L`OSSERVATORE ROMANO

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L`OSSERVATORE ROMANO
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L’OSSERVATORE ROMANO
POLITICO RELIGIOSO
GIORNALE QUOTIDIANO
Non praevalebunt
Unicuique suum
Anno CLVI n. 136 (47.271)
Città del Vaticano
giovedì 16 giugno 2016
.
All’udienza generale il Papa parla della guarigione del cieco di Gerico
Progressi in Siria e Iraq
Siamo tutti mendicanti
Lotta senza tregua
per fermare l’Is
E chiede di vincere la tentazione del fastidio di fronte a profughi e rifugiati
«Da mendicanti a discepoli»: è questo il «passo» che i cristiani sono
chiamati a compiere sull’esempio del
cieco di Gerico, il quale una volta
guarito «si incammina dietro al Signore entrando a far parte della sua
comunità». Nel ricordare l’episodio
evangelico narrato da Luca, il Papa
ha invitato i fedeli riuniti in piazza
San Pietro per l’udienza generale di
mercoledì 15 giugno a evitare in particolare la tentazione del «fastidio»
di fronte a bisognosi, ammalati, profughi e rifugiati.
«Quante volte noi, quando vediamo tanta gente nella strada — gente
bisognosa, ammalata, che non ha da
mangiare — sentiamo fastidio» ha
fatto notare in proposito, sottolineando che questo avviene anche
«quando ci troviamo davanti a tanti
profughi e rifugiati». Si tratta di
«una tentazione che tutti noi abbiamo: tutti, anch’io» ha ammesso. Per
questo «la parola di Dio ci ammonisce ricordandoci che l’indifferenza e
l’ostilità rendono ciechi e sordi, impediscono di vedere i fratelli e non
permettono di riconoscere in essi il
Signore». E, ha proseguito, «a volte
questa indifferenza e ostilità diventano anche aggressione e insulto: “ma
cacciateli via tutti questi!”, “metteteli
in un’altra parte!”».
Per il Pontefice la guarigione del
cieco mostra invece ai credenti che
«quando passa Gesù, sempre c’è liberazione, sempre c’è salvezza».
Ascoltando la sua invocazione, il Signore «toglie il cieco dal margine
della strada e lo pone al centro
dell’attenzione dei suoi discepoli e
della folla». Lo stesso avviene per
ogni cristiano: «pensiamo anche noi
— ha commentato Francesco — quando siamo stati in situazioni brutte,
anche situazioni di peccato, com’è
stato proprio Gesù a prenderci per
mano e a toglierci dal margine della
strada e donarci la salvezza».
Il passaggio del Signore è dunque
«un incontro di misericordia che tutti unisce intorno a lui per permettere
di riconoscere chi ha bisogno di aiuto e di consolazione». E la domanda
rivolta da Gesù al cieco — «che cosa
vuoi che io faccia per te?» — è la
prova che Dio stesso «si fa servo
dell’uomo peccatore». Da qui l’invito conclusivo del Papa: «lasciamoci
anche noi chiamare da Gesù, e lasciamoci guarire da Gesù, perdonare
da Gesù, e andiamo dietro Gesù lodando Dio». Perché «tutti noi siamo
mendicanti» e abbiamo bisogno della salvezza di Cristo. Il quale, ha ricordato Francesco, «effonde la sua
misericordia su tutti coloro che incontra: li chiama, li fa venire a sé, li
raduna, li guarisce e li illumina,
creando un nuovo popolo che celebra le meraviglie del suo amore misericordioso».
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La lettera «Iuvenescit ecclesia»
Apertura
al mondo
Ronald Raab, «Il mendicante cieco»
MAURIZIO GRONCHI
A PAGINA
7
Maduro annuncia la possibile svolta per mettere fine alla crisi che attanaglia il Paese sudamericano
Prove di dialogo tra Stati Uniti e Venezuela
CARACAS, 15. Stati Uniti e Venezuela
hanno deciso ieri di avviare colloqui
per mettere fine alla grave crisi economica, sociale e politica che da mesi attanaglia il Paese sudamericano.
Ad annunciare la possibile svolta è
stato ieri sera il presidente venezuelano, Nicolás Maduro, secondo il
quale i colloqui saranno inizialmente
«di alto livello» e si tratterà di «una
nuova fase di dialogo». Washington
e Caracas non hanno rapporti diplomatici dal 2010. Maduro non ha precisato alcuna data né ha fornito dettagli in merito alla composizione
delle rispettive rappresentanze. Si è
però detto «pronto a designare un
ambasciatore e a regolarizzare le relazioni», spiegando poi che di questo hanno discusso, in un incontro a
margine del recente vertice dell’O rganizzazione degli Stati americani
(Osa) a Santo Domingo, il ministro
degli Esteri venezuelano, Delcy Rodriguez, e il segretario di Stato americano, John Kerry. A breve, riferiscono inoltre fonti di Washington, il
sottosegretario di Stato, Thomas
Shannon, dovrebbe recarsi in visita a
Caracas.
Che il disgelo nei rapporti possa
produrre frutti positivi è ancora presto per dirlo. Certo è che, quando
arriverà a Caracas, Shannon troverà
un Paese allo sbando, stretto in una
crisi economica devastante che sta
mettendo in ginocchio la popolazione. In Venezuela manca tutto: la caduta dei prezzi di esportazione del
petrolio ha trascinato il Paese in una
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Udienza al primo ministro
dei Paesi Bassi
Nella mattinata di mercoledì 15 giugno, Papa Francesco ha ricevuto in
udienza il primo ministro dei Paesi
Bassi, Mark Rutte, che si è successivamente incontrato con il cardinale Pietro Parolin, segretario di Stato, accompagnato dall’arcivescovo
Paul Richard Gallagher, segretario
per i Rapporti con gli Stati.
Durante i cordiali colloqui, sono
state rilevate le buone relazioni bilaterali tra i Paesi Bassi e la Santa
Sede. Ci si è poi soffermati su questioni di comune interesse, quali il
fenomeno delle migrazioni, e sono
state passate in rassegna alcune
problematiche di carattere internazionale.
spirale di inflazione, svalutazione
della moneta e crisi energetica. I
prodotti scarseggiano, i supermercati
sono vuoti, tanto che il Governo ha
deciso di intervenire razionando i
beni. La crisi alimentare che dura da
più di tre anni provoca agitazioni
soprattutto nelle campagne e nelle
periferie: frequenti i saccheggi e gli
scontri con le forze dell’ordine. Il
popolo affamato prende d’assalto i
supermercati. E spesso ci sono anche
vittime. Per sopravvivere, migliaia di
cittadini hanno avviato forme di baratto su internet, cercando un’alternativa alle file chilometriche fuori
dai negozi e al mercato nero. «Le
persone che non hanno bisogno di
comprare il giorno in cui tocca a loro andare al supermercato, deciso a
seconda del numero di tessera di razionamento o per quartiere, comprano comunque qualcosa e poi lo
scambiano con quello di cui hanno
bisogno» dice un testimone citato
dalle agenzie.
A questo quadro disastroso si aggiunge la crisi politica, con la contrapposizione tra il presidente Maduro e l’opposizione che dal dicembre 2015 controlla il Parlamento. Lo
scorso 2 maggio, i partiti dell’opposizione, e in particolare il Movimiento Primero Justicia, hanno raccolto
quasi due milioni di firme per chiedere un referendum sulla destituzione di Maduro. Il Governo si è opposto, mettendo in dubbio la validità delle procedure. Il 18 maggio Maduro, in un discorso a Guanta, ha
detto di essere pronto ad approvare
lo stato di emergenza contro «minacce interne».
Dalla fine di maggio a oggi lo
scontro politico è continuato a salire. Pochi giorni fa la Commissione
nazionale elettorale (Cne), vicina al
Governo, ha dichiarato invalide oltre
seicentomila firme per il referendum,
provocando le proteste dei leader
dell’opposizione. Maduro ha invece
sostenuto che «se tutti i requisiti saranno soddisfatti, il referendum sarà
indetto il prossimo anno. Se non li
avranno rispettati, non ci sarà referendum, punto e basta». L’opposizione ritiene legittime le firme raccolte e vuole votare entro il prossimo
10 gennaio. E questo perché se vin-
cesse il “sì” non solo Maduro, ma
l’intero Governo dovrebbe dimettersi
e nuove elezioni presidenziali verrebbero indette 30 giorni dopo la consultazione, come stabilito dalla legge. Il problema è che, se il referendum si svolgerà dopo il 10 gennaio,
anche in caso di vittoria del “sì”, il
Governo resterebbe comunque al
suo posto: la presidenza verrebbe assunta dal vicepresidente fino alla fine naturale del mandato di Maduro
nel gennaio 2019.
DAMASCO, 15. «Il messaggio è chia- del confine con la Turchia, dove
ro: chi colpisce gli Stati Uniti o i sembra che l’Is stia preparando
nostri alleati non sarà mai al sicu- una grande offensiva, ammassando
ro». Con queste poche parole, a uomini e mezzi. C’è poi la situameno di 48 ore dai fatti di Parigi e zione a Damasco, dove la cessazioa circa 72 da quelli di Orlando, il ne delle ostilità entrata in vigore
presidente Obama ha fatto il punto con l’accordo tra Washington e
ieri sulla lotta internazionale al Mosca è ogni giorno messa in dijihadismo e al cosiddetto Stato scussione. Secondo diverse ong
islamico (Is). Il capo della Casa presenti sul campo, circa 14.000 ciBianca ha sottolineato in particola- vili, tra i quali oltre trentamila mire come l’organizzazione di Al Ba- nori, sono intrappolati nei pressi
ghdadi abbia perso in Iraq e Siria della capitale, dove si stanno afcirca la metà dei territori controlla- frontando governativi e ribelli. Doti. «L’Is — ha spiegato Obama — dicimila abitanti del campo profucontinua a perdere terreno e finan- ghi di Khan Shieh, a sud-ovest di
ziamenti».
Damasco, e altri duemila sfollati siIntanto proseguono
i combattimenti nella
città irachena di Falluja, dove sono ancora
intrappolati
almeno
50.000 civili. Qui si
affrontano le truppe
regolari irachene, supportate dai curdi e
dalla coalizione internazionale a guida statunitense, e i miliziani
dell’Is, che hanno
preso
il
controllo
dell’area nel 2014. Secondo le ultime notizie oggi i governativi
sono riusciti a riconquistare l’area della diga di Fallujah e la zona residenziale a sud
della città sunnita. Il
generale Raed Shakir
Strada di Aleppo distrutta dalle bombe (Reuters)
Jawdat, capo della polizia irachena, riferisce
che le forze di sicurezza sono riu- riani delle zone vicine, hanno urscite a issare la bandiera irachena gente bisogno di soccorso umanitasulla diga e a liberare numerosi vil- rio. Nel campo scarseggiano beni
laggi nei pressi della città. Ma Fal- di prima necessità come acqua poluja non è la sola città stretta nella tabile, cibo, medicine, elettricità.
morsa della violenza. La tensione è Gli aiuti faticano ancora ad arrivaaltissima anche a Baghdad, che re- re non solo a Damasco, ma anche
centemente è stata segnata da una in tante altre zone del Paese.
Della crisi siriana e della lotta al
serie di attentati.
In Siria lo scenario è molto più terrorismo internazionale avranno
complesso. I combattimenti si con- modo di discutere il segretario gecentrano ora su Raqqa, considerata nerale dell’Onu, Ban Ki-moon, e il
la principale roccaforte dei milizia- presidente russo, Vladimir Putin,
ni jihadisti. Sulla città si stanno domani, giovedì, a margine del Fopuntando tanto i ribelli e i curdi rum economico mondiale di San
sostenuti dalla coalizione interna- Pietroburgo. A confermare l’inconzionale a guida statunitense quanto tro, il consigliere di Putin, Iuri
le truppe regolari del presidente si- Ushakov, secondo il quale dovrebriano Assad supportate dai russi. be essere presente anche l’inviato
Sanguinosi scontri sono segnalati speciale dell’Onu in Siria, Staffan
anche ad Aleppo e in tutta la zona de Mistura.
Timori dell’Asean
sulle acque contese nella regione
PECHINO, 15. I ministri degli Esteri dei dieci Paesi dell’Associazione
dei Paesi del sud-est asiatico
(Asean) hanno espresso «seri timori» sulla situazione nel mar Cinese meridionale nella riunione
speciale avuta oggi con la controparte cinese a Yuxi, nella provincia dello Yunnan. Il comunicato
diffuso dall’Asean ha messo in evidenza come i recenti sviluppi nelle
acque contese «hanno eroso la fiducia» nella regione.
Il meeting di Yuxi era visto come un evento per consentire alla
Cina di ampliare il sostegno alle
sue posizioni anche in vista del responso contrario, almeno nelle
previsioni, da parte della Corte
dell’Aja sul contenzioso promosso
dalle Filippine. Pechino di recente
ha ripetuto più volte che non intende accettare il responso della
Corte dell’Aja, affermando di ave-
Conversazioni sulla Laudato si’
Una lettera
personale
WIM WENDERS
A PAGINA
5
re il sostegno di circa 60 Paesi, di
cui molti dall’Asia centrale e
dall’Africa. Il ministro degli Esteri
cinese, Wang Yi, ha detto che le
parti hanno concordato di provare
a risolvere le dispute attraverso il
dialogo malgrado le differenze,
non nascondendo la profonda diversità di vedute tra le parti.
Nel
comunicato,
i
Paesi
dell’Asean (Filippine, Indonesia,
Malaysia, Singapore, Thailandia,
Brunei, Vietnam, Myanmar, Laos
e Cambogia) hanno affermato di
voler sviluppare i rapporti con la
Cina, ma «senza ignorare cosa sta
accadendo nel mar Cinese meridionale che è un’importante questione nelle relazioni e nella cooperazione» tra le parti.
Si rimarca «l’importanza di
mantenere la pace, la sicurezza, la
stabilità, la sicurezza e la libertà di
navigazione» marittima e «aerea
in merito al mar Cinese meridionale nel rispetto dei principi universali riconosciuti della legge internazionale, inclusa la Convenzione dell’Onu del 1982 sulla Legge del Mare».
I ministri degli Esteri hanno anche sollecitato «la non militarizzazione e l’autocontrollo di tutte le
attività, incluse le rivendicazioni
territoriali che possono far aumentare le tensioni» nella regione.
NOSTRE
INFORMAZIONI
Il Santo Padre ha ricevuto questa mattina in udienza Sua Eccellenza il Signor Mark Rutte,
Primo Ministro dei Paesi Bassi,
e Seguito.
Il Santo Padre ha ricevuto,
ieri, in udienza l’Eminentissimo
Cardinale Jean-Louis Tauran,
Presidente del Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso.
Il Santo Padre ha accettato la
rinuncia al governo pastorale
della Diocesi di Saint-Dié
(Francia), presentata da Sua
Eccellenza Monsignor JeanPaul Mathieu in conformità al
canone 401 § 1 del Codice di
Diritto Canonico.
Provvista di Chiesa
Il Santo Padre ha nominato
Vescovo della Diocesi di SaintDié (Francia) il Reverendo Didier Berthet, del clero della
Diocesi di Nanterre, fino a ora
Rettore del Seminario di SaintSulpice (Issy-les-Moulineaux).
L’OSSERVATORE ROMANO
pagina 2
giovedì 16 giugno 2016
Una fase degli scontri
tra polizia e manifestanti
nel centro di Parigi (Ansa)
PARIGI, 15. Il presidente francese,
François Hollande, annuncia che
non ci saranno «più autorizzazioni a
manifestare se non viene garantita la
protezione dei beni e delle persone».
Lo fa dopo i gravi disordini di martedì, con 40 persone ferite, 58 fermate e danni alla città, compreso
l’ospedale pediatrico.
Il primo ministro francese, Manuel Valls, chiede al principale sindacato, Confédération générale du
travail, Cgt, di non organizzare più
a Parigi manifestazioni che possano
sfociare in violenze e ribadisce che la
riforma del lavoro non si cambia.
Valls chiarisce che non possono essere modificati il contestato articolo 2,
che prevede tra l’altro di far prevalere gli accordi aziendali su quelli di
categoria, e gli altri principali punti
della riforma, di cui la Cgt chiede il
ritiro. Pesanti le accuse che Valls rivolge al sindacato, affermando che il
servizio d’ordine ha avuto un atteggiamento «ambiguo» nei confronti
dei cosiddetti casseur che hanno imperversato lungo tutto il corteo. Il
primo ministro parla di 700-800 «ultrà e teppisti», «più del solito».
Da parte sua, Philippe Martinez,
il leader della Cgt che ormai da
quattro mesi guida la mobilitazione,
lamenta che il governo socialista «si
ostini» a non ritirare la riforma. Venerdì Martinez verrà ricevuto dal
ministro del Lavoro, Myriam El
Khomri. Fino ad allora difficile capire se una schiarita sarà possibile o
I risultati del primo vertice umanitario mondiale
Luci e ombre
dal summit di Istanbul
di ANNE-JULIE KERHUEL
Le proteste contro la riforma del lavoro degenerano in atti di teppismo
Guerriglia a Parigi
se la mobilitazione continuerà a pesare su Euro 2016.
In pieno svolgimento degli Europei di calcio, che tra l’altro hanno
portato altri disordini nelle cittadine
di Marsiglia e Lille per vari incidenti
tra diverse tifoserie, la capitale francese ha presentato scene da guerriglia urbana.
La Cgt parla di 1,3 milioni di persone in piazza. Più prudente la que-
Quasi tremila i migranti morti in mare dall’inizio dell’anno
L’Onu chiede
responsabilità condivise
Migranti appena sbarcati in Grecia (Ansa)
BRUXELLES, 15. L’O rganizzazione
internazionale delle migrazioni,
Oim, fa sapere che dall’inizio del
2016 è salito a 2859 il bilancio dei
migranti morti, di cui 2438 sulla
rotta centrale tra il Nord Africa e
l’Italia. Ed è arrivato a oltre
210.000 il numero di migranti e rifugiati giunti in Europa attraverso
il Mediterraneo sempre dall’inizio
dell’anno. Di questi, 52.000 sono
giunti in Italia.
Esprimendo «dolore per le inaccettabili morti nel Mediterraneo»,
interviene, da Bruxelles, il segretario generale dell’Onu, Ban Kimoon, dopo un incontro con il presidente della Commissione Europea, Jean-Claude Juncker, e altri
commissari. Ban Ki-moon lancia un
appello alla «condivisione di responsabilità in tema di migranti tra
i Paesi dell’Unione europea» e
chiede a tutti «un’azione decisa
nell’opporsi alla xenofobia, alla discriminazione e alla violenza», che
a volte accompagnano il dibattito
intorno ai temi delle migrazioni.
Guardando alla rotta balcanica,
c’è da riferire della presa di posizione della Serbia nei confronti
dell’Ungheria. Belgrado «non consentirà che vengano rimandati con
forza sul proprio territorio migranti». Lo afferma il ministro del Lavoro e Affari sociali, Aleksandar
Vulin, responsabile per l’emergenza
migranti, con riferimento alla nuova
norma entrata in vigore martedì in
Ungheria, che autorizza la polizia
magiara a respingere in Serbia i migranti illegali fermati in un raggio
di otto chilometri dal confine. Da
settembre il confine tra Ungheria e
Serbia è sigillato da una barriera
metallica voluta dal governo ungherese. Decisioni analoghe adottate
successivamente da parte degli altri
Paesi della regione hanno portato
alla chiusura della cosiddetta rotta
balcanica. Piccoli gruppi di migranti riescono comunque ad arrivare in
Ungheria da sud.
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stura, secondo cui ha partecipato al
corteo un massimo di 125.000 manifestanti. Sicuro è che questa volta le
frange estreme sono state più numerose e violente. Una furia cieca messa in campo da autonomi e black
bloc vestiti di nero che poco aveva
da spartire con la pacifica contestazione della riforma del lavoro del
presidente François Hollande. Le
ore più difficili sono state quelle del
La Francia
risponde
al terrorismo
PARIGI, 15. Livello di allerta terrorismo al massimo in Francia,
dopo l’uccisione, lunedì sera, della coppia di poliziotti da parte
del giovane jihadista che aveva
una condanna alle spalle. Il presidente François Hollande, che ha
promesso «mezzi supplementari»,
ha chiesto alla comunità internazionale di «agire insieme». Lo ha
fatto intervenendo al vertice sulla
corruzione
dell’O rganizzazione
per la cooperazione e lo sviluppo
economico, Ocse. Hollande ha
chiesto che «tutti i Paesi siano
coinvolti in un’azione internazionale decisa di sorveglianza di
questi individui». Il primo ministro, Manuel Valls, ha annunciato
che «ci saranno espulsioni, perché certi individui non possono
più restare sul territorio francese». Ma Valls ha chiarito che «la
Francia viene attaccata per i suoi
valori e la sua democrazia» e che
risponderà con «il diritto penale,
con la legittimità dello Stato di
diritto», rifiutando «ogni tentazione di ricorrere ad avventure
extragiudiziarie, come quelle sperimentate nel mondo durante gli
anni Duemila».
Approvata in Italia
la legge “Dopo di noi”
ROMA, 15. Con 312 sì, 64 no e 26
astenuti, la Camera italiana ha approvato in via definitiva il disegno
di legge “Dopo di noi” sull’assistenza alle persone con disabilità
grave dopo la morte dei genitori o
del tutore. Hanno votato a favore
tutti i partiti tranne M5S, che si è
opposto, e Sinistra italiana che si
è astenuta. «La legge è un fatto di
civiltà per migliaia di famiglie.
Sono orgoglioso dei parlamentari
che l’hanno voluta e votata. Grazie» ha dichiarato il presidente del
Consiglio, Matteo Renzi. Il provvedimento contiene nuove norme
in materia di assistenza alle persone con disabilità grave dopo la
morte dei genitori. Con la legge,
per la prima volta viene istituito
GIOVANNI MARIA VIAN
direttore responsabile
Giuseppe Fiorentino
vicedirettore
Piero Di Domenicantonio
un fondo specifico, con novanta
milioni di euro per quest’anno,
38,3 milioni per il 2017 e 56,1 milioni dal 2018. Previste anche agevolazioni e sgravi fiscali per il patrimonio che i genitori decideranno di lasciare in eredità per la cura dei loro figli, affidandolo ai parenti o a enti e onlus. La legge
prevede inoltre un “progetto individuale di cura e assistenza del disabile”, da mettere a punto ancor
prima che vengano a mancare i
parenti. In sostanza, i genitori potranno decidere a chi affidare la
gestione del figlio disabile e del
patrimonio destinato al suo sostegno già durante la vita familiare,
senza aspettare che uno dei due
venga a mancare.
Servizio vaticano: [email protected]
Servizio internazionale: [email protected]
Servizio culturale: [email protected]
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caporedattore
Gaetano Vallini
segretario di redazione
Servizio fotografico: telefono 06 698 84797, fax 06 698 84998
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pomeriggio. E a nulla sono serviti
gli appelli alla calma lanciati dal ministro dell’Interno, Bernard Cazeneuve, già alle prese con la minaccia
jihadista, gli hooligan, e l’immensa
sfida della sicurezza nelle dieci città
che ospitano gli europei di calcio.
Partita da Place d’Italie, la manifestazione è sfociata quasi subito nel
caos. La polizia in assetto antisommossa ha usato tutti i mezzi a disposizione per arginare la furia devastatrice. Ma la violenza è dilagata lungo l’intero tracciato. Gravemente
colpito, con 15 vetrate distrutte, anche l’ospedale pediatrico Hôpital
Necker – Enfants Malades. In particolare, questo ha suscitato sdegno
sui social media. Il ministro della
Salute, Marisol Touraine, parla su
twitter di «attacco insopportabile,
vergognoso», esprimendo solidarietà
ai professionisti che lavorano accanto ai pazienti. Secondo la televisione
BfmTv, nel centro ospedaliero è ricoverato, per supporto psicologico, anche il figlio di tre anni dei due poliziotti uccisi lunedì sera a Magnanville, vicino a Parigi, da un sedicente
affiliato al cosiddetto Stato islamico.
Il 23 e 24 maggio scorsi si è svolto
a Istanbul, in Turchia, il primo vertice umanitario mondiale, che ha
radunato numerose delegazioni di
tutto il mondo. Erano presenti circa 9000 partecipanti, provenienti
da 173 Paesi, tra cui 55 capi di Stato o di Governo e molti rappresentanti di agenzie dell’Onu e della
società civile, di diverse ong e istituzioni religiose.
L’evento era mirato ad accrescere
la solidarietà internazionale, a raccogliere impegni finanziari concreti, necessari per rispondere alle
drammatiche situazioni umanitarie
di cui soffrono ogni giorno milioni
di persone. Il segretario generale
dell’Onu, Ban Ki-moon, ha sottolineato che «servono 240 milioni di
dollari all’anno» per far fronte alle
crisi, cifra tutt’altro che irraggiungibile, giacché «rappresenta solo
l’uno per cento delle spese militari
mondiali». Ispirandosi al monito
centrale del vertice: “Non lasciare
nessuno indietro”, il segretario generale, nel suo rapporto di presentazione dell’incontro One Humanity: Shared Responsibility, ha ribadito
l’importanza di mettere al centro
l’umanità, ricordando che il fondamento della Carta delle Nazioni
Unite si trova «nella dignità e nel
valore intrinseco della persona
umana» e, inoltre, mettendo in evidenza che «prevenire e alleviare la
sofferenza umana, proteggere la vita e la salute e garantire il rispetto
della persona umana» costituiscono i principi umanitari «più importanti, quelli che tutti gli altri cercano di raggiungere».
Sul vertice si sono concentrate,
pertanto, grandi attese, specialmen-
Il «Sun» a favore dell’uscita dall’Unione
I mercati si riparano
dalla Brexit
LONDRA, 15. L’uscita della Gran
Bretagna dall’Unione europea appare sempre più possibile agli investitori, che scelgono mercati più solidi. E i tanti acquisti sui Bund tedeschi portano il rendimento del titolo decennale per la prima volta in
terreno negativo.
Il risultato complessivo è che le
Borse, nonostante riaprono in leggero rialzo, hanno avuto una perdita di capitalizzazione di 172 miliardi. Accade anche a causa del petrolio, che fatica a mantenere quotazioni costanti. Ma il punto centrale è
che la sterlina è debole e l’oro è ai
massimi livelli raggiunti di recente.
Sono in tensione i prodotti dei
Paesi ritenuti più deboli, con i tassi
dei titoli di Stato greci in crescita di
36 punti base, i Btp italiani in au-
mento di 5, con il risultato che lo
spread tra Btp e Bund vola oltre
quota 150.
A poco più di una settimana dal
referendum del 23 giugno, la Brexit
diventa un’ipotesi sempre più concreta.
I
sostenitori
dell’uscita
dall’Unione europea hanno ricevuto
l’appoggio ufficiale del tabloid più
popolare del Regno Unito, «The
Sun», che non ha mai nascosto
l’antieuropeismo. In prima pagina e
a caratteri cubitali, il tabloid di Rupert Murdoch invita a «dare fiducia
alla patria britannica e a non aver
paura di tagliare i ponti con l’Ue».
Restando sul fronte mediatico,
c’è da dire che il quotidiano Guardian, che sostiene il no alla Brexit,
a proposito dell’instabilità dei mercati parla di «panico cieco».
Uno dei tanti cartelli elettorali che in Irlanda del Nord si oppongono alla Brexit (Afp)
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te da parte delle organizzazioni che
lavorano quotidianamente sul terreno con dedizione, correndo non
pochi e gravi pericoli.
Durante le riunioni si è molto
insistito, tra l’altro, sugli elementi
essenziali dell’Agenda 2030 per lo
Sviluppo sostenibile, riguardo alle
idee della co-responsabilità degli
uni verso gli altri, della solidarietà
e della prevenzione, che sono alla
base dell’azione umanitaria ed
espressioni dell’umanità come one
family. Si è anche sottolineata la necessità di applicare il diritto internazionale umanitario, attraverso gli
strumenti già esistenti.
Il primo bilancio dell’incontro è
stato fatto, in chiusura, da Ban Kimoon, il quale, dicendosi «orgoglioso» dei risultati della conferenza, in termini di partecipanti e di
impegni espressi, non ha mancato
di condividere il proprio «disappunto per il fatto che non tutti i
leader sono venuti, soprattutto
quelli del G7, a eccezione di Angela
Merkel».
D’altra parte, è emersa qualche
perplessità, in merito al processo di
preparazione del vertice e di adesione agli obiettivi, individuati senza la possibilità di un dialogo più
ampio che avrebbe potuto coinvolgere maggiormente tutti gli Stati.
Nel corso delle riunioni, poi, sono
stati fatti diversi riferimenti a concetti controversi nell’ambito Onu,
nonché a interpretazioni piuttosto
ambigue del diritto internazionale
umanitario. In particolare, vanno
segnalati quelli che pongono
l’aborto al centro della risposta al
dramma della violenza sessuale nelle situazioni di crisi. Al riguardo,
val la pena di osservare che, se il
diritto umanitario è stato stabilito
come supporto per salvare le vite
delle persone che si trovano in situazioni critiche, nelle complesse
situazioni di crisi umanitaria non si
dovrebbe dimenticare che «la difesa della vita nascente è intimamente legata alla difesa di qualsiasi diritto umano. Essa suppone la convinzione che un essere umano è
sempre sacro e inviolabile, in
qualunque situazione e in ogni fase
del suo sviluppo. È un fine in sé
stesso e mai un mezzo per risolvere
altre difficoltà» (Evangelii gaudium,
n. 213).
È necessario, però, che l’appello
a «non lasciare nessuno indietro»,
lanciato in occasione del vertice, risuoni a tutti i livelli, in ogni momento, per venire incontro alle
aspirazioni dei popoli che, nel quotidiano confronto con distruzioni e
sofferenze, cercano prima di tutto
la fine dei conflitti e il ristabilimento della pace. In questi contesti occorre curare le vittime, in particolare le donne violate, le quali hanno
primariamente bisogno di un supporto psicologico e medico duraturo, realizzare la loro piena reintegrazione sociale e rendere loro giustizia. È altresì fondamentale prendersi cura dei bambini nati dagli
stupri. Nello stesso tempo, non si
possono tralasciare gli sforzi concreti per risolvere le cause dei conflitti e dei disastri, prevenire la violenza e assumere misure efficaci
per proteggere ogni popolo e ogni
persona umana da qualsiasi atto
inaccettabile di oppressione, di dominazione e di distruzione deliberata e ordinata.
Luci e ombre appaiono, quindi,
dal primo vertice umanitario, come
pure grandi attese, che richiedono
risposte ambiziose e adeguate. Intanto, è giusto attendere effetti
concreti dell’iniziativa che possano
raggiungere le decine di milioni di
persone che si trovano in situazioni
critiche, e che siano davvero all’altezza dei loro bisogni reali.
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L’OSSERVATORE ROMANO
giovedì 16 giugno 2016
pagina 3
Militari algerini in azione
al confine con la Tunisia
Risoluzione adottata all’unanimità dal Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite
Missione navale contro
i trafficanti di armi in Libia
NEW YORK, 15. Il Consiglio di sicurezza
dell’Onu
ha
approvato
all’unanimità una risoluzione che allarga il mandato dell’operazione Sofia nel Mediterraneo, mettendo in
atto nelle acque internazionali al
largo della Libia l’embargo sulle armi destinate ai terroristi del cosiddetto Stato islamico (Is).
Aiuti economici
al Kenya
dalla Banca
mondiale
WASHINGTON, 15. Il Governo di
Nairobi ha ottenuto un prestito
dalla Banca mondiale a sostegno
dello sviluppo delle infrastrutture, dell’energia e dell’allevamento
nel nord del Paese, la regione più
arida abitata prevalentemente da
comunità nomadi.
Il finanziamento, confermato
dalla Banca mondiale, ammonta
a ben 1,1 miliardi di dollari rimborsabili in 50 anni con un tasso
d’interesse inferiore all’un per
cento. Nel progetto di sviluppo
Northeastern Kenya Development Initiative, firmato dal presidente Uhuru Kenyatta, spiccano
la costruzione di una strada tra
Isiolo e Mandera, vicino al confine con la Somalia, l’elettrificazione delle case, la costruzione di
scuole e di centri sanitari, attraverso incentivi al settore privato.
Il prestito — ha spiegato Makhtar Diop, vicepresidente della
Banca mondiale per l’Africa — è
l’ultimo di una serie di finanziamenti per il Kenya che ha raggiunto 5,5 miliardi di dollari. Secondo le previsioni della Banca
mondiale l’economia kenyana
crescerà quest’anno del 5,9 per
cento, una previsione molto vicina a quella del Governo, che ha
annunciato il sei per cento, e che
migliora rispetto al 2015 segnata
da un tasso del 5,6 per cento.
Secondo la Banca mondiale,
nel contesto africano in cui quasi
tutte le previsioni di crescita macroeconomica sono state riviste al
ribasso, il Paese sta reagendo bene. Infatti il Kenya, che fin dalla
sua indipendenza ha adottato un
sistema economico di tipo liberista, nonostante le difficoltà provocate dall’instabilità dell’ultimo
anno e dalla crisi finanziaria internazionale, rimane il cuore della finanza e delle comunicazioni
dell’Africa orientale. Attualmente,
l’economia si basa sulle esportazioni soprattutto di prodotti agricoli (occupa oltre l’80 per cento
della popolazione) e sul turismo.
«Viste le circostanze eccezionali —
si afferma — si decide di autorizzare,
per un periodo di 12 mesi dall’adozione della risoluzione, gli Stati
membri (a livello nazionale o attraverso organizzazioni regionali) a
ispezionare le navi nelle acque internazionali al largo delle coste libiche
su cui si hanno fondati motivi di ritenere che stiano trasportando armi
in violazione dell’embargo». Inoltre
«si autorizzano tutte le misure proporzionate alle circostanze per effettuare tali ispezioni».
Nella risoluzione si autorizzano
gli Stati membri a «sequestrare e
smaltire tali armi distruggendole o
rendendole inutilizzabili». I Quindici «condannano il flusso di armi
verso la Libia o dalla Libia in violazione dell’embargo» ed esprimono
preoccupazione che armi di contrabbando possano essere usate da
gruppi terroristi che operano nel
Paese africano, incluso l’Is. Si sollecitano quindi gli Stati membri «a
combattere con tutti i mezzi, in conformità alla Carta delle Nazioni
Unite, le minacce alla pace e sicu-
Condotte dall’esercito algerino e tunisino
Operazioni antiterrorismo
ALGERI, 15. Sale l'allarme terrorismo in Africa del Nord,
soprattutto a causa del conflitto in Libia, dove il cosiddetto Stato islamico (Is) ha la sua roccaforte a Sirte.
Per contrastare la possibilità di infiltrazioni jihadiste,
l'esercito algerino ha svolto ieri un 'operazione nella zona di Taza, nella provincia di Jijel, nel nord-est del Paese. Due presunti terroristi sono stati uccisi. Inoltre,
l’esercito ha scoperto un arsenale di armi nella zona di
Al Dabdab, nella provincia di Illizi, non lontano dal
confine con la Libia. Sequestrati sette Rpg, 18 bombe,
oltre a varie pistole e kalashnikov. Intanto, unità antiter-
rorismo della Guardia nazionale tunisina hanno arrestato a Kasserine sei jihadisti considerati pericolosi dalle
forze dell’ordine. Lo ha reso noto in un comunicato il
ministero dell’Interno di Tunisi, precisando che gli uomini arrestati erano specializzati nel trasporto in auto
verso la città di Sidi Bouzid di altri terroristi rifugiatisi
nei dintorni di Kasserine, non lontano dal confine algerino. Dalle accuse è emerso che i sei assicuravano inoltre ai membri dei gruppi terroristici della zona supporto
finanziario e informazioni sui movimenti delle forze
dell’ordine nella regione.
Colloquio tra Obama e Hollande mentre emergono nuovi particolari sulla strage di Orlando
Uniti per contrastare la barbarie jihadista
WASHINGTON, 15. Colpiti entrambi
da gravi attentati, Francia e Stati
Uniti hanno concordato di «aumentare ancora la cooperazione tra servizi di sicurezza di fronte a una minaccia che evolve continuamente».
Questo l’esito del colloquio, ieri, tra
il presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, e il capo dello Stato
francese, François Hollande, che si
sono detti «uniti contro la barbarie
jihadista». Il presidente Obama ha
ricordato in particolare la strage di
Orlando, in Florida, dove nella notte tra sabato e domenica scorsa sono
state uccise cinquanta persone.
Emergono intanto nuovi particolari sulla strage e sulla galassia di persone che ruotavano attorno al killer.
La compagna di Omar Mir Saddiq
Mateen sapeva tutto sui progetti criminali: lo danno per certo sia la
Cnn che Fox citando fonti dell’Fbi.
E proprio per questo molto presto
potrebbe essere arrestata. Interrogata
più volte dalla polizia, con la quale
sta collaborando, la donna avrebbe
ammesso di aver saputo in anticipo
del piano omicida del compagno e
perfino di averlo accompagnato nel
Agenti dell’Fbi proseguono le indagini nell’area del locale Pulse a Orlando (Afp)
La polizia del Bangladesh
risponde all’estremismo islamista
DACCA, 15. Nell’ambito di una vasta
offensiva nazionale di una settimana contro la criminalità e il terrorismo, la polizia del Bangladesh ha
arrestato complessivamente al termine dei primi quattro giorni 11.647
persone, fra cui anche 145 presunti
militanti. A darne conferma, oggi, è
il quotidiano «Dakha Tribune».
Nella sua pagina online il giornale
cita il commissario Kamrul Ahsan,
secondo cui nelle ultime 24 ore gli
arrestati sono stati 3115, e di essi 26
sono accusati di fare parte di movimenti estremisti illegali. Questi si
aggiungono agli 8532 catturati dalle
forze dell’ordine nei primi tre giorni, fra cui si trovavano 119 militanti
di gruppi quali Jamaat-ul-mujahideen Bangladesh (Jmb), Jagrata
Muslim Janata Bangladesh (Jmjb) e
Ansarullah Bangla Team.
Da mesi diverse persone appartenenti a minoranze religiose, blog-
rezza internazionale causate da atti
terroristici».
Nel frattempo, in Libia si combatte soprattutto a Sirte, roccaforte
dell’Is. È di cinque miliziani uccisi e
37 feriti il bilancio degli scontri avvenuti ieri fra le forze che partecipano all’operazione per la liberazione
della città e i jihadisti. Lo rende noto l’ospedale centrale di Misurata.
Dal canto suo, Fadel Al Hasi, capo delle forze speciali dell’esercito
libico fedele al generale Khalifa
Haftar, ha annunciato che i suoi uomini hanno conquistato due nuove
zone nella periferia di Bengasi, seconda città libica, culla della rivoluzione che portò nel 2011 all’estromissione del defunto colonnello
Muhammar Gheddafi. Negli scontri
in corso con le milizie dell’Is sono
state utilizzate armi pesanti secondo
quanto riferito da Al Hasi: l’esercito
ha combattuto per tutta la giornata
raggiungendo due nuove postazioni
strategiche anche grazie all’aiuto dei
caccia, che hanno compiuto diversi
raid prendendo di mira una sede
dei jihadisti e un deposito di armi.
ger, scrittori e stranieri sono stati
uccisi in varie parti del Paese in attacchi prevalentemente all’arma
bianca rivendicati da movimenti illegali, fra cui il cosiddetto Stato
islamico (Is) e Al Qaeda. L’ultimo
di questi è stata l’uccisione venerdì,
rivendicata dall’Is, di un membro
di un ashram indù di Pabna, nel
Bangladesh nord-occidentale. Ma
l’operazione antiterrorismo è iniziata dopo l’uccisione nella scorsa settimana della moglie di un ufficiale
di polizia impegnato nelle indagini
sui movimenti jihadisti.
Per fare fronte a questa ondata di
violenze portata avanti da gruppi di
estremisti il Governo del premier
Sheikh Hasina ha deciso di reagire
con determinazione. Per le autorità
di Dacca, comunque, la responsabilità è di gruppi locali e non di emanazioni di terroristi internazionali.
negozio di armi vicino casa loro a
Port St. Lucie, dove Mateen ha acquistato il potente fucile usato per la
strage. E ora rischia di finire in carcere per non aver dato l’allarme
all’Fbi o alla polizia. Non solo: durante la strage al locale Pulse, nei
momenti concitati della contrattazione con la polizia poco prima dell’irruzione finale, Mateen avrebbe addirittura chiamato la donna.
Sono tutte informazioni preziose
per gli agenti federali, che sperano
così di poter tracciare un profilo più
preciso delle aspirazioni violente del
killer che prima di essere ucciso aveva detto di essere un affiliato del cosiddetto Stato islamico (Is). L’organizzazione di Al Baghdadi ha rivendicato a sua volta l’azione, anche se
i federali sono scettici, propendendo
di più ancora per la versione del lupo solitario che avrebbe conosciuto
il radicalismo islamico in internet.
Dal passato di Mateen emerge anche un altro particolare: la conoscenza con l’imam radicale Abu Taubah,
che sarebbe stato — almeno secondo
le prime versioni dei fatti — una delle sue fonti di ispirazione. Tuttavia,
ieri il religioso ha smentito ogni implicazione: «Non lo conoscevo.
L’islam non appoggia quello che ha
fatto. Qualsiasi cosa abbia fatto, non
l’ha fatto nel nome dell’islam, non
c’è alcuna giustificazione nell’islam»
per un tale gesto. Il vero nome
dell’imam è Marcus Dwayne Robertson, un ex marine molto conosciuto
in ambienti legati al radicalismo.
A Mosca tra Putin e i presidenti azero e armeno
Vertice sul Nagorno Karabakh
MOSCA, 15. Vertice sul Nagorno Karabakh a Mosca lunedì prossimo,
con i presidenti di Azerbaigian
Ilham Aliyev, e Armenia, Serzh Sargsyan, e il presidente russo, Vladimir Putin. «La Russia è disposta a
proseguire la sua missione di mediazione per una soluzione della crisi
del Nagorno Karabakh insieme agli
altri co-presidenti del gruppo di
Minsk dell’Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa
(Francia e Stati Uniti, ndr)» ha precisato il consigliere per la Politica
estera del Cremlino, Yuri Ushakov.
Aliyev e Sargsyan si erano incontrati a Vienna lo scorso maggio per
la prima volta dopo la ripresa dei
combattimenti all’inizio di aprile
lungo la linea di contatto che divide
le parti coinvolte nel conflitto del
Nagorno Karabakh. All’incontro
avevano presto parte i ministri degli
Esteri dei tre Paesi del gruppo di
Minsk (per la Francia il ministro
agli Affari europei). L’ipotesi era
stata allora quella di un nuovo vertice a giugno per definire i “parametri” dei negoziati per la pace.
Era dal 1994 che non si registravano scontri così violenti come quelli accaduti all’inizio di aprile nel
Nagorno Karabakh, l’enclave che si
trova in Azerbaigian ma è controllato dagli armeni, ed è proprio Erevan a sostenere il territorio a livello
economico da quando è terminato il
lungo conflitto che ha provocato
decine di migliaia di vittime e centinaia di migliaia di sfollati.
E, intanto, anche l’Italia «sostiene
gli sforzi della presidenza tedesca
dell’Osce per una soluzione duratura e pacifica del conflitto nel
Nagorno-Karabakh e nel caso la
candidatura dell’Italia alla presiden-
za dell’Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa
nel 2018 fosse accolta, caso molto
probabile, non risparmieremo energie per ottenere ulteriori progressi».
È quanto ha affermato lunedì scorso
il ministro degli Esteri italiano, Paolo Gentiloni, intervenuto alla IV sessione della Commissione intergovernativa sulla cooperazione economica
tra Italia e Azerbaigian.
«Siamo consapevoli — ha detto
Gentiloni — delle grandi potenzialità che ha il Paese a livello regionale,
punto di riferimento chiave nell’area
del Caucaso meridionale, una cerniera tra Asia e Europa, incuneato
nella storia e nelle tradizioni tra
Iran e Turchia, presidio del Caspio
e vicino della Russia, posizione davvero strategica dal punto di vista
geopolitico e delle potenzialità economiche e di mercato».
Incontro
tra Clinton
e Sanders
WASHINGTON, 15. I due candidati
alla nomination democratica per
la Casa Bianca, Hillary Clinton e
Bernie Sanders, si sono incontrati
ieri a Washington. La riunione, a
porte chiuse, è durata un’ora e
mezza e si è conclusa senza conferenza stampa. Tuttavia, dalle prime dichiarazioni rese alla stampa,
non sembra che Sanders sia disposto a sostenere Clinton. Il senatore è ancora intenzionato a
portare avanti la sua campagna fino alla convention di Filadelfia.
«Gli americani vivono una situazione difficile, molto difficile, vogliono il vero cambiamento, non
sempre la stessa cosa» ha dichiarato, poco dopo l’incontro, Sanders,
annunciando l’intenzione di «continuare a spingere per una trasformazione radicale all’interno del
partito» fino alla convention che
si svolgerà a luglio. I suoi sostenitori — ha aggiunto Sanders — «vogliono la piattaforma più progressista mai approvata dal partito democratico». Clinton, dal canto
suo, non ha rilasciato dichiarazioni ufficiali sull’incontro con il senatore del Vermont. Ieri si sono
svolte le ultime primarie democratiche a Washington D.C., che hanno visto la vittoria, ancora una
volta, dell’ex first lady. Nel distretto i repubblicani avevano già
votato, nella forma di caucus, lo
scorso 12 marzo.
Uccisi
otto maoisti
in India
NEW DELHI, 15. Almeno otto militanti maoisti, conosciuti in India
anche come “naxaliti”, sono stati
uccisi in uno scontro a fuoco con
la polizia nello Stato centrale di
Chhattisgarh. Lo scrive l’agenzia
di stampa Ians. Citando un alto
responsabile della polizia, l’agenzia aggiunge che molti altri militanti sono rimasti feriti, insieme
ad almeno tre agenti, mentre è
stato sequestrato un grande quantitativo di armi, proiettili ed esplosivi Il sovrintendente della polizia,
Abhishek Meena, ha spiegato che
lo scontro a fuoco, durato circa
due ore e mezza, è avvenuto nel
villaggio di Tetam, fra i distretti di
Kondagaon e Narayanpur, quando un reparto delle forze di sicurezza ha affrontato un commando
di almeno 50 maoisti.
L’OSSERVATORE ROMANO
pagina 4
giovedì 16 giugno 2016
Due scene tratte
dalla seconda stagione della serie tv
A Bosisio Parini un esempio di formazione universitaria
Dove gli uomini
da soli non arrivano
di SERGIO MASSIRONI
appuntamento è fissato
nel primo pomeriggio, in
un giorno di esami e di
pioggia. Ambienti universitari silenziosi, immersi nel verde del parco in cui ha preso forma un sogno: La Nostra Famiglia. Siamo a Bosisio Parini, in provincia di Lecco, dove poco più di cinquant’anni fa l’arcivescovo Giovanni
Battista Montini poneva la prima pietra
di quello che sarebbe diventato un polo di riabilitazione, di ricerca e di cura
tra i più avanzati d’Europa. «Il bene
deve esser fatto bene e il primo bene
sia la formazione di quelli che devono
fare il bene», diceva il fondatore, beato
Luigi Monza. Così, alla presa in carico
di ogni genere di disabilità psicofisica
dei bambini, fin dall’inizio si è accompagnata una grande scommessa educativa. Ne scrivo ora che in Parlamento la
proposta di legge 2656, firmata da Vanna Iori, col proposito di disciplinare le
professioni di educatore e pedagogista,
mette a repentaglio il cuore della formazione universitaria che in mezzo secolo qui ha preso forma.
Due donne mi attendono: Carla Andreotti, piccola apostola della carità,
oggi direttore centrale del settore sviluppo e formazione e Maria Cristina
Panzeri, docente e direttore delle attività professionalizzanti nel corso di laurea in educazione professionale dell’università di Milano, sede di Bosisio
Parini. La conversazione inizia nei corridoi, dove gli ambienti stessi descrivono un equilibrio inconsueto tra rigore
accademico e atmosfera domestica. Un
modello che mai si sarebbe elaborato a
tavolino: «La carità unita all’intelligenza produce genialità» osservava qui, nel
2013, il cardinale Scola. «Un’opera come questa è paradigma di come dev’essere una società civile e indica il compito di chi ci governa».
Arrivano anche da lontano i novanta
studenti di educazione professionale, il
corso di laurea su cui concentriamo
l’attenzione. A esso si affiancano quelli
in terapia della neuropsicomotricità
dell’età evolutiva e in logopedia, uno
sportello lavoro, un centro di formazione professionale specializzato nella formazione degli operatori di servizi alla
persona, oltre a corsi di istruzione superiore, master e specializzazioni postlaurea. «Soprattutto l’obbligo di frequenza e l’alto livello di motivazione
creano fin dal primo anno — osserva
Panzeri — un autentico percorso di
gruppo, quel reciproco mettersi in gioco, tra colleghi e con i docenti, che fa
la differenza rispetto ad altri contesti
accademici». I numeri le danno ragione: abbandoni pari a zero, percentuali
irrilevanti di fuori corso, ottime votazioni in uscita, prima occupazione nei
giorni successivi alla laurea. «Provenienze ideali e biografiche diverse, non
L’
tà di questo luogo in una miriade di
Servizi educativi e socio-sanitari. «Molti assistenti degli attuali studenti, nelle
sedi di tirocinio, provengono da qui:
condividono l’impostazione e sono disponibili a intervenire nei corsi gratuitamente, arricchendo l’offerta formativa
con la testimonianza di chi opera sul
campo, in servizi solitamente difficili
da incontrare in ambito universitario».
A confronto con scienze dell’educazione, lo scarto fondamentale, a educazione professionale, è proprio nel collegamento col territorio: invece di duecento, millecentocinquanta ore di tirocinio
per ogni studente, con rilettura guidata
dell’esperienza in ampi spazi di coworking. «Più che un metodo, a contare
però è uno stile, un approccio pieno di
attenzione e di disponibilità, che sa attenersi a quanto prescrivono i regolamenti, ma anche andare oltre, senza
misurare e calcolare tutto. Sono convinta che anche i corsi di laurea più orientati agli aspetti riabilitativi-sanitari beneficino di un contesto che mantiene
una forte connotazione educativa. Ora
temiamo che questo patrimonio venga
svuotato dall’approvazione della legge
Iori, che precluderebbe l’accesso ai servizi socio educativi per i nostri studenti, riservando quegli ambiti di lavoro ai
soli laureati in scienze dell’educazione:
noi offriamo ben più che una formazione per operatori del settore sanitario».
In un Paese che ha visto nascere
modelli educativi formidabili
oggi va perdendosi
la consapevolezza
di un rigore interno
Mentre dialoghiamo, l’occhio cade su
una frase che pare sintetizzare il di più
di cui Cristina sta parlando: «L’educazione è non distrarsi mai, se non per
guardare ammirati qualcosa che ci era
sempre sfuggito». Intuisco di trovarmi
immerso in una realtà che la sensibilità
femminile ha profondamente plasmato.
Gli accenti sono nuovi, rispetto ai luoghi della mia formazione seminaristica:
i numeri avrebbero consentito altrettanta familiarità, attenzione uno a uno, paziente personalizzazione dei percorsi.
Ma gli uomini — i maschi — non procedono così: il beato Luigi Monza doveva averlo capito. Chiedo alle mie interlocutrici che cosa direbbero alla Chiesa,
dal momento che ecclesiastici saranno
gli occhi di molti lettori. Carla risponde che «si parla molto di educazione,
ma le si conferisce limitata dignità
scientifica. In un Paese che ha visto nascere modelli educativi formidabili, va
perdendosi la consapevolezza di un rigore interno al fare educazione. Si deve
parlare di ricerca anche nel campo delle
scienze umane, seppure siano in gioco
fattori non sempre e non facilmente oggettivabili e misurabili: la Chiesa può aiuNello spazio di tre anni
tarci a mantenere il focus su
questi aspetti essenziali».
i nostri giovani ci regalano
Cristina Panzeri, invece, va
incredibili sorprese
col pensiero agli oratori e
alle molteplici proposte
trasformazioni che lasciano i docenti
educative che rendono popieni di stupore
polare la Chiesa italiana.
Provocatoriamente mi domanda: «Tutti possono fare
di rado travagliate: spesso sono le fati- gli educatori? È importante che ognuche incontrate nella giovinezza, sia in no dia un contributo educativo, questo
famiglia sia negli studi, a sospingere su va riconosciuto. Al contempo, però ocquesta strada. Così, l’accompagnamen- corre qualificare. Trovarsi bambini, rato di ogni studente è l’elemento di for- gazzi e adolescenti in parrocchia può
za di una formazione che mira al pren- generare la fantasia che fu dei santi
dersi cura professionalmente di altri. educatori, percorrendo nuove strade in
Vediamo i nostri giovani crescere: nello cui professionalità e generosità si intespazio di tre anni ci regalano incredibili grino vicendevolmente, strutturando
sorprese, trasformazioni che lasciano i nuovamente le comunità». Pare farle
eco monsignor Franco Giulio Brambildocenti pieni di stupore».
Carla Andreotti, a Bosisio dagli anni la, vescovo di Novara, che a Bosisio è
Settanta, ricorda che proprio dall’ascol- di casa: «Il discorso escatologico di Luto degli studenti venne l’idea di allarga- ca ci racconta di uomini che agiscono
re il modello dell’assistenza sociale a in modo individualistico e scollegato
un profilo allora nuovo, quello tra loro, perché non più sorretti dalla
dell’educatore. E aggiunge: «Se per pacatezza e dalla lungimiranza di condon Luigi Monza i più intimi erano le vincere gli altri ad agire insieme. La
piccole apostole e chi era in discerni- condivisione deve, invece, essere l’unico
mento della propria vocazione, quell’in- modo con cui guardare al futuro. Ci
timità si è riversata in un ambiente uni- sono due modi per dar nome al domaversitario in cui non vengono erogati ni: uno è la parola futurum, l’altro è il
soltanto apprendimenti, ma ci si incon- termine adventus. Il primo è il proluntra e insieme si sperimentano valori». gamento dei nostri sogni e delle nostre
Cristina Panzeri descrive la fitta rete di azioni, mentre l’avvento è ciò che ci dicollaborazioni con chi, formatosi a La sponiamo ad accogliere e che ci viene
Nostra Famiglia, oggi porta la positivi- incontro in modo sorprendente».
Si è conclusa la seconda stagione della serie tv
Gomorra
monologo del male
di ED OARD O ZACCAGNINI
aglielo a dire, a Pietro Savastano, che dopo l’evasione
non è libero per niente. Diversamente recluso, piuttosto, anche se le pareti tombali del 41 bis sono cadute, e i suoi occhi possono fissare nuovamente le vele
di Scampia: il regno da riconquistare,
lo spazio della sua ossessione. È tornato a dare ordini, don Pietro, ma non
può catturare il ladro che gli abita dentro e che gli ruba la vita ogni minuto.
Braccato dai nemici, la moglie ammazzata e un desolante fregarsi a vicenda con l’unico figlio. Alla faccia del potere. Cupo guarda fuori e pensa, Pietro
Savastano, ma che si è giocato l’esistenza non gli viene in mente mai. Nemmeno quando, a impero appena ricomposto, un proiettile gli centra la testa e
mette fine alla sua pena. Colpisce anche questo di Gomorra - La serie: che
nessuno dei protagonisti si senta pesce
di un acquario putrido, che nessuno si
ribelli all’incubo della guerra perpetua,
che nemmeno uno di loro si dichiari
esausto di affondare i piedi nel sangue,
nel ghetto umido, assurdo e buio, con
la puzza della morte addosso.
Quando Ciro l’immortale, quasi al
tramonto della seconda stagione appena conclusa, racconta che i morti seminati lo vengono a cercare e non gli
danno pace, ammettendo di non poter
uccidere più, speri che un briciolo di
umanità stia per riaffiorare in quella caduta senza fine che è Gomorra. Non è
così. Il dolore lacerante per l’uccisione
della figlia, nel finale dell’ultima puntata, non provoca in Ciro l’interruzione
del ciclo di morte. Non sterza bruscamente direzione per donare finalmente
un senso alla sua dannata esistenza, ma
si vendica uccidendo.
Animali feroci e tremanti costantemente da una tana all’altra, ecco chi sono i boss di Gomorra. Il mare di Napoli praticamente mai. Nemmeno la
città. Solo i pianerottoli del loro mondo morto attraversati dal vociare lamentoso dei disgraziati che lì abitano.
Solo le mura addobbate di kitsch,
l’asfalto bruciato dalle loro ruote che
schizzano e rimbalzano tra i plumbei
alveari. Poi piscine vuote e grate, erbacce, sottopassi e parcheggi. Tutto che
se ne cade. Costruzioni che furono
qualcosa, poi solo contenitori per rifiuti
V
e nascondigli per prede. Desolazioni di
un incontro rapido e nervoso. Gomorra, appunto, come definì quella terra
don Peppino Diana, ucciso, per la sua
voglia di bellezza, il 19 marzo del 1994.
Pietro, Ciro, Salvatore, Jenny e tanti altri. Tutti inginocchiati all’infame legge
del pìgliàmmoc tutt’ cos. Tutti bravissimi
a moltiplicare soldi come a sbranarsi,
distruggersi e distruggere, in un’accelerazione infernale che li trascina sempre
più lontano dall’essere umani. Possono
sacrificare chi amano pur di sfamare
l’idolo; possono freddare un’adolescente innocente pur di raggiungere il loro
folle scopo. Violenza spesso insopportabile, perché servita con realismo catturante. Rimangono fedeli alla potenza
del libro di partenza pur senza portare
addosso i nomi da questo pronunciati.
Del testo di Saviano rimane l’attenzione ai meccanismi del sistema criminale
camorra, l’armonia tra stile e contenuti,
la relazione — anche se in percentuali
diverse rispetto alla pagina scritta — tra
romanzo e reportage.
Abili Stefano Sollima, gli sceneggiatori e gli altri tre registi della seconda
stagione — Francesca Comencini, Clau-
dio Cupellini e Claudio Giovannesi — a
individuare la giusta distanza dalla carta: fotografano la pianura violentata
mentre imboccano il solco, sempre più
grande, delle serie sul potere.
I personaggi di Gomorra parlano in
dialetto stretto, ma hanno muscoli per
salpare dalla Campania e ricordarci
quali bestie diventiamo quando il bene
scompare.
Tutte le volte, però, che questo atroce monologo del male prova a liberarsi
dal suo potente paesaggio e a diventare
astratto apologo sul potere criminale, il
particolare reagisce e riporta a galla
quella cultura e l’eco della cronaca: la
strage degli africani che si ribellano al
potere dei clan, la faida coi suoi morti
innocenti, le canzoni neomelodiche e
l’uso distorto che i malavitosi fanno di
Dio, punteggiate dal continuo balenare
del cemento di Scampia, risbattono di
nuovo lo spettatore nel dolore di quel
tormentato angolo d’Italia.
Le sentinelle ululano che è «tutt’apposto» se non scorgono lampeggianti
all’orizzonte: ecco altri piccoli, fondamentali ingranaggi della grande spartizione dello spaccio in quella terra, ecco
i garzoni di una gigantesca bottega che
sputa denaro e dolore a tonnellate, ecco
altri dettagli del terribile racconto.
Ogni volta che del ciclo della droga
stai per dimenticarti e ti chiedi solo chi
vincerà e chi perderà nella tragedia lugubre — senza fare il tifo per nessuno:
troppo neri sono tutti per vedere in loro qualche chiaroscuro e tentare l’empatia — ti viene ricordato che i clan
truccano le elezioni e ripuliscono i loro
profitti a Roma, Milano e in giro per
l’Europa. Le immagini come rubate da
un telegiornale si alternano agli inseguimenti, alle sparatorie e a un altissimo numero di morti: scatta una rischiosa coabitazione tra realismo e spettacolarizzazione, che però sa trasformarsi in
una dialettica nella quale la realtà vitalizza la finzione e la potenza del linguaggio contribuisce a una efficace restituzione del reale. Nella disumanità
dei duelli si inseriscono timidamente le
vittime di Gomorra: qualche disgrazia-
Del testo di Saviano rimane l’attenzione
ai meccanismi del sistema criminale
con l’armonia tra stile e contenuti
E la relazione tra romanzo e reportage
anche se in proporzioni diverse
to si accolla un omicidio per dare da
mangiare ai propri figli; un sedicenne
vede nella criminalità organizzata l’unica strada possibile e un sacerdote, durante il funerale del ragazzo, urla che
in quei quartieri dormitorio è difficilissimo far crescere nel bene i talenti dei
figli. L’accusa del celebrante velocemente si inabissa, il suo grido diviene
fioco come il coro del bene in Gomorra.
È un’assenza che simboleggia la fragilità della maggioranza nella difficile realtà narrata, la difficoltà dei molti che
ogni giorno subiscono un male la cui
percentuale di finzione è pari a zero.
Borges e il ragazzino
Claudio Pérez Míguez e Jorge Luis Borges (1982)
Aveva solo quindici anni Claudio Pérez
Míguez quando riuscì a intervistare Jorge
Luis Borges. Era il 1982 e lo studente
argentino, che oggi a Madrid coordina il
Centro de Arte Moderna e dirige il Centro
Editores, fece l’intervista come un esercizio
scolastico, incontrando il 29 luglio il grande
scrittore, che non esitò a riceverlo nella sua
casa di calle Maipú 994 insieme ad altri
compagni. Rimasta inedita, l’intervista è
uscita parzialmente su «El País» del 15
giugno, trent’anni dopo la morte di Borges,
e si può leggere per intero sul sito del
quotidiano madrileno. Lo scrittore iniziò a
parlare con il ragazzino — e quello fu il
primo di diversi altri incontri — ricordando
la madre, cattolica, e la nonna inglese, «di
tradizione protestante», che «sapeva a
memoria la Bibbia», e il padre agnostico:
«ci intendevamo tutti molto bene, questo
mai ha causato una discordia». Alla
domanda sulla sua vocazione letteraria
Borges rispose di non ricordare «un tempo
senza leggere né scrivere. Io sempre
leggevo e scrivevo», seguendo la
raccomandazione paterna di leggere solo
quello che lo interessasse e di scrivere solo
«quando avessi la necessità di farlo», senza
fretta di pubblicare, «dato che pubblicare
non fa necessariamente parte del destino di
uno scrittore». E bisogna lasciare che i temi
lo cerchino e lo trovino, «altrimenti
vengono fuori libri fabbricati». E «se io
dovessi definirmi direi uno scrittore, anche
se forse sarebbe meglio dire un lettore, dato
che credo di essere piuttosto lettore che
scrittore». Lo studente chiese poi a Borges
se i giovani dovessero interessarsi di
politica: «Non so. La politica non mi ha
mai interessato. Mi interessa di più l’etica.
Credo che se ognuno si comporta
eticamente questo può avere un effetto
politico molto grande». (g.m.v.)
L’OSSERVATORE ROMANO
giovedì 16 giugno 2016
pagina 5
Conversazioni laiche sulla «Laudato si’» a un anno dalla pubblicazione
di WIM WENDERS
entre leggo l’enciclica
Laudato si’ sono pienamente consapevole
che si tratta di uno
dei documenti più
importanti di questo XXI secolo ancora giovane, sia a causa del suo autore,
Papa Francesco, sia per il tema: l’insopportabile sofferenza del pianeta.
Mi coinvolge nel profondo, tanto che
non riesco a interrompere la lettura.
E poi mi rendo conto che ciò che mi
colpisce, ciò che mi tocca di più in
questo testo è il tono!
Il modo in cui penetra con dolcezza nella mia mente trascinandomi
pian piano... Non è come leggere un
testo teorico o pedagogico, somiglia
molto più a una lettera personale, che
mi è stata indirizzata da un amico intimo (e molto competente). Vado
M
Una lettera personale
avanti a leggere e riesco quasi a sentire la voce pacata dell’autore, una voce che non ha niente di pedante, lontanissima dal tono di chi tiene una
conferenza, piuttosto la voce di qualcuno che parla come se stesse pensando a voce alta, la voce gentile di chi
vuol condividere con me i suoi pensieri.
Continuo a dimenticare che è il Papa a parlare (o meglio a scrivere)... A
volte l’autore scende su un terreno familiare, senza mai pretendere di sapere più di quello che già sappiamo, ma
lo fa con tale passione e convinzione
che il semplice flusso dei pensieri, la
Traghettatore verso i lidi
del cinema moderno
complessità e la determinazione del
ragionamento sono trascinanti e ci
uniscono in un’unica convinzione: ora
o mai più! Il danno arrecato alla Terra è un danno fatto a noi stessi. È a
noi stessi che stiamo facendo del male, nel lungo periodo. (E anche nel
breve).
Sì, è il tono del messaggio a renderlo così potente e convincente, ben
al di là di qualsiasi saggio o tesi
sull’argomento. Non è che quando finisci di leggere l’enciclica ne saprai
necessariamente più di prima. Non è
un testo ricco di nuovi dati e intuizioni sorprendenti, eppure, da quella lettura esci arricchito e in realtà sai di
più. Con molte cose di cui prima eri
consapevole ora hai un rapporto diverso: d’ora in poi apparterranno alla
tua vita in senso profondamente esistenziale.
Sei più convinto che mai, perché
l’anima stessa ha inteso che proteggere il pianeta è una delle questioni più
scottanti del nostro tempo. Spesso le
questioni ambientali che in certi momenti ci appaiono importantissime e
urgenti, vengono relegate in secondo
piano dalla routine e dalle emergenze
della quotidianità. Questa volta è diverso. Papa Francesco ha soprattutto
messo in chiaro una cosa, a voi, a noi,
a me: la sofferenza dei poveri non
può essere disgiunta e considerata
una questione separata dalla sofferen-
za del pianeta. Le due cose si appartengono e devono essere risolte insieme! Invece generalmente sono considerate questioni separate. Le organizzazioni che le combattono sono impegnate sull’uno o sull’altro fronte.
Non così Papa Francesco e la fede
che rappresenta. Quindi non è solo il
tono di questo libro a porlo al di sopra di qualsiasi messaggio politico. È
anche la fonte da cui proviene. Il titolo stesso, Laudato si’, ci ricorda il motivo per cui Jorge Mario Bergoglio ha
scelto il nome di san Francesco e perché scrive tutto questo rivolgendosi a
noi come “Francesco”.
Nella lunga storia tra l’umanità e la
natura quest’uomo, questo santo, con
la sua vita e le sue convinzioni occupa indiscutibilmente una pagina a sé.
È stato il primo a identificare la
propria vita con quella di ogni altro
essere vivente sul pianeta, e la sua
compassione per i poveri non conosceva limiti. Questa enciclica è scritta
nel suo spirito da un altro uomo di
Dio pieno di amore e compassione e
saggezza, che ha assunto il nome di
Francesco come un segno, un’indicazione della sua missione: la riconciliazione della fede cristiana con la realtà
contemporanea e le sue questioni più
scottanti: da un lato la lotta alla povertà, dall’altro quella contro l’abuso
dei preziosi tesori del pianeta: la sua
acqua, la sua aria, le sue piante, i suoi
animali, le sue risorse.
I nostri principi cristiani, (non c’è
certo bisogno di insistere su questo
punto, è talmente ovvio ed evidente)
non sono solo compatibili, ma identici con la compassione per i poveri e
per il pianeta!
Siamo i custodi dei nostri fratelli e
abbiamo il compito di aver cura della
natura, degli animali e della vita sulla
Terra, non di sfruttarli. Per una volta,
in questa enciclica, la fede non è
qualcosa che porta i cristiani a trascendere in qualche modo il mondo e
lasciarselo alle spalle, ma qualcosa
La fede non è qualcosa
che porta i cristiani a trascendere la realtà
e a lasciarsela alle spalle
Ma qualcosa che conduce dritto nel mondo
spingendo ad abbracciarlo e a difenderlo
che conduce dritto nel mondo, spingendo ad abbracciarlo e a difenderlo.
E per una volta, sei impaziente di
condividere un testo di Chiesa con
persone che non sono credenti o che
pregano un altro Dio.
Dopotutto viviamo sullo stesso pianeta, siamo fratelli gli uni agli altri, e
sì, anche i diversi nomi di Dio, nello
spirito di compassione e di amore che
emana da questo testo, non possono
che essere un ulteriore motivo per rispettare l’altro e aver cura di ciò che
è stato in dono a tutti noi: il pianeta
Terra.
Rivoluzione copernicana
di PASQUALE CHESSA
Wim Wenders
Quello di Wim Wenders è stato uno dei
nomi che hanno cercato di traghettare il
cinema d’autore tedesco ed europeo verso
i difficili lidi del cinema moderno, e della
sua ricompattata impostazione industriale
e commerciale. Già nei suoi primi film, il
semi-dilettantesco Estate in città (1970) e
la produzione più professionale Prima del
calcio di rigore (1972), Wenders comincia a
mettere a fuoco alcuni dei suoi temi e
stilemi tecnico-narrativi preferiti: il
viaggio erratico, l’incomunicabilità,
l’afasia, la perdita dell’io a contatto con
una fenomenologia e un oggettivismo
imperscrutabili, il conseguente rifiuto, o
meglio la sistematica negazione, di un
percorso narrativo convenzionale, la
decostruzione di schemi assimilabili al
cinema di genere, infine l’altrettanto
conseguente allergia per un montaggio
che in qualsiasi modo possa dimostrare,
determinare, spiegare quella realtà
oggettiva. L’uso frequente di riprese
lunghissime sarà dunque suggerito più da
un senso di abbandono che da una reale
necessità espressiva. Un’opera matura e
pienamente convincente è in questo senso
Alice nelle città (1974), mentre con Falso
movimento (1975) già si affaccia la
tentazione del manierismo, che subito
dopo però viene sublimato in una poetica
sulla fine del cinema — oltre che della
Germania dei padri — in Nel corso del
tempo (1976).
La fama arriva con L’amico americano
(1977) ma non corrode la sua poetica.
Anzi, l’irruzione delle altre culture, in
particolare quella americana, il fascino
pericoloso per la musica e per l’estetica di
massa, l’origine non del tutto tradita di
un giallo-thriller firmato da Patricia
Highsmith, arricchiscono i suoi temi
prediletti e depurano il suo cinema dalle
tentazioni del cinema d’autore un po’ fine
a se stesso. Dopo Lo stato delle cose
(1982), altra riflessione sulla fine del
cinema, con Paris, Texas (1984) torna il
ripiegamento manierista, Wenders rifà se
stesso celebrando il sottogenere che l’ha
reso famoso, il road movie esistenziale.
Mentre il dittico Il cielo sopra Berlino
(1987) e Così lontano così vicino! (1993)
alterna poesia e poetismo diventando
croce e delizia della critica di quegli anni.
E lo stesso discorso vale per la
fantascienza di Fino alla fine del mondo
(1991). Meno pretenziosi ma più riusciti
sono Lisbon story (1994) e Non bussare alla
mia porta (2005), ulteriori riflessioni sui
temi del viaggio e della fine del cinema.
(emilio ranzato)
Durante la presentazione a Villa
Necchi, a Milano, il 14 giugno,
la disamina di Giulio Giorello
dei testi raccolti nel libro del
Fai Laudato si’. Conversazioni
sull’Enciclica di Papa Francesco
2015/2016 (Arcidosso, Effigi,
2016, pagine 126) a cura di Pasquale Chessa, testi di Wim
Wenders, Marco Vitale, Andrea
Carandini, Giulia Maria Crespi,
Lucetta Scaraffia, Gad Lerner,
Giancarlo Bosetti, Salvatore Veca, Michel Salvati, Michelangelo Pistoletto, è partita dall’idea
che la crisi ambientale coinvolge il mondo intero, ma soprattutto la parte più fragile dell’umanità che nel degrado ambientale trova la sua definitiva
condanna esistenziale.
L’enciclica rappresenta quindi il punto più avanzato della
Chiesa di Papa Bergoglio. Una
vera rivoluzione copernicana.
Con Giorello hanno dialogato
molti degli autori presenti.
Nel suo intervento, il presidente onorario del Fai, Giulia
Maria Crespi, ha seguito il ragionamento di partenza — «se
la casa comune veramente crollasse, per primi i diseredati ci
andrebbero di mezzo» — arri-
vando infine a paragonare la rivoluzione ideale di Papa Bergoglio e i suoi effetti sul pensiero
del mondo intero alla svolta impressa alla storia del cristianesimo da san Paolo a Tarso.
Più radicale l’intervento dell’archeologo Andrea Carandini,
presidente del Fai, che ha individuato nell’affermazione sulla
terra dell’homo sapiens l’agente
più potente della distruzione
del mondo a partire dalla sua
comparsa in Africa 150.ooo anni
fa.
«Questa
colonizzazione
comporta estinzioni di massa
dopo che la natura era rimasta
indisturbata per 30 milioni di
anni» ha sottolineato. La conclusione di Carandini segue la
vocazione umanistica dell’enciclica: «Il sapiens saprà elaborare, a livello planetario, un progetto antropologico generoso e
intelligente, riuscirà a reinventarsi una vita possibile su questa terra, facendo leva su pensiero e cuore?»
Per il giornalista e saggista
Gad Lerner, l’enciclica va letta
dai «margini» del mondo:
«Nella radice del suo messaggio si riconosce l’ansia in cui
versa il pianeta espressa con parole “sovversive”, soprattutto
quando esorta a non far dipen-
dere le scelte della politica
dall’economica».
Per il politologo Michele Salvati, direttore di «il Mulino»,
«è cruciale la natura antidogmatica dell’enciclica, non solo
verso il dogma delle religioni,
ma verso quei dogmi imposti al
mondo dalla “nuova religione
Con le parole dell’arte
di MICHELANGELO PISTOLETTO
enso che una morale umana vada trovata al di là delle religioni, ancor sempre causa di guerre e di stragi, in quanto partecipi a ogni forma di potere.
Il mio disegno di trasformazione responsabile della società nasce dall’arte,
cioè dall’assunzione di una responsabilità
pari alla massima libertà finalmente acquisita dall’artista nel nostro tempo.
Le parole di Papa Francesco coincidono con il disegno dell’arte là dove superano le barriere poste dal dogma religioso e contribuiscono alla formazione di
una grande opera comune: una società in
cui il termine “umano” ha per tutti lo
stesso significato.
Riporto un paragrafo dell’enciclica di
Papa Francesco che mi pare essenziale
P
Michelangelo Pistoletto, «Il Terzo Paradiso» alle Terme di Caracalla
nell’intero componimento: «Si tende a
credere che “ogni acquisto di potenza
sia semplicemente progresso, accrescimento di sicurezza, di utilità, di benessere, di forza vitale, di pienezza di valori”, come se la realtà, il bene e la verità
sbocciassero spontaneamente dal potere
stesso della tecnologia e dell’economia.
Il fatto è che “l’uomo moderno non è
stato educato al retto uso della potenza”, perché l’immensa crescita tecnologica non è stata accompagnata da uno
sviluppo dell’essere umano per quanto
riguarda la responsabilità, i valori e la
coscienza. Ogni epoca tende a sviluppare una scarsa autocoscienza dei propri
limiti. Per tale motivo è possibile che
oggi l’umanità non avverta la serietà
delle sfide che le si presentano, e “la
possibilità dell’uomo di usare male della
sua potenza è in continuo aumento”
quando “non esistono norme di libertà,
ma solo pretese necessità di utilità e di
sicurezza”. L’essere umano non è pienamente autonomo. La sua libertà si ammala quando si consegna alle forze cieche dell’inconscio, dei bisogni immediati, dell’egoismo, della violenza brutale.
In tal senso, è nudo ed esposto di fronte al suo stesso potere che continua a
crescere, senza avere gli strumenti per
controllarlo. Può disporre di meccanismi superficiali, ma possiamo affermare
che gli mancano un’etica adeguatamente
solida, una cultura e una spiritualità che
realmente gli diano un limite e lo contengano entro un lucido dominio di sé.
In tal senso, è nudo ed esposto di fronte al suo stesso potere che continua a
crescere, senza avere gli strumenti per
controllarlo» (n. 105).
secolare” del capitalismo universale».
Secondo Giancarlo Bosetti
direttore di «Reset» , «la voce
della fede e della religione attraverso le parole del Papa era
attesa non solo dai credenti ma
anche
dall’intera
comunità
scientifica e nel mondo laico
per una ragione molto importante: l’evidenza delle scienze
non basta più a far cambiare
rotta alla politica e all’economia». La gravità della crisi ambientale conclamata e certificata
— ha quindi evidenziato — «non
riesce a cambiare i comportamenti umani individuali e collettivi, gli stili di vita dei cittadini e le scelte dei governanti.
Una prospettiva nuova per la
scienza e la religione, una vera
e propria santa alleanza si impone per salvare il mondo».
La presentazione del libro del
Fai è cominciata con la lettura
di alcuni brani dell’enciclica,
soprattutto
quelli
centrati
sull’ispirazione francescana delle parole del Papa a cui sono
seguiti una lettura di alcuni
brani del saggio in forma di
poema che ha aperto il libro
firmato dal regista e fotografo
Wim Wenders, intitolato Doni
di Dio.
Il cerchio si è chiuso con l’intervento finale di un artista come Michelangelo Pistoletto, autore di un’opera chiamata Terzo
paradiso: «La parole di Papa
Francesco parlano il linguaggio
dell’arte».
L’OSSERVATORE ROMANO
pagina 6
giovedì 16 giugno 2016
Presentato a Bruxelles un documento della Comece
Tre pilastri per la pace
BRUXELLES, 15. Il primo compito di un’autentica politica di pace europea deve consistere nella
prevenzione e nella trasformazione dei conflitti violenti con
gli strumenti della giustizia, senza trascurare la dimensione del
progetto di integrazione europea
in materia di sicurezza e di difesa comuni. Parallelamente agli
sforzi da compiere per creare le
condizioni di un disarmo anche
nucleare in Europa e nel mondo. È questo l’orientamento di
fondo del documento: “Promuovere la pace nel mondo, vocazione dell’Europa”, che i vescovi
della Commissione delle conferenze episcopali della Comunità
europea (Comece) hanno presentato martedì a Bruxelles «per
aiutare i politici nell’elaborazione delle raccomandazioni finali
in materia di pace e di sicurezza» che sono all’ordine del giorno del Consiglio europeo di fine
giugno. La nuova strategia glo-
bale in materia di politica estera
e sicurezza non potrà prescindere dal fatto che l’Unione europea è un progetto di pace: per
«essere all’altezza della sua vocazione — sostengono i presuli —
essa deve rafforzare i legami tra
strumenti di politica interna ed
estera e raggiungere maggiore
coerenza e omogeneità, coordinando orientamenti politici e risorse economiche». Secondo i
vescovi della Comece «la politica europea deve prevenire e consolidare la pace trasformando i
germi di un conflitto potenzialmente violento in un confronto
sostenibile», evitando il ricorso
alla forza.
Nel caso del fondamentalismo, è necessario «tagliare i
flussi finanziari internazionali
destinati a fini terroristici», migliorare informazione e cooperazione tra i 28 membri e i Paesi
terzi, «affrontare le radici sociali, politiche e religiose della ra-
dicalizzazione, soprattutto tra i
giovani», sostenere il ruolo dei
capi religiosi.
Questo è il primo pilastro che
dovrà
reggere
la
strategia
dell’Ue per la sicurezza e la difesa. Poi c’è la giustizia: ogni
aspetto della crisi mondiale deve
essere tenuto in conto e «sviluppo umano, socioeconomico e
ambientale devono essere promossi in quanto vettori indispensabili della pace». Terzo pilastro, la sicurezza: i presuli si
esprimono per un saggio «approfondimento della dimensione
della difesa e della sicurezza comuni» propria del progetto europeo, rispetto alla quale gli
Stati dovranno essere lasciati liberi di aderire o meno; qualsiasi
«intensificazione della cooperazione europea» in questo ambito dovrà rispettare il diritto internazionale e le sue istituzioni e
«non dovrà alimentare una dinamica dell’armamento».
Sussidio giubilare sul dialogo tra le religioni
Sulla via
della misericordia
Il tema della misericordia, al centro
del giubileo, rappresenta anche la
via maestra per favorire il dialogo e
superare le difficoltà nei rapporti tra
le religioni. È questo il motivo ispiratore di Celebrare la misericordia con
i credenti di altre religioni, breve sussidio a cura del Pontificio Consiglio
per il dialogo interreligioso che intende essere un contributo a vivere
il giubileo secondo le indicazioni
contenute in Misericordiae vultus.
Nella bolla d’indizione dell’anno
santo straordinario Papa Francesco
ha sottolineato appunto anche la
straordinaria capacità catalizzatrice
della misericordia vissuta sia nel
rapporto con le altre religioni monoteiste, ebraismo e islam, che con
le altre tradizioni religiose per favorirne l’incontro, il dialogo, la mutua
comprensione e così eliminare ogni
forma di chiusura, disprezzo, violenza e discriminazione. «Abbiamo voluto fare nostro questo invito di Papa Francesco a incontrare le varie
tradizioni religiose per proseguire,
proprio sul tema della misericordia,
la via del dialogo e del superamento
delle difficoltà che sono, purtroppo,
presenti e ben note a noi tutti»,
scrive nella presentazione il cardinale presidente del Pontificio Consiglio per il dialogo interreligioso,
Jean-Louis Tauran, il quale sottolinea come «il desiderio che ci anima
è quello di vivere quest’anno di grazia con i nostri fratelli e le nostre
sorelle di varie religioni». Il tema
della misericordia di Dio è infatti
ben presente nella spiritualità di numerose altre tradizioni religiose e
ciò, sottolinea il porporato, «ci dà
la possibilità di condividere sia
momenti di spiritualità e di scambio
interreligioso che opere concrete di
carità nei confronti dei più bisognosi».
Appena pubblicato dalla Libreria
Editrice Vaticana, in italiano e in
inglese, il sussidio è anche reperibile sul sito del dicastero vaticano
(www.pcinterreligious.org).
Frutto della collaborazione interreligiosa — alla sua redazione hanno
contribuito esperti di diverse fedi —
il testo è destinato principalmente
alle conferenze episcopali, e attraverso di esse a tutto il mondo cattolico. Ma, annota Tauran, «saremo
ovviamente lieti se potesse rivelarsi
utile e interessante anche per i credenti di altre religioni».
Nel sussidio, attraverso anche la
citazione di brani tratti dai testi ritenuti sacri nelle diverse fedi, trova
spazio, in particolare, un’ampia panoramica del tema della misericordia nelle diverse tradizioni religiose.
Un modo, sottolinea il cardinale
Tauran, per «gettare uno sguardo
sulla grande ricchezza della spiritualità umana». E un invito «a non innalzare muri ma a uscire dalle proprie case per entrare in quelle dei
vicini di altre religioni e percorrere
insieme a loro un cammino sulla via
della misericordia». Nella speranza
che il dialogo «possa fondarsi sul rispetto reciproco» e su «vincoli di
amicizia onesta e sincera».
Comunicato dell’ufficio stampa del Santo e grande concilio
Confermato l’arrivo a Creta
del patriarca ecumenico Bartolomeo
CHANIA, 15. «La Chiesa ortodossa nel mondo sta per fare a Creta un
passo storico verso l’unità»: è quanto afferma un comunicato diffuso
dall’ufficio stampa del Santo e grande concilio, nel quale si rende noto
che il patriarca ecumenico Bartolomeo «arriverà su questa’isola della
Grecia alle ore 13 del 15 giugno, dove si terrà il Santo e grande concilio
della Chiesa ortodossa, il primo incontro di questo tipo dei responsabili
delle Chiese ortodosse da circa mille anni». Altri rappresentanti delle
Chiese ortodosse autocefale arriveranno il 16 giugno. I punti all’ordine
del giorno «sono stati preparati, in più di cinquant’anni, dalle commissioni interortodosse preparatorie e dalle conferenze panortodosse preconciliari». In preparazione del concilio — si ricorda nella nota — il patriarca
ecumenico Bartolomeo «ha convocato la sinassi dei primati delle Chiese
ortodosse autocefale nel Centro del patriarcato ecumenico a Chambésy
(Ginevra) dal 21 al 28 gennaio 2016. Ugualmente, una piccola sinassi dei
primati è prevista per il 17 giugno».
A Jakarta corso di formazione al dialogo interreligioso
Nelle parrocchie della capitale indonesiana
Coraggio e pazienza
Tempo
di conversione ecologica
«Coraggio e pazienza»: sono
state queste le parole-chiave del
corso residenziale di formazione
al dialogo interreligioso in prospettiva ecumenica, dedicato ai
giovani, svoltosi a Jakarta, in Indonesia, dal 29 maggio all’11
giugno. Il corso — promosso dal
Consiglio ecumenico delle Chiese in collaborazione con il Jakarta Theological Seminary e la
Communion of Christian Churches in Asia — ha rappresentato
la terza tappa del cammino di
formazione
del
programma
(Youth in Asia Training Programme for Religious Amity)
con il quale il Consiglio ecumenico delle Chiese si propone di
offrire a giovani cristiani in Asia
Primato di una tipografia in Cina
In ventotto anni
150 milioni
di copie della Bibbia
NANCHINO, 14. Centocinquanta milioni
di copie: è il primato che, alla fine del
mese di giugno, raggiungerà la Amity
Printing Company (Apc) con sede a
Nanchino, capoluogo della provincia
dello Jiangsu, in Cina. Esiste dal 1988 e
da allora, gradualmente, è diventata la
più grande tipografia di bibbie esistente
al mondo. Dal suo primo giorno di attività — riferisce «Il sismografo» — la Apc
ha stampato e messo in circolazione ogni
anno una media di oltre 5.350.000 copie
della Bibbia. Qiu Zhonghui, presidente
della società, sul sito in rete della tipografia racconta che le richieste di stampa
fra il 2003 e il 2015 hanno registrato un
impressionante aumento. Le bibbie (in
novanta lingue, incluso il braille) si
esportano in almeno settanta Paesi del
mondo.
strumenti per il dialogo interreligioso a partire dalla condivisione di esperienze concrete. Si
tratta di pensare insieme come
vivere il «pellegrinaggio di giustizia e di pace», secondo le indicazioni emerse nella decima
assemblea generale, tenutasi a
Busan nel novembre 2013.
Fin dalla prima edizione, nel
2014, il corso, che è rivolto a
giovani leader delle comunità
cristiane, prevede approfondimenti tematici sulle religioni, conoscenza di esperienze quotidiane di dialogo, incontro con testimoni del dialogo e momenti di
preghiera. In tal modo si vuole
dare ai partecipanti un’idea della
molteplicità di contenuti e di
forme del dialogo interreligioso
all’interno di un orizzonte ecumenico, cioè del comune impegno dei cristiani nella costruzione di un confronto con le altre
religioni con il quale condannare
la violenza e vivere la pace.
Quest’anno a Jakarta i partecipanti, provenienti da quattordici Paesi asiatici, hanno approfondito il tema «Religione e
spazio pubblico», scelto nella
convinzione che la comprensione di questo rapporto e i tentativi di una sua definizione alla luce del Vangelo e del cammino
ecumenico rappresentino una
sfida quanto mai attuale per i
cristiani del ventunesimo secolo.
Questa sfida appare fondamentale in Asia, dove in tante nazioni i cristiani sono una minoranza circoscritta, spesso vista come
qualcosa di “occidentale”, alla
quale viene contestata la stessa
esistenza, come hanno ricordato
alcuni partecipanti.
La prima parte del corso è
stata dedicata a un approfondimento dello stato del dialogo
ecumenico e delle questioni
aperte in quello interreligioso in
Asia, con una serie di interventi
di studiosi dell’islam, del buddismo, dell’induismo e del cristia-
nesimo. Particolarmente interessante è stata la riflessione di
Henriette Hutabarat Lebang, a
lungo segretaria generale della
Christian Conference of Asia,
che ha raccontato l’esperienza
ecumenica in Indonesia, soffermandosi anche sul dialogo con i
musulmani e sui rapporti con lo
Stato indonesiano.
Nella seconda parte si è privilegiata la dimensione della condivisione delle esperienze, dalle
quali partire per la definizione
di progetti con i quali manifestare l’impegno condiviso dei cristiani a essere «messaggeri di
pace e agenti di speranza nel
mondo di oggi», come ha detto
Olav Fykse Tveit, segretario generale del Consiglio ecumenico
delle Chiese, nel video-messaggio indirizzato ai partecipanti
del corso. Tveit ha voluto ricordare quanto il World Council of
Churches consideri importanti
questi percorsi di formazione,
dal momento che è fondamentale per il cammino ecumenico
aiutare ad ampliare le prospettive di un’azione comune tra i cristiani. In tal modo questi ultimi
possono testimoniare la ricerca
quotidiana dell’unità visibile della Chiesa.
Di fronte alle sfide che i cristiani in Asia devono affrontare
per un ulteriore sviluppo del
dialogo ecumenico e interreligioso, a Jakarta si è sottolineato
con particolare forza che i cristiani devono avere il «coraggio» di vincere la paura dell’incontro con l’altro, tanto più
quando appartiene a un’altra religione; nella costruzione di un
dialogo si deve poi sempre aver
presente che è necessario coltivare la «pazienza» per superare
memorie di silenzi e di pregiudizi, che tanto pesano ancora nella
creazione di una società nella
quale i cristiani insieme sappiano promuovere la giustizia e la
pace. (riccardo burigana)
JAKARTA, 14. Si chiama “Silih
Ekologis”, ovvero pentimento
ecologico, ed è il progetto
lanciato recentemente dall’arcidiocesi di Jakarta in occasione
della Giornata mondiale per
l’ambiente che si è tenuta il 5
giugno scorso. In quasi settanta
parrocchie della capitale indonesiana sono state e verranno
organizzate attività green indirizzate soprattutto ai più giovani. Nella convinzione che la
vittoria nella sfida ecologica passi in particolare dall’educazione
delle giovani generazioni, che
per prime sono chiamate a imparare ad amare la natura e a rispettarla.
È ormai da diverso tempo, e
con maggiore intensità soprattutto sulla spinta dell’enciclica
Laudato si’ di Papa Francesco,
che la Chiesa in Indonesia si dimostra molto attiva nella cura
del creato e dunque nel contrasto dell’inquinamento e della
deforestazione, una delle più insidiose emergenze del Paese. Basti pensare che in 15 anni sono
scomparsi 10 milioni di acri di
boschi. In questa prospettiva,
nelle scorse settimane l’arcivescovo di Jakarta, Ignatius Suharyo Hardjoatmodjo, ha scritto
una lettera pastorale, dal titolo
Proteggere la madre terra, il grembo della vita, in cui ha invocato
una «conversione per l’ambiente», suggerendo, tra le altre cose, di ridurre al minimo l’utilizzo della plastica.
Per la realizzazione del progetto “Silih Ekologis” l’arcidiocesi può contare anche sul sostegno di imprenditori e professionisti locali, che si sono messi a
disposizione per cooperare con i
fedeli.
In questo ambito, è stato annunciato, verranno utilizzati dei
terreni molto ampi ma attual-
mente abbandonati, in cui
bambini e giovani verranno educati al rispetto e alla cura del
creato anche attraverso la messa
a dimora di nuovi alberi. Uno
strumento importante per contrastare l’inquinamento da carbone fossile che sta soffocando
la metropoli indonesiana. Il progetto trae ispirazione, hanno
spiegato
gli
organizzatori,
dall’iniziativa ecologica promossa nel 2007 da Papa Benedetto
XVI, che prevedeva la piantumazione di 125.000 alberi in Ungheria.
Le condizioni dell’ecosistema
indonesiano sono molto preoccupanti. Eccessivo inquinamento
e disboscamento senza freni
hanno messo a dura prova le foreste tropicali dell’arcipelago,
soprattutto nelle aree di Sumatra, Kalimantan e Papua. Un fenomeno cominciato a partire dal
2000 e dovuto, in gran parte, al
tentativo di far posto alle più
redditizie piantagioni di palma
da olio.
†
Nel pomeriggio di martedì 14 giugno u.s. il Signore ha chiamato a sé
Monsignor
LORENZO MINUTI
Canonico Vaticano
Sua Eminenza Reverendissima il Signor
Card. Angelo Comastri, Arciprete della Basilica
Papale Vaticana, e i Capitolari di San Pietro,
mentre danno l’annuncio della sua scomparsa e
ricordano con edificazione il Confratello, innalzano al Signore preghiere di suffragio.
Il Rito Esequiale avrà luogo giovedì 16 giugno p.v., alle 10.00, all’Altare della Cattedra,
nella Basilica Papale Vaticana.
L’OSSERVATORE ROMANO
giovedì 16 giugno 2016
pagina 7
La lettera «Iuvenescit ecclesia» per un rinnovato annuncio del Vangelo
Apertura al mondo
di MAURIZIO GRONCHI
Con la lettera Iuvenescit ecclesia sulla relazione tra doni gerarchici e carismatici per
la vita e la missione della Chiesa, la Congregazione per la dottrina della fede si
propone di offrire ai vescovi alcuni motivi
per un rinnovato annuncio del Vangelo
nel mondo di oggi. In un contesto europeo che si va progressivamente disgregando — «di un’Europa stanca e invecchiata,
non fertile e vitale» ha detto il Papa lo
scorso 6 maggio — la Chiesa avverte l’urgenza di lasciarsi ringiovanire dai doni
che lo Spirito Santo continua a spargere
nei cuori dei fedeli. Se la Chiesa ritrova la
freschezza del Vangelo tutta la famiglia
umana viene rivitalizzata. In questa prospettiva occorre leggere la riflessione teologica ed ecclesiologica del documento, il
cui oggetto principale sono le aggregazioni di fedeli, i movimenti ecclesiali e le
nuove comunità: per «favorire una feconda ed ordinata partecipazione delle nuove
aggregazioni alla comunione e alla missione della Chiesa» (n. 3).
Come dunque si relazionano gli aspetti
istituzionali con quelli carismatici della vita cristiana, in una Chiesa non ripiegata
su se stessa, ma aperta al mondo? A questa domanda vuol rispondere il testo, che
si articola in cinque capitoli, con un’introduzione e una conclusione, per un totale
di 24 numeri. La ricognizione biblica, innanzi tutto, chiarisce con precisione e profondità la natura dei carismi secondo il
Nuovo testamento, quindi, nel secondo
capitolo, la relazione tra doni gerarchici e
carismatici nel magistero recente è opportunamente incentrata sul principio di
“coessenzialità”, al di là di ogni contrapposizione e giustapposizione. Il fondamento teologico di tale relazione,
nell’orizzonte trinitario e cristologico, vie-
Una missione di Cor unum toccherà anche la Colombia
Papa Francesco per le popolazioni terremotate dell’Ecuador
Giungerà attraverso le mani del sottosegretario del Pontificio
consiglio Cor unum, monsignor Segundo Tejado Muñoz, un
concreto segno di vicinanza di Papa Francesco alle popolazioni dell’Ecuador colpite lo scorso aprile da un devastante
terremoto. Dal 16 al 21 giugno, infatti, il prelato visiterà le
diocesi nelle quali il sisma, con un’intensità di 7,8 gradi della
scala Richter, causò quasi seicento morti e diverse migliaia di
feriti. Secondo l’ufficio Onu per gli Affari umanitari, nella
zona che si trova a meno di 200 chilometri dalla capitale
Quito, si sono contati oltre 21.000 sfollati bisognosi di un riparo immediato e 150.000 bambini direttamente colpiti dalla
tragedia.
Nei giorni immediatamente successivi alla calamità, Cor
unum aveva già inviato un primo aiuto di emergenza. Con
questa missione l’opera di aiuto trova continuità con la possibilità di valutare, assieme al nunzio e alla Chiesa locale,
eventuali interventi a nome della Santa Sede a sostegno della ricostruzione di case, scuole ed edifici.
Le necessità sono innumerevoli: dati del Governo evidenziano, infatti, come gli edifici distrutti o danneggiati superino le 1.500 unità, mentre numerose città hanno ancora
problemi con la fornitura di energia elettrica, acqua potabile
e servizi igienico-sanitari di base. In questa situazione,
Alexander Sadoyan, «Pentecoste»
In ragione del dinamismo costitutivo
della Chiesa — mistero divino e soggetto
storico, dotata di elementi permanenti e
variabili — è necessario custodire il prezioso apporto della peculiarità carismatica
delle singole aggregazioni ecclesiali senza
mortificarne la novità e, al tempo stesso,
favorirne l’inserimento nella Chiesa universale e particolare, evitando ogni eventuale improprio parallelismo (cfr. n. 23).
Come già indicava Papa Francesco nella
sua prima esortazione apostolica, «un
chiaro segno dell’autenticità di un carisma
è la sua ecclesialità, la sua capacità di integrarsi armonicamente nella vita del Popolo santo di Dio per il bene di tutti.
Un’autentica novità suscitata dallo Spirito
non ha bisogno di gettare ombre sopra altre spiritualità e doni per affermare se
stessa. Quanto più un carisma volgerà il
suo sguardo al cuore del Vangelo, tanto
più il suo esercizio sarà ecclesiale. È nella
comunione, anche se costa fatica, che un
carisma si rivela autenticamente e misteriosamente fecondo. Se vive questa sfida,
la Chiesa può essere un modello per la
pace nel mondo» (Evangelii gaudium, 130).
Gruppi di fedeli in piazza San Pietro
All’udienza generale di mercoledì 15 giugno,
in piazza San Pietro, erano presenti i seguenti gruppi:
Dall’Italia: Pellegrinaggio della Diocesi
di Chioggia; Pellegrinaggio della Diocesi di Saluzzo, con il Vescovo Giuseppe
Guerrini; Pellegrinaggio della Diocesi di
Albenga-Imperia, con il Vescovo Guglielmo Borghetti; Pellegrinaggio della
Diocesi di Carpi, con il Vescovo Francesco Cavina; Pellegrinaggio della Diocesi
di San Miniato, con il Vescovo Andrea
Migliavacca; Pellegrinaggio della Diocesi di Oristano, con l’Arcivescovo Ignazio Sanna; Sacerdoti novelli della Diocesi di Brescia; Seminaristi del Movimento dei Focolari; Gruppi di fedeli
dalle Parrocchie: Santa Maria Assunta,
di Brunico; San Giorgio, in Pagnacco;
San Vincenzo, in Oderzo; San Materno,
in Molara; San Paolo, in Valdagno;
Sant’Andrea, in Cologna Veneta; Santi
Pietro e Paolo, in San Pietro di Morubio; Sant’Antonio di Padova, in Terranegra; Santa Maria Annunciata, in Isorella; Santa Maria Assunta, in Ghedi;
San Vittore, in Bottanuco; San Lorenzo,
in Zogno; Santi Faustino e Giovita, in
Brembate; San Pietro, in Bolgare; San
Giovanni Battista, in Palazzago; Santa
Anastasia, in Villasanta; Sant’Agata, in
Trescore Cremasco; Santi Nazario e
Celso, in Arosio; Assunzione della Beata
Vergine Maria, in Ostiglia; San Pietro
in Vincoli, in Locana; San Gottardo, in
Genova; Santa Croce, in Beverino; Santa Maria Maggiore, in Mirandola;
Sant’Antonino, in Faenza; San Giovanni Evangelista, in Santa Maria a Monte;
San Pietro, in Seano; San Michele, in
Lucignano; Santa Croce alla Ginestra,
in Montevarchi; Sant’Egidio all'Orciolaia, in Arezzo; Santi Pietro, Paolo e
Donato, in Corridonia; Santi Lorenzo e
Ilario, in Colbuccaro di Corridonia;
Santa Maria degli Angeli a Villa Stanazzo, in Lanciano; Beata Vergine Maria
delle grazie, in Torre de’ Passeri; San
Raffaele, in Montesilvano; Santi Pietro
e Caterina, in Ronciglione; Santa Maria
Assunta, in Roccantica; San Nicola di
Bari, in Poggio Catino; Sant’Eustachio,
in Catino; San Giuseppe, in Albano Laziale; San Paolo, in Frosinone; Beata
Vergine Immacolata, in Bari; Maria
Santissima Immacolata, in Casalini di
Cisternino; San Francesco, in Brindisi;
Resurrezione, in Brindisi; San Michele,
in Minervino di Lecce; Santa Maria
Maddalena, in Uggiano la Chiesa;
Sant’Antonio, in Martina Franca; San
Clemente, in Galluccio; Santa Maria
delle grazie, in Cervino; Santa Maria
della Pietà, in San Nicola la Strada;
Sant’Elpidio, in Sant’Arpino; Gesù Redentore, in Salerno; Santa Maria Maggiore, in Pignola; San Michele, in Trècchina; San Biagio; Beata Vergine Immacolata, in Torano Castello; Santa Maria
soprattutto, rimane elevato il rischio di malattie legate
all’emergenza.
Successivamente, dal 21 al 24 giugno monsignor Tejado
Muñoz si recherà a Bogotá, in Colombia, per l’annuale riunione del consiglio di amministrazione della Fondazione Populorum progressio per l’America Latina affidata a Cor
unum fin dalla sua nascita, nel 1992, per iniziativa di Giovanni Paolo II. Nel corso della riunione i membri del consiglio saranno chiamati a valutare e deliberare il finanziamento
di progetti in favore delle comunità indigene, meticce, afroamericane e contadine dell’America latina e dei Caraibi per
l’anno 2016. I progetti già presentati, che saranno valutati
dalla fondazione, sono circa 90 per un importo totale intorno al milione e mezzo di dollari.
Fino a oggi i progetti realizzati dalla fondazione — che tra
i suoi maggiori sostenitori annovera in particolare la Conferenza episcopale italiana — sono più di quattromila per un
totale di circa 40 milioni di fondi stanziati. I progetti sono
indirizzati a settori quali l’agricoltura, l’allevamento e l’artigianato e le microimprese; intendono quindi facilitare la realizzazione di infrastrutture per l’acqua potabile e contribuire,
con mezzi e formazione del personale, a nuove iniziative in
campo scolastico, sanitario ed edilizio.
ne di seguito chiarito alla luce del mistero
pasquale, nel quale si evidenzia l’intrinseco rapporto tra Gesù Cristo e lo Spirito
Santo. Ne deriva opportunamente il nesso
tra doni sacramentali, gerarchici e carismatici, nella loro distinzione senza separazione. Il quarto capitolo, dedicato alla relazione tra i diversi doni nella vita e nella
missione della Chiesa, mette quindi a fuoco l’identità e la differenza dei diversi doni, introducendo criteri articolati per il discernimento di quelli carismatici. Nell’ultima parte, dedicata alla pratica ecclesiale,
viene infine messa in luce la relazione dei
doni carismatici con la Chiesa universale,
da cui sono riconosciuti, e quella particolare, che sono chiamati a servire; il loro
rapporto con i diversi stati di vita del cristiano; le forme giuridiche di riconoscimento ecclesiale.
Quello che a prima vista potrebbe apparire un documento tutto rivolto all’interno della compagine ecclesiale, in verità,
contiene elementi che invitano ad una effettiva apertura al mondo. A poco servirebbe individuare il nesso ecclesiale tra
istituzione e carisma senza una fondamentale estroversione: la Chiesa non è per se
stessa, ma per la salvezza di tutti. Dal momento che Dio ha donato il Figlio al
mondo, ovvero all’umanità intera (cfr.
Giovanni 3, 16), la Chiesa è quello spazio
vitale in cui avviene l’accoglienza dei doni
che il Padre di Gesù crocifisso-risorto effonde per mezzo del suo Spirito. Nella
comunità cristiana, attraverso il battesimo,
prende avvio quel processo che, mentre
assume il profilo istituzionale e gerarchico,
al tempo stesso, si arricchisce di sempre
nuovi doni lungo i sentieri che lo Spirito
le indica. Tra doni gerarchici — di per sé
stabili, permanenti e irrevocabili — e doni
carismatici, che nelle loro forme storiche
non sono garantiti per sempre (cfr. n. 13),
esiste un rapporto di vitale reciprocità, la
cui ultima destinazione è la missione ecclesiale.
Assunta, in Rende; Maria Santissima
Assunta, in Delianuova; San Michele, in
Cinquefrondi;
Maria
Santissima
dell’udienza, in Sambuca di Sicilia; Madonna delle grazie, in Barco di Modica:
Madonna di Fatima, in Scicli; Mater
Dei, in Palermo; Unità pastorale del
Campitese; Parrocchia Nostra Signora
Assunta, in Ventimiglia; Parrocchia San
Michele, in Tobbiana; Unità pastorale
di Pimonte; gruppi di fedeli dalle Parrocchie di San Zenone al Lambro, Solza; gruppi di fedeli dalle Parrocchie di
Vimercate, Anzio, Tobbiana, Alcamo;
Istituto penale per minorenni, di Airola;
Collegio del Garante nazionale dei diritti delle Persone detenute o private
della libertà personale; Associazione
AUSER, di Ales-Terralba; Associazione
ANACAM; Associazione AVIS, di Novoli;
Associazione Emanuele Petri, di Tuoro
sul Trasimeno; Associazione italiana ciechi, di Pistoia; Associazione Europa-Abcasia, di Santa Maria del Cedro; Associazione amici in cammino con Maria,
di Napoli; Associazione Figli di Gesù
sofferente, di Saronno; Associazione
San Rocco, di Morengo; Associazione
Arcobaleno, di Battipaglia; Fondazione
UALSI, di Sant’Anastasia; Società Space
Hotels, di Roma; Gruppo Biomedia, di
Milano; Unione italiana ciechi, di Castellammare di Stabia; Croce bianca, di
Sant’Angelo Lodigiano; Centro socio
educativo,
di
Atripalda;
gruppi
dell’Unitalsi; Ospedale Sant’Andrea, di
Roma; Ospedale di Solofra; Chierichetti
dell’Arcidiocesi di Campobasso-Boiano;
Gruppo Epicentro giovanile, di San Severo; gruppo Opera Maria del silenzio,
di Chieti; gruppo Immacolata Concezione Regina dell’amore, di Scandicci;
Fraternità Ordine francescano secolare,
di Paliano; Oratorio Salesiano, di Genzano di Roma; Istituto Lodovico Pavoni, di Milano; Almo Collegio Borromeo,
di Pavia; Casa di riposo Curzio Salvini,
di Terracina; Cooperativa Il seme, di
Desio e di Cesano Maderno; gruppo
del progetto Dream; gruppo Mapa &
Kids; gruppo Scout, di Passignano sul
Trasimeno; Istituto Divina Provvidenza,
di Alessandria; Scuola Scrilli, di Roma;
gruppi di fedeli da Bergamo, Napoli,
Sant’Antonino di Saluggia, Sciacca, Siracusa.
Dall’Albania: Scuola Beato Zefirino,
di Scutari.
Coppie di sposi novelli.
Gruppi di fedeli da: Croazia; Bosnia
ed Erzegovina; Romania; Slovacchia;
Repubblica Ceca.
I polacchi: Pielgrzymi z parafii:
Najświętszego Serca Jezusowego z Sieradza, Chrystusa Króla z Opola, Podwyższenia Krzyża Świętego ze Zborowskich, św. Stanisława Biskupa i
Męczennika ze Świątnik Górnych; Polska Misja Katolicka z Fryburga Bryzgowijskiego w Niemczech; księża z archidiecezji gdańskiej z bpem Zbigniewem
Zielińskim; księża z diecezji koszalińsko-kołobrzeskiej; nszz «Solidarność»
Gdańskiej Stoczni Remontowej im. Józefa Piłsudskiego; Związek Zawodowy
«Solidarność» Kopalni Węgla Kamiennego
«Halemba-Wirek»
z
Rudy
Śląskiej; laureaci głównej nagrody ix
edycji Małopolskiego Projektu «Mieć
Wyobraźnię Miłosierdzia»; grupa turystyczna z Prudnika; pielgrzymi indywidualni.
De France: groupe de pèlerins du
Diocèse de Cambrai; Paroisse de Russ;
Lycée Paul Mélizan, de Marseille; Collège Saint-François d'Assise, de Montpellier; groupe L’Eglise et Dame pauvreté, Intermèdes.
Du Grand-Duché de Luxembourg:
Corbera de Llobregat; Hermandad de
Ntra. Sra. de la Soledad, de Lucena;
Colegio festivo, de Novelada; Alumnos
del cuarto curso de Educación de Secundaria, de Girona.
De la República Dominicana: Co-
From Ireland: The St Oliver Plunkett Pilgrim Group, Archdiocese of
Armagh, accompanied by Archbishop
Eamon Martin.
From Malta: A delegation from “Aid
to the Church in Need”.
munidad Hijos de María Santísima.
De Perú: grupo de peregrinos de la
Diócesis de Chiclayo.
From Sweden: A youth study group
from the Olaus Petri Church of Sweden
Parish, Orebro.
De Colombia: grupo de peregrinos
de la Diócesis de Manizales, con S. E.
Mons. Gonzalo Restrepo Restrepo.
From Israel: A delegation from the
Ben-Gurion University of the Negev,
Beersheba.
De Argentina: Miembros de la Fuerza de Paz en Chipre; grupo de la Universidad Tecnológica nacional, Córdoba; Parroquia de Cristo Rey, de La Plata.
From Zambia: Participants in the
“Year of Divine Mercy” pilgrimage.
Do Brasil: grupo da Diocese de Limeira.
From England: Students and staff
from Bishop Challoner Catholic High
School, Brighton.
From Siria: A group of pilgrims.
From China: Pilgrims from the Diocese of Wenzhou; Members of the “O ne
Heart Family”; Pilgrims from Guangzhou.
From Indonesia: Pilgrims from St
Francis Parish, Medan.
École de commerce et de gestion.
De España: Parroquias de San Bartolomé y San Pedro del Pinatar, de
Murcia; Parroquia de Santa María, de
From Scotland: Pilgrims from St
Matthew’s Parish, Bishopbriggs, Glasgow;
Students
and
staff
from
Broughton High School, Edinburgh.
From Japan: Pilgrims from the Diocese of Niigata.
From the Philippines: A group of pilgrims.
From Canada: A group of Sacred
Heart Canossian College alumni, Vancouver, British Columbia.
From the United States of America:
Pilgrims from: Archdiocese of Mobile,
Alabama; Diocese of Orange, California; Diocese of San Diego, California;
Diocese of Greensburg, Pennsylvania;
Pilgrims from the following parishes: St
Therese, Aurora, Connecticut; St Elizabeth Seton, Orland Hills, Illinois; St
George Chaldean Catholic Church,
Shelby
Township,
Michigan;
St
Brendan, Hilliard, Ohio; St Jerome,
Walbridge, Ohio; St Mary, Pocahontas,
Pennsylvania; St Michael, West Salisbury, Pennsylvania; St John, Ennis,
Texas; St Ambrose, Houston, Texas; St
Bernadette, Houston, Texas; Our Lady
of Guadalupe, Sinton, Texas; St Michael the Archangel, Glen Allen, Virginia; Members of the “Youngstown Connection” song and dance troupe, Ohio;
Members of the Dive Mercy Faith
Community, Sleepy Eye, Minnesota;
Family members and staff of the Vietnamese Media “Journey of Faith”, Little
Saigon, California and Orlando, Florida; a group of Neo-Catechumens,
Texas; Students and faculty from: Ave
Maria Law School, Naples, Florida;
Loyola University, Chicago, Illinois;
University of Nevada School of Law,
Las Vegas; Loyola University, Baltimore, Maryland; University of St
Thomas Law School, Minneapolis,
Minnesota; Civil Engineering Department, University of New Mexico, Albuquerque; St John University, Queens,
New York; John Carroll University,
Cleveland, Ohio; Villanova University
Law School, Pennsylvania; Loyola University, Law School, Chicago, Illinois;
College of the Holy Cross, Worcester,
Massachusetts; Holy Family High
School, Broomfield, Colorado; Kingswood Oxford High School, West Hartford, Connecticut; Marian Central High
School, Chicago, Illinois; St Philip
Catholic High School, Kalamazoo,
Michigan; Archbishop Moeller High
School, Cincinnati, Ohio; Georgetown
Visitation Preparatory School, Washington, D C; Students, faculty and families
from Edward Douglas White Catholic
High School, Thibodaux, Louisiana.
Aus verschiedenen Ländern: Emmanuel School of Mission (ESM) St. Josef,
Altötting.
Aus der Bundesrepublik Deutschland: Pilgergruppen aus den Pfarrgemeinden St. Josef, Einbeck; St. Johannes Nepomuk, Hadamar; St. Ulrich,
Memmingen; St. Johannes, Neumarkt i.
d. OPF; St. Laurentius, Plettenberg; St.
Michael, Remshalden; St. Anna, Schondra; Pilgergruppen aus dem Erzbistum
München-Freising; Bistum Regensburg;
Pilgergruppe aus Königstein im Taunus;
Diözesanwallfahrt aus dem Bistum Trier
in Begleitung von Bischof Dr. Stephan
Ackermann und Weihbischof Robert
Brahm; Mitarbeiter der Abteilung Weltkirche aus dem Erzbistum Köln; Ehejubilare aus dem Erzbistum München
und Freising; Militärpfarramt St. Michael, Stadtallendorf; Schülerinnen, Schüler und Lehrer aus folgenden Schulen:
Karl-Schmidt-Rottluff-Gymnasium,
Chemnitz; Schulorchester ChristianErnst-Gymnasium, Erlangen; JohannGeorg-Lingemann Gymnasium, Heilbad
Heiligenstadt; Katholisches Gymnasium
St. Elisabeth, Heiligenstadt; Wirtschaftsgymnasium, Öhringen; GoetheGymnasium, Reichenbach; Gemeinschaftsschule Klaus-Groth-Schule, Tornesch; Johann-Rist-Gymnasium, Wedel.
Aus der Republik Österreich: Pilger
aus der Pfarre Mariä Himmelfahrt,
Mayrhofen; Schülerinnen, Schüler und
Lehrer aus der Neuen Mittelschule,
Oberwölbling.
Uit het Koninkrijk der Nederlanden:
Pelgrimsgroep uit het Keluarga Katholiek Indonesia in Nederland.
L’OSSERVATORE ROMANO
pagina 8
giovedì 16 giugno 2016
All’udienza generale il Papa parla della guarigione del cieco di Gerico
Da mendicanti a discepoli
E chiede di vincere la tentazione del fastidio di fronte ai profughi e ai rifugiati
«Da mendicanti a discepoli»: è questo
il «passo» che i cristiani sono chiamati
a compiere sull’esempio del cieco di
Gerico, il quale una volta guarito «si
incammina dietro al Signore entrando
a far parte della sua comunità». Nel
ricordare l’episodio evangelico narrato
da Luca, il Papa ha invitato i fedeli
riuniti in piazza San Pietro per
l’udienza generale di mercoledì 15
giugno a evitare in particolare la
tentazione del «fastidio» di fronte a
bisognosi, ammalati, profughi e
rifugiati.
Cari fratelli e sorelle, buongiorno!
Un giorno Gesù, avvicinandosi alla
città di Gerico, compì il miracolo di
ridare la vista a un cieco che mendicava lungo la strada (cfr. Lc 18, 3543). Oggi vogliamo cogliere il significato di questo segno perché tocca
anche noi direttamente. L’evangelista Luca dice che quel cieco era seduto sul bordo della strada a mendicare (cfr. v. 35). Un cieco a quei tempi — ma anche fino a non molto
tempo fa — non poteva che vivere di
elemosina. La figura di questo cieco
rappresenta tante persone che, anche
oggi, si trovano emarginate a causa
di uno svantaggio fisico o di altro
genere. È separato dalla folla, sta lì
seduto mentre la gente passa indaffarata, assorta nei propri pensieri e
in tante cose... E la strada, che può
essere un luogo di incontro, per lui
invece è il luogo della solitudine.
Tanta folla che passa... E lui è solo.
È triste l’immagine di un emarginato, soprattutto sullo sfondo della
città di Gerico, la splendida e rigogliosa oasi nel deserto. Sappiamo
che proprio a Gerico giunse il popolo di Israele al termine del lungo
esodo dall’Egitto: quella città rappresenta la porta d’ingresso nella
terra promessa. Ricordiamo le parole
che Mosè pronuncia in quella circostanza: «Se vi sarà in mezzo a te
qualche tuo fratello che sia bisognoso in una delle tue città nella terra
che il Signore, tuo Dio, ti dà, non
indurirai il tuo cuore e non chiuderai
la mano davanti al tuo fratello bisognoso. Poiché i bisognosi non mancheranno mai nella terra, allora io ti do
questo comando e ti dico: Apri generosamente la mano al tuo fratello
povero e bisognoso nella tua terra»
(Dt 15, 7.11). È stridente il contrasto
tra questa raccomandazione della
Legge di Dio e la situazione descritta dal Vangelo: mentre il cieco grida
invocando Gesù, la gente lo rimprovera per farlo tacere, come se non
avesse diritto di parlare. Non hanno
compassione di lui, anzi, provano fastidio per le sue grida. Quante volte
noi, quando vediamo tanta gente
nella strada — gente bisognosa, ammalata, che non ha da mangiare —
sentiamo fastidio. Quante volte,
quando ci troviamo davanti a tanti
profughi e rifugiati, sentiamo fastidio. È una tentazione che tutti noi
abbiamo. Tutti, anch’io! È per questo che la Parola di Dio ci ammonisce ricordandoci che l’indifferenza e
l’ostilità rendono ciechi e sordi, impediscono di vedere i fratelli e non
permettono di riconoscere in essi il
Signore. Indifferenza e ostilità. E a
volte questa indifferenza e ostilità
diventano anche aggressione e insulto: “ma cacciateli via tutti questi!”,
“metteteli in un’altra parte!”. Quest’aggressione è quello che faceva la
gente quando il cieco gridava: “ma
tu vai via, dai, non parlare, non gridare”.
Notiamo un particolare interessante. L’Evangelista dice che qualcuno
della folla spiegò al cieco il motivo
di tutta quella gente dicendo: «Passa Gesù, il Nazareno!» (v. 37). Il passaggio di Gesù è indicato con lo
stesso verbo con cui nel libro
dell’Esodo si parla del passaggio
dell’angelo sterminatore che salva gli
Israeliti in terra d’Egitto (cfr. Es 12,
23). È il “passaggio” della pasqua,
l’inizio della liberazione: quando
passa Gesù, sempre c’è liberazione,
sempre c’è salvezza! Al cieco, quin-
di, è come se venisse annunciata la
sua pasqua. Senza lasciarsi intimorire, il cieco grida più volte verso Gesù riconoscendolo come il Figlio di
Davide, il Messia atteso che, secondo il profeta Isaia, avrebbe aperto
gli occhi ai ciechi (cfr. Is 35, 5). A
differenza della folla, questo cieco
vede con gli occhi della fede. Grazie
ad essa la sua supplica ha una potente efficacia. Infatti, all’udirlo,
«Gesù si fermò e ordinò che lo conducessero da lui» (v. 40). Così facendo Gesù toglie il cieco dal margine
della strada e lo pone al centro dell’attenzione dei suoi discepoli e della
folla. Pensiamo anche noi, quando
siamo stati in situazioni brutte, anche situazioni di peccato, com’è stato proprio Gesù a prenderci per mano e a toglierci dal margine della
strada e donarci la salvezza. Si realizza così un duplice passaggio. Primo: la gente aveva annunciato una
buona novella al cieco, ma non voleva avere niente a che fare con lui;
ora Gesù obbliga tutti a prendere
Nei saluti ai fedeli
Incontro a chi è ai margini
La necessità di andare incontro a quanti sono
«ai margini sociali» e reclamano «un gesto
di solidarietà e di inclusione» è stata indicata
dal Pontefice ai fedeli polacchi che hanno
partecipato all’udienza generale. Francesco li
ha salutati insieme con gli altri gruppi
linguistici presenti in piazza.
Sono lieto di accogliere i pellegrini venuti
dalla Francia e dagli altri paesi di lingua
francese. Vi incoraggio ad essere attenti alle persone che hanno bisogno di aiuto e di
consolazione. Siate presso di loro il viso
fraterno e misericordioso di Gesù. Buon
pellegrinaggio a tutti!
Saluto i pellegrini di lingua inglese presenti all’odierna Udienza, specialmente
quelli provenienti da Inghilterra, Scozia,
Irlanda, Malta, Svezia, Siria, Israele, Zambia, Cina, Indonesia, Giappone, Filippine,
Canada e Stati Uniti d’America. Con fervidi auguri che il presente Giubileo della
Misericordia sia per voi e per le vostre famiglie un tempo di grazia e di rinnovamento spirituale, invoco su voi tutti la
gioia e pace del Signore Gesù!
Saluto cordialmente i fratelli e le sorelle
di lingua tedesca, in particolare i pellegrini
Un abbraccio per ributtarsi nella vita a testa
alta: ecco il significato dell’incontro tra il
Papa e sei ragazzi detenuti nel carcere
minorile di Airola, nel beneventano. Con loro
anche due giovani che stanno scontando la
pena a Catanzaro. A Francesco hanno portato
i prodotti confezionati con le loro mani,
compreso un crocifisso fatto di pane.
«Soprattutto gli hanno consegnato le loro
speranze» racconta il direttore del carcere
Antonio Di Lauro, che per la terza volta ha
accompagnato un gruppo di detenuti in
piazza San Pietro: «Sono state esperienze per
loro importantissime, decisive: i ragazzi si
sono sentiti accolti dal Papa tanto da far leva
su questo incontro nel loro percorso di
crescita umana spirituale». Presenti anche
alcuni agenti di polizia penitenziaria e i
rappresentanti delle associazioni che seguono
da vicino la formazione dei detenuti.
A Francesco è giunto inoltre il saluto, scritto
a mano in una lettera, dei detenuti del carcere
di massima sicurezza di Campo Grande in
Brasile, portatogli da padre Hernanni Pereira
da Silva, che è anche cappellano del locale
ospedale pediatrico, dove ci sono trecento
bambini ammalati di tumore.
Con affetto il Pontefice si è rivolto poi a un
gruppo di siriani, fuggiti dalle violenze nella
loro terra e accolti in Svezia, dove, confidano,
«continuiamo a pregare e a sperare per la
pace». Ad accompagnarli in piazza è stato
padre Hovsep Khajik Bahi, responsabile della
missione armena cattolica di Södertälje. E di
pace il Papa ha parlato anche con i 46 caschi
blu argentini che hanno svolto la loro
missione nell’isola di Cipro, sotto il mandato
delle Nazioni Unite.
Con un abbraccio Francesco ha stretto a sé
Alma Petri, moglie di Emanuele, l’agente di
polizia ucciso il 2 marzo 2003 sul treno
Roma-Firenze, durante l’arresto dei leader
delle Nuove brigate rosse, responsabili degli
omicidi di Massimo D’Antona e Marco Biagi.
Un percorso
di riscatto
«Non provo sentimenti di odio verso chi ha
ucciso mio marito — dice la donna — e forse
questo significa anche aver perdonato». Con
lei sono venute all’udienza oltre cinquanta
rappresentanti dell’associazione fondata in
memoria di Petri. A Francesco hanno donato
una raffigurazione di san Michele arcangelo,
patrono delle forze di polizia, e un libro sulle
vittime del terrorismo. «L’ultima pagina è
dedicata a mio marito e spero che non se ne
aggiungano mai altre» confida Alma. Il figlio
Angelo, anch’egli poliziotto, non è potuto
essere presente per ragioni di servizio.
Ha avviato «un progetto di dialogo
interreligioso» la prestigiosa università Ben
Gurion del Negev, uno dei più importanti
centri di ricerca in Israele, che fin dalla sua
fondazione ha promosso «attività per la
promozione della conoscenza tra le diverse
culture, la libertà religiosa e la protezione
dell’ambiente». A presentare al Papa questa
realtà è stata un’importante delegazione,
guidata dal presidente dell’università, Rivka
Carmi. La Ben Gurion ha anche una
particolare attenzione verso gli immigrati.
D all’Egitto per salutare Francesco è arrivato
Sameh Tawfik Said, pastore evangelico di
Kasr El Dobaray, la chiesa pentecostale più
importante nel Paese. È anche protagonista di
Master Seed, un gruppo che riunisce
sacerdoti cattolici, ortodossi e protestanti.
Mentre del «cibo come elemento di
aggregazione e di dialogo tra popoli e
religioni» ha parlato al Papa il noto cuoco
indiano Vikas Khanna.
Per i quarant’anni di sacerdozio, padre
Gabriel Nicanor Barruiga Arias,
sessantottenne prete ecuadoriano conosciuto
come Gabicho, ha voluto fortemente
incontrare Francesco: «Nella mia vita
coscienza che il buon annuncio implica porre al centro della propria
strada colui che ne era escluso. Secondo: a sua volta, il cieco non vedeva, ma la sua fede gli apre la via
della salvezza, ed egli si ritrova in
mezzo a quanti sono scesi in strada
per vedere Gesù. Fratelli e sorelle, il
passaggio del Signore è un incontro di
misericordia che tutti unisce intorno a
Lui per permettere di riconoscere chi ha
bisogno di aiuto e di consolazione. Anche nella nostra vita Gesù passa; e
quando passa Gesù, e io me ne accorgo, è un invito ad avvicinarmi a
Lui, a essere più buono, a essere un
cristiano migliore, a seguire Gesù.
sacerdotale ho sempre visto Dio negli indios,
che sono il mio popolo, soprattutto perché i
loro diritti sono sistematicamente violati».
Parroco a Quimiang, è stato arrestato nel 1976
per essersi schierato apertamente contro le
ingiustizie subite dagli indios. Racconta di
«progetti per i più poveri: ambulatori medici,
ponti, mulini, scuole, impianti di irrigazione e
persino l’allevamento dei lama».
Particolarmente significativo anche il progetto
«epicentro giovanile», avviato nel 1993 nella
diocesi pugliese di San Severo. A presentarlo
al Papa il responsabile, don Nico d’Amicis.
«È una risposta nuova e alternativa della
Chiesa locale — spiega — ai tanti bisogni del
mondo giovanile, un luogo di aggregazione
con finalità educative per svolgere iniziative
di promozione umana, sociale e religiosa con
una particolare attenzione alla prevenzione
delle devianze». In questi anni, riferisce il
sacerdote, «molti ragazzi provenienti dalla
strada hanno avuto l’opportunità di
avvicinarsi alla fede anche attraverso il teatro
e lo sport, confrontandosi con i loro coetanei
e facendo pure esperienze di solidarietà e di
volontariato in Africa».
Non sono mancati rappresentanti del mondo
sportivo. Tra loro, Guidina Dal Sasso, ex
campionessa mondiale di sci di fondo, che sta
sostenendo «il gemellaggio spirituale tra il
santuario della Madonna del Boden di
Ornavasso, nella diocesi di Novara, e lo
storico santuario della Madonna del Ghisallo,
patrona dei ciclisti amatori e professionisti».
Accanto a lei Natalia D’Angelo, campionessa
europea juniores di taekwondo, che con il suo
allenatore Lucio Cotturone sta puntando alle
Olimpiadi di Rio de Janeiro.
Prima di compiere il giro con la jeep sulla
piazza, Francesco ha salutato con un bacio
Maria Vittoria, una bambina che al termine
dell’udienza è stata ricoverata al policlinico
Gemelli per un delicato intervento.
della Diocesi di Treviri con il loro Vescovo
Mons. Ackermann e con l’Ausiliare Mons.
Brahm. Auspico che il vostro soggiorno a
Roma rafforzi la vostra fede e l’esperienza
della carità fraterna. Il Signore benedica
voi e le vostre famiglie.
Saludo cordialmente a los peregrinos de
lengua española, en particular a los grupos
provenientes de España y Latinoamérica.
Que Cristo, en el que brilla la fuerza de la
misericordia de Dios, ilumine y sane también nuestros corazones, para que aprendamos a estar atentos a las necesidades de
nuestros hermanos y celebremos las maravillas de su amor misericordioso. Muchas
gracias.
Carissimi pellegrini di lingua portoghese, vi saluto cordialmente tutti, con una
menzione speciale per il gruppo della diocesi di Limeira, augurandovi in quest’Anno
Giubilare la grazia di far esperienza della
potenza del Vangelo della misericordia che
trasforma, che fa entrare nel cuore di Dio,
che ci rende capaci di perdonare e guardare il mondo con più bontà. Così Dio benedica voi e le vostre famiglie.
Rivolgo un cordiale benvenuto ai pellegrini di lingua araba, in particolare a quelli
provenienti dalla Siria! Cari fratelli e sorelle, il passaggio del Signore nella nostra vita è un incontro di misericordia che tutti
unisce intorno a Lui per permettere di riconoscere chi ha bisogno di aiuto e di consolazione. Il Signore vi benedica!
Do il benvenuto ai pellegrini polacchi.
Carissimi, sulla strada del nostro pellegrinaggio terreno spesso possiamo incontrare
uomini che, per diverse cause, sono stati
spinti ai margini sociali e — spesso senza
parole — gridano la salvezza, l’aiuto, un
po’ di interesse, di compassione, un gesto
di solidarietà e di inclusione nella vita della società. Non ci manchi mai la sensibilità
e il desiderio di venire incontro a queste
persone, affinché le nostre parole e opere
siano un segno efficace della misericordia
di Dio. Benedico di cuore voi e le vostre
famiglie. Sia lodato Gesù Cristo!
Un cordiale saluto ai pellegrini di lingua
italiana. Sono lieto di accogliere i Sacerdoti novelli della Diocesi di Brescia e i seminaristi del Movimento dei Focolari. Vi
esorto ad essere sempre più conformi a
Cristo Buon Pastore, testimoniando il Suo
cuore misericordioso.
Saluto i fedeli di alcune Diocesi italiane
accompagnati dai rispettivi Pastori: Albenga-Imperia, Carpi, Chioggia, Oristano, Saluzzo e San Miniato. Vi auguro un pellegrinaggio giubilare ricco di frutti spirituali
per il vostro bene e per quello delle vostre
comunità ecclesiali.
Un particolare saluto rivolgo ai giovani,
agli ammalati e agli sposi novelli. Cari giovani, specialmente voi ragazzi dell’Epicentro
Giovanile di San Severo e quelli dell’Istituto
Penale di Airola, il Signore sia il vostro
Maestro interiore che vi guida costantemente sulle vie del bene. Cari ammalati,
offrite la vostra sofferenza a Cristo crocifisso per cooperare alla redenzione del mondo. E voi, cari sposi novelli, siate consapevoli dell’insostituibile missione d’amore a
cui vi impegna il vostro matrimonio.
Gesù si rivolge al cieco e gli domanda: «Che cosa vuoi che io faccia
per te?» (v. 41). Queste parole di Gesù sono impressionanti: il Figlio di
Dio ora sta di fronte al cieco come
un umile servo. Lui, Gesù, Dio, dice: “Ma cosa vuoi che io ti faccia?
Come tu vuoi che io ti serva?” D io
si fa servo dell’uomo peccatore. E il
cieco risponde a Gesù non più chiamandolo “Figlio di Davide”, ma “Signore”, il titolo che la Chiesa fin dagli inizi applica a Gesù Risorto. Il
cieco chiede di poter vedere di nuovo e il suo desiderio viene esaudito:
«Abbi di nuovo la vista! La tua fede
ti ha salvato» (v. 42). Egli ha mostrato la sua fede invocando Gesù e
volendo assolutamente incontrarlo, e
questo gli ha portato in dono la salvezza. Grazie alla fede ora può vedere e, soprattutto, si sente amato da
Gesù. Per questo il racconto termina
riferendo che il cieco «cominciò a
seguirlo glorificando Dio» (v. 43): si
fa discepolo. Da mendicante a discepolo, anche questa è la nostra strada: tutti noi siamo mendicanti, tutti.
Abbiamo bisogno sempre di salvezza. E tutti noi, tutti i giorni, dobbiamo fare questo passo: da mendicanti
a discepoli. E così, il cieco si incammina dietro al Signore entrando a
far parte della sua comunità. Colui
che volevano far tacere, adesso testimonia ad alta voce il suo incontro
con Gesù di Nazaret, e «tutto il popolo, vedendo, diede lode a Dio» (v.
43). Avviene un secondo miracolo:
ciò che è accaduto al cieco fa sì che
anche la gente finalmente veda. La
stessa luce illumina tutti accomunandoli nella preghiera di lode. Così
Gesù effonde la sua misericordia su
tutti coloro che incontra: li chiama,
li fa venire a sé, li raduna, li guarisce
e li illumina, creando un nuovo popolo che celebra le meraviglie del
suo amore misericordioso. Lasciamoci anche noi chiamare da Gesù, e lasciamoci guarire da Gesù, perdonare
da Gesù, e andiamo dietro Gesù lodando Dio. Così sia!
Nomina episcopale
in Francia
La nomina di oggi riguarda la Chiesa in Francia.
Didier Berthet
vescovo di Saint-Dié
È nato l’11 giugno 1962 a Boulogne-Bilancourt, nella diocesi di Nanterre, da padre cattolico e madre
protestante. È stato battezzato nella
Chiesa riformata francese. All’età di
21 anni è stato accolto nella Chiesa
cattolica. Dopo gli studi secondari
ha frequentato l’Institut d’Etudes
Politiques di Parigi. Entrato in seminario, è stato inviato a Roma come
alunno del Pontificio seminario francese e della Pontificia università
Gregoriana, dove ha conseguito la
laurea in diritto canonico. Ha ricevuto l’ordinazione sacerdotale il 27
giugno 1992 ed è stato incardinato
nella diocesi di Nanterre. Ha ricoperto i seguenti incarichi: responsabile delle cappellanie di Rueil Malmaison (1993-1998); vicario parrocchiale di Saint-Pierre et Saint-Paul a
Rueil Malmaison (1993-1994); parroco di Saint-Joseph de Buzenval a
Rueil Malmaison (1994-1998); parroco di Saint-Saturnin ad Antony
(1998-2006); decano di Antony
(1998-2003); accompagnatore dei seminaristi (2001-2003); vicario episcopale di Nanterre per il settore sud e
membro del consiglio episcopale
(2003-2006); cancelliere vescovile di
Nanterre e formatore del seminario
interdiocesano
di
Saint-Sulpice
(2006-2007). Dal 2007 è rettore del
seminario interdiocesano di SaintSulpice a Issy-les-Moulineaux.