sufficientemente flessibile da poter
raccogliere la fornitura oscillante
di un parco eolico e garantire al
tempo stesso flessibilità, sicurezza e
affidabilità dell’erogazione a ciascuna
utenza. In Danimarca, la soluzione
è molto semplice: basta chiedere
ai vicini norvegesi di attivare le
loro centrali idroelettriche, pronte
a partire in qualsiasi momento.
Lo stoccaggio di acqua in serbatoi
sopraelevati mediante pompe
eoliche è al momento la soluzione
più economica e collaudata, che
richiede poca manutenzione.
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PROFILE
Alina Bakhareva, esperta di
energie rinnovabili di Frost &
Sullivan, svolge attività di
ricerca, consulenza e gestione
di progetti in diversi comparti
del settore energetico.
Specializzata in energia
e ambiente, si occupa di
analisi di mercato per
prodotti e impianti, ricerche
su strategie e best practice
di approvvigionamento e
valutazione delle
opportunità lungo tutta
la filiera.
ispirazioni
fra la logica matematica, l’architettura e
l’astrazione. La geometria è strettamente
legata all’architettura, tanto più oggi,
con i software avanzati che si trovano
sui computer di tutti gli studi.
Qual è la fonte di ispirazione
per i suoi progetti?
ZH: Lo scopo ultimo dell’architettura
è il benessere, la creazione di ambienti
piacevoli e stimolanti in cui vivere.
Ma ritengo che sia altrettanto
importante garantire che ogni
progetto offra esperienze in grado
di ispirare, esaltare ed entusiasmare.
La gente mi chiede: “Perché non ci
sono linee dritte o angoli a 90 gradi
nella sua architettura?” Perché la vita
non può essere inquadrata in una
griglia. Basta pensare a un paesaggio
naturale: non è omogeneo né regolare.
Le persone visitano luoghi naturali di
grande bellezza e vi trovano profonda
ispirazione. Penso che si possa
fare lo stesso in architettura, per
questo motivo sfruttiamo i paesaggi
naturali e i ritmi degli ambienti
urbani circostanti per creare edifici
che abbiano un rapporto diretto
con il contesto in cui sono inseriti.
Che cos’altro influenza i suoi progetti?
I progetti dinamici e sorprendenti dell’architetto Zaha Hadid attirano l’attenzione, suscitano dibattiti e raccolgono molti estimatori in tutto il mondo, oltre ad aver conquistato due premi
Stirling e il primo premio Pritzker assegnato a una donna in 33 anni di storia. (Foto di Steve Double)
zaha Hadid
Costruire il cambiamento e la libertà
Madame Zaha Hadid
è riconosciuta a livello
internazionale per la sua
architettura innovativa
all’avanguardia, capace
di interpretare la realtà
che la circonda.
di Amber Stokes
Compass: Quando ha scelto di
intraprendere la carriera di architetto?
Zaha Hadid: Negli anni Sessanta,
quando ero ancora una ragazzina a
Baghdad, l’Iraq era una repubblica
giovane che provava a costruire una
nazione. L’enfasi sull’architettura era
molto forte. Si percepiva un nuovo
orgoglio per la struttura della città.
Gli ideali di cambiamento, liberazione
e libertà di quell’epoca sono stati
fondamentali per la mia crescita.
Ogni estate venivo in Europa con i
miei genitori, e mio padre mi portava
in tutti i musei, le moschee e le
chiese! Mi ricordo di aver visitato la
Grande Moschea di Cordoba quando
avevo sette anni. Fui molto colpita.
Prima di trasferirmi a Londra per
studiare alla Architectural Association,
frequentai il corso di matematica
all’Università Americana di Beirut.
Nacque lì il mio interesse per la
geometria; intuii che c’era una relazione
ZH: La vera architettura d’avanguardia
non segue la moda o i cicli economici,
ma piuttosto la logica intrinseca
dei cicli di innovazione generati
dall’evoluzione sociale e tecnologica.
La società contemporanea è in
continuo divenire e gli edifici si
devono evolvere parallelamente
ai nuovi stili di vita per soddisfare
le esigenze di chi li utilizza.
Penso che la novità della nostra
generazione sia il livello di complessità
sociale. Una delle grandi sfide
dell’urbanistica e dell’architettura
contemporanee è progredire verso il
XXI secolo, proponendo un’architettura
specializzata flessibile, che tenga
conto della complessità delle attività
lavorative e della vita quotidiana,
così come della maggiore fluidità
delle organizzazioni aziendali e delle
carriere professionali.
femminile. A suo modo era una
pioniera in quella parte del mondo.
Mi sono resa conto che, per me,
insegnare è una grande esperienza di
apprendimento. Non si tratta solo di
ciò che conosco io, ma anche di ciò che
sanno i miei studenti. È uno scambio
reciproco, non puoi mai sapere che cosa
possono esprimere i ragazzi quando
ne hanno l’opportunità. Devono solo
avere la fiducia di dare il meglio di
sé, con il giusto grado di libertà.
Sta lavorando a qualche progetto
interessante per il futuro?
ZH: Siamo impegnati in moltissimi
progetti in tutto il mondo, posso
citare il quartier generale della
Banca Centrale dell’Iraq e il nuovo
Stadio Nazionale a Tokyo.
“È IMPORTANTE
GARANTIRE CHE OGNI
PROGETTO OFFRA
ESPERIENZE IN GRADO DI
ISPIRARE, ESALTARE ED
ENTUSIASMARE.“
È incredibile quanto rapidamente si sia
evoluta l’architettura grazie ai computer.
Esiste una forte reciprocità: da un lato,
i nostri progetti futuristici incoraggiano
lo sviluppo di nuove tecnologie digitali e
sistemi di costruzione; dall’altro, questi
sviluppi tecnologici ci spingono a osare
sempre di più con i nostri progetti. ◆
Per maggiori informazioni:
www.zaha-hadid.com
Leggete il codice per vedere
un’intervista con Zaha Hadid
Il Teatro dell’Opera a Guangzhou, in Cina (Foto di Iwan Baan)
Da dove nasce la sua volontà di insegnare
e come ottiene il meglio dai suoi studenti?
ZH: Ricorderò sempre le insegnanti
di scienze della scuola di suore che
frequentavo a Baghdad. Venivano
tutte dall’università, pertanto la qualità
delle lezioni era straordinaria. La
preside, che era una suora, era molto
impegnata a favore dell’istruzione
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Zaha Hadid
ARCHITETTO
Cinque recensioni a cura di Compass
BANK 3.0: WHY BANKING IS NO LONGER SOMEWHERE YOU GO, BUT SOMETHING YOU DO
BRETT KING
Sull’onda della crisi finanziaria, la considerazione dei clienti verso le banche è crollata. Con l’affermazione
delle tecnologie mobile e social, le banche sembrano arretrate e superate, incapaci di riconoscere l’importanza
del digitale. Bank 3.0 ripercorre l’evoluzione tecnologica dal 2010, l’anno in cui Brett King, autore del libro e
fondatore della startup bancaria Movenbank, pubblicò Bank 2.0.
Parlando di portafogli digitali, HTML 5, tablet, cloud computing e consumatori ‘sbancati’, King scrive con grande
sintesi e lucidità, senza timori reverenziali, rendendo avvincente un argomento come il futuro del mondo bancario.
Il messaggio di King è chiaro: non è più la banca fisica ciò che conta, ma il concetto di banca, come e quando
vogliamo usufruire del servizio.
360 pagine, Wiley, dicembre 2012, US$39,95 (copertina cartonata) www.wiley.com/WileyCDA
HOW TO CREATE A MIND: THE SECRET OF HUMAN THOUGHT REVEALED
RAY KURZWEIL
Ray Kurzweil è uno dei maggiori teorici nel campo della singolarità tecnologica e dell’intelligenza artificiale. Già
descritto da Bill Gates, fondatore di Microsoft, come “il più bravo che io conosca nel prevedere il futuro dell’intelligenza
artificiale”, Kurzweil ha cambiato la percezione dell’intelligenza artificiale nel mondo accademico e nella società.
In questa pubblicazione, Kurzweil analizza il divario sempre più ridotto fra intelligenza umana e artificiale. Il
dibattito sarà certamente infiammato dalla sua affermazione che le complessità dell’apprendimento e della logica,
oltre a facoltà emotive come l’amore e l’intelletto, sono accessibili anche a un’intelligenza artificiale. Citando opere
filosofiche e letterarie a sostegno delle sue tesi, Kurzweil ha la capacità di trattare argomenti molto complessi in
modo cogente e accessibile, ma senza condiscendenza: un libro da divorare.
352 pagine, Viking Penguin, 13 novembre 2012, US$27,95 (copertina cartonata) • www.us.penguingroup.com
TO SELL IS HUMAN: THE SURPRISING TRUTH ABOUT MOVING OTHERS
DANIEL H. PINK
Secondo Daniel H. Pink, “Che ci piaccia o meno, ormai siamo tutti venditori.»
In To Sell is Human¸ Pink punta a cancellare gli stereotipi negativi associati ai venditori e invita i lettori a cambiare
la loro idea ormai consolidata dell’attività di vendita. Basandosi su ricerche quantitative, Pink descrive le tecniche
migliori per ottenere risultati concreti in tutti i campi della vita. Il suo consiglio migliore? “Tratta chiunque come se
fosse tua nonna, partendo dal presupposto che tua nonna abbia 80.000 follower su Twitter.”
260 pagine, Canongate, febbraio 2013, $26,95 (copertina cartonata) • www.canongate.tv
THE SIGNAL AND THE NOISE
NATE SILVER
Nate Silver, il mago dei sondaggi del New York Times, è salito alla ribalta quando ha azzeccato il risultato di tutti
i 50 Stati nelle elezioni presidenziali americane del 2012, dimostrando che una matematica valida è in grado
di battere i sondaggi d’opinione. In The Signal and the Noise, Silver racconta l’arte della previsione, invitando il
lettore a concentrarsi sulla ricerca della conoscenza invece di perdersi in una sovrabbondanza di informazioni.
Molto coinvolgente e ricco di esempi concreti, il libro è una lettura gradevole nonostante il messaggio di Silver
secondo cui le persone non sono così brave nelle previsioni come pensano. Per contro, Silver lascia intendere che
coloro che accettano la sua premessa come verità saranno meno propensi a ripetere gli errori del passato. Sarà vero?
544 pagine, Allen Lane, settembre 2012, US$27,95 (copertina cartonata) • www.penguin.com
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