La voce degli indipendentisti
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La voce degli indipendentisti
La voce degli indipendentisti Un ex moderatore della Chiesa di Scozia fra i firmatari di un documento a favore dell’indipendenza (Paul Hutcheon) Il pastore Andrew McLellan ha affermato che lasciare il Regno Unito è “un’opportunità unica” per rimuovere i Trident (sommergibili armati di testate nucleari, ndr.), che ha descritto come “la peggior cosa presente in Scozia”. Ma il pastore Ewan Aitken, un ex leader del Consiglio laburista, ha replicato affermando che l’indipendenza porterebbe solo a “scaricare” i Trident all’Inghilterra. Le firme sono state raccolte dai Cristiani per l’Indipendenza (CFI), un gruppo finanziato dal sostenitore dello Scottish National Party (SNP), Brian Souter. Il documento dei 34 In una nota sul Sunday Herald, 34 pastori della Chiesa di Scozia hanno firmato una dichiarazione che afferma: “Noi riteniamo che un voto favorevole al prossimo referendum sull’indipendenza renderà possibile una Scozia socialmente più giusta”. McLellan, che è stato moderatore nel 2000 ed è anche un ex ispettore capo di prigioni, è il sostenitore più autorevole della campagna. Spiega così il suo sostegno: “La cosa peggiore che c’è in Scozia sono i Trident. Il 18 settembre è un’opportunità unica per eliminare la cosa peggiore che c’è in Scozia. Parlare contro le armi nucleari è bene, promuovere campagne contro le armi nucleari è bene e pregare per la loro abolizione è bene. Ma ciò che cambierà le cose è votare ‘sì’ al referendum. Vivere in una Scozia libera da ordigni nucleari renderà ogni cosa migliore”. Maggiore giustizia sociale Il pastore Peter Macdonald, leader della comunità ecumenica di Iona, è un altro pastore che ha firmato il documento a favore dell’indipendenza. Ha affermato: “Sono stato membro del Partito laburista per 30 anni fino allo scorso anno. Adesso non credo più che un governo di Westminster sia capace di realizzare la società giusta ed equa in cui vorrei vivere. Lo stato britannico non è più in grado di rispondere alle esigenze di tutti i suoi abitanti. Le politiche economiche portate avanti hanno favorito i ricchi, che sono divenuti più ricchi e discriminato le persone povere e vulnerabili, che stanno pagando per i fallimenti del settore della finanza privata”. Il pastore Norman Shanks, ex segretario privato del Segretario di Stato della Scozia, ha detto a proposito del suo sostegno alla campagna: “Il 18 settembre voterò ‘sì’ perché credo che, libero dai vincoli di Westminster, un governo scozzese indipendente potrà plasmare il futuro della nostra nazione in modi più attenti ai bisogni, alle speranze e alle aspirazioni del popolo scozzese”. Il mosaico degli indipendentisti La lista dei firmatari è un mix di pastori in servizio e in pensione. I Cristiani per l’Indipendenza hanno iniziato come gruppo di preghiera dello Scottish National Party, ma lo scorso anno si sono trasformati in un’entità trasversale del partito. Fra le figure chiave, John Mason e Dave Thompson, mentre l’ex candidato Nazionalista, David Kerr, è incaricato della direzione. Oltre alla campagna per l’indipendenza, i CFI intendono assicurare che le libertà religiose vengano sancite nella costituzione postindipendenza. Secondo la Commissione Elettorale, la donazione di Souter di 100mila sterline è l’unico contributo finanziario al gruppo. Da parte sua, Aitken ha criticato le argomentazioni di McLellan a favore dell’indipendenza , affermando: “Concordo con la Chiesa di Scozia sul fatto che i Trident sono il male e devono andare via, ma votare Sì significherà soltanto scaricarli ai popoli nostri vicini. Non sarebbe un bell’inizio nella costituzione di una nuova nazione”. Thompson ha affermato: “Siamo stati sommersi dal numero di pastori della Chiesa di Scozia che hanno aderito alla campagna per il ‘sì’ - incluse figure autorevoli come Andrew McLellan - ed è un’ulteriore conferma che sta emergendo un consenso diffuso fra tutti i cristiani in Scozia sul fatto che un paese socialmente più giusto è possibile soltanto votando ‘sì’ al referendum del 18 settembre”. (Herald Scotland, 24 agosto 2014; trad. it. Luisa Nitti)