L`OSSERVATORE ROMANO
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L`OSSERVATORE ROMANO
Spedizione in abbonamento postale Roma, conto corrente postale n. 649004 Copia € 1,00 Copia arretrata € 2,00 L’OSSERVATORE ROMANO POLITICO RELIGIOSO GIORNALE QUOTIDIANO Non praevalebunt Unicuique suum Anno CLVI n. 136 (47.271) Città del Vaticano giovedì 16 giugno 2016 . All’udienza generale il Papa parla della guarigione del cieco di Gerico Progressi in Siria e Iraq Siamo tutti mendicanti Lotta senza tregua per fermare l’Is E chiede di vincere la tentazione del fastidio di fronte a profughi e rifugiati «Da mendicanti a discepoli»: è questo il «passo» che i cristiani sono chiamati a compiere sull’esempio del cieco di Gerico, il quale una volta guarito «si incammina dietro al Signore entrando a far parte della sua comunità». Nel ricordare l’episodio evangelico narrato da Luca, il Papa ha invitato i fedeli riuniti in piazza San Pietro per l’udienza generale di mercoledì 15 giugno a evitare in particolare la tentazione del «fastidio» di fronte a bisognosi, ammalati, profughi e rifugiati. «Quante volte noi, quando vediamo tanta gente nella strada — gente bisognosa, ammalata, che non ha da mangiare — sentiamo fastidio» ha fatto notare in proposito, sottolineando che questo avviene anche «quando ci troviamo davanti a tanti profughi e rifugiati». Si tratta di «una tentazione che tutti noi abbiamo: tutti, anch’io» ha ammesso. Per questo «la parola di Dio ci ammonisce ricordandoci che l’indifferenza e l’ostilità rendono ciechi e sordi, impediscono di vedere i fratelli e non permettono di riconoscere in essi il Signore». E, ha proseguito, «a volte questa indifferenza e ostilità diventano anche aggressione e insulto: “ma cacciateli via tutti questi!”, “metteteli in un’altra parte!”». Per il Pontefice la guarigione del cieco mostra invece ai credenti che «quando passa Gesù, sempre c’è liberazione, sempre c’è salvezza». Ascoltando la sua invocazione, il Signore «toglie il cieco dal margine della strada e lo pone al centro dell’attenzione dei suoi discepoli e della folla». Lo stesso avviene per ogni cristiano: «pensiamo anche noi — ha commentato Francesco — quando siamo stati in situazioni brutte, anche situazioni di peccato, com’è stato proprio Gesù a prenderci per mano e a toglierci dal margine della strada e donarci la salvezza». Il passaggio del Signore è dunque «un incontro di misericordia che tutti unisce intorno a lui per permettere di riconoscere chi ha bisogno di aiuto e di consolazione». E la domanda rivolta da Gesù al cieco — «che cosa vuoi che io faccia per te?» — è la prova che Dio stesso «si fa servo dell’uomo peccatore». Da qui l’invito conclusivo del Papa: «lasciamoci anche noi chiamare da Gesù, e lasciamoci guarire da Gesù, perdonare da Gesù, e andiamo dietro Gesù lodando Dio». Perché «tutti noi siamo mendicanti» e abbiamo bisogno della salvezza di Cristo. Il quale, ha ricordato Francesco, «effonde la sua misericordia su tutti coloro che incontra: li chiama, li fa venire a sé, li raduna, li guarisce e li illumina, creando un nuovo popolo che celebra le meraviglie del suo amore misericordioso». PAGINA 8 La lettera «Iuvenescit ecclesia» Apertura al mondo Ronald Raab, «Il mendicante cieco» MAURIZIO GRONCHI A PAGINA 7 Maduro annuncia la possibile svolta per mettere fine alla crisi che attanaglia il Paese sudamericano Prove di dialogo tra Stati Uniti e Venezuela CARACAS, 15. Stati Uniti e Venezuela hanno deciso ieri di avviare colloqui per mettere fine alla grave crisi economica, sociale e politica che da mesi attanaglia il Paese sudamericano. Ad annunciare la possibile svolta è stato ieri sera il presidente venezuelano, Nicolás Maduro, secondo il quale i colloqui saranno inizialmente «di alto livello» e si tratterà di «una nuova fase di dialogo». Washington e Caracas non hanno rapporti diplomatici dal 2010. Maduro non ha precisato alcuna data né ha fornito dettagli in merito alla composizione delle rispettive rappresentanze. Si è però detto «pronto a designare un ambasciatore e a regolarizzare le relazioni», spiegando poi che di questo hanno discusso, in un incontro a margine del recente vertice dell’O rganizzazione degli Stati americani (Osa) a Santo Domingo, il ministro degli Esteri venezuelano, Delcy Rodriguez, e il segretario di Stato americano, John Kerry. A breve, riferiscono inoltre fonti di Washington, il sottosegretario di Stato, Thomas Shannon, dovrebbe recarsi in visita a Caracas. Che il disgelo nei rapporti possa produrre frutti positivi è ancora presto per dirlo. Certo è che, quando arriverà a Caracas, Shannon troverà un Paese allo sbando, stretto in una crisi economica devastante che sta mettendo in ginocchio la popolazione. In Venezuela manca tutto: la caduta dei prezzi di esportazione del petrolio ha trascinato il Paese in una y(7HA3J1*QSSKKM( +]!"!.!#!]! Udienza al primo ministro dei Paesi Bassi Nella mattinata di mercoledì 15 giugno, Papa Francesco ha ricevuto in udienza il primo ministro dei Paesi Bassi, Mark Rutte, che si è successivamente incontrato con il cardinale Pietro Parolin, segretario di Stato, accompagnato dall’arcivescovo Paul Richard Gallagher, segretario per i Rapporti con gli Stati. Durante i cordiali colloqui, sono state rilevate le buone relazioni bilaterali tra i Paesi Bassi e la Santa Sede. Ci si è poi soffermati su questioni di comune interesse, quali il fenomeno delle migrazioni, e sono state passate in rassegna alcune problematiche di carattere internazionale. spirale di inflazione, svalutazione della moneta e crisi energetica. I prodotti scarseggiano, i supermercati sono vuoti, tanto che il Governo ha deciso di intervenire razionando i beni. La crisi alimentare che dura da più di tre anni provoca agitazioni soprattutto nelle campagne e nelle periferie: frequenti i saccheggi e gli scontri con le forze dell’ordine. Il popolo affamato prende d’assalto i supermercati. E spesso ci sono anche vittime. Per sopravvivere, migliaia di cittadini hanno avviato forme di baratto su internet, cercando un’alternativa alle file chilometriche fuori dai negozi e al mercato nero. «Le persone che non hanno bisogno di comprare il giorno in cui tocca a loro andare al supermercato, deciso a seconda del numero di tessera di razionamento o per quartiere, comprano comunque qualcosa e poi lo scambiano con quello di cui hanno bisogno» dice un testimone citato dalle agenzie. A questo quadro disastroso si aggiunge la crisi politica, con la contrapposizione tra il presidente Maduro e l’opposizione che dal dicembre 2015 controlla il Parlamento. Lo scorso 2 maggio, i partiti dell’opposizione, e in particolare il Movimiento Primero Justicia, hanno raccolto quasi due milioni di firme per chiedere un referendum sulla destituzione di Maduro. Il Governo si è opposto, mettendo in dubbio la validità delle procedure. Il 18 maggio Maduro, in un discorso a Guanta, ha detto di essere pronto ad approvare lo stato di emergenza contro «minacce interne». Dalla fine di maggio a oggi lo scontro politico è continuato a salire. Pochi giorni fa la Commissione nazionale elettorale (Cne), vicina al Governo, ha dichiarato invalide oltre seicentomila firme per il referendum, provocando le proteste dei leader dell’opposizione. Maduro ha invece sostenuto che «se tutti i requisiti saranno soddisfatti, il referendum sarà indetto il prossimo anno. Se non li avranno rispettati, non ci sarà referendum, punto e basta». L’opposizione ritiene legittime le firme raccolte e vuole votare entro il prossimo 10 gennaio. E questo perché se vin- cesse il “sì” non solo Maduro, ma l’intero Governo dovrebbe dimettersi e nuove elezioni presidenziali verrebbero indette 30 giorni dopo la consultazione, come stabilito dalla legge. Il problema è che, se il referendum si svolgerà dopo il 10 gennaio, anche in caso di vittoria del “sì”, il Governo resterebbe comunque al suo posto: la presidenza verrebbe assunta dal vicepresidente fino alla fine naturale del mandato di Maduro nel gennaio 2019. DAMASCO, 15. «Il messaggio è chia- del confine con la Turchia, dove ro: chi colpisce gli Stati Uniti o i sembra che l’Is stia preparando nostri alleati non sarà mai al sicu- una grande offensiva, ammassando ro». Con queste poche parole, a uomini e mezzi. C’è poi la situameno di 48 ore dai fatti di Parigi e zione a Damasco, dove la cessazioa circa 72 da quelli di Orlando, il ne delle ostilità entrata in vigore presidente Obama ha fatto il punto con l’accordo tra Washington e ieri sulla lotta internazionale al Mosca è ogni giorno messa in dijihadismo e al cosiddetto Stato scussione. Secondo diverse ong islamico (Is). Il capo della Casa presenti sul campo, circa 14.000 ciBianca ha sottolineato in particola- vili, tra i quali oltre trentamila mire come l’organizzazione di Al Ba- nori, sono intrappolati nei pressi ghdadi abbia perso in Iraq e Siria della capitale, dove si stanno afcirca la metà dei territori controlla- frontando governativi e ribelli. Doti. «L’Is — ha spiegato Obama — dicimila abitanti del campo profucontinua a perdere terreno e finan- ghi di Khan Shieh, a sud-ovest di ziamenti». Damasco, e altri duemila sfollati siIntanto proseguono i combattimenti nella città irachena di Falluja, dove sono ancora intrappolati almeno 50.000 civili. Qui si affrontano le truppe regolari irachene, supportate dai curdi e dalla coalizione internazionale a guida statunitense, e i miliziani dell’Is, che hanno preso il controllo dell’area nel 2014. Secondo le ultime notizie oggi i governativi sono riusciti a riconquistare l’area della diga di Fallujah e la zona residenziale a sud della città sunnita. Il generale Raed Shakir Strada di Aleppo distrutta dalle bombe (Reuters) Jawdat, capo della polizia irachena, riferisce che le forze di sicurezza sono riu- riani delle zone vicine, hanno urscite a issare la bandiera irachena gente bisogno di soccorso umanitasulla diga e a liberare numerosi vil- rio. Nel campo scarseggiano beni laggi nei pressi della città. Ma Fal- di prima necessità come acqua poluja non è la sola città stretta nella tabile, cibo, medicine, elettricità. morsa della violenza. La tensione è Gli aiuti faticano ancora ad arrivaaltissima anche a Baghdad, che re- re non solo a Damasco, ma anche centemente è stata segnata da una in tante altre zone del Paese. Della crisi siriana e della lotta al serie di attentati. In Siria lo scenario è molto più terrorismo internazionale avranno complesso. I combattimenti si con- modo di discutere il segretario gecentrano ora su Raqqa, considerata nerale dell’Onu, Ban Ki-moon, e il la principale roccaforte dei milizia- presidente russo, Vladimir Putin, ni jihadisti. Sulla città si stanno domani, giovedì, a margine del Fopuntando tanto i ribelli e i curdi rum economico mondiale di San sostenuti dalla coalizione interna- Pietroburgo. A confermare l’inconzionale a guida statunitense quanto tro, il consigliere di Putin, Iuri le truppe regolari del presidente si- Ushakov, secondo il quale dovrebriano Assad supportate dai russi. be essere presente anche l’inviato Sanguinosi scontri sono segnalati speciale dell’Onu in Siria, Staffan anche ad Aleppo e in tutta la zona de Mistura. Timori dell’Asean sulle acque contese nella regione PECHINO, 15. I ministri degli Esteri dei dieci Paesi dell’Associazione dei Paesi del sud-est asiatico (Asean) hanno espresso «seri timori» sulla situazione nel mar Cinese meridionale nella riunione speciale avuta oggi con la controparte cinese a Yuxi, nella provincia dello Yunnan. Il comunicato diffuso dall’Asean ha messo in evidenza come i recenti sviluppi nelle acque contese «hanno eroso la fiducia» nella regione. Il meeting di Yuxi era visto come un evento per consentire alla Cina di ampliare il sostegno alle sue posizioni anche in vista del responso contrario, almeno nelle previsioni, da parte della Corte dell’Aja sul contenzioso promosso dalle Filippine. Pechino di recente ha ripetuto più volte che non intende accettare il responso della Corte dell’Aja, affermando di ave- Conversazioni sulla Laudato si’ Una lettera personale WIM WENDERS A PAGINA 5 re il sostegno di circa 60 Paesi, di cui molti dall’Asia centrale e dall’Africa. Il ministro degli Esteri cinese, Wang Yi, ha detto che le parti hanno concordato di provare a risolvere le dispute attraverso il dialogo malgrado le differenze, non nascondendo la profonda diversità di vedute tra le parti. Nel comunicato, i Paesi dell’Asean (Filippine, Indonesia, Malaysia, Singapore, Thailandia, Brunei, Vietnam, Myanmar, Laos e Cambogia) hanno affermato di voler sviluppare i rapporti con la Cina, ma «senza ignorare cosa sta accadendo nel mar Cinese meridionale che è un’importante questione nelle relazioni e nella cooperazione» tra le parti. Si rimarca «l’importanza di mantenere la pace, la sicurezza, la stabilità, la sicurezza e la libertà di navigazione» marittima e «aerea in merito al mar Cinese meridionale nel rispetto dei principi universali riconosciuti della legge internazionale, inclusa la Convenzione dell’Onu del 1982 sulla Legge del Mare». I ministri degli Esteri hanno anche sollecitato «la non militarizzazione e l’autocontrollo di tutte le attività, incluse le rivendicazioni territoriali che possono far aumentare le tensioni» nella regione. NOSTRE INFORMAZIONI Il Santo Padre ha ricevuto questa mattina in udienza Sua Eccellenza il Signor Mark Rutte, Primo Ministro dei Paesi Bassi, e Seguito. Il Santo Padre ha ricevuto, ieri, in udienza l’Eminentissimo Cardinale Jean-Louis Tauran, Presidente del Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso. Il Santo Padre ha accettato la rinuncia al governo pastorale della Diocesi di Saint-Dié (Francia), presentata da Sua Eccellenza Monsignor JeanPaul Mathieu in conformità al canone 401 § 1 del Codice di Diritto Canonico. Provvista di Chiesa Il Santo Padre ha nominato Vescovo della Diocesi di SaintDié (Francia) il Reverendo Didier Berthet, del clero della Diocesi di Nanterre, fino a ora Rettore del Seminario di SaintSulpice (Issy-les-Moulineaux). L’OSSERVATORE ROMANO pagina 2 giovedì 16 giugno 2016 Una fase degli scontri tra polizia e manifestanti nel centro di Parigi (Ansa) PARIGI, 15. Il presidente francese, François Hollande, annuncia che non ci saranno «più autorizzazioni a manifestare se non viene garantita la protezione dei beni e delle persone». Lo fa dopo i gravi disordini di martedì, con 40 persone ferite, 58 fermate e danni alla città, compreso l’ospedale pediatrico. Il primo ministro francese, Manuel Valls, chiede al principale sindacato, Confédération générale du travail, Cgt, di non organizzare più a Parigi manifestazioni che possano sfociare in violenze e ribadisce che la riforma del lavoro non si cambia. Valls chiarisce che non possono essere modificati il contestato articolo 2, che prevede tra l’altro di far prevalere gli accordi aziendali su quelli di categoria, e gli altri principali punti della riforma, di cui la Cgt chiede il ritiro. Pesanti le accuse che Valls rivolge al sindacato, affermando che il servizio d’ordine ha avuto un atteggiamento «ambiguo» nei confronti dei cosiddetti casseur che hanno imperversato lungo tutto il corteo. Il primo ministro parla di 700-800 «ultrà e teppisti», «più del solito». Da parte sua, Philippe Martinez, il leader della Cgt che ormai da quattro mesi guida la mobilitazione, lamenta che il governo socialista «si ostini» a non ritirare la riforma. Venerdì Martinez verrà ricevuto dal ministro del Lavoro, Myriam El Khomri. Fino ad allora difficile capire se una schiarita sarà possibile o I risultati del primo vertice umanitario mondiale Luci e ombre dal summit di Istanbul di ANNE-JULIE KERHUEL Le proteste contro la riforma del lavoro degenerano in atti di teppismo Guerriglia a Parigi se la mobilitazione continuerà a pesare su Euro 2016. In pieno svolgimento degli Europei di calcio, che tra l’altro hanno portato altri disordini nelle cittadine di Marsiglia e Lille per vari incidenti tra diverse tifoserie, la capitale francese ha presentato scene da guerriglia urbana. La Cgt parla di 1,3 milioni di persone in piazza. Più prudente la que- Quasi tremila i migranti morti in mare dall’inizio dell’anno L’Onu chiede responsabilità condivise Migranti appena sbarcati in Grecia (Ansa) BRUXELLES, 15. L’O rganizzazione internazionale delle migrazioni, Oim, fa sapere che dall’inizio del 2016 è salito a 2859 il bilancio dei migranti morti, di cui 2438 sulla rotta centrale tra il Nord Africa e l’Italia. Ed è arrivato a oltre 210.000 il numero di migranti e rifugiati giunti in Europa attraverso il Mediterraneo sempre dall’inizio dell’anno. Di questi, 52.000 sono giunti in Italia. Esprimendo «dolore per le inaccettabili morti nel Mediterraneo», interviene, da Bruxelles, il segretario generale dell’Onu, Ban Kimoon, dopo un incontro con il presidente della Commissione Europea, Jean-Claude Juncker, e altri commissari. Ban Ki-moon lancia un appello alla «condivisione di responsabilità in tema di migranti tra i Paesi dell’Unione europea» e chiede a tutti «un’azione decisa nell’opporsi alla xenofobia, alla discriminazione e alla violenza», che a volte accompagnano il dibattito intorno ai temi delle migrazioni. Guardando alla rotta balcanica, c’è da riferire della presa di posizione della Serbia nei confronti dell’Ungheria. Belgrado «non consentirà che vengano rimandati con forza sul proprio territorio migranti». Lo afferma il ministro del Lavoro e Affari sociali, Aleksandar Vulin, responsabile per l’emergenza migranti, con riferimento alla nuova norma entrata in vigore martedì in Ungheria, che autorizza la polizia magiara a respingere in Serbia i migranti illegali fermati in un raggio di otto chilometri dal confine. Da settembre il confine tra Ungheria e Serbia è sigillato da una barriera metallica voluta dal governo ungherese. Decisioni analoghe adottate successivamente da parte degli altri Paesi della regione hanno portato alla chiusura della cosiddetta rotta balcanica. Piccoli gruppi di migranti riescono comunque ad arrivare in Ungheria da sud. L’OSSERVATORE ROMANO GIORNALE QUOTIDIANO Unicuique suum POLITICO RELIGIOSO Non praevalebunt Città del Vaticano [email protected] www.osservatoreromano.va stura, secondo cui ha partecipato al corteo un massimo di 125.000 manifestanti. Sicuro è che questa volta le frange estreme sono state più numerose e violente. Una furia cieca messa in campo da autonomi e black bloc vestiti di nero che poco aveva da spartire con la pacifica contestazione della riforma del lavoro del presidente François Hollande. Le ore più difficili sono state quelle del La Francia risponde al terrorismo PARIGI, 15. Livello di allerta terrorismo al massimo in Francia, dopo l’uccisione, lunedì sera, della coppia di poliziotti da parte del giovane jihadista che aveva una condanna alle spalle. Il presidente François Hollande, che ha promesso «mezzi supplementari», ha chiesto alla comunità internazionale di «agire insieme». Lo ha fatto intervenendo al vertice sulla corruzione dell’O rganizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico, Ocse. Hollande ha chiesto che «tutti i Paesi siano coinvolti in un’azione internazionale decisa di sorveglianza di questi individui». Il primo ministro, Manuel Valls, ha annunciato che «ci saranno espulsioni, perché certi individui non possono più restare sul territorio francese». Ma Valls ha chiarito che «la Francia viene attaccata per i suoi valori e la sua democrazia» e che risponderà con «il diritto penale, con la legittimità dello Stato di diritto», rifiutando «ogni tentazione di ricorrere ad avventure extragiudiziarie, come quelle sperimentate nel mondo durante gli anni Duemila». Approvata in Italia la legge “Dopo di noi” ROMA, 15. Con 312 sì, 64 no e 26 astenuti, la Camera italiana ha approvato in via definitiva il disegno di legge “Dopo di noi” sull’assistenza alle persone con disabilità grave dopo la morte dei genitori o del tutore. Hanno votato a favore tutti i partiti tranne M5S, che si è opposto, e Sinistra italiana che si è astenuta. «La legge è un fatto di civiltà per migliaia di famiglie. Sono orgoglioso dei parlamentari che l’hanno voluta e votata. Grazie» ha dichiarato il presidente del Consiglio, Matteo Renzi. Il provvedimento contiene nuove norme in materia di assistenza alle persone con disabilità grave dopo la morte dei genitori. Con la legge, per la prima volta viene istituito GIOVANNI MARIA VIAN direttore responsabile Giuseppe Fiorentino vicedirettore Piero Di Domenicantonio un fondo specifico, con novanta milioni di euro per quest’anno, 38,3 milioni per il 2017 e 56,1 milioni dal 2018. Previste anche agevolazioni e sgravi fiscali per il patrimonio che i genitori decideranno di lasciare in eredità per la cura dei loro figli, affidandolo ai parenti o a enti e onlus. La legge prevede inoltre un “progetto individuale di cura e assistenza del disabile”, da mettere a punto ancor prima che vengano a mancare i parenti. In sostanza, i genitori potranno decidere a chi affidare la gestione del figlio disabile e del patrimonio destinato al suo sostegno già durante la vita familiare, senza aspettare che uno dei due venga a mancare. Servizio vaticano: [email protected] Servizio internazionale: [email protected] Servizio culturale: [email protected] Servizio religioso: [email protected] caporedattore Gaetano Vallini segretario di redazione Servizio fotografico: telefono 06 698 84797, fax 06 698 84998 [email protected] www.photo.va pomeriggio. E a nulla sono serviti gli appelli alla calma lanciati dal ministro dell’Interno, Bernard Cazeneuve, già alle prese con la minaccia jihadista, gli hooligan, e l’immensa sfida della sicurezza nelle dieci città che ospitano gli europei di calcio. Partita da Place d’Italie, la manifestazione è sfociata quasi subito nel caos. La polizia in assetto antisommossa ha usato tutti i mezzi a disposizione per arginare la furia devastatrice. Ma la violenza è dilagata lungo l’intero tracciato. Gravemente colpito, con 15 vetrate distrutte, anche l’ospedale pediatrico Hôpital Necker – Enfants Malades. In particolare, questo ha suscitato sdegno sui social media. Il ministro della Salute, Marisol Touraine, parla su twitter di «attacco insopportabile, vergognoso», esprimendo solidarietà ai professionisti che lavorano accanto ai pazienti. Secondo la televisione BfmTv, nel centro ospedaliero è ricoverato, per supporto psicologico, anche il figlio di tre anni dei due poliziotti uccisi lunedì sera a Magnanville, vicino a Parigi, da un sedicente affiliato al cosiddetto Stato islamico. Il 23 e 24 maggio scorsi si è svolto a Istanbul, in Turchia, il primo vertice umanitario mondiale, che ha radunato numerose delegazioni di tutto il mondo. Erano presenti circa 9000 partecipanti, provenienti da 173 Paesi, tra cui 55 capi di Stato o di Governo e molti rappresentanti di agenzie dell’Onu e della società civile, di diverse ong e istituzioni religiose. L’evento era mirato ad accrescere la solidarietà internazionale, a raccogliere impegni finanziari concreti, necessari per rispondere alle drammatiche situazioni umanitarie di cui soffrono ogni giorno milioni di persone. Il segretario generale dell’Onu, Ban Ki-moon, ha sottolineato che «servono 240 milioni di dollari all’anno» per far fronte alle crisi, cifra tutt’altro che irraggiungibile, giacché «rappresenta solo l’uno per cento delle spese militari mondiali». Ispirandosi al monito centrale del vertice: “Non lasciare nessuno indietro”, il segretario generale, nel suo rapporto di presentazione dell’incontro One Humanity: Shared Responsibility, ha ribadito l’importanza di mettere al centro l’umanità, ricordando che il fondamento della Carta delle Nazioni Unite si trova «nella dignità e nel valore intrinseco della persona umana» e, inoltre, mettendo in evidenza che «prevenire e alleviare la sofferenza umana, proteggere la vita e la salute e garantire il rispetto della persona umana» costituiscono i principi umanitari «più importanti, quelli che tutti gli altri cercano di raggiungere». Sul vertice si sono concentrate, pertanto, grandi attese, specialmen- Il «Sun» a favore dell’uscita dall’Unione I mercati si riparano dalla Brexit LONDRA, 15. L’uscita della Gran Bretagna dall’Unione europea appare sempre più possibile agli investitori, che scelgono mercati più solidi. E i tanti acquisti sui Bund tedeschi portano il rendimento del titolo decennale per la prima volta in terreno negativo. Il risultato complessivo è che le Borse, nonostante riaprono in leggero rialzo, hanno avuto una perdita di capitalizzazione di 172 miliardi. Accade anche a causa del petrolio, che fatica a mantenere quotazioni costanti. Ma il punto centrale è che la sterlina è debole e l’oro è ai massimi livelli raggiunti di recente. Sono in tensione i prodotti dei Paesi ritenuti più deboli, con i tassi dei titoli di Stato greci in crescita di 36 punti base, i Btp italiani in au- mento di 5, con il risultato che lo spread tra Btp e Bund vola oltre quota 150. A poco più di una settimana dal referendum del 23 giugno, la Brexit diventa un’ipotesi sempre più concreta. I sostenitori dell’uscita dall’Unione europea hanno ricevuto l’appoggio ufficiale del tabloid più popolare del Regno Unito, «The Sun», che non ha mai nascosto l’antieuropeismo. In prima pagina e a caratteri cubitali, il tabloid di Rupert Murdoch invita a «dare fiducia alla patria britannica e a non aver paura di tagliare i ponti con l’Ue». Restando sul fronte mediatico, c’è da dire che il quotidiano Guardian, che sostiene il no alla Brexit, a proposito dell’instabilità dei mercati parla di «panico cieco». Uno dei tanti cartelli elettorali che in Irlanda del Nord si oppongono alla Brexit (Afp) Segreteria di redazione telefono 06 698 83461, 06 698 84442 fax 06 698 83675 [email protected] Tipografia Vaticana Editrice L’Osservatore Romano don Sergio Pellini S.D.B. direttore generale Tariffe di abbonamento Vaticano e Italia: semestrale € 99; annuale € 198 Europa: € 410; $ 605 Africa, Asia, America Latina: € 450; $ 665 America Nord, Oceania: € 500; $ 740 Abbonamenti e diffusione (dalle 8 alle 15.30): telefono 06 698 99480, 06 698 99483 fax 06 69885164, 06 698 82818, [email protected] [email protected] Necrologie: telefono 06 698 83461, fax 06 698 83675 te da parte delle organizzazioni che lavorano quotidianamente sul terreno con dedizione, correndo non pochi e gravi pericoli. Durante le riunioni si è molto insistito, tra l’altro, sugli elementi essenziali dell’Agenda 2030 per lo Sviluppo sostenibile, riguardo alle idee della co-responsabilità degli uni verso gli altri, della solidarietà e della prevenzione, che sono alla base dell’azione umanitaria ed espressioni dell’umanità come one family. Si è anche sottolineata la necessità di applicare il diritto internazionale umanitario, attraverso gli strumenti già esistenti. Il primo bilancio dell’incontro è stato fatto, in chiusura, da Ban Kimoon, il quale, dicendosi «orgoglioso» dei risultati della conferenza, in termini di partecipanti e di impegni espressi, non ha mancato di condividere il proprio «disappunto per il fatto che non tutti i leader sono venuti, soprattutto quelli del G7, a eccezione di Angela Merkel». D’altra parte, è emersa qualche perplessità, in merito al processo di preparazione del vertice e di adesione agli obiettivi, individuati senza la possibilità di un dialogo più ampio che avrebbe potuto coinvolgere maggiormente tutti gli Stati. Nel corso delle riunioni, poi, sono stati fatti diversi riferimenti a concetti controversi nell’ambito Onu, nonché a interpretazioni piuttosto ambigue del diritto internazionale umanitario. In particolare, vanno segnalati quelli che pongono l’aborto al centro della risposta al dramma della violenza sessuale nelle situazioni di crisi. Al riguardo, val la pena di osservare che, se il diritto umanitario è stato stabilito come supporto per salvare le vite delle persone che si trovano in situazioni critiche, nelle complesse situazioni di crisi umanitaria non si dovrebbe dimenticare che «la difesa della vita nascente è intimamente legata alla difesa di qualsiasi diritto umano. Essa suppone la convinzione che un essere umano è sempre sacro e inviolabile, in qualunque situazione e in ogni fase del suo sviluppo. È un fine in sé stesso e mai un mezzo per risolvere altre difficoltà» (Evangelii gaudium, n. 213). È necessario, però, che l’appello a «non lasciare nessuno indietro», lanciato in occasione del vertice, risuoni a tutti i livelli, in ogni momento, per venire incontro alle aspirazioni dei popoli che, nel quotidiano confronto con distruzioni e sofferenze, cercano prima di tutto la fine dei conflitti e il ristabilimento della pace. In questi contesti occorre curare le vittime, in particolare le donne violate, le quali hanno primariamente bisogno di un supporto psicologico e medico duraturo, realizzare la loro piena reintegrazione sociale e rendere loro giustizia. È altresì fondamentale prendersi cura dei bambini nati dagli stupri. Nello stesso tempo, non si possono tralasciare gli sforzi concreti per risolvere le cause dei conflitti e dei disastri, prevenire la violenza e assumere misure efficaci per proteggere ogni popolo e ogni persona umana da qualsiasi atto inaccettabile di oppressione, di dominazione e di distruzione deliberata e ordinata. Luci e ombre appaiono, quindi, dal primo vertice umanitario, come pure grandi attese, che richiedono risposte ambiziose e adeguate. Intanto, è giusto attendere effetti concreti dell’iniziativa che possano raggiungere le decine di milioni di persone che si trovano in situazioni critiche, e che siano davvero all’altezza dei loro bisogni reali. Concessionaria di pubblicità Aziende promotrici della diffusione Il Sole 24 Ore S.p.A. System Comunicazione Pubblicitaria Ivan Ranza, direttore generale Sede legale Via Monte Rosa 91, 20149 Milano telefono 02 30221/3003, fax 02 30223214 [email protected] Intesa San Paolo Ospedale Pediatrico Bambino Gesù Società Cattolica di Assicurazione Credito Valtellinese L’OSSERVATORE ROMANO giovedì 16 giugno 2016 pagina 3 Militari algerini in azione al confine con la Tunisia Risoluzione adottata all’unanimità dal Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite Missione navale contro i trafficanti di armi in Libia NEW YORK, 15. Il Consiglio di sicurezza dell’Onu ha approvato all’unanimità una risoluzione che allarga il mandato dell’operazione Sofia nel Mediterraneo, mettendo in atto nelle acque internazionali al largo della Libia l’embargo sulle armi destinate ai terroristi del cosiddetto Stato islamico (Is). Aiuti economici al Kenya dalla Banca mondiale WASHINGTON, 15. Il Governo di Nairobi ha ottenuto un prestito dalla Banca mondiale a sostegno dello sviluppo delle infrastrutture, dell’energia e dell’allevamento nel nord del Paese, la regione più arida abitata prevalentemente da comunità nomadi. Il finanziamento, confermato dalla Banca mondiale, ammonta a ben 1,1 miliardi di dollari rimborsabili in 50 anni con un tasso d’interesse inferiore all’un per cento. Nel progetto di sviluppo Northeastern Kenya Development Initiative, firmato dal presidente Uhuru Kenyatta, spiccano la costruzione di una strada tra Isiolo e Mandera, vicino al confine con la Somalia, l’elettrificazione delle case, la costruzione di scuole e di centri sanitari, attraverso incentivi al settore privato. Il prestito — ha spiegato Makhtar Diop, vicepresidente della Banca mondiale per l’Africa — è l’ultimo di una serie di finanziamenti per il Kenya che ha raggiunto 5,5 miliardi di dollari. Secondo le previsioni della Banca mondiale l’economia kenyana crescerà quest’anno del 5,9 per cento, una previsione molto vicina a quella del Governo, che ha annunciato il sei per cento, e che migliora rispetto al 2015 segnata da un tasso del 5,6 per cento. Secondo la Banca mondiale, nel contesto africano in cui quasi tutte le previsioni di crescita macroeconomica sono state riviste al ribasso, il Paese sta reagendo bene. Infatti il Kenya, che fin dalla sua indipendenza ha adottato un sistema economico di tipo liberista, nonostante le difficoltà provocate dall’instabilità dell’ultimo anno e dalla crisi finanziaria internazionale, rimane il cuore della finanza e delle comunicazioni dell’Africa orientale. Attualmente, l’economia si basa sulle esportazioni soprattutto di prodotti agricoli (occupa oltre l’80 per cento della popolazione) e sul turismo. «Viste le circostanze eccezionali — si afferma — si decide di autorizzare, per un periodo di 12 mesi dall’adozione della risoluzione, gli Stati membri (a livello nazionale o attraverso organizzazioni regionali) a ispezionare le navi nelle acque internazionali al largo delle coste libiche su cui si hanno fondati motivi di ritenere che stiano trasportando armi in violazione dell’embargo». Inoltre «si autorizzano tutte le misure proporzionate alle circostanze per effettuare tali ispezioni». Nella risoluzione si autorizzano gli Stati membri a «sequestrare e smaltire tali armi distruggendole o rendendole inutilizzabili». I Quindici «condannano il flusso di armi verso la Libia o dalla Libia in violazione dell’embargo» ed esprimono preoccupazione che armi di contrabbando possano essere usate da gruppi terroristi che operano nel Paese africano, incluso l’Is. Si sollecitano quindi gli Stati membri «a combattere con tutti i mezzi, in conformità alla Carta delle Nazioni Unite, le minacce alla pace e sicu- Condotte dall’esercito algerino e tunisino Operazioni antiterrorismo ALGERI, 15. Sale l'allarme terrorismo in Africa del Nord, soprattutto a causa del conflitto in Libia, dove il cosiddetto Stato islamico (Is) ha la sua roccaforte a Sirte. Per contrastare la possibilità di infiltrazioni jihadiste, l'esercito algerino ha svolto ieri un 'operazione nella zona di Taza, nella provincia di Jijel, nel nord-est del Paese. Due presunti terroristi sono stati uccisi. Inoltre, l’esercito ha scoperto un arsenale di armi nella zona di Al Dabdab, nella provincia di Illizi, non lontano dal confine con la Libia. Sequestrati sette Rpg, 18 bombe, oltre a varie pistole e kalashnikov. Intanto, unità antiter- rorismo della Guardia nazionale tunisina hanno arrestato a Kasserine sei jihadisti considerati pericolosi dalle forze dell’ordine. Lo ha reso noto in un comunicato il ministero dell’Interno di Tunisi, precisando che gli uomini arrestati erano specializzati nel trasporto in auto verso la città di Sidi Bouzid di altri terroristi rifugiatisi nei dintorni di Kasserine, non lontano dal confine algerino. Dalle accuse è emerso che i sei assicuravano inoltre ai membri dei gruppi terroristici della zona supporto finanziario e informazioni sui movimenti delle forze dell’ordine nella regione. Colloquio tra Obama e Hollande mentre emergono nuovi particolari sulla strage di Orlando Uniti per contrastare la barbarie jihadista WASHINGTON, 15. Colpiti entrambi da gravi attentati, Francia e Stati Uniti hanno concordato di «aumentare ancora la cooperazione tra servizi di sicurezza di fronte a una minaccia che evolve continuamente». Questo l’esito del colloquio, ieri, tra il presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, e il capo dello Stato francese, François Hollande, che si sono detti «uniti contro la barbarie jihadista». Il presidente Obama ha ricordato in particolare la strage di Orlando, in Florida, dove nella notte tra sabato e domenica scorsa sono state uccise cinquanta persone. Emergono intanto nuovi particolari sulla strage e sulla galassia di persone che ruotavano attorno al killer. La compagna di Omar Mir Saddiq Mateen sapeva tutto sui progetti criminali: lo danno per certo sia la Cnn che Fox citando fonti dell’Fbi. E proprio per questo molto presto potrebbe essere arrestata. Interrogata più volte dalla polizia, con la quale sta collaborando, la donna avrebbe ammesso di aver saputo in anticipo del piano omicida del compagno e perfino di averlo accompagnato nel Agenti dell’Fbi proseguono le indagini nell’area del locale Pulse a Orlando (Afp) La polizia del Bangladesh risponde all’estremismo islamista DACCA, 15. Nell’ambito di una vasta offensiva nazionale di una settimana contro la criminalità e il terrorismo, la polizia del Bangladesh ha arrestato complessivamente al termine dei primi quattro giorni 11.647 persone, fra cui anche 145 presunti militanti. A darne conferma, oggi, è il quotidiano «Dakha Tribune». Nella sua pagina online il giornale cita il commissario Kamrul Ahsan, secondo cui nelle ultime 24 ore gli arrestati sono stati 3115, e di essi 26 sono accusati di fare parte di movimenti estremisti illegali. Questi si aggiungono agli 8532 catturati dalle forze dell’ordine nei primi tre giorni, fra cui si trovavano 119 militanti di gruppi quali Jamaat-ul-mujahideen Bangladesh (Jmb), Jagrata Muslim Janata Bangladesh (Jmjb) e Ansarullah Bangla Team. Da mesi diverse persone appartenenti a minoranze religiose, blog- rezza internazionale causate da atti terroristici». Nel frattempo, in Libia si combatte soprattutto a Sirte, roccaforte dell’Is. È di cinque miliziani uccisi e 37 feriti il bilancio degli scontri avvenuti ieri fra le forze che partecipano all’operazione per la liberazione della città e i jihadisti. Lo rende noto l’ospedale centrale di Misurata. Dal canto suo, Fadel Al Hasi, capo delle forze speciali dell’esercito libico fedele al generale Khalifa Haftar, ha annunciato che i suoi uomini hanno conquistato due nuove zone nella periferia di Bengasi, seconda città libica, culla della rivoluzione che portò nel 2011 all’estromissione del defunto colonnello Muhammar Gheddafi. Negli scontri in corso con le milizie dell’Is sono state utilizzate armi pesanti secondo quanto riferito da Al Hasi: l’esercito ha combattuto per tutta la giornata raggiungendo due nuove postazioni strategiche anche grazie all’aiuto dei caccia, che hanno compiuto diversi raid prendendo di mira una sede dei jihadisti e un deposito di armi. ger, scrittori e stranieri sono stati uccisi in varie parti del Paese in attacchi prevalentemente all’arma bianca rivendicati da movimenti illegali, fra cui il cosiddetto Stato islamico (Is) e Al Qaeda. L’ultimo di questi è stata l’uccisione venerdì, rivendicata dall’Is, di un membro di un ashram indù di Pabna, nel Bangladesh nord-occidentale. Ma l’operazione antiterrorismo è iniziata dopo l’uccisione nella scorsa settimana della moglie di un ufficiale di polizia impegnato nelle indagini sui movimenti jihadisti. Per fare fronte a questa ondata di violenze portata avanti da gruppi di estremisti il Governo del premier Sheikh Hasina ha deciso di reagire con determinazione. Per le autorità di Dacca, comunque, la responsabilità è di gruppi locali e non di emanazioni di terroristi internazionali. negozio di armi vicino casa loro a Port St. Lucie, dove Mateen ha acquistato il potente fucile usato per la strage. E ora rischia di finire in carcere per non aver dato l’allarme all’Fbi o alla polizia. Non solo: durante la strage al locale Pulse, nei momenti concitati della contrattazione con la polizia poco prima dell’irruzione finale, Mateen avrebbe addirittura chiamato la donna. Sono tutte informazioni preziose per gli agenti federali, che sperano così di poter tracciare un profilo più preciso delle aspirazioni violente del killer che prima di essere ucciso aveva detto di essere un affiliato del cosiddetto Stato islamico (Is). L’organizzazione di Al Baghdadi ha rivendicato a sua volta l’azione, anche se i federali sono scettici, propendendo di più ancora per la versione del lupo solitario che avrebbe conosciuto il radicalismo islamico in internet. Dal passato di Mateen emerge anche un altro particolare: la conoscenza con l’imam radicale Abu Taubah, che sarebbe stato — almeno secondo le prime versioni dei fatti — una delle sue fonti di ispirazione. Tuttavia, ieri il religioso ha smentito ogni implicazione: «Non lo conoscevo. L’islam non appoggia quello che ha fatto. Qualsiasi cosa abbia fatto, non l’ha fatto nel nome dell’islam, non c’è alcuna giustificazione nell’islam» per un tale gesto. Il vero nome dell’imam è Marcus Dwayne Robertson, un ex marine molto conosciuto in ambienti legati al radicalismo. A Mosca tra Putin e i presidenti azero e armeno Vertice sul Nagorno Karabakh MOSCA, 15. Vertice sul Nagorno Karabakh a Mosca lunedì prossimo, con i presidenti di Azerbaigian Ilham Aliyev, e Armenia, Serzh Sargsyan, e il presidente russo, Vladimir Putin. «La Russia è disposta a proseguire la sua missione di mediazione per una soluzione della crisi del Nagorno Karabakh insieme agli altri co-presidenti del gruppo di Minsk dell’Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa (Francia e Stati Uniti, ndr)» ha precisato il consigliere per la Politica estera del Cremlino, Yuri Ushakov. Aliyev e Sargsyan si erano incontrati a Vienna lo scorso maggio per la prima volta dopo la ripresa dei combattimenti all’inizio di aprile lungo la linea di contatto che divide le parti coinvolte nel conflitto del Nagorno Karabakh. All’incontro avevano presto parte i ministri degli Esteri dei tre Paesi del gruppo di Minsk (per la Francia il ministro agli Affari europei). L’ipotesi era stata allora quella di un nuovo vertice a giugno per definire i “parametri” dei negoziati per la pace. Era dal 1994 che non si registravano scontri così violenti come quelli accaduti all’inizio di aprile nel Nagorno Karabakh, l’enclave che si trova in Azerbaigian ma è controllato dagli armeni, ed è proprio Erevan a sostenere il territorio a livello economico da quando è terminato il lungo conflitto che ha provocato decine di migliaia di vittime e centinaia di migliaia di sfollati. E, intanto, anche l’Italia «sostiene gli sforzi della presidenza tedesca dell’Osce per una soluzione duratura e pacifica del conflitto nel Nagorno-Karabakh e nel caso la candidatura dell’Italia alla presiden- za dell’Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa nel 2018 fosse accolta, caso molto probabile, non risparmieremo energie per ottenere ulteriori progressi». È quanto ha affermato lunedì scorso il ministro degli Esteri italiano, Paolo Gentiloni, intervenuto alla IV sessione della Commissione intergovernativa sulla cooperazione economica tra Italia e Azerbaigian. «Siamo consapevoli — ha detto Gentiloni — delle grandi potenzialità che ha il Paese a livello regionale, punto di riferimento chiave nell’area del Caucaso meridionale, una cerniera tra Asia e Europa, incuneato nella storia e nelle tradizioni tra Iran e Turchia, presidio del Caspio e vicino della Russia, posizione davvero strategica dal punto di vista geopolitico e delle potenzialità economiche e di mercato». Incontro tra Clinton e Sanders WASHINGTON, 15. I due candidati alla nomination democratica per la Casa Bianca, Hillary Clinton e Bernie Sanders, si sono incontrati ieri a Washington. La riunione, a porte chiuse, è durata un’ora e mezza e si è conclusa senza conferenza stampa. Tuttavia, dalle prime dichiarazioni rese alla stampa, non sembra che Sanders sia disposto a sostenere Clinton. Il senatore è ancora intenzionato a portare avanti la sua campagna fino alla convention di Filadelfia. «Gli americani vivono una situazione difficile, molto difficile, vogliono il vero cambiamento, non sempre la stessa cosa» ha dichiarato, poco dopo l’incontro, Sanders, annunciando l’intenzione di «continuare a spingere per una trasformazione radicale all’interno del partito» fino alla convention che si svolgerà a luglio. I suoi sostenitori — ha aggiunto Sanders — «vogliono la piattaforma più progressista mai approvata dal partito democratico». Clinton, dal canto suo, non ha rilasciato dichiarazioni ufficiali sull’incontro con il senatore del Vermont. Ieri si sono svolte le ultime primarie democratiche a Washington D.C., che hanno visto la vittoria, ancora una volta, dell’ex first lady. Nel distretto i repubblicani avevano già votato, nella forma di caucus, lo scorso 12 marzo. Uccisi otto maoisti in India NEW DELHI, 15. Almeno otto militanti maoisti, conosciuti in India anche come “naxaliti”, sono stati uccisi in uno scontro a fuoco con la polizia nello Stato centrale di Chhattisgarh. Lo scrive l’agenzia di stampa Ians. Citando un alto responsabile della polizia, l’agenzia aggiunge che molti altri militanti sono rimasti feriti, insieme ad almeno tre agenti, mentre è stato sequestrato un grande quantitativo di armi, proiettili ed esplosivi Il sovrintendente della polizia, Abhishek Meena, ha spiegato che lo scontro a fuoco, durato circa due ore e mezza, è avvenuto nel villaggio di Tetam, fra i distretti di Kondagaon e Narayanpur, quando un reparto delle forze di sicurezza ha affrontato un commando di almeno 50 maoisti. L’OSSERVATORE ROMANO pagina 4 giovedì 16 giugno 2016 Due scene tratte dalla seconda stagione della serie tv A Bosisio Parini un esempio di formazione universitaria Dove gli uomini da soli non arrivano di SERGIO MASSIRONI appuntamento è fissato nel primo pomeriggio, in un giorno di esami e di pioggia. Ambienti universitari silenziosi, immersi nel verde del parco in cui ha preso forma un sogno: La Nostra Famiglia. Siamo a Bosisio Parini, in provincia di Lecco, dove poco più di cinquant’anni fa l’arcivescovo Giovanni Battista Montini poneva la prima pietra di quello che sarebbe diventato un polo di riabilitazione, di ricerca e di cura tra i più avanzati d’Europa. «Il bene deve esser fatto bene e il primo bene sia la formazione di quelli che devono fare il bene», diceva il fondatore, beato Luigi Monza. Così, alla presa in carico di ogni genere di disabilità psicofisica dei bambini, fin dall’inizio si è accompagnata una grande scommessa educativa. Ne scrivo ora che in Parlamento la proposta di legge 2656, firmata da Vanna Iori, col proposito di disciplinare le professioni di educatore e pedagogista, mette a repentaglio il cuore della formazione universitaria che in mezzo secolo qui ha preso forma. Due donne mi attendono: Carla Andreotti, piccola apostola della carità, oggi direttore centrale del settore sviluppo e formazione e Maria Cristina Panzeri, docente e direttore delle attività professionalizzanti nel corso di laurea in educazione professionale dell’università di Milano, sede di Bosisio Parini. La conversazione inizia nei corridoi, dove gli ambienti stessi descrivono un equilibrio inconsueto tra rigore accademico e atmosfera domestica. Un modello che mai si sarebbe elaborato a tavolino: «La carità unita all’intelligenza produce genialità» osservava qui, nel 2013, il cardinale Scola. «Un’opera come questa è paradigma di come dev’essere una società civile e indica il compito di chi ci governa». Arrivano anche da lontano i novanta studenti di educazione professionale, il corso di laurea su cui concentriamo l’attenzione. A esso si affiancano quelli in terapia della neuropsicomotricità dell’età evolutiva e in logopedia, uno sportello lavoro, un centro di formazione professionale specializzato nella formazione degli operatori di servizi alla persona, oltre a corsi di istruzione superiore, master e specializzazioni postlaurea. «Soprattutto l’obbligo di frequenza e l’alto livello di motivazione creano fin dal primo anno — osserva Panzeri — un autentico percorso di gruppo, quel reciproco mettersi in gioco, tra colleghi e con i docenti, che fa la differenza rispetto ad altri contesti accademici». I numeri le danno ragione: abbandoni pari a zero, percentuali irrilevanti di fuori corso, ottime votazioni in uscita, prima occupazione nei giorni successivi alla laurea. «Provenienze ideali e biografiche diverse, non L’ tà di questo luogo in una miriade di Servizi educativi e socio-sanitari. «Molti assistenti degli attuali studenti, nelle sedi di tirocinio, provengono da qui: condividono l’impostazione e sono disponibili a intervenire nei corsi gratuitamente, arricchendo l’offerta formativa con la testimonianza di chi opera sul campo, in servizi solitamente difficili da incontrare in ambito universitario». A confronto con scienze dell’educazione, lo scarto fondamentale, a educazione professionale, è proprio nel collegamento col territorio: invece di duecento, millecentocinquanta ore di tirocinio per ogni studente, con rilettura guidata dell’esperienza in ampi spazi di coworking. «Più che un metodo, a contare però è uno stile, un approccio pieno di attenzione e di disponibilità, che sa attenersi a quanto prescrivono i regolamenti, ma anche andare oltre, senza misurare e calcolare tutto. Sono convinta che anche i corsi di laurea più orientati agli aspetti riabilitativi-sanitari beneficino di un contesto che mantiene una forte connotazione educativa. Ora temiamo che questo patrimonio venga svuotato dall’approvazione della legge Iori, che precluderebbe l’accesso ai servizi socio educativi per i nostri studenti, riservando quegli ambiti di lavoro ai soli laureati in scienze dell’educazione: noi offriamo ben più che una formazione per operatori del settore sanitario». In un Paese che ha visto nascere modelli educativi formidabili oggi va perdendosi la consapevolezza di un rigore interno Mentre dialoghiamo, l’occhio cade su una frase che pare sintetizzare il di più di cui Cristina sta parlando: «L’educazione è non distrarsi mai, se non per guardare ammirati qualcosa che ci era sempre sfuggito». Intuisco di trovarmi immerso in una realtà che la sensibilità femminile ha profondamente plasmato. Gli accenti sono nuovi, rispetto ai luoghi della mia formazione seminaristica: i numeri avrebbero consentito altrettanta familiarità, attenzione uno a uno, paziente personalizzazione dei percorsi. Ma gli uomini — i maschi — non procedono così: il beato Luigi Monza doveva averlo capito. Chiedo alle mie interlocutrici che cosa direbbero alla Chiesa, dal momento che ecclesiastici saranno gli occhi di molti lettori. Carla risponde che «si parla molto di educazione, ma le si conferisce limitata dignità scientifica. In un Paese che ha visto nascere modelli educativi formidabili, va perdendosi la consapevolezza di un rigore interno al fare educazione. Si deve parlare di ricerca anche nel campo delle scienze umane, seppure siano in gioco fattori non sempre e non facilmente oggettivabili e misurabili: la Chiesa può aiuNello spazio di tre anni tarci a mantenere il focus su questi aspetti essenziali». i nostri giovani ci regalano Cristina Panzeri, invece, va incredibili sorprese col pensiero agli oratori e alle molteplici proposte trasformazioni che lasciano i docenti educative che rendono popieni di stupore polare la Chiesa italiana. Provocatoriamente mi domanda: «Tutti possono fare di rado travagliate: spesso sono le fati- gli educatori? È importante che ognuche incontrate nella giovinezza, sia in no dia un contributo educativo, questo famiglia sia negli studi, a sospingere su va riconosciuto. Al contempo, però ocquesta strada. Così, l’accompagnamen- corre qualificare. Trovarsi bambini, rato di ogni studente è l’elemento di for- gazzi e adolescenti in parrocchia può za di una formazione che mira al pren- generare la fantasia che fu dei santi dersi cura professionalmente di altri. educatori, percorrendo nuove strade in Vediamo i nostri giovani crescere: nello cui professionalità e generosità si intespazio di tre anni ci regalano incredibili grino vicendevolmente, strutturando sorprese, trasformazioni che lasciano i nuovamente le comunità». Pare farle eco monsignor Franco Giulio Brambildocenti pieni di stupore». Carla Andreotti, a Bosisio dagli anni la, vescovo di Novara, che a Bosisio è Settanta, ricorda che proprio dall’ascol- di casa: «Il discorso escatologico di Luto degli studenti venne l’idea di allarga- ca ci racconta di uomini che agiscono re il modello dell’assistenza sociale a in modo individualistico e scollegato un profilo allora nuovo, quello tra loro, perché non più sorretti dalla dell’educatore. E aggiunge: «Se per pacatezza e dalla lungimiranza di condon Luigi Monza i più intimi erano le vincere gli altri ad agire insieme. La piccole apostole e chi era in discerni- condivisione deve, invece, essere l’unico mento della propria vocazione, quell’in- modo con cui guardare al futuro. Ci timità si è riversata in un ambiente uni- sono due modi per dar nome al domaversitario in cui non vengono erogati ni: uno è la parola futurum, l’altro è il soltanto apprendimenti, ma ci si incon- termine adventus. Il primo è il proluntra e insieme si sperimentano valori». gamento dei nostri sogni e delle nostre Cristina Panzeri descrive la fitta rete di azioni, mentre l’avvento è ciò che ci dicollaborazioni con chi, formatosi a La sponiamo ad accogliere e che ci viene Nostra Famiglia, oggi porta la positivi- incontro in modo sorprendente». Si è conclusa la seconda stagione della serie tv Gomorra monologo del male di ED OARD O ZACCAGNINI aglielo a dire, a Pietro Savastano, che dopo l’evasione non è libero per niente. Diversamente recluso, piuttosto, anche se le pareti tombali del 41 bis sono cadute, e i suoi occhi possono fissare nuovamente le vele di Scampia: il regno da riconquistare, lo spazio della sua ossessione. È tornato a dare ordini, don Pietro, ma non può catturare il ladro che gli abita dentro e che gli ruba la vita ogni minuto. Braccato dai nemici, la moglie ammazzata e un desolante fregarsi a vicenda con l’unico figlio. Alla faccia del potere. Cupo guarda fuori e pensa, Pietro Savastano, ma che si è giocato l’esistenza non gli viene in mente mai. Nemmeno quando, a impero appena ricomposto, un proiettile gli centra la testa e mette fine alla sua pena. Colpisce anche questo di Gomorra - La serie: che nessuno dei protagonisti si senta pesce di un acquario putrido, che nessuno si ribelli all’incubo della guerra perpetua, che nemmeno uno di loro si dichiari esausto di affondare i piedi nel sangue, nel ghetto umido, assurdo e buio, con la puzza della morte addosso. Quando Ciro l’immortale, quasi al tramonto della seconda stagione appena conclusa, racconta che i morti seminati lo vengono a cercare e non gli danno pace, ammettendo di non poter uccidere più, speri che un briciolo di umanità stia per riaffiorare in quella caduta senza fine che è Gomorra. Non è così. Il dolore lacerante per l’uccisione della figlia, nel finale dell’ultima puntata, non provoca in Ciro l’interruzione del ciclo di morte. Non sterza bruscamente direzione per donare finalmente un senso alla sua dannata esistenza, ma si vendica uccidendo. Animali feroci e tremanti costantemente da una tana all’altra, ecco chi sono i boss di Gomorra. Il mare di Napoli praticamente mai. Nemmeno la città. Solo i pianerottoli del loro mondo morto attraversati dal vociare lamentoso dei disgraziati che lì abitano. Solo le mura addobbate di kitsch, l’asfalto bruciato dalle loro ruote che schizzano e rimbalzano tra i plumbei alveari. Poi piscine vuote e grate, erbacce, sottopassi e parcheggi. Tutto che se ne cade. Costruzioni che furono qualcosa, poi solo contenitori per rifiuti V e nascondigli per prede. Desolazioni di un incontro rapido e nervoso. Gomorra, appunto, come definì quella terra don Peppino Diana, ucciso, per la sua voglia di bellezza, il 19 marzo del 1994. Pietro, Ciro, Salvatore, Jenny e tanti altri. Tutti inginocchiati all’infame legge del pìgliàmmoc tutt’ cos. Tutti bravissimi a moltiplicare soldi come a sbranarsi, distruggersi e distruggere, in un’accelerazione infernale che li trascina sempre più lontano dall’essere umani. Possono sacrificare chi amano pur di sfamare l’idolo; possono freddare un’adolescente innocente pur di raggiungere il loro folle scopo. Violenza spesso insopportabile, perché servita con realismo catturante. Rimangono fedeli alla potenza del libro di partenza pur senza portare addosso i nomi da questo pronunciati. Del testo di Saviano rimane l’attenzione ai meccanismi del sistema criminale camorra, l’armonia tra stile e contenuti, la relazione — anche se in percentuali diverse rispetto alla pagina scritta — tra romanzo e reportage. Abili Stefano Sollima, gli sceneggiatori e gli altri tre registi della seconda stagione — Francesca Comencini, Clau- dio Cupellini e Claudio Giovannesi — a individuare la giusta distanza dalla carta: fotografano la pianura violentata mentre imboccano il solco, sempre più grande, delle serie sul potere. I personaggi di Gomorra parlano in dialetto stretto, ma hanno muscoli per salpare dalla Campania e ricordarci quali bestie diventiamo quando il bene scompare. Tutte le volte, però, che questo atroce monologo del male prova a liberarsi dal suo potente paesaggio e a diventare astratto apologo sul potere criminale, il particolare reagisce e riporta a galla quella cultura e l’eco della cronaca: la strage degli africani che si ribellano al potere dei clan, la faida coi suoi morti innocenti, le canzoni neomelodiche e l’uso distorto che i malavitosi fanno di Dio, punteggiate dal continuo balenare del cemento di Scampia, risbattono di nuovo lo spettatore nel dolore di quel tormentato angolo d’Italia. Le sentinelle ululano che è «tutt’apposto» se non scorgono lampeggianti all’orizzonte: ecco altri piccoli, fondamentali ingranaggi della grande spartizione dello spaccio in quella terra, ecco i garzoni di una gigantesca bottega che sputa denaro e dolore a tonnellate, ecco altri dettagli del terribile racconto. Ogni volta che del ciclo della droga stai per dimenticarti e ti chiedi solo chi vincerà e chi perderà nella tragedia lugubre — senza fare il tifo per nessuno: troppo neri sono tutti per vedere in loro qualche chiaroscuro e tentare l’empatia — ti viene ricordato che i clan truccano le elezioni e ripuliscono i loro profitti a Roma, Milano e in giro per l’Europa. Le immagini come rubate da un telegiornale si alternano agli inseguimenti, alle sparatorie e a un altissimo numero di morti: scatta una rischiosa coabitazione tra realismo e spettacolarizzazione, che però sa trasformarsi in una dialettica nella quale la realtà vitalizza la finzione e la potenza del linguaggio contribuisce a una efficace restituzione del reale. Nella disumanità dei duelli si inseriscono timidamente le vittime di Gomorra: qualche disgrazia- Del testo di Saviano rimane l’attenzione ai meccanismi del sistema criminale con l’armonia tra stile e contenuti E la relazione tra romanzo e reportage anche se in proporzioni diverse to si accolla un omicidio per dare da mangiare ai propri figli; un sedicenne vede nella criminalità organizzata l’unica strada possibile e un sacerdote, durante il funerale del ragazzo, urla che in quei quartieri dormitorio è difficilissimo far crescere nel bene i talenti dei figli. L’accusa del celebrante velocemente si inabissa, il suo grido diviene fioco come il coro del bene in Gomorra. È un’assenza che simboleggia la fragilità della maggioranza nella difficile realtà narrata, la difficoltà dei molti che ogni giorno subiscono un male la cui percentuale di finzione è pari a zero. Borges e il ragazzino Claudio Pérez Míguez e Jorge Luis Borges (1982) Aveva solo quindici anni Claudio Pérez Míguez quando riuscì a intervistare Jorge Luis Borges. Era il 1982 e lo studente argentino, che oggi a Madrid coordina il Centro de Arte Moderna e dirige il Centro Editores, fece l’intervista come un esercizio scolastico, incontrando il 29 luglio il grande scrittore, che non esitò a riceverlo nella sua casa di calle Maipú 994 insieme ad altri compagni. Rimasta inedita, l’intervista è uscita parzialmente su «El País» del 15 giugno, trent’anni dopo la morte di Borges, e si può leggere per intero sul sito del quotidiano madrileno. Lo scrittore iniziò a parlare con il ragazzino — e quello fu il primo di diversi altri incontri — ricordando la madre, cattolica, e la nonna inglese, «di tradizione protestante», che «sapeva a memoria la Bibbia», e il padre agnostico: «ci intendevamo tutti molto bene, questo mai ha causato una discordia». Alla domanda sulla sua vocazione letteraria Borges rispose di non ricordare «un tempo senza leggere né scrivere. Io sempre leggevo e scrivevo», seguendo la raccomandazione paterna di leggere solo quello che lo interessasse e di scrivere solo «quando avessi la necessità di farlo», senza fretta di pubblicare, «dato che pubblicare non fa necessariamente parte del destino di uno scrittore». E bisogna lasciare che i temi lo cerchino e lo trovino, «altrimenti vengono fuori libri fabbricati». E «se io dovessi definirmi direi uno scrittore, anche se forse sarebbe meglio dire un lettore, dato che credo di essere piuttosto lettore che scrittore». Lo studente chiese poi a Borges se i giovani dovessero interessarsi di politica: «Non so. La politica non mi ha mai interessato. Mi interessa di più l’etica. Credo che se ognuno si comporta eticamente questo può avere un effetto politico molto grande». (g.m.v.) L’OSSERVATORE ROMANO giovedì 16 giugno 2016 pagina 5 Conversazioni laiche sulla «Laudato si’» a un anno dalla pubblicazione di WIM WENDERS entre leggo l’enciclica Laudato si’ sono pienamente consapevole che si tratta di uno dei documenti più importanti di questo XXI secolo ancora giovane, sia a causa del suo autore, Papa Francesco, sia per il tema: l’insopportabile sofferenza del pianeta. Mi coinvolge nel profondo, tanto che non riesco a interrompere la lettura. E poi mi rendo conto che ciò che mi colpisce, ciò che mi tocca di più in questo testo è il tono! Il modo in cui penetra con dolcezza nella mia mente trascinandomi pian piano... Non è come leggere un testo teorico o pedagogico, somiglia molto più a una lettera personale, che mi è stata indirizzata da un amico intimo (e molto competente). Vado M Una lettera personale avanti a leggere e riesco quasi a sentire la voce pacata dell’autore, una voce che non ha niente di pedante, lontanissima dal tono di chi tiene una conferenza, piuttosto la voce di qualcuno che parla come se stesse pensando a voce alta, la voce gentile di chi vuol condividere con me i suoi pensieri. Continuo a dimenticare che è il Papa a parlare (o meglio a scrivere)... A volte l’autore scende su un terreno familiare, senza mai pretendere di sapere più di quello che già sappiamo, ma lo fa con tale passione e convinzione che il semplice flusso dei pensieri, la Traghettatore verso i lidi del cinema moderno complessità e la determinazione del ragionamento sono trascinanti e ci uniscono in un’unica convinzione: ora o mai più! Il danno arrecato alla Terra è un danno fatto a noi stessi. È a noi stessi che stiamo facendo del male, nel lungo periodo. (E anche nel breve). Sì, è il tono del messaggio a renderlo così potente e convincente, ben al di là di qualsiasi saggio o tesi sull’argomento. Non è che quando finisci di leggere l’enciclica ne saprai necessariamente più di prima. Non è un testo ricco di nuovi dati e intuizioni sorprendenti, eppure, da quella lettura esci arricchito e in realtà sai di più. Con molte cose di cui prima eri consapevole ora hai un rapporto diverso: d’ora in poi apparterranno alla tua vita in senso profondamente esistenziale. Sei più convinto che mai, perché l’anima stessa ha inteso che proteggere il pianeta è una delle questioni più scottanti del nostro tempo. Spesso le questioni ambientali che in certi momenti ci appaiono importantissime e urgenti, vengono relegate in secondo piano dalla routine e dalle emergenze della quotidianità. Questa volta è diverso. Papa Francesco ha soprattutto messo in chiaro una cosa, a voi, a noi, a me: la sofferenza dei poveri non può essere disgiunta e considerata una questione separata dalla sofferen- za del pianeta. Le due cose si appartengono e devono essere risolte insieme! Invece generalmente sono considerate questioni separate. Le organizzazioni che le combattono sono impegnate sull’uno o sull’altro fronte. Non così Papa Francesco e la fede che rappresenta. Quindi non è solo il tono di questo libro a porlo al di sopra di qualsiasi messaggio politico. È anche la fonte da cui proviene. Il titolo stesso, Laudato si’, ci ricorda il motivo per cui Jorge Mario Bergoglio ha scelto il nome di san Francesco e perché scrive tutto questo rivolgendosi a noi come “Francesco”. Nella lunga storia tra l’umanità e la natura quest’uomo, questo santo, con la sua vita e le sue convinzioni occupa indiscutibilmente una pagina a sé. È stato il primo a identificare la propria vita con quella di ogni altro essere vivente sul pianeta, e la sua compassione per i poveri non conosceva limiti. Questa enciclica è scritta nel suo spirito da un altro uomo di Dio pieno di amore e compassione e saggezza, che ha assunto il nome di Francesco come un segno, un’indicazione della sua missione: la riconciliazione della fede cristiana con la realtà contemporanea e le sue questioni più scottanti: da un lato la lotta alla povertà, dall’altro quella contro l’abuso dei preziosi tesori del pianeta: la sua acqua, la sua aria, le sue piante, i suoi animali, le sue risorse. I nostri principi cristiani, (non c’è certo bisogno di insistere su questo punto, è talmente ovvio ed evidente) non sono solo compatibili, ma identici con la compassione per i poveri e per il pianeta! Siamo i custodi dei nostri fratelli e abbiamo il compito di aver cura della natura, degli animali e della vita sulla Terra, non di sfruttarli. Per una volta, in questa enciclica, la fede non è qualcosa che porta i cristiani a trascendere in qualche modo il mondo e lasciarselo alle spalle, ma qualcosa La fede non è qualcosa che porta i cristiani a trascendere la realtà e a lasciarsela alle spalle Ma qualcosa che conduce dritto nel mondo spingendo ad abbracciarlo e a difenderlo che conduce dritto nel mondo, spingendo ad abbracciarlo e a difenderlo. E per una volta, sei impaziente di condividere un testo di Chiesa con persone che non sono credenti o che pregano un altro Dio. Dopotutto viviamo sullo stesso pianeta, siamo fratelli gli uni agli altri, e sì, anche i diversi nomi di Dio, nello spirito di compassione e di amore che emana da questo testo, non possono che essere un ulteriore motivo per rispettare l’altro e aver cura di ciò che è stato in dono a tutti noi: il pianeta Terra. Rivoluzione copernicana di PASQUALE CHESSA Wim Wenders Quello di Wim Wenders è stato uno dei nomi che hanno cercato di traghettare il cinema d’autore tedesco ed europeo verso i difficili lidi del cinema moderno, e della sua ricompattata impostazione industriale e commerciale. Già nei suoi primi film, il semi-dilettantesco Estate in città (1970) e la produzione più professionale Prima del calcio di rigore (1972), Wenders comincia a mettere a fuoco alcuni dei suoi temi e stilemi tecnico-narrativi preferiti: il viaggio erratico, l’incomunicabilità, l’afasia, la perdita dell’io a contatto con una fenomenologia e un oggettivismo imperscrutabili, il conseguente rifiuto, o meglio la sistematica negazione, di un percorso narrativo convenzionale, la decostruzione di schemi assimilabili al cinema di genere, infine l’altrettanto conseguente allergia per un montaggio che in qualsiasi modo possa dimostrare, determinare, spiegare quella realtà oggettiva. L’uso frequente di riprese lunghissime sarà dunque suggerito più da un senso di abbandono che da una reale necessità espressiva. Un’opera matura e pienamente convincente è in questo senso Alice nelle città (1974), mentre con Falso movimento (1975) già si affaccia la tentazione del manierismo, che subito dopo però viene sublimato in una poetica sulla fine del cinema — oltre che della Germania dei padri — in Nel corso del tempo (1976). La fama arriva con L’amico americano (1977) ma non corrode la sua poetica. Anzi, l’irruzione delle altre culture, in particolare quella americana, il fascino pericoloso per la musica e per l’estetica di massa, l’origine non del tutto tradita di un giallo-thriller firmato da Patricia Highsmith, arricchiscono i suoi temi prediletti e depurano il suo cinema dalle tentazioni del cinema d’autore un po’ fine a se stesso. Dopo Lo stato delle cose (1982), altra riflessione sulla fine del cinema, con Paris, Texas (1984) torna il ripiegamento manierista, Wenders rifà se stesso celebrando il sottogenere che l’ha reso famoso, il road movie esistenziale. Mentre il dittico Il cielo sopra Berlino (1987) e Così lontano così vicino! (1993) alterna poesia e poetismo diventando croce e delizia della critica di quegli anni. E lo stesso discorso vale per la fantascienza di Fino alla fine del mondo (1991). Meno pretenziosi ma più riusciti sono Lisbon story (1994) e Non bussare alla mia porta (2005), ulteriori riflessioni sui temi del viaggio e della fine del cinema. (emilio ranzato) Durante la presentazione a Villa Necchi, a Milano, il 14 giugno, la disamina di Giulio Giorello dei testi raccolti nel libro del Fai Laudato si’. Conversazioni sull’Enciclica di Papa Francesco 2015/2016 (Arcidosso, Effigi, 2016, pagine 126) a cura di Pasquale Chessa, testi di Wim Wenders, Marco Vitale, Andrea Carandini, Giulia Maria Crespi, Lucetta Scaraffia, Gad Lerner, Giancarlo Bosetti, Salvatore Veca, Michel Salvati, Michelangelo Pistoletto, è partita dall’idea che la crisi ambientale coinvolge il mondo intero, ma soprattutto la parte più fragile dell’umanità che nel degrado ambientale trova la sua definitiva condanna esistenziale. L’enciclica rappresenta quindi il punto più avanzato della Chiesa di Papa Bergoglio. Una vera rivoluzione copernicana. Con Giorello hanno dialogato molti degli autori presenti. Nel suo intervento, il presidente onorario del Fai, Giulia Maria Crespi, ha seguito il ragionamento di partenza — «se la casa comune veramente crollasse, per primi i diseredati ci andrebbero di mezzo» — arri- vando infine a paragonare la rivoluzione ideale di Papa Bergoglio e i suoi effetti sul pensiero del mondo intero alla svolta impressa alla storia del cristianesimo da san Paolo a Tarso. Più radicale l’intervento dell’archeologo Andrea Carandini, presidente del Fai, che ha individuato nell’affermazione sulla terra dell’homo sapiens l’agente più potente della distruzione del mondo a partire dalla sua comparsa in Africa 150.ooo anni fa. «Questa colonizzazione comporta estinzioni di massa dopo che la natura era rimasta indisturbata per 30 milioni di anni» ha sottolineato. La conclusione di Carandini segue la vocazione umanistica dell’enciclica: «Il sapiens saprà elaborare, a livello planetario, un progetto antropologico generoso e intelligente, riuscirà a reinventarsi una vita possibile su questa terra, facendo leva su pensiero e cuore?» Per il giornalista e saggista Gad Lerner, l’enciclica va letta dai «margini» del mondo: «Nella radice del suo messaggio si riconosce l’ansia in cui versa il pianeta espressa con parole “sovversive”, soprattutto quando esorta a non far dipen- dere le scelte della politica dall’economica». Per il politologo Michele Salvati, direttore di «il Mulino», «è cruciale la natura antidogmatica dell’enciclica, non solo verso il dogma delle religioni, ma verso quei dogmi imposti al mondo dalla “nuova religione Con le parole dell’arte di MICHELANGELO PISTOLETTO enso che una morale umana vada trovata al di là delle religioni, ancor sempre causa di guerre e di stragi, in quanto partecipi a ogni forma di potere. Il mio disegno di trasformazione responsabile della società nasce dall’arte, cioè dall’assunzione di una responsabilità pari alla massima libertà finalmente acquisita dall’artista nel nostro tempo. Le parole di Papa Francesco coincidono con il disegno dell’arte là dove superano le barriere poste dal dogma religioso e contribuiscono alla formazione di una grande opera comune: una società in cui il termine “umano” ha per tutti lo stesso significato. Riporto un paragrafo dell’enciclica di Papa Francesco che mi pare essenziale P Michelangelo Pistoletto, «Il Terzo Paradiso» alle Terme di Caracalla nell’intero componimento: «Si tende a credere che “ogni acquisto di potenza sia semplicemente progresso, accrescimento di sicurezza, di utilità, di benessere, di forza vitale, di pienezza di valori”, come se la realtà, il bene e la verità sbocciassero spontaneamente dal potere stesso della tecnologia e dell’economia. Il fatto è che “l’uomo moderno non è stato educato al retto uso della potenza”, perché l’immensa crescita tecnologica non è stata accompagnata da uno sviluppo dell’essere umano per quanto riguarda la responsabilità, i valori e la coscienza. Ogni epoca tende a sviluppare una scarsa autocoscienza dei propri limiti. Per tale motivo è possibile che oggi l’umanità non avverta la serietà delle sfide che le si presentano, e “la possibilità dell’uomo di usare male della sua potenza è in continuo aumento” quando “non esistono norme di libertà, ma solo pretese necessità di utilità e di sicurezza”. L’essere umano non è pienamente autonomo. La sua libertà si ammala quando si consegna alle forze cieche dell’inconscio, dei bisogni immediati, dell’egoismo, della violenza brutale. In tal senso, è nudo ed esposto di fronte al suo stesso potere che continua a crescere, senza avere gli strumenti per controllarlo. Può disporre di meccanismi superficiali, ma possiamo affermare che gli mancano un’etica adeguatamente solida, una cultura e una spiritualità che realmente gli diano un limite e lo contengano entro un lucido dominio di sé. In tal senso, è nudo ed esposto di fronte al suo stesso potere che continua a crescere, senza avere gli strumenti per controllarlo» (n. 105). secolare” del capitalismo universale». Secondo Giancarlo Bosetti direttore di «Reset» , «la voce della fede e della religione attraverso le parole del Papa era attesa non solo dai credenti ma anche dall’intera comunità scientifica e nel mondo laico per una ragione molto importante: l’evidenza delle scienze non basta più a far cambiare rotta alla politica e all’economia». La gravità della crisi ambientale conclamata e certificata — ha quindi evidenziato — «non riesce a cambiare i comportamenti umani individuali e collettivi, gli stili di vita dei cittadini e le scelte dei governanti. Una prospettiva nuova per la scienza e la religione, una vera e propria santa alleanza si impone per salvare il mondo». La presentazione del libro del Fai è cominciata con la lettura di alcuni brani dell’enciclica, soprattutto quelli centrati sull’ispirazione francescana delle parole del Papa a cui sono seguiti una lettura di alcuni brani del saggio in forma di poema che ha aperto il libro firmato dal regista e fotografo Wim Wenders, intitolato Doni di Dio. Il cerchio si è chiuso con l’intervento finale di un artista come Michelangelo Pistoletto, autore di un’opera chiamata Terzo paradiso: «La parole di Papa Francesco parlano il linguaggio dell’arte». L’OSSERVATORE ROMANO pagina 6 giovedì 16 giugno 2016 Presentato a Bruxelles un documento della Comece Tre pilastri per la pace BRUXELLES, 15. Il primo compito di un’autentica politica di pace europea deve consistere nella prevenzione e nella trasformazione dei conflitti violenti con gli strumenti della giustizia, senza trascurare la dimensione del progetto di integrazione europea in materia di sicurezza e di difesa comuni. Parallelamente agli sforzi da compiere per creare le condizioni di un disarmo anche nucleare in Europa e nel mondo. È questo l’orientamento di fondo del documento: “Promuovere la pace nel mondo, vocazione dell’Europa”, che i vescovi della Commissione delle conferenze episcopali della Comunità europea (Comece) hanno presentato martedì a Bruxelles «per aiutare i politici nell’elaborazione delle raccomandazioni finali in materia di pace e di sicurezza» che sono all’ordine del giorno del Consiglio europeo di fine giugno. La nuova strategia glo- bale in materia di politica estera e sicurezza non potrà prescindere dal fatto che l’Unione europea è un progetto di pace: per «essere all’altezza della sua vocazione — sostengono i presuli — essa deve rafforzare i legami tra strumenti di politica interna ed estera e raggiungere maggiore coerenza e omogeneità, coordinando orientamenti politici e risorse economiche». Secondo i vescovi della Comece «la politica europea deve prevenire e consolidare la pace trasformando i germi di un conflitto potenzialmente violento in un confronto sostenibile», evitando il ricorso alla forza. Nel caso del fondamentalismo, è necessario «tagliare i flussi finanziari internazionali destinati a fini terroristici», migliorare informazione e cooperazione tra i 28 membri e i Paesi terzi, «affrontare le radici sociali, politiche e religiose della ra- dicalizzazione, soprattutto tra i giovani», sostenere il ruolo dei capi religiosi. Questo è il primo pilastro che dovrà reggere la strategia dell’Ue per la sicurezza e la difesa. Poi c’è la giustizia: ogni aspetto della crisi mondiale deve essere tenuto in conto e «sviluppo umano, socioeconomico e ambientale devono essere promossi in quanto vettori indispensabili della pace». Terzo pilastro, la sicurezza: i presuli si esprimono per un saggio «approfondimento della dimensione della difesa e della sicurezza comuni» propria del progetto europeo, rispetto alla quale gli Stati dovranno essere lasciati liberi di aderire o meno; qualsiasi «intensificazione della cooperazione europea» in questo ambito dovrà rispettare il diritto internazionale e le sue istituzioni e «non dovrà alimentare una dinamica dell’armamento». Sussidio giubilare sul dialogo tra le religioni Sulla via della misericordia Il tema della misericordia, al centro del giubileo, rappresenta anche la via maestra per favorire il dialogo e superare le difficoltà nei rapporti tra le religioni. È questo il motivo ispiratore di Celebrare la misericordia con i credenti di altre religioni, breve sussidio a cura del Pontificio Consiglio per il dialogo interreligioso che intende essere un contributo a vivere il giubileo secondo le indicazioni contenute in Misericordiae vultus. Nella bolla d’indizione dell’anno santo straordinario Papa Francesco ha sottolineato appunto anche la straordinaria capacità catalizzatrice della misericordia vissuta sia nel rapporto con le altre religioni monoteiste, ebraismo e islam, che con le altre tradizioni religiose per favorirne l’incontro, il dialogo, la mutua comprensione e così eliminare ogni forma di chiusura, disprezzo, violenza e discriminazione. «Abbiamo voluto fare nostro questo invito di Papa Francesco a incontrare le varie tradizioni religiose per proseguire, proprio sul tema della misericordia, la via del dialogo e del superamento delle difficoltà che sono, purtroppo, presenti e ben note a noi tutti», scrive nella presentazione il cardinale presidente del Pontificio Consiglio per il dialogo interreligioso, Jean-Louis Tauran, il quale sottolinea come «il desiderio che ci anima è quello di vivere quest’anno di grazia con i nostri fratelli e le nostre sorelle di varie religioni». Il tema della misericordia di Dio è infatti ben presente nella spiritualità di numerose altre tradizioni religiose e ciò, sottolinea il porporato, «ci dà la possibilità di condividere sia momenti di spiritualità e di scambio interreligioso che opere concrete di carità nei confronti dei più bisognosi». Appena pubblicato dalla Libreria Editrice Vaticana, in italiano e in inglese, il sussidio è anche reperibile sul sito del dicastero vaticano (www.pcinterreligious.org). Frutto della collaborazione interreligiosa — alla sua redazione hanno contribuito esperti di diverse fedi — il testo è destinato principalmente alle conferenze episcopali, e attraverso di esse a tutto il mondo cattolico. Ma, annota Tauran, «saremo ovviamente lieti se potesse rivelarsi utile e interessante anche per i credenti di altre religioni». Nel sussidio, attraverso anche la citazione di brani tratti dai testi ritenuti sacri nelle diverse fedi, trova spazio, in particolare, un’ampia panoramica del tema della misericordia nelle diverse tradizioni religiose. Un modo, sottolinea il cardinale Tauran, per «gettare uno sguardo sulla grande ricchezza della spiritualità umana». E un invito «a non innalzare muri ma a uscire dalle proprie case per entrare in quelle dei vicini di altre religioni e percorrere insieme a loro un cammino sulla via della misericordia». Nella speranza che il dialogo «possa fondarsi sul rispetto reciproco» e su «vincoli di amicizia onesta e sincera». Comunicato dell’ufficio stampa del Santo e grande concilio Confermato l’arrivo a Creta del patriarca ecumenico Bartolomeo CHANIA, 15. «La Chiesa ortodossa nel mondo sta per fare a Creta un passo storico verso l’unità»: è quanto afferma un comunicato diffuso dall’ufficio stampa del Santo e grande concilio, nel quale si rende noto che il patriarca ecumenico Bartolomeo «arriverà su questa’isola della Grecia alle ore 13 del 15 giugno, dove si terrà il Santo e grande concilio della Chiesa ortodossa, il primo incontro di questo tipo dei responsabili delle Chiese ortodosse da circa mille anni». Altri rappresentanti delle Chiese ortodosse autocefale arriveranno il 16 giugno. I punti all’ordine del giorno «sono stati preparati, in più di cinquant’anni, dalle commissioni interortodosse preparatorie e dalle conferenze panortodosse preconciliari». In preparazione del concilio — si ricorda nella nota — il patriarca ecumenico Bartolomeo «ha convocato la sinassi dei primati delle Chiese ortodosse autocefale nel Centro del patriarcato ecumenico a Chambésy (Ginevra) dal 21 al 28 gennaio 2016. Ugualmente, una piccola sinassi dei primati è prevista per il 17 giugno». A Jakarta corso di formazione al dialogo interreligioso Nelle parrocchie della capitale indonesiana Coraggio e pazienza Tempo di conversione ecologica «Coraggio e pazienza»: sono state queste le parole-chiave del corso residenziale di formazione al dialogo interreligioso in prospettiva ecumenica, dedicato ai giovani, svoltosi a Jakarta, in Indonesia, dal 29 maggio all’11 giugno. Il corso — promosso dal Consiglio ecumenico delle Chiese in collaborazione con il Jakarta Theological Seminary e la Communion of Christian Churches in Asia — ha rappresentato la terza tappa del cammino di formazione del programma (Youth in Asia Training Programme for Religious Amity) con il quale il Consiglio ecumenico delle Chiese si propone di offrire a giovani cristiani in Asia Primato di una tipografia in Cina In ventotto anni 150 milioni di copie della Bibbia NANCHINO, 14. Centocinquanta milioni di copie: è il primato che, alla fine del mese di giugno, raggiungerà la Amity Printing Company (Apc) con sede a Nanchino, capoluogo della provincia dello Jiangsu, in Cina. Esiste dal 1988 e da allora, gradualmente, è diventata la più grande tipografia di bibbie esistente al mondo. Dal suo primo giorno di attività — riferisce «Il sismografo» — la Apc ha stampato e messo in circolazione ogni anno una media di oltre 5.350.000 copie della Bibbia. Qiu Zhonghui, presidente della società, sul sito in rete della tipografia racconta che le richieste di stampa fra il 2003 e il 2015 hanno registrato un impressionante aumento. Le bibbie (in novanta lingue, incluso il braille) si esportano in almeno settanta Paesi del mondo. strumenti per il dialogo interreligioso a partire dalla condivisione di esperienze concrete. Si tratta di pensare insieme come vivere il «pellegrinaggio di giustizia e di pace», secondo le indicazioni emerse nella decima assemblea generale, tenutasi a Busan nel novembre 2013. Fin dalla prima edizione, nel 2014, il corso, che è rivolto a giovani leader delle comunità cristiane, prevede approfondimenti tematici sulle religioni, conoscenza di esperienze quotidiane di dialogo, incontro con testimoni del dialogo e momenti di preghiera. In tal modo si vuole dare ai partecipanti un’idea della molteplicità di contenuti e di forme del dialogo interreligioso all’interno di un orizzonte ecumenico, cioè del comune impegno dei cristiani nella costruzione di un confronto con le altre religioni con il quale condannare la violenza e vivere la pace. Quest’anno a Jakarta i partecipanti, provenienti da quattordici Paesi asiatici, hanno approfondito il tema «Religione e spazio pubblico», scelto nella convinzione che la comprensione di questo rapporto e i tentativi di una sua definizione alla luce del Vangelo e del cammino ecumenico rappresentino una sfida quanto mai attuale per i cristiani del ventunesimo secolo. Questa sfida appare fondamentale in Asia, dove in tante nazioni i cristiani sono una minoranza circoscritta, spesso vista come qualcosa di “occidentale”, alla quale viene contestata la stessa esistenza, come hanno ricordato alcuni partecipanti. La prima parte del corso è stata dedicata a un approfondimento dello stato del dialogo ecumenico e delle questioni aperte in quello interreligioso in Asia, con una serie di interventi di studiosi dell’islam, del buddismo, dell’induismo e del cristia- nesimo. Particolarmente interessante è stata la riflessione di Henriette Hutabarat Lebang, a lungo segretaria generale della Christian Conference of Asia, che ha raccontato l’esperienza ecumenica in Indonesia, soffermandosi anche sul dialogo con i musulmani e sui rapporti con lo Stato indonesiano. Nella seconda parte si è privilegiata la dimensione della condivisione delle esperienze, dalle quali partire per la definizione di progetti con i quali manifestare l’impegno condiviso dei cristiani a essere «messaggeri di pace e agenti di speranza nel mondo di oggi», come ha detto Olav Fykse Tveit, segretario generale del Consiglio ecumenico delle Chiese, nel video-messaggio indirizzato ai partecipanti del corso. Tveit ha voluto ricordare quanto il World Council of Churches consideri importanti questi percorsi di formazione, dal momento che è fondamentale per il cammino ecumenico aiutare ad ampliare le prospettive di un’azione comune tra i cristiani. In tal modo questi ultimi possono testimoniare la ricerca quotidiana dell’unità visibile della Chiesa. Di fronte alle sfide che i cristiani in Asia devono affrontare per un ulteriore sviluppo del dialogo ecumenico e interreligioso, a Jakarta si è sottolineato con particolare forza che i cristiani devono avere il «coraggio» di vincere la paura dell’incontro con l’altro, tanto più quando appartiene a un’altra religione; nella costruzione di un dialogo si deve poi sempre aver presente che è necessario coltivare la «pazienza» per superare memorie di silenzi e di pregiudizi, che tanto pesano ancora nella creazione di una società nella quale i cristiani insieme sappiano promuovere la giustizia e la pace. (riccardo burigana) JAKARTA, 14. Si chiama “Silih Ekologis”, ovvero pentimento ecologico, ed è il progetto lanciato recentemente dall’arcidiocesi di Jakarta in occasione della Giornata mondiale per l’ambiente che si è tenuta il 5 giugno scorso. In quasi settanta parrocchie della capitale indonesiana sono state e verranno organizzate attività green indirizzate soprattutto ai più giovani. Nella convinzione che la vittoria nella sfida ecologica passi in particolare dall’educazione delle giovani generazioni, che per prime sono chiamate a imparare ad amare la natura e a rispettarla. È ormai da diverso tempo, e con maggiore intensità soprattutto sulla spinta dell’enciclica Laudato si’ di Papa Francesco, che la Chiesa in Indonesia si dimostra molto attiva nella cura del creato e dunque nel contrasto dell’inquinamento e della deforestazione, una delle più insidiose emergenze del Paese. Basti pensare che in 15 anni sono scomparsi 10 milioni di acri di boschi. In questa prospettiva, nelle scorse settimane l’arcivescovo di Jakarta, Ignatius Suharyo Hardjoatmodjo, ha scritto una lettera pastorale, dal titolo Proteggere la madre terra, il grembo della vita, in cui ha invocato una «conversione per l’ambiente», suggerendo, tra le altre cose, di ridurre al minimo l’utilizzo della plastica. Per la realizzazione del progetto “Silih Ekologis” l’arcidiocesi può contare anche sul sostegno di imprenditori e professionisti locali, che si sono messi a disposizione per cooperare con i fedeli. In questo ambito, è stato annunciato, verranno utilizzati dei terreni molto ampi ma attual- mente abbandonati, in cui bambini e giovani verranno educati al rispetto e alla cura del creato anche attraverso la messa a dimora di nuovi alberi. Uno strumento importante per contrastare l’inquinamento da carbone fossile che sta soffocando la metropoli indonesiana. Il progetto trae ispirazione, hanno spiegato gli organizzatori, dall’iniziativa ecologica promossa nel 2007 da Papa Benedetto XVI, che prevedeva la piantumazione di 125.000 alberi in Ungheria. Le condizioni dell’ecosistema indonesiano sono molto preoccupanti. Eccessivo inquinamento e disboscamento senza freni hanno messo a dura prova le foreste tropicali dell’arcipelago, soprattutto nelle aree di Sumatra, Kalimantan e Papua. Un fenomeno cominciato a partire dal 2000 e dovuto, in gran parte, al tentativo di far posto alle più redditizie piantagioni di palma da olio. † Nel pomeriggio di martedì 14 giugno u.s. il Signore ha chiamato a sé Monsignor LORENZO MINUTI Canonico Vaticano Sua Eminenza Reverendissima il Signor Card. Angelo Comastri, Arciprete della Basilica Papale Vaticana, e i Capitolari di San Pietro, mentre danno l’annuncio della sua scomparsa e ricordano con edificazione il Confratello, innalzano al Signore preghiere di suffragio. Il Rito Esequiale avrà luogo giovedì 16 giugno p.v., alle 10.00, all’Altare della Cattedra, nella Basilica Papale Vaticana. L’OSSERVATORE ROMANO giovedì 16 giugno 2016 pagina 7 La lettera «Iuvenescit ecclesia» per un rinnovato annuncio del Vangelo Apertura al mondo di MAURIZIO GRONCHI Con la lettera Iuvenescit ecclesia sulla relazione tra doni gerarchici e carismatici per la vita e la missione della Chiesa, la Congregazione per la dottrina della fede si propone di offrire ai vescovi alcuni motivi per un rinnovato annuncio del Vangelo nel mondo di oggi. In un contesto europeo che si va progressivamente disgregando — «di un’Europa stanca e invecchiata, non fertile e vitale» ha detto il Papa lo scorso 6 maggio — la Chiesa avverte l’urgenza di lasciarsi ringiovanire dai doni che lo Spirito Santo continua a spargere nei cuori dei fedeli. Se la Chiesa ritrova la freschezza del Vangelo tutta la famiglia umana viene rivitalizzata. In questa prospettiva occorre leggere la riflessione teologica ed ecclesiologica del documento, il cui oggetto principale sono le aggregazioni di fedeli, i movimenti ecclesiali e le nuove comunità: per «favorire una feconda ed ordinata partecipazione delle nuove aggregazioni alla comunione e alla missione della Chiesa» (n. 3). Come dunque si relazionano gli aspetti istituzionali con quelli carismatici della vita cristiana, in una Chiesa non ripiegata su se stessa, ma aperta al mondo? A questa domanda vuol rispondere il testo, che si articola in cinque capitoli, con un’introduzione e una conclusione, per un totale di 24 numeri. La ricognizione biblica, innanzi tutto, chiarisce con precisione e profondità la natura dei carismi secondo il Nuovo testamento, quindi, nel secondo capitolo, la relazione tra doni gerarchici e carismatici nel magistero recente è opportunamente incentrata sul principio di “coessenzialità”, al di là di ogni contrapposizione e giustapposizione. Il fondamento teologico di tale relazione, nell’orizzonte trinitario e cristologico, vie- Una missione di Cor unum toccherà anche la Colombia Papa Francesco per le popolazioni terremotate dell’Ecuador Giungerà attraverso le mani del sottosegretario del Pontificio consiglio Cor unum, monsignor Segundo Tejado Muñoz, un concreto segno di vicinanza di Papa Francesco alle popolazioni dell’Ecuador colpite lo scorso aprile da un devastante terremoto. Dal 16 al 21 giugno, infatti, il prelato visiterà le diocesi nelle quali il sisma, con un’intensità di 7,8 gradi della scala Richter, causò quasi seicento morti e diverse migliaia di feriti. Secondo l’ufficio Onu per gli Affari umanitari, nella zona che si trova a meno di 200 chilometri dalla capitale Quito, si sono contati oltre 21.000 sfollati bisognosi di un riparo immediato e 150.000 bambini direttamente colpiti dalla tragedia. Nei giorni immediatamente successivi alla calamità, Cor unum aveva già inviato un primo aiuto di emergenza. Con questa missione l’opera di aiuto trova continuità con la possibilità di valutare, assieme al nunzio e alla Chiesa locale, eventuali interventi a nome della Santa Sede a sostegno della ricostruzione di case, scuole ed edifici. Le necessità sono innumerevoli: dati del Governo evidenziano, infatti, come gli edifici distrutti o danneggiati superino le 1.500 unità, mentre numerose città hanno ancora problemi con la fornitura di energia elettrica, acqua potabile e servizi igienico-sanitari di base. In questa situazione, Alexander Sadoyan, «Pentecoste» In ragione del dinamismo costitutivo della Chiesa — mistero divino e soggetto storico, dotata di elementi permanenti e variabili — è necessario custodire il prezioso apporto della peculiarità carismatica delle singole aggregazioni ecclesiali senza mortificarne la novità e, al tempo stesso, favorirne l’inserimento nella Chiesa universale e particolare, evitando ogni eventuale improprio parallelismo (cfr. n. 23). Come già indicava Papa Francesco nella sua prima esortazione apostolica, «un chiaro segno dell’autenticità di un carisma è la sua ecclesialità, la sua capacità di integrarsi armonicamente nella vita del Popolo santo di Dio per il bene di tutti. Un’autentica novità suscitata dallo Spirito non ha bisogno di gettare ombre sopra altre spiritualità e doni per affermare se stessa. Quanto più un carisma volgerà il suo sguardo al cuore del Vangelo, tanto più il suo esercizio sarà ecclesiale. È nella comunione, anche se costa fatica, che un carisma si rivela autenticamente e misteriosamente fecondo. Se vive questa sfida, la Chiesa può essere un modello per la pace nel mondo» (Evangelii gaudium, 130). Gruppi di fedeli in piazza San Pietro All’udienza generale di mercoledì 15 giugno, in piazza San Pietro, erano presenti i seguenti gruppi: Dall’Italia: Pellegrinaggio della Diocesi di Chioggia; Pellegrinaggio della Diocesi di Saluzzo, con il Vescovo Giuseppe Guerrini; Pellegrinaggio della Diocesi di Albenga-Imperia, con il Vescovo Guglielmo Borghetti; Pellegrinaggio della Diocesi di Carpi, con il Vescovo Francesco Cavina; Pellegrinaggio della Diocesi di San Miniato, con il Vescovo Andrea Migliavacca; Pellegrinaggio della Diocesi di Oristano, con l’Arcivescovo Ignazio Sanna; Sacerdoti novelli della Diocesi di Brescia; Seminaristi del Movimento dei Focolari; Gruppi di fedeli dalle Parrocchie: Santa Maria Assunta, di Brunico; San Giorgio, in Pagnacco; San Vincenzo, in Oderzo; San Materno, in Molara; San Paolo, in Valdagno; Sant’Andrea, in Cologna Veneta; Santi Pietro e Paolo, in San Pietro di Morubio; Sant’Antonio di Padova, in Terranegra; Santa Maria Annunciata, in Isorella; Santa Maria Assunta, in Ghedi; San Vittore, in Bottanuco; San Lorenzo, in Zogno; Santi Faustino e Giovita, in Brembate; San Pietro, in Bolgare; San Giovanni Battista, in Palazzago; Santa Anastasia, in Villasanta; Sant’Agata, in Trescore Cremasco; Santi Nazario e Celso, in Arosio; Assunzione della Beata Vergine Maria, in Ostiglia; San Pietro in Vincoli, in Locana; San Gottardo, in Genova; Santa Croce, in Beverino; Santa Maria Maggiore, in Mirandola; Sant’Antonino, in Faenza; San Giovanni Evangelista, in Santa Maria a Monte; San Pietro, in Seano; San Michele, in Lucignano; Santa Croce alla Ginestra, in Montevarchi; Sant’Egidio all'Orciolaia, in Arezzo; Santi Pietro, Paolo e Donato, in Corridonia; Santi Lorenzo e Ilario, in Colbuccaro di Corridonia; Santa Maria degli Angeli a Villa Stanazzo, in Lanciano; Beata Vergine Maria delle grazie, in Torre de’ Passeri; San Raffaele, in Montesilvano; Santi Pietro e Caterina, in Ronciglione; Santa Maria Assunta, in Roccantica; San Nicola di Bari, in Poggio Catino; Sant’Eustachio, in Catino; San Giuseppe, in Albano Laziale; San Paolo, in Frosinone; Beata Vergine Immacolata, in Bari; Maria Santissima Immacolata, in Casalini di Cisternino; San Francesco, in Brindisi; Resurrezione, in Brindisi; San Michele, in Minervino di Lecce; Santa Maria Maddalena, in Uggiano la Chiesa; Sant’Antonio, in Martina Franca; San Clemente, in Galluccio; Santa Maria delle grazie, in Cervino; Santa Maria della Pietà, in San Nicola la Strada; Sant’Elpidio, in Sant’Arpino; Gesù Redentore, in Salerno; Santa Maria Maggiore, in Pignola; San Michele, in Trècchina; San Biagio; Beata Vergine Immacolata, in Torano Castello; Santa Maria soprattutto, rimane elevato il rischio di malattie legate all’emergenza. Successivamente, dal 21 al 24 giugno monsignor Tejado Muñoz si recherà a Bogotá, in Colombia, per l’annuale riunione del consiglio di amministrazione della Fondazione Populorum progressio per l’America Latina affidata a Cor unum fin dalla sua nascita, nel 1992, per iniziativa di Giovanni Paolo II. Nel corso della riunione i membri del consiglio saranno chiamati a valutare e deliberare il finanziamento di progetti in favore delle comunità indigene, meticce, afroamericane e contadine dell’America latina e dei Caraibi per l’anno 2016. I progetti già presentati, che saranno valutati dalla fondazione, sono circa 90 per un importo totale intorno al milione e mezzo di dollari. Fino a oggi i progetti realizzati dalla fondazione — che tra i suoi maggiori sostenitori annovera in particolare la Conferenza episcopale italiana — sono più di quattromila per un totale di circa 40 milioni di fondi stanziati. I progetti sono indirizzati a settori quali l’agricoltura, l’allevamento e l’artigianato e le microimprese; intendono quindi facilitare la realizzazione di infrastrutture per l’acqua potabile e contribuire, con mezzi e formazione del personale, a nuove iniziative in campo scolastico, sanitario ed edilizio. ne di seguito chiarito alla luce del mistero pasquale, nel quale si evidenzia l’intrinseco rapporto tra Gesù Cristo e lo Spirito Santo. Ne deriva opportunamente il nesso tra doni sacramentali, gerarchici e carismatici, nella loro distinzione senza separazione. Il quarto capitolo, dedicato alla relazione tra i diversi doni nella vita e nella missione della Chiesa, mette quindi a fuoco l’identità e la differenza dei diversi doni, introducendo criteri articolati per il discernimento di quelli carismatici. Nell’ultima parte, dedicata alla pratica ecclesiale, viene infine messa in luce la relazione dei doni carismatici con la Chiesa universale, da cui sono riconosciuti, e quella particolare, che sono chiamati a servire; il loro rapporto con i diversi stati di vita del cristiano; le forme giuridiche di riconoscimento ecclesiale. Quello che a prima vista potrebbe apparire un documento tutto rivolto all’interno della compagine ecclesiale, in verità, contiene elementi che invitano ad una effettiva apertura al mondo. A poco servirebbe individuare il nesso ecclesiale tra istituzione e carisma senza una fondamentale estroversione: la Chiesa non è per se stessa, ma per la salvezza di tutti. Dal momento che Dio ha donato il Figlio al mondo, ovvero all’umanità intera (cfr. Giovanni 3, 16), la Chiesa è quello spazio vitale in cui avviene l’accoglienza dei doni che il Padre di Gesù crocifisso-risorto effonde per mezzo del suo Spirito. Nella comunità cristiana, attraverso il battesimo, prende avvio quel processo che, mentre assume il profilo istituzionale e gerarchico, al tempo stesso, si arricchisce di sempre nuovi doni lungo i sentieri che lo Spirito le indica. Tra doni gerarchici — di per sé stabili, permanenti e irrevocabili — e doni carismatici, che nelle loro forme storiche non sono garantiti per sempre (cfr. n. 13), esiste un rapporto di vitale reciprocità, la cui ultima destinazione è la missione ecclesiale. Assunta, in Rende; Maria Santissima Assunta, in Delianuova; San Michele, in Cinquefrondi; Maria Santissima dell’udienza, in Sambuca di Sicilia; Madonna delle grazie, in Barco di Modica: Madonna di Fatima, in Scicli; Mater Dei, in Palermo; Unità pastorale del Campitese; Parrocchia Nostra Signora Assunta, in Ventimiglia; Parrocchia San Michele, in Tobbiana; Unità pastorale di Pimonte; gruppi di fedeli dalle Parrocchie di San Zenone al Lambro, Solza; gruppi di fedeli dalle Parrocchie di Vimercate, Anzio, Tobbiana, Alcamo; Istituto penale per minorenni, di Airola; Collegio del Garante nazionale dei diritti delle Persone detenute o private della libertà personale; Associazione AUSER, di Ales-Terralba; Associazione ANACAM; Associazione AVIS, di Novoli; Associazione Emanuele Petri, di Tuoro sul Trasimeno; Associazione italiana ciechi, di Pistoia; Associazione Europa-Abcasia, di Santa Maria del Cedro; Associazione amici in cammino con Maria, di Napoli; Associazione Figli di Gesù sofferente, di Saronno; Associazione San Rocco, di Morengo; Associazione Arcobaleno, di Battipaglia; Fondazione UALSI, di Sant’Anastasia; Società Space Hotels, di Roma; Gruppo Biomedia, di Milano; Unione italiana ciechi, di Castellammare di Stabia; Croce bianca, di Sant’Angelo Lodigiano; Centro socio educativo, di Atripalda; gruppi dell’Unitalsi; Ospedale Sant’Andrea, di Roma; Ospedale di Solofra; Chierichetti dell’Arcidiocesi di Campobasso-Boiano; Gruppo Epicentro giovanile, di San Severo; gruppo Opera Maria del silenzio, di Chieti; gruppo Immacolata Concezione Regina dell’amore, di Scandicci; Fraternità Ordine francescano secolare, di Paliano; Oratorio Salesiano, di Genzano di Roma; Istituto Lodovico Pavoni, di Milano; Almo Collegio Borromeo, di Pavia; Casa di riposo Curzio Salvini, di Terracina; Cooperativa Il seme, di Desio e di Cesano Maderno; gruppo del progetto Dream; gruppo Mapa & Kids; gruppo Scout, di Passignano sul Trasimeno; Istituto Divina Provvidenza, di Alessandria; Scuola Scrilli, di Roma; gruppi di fedeli da Bergamo, Napoli, Sant’Antonino di Saluggia, Sciacca, Siracusa. Dall’Albania: Scuola Beato Zefirino, di Scutari. Coppie di sposi novelli. Gruppi di fedeli da: Croazia; Bosnia ed Erzegovina; Romania; Slovacchia; Repubblica Ceca. I polacchi: Pielgrzymi z parafii: Najświętszego Serca Jezusowego z Sieradza, Chrystusa Króla z Opola, Podwyższenia Krzyża Świętego ze Zborowskich, św. Stanisława Biskupa i Męczennika ze Świątnik Górnych; Polska Misja Katolicka z Fryburga Bryzgowijskiego w Niemczech; księża z archidiecezji gdańskiej z bpem Zbigniewem Zielińskim; księża z diecezji koszalińsko-kołobrzeskiej; nszz «Solidarność» Gdańskiej Stoczni Remontowej im. Józefa Piłsudskiego; Związek Zawodowy «Solidarność» Kopalni Węgla Kamiennego «Halemba-Wirek» z Rudy Śląskiej; laureaci głównej nagrody ix edycji Małopolskiego Projektu «Mieć Wyobraźnię Miłosierdzia»; grupa turystyczna z Prudnika; pielgrzymi indywidualni. De France: groupe de pèlerins du Diocèse de Cambrai; Paroisse de Russ; Lycée Paul Mélizan, de Marseille; Collège Saint-François d'Assise, de Montpellier; groupe L’Eglise et Dame pauvreté, Intermèdes. Du Grand-Duché de Luxembourg: Corbera de Llobregat; Hermandad de Ntra. Sra. de la Soledad, de Lucena; Colegio festivo, de Novelada; Alumnos del cuarto curso de Educación de Secundaria, de Girona. De la República Dominicana: Co- From Ireland: The St Oliver Plunkett Pilgrim Group, Archdiocese of Armagh, accompanied by Archbishop Eamon Martin. From Malta: A delegation from “Aid to the Church in Need”. munidad Hijos de María Santísima. De Perú: grupo de peregrinos de la Diócesis de Chiclayo. From Sweden: A youth study group from the Olaus Petri Church of Sweden Parish, Orebro. De Colombia: grupo de peregrinos de la Diócesis de Manizales, con S. E. Mons. Gonzalo Restrepo Restrepo. From Israel: A delegation from the Ben-Gurion University of the Negev, Beersheba. De Argentina: Miembros de la Fuerza de Paz en Chipre; grupo de la Universidad Tecnológica nacional, Córdoba; Parroquia de Cristo Rey, de La Plata. From Zambia: Participants in the “Year of Divine Mercy” pilgrimage. Do Brasil: grupo da Diocese de Limeira. From England: Students and staff from Bishop Challoner Catholic High School, Brighton. From Siria: A group of pilgrims. From China: Pilgrims from the Diocese of Wenzhou; Members of the “O ne Heart Family”; Pilgrims from Guangzhou. From Indonesia: Pilgrims from St Francis Parish, Medan. École de commerce et de gestion. De España: Parroquias de San Bartolomé y San Pedro del Pinatar, de Murcia; Parroquia de Santa María, de From Scotland: Pilgrims from St Matthew’s Parish, Bishopbriggs, Glasgow; Students and staff from Broughton High School, Edinburgh. From Japan: Pilgrims from the Diocese of Niigata. From the Philippines: A group of pilgrims. From Canada: A group of Sacred Heart Canossian College alumni, Vancouver, British Columbia. From the United States of America: Pilgrims from: Archdiocese of Mobile, Alabama; Diocese of Orange, California; Diocese of San Diego, California; Diocese of Greensburg, Pennsylvania; Pilgrims from the following parishes: St Therese, Aurora, Connecticut; St Elizabeth Seton, Orland Hills, Illinois; St George Chaldean Catholic Church, Shelby Township, Michigan; St Brendan, Hilliard, Ohio; St Jerome, Walbridge, Ohio; St Mary, Pocahontas, Pennsylvania; St Michael, West Salisbury, Pennsylvania; St John, Ennis, Texas; St Ambrose, Houston, Texas; St Bernadette, Houston, Texas; Our Lady of Guadalupe, Sinton, Texas; St Michael the Archangel, Glen Allen, Virginia; Members of the “Youngstown Connection” song and dance troupe, Ohio; Members of the Dive Mercy Faith Community, Sleepy Eye, Minnesota; Family members and staff of the Vietnamese Media “Journey of Faith”, Little Saigon, California and Orlando, Florida; a group of Neo-Catechumens, Texas; Students and faculty from: Ave Maria Law School, Naples, Florida; Loyola University, Chicago, Illinois; University of Nevada School of Law, Las Vegas; Loyola University, Baltimore, Maryland; University of St Thomas Law School, Minneapolis, Minnesota; Civil Engineering Department, University of New Mexico, Albuquerque; St John University, Queens, New York; John Carroll University, Cleveland, Ohio; Villanova University Law School, Pennsylvania; Loyola University, Law School, Chicago, Illinois; College of the Holy Cross, Worcester, Massachusetts; Holy Family High School, Broomfield, Colorado; Kingswood Oxford High School, West Hartford, Connecticut; Marian Central High School, Chicago, Illinois; St Philip Catholic High School, Kalamazoo, Michigan; Archbishop Moeller High School, Cincinnati, Ohio; Georgetown Visitation Preparatory School, Washington, D C; Students, faculty and families from Edward Douglas White Catholic High School, Thibodaux, Louisiana. Aus verschiedenen Ländern: Emmanuel School of Mission (ESM) St. Josef, Altötting. Aus der Bundesrepublik Deutschland: Pilgergruppen aus den Pfarrgemeinden St. Josef, Einbeck; St. Johannes Nepomuk, Hadamar; St. Ulrich, Memmingen; St. Johannes, Neumarkt i. d. OPF; St. Laurentius, Plettenberg; St. Michael, Remshalden; St. Anna, Schondra; Pilgergruppen aus dem Erzbistum München-Freising; Bistum Regensburg; Pilgergruppe aus Königstein im Taunus; Diözesanwallfahrt aus dem Bistum Trier in Begleitung von Bischof Dr. Stephan Ackermann und Weihbischof Robert Brahm; Mitarbeiter der Abteilung Weltkirche aus dem Erzbistum Köln; Ehejubilare aus dem Erzbistum München und Freising; Militärpfarramt St. Michael, Stadtallendorf; Schülerinnen, Schüler und Lehrer aus folgenden Schulen: Karl-Schmidt-Rottluff-Gymnasium, Chemnitz; Schulorchester ChristianErnst-Gymnasium, Erlangen; JohannGeorg-Lingemann Gymnasium, Heilbad Heiligenstadt; Katholisches Gymnasium St. Elisabeth, Heiligenstadt; Wirtschaftsgymnasium, Öhringen; GoetheGymnasium, Reichenbach; Gemeinschaftsschule Klaus-Groth-Schule, Tornesch; Johann-Rist-Gymnasium, Wedel. Aus der Republik Österreich: Pilger aus der Pfarre Mariä Himmelfahrt, Mayrhofen; Schülerinnen, Schüler und Lehrer aus der Neuen Mittelschule, Oberwölbling. Uit het Koninkrijk der Nederlanden: Pelgrimsgroep uit het Keluarga Katholiek Indonesia in Nederland. L’OSSERVATORE ROMANO pagina 8 giovedì 16 giugno 2016 All’udienza generale il Papa parla della guarigione del cieco di Gerico Da mendicanti a discepoli E chiede di vincere la tentazione del fastidio di fronte ai profughi e ai rifugiati «Da mendicanti a discepoli»: è questo il «passo» che i cristiani sono chiamati a compiere sull’esempio del cieco di Gerico, il quale una volta guarito «si incammina dietro al Signore entrando a far parte della sua comunità». Nel ricordare l’episodio evangelico narrato da Luca, il Papa ha invitato i fedeli riuniti in piazza San Pietro per l’udienza generale di mercoledì 15 giugno a evitare in particolare la tentazione del «fastidio» di fronte a bisognosi, ammalati, profughi e rifugiati. Cari fratelli e sorelle, buongiorno! Un giorno Gesù, avvicinandosi alla città di Gerico, compì il miracolo di ridare la vista a un cieco che mendicava lungo la strada (cfr. Lc 18, 3543). Oggi vogliamo cogliere il significato di questo segno perché tocca anche noi direttamente. L’evangelista Luca dice che quel cieco era seduto sul bordo della strada a mendicare (cfr. v. 35). Un cieco a quei tempi — ma anche fino a non molto tempo fa — non poteva che vivere di elemosina. La figura di questo cieco rappresenta tante persone che, anche oggi, si trovano emarginate a causa di uno svantaggio fisico o di altro genere. È separato dalla folla, sta lì seduto mentre la gente passa indaffarata, assorta nei propri pensieri e in tante cose... E la strada, che può essere un luogo di incontro, per lui invece è il luogo della solitudine. Tanta folla che passa... E lui è solo. È triste l’immagine di un emarginato, soprattutto sullo sfondo della città di Gerico, la splendida e rigogliosa oasi nel deserto. Sappiamo che proprio a Gerico giunse il popolo di Israele al termine del lungo esodo dall’Egitto: quella città rappresenta la porta d’ingresso nella terra promessa. Ricordiamo le parole che Mosè pronuncia in quella circostanza: «Se vi sarà in mezzo a te qualche tuo fratello che sia bisognoso in una delle tue città nella terra che il Signore, tuo Dio, ti dà, non indurirai il tuo cuore e non chiuderai la mano davanti al tuo fratello bisognoso. Poiché i bisognosi non mancheranno mai nella terra, allora io ti do questo comando e ti dico: Apri generosamente la mano al tuo fratello povero e bisognoso nella tua terra» (Dt 15, 7.11). È stridente il contrasto tra questa raccomandazione della Legge di Dio e la situazione descritta dal Vangelo: mentre il cieco grida invocando Gesù, la gente lo rimprovera per farlo tacere, come se non avesse diritto di parlare. Non hanno compassione di lui, anzi, provano fastidio per le sue grida. Quante volte noi, quando vediamo tanta gente nella strada — gente bisognosa, ammalata, che non ha da mangiare — sentiamo fastidio. Quante volte, quando ci troviamo davanti a tanti profughi e rifugiati, sentiamo fastidio. È una tentazione che tutti noi abbiamo. Tutti, anch’io! È per questo che la Parola di Dio ci ammonisce ricordandoci che l’indifferenza e l’ostilità rendono ciechi e sordi, impediscono di vedere i fratelli e non permettono di riconoscere in essi il Signore. Indifferenza e ostilità. E a volte questa indifferenza e ostilità diventano anche aggressione e insulto: “ma cacciateli via tutti questi!”, “metteteli in un’altra parte!”. Quest’aggressione è quello che faceva la gente quando il cieco gridava: “ma tu vai via, dai, non parlare, non gridare”. Notiamo un particolare interessante. L’Evangelista dice che qualcuno della folla spiegò al cieco il motivo di tutta quella gente dicendo: «Passa Gesù, il Nazareno!» (v. 37). Il passaggio di Gesù è indicato con lo stesso verbo con cui nel libro dell’Esodo si parla del passaggio dell’angelo sterminatore che salva gli Israeliti in terra d’Egitto (cfr. Es 12, 23). È il “passaggio” della pasqua, l’inizio della liberazione: quando passa Gesù, sempre c’è liberazione, sempre c’è salvezza! Al cieco, quin- di, è come se venisse annunciata la sua pasqua. Senza lasciarsi intimorire, il cieco grida più volte verso Gesù riconoscendolo come il Figlio di Davide, il Messia atteso che, secondo il profeta Isaia, avrebbe aperto gli occhi ai ciechi (cfr. Is 35, 5). A differenza della folla, questo cieco vede con gli occhi della fede. Grazie ad essa la sua supplica ha una potente efficacia. Infatti, all’udirlo, «Gesù si fermò e ordinò che lo conducessero da lui» (v. 40). Così facendo Gesù toglie il cieco dal margine della strada e lo pone al centro dell’attenzione dei suoi discepoli e della folla. Pensiamo anche noi, quando siamo stati in situazioni brutte, anche situazioni di peccato, com’è stato proprio Gesù a prenderci per mano e a toglierci dal margine della strada e donarci la salvezza. Si realizza così un duplice passaggio. Primo: la gente aveva annunciato una buona novella al cieco, ma non voleva avere niente a che fare con lui; ora Gesù obbliga tutti a prendere Nei saluti ai fedeli Incontro a chi è ai margini La necessità di andare incontro a quanti sono «ai margini sociali» e reclamano «un gesto di solidarietà e di inclusione» è stata indicata dal Pontefice ai fedeli polacchi che hanno partecipato all’udienza generale. Francesco li ha salutati insieme con gli altri gruppi linguistici presenti in piazza. Sono lieto di accogliere i pellegrini venuti dalla Francia e dagli altri paesi di lingua francese. Vi incoraggio ad essere attenti alle persone che hanno bisogno di aiuto e di consolazione. Siate presso di loro il viso fraterno e misericordioso di Gesù. Buon pellegrinaggio a tutti! Saluto i pellegrini di lingua inglese presenti all’odierna Udienza, specialmente quelli provenienti da Inghilterra, Scozia, Irlanda, Malta, Svezia, Siria, Israele, Zambia, Cina, Indonesia, Giappone, Filippine, Canada e Stati Uniti d’America. Con fervidi auguri che il presente Giubileo della Misericordia sia per voi e per le vostre famiglie un tempo di grazia e di rinnovamento spirituale, invoco su voi tutti la gioia e pace del Signore Gesù! Saluto cordialmente i fratelli e le sorelle di lingua tedesca, in particolare i pellegrini Un abbraccio per ributtarsi nella vita a testa alta: ecco il significato dell’incontro tra il Papa e sei ragazzi detenuti nel carcere minorile di Airola, nel beneventano. Con loro anche due giovani che stanno scontando la pena a Catanzaro. A Francesco hanno portato i prodotti confezionati con le loro mani, compreso un crocifisso fatto di pane. «Soprattutto gli hanno consegnato le loro speranze» racconta il direttore del carcere Antonio Di Lauro, che per la terza volta ha accompagnato un gruppo di detenuti in piazza San Pietro: «Sono state esperienze per loro importantissime, decisive: i ragazzi si sono sentiti accolti dal Papa tanto da far leva su questo incontro nel loro percorso di crescita umana spirituale». Presenti anche alcuni agenti di polizia penitenziaria e i rappresentanti delle associazioni che seguono da vicino la formazione dei detenuti. A Francesco è giunto inoltre il saluto, scritto a mano in una lettera, dei detenuti del carcere di massima sicurezza di Campo Grande in Brasile, portatogli da padre Hernanni Pereira da Silva, che è anche cappellano del locale ospedale pediatrico, dove ci sono trecento bambini ammalati di tumore. Con affetto il Pontefice si è rivolto poi a un gruppo di siriani, fuggiti dalle violenze nella loro terra e accolti in Svezia, dove, confidano, «continuiamo a pregare e a sperare per la pace». Ad accompagnarli in piazza è stato padre Hovsep Khajik Bahi, responsabile della missione armena cattolica di Södertälje. E di pace il Papa ha parlato anche con i 46 caschi blu argentini che hanno svolto la loro missione nell’isola di Cipro, sotto il mandato delle Nazioni Unite. Con un abbraccio Francesco ha stretto a sé Alma Petri, moglie di Emanuele, l’agente di polizia ucciso il 2 marzo 2003 sul treno Roma-Firenze, durante l’arresto dei leader delle Nuove brigate rosse, responsabili degli omicidi di Massimo D’Antona e Marco Biagi. Un percorso di riscatto «Non provo sentimenti di odio verso chi ha ucciso mio marito — dice la donna — e forse questo significa anche aver perdonato». Con lei sono venute all’udienza oltre cinquanta rappresentanti dell’associazione fondata in memoria di Petri. A Francesco hanno donato una raffigurazione di san Michele arcangelo, patrono delle forze di polizia, e un libro sulle vittime del terrorismo. «L’ultima pagina è dedicata a mio marito e spero che non se ne aggiungano mai altre» confida Alma. Il figlio Angelo, anch’egli poliziotto, non è potuto essere presente per ragioni di servizio. Ha avviato «un progetto di dialogo interreligioso» la prestigiosa università Ben Gurion del Negev, uno dei più importanti centri di ricerca in Israele, che fin dalla sua fondazione ha promosso «attività per la promozione della conoscenza tra le diverse culture, la libertà religiosa e la protezione dell’ambiente». A presentare al Papa questa realtà è stata un’importante delegazione, guidata dal presidente dell’università, Rivka Carmi. La Ben Gurion ha anche una particolare attenzione verso gli immigrati. D all’Egitto per salutare Francesco è arrivato Sameh Tawfik Said, pastore evangelico di Kasr El Dobaray, la chiesa pentecostale più importante nel Paese. È anche protagonista di Master Seed, un gruppo che riunisce sacerdoti cattolici, ortodossi e protestanti. Mentre del «cibo come elemento di aggregazione e di dialogo tra popoli e religioni» ha parlato al Papa il noto cuoco indiano Vikas Khanna. Per i quarant’anni di sacerdozio, padre Gabriel Nicanor Barruiga Arias, sessantottenne prete ecuadoriano conosciuto come Gabicho, ha voluto fortemente incontrare Francesco: «Nella mia vita coscienza che il buon annuncio implica porre al centro della propria strada colui che ne era escluso. Secondo: a sua volta, il cieco non vedeva, ma la sua fede gli apre la via della salvezza, ed egli si ritrova in mezzo a quanti sono scesi in strada per vedere Gesù. Fratelli e sorelle, il passaggio del Signore è un incontro di misericordia che tutti unisce intorno a Lui per permettere di riconoscere chi ha bisogno di aiuto e di consolazione. Anche nella nostra vita Gesù passa; e quando passa Gesù, e io me ne accorgo, è un invito ad avvicinarmi a Lui, a essere più buono, a essere un cristiano migliore, a seguire Gesù. sacerdotale ho sempre visto Dio negli indios, che sono il mio popolo, soprattutto perché i loro diritti sono sistematicamente violati». Parroco a Quimiang, è stato arrestato nel 1976 per essersi schierato apertamente contro le ingiustizie subite dagli indios. Racconta di «progetti per i più poveri: ambulatori medici, ponti, mulini, scuole, impianti di irrigazione e persino l’allevamento dei lama». Particolarmente significativo anche il progetto «epicentro giovanile», avviato nel 1993 nella diocesi pugliese di San Severo. A presentarlo al Papa il responsabile, don Nico d’Amicis. «È una risposta nuova e alternativa della Chiesa locale — spiega — ai tanti bisogni del mondo giovanile, un luogo di aggregazione con finalità educative per svolgere iniziative di promozione umana, sociale e religiosa con una particolare attenzione alla prevenzione delle devianze». In questi anni, riferisce il sacerdote, «molti ragazzi provenienti dalla strada hanno avuto l’opportunità di avvicinarsi alla fede anche attraverso il teatro e lo sport, confrontandosi con i loro coetanei e facendo pure esperienze di solidarietà e di volontariato in Africa». Non sono mancati rappresentanti del mondo sportivo. Tra loro, Guidina Dal Sasso, ex campionessa mondiale di sci di fondo, che sta sostenendo «il gemellaggio spirituale tra il santuario della Madonna del Boden di Ornavasso, nella diocesi di Novara, e lo storico santuario della Madonna del Ghisallo, patrona dei ciclisti amatori e professionisti». Accanto a lei Natalia D’Angelo, campionessa europea juniores di taekwondo, che con il suo allenatore Lucio Cotturone sta puntando alle Olimpiadi di Rio de Janeiro. Prima di compiere il giro con la jeep sulla piazza, Francesco ha salutato con un bacio Maria Vittoria, una bambina che al termine dell’udienza è stata ricoverata al policlinico Gemelli per un delicato intervento. della Diocesi di Treviri con il loro Vescovo Mons. Ackermann e con l’Ausiliare Mons. Brahm. Auspico che il vostro soggiorno a Roma rafforzi la vostra fede e l’esperienza della carità fraterna. Il Signore benedica voi e le vostre famiglie. Saludo cordialmente a los peregrinos de lengua española, en particular a los grupos provenientes de España y Latinoamérica. Que Cristo, en el que brilla la fuerza de la misericordia de Dios, ilumine y sane también nuestros corazones, para que aprendamos a estar atentos a las necesidades de nuestros hermanos y celebremos las maravillas de su amor misericordioso. Muchas gracias. Carissimi pellegrini di lingua portoghese, vi saluto cordialmente tutti, con una menzione speciale per il gruppo della diocesi di Limeira, augurandovi in quest’Anno Giubilare la grazia di far esperienza della potenza del Vangelo della misericordia che trasforma, che fa entrare nel cuore di Dio, che ci rende capaci di perdonare e guardare il mondo con più bontà. Così Dio benedica voi e le vostre famiglie. Rivolgo un cordiale benvenuto ai pellegrini di lingua araba, in particolare a quelli provenienti dalla Siria! Cari fratelli e sorelle, il passaggio del Signore nella nostra vita è un incontro di misericordia che tutti unisce intorno a Lui per permettere di riconoscere chi ha bisogno di aiuto e di consolazione. Il Signore vi benedica! Do il benvenuto ai pellegrini polacchi. Carissimi, sulla strada del nostro pellegrinaggio terreno spesso possiamo incontrare uomini che, per diverse cause, sono stati spinti ai margini sociali e — spesso senza parole — gridano la salvezza, l’aiuto, un po’ di interesse, di compassione, un gesto di solidarietà e di inclusione nella vita della società. Non ci manchi mai la sensibilità e il desiderio di venire incontro a queste persone, affinché le nostre parole e opere siano un segno efficace della misericordia di Dio. Benedico di cuore voi e le vostre famiglie. Sia lodato Gesù Cristo! Un cordiale saluto ai pellegrini di lingua italiana. Sono lieto di accogliere i Sacerdoti novelli della Diocesi di Brescia e i seminaristi del Movimento dei Focolari. Vi esorto ad essere sempre più conformi a Cristo Buon Pastore, testimoniando il Suo cuore misericordioso. Saluto i fedeli di alcune Diocesi italiane accompagnati dai rispettivi Pastori: Albenga-Imperia, Carpi, Chioggia, Oristano, Saluzzo e San Miniato. Vi auguro un pellegrinaggio giubilare ricco di frutti spirituali per il vostro bene e per quello delle vostre comunità ecclesiali. Un particolare saluto rivolgo ai giovani, agli ammalati e agli sposi novelli. Cari giovani, specialmente voi ragazzi dell’Epicentro Giovanile di San Severo e quelli dell’Istituto Penale di Airola, il Signore sia il vostro Maestro interiore che vi guida costantemente sulle vie del bene. Cari ammalati, offrite la vostra sofferenza a Cristo crocifisso per cooperare alla redenzione del mondo. E voi, cari sposi novelli, siate consapevoli dell’insostituibile missione d’amore a cui vi impegna il vostro matrimonio. Gesù si rivolge al cieco e gli domanda: «Che cosa vuoi che io faccia per te?» (v. 41). Queste parole di Gesù sono impressionanti: il Figlio di Dio ora sta di fronte al cieco come un umile servo. Lui, Gesù, Dio, dice: “Ma cosa vuoi che io ti faccia? Come tu vuoi che io ti serva?” D io si fa servo dell’uomo peccatore. E il cieco risponde a Gesù non più chiamandolo “Figlio di Davide”, ma “Signore”, il titolo che la Chiesa fin dagli inizi applica a Gesù Risorto. Il cieco chiede di poter vedere di nuovo e il suo desiderio viene esaudito: «Abbi di nuovo la vista! La tua fede ti ha salvato» (v. 42). Egli ha mostrato la sua fede invocando Gesù e volendo assolutamente incontrarlo, e questo gli ha portato in dono la salvezza. Grazie alla fede ora può vedere e, soprattutto, si sente amato da Gesù. Per questo il racconto termina riferendo che il cieco «cominciò a seguirlo glorificando Dio» (v. 43): si fa discepolo. Da mendicante a discepolo, anche questa è la nostra strada: tutti noi siamo mendicanti, tutti. Abbiamo bisogno sempre di salvezza. E tutti noi, tutti i giorni, dobbiamo fare questo passo: da mendicanti a discepoli. E così, il cieco si incammina dietro al Signore entrando a far parte della sua comunità. Colui che volevano far tacere, adesso testimonia ad alta voce il suo incontro con Gesù di Nazaret, e «tutto il popolo, vedendo, diede lode a Dio» (v. 43). Avviene un secondo miracolo: ciò che è accaduto al cieco fa sì che anche la gente finalmente veda. La stessa luce illumina tutti accomunandoli nella preghiera di lode. Così Gesù effonde la sua misericordia su tutti coloro che incontra: li chiama, li fa venire a sé, li raduna, li guarisce e li illumina, creando un nuovo popolo che celebra le meraviglie del suo amore misericordioso. Lasciamoci anche noi chiamare da Gesù, e lasciamoci guarire da Gesù, perdonare da Gesù, e andiamo dietro Gesù lodando Dio. Così sia! Nomina episcopale in Francia La nomina di oggi riguarda la Chiesa in Francia. Didier Berthet vescovo di Saint-Dié È nato l’11 giugno 1962 a Boulogne-Bilancourt, nella diocesi di Nanterre, da padre cattolico e madre protestante. È stato battezzato nella Chiesa riformata francese. All’età di 21 anni è stato accolto nella Chiesa cattolica. Dopo gli studi secondari ha frequentato l’Institut d’Etudes Politiques di Parigi. Entrato in seminario, è stato inviato a Roma come alunno del Pontificio seminario francese e della Pontificia università Gregoriana, dove ha conseguito la laurea in diritto canonico. Ha ricevuto l’ordinazione sacerdotale il 27 giugno 1992 ed è stato incardinato nella diocesi di Nanterre. Ha ricoperto i seguenti incarichi: responsabile delle cappellanie di Rueil Malmaison (1993-1998); vicario parrocchiale di Saint-Pierre et Saint-Paul a Rueil Malmaison (1993-1994); parroco di Saint-Joseph de Buzenval a Rueil Malmaison (1994-1998); parroco di Saint-Saturnin ad Antony (1998-2006); decano di Antony (1998-2003); accompagnatore dei seminaristi (2001-2003); vicario episcopale di Nanterre per il settore sud e membro del consiglio episcopale (2003-2006); cancelliere vescovile di Nanterre e formatore del seminario interdiocesano di Saint-Sulpice (2006-2007). Dal 2007 è rettore del seminario interdiocesano di SaintSulpice a Issy-les-Moulineaux.