- Associazione Casa Nostra

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- Associazione Casa Nostra
ASSOCIAZIONE “CASA NOSTRA”
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IN CASO DI MANCATO RECAPITO INVIARE AL GR.P. TORINO NORD C.M.P. PER LA RESTITUZIONE AL MITTENTE PREVIO PAGAMENTO RESI.
MAURIZIO LOBBIA
Buon
Natale
Buon Natale
e Felice
Anno Nuovo
e Felice
Anno
Nuovo
a Tutti
a Tutti
CASA NOSTRA
CASA NOSTRA
Ai sensi del D.Lgs. 196/2003 l’informativa sulla privacy é disponibile all’indirizzo www.associazionecasanostra.it//privacy.htm
ANNO XIII
DICEMBRE 2013
m
o
s
o
i
r
a
m
pag. 2
pag. 3
Magnificat
Abbiamo bisogno di questo Natale
pag. 4 - 5
Lettera a Gesù Bambino
pag. 6 - 7
Del male dell’amore
pag. 8 - 9 - 10 - 11
Pace in terra
agli uomini
di buona volontà!
L’educatore
e la questione del “senso”
pag. 12 - 13
Chef per un giorno
pag. 14 - 15 - 16 - 17
Pensieri e recensioni
dello Scoiattolo
pag. 18 - 19
Arteterapia
pag. 20 - 21
Volontariato. Entusiasmo!!!
pag. 22 - 23
Campeggio: destinazione
Lago di Malciaussia!
pag. 24 - 25
Fraternità
pag. 26 - 27
Com’è dura l’avventura!
pag. 28
La rubrica di Frida
Natale
Abbiamo bisogno di questo Natale
Si avvicina il tempo natalizio e il pensiero di tutti noi va nell’attesa
dell’arrivo di una grande Luce.
Magnificat
Hai fatto di me
un tesoro splendente,
mi hai ricolmato
di grazia e umiltà,
hai riempito d’Amore
il mio ventre:
il finito e l’infinito
si sono incontrati.
Mi hai dato
potenza e forza
contro il male
e mi hai illuminato
della Tua benevolenza.
Lina
2
Noi, uomini del tempo tecnologico, uomini del dialogo veloce, uomini dei
messaggi accecati dagli schermi vivaci e spesso poco virtuosi, abbiamo
forse dimenticato l’armonia dei sentimenti, la bellezza di un incontro, la
gioia di una parola, lo sguardo di un bimbo e la meraviglia dell’alternarsi
delle stagioni!
“Dio ci ha dato la Luce ma noi siamo ciechi”.
Siamo ciechi di fronte a qualcosa che avviene di miracoloso, di
misterioso, di fronte ad un evento troppo bello, troppo grande, che ci
dovrebbe far rinsavire, ripulire, ricostruire… dentro!
Abbiamo quasi bisogno di questo Natale; abbiamo bisogno di questa
Nascita, per ripensare all’Uomo, all’Essere, al Dolore, all’Amore ed anche
alla Croce. Questo evento sublime ci riporta alla Verginità di Maria,
all’infanzia, alla purezza, all’incanto, come i bimbi di Casa Nostra ci
portano ad essere più veri, più buoni.
è quest’infanzia sofferente che ci aiuta, che ci riporta alla verità
dell’amore, all’autenticità del bene, alla generosità dei sentimenti e
soprattutto alla rivisitazione di quei valori umani di carità e donazione
che il mondo di oggi ci fa dimenticare…
Lina
3
Lettera
a Gesù Bambino
✠ Pier Giorgio Micchiardi
Vescovo di Acqui
Il Natale di Gesù è una ricorrenza
molto sentita dalla gente, anche
da coloro che non hanno alimentato la fiamma della fede.
È, infatti, una festa che porta in se
stessa un messaggio universale di
bontà e di pace.
Per i fedeli cristiani è un avvenimento che manifesta, in modo
particolare, l’amore di Dio per
l’umanità, di Dio che “pone la sua
tenda” in mezzo a noi per farsi nostro compagno di viaggio.
Mi piace riassumere il messaggio del Natale di Gesù con le
seguenti parole pronunciate da
Papa Francesco nel colloquio avuto con Eugenio Scalfari:
“Il Figlio di Dio si è incarnato per
infondere nell’anima degli uomini
il sentimento della fratellanza.
Tutti fratelli e tutti figli di Dio.
Abba, come lui chiamava il Padre.
Io vi traccio la via, diceva.
Seguite me e troverete il Padre e
sarete tutti suoi figli e lui si compiacerà di voi. L’agape, l’amore di
ciascuno di noi verso tutti gli altri,
dai più vicini fino ai più lontani, è
appunto il solo modo che Gesù ci
ha indicato per trovare la via della
salvezza e delle Beatitudini”. 1
4
Prendendo spunto da queste significative parole vorrei rivolgermi
a Gesù Bambino come un fanciullo che gli invia una letterina, per
chiedergli qualche regalo in occasione del Natale. Quali regali? Vorrei che Gesù Bambino regalasse a
me, e a quanti mi leggono la capacità di realizzare alcuni obiettivi
che Papa Francesco propone alla
Chiesa e che, mi pare, siano una
conseguenza del nostro credere
nel mistero di un Dio fatto carne
e che mi sono suggeriti da alcune
frasi del Papa stesso:
di amore” e che “il lievito è una
quantità infinitamente piccola della massa di frutti, di fiori e di alberi
che da quel lievito nascono”.
d) Gesù Bambino, dacci la forza di uscire dal nostro guscio e
di impegnarci a conoscerci, ad
ascoltarci per far crescere in noi
la conoscenza del mondo che ci
circonda.
e) Gesù Bambino, donaci la capacità di accogliere, senza timori
e con generosità, chi viene da altri
paesi, spesso in ricerca di libertà
autentica, di lavoro, di rispetto della propria dignità di persona. Dacci un cuore grande capace di accompagnare questi nostri fratelli,
perché possano “camminare con
le proprie gambe”.
a) Gesù Bambino, aiutaci a “fare
le cose piccole di ogni giorno con
un cuore grande e aperto a Dio e
agli altri, e valorizzare le cose piccole all’interno di grandi orizzonti,
quelli del Regno di Dio”.
f) Gesù Bambino, radica in noi la
virtù della speranza cristiana, che
non è un fantasma e non inganna, che è un regalo di Dio che non
può rinnegare se stesso.
b) Gesù Bambino, illumina tutti
noi cristiani, perché comprendiamo sempre meglio l’uomo di oggi,
per sviluppare e approfondire l’insegnamento delle verità di fede,
annunciandole in modo che siano
recepite dai nostri contemporanei
come una “buona notizia”.
Con l’auspicio che
Gesù Bambino
ci offra i regali richiesti,
auguro a tutti
Buon Natale 2013
e Buon Anno 2014
c) Gesù Bambino, sostienici affinché non abbiamo timore di essere
una minoranza, talvolta perseguitata. Facci comprendere che dobbiamo essere “un lievito di vita e
1
Intervista che Papa Francesco ha rilasciato
al fondatore di Repubblica, comparsa
sul quotidiano romano del 1° ottobre 2013
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DEL MALE
E DELL’AMORE
prio quello di guardare al proprio “male” e
ai sensi di colpa, riconoscendoli, e riportandoli alla coscienza, attivando così il processo del perdono.
Padre Gianfranco Testa, un missionario della Consolata che ha vissuto tutta la sua vita
in America Latina, e che è stato vittima delle
torture dei regimi militari, parla del perdono
come di “un regalo a me stesso”.
Nella sua Università del Perdono affronta i
temi della sofferenza e della colpa, partendo dal riconoscimento delle ferite presenti in
ognuno di noi. Il male, sia quello fatto che
quello subito, ha un forte potere di contagio,
resta nella memoria e rievoca il dolore in
esso contenuto.
Il male, sia che appartenga al presente o al
passato, sia che alberghi in noi o nei gesti di
altri, mina alla base la nostra sicurezza, ci fa
sentire vulnerabili, allenta la nostra voglia di
vivere e ci rende incapaci di fiducia: il male è
in grado di imprigionarci nella paura.
Padre Testa , pur riconoscendo che il perdono non cambia il passato, testimonia con la
sua esperienza la possibilità che il perdono
ha di liberarci dal passato, permettendoci
di andare avanti, di continuare a vivere, di
scegliere di nuovo, e di non scegliere il male.
Perdonare se stessi è il risultato più alto, ci
richiede di essere giusti anche con se stessi,
ci insegna a “curare” la ferita che c’è in noi.
Salutando Padre Testa pensavo che il Perdono è una coniugazione dell’Amore.
Come potremmo definire l’Ombra?
Sappiamo che è “la parte inferiore o negativa della personalità”, tutto ciò che noi viviamo come inaccettabile.
Ognuno di noi si trova faccia a faccia con la
necessità di accettare il suo “male” :
nessuno può sperare di agire e vivere abolendo dai suoi gesti l’Ombra.
Malgrado le nostre intenzioni coscienti, noi
creiamo male, sentiamo male, facciamo male
e siamo vittime del male altrui.
Pretendere di dominare questa corrente negativa, illudendosi di poter eliminare il male
da sé, è profondamente pericoloso, oltre che
fuorviante.
La presenza
di sentimenti negativi
avvelena il respiro
della nostra anima,
isolandoci in una palude
di solitudine
e di incomunicabilità.
senso oscuro di persecuzione, senso oscuro
di emarginazione, aggressività, angoscia …
Jung diceva che “ognuno reca con sé l’ombra nera, l’aspetto inferiore e perciò nascosto
della personalità,
(…) Cercare di penetrare questo aspetto
implica naturalmente il pericolo di cadere in
preda all’ombra”
( Jung 1946 ).
è difficile raccontare ad altri il proprio negativo, soprattutto se la coscienza di sé ci
rende consapevoli dell’influenza nefasta dei
sentimenti negativi. Eppure il sollievo che
possiamo provare nel tentare, parlandone
con qualcuno, di liberarci di essi ci induce a
correre il rischio: il rischio di essere identificati
con il male che ci avvelena. Rabbia, invidia,
gelosia, senso di colpa, ostilità, malignità,
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L’immagine di sé come di qualcuno che
deve raggiungere la perfezione, o che comunque non può accettare di contenere
elementi negativi ci condanna a sperimentare il fallimento e l’impotenza.
Il sentimento di impotenza è in grado di
attivare l’angoscia, questa a sua volta può
risvegliare quel sentimento: a furia di sentirsi sminuito e senza capacità, l’individuo
finisce per diventare ansioso e credere di
essere circondato da presenze ostili.
L’impotenza e l’insicurezza diventano un
atteggiamento interiore che può segnare
profondamente il carattere e provocare un
grave danno all’Io, cioè la perdita del sentimento del proprio valore.
L’unico modo per superare l’angoscia è pro-
Dott.ssa Anna Colonna Psicologa
7
Comunità “La base”
L’EDUCATORE E LA
“far emergere il senso
dell’uomo mediante
nuovi codici interpretativi in grado di restituirgli una forma autentica”.
Una concezione pedagogica che mira a
far affiorare il senso
umano e che si propone di formare l’uomo, rappresenta infatti la guida che può
aiutare ad affrontare
l’incertezza e l’instabilità del periodo in cui viviamo.
Poiché si parla di senso umano,
la nostra riflessione deve partire
necessariamente dalle tre forme
essenziali e originarie dell’uomo:
il soggetto umano è un essere indivenire, in-relazione e in-persona.
Il Divenire è la forma per cui non
è possibile per l’uomo porsi al di
fuori della dimensione temporale;
la Relazione è la forma che sottolinea come il soggetto sia un essere
definito e delimitato da un’identità relazionale; infine, la Persona è
Ogni giorno dobbiamo confrontarci con una realtà sempre più
frammentata, incerta e multiforme in cui le scelte pubbliche ed
individuali sfuggono sia ai valori
religiosi, sia a quelli del sistema
sociale e civile tradizionale.
La vita, la crescita, l’evoluzione si
sviluppano all’interno di contesti
caratterizzati dalla complessità e
dalla precarietà.
Insieme al contesto sociale è mutato anche l’orizzonte dell’educazione che oggi si trova di fronte ad una nuova sfida:
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QUESTIONE DEL “SENSO”
la forma per cui un’identità particolare è sollecitata a farsi sempre
nuova e originale, ma allo stesso
tempo è chiamata a interpretare
e a rappresentare l’universalità
dell’umanità.
Queste forme originarie dell’essere umano ne fanno un “soggetto di educazione”, cioè un
individuo che può compiersi in
modo pieno, vero ed autentico
solo nell’educazione.
L’uomo è tempo, è un soggetto
in-divenire.
Lo scopo del divenire consiste nel
diventare ciò che si è, ma allo
stesso tempo diventare anche
qualcosa che è diverso da sé,
qualcosa che incarna l’identità,
che accomuna tutti gli uomini e
che va oltre le singole peculiarità. Se esiste un senso umano che
costituisce la forma universale
e tiene insieme la totalità delle
singole esistenze, il soggetto indivenire, di volta in volta, cerca di
interpretarlo mediante l’azione.
Prender–forma–di-senso–umano, allora, coincide con il dare
prova del carattere umano e il
divenire, cui è affidato il carattere dell’essere dell’uomo, corrisponde all’attività del soggetto e
non ad uno sviluppo spontaneo.
Il senso umano si configura quindi come la capacità e la possibilità di trascendere la realtà particolare e di pensarla in relazione
ad un ordine che ne riconosce
una direzione unitaria. Quest’ultima è espressione della giusta
direzione, vale a dire consiste in
una direzione di senso orientata
al giusto. Il carattere umano, infatti, è “quella capacità che permette di guardare la realtà a partire dalla domanda sul Giusto” e
si compie in una continua opera
di traduzione: dalla molteplicità
delle situazioni particolari all’unitarietà del giusto valore e dall’unitarietà del giusto valore alla pluralità delle situazioni particolari.
Questa opera di traduzione non
può cristallizzarsi ad un livello
astratto, ma è tenuta a manifestarsi come un atto pratico.
segue in pagina 10
9
Comunità “La base”
Il soggetto umano, infatti, deve
scegliere la giusta direzione di
senso, deve avere il coraggio di
esporsi, di schierarsi e poi di agire
in nome del giusto valore. Il senso umano, infatti, esige coerenza
fra scelta pensata e scelta compiuta, fra pensiero ed azione.
Descrivendo le tre forme essenziali e originarie dell’uomo, abbiamo ricordato che il soggetto
umano si colloca all’interno di
una dimensione relazionale; ciò
significa che l’essenza umana si
rintraccia solamente nella relazione con l’altro.
Se il soggetto umano è relazionale, allora deve prendere forma
in modo relazionale poiché ogni
incontro gli permette di dare vita
a ciò che è realmente.
L’individuo è in relazione con il
senso umano universale a cui
partecipa che è rappresentato
dall’altro e, nel suo prender forma, deve dar vita ad una serie
di relazioni che incarnano il suo
essere con il senso umano.
Ogni persona possiede “in seme”
il senso umano ma quest’ultimo
non si sviluppa in modo “spontaneo” negli individui: ha bisogno
di essere coltivato, vale a dire,
educato. All’interno del rapporto con i suoi simili la persona
percepisce il senso: non solo sa
di esserci, ma riconosce anche
il valore che è intrinseco al suo
esserci e a quello degli altri individui. è precisamente a questo
punto che entra in gioco l’opera
dell’educatore: il soggetto, infatti,
potrebbe intendere il bene come
ciò che è “bene per me” e non
giungere mai a vedere “il bene in
sé”, ciò che è bene per se stesso.
L’educazione, allora, diventa
un’attività di cura “necessaria
come via maestra per arrivare
alla verità, anche se poi ciascuno ha gli strumenti per percorrerla. Funziona da bussola, non
da mezzo di trasporto. Il viaggio
è a carico dell’interessato”.
L’educatore dovrebbe quindi educare l’individuo al senso, istruendolo e motivandolo a scegliere
la giusta direzione, ad avere il
coraggio di esporsi e ad agire in
nome del giusto valore.
Dovrebbe essere una sorta di
artista che attraverso l’azione
comunica, ad un livello umano
profondo, ciò che è veramente
proprio della natura umana. La
forza attrattiva del senso, infatti,
si realizza grazie al fascino sprigionato da coloro che vivono
conformemente ad esso e ne
testimoniano la bellezza.
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La relazione educativa dovrebbe
essere concepita come un reciproco dono di senso fra due soggetti che sono impegnati nel proprio prender-forma e che mirano
al raggiungimento
dello stesso fine.
Le potenzialità del
soggetto in formazione non si sviluppano se non esiste un
altro che si prende
cura di lui e pone le
basi per trasformare in atto ciò che è
presente in potenza
nell’individuo.
L’intervento educativo
appare quindi segnato dallo scambio reciproco, dalla ricerca
comune e consiste in un processo che produce l’arricchimento
di entrambe le parti.
Pensare l’educazione in termini
di cura significa allora farsi carico dell’altro e accompagnarlo
per un tratto di strada, allo scopo
di aiutarlo a scoprire e a sperimentare il senso umano.
Ciò nonostante occorre considerare che, per svariati motivi, la
persona in formazione potrebbe non accogliere la proposta
dell’educatore.
In questi casi, per superare la
frustrazione che deriva dall’insuccesso, può essere utile pensare che il soggetto un giorno,
in condizioni differenti e grazie
alla relazione con persone diverse, potrà comunque sviluppare la sua vera natura in quanto possiede in potenza il senso
umano.
Per questo motivo bisogna continuare a credere nella bellezza e nella grandezza dell’opera educativa, consapevoli che
solo attraverso un forte impegno sarà possibile ricostruire la
“trama di senso” di cui oggi la
società e l’uomo hanno così urgente bisogno.
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Comunità “L’altalena”
Anche i nostri bambini come i grandi cuochi,
hanno deciso di cimentarsi nell’arte culinaria.
Spesso, mentre si prepara la cena, i nostri
bambini chiedono cosa si mangi, come si
prepara quel piatto ed osservano curiosi.
Abbiamo capito che la loro curiosità poteva
trasformarsi in divertimento e così si è pensato di coinvolgerli nella preparazione di qualche
piatto. Fin da subito i più grandi hanno accettato
volentieri di collaborare con gli educatori alla preparazione dei loro piatti preferiti.
Anche i più piccoli, incuriositi, si sono avvicinati a
questo “divertimento”. Fanno a gara a chi per
prima arriva in cucina improvvisandosi piccoli
chef; si divertono a condire la pizza che prepariamo ogni settimana, a raccogliere le spezie
che usiamo per insaporire le nostre pietanze
ed i nostri sughi. Questo momento ludico diventa così un’ottima occasione per imparare
a conoscere le spezie che abbiamo nell’orto
(per es. prezzemolo, salvia, rosmarino…), e
come si raccolgono gli ortaggi (pomodori, zucchine, insalata…).
Dopo la preparazione dei loro piatti preferiti, i
bambini sono molto contenti perché hanno imparato cose nuove divertendosi.
I bambini, con l’aiuto degli educatori, hanno pensato di
scrivere in un quaderno tutte le loro ricette preferite: ecco i loro menù
preferiti e personalizzati.
a G.R: pasta alla carbonara, carne impanata e pomodori,
torta monte bianco;
a G. piace cucinare perché “mi piace assaggiare ed anche mangiare”.
D.P.: pasta al forno, carne, insalata, pizza, torta;
a D. piace stare in cucina perché “mi piace imparare cose nuove”.
S.A.: pasta alla carbonara, pasta panna e prosciutto,
carne alla griglia, salame e galbanino, pomodori e cetrioli;
a S. piace stare in cucina perché “è divertente ed imparo cose
nuove, assaggio cose nuove, cucinare è meraviglioso”.
S.B. pasta al ragù, carne impanata, spinaci e torta al cioccolato:
a S. piace stare in cucina perché “aiuto l’educatore
e posso assaggiare per primo”.
L.P.: pasta al sugo, pollo, pomodori e torta al cioccolato;
a L. piace stare in cucina perché “imparo ogni giorno piatti nuovi
e perché mi piace cucinare”.
F.B.: pasta panna e prosciutto, pasta al tonno, hamburger,
patatine, pomodori e cetrioli, tiramisù, torta di mele;
a F. piace cucinare perché “è divertente e si trascorre più tempo
con gli educatori”.
F. A.: pasta panna e prosciutto, tagliatelle al sugo di pomodoro,
carne ai ferri, cetrioli e pomodori, tiramisù;
a F. piace stare in cucina “perché è divertente!”
D.P: pasta alla carbonara, carne impanata, spinaci e formaggio,
profiterol;
a D. piace cucinare perché è “sono appassionato di cucina e vorrei
tanto imparare a cucinare. Amo trascorrere del tempo in cucina
per aiutare gli educatori perché gli voglio tanto bene!”
D. P.: riso al sugo, carne, insalata, pizza, torta;
a D. piace stare in cucina perché “mi piace tantissimo
cucinare e perché così posso cucinare tante cose buone”.
M.A.: cannelloni, carne alla griglia, pomodori,
torta con la panna;
a M. piace stare in cucina perché
“aiuto gli educatori e mi diverto a fare cose nuove”.
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Chef per un giorno:
ecco come si divertono i nostri bambini
Comunità “Lo scoiattolo”
Pensieri e recensioni
dello Scoiattolo
Ancora una volta, puntualissime,
le recensioni dei ragazzi della comunità “Lo Scoiattolo”,
che come sempre vi tengono aggiornati
sulle letture e gli intrattenimenti
più in voga in questo periodo!
 Fumetti
GIANT KILLING
 Libri
QUELLO CHE NON SAI DI ME
Autore: Eva & Marco
Questo libro racconta di due ragazzi di nome Marco ed
Eva, che si conoscono e dopo un po’ di tempo iniziano
a stare insieme (per 4 anni). Un giorno lui e lei litigano
perché Eva vede Marco insieme a un’altra ragazza, di
nome Rachele, e si lasciano perché lei si trasferisce
a Roma con la madre. A Roma conosce un ragazzo,
Cristian, e per non ricevere più messaggi di Marco
cancella il suo numero e cambia scheda. Marco allora va a Roma per cercarla e litiga con Cristian in una
discoteca, poi si mette a piangere perché si è lasciato
scappare Eva. Allora lei torna da Roma, va da lui,
sale in camera sua e lo abbraccia. Alla fine Eva e
Marco fanno pace e vissero felici e contenti. Questo
libro che ho letto nell’estate mi piace molto perché
mi piacciono le storie d’amore!
(G., 15 anni)
14
Testi: Masaya Tsunamoto
Disegni: Tsujitomo
“Giant Killing” è la storia una squadra di calcio, l’E.T.U.,
che sta subendo una lunga serie di sconfitte, finché
ad allenarla arriva il mister Takeshi Tatsumi, appena
ritornato dall’Inghilterra.
L’esordio del nuovo mister è una vittoria in una partitella di allenamento con i ragazzi più veloci della squadra contro i meno veloci. Dopo quella partita, una serie
di amichevoli contro squadre come il “Tokyo Victory”, il
“Nagoya”, fino agli “Osaka Gunners”.
Ho appena letto la partita contro i Gunners, per adesso
la più importante di tutte perché gli avversari erano i
primi in classifica e imbattuti: all’inizio vincevano per 2-0 (gol di Hauer e Kubata), ma dopo c’è il recupero dell’E.T.U., che rimonta fino al 2-2 e proprio alla
fine della partita il n. 20, Kyohei Sera, colpisce di testa e mette la palla oltre la
linea, portando la squadra alla vittoria contro l’ex imbattuta “Osaka Gunners”.
Questo fumetto è disegnato benissimo: ogni mese passo in diverse edicole
per vedere se è uscito il nuovo numero e ora aspetto di vedere la serie a cartoni animati che hanno tratto da questa storia.
(C., 14 anni)
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 Film
✪ Eventi
MIRRORMASK
29/8/2013: WHALE WATCHING
Regista: Dave McKean
Questo film racconta di una ragazza di nome Helena.
Lei vive in un circo dove lavorano i genitori, che sono
due giocolieri. Helena non va molto d’accordo con
loro: spesso litigano e lei risponde male alla madre.
Un giorno sua madre si ammala e finisce in ospedale:
Helena si preoccupa moltissimo e una notte si risveglia
in un posto molto strano e inizia un viaggio con un
ragazzo di nome Valentine, per poter tornare a casa.
Questo film mi è piaciuto molto, perché è una storia
fantastica; le parti più belle secondo me sono quando la ragazzina sale sopra dei libri e li usa per volare nel cielo, e poi mi è piaciuto anche quando ci
sono i gatti sfinge che fanno gli indovinelli (anche
se lì fa un po’ paura!).
(D., 12 anni)
Il 29 agosto, mentre eravamo in soggiorno al mare, ci siamo alzati alle
6.30. Siamo andati di corsa a colazione, siamo saliti in macchina e ci siamo
diretti verso il porto di Varazze.
Abbiamo aspettato una ventina di minuti ed è arrivata una barca che ci ha
portati a vedere le balene e i delfini!
Io mi immaginavo la barca tipo gli yacht
neri dei calciatori, invece era bianca e
blu. Siamo passati da diversi porti come Savona per caricare altra gente e alle
12.00 siamo andati a Laigueglia per mangiare: alcuni di noi sono scesi, ma chi
voleva poteva mangiare in nave e visitare l’isola Gallinara.
Al pomeriggio siamo andati in mare aperto e c’è voluto un bel po’ per il primo
avvistamento. Uno di noi al primo avvistamento si è vomitato sulle scarpe.
La biologa della barca ha avvistato degli spruzzi di balenottera comune, erano
alti 6-7 metri. Abbiamo visto quattro balene, erano scure e grandissime!
Dopo le balenottere abbiamo visto i delfini, che hanno giocato con noi un bel
po’... alla fine era ora di rientrare, ma è stata una giornata bellissima!
(S., 12 anni)
Videogames
SOUL CALIBUR III
Soul Calibur III è un gioco per la console PlayStation 2, è molto bello. Parla di una ventina di guerrieri che devono lottare contro una lunga serie
di nemici per impossessarsi di una spada
magica, la Soul Edge.
Tra i tanti guerrieri che si possono
usare nel gioco noi usiamo spesso Taki, una maestra delle arti
ninja, Raphael, uno spadaccino,
Maxi, un lottatore che usa dei nunchaku e Astaroth, un gigante con un martellone
enorme! Ovviamente questi sono solo una piccola parte
dei personaggi giocabili.
Si possono cambiare i costumi ai personaggi e si può
anche giocare in due: a volte in comunità facciamo dei
tornei in cui partecipa anche qualche educatore...
(C., 14 anni)
16
30/8/2013:
“HAI PAURA DEL BUIO?”
Rientrati dal mare, nemmeno il tempo di
rifiatare e i ragazzi dello Scoiattolo si sono
lanciati in una nuova esperienza: il Traffic
Festival, nella serata gratuita intitolata “Hai
paura del buio?” a cui hanno partecipato artisti come gli Afterhours e Daniele Silvestri.
La serata si è svolta nella splendida cornice
delle OGR, che non avevamo mai visitato e,
grazie alla nostra simpatia nel trattare con
la security, siamo riusciti non solo a entrare e ad accaparrarci le classiche “manone” da concerto, ma anche a trovare i posti a sedere per il concerto di Daniele Silvestri! Un concerto molto bello, in cui abbiamo incontrato anche qualche
amico e qualche volontario della comunità... e alla fine ci hanno fatto tutti i
complimenti per essere tra i più giovani (ma energici) nel pubblico!
17
ARTET
A
I
P
A
R
E
Raccontare l’arteterapia
a parole è arduo, si ha
come la sensazione di
non rendere fino in fondo
l’idea di cosa effettivamente si faccia durante i laboratori.
Si usano i colori, la
colla, la carta, i cartoni, l’argilla, materiali di
recupero, esattamente come si usano per
fare i lavoretti.
Qui però non ha importanza cosa si produce, non si
hanno modelli da riprodurre e non interessa il
prodotto finito.
Ciò che acquista valore è
il momento del laboratorio in sé. L’atto creativo la fa
da padrone!
Nei laboratori artisticoespressivi tenuti coi
bambini dell’Altalena
e con i ragazzi dello
Scoiattolo fra Aprile e
Giugno scorsi siamo
riusciti a creare il clima e lo spazio giusti per potersi esprimere,
per vivere intimamente uno spazio fisico e temporale per ognuno. Siamo passati da: “ Ma cosa
dobbiamo fare con questa roba?”,
“Posso fare un lavoretto da portare a mamma?” a “Oggi so già
cosa fare!”, “Possiamo usare ancora l’argilla e le tempere, l’altra volta
mi è piaciuto?”.
Ecco quindi che naturalmente si
crea quell’ambiente protetto in
cui tutto diventa spontaneo ed
espressivamente lecito: dall’utilizzare un solo colore per foglio,
dal fare un puntino ed aver finito
o pasticciare direttamente sul tavolo. L’utilizzo libero del materiale
facilita l’espressione emotiva e
permette di fare fronte a difficoltà
interne ed esterne che il bambino o ragazzo vive. Il laboratorio,
come luogo garante, permissivo
e rassicurante, concede contemporaneamente lo stimolo a sperimentare e l’invito all’osservanza
graduale ed appropriata del ri18
streghe un altro gli ha presentato un robot; ai ragni fastidiosi e
paurosi è stato proposto da un
altro un’enorme scarpone per
schiacciarli.
Si è passati in un secondo incontro alla tristezza dove alla morte
dei pesciolini rossi di una bambina, un altro le ha regalato una
giornata a Gardaland; un altro era
triste per la perdita della tartarughina e una bambina le ha disegnato un arcobaleno; ad uno triste per il naufragio di profughi una
bambina ha suggerito di cambiare
canale e guardare i cartoni.
La fantasia dei bambini si è messa in moto, anche a fatica in alcuni momenti, perché parlare di
paura e tristezza non è sempre
semplice, anche per cose che
sembrano “piccole”.
L’arte dà un aiuto enorme in questo, rendendo tutto più spontaneo e più leggero.
spetto di sé, degli altri e dei limiti.
La relazione coi bambini e ragazzi
instaurata nello spazio del laboratorio è profonda. Ogni immagine
prodotta è la testimonianza di un
processo creativo che si è instaurata in circa un’ora e mezza e che
consegna all’adulto presente parti profonde di sé.
L’esperienza attraverso le immagini ha avuto modo di continuare
insieme ad Emiliano in laboratori di disegno presso la Libreria
Belgravia. Qui ai bambini è stato
proposto di lavorare sulle emozioni… disegnandole!
Una volta espresse le nostre paure abbiamo pensato che qualcun altro potesse suggerirci un
modo per sconfiggerle ed ecco
quindi che per il fantasma/ufo di
un bambino il compagno gli ha
creato un mago per scacciarlo;
ad una bambina col terrore delle
Valentina Dernini
19
Volontariato.
Auguri Viviana!
Auguri a me per il mio ormai
prossimo compimento
del primo anno da volontaria
presso la comunità Altalena!!!
esempio di accoglienza, alla soglia
dell’euforia più curiosa che si possa immaginare!!!... ci volle poco per
sentirmi completamente a mio agio.
Con la dovuta serietà mi era stato
chiesto di dedicare a loro non molto
tempo, non più di due ore a settimana, ma con impegno costante e
massima puntualità.
Ho riservato a loro i miei sabati mattina, settimana dopo settimana, per
un anno. Non mi è mai pesato, anzi,
sono sempre rientrata a casa soddisfatta e colma dei più bei sentimenti!
Non mentirei dicendo che già sorridevo pensando che dopo appena
altri 7 giorni sarei stata ancora tra loro.
Nelle prime settimane si sono alternati momenti di gioco e altri dedicati
alle attività scolastiche, poi, non avendo quello che io definisco “lo spirito
da animatrice” o “un grande feeling
con i giochi da cortile”, ho accettato
da subito di buon grado il compito
di portare un paio di bambini in piscina, occupandomi delle iscrizioni, di
accompagnarli, di seguirli quel poco
che serve negli spogliatoi, e di riportarli a casa per pranzo. Mi gustavo
anche il breve tragitto in auto fatto
di canzoni cantate a squarcia gola, di
racconti, di lezioni di inglese e poesie
ripassate tra un semaforo e l’altro.
Non posso che riguardare indietro i
giorni passati se non con occhi lucidi
per l’emozione e il sorriso sulle labbra per la soddisfazione!
Da tempo, ormai irrequieta, sentivo
di dover dare ascolto al cuore, al bisogno di lasciar uscire tutto il bene
che sentivo di trattenere dentro e
con la massima naturalezza avevo il
desiderio di accostarmi al mondo dei
bambini più fragili.
Non credo di essere arrivata tra gli
amici di Casa Nostra casualmente.
Non credo al caso.
Quello era senza ombra di dubbio il
mio posto, lì, qui dovevo stare.
Dopo l’incontro di presentazione, fissata la data del mio primo giorno, mi
era stato detto esattamente “Ti troverai davanti una villa gialla con le imposte rosse, entra, la porta è aperta,
sali le scale e al primo piano suoni
alla porta: sei arrivata.”
Ecco, proprio così: ERO ARRIVATA….
E le piccole pesti ospiti dell’Associazione mi hanno stretta a loro da subito
con il massimo entusiasmo, un raro
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Entusiasmo!!!
Così, dopo qualche mese, è stato
naturale e piacevole accostare all’appuntamento fisso del sabato mattina
in piscina, qualche pomeriggio da
dedicare singolarmente a uno o due
di loro. Con orgoglio ho presentato
mio marito Adriano ai nuovi amici,
piccoli e grandi, il quale è diventato
con entusiasmo, suo e dei bambini,
il mio personale “aiuto volontario occasionale e saltuario”.
Ora, quando ci si presenta l’occasione di una mostra, un nuovo cartone
al cinema o una gita, ci proponiamo
sempre per farci accompagnare da
qualche bambino; e in effetti non
siamo noi ad accompagnare loro,
ma il contrario, perché ogni attività in
loro compagnia è senza dubbio più
divertente!
Durante il volar via di questo anno mi
sono affezionata indistintamente a
ciascuno dei bambini che ho incontrato. Loro che sono costretti ad essere forti anche se sono così piccoli;
loro che trovano il modo di sorridere
nonostante tutto e nonostante tutti;
loro che sanno dare baci e carezze
così preziosi e non sempre scontati; loro che hanno silenzi che dicono
più di mille parole.
Ognuno di loro mi ha insegnato qualcosa. Grazie a loro ho rivisto la mia sca-
la dei valori e delle priorità.
Mi hanno ricordato che sono davvero pochi i motivi per cui arrabbiarsi
davvero, che il rancore è solo tempo
sprecato e tolto ai sorrisi, che a sbuffare non si va da nessuna parte, che
contano molto di più le cose che si
fanno di quelle che si hanno.
Parlavo di amici piccini con occhi birbanti, ma anche di amici grandi, ovvero gli educatori.
Fin dal primo giorno mi sono sentita
ben accolta da tutti loro e, nonostante la frenesia dei loro turni, mi hanno
sempre dato all’occorrenza dimostrazione di grande competenza.
Hanno sempre trovato il tempo per
ascoltare i miei dubbi e per darmi
validi consigli. Credo e spero che in
questo anno si sia creato tra noi un
buon rapporto di fiducia e stima reciproca, se non di buona amicizia.
Se dovessi scegliere una parola per
descrivere questo anno sceglierei sicuramente: ENTUSIASMO!
Un entusiasmo che avevo scordato.
Utilizzerei la stessa parola anche in
qualità di sinonimo per “volontariato”.
Grazie, grazie di cuore a tutti i sorrisi
entusiasti che ho incontrato in questo
primo anno.
Grazie di tutto!
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CAMPEGGIO
Destinazione: Lago di Malciaussia
Di certo tutti gli anni, anche un paio di volte
all’anno in verità, per le vacanze ci si sposta
tutti a Viù. Si tratta di una meta abitudinaria certo, ma non per questo meno attesa,
anzi, è bello ritrovare di tanto in tanto posti
e consuetudini che sono come vecchi amici, accoglienti e confortevoli.
Si fanno gite, giochi, passeggiate e intere
giornate in piscina, ma senza dubbio si può
dire però che uno dei momenti più esilaranti delle vacanze estive è senza dubbio: il
campeggio! E Signori e Signore, non stiamo
parlando di un banale campeggio, ma del
vero campeggio libero ed estremo, da far
invidia alle Giovani Marmotte!!! Così anche
quest’anno una piccola comitiva di temerari
è stata reclutata per l’avventura; neanche
le previsioni meteo piuttosto incerte li hanno scoraggiati. In fretta e furia dopo pranzo
si sono riempiti gli zaini dello stretto necessario: giacca e maglione pesante, un paio
di torce, spazzolino da denti, fazzolettini e
saldo spirito d’adattamento.
Qualche avventuriero aveva un’idea un po’
confusa sui termini “stretto” e “necessario” e
un paio di zaini si sono rivelati difficili da chiudere tanto erano stracolmi, ma comunque…
Si parte! Destinazione: Lago di Malciaussia.
Già il viaggio è tutta un’avventura di tornanti e dirupi: che scenari e che colori!
Le stradine si stringono e disegnano curve
repentine lungo la salita che si fa sempre
più ripida, su su su fino in cima e lassù
!
come per magia il lago, bellissimo, calmo e
limpido, un gioiello per gli occhi.
La fase contemplativa comunque dura ben
poco sopraffatta dall’entusiasmo per la scelta della posizione più ideale per l’accampamento. Là no, che non è in piano, laggiù
vicino al lago han già preso il posto migliore,
qui forse potrebbe andare, proprio qui un
po’ in alto, vicino al ruscello e accanto a un
tavolino che sembra perfetto.
Bene, 3 tende capienti da dividere tra 3
adulti e 5 bambini, semplicissimo… Più a
dirsi che a farsi… Si sono fatte più prove
e traslocati di continuo i sacchi a pelo: io
qui, io là, no io con lei, no qui è stretto, a
me piace di più il colore di quella tenda là;
insomma 10 minuti per picchettare a turno
e ancorare le tende, ma troppo tempo per la
distribuzione dei posti letto. Non si sa bene
come ma a un certo punto ognuno aveva un
sacco a pelo e un posto per dormire; così è
tempo ora di pensare alla cena. Si comincia
dal fuoco, perché ogni campeggio che si rispetti ha il suo bel falò e in men che non si
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dica si era tutti in cerchio ad arrostire wurstel! Bellissimo cenare così! Giusto il tempo
di mangiare e già erano arrivati il buio e il
freddo. Con la pancia bella piena, la serata è proseguita giocando al gioco dei mimi,
che non è poi così semplice se a illuminare i
giocatori oltre al fuoco scoppiettante c’è solo
la luce di una lanterna e un paio di torce,
ma come sempre con un po’ di fantasia ci si
diverte comunque! Il buio è sempre più buio
e il freddo sempre più freddo: è ora di andare
a dormire, ognuno raggiunga il suo posto!
Buona notte, buona notte a tutti, a domattina! A una a una si spengono le luci, il fuoco
è ormai solo rossa brace, ancora qualche risata, due parole e un colpo do tosse poi…
silenzio… silenzio, silenzio… brezza, venticello… vento, vento vento furioso: di nuovo
tutti svegli!!! Aiuto sento un rumore! Aiuto la
mia tenda vola via!! Hei chi è laggiù???!!
Così si rimescolano i sacchi a pelo e i posti letto, si resta in due piccolini in un tenda
enorme, in due grandi nella tenda piccolina,
che scossa dal vento sembra una centrifuga
impazzita, e addirittura sono in quattro nella
tenda media, proprio quella stracolma di zaini stracolmi!!! Ancora risate, un po’ di musica, mentre qualcuno incredibilmente dorme,
dormiva prima e dorme ancora, non sente e
non ha sentito nulla, né vento, né risa neppure gli spostamenti intorno: che fortuna!
Piano piano di nuovo silenzio, anche il vento
smorza: sogni d’oro a tutti…
Albeggia finalmente e il sole scalda le tende umide di rugiada. A uno a uno gli avventurieri si stiracchiano e fanno capolino
dalle cerniere. Qualcuno è già al torrente:
che sferzata di energia lavarsi la faccia in
quest’acqua gelida!!! Va bene anche per
lavarsi i denti, basta stare bene in equi-
librio tra un masso e un ciuffo d’erba!
Qualcun’altro continua a dormire, sempre
quel qualcuno di prima, quello con il sonno pesante. Che nottata, si commenta, che
vento, che ridere. Alla fine si è tutti in piedi
e ci si concede una calda colazione al bar,
una coccola per recuperare le energie dopo
così poche ore di sonno. Un cappuccino, due
cornetti, quattro chiacchiere con le galline lì
accanto e si programma la mattinata: passeggiata fin laggù! No dai, laggiù è troppo
lontano, stiamo qui! Suvvia si va almeno fin
là… E fin là ci si incammina. Prima sosta alle
rive del lago. L’acqua non sembra tanto fredda. Fai sentire?! Via scarpe e calze: pediluvio
universale!!! Divertentissimo e originale!
Una volta asciugati i piedi tutta la comitiva ha
di nuovo il buonumore e si riparte.
Lungo il tragitto si osservano i pendii con il
binocolo, si fa amicizia con un paio d’asini e
si tenta qualche azzardato esperimento con
le ortiche. Insomma, si arriva poi fin là e si
torna anche indietro con entusiasmo condiviso. In un batter d’occhio il sole non c’è
più, sparito tra le nuvole basse, ed è già
ora di pranzare. Questa volta sul fuoco si
abbrustolisce il pane, che sarà poi farcito
con pomodoro ed affettati per un pranzo
alla veloce, che il tempo peggiora in fretta
e si teme anche la pioggia. Resta appena
un attimo per un torneo a carte mentre i
grandi iniziano a smontare e a caricare le
macchine. Via, tutti a bordo!
Pioviggina e si alza la nebbia.
Si parte in fretta, ma in
punta alla salita, prima di
scendere oltre la cima,
d’istinto ci si gira tutti verso il lago: arrivederci, è
stato eccezionale!
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Padre mio
Io mi abbandono a Te,
fa di me ciò che ti piace.
Qualunque cosa tu faccia di me,
Ti ringrazio.
Sono pronto a tutto,
accetto tutto.
La tua volontà
Si compia in me,
in tutte le tue creature.
Non desidero altro,
mio Dio.
Affido l’anima mia alle tue mani.
Te la dono mio Dio,
con tutto l’amore del mio cuore
perché ti amo,
ed è un bisogno
del mio amore
di donarmi
di pormi nelle tue mani
senza riserve,
con infinita fiducia,
perché Tu sei mio Padre.
Fraternità
La Fraternità di Casa Nostra ha ripreso il suo cammino mensile
dal mese di settembre, cammino di preghiera e comunione
fraterna.
La Fraternità ha un ruolo importante nella Comunità, grazie anche alla guida spirituale di Don Gallo: infatti essa non solo appoggia, sostiene, e collabora alle attività della Casa, ma ricerca,
al suo interno, un miglioramento spirituale dei singoli membri,
in un percorso paziente di unità.
Nel mese di ottobre si è ricordato S. Francesco e così il nostro
Papa Francesco. La Fratellanza del Santo di Assisi ci deve aiutare
all’incontro con l’altro, che diventa spiritualmente fratello, infatti
la relazione di Fraternità ci viene dall’essere Figli di Dio, fratelli
in Cristo.
Ed è proprio la bella preghiera del “Padre Nostro” che ci unisce
tutti in Fratellanza di umiltà, povertà e soprattutto di santità: siamo tutti figli e fratelli bisognosi dello stesso pane, dello stesso
perdono, della stessa forza nella fragilità umana, così nella famiglia, così nella comunità”.
Charles de Focauld, eremita in Algeria, si dichiarava “fratello
universale”, pronto, come fu infatti, a donarsi completamente
ai fratelli e a Dio, come già aveva profetizzato in questa sua
preghiera:
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La Fraternità dunque è abbandono e amore nella ricerca di una
unità vissuta e sofferta.
Lina
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di riprendere il cammino interrotto. Per altri
bambini invece i primi passi sono un po’ tesi
ed insicuri, cresce un pochetto il timore di non
farcela, del resto come disse qualcuno “non
si nasce imparati”. In particolare un bambino,
M., dopo il primo ponte sospeso incomincia a
piangere a chiede di tornare indietro.
Che ghiotta occasione anche per me di ritirarmi da quella sfida tanto ardua , infatti
mi offro prontamente come volontario per
riaccompagnare M. e ne approfitto per tornare giù con i piedi per terra.
Da sotto tutto è molto più semplice e mi sento
forte e vigoroso, vedo gli altri bimbi che faticano in mezzo agli alberi, ed io mi limito a
spronarli dicendo loro: “Dai che ce la faiiii!!!’ (e
intanto me la GODO sulla terraferma, al riparo
da ogni insidia). Alcuni bimbi, i più intrepidi,
finiscono il percorso entusiasti a tal punto che
non vedono l’ora di ricominciarlo, e lo rifanno ancora uno o due volte per poi terminare
con un bel lancio da una corda penzolante...
intanto M. riacquista fiducia in sé stesso
e ritenta il percorso, vince le sue paure, e
spronato dalla guida
che da sotto lo incita e lo sostiene, alla
fine riesce anche lui
nell’impresa...
Accidenti!!! E ora che
faccio?? Ce l’ha fatta
anche lui, non posso
essere da meno, non
posso permettermi di
essere lo zimbello del
gruppo per tutta la durata delle vacanze.
Sabbie mobili profonde, ponti sospesi traballanti nel vuoto, altezze vertiginose, labirinti
naturali in mezzo alla foresta, alberi maestosi
infestati da pericolosi animali, farsi strada in
una giungla di sterpaglie, volare da un albero all’altro con una liana... Cosa? Pensate che
sia la recensione di un nuovo film di Indiana
Jones ambientato in una giungla maledetta?
Nooo! Pensate ad un nuovo cataclisma apocalittico che si è abbattuto sulla Terra? No, noooo, niente di tutto questo! Erano le peripezie
e gli ostacoli che alcuni impavidi bambini di
Casa Nostra hanno dovuto affrontare e superare la scorsa estate al nuovo PARCO AVVENTURA vicino alla nostra casa di montagna. Eh
sì, ormai da qualche anno la vallata è animata
da un bel centro che permette di godere di
un bella piscina all’aria aperta, un centro di
arrampicata outdoor ed indoor ed anche un
parco avventura per i più temerari per i quali
non esiste la parola: PAUUURA!!!
Bene, comunichiamo ai ragazzi che il pomeriggio si andrà al parco avventura, e subito
l’entusiasmo sale alle stelle… anche perché
l’alternativa sarebbe fare i compiti :o)). Alcuni
sembrano dei piccoli esploratori nati, ed iniziano con sicurezza un percorso fatto di ponti
sospesi in mezzo agli alberi dove devono mettere alla prova il proprio senso dell’equilibrio
ed affrontare ogni passo con la dovuta accortezza. Meglio non vedere cosa ci aspetta sotto,
visto che siamo a 5 metri d’altezza, e già sentiamo il rumore del ruscello sopra il quale potremmo sfracellarci da un momento all’altro,
in realtà però c’è anche una rete di protezione,
che nel malaugurato caso in cui cascassimo,
sarebbe pronta ad accoglierci e permetterci
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Decido a malincuore di salire anche io proprio
per non essere da meno di M. che mi ha appena dato una bella lezione di coraggio e, pur
con qualche improperio del tipo: “ma chi me
lo ha fatto fare!!”, riesco anche io finalmente a
terminare il percorso come aveva fatto M…
vabbè magari ci ho messo il doppio del tempo
rispetto agli altri bimbi? Vabbè facciamo 3 volte il tempo? Oh insomma, non avevo l’orologio con me, e poi l’importante è che anch’io ce
l’abbia fatta. Insomma una BELLA esperienza,
che è anche metafora della vita, dove ognuno
di noi, bimbo o adulto, ha avuto modo di vincere le proprie paure, e superare delle nuove
avversità. Una BELLA palestra per gli eventi
futuri della vita che ci chiedono di andare oltre
i nostri limiti per diventare sempre più sicuri delle nostre capacità e prendere coscienza
delle risorse insite in noi. E che dire poi della
rete che ci protegge ad ogni caduta?.... metafora anch’essa delle persone che ci vogliono
bene e che sono sempre pronte a sostenerci
permettendoci di proseguire e portare a termine il nostro percorso di vita quotidiana.
Persone che sanno osservarci anonime da
lontano, quasi impercettibili, perché DEVONO
permetterci di OSARE da soli, ed intervenire
solo nel momento opportuno, quello della
caduta, quando effettivamente abbiamo bisogno di un nuovo slancio per non farci male e
ripartire. Piccola curiosità: la guida del parco
ci fa notare che se una persona si ritira da
una sfida per PAURA, avrà sempre timore di
ripetere quell’esperienza a meno che nell’arco
di poche ore successive al ritiro non ritenti la
sfida e la porti a termine. È quello che succede
ai ginnasti quando cadono durante un esercizio. Anche se si sono fatti male infatti, sono
invitati a ripetere ugualmente l’esercizio immediatamente, altrimenti il ricordo negativo
dell’esperienza vissuta li segnerà per tutta la
vita e impedirà loro di ripetere l’esercizio in
futuro con la dovuta serenità. Allora bravo M.
che hai deciso di ritentare il percorso a distanza di pochi minuti, non immagini nemmeno
che grande traguardo hai saputo raggiungere.
Bene. E adesso che si fa? Un nuova impresa ci
aspetta.. sapranno i nostri valorosi eroi cimentarsi in questa nuova sfida?
A vedere i loro sguardi si direbbe di no visto che
le forze improvvisamente vengono a mancare
davanti alla prospettiva di percorrere la lunga
e stancante strada del ritorno in salita (per la
cronaca si tratta solo di un quarto d’ora.)
Vabbè, dai! almeno non stiamo tornando a
casa per fare i compiti, ma per fare una bella doccia calda e cenare insieme prima della
nanna dopo un pomeriggio all’insegna del divertimento.. almeno per loro :o)))
Alla prossima (dis)avventura!
Giuppy
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La rubrica di
Frida
A cura di Carla
Carissimi,
ciao. Per poco che frequentiate Casa Nostra, incapperete sicuramente in quel botolo
chiamato Luky. Dicono che l’abbiano portato qui per farmi compagnia. Ah, si?
E’ compagnia quella che mi fa quell’invadente d’un cucciolo? Non so come possa
chiamarsi il comportamento di Luky, ma so per certo che averlo tra le zampe per
buona parte della giornata, non è sacrificio da poco. Lo so, è giovane, lui, pieno di
vita, di voglia di giocare e pretende che io condivida la sua esuberanza, mentre vorrei
godermi una quieta, serena vecchiaia, circondata dall’affetto di tutta Casa Nostra.
Invece… ormai è lui il centro dell’attenzione, lui che calamita sguardi, carezze, inviti al gioco, alle corse su per i viali, lui che accoglie i visitatori con urla da rompere
i timpani. E che dovrei fare io, se non rintanarmi in qualche posto discreto, al riparo
dalla sua invadenza che arriva al punto di attaccarsi alla mia ciotola del cibo,
dopo aver coscienziosamente vuotata la sua? Intanto… “Luky di qua, Luky di là”,
eccetera, eccetera…
“Sei un po’ invidiosa, per caso?”
“Io, di quello lì… invidiosa, no, noooo…. Sì, è un usurpatore…”
“Che parola grossa per un cucciolo. Forse il suo comportamento nei tuoi riguardi
non è altro che ricerca di amicizia.”
“Sarà. Però è dura!”
“Certo. Ma ci saranno pure dei momenti belli.”
“Ma sì, sì. Alla sera, quando, stremato, cotto di sonno, crolla nei posti più impensati.
Quando lo vedo così, senza difesa, abbandonato nel sonno più innocente, mi si strizza
il cuore. Piccolo cucciolo di cane, mi ricordi i tanti piccoli cuccioli d’uomo che ho amato,
coccolato, protetto in tanti anni di “onorato servizio” a Casa Nostra!
Allora, senza che se ne accorga, mi accuccio vicino a lui e allungo una, due leccate
su quel muso da lupacchiotto…”
“Ah, ecco, volevo ben dire. Frida invecchia ma non demorde.”
“E ti chiede che quanto si è detto rimanga tra noi. Non vorrei rimetterci la faccia!”
Affettuosamente, la vostra FRIDA.
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Buon Natale
e felice anno nuovo!