- Associazione Casa Nostra
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ASSOCIAZIONE “CASA NOSTRA” CORSO CASALE, 246 - 10132 TORINO - TEL. 011 898 05 65 - FAX 011 898 08 34 e-mail: [email protected] www.associazionecasanostra.it Conto corrente postale n. 26402107 intestato a “Nido Bimbi” CASA NOSTRA CODICE IBAN: IT35 I076 0101 00000002 6402 107 Per devolvere il 5 per Mille: codice fiscale 80061910016 IN CASO DI MANCATO RECAPITO INVIARE AL GR.P. TORINO NORD C.M.P. PER LA RESTITUZIONE AL MITTENTE PREVIO PAGAMENTO RESI. MAURIZIO LOBBIA Buon Natale Buon Natale e Felice Anno Nuovo e Felice Anno Nuovo a Tutti a Tutti CASA NOSTRA CASA NOSTRA Ai sensi del D.Lgs. 196/2003 l’informativa sulla privacy é disponibile all’indirizzo www.associazionecasanostra.it//privacy.htm ANNO XIII DICEMBRE 2013 m o s o i r a m pag. 2 pag. 3 Magnificat Abbiamo bisogno di questo Natale pag. 4 - 5 Lettera a Gesù Bambino pag. 6 - 7 Del male dell’amore pag. 8 - 9 - 10 - 11 Pace in terra agli uomini di buona volontà! L’educatore e la questione del “senso” pag. 12 - 13 Chef per un giorno pag. 14 - 15 - 16 - 17 Pensieri e recensioni dello Scoiattolo pag. 18 - 19 Arteterapia pag. 20 - 21 Volontariato. Entusiasmo!!! pag. 22 - 23 Campeggio: destinazione Lago di Malciaussia! pag. 24 - 25 Fraternità pag. 26 - 27 Com’è dura l’avventura! pag. 28 La rubrica di Frida Natale Abbiamo bisogno di questo Natale Si avvicina il tempo natalizio e il pensiero di tutti noi va nell’attesa dell’arrivo di una grande Luce. Magnificat Hai fatto di me un tesoro splendente, mi hai ricolmato di grazia e umiltà, hai riempito d’Amore il mio ventre: il finito e l’infinito si sono incontrati. Mi hai dato potenza e forza contro il male e mi hai illuminato della Tua benevolenza. Lina 2 Noi, uomini del tempo tecnologico, uomini del dialogo veloce, uomini dei messaggi accecati dagli schermi vivaci e spesso poco virtuosi, abbiamo forse dimenticato l’armonia dei sentimenti, la bellezza di un incontro, la gioia di una parola, lo sguardo di un bimbo e la meraviglia dell’alternarsi delle stagioni! “Dio ci ha dato la Luce ma noi siamo ciechi”. Siamo ciechi di fronte a qualcosa che avviene di miracoloso, di misterioso, di fronte ad un evento troppo bello, troppo grande, che ci dovrebbe far rinsavire, ripulire, ricostruire… dentro! Abbiamo quasi bisogno di questo Natale; abbiamo bisogno di questa Nascita, per ripensare all’Uomo, all’Essere, al Dolore, all’Amore ed anche alla Croce. Questo evento sublime ci riporta alla Verginità di Maria, all’infanzia, alla purezza, all’incanto, come i bimbi di Casa Nostra ci portano ad essere più veri, più buoni. è quest’infanzia sofferente che ci aiuta, che ci riporta alla verità dell’amore, all’autenticità del bene, alla generosità dei sentimenti e soprattutto alla rivisitazione di quei valori umani di carità e donazione che il mondo di oggi ci fa dimenticare… Lina 3 Lettera a Gesù Bambino ✠ Pier Giorgio Micchiardi Vescovo di Acqui Il Natale di Gesù è una ricorrenza molto sentita dalla gente, anche da coloro che non hanno alimentato la fiamma della fede. È, infatti, una festa che porta in se stessa un messaggio universale di bontà e di pace. Per i fedeli cristiani è un avvenimento che manifesta, in modo particolare, l’amore di Dio per l’umanità, di Dio che “pone la sua tenda” in mezzo a noi per farsi nostro compagno di viaggio. Mi piace riassumere il messaggio del Natale di Gesù con le seguenti parole pronunciate da Papa Francesco nel colloquio avuto con Eugenio Scalfari: “Il Figlio di Dio si è incarnato per infondere nell’anima degli uomini il sentimento della fratellanza. Tutti fratelli e tutti figli di Dio. Abba, come lui chiamava il Padre. Io vi traccio la via, diceva. Seguite me e troverete il Padre e sarete tutti suoi figli e lui si compiacerà di voi. L’agape, l’amore di ciascuno di noi verso tutti gli altri, dai più vicini fino ai più lontani, è appunto il solo modo che Gesù ci ha indicato per trovare la via della salvezza e delle Beatitudini”. 1 4 Prendendo spunto da queste significative parole vorrei rivolgermi a Gesù Bambino come un fanciullo che gli invia una letterina, per chiedergli qualche regalo in occasione del Natale. Quali regali? Vorrei che Gesù Bambino regalasse a me, e a quanti mi leggono la capacità di realizzare alcuni obiettivi che Papa Francesco propone alla Chiesa e che, mi pare, siano una conseguenza del nostro credere nel mistero di un Dio fatto carne e che mi sono suggeriti da alcune frasi del Papa stesso: di amore” e che “il lievito è una quantità infinitamente piccola della massa di frutti, di fiori e di alberi che da quel lievito nascono”. d) Gesù Bambino, dacci la forza di uscire dal nostro guscio e di impegnarci a conoscerci, ad ascoltarci per far crescere in noi la conoscenza del mondo che ci circonda. e) Gesù Bambino, donaci la capacità di accogliere, senza timori e con generosità, chi viene da altri paesi, spesso in ricerca di libertà autentica, di lavoro, di rispetto della propria dignità di persona. Dacci un cuore grande capace di accompagnare questi nostri fratelli, perché possano “camminare con le proprie gambe”. a) Gesù Bambino, aiutaci a “fare le cose piccole di ogni giorno con un cuore grande e aperto a Dio e agli altri, e valorizzare le cose piccole all’interno di grandi orizzonti, quelli del Regno di Dio”. f) Gesù Bambino, radica in noi la virtù della speranza cristiana, che non è un fantasma e non inganna, che è un regalo di Dio che non può rinnegare se stesso. b) Gesù Bambino, illumina tutti noi cristiani, perché comprendiamo sempre meglio l’uomo di oggi, per sviluppare e approfondire l’insegnamento delle verità di fede, annunciandole in modo che siano recepite dai nostri contemporanei come una “buona notizia”. Con l’auspicio che Gesù Bambino ci offra i regali richiesti, auguro a tutti Buon Natale 2013 e Buon Anno 2014 c) Gesù Bambino, sostienici affinché non abbiamo timore di essere una minoranza, talvolta perseguitata. Facci comprendere che dobbiamo essere “un lievito di vita e 1 Intervista che Papa Francesco ha rilasciato al fondatore di Repubblica, comparsa sul quotidiano romano del 1° ottobre 2013 5 DEL MALE E DELL’AMORE prio quello di guardare al proprio “male” e ai sensi di colpa, riconoscendoli, e riportandoli alla coscienza, attivando così il processo del perdono. Padre Gianfranco Testa, un missionario della Consolata che ha vissuto tutta la sua vita in America Latina, e che è stato vittima delle torture dei regimi militari, parla del perdono come di “un regalo a me stesso”. Nella sua Università del Perdono affronta i temi della sofferenza e della colpa, partendo dal riconoscimento delle ferite presenti in ognuno di noi. Il male, sia quello fatto che quello subito, ha un forte potere di contagio, resta nella memoria e rievoca il dolore in esso contenuto. Il male, sia che appartenga al presente o al passato, sia che alberghi in noi o nei gesti di altri, mina alla base la nostra sicurezza, ci fa sentire vulnerabili, allenta la nostra voglia di vivere e ci rende incapaci di fiducia: il male è in grado di imprigionarci nella paura. Padre Testa , pur riconoscendo che il perdono non cambia il passato, testimonia con la sua esperienza la possibilità che il perdono ha di liberarci dal passato, permettendoci di andare avanti, di continuare a vivere, di scegliere di nuovo, e di non scegliere il male. Perdonare se stessi è il risultato più alto, ci richiede di essere giusti anche con se stessi, ci insegna a “curare” la ferita che c’è in noi. Salutando Padre Testa pensavo che il Perdono è una coniugazione dell’Amore. Come potremmo definire l’Ombra? Sappiamo che è “la parte inferiore o negativa della personalità”, tutto ciò che noi viviamo come inaccettabile. Ognuno di noi si trova faccia a faccia con la necessità di accettare il suo “male” : nessuno può sperare di agire e vivere abolendo dai suoi gesti l’Ombra. Malgrado le nostre intenzioni coscienti, noi creiamo male, sentiamo male, facciamo male e siamo vittime del male altrui. Pretendere di dominare questa corrente negativa, illudendosi di poter eliminare il male da sé, è profondamente pericoloso, oltre che fuorviante. La presenza di sentimenti negativi avvelena il respiro della nostra anima, isolandoci in una palude di solitudine e di incomunicabilità. senso oscuro di persecuzione, senso oscuro di emarginazione, aggressività, angoscia … Jung diceva che “ognuno reca con sé l’ombra nera, l’aspetto inferiore e perciò nascosto della personalità, (…) Cercare di penetrare questo aspetto implica naturalmente il pericolo di cadere in preda all’ombra” ( Jung 1946 ). è difficile raccontare ad altri il proprio negativo, soprattutto se la coscienza di sé ci rende consapevoli dell’influenza nefasta dei sentimenti negativi. Eppure il sollievo che possiamo provare nel tentare, parlandone con qualcuno, di liberarci di essi ci induce a correre il rischio: il rischio di essere identificati con il male che ci avvelena. Rabbia, invidia, gelosia, senso di colpa, ostilità, malignità, 6 L’immagine di sé come di qualcuno che deve raggiungere la perfezione, o che comunque non può accettare di contenere elementi negativi ci condanna a sperimentare il fallimento e l’impotenza. Il sentimento di impotenza è in grado di attivare l’angoscia, questa a sua volta può risvegliare quel sentimento: a furia di sentirsi sminuito e senza capacità, l’individuo finisce per diventare ansioso e credere di essere circondato da presenze ostili. L’impotenza e l’insicurezza diventano un atteggiamento interiore che può segnare profondamente il carattere e provocare un grave danno all’Io, cioè la perdita del sentimento del proprio valore. L’unico modo per superare l’angoscia è pro- Dott.ssa Anna Colonna Psicologa 7 Comunità “La base” L’EDUCATORE E LA “far emergere il senso dell’uomo mediante nuovi codici interpretativi in grado di restituirgli una forma autentica”. Una concezione pedagogica che mira a far affiorare il senso umano e che si propone di formare l’uomo, rappresenta infatti la guida che può aiutare ad affrontare l’incertezza e l’instabilità del periodo in cui viviamo. Poiché si parla di senso umano, la nostra riflessione deve partire necessariamente dalle tre forme essenziali e originarie dell’uomo: il soggetto umano è un essere indivenire, in-relazione e in-persona. Il Divenire è la forma per cui non è possibile per l’uomo porsi al di fuori della dimensione temporale; la Relazione è la forma che sottolinea come il soggetto sia un essere definito e delimitato da un’identità relazionale; infine, la Persona è Ogni giorno dobbiamo confrontarci con una realtà sempre più frammentata, incerta e multiforme in cui le scelte pubbliche ed individuali sfuggono sia ai valori religiosi, sia a quelli del sistema sociale e civile tradizionale. La vita, la crescita, l’evoluzione si sviluppano all’interno di contesti caratterizzati dalla complessità e dalla precarietà. Insieme al contesto sociale è mutato anche l’orizzonte dell’educazione che oggi si trova di fronte ad una nuova sfida: 8 QUESTIONE DEL “SENSO” la forma per cui un’identità particolare è sollecitata a farsi sempre nuova e originale, ma allo stesso tempo è chiamata a interpretare e a rappresentare l’universalità dell’umanità. Queste forme originarie dell’essere umano ne fanno un “soggetto di educazione”, cioè un individuo che può compiersi in modo pieno, vero ed autentico solo nell’educazione. L’uomo è tempo, è un soggetto in-divenire. Lo scopo del divenire consiste nel diventare ciò che si è, ma allo stesso tempo diventare anche qualcosa che è diverso da sé, qualcosa che incarna l’identità, che accomuna tutti gli uomini e che va oltre le singole peculiarità. Se esiste un senso umano che costituisce la forma universale e tiene insieme la totalità delle singole esistenze, il soggetto indivenire, di volta in volta, cerca di interpretarlo mediante l’azione. Prender–forma–di-senso–umano, allora, coincide con il dare prova del carattere umano e il divenire, cui è affidato il carattere dell’essere dell’uomo, corrisponde all’attività del soggetto e non ad uno sviluppo spontaneo. Il senso umano si configura quindi come la capacità e la possibilità di trascendere la realtà particolare e di pensarla in relazione ad un ordine che ne riconosce una direzione unitaria. Quest’ultima è espressione della giusta direzione, vale a dire consiste in una direzione di senso orientata al giusto. Il carattere umano, infatti, è “quella capacità che permette di guardare la realtà a partire dalla domanda sul Giusto” e si compie in una continua opera di traduzione: dalla molteplicità delle situazioni particolari all’unitarietà del giusto valore e dall’unitarietà del giusto valore alla pluralità delle situazioni particolari. Questa opera di traduzione non può cristallizzarsi ad un livello astratto, ma è tenuta a manifestarsi come un atto pratico. segue in pagina 10 9 Comunità “La base” Il soggetto umano, infatti, deve scegliere la giusta direzione di senso, deve avere il coraggio di esporsi, di schierarsi e poi di agire in nome del giusto valore. Il senso umano, infatti, esige coerenza fra scelta pensata e scelta compiuta, fra pensiero ed azione. Descrivendo le tre forme essenziali e originarie dell’uomo, abbiamo ricordato che il soggetto umano si colloca all’interno di una dimensione relazionale; ciò significa che l’essenza umana si rintraccia solamente nella relazione con l’altro. Se il soggetto umano è relazionale, allora deve prendere forma in modo relazionale poiché ogni incontro gli permette di dare vita a ciò che è realmente. L’individuo è in relazione con il senso umano universale a cui partecipa che è rappresentato dall’altro e, nel suo prender forma, deve dar vita ad una serie di relazioni che incarnano il suo essere con il senso umano. Ogni persona possiede “in seme” il senso umano ma quest’ultimo non si sviluppa in modo “spontaneo” negli individui: ha bisogno di essere coltivato, vale a dire, educato. All’interno del rapporto con i suoi simili la persona percepisce il senso: non solo sa di esserci, ma riconosce anche il valore che è intrinseco al suo esserci e a quello degli altri individui. è precisamente a questo punto che entra in gioco l’opera dell’educatore: il soggetto, infatti, potrebbe intendere il bene come ciò che è “bene per me” e non giungere mai a vedere “il bene in sé”, ciò che è bene per se stesso. L’educazione, allora, diventa un’attività di cura “necessaria come via maestra per arrivare alla verità, anche se poi ciascuno ha gli strumenti per percorrerla. Funziona da bussola, non da mezzo di trasporto. Il viaggio è a carico dell’interessato”. L’educatore dovrebbe quindi educare l’individuo al senso, istruendolo e motivandolo a scegliere la giusta direzione, ad avere il coraggio di esporsi e ad agire in nome del giusto valore. Dovrebbe essere una sorta di artista che attraverso l’azione comunica, ad un livello umano profondo, ciò che è veramente proprio della natura umana. La forza attrattiva del senso, infatti, si realizza grazie al fascino sprigionato da coloro che vivono conformemente ad esso e ne testimoniano la bellezza. 10 La relazione educativa dovrebbe essere concepita come un reciproco dono di senso fra due soggetti che sono impegnati nel proprio prender-forma e che mirano al raggiungimento dello stesso fine. Le potenzialità del soggetto in formazione non si sviluppano se non esiste un altro che si prende cura di lui e pone le basi per trasformare in atto ciò che è presente in potenza nell’individuo. L’intervento educativo appare quindi segnato dallo scambio reciproco, dalla ricerca comune e consiste in un processo che produce l’arricchimento di entrambe le parti. Pensare l’educazione in termini di cura significa allora farsi carico dell’altro e accompagnarlo per un tratto di strada, allo scopo di aiutarlo a scoprire e a sperimentare il senso umano. Ciò nonostante occorre considerare che, per svariati motivi, la persona in formazione potrebbe non accogliere la proposta dell’educatore. In questi casi, per superare la frustrazione che deriva dall’insuccesso, può essere utile pensare che il soggetto un giorno, in condizioni differenti e grazie alla relazione con persone diverse, potrà comunque sviluppare la sua vera natura in quanto possiede in potenza il senso umano. Per questo motivo bisogna continuare a credere nella bellezza e nella grandezza dell’opera educativa, consapevoli che solo attraverso un forte impegno sarà possibile ricostruire la “trama di senso” di cui oggi la società e l’uomo hanno così urgente bisogno. 11 Comunità “L’altalena” Anche i nostri bambini come i grandi cuochi, hanno deciso di cimentarsi nell’arte culinaria. Spesso, mentre si prepara la cena, i nostri bambini chiedono cosa si mangi, come si prepara quel piatto ed osservano curiosi. Abbiamo capito che la loro curiosità poteva trasformarsi in divertimento e così si è pensato di coinvolgerli nella preparazione di qualche piatto. Fin da subito i più grandi hanno accettato volentieri di collaborare con gli educatori alla preparazione dei loro piatti preferiti. Anche i più piccoli, incuriositi, si sono avvicinati a questo “divertimento”. Fanno a gara a chi per prima arriva in cucina improvvisandosi piccoli chef; si divertono a condire la pizza che prepariamo ogni settimana, a raccogliere le spezie che usiamo per insaporire le nostre pietanze ed i nostri sughi. Questo momento ludico diventa così un’ottima occasione per imparare a conoscere le spezie che abbiamo nell’orto (per es. prezzemolo, salvia, rosmarino…), e come si raccolgono gli ortaggi (pomodori, zucchine, insalata…). Dopo la preparazione dei loro piatti preferiti, i bambini sono molto contenti perché hanno imparato cose nuove divertendosi. I bambini, con l’aiuto degli educatori, hanno pensato di scrivere in un quaderno tutte le loro ricette preferite: ecco i loro menù preferiti e personalizzati. a G.R: pasta alla carbonara, carne impanata e pomodori, torta monte bianco; a G. piace cucinare perché “mi piace assaggiare ed anche mangiare”. D.P.: pasta al forno, carne, insalata, pizza, torta; a D. piace stare in cucina perché “mi piace imparare cose nuove”. S.A.: pasta alla carbonara, pasta panna e prosciutto, carne alla griglia, salame e galbanino, pomodori e cetrioli; a S. piace stare in cucina perché “è divertente ed imparo cose nuove, assaggio cose nuove, cucinare è meraviglioso”. S.B. pasta al ragù, carne impanata, spinaci e torta al cioccolato: a S. piace stare in cucina perché “aiuto l’educatore e posso assaggiare per primo”. L.P.: pasta al sugo, pollo, pomodori e torta al cioccolato; a L. piace stare in cucina perché “imparo ogni giorno piatti nuovi e perché mi piace cucinare”. F.B.: pasta panna e prosciutto, pasta al tonno, hamburger, patatine, pomodori e cetrioli, tiramisù, torta di mele; a F. piace cucinare perché “è divertente e si trascorre più tempo con gli educatori”. F. A.: pasta panna e prosciutto, tagliatelle al sugo di pomodoro, carne ai ferri, cetrioli e pomodori, tiramisù; a F. piace stare in cucina “perché è divertente!” D.P: pasta alla carbonara, carne impanata, spinaci e formaggio, profiterol; a D. piace cucinare perché è “sono appassionato di cucina e vorrei tanto imparare a cucinare. Amo trascorrere del tempo in cucina per aiutare gli educatori perché gli voglio tanto bene!” D. P.: riso al sugo, carne, insalata, pizza, torta; a D. piace stare in cucina perché “mi piace tantissimo cucinare e perché così posso cucinare tante cose buone”. M.A.: cannelloni, carne alla griglia, pomodori, torta con la panna; a M. piace stare in cucina perché “aiuto gli educatori e mi diverto a fare cose nuove”. 12 13 Chef per un giorno: ecco come si divertono i nostri bambini Comunità “Lo scoiattolo” Pensieri e recensioni dello Scoiattolo Ancora una volta, puntualissime, le recensioni dei ragazzi della comunità “Lo Scoiattolo”, che come sempre vi tengono aggiornati sulle letture e gli intrattenimenti più in voga in questo periodo! Fumetti GIANT KILLING Libri QUELLO CHE NON SAI DI ME Autore: Eva & Marco Questo libro racconta di due ragazzi di nome Marco ed Eva, che si conoscono e dopo un po’ di tempo iniziano a stare insieme (per 4 anni). Un giorno lui e lei litigano perché Eva vede Marco insieme a un’altra ragazza, di nome Rachele, e si lasciano perché lei si trasferisce a Roma con la madre. A Roma conosce un ragazzo, Cristian, e per non ricevere più messaggi di Marco cancella il suo numero e cambia scheda. Marco allora va a Roma per cercarla e litiga con Cristian in una discoteca, poi si mette a piangere perché si è lasciato scappare Eva. Allora lei torna da Roma, va da lui, sale in camera sua e lo abbraccia. Alla fine Eva e Marco fanno pace e vissero felici e contenti. Questo libro che ho letto nell’estate mi piace molto perché mi piacciono le storie d’amore! (G., 15 anni) 14 Testi: Masaya Tsunamoto Disegni: Tsujitomo “Giant Killing” è la storia una squadra di calcio, l’E.T.U., che sta subendo una lunga serie di sconfitte, finché ad allenarla arriva il mister Takeshi Tatsumi, appena ritornato dall’Inghilterra. L’esordio del nuovo mister è una vittoria in una partitella di allenamento con i ragazzi più veloci della squadra contro i meno veloci. Dopo quella partita, una serie di amichevoli contro squadre come il “Tokyo Victory”, il “Nagoya”, fino agli “Osaka Gunners”. Ho appena letto la partita contro i Gunners, per adesso la più importante di tutte perché gli avversari erano i primi in classifica e imbattuti: all’inizio vincevano per 2-0 (gol di Hauer e Kubata), ma dopo c’è il recupero dell’E.T.U., che rimonta fino al 2-2 e proprio alla fine della partita il n. 20, Kyohei Sera, colpisce di testa e mette la palla oltre la linea, portando la squadra alla vittoria contro l’ex imbattuta “Osaka Gunners”. Questo fumetto è disegnato benissimo: ogni mese passo in diverse edicole per vedere se è uscito il nuovo numero e ora aspetto di vedere la serie a cartoni animati che hanno tratto da questa storia. (C., 14 anni) 15 Film ✪ Eventi MIRRORMASK 29/8/2013: WHALE WATCHING Regista: Dave McKean Questo film racconta di una ragazza di nome Helena. Lei vive in un circo dove lavorano i genitori, che sono due giocolieri. Helena non va molto d’accordo con loro: spesso litigano e lei risponde male alla madre. Un giorno sua madre si ammala e finisce in ospedale: Helena si preoccupa moltissimo e una notte si risveglia in un posto molto strano e inizia un viaggio con un ragazzo di nome Valentine, per poter tornare a casa. Questo film mi è piaciuto molto, perché è una storia fantastica; le parti più belle secondo me sono quando la ragazzina sale sopra dei libri e li usa per volare nel cielo, e poi mi è piaciuto anche quando ci sono i gatti sfinge che fanno gli indovinelli (anche se lì fa un po’ paura!). (D., 12 anni) Il 29 agosto, mentre eravamo in soggiorno al mare, ci siamo alzati alle 6.30. Siamo andati di corsa a colazione, siamo saliti in macchina e ci siamo diretti verso il porto di Varazze. Abbiamo aspettato una ventina di minuti ed è arrivata una barca che ci ha portati a vedere le balene e i delfini! Io mi immaginavo la barca tipo gli yacht neri dei calciatori, invece era bianca e blu. Siamo passati da diversi porti come Savona per caricare altra gente e alle 12.00 siamo andati a Laigueglia per mangiare: alcuni di noi sono scesi, ma chi voleva poteva mangiare in nave e visitare l’isola Gallinara. Al pomeriggio siamo andati in mare aperto e c’è voluto un bel po’ per il primo avvistamento. Uno di noi al primo avvistamento si è vomitato sulle scarpe. La biologa della barca ha avvistato degli spruzzi di balenottera comune, erano alti 6-7 metri. Abbiamo visto quattro balene, erano scure e grandissime! Dopo le balenottere abbiamo visto i delfini, che hanno giocato con noi un bel po’... alla fine era ora di rientrare, ma è stata una giornata bellissima! (S., 12 anni) Videogames SOUL CALIBUR III Soul Calibur III è un gioco per la console PlayStation 2, è molto bello. Parla di una ventina di guerrieri che devono lottare contro una lunga serie di nemici per impossessarsi di una spada magica, la Soul Edge. Tra i tanti guerrieri che si possono usare nel gioco noi usiamo spesso Taki, una maestra delle arti ninja, Raphael, uno spadaccino, Maxi, un lottatore che usa dei nunchaku e Astaroth, un gigante con un martellone enorme! Ovviamente questi sono solo una piccola parte dei personaggi giocabili. Si possono cambiare i costumi ai personaggi e si può anche giocare in due: a volte in comunità facciamo dei tornei in cui partecipa anche qualche educatore... (C., 14 anni) 16 30/8/2013: “HAI PAURA DEL BUIO?” Rientrati dal mare, nemmeno il tempo di rifiatare e i ragazzi dello Scoiattolo si sono lanciati in una nuova esperienza: il Traffic Festival, nella serata gratuita intitolata “Hai paura del buio?” a cui hanno partecipato artisti come gli Afterhours e Daniele Silvestri. La serata si è svolta nella splendida cornice delle OGR, che non avevamo mai visitato e, grazie alla nostra simpatia nel trattare con la security, siamo riusciti non solo a entrare e ad accaparrarci le classiche “manone” da concerto, ma anche a trovare i posti a sedere per il concerto di Daniele Silvestri! Un concerto molto bello, in cui abbiamo incontrato anche qualche amico e qualche volontario della comunità... e alla fine ci hanno fatto tutti i complimenti per essere tra i più giovani (ma energici) nel pubblico! 17 ARTET A I P A R E Raccontare l’arteterapia a parole è arduo, si ha come la sensazione di non rendere fino in fondo l’idea di cosa effettivamente si faccia durante i laboratori. Si usano i colori, la colla, la carta, i cartoni, l’argilla, materiali di recupero, esattamente come si usano per fare i lavoretti. Qui però non ha importanza cosa si produce, non si hanno modelli da riprodurre e non interessa il prodotto finito. Ciò che acquista valore è il momento del laboratorio in sé. L’atto creativo la fa da padrone! Nei laboratori artisticoespressivi tenuti coi bambini dell’Altalena e con i ragazzi dello Scoiattolo fra Aprile e Giugno scorsi siamo riusciti a creare il clima e lo spazio giusti per potersi esprimere, per vivere intimamente uno spazio fisico e temporale per ognuno. Siamo passati da: “ Ma cosa dobbiamo fare con questa roba?”, “Posso fare un lavoretto da portare a mamma?” a “Oggi so già cosa fare!”, “Possiamo usare ancora l’argilla e le tempere, l’altra volta mi è piaciuto?”. Ecco quindi che naturalmente si crea quell’ambiente protetto in cui tutto diventa spontaneo ed espressivamente lecito: dall’utilizzare un solo colore per foglio, dal fare un puntino ed aver finito o pasticciare direttamente sul tavolo. L’utilizzo libero del materiale facilita l’espressione emotiva e permette di fare fronte a difficoltà interne ed esterne che il bambino o ragazzo vive. Il laboratorio, come luogo garante, permissivo e rassicurante, concede contemporaneamente lo stimolo a sperimentare e l’invito all’osservanza graduale ed appropriata del ri18 streghe un altro gli ha presentato un robot; ai ragni fastidiosi e paurosi è stato proposto da un altro un’enorme scarpone per schiacciarli. Si è passati in un secondo incontro alla tristezza dove alla morte dei pesciolini rossi di una bambina, un altro le ha regalato una giornata a Gardaland; un altro era triste per la perdita della tartarughina e una bambina le ha disegnato un arcobaleno; ad uno triste per il naufragio di profughi una bambina ha suggerito di cambiare canale e guardare i cartoni. La fantasia dei bambini si è messa in moto, anche a fatica in alcuni momenti, perché parlare di paura e tristezza non è sempre semplice, anche per cose che sembrano “piccole”. L’arte dà un aiuto enorme in questo, rendendo tutto più spontaneo e più leggero. spetto di sé, degli altri e dei limiti. La relazione coi bambini e ragazzi instaurata nello spazio del laboratorio è profonda. Ogni immagine prodotta è la testimonianza di un processo creativo che si è instaurata in circa un’ora e mezza e che consegna all’adulto presente parti profonde di sé. L’esperienza attraverso le immagini ha avuto modo di continuare insieme ad Emiliano in laboratori di disegno presso la Libreria Belgravia. Qui ai bambini è stato proposto di lavorare sulle emozioni… disegnandole! Una volta espresse le nostre paure abbiamo pensato che qualcun altro potesse suggerirci un modo per sconfiggerle ed ecco quindi che per il fantasma/ufo di un bambino il compagno gli ha creato un mago per scacciarlo; ad una bambina col terrore delle Valentina Dernini 19 Volontariato. Auguri Viviana! Auguri a me per il mio ormai prossimo compimento del primo anno da volontaria presso la comunità Altalena!!! esempio di accoglienza, alla soglia dell’euforia più curiosa che si possa immaginare!!!... ci volle poco per sentirmi completamente a mio agio. Con la dovuta serietà mi era stato chiesto di dedicare a loro non molto tempo, non più di due ore a settimana, ma con impegno costante e massima puntualità. Ho riservato a loro i miei sabati mattina, settimana dopo settimana, per un anno. Non mi è mai pesato, anzi, sono sempre rientrata a casa soddisfatta e colma dei più bei sentimenti! Non mentirei dicendo che già sorridevo pensando che dopo appena altri 7 giorni sarei stata ancora tra loro. Nelle prime settimane si sono alternati momenti di gioco e altri dedicati alle attività scolastiche, poi, non avendo quello che io definisco “lo spirito da animatrice” o “un grande feeling con i giochi da cortile”, ho accettato da subito di buon grado il compito di portare un paio di bambini in piscina, occupandomi delle iscrizioni, di accompagnarli, di seguirli quel poco che serve negli spogliatoi, e di riportarli a casa per pranzo. Mi gustavo anche il breve tragitto in auto fatto di canzoni cantate a squarcia gola, di racconti, di lezioni di inglese e poesie ripassate tra un semaforo e l’altro. Non posso che riguardare indietro i giorni passati se non con occhi lucidi per l’emozione e il sorriso sulle labbra per la soddisfazione! Da tempo, ormai irrequieta, sentivo di dover dare ascolto al cuore, al bisogno di lasciar uscire tutto il bene che sentivo di trattenere dentro e con la massima naturalezza avevo il desiderio di accostarmi al mondo dei bambini più fragili. Non credo di essere arrivata tra gli amici di Casa Nostra casualmente. Non credo al caso. Quello era senza ombra di dubbio il mio posto, lì, qui dovevo stare. Dopo l’incontro di presentazione, fissata la data del mio primo giorno, mi era stato detto esattamente “Ti troverai davanti una villa gialla con le imposte rosse, entra, la porta è aperta, sali le scale e al primo piano suoni alla porta: sei arrivata.” Ecco, proprio così: ERO ARRIVATA…. E le piccole pesti ospiti dell’Associazione mi hanno stretta a loro da subito con il massimo entusiasmo, un raro 20 Entusiasmo!!! Così, dopo qualche mese, è stato naturale e piacevole accostare all’appuntamento fisso del sabato mattina in piscina, qualche pomeriggio da dedicare singolarmente a uno o due di loro. Con orgoglio ho presentato mio marito Adriano ai nuovi amici, piccoli e grandi, il quale è diventato con entusiasmo, suo e dei bambini, il mio personale “aiuto volontario occasionale e saltuario”. Ora, quando ci si presenta l’occasione di una mostra, un nuovo cartone al cinema o una gita, ci proponiamo sempre per farci accompagnare da qualche bambino; e in effetti non siamo noi ad accompagnare loro, ma il contrario, perché ogni attività in loro compagnia è senza dubbio più divertente! Durante il volar via di questo anno mi sono affezionata indistintamente a ciascuno dei bambini che ho incontrato. Loro che sono costretti ad essere forti anche se sono così piccoli; loro che trovano il modo di sorridere nonostante tutto e nonostante tutti; loro che sanno dare baci e carezze così preziosi e non sempre scontati; loro che hanno silenzi che dicono più di mille parole. Ognuno di loro mi ha insegnato qualcosa. Grazie a loro ho rivisto la mia sca- la dei valori e delle priorità. Mi hanno ricordato che sono davvero pochi i motivi per cui arrabbiarsi davvero, che il rancore è solo tempo sprecato e tolto ai sorrisi, che a sbuffare non si va da nessuna parte, che contano molto di più le cose che si fanno di quelle che si hanno. Parlavo di amici piccini con occhi birbanti, ma anche di amici grandi, ovvero gli educatori. Fin dal primo giorno mi sono sentita ben accolta da tutti loro e, nonostante la frenesia dei loro turni, mi hanno sempre dato all’occorrenza dimostrazione di grande competenza. Hanno sempre trovato il tempo per ascoltare i miei dubbi e per darmi validi consigli. Credo e spero che in questo anno si sia creato tra noi un buon rapporto di fiducia e stima reciproca, se non di buona amicizia. Se dovessi scegliere una parola per descrivere questo anno sceglierei sicuramente: ENTUSIASMO! Un entusiasmo che avevo scordato. Utilizzerei la stessa parola anche in qualità di sinonimo per “volontariato”. Grazie, grazie di cuore a tutti i sorrisi entusiasti che ho incontrato in questo primo anno. Grazie di tutto! 21 CAMPEGGIO Destinazione: Lago di Malciaussia Di certo tutti gli anni, anche un paio di volte all’anno in verità, per le vacanze ci si sposta tutti a Viù. Si tratta di una meta abitudinaria certo, ma non per questo meno attesa, anzi, è bello ritrovare di tanto in tanto posti e consuetudini che sono come vecchi amici, accoglienti e confortevoli. Si fanno gite, giochi, passeggiate e intere giornate in piscina, ma senza dubbio si può dire però che uno dei momenti più esilaranti delle vacanze estive è senza dubbio: il campeggio! E Signori e Signore, non stiamo parlando di un banale campeggio, ma del vero campeggio libero ed estremo, da far invidia alle Giovani Marmotte!!! Così anche quest’anno una piccola comitiva di temerari è stata reclutata per l’avventura; neanche le previsioni meteo piuttosto incerte li hanno scoraggiati. In fretta e furia dopo pranzo si sono riempiti gli zaini dello stretto necessario: giacca e maglione pesante, un paio di torce, spazzolino da denti, fazzolettini e saldo spirito d’adattamento. Qualche avventuriero aveva un’idea un po’ confusa sui termini “stretto” e “necessario” e un paio di zaini si sono rivelati difficili da chiudere tanto erano stracolmi, ma comunque… Si parte! Destinazione: Lago di Malciaussia. Già il viaggio è tutta un’avventura di tornanti e dirupi: che scenari e che colori! Le stradine si stringono e disegnano curve repentine lungo la salita che si fa sempre più ripida, su su su fino in cima e lassù ! come per magia il lago, bellissimo, calmo e limpido, un gioiello per gli occhi. La fase contemplativa comunque dura ben poco sopraffatta dall’entusiasmo per la scelta della posizione più ideale per l’accampamento. Là no, che non è in piano, laggiù vicino al lago han già preso il posto migliore, qui forse potrebbe andare, proprio qui un po’ in alto, vicino al ruscello e accanto a un tavolino che sembra perfetto. Bene, 3 tende capienti da dividere tra 3 adulti e 5 bambini, semplicissimo… Più a dirsi che a farsi… Si sono fatte più prove e traslocati di continuo i sacchi a pelo: io qui, io là, no io con lei, no qui è stretto, a me piace di più il colore di quella tenda là; insomma 10 minuti per picchettare a turno e ancorare le tende, ma troppo tempo per la distribuzione dei posti letto. Non si sa bene come ma a un certo punto ognuno aveva un sacco a pelo e un posto per dormire; così è tempo ora di pensare alla cena. Si comincia dal fuoco, perché ogni campeggio che si rispetti ha il suo bel falò e in men che non si 22 dica si era tutti in cerchio ad arrostire wurstel! Bellissimo cenare così! Giusto il tempo di mangiare e già erano arrivati il buio e il freddo. Con la pancia bella piena, la serata è proseguita giocando al gioco dei mimi, che non è poi così semplice se a illuminare i giocatori oltre al fuoco scoppiettante c’è solo la luce di una lanterna e un paio di torce, ma come sempre con un po’ di fantasia ci si diverte comunque! Il buio è sempre più buio e il freddo sempre più freddo: è ora di andare a dormire, ognuno raggiunga il suo posto! Buona notte, buona notte a tutti, a domattina! A una a una si spengono le luci, il fuoco è ormai solo rossa brace, ancora qualche risata, due parole e un colpo do tosse poi… silenzio… silenzio, silenzio… brezza, venticello… vento, vento vento furioso: di nuovo tutti svegli!!! Aiuto sento un rumore! Aiuto la mia tenda vola via!! Hei chi è laggiù???!! Così si rimescolano i sacchi a pelo e i posti letto, si resta in due piccolini in un tenda enorme, in due grandi nella tenda piccolina, che scossa dal vento sembra una centrifuga impazzita, e addirittura sono in quattro nella tenda media, proprio quella stracolma di zaini stracolmi!!! Ancora risate, un po’ di musica, mentre qualcuno incredibilmente dorme, dormiva prima e dorme ancora, non sente e non ha sentito nulla, né vento, né risa neppure gli spostamenti intorno: che fortuna! Piano piano di nuovo silenzio, anche il vento smorza: sogni d’oro a tutti… Albeggia finalmente e il sole scalda le tende umide di rugiada. A uno a uno gli avventurieri si stiracchiano e fanno capolino dalle cerniere. Qualcuno è già al torrente: che sferzata di energia lavarsi la faccia in quest’acqua gelida!!! Va bene anche per lavarsi i denti, basta stare bene in equi- librio tra un masso e un ciuffo d’erba! Qualcun’altro continua a dormire, sempre quel qualcuno di prima, quello con il sonno pesante. Che nottata, si commenta, che vento, che ridere. Alla fine si è tutti in piedi e ci si concede una calda colazione al bar, una coccola per recuperare le energie dopo così poche ore di sonno. Un cappuccino, due cornetti, quattro chiacchiere con le galline lì accanto e si programma la mattinata: passeggiata fin laggù! No dai, laggiù è troppo lontano, stiamo qui! Suvvia si va almeno fin là… E fin là ci si incammina. Prima sosta alle rive del lago. L’acqua non sembra tanto fredda. Fai sentire?! Via scarpe e calze: pediluvio universale!!! Divertentissimo e originale! Una volta asciugati i piedi tutta la comitiva ha di nuovo il buonumore e si riparte. Lungo il tragitto si osservano i pendii con il binocolo, si fa amicizia con un paio d’asini e si tenta qualche azzardato esperimento con le ortiche. Insomma, si arriva poi fin là e si torna anche indietro con entusiasmo condiviso. In un batter d’occhio il sole non c’è più, sparito tra le nuvole basse, ed è già ora di pranzare. Questa volta sul fuoco si abbrustolisce il pane, che sarà poi farcito con pomodoro ed affettati per un pranzo alla veloce, che il tempo peggiora in fretta e si teme anche la pioggia. Resta appena un attimo per un torneo a carte mentre i grandi iniziano a smontare e a caricare le macchine. Via, tutti a bordo! Pioviggina e si alza la nebbia. Si parte in fretta, ma in punta alla salita, prima di scendere oltre la cima, d’istinto ci si gira tutti verso il lago: arrivederci, è stato eccezionale! 23 Padre mio Io mi abbandono a Te, fa di me ciò che ti piace. Qualunque cosa tu faccia di me, Ti ringrazio. Sono pronto a tutto, accetto tutto. La tua volontà Si compia in me, in tutte le tue creature. Non desidero altro, mio Dio. Affido l’anima mia alle tue mani. Te la dono mio Dio, con tutto l’amore del mio cuore perché ti amo, ed è un bisogno del mio amore di donarmi di pormi nelle tue mani senza riserve, con infinita fiducia, perché Tu sei mio Padre. Fraternità La Fraternità di Casa Nostra ha ripreso il suo cammino mensile dal mese di settembre, cammino di preghiera e comunione fraterna. La Fraternità ha un ruolo importante nella Comunità, grazie anche alla guida spirituale di Don Gallo: infatti essa non solo appoggia, sostiene, e collabora alle attività della Casa, ma ricerca, al suo interno, un miglioramento spirituale dei singoli membri, in un percorso paziente di unità. Nel mese di ottobre si è ricordato S. Francesco e così il nostro Papa Francesco. La Fratellanza del Santo di Assisi ci deve aiutare all’incontro con l’altro, che diventa spiritualmente fratello, infatti la relazione di Fraternità ci viene dall’essere Figli di Dio, fratelli in Cristo. Ed è proprio la bella preghiera del “Padre Nostro” che ci unisce tutti in Fratellanza di umiltà, povertà e soprattutto di santità: siamo tutti figli e fratelli bisognosi dello stesso pane, dello stesso perdono, della stessa forza nella fragilità umana, così nella famiglia, così nella comunità”. Charles de Focauld, eremita in Algeria, si dichiarava “fratello universale”, pronto, come fu infatti, a donarsi completamente ai fratelli e a Dio, come già aveva profetizzato in questa sua preghiera: 24 La Fraternità dunque è abbandono e amore nella ricerca di una unità vissuta e sofferta. Lina 25 A R U T N E V V A ’ L A R U COME è DURA L’AVVENTURA D è E M O C di riprendere il cammino interrotto. Per altri bambini invece i primi passi sono un po’ tesi ed insicuri, cresce un pochetto il timore di non farcela, del resto come disse qualcuno “non si nasce imparati”. In particolare un bambino, M., dopo il primo ponte sospeso incomincia a piangere a chiede di tornare indietro. Che ghiotta occasione anche per me di ritirarmi da quella sfida tanto ardua , infatti mi offro prontamente come volontario per riaccompagnare M. e ne approfitto per tornare giù con i piedi per terra. Da sotto tutto è molto più semplice e mi sento forte e vigoroso, vedo gli altri bimbi che faticano in mezzo agli alberi, ed io mi limito a spronarli dicendo loro: “Dai che ce la faiiii!!!’ (e intanto me la GODO sulla terraferma, al riparo da ogni insidia). Alcuni bimbi, i più intrepidi, finiscono il percorso entusiasti a tal punto che non vedono l’ora di ricominciarlo, e lo rifanno ancora uno o due volte per poi terminare con un bel lancio da una corda penzolante... intanto M. riacquista fiducia in sé stesso e ritenta il percorso, vince le sue paure, e spronato dalla guida che da sotto lo incita e lo sostiene, alla fine riesce anche lui nell’impresa... Accidenti!!! E ora che faccio?? Ce l’ha fatta anche lui, non posso essere da meno, non posso permettermi di essere lo zimbello del gruppo per tutta la durata delle vacanze. Sabbie mobili profonde, ponti sospesi traballanti nel vuoto, altezze vertiginose, labirinti naturali in mezzo alla foresta, alberi maestosi infestati da pericolosi animali, farsi strada in una giungla di sterpaglie, volare da un albero all’altro con una liana... Cosa? Pensate che sia la recensione di un nuovo film di Indiana Jones ambientato in una giungla maledetta? Nooo! Pensate ad un nuovo cataclisma apocalittico che si è abbattuto sulla Terra? No, noooo, niente di tutto questo! Erano le peripezie e gli ostacoli che alcuni impavidi bambini di Casa Nostra hanno dovuto affrontare e superare la scorsa estate al nuovo PARCO AVVENTURA vicino alla nostra casa di montagna. Eh sì, ormai da qualche anno la vallata è animata da un bel centro che permette di godere di un bella piscina all’aria aperta, un centro di arrampicata outdoor ed indoor ed anche un parco avventura per i più temerari per i quali non esiste la parola: PAUUURA!!! Bene, comunichiamo ai ragazzi che il pomeriggio si andrà al parco avventura, e subito l’entusiasmo sale alle stelle… anche perché l’alternativa sarebbe fare i compiti :o)). Alcuni sembrano dei piccoli esploratori nati, ed iniziano con sicurezza un percorso fatto di ponti sospesi in mezzo agli alberi dove devono mettere alla prova il proprio senso dell’equilibrio ed affrontare ogni passo con la dovuta accortezza. Meglio non vedere cosa ci aspetta sotto, visto che siamo a 5 metri d’altezza, e già sentiamo il rumore del ruscello sopra il quale potremmo sfracellarci da un momento all’altro, in realtà però c’è anche una rete di protezione, che nel malaugurato caso in cui cascassimo, sarebbe pronta ad accoglierci e permetterci 26 Decido a malincuore di salire anche io proprio per non essere da meno di M. che mi ha appena dato una bella lezione di coraggio e, pur con qualche improperio del tipo: “ma chi me lo ha fatto fare!!”, riesco anche io finalmente a terminare il percorso come aveva fatto M… vabbè magari ci ho messo il doppio del tempo rispetto agli altri bimbi? Vabbè facciamo 3 volte il tempo? Oh insomma, non avevo l’orologio con me, e poi l’importante è che anch’io ce l’abbia fatta. Insomma una BELLA esperienza, che è anche metafora della vita, dove ognuno di noi, bimbo o adulto, ha avuto modo di vincere le proprie paure, e superare delle nuove avversità. Una BELLA palestra per gli eventi futuri della vita che ci chiedono di andare oltre i nostri limiti per diventare sempre più sicuri delle nostre capacità e prendere coscienza delle risorse insite in noi. E che dire poi della rete che ci protegge ad ogni caduta?.... metafora anch’essa delle persone che ci vogliono bene e che sono sempre pronte a sostenerci permettendoci di proseguire e portare a termine il nostro percorso di vita quotidiana. Persone che sanno osservarci anonime da lontano, quasi impercettibili, perché DEVONO permetterci di OSARE da soli, ed intervenire solo nel momento opportuno, quello della caduta, quando effettivamente abbiamo bisogno di un nuovo slancio per non farci male e ripartire. Piccola curiosità: la guida del parco ci fa notare che se una persona si ritira da una sfida per PAURA, avrà sempre timore di ripetere quell’esperienza a meno che nell’arco di poche ore successive al ritiro non ritenti la sfida e la porti a termine. È quello che succede ai ginnasti quando cadono durante un esercizio. Anche se si sono fatti male infatti, sono invitati a ripetere ugualmente l’esercizio immediatamente, altrimenti il ricordo negativo dell’esperienza vissuta li segnerà per tutta la vita e impedirà loro di ripetere l’esercizio in futuro con la dovuta serenità. Allora bravo M. che hai deciso di ritentare il percorso a distanza di pochi minuti, non immagini nemmeno che grande traguardo hai saputo raggiungere. Bene. E adesso che si fa? Un nuova impresa ci aspetta.. sapranno i nostri valorosi eroi cimentarsi in questa nuova sfida? A vedere i loro sguardi si direbbe di no visto che le forze improvvisamente vengono a mancare davanti alla prospettiva di percorrere la lunga e stancante strada del ritorno in salita (per la cronaca si tratta solo di un quarto d’ora.) Vabbè, dai! almeno non stiamo tornando a casa per fare i compiti, ma per fare una bella doccia calda e cenare insieme prima della nanna dopo un pomeriggio all’insegna del divertimento.. almeno per loro :o))) Alla prossima (dis)avventura! Giuppy 27 La rubrica di Frida A cura di Carla Carissimi, ciao. Per poco che frequentiate Casa Nostra, incapperete sicuramente in quel botolo chiamato Luky. Dicono che l’abbiano portato qui per farmi compagnia. Ah, si? E’ compagnia quella che mi fa quell’invadente d’un cucciolo? Non so come possa chiamarsi il comportamento di Luky, ma so per certo che averlo tra le zampe per buona parte della giornata, non è sacrificio da poco. Lo so, è giovane, lui, pieno di vita, di voglia di giocare e pretende che io condivida la sua esuberanza, mentre vorrei godermi una quieta, serena vecchiaia, circondata dall’affetto di tutta Casa Nostra. Invece… ormai è lui il centro dell’attenzione, lui che calamita sguardi, carezze, inviti al gioco, alle corse su per i viali, lui che accoglie i visitatori con urla da rompere i timpani. E che dovrei fare io, se non rintanarmi in qualche posto discreto, al riparo dalla sua invadenza che arriva al punto di attaccarsi alla mia ciotola del cibo, dopo aver coscienziosamente vuotata la sua? Intanto… “Luky di qua, Luky di là”, eccetera, eccetera… “Sei un po’ invidiosa, per caso?” “Io, di quello lì… invidiosa, no, noooo…. Sì, è un usurpatore…” “Che parola grossa per un cucciolo. Forse il suo comportamento nei tuoi riguardi non è altro che ricerca di amicizia.” “Sarà. Però è dura!” “Certo. Ma ci saranno pure dei momenti belli.” “Ma sì, sì. Alla sera, quando, stremato, cotto di sonno, crolla nei posti più impensati. Quando lo vedo così, senza difesa, abbandonato nel sonno più innocente, mi si strizza il cuore. Piccolo cucciolo di cane, mi ricordi i tanti piccoli cuccioli d’uomo che ho amato, coccolato, protetto in tanti anni di “onorato servizio” a Casa Nostra! Allora, senza che se ne accorga, mi accuccio vicino a lui e allungo una, due leccate su quel muso da lupacchiotto…” “Ah, ecco, volevo ben dire. Frida invecchia ma non demorde.” “E ti chiede che quanto si è detto rimanga tra noi. Non vorrei rimetterci la faccia!” Affettuosamente, la vostra FRIDA. 28 Buon Natale e felice anno nuovo!