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n.149 / 17
06 FEBBRAIO 2017
Se la RAI viene
lasciata libera di
spernacchiare
l’AGCOM
Prendi una cosa utile e ordinata, come la
numerazione unica dei canali TV, e dalla
in mano agli italiani: ne faranno carne da
macello. L’ultimo atto di una rottamazione di
fatto arriva non da qualche emittente minore
con il piglio “sovversivo”, ma nientemeno
che da mamma RAI. La decisione di queste
ore, infatti, è stata quella di unificare i
due canali RAI Sport 1 e 2 e occupare in
canale 57 (precedentemente Sport 1) con
la versione in alta definizione. Ovviamente
siamo contenti se c’è un canale in alta
definizione (dovrebbero essere tutti così)
ma l’anomalia è il fatto che RAI Sport + HD
sia “sfuggito” alla numerazione a tre cifre
sia piombato al 57: prima RAI Sport HD era
al 557, insieme a tutti gli altri canali HD che
sono nell’arco 500.
Gli spettatori si abitueranno, non è un
problema. Quello che ne esce a pezzi è
l’LCN, il sistema che fa sì che, quando si
rifà la sintonia di un TV, RAI Uno si sistemi
al numero 1, RAI Due al 2 e così via. Il tutto
secondo una numerazione standard che
permette agli utenti di orientarsi nell’offerta
TV a prescindere dall’apparecchio utilizzato.
La numerazione LCN, è stata in questi
anni azzoppata da impugnazioni e ricorsi,
con i regolamenti emanati dall’AGCOM
aggrediti da revoche imposte dai tribunali
amministrativi e dalla Corte di Stato. Fino
alla decisione dello scorso anno della Corte
Costituzionale che ha restituito giurisdizione
all’Autorità Garante per le Comunicazioni e
al suo piano delle numerazioni. Piano che –
appunto – organizzava tutti i canali HD nel
cosiddetto “sesto arco”, ovverosia da 500
a 599. Così piano piano, molto piano, gli
italiani stavano imparando che se, tanto per
fare un esempio, Italia 1 è sul 6, sul numero
506 c’è la versione HD di quel canale; e che
si vede meglio.
La decisione unilaterale di RAI ha spiazzato
AGCOM: l’Autorità, da noi contattata, si è
dovuta trincerare dietro un “no comment”
dato che la questione, un fulmine a ciel
sereno, dovrà essere valutata dal Consiglio
nei prossimi giorni. Ma di fatto se la prima
emittente italiana, l’emittente di Stato, si
permette di fregarsene delle indicazioni di
un’Autorità regolatoria dello Stato stesso,
allora vale tutto. Se lo fa RAI, allora possono
anche gli altri: come dare il via a qualsiasi
riposizionamento. E pensare che invece, in
un contesto più ordinato, si sarebbe potuto
lavorare a una nuova generazione di LCN
capace di mettere automaticamente ai
numeri bassi i canali HD sugli apparecchi
compatibili (cosa che Tivusat ha iniziato a
fare su satellite). Tanto più che, secondo le
stime ANITEC, già lo scorso anno l’installato
di TV compatibile con le trasmissioni
HD era dell’85%, una percentuale quasi
tale da consigliare il passaggio di tutti i
canali HD alla numerazione bassa e lo
spostamento altrove dei canali SD. Ma si sta
parlando sempre di una situazione ideale
in cui l’Autorità possa decidere ed essere
ascoltata. Invece ci pare venga presa a pesci
in faccia, anche dall’emittente di Stato.
Gianfranco Giardina
MAGAZINE
Roaming gratis
Tariffe economiche
a rischio rincaro 04
Now TV passa all’HD
ma lo sport resta
escluso
09
Samsung Galaxy S8
e LG G6, nuove foto
Ecco come saranno 17
TIM replica a DDAY.it: “Estranei
all’opportunismo su guasto”
Dopo i nostri articoli, TIM chiarisce e manifesta il suo
fermo contrasto verso i call center che chiamano gli utenti
della concorrenza che hanno sperimentato guasti alla linea
02
08
Colpo delle Fiamme Gialle
alla pirateria televisiva
Smantellate tre centrali che offrivano Sky
e Mediaset Premium a soli 70 euro l’anno
Nintendo Switch: giocare ovunque
La piccola console ci ha convinto, Nintendo
con Switch cambia di nuovo le regole del gioco
29
Nissan Leaf, la regina delle elettriche
Al volante della Leaf con batteria da 30 kWh
Offre tanto comfort e 200 km reali di autonomia
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Fitbit Charge 2
È il Re dei wearable?
34
Huawei Fit, bello ma
fitness da migliorare
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06 FEBBRAIO 2017
MAGAZINE
MERCATO Dopo la prima segnalazione di qualche giorno fa, arrivano in redazione altri casi sospetti di TIM “opportunista”
Casi di “opportunismo commerciale”: per TIM è una regola?
Call center TIM formulano proposte commerciali ai clienti della concorrenza che stanno sperimentando disservizi tecnici
P
di Gianfranco GIARDINA
roseguono le segnalazioni dei nostri
lettori relative a condotte commerciali ai limiti della correttezza da
parte di TIM. Dopo il caso che DDAY.it
ha già sollevato, in cui un lettore ci ha
raccontato di essere stato contattato da
TIM in concomitanza di un’avaria del proprio collegamento a Internet fornito da
Vodafone (ma su infrastruttura riferibile
a TIM stessa), oggi ci è giunta in redazione una nuova segnalazione. Questa
volta è il caso di un abbonato a Internet
con Fastweb, anch’esso in modalità FTTC
(Fiber to the Cabinet) con l’ultimo tronco
di comunicazione gestito su rete fisica
Telecom Italia. Il nostro lettore, Luca R.,
ha sperimentato negli ultimi mesi due
guasti alla linea decisamente persistenti, della durata rispettivamente di 5 e 10
giorni, l’ultimo risalente a ottobre scorso.
Ebbene, come ci racconta telefonicamente lui stesso “In entrambi i casi sono
stato chiamato da un call center di TIM
che era al corrente del guasto in corso
e che, proprio per questo, voleva formularmi un’offerta commerciale per indurmi
a lasciare Fastweb. E, per come ero arrabbiato con Fastweb in quel momento,
non c’è dubbio che l’offerta poteva avere
anche presa”. Ma Luca R. si è anche infastidito per l’atteggiamento “da avvoltoio”
di TIM, che evidentemente ha fatto leva
su informazioni che aveva in casa, in con-
siderazione del ticket di assistenza aperto
da Fastweb, per porsi in una posizione di
vantaggio commerciale: “Telecom Italia
era avvertita – ci racconta – tanto che il
tecnico Fastweb contattato mi ha chiesto
in entrambi i casi di pazientare per tre
giorni, il tempo previsto di intervento del
tecnico Telecom Italia sulla rete”.
Il nostro lettore a quel punto, in entrambi
i frangenti, ha provato a segnalare alle
autorità competenti la condotta che da lui
era giudicata quantomeno impropria: la
prima volta ha scritto ad AGCOM; la seconda volta ha indirizzato un tweet all’Autorità antitrust. In entrambi i casi non ha
ricevuto alcun riscontro: “Mi sono stupito
perché ai miei occhi il comportamento
improprio appariva molto chiaro; e invece neppure Faswteb, che avevo opportunamente taggato, ha ritenuto di dover
intervenire”.
Se aggiungiamo questo caso agli altri segnalati dai lettori nei commenti dell’articolo che abbiamo pubblicato in precedenza,
viene da chiedersi se quello che avevamo
ipotizzato come il comportamento isolato
di un commerciale non troppo corretto sia
invece una procedura abituale se non addirittura codificata da parte di TIM. Il che
non sarebbe una bella notizia per l’equilibrio della concorrenza nel mercato: la
mai avvenuta separazione tra rete fisica
e servizi della vecchia Telecom Italia è un
errore che continuiamo a pagare oramai
da decenni.
MERCATO Segnalazioni da parte dei nostri lettori, contattati da call center TIM per trarre vantaggio da avarie dei concorrenti
TIM replica a DDAY.it:“Estranei all’opportunismo su guasto”
L’azienda ci ha scritto sottolineando la sua estraneità, chiarendo la posizione di fermo contrasto a questo tipo di pratiche
di Gianfranco GIARDINA
N

ei giorni scorsi abbiamo pubblicato alcuni articoli (l’ultimo riportato in questa stessa pagina)
riguardanti una pratica commerciale ai
limiti della correttezza che ci è stata
segnalata da alcuni lettori. In pratica gli
utenti, clienti per la connettività Internet
di altri gestori si sono sentiti chiamare
da un call center pronto a fare un’offerta commerciale TIM per la connessione
Internet proprio in concomitanza di un
guasto alla linea dei concorrenti. Linea
la cui manutenzione, almeno dell’ultimo
miglio, è assegnata alla stessa TIM.
TIM ci ha inviato una nota a riguardo
che volentieri pubblichiamo.
“TIM sottolinea di essere estranea alle
vicende riportate negli articoli pubblicati recentemente da dday.it che
attribuiscono alla TIM stessa la effettuazione di proposte commerciali, per
il rientro in TIM, a taluni clienti di altri
operatori che segnalano guasti tecnici,
la cui soluzione è demandata a TIM.
torna al sommario
Al contrario di quanto sostenuto in tali
articoli, TIM ha già attivato tutte le verifiche del caso, al fine di individuare
l’origine di tale fenomeno che lungi
dal rappresentare un’opportunità di
business, come si vuole far credere,
determina invece un danno inaccettabile e contro il quale la società assumerà ogni e più opportuna iniziativa di
tutela.
TIM ribadisce che, al fine di limitare
questa pratica, che si sta diffondendo
in tutta l’industry e che riguarda anche
propri clienti che vengono contattati
con modalità del tutto simili per passare ad operatori concorrenti, è necessario che tutti player del settore collaborino apertamente, mettendo da parte
ogni indebita strumentalizzazione.
TIM Press Office”.
Accogliamo con piacere la presa di distanza di TIM dai call center coinvolti e
dalla pratica commerciale denunciata
dagli articoli, che è odiosa e ai limiti
della correttezza. La vicenda e le stesse parole di TIM descrivono in maniera
chiara come il far west nel quale è precipitato il settore dei call center e le relative condotte commerciali tese all’acquisizione a tutti i costi di nuovi clienti,
richieda interventi urgenti. TIM, che non
abbiamo motivi per ritenere direttamente coinvolta nelle condotte commerciali
descritte, è di fatto oggetto di fuga di
informazioni relativa alle avarie in corso; informazioni che possono arrivare
sia da “gole profonde” interne all’azienda che dalle società esterne incaricate
della manutenzione su linee e apparati.
Ci auguriamo che i nostri articoli possano aver contribuito a contenere il “travaso” di queste informazioni verso i call
center che, di fatto - e siamo d’accordo
con TIM - finiscono semplicemente per
danneggiare l’immagine della società
e, in maniera generalizzata, di tutte le
attività di telemarketing. Ammesso che
la reputazione di queste ultime non sia
già così bassa da non poter essere ulteriormente peggiorata.
n.149 / 17
06 FEBBRAIO 2017
MAGAZINE
MERCATO Il paniere di prodotti Istat sostituisce alcuni prodotti e si rinnova in chiave tecnologica
Paniere Istat : addio “vecchie” videocamere
Entrano smartwatch, fitness band, soundbar
Per seguire i reali consumi spariscono alcuni prodotti per far spazio al nuovo hi-tech
C
Conti in ordine per
l’operatore telefonico
che chiude il 2016
con dati in crescita
su tutti i fronti
Cresce poco il mobile,
molto di più il fisso
Aumenta la copertura
del 4G e dei servizi
in fibra
di Roberto FAGGIANO
i sono parecchie novità in campo tecnologico nell’ambito dei
prodotti che formano il paniere
dei prezzi al consumo sul quale l’Istat
si baserà nel 2017. In uscita troviamo
le videocamere tradizionali, ormai
quasi scomparse dagli acquisti degli
italiani, sostituite dalle action cam per
riprendersi durante evoluzioni sportive e postarle subito sui social. Ma
non sono le uniche novità in materia:
arrivano gli smartwatch, i braccialetti
per le attività sportive, le soundbar
(burocraticamente definite come “barre amplificatrici di suoni”, le cartucce
per stampanti a getto d’inchiostro, le
centrifughe e le asciugatrici.
Tra le nuove categorie sicuramente
centrifughe (+45%, fonte Gfk) e asciugatrici (+ 13,4% , fonte Gfk) si sono fatti
strada sul mercato nel 2016 e conquistano quote di mercato mentre non altrettanto si può dire degli smartwatch
che faticano a imporsi e rimangono al
di sotto delle previsioni di vendita.
Per quanto riguarda le cartucce per
stampanti poi, non si possono certo
definire una novità di
quest’anno ma comunque sono una voce di
spesa non trascurabile
per molte famiglie.
L’immissione di nuovi
prodotti tecnologici è
stata criticata da associazioni di consumatori
come Federconsumatori
e Adusbef, che ritengono che i prezzi di questi
beni saranno soggetti
a “una inevitabile contrazione dei
prezzi che nel tempo condiziona al
di Dario RONZONI
ribasso il tasso di inflazione in termini
generali”.
MERCATO I dati per la Mela nel primo trimestre dell’anno fiscale 2017 sono più che positivi
iPhone torna a volare: record di fatturato per Apple
Successo oltre le aspettative per iPhone 7, che traina le entrate. Bene i servizi, meno iPad
di Dario RONZONI
l periodo natalizio, da sempre amico
della Mela, era visto come la cartina
tornasole per le speranze future di
Tim Cook e soci dopo mesi assai complicati. I precedenti trimestri avevano del
mostrato i primi segnali di affaticamento per il marchio iPhone e in generale
per l’intero universo Apple, reduce da
un decennio abbondante di risultati record. L’accoglienza riservata a iPhone 7,
per una volta non entusiastica su tutta
la linea, aveva poi fatto temere ulteriori
scivoloni. E invece i dati al 31 dicembre
2016 diffusi rappresentano il miglior trimestre di sempre per Apple in termini di
fatturato. Complessivamente, Cupertino
ha registrato entrate per 78,4 miliardi di

I
torna al sommario
Vodafone
Italia chiude
un trimestre
all’insegna
della crescita
dollari, con un utile di
esercizio che ammonta
a 17,8 miliardi. Con ben
78 milioni di unità vendute, è proprio iPhone
la locomotiva responsabile della ripresa dei
conti, grazie anche a
un successo oltre le più
rosee aspettative dei modelli più costosi.
Di contro, nonostante le previsioni di crescita sbandierate da Cupertino, le vendite sul fronte iPad continuano la flessione,
con un -20% su base annua.
Con oltre un miliardo di sistemi iOS nel
mondo, non stupisce l’incremento delle
entrate per servizi connessi a tale piattaforma. iCloud, Apple Music, Apple Pay
e App Store hanno contribuito a far crescere il segmento dei servizi di un buon
18%, con entrate pari a 7,17 miliardi di
dollari. L’obiettivo di Cook è di raddoppiare questo dato entro i prossimi quattro anni. Fonti interne parlano di entrate
relative ad App Store doppie rispetto a
quanto incassato da Google Play nel corso del 2016.
Vodafone Italia chiude il trimestre
al 31 dicembre 2016 con ricavi da
servizi e clienti in banda larga, mobile e fissa, in crescita. Analizzando in dettaglio le cifre, i ricavi da
servizi hanno raggiunto i 1.130 milioni di euro, con una crescita del
3% rispetto allo stesso trimestre
del 2015, confermando il trend di
crescita già osservato nei precedenti trimestri del 2016.
Osservando i dati scorporati, a
fronte di una crescita modesta
dei ricavi da servizi mobili (+1,4%),
sostenuti principalmente dall’aumento del consumo di dati (+56%)
e dal numero di clienti 4G (+1 milione nel trimestre, a 8,3 milioni
totali), più significativa appare la
crescita dei ricavi da rete fissa
(+11,9%), per quanto in termini assoluti il segmento rimanga di gran
lunga minoritario (225 milioni di
euro contro i 1.105 milioni del mobile). La copertura della rete 4G
supera il muro del 97% della popolazione in oltre 6.700 comuni,
di cui un migliaio in 4G+. I servizi
fibra, infine, sono disponibili in
444 città, con una penetrazione
stimata di 11 milioni di famiglie e
imprese.
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06 FEBBRAIO 2017
MAGAZINE
MERCATO Approvati i prezzi delle tariffe all’ingrosso dei dati, ma i valori sono troppo alti per poter offrire il roaming senza costi
Roaming gratis, hanno vinto gli operatori. Tariffe a rischio
Le cifre non sono affatto quelle basse che tutti speravano, difficilmente chi pratica prezzi stracciati potrà supportare l’offerta
A
di Roberto PEZZALI
partire da giugno 2017 si potrà
chiamare e navigare in tutti i Paesi dell’Unione Europea alla stessa
tariffa di casa, ma è quasi certo che gli
operatori saranno costretti a mettere dei
paletti. È stato infatti raggiunto l’accordo
sulle tariffe all’ingrosso, e proprio il prezzo di queste tariffe potrebbe rendere il
“roaming zero” insostenibile per i piccoli
operatori e per coloro che nel loro Paese
d’origine hanno un contratto super conveniente con un piano dati corposo. Ne
abbiamo già parlato in modo approfondito su queste pagine: se un utente
paga 10 euro al mese per avere 4 GB di
dati non può sperare di avere gli stessi
GB se il suo operatore, all’ingrosso, paga
quei dati più del doppio. Le cifre stabilite
al termine dei negoziati triloghi tra Parlamento europeo, Consiglio e Commissione europea sul mercato del roaming
all’ingrosso non sono basse come speravano molti Paesi, anzi, i Governi degli
Stati Membri supportati probabilmente
dagli operatori hanno spinto per alzare
queste tariffe che saranno di 7,7 euro per
gigabyte nel 2017, a scendere fino a 3
euro nel 2021 e 2,5 euro nel 2022.
“A causa delle elevate tariffe massime
all’ingrosso – dichiara l’eurodeputato
David Borrelli al termine dei negoziati
– i piccoli operatori difficilmente riusciranno a sostenere i costi per garantire il
roaming zero a chi viaggia. Anche grazie
al Movimento 5 Stelle la Commissione
Industria, Ricerca ed Energia del Parlamento europeo aveva di fatto dimezzato
le tariffe all’ingrosso rispetto alla proposta della Commissione europea per il
traffico dati. Da 8,5 euro per gigabyte a
4 euro nel 2017, a scendere fino a 1 euro
nel 2021.” La realtà è ben diversa, tariffe più alte e un rischio concreto che gli
operatori inizino a offrire non solo tariffe
locali più elevate ma anche piani dati più
poveri in gigabyte.
“Nella sostanza – conclude l’eurodeputato – si tratta di un accordo al ribasso
perché si rischia di trasformare quella
che doveva essere una bella promessa
mantenuta dall’Unione europea in una
beffa per i cittadini che beneficiano di
tariffe domestiche basse e che ora potrebbero essere aumentate.”
Nei prossimi mesi verranno a questo
punto delineati i vari paletti alla navigazione in roaming: non si pagherà, questo
è certo, ma non sarà come navigare nel
Paese d’origine, nel nostro caso l’Italia:
per il 2017 infatti il prezzo di 7.7 euro a GB
difficilmente permetterà ad un operatore
locale di offrire più di 500 MB al mese a
coloro che hanno un contratto low cost,
quindi i più giovani. Ci saranno meno
problemi invece per coloro che pagano
un abbonamento business: chi spende
35 o 40 euro al mese per la tariffa locale riuscirà a lavorare serenamente dalla
Francia o dalla Germania sfruttando buona parte delle sue soglie.
MERCATO Chiesto al Tribunale dell’UE l’annullamento integrale della Decisione della Commissione che ha autorizzato la fusione
Fastweb fa ricorso all’UE contro la fusione tra Wind e 3
Sarebbero insufficienti le verifiche operate su nascituro MNO Free Mobile, che sarà operativo sulle frequenze di Wind e 3
P
di Alvise SALICE

resentando ricorso al Tribunale dell’UE, Fastweb ha chiesto l’annullamento integrale della Decisione con
cui la Commissione Europea ha autorizzato la fusione tra H3G e Wind, e i conseguenti eventi collaterali che ne derivano:
la nascita di Wind3, che sarà il terzo polo
della telefonia mobile sul mercato Italiano, e l’ingresso di Free Mobile sul mercato italiano, MNO low-cost che fa capo alla
francese Iliad. Secondo quanto riportato
dal Corriere delle Comunicazioni, Fastweb si opporrebbe a un’istruttoria della
Commissione “viziata da gravi ed evidenti omissioni anzitutto di ordine procedurale”, come ad esempio la “mancata predisposizione di una procedura trasparente
e non discriminatoria prima e dopo della
presentazione degli impegni finali” o la
“assenza di market test”. Sul piano generale, la compagnia di Alberto Calcagno
sostiene in soldoni che Bruxelles abbia
assunto la propria Decisione senza quella
trasparenza e quelle verifiche necessarie
torna al sommario
a garantire un’adeguata tutela del mercato. A livello specifico, invece, Fastweb
punta soprattutto il dito contro il frettoloso nulla-osta rilasciato all’approdo di
Xavier Niel sul mercato italiano: Bruxelles
avrebbe infatti violato il principio di buona
amministrazione “per aver accettato Iliad
come acquirente idoneo senza prendere
in considerazione i rischi per l’efficacia
degli impegni inerenti al suo ingresso”.
La Commissione Europea sarebbe infatti
incorsa in un “manifesto errore di valutazione”, avendo con troppa faciloneria
“ritenuto l’ingresso di un nuovo Mobile
Network Operator sufficiente di per sé a
risolvere gli effetti orizzontali della fusione, senza considerare i fattori che avevano determinato il successo di H3G”.
E’ insomma l’impatto della nascitura Free
Mobile il principale motivo di preoccupazione per i legali di Fastweb: “La Commissione Europea non si è preoccupata di
verificare se il nuovo MNO disponesse di
capacità operative, condizioni economiche e incentivi almeno equivalenti a quelle di cui beneficiava H3G”. Pietra dello
scandalo i requisiti tecnici che, secondo
Fastweb, potrebbe non essere in grado
di soddisfare Free Mobile: “È erronea
anzitutto la valutazione dell’adeguatezza
dello spettro radio di cui dovrebbe venire a disporre il nuovo MNO”. Fastweb, in
buona sostanza, teme che il nuovo operatore, dopo aver conquistato un’ampia
fetta di mercato grazie all’aggressiva politica tariffaria già preannunciata da Niel,
finisca con l’avvicinarsi ai prezzi di Tim,
Vodafone e Wind3 senza però poterne
offrire la medesima qualità, col risultato
di peggiorare il livello medio dell’offerta
che il mercato propone all’utenza italiana.
Chiedendo al Tribunale dell’UE una pronuncia di annullamento integrale circa la
Decisione della Commissione, Fastweb
non soltanto minaccia l’effettiva nascita
di Free Mobile, ma rischia addirittura di
aumentare i tempi tecnici prima che la
fusione Wind e 3 divenga operativa. La
sentenza, infatti, è attesa non prima di 18
mesi: prima di allora le controllanti straniere potrebbero decidere di correre ai ripari
per limitare ogni rischio.
n.149 / 17
06 FEBBRAIO 2017
MAGAZINE
MERCATO Enel Open Fiber si è aggiudicata il primo bando realtivo alle aree in digital divide
Fibra per tutti, Enel Open Fiber straccia TIM
Il punteggio elevato ottenuto ha fatto però scattare la automatica procedura di verifica
E
di Roberto PEZZALI
nel Open Fiber sbanca il banco e
arriva prima in tutti i 5 lotti del primo bando Infratel per la connettività
nelle cosiddette aree “bianche” di sei regioni italiane, Abruzzo e Molise (lotto 1),
Emilia Romagna (lotto 2), Lombardia (lotto
3), Toscana (lotto 4) e Veneto (lotto 5).
Il bando, del valore di 1.4 miliardi di euro,
è destinato a cablare con la fibra quelle
aree che gli operatori definiscono “a fallimento di mercato”, ovvero quelle zone
d’Italia dove l’investimento difficilmente
verrà ripagato poi con i servizi offerti.
Enel Open Fiber avrebbe ottenuto quasi
massimo punteggio sbaragliando le altre
offerte, e proprio il superamento dei quattro quinti del punteggio massimo ha fatto
scattare in automatico la procedura di
verifica che deve ora accertare l’effettiva
fattibilità del progetto. Il bando prevedeva infatti il raggiungimento di 100 punti,
dove 70 punti venivano attribuiti per il
progetto tecnico e 30 per la parte economica, e in tutti i lotti Enel Open Fiber con
la sua proposta ha distanziato, di molto, i
suoi concorrenti. In Lombardia, ad esempio, ha raggiunto i 98,593 punti contro
gli 80,614 di TIM, in Abruzzo e Molise è
finita 98,090 a 70,718 e in Veneto 97,424
a 71,117.
TIM non era la sola a partecipare: EOF ha
infatti battuto anche Estra Spa in Toscana
(96,629 EOF, 72,830 Estra e 68,497 TIM)
e il consorzio Retelit, Eolo ed Eds in Emilia Romagna (97,270 EOF, 73.915 TIM e
63,610 gli altri).
“Qualora tale risultato fosse confermato
si tratterebbe di un notevole traguardo”
ha commentato un portavoce di Open Fiber. “Restiamo in attesa degli esiti ufficiali e delle verifiche specifiche sulle offerte
presentate”.
TIM però non ci sta e ha rilasciato una
nota sulla questione: “TIM prende atto
dell’attribuzione provvisoria dei punteggi
della gara Infratel, la cui parte tecnica è
stata esaminata in pochissimi giorni dalla Commissione e che vedrebbe attualmente offerte migliori della propria, sulle
quali tuttavia, stando alle indiscrezioni
di stampa, sono stati rilevati dalla Commissione stessa profili di anomalia.” TIM
precisa anche che “Le risultanze della
gara non hanno alcun impatto dal punto
di vista gestionale, strategico e di posizionamento di mercato della Società” e
afferma di voler andare avanti da sola anche in quelle aree con la propria rete offrendo ai suoi clienti il massimo possibile
della qualità grazie alla rete fissa e mobile. L’esito del bando, oltre alla verifica dell’offerta di Enel, deve comunque passare
un ulteriore ostacolo: infatti il TAR esaminerà il ricorso di TIM contro la stessa gara
promossa da Infratel. Secondo l’azienda
infatti la delibera di Agcom che ha stabilito le linee guida del bando sarebbe da
annullare, e se il TAR dovesse accettare
la richiesta sarebbe tutto da rifare. In
ogni caso, nel frattempo Open Fiber dimostra che fa sul serio, annunciando di
aver raggiunto il 50% di copertura della
città di Perugia con fibra FTTH.
MERCATO L’ultimo trimestre 2016 ha fatto segnare ancora utili, Amazon però fattura meno del previsto
Amazon chiude in attivo. Attesi nuovi investimenti
In arrivo investimenti per la rete logistica e per finanziare i contenuti originali Prime Video
U
di Dario RONZONI

n altro trimestre positivo per Amazon. L’ultimo scorcio di 2016 si è
chiuso per la società di Seattle
con un utile di esercizio di 749 milioni
di dollari, a fronte di un fatturato di 43,7
miliardi. Entrambi i dati sono in crescita
nel confronto con lo stesso periodo dello
scorso anno, rispettivamente del 55% e
del 22%. Numeri senza dubbio positivi,
ma leggermente inferiori alle attese degli
analisti, che avevano previsto per il periodo natalizio un fatturato di 44,7 miliardi.
Lo scarto ha così causato una flessione
del titolo Amazon sui mercati, con un
calo del 4% nelle ore immediatamente
torna al sommario
successive all’annuncio. Dando un’occhiata alle singole voci in bilancio, i servizi web di Amazon, in particolare la divisione cloud, sono ancora una volta la
locomotiva di Bezos e soci, con un utile
operativo di 926 milioni di dollari, in crescita del 60%. La divisione, che fornisce
servizi a società quali Netflix e Spotify,
ha fatturato 3,5 miliardi di dollari, il 46%
in più rispetto al 2015. I soli servizi web
abbiano incassato più di tutta la divisione retail Nord America.
Ma le ambizioni di Amazon non si fermano qui e nuovi sforzi sono ormai in
dirittura d’arrivo: è notizia di pochi giorni fa il progetto da 1,5 miliardi di dollari
per un hub cargo in Kentucky in grado
di ospitare la flotta di oltre 40 aerei Prime Air. Attesi ulteriori sforzi sul versante
Prime Video, ora disponibile in più di 200
Paesi e considerato un elemento strategico per le prossime mosse commerciali
del marchio statunitense. Un po’ come
avviene per Netflix, si preannunciano
investimenti cospicui nella produzione
di contenuti originali, che possano differenziare in modo indiscutibile il prodotto
Amazon rispetto alla concorrenza.
Asus, Denon,
Marantz, Philips
e Pioneer
pizzicate
a manipolare
i prezzi
Alcune delle più grandi
aziende di elettronica
di consumo sono
finite sotto la lente
dell’Unione Europea
che ha aperto
un’indagine: impedivano
ai negozi di e-commerce
di applicare i prezzi
che volevano
di Roberto PEZZALI
Il Commissario Europeo per la
concorrenza sul mercato Margrethe Vestager ha aperto tre
indagini sul comportamento all’interno dell’Unione Europea di
alcuni brand. Tra queste ci sono
aziende di videogiochi, per un
accorto con Valve legato al geoblocking dei contenuti, e aziende
che lavorano nel campo dell’elettronica di consumo. Asus, Denon
& Marantz, Philips e Pioneer sono
finite così sotto la lente della Commissione per aver violato le regole di concorrenza impedendo ai
commercianti online di praticare
il prezzo migliore. “L’eCommerce
dovrebbe dare ai consumatori la
possibilità di scegliere i prodotti
migliori al prezzo migliore, anche
comprando fuori confine – ha dichiarato il commissario - Alcune
aziende, che abbiamo messo
sotto indagine, lo hanno chiaramente impedito”.
Il comportamento di alcune delle
aziende sotto indagine potrebbe
essere ancora più grave: pare
infatti che alcune di loro imponessero ai negozianti l’utilizzo di
un software in grado di livellare
il prezzo portandolo allo stesso
livello dei concorrenti. Questo,
ovviamente, per impedire offerte stracciate e sottocosto su
certe tipologie di prodotto che
hanno mantenuto nel corso del
tempo un prezzo simile a quello
di listino.
n.149 / 17
06 FEBBRAIO 2017
MAGAZINE
MERCATO Il Tribunale di Milano ha accolto la richiesta di class action contro Samsung Italia, avrebbe indotto acquisti errati
Via libera alla class action contro Samsung
Indicazioni fuorvianti sulla memoria disponibile
Negli scorsi anni ha dato informazioni non veritiere sulla disponibilità di spazio per alcuni modelli di smartphone e tablet
N
di Roberto PEZZALI

on c’è pace per Samsung, neppure in Italia: prima il sequestro degli smartphone per
presunta violazione di brevetto, ora la class
action per una questione che risale a diversi anni
fa, quando ancora il produttore non dichiarava la
quantità reale di spazio disponibile su smartphone
e tablet.
Con un’ordinanza nei giorni scorsi il Tribunale di Milano ha ammesso infatti la class action di Altroconsumo
contro Samsung Italia: i clienti di Samsung che hanno acquistato determinati modelli di smartphone e
tablet potranno partecipare all’azione collettiva per
cercare di avere un rimborso che, nel caso di vittoria, potrebbe anche essere sostanzioso. Samsung
nel 2014 era già stata multata da Agcom per la mancata dichiarazione dei valori reali di memoria libera
sui suoi prodotti, e da allora ha introdotto sul sito e
nella comunicazione istituzionale anche la quantità
di memoria effettiva disponibile: proprio per questo
motivo siamo di fronte esclusivamente a modelli in
vendita negli anni dal 2009 al 2014.
“Una decisione storica, perché legata a un’azione
collettiva di risarcimento che nasce in Italia e i cui
effetti ricadranno ovunque, investendo un colosso
della telefonia e dell’elettronica presente sul mercato internazionale” dichiara Marco Pierani, direttore relazioni esterne per Altroconsumo.
“L’obiettivo dell’azione di Altroconsumo è semplice
e complesso insieme: eliminare le pratiche che negano la trasparenza vuol dire sgomberare elementi
strutturali di disturbo allo sviluppo del mercato e
alla fiducia dei consumatori. Imprese, operatori
economici e consumatori non devono agire su fronti
opposti: l’empowerment del consumatore può solo
giovare ad un mercato in piena evoluzione di sistema” ha concluso Pierani.
I modelli che rientrano nella class action sono quelli
indicati nelle tabele in questa pagina e devono essere stati acquistati nel range di date indicate, non
oltre. Samsung, secondo l’Ansa, ha espresso il proprio disaccordo e ha comunicato che sta valutando
la possibilità di proporre reclamo contro l’ordinanza.
In ogni caso, sempre secondo Samsung “i fatti oggetto della decisione si riferiscono esclusivamente
al periodo 2009-2014 e solo ad un numero molto
limitato di vecchi modelli”.
Per aderire infatti alla class action si dovrà necessariamente fornire come prova lo scontrino d’acquisto,
ed è probabile che in moltissimi casi, soprattutto sui
prodotti di fascia bassa, gli utenti non abbiano tenuto affatto la ricevuta, anche perché ormai la garanzia
è scaduta.
Gli utenti avranno tempo per aderire fino al
torna al sommario
SMARTPHONE
15 luglio 2017, e sia Samsung sia Altroconsumo dovranno pubblicare sui siti in modo continuativo un
messaggio che informa i consumatori della cosa.
Scaduta la data sarà un giudice a stabilire se avrà
ragione Samsung o se hanno ragione i consumatori
che si sono sentiti “ingannati” da quella che hanno giudicato una indicazione fuorviante di spazio
libero. Una situazione, che, è bene ricordarlo, vale
per ogni prodotto di qualsiasi brand con hard disk
o memorie dotato di sistema operativo: lo spazio
dichiarato sui volantini o sui depliant non sarà mai
disponibile per l’utente al 100%.
Per lo stesso motivo è stata denunciata anche
Apple, ma essendo due procedimenti distinti bisogna aspettare per vedere che decisione sarà presa:
sarà class action anche per lei?
MODELLO
DATA D’ACQUISTO
ACE 4 SM-G357FZ
Tra il 16/8/2009
e il 19/12/2014
ACE II
Tra il 16/8/2009
e il 19/12/2014
CORE PLUS SM-G350
Tra il 16/8/2009 e il
19/12/2014
EXPRESS II SM-G3815
Tra il 16/8/2009
e il 19/12/2014
GRAND NEO GT-I9060
Tra il 16/8/2009 e il
19/12/2014
MINI 2
Tra il 16/8/2009
e il 19/12/2014
S III MINI GT-I8200
Tra il 16/8/2009
e il 19/12/2014
S III NEO GT-I9301
Tra il 16/8/2009
e il 19/12/2014
S4 MINI (3G + 8GB)
Tra il 16/8/2009
e il 19/12/2014
TABLET
MODELLO
DATA D’ACQUISTO
NOTE PRO
Tra il 16/8/2009
e il 19/12/2014
S4 MINI GT-I9195
Tra il 16/8/2009
e il 19/12/2014
TAB 3 10.1
Tra il 16/8/2009
e il 19/12/2014
S5 MINI SM-G800F
Tra il 16/8/2009
e il 19/12/2014
TAB 3 8”
Tra il 16/8/2009
e il 19/12/2014
X COVER
Tra il 16/8/2009
e il 19/12/2014
TAB 3 LITE
Tra il 16/8/2009
e il 19/12/2014
X COVER 2
Tra il 16/8/2009
e il 19/12/2014
TAB 4 10.1
Tra il 16/8/2009
e il 19/12/2014
YOUNG
Tra il 16/8/2009
e il 19/12/2014
TAB S 8.4
Tra il 16/8/2009
e il 19/12/2014
S4 GT-I9505
Tra il 16/8/2009
e il 24/11/2014
TAB S 10.5
Tra il 16/8/2009
e il 24/11/2014
S5 SM-G900F
Tra il 16/8/2009
e il 24/11/2014
n.149 / 17
06 FEBBRAIO 2017
MAGAZINE
MERCATO I settori TV e Air & Home hanno fatto registrare i profitti più alti della loro storia
I TV OLED fanno volare alto i profitti di LG
Purtroppo il risultato positivo è rovinato dalle perdite della divisione mobile e automotive
di Roberto PEZZALI
L
G che viaggia a due velocità: due divisioni accelerano e vanno fortissimo,
altre due frenano. L’azienda ha infatti
registrato un profitto operativo per il 2016
di 1.16 miliardi di dollari americani (+12.2%
rispetto al 2015) grazie alle prestazioni delle divisioni home appliances, air solutions
e home entertainment, ma se si guarda ai
risultati del quarto trimestre emerge una
perdita netta di 223.98 milioni di USD a
causa delle perdite nelle divisioni mobile
communications e vehicle components.
Nel dettaglio la divisione LG Home
Entertainment Company ha chiuso un
trimestre da favola con 4.15 miliardi di
dollari di fatturato, una crescita del 15.7 %
rispetto allo stesso trimestre dello scorso
anno realizzato soprattutto con le vendite
dei TV OLED 4K di fascia alta. Il profitto
operativo dell’intera divisione TV e audio,
pari a 1.07 miliardi di dollari, è stato il più
alto della storia di LG e il fatturato della
divisione per tutto il 2016, 15.08 miliardi di
dollari, il migliore tra tutte le divisioni LG.
LG, grazie ai prodotti presentati a Las
Vegas, si aspetta di migliorare ulteriormente le performance nel prossimo anno
grazie anche all’arrivo di altri produttori
nel segmento OLED, che aiuteranno
l’azienda a rafforzare nei consumatori
l’idea che OLED è il futuro, LCD il passato. Tuttavia se la divisione TV va a gonfie
vele la divisione mobile perde i pezzi, e
LG deve ringraziare solo il V20 se il rosso
non è così “profondo”. LG Mobile ha infatti fatto registrare un +15.4% rispetto allo
scorso anno grazie alle vendite del V20,
ma gli scarsi risultati del G5 e i pesanti investimenti di maketing hanno azzerato i
guadagni. LG in ogni caso crede di poter
invertire questa tendenza grazie al nuovo
top di gamma che verrà lanciato presto,
con la speranza che possa migliorare
quanto di buono ha già fatto la serie V.
MERCATO Il nuovo modem Fastweb FASTGate è pensato per ottimizzare la copertura wireless
Fastweb lancia il modem superveloce per la fibra
Il modem sarà gratis solo per i nuovi abbonati, per tutti gli altri il costo è pari a 149 euro
F
di Roberto PEZZALI

astweb ha un nuovo modem per la
sua rete. La nuova generazione di
FASTGate porta in dote non solo
un nuovo design più moderno e accattivante ma anche una serie di novità che
i clienti sicuramente apprezzeranno. La
prima è il potenziamento della sezione
wireless: difficile oggi trovare case cablate con rete fissa, e il modem rappresenta per moltissime famiglie anche l’unico
hotspot di casa. FastGATE promette velocità in Wi-Fi, elevata copertura e anche
un controllo migliorato grazie all’app per
smartphone che permette di configurare
il prodotto. Il nuovo modem di Fastweb è
pensato già per le reti in fibra: oltre alla
connessione classica integra sul retro
una porta in fibra ottica per l’accesso
diretto alla rete. FASTGate offre una connessione dual band con 6 antenne che
può arrivare fino ad 1 Gbps di velocità se
il dispositivo connesso riesce a sfruttare
tutti i canali: per la precisioni sono presenti un modulo 802.11n 2x2@2,4GHz
torna al sommario
e un modulo 802.11ac
4x4@5GHz. Sul retro
non mancano le classiche porte gigabit
ethernet, ben quattro, e due porte USB
che possono essere
sfruttate per la condivisione di contenuti
in rete tramite server
DLNA uPNP. Fastweb
ha cambiato anche il
processore all’interno, per evitare che il
firewall integrato possa rappresentare,
se attivato e con tante regole, un collo di
bottiglia per le connessioni super veloci:
compatibile IPv6 il nuovo SoC assicura la
piena banda passante e anche la gestione delle priorità di accesso ai vari client
connessi. Rispetto ai modelli precedenti
l’utente può gestire il modem attraverso
l’app MyFastweb: con uno smartphone si
possono controllare le performance della connessione, programmare quando
accendere e spegnere il Wi-Fi in casa,
creare una rete Wi-Fi per gli ospiti con
password personalizzata, configurare il
parental control e soprattutto di decidere a quale dispositivo dare priorità nella
navigazione, ad esempio uno streaming
4K di Netflix.
Per i nuovi clienti che si abbonano online
il nuovo modem sarà gratis, per gli altri
costerà 1,95 al mese per 36 mesi, sia chi
si abbona in un punto vendita sia chi è
già clienti. Questi ultimi possono solo
prenotarlo al momento: sarà consegnato
solo ad aprile.
Ma quale Note 7
Per Samsung
è il miglior
trimestre
dal 2013
Ottimi risultati
economici per il brand
coreano nell’ultimo
trimestre del 2016
La temuta onda lunga
del battery gate non si
è verificata, rintuzzata
dai dati di vendita
di display e mobile
di Dario RONZONI
La pubblicazione dei conti del
colosso coreano relativi all’ultimo
trimestre del 2016 cancella tutti i
timori innescati dall’affaire Galaxy
Note 7, il phablet ritirato dal mercato dopo una clamorosa serie
di esplosioni e incendi. Samsung
registra un utile di esercizio pari a
7,2 miliardi di dollari su un fatturato
complessivo di 45,8 miliardi. Si tratta di un aumento degli utili pari a
oltre il 50% rispetto allo stesso periodo del 2015. E non solo: l’ultimo
trimestre del 2016 è il migliore da
oltre tre anni a questa parte. Il ritiro
del Note 7 non è però stato indolore: i contraccolpi maggiori si sono
registrati nel terzo trimestre fiscale
del 2016, con una decurtazione
degli utili previsti di circa 2,2 miliardi di dollari. Il timore, non del tutto
infondato, riguardava eventuali effetti di lungo periodo, che tuttavia
non si sono verificati. A rafforzare
i conti di Samsung hanno contribuito gli ottimi risultati di vendita
di display e la forte espansione del
segmento storage. Da non sottovalutare neppure il deprezzamento del wong nei confronti del dollaro, che ha favorito le esportazioni.
Tiene bene la divisione mobile, che
ha registrato un incremento nei
profitti del 4% su base annua. Su
questo fronte, l’esordio nel corso
dell’anno del Galaxy S8 e, pare, la
riconferma del brand Note dopo il
disastro di fine 2016, saranno passaggi cruciali, che indicheranno
la rotta del colosso coreano da
qui ai prossimi mesi.
n.149 / 17
06 FEBBRAIO 2017
MAGAZINE
ENTERTAINMENT I soggetti coinvolti rischiano fino a 4 anni di reclusione e 15.000 euro di multa
Colpo delle Fiamme Gialle contro la pirateria
Trasmettevano Sky e Mediaset a 70 € l’anno
Sono state individuate a Napoli tre centrali di trasmissione di contenuti televisivi pirata
L
Disponibile l’ultima
versione del software
media center
open-source. Nuove
skin ottimizzate anche
per dispositivi touch
e player video rinnovato
di Emanuele VILLA
e Fiamme Gialle hanno sferrato un
duro colpo alla pirateria audiovisiva
individuando a Napoli tre centrali
di trasmissione di programmi televisivi
e sequestrando tre centrali televisive e
materiale per circa 76.000 euro: 18.000
euro in contanti, 17 carte postepay, 235
decoder, 104 smart card e 43 computer.
Il meccanismo era quello della ritrasmissione su web dei contenuti più pregiati delle Pay TV italiane, ovvero quelli
esclusivi (show, serie TV) e soprattutto
gli sportivi (non per niente l’operazione
della GdF si chiama Match Off 3.0). I pirati, muniti di una batteria di decoder e
card Sky e Mediaset Premium, decodificavano i contenuti e li ritrasmettevano
in tempo reale su web, facendosi pagare
un forfettario di circa 70 euro annuali,
una cifra corrispondente a poco più del
10% di un buon abbonamento legale e
completo.
La qualità non sarà stata paragonabile
a quella originale, per non parlare di più
che probabili fenomeni di latenza del
segnale, ma evidentemente - a giudicare dall’infrastruttura - l’abbonamento
al 10% del prezzo ufficiale faceva comunque gola. La GdF comunica che le
di Giulio MINOTTI
centrali di trasmissione sono gestite da
un soggetto residente in Svizzera ma
di fatto domiciliato a Scampia; il gruppo forniva in abbonamento annuale sia
canali live (supponiamo, principalmente
le partite di calcio nazionali e internazionali) ma anche un pacchetto di contenuti
on demand proprio come fanno le emittenti pay nei loro servizi broadcast o in
streaming online.
Nell’operazione di sequestro, le Fiamme
Gialle hanno identificato un’ulteriore attività criminale: tra il materiale presente
sono state rinvenute decine di fotocopie di carte d’identità di persone del
tutto ignare, il che configura un vero e
proprio furto d’identità. Nei confronti dei
soggetti è stata contestata la violazione
dell’art.171-ter della Legge 633/41, che
prevede la reclusione fino a 4 anni e la
multa di € 15.000.
ENTERTAINMENT 20 successi dell’ultima stagione cinematografica in esclusiva su Tim Vision
I grandi film Rai Cinema in anteprima su Tim Vision
Il catalogo Tim Vision impreziosito da un’offerta premium molto interessante ed esclusiva
di Alvise SALICE
im Vision, la piattaforma on demand di Telecom, ha annunciato il
raggiungimento di un accordo con
Rai Cinema che garantisce agli abbonati
del servizio TIM la visione in anteprima di
tutti i 20 film del listino cinematografico
Rai Cinema/01 proiettati nelle sale cinematografiche nel corso degli ultimi mesi.
Il catalogo Tim Vision viene così impreziosito da un’offerta premium altamente
esclusiva, arricchendo il già sostanzioso
pacchetto Rai che include nel proprio
catalogo, e che comprende oltre 200
film, più di 500 ore di fiction e programmi TV e l’offerta televisiva degli ultimi 7

T
torna al sommario
Kodi 17 Krypton
interfaccia
rinnovata
e nuove
funzionalità
giorni delle principali reti free to
air.
Il ciclo di grandi
novità cinematografiche verrà
inaugurato
da
La corrispondenza di Giuseppe
Tornatore e si
concluderà con l’ultima pellicola di
Alessandro Siani, Mr. Felicità, uscito al
cinema l’1 gennaio scorso. Tra gli altri
successi cinematografici del 2016 inclusi nell’accordo anche La pazza gioia di
Paolo Virzì , In guerra per amore di Pif
e L’estate addosso di Gabriele Muccino
e soprattutto Veloce come il vento di
Matteo Rovere, il capolavoro premiato
da critica e pubblico, che ha segnato lo
straordinario ritorno sugli scudi di Stefano Accorsi.
La versione stabile di Kodi
17 Krypton è finalmente disponibile per il download anche in versione mobile. Questo media center
è, inoltre, scaricabile direttamente
sul Windows Store e da Google
Play. Un’edizione profondamente
rinnovata che presenta numerose
novità (qui l’elenco completo) a
partire dalle nuove skin per l’interfaccia, denominate Estuary ed
Estouchy, quest’ultima ottimizzata
per i dispositivi touch. Migliorata
anche la sezione dedicata alle
Impostazioni, quella dedicata al
live TV (PVR) ora più semplice ed
intuitiva e la gestione degli addon, con un player video completamente riscritto. Per quanto riguarda invece la versione Android,
Kodi 17 introduce il passthrough
per l’audio nei formati DTS, DTSHD, DTS-X, Dolby TrueHD e Dolby
ATMOS. Funzione utile nei media
center equipaggiati con il sistema
operativo di Google. E’ bene ricordare che ora questo software
sarà installabile solo sui device
con a bordo Android 5.0 o una
versione successiva; inoltre potrebbero sorgere dei problemi di
compatibilità con i dispositivi basati su chip AMLogic. Tra le altre
novità arrivano anche gli add-on
per la configurazione dei game
controller ed una rinnovata interfaccia Web denominata Chorus2.
n.149 / 17
06 FEBBRAIO 2017
MAGAZINE
ENTERTAINMENT HD gratuito per chi ha un ticket già attivo, per gli altri costa 2.99 euro al mese
Now TV ora è in HD, escluso però lo sport
Purtroppo partite e altri eventi sportivi verranno trasmessi ancora in standard definition
di Roberto PEZZALI
N
ow TV passa all’HD. Sky ha rivisto
l’implementazione tecnica della
sua piattaforma solo streaming
per poter offrire, finalmente, i contenuti in
alta definizione allineandosi ai principali
competitor. Per la precisione Now TV offrirà i canali lineari in HD a 720p, mentre i
contenuti onDemand saranno disponibili,
banda permettendo, fino a 1080p. Siamo
di fronte comunque ad una offerta “dimezzata” per l’alta definizione: se i ticket
Cinema, Intrattenimento e Serie TV beneficeranno dell’HD, i ticket sportivi resteranno a definizione standard, una scelta
questa che farà discutere e che crediamo sia dovuta non tanto a preservare il
sistema parabola ma piuttosto per capire
come si comporta l’infrastruttura: lo sport
è un evento che si fruisce quasi esclusivamente in modalità lineare e milioni di
accessi concorrenti HD potrebbero creare problemi. Lo specchietto in apertura
mostra i canali che saranno disponibili a
seconda dei pacchetti.
L’alta definizione sarà disponibile solo su
un determinato set di dispositivi: il set top
box di Now TV è ovviamente HD, anche
i primissimi modelli marchiati Sky OnLine,
e la stessa cosa vale anche per console e
Smart TV, ma solo le Samsung comprese
in questa lista. Tablet e smartphone, per
la tipologia di prodotto e la dimensione
dello schermo, non supporteranno lo
streaming HD.
Per quanto riguarda i prezzi l’opzione HD
costerà 2.99 euro al mese, ma chi è già
abbonato e ha attivo almeno un ticket (al
28 febbraio 2017) avrà l’alta definizione
gratuita fino a quando non bloccherà il
rinnovo. A quel punto tornerà a pagare
tutto a prezzo pieno. Now TV ha preparato anche una promozione HD valida fino
al 28 febbraio: 9,99 euro al mese con HD
Google ha smesso
di usare l’H264
per i video in 4K e HDR
su YouTube. Tagliato
fuori Safari, l’unico
browser che non
supporta il codec VP9
Una mossa per spingere
Apple ad adottare
un formato da sempre
osteggiato
di Roberto PEZZALI
per due ticket e 14.99 euro al mese per 3
ticket, sempre con l’HD. Una offerta comunque temporanea: dal quarto mese si
pagherà infatti il prezzo di listino in vigore.
L’offerta HD resterà invece sempre gratuita per chi sottoscriverà insieme i 3 ticket
Cinema, Serie TV e Intrattenimento.
ENTERTAINMENT Sky annuncia il lancio in UK dell’offerta via rete senza l’ausilio di parabola
Meno parabola e più fibra nel futuro di Sky
In Italia l’offerta su fibra è già disponibile, anche se per ora è vincolata all’operatore TIM
di Roberto PEZZALI
uello di Sky Italia è stato un buon
trimestre: 45.000 nuovi abbonati, profitti operativi in crescita a 81
milioni di euro e un +14% sulla raccolta
pubblicitaria. Il bilancio di Sky è però una
occasione ghiotta per vedere anche cosa
ha intenzione di fare la pay TV nel corso
dell’anno, e dopo aver confermato l’arrivo
dell’app destinata ai bambini e del nuovo
decoder in Italia Sky si prepara a rivoluzionare il suo servizio in UK.
La parabola inizia a stare stretta: i costi
dei diritti della Premier League alle stelle
e il cambio poco favorevole per la sterlina hanno costretto Sky a rivedere parte
della sua strategia per catturare più clienti. L’emittente ha così annunciato che dal
2018 l’intera offerta e tutti i servizi saranno disponibili in UK anche via broadband,
quindi senza la necessità di una parabola. Una “bomba” per il popolo inglese,

Q
torna al sommario
soprattutto quelli
delle grandi città
dove non è sempre facile installare
l’antenna sul tetto o sul balcone:
nei primi mesi del
prossimo anno tutti
i 280 canali saranno disponibili quindi tramite internet
sfruttando il nuovo decoder Sky Q. Una
soluzione possibile grazie alla polivalenza
di Sky: in UK infatti Sky non è solo pay TV
ma è pure provider, anche se non è dato
sapere se le due cose saranno necessariamente legate.
In Italia una volta tanto siamo avanti: quello
che vuole fare l’Inghilterra è praticamente
quello che già offre TIM Sky, la soluzione
già sottoscrivibile che permette di fruire
dell’offerta Sky su fibra TIM. Una opzione
Scherzetto
di Google a Apple
YouTube
non va più in 4K
su Safari
questa che oggi è vincolata a TIM come
operatore e quindi ad un doppio contratto, ma che in futuro, con il nuovo trend
“satellite-free”, potrebbe diventare anche
una scelta libera. Nonostante i ritardi nelle
aree bianche il cablaggio delle principali
città in fibra procede a gonfie vele: nel
2018/2019 le famiglie che potrebbero
potenzialmente attivare un abbonamento
pay solo broadband saranno milioni. Tutti
potenziali clienti.
Google ha smesso di codificare
contenuti Ultra HD in H.264 e ha
iniziato a distribuire i nuovi video
caricati sfruttando il suo codec video VP9. Una scelta che mette i
bastoni tra le ruote ad Apple, che
non ha mai appoggiato il codec
di Google preferendo soluzioni
come l’HEVC e l’H.264 stesso.
Una questione che si trascina da
tempo, fin dal 2010, quando lo
stesso Steve Jobs giudicò il VP8
una copia mal riuscita e scritta
male dell’H.264.
Chi oggi vuole vedere un video caricato in 4K su Youtube deve usare Chrome, Edge, Firefox o Opera,
mentre coloro che usano sia Safari
sia Safari Mobile avranno accesso
solo a contenuti con risoluzione
ridotta, massimo 2K. La cosa vale
non solo per il browser ma anche
per le app che sfruttando l’engine
di Safari: ad Apple il VP9 proprio
non piace. Restano disponibili i
video 4K caricati negli anni precedenti, sempre che Google non
decida di ricodificarli cancellando
la versione H.264: un portavoce di
Google ha comunque assicurato
che i vecchi video non verranno
toccati. La cosa riguarda ovviamente non solo i video classici ma
anche i video HDR e quelli VR, che
grazie al 4K godono di miglior risoluzione: serve un browser diverso. La palla passa ora a Apple: si
farà piacere il VP9 o continuerà a
snobbare il codec di Google?
P5 Wireless.
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il cavo ma il suono
è rimasto lo stesso.
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n.149 / 17
06 FEBBRAIO 2017
MAGAZINE
ENTERTAINMENT Il Mondiale è un’esclusiva Sky ma alcuni GP saranno trasmessi anche dalla Rai
Formula 1, ecco il calendario dei GP 2017
Niente sorprese e nessuna conferma ufficiale per la trasmissione delle gare in 4K su Sky
S
di Roberto FAGGIANO
ky ha diffuso il calendario delle
gare del campionato di Formula 1
2017 che saranno visibili in diretta
esclusivamente sul canale 207. Anche
quest’anno le gare in esclusiva saranno
undici mentre le rimanenti nove saranno
visibili in chiaro e in diretta anche su Rai
HD. Rispetto allo scorso anno si correrà
una gara in meno, perchè il GP di Germania è stato annullato per motivi economici. Si aspettava anche l’annuncio
della trasmissione in risoluzione 4K delle
gare anche in Italia, ma al momento non
ci sono conferme. Nel calendario spicca
come lo scorso anno una fase iniziale
tutta a favore di Sky, con quattro gare
in esclusiva su cinque, mentre saranno
visibili in chiaro - tra le altre - le gare di
Monaco, Monza, Austria e Stati Uniti. Per
quanto riguarda le differite Rai gli orari saranno alle ore 14 circa per le gare
disputate durante la notte e al mattino
mentre si andrà in prima serata alle ore
21 circa per le gare disputate nel pomeriggio. Le prove libere delle gare visibili
in chiaro saranno trasmesse in diretta
da RaiSport HD mentre le prove cronometrate saranno trasmesse su Rai 2 HD.
Visione in differita sugli stessi canali per
le gare esclusiva Sky. Per vedere legalmente in diretta tutte le gare sul digitale
terrestre senza pagare bisogna essere
privilegiati: chi abita nelle vicinanze del
confine svizzero potrà seguire tutte le
gare (in definizione standard) su RSI La2,
chi abita nei pressi del confine sloveno
FORMULA 1 - CALENDARIO 2017
26 MARZO - GP AUSTRALIA (MELBOURNE) - ESCLUSIVA SKY
9 APRILE - GP CINA (SHANGHAI) - ESCLUSIVA SKY
16 APRILE - GP BAHRAIN - DIRETTA SKY E RAI
30 APRILE - GP RUSSIA (SOCHI) - ESCLUSIVA SKY
14 MAGGIO - GP SPAGNA (BARCELLONA) - ESCLUSIVA SKY
28 MAGGIO - GP MONACO - DIRETTA SKY E RAI
11 GIUGNO - GP CANADA (MONTREAL) - ESCLUSIVA SKY
25 GIUGNO - GP EUROPA (BAKU, AZERBAIGIAN) - ESCLUSIVA SKY
9 LUGLIO - GP AUSTRIA (SPIELBERG) - DIRETTA SKY E RAI
16 LUGLIO - GP GRAN BRETAGNA (SILVERSTONE) - ESCLUSIVA SKY
30 LUGLIO - GP UNGHERIA (BUDAPEST) - DIRETTA SKY E RAI
27 AGOSTO - GP BELGIO (SPA-FRANCORCHAMPS) - ESCLUSIVA SKY
3 SETTEMBRE - GP ITALIA (MONZA) - DIRETTA SKY E RAI
17 SETTEMBRE - GP SINGAPORE - DIRETTA SKY E RAI
1 OTTOBRE - GP MALESIA (SEPANG) - ESCLUSIVA SKY
8 OTTOBRE - GP GIAPPONE (SUZUKA) - ESCLUSIVA SKY
22 OTTOBRE - GP STATI UNITI (AUSTIN) - DIRETTA SKY E RAI
29 OTTOBRE - GP MESSICO (CITTÀ DEL MESSICO) - DIRETTA SKY E RAI
12 NOVEMBRE - GP BRASILE (SAN PAOLO) - ESCLUSIVA SKY
26 NOVEMBRE - GP EMIRATI ARABI (ABU DHABI) - DIRETTA SKY E RAI
potrà seguire le gare in HD sulla TV slovena, chi abita nelle provincie di Trento
e Bolzano potrà seguire le gare (in HD)
sul canale austriaco ORF ritrasmesso in
digitale terrestre per accordi locali. Sul
satellite invece la sola alternativa è il canale svizzero tedesco RTL, che trasmette però solo da Astra (19,2° Est).
ENTERTAINMENT Il regista canadese sarà dietro la macchina da presa per una nuova impresa
Denis Villeneuve alla regia per l’epica saga di Dune
Darà nuova vita alla saga di Dune, dopo lo storico kolossal di David Lynch che risale al 1984
D
di Michele LEPORI

enis Villeneuve, reduce del successo già ottenuto con Arrival,
e a quello per ora solo annunciato con Blade Runner 2049, si appresta a seguire la regia del reboot
(dopo 33 anni) della saga fantascientifica di Dune al cinema.
Ad annunciarlo, con un tweet, Brian
Herbert: il figlio di Frank Herbert ha
informato il mondo che il progetto
torna al sommario
nato dalla mente del padre tornerà
sul grande schermo con un remake
del primo romanzo omonimo Dune,
appunto, che ad detiene ancora il record di romanzo fantascientifico più
venduto al mondo con più di 12 milioni
di copie vendute. Legendary Pictures
ancora non ha fornito nessun tipo di
indicazioni sul cast o sulla finestra
temporale d’uscita, ma almeno un
paio d’anni d’attesa sono ampiamente
ipotizzabili.
Facebook
pensa al video
on demand
Diventerà
un concorrente
di Netflix?
Facebook starebbe
lavorando a un’app
per TV e set top box
come la Apple TV
Per i contenuti si parla
di contatti tra Facebook
e le case produttrici
di contenuti
di Emanuele VILLA
Facebook starebbe lavorando a
una nuova app per TV, ma non
una classica applicazione per
visualizzare i video del feed su
uno schermo più grande bensì un vero e proprio servizio di
Video on Demand. Un’alternativa a Netflix, per capirci. L’indiscrezione arriva dal Wall Street
Journal, secondo cui Facebook
starebbe trattando con le case
produttrici di contenuti per la TV.
Il che pone tutto su un piano nettamente differente, perché apre
la porta a diverse ipotesi.
La più importante riguarda la
forma di business che potrebbe
assumere un servizio del genere. Un servizio di Facebook con
serial televisivi e film, funzionerebbe con un canone mensile
premium sullo stile di Netflix?
O il tutto verrebbe ripagato dalla pubblicità su cui Facebook
basa gran parte del suo fatturato? Un’altra domanda, viste le
scarse informazioni sulla natura
e la fattura dell’applicazione, riguardano i contenuti generati
dagli utenti. Che fine farebbero
i video caricati dagli utenti di Facebook? Rimarrebbero confinati
al social network o entrerebbero
a far parte di questa nuova app?
I dettagli al momento sono ancora pochi, ma sembra molto concreta l’ipotesi che il tutto prenda
vita a partire dalla Apple TV, un
ottimo punto di partenza per
sondare il campo, almeno negli
Stati Uniti.
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06 FEBBRAIO 2017
MAGAZINE
ENTERTAINMENT Il catalogo di Amazon Prime Video si arricchisce con un’attesa new entry
Amazon Prime Video: il 10 febbraio arriva
la stagione 2 di The Man in the High Castle
Ritorni, addii ed un finale da perdere la testa in 10 puntate da godere tutto d’un fiato
D
di Roberto PEZZALI
opo Sneaky Pete, serie prodotta
e interpretata da Bryan Cranston,
reso famoso dalla incredibile interpretazione di Walter White in Breaking
Bad, ecco la notizia che molti abbonati
ad Amazon Prime Video aspettavano
da quasi due mesi: il 10 febbraio la
piattaforma entertainment di Amazon
porterà finalmente anche in Italia l’attesissima seconda stagione del successo mondiale The Man in the High
Castle. La serie, per chi non ne avesse
mai sentito parlare, racconta la storia
di un mondo alternativo dove le forze
dell’Asse vincono la seconda guerra
mondiale, mettono in ginocchio l’ex-superpotenza americana e si spartiscono
il mondo intero. La storia si concentra
tuttavia sulle vite di alcuni personaggi
che vivono in una East Coast (il Great
Nazi Reich) sotto controllo tedesco ed una
West Coast (le colonie
del Pacific State) sotto
l’influenza
imperiale
giapponese.
Il climax dell’ultima
puntata della prima stagione ha dato qualche
spiegazione in più sull’importanza dei “filmati”, film di guerra a loro volta distopici
per un mondo che vede allo specchio
la nostra realtà: l’ossessione del Führer
non si placherà e toccherà all’ufficiale
SS Obergruppenführer John Smith (interpretato dal bravissimo Rupert Evans)
stanare le manovre del terribile uomo
che da il nome alla serie. Con lui, l’ufficiale del Kampeitai Takeshi Kido magistralmente interpretato da un Joel de la
Fuente sempre più calato nel ruolo del
ENTERTAINMENT
Netflix
Con Android
ora si possono
scaricare film

Netflix, per motivi legati alla protezione dei contenuti, aveva in un
primo momento impedito di salvare i
contenuti offline su SD Card ma ora,
con un aggiornamento dell’applicazione, aggiunge alle impostazioni di
download anche la scelta della memoria di destinazione, o la memoria
interna oppure una SD Card, previa
autorizzazione. Netflix ha trovato
probabilmente un sistema efficace
per proteggere il contenuto scaricato,
e in questo modo sarà quindi possibile
con una memoria capiente scaricare
tanti contenuti e soprattutto scaricare
questi contenuti alla massima qualità
disponibile. Valgono comunque le
logiche classiche per il download: si
possono scaricare contenuti fino a
riempire la card, ma questi contenuti
scadono dopo un periodo di tempo
predefinito, trascorso il quale dovranno essere riscaricati.
torna al sommario
Fa discutere
il comunicato TP Vision
relativo all’erogazione
di banner pubblicitari
su Smart TV Android
In realtà cambia solo
il gestore, la pubblicità
è già presente
feroce e cinico ufficiale: sullo sfondo
di una pace sempre più a rischio fra il
Terzo Reich e l’impero del Sol Levante,
continuerà anche il viaggio di Joe (Luke
Kleintank) per affrontare i demoni del
suo passato e di Juliana (la splendida
Alexa Davalos), in cerca di risposte sulla vera ragion d’essere dei filmati.
Per scoprire come la serie si stacca
definitivamente dal romanzo originale,
appuntamento su Amazon Video.
ENTERTAINMENT tivùsat mette Rai 1 HD sul primo canale
Nuova numerazione tivùsat
Finalmente ora l’HD viene prima
I
La pubblicità
su Smart TV
Philips c’è già
e nessuno si
è mai lamentato
di Roberto PEZZALI
canali HD al posto
dell’SD: tivùsat da
domani proverà in via
sperimentale la nuova
gestione della numerazione che invertirà,
automaticamente
sui
decoder e sui televisori
abilitati, la numerazione
dei canali. Rai 1 HD, Rai
2 HD e tutti gli altri canali HD prenderanno così in automatico il posto dei rispettivi canali SD nella posizione che gli spetta di diritto, ovvero la numerazione bassa del telecomando. Sarà
una prova generale, ma solo se dovessero sopraggiungere problemi la funzione
verrà disattivata temporaneamente, altrimenti resterà attiva. L’opzione di inversione
sarà totalmente automatica se il decoder o il TV sono compatibili (servono prodotti
di ultima generazione): l’utente sarà comunque libero di cambiare ordinamento e
spostare canali a piacimento. Un’ottima notizia per coloro che guardano abitualmente la piattaforma satellitare gratuita, l’unica soluzione “free” per poter godere
di un buon numero di canali HD. La speranza, ora, è che con una nuova versione di
LCN avanzato anche sul digitale terrestre si possa decidere di dare priorità ai canali
in alta definizione: solo abolendo il “501” si potrà finalmente far capire a tutti che
esiste già un modo per poter vedere meglio la TV tutti i giorni.
di Roberto PEZZALI
I TV Philips mostreranno pubblicità
in target con le abitudini dell’utente all’interno dell’interfaccia Smart
TV. La notizia, rilasciata da TPVision, ha suscitato preoccupazione
tra chi ha acquistato un televisore
Philips Android TV e anche qualche protesta da parte di chi, dopo
aver pagato il televisore di tasca
propria, non vorrebbe trovarsi pubblicità o banner mentre naviga tra
menu e interfaccia.
In realtà, ci fa sapere TPVision,
non cambierà nulla: come succede
anche su altre piattaforme Smart
all’interno dell’interfaccia dei TV
Philips ci sono già piccoli spazi che
vengono usati per visualizzare inserzioni. Quello che cambierà sarà
la modalità di erogazione: il nuovo
gestore permetterà a Philips di offrire pubblicità in target con l’utente, una opzione questa che però il
consumatore potrà disattivare non
accettando la politica sui cookies.
Nessuna preoccupazione quindi: non aumenteranno gli spazi e
non ci saranno pubblicità invasive
come pre-roll e video, lo spazio dedicato alla pubblicità sarà lo stesso
che Philips sta già usando sui TV
nelle case e in vendita.
Tuttavia resta un punto che andrebbe discusso per tutti i produttori: è
giusto usare l’interfaccia smart di
una TV per mostrare inserzioni?
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06 FEBBRAIO 2017
MAGAZINE
ENTERTAINMENT La saga di Harry Potter in Blu-ray Ultra HD HDR con traccia originale in DTS:X
Harry Potter rivive in 4K HDR su Blu-ray
L’uscita dei primi quattro dischi, corrispondenti ai 4 film più recenti, è prevista per il 28 marzo
T
di Roberto PEZZALI
orna Harry Potter e torna in grande
stile: Warner Bros ha infatti annunciato che tutti gli otto film della saga
saranno distribuiti in Ultra HD nel 2017.
Gli ultimi quattro film della saga usciranno il 28 Marzo (Harry Potter e l’Ordine
della Fenice, Harry Potter e il Principe
Mezzosangue, Harry Potter e I Doni della
Morte – Parte 1 e Harry Potter e I Doni
della Morte – Parte 2) mentre i primi
quattro usciranno più avanti nel corso
del 2017.Una scelta, quella di Warner, dovuta probabilmente ai materiali: gli ultimi
quattro sono più recenti e dovrebbe essere già disponibile il master 4K, mentre i
primi quattro, girati comunque in 35 mm,
richiedono più tempo di lavorazione per
rivedere la parte di effetti speciali, probabilmente a bassa risoluzione, e l’audio.
Harry Potter e La Pietra Filosofale, Harry Potter e la Camera dei Segreti, Harry
Potter e Il Prigioniero di Azkaban e Harry
Potter e il Calice di Fuoco dovrebbero
comunque avere una buona resa, con la
consapevolezza che si tratta comunque
di film datati: il primo è del 2001, ma recentemente è stato restaurato come gli
altri per farne una versione IMAX, nelle
Netflix conferma
la trasmissione
in streaming mondiale
dello spettacolo
Grillo Vs Grillo
dello scorso anno,
nella data del Teatro
Politeama di Genova
di Emanuele VILLA
sale alla fine dello scorso anno.
I film saranno distribuiti in Ultra HD in edizioni Combo: ciascun prodotto conterrà
un disco in Ultra HD Blu-ray con il film in
4K HDR e un disco blu-ray con il film, lo
stesso probabilmente già in vendita. Non
mancherà l’HDR, ma l’attesa è tutta per
la parte audio: Warner non si è affidata al
più noto Dolby Atmos ma ha deciso per
la lingua originale di usare il DTS:X, il sistema ad oggetti concorrente dell’Atmos
meno diffuso e anche meno supportato.
L’audio italiano sarà un Dolby Digital 5.1.
Il prezzo sarà di 29,99 euro a disco, e al
momento non è previsto un cofanetto.
TV E VIDEO L’Ultra HD Blu-ray arriva sul PC: Pioneer ha annunciato due lettori interni per PC
Pioneer lancia il drive Ultra HD Blu-ray per l’HTPC
Permettono ai PC ben equipaggiati di leggere dischi 4K sfruttando un player software
di Roberto PEZZALI
C

hi vuole rivedere il proprio HTPC
in chiave 4K ora può farlo: Pioneer ha infatti annunciato il primo
lettore per computer compatibile con gli
Ultra HD Blu-ray. Per la precisione i modelli sono due, il BDR-S11J-BK e il BDRS11J-X, con quest’ultimo che dovrebbe
essere non solo più silenzioso ma anche dotato di una miglior riproduzione
audio per i CD. Nessun prezzo per ora,
ma ad essere caro non sarà tanto il drive
quando l’ecosistema: per poter allestire
infatti un computer in grado di riprodurre i dischi 4K servirà un budget non
indifferente, perché oltre al software si
dovranno cambiare anche processore
e scheda video. Per una serie di limiti
dovuti alla decodifica HEVC e alla pro-
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Lo show di Grillo
sbarca su Netflix
Appuntamento
al 10 febbraio
tezione dei contenuti infatti il sistema
richiede un processore Intel Core i5 o
Core i7 Kaby Lake, che dispone di decoder HEVC integrato, un minimo di 6GB
di RAM e una scheda video di ultima generazione dotata di uscita HDMI 2.0a e
di HDCP 2.2, ovviamente di fascia alta.
Senza un televisore o un proiettore servirà anche un monitor con HDMI 2.0, e
solo alcuni modelli di fascia alta lo sono.
Se si pensa poi che ad oggi non è ancora del tutto chiara la gestione dell’HDR
con un computer come player e che i dischi sono ancora pochissimi è evidente
come l’allestimento di un computer per
riprodurre i dischi 4K più che un investimento sia un bagno di sangue. Meglio
un player stand alone, costa meno e
crea meno problemi.
Un comico può diventare un politico di grido ma non dimentica
mai il suo primo amore. Dopo un
paio di mesi di rumor secondo
cui un importante comico italiano sarebbe arrivato sulla piattaforma di streaming n.1 al mondo,
Grillo Vs Grillo è ufficialmente il
primo show italiano di stand-up
comedy trasmesso da Netflix
in streaming mondiale, in tutti i
Paesi dove il servizio è attivo a
partire dal 10 di febbraio.
Grillo Vs Grillo rappresenta dunque il ritorno del comico genovese al primo grande amore, il
teatro, ma anche all’umorismo
pungente e al sarcasmo che non
risparmia nessuno, da se stesso
all’economia globale, dall’ambiente all’attualità. Tutto questo
lasciando da parte per un paio
d’ore l’abito del politico e indossando quello di chi affronta,
“attacca” questioni di portata
generale cercando di strappare
un sorriso, meglio una risata.
Tornando all’home entertainment, la data che Netflix ha
scelto come portabandiera dell’evento è quella di Genova al
Teatro Politeama, città natale del
comico. L’appuntamento è fissato per il 10 di febbraio: ordinate
i pop corn.
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06 FEBBRAIO 2017
MAGAZINE
ENTERTAINMENT Con una nota Sony anticipa brutte notizie dalla divisione film e home video
Sony Pictures: Blu-ray e DVD non si vendono
Stime per l’anno fiscale 2016 ridotte di un miliardo di dollari, la colpa è di DVD e Blu-ray
L
di Roberto PEZZALI
a scommessa del blu-ray Ultra HD
è persa, e in dubbio ci sono pure
il destino di DVD e blu-ray. Non
siamo noi a dirlo ma Sony Pictures, che
con una nota anticipa quello che dirà
il bilancio trimestrale: la stima del giro
d’affari della divisione Film & Home Video è stata ritoccata verso il basso di
976 milioni di dollari, praticamente un
miliardo. La colpa è dei media fisici:
Blu-ray e DVD sono un costo difficile
da ammortizzare e non si vendono più,
funziona solo lo streaming.
Non è un caso che i numeri promettenti
fatti registrare da Sony Pictures nel secondo trimestre dell’anno siano dovuti
ai guadagni per le licenze di The Crown
e The Get Down, contenuti prodotti e
venduti in esclusiva a Netflix: funziona
solo lo streaming.
La cifrà verrà registrata come perdita
nel Q3 2016, sperando che l’ultimo trimestre dell’anno possa risollevare una
situazione che non vede al momento
una inversione di tendenza. Alle scarse
performance della sezione home video
e dei media fisici si aggiungono anche
La canadese
Viryl Technologies
ha realizzato
una macchina in grado
di produrre un disco in
vinile in soli 20 secondi
Un grande passo
per modernizzare
la produzione del vinile
i guadagni del botteghino:
Sony non è riuscita nel 2016
a lanciare un film che ha
“sfondato”.
Infine c’è da risolvere il problema legato al numero uno
di Sony Pictures: Michael
Lynton, che era Presidente
e CEO di Sony Corporation
of America e amministratore delegato di Sony Entertainment si
è dimesso per diventare presidente di
SnapChat, società di cui era già consigliere dal 2013. In attesa di un successo-
di Roberto FAGGIANO
re a Culver City, sede di Sony Pictures,
c’è un ufficio per Kazuo Hirai in persona
che dovrà gestire la transizione in questo momento difficile.
HI-FI E HOME CINEMA Un giradischi che funziona a batteria e che si controlla da un’applicazione
Tutti pazzi per il vinile: arriva il giradischi portatile
con il Bluetooth che si controlla dallo smartphone
Riconosce le tracce sul vinile e si adatta a 33 e 45 giri. Il progetto verrà lanciato a metà febbraio
S
di Roberto FAGGIANO

u Kickstarter arriva un curioso giradischi: si chiama Love ed è un modello portatile che funziona a batteria e si può controllare da un’applicazione
dedicata.
Il giradischi Love è formato da due piatti
del diametro di 7 pollici e da un modulo
che contiene la puntina di lettura e il sistema di trasmissione Bluetooth e Wi-fi. Il modulo si fissa sul perno centrale del piatto
ed è in grado di riconoscere le dimensioni
del disco e di rilevare quante tracce sono
incise sul vinile. In questo modo il giradischi può comportarsi come un lettore CD
e permette di spostarsi da una traccia all’altra. Inoltre il giradischi può riconoscere
il titolo del disco (QR Code?) e trasmettere
torna al sommario
Dal Canada
un sistema
per produrre
dischi in vinile
in 20 secondi
l’immagine della copertina sullo schermo
del dispositivo dove è installata l’applicazione. La fornitura di due basi è dettata
dalla volontà di permettere l’effetto DJ
passando da un disco all’altra.
Love funziona con batterie ricaricabili tramite presa USB mentre il segnale audio
può essere trasmesso via Bluetooth o WiFi direttamente a cuffie e diffusori. Per chi
avesse bisogno di un collegamento fisico
viene fornito in dotazione un adattatore
Bluetooth con presa minijack. Nessuna
notizia sulla durata della batteria, ma il
concetto di portabilità ci riporta agli anni
60, quando erano di moda i mangiadischi,
in grado di riprodurre i 45 giri durante una
festa all’aperto.
Al momento non ci sono ancora notizie
sul prezzo e sui tempi di disponibilità, ci
sui può solo iscrivere su questo sito per
ricevere informazioni; un conto alla rovescia indica come termine il 12 febbraio.
L’iscrizione al sito permette di ottenere
uno sconto del 50% sul prezzo di vendita.
E nell’epoca trumpiana non può sfuggire
l’orgogliosa dichiarazione sul fatto che il
giradischi è progettato in California e costruito negli Stati Uniti.
Mentre le vendite dei dischi in
vinile continuano ad aumentare,
i macchinari che li producono si
sono fermati allo scorso secolo e
soffrono di lentezza e completa
manualità dei controlli, con costi
di produzione alti. Per ovviare a
questi problemi e rifornire più rapidamente i rivenditori, la canadese
Viryl Technologies ha realizzato
Warm Tone, un nuovo macchinario per produrre vinili che funziona in modo quasi completamente
automatico. Bracci meccanici e
sensori di temperatura riducono
al minimo l’intervento umano e
garantiscono la produzione di un
disco ogni 20 secondi, contro un
tempo almeno doppio delle altre
più moderne macchine di produzione. Una Warm Tones è già
stata installata negli USA e altre
stanno per iniziare il loro lavoro
in Canada e negli Stati Uniti. Dal
filmato dimostrativo si può notare
come la macchina non abbia bisogno di interventi manuali oltre al
rifornimento iniziale e al prelievo
finale dei dischi. Per il vinile quindi
si aprono nuovi orizzonti dopo la
resurrezione degli ultimi anni, con
una produzione più rapida che si
spera possa riversarsi anche in un
beneficio sul prezzo di vendita finale al consumatore.
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06 FEBBRAIO 2017
MAGAZINE
ENTERTAINMENT Siamo andati a vedere come vengono effettuate le riprese, la produzione e la trasmissione delle gare di sci
Dietro quinte delle gare di Coppa del Mondo di sci
16 videocamere, 60 persone e un truck con 3 grandi stanze: in questa struttura Infront produce le riprese in HD delle gare
di Roberto PEZZALI
na regia mobile come quella che staziona davanti agli stadi per i campi da calcio ma con
qualche insidia in più. Siamo a San Vigilio di
Marebbe, val Badia, dove i tecnici Infront hanno lavorato per quasi due giorni allestendo l’impianto che ha
permesso loro di trasmettere in tutto il mondo lo slalom gigante femminile di sci, vinto dall’italiana Federica Brignone e con un’altra bravissima italiana, Marta
Bassino, sul podio al terzo posto. Riprendere una gara
di sci può sembrare semplice, alla fine si tratta di una
discesa con un soggetto solo da inquadrare, ma la
velocità dell’azione, la richiesta rapida di un replay o
di uno slow-motion e soprattutto la gestione di audio
e bilanciamento delle varie videocamere richiede un
lavoro non da poco.
“Lavorare sulla neve non è semplice”, ci dice uno dei
tecnici. “La sera facciamo le prove e funziona tutto,
poi la mattina passa un gatto delle nevi che trancia
qualche filo e non funziona nulla, tutto da ricontrollare”. Certo, perché le videocamere, sedici nel caso della discesa Erta, pista del mondiale, non sono collegate
wireless ma tutte a cavo al van di regia posizionato nei
pressi dell’arrivo. Per non tirare troppi cavi le camere
vengono gestite a gruppi, con un hub che raccoglie
i singoli segnali e li invia, con un’unica fibra ottica, al
van. Le tracce per i cavi sono scavate ovviamente nella neve e passano anche sotto la pista: 20 cm circa di
profondità, quando basta per avere un piccolo margine di sicurezza. Tutte le 16 videocamere utilizzate sono
camere HD, una di queste è radio, l’unica, mentre un
paio sono “super cam hi-speed” capaci di registrare
clip fino a 2.500 fps. “Non lavoriamo mai a questa velocità, è eccessiva, solitamente i replay e i super slow
motion vengono fatti a 150 fps”. Parte del lavoro viene comunque fatto all’interno del camion: una zona è
dedicata all’audio, una alla distribuzione del segnale,
una al regista e una alla correzione del segnale e allo
slow motion, dietro le quali sono inserite batterie di
server di apparecchi opportunamente raffreddati con
una batteria di climatizzatori Daikin Fully Round & Flat
Cassette. I primi a ricevere il segnale delle videocamere sono i tecnici che gestiscono bilanciamento del
bianco e esposizione, un lavoro tutt’altro che semplice: la neve bianca e il cambio delle condizioni di luce
nel corso della gara richiedono continue correzioni
per garantire una uniformità di ripresa quando si passa
da una videocamera all’altra. La discesa di San Vigilio
è stata davvero impegnativa, con parti della pista in
pieno sole e altre completamente in ombra.
La mano passa poi al regista, che coordina via radio le
varie camere e sceglie cosa mandare in onda: il banco
di regia è stato aggiornato interamente per permettere la gestione di contenuti 4K, ma per il Mondiale di
Sci la ripresa viene fatta in Full HD e distribuita anche
in Full HD. Qualche trial in 4K verrà fatto comunque,
senza distribuire il segnale, e forse, a partire dal prossimo anno, si riuscirà anche a distribuirlo a qualcuno
interessato. Un altro punto decisamente delicato da
gestire è l’audio: nel caso dello sci ogni camera usa
il suo microfono unidirezionale per enfatizzare e mettere in primo piano il tipico suono delle lamine in contrasto con la neve. “Per non alterare il messaggio non
mettiamo microfoni sulla pista – ci dice il tecnico del
suono – ci limitiamo a usare la presa diretta. Solo nella zona dell’arrivo, dove c’è il pubblico, abbiamo due
microfoni fissi per catturare un po’ di audio ambienta-
le”. La discesa lineare, e il continuo cambio di camera,
rende di fatto inutile una ripresa multicanale: il van è
attrezzato ovviamente per gestire un eventuale 5.1 ma
la ripresa stereofonica è più che adeguata. Di fianco
a regia, audio e correzione della qualità c’è un quarto
gruppo di lavoro fondamentale: un gruppo di tecnici su
tre console attinge alle registrazioni delle varie videocamere per realizzare e montare clip di contorno, slow
motion e interviste. Un lavoro che dev’essere preciso
e veloce, soprattutto nel caso dei super slow motion e
dei ralenty: rispetto ad una partita di calcio, con lo sci
ad ogni discesa di atleta, circa ogni 2 minuti, vengono inserite almeno due clip a contorno della diretta.
L’ultimo step è la messa in onda del segnale: Infront
distribuisce via satellite il segnale per tutte le emittenti
mondiali che hanno acquisito i diritti di distribuzione,
un segnale contenente la regia, le grafiche ufficiali e
tutta la parte di cronometro gestita dal reparto tecnico. Nel caso specifico dell’evento italiano, giocando
in casa, il segnale HD è stato distribuito alla Rai che lo
ha integrato sul posto con altre videocamere e con un
suo commento prima di mandarlo in onda, soluzione
scelta anche dalla Germania, presente sul posto con
un van di supporto.
Una parte del mixer video: il regista siede qui per
controllare le telecamere.
Tecnici al lavoro per eseguire il montaggio degli
high-light e dello slow motion.
Il segnale viene trasmesso via fibra al van RAI e via
satellite a tutti coloro che poi lo ritrasmettono.

U
torna al sommario
n.149 / 17
06 FEBBRAIO 2017
MAGAZINE
TV E VIDEO Dopo il lancio della serie Quantum Samsung annuncia l’intera line up di TV 4K HDR
TV Samsung 2017, non solo Quantum TV
La serie MU si affiancherà alla Quantum: offre tagli, modelli e caratteristiche complete
di Roberto PEZZALI
N
on solo Quantum TV: il 2017 vedrà
Samsung protagonista su due fronti
per quanto riguarda i TV, con le serie Q7, Q8 e Q9 che si posizioneranno al
top della gamma e le serie MU che invece
spazieranno dai modelli di piccolo taglio a
quelli di grande taglio ma di fascia media.
Dopo la preview a Las Vegas, siamo riusciti ad ottenere informazioni sulla nuova
gamma e le specifiche dei TV europei di
Samsung per il 2017.
Al top di gamma si posizionerà la Q9, un
TV Quantum piatto senza compromessi
disponibile nei tagli 65” e 88”: grazie all’illuminazione Full LED sarà l’unico della
gamma che arriverà a 2000 NITS per
l’HDR. Un TV per pochi, pensato esplicitamente come alternativa all’OLED per
coloro che cercano soprattutto la qualità
d’immagine.
Un gradino sotto c’è il Q8, curvo, che
rappresenta per Samsung il vero top di
gamma commerciale: sarà disponibile in
55”, 65” e 75” e arriva a 1500 nits di luminosità. Infine c’è il Q7, sia piatto che curvo: le differenze con il Q8 sono minime
e soprattutto legate al design, quindi ci
troviamo di fronte a quello che potrebbe
essere un best buy nella versione piatta
disponibile nei tagli 49”, 55”, 65” e 65”.
Tagli simili per la curva: 49”, 55” e 65”.
Simili ai modelli dello scorso anno invece
i tre modelli al vertice della gamma MU:
MU9000, MU8000 e MU7000 possono
contare su un contrasto migliorato, HDR
1000 nits e pannello a 10 bit con certificazione Ultra HD Premium.
L’MU9000 sarà disponibile solo in versione curva da 65”, 55” e 49” e insieme al
piatto MU8000 (75”, 65”, 55” e 49”) sarà
edge led local dimming.
Il modello MU7000, anche lui piatto, avrà
una versione di local dimming meno evo-
luta e un filtro frontale più semplice: sarà
disponibile nei tagli 82”, 75”, 65”, 55” e
49”. Samsung ha anche aggiunto altre
quattro serie di fascia media tutte Ultra
HD e HDR, MU6500, MU6400, MU6200
e MU6100, anche loro certificate: come
previsto l’HDR sta diventano una feature
su ogni TV, anche quelle di fascia media, e questo non è necessariamente un
bene, perché il rischio è di avere una funzione HDR che, per limiti del pannello o
della retroilluminazione, non riesce a dare
l’effetto di un vero HDR.
Restano anche due serie Full HD di fascia
bassissima, la MU6300 e la MU5500, ma
con il prezzo del 4K che si abbasso c’è il
rischio che non interessino a nessuno.
ENTERTAINMENT Pornhub pubblica i primi video descritti, al doppiaggio parteciperanno gli attori
Pornhub lancia un canale porno per non vedenti
Verrà posta particolare attenzione alla cura dei dettagli per la descrizione delle scene
P
di Franco AQUINI

ornhub apre ai non vedenti con i
described videos, ovvero i video
con descrizioni audio. Dov’è la
novità? Nel fatto che questi video sono
stati realizzati pensando espressamente alle persone non vedenti, quindi con
una descrizione completa delle scene,
delle situazioni e degli attori. Alle descrizioni parteciperanno anche gli attori
torna al sommario
stessi che reciteranno prestando la loro
voce (oltre che il corpo) per garantire il
massimo coinvolgimento possibile anche attraverso l’audio.
Iniziativa sicuramente molto particolare
ma anche degna di nota, poiché di fatto va a creare un canale pornografico
completamente dedicato ai non vedenti. Ammesso, ovviamente, che la qualità
del doppiaggio sia molto alta, tale da
generare quel tipo di emozione sen-
za l’ausilio delle immagini, operazione
possibile ma sicuramente complessa.
L’LCD non
muore mai
Consumi bassi
e risoluzione
super per i TV
del futuro
Eliminando i subpixel
è possibile realizzare
pannelli LCD con una
risoluzione tripla
e con bassi consumi
Il primo prototipo
realizzato da AUO sarà
pronto il prossimo anno
di Roberto PEZZALI
Un team di ricercatori dell’Università della Florida ha trovato il modo di
triplicare la risoluzione degli attuali
pannelli LCD, ormai giunta al limite:
“Oggi è difficile spingere ulteriormente la risoluzione dei pannelli,
ma se consideriamo che un Retina
Display di Apple ha circa 500ppi
con la nostra nuova tecnologia
possiamo arrivare a 1500ppi. Pensate a cosa si può fare in ambito di
visori per la realtà virtuale con una
definizione simile” ha dichiarato il
professor Shin-Tson Wu a capo del
team. Il segreto è una nuova struttura di cristallo liquido che permette di creare un blue-phase LCD: i
nuovi cristalli sono talmente veloci
che possono generare loro i colori
senza la necessità dei subpixel e
dei rispettivi filtri colore.
“Ora che abbiamo dimostrato
come combinare un nuovo elettrodo con un pannello blue-phase
LCD si può realizzare un prototipo
e AOU Optoelectronics ha le competenze giuste per realizzarne
uno, probabilmente il prossimo
anno” conclude Shin-Tson Wu.
La nuova tecnologia dovrebbe
garantire un tempo di risposta del
pannello inferiore al millisecondo
e soprattutto risoluzioni elevatissime, utili non tanto sui TV quando
sui micro display e sui visori.
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06 FEBBRAIO 2017
MAGAZINE
MOBILE Secondo fonti non ufficiali, il Galaxy S8 sarà in vendita a partire dal 29 marzo
Nuove immagini del Samsung Galaxy S8
Confermati i rumor delle scorse settimane: dall’aspetto “tutto schermo” alla dock desktop
S
di Dario RONZONI
i susseguono le indiscrezioni relative all’imminente release del
nuovo top di gamma tra gli smartphone Samsung. Dopo il Guardian,
secondo il quale l’S8 non rinuncierà al
jack per le cuffie (contrariamente all’ultima versione dell’iPhone), è la volta di
Venture Beat, che ha pubblicato una
foto fronte e retro del Galaxy S8 insiem
e ad altre succose informazioni.
Molte delle anticipazioni delle ultime
settimane trovano nella foto (sempre
che sia genuina...) una serie di conferme. Se il retro ricorda per molti aspetti
quello dell’S7, è davanti che si concentrano le principali novità, estetiche e
non, del nuovo device Samsung. Confermata quindi la configurazione “tutto
schermo”, col display che occupa tutta
la superficie frontale, con conseguente
scomparsa di qualsiasi tasto fisico. Il
produttore prevede due tagli differenti,
da 5,8” e 6,2”, dimensioni che superano
persino quelle dello sfortunato Note 7.
Gli altri dettagli tecnici spifferati ricalcano piuttosto fedelmente quanto già diffuso
i giorni scorsi: processore
Snapdragon 835 o Samsung
Exynos (a seconda dei mercati di riferimento), 64 GB di
storage, 4 GB di memoria,
batteria da 3000 mAh per il
modello da 5,8” e 3500 mAh
per il 6,2”, jack per le cuffie,
USB Type-C, resistenza all’acqua. Confermata dalla
fonte anche la possibilità di
espandere il sistema tramite
un dock HDMI per funzionalità desktop.
Pare inoltre che lo smartphone disponga di un tasto dedicato all’attivazione
dell’assistente personale Samsung,
battezzato Bixby e definito più completo della concorrenza, da Siri a Google
Assistant. Secondo alcune voci Bixby
potrebbe persino essere in gardo di
riconoscere oggetti e testi tramite le fotocamera. Tornando alle caratteristiche
La serie G5 debutterà
al Mobile World
Congress
Schermo Full HD e SoC
Qualcomm Snapdragon
ma senza accessori
modulari MotoMods
di Giulio MINOTTI
tecniche, la fotocamera dovrebbe essere sostanzialmente la stessa dell’S7,
con qualche aggiornamento software.
Sul fronte prezzi, si vocifera che l’S8 potrebbe costare di più del suo predecessore, ma al momento non esistono cifre
concrete su cui disquisire. Più importante, la stessa fonte cita una data precisa
per la messa in vendita: 29 marzo. A
questo punto non ci resta che attendere
le prime mosse ufficiali di Samsung.
MOBILE In rete appare una foto di quella che potrebbe essere la versione definitiva dell’LG G6
Doppia camera e schermo “allungato” per LG G6
La foto confermerebbe la doppia fotocamera e il formato allungato (18:9) del display
I
di Franco AQUINI

l prossimo top di gamma LG compare
in una foto che ne ritrae il retro. La
foto, pubblicata da Business Insider,
si riferisce presumibilmente al G6 che
vedrà la luce entro fine mese, proprio al
Mobile World Congress di Barcellona.
La foto, che arriva probabilmente da un
tester di un modello pressoché definitivo, conferma diverse indiscrezioni. La
prima è quella della forma, o meglio del
display, che dovrebbe risultare leggermente allungato con un rapporto di 18:9
anziché i canonici 16:9. Il che, secondo
molti, permetterebbe di integrare le funzioni in passato delegate a un secondo
piccolo schermo già visto sulla serie V
di LG.
Un’altra conferma riguarda la doppia
fotocamera che potrebbe integrare una
funzione per sfocare lo sfondo dei ritratti molto simile a quella che ha debuttato
sulla versione plus dell’iPhone 7.
torna al sommario
Oltre alla doppia
fotocamera, la foto
in quesitone
mostra un sensore biometrico posteriore.
Una
scelta
molto convenzionale ormai,
che tuttavia in
questo caso ha
più senso che
in altri modelli, vista la dimensione dello
schermo che impone lo sfruttamento di
tutta la superficie frontale.
Non rimane che aspettare ancora poche settimane per sapere tutto su un
modello con cui LG deve assolutamente
recuperare punti dopo la non esaltante
performance del G5.
Qui a fianco la foto del presunto
LG G6 pubblicata da Business Insider.
Moto G5
Ecco le foto
della nuova
gamma media
Lenovo
Lenovo sarebbe pronta a lanciare,
a marzo, la nuova serie G5 composta da due smartphone. Il primo
device, il G5, avrà uno schermo
da 5” con risoluzione Full HD e
SoC Qualcomm Snapdragon 430,
affiancato da 2 GB di RAM e 32
GB di storage. La batteria sarà da
3.000 mAh con tecnologia Turbo
Charge, mentre la camera posteriore avrà una risoluzione di 13 Mpx,
all’anteriore è invece previsto un
sensore da 5 Mpx. Non mancherà Android 7.0 Nougat in versione
stock e la connettività 4G LTE ed
NFC. Il G5 sarà affiancato dal fratello maggiore Plus con schermo
da 5,5” con risoluzione Full HD,
che si differenzia dal precedente
per la presenza del SoC Snapdragon 625 di Qualcomm con 4GB di
RAM e 32 GB di memoria interna.
Immutati i sensori fotografici con
la batteria che sale a 3100 mAh.
Questo modello sarà, inoltre, equipaggiato con un lettore d’impronte
digitali anteriore, mentre la fotocamera posteriore avrà un design
simile a quella dei Moto Z. Infine,
dalle prime foto apparse online
del G5 Plus non sembra essere
presente il connettore sul retro necessario al collegamento degli accessori modulari MotoMods .I due
smartphone, con tutta probabilità,
verranno mostrati al pubblico al
prossimo Mobile World Congress.
n.149 / 17
06 FEBBRAIO 2017
MAGAZINE
MOBILE Huawei ha presentato il suo smartphone di fascia media nella nuova versione 2017
Huawei rilancia il P8 Lite: stesso nome
ma smartphone completamente nuovo
Rinnovato interamente l’hardware. Il prezzo è sempre super competitivo: 249,99 euro
di Roberto PEZZALI
I
l P8 Lite di Huawei è stato il telefono
della svolta per il brand cinese, uno
smartphone scelto da moltissime persone e in Huawei devono aver pensato
che il nome portava fortuna, perché a
pochi giorni dal lancio del P10 l’azienda ha pensato bene di rilanciare il P8
Lite in una versione 2017. Il nome è lo
stesso dello modello di tre anni fa, ma
lo smartphone è non solo nuovissimo
ma anche incredibilmente interessante
come rapporto prezzo prestazioni, perché a 249.99 euro ha le stesse specifiche di un top di gamma Huawei dello
scorso anno. Per tenere basso il prezzo
l’azienda si è ispirata al design dell’Honor 8: tutto in vetro e alluminio. Huawei
ha rinunciato alla doppia fotocamera
posteriore ma ha comunque tenuto un
profilo di alto livello: schermo 5.2” Full
HD, processore octacore Kirin 655, 3 GB
di RAM e 16 GB di storage espandibile
sono più che sufficienti per garantire ottime prestazioni in un terminale destinato
ad un pubblico non certo esigentissimo
ma pronto a infastidirsi se lo smartphone
va a singhiozzo. Huawei ha aggiunto anche Android 7.0 con EMUI 5, inserendo
anche quegli algoritmi di ottimizzazione
che dovrebbero mantenere lo smartphone scattante anche dopo svariati mesi:
solo una lunga prova sul campo potrà
dire se la promessa è mantenuta.
Notevoli anche le migliorie alle fotocamere: quella posteriore utilizza lo stesso
modulo usato sul P9 e sull’Honor 8, un
Sony IMX 286 con obiettivo F2.0 wide
che regala ottime foto in ogni condizione. Non c’è la doppia camera, manca la
stabilizzazione ma a questo prezzo non
si può pretendere di più, in virtù anche
della camera frontale migliorata da 8 megapixel F2.2 anche lei wide.
Jack audio, lettore di impronta digitale,
doppio speaker posteriore e doppio microfono completano un quadro già più
che soddisfacente: 249 euro di listino
per uno smartphone che a nostro avviso
ha solo un aspetto “fastidioso”, ovvero il
connettore micro USB. Huawei probabilmente ha pensato che è la scelta migliore per il target a cui lo smartphone
si rivolge, ma tutti dovrebbero iniziare
a spingere per l’adozione del nuovo
connettore Type C a prescindere dalla
fascia di prezzo. Prima rimaniamo con
un unico USB, meglio è.
Resta solo da capire se la scelta di usare il nome di uno smartphone vecchio
funzionerà sui punti vendita: considerato il target, ovvero l’utente non troppo
esperto, il rischio di confondere il vecchio con il nuovo c’è.
Da Japan Display gli schermi flessibili e infrangibili
Non si arrotolano ma possono resistere a flessioni molto elevate: addio ai display rotti?
N

el 2018 vedremo finalmente i primi esemplari di display flessibili.
Ad annunciarlo è Japan Display,
azienda che rifornisce anche Apple, tra
gli altri. I display in questione non sono
però da confondere con quelli di cui si è
a lungo vociferato su internet nella speranza che uscisse uno smartphone “arrotolabile”. Niente display da arrotolare
come un foglio di giornale, piuttosto dei
dispositivi che permetteranno con più facilità (e costi inferiori) design come quelli
delle serie Edge di Samsung.
I nuovi display flessibili si chiameranno
torna al sommario
Philippe Starck
immagina un device
dalla forma originale
con proiettore
di ologrammi
e gestibile con la voce
di Giulio MINOTTI
MOBILE Japan Display annuncia Full Active Flex, i primi display flessibili. Li vedremo (forse) nel 2018
di Franco AQUINI
È questo
lo smartphone
del futuro?
Full Active Flex e porteranno in dote altri due enormi
vantaggi, il primo dei quali
addirittura rivoluzionario. Lo
strato superficiale in plastica
flessibile dovrebbe rendere il
display praticamente immune
ai danni da caduta, facendo dimenticare uno degli aspetti più
fastidiosi di tutti (o quasi) gli smartphone
attualmente in commercio. La seconda
novità riguarda il refresh rate. Questi display saranno in grado di lavorare a una
frequenza di 15Hz al posto della classica 60Hz, permettendo ad applicazioni
particolari, tipo la lettura di ebook, di
consumare meno energia. Rimane solo
un dubbio: quando li vedremo in commercio? Japan Display parla del 2018 e
il Wall Strett Journal, normalmente ben
informato sui fatti di Cupertino, pensa
che lo vedremo su uno dei prossimi
iPhone.
Dall’estro di Philippe Starck e
Jerome Olivet arriva Alo: un originale concept di smartphone.
I due designer hanno provato
ad immaginare come evolverà
lo smartphone progettando un
device dalla forma particolare e
struttura in allumino. Un case traslucido definito dai due progettisti
gelatinoso e flessibile, realizzato
per adattarsi alla mano dell’utente. La scocca funzionerà anche da
interfaccia tattile, dando un feedback all’utente tramite calore e
vibrazione. Dal canto suo, il case
sarà capace anche di “autoriparare” eventuali danni alla struttura esterna dello smartphone. Al
posto di un grande display touch
con complessi menù, Alo utilizza
uno schermo (forse E-ink) affiancato da un proiettore di ologrammi per visualizzare i contenuti
scelti dall’utente, dai messaggi ai
film. Il proiettore è inserito all’interno di una fotocamera capace
di riconoscere l’ambiente circostante. Alo potrà essere gestito
interamente tramite input vocali,
con cui comandare tutte le funzionalità dello smartphone; non mancherà inoltre un avanzato assistente personale digitale, una
vera intelligenza artificiale
come dichiarato da Olivet. Per ora Alo è solo
un concept, ma
con Thomson è
già previsto lo
sviluppo di
un prototipo.
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06 FEBBRAIO 2017
MAGAZINE
PC Creators Update, prossimo aggiornamento per Windows 10, arriverà tra un paio di mesi
Tutte le novità di Microsoft Edge in arrivo
Il browser dell’azienda americana è migliorato tantissimo dal suo debutto su Windows 10
Microsoft ha deciso di sintetizzare le novità in arrivo con il Creators Update in un video
di Mirko SPASIANO
M
ancano poco più di due mesi al
rilascio del prossimo aggiornamento per Windows 10, noto
come Creators Update. Se lo sviluppo
del sistema operativo procede in maniera febbrile, pare che Microsoft abbia
finalizzato le nuove feature previste per
Edge, il browser di casa. Nulla di rivoluzionario, ma tante piccole aggiunte che
fanno una bella differenza. Si comincia
con una gestione della navigazione a
schede profondamente migliorata grazie ad una barra d’anteprima attivabile a
comando e la possibilità di salvare e ripristinare intere sessioni d’esplorazione
(senza dover affollare i preferiti). È migliorata anche la selezione di estensioni
disponibili, anche se è ancora ben lontana dal catalogo che vantano Chrome
e Firefox; buona la gestione semplificata
direttamente dal Windows Store. A proposito di Store, il colosso statunitense
ha aggiunto una sezione anche per gli
ebook, relegandone la lettura proprio
su Edge. Con la creazione e la manipolazione di contenuti tridimensionali tra i
principali temi del Creators Update, non
poteva mancare il supporto nativo al 3D
e ai video a 360 gradi. È stato finalmente introdotto il supporto alle JumpList,
grazie alle quali, ad esempio, si potrà
avviare una sessione di navigazione in
incognito direttamente dal menu contestuale della barra delle applicazioni.
Clicca qui per il video
Infine, con l’arrivo dell’app Portafoglio
anche su tablet e PC, l’esperienza d’acquisto online diventerà più immediata
e sicura. Infatti, non si dovranno più
inserire dati sensibili in ciascun sito
web, poiché verranno richiamate tutte
le informazioni necessarie direttamente
dall’app Portafoglio.
Negli ultimi mesi, Edge ha lentamente
perso terreno rispetto ai suoi competitor in termini di quote di mercato. Perciò
è difficile immaginare che il Creators
Update possa cambiare drasticamente
questo scenario ma, chissà, potrebbe
essere l’occasione giusta per concedere una seconda opportunità al browser
di Microsoft.
PC Secondo un rumor di Bloomberg, il chip dovrebbe arrivare sui MacBook Pro di fine anno
MacBook, più autonomia grazie al processore ARM
Sui prossimi portatili Apple potrebbe arrivare un secondo chip con architettura ARM
Sostituirà la CPU Intel nella Power Nap, che consente attività utili con il computer in standby
di Giulio MINOTTI
econdo alcuni rumor riportati da
Bloomberg, Apple sarebbe al
lavoro su un processore con architettura ARM da inserire nei prossimi
MacBook Pro. Un chip che andrebbe a
sostituire la CPU Intel nella gestione della Power Nap, la modalità a basso consumo energetico che permette di eseguire, a computer in standby, una serie
di azioni come la ricezione di nuovi messaggi tramite Mail, il download di aggiornamenti software, la sincronizzazione
dei documenti con iCloud, il backup di
Time Machine e altro ancora.
Attualmente la gestione di questa funzione è svolta dalla CPU Intel, ma in futuro potrebbe essere demandata ad un

S
torna al sommario
processore ad hoc
dai ridottissimi consumi energetici.
na soluzione
con architettura ARM, nome
in codice T310, basata su un’evoluzione dell’attuale T1,
chip utilizzato per
la gestione della
Touch Bar e per alcune funzionalità di
sicurezza (pagamenti e dati biometrici)
presente nei nuovi MacBook Pro (qui la
nostra recensione). Questo processore
è a sua volta una variante di quello già
utilizzato negli Apple Watch Series 2.
Secondo Bloomberg, questo nuovo
U
chip potrebbe debuttare in una versione aggiornata dei MacBook Pro in
arrivo per la fine dell’anno. Un aggiornamento hardware che migliorerebbe
l’autonomia generale dei MacBook Pro,
un argomento su cui, di recente, si è
discusso molto.
Night Shift
in arrivo
su MacOS
Una luce
riposante
quando serve
La funzione Night
Shift di iOS 9.3 filtra
la luce blu che può
condizionare il sonno
Era stata implementata
solo sui dispositivi iOS
ma nell’ultima beta
di MacOS Sierra
è apparsa la versione
per computer
di Franco AQUINI
Night Shift arriverà anche sui
computer Apple. Disponibile finora solo sui prodotti iOS, Nightshift
è la funzionalità in grado di filtrare
le luci blu donando allo schermo una temperatura colore un
po’ più calda capace di infondere maggiore relax. Secondo la
scienza la luce blu sarebbe responsabile (almeno in parte) del
cattivo sonno perché diminuisce
la produzione di melatonina, che
è un regolatore naturale del ciclo
sonno-veglia. Ecco perché Apple
si è mossa da qualche tempo per
attenuare l’emissione di luci blu
con Nightshift, che può essere
programmato in modo da entrare
in funzione a una certa ora. Con
la versione 10.12.4 beta di MacOS
Sierra, Nightshift appare nella sua
versione per computer. Secondo
alcuni, Nightshift sarebbe la copia di F.lux, applicazione apparsa su AppStore e poi rimossa da
Apple, ma è certo che non sia un
applicazione nuova né nel mondo delle applicazioni mobili né
in quelle desktop, essendo stata
implementata in maniera molto
simile su una delle ultime Insider
Preview di Windows.
n.149 / 17
06 FEBBRAIO 2017
MAGAZINE
PC Seagate spinge in alto la capacità degli HD per mantenere un ampio il divario con gli SSD
Seagate, il prossimo Hard Disk sarà da 16 TB
Al vaglio di laboratorio nuovi modelli di hard disk con capacità da 12, 14 e 16 Terabyte
di Alvise SALICE
ncora una volta, Seagate dimostra
di volersi tenere stretto il primato
del disco rigido più capiente.
Dopo aver lanciato pochi mesi fa un
HDD da 10 Terabyte, l’azienda statunitense starebbe testando per il 2018 un
disco rigido da 16 TB perfettamente idoneo al mercato consumer: stando alle
indiscrezioni raccolte da Geek.com, la
nuova soluzione di storage, che si affiancherebbe a uno o due tagli inferiori
da 12 e 14 TB, dovrebbe basarsi sulla
classica interfaccia SATA e avere un ordinario form factor da 3,5 pollici.
Seagate ha la tecnologia per produrre HDD sempre più capienti a prezzi
consumer. Secondo il CEO di Seagate,
Stephen Luczo, aumentare la densità
dei dati immagazzinabili dai dischi magnetici è ciò che consente al mercato
HDD di soffrire poco la concorrenza dei
velocissimi SSD, il cui prezzo è in co-
A
stante discesa. Laddove, infatti, la stessa Seagate offre al segmento aziendale
un disco a stato solido da ben 60 TB,
a livello mainstream le cose sono ben
diverse. In altre parole, è ai cari vecchi
Hard Disk Drive che tutt’oggi deve continuare a rivolgersi chi necessita di memorizzare grandi quantità di dati senza
spendere un patrimonio in soluzioni en-
terprise da svariate migliaia di euro.
Seagate, che col 37% detiene la seconda quota nel settore HDD (dove il leader è Western Digital, al 42%), ha le idee
chiare in proposito: e secondo Luzco,
dai test di laboratorio sulle nuove unità a 12, 14 e 16 TeraByte previste per
il 2018 stanno già arrivando feedback
ottimistici.
Windows 10 Cloud è la versione light di Windows 10
Microsoft potrebbe lanciare una versione più leggera del suo sistema operativo desktop
A dispetto del nome, non avrà nulla a che fare col cloud: Windows RT 2.0, la vendetta?
A

nno nuovo, nuovo progetto. A
quanto pare, in quel di Redmond
potrebbero lanciare presto una
nuova edizione del sistema operativo
di casa col nome Windows 10 Cloud.
Riferimenti espliciti a questa nuova edizione di Windows sono stati rintracciati
nel software development kit, versione
15003 del Creators Update (dunque
potrebbe debuttare il prossimo aprile,
parallelamente al prossimo aggiornamento per Windows 10). Secondo le
indiscrezioni raccolte da Mary Jo Foley
di ZDNet, si tratterebbe di una versione
dell’OS profondamente alleggerita, in
grado di eseguire soltanto le app universali scritte esplicitamente per Windows 10. Inoltre, non avrebbe nulla a
che fare col cloud, come potrebbe suggerire il nome. In altri termini, una sorta
di Windows RT 2.0. Che senso avrebbe?
Secondo Foley, dovrebbe trattarsi del-
torna al sommario
Un router Wi-Fi messo
vicino a un monitor 5K
LG Ultrafine lo rende
inutilizzabile a causa
delle interferenze
elettromagnetiche
LG al lavoro con Apple
per risolvere il problema
di Roberto PEZZALI
PC La notizia arriva da indiscrezioni raccolte da ZDNet, per ora non confermate da Microsoft
di Mirko SPASIANO
Il monitor 5K LG
va in tilt vicino
a un router Wi-Fi
la risposta di Microsoft ai
Chromebook: un sistema
operativo più semplice,
leggero e sicuro (e anche
più economico per i costruttori di PC).
Sebbene l’ecosistema Windows 10 sia decisamente
più robusto e maturo rispetto a quello su cui era
basato Windows RT, un nuovo OS con
queste caratteristiche non sembra avere molto senso, essenzialmente per due
ragioni. In primo luogo, Microsoft è riuscita a portare la versione completa di
Windows 10 su processori ARM (cioè
quelli che si trovano negli smartphone),
con tanto di possibilità di eseguire anche applicativi desktop completi come
Photoshop. In secondo luogo, Microsoft
dispone già di un sistema operativo con
queste caratteristiche e si chiama Windows 10 Mobile: attraverso Continuum si
può già oggi avere un’esperienza simil-
desktop (e col Creators Update migliorerà enormemente). Anche Windows 10
Mobile è limitato alle sole app universali
e, nel momento in cui si dovesse collegare lo smartphone a monitor, tastiera e
mouse, le app si adattano al maggiore
spazio disponibile, assumendo la medesima interfaccia che si ha su PC.
Una scelta di questo genere appare
incomprensibile, a meno che non vi sia
dell’altro. Interpellata a riguardo, Microsoft si è limitata al consueto “no comment”. Non resta che attendere sviluppi
nei prossimi mesi.
Il monitor 5K che LG ha creato per
Apple e i nuovi MacBook ha un
problema: se posizionato a fianco
a un router wireless l’immagine
subisce interferenze che rendono
il monitor inutilizzabile e bloccano
il computer collegato. La scoperta è stata fatta da un utente che
ha capito che non si trattava di
un difetto del suo esemplare ma
che già qualcuno online aveva
evidenziato il problema. Non è
una questione di lunghezza di
cavo USB Type C, più probabile di
schermatura interna al monitor: se
un qualsiasi access point (nel suo
caso Apple AirPort Extreme) è in
un raggio di circa 2 metri l’immagine va e viene, e potrebbe bloccare il MacBook costringendo
l’utente a un reboot forzato.
Il difetto era già noto a LG e sul
manuale d’uso è indicato di installare il monitor lontano da fonti di
interferenze elettromagnetiche,
indicazione presente ormai su
ogni apparecchio elettronico.
Difficile dire esattamente quale
sia il problema: LG conferma che
questo comportamento riguarda
solo i suoi monitor 5K e non gli
altri, e tendiamo a credere che
il colpevole sia il controller USB
del monitor non opportunamente
schermato (se fosse stato il controller del pannello non si sarebbe
bloccato anche il MacBook).
n.149 / 17
06 FEBBRAIO 2017
MAGAZINE
PC Amy Hood, CFO di Microsoft, è intervenuta alla conferenza dopo la pubblicazione dei dati
I PC Windows 10 high-end crescono bene
Sono stati diffusi i risultati finanziari del secondo trimestre fiscale del 2017 di Microsoft
Il fatturato derivante dal segmento Windows OEM è cresciuto del 5%. Macbook in calo?
di Mirko SPASIANO
icrosoft ha diffuso da pochi giorni
i risultati finanziari del secondo
trimestre fiscale del 2017 e, tra
le diverse note Microsoft ha evidenziato
che il fatturato derivante dal segmento
Windows OEM è cresciuto del 5%. Nello
specifico si tratta dei ricavi ottenuti dalle
vendite delle licenze di Windows ai propri partner hardware e, se si considera
il calo delle vendite complessive dei PC
(-1.5% anno su anno), il dato è abbastanza sorprendente.
Amy Hood, CFO di Microsoft, nel corso
della consueta teleconferenza sugli utili
che segue la pubblicazione dei dati finanziari, ha affermato: “L’ecosistema
dei nostri partner ha visto una crescita continua e un guadagno di quote
di mercato nella categoria dei device
premium”.
Dina Bass, reporter di Bloomberg, riferisce che la CFO di Microsoft non ha
snocciolato numeri a supporto delle
sue dichiarazioni, ma, sebbene non ci
sia stato alcun riferimento esplicito ad
Apple e ai suoi MacBook, non è difficile
leggere tra le righe. A meno che non ci
Dopo quello di un ex
ingegnere Mozilla
arriva l’endorsement
di un collega di Google
Sembra che gli antivirus
di terze parti siano una
palla al piede per gli
sviluppatori dei browser
M
di Franco AQUINI
sia stata un’impennata delle vendite di
PC high-end (che Microsoft identifica
come quei device che rientrano nella fascia di prezzo superiore ai 900 dollari) a
scapito di macchine più economiche, a
farne le spese sarebbero proprio i Mac.
Ad ogni modo, semmai vi sia stato effettivamente un calo nelle preferenze dei
consumatori per i Mac, a beneficiarne
non è stata la divisione Surface, che nell’ultimo trimestre ha fatto registrare una
diminuzione del fatturato dell’ordine del
2%. Tuttavia, se si guarda ai prodotti dei
principali costruttori di PC, come le linee
XPS di Dell, Spectre di HP o Yoga di Le-
novo, non si può negare che negli ultimi
anni il mondo Windows abbia finalmente potuto respirare una grandissima
boccata d’aria fresca.
Se a questo si somma il cambio di passo
portato da Windows 10 (se confrontato
con Windows 8-8.1), con le numerose
novità previste per il Creators Update, anche nel campo del gaming, una
cosa è certa: rispetto a diversi anni fa il
gap tra i Macbook e i laptop Windows
si è quantomeno ridotto enormemente.
Che sia il famoso caso della tartaruga
che alla lunga supera la lepre? Ai posteri l’ardua sentenza.
DIGITAL IMAGING Pensata per situazioni di poca luce, ideale per scatti outdoor “difficili”
Pentax KP, reflex compatta che arriva a 819.200 ISO
È stata presentata la nuova fotocamera reflex digitale del celebre marchio giapponese
di Dario RONZONI
P

entax ha presentato la sua ultima
DSLR, denominata KP. A prima
vista si tratta di una reflex piuttosto ordinaria, dalle dimensioni relativamente contenute e dal look che richiama in modo chiaro i tratti distintivi del
celebre marchio nipponico.
torna al sommario
Google difende
l’antivirus
Windows
Defender
È tuttavia sottopelle che si
nascondono le
caratteristiche
più interessanti della KP: un
sensore APS-C
da 24 Megapixel
accompagnato
da un range ISO
in grado di spingersi fino al valore di 819200.
Un numero impressionante, specie se confrontato
con quanto offerto dalla concorrenza,
anche tra le full-frame. Certo, in assenza di un test probante, il dato numerico
lascia il tempo che trova, ma è già di
per sé un importante biglietto da visita.
Tra le altre caratteristiche, il sensore
di immagine PRIME IV e una stabilizzazione on board a 5 assi, in grado
di compensare fino a 5 stop. Il corpo
è tropicalizzato e resistente a polvere,
pioggia e temperature fino a -10°C.
Chi l’avrebbe mai detto? Un ingegnere Google che parla bene di
Microsoft, o meglio di Windows
Defender, l’antivirus integrato
nell’ultima versione del suo sistema operativo. “Gli sviluppatori di
browser non si lamentano di Microsoft Defender perché abbiamo tonnellate di dati empirici che
mostrano che è l’unico antivirus
ben educato”. Queste le parole
di Justin Schuh, sviluppatore di
Google Chrome, su Twitter. Secondo Schuh, gli antivirus sarebbero l’unico ostacolo per la
creazione di browser realmente
sicuri e Defender sarebbe l’unico
a non far inceppare i meccanismi
di sicurezza di Chrome. Anche
Robert O’Callahan, ex ingegnere
Mozilla, si è prodigato a tessere
le lodi dell’antivirus Windows: “[…]
i distributori di software antivirus
sono pessimi; non comprate software antivirus e disinstallatelo
se lo avete già (ad eccezione di
quello di Microsoft su Windows)”.
Ha precisato che non si riferisse a
Windows 7 o a Windows XP, dove
non c’è antivirus integrato direttamente nel sistema operativo. Secondo l’ex ingegnere Mozilla, non
ci sarebbero prove sufficienti a sostegno dell’ipotesi che gli antivirus
di terzi parti apportino un grosso
contributo alla sicurezza, facendo
esplicito riferimento ai bug elencati in Google Project Zero.
n.149 / 17
06 FEBBRAIO 2017
MAGAZINE
GAMING Scopo del Game Mode è soprattutto migliorare l’uniformità dell’esperienza di gioco
Come funziona Game Mode per Windows 10
Modalità da gioco per PC e tablet Windows 10: una sola parola d’ordine, frame rate costanti
I maggiori benefici per i giochi del Windows Store, ma gli altri non verranno lasciati indietro
di Mirko SPASIANO
opo l’annuncio ufficiale da parte di Microsoft, ecco finalmente
arrivare la modalità da gioco per
tablet e PC Windows 10. Microsoft ne
ha spiegato per filo e per segno il suo
funzionamento.
Nello specifico, lo scopo della Game
Mode non è tanto quello di garantire prestazioni all’ultimo grido, quanto
piuttosto migliorare l’uniformità dell’esperienza di gioco. In un certo senso,
Microsoft ha riproposto su PC lo stesso
comportamento che già oggi mette in
atto la propria console: la Game Mode,
infatti, impedirà a processi di sistema
di sottrarre risorse computazionali all’esperienza videoludica, rendendola di
fatto più uniforme, con frame rate il più
costanti possibile.
Almeno in una prima fase, la modalità
da gioco dovrà essere attivata manualmente solo la prima volta che si avvia
gioco “classico” con architettura Win32
(ad esempio quelli scaricati da Steam),
mentre i giochi scaricati dal Windows
Store saranno in grado di attivarla automaticamente. Una volta avviato il gioco
Win32, la modalità da gioco andrà attivata accedendo alle impostazioni della
Game Bar, quest’ultima accessibile alla
pressione della combinazione di ta-
D
sti Win + G. Gira voce, però, che verrà
predisposta anche un’apposita sezione
dedicata al gaming anche nelle impostazioni di sistema di Windows.
Sebbene blocchi diversi processi di
sistema, la modalità da gioco non impedirà la ricezione di notifiche e altre
funzionalità di Windows 10 come Cortana funzioneranno normalmente. Tuttavia, almeno da questo punto di vista,
il colosso americano non ha ancora
definito al 100% quanti e quali processi
verranno disabilitati quando questa feature debutterà con il Creators Update il
prossimo aprile (anche in attesa del feedback degli Insider). Ad ogni modo, le
prestazioni e le funzionalità del sistema
verranno ripristinate automaticamente
non solo alla chiusura del gioco, ma
anche quando questo verrà ridotto ad
icona.
Microsoft ha anche confermato di star
lavorando a braccetto con Intel, AMD
e NVIDIA per ottimizzare al meglio la
Game Mode, soprattutto per le configurazioni hardware più comuni. Infine,
da quel di Redmond hanno confermato
che, per sfruttare appieno la modalità
da gioco, gli sviluppatori non dovranno apportare alcuna modifica ai giochi
rilasciati sul Windows Store, poiché
trattasi di una feature implementata a
livello di sistema. C’è da scommettere,
però, che con l’enorme catalogo di titoli
extra-Store, i giochi Win32 non verranno affatto lasciati indietro.
Super Mario Run, il prezzo premium non spaventa
Super Mario Run è arrivato dirompente sull’App Store e i guadagni sono arrivati in fretta
L’

arrivo di Super Mario Run sull’App
Store dopo l’annuncio di Shigeru
Miyamoto al keynote di presentazione di iPhone 7 ha segnato, per
Nintendo, un pesante segno positivo
a bilancio. Il gioco è stato scaricato 78
milioni di volte e il contenuto completo
acquistabile a 9,99 euro è stato acquistato dal 5% degli utenti: se la matematica non è un’opinione, il bonifico arrivato
sui conti Nintendo è di 53 milioni di dollari. Oltre al ricavato di Super Mario Run
su App Store, Nintendo snocciola altri
numeri interessanti relativi a un profitto
torna al sommario
Lego Life è un social
network in stile
Instagram per ragazzi
fino a 13 anni
Si potranno condividere
foto delle proprie
creazioni e interagire
con gli altri utenti
di Gaetano MERO
GAMING L’analisi dei dati finanziari riportati dal WSJ è tutta rose e fiori per il colosso di Kyoto
di Filippo TONELLI
Il social network
per bambini
firmato Lego
netto che sale a quota 549
milioni di dollari, figlio di un
valore totale in revenue di
1,5 miliardi di dollari. Positivo il contributo di Pokémon
Sun e Moon con i 15 milioni
di unità vendute, pesante il
bilancio di Wii U con le sole
760.000 unità vendute ma
con Switch in rampa di lancio
per la primavera ed il nuovo free-to-play
Fire Emblem: Heroes pronto al debutto
di giovedì, le prospettive sembrano comunque rosee. Leggendo le dichiarazioni del chief executive Tatsumi Kimishima,
tuttavia, scopriamo che in Nintendo le
previsioni sul numero di acquirenti effettivi in relazione ai download di Super
Mario Run era un numero in doppia cifra:
prima dell’adagio sull’accontentarsi, forse è bene tenere a mente quello su cosa
ottiene chi vuole troppo.
Lego Life è il social network lanciato dalla famosa azienda produttrice di mattoncini colorati e
dedicato ai più piccoli. Sarà possibile condividere le foto delle
proprie creazioni Lego con gli
altri utenti interagendo attraverso
emoticon e commenti. L’accesso
è garantito a bambini che non
superano i 13 anni di età. L’ecosistema prevede la creazione di
un profilo attraverso un avatar
dalle sembianze di un personaggio Lego, e un nickname assegnato casualmente. Lego Life
blocca la possibilità di divulgare
informazioni personali agli altri
utenti, non prevede acquisti inapp e la policy del Gruppo è di
non divulgare le informazioni a
terzi. Il social network possiede
due livelli di sicurezza, immagini
e commenti saranno filtrati prima
della pubblicazione tramite un sistema di scansione automatico e
poi da un team in carne e ossa al
fine di garantire ai genitori che i
contenuti siano sempre adeguati ai minori. L’app è disponibile
grauitamente per dispositivi iOS
ed Android al momento solo in
Stati Uniti, Canada, Danimarca,
Austria, Inghilterra, Francia e Svizzera. Per l’Italia appare ancora la
dicitura “in arrivo” come si può
verificare dalla pagina dedicata
sul sito ufficiale, i fan italiani dovranno quindi attendere ancora
un po’ prima di poter utilizzare la
piattaforma.
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06 FEBBRAIO 2017
MAGAZINE
SMARTHOME Con l’attuale legislazione è impossibile accedere alla detrazione fiscale per l’acquisto di un termostato smart
Gli incentivi per i termostati smart non esistono
Nessun prodotto può misurare i consumi effettivi, inoltre servirebbe una costosa perizia per quantificare il risparmio
di Roberto PEZZALI
on la legge di Stabilità 2017 il Governo ha rinnovato anche per quest’anno l’ecobonus che prevede la detrazione dalle tasse del 65% di quanto speso per l’acquisto, l’installazione e la messa in
opera di dispositivi smart che consentono il controllo
a distanza del riscaldamento o della climatizzazione.
Il provvedimento, introdotto già lo scorso anno, è stato interpretato da molti (e anche fatto scrivere molte
testate in tal senso, anche DDAY.it) come un incentivo
a favore dei termostati smart che stanno prendendo
piede e nella cui categoria sta per debuttare in Italia l’atteso Nest di Google. In realtà, come abbiamo
appurato, gli incentivi per questo tipo di apparecchi
semplicemente non esistono: infatti, le condizioni richieste affinché i sistemi siano “eleggibili” vanno ben
oltre le funzionalità offerte anche dai più sofisticati
termostati smart. Ma andiamo per gradi.
C
Bisogna aprire una pratica all’ENEA
La detrazione è del 65%, anche se viene spalmata su
10 anni (il 6,5% all’anno), rappresenta in ogni caso un
notevole risparmio per chi è attratto da un sistema più
evoluto del classico termostato. Ma come si fa operativamente ad ottenere la detrazione? E quali sono i prodotti adatti? È quello che si sono chiesti un po’ tutti gli
interessati a modernizzare l’impianto di riscaldamento, aggiungendo la possibilità di controllo remoto con
la speranza di ottimizzare i consumi e quindi anche i
costi. La gestione dell’incentivo e l’approvazione della detrazione è affidata all’ENEA, l’Agenzia Nazionale
per l’efficienza Energetica: nel Vademecum presente
sul sito sono illustrati i passaggi e la documentazione
necessaria per presentare la domanda. C’è da “litigare” con un sito non propriamente allo stato dell’arte,
ma, anche senza l’aiuto di un professionista esperto,
si può riuscire a venirne a capo, almeno per quello
che riguarda l’istruzione della pratica. Quanto ai dati
da riportare all’interno, accenneremo più avanti.
L’anello mancante
La telelettura dei consumi

Il sogno di chi vorrebbe detrarre parte del costo per
un termostato come il Nest o il Netatmo si scontra
con la legge di stabilità, che delinea in modo chiaro
e preciso i paletti da non sorpassare. Infatti, citando
letteralmente la legge, le detrazioni riguardano solo
dispositivi che:
a) Mostrano attraverso canali multimediali i consumi
energetici, mediante la fornitura periodica dei dati;
b) Mostrano le condizioni di funzionamento correnti e
la temperatura di regolazione degli impianti;
c) Consentono l’accensione, lo spegnimento e la programmazione settimanale degli impianti da remoto;
Prodotti come il Nest, il Tado, l’Honeywell Evohome
o Lyric e il Netatmo soddisfano a pieno i punti b e c,
ma non rientrano nei prodotti in grado di soddisfare il
punto a: nessun termostato consumer smart è in gra-
torna al sommario
do di mostrare i consumi effettivi
tramite la fornitura periodica dei
dati. Una scappatoia ci sarebbe
e prevede l’aggiunta di un contabilizzatore che renda disponibili i dati di consumo via Web:
si tratta, però, di un’operazione
che fa salire la spesa ben oltre il
costo del termostato e la relativa
detrazione, trasformando quello
che è un termostato intelligente
in un sistema più complesso,
più di portata condominiale che
personale. In questo senso va
quindi detto chiaro: i termostati smart, almeno per
le funzioni che hanno oggi, non sono eleggibili per
l’incentivo. A pensare male, verrebbe anche da credere che il testo di legge sia stato scritto pensando
espressamente al fatto che, così facendo, l’incentivo
sarebbe stato precluso agli acquirenti della tipologia
di termostato smart sicuramente più diffusa. Il fatto di
prevedere la telelettura dei consumi, che nessun modello offre nativamente, restringe e non poco la casistica delle detrazioni, rendendole quasi “virtuali”.
La pratica non è una passeggiata
Accedere all’incentivo non sarebbe affatto semplice
neppure se l’apparecchio, magari una versione più
evoluta, mostrasse i consumi energetici: nella dichiarazione da inviare all’ENEA infatti va specificato il risparmio in kWh stimato rispetto al consumo abituale
dell’abitazione, un valore questo che richiede la perizia di un tecnico abilitato e quindi una spesa di circa
100-150 euro, spesa che praticamente annullerebbe
l’impatto dell’incentivo stesso, almeno per i prodotti
dal costo più accessibile. L’ENEA, da noi contattata
per capire se in qualche modo un utente potesse
chiedere la detrazione di un termostato “smart”, ci ha
confermato che l’incentivo “esiste”, ma è stato creato
per aiutare chi sta per affrontare una spesa ingente per migliorare l’efficienza energetica del proprio
appartamento e può dimostrare poi, dati alla mano,
che il miglioramento ci è stato anche a livello di consumi. È vero, ma ci verrebbe da dire che interventi
più importanti, come quelli citati dall’ENEA, erano in
larga parte già ricompresi nelle attività di efficientamento energetico degli stabili e sono già coperti da
incentivi; anche la semplice ristrutturazione, come
per esempio il miglioramento dell’impianto di riscaldamento con l’inserimento di un contacalorie (come
diventato obbligatorio nei condomini) è un intervento
che gode di incentivi al 50%.
Un termostato smart aiuta in ogni caso a risparmiare, e come abbiamo visto anche dalle nostre prove
utilizzandolo al meglio si riesce ad abbassare il consumo annuale di gas per il riscaldamento dal 15% al
30% circa a seconda del modello e del sistema, una
sorta di “auto incentivo” che in poche stagioni permette di ammortizzare il piccolo investimento iniziale.
Ma non parliamo - almeno per questa categoria di
prodotti - di incentivi statali: qui il consumatore deve
farcela da solo.
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06 FEBBRAIO 2017
MAGAZINE
AUTOMOTIVE Sanzionabile chi sosta nelle aree di ricarica dopo aver terminato il “pieno”
Scattano le multe per i furbi delle colonnine
Il recepimento di una direttiva europea consente finalmente di sanzionare i furbetti
che lasciano l’auto in sosta nelle aree di ricarica: per le auto la multa è pari a 85 euro
Alta Motors
lancia la Redshifh ST
Una moto elettrica con
linea più in stile street
di Roberto PEZZALI
U
na questione di civiltà, ma anche
una spinta per una tecnologia in
rampa di lancio: le aree adibite alla
ricarica dei veicoli elettrici non sono parcheggi e vanno liberate al termine della
ricarica. Tesla ha già iniziato a far pagare
la sosta al termine della carica nelle sue
stazioni Supercharger, ora anche le Forze
dell’Ordine potranno far pagare, a suon di
multe, l’occupazione abusiva delle colonnine anche da parte di auto elettriche che
hanno terminato il pieno di energia. Una
mossa che dovrebbe evitare ai possessori di auto elettriche situazioni spiacevoli,
stalli di ricarica occupati dalla mattina presto per tutta la giornata lavorativa come
un vero parcheggio. Grazie al decreto
legislativo 257/2016 entrato in vigore con
la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale lo
scorso 13 gennaio in recepimento della
Direttiva 2014/94/UE sarà possibile multare coloro che usano le aree come parcheggi. Le sanzioni saranno di 85 euro
per i veicoli a quattro ruote e di 40 euro
per moto e ciclomotori, sanzione che può
essere ridotta nel caso di pagamento entro cinque giorni (59,50 euro e 28 euro).
AUTOMOTIVE
Tesla Model S
100D: in Italia
da 115.000 €

NLa gamma della Tesla Model S si
amplia con l’arrivo della 100D, una
versione a metà strada tra la 90D e
la performante P100D. Dotata di batteria da 100 kWh, è la versione della
Model S con la migliore autonomia
dichiarata, 632 km nel ciclo NEDC. La
100D ha le stesse performance della
versione da 90 kWh (con un’autonomia di 557 Km), con una velocità
massima di 250 km/h ed un’accelerazione da 0 a 100 km/h in 4,4 secondi.
Per quanto riguarda i prezzi, la nuova
Tesla Model S 100D si colloca a metà
strada tra la versione 90D e P100D.
Il suo prezzo è, infatti, di 115.600
euro, più costosa della 90D venduta
a 108.500 euro, ma più economica
della P100D in listino a 159.400 euro.
torna al sommario
Una nuova
moto elettrica
dai fondatori
di Tesla
di Massimiliano ZOCCHI
La sanzione riguarderà entrambi i casi:
sia i furbi che non hanno un’auto elettrica
ma sostano abusivamente, sia coloro che
hanno terminato la ricarica e non lasciano
l’area libera. Quest’ultimo caso è regolamentato dal cartello stradale nel caso di
aree di ricarica fast, ma non è facilmente
gestibile per le colonnine di ricarica lenta:
in questo caso sarà più difficile dimostrare che un utente sta realmente usando
la colonnina per la ricarica e non come
parcheggio. Una normativa questa che
dovrebbe anche risolvere un problema
che si è verificato nelle ultimamaneta a
Milano, con l’introduzione di 20 auto elettriche BMW i3 nella flotta del car sharing
Drive Now: da giorni piovono segnalazio-
ni di utenti che trovano le colonnine occupate da auto BMW già cariche in attesa
di un eventuale cliente, come dimostra la
foto qui sopra e pubblicata sul blog “problemidiricarica”. Tali auto dovrebbero essere spostate dall’azienda se il tempo di
sosta super i 60 minuti consentiti. La stessa normativa prevede anche altre novità
legate all’elettrico e alla mobilità green:
chi ristruttura un distributore di carburante o chi chiede la licenza per l’apertura di
una nuova stazione di rifornimento dovrà
dotare la struttura di infrastrutture di ricarica elettrica veloce con potenza compresa
tra 22 kW e 50 kW oltre ad un impianto
di erogazione del metano in modalità self
service o servito.
AUTOMOTIVE Esenzione del bollo per le auto ecologiche
Regione Marche: bollo gratis per
auto elettriche, ibride e a idrogeno
di Roberto PEZZALI
A
nche le Marche hganno deciso di incentivare i veicoli
non inquinanti grazie alla
legge di stabilità appena approvata, che ha introdotto l’esenzione al pagamento del bollo per
determinati tipi di veicoli. Per la
precisione saranno esentati dal
pagamento della tassa automobilistica i veicoli immatricolati a partire dal 2017 con propulsione 100% elettrica, ibrida,
o anche i futuri mezzi alimentati a idrogeno. Il bollo sarà gratuito per il primo periodo, più i successivi 5 anni. Dopo questo periodo usufruiranno comunque di una
tariffa agevolata. Al momento non è chiaro se potranno beneficiare dello sgravio
fiscale anche i veicoli immatricolati negli anni passati, almeno per gli anni rimanenti.
Le Marche si aggiungono a un nutrito gruppo di regioni che già hanno scelto di incentivare la mobilità green come Lombardia, Piemonte, Liguria, o sempre al centro
italia, Abruzzo, Lazio e Campania.
Sono ancora poche le case costruttrici a proporre moto completamente elettriche, e tra queste
c’è una piccola azienda con sede
nella Silicon Valley che si chiama
Alta Motors. Le loro due ruote
hanno un target ben preciso, in
quanto costruiscono solo due
modelli, uno da cross, e una derivata supermoto. A questa coppia
sta per aggiungersi una terza sorella, Redshift ST, sempre simile
nel design ma con dettagli dalla
linea più aggressiva e quasi in stile street naked, anche se la struttura resta evidentemente legata
al cross. Le prime due Redshift,
SM e MX, hanno prezzi intorno
ai 15.000 dollari, quindi è possibile supporre che anche il nuovo
prodotto possa avere costi simili.
La vecchia versione da strada ha
in dote 5.8 kWh di batterie, dato
lo spazio esiguo, che riescono
a fornire solo 80 km di autonomia. In realtà per il tipo di mezzo
non sono nemmeno pochi, e più
che sufficienti per divertirsi, ma
si spera che al One Moto Show
di Portland, dove la moto verrà
mostrata al pubblico per la prima
volta, Alta Motors possa rivelare
caratteristiche superiori. Curiosamente tra i finanziatori di questa
recente realtà (le prime produzioni sono iniziate l’agosto scorso) ci
sono anche due membri fondatori
di Tesla, Marc Tarpenning e Martin Eberhard. I due probabilmente dopo aver toccato con mano
i vantaggi dell’elettrico hanno
pensato bene di espandere i loro
orizzonti.
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06 FEBBRAIO 2017
MAGAZINE
AUTOMOTIVE Tesla Model S e la BMW i3 perdono il primato di sicurezza tra le auto elettriche
Tesla Model S e BMW i3: sicurezza non al top
A dirlo sono i crash test eseguiti dalla IIHS
Tesla ha immediatamente adeguato la catena di montaggio per correggere i problemi
Shell e Total
installaranno colonnine
di ricarica veloce
nelle stazioni di servizio
Si parte da Olanda
e UK per poi proseguire
con il resto dell’Europa
di Massimiliano ZOCCHI
L
a valutazione ottenuta nei crash test
è un parametro che molti potenziali
clienti tengono in considerazione
per indirizzare le loro scelte nel settore automotive. Va da sé quindi che per
le case è diventato nel corso degli anni
sempre più importante ottenere ottimi
risultati in questa graduatoria, con grande vantaggio delle persone a bordo. Le
elettriche non fanno eccezione, e la Tesla
Model S dopo aver ottenuto il massimo
sia dai test della NHTSA che dagli Euro
NCAP, si è vista retrocedere da un altro
ente, l’Insurance Institute for Highway Safety. Nel dettaglio, la sedan di Elon Musk e
soci ha ricevuto soltanto “accettabile” nei
test dello scontro frontale parziale, in cui
ha evidenziato problemi di ritenuta alle
cinture di sicurezza. Nonostante gli airbag completamente avvolgenti, il dummy
a bordo è arrivato a colpire lo sterzo con
la testa, col rischio di infortuni importanti.
Stesso problema anche alle gambe. Qui
video del test
In aggiunta, anche le luci anteriori non
di Alessandro CUCCA
hanno soddisfatto IIHS, che ha addirittura
comminato una valutazione scarsa a questo particolare.
Un’altra vettura 100% elettrica ha avuto
qualche problema durante gli stessi test,
cioè la BMW i3. Per la compatta tedesca
le cattive valutazioni, entrambe con “accettabile” sono arrivate dai poggiatesta e
dai sedili, ed anche in questo caso per i
fari frontali.
In cima alla classifica dei crash test della
IIHS sono finite quindi la Chevrolet Volt e
la Toyota Prius Prime, curiosamente entrambe ibride ricaricabili, anche se con
filosofie diverse.
Tesla ha fatto sapere di essere già da
tempo al lavoro coi propri fornitori per
migliorare l’impianto di illuminazione, e di
aver già preso provvedimenti in catena di
montaggio, per correggere i problemi e
sottoporre nuovamente la Model S ai test
dove ha fallito.
AUTOMOTIVE Sono 25 le vetture a guida autonoma di General Motors impegnate nei test su strada
Le auto a guida autonoma di GM sono supereroi
GM pubblica la lista delle vetture utilizzate nei test, i nomi dimostrando una certa fantasia
di Alessandro CUCCA
L

o Stato della California richiede a
chiunque sia impegnato con test sulla guida autonoma di fornire annualmente un rapporto sullo stato della sperimentazione. Grazie a questo rapporto
veniamo a sapere che General Motors ha
in totale 25 vetture in strada che fanno
test di guida autonoma, e la cosa curiosa è vedere i nomi che hanno scelto per
identificarle. Si tratta di 20 Chevy Bolt (la
nuova elettrica da 400 km di autonomia
commercializzata in Europa come Opel
Ampera-e ) e cinque Nissan Leaf, tutte
attrezzate per eseguire test sui sistemi
di guida autonoma che GM utilizzerà su
futuri modelli del gruppo.
Invece di usare banali codici numerici,
GM ha scelto per le Bolt nomi di animali
torna al sommario
Arrivano
le colonnine
di ricarica veloce
nei distributori
Shell e Total
come polarbear, leopard e beluga, mentre per le Nissan abbiamo in strada niente di meno che Ironman, Quicksilver e la
mitica Storm, nota come Tempesta dai
fan italiani degli eroi di Marvel. L’utilizzo
di questi nomi, come hanno spiegato in
GM, aiuta a identificare meglio le vetture
tra quelle presenti nei garage, soprattuto
quando hanno tutte lo stesso colore, e
sono sicuramente più familiari e facili da
ricordare rispetto a dei codici numerici.
Questa notizia aiuta finalmente ad accendere i riflettori sulle attività di GM
che, contrariamente ai suoi concorrenti
finora è stata sempre molto discreta, evitando di divulgare qualsiasi immagine o
filmato dei test in corso.
GM ha all’attivo ben 9.776 miglia percorse in fase di test nel 2016, con un tasso
di disattivazione del sistema autonomo
di circa il 18,5% e l’unico materiale pubblicato finora include solo un video di
poco più di 2 minuti ripreso dal cruscotto
di una auto impegnata in un test per le
vie di San Francisco. Si tratta fra l’altro di
un video molto interessante, che mostra
come l’auto intelligente di GM riesca a
gestire bene situazioni critiche come
auto che invadono la corsia da sinistra
o attraversamenti pedonali, ma che però
non mostrano assolutamente nulla dell’auto che guida.
John Abbott, downstream director di Shell, ha dichiarato che
entro la fine dell’anno verranno
installate alcune postazioni di
ricarica per auto elettriche all’interno delle stazioni di servizio a
marchio Shell. Partiranno in Olanda (dove Shell ha ben 600 stazioni) e poi in UK per poi continuare
in altre nazioni e località. La speranza dell’azienda è che presto
queste stazioni evolute determineranno un ritorno economico
interessante, dato che è facile
aspettarsi che il cliente, mentre
attende di ricaricare la sua auto,
abbia voglia di consumare cibo
e bevande o fare altri acquisti all’interno degli shop presenti nelle
stazioni di servizio. Sul tipo di ricarica fornita non è stato ancora
dichiarato nulla anche se è facile
aspettarsi che si tratterà di una
tipologia di ricarica fast, a corrente continua, magari utilizzando il
connettore CCS Combo 2.
Anche Total vuole intraprendere una strada simile e installare
colonne di ricarica nelle proprie
strutture. Purtroppo noi italiani
vedremo ben poco di tutto questo, dato che Shell non è più presente nel territorio italiano con
le sue stazioni dal 2014 quando
i suoi 830 distributori sono stati
ceduti a Q8.
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06 FEBBRAIO 2017
MAGAZINE
SOCIAL MEDIA WEB Una app per accedere a tutte le polizze stipulate con la compagnia tedesca e per gestire i piccoli imprevisti
Polizze: tutto più facile con l’app Allianz Now
Stop al panico da tamponamento o da allagamento in casa, a patto di essere assicurati con Allianz e di aver scaricato l’app
A
di MGianfranco GIARDINA
llianz ha lanciato Allianz Now, una nuova app
destinata agli assicurati con la compagnia, attraverso la quale segnalare e gestire in tempo
reale gli eventuali sinistri senza impazzire per capire
se l’evento è coperto dalla propria polizza o dover
perdere tempo a cercare numeri di telefono o documentazione. L’iniziativa parte da una franca autocritica: le assicurazioni sono troppo complesse e le
procedure spesso troppo burocratizzate. Un povero
cliente – ammette la stessa Allianz – non riesce ad
orientarsi, soprattutto nella concitazione dei momenti
subito successivi a un incidente o a un quando in sinistro avviene su polizze stipulate diversi anni prima.
Per questo è stata creata la app Allianz Now: in pratica, attraverso questa app, è possibile accedere a
tutte le proprie polizze stipulate con la compagnia tedesca (quelle con la controllata Genialloyd non sono
comprese); l’assicurato trova innanzitutto la lista dei
possibili sinistri coperti dalla propria polizza e quindi
può procedere a segnalare l’accaduto direttamente
dalla app.
Questo significa per esempio che si può chiamare direttamente il carro attrezzi (sfruttando tra l’altro la fun-
zione di geolocalizzazione dello smartphone), attivare
l’intervento di un idraulico o di un elettricista, chiedere
l’assistenza sanitaria e così via. Tutto in maniera guidata e decisamente facile: in questo modo si è certi di
aver istruito la pratica correttamente, garanzia di un
rapido rimborso, e soprattutto di aver gestito al meglio l’emergenza.
L’accesso alla polizza anche ai familiari
Altra cosa interessante è la possibilità di dare accesso
(anche “al volo”) alle proprie polizze a familiari e amici.
Un caso classico è il figlio a spasso con la macchina
di papà: in caso, per esempio, di un tamponamento,
il giovane potrà seguire a schermo le indicazioni per
segnalare correttamente il sinistro (si segue un albero molto ampio di domande a cascata per identificare bene la natura dell’incidente, il numero dei mezzi
coinvolti, eventuali danni alle persone o a cose di
terzi, e così via) e soprattutto per risolvere eventuali
problemi di ordine sanitario o meccanico. Papà più
tranquillo, figlio più sicuro.
Se da un lato la nuova app Allianz Now stupisce per
semplicità d’uso, dall’altra un po’ delude i geek in
cerca di una trovata tecnologica avveneristica: questa app di fatto non fa nulla che non si potesse fare
già diversi anni fa. La geolocalizzazione, la possibilità
di inviare foto del sinistro o del modulo di Constatazione Amichevole o anche solo la consultazione del
fascicolo e della documentazione delle proprie polizze, è qualcosa che un utente potrebbe già dare per
scontato nell’era mobile; di fatto praticamente tutte le
principali compagnie assicurative hanno un’app nella
quale per il cliente è possibile consultare il proprio fascicolo assicurativo; ma in questo caso è stato fatto
uno sforzo in più, testo più che altro alla gestione dell’emergenza e delle procedure da eseguire a ridosso
del sinistro per una corretta e facile rendicontazione.
Innovazione più amministrativa
che hi-tech: era ora

L’app suggerisce tutti i possibili sinistri coperti
con linguaggio chiaro e comune, in modo tale
che l’utente possa iniziare facilmente la pratica di
gestione.
torna al sommario
Anche la sezione della polizza casa è organizzata
per tipologia di sinistro: compaiono solo le voci
relative alle garanzie effettivamente comprese
nella propria polizza.
L’innovazione in Allianz Now in realtà c’è ma, a ben
vedere, è più sul fronte burocratico e amministrativo.
Il vero sforzo fatto da Allianz, infatti, è stato quello di
scomporre tutti i propri contratti in essere in “granuli”,
uno per ogni tipo di garanzia, da attivare sulla app del
cliente a seconda del tipo di polizza sottoscritta. Lo
sforzo compiuto è non banale perché, come riconosce la stessa Allianz, le polizze sono troppo complicate e quando accade un sinistro l’assicurato non riesce
a capire se il rischio in questione era veramente coperto. Un caso – purtroppo assai raro - in cui i processi amministrativi vengono riprogettati per sfruttare
tutti i vantaggi degli strumenti digitali; normalmente
quello che accade è il contrario, ovverosia, asservire
le interfacce e le app a processi pensati e ottimizzati
per l’era cartacea, generando dei veri e propri mostri
digitali.
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n.149 / 17
06 FEBBRAIO 2017
MAGAZINE
TEST Abbiamo passato qualche ora in compagnia della console Nintendo Switch, provando anche tutti i titoli di lancio
In prova la nuova console ibrida Nintendo Switch
Garantisce sessioni ludiche sia in mobilità sia nella comodità della propria casa grazie a una dock station collegata al TV
di Francesco FIORILLO
intendo Switch è l’ultima scommessa in ambito videoludico di Nintendo, una macchina
da gioco non solo in grado di connettersi al
televisore di casa, ma capace anche di trasformarsi
in un sistema portatile grazie al suo schermo touch
capacitivo HD da 6,2 pollici. Dal prossimo 3 marzo, e
per la prima volta, i giocatori potranno quindi godere
di quell’esperienza tipica delle console casalinghe
in qualsivoglia momento e, soprattutto, dovunque si
trovino. Immaginatevi alle prese con una missione
di fondamentale importanza, magari in uno scontro
con un boss di fine livello. Sul più bello, ad un passo
dalla vitoria, un impegno improvviso vi costringe ad
abbandonare il divano. Questa volta non occorrerà
spegnere la console, ma basterà sfilarla dalla sua
Dock Station per continuare a giocare, anche mentre ci si reca al lavoro o si aspetta l’autobus.
Oltre alla sua peculiare natura ibrida, Switch si distingue però anche per i suoi interessanti controller.
I Joy-Con, questo il nome scelto dalla società giapponese, possono esser infatti rimossi dalla console
e utilizzati in maniera indipendente.
Se si gioca da soli si potrà impugnare un controller per mano, mentre giocando in due ogni utente
userà un solo Joy-Con. Entrambi possono vantare
un sistema di rilevamento accurato e una vibrazione
innovativa, capace di far percepire il movimento di
un cubetto di ghiaccio che sbatte contro un bicchiere, mentre un sensore posto nella parte superiore
del piccolo controller destro permetterà di leggere
i gesti delle mani (come sasso, carta e forbice) e la
prossimità degli oggetti.
Switch sembra dunque voler fondere tutte le peculiari caratteristiche delle ultime console sviluppate
in quel di Kyoto e dopo un paio di ore in sua compagnia siamo rimasti piacevolmente colpiti.
N
Nintendo cambia (di nuovo)
le regole del gioco

Unire l’esperienza di gioco in totale libertà a quella
solitamente accostata alle quattro mura domestiche
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video
lab
non è una missione propriamente semplice. Durata
della batteria, un sistema in grado di garantire un
passaggio dalla modalità portatile a quella domestica immediato e di facile utilizzo, uno schermo sufficientemente ampio e definito e l’ovvia presenza di
un sistema di controllo capace di adattarsi ad ogni
tipologia di gioco, sono tutti elementi fondamentali
per la buona riuscita di un progetto come questo.
Dopo aver stretto la console fra le mani per diverse
ore possiamo tranquillamente sbilanciarci ed asserire che la missione sembra davvero compiuta. Rispetto a quanto visto e provato con il GamePad di
Wii U, Switch non solo si attesta su un altro livello
qualitativo, ma si pone direttamente su un universo
distante anni luce. L’ergonomia non da adito a particolari lamentele e l’utilizzo in modalità portatile risulta comodo e poco stancante. I materiali utilizzati,
il senso di solidità generale e si, anche lo schermo,
sono parsi più che convincenti, mentre una notevole
cura per i dettagli, anche per quelli più piccoli come
le guide indispensabili per agganciare e sfilare i JoyCon o il posizionamento dei pulsanti, da vita a un
device ugualmente piacevole alla vista e al tatto.
Certo, paragonando le immagini intrappolate nel
piccolo LCD da 6 pollici a quelle accostate a un qualsivoglia Super AMOLED da Smartphone non si può
che sorridere, ma sullo schermo di Switch i colori
restano comunque vividi e dotati di un sufficiente
contrasto. I 720p sembrano inoltre garantire un’ottima resa e, credeteci, dopo aver ammirato Mario Kart
8 in modalità portatile ogni dubbio lascerà il posto
ad un senso di stupore difficilmente preventivabile.
Anche lo “switch” tra le due modalità ci è parso più
che convincente e per vedere l’immagine passare
dallo schermo della TV a quello della console sono
serviti giusto una manciata di secondi.
I giochi, nel nostro caso abbiamo provato il tutto
mentre ci dilettavamo con all’atteso The Legend of
Zelda: Breath of the Wild, entrano in pausa nel momento in cui si estrae Switch dalla base e per portare con sé la stessa identica esperienza di gioco al
parco, in treno o a casa di un amico, è sufficiente la
pressione combinata dei due grilletti dorsali unita a
un rapido colpetto sul pulsante A.
segue a pagina 30 
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MAGAZINE
TEST
Nintendo Switch
segue Da pagina 29 
Un nuovo e peculiare sistema di
controllo pensato da Nintendo
I due controller posizionati ai lati di Switch possono
essere rimossi e utilizzati in maniera indipendente.
Se si gioca da soli si potrà impugnare un controller per mano, mentre giocando in due ogni utente
userà un solo Joy-Con. Sin dalla sua prima presentazione, quest’ultima possibilità ha insinuato nelle
menti dei videogiocatori più tradizionalisti diversi
dubbi, soprattutto in virtù delle esigue dimensioni
dei mini controller una volta impugnati in posizione
orizzontale.
Certo la vicinanza dei tasti all’analogico e la presenza di un solo stick non rende possibile il loro utilizzo
in titoli complessi come un piacchiaduro o uno sparatutto in prima persona, ma giocando a Super Bomberman o all’adorabile Snipperclips non abbiamo
riscontrato particolari criticità. In entrambi i casi abbiamo fissato lo sguardo sullo schermo LCD, mentre
la console era posizionata su di un tavolo grazie allo
stand estraibile presente sul retro del case.
Sia ben chiaro, questa resta una soluzione di ripiego, perfetta per condividere al volo l’esperienza con
un amico, ma dopo un buon quarto d’ora di gioco
le nostre mani non sono capitolate in alcun fastidio. Splendido anche l’effetto generato dal nuovo
sistema di vibrazione, a tratti magico e capace di
far impallidire le precedenti “scosse” generate dai
vecchi pad.
Restano ancora da verificare molti aspetti, in occasione dello show case milanese le console erano
infatti bloccate e la possibilità di dare uno sguardo
al menu di sistema era preclusa, ma le demo dei
tanti titoli presenti sono riuscite a innalzare la voglia
di passare molto più tempo in compagnia di questa
peculiare console.
Avventura, combattimenti e un pizzico
di follia. Ecco le nuove esperienze per
Switch

Il giorno dell’uscita, 5 saranno i titoli disponibili per
la nuova console ibrida di Nintendo. A parte The
Legend of Zelda e 1,2 Switch, pubblicati dalla stes-
torna al sommario
sa società nipponica, i giocatori potranno ballare in
compagnia di Just Dance 2017, vivere le avventure
dei famosi eroi di plastica grazie a Skylander Immaginators o far esplodere qualche avversario con il
nuovo Super Bomberman R. Nei mesi successivi
molti sono i giochi in uscita, tra i quali spicca la riedizione di Mario Kart 8, il seguito del coloratissimo
Splatoon e il nuovo gioco di combattimento Arms.
Grazie all’evento organizzato da Nintendo siamo
riusciti a mettere le mani su molti dei titoli in arrivo
in questa nuova annata videoludica.
The Legend of Zelda: Breath of the Wild
Assemblate ogni volta con una cura maniacale e
dotate di una giocabilità sopraffina, le avventure dal
giovane eroe Link lasciano sempre un segno indelebile sul cuore di ogni videogiocatore. La nuova
epopea destinata a Nintendo Switch proverà però
a riscrivere le regole della serie. Un enorme mondo aperto potrà infatti esser esplorato a piacimento,
mentre un nuovo battle system e un inedito sistema legato alla crescita del personaggio, oltre a una
grande varietà di armi, vestiti ed equipaggiamenti,
apporterà di certo una nuova profondità ludica.
Abbiamo provato il gioco sia in modalità tradizionale,
impugnando l’ottimo Controller Pro e avvalendoci di
un normale TV, sia guardando il luminoso schermo
LCD incastonato nella console. In entrambi i casi la
fluidità ci è parsa rocciosa, i colori vividi e, nonostante i timori iniziali, anche in modalità portatile il
nuovo capitolo di Zelda è riuscito nel difficile intento
di offrire un colpo d’occhio notevole. La corsa delle
leve analogiche e la diversa disposizione dei tasti
dei Joy-Con lasciano inizialmente spiazzati, ma occorrono giusto una manciata di minuti per prendere
confidenza con tale disposizione, per poi lasciarsi
andare all’esplorazione di una Hyrule che promette
tantissime ore di divertimento.
1-2-Switch
Disponibile al lancio della console, il particolare
videogames sviluppato da Nintendo proverà a mostrare la potenzialità dei controller Joy-Con. Il gioco
si potrà vivere direttamente anche senza schermo,
guardando gli occhi del proprio avversario.
Da duelli in stile Far West a minigiochi in cui bisogna
copiare i passi di danza dell’avversario, mungere
una mucca o scassinare una serratura affidandosi
solamente alle vibrazioni generate dei mini controller, 1-2-Switch sembra sfruttare in modo creativo le
tante funzioni della console al fine di rendere più
vivaci le feste, dovunque e in ogni momento. Inizialmente giocare abbandonando lo schermo e consegue a pagina 31 
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MAGAZINE
TEST
Nintendo Switch
segue Da pagina 30 
centrandosi sull’avversario risulta una pratica quasi
straniante, ma nella nostra prova le remore iniziali
hanno ceduto presto il posto a comportamenti folli e grasse risate. A colpire comunque non è l’idea
alla base di questo strambo progetto, ma il nuovo
sistema di vibrazione accostato al nome di Rumble
HD. L’effetto è così dettagliato che siamo riusciti, per
esempio, a sentire il “reale” movimento di piccole
sfere d’acciaio che si scontrano all’interno del controller.
Le prossime uscite
ARMS
Un altro titolo in grado di mostrare il nuovo e preciso
sistema di rilevamento dei movimenti insito all’interno dei due controller Joy-Con è Arms, un particolare gioco di combattimento in arrivo nel corso della
primavera e molto vicino, almeno concettualmente,
alle esperienze solitamente accostate all’epoca Wii.
Una volta impugnati entrambi i Joy-Con, uno per
ogni mano, non si deve far altro che sferrare pugni
in direzione dell’avversario, cercando al contempo di schivare gli attacchi nemici inclinando i due
controller. I personaggi possono anche saltare e
scattare, mentre i giocatori avranno la possibilità di
far curvare anche i loro colpi ruotando i polsi. Nella
nostra prova tutto è filato liscio, sono bastati movimenti minimi per assestare una serie di colpi in pieno viso e dopo diversi round il gioco ha mostrato
anche una certa profondità. La possibilità di personalizzare il proprio lottatore, un sistema di schivate
e di contrattacchi e arene dotate di conformazioni
peculiari, sembrano infatti elementi in grado di offrire un’esperienza più complessa di quella generalmente accostata ai titoli “casual”.
Splatoon 2

Splatoon, al tempo della sua uscita su Wii U, si è
rivelato uno sparattutto votato al multiplayer adatto a tutti, estremanente divertente, godibile anche
offline e dotato di un magnetismo unico. In questo
torna al sommario
seguito per Switch, atteso per la prossima estate, le
meccaniche restano quelle di sempre: nel titolo Nintendo non ci sono proiettili, i soldati sono dei buffi
calamari antropomorfi e lo scopo finale non è quello
di “uccidere” il maggior numero di avversari. Entro
lo scadere del tempo l’arena che ospita la battaglia
andrà infatti riempita con i colori della propria squadra, in un tripudio di vernice e risate.
Sono bastati pochi attimi sia per adattarsi al nuovo sistema di controllo, sia per riversare una gran
quantità di vernice sui nostri nemici e nella colorata
arena di gioco. Da segnalare in questa prova la bontà del nuovo Controller Pro. La corsa degli analogici
ci è parsa perfetta, così come l’ergonomia generale, mentre la possibilità di gestire la mira inclinando
semplicemente il nuovo pad (i sensori di movimento, così come il Rumble HD, sono presenti anche nel
Controller Pro) si è rivelata una gradita sorpresa.
Mario Kart 8 Deluxe
I possessori di Nintendo Switch potranno presto
godersi la versione definitiva di Mario Kart 8 in com-
pleta libertà, grazie alla natura ibrida della console
Nintendo.
Tutti i personaggi e circuiti dell’edizione per Wii
U faranno il loro ritorno, insieme a tutti i contenuti
scaricabili, mentre nuovi personaggi come il ragazzo e la ragazza Inkling di Splatoon e una modalità battaglia ampliata, che vedrà il ritorno di arene
storiche come quella del Palazzo di Luigi di Mario
Kart: Double Dash, offriranno ore e ore all’insegna
del divertimento.
Abbiamo provato il divertentissimo gioco di guida
pieno di derapate e gusci infami sia in modalità tradizionale, godendo della nuova risoluzione a 1080p,
sia in versione portatile, affidandoci allo schermo
della console. Tra tutti i titoli presenti, Mario Kart
8 Deluxe è quello maggiormente sbalorditivo, soprattutto se ammirato tramite lo schermo di Switch.
La fluidità non ha mai vacillato e fra curve prese a
folle velocità, banane sapientemente posizionate
sul tracciato e qualche epiteto colorito di troppo,
la prova si è conclusa lasciandoci un sorriso ebete
stampato in volto.
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MAGAZINE
TEST Un prodotto curato sotto il profilo del look e della tecnologia, che può davvero aiutare chi si vuole tenere in forma
Un mese con Fitbit Charge 2: è il Re dei wearable?
Costa un po’ di più della media ma è robusto, affidabile e offre tante funzioni che vanno ben oltre il classico conta passi
di Emanuele VILLA
ue anni fa si diceva che i dispositivi tecnologici
indossabili avrebbero conquistato il mondo, che
sarebbero stati sulla cresta dell’onda per decenni. Dopo l’esplosione iniziale e l’immediata estensione
a qualsiasi tipo di attività, “il” dispositivo wearable è
diventato di fatto il braccialetto per il fitness, seguito
dallo smartwatch che però - volendo generalizzare costa di più e ha un’autonomia solitamente minore. Il
braccialetto per il fitness, concetto sul quale Fitbit ha
costruito la sua fortuna, ha diverse frecce al suo arco:
costa relativamente poco, offre grande versatilità, può
essere elegante e poco invasivo e, non dovendo gestire ampi display e attività di ogni genere, può vantare
un’autonomia piacevole, almeno nell’ordine della settimana di utilizzo. Abbiamo avuto modo di indossare
per un mese abbondante l’ultimo nato in casa Fitbit,
il Charge 2, un modello da 159 euro di listino (ma sul
mercato si trova anche a meno) che riprende la tradizione dell’azienda cercando di offrire un prodotto ultraversatile per un prezzo competitivo. In realtà costa
un po’ di più della norma, ma se lo si mette vicino a
un prodotto di fascia inferiore, i suoi “plus” emergono
ad un semplice colpo d’occhio: una solidità maggiore,
anche un volume leggermente maggiorato, un bel display OLED, il sensore cardio e un tutt’altro che banale
sistema di gestione delle attività, che rende versatile
questo modello e lo avvicina - sotto alcuni aspetti - a
uno smartwatch.
D
Per correre, riposarsi e rilassarsi
Poco da dire sul funzionamento, che si riassume in
due righe: si indossa l’oggetto, che tra l’altro ha cinturini in gomma anallergica di diversi colori, si installa
l’app sullo smartwatch (nel nostro caso abbiamo usato
un terminale Android) e semplicemente lo si tiene al
polso per valutare, giornata dopo giornata, quando è
drammatico ( ! ) il nostro stato di forma e come lo si
potrebbe migliorare. Questo è ovviamente l’utilizzo più
banale del braccialetto ma è già sufficiente per sfruttare l’apparecchio a un buon 50% delle potenzialità: grazie alla tecnologia SmartTrack integrata e al sensore
cardio in perenne esercizio, Charge 2 (e relativa app)
sono in grado di fornire interessanti statistiche senza
muovere un dito a livello di configurazione. Questo
perchè la tecnologia SmartTrack tiene sott’occhio costante i dati dei sensori e, qualora rilevi un certo tipo
di movimento costante per più di 15 minuti (ma si può
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lab
Fitbit Charge 2
159,00 €
BEN FATTO. PER CHI VUOLE STARE (O RIMETTERSI) IN FORMA
Charge 2 è una buona soluzione per chi desidera monitorare e migliorare il proprio stato di forma. Costa un po’ di più della media ma è
affidabile nelle rilevazioni e permette - grazie all’app proprietaria - una fitta quantità di funzioni che vanno ben oltre la classica conta dei passi
e rilevazione delle calorie consumate. Il design è molto pulito e piacevole, il display OLED si vede bene anche in pieno giorno e soprattutto la
batteria dura anche una settimana di uso “passivo” ma con il sensore cardio sempre acceso. I limiti sono l’assenza del GPS - fa affidamento
su quello del telefono - e il carattere non-waterproof, non una cosa da nulla in un prodotto sportivo. Charge 2 può essere indossato durante
la pioggia e la doccia, ma non è certificato per essere immerso in acqua, da cui l’assenza di programmi per i tuffi e per il nuoto. Resta in ogni
caso una delle migliori proposte per chi si avvicina al mondo del fitness “tecnologico” e vuole partire bene.
8.4
Qualità
9
Longevità
9
Design pulito
COSA CI PIACE Durata batteria
Ricchezza di funzionalità
Design
8
Semplicità
8
COSA NON CI PIACE
portare a 10), importa automaticamente il tipo di attività
tra alcune preimpostate come passeggiata, corsa, bicicletta ed esercizio aerobico. Arrivati a sera potremo
dunque scoprire quanti passi abbiamo percorso, la distanza, il tempo impiegato in fase di attività, ma anche
le pulsazioni istante per istante (con un bel grafico di
riepilogo giornaliero), corsa, esercizi vari, anche bici e
via discorrendo. Per non parlare dei piani di scale fatti
a piedi, una manna per chi si vuole rimettere in sesto
dopo un tempo più o meno lungo di inattività.
Dell’apparecchio in sé non ci si può lamentare, pur
riconoscendo una certa soggettività di giudizio: è leg-
D-Factor
7
Prezzo
9
Assenza GPS
Non waterproof
gero, non dà fastidio, non irrita la pelle (nel caso di chi
scrive, poi ogni caso è da valutare a sé) e, nonostante
una leggera tendenza a sovrastimare i passi percorsi,
offre una valutazione attendibile dell’attività giornaliera, compresa l’identificazione di quei momenti di forte
stress che influenzano il ritmo cardiaco. È un po’ voluminoso, questo va detto, e chi ha il polso piuttosto fine
potrebbe trovarlo abbastanza scomodo.
E poi c’è un particolare che dopo un mese di utilizzo
quotidiano vogliamo evidenziare: Fitbit ha deciso di
coniugare nello stesso dispositivo un display sensibile al “tap”, l’attivazione via gesture e anche il classico
pulsante fisico. Tre modalità di controllo potrebbero
sembrare ridondanti, ma in realtà Fitbit ha fatto benissimo: tralasciando le volte in cui un movimento notturno
accende il display illuminando la stanza (cosa non piacevole se si è in dormiveglia), il pulsante fisico serve
per muoversi tra le funzioni principali del dispositivo, il
“tap” touch interviene per affinare la scelta muovendosi tra le viste secondarie. Dopo un po’ l’uso congiunto

segue a pagina 33 
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MAGAZINE
MOBILE Nuove immagini del prossimo smartwatch LG realizzato in collaborazione con Google
LG Watch Style è il primo Android Wear 2.0
Watch Style punta sull’eleganza. Debutto atteso per il 9 febbraio, insieme ad Android Wear 2.0
A
di Giulio MINOTTI
arrivano ulteriori notizie sui prossimi smartwatch di LG realizzati in
collaborazione con Google.
Il noto Evleaks ha, infatti, pubblicato
su Twitter un’interessante immagine
dell’elegante LG Watch Style nelle due
colorazioni silver e rose gold. Uno smartwatch dal design raffinato dotato anche
di un pulsante/corona e sistema di sgancio rapido del cinturino, assente invece il
sensore per il riconoscimento del battito
cardiaco.
Per quanto riguarda le specifiche tecniche, LG Watch Style monterà un display circolare AMOLED da 1,2 pollici
con risoluzione di 360×360 pixel, 512
MB di RAM, 4 GB di storage e batteria
da 240 mAh. Non manca la connettività
Bluetooth e WiFi
e la certificazione
IP67. Il prezzo di
questo smartwatch
dovrebbe
essere di 249
dollari.
Questo wearable sarà affiancato dal Watch Sport; uno
smartwatch dal
design più massiccio con schermo da
1,35 pollici (480×480 pixel), 768 MB di
RAM e 4 GB di memoria interna. La batteria è da 430 mAh, ed inoltre dovrebbero essere anche presenti Bluetooth,
WiFi, NFC (con Android Pay), GPS e LTE,
cardiofrequenzimetro e certificazione
IP68. Questo orologio, con tre pulsanti
TEST
Fitbit Charge 2
segue Da pagina 32 
del tasto fisico e del display rende tutto estremamente
semplice da raggiungere, che sia una funzione particolare come il cronometro o la sveglia silenziosa oppure
far partire manualmente una sessione di tapis roulant.
Poi c’è chi vuole allenarsi sul serio

Charge 2 è pensato sia per chi vuole tenerselo al polso giorno e notte affinchè questo valuti passivamente
il proprio stato di forma e proponga correttivi, sia per
gli sportivi veri. Al di là del riconoscimento automatico
dell’attività via SmartTrack, Charge 2 ha infatti una serie
di allenamenti preimpostati che vanno attivati manualmente: quando si esce per correre, si entra in modalità
“corsa” e si avvia l’attività con il pulsante fisico. In questo modo Charge 2 si collega al GPS dello smartphone
per ottenere dati più precisi sulle distanze rispetto al
solo braccialetto (che comunque può essere usato in
modo indipendente) e sul suo display vengono registrati e visualizzati in tempo reale il battiti del cuore,
l’andatura, la distanza percorsa, le calorie, i tempi e i
passi, senza attendere l’attivazione dello SmartTrack.
E questo vale anche per tante altre attività preimpostate, dal tapis roulant alla bicicletta, dagli esercizi ai
pesi. Non c’è il nuoto, semplicemente perchè Charge
2, pur essendo resistente all’acqua, non può essere immerso: in pratica non c’è bisogno di toglierselo quando
ci si lava o sotto la doccia, ma il nuoto e le immersioni
sono da evitare. Questo, insieme all’assenza del GPS che forse avrebbe fatto lievitare il prezzo e condizionato il look dell’apparecchio - è il limite più appariscente
del dispositivo.
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MAGAZINE
Estratto dal quotidiano online
www.DDAY.it
Registrazione Tribunale di Milano
n. 416 del 28 settembre 2009
direttore responsabile
Gianfranco Giardina
editing
Claudio Stellari, Simona Zucca
laterali, avrà un prezzo di 349 dollari. Entrambi gli smartwatch di LG dovrebbero
supportare Google Assistant e montare
Android Wear 2.0, con il debutto ufficiale previsto per il 9 febbraio; data di
lancio della nuova versione del sistema operativo di Google dedicato agli
smartwatch.
Editore
Scripta Manent Servizi Editoriali srl
via Gallarate, 76 - 20151 Milano
P.I. 11967100154
Per informazioni
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Per la pubblicità
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Un’applicazione notevole
Persino troppo completa
L’app, che ha subito un generale restyling nell’ultimo periodo, è ottima dal
punto di vista delle attività registrate e
offre tanto di più rispetto alla classica
rilevazione dei passi e conta delle calorie: c’è tutta la parte delle sfide, ovvero
una serie di attività di fitness da fare da
soli simulando attività come la maratona di New York, una passeggiata nello
Yosemite (con tanto di punti di interesse
“sbloccati” dallo smartphone, diari, premi e via dicendo) e molto altro, da fare L’applicazione Fitbit è stracolma di contenuti: dal monitoraggio
da soli o in compagnia di altri amici del- automatico delle attività più comuni (via SmartTrack) alle sfide con
la community. In ogni momento è infatti gli amici, i grafici dell’attività cardiaca e i resoconti sull’alimentapossibile confrontare i propri progressi zione. Ci vuole un po’ per gestirla al 100%, ma l’esperienza utente
con quelli dei propri amici, selezionando resta più che sufficiente.
chiaramente nelle impostazioni della privacy cosa mostrare e cosa tenere per sè.
Inoltre, c’è tutta la parte dei consigli per gli allenamenti,
stemi di messaggistica (questa funzione è stata aggiuni piani personalizzati a seconda degli obiettivi che si vota da poco, prima erano solo gli SMS) come Whatsapp
e Facebook Messenger. Ovviamente non c’è modo di
gliono raggiungere (consigliamo di impostare immediainteragire direttamente dal braccialetto, ma è comuntamente un piano di attività settimanale, di modo tale
che il tracker possa valutare fin da subito l’attinenza al
que una funzionalità utile per non perdersi telefonate e
piano) e la parte dell’alimentazione, con registrazione
messaggi durante gli allenamenti.
manuale degli alimenti ingeriti e inserimento degli stesOltre ad avvisarci quando la nostra attività fisica scensi in un piano dietetico definito insieme all’app. Come
de pericolosamente sotto alcuni limiti minimi, Charge
“bonus”, Charge 2 offre un cronometro direttamente
2 ci aiuta anche a rilassarci dopo un’intensa giornata
avviabile dal dispositivo, una sveglia silenziosa e ha la
lavorativa: grazie ai programmi di relax preimpostati,
possibilità di sincronizzarsi con lo smartphone fungenfunge da guida per una sessione di respirazione lenta
e rilassante capace di dare pace al corpo e alla mente.
do da piccolo smartwatch.
Testato durante la classica “giornata no” al lavoro, funCiò significa che, una volta attivate le notifiche, è possibile essere avvisati di chiamate in ingresso, dei propri
ziona. Magari non la prima volta o non quando lo stress
appuntamenti e anche dei messaggi dei principali siè esagerato, ma sicuramente aiuta.
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06 FEBBRAIO 2017
MAGAZINE
TEST Lanciato alla fine dell’anno appena trascorso, Huawei Fit è la nuova scommessa del colosso cinese nel settore wearable
Huawei Fit: orologio OK, fitness da migliorare
Un buon prodotto per costruzione e design dotato di sensore cardio e contapassi ma privo di GPS. Lo abbiamo provato
di Roberto PEZZALI
on è un buon momento per i fitness band e
neppure per gli smartwatch: i dati sono sotto
gli occhi di tutti ed evidenziano come siano
solo due le aziende al mondo che riescono a guadagnare qualcosa con questa categoria di prodotto.
La prima è Apple, con il Watch, la seconda è Fitbit, il
vero mattatore che si è preso tutta la fascia bassa e
medio bassa con prodotti che spaziano dalle fitness
band agli orologi smart. Huawei ha provato più volte a entrare in questo mercato con svariati modelli,
ma la concorrenza è dura anche se sei uno dei top
brand nel mondo degli smartphone: Samsung stessa
non è riuscita a imporre la gamma Gear, un segno
che questo segmento non è “facile”, soprattutto con
l’arrivo di molti prodotti di chiara derivazione cinese
che male non vanno e costano pochi euro. Huawei
Fit è l’ultima evoluzione in campo fitness proposta
dal brand cinese: un orologio leggero e minimale,
capace di collegarsi sia a smartphone Android che
iOS e dotato di una autonomia interessante, una settimana piena. Un prodotto che non intende rivaleggiare con il Watch, sicuramente più complesso, ma
che con i suoi 149 euro di prezzo si configura come
valida alternativa a alcuni prodotti simili realizzati da
Fitbit stessa.
N
Ben costruito e con un’ottima autonomia

Nella versione da noi provata, cinturino in gomma
arancione e cassa in alluminio, il Fit non ci dispiace
affatto: è particolare, non bellissimo per alcuni ma in
questa categoria conta molto il gusto personale. È
comodo e pratico da indossare, non è affatto spesso e soprattutto i cinturini sono standard, sostituibili
quindi con un qualunque cinturino da gioielleria che
però non si sposerà mai bene come quelli semplici
in polimero gommato venduti insieme al prodotto.
Dal punto di vista funzionale c’è poco da dire: è tutto
schermo, tondo, con la parte inferiore che integra i
sensori per il battito cardiaco e i pin per la ricarica.
Quest’ultima non è a induzione, ma viene fatta trami-
torna al sommario
video
149,00la
€b
Huawei Fit
L’IDEA È BUONA, MA L’INTERFACCIA È DA RIVEDERE
Difficile dare un voto definitivo su questo Fit: Huawei ha già rilasciato diversi aggiornamenti migliorando leggermente le cose, ma è chiaro
che manca l’esperienza in un campo dove Fitbit emerge rispetto agli altri. Il design tuttavia non è male: indossandolo per diversi giorni ha
ricevuto diversi complimenti e probabilmente molti potrebbero accontentarsi di tenerlo al polso per fare da contapassi, conta calorie e tracce
di battito e sonno. Come orologio è perfetto: il display è sempre bello leggibile in ogni condizione, è poco ingombrante, ci sono una serie di
clockface piacevoli e soprattutto è IP68, quindi nessun problema in acqua anche per un tempo piuttosto elevato. Dove bisogna lavorare è
sull’interfaccia e sulla parte di notifiche: come sono realizzate oggi non sono troppo utili (tranne la chiamata con vibrazione), ma con un paio
di aggiustamenti potrebbero svoltare. Huawei Fit costa 149 euro e allo stesso prezzo si trovano molti prodotti che sotto l’aspetto fitness sono
più integrati e funzionano meglio: chi è innamorato del marchio Huawei o del Fit per il design e la linea si troverà in ogni caso al polso un
bell’orologio che può contare su un’ottima autonomia e su un contapassi comunque accurato.
7.2
Qualità
7
Longevità
7
Design
Design piacevole e minimale
COSA CI PIACE Autonomia elevata
Applicazione per Android e per iOS
8
Semplicità
7
D-Factor
8
Prezzo
7
Gestione notifiche e scarsa interazione
COSA NON CI PIACE Nessun GPS integrato
Prezzo leggermente elevato
te contatti sulla base magnetica, una scomodità questa di cui bisogna tener conto quando si viaggia.
Fortunatamente il Fit, rispetto ad altri modelli simili,
ha una autonomia quasi invidiabile: dai 6 ai 7 giorni, molto dipende da quanto lo si muove e se lo si
indossa, come si dovrebbe fare per avere i dati sul
sonno, anche di notte. Huawei ha usato una soluzione molto “light” per la gestione: non ci sono schermi
LCD o OLED e non c’è
neppure un processore avido di corrente: il
display è un prodotto
particolarissimo, sembra e-Ink ma in realtà
è un Memory LCD prodotto da Sharp monocromatico che consuma poco ed è always
on, quindi non si spegne mai. Ne abbiamo
apprezzato la leggibilità e la sensazione di
naturalezza che riesce
a dare, oltre alla efficiente retroilluminazio-
ne, ma sicuramente va bocciato il touch che funziona
solo a gesture: farci la mano, pardon, le dita è davvero difficile, e bisogna capire che i comandi vanno impartiti partendo dall’estremità del quadrante
altrimenti non vengono riconosciuti correttamente.
Il Huawei Fit è inoltre un prodotto con design circolare, e i comandi sono ortogonali: da navigare non è
troppo immediato.
Notifiche da rivedere
App bella ma migliorabile
I limiti maggiori emergono tuttavia nell’integrazione
con gli smartphone: le notifiche arrivano ma non
sono interattive, e la visualizzazione a schermo a
tratti è confusa: spesso bisogna aspettare che il testo si sposti con uno scroll per leggere tutto. L’applicazione per iOS e Android, Huawei Wear, è ben
fatta graficamente ma povera nelle funzioni, soprattutto per quanto riguarda il fitness e la parte social,
aspetto dove Huawei deve lavorare di più. Lo smartwatch gestisce diverse attività fisiche, ma deve essere l’utente a iniziare il workout dando i comandi:
braccialetti più evoluti sono dotati ormai di funzioni
di auto-sensing che capiscono il tipo di attività e soprattutto inizio e fine.
Dammi il cinque!
MODELLO 730-1 redditi 2007
ALLEGATO B
Scheda per la scelta della destinazione
dell'8 per mille dell'IRPEF e del 5 per mille dell'IRPEF
Da consegnare unitamente alla dichiarazione
Mod. 730/2008 al sostituto d’imposta, al
C.A.F. o al professionista abilitato, utilizzando
l’apposita busta chiusa contrassegnata sui
lembi di chiusura.
genzia
ntrate
CONTRIBUENTE
CODICE FISCALE
(obbligatorio)
COGNOME (per le donne indicare il cognome da nubile)
DATI
ANAGRAFICI
DATA DI NASCITA
GIORNO
MESE
ANNO
NOME
SESSO (M o F)
COMUNE (o Stato estero) DI NASCITA
PROVINCIA (sigla)
LA SCELTA DELLA DESTINAZIONE DELL’OTTO PER MILLE DELL’IRPEF E QUELLA DEL CINQUE PER MILLE DELL’IRPEF
NON SONO IN ALCUN MODO ALTERNATIVE FRA LORO. PERTANTO POSSONO ESSERE ESPRESSE ENTRAMBE LE SCELTE
SCELTA PER LA DESTINAZIONE DELL’OTTO PER MILLE DELL’IRPEF (in caso di scelta FIRMARE in UNO degli spazi sottostanti)
Il tuo 5 per mille
può cambiare la vita
di molti bambini
prematuri.
E non ti costa nulla.
Ogni anno in Italia nascono 30.000Assemblee
bambini
di Dio in Italiaprematuri,
di cui circa 5000 hanno un peso inferiore a 1500 gr.
Stato
Chiesa cattolica
Unione Chiese cristiane avventiste del 7° giorno
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Chiesa Valdese unione delle chiese metodiste e valdesi
Chiesa Evangelica Luterana in Italia
. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
Questi
bambini
hanno
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Unione Comunità
Ebraiche
Italiane
e assistenza per molti anni.
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TEST A qualche mese dal lancio, abbiamo provato la nuova versione di Nissan Leaf con 30 kWh di energia immagazzinata
Nissan Leaf: tanto comfort e tanta autonomia
Con la Leaf si percorrono circa 200 km effettivi a carica, sufficienti per un utilizzo quotidiano ma non per piccoli viaggi
di Massimiliano ZOCCHI
e chiedete a un esperto di automotive qual è stata la prima vera auto elettrica della storia recente,
quasi sicuramente vi risponderà Nissan Leaf. La
casa giapponese ha avuto il merito di credere in un
settore che all’epoca (2010) era tutto fuorché emergente con un progetto serio e consistente che negli
anni si è sempre migliorato fino ad arrivare all’ultima
versione. Questo ha fatto sì che una delle prime scelte
degli automobilisti appassionati di elettrico sia proprio
la Leaf. Con l’uscita della nuova versione con 30 kWh
di batteria in dote, anche noi abbiamo voluto capire
il perché di tanto successo. Partendo da quest’ultimo
dato, la nuova batteria più capiente assicura secondo
l’omologazione NEDC circa 250 km di autonomia, un
salto in avanti rispetto al modello precedente da circa
200 km. Come ormai risaputo, il valore massimo non
sempre è raggiungibile perché si basa su condizioni
molto favorevoli alla guida e ai consumi. Proprio per
questo, avere una batteria più grande può significare
arrivare per davvero dove i modelli più vecchi invece
promettevano e basta. Ovviamente nella nostra prova
abbiamo cercato di tirare fuori le prestazioni migliori
dalla Leaf, ma lo vedremo più avanti nel dettaglio.
Nel nostro caso specifico abbiamo potuto guidare per
diversi giorni una Leaf 30 kWh allestimento Tekna,
quella che è considerata la top di gamma e che, come
suggerisce il nome, ha una dotazione tecnologica più
spiccata, oltre a qualche optional in più. E’ una vettura
con un listino di circa 39.000 euro, ma grazie a diverse
offerte promosse di recente da Nissan e alcuni partner
(come l’offerta Enel e-GO oppure COOP Lombardia),
si può portare a casa a molto meno.
S
Non chiamatela utilitaria
Essendo spesso descritta come auto per la città (anche
a causa dell’autonomia più bassa dei vecchi modelli) la
Nissan Leaf spesso è stata accostata alle utilitarie. Ma
basta un giro di cinque minuti per rendersi subito conto
che la qualità costruttiva e dei materiali è ben oltre le
vetture più economiche.
Tutto l’abitacolo offre una sensazione di compattezza
e di ottimo assemblaggio, e alcuni dettagli tradiscono
subito l’anima tecnologica. Come ad esempio il jog
centrale di controllo della marcia, che lascia la leva
del cambio nel mondo dei ricordi, e sembra piuttosto
qualcosa di derivazione spaziale. Premendo il pulsan-
video
te centrale si mette l’auto in modalità parking, mentre
muovendo verso l’alto si innesta la retromarcia.
Verso il basso invece si attiva l’unico rapporto in avanti.
La doppia dicitura nell’indicazione è dovuta al fatto che
il modello della nostra prova ha due livelli di frenata
rigenerativa, D e B, che si attivano alternativamente ad
ogni passaggio del jog verso il basso. La modalità D
consente, al rilascio dell’acceleratore, di far planare
maggiormente il veicolo, frenando poco e rigenerando
il giusto. In B invece si ottiene una frenata molto più decisa, ma anche l’energia rigenerata è più abbondante,
consentendo spesso di non usare il freno.
Il volante è un altro dettaglio dove la tecnologia abbonda. Sono diversi i controlli presenti, sia pulsanti che
leve. Le piccole leve servono per interagire coi menù
dell’auto, mentre troviamo poi pulsanti per il volume
dell’impianto audio, per le telefonate in vivavoce, e
per le regolazioni del cruise control o del limitatore di
velocità. Il tasto ECO invece se premuto inserisce una
modalità di guida a risparmio energetico, tagliando la
potenza disponibile, per ottimizzare al massimo l’autonomia. La plancia ha linee semplici anche se con soluzioni inusuali. Il cruscotto ad esempio, è su due livelli.
Appena dietro il volante ci sono tutte le informazioni
sul livello di carica della batteria, il suo stato di salute
e i km ipotizzati, mentre in una fascia posta in posizione più arretrata e al di sopra del volante trova posto il
contachilometri. Al centro la scena è tutta per il sistema
di bordo Nissan Connect, che vedremo più avanti nel
dettaglio. Nella parte finale del tunnel centrale ci sono
anche i controlli per il riscaldamento dei sedili, optional
presente nel modello in prova, funzione presente anche per il volante. Nelle mattine fredde è un must.
Audio Bose e optional utili
Come abbiamo già visto per la cugina Renault Zoe,
anche nella Nissan Leaf allestimento Tekna la casa
ha scelto una collaborazione con Bose per quanto riguarda la parte audio. La serie di componenti Energy
Efficient Series è perfetta per una vettura dove il risparmio energetico è fondamentale anche per le piccole
lab
cose come l’impianto sonoro. Sono quindi Bose tutti i
diffusori, c’è un equalizzatore nascosto, cosa che non
esiste negli altri allestimenti, e soprattutto un subwoofer compatto nel bagagliaio. In particolare questo componente è probabilmente nato proprio per la Leaf, in
quanto il suo alloggiamento è perfetto nelle forme e
spazi del vano posteriore.
Il touchscreen centrale è capacitivo, e offre tutti i controlli e le regolazioni del caso, con anche Radio DAB,
connessione Bluetooth sia per le telefonate che per
l’ascolto musicale, e anche il caro vecchio lettore CD,
con lo schermo che bascula, rivelando il tray di inserimento disco. Durante la nostra prova abbiamo ovviamente cercato di spingere al massimo l’impianto per
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segue a pagina 37 
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MAGAZINE
TEST
Nissan Leaf
segue Da pagina 36 
valutarne la qualità. Bisogna sempre considerare che
non si tratta di una installazione professionale di Car
audio, ma trattandosi di componenti comunque consumer la soluzione Bose si fa certamente rispettare. Il
suono è pieno, tendente leggermente ai toni alti, ma
mai distorto e le tante possibilità di equalizzazione offrono quasi sempre la soluzione migliore per il nostro
brano preferito. La differenza rispetto a un impianto
stock si sente eccome.
In alcuni mezzi Nissan, negli allestimenti più accessoriati è presente anche una funzione decisamente utile
e ben fatta, ovvero l’Around View Monitor. Si tratta in
sostanza di una evoluzione della semplice retrocamera
che si attiva in caso di retromarcia o manovra. Le immagini non arrivano più da una singola camera posta sul
retro, ma da 4 differenti obiettivi. Il display verrà quindi
diviso in due aree, una con la classica inquadratura, e
la seconda con un rendering, come se ci fosse un occhio dal cielo sopra la nostra auto, che ci mostra esattamente cosa ci circonda su tutti e quattro i lati.
Come potete vedere dalle immagini, il risultato è ottimo e assolutamente realistico oltre che efficace,
permettendo di fare manovre in assoluta sicurezza
grazie anche alle linee guida. Inoltre mentre si è fermi,
ad esempio ad un semaforo, attivando manualmente
l’AVM possiamo anche inquadrare chi ci sta davanti e la
strada che stiamo percorrendo, in caso di spazi angusti
o manovre millimetriche
La Nissan Leaf è dotata di due distinte prese di ricarica,
da utilizzare a seconda del tipo di tecnologia e della
colonnina o presa che abbiamo a disposizione. La prima e più semplice è la classica presa per corrente alternata, che nel caso della Leaf ha la presa detta Tipo 1
(generalmente questa presa si trova su auto americane
e giapponesi). La carica in questo caso non è rapidissima, perché vista come un rabbocco occasionale o casalingo, anche se nel nostro caso la vettura in prova ha
l’optional del caricatore da 6 kW di potenza, col quale
in circa 5 ore, nel caso fossimo a secco, possiamo riempire la batteria da 30 kWh. In dotazione, in due borse
nel bagagliaio, ci sono sia il cavo adatto alle colonnine
AC, sia il caricatore da presa normale, che però ha una
potenza più bassa, per non rischiare di fondere le comuni prese casalinghe.
Il bello arriva quando possiamo sfruttare l’impianto di ricarica rapida, che nella Leaf usa lo standard giapponese Chademo. Questa tecnologia funziona in corrente
continua, quindi il caricatore si trova fisso nella colonnina, e avviene solo un passaggio di corrente dal cavo
(che deve essere solidale alla colonnina) alle batterie.
Questa scelta ha sia vantaggi che svantaggi. Il vantaggio è indubbiamente il fatto di non doversi portare a
spasso il caricatore e il relativo peso, oltre al fatto di
sfruttare il cavo della colonnina senza costringerci ad
aprire e chiudere il bagagliaio ogni volta per recuperare il nostro cavo in dotazione. Inoltre le potenze che si
possono raggiungere sono molto elevate. Nel nostro
caso la Leaf supporta fino a 50 kW, ma lo standard già
ora arriva anche a 150 kW, purché la vettura lo possa
sfruttare appieno.
Tuttavia la scelta di puntare sulla ricarica in DC porta
anche il rovescio della medaglia. Proprio per via della
maggiore componentistica presente nella colonnina,
questa è notevolmente più costosa di una in corrente alternata, e quindi presuppone forti investimenti da
parte del soggetto che desidera creare un network
di ricarica con questo standard. In Italia attualmente
la stragrande maggioranza delle colonnine presenti
sono in AC, rendendo lunghe le operazioni di ricarica
per la Leaf. Ciò è dovuto principalmente alla mancanza
di fondi governativi per aiutare le imprese, e spesso
alla fretta di creare una rete di ricarica, senza valutare
attentamente tutti i parametri. Solo ora Enel sta per partire con una seria proposta di colonne multistandard
sulle principali direttrici del paese, grazie a contributi
della UE.
A Milano però abbiamo la fortuna di avere molte delle
colonnine DC presenti nel nostro paese, grazie all’accordo proprio tra Nissan e il gestore locale A2A. Così
abbiamo voluto provare anche questa soluzione, ed
La radio DAB dovrebbe a nostro avviso diventare
di serie su tutte le vetture. La qualità è sempre
ottima, e non soffre dei disturbi tipici dell’FM
convenzionale.
Quando il sistema è collegato via Bluetooth ad uno
smartphone, propone le sottocartelle originali,
così da controllare la libreria direttamente dai
comandi dell’auto.

Ricarica fast DC: croce e delizia
torna al sommario
A sinistra la presa DC Chademo nel vano della Leaf.
effettivamente l’utilizzabilità della vettura cambia radicalmente. Con una colonnina che ti porta a oltre il 90%
di batteria in pochi minuti, basta la sosta per un caffè
o poco più, per ripartire con tanti km in più da percorrere. La nostra prova è stata estremamente positiva. E’
bastato accostare la tessera RFID, scegliere il tipo di
ricarica (DC Chademo) e inserire il cavo nella presa più
grossa sulla sinistra. La rapidità di ricarica la potete vedere proprio dai dati sul display del punto di ricarica.
Da notare che Nissan ormai non è più l’unica che sceglie la modalità di ricarica DC. Questo tipo di corrente
è stato scelto anche come standard europeo, anche se
non in Chademo ma con presa Combo CCS. Il funzionamento è pressochè lo stesso (nelle auto BMW, VW,
Hyundai, ed altre a venire) ma la presa CCS incorpora
anche la presa per la ricarica in AC, aggiungendo due
ulteriori pin nel caso di ricarica DC. Questo semplifica
le cose, poiché il costruttore deve prevedere un solo
vano per la presa, anziché due distinti attacchi come
segue a pagina 38 
Durante la riproduzione, una barra touch in basso
sul display permette di passare alle altre funzioni,
come la navigazione o la ricerca di colonnine di
ricarica.
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TEST
Nissan Leaf
segue Da pagina 37 
nella Leaf. Voci di corridoio dicono che anche Nissan
sceglierà questa soluzione per i modelli futuri, ma si
tratta solo di indiscrezioni senza nessun tipo di conferma ufficiale.
Un buon passo in avanti
ma non è ancora un’auto per tutti
Con la nuova batteria al litio da 30 kWh Nissan dichiara
che la Leaf può percorrere fino a 250 km. Chiariamo
subito che questo è il dato dell’omologazione secondo
il ciclo NEDC, che propone condizioni di guida piuttosto favorevoli: strada in piano, bassa velocità costante,
buone temperature. Questo non significa che sia un
dato falso, poiché qualcuno potrà anche ritrovarsi in
questa situazione. Spesso però i parametri sono diversi
e quindi l’autonomia cala di conseguenza. Nella nostra
prova abbiamo cercato di guidare normalmente come
ogni giorno, per capire per chi può essere l’auto giusta.
Con un percorso con qualche saliscendi, strade di ogni
tipo, e una temperatura piuttosto rigida, possiamo dire
che il nostro test è un buon punto di partenza.
Alla massima carica il cruscotto ci ha offerto circa
200 km di autonomia, anziché i 250 pubblicizzati.
Questo perchè l’indicatore si basa su un algoritmo che
analizza lo stile e i consumi di guida precedenti, e su
questi dati fa una valutazione della strada percorribile.
Se il piede sarà più pesante i km scenderanno anche
più in fretta del previsto, al contrario con guida più
parsimoniosa potrebbero addirittura aumentare anzichè calare. Così per avere una stima precisa abbiamo
preso nota dei singoli tratti percorsi in tutti i giorni, per
valutare l’affidabilità, e calcolare i km reali percorsi. A
seconda dei consumi e della velocità (urbano, autostrada, extraurbano) l’indicatore è stato generoso, a volte
piuttosto preciso, e solo in un caso ci ha penalizzato in
proporzione alla strada fatta. In totale abbiamo percorso 189 km, che sommati ai 17 ancora disponibili, sfiora
i 210 km, che crediamo non sia male rispetto ai 250
promessi.
Durante il tragitto, la fascia di cruscotto più alta ci offre
in tempo reale un’idea del nostro stile di guida e delle
emissioni di CO2 evitate, con un alberello stilizzato che
gradualmente si compone, e una volta completato va
a popolare il nostro bosco virtuale. Ma se questo non
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E’ possibile consultare in tempo reale i consumi
di energia per ogni parte della vettura, e sapere
quanti km ci potrebbe costare il climatizzatore.
torna al sommario
bastasse, dall’infotaiment è possibile consultare molti
dati sull’energia consumata, sul range a disposizione
(visualizzando le colonnine a portata d’azione) o anche
info sul traffico grazie alla connessione GPRS.
Tirando le somme di una prova di diversi giorni, la Nissan Leaf ci ha restituito percezioni che potremmo definire da segmento superiore, rispetto alla gamma media
in cui si posiziona. Il comfort a bordo, unito alla classica
silenziosità e semplicità di guida delle auto elettriche fa
sì che altri piccoli difetti passino in secondo piano.
Come abbiamo scritto all’inizio, una vettura nata nel
2010 inizia a sentire il peso degli anni, soprattutto per
quanto riguarda il design. Se per la carrozzeria è dovuto principalmente alle tendenze giapponesi, per quanto riguarda gli interni le mode e gli stili sono cambiati, e
il cruscotto avrebbe bisogno di un profondo restyling,
seppur dal punto di vista funzionale ancora oggi svolge
perfettamente il suo lavoro.
Difficile invece dare un perfetto giudizio su quelle che
sono le reali possibilità di utilizzo nella vita di tutti i
giorni. 200 km a carica non sono certo pochi, il che
la rende adatta a tutti quelli che hanno spostamenti
quotidiani entro questo range, ed è una larga fetta di
popolazione. Tuttavia la batteria, che a 30 kWh inizia a
essere un po’ stretta con la concorrenza arrembante,
non offre la necessaria sicurezza per programmare serenamente viaggi che superino i 150 km di sola andata.
La colpa non è solo di Nissan (che potrebbe rivelare
presto una nuova versione da 40 kWh), ma anche e soprattutto della anomala situazione italiana, con la mancanza di una adeguata struttura di ricarica in corrente
continua. In altri paesi, dove le politiche governative
hanno contemporaneamente promosso sia le vetture,
sia le colonnine versatili e adatte a tutti, la Leaf (e anche
altre auto con ricarica DC) gode di maggiore popolarità
e maggiore libertà di viaggiare. Nella speranza che i
progetti previsti per quest’anno offrano finalmente una
buona rete di punti di ricarica anche nel nostro paese,
ci sentiamo sicuramente di consigliare la Leaf a chi ha
necessità compatibili con le sue caratteristiche attuali.
Vi saprà ripagare con ottime sensazioni.
Nel dubbio se la nostra meta sia raggiungibile, un
comodo grafico ci indica il raggio d’azione e le
colonnine all’interno di esso.
Come in molti altri sistemi moderni, è possibile
avere dati in tempo reale sul traffico, grazie alla
connessione GPRS sempre attiva.
Adatta a molti
Ma manca un pizzico di autonomia