magazine - DDay.it
Transcript
magazine - DDay.it
n.149 / 17 06 FEBBRAIO 2017 Se la RAI viene lasciata libera di spernacchiare l’AGCOM Prendi una cosa utile e ordinata, come la numerazione unica dei canali TV, e dalla in mano agli italiani: ne faranno carne da macello. L’ultimo atto di una rottamazione di fatto arriva non da qualche emittente minore con il piglio “sovversivo”, ma nientemeno che da mamma RAI. La decisione di queste ore, infatti, è stata quella di unificare i due canali RAI Sport 1 e 2 e occupare in canale 57 (precedentemente Sport 1) con la versione in alta definizione. Ovviamente siamo contenti se c’è un canale in alta definizione (dovrebbero essere tutti così) ma l’anomalia è il fatto che RAI Sport + HD sia “sfuggito” alla numerazione a tre cifre sia piombato al 57: prima RAI Sport HD era al 557, insieme a tutti gli altri canali HD che sono nell’arco 500. Gli spettatori si abitueranno, non è un problema. Quello che ne esce a pezzi è l’LCN, il sistema che fa sì che, quando si rifà la sintonia di un TV, RAI Uno si sistemi al numero 1, RAI Due al 2 e così via. Il tutto secondo una numerazione standard che permette agli utenti di orientarsi nell’offerta TV a prescindere dall’apparecchio utilizzato. La numerazione LCN, è stata in questi anni azzoppata da impugnazioni e ricorsi, con i regolamenti emanati dall’AGCOM aggrediti da revoche imposte dai tribunali amministrativi e dalla Corte di Stato. Fino alla decisione dello scorso anno della Corte Costituzionale che ha restituito giurisdizione all’Autorità Garante per le Comunicazioni e al suo piano delle numerazioni. Piano che – appunto – organizzava tutti i canali HD nel cosiddetto “sesto arco”, ovverosia da 500 a 599. Così piano piano, molto piano, gli italiani stavano imparando che se, tanto per fare un esempio, Italia 1 è sul 6, sul numero 506 c’è la versione HD di quel canale; e che si vede meglio. La decisione unilaterale di RAI ha spiazzato AGCOM: l’Autorità, da noi contattata, si è dovuta trincerare dietro un “no comment” dato che la questione, un fulmine a ciel sereno, dovrà essere valutata dal Consiglio nei prossimi giorni. Ma di fatto se la prima emittente italiana, l’emittente di Stato, si permette di fregarsene delle indicazioni di un’Autorità regolatoria dello Stato stesso, allora vale tutto. Se lo fa RAI, allora possono anche gli altri: come dare il via a qualsiasi riposizionamento. E pensare che invece, in un contesto più ordinato, si sarebbe potuto lavorare a una nuova generazione di LCN capace di mettere automaticamente ai numeri bassi i canali HD sugli apparecchi compatibili (cosa che Tivusat ha iniziato a fare su satellite). Tanto più che, secondo le stime ANITEC, già lo scorso anno l’installato di TV compatibile con le trasmissioni HD era dell’85%, una percentuale quasi tale da consigliare il passaggio di tutti i canali HD alla numerazione bassa e lo spostamento altrove dei canali SD. Ma si sta parlando sempre di una situazione ideale in cui l’Autorità possa decidere ed essere ascoltata. Invece ci pare venga presa a pesci in faccia, anche dall’emittente di Stato. Gianfranco Giardina MAGAZINE Roaming gratis Tariffe economiche a rischio rincaro 04 Now TV passa all’HD ma lo sport resta escluso 09 Samsung Galaxy S8 e LG G6, nuove foto Ecco come saranno 17 TIM replica a DDAY.it: “Estranei all’opportunismo su guasto” Dopo i nostri articoli, TIM chiarisce e manifesta il suo fermo contrasto verso i call center che chiamano gli utenti della concorrenza che hanno sperimentato guasti alla linea 02 08 Colpo delle Fiamme Gialle alla pirateria televisiva Smantellate tre centrali che offrivano Sky e Mediaset Premium a soli 70 euro l’anno Nintendo Switch: giocare ovunque La piccola console ci ha convinto, Nintendo con Switch cambia di nuovo le regole del gioco 29 Nissan Leaf, la regina delle elettriche Al volante della Leaf con batteria da 30 kWh Offre tanto comfort e 200 km reali di autonomia 36 32 Fitbit Charge 2 È il Re dei wearable? 34 Huawei Fit, bello ma fitness da migliorare n.149 / 17 06 FEBBRAIO 2017 MAGAZINE MERCATO Dopo la prima segnalazione di qualche giorno fa, arrivano in redazione altri casi sospetti di TIM “opportunista” Casi di “opportunismo commerciale”: per TIM è una regola? Call center TIM formulano proposte commerciali ai clienti della concorrenza che stanno sperimentando disservizi tecnici P di Gianfranco GIARDINA roseguono le segnalazioni dei nostri lettori relative a condotte commerciali ai limiti della correttezza da parte di TIM. Dopo il caso che DDAY.it ha già sollevato, in cui un lettore ci ha raccontato di essere stato contattato da TIM in concomitanza di un’avaria del proprio collegamento a Internet fornito da Vodafone (ma su infrastruttura riferibile a TIM stessa), oggi ci è giunta in redazione una nuova segnalazione. Questa volta è il caso di un abbonato a Internet con Fastweb, anch’esso in modalità FTTC (Fiber to the Cabinet) con l’ultimo tronco di comunicazione gestito su rete fisica Telecom Italia. Il nostro lettore, Luca R., ha sperimentato negli ultimi mesi due guasti alla linea decisamente persistenti, della durata rispettivamente di 5 e 10 giorni, l’ultimo risalente a ottobre scorso. Ebbene, come ci racconta telefonicamente lui stesso “In entrambi i casi sono stato chiamato da un call center di TIM che era al corrente del guasto in corso e che, proprio per questo, voleva formularmi un’offerta commerciale per indurmi a lasciare Fastweb. E, per come ero arrabbiato con Fastweb in quel momento, non c’è dubbio che l’offerta poteva avere anche presa”. Ma Luca R. si è anche infastidito per l’atteggiamento “da avvoltoio” di TIM, che evidentemente ha fatto leva su informazioni che aveva in casa, in con- siderazione del ticket di assistenza aperto da Fastweb, per porsi in una posizione di vantaggio commerciale: “Telecom Italia era avvertita – ci racconta – tanto che il tecnico Fastweb contattato mi ha chiesto in entrambi i casi di pazientare per tre giorni, il tempo previsto di intervento del tecnico Telecom Italia sulla rete”. Il nostro lettore a quel punto, in entrambi i frangenti, ha provato a segnalare alle autorità competenti la condotta che da lui era giudicata quantomeno impropria: la prima volta ha scritto ad AGCOM; la seconda volta ha indirizzato un tweet all’Autorità antitrust. In entrambi i casi non ha ricevuto alcun riscontro: “Mi sono stupito perché ai miei occhi il comportamento improprio appariva molto chiaro; e invece neppure Faswteb, che avevo opportunamente taggato, ha ritenuto di dover intervenire”. Se aggiungiamo questo caso agli altri segnalati dai lettori nei commenti dell’articolo che abbiamo pubblicato in precedenza, viene da chiedersi se quello che avevamo ipotizzato come il comportamento isolato di un commerciale non troppo corretto sia invece una procedura abituale se non addirittura codificata da parte di TIM. Il che non sarebbe una bella notizia per l’equilibrio della concorrenza nel mercato: la mai avvenuta separazione tra rete fisica e servizi della vecchia Telecom Italia è un errore che continuiamo a pagare oramai da decenni. MERCATO Segnalazioni da parte dei nostri lettori, contattati da call center TIM per trarre vantaggio da avarie dei concorrenti TIM replica a DDAY.it:“Estranei all’opportunismo su guasto” L’azienda ci ha scritto sottolineando la sua estraneità, chiarendo la posizione di fermo contrasto a questo tipo di pratiche di Gianfranco GIARDINA N ei giorni scorsi abbiamo pubblicato alcuni articoli (l’ultimo riportato in questa stessa pagina) riguardanti una pratica commerciale ai limiti della correttezza che ci è stata segnalata da alcuni lettori. In pratica gli utenti, clienti per la connettività Internet di altri gestori si sono sentiti chiamare da un call center pronto a fare un’offerta commerciale TIM per la connessione Internet proprio in concomitanza di un guasto alla linea dei concorrenti. Linea la cui manutenzione, almeno dell’ultimo miglio, è assegnata alla stessa TIM. TIM ci ha inviato una nota a riguardo che volentieri pubblichiamo. “TIM sottolinea di essere estranea alle vicende riportate negli articoli pubblicati recentemente da dday.it che attribuiscono alla TIM stessa la effettuazione di proposte commerciali, per il rientro in TIM, a taluni clienti di altri operatori che segnalano guasti tecnici, la cui soluzione è demandata a TIM. torna al sommario Al contrario di quanto sostenuto in tali articoli, TIM ha già attivato tutte le verifiche del caso, al fine di individuare l’origine di tale fenomeno che lungi dal rappresentare un’opportunità di business, come si vuole far credere, determina invece un danno inaccettabile e contro il quale la società assumerà ogni e più opportuna iniziativa di tutela. TIM ribadisce che, al fine di limitare questa pratica, che si sta diffondendo in tutta l’industry e che riguarda anche propri clienti che vengono contattati con modalità del tutto simili per passare ad operatori concorrenti, è necessario che tutti player del settore collaborino apertamente, mettendo da parte ogni indebita strumentalizzazione. TIM Press Office”. Accogliamo con piacere la presa di distanza di TIM dai call center coinvolti e dalla pratica commerciale denunciata dagli articoli, che è odiosa e ai limiti della correttezza. La vicenda e le stesse parole di TIM descrivono in maniera chiara come il far west nel quale è precipitato il settore dei call center e le relative condotte commerciali tese all’acquisizione a tutti i costi di nuovi clienti, richieda interventi urgenti. TIM, che non abbiamo motivi per ritenere direttamente coinvolta nelle condotte commerciali descritte, è di fatto oggetto di fuga di informazioni relativa alle avarie in corso; informazioni che possono arrivare sia da “gole profonde” interne all’azienda che dalle società esterne incaricate della manutenzione su linee e apparati. Ci auguriamo che i nostri articoli possano aver contribuito a contenere il “travaso” di queste informazioni verso i call center che, di fatto - e siamo d’accordo con TIM - finiscono semplicemente per danneggiare l’immagine della società e, in maniera generalizzata, di tutte le attività di telemarketing. Ammesso che la reputazione di queste ultime non sia già così bassa da non poter essere ulteriormente peggiorata. n.149 / 17 06 FEBBRAIO 2017 MAGAZINE MERCATO Il paniere di prodotti Istat sostituisce alcuni prodotti e si rinnova in chiave tecnologica Paniere Istat : addio “vecchie” videocamere Entrano smartwatch, fitness band, soundbar Per seguire i reali consumi spariscono alcuni prodotti per far spazio al nuovo hi-tech C Conti in ordine per l’operatore telefonico che chiude il 2016 con dati in crescita su tutti i fronti Cresce poco il mobile, molto di più il fisso Aumenta la copertura del 4G e dei servizi in fibra di Roberto FAGGIANO i sono parecchie novità in campo tecnologico nell’ambito dei prodotti che formano il paniere dei prezzi al consumo sul quale l’Istat si baserà nel 2017. In uscita troviamo le videocamere tradizionali, ormai quasi scomparse dagli acquisti degli italiani, sostituite dalle action cam per riprendersi durante evoluzioni sportive e postarle subito sui social. Ma non sono le uniche novità in materia: arrivano gli smartwatch, i braccialetti per le attività sportive, le soundbar (burocraticamente definite come “barre amplificatrici di suoni”, le cartucce per stampanti a getto d’inchiostro, le centrifughe e le asciugatrici. Tra le nuove categorie sicuramente centrifughe (+45%, fonte Gfk) e asciugatrici (+ 13,4% , fonte Gfk) si sono fatti strada sul mercato nel 2016 e conquistano quote di mercato mentre non altrettanto si può dire degli smartwatch che faticano a imporsi e rimangono al di sotto delle previsioni di vendita. Per quanto riguarda le cartucce per stampanti poi, non si possono certo definire una novità di quest’anno ma comunque sono una voce di spesa non trascurabile per molte famiglie. L’immissione di nuovi prodotti tecnologici è stata criticata da associazioni di consumatori come Federconsumatori e Adusbef, che ritengono che i prezzi di questi beni saranno soggetti a “una inevitabile contrazione dei prezzi che nel tempo condiziona al di Dario RONZONI ribasso il tasso di inflazione in termini generali”. MERCATO I dati per la Mela nel primo trimestre dell’anno fiscale 2017 sono più che positivi iPhone torna a volare: record di fatturato per Apple Successo oltre le aspettative per iPhone 7, che traina le entrate. Bene i servizi, meno iPad di Dario RONZONI l periodo natalizio, da sempre amico della Mela, era visto come la cartina tornasole per le speranze future di Tim Cook e soci dopo mesi assai complicati. I precedenti trimestri avevano del mostrato i primi segnali di affaticamento per il marchio iPhone e in generale per l’intero universo Apple, reduce da un decennio abbondante di risultati record. L’accoglienza riservata a iPhone 7, per una volta non entusiastica su tutta la linea, aveva poi fatto temere ulteriori scivoloni. E invece i dati al 31 dicembre 2016 diffusi rappresentano il miglior trimestre di sempre per Apple in termini di fatturato. Complessivamente, Cupertino ha registrato entrate per 78,4 miliardi di I torna al sommario Vodafone Italia chiude un trimestre all’insegna della crescita dollari, con un utile di esercizio che ammonta a 17,8 miliardi. Con ben 78 milioni di unità vendute, è proprio iPhone la locomotiva responsabile della ripresa dei conti, grazie anche a un successo oltre le più rosee aspettative dei modelli più costosi. Di contro, nonostante le previsioni di crescita sbandierate da Cupertino, le vendite sul fronte iPad continuano la flessione, con un -20% su base annua. Con oltre un miliardo di sistemi iOS nel mondo, non stupisce l’incremento delle entrate per servizi connessi a tale piattaforma. iCloud, Apple Music, Apple Pay e App Store hanno contribuito a far crescere il segmento dei servizi di un buon 18%, con entrate pari a 7,17 miliardi di dollari. L’obiettivo di Cook è di raddoppiare questo dato entro i prossimi quattro anni. Fonti interne parlano di entrate relative ad App Store doppie rispetto a quanto incassato da Google Play nel corso del 2016. Vodafone Italia chiude il trimestre al 31 dicembre 2016 con ricavi da servizi e clienti in banda larga, mobile e fissa, in crescita. Analizzando in dettaglio le cifre, i ricavi da servizi hanno raggiunto i 1.130 milioni di euro, con una crescita del 3% rispetto allo stesso trimestre del 2015, confermando il trend di crescita già osservato nei precedenti trimestri del 2016. Osservando i dati scorporati, a fronte di una crescita modesta dei ricavi da servizi mobili (+1,4%), sostenuti principalmente dall’aumento del consumo di dati (+56%) e dal numero di clienti 4G (+1 milione nel trimestre, a 8,3 milioni totali), più significativa appare la crescita dei ricavi da rete fissa (+11,9%), per quanto in termini assoluti il segmento rimanga di gran lunga minoritario (225 milioni di euro contro i 1.105 milioni del mobile). La copertura della rete 4G supera il muro del 97% della popolazione in oltre 6.700 comuni, di cui un migliaio in 4G+. I servizi fibra, infine, sono disponibili in 444 città, con una penetrazione stimata di 11 milioni di famiglie e imprese. n.149 / 17 06 FEBBRAIO 2017 MAGAZINE MERCATO Approvati i prezzi delle tariffe all’ingrosso dei dati, ma i valori sono troppo alti per poter offrire il roaming senza costi Roaming gratis, hanno vinto gli operatori. Tariffe a rischio Le cifre non sono affatto quelle basse che tutti speravano, difficilmente chi pratica prezzi stracciati potrà supportare l’offerta A di Roberto PEZZALI partire da giugno 2017 si potrà chiamare e navigare in tutti i Paesi dell’Unione Europea alla stessa tariffa di casa, ma è quasi certo che gli operatori saranno costretti a mettere dei paletti. È stato infatti raggiunto l’accordo sulle tariffe all’ingrosso, e proprio il prezzo di queste tariffe potrebbe rendere il “roaming zero” insostenibile per i piccoli operatori e per coloro che nel loro Paese d’origine hanno un contratto super conveniente con un piano dati corposo. Ne abbiamo già parlato in modo approfondito su queste pagine: se un utente paga 10 euro al mese per avere 4 GB di dati non può sperare di avere gli stessi GB se il suo operatore, all’ingrosso, paga quei dati più del doppio. Le cifre stabilite al termine dei negoziati triloghi tra Parlamento europeo, Consiglio e Commissione europea sul mercato del roaming all’ingrosso non sono basse come speravano molti Paesi, anzi, i Governi degli Stati Membri supportati probabilmente dagli operatori hanno spinto per alzare queste tariffe che saranno di 7,7 euro per gigabyte nel 2017, a scendere fino a 3 euro nel 2021 e 2,5 euro nel 2022. “A causa delle elevate tariffe massime all’ingrosso – dichiara l’eurodeputato David Borrelli al termine dei negoziati – i piccoli operatori difficilmente riusciranno a sostenere i costi per garantire il roaming zero a chi viaggia. Anche grazie al Movimento 5 Stelle la Commissione Industria, Ricerca ed Energia del Parlamento europeo aveva di fatto dimezzato le tariffe all’ingrosso rispetto alla proposta della Commissione europea per il traffico dati. Da 8,5 euro per gigabyte a 4 euro nel 2017, a scendere fino a 1 euro nel 2021.” La realtà è ben diversa, tariffe più alte e un rischio concreto che gli operatori inizino a offrire non solo tariffe locali più elevate ma anche piani dati più poveri in gigabyte. “Nella sostanza – conclude l’eurodeputato – si tratta di un accordo al ribasso perché si rischia di trasformare quella che doveva essere una bella promessa mantenuta dall’Unione europea in una beffa per i cittadini che beneficiano di tariffe domestiche basse e che ora potrebbero essere aumentate.” Nei prossimi mesi verranno a questo punto delineati i vari paletti alla navigazione in roaming: non si pagherà, questo è certo, ma non sarà come navigare nel Paese d’origine, nel nostro caso l’Italia: per il 2017 infatti il prezzo di 7.7 euro a GB difficilmente permetterà ad un operatore locale di offrire più di 500 MB al mese a coloro che hanno un contratto low cost, quindi i più giovani. Ci saranno meno problemi invece per coloro che pagano un abbonamento business: chi spende 35 o 40 euro al mese per la tariffa locale riuscirà a lavorare serenamente dalla Francia o dalla Germania sfruttando buona parte delle sue soglie. MERCATO Chiesto al Tribunale dell’UE l’annullamento integrale della Decisione della Commissione che ha autorizzato la fusione Fastweb fa ricorso all’UE contro la fusione tra Wind e 3 Sarebbero insufficienti le verifiche operate su nascituro MNO Free Mobile, che sarà operativo sulle frequenze di Wind e 3 P di Alvise SALICE resentando ricorso al Tribunale dell’UE, Fastweb ha chiesto l’annullamento integrale della Decisione con cui la Commissione Europea ha autorizzato la fusione tra H3G e Wind, e i conseguenti eventi collaterali che ne derivano: la nascita di Wind3, che sarà il terzo polo della telefonia mobile sul mercato Italiano, e l’ingresso di Free Mobile sul mercato italiano, MNO low-cost che fa capo alla francese Iliad. Secondo quanto riportato dal Corriere delle Comunicazioni, Fastweb si opporrebbe a un’istruttoria della Commissione “viziata da gravi ed evidenti omissioni anzitutto di ordine procedurale”, come ad esempio la “mancata predisposizione di una procedura trasparente e non discriminatoria prima e dopo della presentazione degli impegni finali” o la “assenza di market test”. Sul piano generale, la compagnia di Alberto Calcagno sostiene in soldoni che Bruxelles abbia assunto la propria Decisione senza quella trasparenza e quelle verifiche necessarie torna al sommario a garantire un’adeguata tutela del mercato. A livello specifico, invece, Fastweb punta soprattutto il dito contro il frettoloso nulla-osta rilasciato all’approdo di Xavier Niel sul mercato italiano: Bruxelles avrebbe infatti violato il principio di buona amministrazione “per aver accettato Iliad come acquirente idoneo senza prendere in considerazione i rischi per l’efficacia degli impegni inerenti al suo ingresso”. La Commissione Europea sarebbe infatti incorsa in un “manifesto errore di valutazione”, avendo con troppa faciloneria “ritenuto l’ingresso di un nuovo Mobile Network Operator sufficiente di per sé a risolvere gli effetti orizzontali della fusione, senza considerare i fattori che avevano determinato il successo di H3G”. E’ insomma l’impatto della nascitura Free Mobile il principale motivo di preoccupazione per i legali di Fastweb: “La Commissione Europea non si è preoccupata di verificare se il nuovo MNO disponesse di capacità operative, condizioni economiche e incentivi almeno equivalenti a quelle di cui beneficiava H3G”. Pietra dello scandalo i requisiti tecnici che, secondo Fastweb, potrebbe non essere in grado di soddisfare Free Mobile: “È erronea anzitutto la valutazione dell’adeguatezza dello spettro radio di cui dovrebbe venire a disporre il nuovo MNO”. Fastweb, in buona sostanza, teme che il nuovo operatore, dopo aver conquistato un’ampia fetta di mercato grazie all’aggressiva politica tariffaria già preannunciata da Niel, finisca con l’avvicinarsi ai prezzi di Tim, Vodafone e Wind3 senza però poterne offrire la medesima qualità, col risultato di peggiorare il livello medio dell’offerta che il mercato propone all’utenza italiana. Chiedendo al Tribunale dell’UE una pronuncia di annullamento integrale circa la Decisione della Commissione, Fastweb non soltanto minaccia l’effettiva nascita di Free Mobile, ma rischia addirittura di aumentare i tempi tecnici prima che la fusione Wind e 3 divenga operativa. La sentenza, infatti, è attesa non prima di 18 mesi: prima di allora le controllanti straniere potrebbero decidere di correre ai ripari per limitare ogni rischio. n.149 / 17 06 FEBBRAIO 2017 MAGAZINE MERCATO Enel Open Fiber si è aggiudicata il primo bando realtivo alle aree in digital divide Fibra per tutti, Enel Open Fiber straccia TIM Il punteggio elevato ottenuto ha fatto però scattare la automatica procedura di verifica E di Roberto PEZZALI nel Open Fiber sbanca il banco e arriva prima in tutti i 5 lotti del primo bando Infratel per la connettività nelle cosiddette aree “bianche” di sei regioni italiane, Abruzzo e Molise (lotto 1), Emilia Romagna (lotto 2), Lombardia (lotto 3), Toscana (lotto 4) e Veneto (lotto 5). Il bando, del valore di 1.4 miliardi di euro, è destinato a cablare con la fibra quelle aree che gli operatori definiscono “a fallimento di mercato”, ovvero quelle zone d’Italia dove l’investimento difficilmente verrà ripagato poi con i servizi offerti. Enel Open Fiber avrebbe ottenuto quasi massimo punteggio sbaragliando le altre offerte, e proprio il superamento dei quattro quinti del punteggio massimo ha fatto scattare in automatico la procedura di verifica che deve ora accertare l’effettiva fattibilità del progetto. Il bando prevedeva infatti il raggiungimento di 100 punti, dove 70 punti venivano attribuiti per il progetto tecnico e 30 per la parte economica, e in tutti i lotti Enel Open Fiber con la sua proposta ha distanziato, di molto, i suoi concorrenti. In Lombardia, ad esempio, ha raggiunto i 98,593 punti contro gli 80,614 di TIM, in Abruzzo e Molise è finita 98,090 a 70,718 e in Veneto 97,424 a 71,117. TIM non era la sola a partecipare: EOF ha infatti battuto anche Estra Spa in Toscana (96,629 EOF, 72,830 Estra e 68,497 TIM) e il consorzio Retelit, Eolo ed Eds in Emilia Romagna (97,270 EOF, 73.915 TIM e 63,610 gli altri). “Qualora tale risultato fosse confermato si tratterebbe di un notevole traguardo” ha commentato un portavoce di Open Fiber. “Restiamo in attesa degli esiti ufficiali e delle verifiche specifiche sulle offerte presentate”. TIM però non ci sta e ha rilasciato una nota sulla questione: “TIM prende atto dell’attribuzione provvisoria dei punteggi della gara Infratel, la cui parte tecnica è stata esaminata in pochissimi giorni dalla Commissione e che vedrebbe attualmente offerte migliori della propria, sulle quali tuttavia, stando alle indiscrezioni di stampa, sono stati rilevati dalla Commissione stessa profili di anomalia.” TIM precisa anche che “Le risultanze della gara non hanno alcun impatto dal punto di vista gestionale, strategico e di posizionamento di mercato della Società” e afferma di voler andare avanti da sola anche in quelle aree con la propria rete offrendo ai suoi clienti il massimo possibile della qualità grazie alla rete fissa e mobile. L’esito del bando, oltre alla verifica dell’offerta di Enel, deve comunque passare un ulteriore ostacolo: infatti il TAR esaminerà il ricorso di TIM contro la stessa gara promossa da Infratel. Secondo l’azienda infatti la delibera di Agcom che ha stabilito le linee guida del bando sarebbe da annullare, e se il TAR dovesse accettare la richiesta sarebbe tutto da rifare. In ogni caso, nel frattempo Open Fiber dimostra che fa sul serio, annunciando di aver raggiunto il 50% di copertura della città di Perugia con fibra FTTH. MERCATO L’ultimo trimestre 2016 ha fatto segnare ancora utili, Amazon però fattura meno del previsto Amazon chiude in attivo. Attesi nuovi investimenti In arrivo investimenti per la rete logistica e per finanziare i contenuti originali Prime Video U di Dario RONZONI n altro trimestre positivo per Amazon. L’ultimo scorcio di 2016 si è chiuso per la società di Seattle con un utile di esercizio di 749 milioni di dollari, a fronte di un fatturato di 43,7 miliardi. Entrambi i dati sono in crescita nel confronto con lo stesso periodo dello scorso anno, rispettivamente del 55% e del 22%. Numeri senza dubbio positivi, ma leggermente inferiori alle attese degli analisti, che avevano previsto per il periodo natalizio un fatturato di 44,7 miliardi. Lo scarto ha così causato una flessione del titolo Amazon sui mercati, con un calo del 4% nelle ore immediatamente torna al sommario successive all’annuncio. Dando un’occhiata alle singole voci in bilancio, i servizi web di Amazon, in particolare la divisione cloud, sono ancora una volta la locomotiva di Bezos e soci, con un utile operativo di 926 milioni di dollari, in crescita del 60%. La divisione, che fornisce servizi a società quali Netflix e Spotify, ha fatturato 3,5 miliardi di dollari, il 46% in più rispetto al 2015. I soli servizi web abbiano incassato più di tutta la divisione retail Nord America. Ma le ambizioni di Amazon non si fermano qui e nuovi sforzi sono ormai in dirittura d’arrivo: è notizia di pochi giorni fa il progetto da 1,5 miliardi di dollari per un hub cargo in Kentucky in grado di ospitare la flotta di oltre 40 aerei Prime Air. Attesi ulteriori sforzi sul versante Prime Video, ora disponibile in più di 200 Paesi e considerato un elemento strategico per le prossime mosse commerciali del marchio statunitense. Un po’ come avviene per Netflix, si preannunciano investimenti cospicui nella produzione di contenuti originali, che possano differenziare in modo indiscutibile il prodotto Amazon rispetto alla concorrenza. Asus, Denon, Marantz, Philips e Pioneer pizzicate a manipolare i prezzi Alcune delle più grandi aziende di elettronica di consumo sono finite sotto la lente dell’Unione Europea che ha aperto un’indagine: impedivano ai negozi di e-commerce di applicare i prezzi che volevano di Roberto PEZZALI Il Commissario Europeo per la concorrenza sul mercato Margrethe Vestager ha aperto tre indagini sul comportamento all’interno dell’Unione Europea di alcuni brand. Tra queste ci sono aziende di videogiochi, per un accorto con Valve legato al geoblocking dei contenuti, e aziende che lavorano nel campo dell’elettronica di consumo. Asus, Denon & Marantz, Philips e Pioneer sono finite così sotto la lente della Commissione per aver violato le regole di concorrenza impedendo ai commercianti online di praticare il prezzo migliore. “L’eCommerce dovrebbe dare ai consumatori la possibilità di scegliere i prodotti migliori al prezzo migliore, anche comprando fuori confine – ha dichiarato il commissario - Alcune aziende, che abbiamo messo sotto indagine, lo hanno chiaramente impedito”. Il comportamento di alcune delle aziende sotto indagine potrebbe essere ancora più grave: pare infatti che alcune di loro imponessero ai negozianti l’utilizzo di un software in grado di livellare il prezzo portandolo allo stesso livello dei concorrenti. Questo, ovviamente, per impedire offerte stracciate e sottocosto su certe tipologie di prodotto che hanno mantenuto nel corso del tempo un prezzo simile a quello di listino. n.149 / 17 06 FEBBRAIO 2017 MAGAZINE MERCATO Il Tribunale di Milano ha accolto la richiesta di class action contro Samsung Italia, avrebbe indotto acquisti errati Via libera alla class action contro Samsung Indicazioni fuorvianti sulla memoria disponibile Negli scorsi anni ha dato informazioni non veritiere sulla disponibilità di spazio per alcuni modelli di smartphone e tablet N di Roberto PEZZALI on c’è pace per Samsung, neppure in Italia: prima il sequestro degli smartphone per presunta violazione di brevetto, ora la class action per una questione che risale a diversi anni fa, quando ancora il produttore non dichiarava la quantità reale di spazio disponibile su smartphone e tablet. Con un’ordinanza nei giorni scorsi il Tribunale di Milano ha ammesso infatti la class action di Altroconsumo contro Samsung Italia: i clienti di Samsung che hanno acquistato determinati modelli di smartphone e tablet potranno partecipare all’azione collettiva per cercare di avere un rimborso che, nel caso di vittoria, potrebbe anche essere sostanzioso. Samsung nel 2014 era già stata multata da Agcom per la mancata dichiarazione dei valori reali di memoria libera sui suoi prodotti, e da allora ha introdotto sul sito e nella comunicazione istituzionale anche la quantità di memoria effettiva disponibile: proprio per questo motivo siamo di fronte esclusivamente a modelli in vendita negli anni dal 2009 al 2014. “Una decisione storica, perché legata a un’azione collettiva di risarcimento che nasce in Italia e i cui effetti ricadranno ovunque, investendo un colosso della telefonia e dell’elettronica presente sul mercato internazionale” dichiara Marco Pierani, direttore relazioni esterne per Altroconsumo. “L’obiettivo dell’azione di Altroconsumo è semplice e complesso insieme: eliminare le pratiche che negano la trasparenza vuol dire sgomberare elementi strutturali di disturbo allo sviluppo del mercato e alla fiducia dei consumatori. Imprese, operatori economici e consumatori non devono agire su fronti opposti: l’empowerment del consumatore può solo giovare ad un mercato in piena evoluzione di sistema” ha concluso Pierani. I modelli che rientrano nella class action sono quelli indicati nelle tabele in questa pagina e devono essere stati acquistati nel range di date indicate, non oltre. Samsung, secondo l’Ansa, ha espresso il proprio disaccordo e ha comunicato che sta valutando la possibilità di proporre reclamo contro l’ordinanza. In ogni caso, sempre secondo Samsung “i fatti oggetto della decisione si riferiscono esclusivamente al periodo 2009-2014 e solo ad un numero molto limitato di vecchi modelli”. Per aderire infatti alla class action si dovrà necessariamente fornire come prova lo scontrino d’acquisto, ed è probabile che in moltissimi casi, soprattutto sui prodotti di fascia bassa, gli utenti non abbiano tenuto affatto la ricevuta, anche perché ormai la garanzia è scaduta. Gli utenti avranno tempo per aderire fino al torna al sommario SMARTPHONE 15 luglio 2017, e sia Samsung sia Altroconsumo dovranno pubblicare sui siti in modo continuativo un messaggio che informa i consumatori della cosa. Scaduta la data sarà un giudice a stabilire se avrà ragione Samsung o se hanno ragione i consumatori che si sono sentiti “ingannati” da quella che hanno giudicato una indicazione fuorviante di spazio libero. Una situazione, che, è bene ricordarlo, vale per ogni prodotto di qualsiasi brand con hard disk o memorie dotato di sistema operativo: lo spazio dichiarato sui volantini o sui depliant non sarà mai disponibile per l’utente al 100%. Per lo stesso motivo è stata denunciata anche Apple, ma essendo due procedimenti distinti bisogna aspettare per vedere che decisione sarà presa: sarà class action anche per lei? MODELLO DATA D’ACQUISTO ACE 4 SM-G357FZ Tra il 16/8/2009 e il 19/12/2014 ACE II Tra il 16/8/2009 e il 19/12/2014 CORE PLUS SM-G350 Tra il 16/8/2009 e il 19/12/2014 EXPRESS II SM-G3815 Tra il 16/8/2009 e il 19/12/2014 GRAND NEO GT-I9060 Tra il 16/8/2009 e il 19/12/2014 MINI 2 Tra il 16/8/2009 e il 19/12/2014 S III MINI GT-I8200 Tra il 16/8/2009 e il 19/12/2014 S III NEO GT-I9301 Tra il 16/8/2009 e il 19/12/2014 S4 MINI (3G + 8GB) Tra il 16/8/2009 e il 19/12/2014 TABLET MODELLO DATA D’ACQUISTO NOTE PRO Tra il 16/8/2009 e il 19/12/2014 S4 MINI GT-I9195 Tra il 16/8/2009 e il 19/12/2014 TAB 3 10.1 Tra il 16/8/2009 e il 19/12/2014 S5 MINI SM-G800F Tra il 16/8/2009 e il 19/12/2014 TAB 3 8” Tra il 16/8/2009 e il 19/12/2014 X COVER Tra il 16/8/2009 e il 19/12/2014 TAB 3 LITE Tra il 16/8/2009 e il 19/12/2014 X COVER 2 Tra il 16/8/2009 e il 19/12/2014 TAB 4 10.1 Tra il 16/8/2009 e il 19/12/2014 YOUNG Tra il 16/8/2009 e il 19/12/2014 TAB S 8.4 Tra il 16/8/2009 e il 19/12/2014 S4 GT-I9505 Tra il 16/8/2009 e il 24/11/2014 TAB S 10.5 Tra il 16/8/2009 e il 24/11/2014 S5 SM-G900F Tra il 16/8/2009 e il 24/11/2014 n.149 / 17 06 FEBBRAIO 2017 MAGAZINE MERCATO I settori TV e Air & Home hanno fatto registrare i profitti più alti della loro storia I TV OLED fanno volare alto i profitti di LG Purtroppo il risultato positivo è rovinato dalle perdite della divisione mobile e automotive di Roberto PEZZALI L G che viaggia a due velocità: due divisioni accelerano e vanno fortissimo, altre due frenano. L’azienda ha infatti registrato un profitto operativo per il 2016 di 1.16 miliardi di dollari americani (+12.2% rispetto al 2015) grazie alle prestazioni delle divisioni home appliances, air solutions e home entertainment, ma se si guarda ai risultati del quarto trimestre emerge una perdita netta di 223.98 milioni di USD a causa delle perdite nelle divisioni mobile communications e vehicle components. Nel dettaglio la divisione LG Home Entertainment Company ha chiuso un trimestre da favola con 4.15 miliardi di dollari di fatturato, una crescita del 15.7 % rispetto allo stesso trimestre dello scorso anno realizzato soprattutto con le vendite dei TV OLED 4K di fascia alta. Il profitto operativo dell’intera divisione TV e audio, pari a 1.07 miliardi di dollari, è stato il più alto della storia di LG e il fatturato della divisione per tutto il 2016, 15.08 miliardi di dollari, il migliore tra tutte le divisioni LG. LG, grazie ai prodotti presentati a Las Vegas, si aspetta di migliorare ulteriormente le performance nel prossimo anno grazie anche all’arrivo di altri produttori nel segmento OLED, che aiuteranno l’azienda a rafforzare nei consumatori l’idea che OLED è il futuro, LCD il passato. Tuttavia se la divisione TV va a gonfie vele la divisione mobile perde i pezzi, e LG deve ringraziare solo il V20 se il rosso non è così “profondo”. LG Mobile ha infatti fatto registrare un +15.4% rispetto allo scorso anno grazie alle vendite del V20, ma gli scarsi risultati del G5 e i pesanti investimenti di maketing hanno azzerato i guadagni. LG in ogni caso crede di poter invertire questa tendenza grazie al nuovo top di gamma che verrà lanciato presto, con la speranza che possa migliorare quanto di buono ha già fatto la serie V. MERCATO Il nuovo modem Fastweb FASTGate è pensato per ottimizzare la copertura wireless Fastweb lancia il modem superveloce per la fibra Il modem sarà gratis solo per i nuovi abbonati, per tutti gli altri il costo è pari a 149 euro F di Roberto PEZZALI astweb ha un nuovo modem per la sua rete. La nuova generazione di FASTGate porta in dote non solo un nuovo design più moderno e accattivante ma anche una serie di novità che i clienti sicuramente apprezzeranno. La prima è il potenziamento della sezione wireless: difficile oggi trovare case cablate con rete fissa, e il modem rappresenta per moltissime famiglie anche l’unico hotspot di casa. FastGATE promette velocità in Wi-Fi, elevata copertura e anche un controllo migliorato grazie all’app per smartphone che permette di configurare il prodotto. Il nuovo modem di Fastweb è pensato già per le reti in fibra: oltre alla connessione classica integra sul retro una porta in fibra ottica per l’accesso diretto alla rete. FASTGate offre una connessione dual band con 6 antenne che può arrivare fino ad 1 Gbps di velocità se il dispositivo connesso riesce a sfruttare tutti i canali: per la precisioni sono presenti un modulo 802.11n 2x2@2,4GHz torna al sommario e un modulo 802.11ac 4x4@5GHz. Sul retro non mancano le classiche porte gigabit ethernet, ben quattro, e due porte USB che possono essere sfruttate per la condivisione di contenuti in rete tramite server DLNA uPNP. Fastweb ha cambiato anche il processore all’interno, per evitare che il firewall integrato possa rappresentare, se attivato e con tante regole, un collo di bottiglia per le connessioni super veloci: compatibile IPv6 il nuovo SoC assicura la piena banda passante e anche la gestione delle priorità di accesso ai vari client connessi. Rispetto ai modelli precedenti l’utente può gestire il modem attraverso l’app MyFastweb: con uno smartphone si possono controllare le performance della connessione, programmare quando accendere e spegnere il Wi-Fi in casa, creare una rete Wi-Fi per gli ospiti con password personalizzata, configurare il parental control e soprattutto di decidere a quale dispositivo dare priorità nella navigazione, ad esempio uno streaming 4K di Netflix. Per i nuovi clienti che si abbonano online il nuovo modem sarà gratis, per gli altri costerà 1,95 al mese per 36 mesi, sia chi si abbona in un punto vendita sia chi è già clienti. Questi ultimi possono solo prenotarlo al momento: sarà consegnato solo ad aprile. Ma quale Note 7 Per Samsung è il miglior trimestre dal 2013 Ottimi risultati economici per il brand coreano nell’ultimo trimestre del 2016 La temuta onda lunga del battery gate non si è verificata, rintuzzata dai dati di vendita di display e mobile di Dario RONZONI La pubblicazione dei conti del colosso coreano relativi all’ultimo trimestre del 2016 cancella tutti i timori innescati dall’affaire Galaxy Note 7, il phablet ritirato dal mercato dopo una clamorosa serie di esplosioni e incendi. Samsung registra un utile di esercizio pari a 7,2 miliardi di dollari su un fatturato complessivo di 45,8 miliardi. Si tratta di un aumento degli utili pari a oltre il 50% rispetto allo stesso periodo del 2015. E non solo: l’ultimo trimestre del 2016 è il migliore da oltre tre anni a questa parte. Il ritiro del Note 7 non è però stato indolore: i contraccolpi maggiori si sono registrati nel terzo trimestre fiscale del 2016, con una decurtazione degli utili previsti di circa 2,2 miliardi di dollari. Il timore, non del tutto infondato, riguardava eventuali effetti di lungo periodo, che tuttavia non si sono verificati. A rafforzare i conti di Samsung hanno contribuito gli ottimi risultati di vendita di display e la forte espansione del segmento storage. Da non sottovalutare neppure il deprezzamento del wong nei confronti del dollaro, che ha favorito le esportazioni. Tiene bene la divisione mobile, che ha registrato un incremento nei profitti del 4% su base annua. Su questo fronte, l’esordio nel corso dell’anno del Galaxy S8 e, pare, la riconferma del brand Note dopo il disastro di fine 2016, saranno passaggi cruciali, che indicheranno la rotta del colosso coreano da qui ai prossimi mesi. n.149 / 17 06 FEBBRAIO 2017 MAGAZINE ENTERTAINMENT I soggetti coinvolti rischiano fino a 4 anni di reclusione e 15.000 euro di multa Colpo delle Fiamme Gialle contro la pirateria Trasmettevano Sky e Mediaset a 70 € l’anno Sono state individuate a Napoli tre centrali di trasmissione di contenuti televisivi pirata L Disponibile l’ultima versione del software media center open-source. Nuove skin ottimizzate anche per dispositivi touch e player video rinnovato di Emanuele VILLA e Fiamme Gialle hanno sferrato un duro colpo alla pirateria audiovisiva individuando a Napoli tre centrali di trasmissione di programmi televisivi e sequestrando tre centrali televisive e materiale per circa 76.000 euro: 18.000 euro in contanti, 17 carte postepay, 235 decoder, 104 smart card e 43 computer. Il meccanismo era quello della ritrasmissione su web dei contenuti più pregiati delle Pay TV italiane, ovvero quelli esclusivi (show, serie TV) e soprattutto gli sportivi (non per niente l’operazione della GdF si chiama Match Off 3.0). I pirati, muniti di una batteria di decoder e card Sky e Mediaset Premium, decodificavano i contenuti e li ritrasmettevano in tempo reale su web, facendosi pagare un forfettario di circa 70 euro annuali, una cifra corrispondente a poco più del 10% di un buon abbonamento legale e completo. La qualità non sarà stata paragonabile a quella originale, per non parlare di più che probabili fenomeni di latenza del segnale, ma evidentemente - a giudicare dall’infrastruttura - l’abbonamento al 10% del prezzo ufficiale faceva comunque gola. La GdF comunica che le di Giulio MINOTTI centrali di trasmissione sono gestite da un soggetto residente in Svizzera ma di fatto domiciliato a Scampia; il gruppo forniva in abbonamento annuale sia canali live (supponiamo, principalmente le partite di calcio nazionali e internazionali) ma anche un pacchetto di contenuti on demand proprio come fanno le emittenti pay nei loro servizi broadcast o in streaming online. Nell’operazione di sequestro, le Fiamme Gialle hanno identificato un’ulteriore attività criminale: tra il materiale presente sono state rinvenute decine di fotocopie di carte d’identità di persone del tutto ignare, il che configura un vero e proprio furto d’identità. Nei confronti dei soggetti è stata contestata la violazione dell’art.171-ter della Legge 633/41, che prevede la reclusione fino a 4 anni e la multa di € 15.000. ENTERTAINMENT 20 successi dell’ultima stagione cinematografica in esclusiva su Tim Vision I grandi film Rai Cinema in anteprima su Tim Vision Il catalogo Tim Vision impreziosito da un’offerta premium molto interessante ed esclusiva di Alvise SALICE im Vision, la piattaforma on demand di Telecom, ha annunciato il raggiungimento di un accordo con Rai Cinema che garantisce agli abbonati del servizio TIM la visione in anteprima di tutti i 20 film del listino cinematografico Rai Cinema/01 proiettati nelle sale cinematografiche nel corso degli ultimi mesi. Il catalogo Tim Vision viene così impreziosito da un’offerta premium altamente esclusiva, arricchendo il già sostanzioso pacchetto Rai che include nel proprio catalogo, e che comprende oltre 200 film, più di 500 ore di fiction e programmi TV e l’offerta televisiva degli ultimi 7 T torna al sommario Kodi 17 Krypton interfaccia rinnovata e nuove funzionalità giorni delle principali reti free to air. Il ciclo di grandi novità cinematografiche verrà inaugurato da La corrispondenza di Giuseppe Tornatore e si concluderà con l’ultima pellicola di Alessandro Siani, Mr. Felicità, uscito al cinema l’1 gennaio scorso. Tra gli altri successi cinematografici del 2016 inclusi nell’accordo anche La pazza gioia di Paolo Virzì , In guerra per amore di Pif e L’estate addosso di Gabriele Muccino e soprattutto Veloce come il vento di Matteo Rovere, il capolavoro premiato da critica e pubblico, che ha segnato lo straordinario ritorno sugli scudi di Stefano Accorsi. La versione stabile di Kodi 17 Krypton è finalmente disponibile per il download anche in versione mobile. Questo media center è, inoltre, scaricabile direttamente sul Windows Store e da Google Play. Un’edizione profondamente rinnovata che presenta numerose novità (qui l’elenco completo) a partire dalle nuove skin per l’interfaccia, denominate Estuary ed Estouchy, quest’ultima ottimizzata per i dispositivi touch. Migliorata anche la sezione dedicata alle Impostazioni, quella dedicata al live TV (PVR) ora più semplice ed intuitiva e la gestione degli addon, con un player video completamente riscritto. Per quanto riguarda invece la versione Android, Kodi 17 introduce il passthrough per l’audio nei formati DTS, DTSHD, DTS-X, Dolby TrueHD e Dolby ATMOS. Funzione utile nei media center equipaggiati con il sistema operativo di Google. E’ bene ricordare che ora questo software sarà installabile solo sui device con a bordo Android 5.0 o una versione successiva; inoltre potrebbero sorgere dei problemi di compatibilità con i dispositivi basati su chip AMLogic. Tra le altre novità arrivano anche gli add-on per la configurazione dei game controller ed una rinnovata interfaccia Web denominata Chorus2. n.149 / 17 06 FEBBRAIO 2017 MAGAZINE ENTERTAINMENT HD gratuito per chi ha un ticket già attivo, per gli altri costa 2.99 euro al mese Now TV ora è in HD, escluso però lo sport Purtroppo partite e altri eventi sportivi verranno trasmessi ancora in standard definition di Roberto PEZZALI N ow TV passa all’HD. Sky ha rivisto l’implementazione tecnica della sua piattaforma solo streaming per poter offrire, finalmente, i contenuti in alta definizione allineandosi ai principali competitor. Per la precisione Now TV offrirà i canali lineari in HD a 720p, mentre i contenuti onDemand saranno disponibili, banda permettendo, fino a 1080p. Siamo di fronte comunque ad una offerta “dimezzata” per l’alta definizione: se i ticket Cinema, Intrattenimento e Serie TV beneficeranno dell’HD, i ticket sportivi resteranno a definizione standard, una scelta questa che farà discutere e che crediamo sia dovuta non tanto a preservare il sistema parabola ma piuttosto per capire come si comporta l’infrastruttura: lo sport è un evento che si fruisce quasi esclusivamente in modalità lineare e milioni di accessi concorrenti HD potrebbero creare problemi. Lo specchietto in apertura mostra i canali che saranno disponibili a seconda dei pacchetti. L’alta definizione sarà disponibile solo su un determinato set di dispositivi: il set top box di Now TV è ovviamente HD, anche i primissimi modelli marchiati Sky OnLine, e la stessa cosa vale anche per console e Smart TV, ma solo le Samsung comprese in questa lista. Tablet e smartphone, per la tipologia di prodotto e la dimensione dello schermo, non supporteranno lo streaming HD. Per quanto riguarda i prezzi l’opzione HD costerà 2.99 euro al mese, ma chi è già abbonato e ha attivo almeno un ticket (al 28 febbraio 2017) avrà l’alta definizione gratuita fino a quando non bloccherà il rinnovo. A quel punto tornerà a pagare tutto a prezzo pieno. Now TV ha preparato anche una promozione HD valida fino al 28 febbraio: 9,99 euro al mese con HD Google ha smesso di usare l’H264 per i video in 4K e HDR su YouTube. Tagliato fuori Safari, l’unico browser che non supporta il codec VP9 Una mossa per spingere Apple ad adottare un formato da sempre osteggiato di Roberto PEZZALI per due ticket e 14.99 euro al mese per 3 ticket, sempre con l’HD. Una offerta comunque temporanea: dal quarto mese si pagherà infatti il prezzo di listino in vigore. L’offerta HD resterà invece sempre gratuita per chi sottoscriverà insieme i 3 ticket Cinema, Serie TV e Intrattenimento. ENTERTAINMENT Sky annuncia il lancio in UK dell’offerta via rete senza l’ausilio di parabola Meno parabola e più fibra nel futuro di Sky In Italia l’offerta su fibra è già disponibile, anche se per ora è vincolata all’operatore TIM di Roberto PEZZALI uello di Sky Italia è stato un buon trimestre: 45.000 nuovi abbonati, profitti operativi in crescita a 81 milioni di euro e un +14% sulla raccolta pubblicitaria. Il bilancio di Sky è però una occasione ghiotta per vedere anche cosa ha intenzione di fare la pay TV nel corso dell’anno, e dopo aver confermato l’arrivo dell’app destinata ai bambini e del nuovo decoder in Italia Sky si prepara a rivoluzionare il suo servizio in UK. La parabola inizia a stare stretta: i costi dei diritti della Premier League alle stelle e il cambio poco favorevole per la sterlina hanno costretto Sky a rivedere parte della sua strategia per catturare più clienti. L’emittente ha così annunciato che dal 2018 l’intera offerta e tutti i servizi saranno disponibili in UK anche via broadband, quindi senza la necessità di una parabola. Una “bomba” per il popolo inglese, Q torna al sommario soprattutto quelli delle grandi città dove non è sempre facile installare l’antenna sul tetto o sul balcone: nei primi mesi del prossimo anno tutti i 280 canali saranno disponibili quindi tramite internet sfruttando il nuovo decoder Sky Q. Una soluzione possibile grazie alla polivalenza di Sky: in UK infatti Sky non è solo pay TV ma è pure provider, anche se non è dato sapere se le due cose saranno necessariamente legate. In Italia una volta tanto siamo avanti: quello che vuole fare l’Inghilterra è praticamente quello che già offre TIM Sky, la soluzione già sottoscrivibile che permette di fruire dell’offerta Sky su fibra TIM. Una opzione Scherzetto di Google a Apple YouTube non va più in 4K su Safari questa che oggi è vincolata a TIM come operatore e quindi ad un doppio contratto, ma che in futuro, con il nuovo trend “satellite-free”, potrebbe diventare anche una scelta libera. Nonostante i ritardi nelle aree bianche il cablaggio delle principali città in fibra procede a gonfie vele: nel 2018/2019 le famiglie che potrebbero potenzialmente attivare un abbonamento pay solo broadband saranno milioni. Tutti potenziali clienti. Google ha smesso di codificare contenuti Ultra HD in H.264 e ha iniziato a distribuire i nuovi video caricati sfruttando il suo codec video VP9. Una scelta che mette i bastoni tra le ruote ad Apple, che non ha mai appoggiato il codec di Google preferendo soluzioni come l’HEVC e l’H.264 stesso. Una questione che si trascina da tempo, fin dal 2010, quando lo stesso Steve Jobs giudicò il VP8 una copia mal riuscita e scritta male dell’H.264. Chi oggi vuole vedere un video caricato in 4K su Youtube deve usare Chrome, Edge, Firefox o Opera, mentre coloro che usano sia Safari sia Safari Mobile avranno accesso solo a contenuti con risoluzione ridotta, massimo 2K. La cosa vale non solo per il browser ma anche per le app che sfruttando l’engine di Safari: ad Apple il VP9 proprio non piace. Restano disponibili i video 4K caricati negli anni precedenti, sempre che Google non decida di ricodificarli cancellando la versione H.264: un portavoce di Google ha comunque assicurato che i vecchi video non verranno toccati. La cosa riguarda ovviamente non solo i video classici ma anche i video HDR e quelli VR, che grazie al 4K godono di miglior risoluzione: serve un browser diverso. La palla passa ora a Apple: si farà piacere il VP9 o continuerà a snobbare il codec di Google? P5 Wireless. Abbiamo eliminato il cavo ma il suono è rimasto lo stesso. P5 Bluethooth, musica in mobilità senza compromessi con 17 ore di autonomia e ricarica veloce per performance allo stato dell'arte. La solita qualità e cura nei materiali di Bowers & Wilkins adesso senza fili grazie alla nuova P5 S2 Bluetooth. www.audiogamma.it n.149 / 17 06 FEBBRAIO 2017 MAGAZINE ENTERTAINMENT Il Mondiale è un’esclusiva Sky ma alcuni GP saranno trasmessi anche dalla Rai Formula 1, ecco il calendario dei GP 2017 Niente sorprese e nessuna conferma ufficiale per la trasmissione delle gare in 4K su Sky S di Roberto FAGGIANO ky ha diffuso il calendario delle gare del campionato di Formula 1 2017 che saranno visibili in diretta esclusivamente sul canale 207. Anche quest’anno le gare in esclusiva saranno undici mentre le rimanenti nove saranno visibili in chiaro e in diretta anche su Rai HD. Rispetto allo scorso anno si correrà una gara in meno, perchè il GP di Germania è stato annullato per motivi economici. Si aspettava anche l’annuncio della trasmissione in risoluzione 4K delle gare anche in Italia, ma al momento non ci sono conferme. Nel calendario spicca come lo scorso anno una fase iniziale tutta a favore di Sky, con quattro gare in esclusiva su cinque, mentre saranno visibili in chiaro - tra le altre - le gare di Monaco, Monza, Austria e Stati Uniti. Per quanto riguarda le differite Rai gli orari saranno alle ore 14 circa per le gare disputate durante la notte e al mattino mentre si andrà in prima serata alle ore 21 circa per le gare disputate nel pomeriggio. Le prove libere delle gare visibili in chiaro saranno trasmesse in diretta da RaiSport HD mentre le prove cronometrate saranno trasmesse su Rai 2 HD. Visione in differita sugli stessi canali per le gare esclusiva Sky. Per vedere legalmente in diretta tutte le gare sul digitale terrestre senza pagare bisogna essere privilegiati: chi abita nelle vicinanze del confine svizzero potrà seguire tutte le gare (in definizione standard) su RSI La2, chi abita nei pressi del confine sloveno FORMULA 1 - CALENDARIO 2017 26 MARZO - GP AUSTRALIA (MELBOURNE) - ESCLUSIVA SKY 9 APRILE - GP CINA (SHANGHAI) - ESCLUSIVA SKY 16 APRILE - GP BAHRAIN - DIRETTA SKY E RAI 30 APRILE - GP RUSSIA (SOCHI) - ESCLUSIVA SKY 14 MAGGIO - GP SPAGNA (BARCELLONA) - ESCLUSIVA SKY 28 MAGGIO - GP MONACO - DIRETTA SKY E RAI 11 GIUGNO - GP CANADA (MONTREAL) - ESCLUSIVA SKY 25 GIUGNO - GP EUROPA (BAKU, AZERBAIGIAN) - ESCLUSIVA SKY 9 LUGLIO - GP AUSTRIA (SPIELBERG) - DIRETTA SKY E RAI 16 LUGLIO - GP GRAN BRETAGNA (SILVERSTONE) - ESCLUSIVA SKY 30 LUGLIO - GP UNGHERIA (BUDAPEST) - DIRETTA SKY E RAI 27 AGOSTO - GP BELGIO (SPA-FRANCORCHAMPS) - ESCLUSIVA SKY 3 SETTEMBRE - GP ITALIA (MONZA) - DIRETTA SKY E RAI 17 SETTEMBRE - GP SINGAPORE - DIRETTA SKY E RAI 1 OTTOBRE - GP MALESIA (SEPANG) - ESCLUSIVA SKY 8 OTTOBRE - GP GIAPPONE (SUZUKA) - ESCLUSIVA SKY 22 OTTOBRE - GP STATI UNITI (AUSTIN) - DIRETTA SKY E RAI 29 OTTOBRE - GP MESSICO (CITTÀ DEL MESSICO) - DIRETTA SKY E RAI 12 NOVEMBRE - GP BRASILE (SAN PAOLO) - ESCLUSIVA SKY 26 NOVEMBRE - GP EMIRATI ARABI (ABU DHABI) - DIRETTA SKY E RAI potrà seguire le gare in HD sulla TV slovena, chi abita nelle provincie di Trento e Bolzano potrà seguire le gare (in HD) sul canale austriaco ORF ritrasmesso in digitale terrestre per accordi locali. Sul satellite invece la sola alternativa è il canale svizzero tedesco RTL, che trasmette però solo da Astra (19,2° Est). ENTERTAINMENT Il regista canadese sarà dietro la macchina da presa per una nuova impresa Denis Villeneuve alla regia per l’epica saga di Dune Darà nuova vita alla saga di Dune, dopo lo storico kolossal di David Lynch che risale al 1984 D di Michele LEPORI enis Villeneuve, reduce del successo già ottenuto con Arrival, e a quello per ora solo annunciato con Blade Runner 2049, si appresta a seguire la regia del reboot (dopo 33 anni) della saga fantascientifica di Dune al cinema. Ad annunciarlo, con un tweet, Brian Herbert: il figlio di Frank Herbert ha informato il mondo che il progetto torna al sommario nato dalla mente del padre tornerà sul grande schermo con un remake del primo romanzo omonimo Dune, appunto, che ad detiene ancora il record di romanzo fantascientifico più venduto al mondo con più di 12 milioni di copie vendute. Legendary Pictures ancora non ha fornito nessun tipo di indicazioni sul cast o sulla finestra temporale d’uscita, ma almeno un paio d’anni d’attesa sono ampiamente ipotizzabili. Facebook pensa al video on demand Diventerà un concorrente di Netflix? Facebook starebbe lavorando a un’app per TV e set top box come la Apple TV Per i contenuti si parla di contatti tra Facebook e le case produttrici di contenuti di Emanuele VILLA Facebook starebbe lavorando a una nuova app per TV, ma non una classica applicazione per visualizzare i video del feed su uno schermo più grande bensì un vero e proprio servizio di Video on Demand. Un’alternativa a Netflix, per capirci. L’indiscrezione arriva dal Wall Street Journal, secondo cui Facebook starebbe trattando con le case produttrici di contenuti per la TV. Il che pone tutto su un piano nettamente differente, perché apre la porta a diverse ipotesi. La più importante riguarda la forma di business che potrebbe assumere un servizio del genere. Un servizio di Facebook con serial televisivi e film, funzionerebbe con un canone mensile premium sullo stile di Netflix? O il tutto verrebbe ripagato dalla pubblicità su cui Facebook basa gran parte del suo fatturato? Un’altra domanda, viste le scarse informazioni sulla natura e la fattura dell’applicazione, riguardano i contenuti generati dagli utenti. Che fine farebbero i video caricati dagli utenti di Facebook? Rimarrebbero confinati al social network o entrerebbero a far parte di questa nuova app? I dettagli al momento sono ancora pochi, ma sembra molto concreta l’ipotesi che il tutto prenda vita a partire dalla Apple TV, un ottimo punto di partenza per sondare il campo, almeno negli Stati Uniti. n.149 / 17 06 FEBBRAIO 2017 MAGAZINE ENTERTAINMENT Il catalogo di Amazon Prime Video si arricchisce con un’attesa new entry Amazon Prime Video: il 10 febbraio arriva la stagione 2 di The Man in the High Castle Ritorni, addii ed un finale da perdere la testa in 10 puntate da godere tutto d’un fiato D di Roberto PEZZALI opo Sneaky Pete, serie prodotta e interpretata da Bryan Cranston, reso famoso dalla incredibile interpretazione di Walter White in Breaking Bad, ecco la notizia che molti abbonati ad Amazon Prime Video aspettavano da quasi due mesi: il 10 febbraio la piattaforma entertainment di Amazon porterà finalmente anche in Italia l’attesissima seconda stagione del successo mondiale The Man in the High Castle. La serie, per chi non ne avesse mai sentito parlare, racconta la storia di un mondo alternativo dove le forze dell’Asse vincono la seconda guerra mondiale, mettono in ginocchio l’ex-superpotenza americana e si spartiscono il mondo intero. La storia si concentra tuttavia sulle vite di alcuni personaggi che vivono in una East Coast (il Great Nazi Reich) sotto controllo tedesco ed una West Coast (le colonie del Pacific State) sotto l’influenza imperiale giapponese. Il climax dell’ultima puntata della prima stagione ha dato qualche spiegazione in più sull’importanza dei “filmati”, film di guerra a loro volta distopici per un mondo che vede allo specchio la nostra realtà: l’ossessione del Führer non si placherà e toccherà all’ufficiale SS Obergruppenführer John Smith (interpretato dal bravissimo Rupert Evans) stanare le manovre del terribile uomo che da il nome alla serie. Con lui, l’ufficiale del Kampeitai Takeshi Kido magistralmente interpretato da un Joel de la Fuente sempre più calato nel ruolo del ENTERTAINMENT Netflix Con Android ora si possono scaricare film Netflix, per motivi legati alla protezione dei contenuti, aveva in un primo momento impedito di salvare i contenuti offline su SD Card ma ora, con un aggiornamento dell’applicazione, aggiunge alle impostazioni di download anche la scelta della memoria di destinazione, o la memoria interna oppure una SD Card, previa autorizzazione. Netflix ha trovato probabilmente un sistema efficace per proteggere il contenuto scaricato, e in questo modo sarà quindi possibile con una memoria capiente scaricare tanti contenuti e soprattutto scaricare questi contenuti alla massima qualità disponibile. Valgono comunque le logiche classiche per il download: si possono scaricare contenuti fino a riempire la card, ma questi contenuti scadono dopo un periodo di tempo predefinito, trascorso il quale dovranno essere riscaricati. torna al sommario Fa discutere il comunicato TP Vision relativo all’erogazione di banner pubblicitari su Smart TV Android In realtà cambia solo il gestore, la pubblicità è già presente feroce e cinico ufficiale: sullo sfondo di una pace sempre più a rischio fra il Terzo Reich e l’impero del Sol Levante, continuerà anche il viaggio di Joe (Luke Kleintank) per affrontare i demoni del suo passato e di Juliana (la splendida Alexa Davalos), in cerca di risposte sulla vera ragion d’essere dei filmati. Per scoprire come la serie si stacca definitivamente dal romanzo originale, appuntamento su Amazon Video. ENTERTAINMENT tivùsat mette Rai 1 HD sul primo canale Nuova numerazione tivùsat Finalmente ora l’HD viene prima I La pubblicità su Smart TV Philips c’è già e nessuno si è mai lamentato di Roberto PEZZALI canali HD al posto dell’SD: tivùsat da domani proverà in via sperimentale la nuova gestione della numerazione che invertirà, automaticamente sui decoder e sui televisori abilitati, la numerazione dei canali. Rai 1 HD, Rai 2 HD e tutti gli altri canali HD prenderanno così in automatico il posto dei rispettivi canali SD nella posizione che gli spetta di diritto, ovvero la numerazione bassa del telecomando. Sarà una prova generale, ma solo se dovessero sopraggiungere problemi la funzione verrà disattivata temporaneamente, altrimenti resterà attiva. L’opzione di inversione sarà totalmente automatica se il decoder o il TV sono compatibili (servono prodotti di ultima generazione): l’utente sarà comunque libero di cambiare ordinamento e spostare canali a piacimento. Un’ottima notizia per coloro che guardano abitualmente la piattaforma satellitare gratuita, l’unica soluzione “free” per poter godere di un buon numero di canali HD. La speranza, ora, è che con una nuova versione di LCN avanzato anche sul digitale terrestre si possa decidere di dare priorità ai canali in alta definizione: solo abolendo il “501” si potrà finalmente far capire a tutti che esiste già un modo per poter vedere meglio la TV tutti i giorni. di Roberto PEZZALI I TV Philips mostreranno pubblicità in target con le abitudini dell’utente all’interno dell’interfaccia Smart TV. La notizia, rilasciata da TPVision, ha suscitato preoccupazione tra chi ha acquistato un televisore Philips Android TV e anche qualche protesta da parte di chi, dopo aver pagato il televisore di tasca propria, non vorrebbe trovarsi pubblicità o banner mentre naviga tra menu e interfaccia. In realtà, ci fa sapere TPVision, non cambierà nulla: come succede anche su altre piattaforme Smart all’interno dell’interfaccia dei TV Philips ci sono già piccoli spazi che vengono usati per visualizzare inserzioni. Quello che cambierà sarà la modalità di erogazione: il nuovo gestore permetterà a Philips di offrire pubblicità in target con l’utente, una opzione questa che però il consumatore potrà disattivare non accettando la politica sui cookies. Nessuna preoccupazione quindi: non aumenteranno gli spazi e non ci saranno pubblicità invasive come pre-roll e video, lo spazio dedicato alla pubblicità sarà lo stesso che Philips sta già usando sui TV nelle case e in vendita. Tuttavia resta un punto che andrebbe discusso per tutti i produttori: è giusto usare l’interfaccia smart di una TV per mostrare inserzioni? n.149 / 17 06 FEBBRAIO 2017 MAGAZINE ENTERTAINMENT La saga di Harry Potter in Blu-ray Ultra HD HDR con traccia originale in DTS:X Harry Potter rivive in 4K HDR su Blu-ray L’uscita dei primi quattro dischi, corrispondenti ai 4 film più recenti, è prevista per il 28 marzo T di Roberto PEZZALI orna Harry Potter e torna in grande stile: Warner Bros ha infatti annunciato che tutti gli otto film della saga saranno distribuiti in Ultra HD nel 2017. Gli ultimi quattro film della saga usciranno il 28 Marzo (Harry Potter e l’Ordine della Fenice, Harry Potter e il Principe Mezzosangue, Harry Potter e I Doni della Morte – Parte 1 e Harry Potter e I Doni della Morte – Parte 2) mentre i primi quattro usciranno più avanti nel corso del 2017.Una scelta, quella di Warner, dovuta probabilmente ai materiali: gli ultimi quattro sono più recenti e dovrebbe essere già disponibile il master 4K, mentre i primi quattro, girati comunque in 35 mm, richiedono più tempo di lavorazione per rivedere la parte di effetti speciali, probabilmente a bassa risoluzione, e l’audio. Harry Potter e La Pietra Filosofale, Harry Potter e la Camera dei Segreti, Harry Potter e Il Prigioniero di Azkaban e Harry Potter e il Calice di Fuoco dovrebbero comunque avere una buona resa, con la consapevolezza che si tratta comunque di film datati: il primo è del 2001, ma recentemente è stato restaurato come gli altri per farne una versione IMAX, nelle Netflix conferma la trasmissione in streaming mondiale dello spettacolo Grillo Vs Grillo dello scorso anno, nella data del Teatro Politeama di Genova di Emanuele VILLA sale alla fine dello scorso anno. I film saranno distribuiti in Ultra HD in edizioni Combo: ciascun prodotto conterrà un disco in Ultra HD Blu-ray con il film in 4K HDR e un disco blu-ray con il film, lo stesso probabilmente già in vendita. Non mancherà l’HDR, ma l’attesa è tutta per la parte audio: Warner non si è affidata al più noto Dolby Atmos ma ha deciso per la lingua originale di usare il DTS:X, il sistema ad oggetti concorrente dell’Atmos meno diffuso e anche meno supportato. L’audio italiano sarà un Dolby Digital 5.1. Il prezzo sarà di 29,99 euro a disco, e al momento non è previsto un cofanetto. TV E VIDEO L’Ultra HD Blu-ray arriva sul PC: Pioneer ha annunciato due lettori interni per PC Pioneer lancia il drive Ultra HD Blu-ray per l’HTPC Permettono ai PC ben equipaggiati di leggere dischi 4K sfruttando un player software di Roberto PEZZALI C hi vuole rivedere il proprio HTPC in chiave 4K ora può farlo: Pioneer ha infatti annunciato il primo lettore per computer compatibile con gli Ultra HD Blu-ray. Per la precisione i modelli sono due, il BDR-S11J-BK e il BDRS11J-X, con quest’ultimo che dovrebbe essere non solo più silenzioso ma anche dotato di una miglior riproduzione audio per i CD. Nessun prezzo per ora, ma ad essere caro non sarà tanto il drive quando l’ecosistema: per poter allestire infatti un computer in grado di riprodurre i dischi 4K servirà un budget non indifferente, perché oltre al software si dovranno cambiare anche processore e scheda video. Per una serie di limiti dovuti alla decodifica HEVC e alla pro- torna al sommario Lo show di Grillo sbarca su Netflix Appuntamento al 10 febbraio tezione dei contenuti infatti il sistema richiede un processore Intel Core i5 o Core i7 Kaby Lake, che dispone di decoder HEVC integrato, un minimo di 6GB di RAM e una scheda video di ultima generazione dotata di uscita HDMI 2.0a e di HDCP 2.2, ovviamente di fascia alta. Senza un televisore o un proiettore servirà anche un monitor con HDMI 2.0, e solo alcuni modelli di fascia alta lo sono. Se si pensa poi che ad oggi non è ancora del tutto chiara la gestione dell’HDR con un computer come player e che i dischi sono ancora pochissimi è evidente come l’allestimento di un computer per riprodurre i dischi 4K più che un investimento sia un bagno di sangue. Meglio un player stand alone, costa meno e crea meno problemi. Un comico può diventare un politico di grido ma non dimentica mai il suo primo amore. Dopo un paio di mesi di rumor secondo cui un importante comico italiano sarebbe arrivato sulla piattaforma di streaming n.1 al mondo, Grillo Vs Grillo è ufficialmente il primo show italiano di stand-up comedy trasmesso da Netflix in streaming mondiale, in tutti i Paesi dove il servizio è attivo a partire dal 10 di febbraio. Grillo Vs Grillo rappresenta dunque il ritorno del comico genovese al primo grande amore, il teatro, ma anche all’umorismo pungente e al sarcasmo che non risparmia nessuno, da se stesso all’economia globale, dall’ambiente all’attualità. Tutto questo lasciando da parte per un paio d’ore l’abito del politico e indossando quello di chi affronta, “attacca” questioni di portata generale cercando di strappare un sorriso, meglio una risata. Tornando all’home entertainment, la data che Netflix ha scelto come portabandiera dell’evento è quella di Genova al Teatro Politeama, città natale del comico. L’appuntamento è fissato per il 10 di febbraio: ordinate i pop corn. n.149 / 17 06 FEBBRAIO 2017 MAGAZINE ENTERTAINMENT Con una nota Sony anticipa brutte notizie dalla divisione film e home video Sony Pictures: Blu-ray e DVD non si vendono Stime per l’anno fiscale 2016 ridotte di un miliardo di dollari, la colpa è di DVD e Blu-ray L di Roberto PEZZALI a scommessa del blu-ray Ultra HD è persa, e in dubbio ci sono pure il destino di DVD e blu-ray. Non siamo noi a dirlo ma Sony Pictures, che con una nota anticipa quello che dirà il bilancio trimestrale: la stima del giro d’affari della divisione Film & Home Video è stata ritoccata verso il basso di 976 milioni di dollari, praticamente un miliardo. La colpa è dei media fisici: Blu-ray e DVD sono un costo difficile da ammortizzare e non si vendono più, funziona solo lo streaming. Non è un caso che i numeri promettenti fatti registrare da Sony Pictures nel secondo trimestre dell’anno siano dovuti ai guadagni per le licenze di The Crown e The Get Down, contenuti prodotti e venduti in esclusiva a Netflix: funziona solo lo streaming. La cifrà verrà registrata come perdita nel Q3 2016, sperando che l’ultimo trimestre dell’anno possa risollevare una situazione che non vede al momento una inversione di tendenza. Alle scarse performance della sezione home video e dei media fisici si aggiungono anche La canadese Viryl Technologies ha realizzato una macchina in grado di produrre un disco in vinile in soli 20 secondi Un grande passo per modernizzare la produzione del vinile i guadagni del botteghino: Sony non è riuscita nel 2016 a lanciare un film che ha “sfondato”. Infine c’è da risolvere il problema legato al numero uno di Sony Pictures: Michael Lynton, che era Presidente e CEO di Sony Corporation of America e amministratore delegato di Sony Entertainment si è dimesso per diventare presidente di SnapChat, società di cui era già consigliere dal 2013. In attesa di un successo- di Roberto FAGGIANO re a Culver City, sede di Sony Pictures, c’è un ufficio per Kazuo Hirai in persona che dovrà gestire la transizione in questo momento difficile. HI-FI E HOME CINEMA Un giradischi che funziona a batteria e che si controlla da un’applicazione Tutti pazzi per il vinile: arriva il giradischi portatile con il Bluetooth che si controlla dallo smartphone Riconosce le tracce sul vinile e si adatta a 33 e 45 giri. Il progetto verrà lanciato a metà febbraio S di Roberto FAGGIANO u Kickstarter arriva un curioso giradischi: si chiama Love ed è un modello portatile che funziona a batteria e si può controllare da un’applicazione dedicata. Il giradischi Love è formato da due piatti del diametro di 7 pollici e da un modulo che contiene la puntina di lettura e il sistema di trasmissione Bluetooth e Wi-fi. Il modulo si fissa sul perno centrale del piatto ed è in grado di riconoscere le dimensioni del disco e di rilevare quante tracce sono incise sul vinile. In questo modo il giradischi può comportarsi come un lettore CD e permette di spostarsi da una traccia all’altra. Inoltre il giradischi può riconoscere il titolo del disco (QR Code?) e trasmettere torna al sommario Dal Canada un sistema per produrre dischi in vinile in 20 secondi l’immagine della copertina sullo schermo del dispositivo dove è installata l’applicazione. La fornitura di due basi è dettata dalla volontà di permettere l’effetto DJ passando da un disco all’altra. Love funziona con batterie ricaricabili tramite presa USB mentre il segnale audio può essere trasmesso via Bluetooth o WiFi direttamente a cuffie e diffusori. Per chi avesse bisogno di un collegamento fisico viene fornito in dotazione un adattatore Bluetooth con presa minijack. Nessuna notizia sulla durata della batteria, ma il concetto di portabilità ci riporta agli anni 60, quando erano di moda i mangiadischi, in grado di riprodurre i 45 giri durante una festa all’aperto. Al momento non ci sono ancora notizie sul prezzo e sui tempi di disponibilità, ci sui può solo iscrivere su questo sito per ricevere informazioni; un conto alla rovescia indica come termine il 12 febbraio. L’iscrizione al sito permette di ottenere uno sconto del 50% sul prezzo di vendita. E nell’epoca trumpiana non può sfuggire l’orgogliosa dichiarazione sul fatto che il giradischi è progettato in California e costruito negli Stati Uniti. Mentre le vendite dei dischi in vinile continuano ad aumentare, i macchinari che li producono si sono fermati allo scorso secolo e soffrono di lentezza e completa manualità dei controlli, con costi di produzione alti. Per ovviare a questi problemi e rifornire più rapidamente i rivenditori, la canadese Viryl Technologies ha realizzato Warm Tone, un nuovo macchinario per produrre vinili che funziona in modo quasi completamente automatico. Bracci meccanici e sensori di temperatura riducono al minimo l’intervento umano e garantiscono la produzione di un disco ogni 20 secondi, contro un tempo almeno doppio delle altre più moderne macchine di produzione. Una Warm Tones è già stata installata negli USA e altre stanno per iniziare il loro lavoro in Canada e negli Stati Uniti. Dal filmato dimostrativo si può notare come la macchina non abbia bisogno di interventi manuali oltre al rifornimento iniziale e al prelievo finale dei dischi. Per il vinile quindi si aprono nuovi orizzonti dopo la resurrezione degli ultimi anni, con una produzione più rapida che si spera possa riversarsi anche in un beneficio sul prezzo di vendita finale al consumatore. n.149 / 17 06 FEBBRAIO 2017 MAGAZINE ENTERTAINMENT Siamo andati a vedere come vengono effettuate le riprese, la produzione e la trasmissione delle gare di sci Dietro quinte delle gare di Coppa del Mondo di sci 16 videocamere, 60 persone e un truck con 3 grandi stanze: in questa struttura Infront produce le riprese in HD delle gare di Roberto PEZZALI na regia mobile come quella che staziona davanti agli stadi per i campi da calcio ma con qualche insidia in più. Siamo a San Vigilio di Marebbe, val Badia, dove i tecnici Infront hanno lavorato per quasi due giorni allestendo l’impianto che ha permesso loro di trasmettere in tutto il mondo lo slalom gigante femminile di sci, vinto dall’italiana Federica Brignone e con un’altra bravissima italiana, Marta Bassino, sul podio al terzo posto. Riprendere una gara di sci può sembrare semplice, alla fine si tratta di una discesa con un soggetto solo da inquadrare, ma la velocità dell’azione, la richiesta rapida di un replay o di uno slow-motion e soprattutto la gestione di audio e bilanciamento delle varie videocamere richiede un lavoro non da poco. “Lavorare sulla neve non è semplice”, ci dice uno dei tecnici. “La sera facciamo le prove e funziona tutto, poi la mattina passa un gatto delle nevi che trancia qualche filo e non funziona nulla, tutto da ricontrollare”. Certo, perché le videocamere, sedici nel caso della discesa Erta, pista del mondiale, non sono collegate wireless ma tutte a cavo al van di regia posizionato nei pressi dell’arrivo. Per non tirare troppi cavi le camere vengono gestite a gruppi, con un hub che raccoglie i singoli segnali e li invia, con un’unica fibra ottica, al van. Le tracce per i cavi sono scavate ovviamente nella neve e passano anche sotto la pista: 20 cm circa di profondità, quando basta per avere un piccolo margine di sicurezza. Tutte le 16 videocamere utilizzate sono camere HD, una di queste è radio, l’unica, mentre un paio sono “super cam hi-speed” capaci di registrare clip fino a 2.500 fps. “Non lavoriamo mai a questa velocità, è eccessiva, solitamente i replay e i super slow motion vengono fatti a 150 fps”. Parte del lavoro viene comunque fatto all’interno del camion: una zona è dedicata all’audio, una alla distribuzione del segnale, una al regista e una alla correzione del segnale e allo slow motion, dietro le quali sono inserite batterie di server di apparecchi opportunamente raffreddati con una batteria di climatizzatori Daikin Fully Round & Flat Cassette. I primi a ricevere il segnale delle videocamere sono i tecnici che gestiscono bilanciamento del bianco e esposizione, un lavoro tutt’altro che semplice: la neve bianca e il cambio delle condizioni di luce nel corso della gara richiedono continue correzioni per garantire una uniformità di ripresa quando si passa da una videocamera all’altra. La discesa di San Vigilio è stata davvero impegnativa, con parti della pista in pieno sole e altre completamente in ombra. La mano passa poi al regista, che coordina via radio le varie camere e sceglie cosa mandare in onda: il banco di regia è stato aggiornato interamente per permettere la gestione di contenuti 4K, ma per il Mondiale di Sci la ripresa viene fatta in Full HD e distribuita anche in Full HD. Qualche trial in 4K verrà fatto comunque, senza distribuire il segnale, e forse, a partire dal prossimo anno, si riuscirà anche a distribuirlo a qualcuno interessato. Un altro punto decisamente delicato da gestire è l’audio: nel caso dello sci ogni camera usa il suo microfono unidirezionale per enfatizzare e mettere in primo piano il tipico suono delle lamine in contrasto con la neve. “Per non alterare il messaggio non mettiamo microfoni sulla pista – ci dice il tecnico del suono – ci limitiamo a usare la presa diretta. Solo nella zona dell’arrivo, dove c’è il pubblico, abbiamo due microfoni fissi per catturare un po’ di audio ambienta- le”. La discesa lineare, e il continuo cambio di camera, rende di fatto inutile una ripresa multicanale: il van è attrezzato ovviamente per gestire un eventuale 5.1 ma la ripresa stereofonica è più che adeguata. Di fianco a regia, audio e correzione della qualità c’è un quarto gruppo di lavoro fondamentale: un gruppo di tecnici su tre console attinge alle registrazioni delle varie videocamere per realizzare e montare clip di contorno, slow motion e interviste. Un lavoro che dev’essere preciso e veloce, soprattutto nel caso dei super slow motion e dei ralenty: rispetto ad una partita di calcio, con lo sci ad ogni discesa di atleta, circa ogni 2 minuti, vengono inserite almeno due clip a contorno della diretta. L’ultimo step è la messa in onda del segnale: Infront distribuisce via satellite il segnale per tutte le emittenti mondiali che hanno acquisito i diritti di distribuzione, un segnale contenente la regia, le grafiche ufficiali e tutta la parte di cronometro gestita dal reparto tecnico. Nel caso specifico dell’evento italiano, giocando in casa, il segnale HD è stato distribuito alla Rai che lo ha integrato sul posto con altre videocamere e con un suo commento prima di mandarlo in onda, soluzione scelta anche dalla Germania, presente sul posto con un van di supporto. Una parte del mixer video: il regista siede qui per controllare le telecamere. Tecnici al lavoro per eseguire il montaggio degli high-light e dello slow motion. Il segnale viene trasmesso via fibra al van RAI e via satellite a tutti coloro che poi lo ritrasmettono. U torna al sommario n.149 / 17 06 FEBBRAIO 2017 MAGAZINE TV E VIDEO Dopo il lancio della serie Quantum Samsung annuncia l’intera line up di TV 4K HDR TV Samsung 2017, non solo Quantum TV La serie MU si affiancherà alla Quantum: offre tagli, modelli e caratteristiche complete di Roberto PEZZALI N on solo Quantum TV: il 2017 vedrà Samsung protagonista su due fronti per quanto riguarda i TV, con le serie Q7, Q8 e Q9 che si posizioneranno al top della gamma e le serie MU che invece spazieranno dai modelli di piccolo taglio a quelli di grande taglio ma di fascia media. Dopo la preview a Las Vegas, siamo riusciti ad ottenere informazioni sulla nuova gamma e le specifiche dei TV europei di Samsung per il 2017. Al top di gamma si posizionerà la Q9, un TV Quantum piatto senza compromessi disponibile nei tagli 65” e 88”: grazie all’illuminazione Full LED sarà l’unico della gamma che arriverà a 2000 NITS per l’HDR. Un TV per pochi, pensato esplicitamente come alternativa all’OLED per coloro che cercano soprattutto la qualità d’immagine. Un gradino sotto c’è il Q8, curvo, che rappresenta per Samsung il vero top di gamma commerciale: sarà disponibile in 55”, 65” e 75” e arriva a 1500 nits di luminosità. Infine c’è il Q7, sia piatto che curvo: le differenze con il Q8 sono minime e soprattutto legate al design, quindi ci troviamo di fronte a quello che potrebbe essere un best buy nella versione piatta disponibile nei tagli 49”, 55”, 65” e 65”. Tagli simili per la curva: 49”, 55” e 65”. Simili ai modelli dello scorso anno invece i tre modelli al vertice della gamma MU: MU9000, MU8000 e MU7000 possono contare su un contrasto migliorato, HDR 1000 nits e pannello a 10 bit con certificazione Ultra HD Premium. L’MU9000 sarà disponibile solo in versione curva da 65”, 55” e 49” e insieme al piatto MU8000 (75”, 65”, 55” e 49”) sarà edge led local dimming. Il modello MU7000, anche lui piatto, avrà una versione di local dimming meno evo- luta e un filtro frontale più semplice: sarà disponibile nei tagli 82”, 75”, 65”, 55” e 49”. Samsung ha anche aggiunto altre quattro serie di fascia media tutte Ultra HD e HDR, MU6500, MU6400, MU6200 e MU6100, anche loro certificate: come previsto l’HDR sta diventano una feature su ogni TV, anche quelle di fascia media, e questo non è necessariamente un bene, perché il rischio è di avere una funzione HDR che, per limiti del pannello o della retroilluminazione, non riesce a dare l’effetto di un vero HDR. Restano anche due serie Full HD di fascia bassissima, la MU6300 e la MU5500, ma con il prezzo del 4K che si abbasso c’è il rischio che non interessino a nessuno. ENTERTAINMENT Pornhub pubblica i primi video descritti, al doppiaggio parteciperanno gli attori Pornhub lancia un canale porno per non vedenti Verrà posta particolare attenzione alla cura dei dettagli per la descrizione delle scene P di Franco AQUINI ornhub apre ai non vedenti con i described videos, ovvero i video con descrizioni audio. Dov’è la novità? Nel fatto che questi video sono stati realizzati pensando espressamente alle persone non vedenti, quindi con una descrizione completa delle scene, delle situazioni e degli attori. Alle descrizioni parteciperanno anche gli attori torna al sommario stessi che reciteranno prestando la loro voce (oltre che il corpo) per garantire il massimo coinvolgimento possibile anche attraverso l’audio. Iniziativa sicuramente molto particolare ma anche degna di nota, poiché di fatto va a creare un canale pornografico completamente dedicato ai non vedenti. Ammesso, ovviamente, che la qualità del doppiaggio sia molto alta, tale da generare quel tipo di emozione sen- za l’ausilio delle immagini, operazione possibile ma sicuramente complessa. L’LCD non muore mai Consumi bassi e risoluzione super per i TV del futuro Eliminando i subpixel è possibile realizzare pannelli LCD con una risoluzione tripla e con bassi consumi Il primo prototipo realizzato da AUO sarà pronto il prossimo anno di Roberto PEZZALI Un team di ricercatori dell’Università della Florida ha trovato il modo di triplicare la risoluzione degli attuali pannelli LCD, ormai giunta al limite: “Oggi è difficile spingere ulteriormente la risoluzione dei pannelli, ma se consideriamo che un Retina Display di Apple ha circa 500ppi con la nostra nuova tecnologia possiamo arrivare a 1500ppi. Pensate a cosa si può fare in ambito di visori per la realtà virtuale con una definizione simile” ha dichiarato il professor Shin-Tson Wu a capo del team. Il segreto è una nuova struttura di cristallo liquido che permette di creare un blue-phase LCD: i nuovi cristalli sono talmente veloci che possono generare loro i colori senza la necessità dei subpixel e dei rispettivi filtri colore. “Ora che abbiamo dimostrato come combinare un nuovo elettrodo con un pannello blue-phase LCD si può realizzare un prototipo e AOU Optoelectronics ha le competenze giuste per realizzarne uno, probabilmente il prossimo anno” conclude Shin-Tson Wu. La nuova tecnologia dovrebbe garantire un tempo di risposta del pannello inferiore al millisecondo e soprattutto risoluzioni elevatissime, utili non tanto sui TV quando sui micro display e sui visori. n.149 / 17 06 FEBBRAIO 2017 MAGAZINE MOBILE Secondo fonti non ufficiali, il Galaxy S8 sarà in vendita a partire dal 29 marzo Nuove immagini del Samsung Galaxy S8 Confermati i rumor delle scorse settimane: dall’aspetto “tutto schermo” alla dock desktop S di Dario RONZONI i susseguono le indiscrezioni relative all’imminente release del nuovo top di gamma tra gli smartphone Samsung. Dopo il Guardian, secondo il quale l’S8 non rinuncierà al jack per le cuffie (contrariamente all’ultima versione dell’iPhone), è la volta di Venture Beat, che ha pubblicato una foto fronte e retro del Galaxy S8 insiem e ad altre succose informazioni. Molte delle anticipazioni delle ultime settimane trovano nella foto (sempre che sia genuina...) una serie di conferme. Se il retro ricorda per molti aspetti quello dell’S7, è davanti che si concentrano le principali novità, estetiche e non, del nuovo device Samsung. Confermata quindi la configurazione “tutto schermo”, col display che occupa tutta la superficie frontale, con conseguente scomparsa di qualsiasi tasto fisico. Il produttore prevede due tagli differenti, da 5,8” e 6,2”, dimensioni che superano persino quelle dello sfortunato Note 7. Gli altri dettagli tecnici spifferati ricalcano piuttosto fedelmente quanto già diffuso i giorni scorsi: processore Snapdragon 835 o Samsung Exynos (a seconda dei mercati di riferimento), 64 GB di storage, 4 GB di memoria, batteria da 3000 mAh per il modello da 5,8” e 3500 mAh per il 6,2”, jack per le cuffie, USB Type-C, resistenza all’acqua. Confermata dalla fonte anche la possibilità di espandere il sistema tramite un dock HDMI per funzionalità desktop. Pare inoltre che lo smartphone disponga di un tasto dedicato all’attivazione dell’assistente personale Samsung, battezzato Bixby e definito più completo della concorrenza, da Siri a Google Assistant. Secondo alcune voci Bixby potrebbe persino essere in gardo di riconoscere oggetti e testi tramite le fotocamera. Tornando alle caratteristiche La serie G5 debutterà al Mobile World Congress Schermo Full HD e SoC Qualcomm Snapdragon ma senza accessori modulari MotoMods di Giulio MINOTTI tecniche, la fotocamera dovrebbe essere sostanzialmente la stessa dell’S7, con qualche aggiornamento software. Sul fronte prezzi, si vocifera che l’S8 potrebbe costare di più del suo predecessore, ma al momento non esistono cifre concrete su cui disquisire. Più importante, la stessa fonte cita una data precisa per la messa in vendita: 29 marzo. A questo punto non ci resta che attendere le prime mosse ufficiali di Samsung. MOBILE In rete appare una foto di quella che potrebbe essere la versione definitiva dell’LG G6 Doppia camera e schermo “allungato” per LG G6 La foto confermerebbe la doppia fotocamera e il formato allungato (18:9) del display I di Franco AQUINI l prossimo top di gamma LG compare in una foto che ne ritrae il retro. La foto, pubblicata da Business Insider, si riferisce presumibilmente al G6 che vedrà la luce entro fine mese, proprio al Mobile World Congress di Barcellona. La foto, che arriva probabilmente da un tester di un modello pressoché definitivo, conferma diverse indiscrezioni. La prima è quella della forma, o meglio del display, che dovrebbe risultare leggermente allungato con un rapporto di 18:9 anziché i canonici 16:9. Il che, secondo molti, permetterebbe di integrare le funzioni in passato delegate a un secondo piccolo schermo già visto sulla serie V di LG. Un’altra conferma riguarda la doppia fotocamera che potrebbe integrare una funzione per sfocare lo sfondo dei ritratti molto simile a quella che ha debuttato sulla versione plus dell’iPhone 7. torna al sommario Oltre alla doppia fotocamera, la foto in quesitone mostra un sensore biometrico posteriore. Una scelta molto convenzionale ormai, che tuttavia in questo caso ha più senso che in altri modelli, vista la dimensione dello schermo che impone lo sfruttamento di tutta la superficie frontale. Non rimane che aspettare ancora poche settimane per sapere tutto su un modello con cui LG deve assolutamente recuperare punti dopo la non esaltante performance del G5. Qui a fianco la foto del presunto LG G6 pubblicata da Business Insider. Moto G5 Ecco le foto della nuova gamma media Lenovo Lenovo sarebbe pronta a lanciare, a marzo, la nuova serie G5 composta da due smartphone. Il primo device, il G5, avrà uno schermo da 5” con risoluzione Full HD e SoC Qualcomm Snapdragon 430, affiancato da 2 GB di RAM e 32 GB di storage. La batteria sarà da 3.000 mAh con tecnologia Turbo Charge, mentre la camera posteriore avrà una risoluzione di 13 Mpx, all’anteriore è invece previsto un sensore da 5 Mpx. Non mancherà Android 7.0 Nougat in versione stock e la connettività 4G LTE ed NFC. Il G5 sarà affiancato dal fratello maggiore Plus con schermo da 5,5” con risoluzione Full HD, che si differenzia dal precedente per la presenza del SoC Snapdragon 625 di Qualcomm con 4GB di RAM e 32 GB di memoria interna. Immutati i sensori fotografici con la batteria che sale a 3100 mAh. Questo modello sarà, inoltre, equipaggiato con un lettore d’impronte digitali anteriore, mentre la fotocamera posteriore avrà un design simile a quella dei Moto Z. Infine, dalle prime foto apparse online del G5 Plus non sembra essere presente il connettore sul retro necessario al collegamento degli accessori modulari MotoMods .I due smartphone, con tutta probabilità, verranno mostrati al pubblico al prossimo Mobile World Congress. n.149 / 17 06 FEBBRAIO 2017 MAGAZINE MOBILE Huawei ha presentato il suo smartphone di fascia media nella nuova versione 2017 Huawei rilancia il P8 Lite: stesso nome ma smartphone completamente nuovo Rinnovato interamente l’hardware. Il prezzo è sempre super competitivo: 249,99 euro di Roberto PEZZALI I l P8 Lite di Huawei è stato il telefono della svolta per il brand cinese, uno smartphone scelto da moltissime persone e in Huawei devono aver pensato che il nome portava fortuna, perché a pochi giorni dal lancio del P10 l’azienda ha pensato bene di rilanciare il P8 Lite in una versione 2017. Il nome è lo stesso dello modello di tre anni fa, ma lo smartphone è non solo nuovissimo ma anche incredibilmente interessante come rapporto prezzo prestazioni, perché a 249.99 euro ha le stesse specifiche di un top di gamma Huawei dello scorso anno. Per tenere basso il prezzo l’azienda si è ispirata al design dell’Honor 8: tutto in vetro e alluminio. Huawei ha rinunciato alla doppia fotocamera posteriore ma ha comunque tenuto un profilo di alto livello: schermo 5.2” Full HD, processore octacore Kirin 655, 3 GB di RAM e 16 GB di storage espandibile sono più che sufficienti per garantire ottime prestazioni in un terminale destinato ad un pubblico non certo esigentissimo ma pronto a infastidirsi se lo smartphone va a singhiozzo. Huawei ha aggiunto anche Android 7.0 con EMUI 5, inserendo anche quegli algoritmi di ottimizzazione che dovrebbero mantenere lo smartphone scattante anche dopo svariati mesi: solo una lunga prova sul campo potrà dire se la promessa è mantenuta. Notevoli anche le migliorie alle fotocamere: quella posteriore utilizza lo stesso modulo usato sul P9 e sull’Honor 8, un Sony IMX 286 con obiettivo F2.0 wide che regala ottime foto in ogni condizione. Non c’è la doppia camera, manca la stabilizzazione ma a questo prezzo non si può pretendere di più, in virtù anche della camera frontale migliorata da 8 megapixel F2.2 anche lei wide. Jack audio, lettore di impronta digitale, doppio speaker posteriore e doppio microfono completano un quadro già più che soddisfacente: 249 euro di listino per uno smartphone che a nostro avviso ha solo un aspetto “fastidioso”, ovvero il connettore micro USB. Huawei probabilmente ha pensato che è la scelta migliore per il target a cui lo smartphone si rivolge, ma tutti dovrebbero iniziare a spingere per l’adozione del nuovo connettore Type C a prescindere dalla fascia di prezzo. Prima rimaniamo con un unico USB, meglio è. Resta solo da capire se la scelta di usare il nome di uno smartphone vecchio funzionerà sui punti vendita: considerato il target, ovvero l’utente non troppo esperto, il rischio di confondere il vecchio con il nuovo c’è. Da Japan Display gli schermi flessibili e infrangibili Non si arrotolano ma possono resistere a flessioni molto elevate: addio ai display rotti? N el 2018 vedremo finalmente i primi esemplari di display flessibili. Ad annunciarlo è Japan Display, azienda che rifornisce anche Apple, tra gli altri. I display in questione non sono però da confondere con quelli di cui si è a lungo vociferato su internet nella speranza che uscisse uno smartphone “arrotolabile”. Niente display da arrotolare come un foglio di giornale, piuttosto dei dispositivi che permetteranno con più facilità (e costi inferiori) design come quelli delle serie Edge di Samsung. I nuovi display flessibili si chiameranno torna al sommario Philippe Starck immagina un device dalla forma originale con proiettore di ologrammi e gestibile con la voce di Giulio MINOTTI MOBILE Japan Display annuncia Full Active Flex, i primi display flessibili. Li vedremo (forse) nel 2018 di Franco AQUINI È questo lo smartphone del futuro? Full Active Flex e porteranno in dote altri due enormi vantaggi, il primo dei quali addirittura rivoluzionario. Lo strato superficiale in plastica flessibile dovrebbe rendere il display praticamente immune ai danni da caduta, facendo dimenticare uno degli aspetti più fastidiosi di tutti (o quasi) gli smartphone attualmente in commercio. La seconda novità riguarda il refresh rate. Questi display saranno in grado di lavorare a una frequenza di 15Hz al posto della classica 60Hz, permettendo ad applicazioni particolari, tipo la lettura di ebook, di consumare meno energia. Rimane solo un dubbio: quando li vedremo in commercio? Japan Display parla del 2018 e il Wall Strett Journal, normalmente ben informato sui fatti di Cupertino, pensa che lo vedremo su uno dei prossimi iPhone. Dall’estro di Philippe Starck e Jerome Olivet arriva Alo: un originale concept di smartphone. I due designer hanno provato ad immaginare come evolverà lo smartphone progettando un device dalla forma particolare e struttura in allumino. Un case traslucido definito dai due progettisti gelatinoso e flessibile, realizzato per adattarsi alla mano dell’utente. La scocca funzionerà anche da interfaccia tattile, dando un feedback all’utente tramite calore e vibrazione. Dal canto suo, il case sarà capace anche di “autoriparare” eventuali danni alla struttura esterna dello smartphone. Al posto di un grande display touch con complessi menù, Alo utilizza uno schermo (forse E-ink) affiancato da un proiettore di ologrammi per visualizzare i contenuti scelti dall’utente, dai messaggi ai film. Il proiettore è inserito all’interno di una fotocamera capace di riconoscere l’ambiente circostante. Alo potrà essere gestito interamente tramite input vocali, con cui comandare tutte le funzionalità dello smartphone; non mancherà inoltre un avanzato assistente personale digitale, una vera intelligenza artificiale come dichiarato da Olivet. Per ora Alo è solo un concept, ma con Thomson è già previsto lo sviluppo di un prototipo. Scopri la Carta Fan, la carta fedeltà che ti premia fin da subito e con la quale puoi usufruire di molti vantaggi e sconti! Adesso con l’App Trony, la Carta Fan è digitale! Portala sempre con te per raccogliere punti, ricevere premi e fantastici buoni acquisto. L’App Trony è disponibile su: Visita il sito app.trony.it per maggiori informazioni su sconti, voucher e servizi dedicati. n.149 / 17 06 FEBBRAIO 2017 MAGAZINE PC Creators Update, prossimo aggiornamento per Windows 10, arriverà tra un paio di mesi Tutte le novità di Microsoft Edge in arrivo Il browser dell’azienda americana è migliorato tantissimo dal suo debutto su Windows 10 Microsoft ha deciso di sintetizzare le novità in arrivo con il Creators Update in un video di Mirko SPASIANO M ancano poco più di due mesi al rilascio del prossimo aggiornamento per Windows 10, noto come Creators Update. Se lo sviluppo del sistema operativo procede in maniera febbrile, pare che Microsoft abbia finalizzato le nuove feature previste per Edge, il browser di casa. Nulla di rivoluzionario, ma tante piccole aggiunte che fanno una bella differenza. Si comincia con una gestione della navigazione a schede profondamente migliorata grazie ad una barra d’anteprima attivabile a comando e la possibilità di salvare e ripristinare intere sessioni d’esplorazione (senza dover affollare i preferiti). È migliorata anche la selezione di estensioni disponibili, anche se è ancora ben lontana dal catalogo che vantano Chrome e Firefox; buona la gestione semplificata direttamente dal Windows Store. A proposito di Store, il colosso statunitense ha aggiunto una sezione anche per gli ebook, relegandone la lettura proprio su Edge. Con la creazione e la manipolazione di contenuti tridimensionali tra i principali temi del Creators Update, non poteva mancare il supporto nativo al 3D e ai video a 360 gradi. È stato finalmente introdotto il supporto alle JumpList, grazie alle quali, ad esempio, si potrà avviare una sessione di navigazione in incognito direttamente dal menu contestuale della barra delle applicazioni. Clicca qui per il video Infine, con l’arrivo dell’app Portafoglio anche su tablet e PC, l’esperienza d’acquisto online diventerà più immediata e sicura. Infatti, non si dovranno più inserire dati sensibili in ciascun sito web, poiché verranno richiamate tutte le informazioni necessarie direttamente dall’app Portafoglio. Negli ultimi mesi, Edge ha lentamente perso terreno rispetto ai suoi competitor in termini di quote di mercato. Perciò è difficile immaginare che il Creators Update possa cambiare drasticamente questo scenario ma, chissà, potrebbe essere l’occasione giusta per concedere una seconda opportunità al browser di Microsoft. PC Secondo un rumor di Bloomberg, il chip dovrebbe arrivare sui MacBook Pro di fine anno MacBook, più autonomia grazie al processore ARM Sui prossimi portatili Apple potrebbe arrivare un secondo chip con architettura ARM Sostituirà la CPU Intel nella Power Nap, che consente attività utili con il computer in standby di Giulio MINOTTI econdo alcuni rumor riportati da Bloomberg, Apple sarebbe al lavoro su un processore con architettura ARM da inserire nei prossimi MacBook Pro. Un chip che andrebbe a sostituire la CPU Intel nella gestione della Power Nap, la modalità a basso consumo energetico che permette di eseguire, a computer in standby, una serie di azioni come la ricezione di nuovi messaggi tramite Mail, il download di aggiornamenti software, la sincronizzazione dei documenti con iCloud, il backup di Time Machine e altro ancora. Attualmente la gestione di questa funzione è svolta dalla CPU Intel, ma in futuro potrebbe essere demandata ad un S torna al sommario processore ad hoc dai ridottissimi consumi energetici. na soluzione con architettura ARM, nome in codice T310, basata su un’evoluzione dell’attuale T1, chip utilizzato per la gestione della Touch Bar e per alcune funzionalità di sicurezza (pagamenti e dati biometrici) presente nei nuovi MacBook Pro (qui la nostra recensione). Questo processore è a sua volta una variante di quello già utilizzato negli Apple Watch Series 2. Secondo Bloomberg, questo nuovo U chip potrebbe debuttare in una versione aggiornata dei MacBook Pro in arrivo per la fine dell’anno. Un aggiornamento hardware che migliorerebbe l’autonomia generale dei MacBook Pro, un argomento su cui, di recente, si è discusso molto. Night Shift in arrivo su MacOS Una luce riposante quando serve La funzione Night Shift di iOS 9.3 filtra la luce blu che può condizionare il sonno Era stata implementata solo sui dispositivi iOS ma nell’ultima beta di MacOS Sierra è apparsa la versione per computer di Franco AQUINI Night Shift arriverà anche sui computer Apple. Disponibile finora solo sui prodotti iOS, Nightshift è la funzionalità in grado di filtrare le luci blu donando allo schermo una temperatura colore un po’ più calda capace di infondere maggiore relax. Secondo la scienza la luce blu sarebbe responsabile (almeno in parte) del cattivo sonno perché diminuisce la produzione di melatonina, che è un regolatore naturale del ciclo sonno-veglia. Ecco perché Apple si è mossa da qualche tempo per attenuare l’emissione di luci blu con Nightshift, che può essere programmato in modo da entrare in funzione a una certa ora. Con la versione 10.12.4 beta di MacOS Sierra, Nightshift appare nella sua versione per computer. Secondo alcuni, Nightshift sarebbe la copia di F.lux, applicazione apparsa su AppStore e poi rimossa da Apple, ma è certo che non sia un applicazione nuova né nel mondo delle applicazioni mobili né in quelle desktop, essendo stata implementata in maniera molto simile su una delle ultime Insider Preview di Windows. n.149 / 17 06 FEBBRAIO 2017 MAGAZINE PC Seagate spinge in alto la capacità degli HD per mantenere un ampio il divario con gli SSD Seagate, il prossimo Hard Disk sarà da 16 TB Al vaglio di laboratorio nuovi modelli di hard disk con capacità da 12, 14 e 16 Terabyte di Alvise SALICE ncora una volta, Seagate dimostra di volersi tenere stretto il primato del disco rigido più capiente. Dopo aver lanciato pochi mesi fa un HDD da 10 Terabyte, l’azienda statunitense starebbe testando per il 2018 un disco rigido da 16 TB perfettamente idoneo al mercato consumer: stando alle indiscrezioni raccolte da Geek.com, la nuova soluzione di storage, che si affiancherebbe a uno o due tagli inferiori da 12 e 14 TB, dovrebbe basarsi sulla classica interfaccia SATA e avere un ordinario form factor da 3,5 pollici. Seagate ha la tecnologia per produrre HDD sempre più capienti a prezzi consumer. Secondo il CEO di Seagate, Stephen Luczo, aumentare la densità dei dati immagazzinabili dai dischi magnetici è ciò che consente al mercato HDD di soffrire poco la concorrenza dei velocissimi SSD, il cui prezzo è in co- A stante discesa. Laddove, infatti, la stessa Seagate offre al segmento aziendale un disco a stato solido da ben 60 TB, a livello mainstream le cose sono ben diverse. In altre parole, è ai cari vecchi Hard Disk Drive che tutt’oggi deve continuare a rivolgersi chi necessita di memorizzare grandi quantità di dati senza spendere un patrimonio in soluzioni en- terprise da svariate migliaia di euro. Seagate, che col 37% detiene la seconda quota nel settore HDD (dove il leader è Western Digital, al 42%), ha le idee chiare in proposito: e secondo Luzco, dai test di laboratorio sulle nuove unità a 12, 14 e 16 TeraByte previste per il 2018 stanno già arrivando feedback ottimistici. Windows 10 Cloud è la versione light di Windows 10 Microsoft potrebbe lanciare una versione più leggera del suo sistema operativo desktop A dispetto del nome, non avrà nulla a che fare col cloud: Windows RT 2.0, la vendetta? A nno nuovo, nuovo progetto. A quanto pare, in quel di Redmond potrebbero lanciare presto una nuova edizione del sistema operativo di casa col nome Windows 10 Cloud. Riferimenti espliciti a questa nuova edizione di Windows sono stati rintracciati nel software development kit, versione 15003 del Creators Update (dunque potrebbe debuttare il prossimo aprile, parallelamente al prossimo aggiornamento per Windows 10). Secondo le indiscrezioni raccolte da Mary Jo Foley di ZDNet, si tratterebbe di una versione dell’OS profondamente alleggerita, in grado di eseguire soltanto le app universali scritte esplicitamente per Windows 10. Inoltre, non avrebbe nulla a che fare col cloud, come potrebbe suggerire il nome. In altri termini, una sorta di Windows RT 2.0. Che senso avrebbe? Secondo Foley, dovrebbe trattarsi del- torna al sommario Un router Wi-Fi messo vicino a un monitor 5K LG Ultrafine lo rende inutilizzabile a causa delle interferenze elettromagnetiche LG al lavoro con Apple per risolvere il problema di Roberto PEZZALI PC La notizia arriva da indiscrezioni raccolte da ZDNet, per ora non confermate da Microsoft di Mirko SPASIANO Il monitor 5K LG va in tilt vicino a un router Wi-Fi la risposta di Microsoft ai Chromebook: un sistema operativo più semplice, leggero e sicuro (e anche più economico per i costruttori di PC). Sebbene l’ecosistema Windows 10 sia decisamente più robusto e maturo rispetto a quello su cui era basato Windows RT, un nuovo OS con queste caratteristiche non sembra avere molto senso, essenzialmente per due ragioni. In primo luogo, Microsoft è riuscita a portare la versione completa di Windows 10 su processori ARM (cioè quelli che si trovano negli smartphone), con tanto di possibilità di eseguire anche applicativi desktop completi come Photoshop. In secondo luogo, Microsoft dispone già di un sistema operativo con queste caratteristiche e si chiama Windows 10 Mobile: attraverso Continuum si può già oggi avere un’esperienza simil- desktop (e col Creators Update migliorerà enormemente). Anche Windows 10 Mobile è limitato alle sole app universali e, nel momento in cui si dovesse collegare lo smartphone a monitor, tastiera e mouse, le app si adattano al maggiore spazio disponibile, assumendo la medesima interfaccia che si ha su PC. Una scelta di questo genere appare incomprensibile, a meno che non vi sia dell’altro. Interpellata a riguardo, Microsoft si è limitata al consueto “no comment”. Non resta che attendere sviluppi nei prossimi mesi. Il monitor 5K che LG ha creato per Apple e i nuovi MacBook ha un problema: se posizionato a fianco a un router wireless l’immagine subisce interferenze che rendono il monitor inutilizzabile e bloccano il computer collegato. La scoperta è stata fatta da un utente che ha capito che non si trattava di un difetto del suo esemplare ma che già qualcuno online aveva evidenziato il problema. Non è una questione di lunghezza di cavo USB Type C, più probabile di schermatura interna al monitor: se un qualsiasi access point (nel suo caso Apple AirPort Extreme) è in un raggio di circa 2 metri l’immagine va e viene, e potrebbe bloccare il MacBook costringendo l’utente a un reboot forzato. Il difetto era già noto a LG e sul manuale d’uso è indicato di installare il monitor lontano da fonti di interferenze elettromagnetiche, indicazione presente ormai su ogni apparecchio elettronico. Difficile dire esattamente quale sia il problema: LG conferma che questo comportamento riguarda solo i suoi monitor 5K e non gli altri, e tendiamo a credere che il colpevole sia il controller USB del monitor non opportunamente schermato (se fosse stato il controller del pannello non si sarebbe bloccato anche il MacBook). n.149 / 17 06 FEBBRAIO 2017 MAGAZINE PC Amy Hood, CFO di Microsoft, è intervenuta alla conferenza dopo la pubblicazione dei dati I PC Windows 10 high-end crescono bene Sono stati diffusi i risultati finanziari del secondo trimestre fiscale del 2017 di Microsoft Il fatturato derivante dal segmento Windows OEM è cresciuto del 5%. Macbook in calo? di Mirko SPASIANO icrosoft ha diffuso da pochi giorni i risultati finanziari del secondo trimestre fiscale del 2017 e, tra le diverse note Microsoft ha evidenziato che il fatturato derivante dal segmento Windows OEM è cresciuto del 5%. Nello specifico si tratta dei ricavi ottenuti dalle vendite delle licenze di Windows ai propri partner hardware e, se si considera il calo delle vendite complessive dei PC (-1.5% anno su anno), il dato è abbastanza sorprendente. Amy Hood, CFO di Microsoft, nel corso della consueta teleconferenza sugli utili che segue la pubblicazione dei dati finanziari, ha affermato: “L’ecosistema dei nostri partner ha visto una crescita continua e un guadagno di quote di mercato nella categoria dei device premium”. Dina Bass, reporter di Bloomberg, riferisce che la CFO di Microsoft non ha snocciolato numeri a supporto delle sue dichiarazioni, ma, sebbene non ci sia stato alcun riferimento esplicito ad Apple e ai suoi MacBook, non è difficile leggere tra le righe. A meno che non ci Dopo quello di un ex ingegnere Mozilla arriva l’endorsement di un collega di Google Sembra che gli antivirus di terze parti siano una palla al piede per gli sviluppatori dei browser M di Franco AQUINI sia stata un’impennata delle vendite di PC high-end (che Microsoft identifica come quei device che rientrano nella fascia di prezzo superiore ai 900 dollari) a scapito di macchine più economiche, a farne le spese sarebbero proprio i Mac. Ad ogni modo, semmai vi sia stato effettivamente un calo nelle preferenze dei consumatori per i Mac, a beneficiarne non è stata la divisione Surface, che nell’ultimo trimestre ha fatto registrare una diminuzione del fatturato dell’ordine del 2%. Tuttavia, se si guarda ai prodotti dei principali costruttori di PC, come le linee XPS di Dell, Spectre di HP o Yoga di Le- novo, non si può negare che negli ultimi anni il mondo Windows abbia finalmente potuto respirare una grandissima boccata d’aria fresca. Se a questo si somma il cambio di passo portato da Windows 10 (se confrontato con Windows 8-8.1), con le numerose novità previste per il Creators Update, anche nel campo del gaming, una cosa è certa: rispetto a diversi anni fa il gap tra i Macbook e i laptop Windows si è quantomeno ridotto enormemente. Che sia il famoso caso della tartaruga che alla lunga supera la lepre? Ai posteri l’ardua sentenza. DIGITAL IMAGING Pensata per situazioni di poca luce, ideale per scatti outdoor “difficili” Pentax KP, reflex compatta che arriva a 819.200 ISO È stata presentata la nuova fotocamera reflex digitale del celebre marchio giapponese di Dario RONZONI P entax ha presentato la sua ultima DSLR, denominata KP. A prima vista si tratta di una reflex piuttosto ordinaria, dalle dimensioni relativamente contenute e dal look che richiama in modo chiaro i tratti distintivi del celebre marchio nipponico. torna al sommario Google difende l’antivirus Windows Defender È tuttavia sottopelle che si nascondono le caratteristiche più interessanti della KP: un sensore APS-C da 24 Megapixel accompagnato da un range ISO in grado di spingersi fino al valore di 819200. Un numero impressionante, specie se confrontato con quanto offerto dalla concorrenza, anche tra le full-frame. Certo, in assenza di un test probante, il dato numerico lascia il tempo che trova, ma è già di per sé un importante biglietto da visita. Tra le altre caratteristiche, il sensore di immagine PRIME IV e una stabilizzazione on board a 5 assi, in grado di compensare fino a 5 stop. Il corpo è tropicalizzato e resistente a polvere, pioggia e temperature fino a -10°C. Chi l’avrebbe mai detto? Un ingegnere Google che parla bene di Microsoft, o meglio di Windows Defender, l’antivirus integrato nell’ultima versione del suo sistema operativo. “Gli sviluppatori di browser non si lamentano di Microsoft Defender perché abbiamo tonnellate di dati empirici che mostrano che è l’unico antivirus ben educato”. Queste le parole di Justin Schuh, sviluppatore di Google Chrome, su Twitter. Secondo Schuh, gli antivirus sarebbero l’unico ostacolo per la creazione di browser realmente sicuri e Defender sarebbe l’unico a non far inceppare i meccanismi di sicurezza di Chrome. Anche Robert O’Callahan, ex ingegnere Mozilla, si è prodigato a tessere le lodi dell’antivirus Windows: “[…] i distributori di software antivirus sono pessimi; non comprate software antivirus e disinstallatelo se lo avete già (ad eccezione di quello di Microsoft su Windows)”. Ha precisato che non si riferisse a Windows 7 o a Windows XP, dove non c’è antivirus integrato direttamente nel sistema operativo. Secondo l’ex ingegnere Mozilla, non ci sarebbero prove sufficienti a sostegno dell’ipotesi che gli antivirus di terzi parti apportino un grosso contributo alla sicurezza, facendo esplicito riferimento ai bug elencati in Google Project Zero. n.149 / 17 06 FEBBRAIO 2017 MAGAZINE GAMING Scopo del Game Mode è soprattutto migliorare l’uniformità dell’esperienza di gioco Come funziona Game Mode per Windows 10 Modalità da gioco per PC e tablet Windows 10: una sola parola d’ordine, frame rate costanti I maggiori benefici per i giochi del Windows Store, ma gli altri non verranno lasciati indietro di Mirko SPASIANO opo l’annuncio ufficiale da parte di Microsoft, ecco finalmente arrivare la modalità da gioco per tablet e PC Windows 10. Microsoft ne ha spiegato per filo e per segno il suo funzionamento. Nello specifico, lo scopo della Game Mode non è tanto quello di garantire prestazioni all’ultimo grido, quanto piuttosto migliorare l’uniformità dell’esperienza di gioco. In un certo senso, Microsoft ha riproposto su PC lo stesso comportamento che già oggi mette in atto la propria console: la Game Mode, infatti, impedirà a processi di sistema di sottrarre risorse computazionali all’esperienza videoludica, rendendola di fatto più uniforme, con frame rate il più costanti possibile. Almeno in una prima fase, la modalità da gioco dovrà essere attivata manualmente solo la prima volta che si avvia gioco “classico” con architettura Win32 (ad esempio quelli scaricati da Steam), mentre i giochi scaricati dal Windows Store saranno in grado di attivarla automaticamente. Una volta avviato il gioco Win32, la modalità da gioco andrà attivata accedendo alle impostazioni della Game Bar, quest’ultima accessibile alla pressione della combinazione di ta- D sti Win + G. Gira voce, però, che verrà predisposta anche un’apposita sezione dedicata al gaming anche nelle impostazioni di sistema di Windows. Sebbene blocchi diversi processi di sistema, la modalità da gioco non impedirà la ricezione di notifiche e altre funzionalità di Windows 10 come Cortana funzioneranno normalmente. Tuttavia, almeno da questo punto di vista, il colosso americano non ha ancora definito al 100% quanti e quali processi verranno disabilitati quando questa feature debutterà con il Creators Update il prossimo aprile (anche in attesa del feedback degli Insider). Ad ogni modo, le prestazioni e le funzionalità del sistema verranno ripristinate automaticamente non solo alla chiusura del gioco, ma anche quando questo verrà ridotto ad icona. Microsoft ha anche confermato di star lavorando a braccetto con Intel, AMD e NVIDIA per ottimizzare al meglio la Game Mode, soprattutto per le configurazioni hardware più comuni. Infine, da quel di Redmond hanno confermato che, per sfruttare appieno la modalità da gioco, gli sviluppatori non dovranno apportare alcuna modifica ai giochi rilasciati sul Windows Store, poiché trattasi di una feature implementata a livello di sistema. C’è da scommettere, però, che con l’enorme catalogo di titoli extra-Store, i giochi Win32 non verranno affatto lasciati indietro. Super Mario Run, il prezzo premium non spaventa Super Mario Run è arrivato dirompente sull’App Store e i guadagni sono arrivati in fretta L’ arrivo di Super Mario Run sull’App Store dopo l’annuncio di Shigeru Miyamoto al keynote di presentazione di iPhone 7 ha segnato, per Nintendo, un pesante segno positivo a bilancio. Il gioco è stato scaricato 78 milioni di volte e il contenuto completo acquistabile a 9,99 euro è stato acquistato dal 5% degli utenti: se la matematica non è un’opinione, il bonifico arrivato sui conti Nintendo è di 53 milioni di dollari. Oltre al ricavato di Super Mario Run su App Store, Nintendo snocciola altri numeri interessanti relativi a un profitto torna al sommario Lego Life è un social network in stile Instagram per ragazzi fino a 13 anni Si potranno condividere foto delle proprie creazioni e interagire con gli altri utenti di Gaetano MERO GAMING L’analisi dei dati finanziari riportati dal WSJ è tutta rose e fiori per il colosso di Kyoto di Filippo TONELLI Il social network per bambini firmato Lego netto che sale a quota 549 milioni di dollari, figlio di un valore totale in revenue di 1,5 miliardi di dollari. Positivo il contributo di Pokémon Sun e Moon con i 15 milioni di unità vendute, pesante il bilancio di Wii U con le sole 760.000 unità vendute ma con Switch in rampa di lancio per la primavera ed il nuovo free-to-play Fire Emblem: Heroes pronto al debutto di giovedì, le prospettive sembrano comunque rosee. Leggendo le dichiarazioni del chief executive Tatsumi Kimishima, tuttavia, scopriamo che in Nintendo le previsioni sul numero di acquirenti effettivi in relazione ai download di Super Mario Run era un numero in doppia cifra: prima dell’adagio sull’accontentarsi, forse è bene tenere a mente quello su cosa ottiene chi vuole troppo. Lego Life è il social network lanciato dalla famosa azienda produttrice di mattoncini colorati e dedicato ai più piccoli. Sarà possibile condividere le foto delle proprie creazioni Lego con gli altri utenti interagendo attraverso emoticon e commenti. L’accesso è garantito a bambini che non superano i 13 anni di età. L’ecosistema prevede la creazione di un profilo attraverso un avatar dalle sembianze di un personaggio Lego, e un nickname assegnato casualmente. Lego Life blocca la possibilità di divulgare informazioni personali agli altri utenti, non prevede acquisti inapp e la policy del Gruppo è di non divulgare le informazioni a terzi. Il social network possiede due livelli di sicurezza, immagini e commenti saranno filtrati prima della pubblicazione tramite un sistema di scansione automatico e poi da un team in carne e ossa al fine di garantire ai genitori che i contenuti siano sempre adeguati ai minori. L’app è disponibile grauitamente per dispositivi iOS ed Android al momento solo in Stati Uniti, Canada, Danimarca, Austria, Inghilterra, Francia e Svizzera. Per l’Italia appare ancora la dicitura “in arrivo” come si può verificare dalla pagina dedicata sul sito ufficiale, i fan italiani dovranno quindi attendere ancora un po’ prima di poter utilizzare la piattaforma. n.149 / 17 06 FEBBRAIO 2017 MAGAZINE SMARTHOME Con l’attuale legislazione è impossibile accedere alla detrazione fiscale per l’acquisto di un termostato smart Gli incentivi per i termostati smart non esistono Nessun prodotto può misurare i consumi effettivi, inoltre servirebbe una costosa perizia per quantificare il risparmio di Roberto PEZZALI on la legge di Stabilità 2017 il Governo ha rinnovato anche per quest’anno l’ecobonus che prevede la detrazione dalle tasse del 65% di quanto speso per l’acquisto, l’installazione e la messa in opera di dispositivi smart che consentono il controllo a distanza del riscaldamento o della climatizzazione. Il provvedimento, introdotto già lo scorso anno, è stato interpretato da molti (e anche fatto scrivere molte testate in tal senso, anche DDAY.it) come un incentivo a favore dei termostati smart che stanno prendendo piede e nella cui categoria sta per debuttare in Italia l’atteso Nest di Google. In realtà, come abbiamo appurato, gli incentivi per questo tipo di apparecchi semplicemente non esistono: infatti, le condizioni richieste affinché i sistemi siano “eleggibili” vanno ben oltre le funzionalità offerte anche dai più sofisticati termostati smart. Ma andiamo per gradi. C Bisogna aprire una pratica all’ENEA La detrazione è del 65%, anche se viene spalmata su 10 anni (il 6,5% all’anno), rappresenta in ogni caso un notevole risparmio per chi è attratto da un sistema più evoluto del classico termostato. Ma come si fa operativamente ad ottenere la detrazione? E quali sono i prodotti adatti? È quello che si sono chiesti un po’ tutti gli interessati a modernizzare l’impianto di riscaldamento, aggiungendo la possibilità di controllo remoto con la speranza di ottimizzare i consumi e quindi anche i costi. La gestione dell’incentivo e l’approvazione della detrazione è affidata all’ENEA, l’Agenzia Nazionale per l’efficienza Energetica: nel Vademecum presente sul sito sono illustrati i passaggi e la documentazione necessaria per presentare la domanda. C’è da “litigare” con un sito non propriamente allo stato dell’arte, ma, anche senza l’aiuto di un professionista esperto, si può riuscire a venirne a capo, almeno per quello che riguarda l’istruzione della pratica. Quanto ai dati da riportare all’interno, accenneremo più avanti. L’anello mancante La telelettura dei consumi Il sogno di chi vorrebbe detrarre parte del costo per un termostato come il Nest o il Netatmo si scontra con la legge di stabilità, che delinea in modo chiaro e preciso i paletti da non sorpassare. Infatti, citando letteralmente la legge, le detrazioni riguardano solo dispositivi che: a) Mostrano attraverso canali multimediali i consumi energetici, mediante la fornitura periodica dei dati; b) Mostrano le condizioni di funzionamento correnti e la temperatura di regolazione degli impianti; c) Consentono l’accensione, lo spegnimento e la programmazione settimanale degli impianti da remoto; Prodotti come il Nest, il Tado, l’Honeywell Evohome o Lyric e il Netatmo soddisfano a pieno i punti b e c, ma non rientrano nei prodotti in grado di soddisfare il punto a: nessun termostato consumer smart è in gra- torna al sommario do di mostrare i consumi effettivi tramite la fornitura periodica dei dati. Una scappatoia ci sarebbe e prevede l’aggiunta di un contabilizzatore che renda disponibili i dati di consumo via Web: si tratta, però, di un’operazione che fa salire la spesa ben oltre il costo del termostato e la relativa detrazione, trasformando quello che è un termostato intelligente in un sistema più complesso, più di portata condominiale che personale. In questo senso va quindi detto chiaro: i termostati smart, almeno per le funzioni che hanno oggi, non sono eleggibili per l’incentivo. A pensare male, verrebbe anche da credere che il testo di legge sia stato scritto pensando espressamente al fatto che, così facendo, l’incentivo sarebbe stato precluso agli acquirenti della tipologia di termostato smart sicuramente più diffusa. Il fatto di prevedere la telelettura dei consumi, che nessun modello offre nativamente, restringe e non poco la casistica delle detrazioni, rendendole quasi “virtuali”. La pratica non è una passeggiata Accedere all’incentivo non sarebbe affatto semplice neppure se l’apparecchio, magari una versione più evoluta, mostrasse i consumi energetici: nella dichiarazione da inviare all’ENEA infatti va specificato il risparmio in kWh stimato rispetto al consumo abituale dell’abitazione, un valore questo che richiede la perizia di un tecnico abilitato e quindi una spesa di circa 100-150 euro, spesa che praticamente annullerebbe l’impatto dell’incentivo stesso, almeno per i prodotti dal costo più accessibile. L’ENEA, da noi contattata per capire se in qualche modo un utente potesse chiedere la detrazione di un termostato “smart”, ci ha confermato che l’incentivo “esiste”, ma è stato creato per aiutare chi sta per affrontare una spesa ingente per migliorare l’efficienza energetica del proprio appartamento e può dimostrare poi, dati alla mano, che il miglioramento ci è stato anche a livello di consumi. È vero, ma ci verrebbe da dire che interventi più importanti, come quelli citati dall’ENEA, erano in larga parte già ricompresi nelle attività di efficientamento energetico degli stabili e sono già coperti da incentivi; anche la semplice ristrutturazione, come per esempio il miglioramento dell’impianto di riscaldamento con l’inserimento di un contacalorie (come diventato obbligatorio nei condomini) è un intervento che gode di incentivi al 50%. Un termostato smart aiuta in ogni caso a risparmiare, e come abbiamo visto anche dalle nostre prove utilizzandolo al meglio si riesce ad abbassare il consumo annuale di gas per il riscaldamento dal 15% al 30% circa a seconda del modello e del sistema, una sorta di “auto incentivo” che in poche stagioni permette di ammortizzare il piccolo investimento iniziale. Ma non parliamo - almeno per questa categoria di prodotti - di incentivi statali: qui il consumatore deve farcela da solo. n.149 / 17 06 FEBBRAIO 2017 MAGAZINE AUTOMOTIVE Sanzionabile chi sosta nelle aree di ricarica dopo aver terminato il “pieno” Scattano le multe per i furbi delle colonnine Il recepimento di una direttiva europea consente finalmente di sanzionare i furbetti che lasciano l’auto in sosta nelle aree di ricarica: per le auto la multa è pari a 85 euro Alta Motors lancia la Redshifh ST Una moto elettrica con linea più in stile street di Roberto PEZZALI U na questione di civiltà, ma anche una spinta per una tecnologia in rampa di lancio: le aree adibite alla ricarica dei veicoli elettrici non sono parcheggi e vanno liberate al termine della ricarica. Tesla ha già iniziato a far pagare la sosta al termine della carica nelle sue stazioni Supercharger, ora anche le Forze dell’Ordine potranno far pagare, a suon di multe, l’occupazione abusiva delle colonnine anche da parte di auto elettriche che hanno terminato il pieno di energia. Una mossa che dovrebbe evitare ai possessori di auto elettriche situazioni spiacevoli, stalli di ricarica occupati dalla mattina presto per tutta la giornata lavorativa come un vero parcheggio. Grazie al decreto legislativo 257/2016 entrato in vigore con la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale lo scorso 13 gennaio in recepimento della Direttiva 2014/94/UE sarà possibile multare coloro che usano le aree come parcheggi. Le sanzioni saranno di 85 euro per i veicoli a quattro ruote e di 40 euro per moto e ciclomotori, sanzione che può essere ridotta nel caso di pagamento entro cinque giorni (59,50 euro e 28 euro). AUTOMOTIVE Tesla Model S 100D: in Italia da 115.000 € NLa gamma della Tesla Model S si amplia con l’arrivo della 100D, una versione a metà strada tra la 90D e la performante P100D. Dotata di batteria da 100 kWh, è la versione della Model S con la migliore autonomia dichiarata, 632 km nel ciclo NEDC. La 100D ha le stesse performance della versione da 90 kWh (con un’autonomia di 557 Km), con una velocità massima di 250 km/h ed un’accelerazione da 0 a 100 km/h in 4,4 secondi. Per quanto riguarda i prezzi, la nuova Tesla Model S 100D si colloca a metà strada tra la versione 90D e P100D. Il suo prezzo è, infatti, di 115.600 euro, più costosa della 90D venduta a 108.500 euro, ma più economica della P100D in listino a 159.400 euro. torna al sommario Una nuova moto elettrica dai fondatori di Tesla di Massimiliano ZOCCHI La sanzione riguarderà entrambi i casi: sia i furbi che non hanno un’auto elettrica ma sostano abusivamente, sia coloro che hanno terminato la ricarica e non lasciano l’area libera. Quest’ultimo caso è regolamentato dal cartello stradale nel caso di aree di ricarica fast, ma non è facilmente gestibile per le colonnine di ricarica lenta: in questo caso sarà più difficile dimostrare che un utente sta realmente usando la colonnina per la ricarica e non come parcheggio. Una normativa questa che dovrebbe anche risolvere un problema che si è verificato nelle ultimamaneta a Milano, con l’introduzione di 20 auto elettriche BMW i3 nella flotta del car sharing Drive Now: da giorni piovono segnalazio- ni di utenti che trovano le colonnine occupate da auto BMW già cariche in attesa di un eventuale cliente, come dimostra la foto qui sopra e pubblicata sul blog “problemidiricarica”. Tali auto dovrebbero essere spostate dall’azienda se il tempo di sosta super i 60 minuti consentiti. La stessa normativa prevede anche altre novità legate all’elettrico e alla mobilità green: chi ristruttura un distributore di carburante o chi chiede la licenza per l’apertura di una nuova stazione di rifornimento dovrà dotare la struttura di infrastrutture di ricarica elettrica veloce con potenza compresa tra 22 kW e 50 kW oltre ad un impianto di erogazione del metano in modalità self service o servito. AUTOMOTIVE Esenzione del bollo per le auto ecologiche Regione Marche: bollo gratis per auto elettriche, ibride e a idrogeno di Roberto PEZZALI A nche le Marche hganno deciso di incentivare i veicoli non inquinanti grazie alla legge di stabilità appena approvata, che ha introdotto l’esenzione al pagamento del bollo per determinati tipi di veicoli. Per la precisione saranno esentati dal pagamento della tassa automobilistica i veicoli immatricolati a partire dal 2017 con propulsione 100% elettrica, ibrida, o anche i futuri mezzi alimentati a idrogeno. Il bollo sarà gratuito per il primo periodo, più i successivi 5 anni. Dopo questo periodo usufruiranno comunque di una tariffa agevolata. Al momento non è chiaro se potranno beneficiare dello sgravio fiscale anche i veicoli immatricolati negli anni passati, almeno per gli anni rimanenti. Le Marche si aggiungono a un nutrito gruppo di regioni che già hanno scelto di incentivare la mobilità green come Lombardia, Piemonte, Liguria, o sempre al centro italia, Abruzzo, Lazio e Campania. Sono ancora poche le case costruttrici a proporre moto completamente elettriche, e tra queste c’è una piccola azienda con sede nella Silicon Valley che si chiama Alta Motors. Le loro due ruote hanno un target ben preciso, in quanto costruiscono solo due modelli, uno da cross, e una derivata supermoto. A questa coppia sta per aggiungersi una terza sorella, Redshift ST, sempre simile nel design ma con dettagli dalla linea più aggressiva e quasi in stile street naked, anche se la struttura resta evidentemente legata al cross. Le prime due Redshift, SM e MX, hanno prezzi intorno ai 15.000 dollari, quindi è possibile supporre che anche il nuovo prodotto possa avere costi simili. La vecchia versione da strada ha in dote 5.8 kWh di batterie, dato lo spazio esiguo, che riescono a fornire solo 80 km di autonomia. In realtà per il tipo di mezzo non sono nemmeno pochi, e più che sufficienti per divertirsi, ma si spera che al One Moto Show di Portland, dove la moto verrà mostrata al pubblico per la prima volta, Alta Motors possa rivelare caratteristiche superiori. Curiosamente tra i finanziatori di questa recente realtà (le prime produzioni sono iniziate l’agosto scorso) ci sono anche due membri fondatori di Tesla, Marc Tarpenning e Martin Eberhard. I due probabilmente dopo aver toccato con mano i vantaggi dell’elettrico hanno pensato bene di espandere i loro orizzonti. n.149 / 17 06 FEBBRAIO 2017 MAGAZINE AUTOMOTIVE Tesla Model S e la BMW i3 perdono il primato di sicurezza tra le auto elettriche Tesla Model S e BMW i3: sicurezza non al top A dirlo sono i crash test eseguiti dalla IIHS Tesla ha immediatamente adeguato la catena di montaggio per correggere i problemi Shell e Total installaranno colonnine di ricarica veloce nelle stazioni di servizio Si parte da Olanda e UK per poi proseguire con il resto dell’Europa di Massimiliano ZOCCHI L a valutazione ottenuta nei crash test è un parametro che molti potenziali clienti tengono in considerazione per indirizzare le loro scelte nel settore automotive. Va da sé quindi che per le case è diventato nel corso degli anni sempre più importante ottenere ottimi risultati in questa graduatoria, con grande vantaggio delle persone a bordo. Le elettriche non fanno eccezione, e la Tesla Model S dopo aver ottenuto il massimo sia dai test della NHTSA che dagli Euro NCAP, si è vista retrocedere da un altro ente, l’Insurance Institute for Highway Safety. Nel dettaglio, la sedan di Elon Musk e soci ha ricevuto soltanto “accettabile” nei test dello scontro frontale parziale, in cui ha evidenziato problemi di ritenuta alle cinture di sicurezza. Nonostante gli airbag completamente avvolgenti, il dummy a bordo è arrivato a colpire lo sterzo con la testa, col rischio di infortuni importanti. Stesso problema anche alle gambe. Qui video del test In aggiunta, anche le luci anteriori non di Alessandro CUCCA hanno soddisfatto IIHS, che ha addirittura comminato una valutazione scarsa a questo particolare. Un’altra vettura 100% elettrica ha avuto qualche problema durante gli stessi test, cioè la BMW i3. Per la compatta tedesca le cattive valutazioni, entrambe con “accettabile” sono arrivate dai poggiatesta e dai sedili, ed anche in questo caso per i fari frontali. In cima alla classifica dei crash test della IIHS sono finite quindi la Chevrolet Volt e la Toyota Prius Prime, curiosamente entrambe ibride ricaricabili, anche se con filosofie diverse. Tesla ha fatto sapere di essere già da tempo al lavoro coi propri fornitori per migliorare l’impianto di illuminazione, e di aver già preso provvedimenti in catena di montaggio, per correggere i problemi e sottoporre nuovamente la Model S ai test dove ha fallito. AUTOMOTIVE Sono 25 le vetture a guida autonoma di General Motors impegnate nei test su strada Le auto a guida autonoma di GM sono supereroi GM pubblica la lista delle vetture utilizzate nei test, i nomi dimostrando una certa fantasia di Alessandro CUCCA L o Stato della California richiede a chiunque sia impegnato con test sulla guida autonoma di fornire annualmente un rapporto sullo stato della sperimentazione. Grazie a questo rapporto veniamo a sapere che General Motors ha in totale 25 vetture in strada che fanno test di guida autonoma, e la cosa curiosa è vedere i nomi che hanno scelto per identificarle. Si tratta di 20 Chevy Bolt (la nuova elettrica da 400 km di autonomia commercializzata in Europa come Opel Ampera-e ) e cinque Nissan Leaf, tutte attrezzate per eseguire test sui sistemi di guida autonoma che GM utilizzerà su futuri modelli del gruppo. Invece di usare banali codici numerici, GM ha scelto per le Bolt nomi di animali torna al sommario Arrivano le colonnine di ricarica veloce nei distributori Shell e Total come polarbear, leopard e beluga, mentre per le Nissan abbiamo in strada niente di meno che Ironman, Quicksilver e la mitica Storm, nota come Tempesta dai fan italiani degli eroi di Marvel. L’utilizzo di questi nomi, come hanno spiegato in GM, aiuta a identificare meglio le vetture tra quelle presenti nei garage, soprattuto quando hanno tutte lo stesso colore, e sono sicuramente più familiari e facili da ricordare rispetto a dei codici numerici. Questa notizia aiuta finalmente ad accendere i riflettori sulle attività di GM che, contrariamente ai suoi concorrenti finora è stata sempre molto discreta, evitando di divulgare qualsiasi immagine o filmato dei test in corso. GM ha all’attivo ben 9.776 miglia percorse in fase di test nel 2016, con un tasso di disattivazione del sistema autonomo di circa il 18,5% e l’unico materiale pubblicato finora include solo un video di poco più di 2 minuti ripreso dal cruscotto di una auto impegnata in un test per le vie di San Francisco. Si tratta fra l’altro di un video molto interessante, che mostra come l’auto intelligente di GM riesca a gestire bene situazioni critiche come auto che invadono la corsia da sinistra o attraversamenti pedonali, ma che però non mostrano assolutamente nulla dell’auto che guida. John Abbott, downstream director di Shell, ha dichiarato che entro la fine dell’anno verranno installate alcune postazioni di ricarica per auto elettriche all’interno delle stazioni di servizio a marchio Shell. Partiranno in Olanda (dove Shell ha ben 600 stazioni) e poi in UK per poi continuare in altre nazioni e località. La speranza dell’azienda è che presto queste stazioni evolute determineranno un ritorno economico interessante, dato che è facile aspettarsi che il cliente, mentre attende di ricaricare la sua auto, abbia voglia di consumare cibo e bevande o fare altri acquisti all’interno degli shop presenti nelle stazioni di servizio. Sul tipo di ricarica fornita non è stato ancora dichiarato nulla anche se è facile aspettarsi che si tratterà di una tipologia di ricarica fast, a corrente continua, magari utilizzando il connettore CCS Combo 2. Anche Total vuole intraprendere una strada simile e installare colonne di ricarica nelle proprie strutture. Purtroppo noi italiani vedremo ben poco di tutto questo, dato che Shell non è più presente nel territorio italiano con le sue stazioni dal 2014 quando i suoi 830 distributori sono stati ceduti a Q8. n.149 / 17 06 FEBBRAIO 2017 MAGAZINE SOCIAL MEDIA WEB Una app per accedere a tutte le polizze stipulate con la compagnia tedesca e per gestire i piccoli imprevisti Polizze: tutto più facile con l’app Allianz Now Stop al panico da tamponamento o da allagamento in casa, a patto di essere assicurati con Allianz e di aver scaricato l’app A di MGianfranco GIARDINA llianz ha lanciato Allianz Now, una nuova app destinata agli assicurati con la compagnia, attraverso la quale segnalare e gestire in tempo reale gli eventuali sinistri senza impazzire per capire se l’evento è coperto dalla propria polizza o dover perdere tempo a cercare numeri di telefono o documentazione. L’iniziativa parte da una franca autocritica: le assicurazioni sono troppo complesse e le procedure spesso troppo burocratizzate. Un povero cliente – ammette la stessa Allianz – non riesce ad orientarsi, soprattutto nella concitazione dei momenti subito successivi a un incidente o a un quando in sinistro avviene su polizze stipulate diversi anni prima. Per questo è stata creata la app Allianz Now: in pratica, attraverso questa app, è possibile accedere a tutte le proprie polizze stipulate con la compagnia tedesca (quelle con la controllata Genialloyd non sono comprese); l’assicurato trova innanzitutto la lista dei possibili sinistri coperti dalla propria polizza e quindi può procedere a segnalare l’accaduto direttamente dalla app. Questo significa per esempio che si può chiamare direttamente il carro attrezzi (sfruttando tra l’altro la fun- zione di geolocalizzazione dello smartphone), attivare l’intervento di un idraulico o di un elettricista, chiedere l’assistenza sanitaria e così via. Tutto in maniera guidata e decisamente facile: in questo modo si è certi di aver istruito la pratica correttamente, garanzia di un rapido rimborso, e soprattutto di aver gestito al meglio l’emergenza. L’accesso alla polizza anche ai familiari Altra cosa interessante è la possibilità di dare accesso (anche “al volo”) alle proprie polizze a familiari e amici. Un caso classico è il figlio a spasso con la macchina di papà: in caso, per esempio, di un tamponamento, il giovane potrà seguire a schermo le indicazioni per segnalare correttamente il sinistro (si segue un albero molto ampio di domande a cascata per identificare bene la natura dell’incidente, il numero dei mezzi coinvolti, eventuali danni alle persone o a cose di terzi, e così via) e soprattutto per risolvere eventuali problemi di ordine sanitario o meccanico. Papà più tranquillo, figlio più sicuro. Se da un lato la nuova app Allianz Now stupisce per semplicità d’uso, dall’altra un po’ delude i geek in cerca di una trovata tecnologica avveneristica: questa app di fatto non fa nulla che non si potesse fare già diversi anni fa. La geolocalizzazione, la possibilità di inviare foto del sinistro o del modulo di Constatazione Amichevole o anche solo la consultazione del fascicolo e della documentazione delle proprie polizze, è qualcosa che un utente potrebbe già dare per scontato nell’era mobile; di fatto praticamente tutte le principali compagnie assicurative hanno un’app nella quale per il cliente è possibile consultare il proprio fascicolo assicurativo; ma in questo caso è stato fatto uno sforzo in più, testo più che altro alla gestione dell’emergenza e delle procedure da eseguire a ridosso del sinistro per una corretta e facile rendicontazione. Innovazione più amministrativa che hi-tech: era ora L’app suggerisce tutti i possibili sinistri coperti con linguaggio chiaro e comune, in modo tale che l’utente possa iniziare facilmente la pratica di gestione. torna al sommario Anche la sezione della polizza casa è organizzata per tipologia di sinistro: compaiono solo le voci relative alle garanzie effettivamente comprese nella propria polizza. L’innovazione in Allianz Now in realtà c’è ma, a ben vedere, è più sul fronte burocratico e amministrativo. Il vero sforzo fatto da Allianz, infatti, è stato quello di scomporre tutti i propri contratti in essere in “granuli”, uno per ogni tipo di garanzia, da attivare sulla app del cliente a seconda del tipo di polizza sottoscritta. Lo sforzo compiuto è non banale perché, come riconosce la stessa Allianz, le polizze sono troppo complicate e quando accade un sinistro l’assicurato non riesce a capire se il rischio in questione era veramente coperto. Un caso – purtroppo assai raro - in cui i processi amministrativi vengono riprogettati per sfruttare tutti i vantaggi degli strumenti digitali; normalmente quello che accade è il contrario, ovverosia, asservire le interfacce e le app a processi pensati e ottimizzati per l’era cartacea, generando dei veri e propri mostri digitali. Q3 PLUS DIVERTIMENTO SUPERDIMENSIONATO E VIDEOGIOCHI SENZA LIMITI! BLUETOOTH DIVERTIMENTO WI-FI VIDEOGIOCHI 720p | 500 lumen | batteria integrata | 460 grammi Qumi Q3 Plus è un proiettore tascabile a batterie estremamente luminoso con funzionalità WiFi e Bluetooth. Ti basterà accenderlo e potrai usufruire subito di uno schermo con una diagonale fino a 2,6 m/100 pollici, ovunque tu sia! Con Qumi Q3 Plus puoi visualizzare qualsiasi contenuto del telefonino, del tablet o della consol su uno schermo di grandi dimensioni. Questo proiettore ultra compatto è un'estensione naturale del tablet o del tuo smartphone. Per una migliore qualità acustica puoi collegare attraverso il Bluetooth il proiettore Qumi ad una cassa amplificata oppure con un mouse, per facilitare la navigazione con dispositivi Android. Il WiFi integrato consente di collegare e di proiettare con facilità senza l’uso di fastidiosi cavi di collegamento. Accendilo, duplica lo schermo del telefono e goditi i video o le immagini che desideri condividere con gli amici o i famigliari! www.vivitek.eu Inoltre, grazie alla batteria integrata, per proiettare non dovrai dipendere da 2h alcuna sorgente di energia. Se ti trovi a una festa in giardino, se hai organizzato un fine settimana in giro con lo zaino in spalla o semplicemente se ti trovi lontano da una presa della corrente, Qumi Q3 Plus sarà pronto all'uso, ti basterà accenderlo e potrai goderti lo spettacolo! n.149 / 17 06 FEBBRAIO 2017 MAGAZINE TEST Abbiamo passato qualche ora in compagnia della console Nintendo Switch, provando anche tutti i titoli di lancio In prova la nuova console ibrida Nintendo Switch Garantisce sessioni ludiche sia in mobilità sia nella comodità della propria casa grazie a una dock station collegata al TV di Francesco FIORILLO intendo Switch è l’ultima scommessa in ambito videoludico di Nintendo, una macchina da gioco non solo in grado di connettersi al televisore di casa, ma capace anche di trasformarsi in un sistema portatile grazie al suo schermo touch capacitivo HD da 6,2 pollici. Dal prossimo 3 marzo, e per la prima volta, i giocatori potranno quindi godere di quell’esperienza tipica delle console casalinghe in qualsivoglia momento e, soprattutto, dovunque si trovino. Immaginatevi alle prese con una missione di fondamentale importanza, magari in uno scontro con un boss di fine livello. Sul più bello, ad un passo dalla vitoria, un impegno improvviso vi costringe ad abbandonare il divano. Questa volta non occorrerà spegnere la console, ma basterà sfilarla dalla sua Dock Station per continuare a giocare, anche mentre ci si reca al lavoro o si aspetta l’autobus. Oltre alla sua peculiare natura ibrida, Switch si distingue però anche per i suoi interessanti controller. I Joy-Con, questo il nome scelto dalla società giapponese, possono esser infatti rimossi dalla console e utilizzati in maniera indipendente. Se si gioca da soli si potrà impugnare un controller per mano, mentre giocando in due ogni utente userà un solo Joy-Con. Entrambi possono vantare un sistema di rilevamento accurato e una vibrazione innovativa, capace di far percepire il movimento di un cubetto di ghiaccio che sbatte contro un bicchiere, mentre un sensore posto nella parte superiore del piccolo controller destro permetterà di leggere i gesti delle mani (come sasso, carta e forbice) e la prossimità degli oggetti. Switch sembra dunque voler fondere tutte le peculiari caratteristiche delle ultime console sviluppate in quel di Kyoto e dopo un paio di ore in sua compagnia siamo rimasti piacevolmente colpiti. N Nintendo cambia (di nuovo) le regole del gioco Unire l’esperienza di gioco in totale libertà a quella solitamente accostata alle quattro mura domestiche torna al sommario video lab non è una missione propriamente semplice. Durata della batteria, un sistema in grado di garantire un passaggio dalla modalità portatile a quella domestica immediato e di facile utilizzo, uno schermo sufficientemente ampio e definito e l’ovvia presenza di un sistema di controllo capace di adattarsi ad ogni tipologia di gioco, sono tutti elementi fondamentali per la buona riuscita di un progetto come questo. Dopo aver stretto la console fra le mani per diverse ore possiamo tranquillamente sbilanciarci ed asserire che la missione sembra davvero compiuta. Rispetto a quanto visto e provato con il GamePad di Wii U, Switch non solo si attesta su un altro livello qualitativo, ma si pone direttamente su un universo distante anni luce. L’ergonomia non da adito a particolari lamentele e l’utilizzo in modalità portatile risulta comodo e poco stancante. I materiali utilizzati, il senso di solidità generale e si, anche lo schermo, sono parsi più che convincenti, mentre una notevole cura per i dettagli, anche per quelli più piccoli come le guide indispensabili per agganciare e sfilare i JoyCon o il posizionamento dei pulsanti, da vita a un device ugualmente piacevole alla vista e al tatto. Certo, paragonando le immagini intrappolate nel piccolo LCD da 6 pollici a quelle accostate a un qualsivoglia Super AMOLED da Smartphone non si può che sorridere, ma sullo schermo di Switch i colori restano comunque vividi e dotati di un sufficiente contrasto. I 720p sembrano inoltre garantire un’ottima resa e, credeteci, dopo aver ammirato Mario Kart 8 in modalità portatile ogni dubbio lascerà il posto ad un senso di stupore difficilmente preventivabile. Anche lo “switch” tra le due modalità ci è parso più che convincente e per vedere l’immagine passare dallo schermo della TV a quello della console sono serviti giusto una manciata di secondi. I giochi, nel nostro caso abbiamo provato il tutto mentre ci dilettavamo con all’atteso The Legend of Zelda: Breath of the Wild, entrano in pausa nel momento in cui si estrae Switch dalla base e per portare con sé la stessa identica esperienza di gioco al parco, in treno o a casa di un amico, è sufficiente la pressione combinata dei due grilletti dorsali unita a un rapido colpetto sul pulsante A. segue a pagina 30 n.149 / 17 06 FEBBRAIO 2017 MAGAZINE TEST Nintendo Switch segue Da pagina 29 Un nuovo e peculiare sistema di controllo pensato da Nintendo I due controller posizionati ai lati di Switch possono essere rimossi e utilizzati in maniera indipendente. Se si gioca da soli si potrà impugnare un controller per mano, mentre giocando in due ogni utente userà un solo Joy-Con. Sin dalla sua prima presentazione, quest’ultima possibilità ha insinuato nelle menti dei videogiocatori più tradizionalisti diversi dubbi, soprattutto in virtù delle esigue dimensioni dei mini controller una volta impugnati in posizione orizzontale. Certo la vicinanza dei tasti all’analogico e la presenza di un solo stick non rende possibile il loro utilizzo in titoli complessi come un piacchiaduro o uno sparatutto in prima persona, ma giocando a Super Bomberman o all’adorabile Snipperclips non abbiamo riscontrato particolari criticità. In entrambi i casi abbiamo fissato lo sguardo sullo schermo LCD, mentre la console era posizionata su di un tavolo grazie allo stand estraibile presente sul retro del case. Sia ben chiaro, questa resta una soluzione di ripiego, perfetta per condividere al volo l’esperienza con un amico, ma dopo un buon quarto d’ora di gioco le nostre mani non sono capitolate in alcun fastidio. Splendido anche l’effetto generato dal nuovo sistema di vibrazione, a tratti magico e capace di far impallidire le precedenti “scosse” generate dai vecchi pad. Restano ancora da verificare molti aspetti, in occasione dello show case milanese le console erano infatti bloccate e la possibilità di dare uno sguardo al menu di sistema era preclusa, ma le demo dei tanti titoli presenti sono riuscite a innalzare la voglia di passare molto più tempo in compagnia di questa peculiare console. Avventura, combattimenti e un pizzico di follia. Ecco le nuove esperienze per Switch Il giorno dell’uscita, 5 saranno i titoli disponibili per la nuova console ibrida di Nintendo. A parte The Legend of Zelda e 1,2 Switch, pubblicati dalla stes- torna al sommario sa società nipponica, i giocatori potranno ballare in compagnia di Just Dance 2017, vivere le avventure dei famosi eroi di plastica grazie a Skylander Immaginators o far esplodere qualche avversario con il nuovo Super Bomberman R. Nei mesi successivi molti sono i giochi in uscita, tra i quali spicca la riedizione di Mario Kart 8, il seguito del coloratissimo Splatoon e il nuovo gioco di combattimento Arms. Grazie all’evento organizzato da Nintendo siamo riusciti a mettere le mani su molti dei titoli in arrivo in questa nuova annata videoludica. The Legend of Zelda: Breath of the Wild Assemblate ogni volta con una cura maniacale e dotate di una giocabilità sopraffina, le avventure dal giovane eroe Link lasciano sempre un segno indelebile sul cuore di ogni videogiocatore. La nuova epopea destinata a Nintendo Switch proverà però a riscrivere le regole della serie. Un enorme mondo aperto potrà infatti esser esplorato a piacimento, mentre un nuovo battle system e un inedito sistema legato alla crescita del personaggio, oltre a una grande varietà di armi, vestiti ed equipaggiamenti, apporterà di certo una nuova profondità ludica. Abbiamo provato il gioco sia in modalità tradizionale, impugnando l’ottimo Controller Pro e avvalendoci di un normale TV, sia guardando il luminoso schermo LCD incastonato nella console. In entrambi i casi la fluidità ci è parsa rocciosa, i colori vividi e, nonostante i timori iniziali, anche in modalità portatile il nuovo capitolo di Zelda è riuscito nel difficile intento di offrire un colpo d’occhio notevole. La corsa delle leve analogiche e la diversa disposizione dei tasti dei Joy-Con lasciano inizialmente spiazzati, ma occorrono giusto una manciata di minuti per prendere confidenza con tale disposizione, per poi lasciarsi andare all’esplorazione di una Hyrule che promette tantissime ore di divertimento. 1-2-Switch Disponibile al lancio della console, il particolare videogames sviluppato da Nintendo proverà a mostrare la potenzialità dei controller Joy-Con. Il gioco si potrà vivere direttamente anche senza schermo, guardando gli occhi del proprio avversario. Da duelli in stile Far West a minigiochi in cui bisogna copiare i passi di danza dell’avversario, mungere una mucca o scassinare una serratura affidandosi solamente alle vibrazioni generate dei mini controller, 1-2-Switch sembra sfruttare in modo creativo le tante funzioni della console al fine di rendere più vivaci le feste, dovunque e in ogni momento. Inizialmente giocare abbandonando lo schermo e consegue a pagina 31 n.149 / 17 06 FEBBRAIO 2017 MAGAZINE TEST Nintendo Switch segue Da pagina 30 centrandosi sull’avversario risulta una pratica quasi straniante, ma nella nostra prova le remore iniziali hanno ceduto presto il posto a comportamenti folli e grasse risate. A colpire comunque non è l’idea alla base di questo strambo progetto, ma il nuovo sistema di vibrazione accostato al nome di Rumble HD. L’effetto è così dettagliato che siamo riusciti, per esempio, a sentire il “reale” movimento di piccole sfere d’acciaio che si scontrano all’interno del controller. Le prossime uscite ARMS Un altro titolo in grado di mostrare il nuovo e preciso sistema di rilevamento dei movimenti insito all’interno dei due controller Joy-Con è Arms, un particolare gioco di combattimento in arrivo nel corso della primavera e molto vicino, almeno concettualmente, alle esperienze solitamente accostate all’epoca Wii. Una volta impugnati entrambi i Joy-Con, uno per ogni mano, non si deve far altro che sferrare pugni in direzione dell’avversario, cercando al contempo di schivare gli attacchi nemici inclinando i due controller. I personaggi possono anche saltare e scattare, mentre i giocatori avranno la possibilità di far curvare anche i loro colpi ruotando i polsi. Nella nostra prova tutto è filato liscio, sono bastati movimenti minimi per assestare una serie di colpi in pieno viso e dopo diversi round il gioco ha mostrato anche una certa profondità. La possibilità di personalizzare il proprio lottatore, un sistema di schivate e di contrattacchi e arene dotate di conformazioni peculiari, sembrano infatti elementi in grado di offrire un’esperienza più complessa di quella generalmente accostata ai titoli “casual”. Splatoon 2 Splatoon, al tempo della sua uscita su Wii U, si è rivelato uno sparattutto votato al multiplayer adatto a tutti, estremanente divertente, godibile anche offline e dotato di un magnetismo unico. In questo torna al sommario seguito per Switch, atteso per la prossima estate, le meccaniche restano quelle di sempre: nel titolo Nintendo non ci sono proiettili, i soldati sono dei buffi calamari antropomorfi e lo scopo finale non è quello di “uccidere” il maggior numero di avversari. Entro lo scadere del tempo l’arena che ospita la battaglia andrà infatti riempita con i colori della propria squadra, in un tripudio di vernice e risate. Sono bastati pochi attimi sia per adattarsi al nuovo sistema di controllo, sia per riversare una gran quantità di vernice sui nostri nemici e nella colorata arena di gioco. Da segnalare in questa prova la bontà del nuovo Controller Pro. La corsa degli analogici ci è parsa perfetta, così come l’ergonomia generale, mentre la possibilità di gestire la mira inclinando semplicemente il nuovo pad (i sensori di movimento, così come il Rumble HD, sono presenti anche nel Controller Pro) si è rivelata una gradita sorpresa. Mario Kart 8 Deluxe I possessori di Nintendo Switch potranno presto godersi la versione definitiva di Mario Kart 8 in com- pleta libertà, grazie alla natura ibrida della console Nintendo. Tutti i personaggi e circuiti dell’edizione per Wii U faranno il loro ritorno, insieme a tutti i contenuti scaricabili, mentre nuovi personaggi come il ragazzo e la ragazza Inkling di Splatoon e una modalità battaglia ampliata, che vedrà il ritorno di arene storiche come quella del Palazzo di Luigi di Mario Kart: Double Dash, offriranno ore e ore all’insegna del divertimento. Abbiamo provato il divertentissimo gioco di guida pieno di derapate e gusci infami sia in modalità tradizionale, godendo della nuova risoluzione a 1080p, sia in versione portatile, affidandoci allo schermo della console. Tra tutti i titoli presenti, Mario Kart 8 Deluxe è quello maggiormente sbalorditivo, soprattutto se ammirato tramite lo schermo di Switch. La fluidità non ha mai vacillato e fra curve prese a folle velocità, banane sapientemente posizionate sul tracciato e qualche epiteto colorito di troppo, la prova si è conclusa lasciandoci un sorriso ebete stampato in volto. n.149 / 17 06 FEBBRAIO 2017 MAGAZINE TEST Un prodotto curato sotto il profilo del look e della tecnologia, che può davvero aiutare chi si vuole tenere in forma Un mese con Fitbit Charge 2: è il Re dei wearable? Costa un po’ di più della media ma è robusto, affidabile e offre tante funzioni che vanno ben oltre il classico conta passi di Emanuele VILLA ue anni fa si diceva che i dispositivi tecnologici indossabili avrebbero conquistato il mondo, che sarebbero stati sulla cresta dell’onda per decenni. Dopo l’esplosione iniziale e l’immediata estensione a qualsiasi tipo di attività, “il” dispositivo wearable è diventato di fatto il braccialetto per il fitness, seguito dallo smartwatch che però - volendo generalizzare costa di più e ha un’autonomia solitamente minore. Il braccialetto per il fitness, concetto sul quale Fitbit ha costruito la sua fortuna, ha diverse frecce al suo arco: costa relativamente poco, offre grande versatilità, può essere elegante e poco invasivo e, non dovendo gestire ampi display e attività di ogni genere, può vantare un’autonomia piacevole, almeno nell’ordine della settimana di utilizzo. Abbiamo avuto modo di indossare per un mese abbondante l’ultimo nato in casa Fitbit, il Charge 2, un modello da 159 euro di listino (ma sul mercato si trova anche a meno) che riprende la tradizione dell’azienda cercando di offrire un prodotto ultraversatile per un prezzo competitivo. In realtà costa un po’ di più della norma, ma se lo si mette vicino a un prodotto di fascia inferiore, i suoi “plus” emergono ad un semplice colpo d’occhio: una solidità maggiore, anche un volume leggermente maggiorato, un bel display OLED, il sensore cardio e un tutt’altro che banale sistema di gestione delle attività, che rende versatile questo modello e lo avvicina - sotto alcuni aspetti - a uno smartwatch. D Per correre, riposarsi e rilassarsi Poco da dire sul funzionamento, che si riassume in due righe: si indossa l’oggetto, che tra l’altro ha cinturini in gomma anallergica di diversi colori, si installa l’app sullo smartwatch (nel nostro caso abbiamo usato un terminale Android) e semplicemente lo si tiene al polso per valutare, giornata dopo giornata, quando è drammatico ( ! ) il nostro stato di forma e come lo si potrebbe migliorare. Questo è ovviamente l’utilizzo più banale del braccialetto ma è già sufficiente per sfruttare l’apparecchio a un buon 50% delle potenzialità: grazie alla tecnologia SmartTrack integrata e al sensore cardio in perenne esercizio, Charge 2 (e relativa app) sono in grado di fornire interessanti statistiche senza muovere un dito a livello di configurazione. Questo perchè la tecnologia SmartTrack tiene sott’occhio costante i dati dei sensori e, qualora rilevi un certo tipo di movimento costante per più di 15 minuti (ma si può video lab Fitbit Charge 2 159,00 € BEN FATTO. PER CHI VUOLE STARE (O RIMETTERSI) IN FORMA Charge 2 è una buona soluzione per chi desidera monitorare e migliorare il proprio stato di forma. Costa un po’ di più della media ma è affidabile nelle rilevazioni e permette - grazie all’app proprietaria - una fitta quantità di funzioni che vanno ben oltre la classica conta dei passi e rilevazione delle calorie consumate. Il design è molto pulito e piacevole, il display OLED si vede bene anche in pieno giorno e soprattutto la batteria dura anche una settimana di uso “passivo” ma con il sensore cardio sempre acceso. I limiti sono l’assenza del GPS - fa affidamento su quello del telefono - e il carattere non-waterproof, non una cosa da nulla in un prodotto sportivo. Charge 2 può essere indossato durante la pioggia e la doccia, ma non è certificato per essere immerso in acqua, da cui l’assenza di programmi per i tuffi e per il nuoto. Resta in ogni caso una delle migliori proposte per chi si avvicina al mondo del fitness “tecnologico” e vuole partire bene. 8.4 Qualità 9 Longevità 9 Design pulito COSA CI PIACE Durata batteria Ricchezza di funzionalità Design 8 Semplicità 8 COSA NON CI PIACE portare a 10), importa automaticamente il tipo di attività tra alcune preimpostate come passeggiata, corsa, bicicletta ed esercizio aerobico. Arrivati a sera potremo dunque scoprire quanti passi abbiamo percorso, la distanza, il tempo impiegato in fase di attività, ma anche le pulsazioni istante per istante (con un bel grafico di riepilogo giornaliero), corsa, esercizi vari, anche bici e via discorrendo. Per non parlare dei piani di scale fatti a piedi, una manna per chi si vuole rimettere in sesto dopo un tempo più o meno lungo di inattività. Dell’apparecchio in sé non ci si può lamentare, pur riconoscendo una certa soggettività di giudizio: è leg- D-Factor 7 Prezzo 9 Assenza GPS Non waterproof gero, non dà fastidio, non irrita la pelle (nel caso di chi scrive, poi ogni caso è da valutare a sé) e, nonostante una leggera tendenza a sovrastimare i passi percorsi, offre una valutazione attendibile dell’attività giornaliera, compresa l’identificazione di quei momenti di forte stress che influenzano il ritmo cardiaco. È un po’ voluminoso, questo va detto, e chi ha il polso piuttosto fine potrebbe trovarlo abbastanza scomodo. E poi c’è un particolare che dopo un mese di utilizzo quotidiano vogliamo evidenziare: Fitbit ha deciso di coniugare nello stesso dispositivo un display sensibile al “tap”, l’attivazione via gesture e anche il classico pulsante fisico. Tre modalità di controllo potrebbero sembrare ridondanti, ma in realtà Fitbit ha fatto benissimo: tralasciando le volte in cui un movimento notturno accende il display illuminando la stanza (cosa non piacevole se si è in dormiveglia), il pulsante fisico serve per muoversi tra le funzioni principali del dispositivo, il “tap” touch interviene per affinare la scelta muovendosi tra le viste secondarie. Dopo un po’ l’uso congiunto segue a pagina 33 torna al sommario n.149 / 17 06 FEBBRAIO 2017 MAGAZINE MOBILE Nuove immagini del prossimo smartwatch LG realizzato in collaborazione con Google LG Watch Style è il primo Android Wear 2.0 Watch Style punta sull’eleganza. Debutto atteso per il 9 febbraio, insieme ad Android Wear 2.0 A di Giulio MINOTTI arrivano ulteriori notizie sui prossimi smartwatch di LG realizzati in collaborazione con Google. Il noto Evleaks ha, infatti, pubblicato su Twitter un’interessante immagine dell’elegante LG Watch Style nelle due colorazioni silver e rose gold. Uno smartwatch dal design raffinato dotato anche di un pulsante/corona e sistema di sgancio rapido del cinturino, assente invece il sensore per il riconoscimento del battito cardiaco. Per quanto riguarda le specifiche tecniche, LG Watch Style monterà un display circolare AMOLED da 1,2 pollici con risoluzione di 360×360 pixel, 512 MB di RAM, 4 GB di storage e batteria da 240 mAh. Non manca la connettività Bluetooth e WiFi e la certificazione IP67. Il prezzo di questo smartwatch dovrebbe essere di 249 dollari. Questo wearable sarà affiancato dal Watch Sport; uno smartwatch dal design più massiccio con schermo da 1,35 pollici (480×480 pixel), 768 MB di RAM e 4 GB di memoria interna. La batteria è da 430 mAh, ed inoltre dovrebbero essere anche presenti Bluetooth, WiFi, NFC (con Android Pay), GPS e LTE, cardiofrequenzimetro e certificazione IP68. Questo orologio, con tre pulsanti TEST Fitbit Charge 2 segue Da pagina 32 del tasto fisico e del display rende tutto estremamente semplice da raggiungere, che sia una funzione particolare come il cronometro o la sveglia silenziosa oppure far partire manualmente una sessione di tapis roulant. Poi c’è chi vuole allenarsi sul serio Charge 2 è pensato sia per chi vuole tenerselo al polso giorno e notte affinchè questo valuti passivamente il proprio stato di forma e proponga correttivi, sia per gli sportivi veri. Al di là del riconoscimento automatico dell’attività via SmartTrack, Charge 2 ha infatti una serie di allenamenti preimpostati che vanno attivati manualmente: quando si esce per correre, si entra in modalità “corsa” e si avvia l’attività con il pulsante fisico. In questo modo Charge 2 si collega al GPS dello smartphone per ottenere dati più precisi sulle distanze rispetto al solo braccialetto (che comunque può essere usato in modo indipendente) e sul suo display vengono registrati e visualizzati in tempo reale il battiti del cuore, l’andatura, la distanza percorsa, le calorie, i tempi e i passi, senza attendere l’attivazione dello SmartTrack. E questo vale anche per tante altre attività preimpostate, dal tapis roulant alla bicicletta, dagli esercizi ai pesi. Non c’è il nuoto, semplicemente perchè Charge 2, pur essendo resistente all’acqua, non può essere immerso: in pratica non c’è bisogno di toglierselo quando ci si lava o sotto la doccia, ma il nuoto e le immersioni sono da evitare. Questo, insieme all’assenza del GPS che forse avrebbe fatto lievitare il prezzo e condizionato il look dell’apparecchio - è il limite più appariscente del dispositivo. torna al sommario MAGAZINE Estratto dal quotidiano online www.DDAY.it Registrazione Tribunale di Milano n. 416 del 28 settembre 2009 direttore responsabile Gianfranco Giardina editing Claudio Stellari, Simona Zucca laterali, avrà un prezzo di 349 dollari. Entrambi gli smartwatch di LG dovrebbero supportare Google Assistant e montare Android Wear 2.0, con il debutto ufficiale previsto per il 9 febbraio; data di lancio della nuova versione del sistema operativo di Google dedicato agli smartwatch. Editore Scripta Manent Servizi Editoriali srl via Gallarate, 76 - 20151 Milano P.I. 11967100154 Per informazioni [email protected] Per la pubblicità [email protected] Un’applicazione notevole Persino troppo completa L’app, che ha subito un generale restyling nell’ultimo periodo, è ottima dal punto di vista delle attività registrate e offre tanto di più rispetto alla classica rilevazione dei passi e conta delle calorie: c’è tutta la parte delle sfide, ovvero una serie di attività di fitness da fare da soli simulando attività come la maratona di New York, una passeggiata nello Yosemite (con tanto di punti di interesse “sbloccati” dallo smartphone, diari, premi e via dicendo) e molto altro, da fare L’applicazione Fitbit è stracolma di contenuti: dal monitoraggio da soli o in compagnia di altri amici del- automatico delle attività più comuni (via SmartTrack) alle sfide con la community. In ogni momento è infatti gli amici, i grafici dell’attività cardiaca e i resoconti sull’alimentapossibile confrontare i propri progressi zione. Ci vuole un po’ per gestirla al 100%, ma l’esperienza utente con quelli dei propri amici, selezionando resta più che sufficiente. chiaramente nelle impostazioni della privacy cosa mostrare e cosa tenere per sè. Inoltre, c’è tutta la parte dei consigli per gli allenamenti, stemi di messaggistica (questa funzione è stata aggiuni piani personalizzati a seconda degli obiettivi che si vota da poco, prima erano solo gli SMS) come Whatsapp e Facebook Messenger. Ovviamente non c’è modo di gliono raggiungere (consigliamo di impostare immediainteragire direttamente dal braccialetto, ma è comuntamente un piano di attività settimanale, di modo tale che il tracker possa valutare fin da subito l’attinenza al que una funzionalità utile per non perdersi telefonate e piano) e la parte dell’alimentazione, con registrazione messaggi durante gli allenamenti. manuale degli alimenti ingeriti e inserimento degli stesOltre ad avvisarci quando la nostra attività fisica scensi in un piano dietetico definito insieme all’app. Come de pericolosamente sotto alcuni limiti minimi, Charge “bonus”, Charge 2 offre un cronometro direttamente 2 ci aiuta anche a rilassarci dopo un’intensa giornata avviabile dal dispositivo, una sveglia silenziosa e ha la lavorativa: grazie ai programmi di relax preimpostati, possibilità di sincronizzarsi con lo smartphone fungenfunge da guida per una sessione di respirazione lenta e rilassante capace di dare pace al corpo e alla mente. do da piccolo smartwatch. Testato durante la classica “giornata no” al lavoro, funCiò significa che, una volta attivate le notifiche, è possibile essere avvisati di chiamate in ingresso, dei propri ziona. Magari non la prima volta o non quando lo stress appuntamenti e anche dei messaggi dei principali siè esagerato, ma sicuramente aiuta. n.149 / 17 06 FEBBRAIO 2017 MAGAZINE TEST Lanciato alla fine dell’anno appena trascorso, Huawei Fit è la nuova scommessa del colosso cinese nel settore wearable Huawei Fit: orologio OK, fitness da migliorare Un buon prodotto per costruzione e design dotato di sensore cardio e contapassi ma privo di GPS. Lo abbiamo provato di Roberto PEZZALI on è un buon momento per i fitness band e neppure per gli smartwatch: i dati sono sotto gli occhi di tutti ed evidenziano come siano solo due le aziende al mondo che riescono a guadagnare qualcosa con questa categoria di prodotto. La prima è Apple, con il Watch, la seconda è Fitbit, il vero mattatore che si è preso tutta la fascia bassa e medio bassa con prodotti che spaziano dalle fitness band agli orologi smart. Huawei ha provato più volte a entrare in questo mercato con svariati modelli, ma la concorrenza è dura anche se sei uno dei top brand nel mondo degli smartphone: Samsung stessa non è riuscita a imporre la gamma Gear, un segno che questo segmento non è “facile”, soprattutto con l’arrivo di molti prodotti di chiara derivazione cinese che male non vanno e costano pochi euro. Huawei Fit è l’ultima evoluzione in campo fitness proposta dal brand cinese: un orologio leggero e minimale, capace di collegarsi sia a smartphone Android che iOS e dotato di una autonomia interessante, una settimana piena. Un prodotto che non intende rivaleggiare con il Watch, sicuramente più complesso, ma che con i suoi 149 euro di prezzo si configura come valida alternativa a alcuni prodotti simili realizzati da Fitbit stessa. N Ben costruito e con un’ottima autonomia Nella versione da noi provata, cinturino in gomma arancione e cassa in alluminio, il Fit non ci dispiace affatto: è particolare, non bellissimo per alcuni ma in questa categoria conta molto il gusto personale. È comodo e pratico da indossare, non è affatto spesso e soprattutto i cinturini sono standard, sostituibili quindi con un qualunque cinturino da gioielleria che però non si sposerà mai bene come quelli semplici in polimero gommato venduti insieme al prodotto. Dal punto di vista funzionale c’è poco da dire: è tutto schermo, tondo, con la parte inferiore che integra i sensori per il battito cardiaco e i pin per la ricarica. Quest’ultima non è a induzione, ma viene fatta trami- torna al sommario video 149,00la €b Huawei Fit L’IDEA È BUONA, MA L’INTERFACCIA È DA RIVEDERE Difficile dare un voto definitivo su questo Fit: Huawei ha già rilasciato diversi aggiornamenti migliorando leggermente le cose, ma è chiaro che manca l’esperienza in un campo dove Fitbit emerge rispetto agli altri. Il design tuttavia non è male: indossandolo per diversi giorni ha ricevuto diversi complimenti e probabilmente molti potrebbero accontentarsi di tenerlo al polso per fare da contapassi, conta calorie e tracce di battito e sonno. Come orologio è perfetto: il display è sempre bello leggibile in ogni condizione, è poco ingombrante, ci sono una serie di clockface piacevoli e soprattutto è IP68, quindi nessun problema in acqua anche per un tempo piuttosto elevato. Dove bisogna lavorare è sull’interfaccia e sulla parte di notifiche: come sono realizzate oggi non sono troppo utili (tranne la chiamata con vibrazione), ma con un paio di aggiustamenti potrebbero svoltare. Huawei Fit costa 149 euro e allo stesso prezzo si trovano molti prodotti che sotto l’aspetto fitness sono più integrati e funzionano meglio: chi è innamorato del marchio Huawei o del Fit per il design e la linea si troverà in ogni caso al polso un bell’orologio che può contare su un’ottima autonomia e su un contapassi comunque accurato. 7.2 Qualità 7 Longevità 7 Design Design piacevole e minimale COSA CI PIACE Autonomia elevata Applicazione per Android e per iOS 8 Semplicità 7 D-Factor 8 Prezzo 7 Gestione notifiche e scarsa interazione COSA NON CI PIACE Nessun GPS integrato Prezzo leggermente elevato te contatti sulla base magnetica, una scomodità questa di cui bisogna tener conto quando si viaggia. Fortunatamente il Fit, rispetto ad altri modelli simili, ha una autonomia quasi invidiabile: dai 6 ai 7 giorni, molto dipende da quanto lo si muove e se lo si indossa, come si dovrebbe fare per avere i dati sul sonno, anche di notte. Huawei ha usato una soluzione molto “light” per la gestione: non ci sono schermi LCD o OLED e non c’è neppure un processore avido di corrente: il display è un prodotto particolarissimo, sembra e-Ink ma in realtà è un Memory LCD prodotto da Sharp monocromatico che consuma poco ed è always on, quindi non si spegne mai. Ne abbiamo apprezzato la leggibilità e la sensazione di naturalezza che riesce a dare, oltre alla efficiente retroilluminazio- ne, ma sicuramente va bocciato il touch che funziona solo a gesture: farci la mano, pardon, le dita è davvero difficile, e bisogna capire che i comandi vanno impartiti partendo dall’estremità del quadrante altrimenti non vengono riconosciuti correttamente. Il Huawei Fit è inoltre un prodotto con design circolare, e i comandi sono ortogonali: da navigare non è troppo immediato. Notifiche da rivedere App bella ma migliorabile I limiti maggiori emergono tuttavia nell’integrazione con gli smartphone: le notifiche arrivano ma non sono interattive, e la visualizzazione a schermo a tratti è confusa: spesso bisogna aspettare che il testo si sposti con uno scroll per leggere tutto. L’applicazione per iOS e Android, Huawei Wear, è ben fatta graficamente ma povera nelle funzioni, soprattutto per quanto riguarda il fitness e la parte social, aspetto dove Huawei deve lavorare di più. Lo smartwatch gestisce diverse attività fisiche, ma deve essere l’utente a iniziare il workout dando i comandi: braccialetti più evoluti sono dotati ormai di funzioni di auto-sensing che capiscono il tipo di attività e soprattutto inizio e fine. Dammi il cinque! MODELLO 730-1 redditi 2007 ALLEGATO B Scheda per la scelta della destinazione dell'8 per mille dell'IRPEF e del 5 per mille dell'IRPEF Da consegnare unitamente alla dichiarazione Mod. 730/2008 al sostituto d’imposta, al C.A.F. o al professionista abilitato, utilizzando l’apposita busta chiusa contrassegnata sui lembi di chiusura. genzia ntrate CONTRIBUENTE CODICE FISCALE (obbligatorio) COGNOME (per le donne indicare il cognome da nubile) DATI ANAGRAFICI DATA DI NASCITA GIORNO MESE ANNO NOME SESSO (M o F) COMUNE (o Stato estero) DI NASCITA PROVINCIA (sigla) LA SCELTA DELLA DESTINAZIONE DELL’OTTO PER MILLE DELL’IRPEF E QUELLA DEL CINQUE PER MILLE DELL’IRPEF NON SONO IN ALCUN MODO ALTERNATIVE FRA LORO. PERTANTO POSSONO ESSERE ESPRESSE ENTRAMBE LE SCELTE SCELTA PER LA DESTINAZIONE DELL’OTTO PER MILLE DELL’IRPEF (in caso di scelta FIRMARE in UNO degli spazi sottostanti) Il tuo 5 per mille può cambiare la vita di molti bambini prematuri. E non ti costa nulla. Ogni anno in Italia nascono 30.000Assemblee bambini di Dio in Italiaprematuri, di cui circa 5000 hanno un peso inferiore a 1500 gr. Stato Chiesa cattolica Unione Chiese cristiane avventiste del 7° giorno . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Chiesa Valdese unione delle chiese metodiste e valdesi Chiesa Evangelica Luterana in Italia . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Questi bambini hanno bisogno di Unione Comunità Ebraiche Italiane e assistenza per molti anni. cure, controlli genitori hanno bisogno del tuo aiuto. In aggiunta a quanto indicato nell’informativa sul trattamento dei dati, 3 delle istruzioni, si precisa che Le contenuta donazioninel ad paragrafo AISTMAR Onlus vengono i dati personali del contribuente verranno utilizzati solo dall’Agenzia delle Entrate per attuare la scelta. interamente impiegate per: E anche i loro AVVERTENZE Per esprimere la scelta a favore di una delle sette istituzioni beneficiarie della quota dell'otto per mille dell'IRPEF, il - l’assistenza delle gravidanze a rischio o patologiche contribuente deve apporre la propria firma nel riquadro corrispondente. Lacura scelta deve esserealfatta esclusivamente per una delle la e il supporto neonato prematuro istituzioni beneficiarie. e alla famiglia nel percorso di sviluppo crescita La mancanza della firma in uno dei sette riquadri previsti costituisce scelta non sua espressa da parte del contribuente. In talecaso, la ripartizione della quota d’imposta non attribuita è stabilita in proporzione alle scelte espresse. Le quote non attribuite spettanti alle Assemblee di Dio in Italia e alla Chiesa Valdese Unione delle Chiese metodiste e Valdesi, sono devolute alla gestione statale. Oppure puoi sostenere AISTMAR Onlus con versamenti su: • C/C Postale: SCELTA PER LA DESTINAZIONE DEL CINQUE PER MILLE DELL’IRPEF (in caso29328200 di scelta FIRMARE in UNO degli spazi sottostanti) • C/C BancoPosta: IBAN: IT 05 Z 07601 01600 000029328200 presso Posta di via Sambuco, 15agli- Milano Sostegno delle organizzazioni non lucrative di utilità sociale, Finanziamento enti delle associazioni di promozione sociale e delle associazioni riconosciute della ricerca scientifica e della università che operano nei settori di cui all’art. 10, c. 1, lett a), • C/C Bancario: IBAN: IT 30 R 05216 01619 000 000 003641 del D.Lgs. n. 460 del 1997 e delle fondazioni nazionali di carattere culturale presso Credito Valtellinese, Agenzia n°14 - Milano FIRMA FIRMA SOSTIENI AISTMAR Onlus con il tuo 5 per mille Sui moduli CUD, 730 o Unico scrivi Mario Rossi ........................................................................ Codice fiscale del beneficiario (eventuale) 9 7 0 2 8 2 1 0 1 5 7 ........................................................................ Tutto il personale di AISTMAR Onlus è volontario. L’intero ricavato delle donazioni viene Codice fiscale del impiegato cure e assistenza ai neonati prematuri e patologici e alle loro famiglie. beneficiario in (eventuale) Finanziamento agli enti della ricerca sanitaria AISTMAR Onlus - via della Commenda, 12 - 20122 Milano - www.aistmar.it FIRMA ........................................................................ Sostegno alle associazioni sportive dilettantistiche in possesso del riconoscimento ai fini sportivi rilasciato dal CONI a norma di legge FIRMA AISTMAR Onlus ........................................................................ FONDAZIONE IRCCS CA’ GRANDA - OSPEDALE MAGGIORE POLICLINICO Codice fiscale del Codice fiscale del beneficiario (eventuale) beneficiario (eventuale) Associazione Italiana per lo Studio e la Tutela della Maternità ad alto Rischio Dipartimento per la Salute delle Donna, del Bambino e del Neonato U.O. di Neonatologia e Terapia Intensiva Neonatale In aggiunta a quanto indicato nell’informativa trattamento via Francesco Sforza, 28sul - 20122 Milano dei dati, contenuta nel paragrafo 3 delle istruzioni, si precisa che i dati personali del contribuente verranno utilizzati solo dall’Agenzia delle Entrate per attuare la scelta. AVVERTENZE Per esprimere la scelta a favore di una delle finalità destinatarie della quota del cinque per mille dell’IRPEF, il contribuente deve apporre la propria firma nel riquadro corrispondente. Il contribuente ha inoltre la facoltà di indicare anche il codice fiscale n.149 / 17 06 FEBBRAIO 2017 MAGAZINE TEST A qualche mese dal lancio, abbiamo provato la nuova versione di Nissan Leaf con 30 kWh di energia immagazzinata Nissan Leaf: tanto comfort e tanta autonomia Con la Leaf si percorrono circa 200 km effettivi a carica, sufficienti per un utilizzo quotidiano ma non per piccoli viaggi di Massimiliano ZOCCHI e chiedete a un esperto di automotive qual è stata la prima vera auto elettrica della storia recente, quasi sicuramente vi risponderà Nissan Leaf. La casa giapponese ha avuto il merito di credere in un settore che all’epoca (2010) era tutto fuorché emergente con un progetto serio e consistente che negli anni si è sempre migliorato fino ad arrivare all’ultima versione. Questo ha fatto sì che una delle prime scelte degli automobilisti appassionati di elettrico sia proprio la Leaf. Con l’uscita della nuova versione con 30 kWh di batteria in dote, anche noi abbiamo voluto capire il perché di tanto successo. Partendo da quest’ultimo dato, la nuova batteria più capiente assicura secondo l’omologazione NEDC circa 250 km di autonomia, un salto in avanti rispetto al modello precedente da circa 200 km. Come ormai risaputo, il valore massimo non sempre è raggiungibile perché si basa su condizioni molto favorevoli alla guida e ai consumi. Proprio per questo, avere una batteria più grande può significare arrivare per davvero dove i modelli più vecchi invece promettevano e basta. Ovviamente nella nostra prova abbiamo cercato di tirare fuori le prestazioni migliori dalla Leaf, ma lo vedremo più avanti nel dettaglio. Nel nostro caso specifico abbiamo potuto guidare per diversi giorni una Leaf 30 kWh allestimento Tekna, quella che è considerata la top di gamma e che, come suggerisce il nome, ha una dotazione tecnologica più spiccata, oltre a qualche optional in più. E’ una vettura con un listino di circa 39.000 euro, ma grazie a diverse offerte promosse di recente da Nissan e alcuni partner (come l’offerta Enel e-GO oppure COOP Lombardia), si può portare a casa a molto meno. S Non chiamatela utilitaria Essendo spesso descritta come auto per la città (anche a causa dell’autonomia più bassa dei vecchi modelli) la Nissan Leaf spesso è stata accostata alle utilitarie. Ma basta un giro di cinque minuti per rendersi subito conto che la qualità costruttiva e dei materiali è ben oltre le vetture più economiche. Tutto l’abitacolo offre una sensazione di compattezza e di ottimo assemblaggio, e alcuni dettagli tradiscono subito l’anima tecnologica. Come ad esempio il jog centrale di controllo della marcia, che lascia la leva del cambio nel mondo dei ricordi, e sembra piuttosto qualcosa di derivazione spaziale. Premendo il pulsan- video te centrale si mette l’auto in modalità parking, mentre muovendo verso l’alto si innesta la retromarcia. Verso il basso invece si attiva l’unico rapporto in avanti. La doppia dicitura nell’indicazione è dovuta al fatto che il modello della nostra prova ha due livelli di frenata rigenerativa, D e B, che si attivano alternativamente ad ogni passaggio del jog verso il basso. La modalità D consente, al rilascio dell’acceleratore, di far planare maggiormente il veicolo, frenando poco e rigenerando il giusto. In B invece si ottiene una frenata molto più decisa, ma anche l’energia rigenerata è più abbondante, consentendo spesso di non usare il freno. Il volante è un altro dettaglio dove la tecnologia abbonda. Sono diversi i controlli presenti, sia pulsanti che leve. Le piccole leve servono per interagire coi menù dell’auto, mentre troviamo poi pulsanti per il volume dell’impianto audio, per le telefonate in vivavoce, e per le regolazioni del cruise control o del limitatore di velocità. Il tasto ECO invece se premuto inserisce una modalità di guida a risparmio energetico, tagliando la potenza disponibile, per ottimizzare al massimo l’autonomia. La plancia ha linee semplici anche se con soluzioni inusuali. Il cruscotto ad esempio, è su due livelli. Appena dietro il volante ci sono tutte le informazioni sul livello di carica della batteria, il suo stato di salute e i km ipotizzati, mentre in una fascia posta in posizione più arretrata e al di sopra del volante trova posto il contachilometri. Al centro la scena è tutta per il sistema di bordo Nissan Connect, che vedremo più avanti nel dettaglio. Nella parte finale del tunnel centrale ci sono anche i controlli per il riscaldamento dei sedili, optional presente nel modello in prova, funzione presente anche per il volante. Nelle mattine fredde è un must. Audio Bose e optional utili Come abbiamo già visto per la cugina Renault Zoe, anche nella Nissan Leaf allestimento Tekna la casa ha scelto una collaborazione con Bose per quanto riguarda la parte audio. La serie di componenti Energy Efficient Series è perfetta per una vettura dove il risparmio energetico è fondamentale anche per le piccole lab cose come l’impianto sonoro. Sono quindi Bose tutti i diffusori, c’è un equalizzatore nascosto, cosa che non esiste negli altri allestimenti, e soprattutto un subwoofer compatto nel bagagliaio. In particolare questo componente è probabilmente nato proprio per la Leaf, in quanto il suo alloggiamento è perfetto nelle forme e spazi del vano posteriore. Il touchscreen centrale è capacitivo, e offre tutti i controlli e le regolazioni del caso, con anche Radio DAB, connessione Bluetooth sia per le telefonate che per l’ascolto musicale, e anche il caro vecchio lettore CD, con lo schermo che bascula, rivelando il tray di inserimento disco. Durante la nostra prova abbiamo ovviamente cercato di spingere al massimo l’impianto per segue a pagina 37 torna al sommario n.149 / 17 06 FEBBRAIO 2017 MAGAZINE TEST Nissan Leaf segue Da pagina 36 valutarne la qualità. Bisogna sempre considerare che non si tratta di una installazione professionale di Car audio, ma trattandosi di componenti comunque consumer la soluzione Bose si fa certamente rispettare. Il suono è pieno, tendente leggermente ai toni alti, ma mai distorto e le tante possibilità di equalizzazione offrono quasi sempre la soluzione migliore per il nostro brano preferito. La differenza rispetto a un impianto stock si sente eccome. In alcuni mezzi Nissan, negli allestimenti più accessoriati è presente anche una funzione decisamente utile e ben fatta, ovvero l’Around View Monitor. Si tratta in sostanza di una evoluzione della semplice retrocamera che si attiva in caso di retromarcia o manovra. Le immagini non arrivano più da una singola camera posta sul retro, ma da 4 differenti obiettivi. Il display verrà quindi diviso in due aree, una con la classica inquadratura, e la seconda con un rendering, come se ci fosse un occhio dal cielo sopra la nostra auto, che ci mostra esattamente cosa ci circonda su tutti e quattro i lati. Come potete vedere dalle immagini, il risultato è ottimo e assolutamente realistico oltre che efficace, permettendo di fare manovre in assoluta sicurezza grazie anche alle linee guida. Inoltre mentre si è fermi, ad esempio ad un semaforo, attivando manualmente l’AVM possiamo anche inquadrare chi ci sta davanti e la strada che stiamo percorrendo, in caso di spazi angusti o manovre millimetriche La Nissan Leaf è dotata di due distinte prese di ricarica, da utilizzare a seconda del tipo di tecnologia e della colonnina o presa che abbiamo a disposizione. La prima e più semplice è la classica presa per corrente alternata, che nel caso della Leaf ha la presa detta Tipo 1 (generalmente questa presa si trova su auto americane e giapponesi). La carica in questo caso non è rapidissima, perché vista come un rabbocco occasionale o casalingo, anche se nel nostro caso la vettura in prova ha l’optional del caricatore da 6 kW di potenza, col quale in circa 5 ore, nel caso fossimo a secco, possiamo riempire la batteria da 30 kWh. In dotazione, in due borse nel bagagliaio, ci sono sia il cavo adatto alle colonnine AC, sia il caricatore da presa normale, che però ha una potenza più bassa, per non rischiare di fondere le comuni prese casalinghe. Il bello arriva quando possiamo sfruttare l’impianto di ricarica rapida, che nella Leaf usa lo standard giapponese Chademo. Questa tecnologia funziona in corrente continua, quindi il caricatore si trova fisso nella colonnina, e avviene solo un passaggio di corrente dal cavo (che deve essere solidale alla colonnina) alle batterie. Questa scelta ha sia vantaggi che svantaggi. Il vantaggio è indubbiamente il fatto di non doversi portare a spasso il caricatore e il relativo peso, oltre al fatto di sfruttare il cavo della colonnina senza costringerci ad aprire e chiudere il bagagliaio ogni volta per recuperare il nostro cavo in dotazione. Inoltre le potenze che si possono raggiungere sono molto elevate. Nel nostro caso la Leaf supporta fino a 50 kW, ma lo standard già ora arriva anche a 150 kW, purché la vettura lo possa sfruttare appieno. Tuttavia la scelta di puntare sulla ricarica in DC porta anche il rovescio della medaglia. Proprio per via della maggiore componentistica presente nella colonnina, questa è notevolmente più costosa di una in corrente alternata, e quindi presuppone forti investimenti da parte del soggetto che desidera creare un network di ricarica con questo standard. In Italia attualmente la stragrande maggioranza delle colonnine presenti sono in AC, rendendo lunghe le operazioni di ricarica per la Leaf. Ciò è dovuto principalmente alla mancanza di fondi governativi per aiutare le imprese, e spesso alla fretta di creare una rete di ricarica, senza valutare attentamente tutti i parametri. Solo ora Enel sta per partire con una seria proposta di colonne multistandard sulle principali direttrici del paese, grazie a contributi della UE. A Milano però abbiamo la fortuna di avere molte delle colonnine DC presenti nel nostro paese, grazie all’accordo proprio tra Nissan e il gestore locale A2A. Così abbiamo voluto provare anche questa soluzione, ed La radio DAB dovrebbe a nostro avviso diventare di serie su tutte le vetture. La qualità è sempre ottima, e non soffre dei disturbi tipici dell’FM convenzionale. Quando il sistema è collegato via Bluetooth ad uno smartphone, propone le sottocartelle originali, così da controllare la libreria direttamente dai comandi dell’auto. Ricarica fast DC: croce e delizia torna al sommario A sinistra la presa DC Chademo nel vano della Leaf. effettivamente l’utilizzabilità della vettura cambia radicalmente. Con una colonnina che ti porta a oltre il 90% di batteria in pochi minuti, basta la sosta per un caffè o poco più, per ripartire con tanti km in più da percorrere. La nostra prova è stata estremamente positiva. E’ bastato accostare la tessera RFID, scegliere il tipo di ricarica (DC Chademo) e inserire il cavo nella presa più grossa sulla sinistra. La rapidità di ricarica la potete vedere proprio dai dati sul display del punto di ricarica. Da notare che Nissan ormai non è più l’unica che sceglie la modalità di ricarica DC. Questo tipo di corrente è stato scelto anche come standard europeo, anche se non in Chademo ma con presa Combo CCS. Il funzionamento è pressochè lo stesso (nelle auto BMW, VW, Hyundai, ed altre a venire) ma la presa CCS incorpora anche la presa per la ricarica in AC, aggiungendo due ulteriori pin nel caso di ricarica DC. Questo semplifica le cose, poiché il costruttore deve prevedere un solo vano per la presa, anziché due distinti attacchi come segue a pagina 38 Durante la riproduzione, una barra touch in basso sul display permette di passare alle altre funzioni, come la navigazione o la ricerca di colonnine di ricarica. n.149 / 17 06 FEBBRAIO 2017 MAGAZINE TEST Nissan Leaf segue Da pagina 37 nella Leaf. Voci di corridoio dicono che anche Nissan sceglierà questa soluzione per i modelli futuri, ma si tratta solo di indiscrezioni senza nessun tipo di conferma ufficiale. Un buon passo in avanti ma non è ancora un’auto per tutti Con la nuova batteria al litio da 30 kWh Nissan dichiara che la Leaf può percorrere fino a 250 km. Chiariamo subito che questo è il dato dell’omologazione secondo il ciclo NEDC, che propone condizioni di guida piuttosto favorevoli: strada in piano, bassa velocità costante, buone temperature. Questo non significa che sia un dato falso, poiché qualcuno potrà anche ritrovarsi in questa situazione. Spesso però i parametri sono diversi e quindi l’autonomia cala di conseguenza. Nella nostra prova abbiamo cercato di guidare normalmente come ogni giorno, per capire per chi può essere l’auto giusta. Con un percorso con qualche saliscendi, strade di ogni tipo, e una temperatura piuttosto rigida, possiamo dire che il nostro test è un buon punto di partenza. Alla massima carica il cruscotto ci ha offerto circa 200 km di autonomia, anziché i 250 pubblicizzati. Questo perchè l’indicatore si basa su un algoritmo che analizza lo stile e i consumi di guida precedenti, e su questi dati fa una valutazione della strada percorribile. Se il piede sarà più pesante i km scenderanno anche più in fretta del previsto, al contrario con guida più parsimoniosa potrebbero addirittura aumentare anzichè calare. Così per avere una stima precisa abbiamo preso nota dei singoli tratti percorsi in tutti i giorni, per valutare l’affidabilità, e calcolare i km reali percorsi. A seconda dei consumi e della velocità (urbano, autostrada, extraurbano) l’indicatore è stato generoso, a volte piuttosto preciso, e solo in un caso ci ha penalizzato in proporzione alla strada fatta. In totale abbiamo percorso 189 km, che sommati ai 17 ancora disponibili, sfiora i 210 km, che crediamo non sia male rispetto ai 250 promessi. Durante il tragitto, la fascia di cruscotto più alta ci offre in tempo reale un’idea del nostro stile di guida e delle emissioni di CO2 evitate, con un alberello stilizzato che gradualmente si compone, e una volta completato va a popolare il nostro bosco virtuale. Ma se questo non E’ possibile consultare in tempo reale i consumi di energia per ogni parte della vettura, e sapere quanti km ci potrebbe costare il climatizzatore. torna al sommario bastasse, dall’infotaiment è possibile consultare molti dati sull’energia consumata, sul range a disposizione (visualizzando le colonnine a portata d’azione) o anche info sul traffico grazie alla connessione GPRS. Tirando le somme di una prova di diversi giorni, la Nissan Leaf ci ha restituito percezioni che potremmo definire da segmento superiore, rispetto alla gamma media in cui si posiziona. Il comfort a bordo, unito alla classica silenziosità e semplicità di guida delle auto elettriche fa sì che altri piccoli difetti passino in secondo piano. Come abbiamo scritto all’inizio, una vettura nata nel 2010 inizia a sentire il peso degli anni, soprattutto per quanto riguarda il design. Se per la carrozzeria è dovuto principalmente alle tendenze giapponesi, per quanto riguarda gli interni le mode e gli stili sono cambiati, e il cruscotto avrebbe bisogno di un profondo restyling, seppur dal punto di vista funzionale ancora oggi svolge perfettamente il suo lavoro. Difficile invece dare un perfetto giudizio su quelle che sono le reali possibilità di utilizzo nella vita di tutti i giorni. 200 km a carica non sono certo pochi, il che la rende adatta a tutti quelli che hanno spostamenti quotidiani entro questo range, ed è una larga fetta di popolazione. Tuttavia la batteria, che a 30 kWh inizia a essere un po’ stretta con la concorrenza arrembante, non offre la necessaria sicurezza per programmare serenamente viaggi che superino i 150 km di sola andata. La colpa non è solo di Nissan (che potrebbe rivelare presto una nuova versione da 40 kWh), ma anche e soprattutto della anomala situazione italiana, con la mancanza di una adeguata struttura di ricarica in corrente continua. In altri paesi, dove le politiche governative hanno contemporaneamente promosso sia le vetture, sia le colonnine versatili e adatte a tutti, la Leaf (e anche altre auto con ricarica DC) gode di maggiore popolarità e maggiore libertà di viaggiare. Nella speranza che i progetti previsti per quest’anno offrano finalmente una buona rete di punti di ricarica anche nel nostro paese, ci sentiamo sicuramente di consigliare la Leaf a chi ha necessità compatibili con le sue caratteristiche attuali. Vi saprà ripagare con ottime sensazioni. Nel dubbio se la nostra meta sia raggiungibile, un comodo grafico ci indica il raggio d’azione e le colonnine all’interno di esso. Come in molti altri sistemi moderni, è possibile avere dati in tempo reale sul traffico, grazie alla connessione GPRS sempre attiva. Adatta a molti Ma manca un pizzico di autonomia