l`ammore! - Lamm Industries

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l`ammore! - Lamm Industries
HI-END MAGAZINE
SCHEDA D’ASCOLTO di Andrea Della Sala
AMPLIFICATORI FINALI MONO
LAMM AUDIO LABORATORY
M 1.2 REFERENCE
AH! L’AMMORE!
Le persone più sensibili alle emozioni fruibili dall’ascolto della musica riprodotta sanno perfettamente quanto sto per
affermare. Si, loro sanno che un oggetto, un apparecchio pensato per abbattere quanti più veli tra se stessi e la musica, può, se questa cosa all’apparecchio riesce bene, fare letteralmente esplodere l’amore tra l’ascoltatore e l’oggetto
sonante. Un po’ come quello che accade tra un pilota e la sua macchina da gara, un fantino e il suo purosangue, un
pianista e il suo Steinway.
a, chissà perché, forse per puro
spirito campanilistico, mero provincialismo, o terribile fanatismo
autoreferenziale, sono tremendamente
tentato di pensare che solo le emozioni
che può dare la musica, se uno le riesce a
sentire (non tutti, ahimè, non
tutti ci riescono…),
possano
M
letteralmente portare alla commozione.
E, per una conseguenza logica che forse
vedo soltanto io, quando un appassionato
di alta fedeltà, appassionato di alta fedeltà che sia tale esclusivamente per il bene
ed il servizio che questa disciplina può
rendere alla fruizione consapevole e critica della più alta delle arti, incappa in
impianti capaci di sfondare lo spazio e
ignorare il tempo, di trasportare chi ascolta in un universo parallelo che si accende
e si spegne a piacimento, di catturare
totalmente l’attenzione e quasi indurre a
reprimere la respirazione per non turbare
uno spettacolo domestico di vertiginosa
maestà, ebbene questo appassionato non
solo si invaghisce dell’oggetto, non solo
colma il proprio cuore di stima e rispetto
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per chi quell’apparecchiatura la deve pur
in qualche modo avere assemblata ma inizia un vero e proprio rapporto di sudditanza psicologica e dipendenza fisica.
Nelle condizioni di infatuazione appena
descritte si trova ormai il vostro
umile recensore che, ormai da un paio di
mesi, nella sua nuova sala d’ascolto – abitazione gode, e aggiungo gode sconfinatamene, della compagnia dei due finali
russo-americani. Per una sconosciuta sindrome capace di gestire maliardamente
uno dei più plateali esempi di innamoramento collettivo mai sperimentato nella
nostra redazione, questo è quello che è
accaduto a tutti coloro che il sottoscritto,
in preda a drammatiche allucinazioni, a
deragliamenti logici, a scompisciati gridolini di sconcia ammirazione, ha invitato
nella nuova casa, cioè nella nuova sala
d’ascolto con uso di cucina, per essere
realistici.
Questi finali, di cui vi riporto soltanto la
mia personale esperienza di ascolto
rimandando all’articolo dell’Ing. Chiappetta per le descrizioni degli interessanti
aspetti tecnici, fanno parte di un gruppo
di oggetti realmente eccezionali che ultimamente ci sono piovuti
addosso in
redazione e di
cui, nei mesi a
venire, potrete leggere sulle pagine della
nostra-vostra rivista.
Forse però rappresentano realmente la più
grande sorpresa che in tanti, ormai tantissimi, anni di incessante ricerca sul campo
della musica riprodotta, mi sia, ci sia,
capitato di vivere.
A giudicare infatti proprio dalle reazioni
dei miei invitati, o le emozioni scaturiscono da potentissime allucinazioni collettive
degne di un memorabile festino organizzato da Bob Marley a casa di Hendrix, o il
livello qualitativo del suono prodotto dai
due Lamm M 1.2 inseriti nel mio impianto ha, come di fatto ha, raggiunto vette
insospettabili.
E coloro che non si aspettavano un livel-
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Un signor retro per un signor amplificatore. A sinistra in alto gli ingressi RCA per preamplificatori invertenti e XRL. A sinistra a metà l’interruttore da tirare e abbassare; a destra in alto i connettori per le uscite di potenza sdoppiati; a destra in basso il selettore dell’impedenza.
lo prestazionale così elevato sono persone
non esattamente alle prime armi nel giudicare un suono.
Andio Morotti, Bebo Moroni, Fulvio
Chiappetta hanno assistito insieme a me
non soltanto ad una spettacolare dimostrazione di cosa può fare e fin dove può
arrivare la vera alta fedeltà, ma, come
potrete leggere nei loro ascolti, hanno
preso parte ad un evento che li ha, per
l’appunto, emozionati.
Oggettivamente ora è molto difficile
riportare il clima di incredulità, di assoluto silenzio, di stupefatta, bonaria
attenzione allo svilupparsi del messaggio
sonoro.
Semplicemente l’impianto costituito dal
lettore CD Naim CD 555, dal preamplificatore Klimo Merlin Ls plus (un vecchio
leone che, se adeguatamente supportato, e
se inserito nell’impianto giusto, fa ancora
la sua porca figura!), dai cablaggi White
Gold Infinito FII e Shunyata, dalle due
incredibili piccole torri di Kharma, le
Ceramique 3.2, e infine dai due finali
Lamm faceva sognare.
Questo sogno è stato reso possibile in primis dalla infinita ariosità dell’intero sistema, dai cavi ai diffusori, dal lettore ai
finali.
Ma quello che i Lamm M 1.2 Reference
hanno apportato è qualcosa di più vicino
alla magia che alla (seppur raffinatissima)
elettronica.
Infatti, anche se nulla in questi amplificatori è stato men che maniacalmente curato sia in termini progettuali che di componentistica, la prestazione è ancora troppo
elevata per non dipendere in una qualche
misura dalle superiori capacità inventive,
intuitive e fors’anche morali aggiungerei,
di Vladimir Lamm.
Costui, mente pensante ed emblema delle
Lamm Audio Industries di Brooklyn è
riuscito a produrre qualcosa di davvero
epocale in un mondo che pensava di averle viste, e soprattutto sentite, tutte.
I due M 1.2 Reference sono degli amplificatori ibridi funzionanti completamente
in classe A fino al dato di targa che li
vede capaci di erogare 110 W su otto ohm
di carico.
Al variare di questo cambiano sia le
potenze espresse che la classe di funzionamento.
I due finali sono realizzati, al solito per
Lamm, in un telaio che nulla concede al
design o allo sfarzo.
Ogni centesimo destinato a pannelli in
acciaio spazzolato, a legni di rovere antico, a stampi di titanio qui è stato investito in ricerca, ricerca pura e nella componentistica di più alto livello rintracciabile
oggi.
Per cui nel pannello frontale non troviamo altro che le due maniglie necessarie
alla movimentazione e un led rosso che
lampeggiando per un certo periodo all’accensione decreta la messa in stand by
della macchina e rimanendo acceso poi il
normale funzionamento.
Posteriormente la cosa si fa più interessante perché oltre agli ingressi rca (invertenti o meno a seconda di quale dei due si
cortocircuita con un apposito spinotto) ed
XLR, sono presenti la levetta dell’accensione (che si deve, per un surplus di sicurezza, prima tirare verso l’esterno del
telaio e poi piegare in basso) e un secondo selettore deputato al settaggio dell’impedenza di lavoro.
Ho provato ad utilizzare questo comando
spostando più volte il selettore dalla posizione che prevede l’uso di un sistema di
altoparlanti che lavora tra uno e sei ohm
(le Kharma sono dichiarate per un’impedenza media variabile tra i sei e gli otto
ohm) e quello che gestisce i carichi da otto
ohm in poi ma ho sempre, invariabilmente, preferito la prima posizione perché
capace di offrire un suono più a fuoco e
fluido.
IL SUONO
Sono di fronte ai primi finali a stato solido (ancorché ibridi diciamo che sono
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molto più allo stato solido loro dei miei L’incredibile, psichedelica ricostruzione Tutto suona, tutto partecipa, tutto vibra.
monotriodi di riferimento!) che riescono spaziale di cui sono capaci questi finali è Ed è proprio nel medio che si compie il
non solo a rapire i sensi ma lo fanno con la inevitabile, improcrastinabile conse- miracolo di cui questi amplificatori sono
una dose di energia e controllo che lette- guenza di un estremo acuto che non ha capaci: la presenza strabiliante delle voci,
ralmente invadono lo spazio fisico tra loro più nulla di elettronico sin nella sua più capaci di venire riprodotte con una piee l’ascoltatore.
nezza armonica di inusitata copiosità.
intima natura.
I Lamm controllano ogni più riposta L’impulso, necessariamente artificiale, che Quando la velocità, il dettaglio, il coloregione degli altoparlanti, i loro impulsi viene dato in pasto alle bobine dei due re vivido dei suoni, sono magistralmensono perentori, la loro velocità conferisce altoparlanti, riesce, mirabilmente amalga- te coniugati con questa ariosità, questo
un nitore stentoreo, una chiarezza, nel mandosi e fondendosi con la natura mec- cesello perfettamente chiaroscurato, è
senso di intelligibilità del messaggio canica dei trasduttori a prendere vita, dannatamente complicato riuscire a sleporto, ai massimi livelli ma lo fanno, e qui come si trattasse di quei registratori ado- gare una porzione di frequenze da
sta essenzialmente la magia, confezionan- perati dai medium per osare comunicare un’altra.
do il tutto con una dose di
Ma, se proprio devo insiariosità, cesello, dolcezza e
stere, riporto del basso.
naturalezza strabilianti.
Il basso è frenato, conAncor più strabilianti pertrollato, velocissimo e
ché si percepisce chiaralimpido.
mente come non ci sia la
L’intelligibilità è ai livelli
benché minima traccia di
massimi, lo spazio fra due
roll-off, la minima flessionote è silenzioso, a meno
ne sul versante di un’altisdelle code, fluide e
sima definizione.
sovraccariche di armoniSe non è magia, se non è
che, che però non si
un miracolo questo, non so
sovrappongono,
attedi cosa vogliamo parlare.
nuandolo, all’attacco sucUn’indescrivibile massa
cessivo; questo silenzio
d’aria viene messa in
lascia intravedere meglio
movimento
con
una
quello che c’è dietro rensoprannaturale capacità di
dendo possibile fruire di
compattarsi e rarefarsi.
moltissimi dettagli, vivi, e
Con olimpica sapienza le
soprattutto lasciando pasvibrazioni
riproducono
sare più informazioni
quelle generate dagli struanche riguardo all’intomenti nel momento della
nazione, alla timbrica,
cattura del suono e, ora
alla dislocazione spaziale.
come allora, percepiamo
Il ritmo, la macrodinamiriverberi tali da disegnare,
ca sono su livelli, e ci
dal nulla, l’involucro in
mancherebbe, altissimi.
cui quegli stessi strumenti
In special modo il volume
venivano suonati.
a cui è possibile ascoltare
Percepisco il suono a ritroin maniera pura e indiso: prima, quel tale giorno,
storta è qualcosa a cui
in quel tale posto, la direpersonalmente non sono
zione è stata quella che va
abituato.
dalla corda sfregata dalE neanche il vicinato.
l’archetto verso il microfoNon stancano, non strano, poi, dopo essere stata
pazzano l’ascoltatore.
eternata nel supporto disI due finali riescono ad
cografico, estratta ed
essere liquidi e meraviamplificata, la stessa
gliosamente naturali nella
vibrazione, qui, oggi, si
gestione dei pianissimo
muove a ritroso e dalle Un circuito imbarazzante con al centro una magica valvolina.
così come in quella dei
delicatissime, eteree mempieni orchestrali, corretti
brane degli altoparlanti torna a collocarsi con le anime dei trapassati, come se l’in- e commoventi con qualsiasi percussione
nel punto esatto della sua genesi.
tero impianto non fosse altro che una della quale danno la sensazione di conoLe mie orecchie, il mio cervello tradito, gagliarda antenna puntata sul passato, scere l’esatta tempistica di quanto deve
dicono che è assolutamente così.
sintonizzata nel momento in cui qualcuno durare il transiente e di come e dove deve
La grande intuizione alla base della ripro- suonava e qualcun altro lavorava per i essere collocato.
duzione stereo, spinta alle sue massime posteri intrappolando un qualche squarcio In corsa mi è stato recapitato il nuovo
possibilità affabulatorie, inganna comple- di realtà per l’eternità.
preamplificatore Viola Cadenza, un
tamente i sensi e induce a vedere quel che La regione delle frequenze medie è quella oggetto di cui vi parleremo a lungo pernon c’è, dimentichi del fatto che quello dove nasce il fluido che pervade ogni ché, anch’esso, dannatamente bensuoche ascoltiamo e, quindi, vediamo è la cosa, essa è vaporosa e al tempo stesso nante.
somma dei suoni emessi dai due diffusori. trasparentissima, come d’altronde l’intero Ebbene, scollegando il Merlin e utilizzanÈ, ancora, la quantità dei vari piani sono- spettro di frequenze riprodotte.
do il pre di Tom Colangelo, se possibile, il
ri, la loro tridimensionalità, lo spazio Il suono sgorga dalla parete di fondo, senso di ariosità è perfino aumentato, il
vuoto tra un suono e un altro a celebrare ridondante, rigoglioso, denso, capace di medio, leggermente più arretrato, ha porla grandezza di Vladimir Lamm e delle sue mettere in vibrazione l’intera massa d’aria tato con se un certo allontanamento della
creature.
scena sonora conferendo ancor più fascicontenuta nella sala d’ascolto.
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IMPRESSIONI D’ASCOLTO
di Andio Morotti
FINALI LAMM M1.2 REFERENCE
Ho ascoltato questi finali in un impianto con il nuovo CDP CD 555 della Naim, il pre Klimo Merlin LS + e i diffusori
Kharma Ceramique 3.2. Cablaggio interamente White Gold Infinito F2. L’impianto del direttore. Una cosa da sogno. E
non è stato neppure particolarmente difficile mettere a fuoco l’apporto specifico dei LAMM al suono finale.
Il nuovo CDP della Naim suona, infatti,
come non avevo ancora sentito suonare
una macchina PCM e quindi garantisce
un segnale estremamente ricco, dettagliato e autorevole. E’ condizione essenziale che in un impianto il segnale
nasca bene perché, nel suo percorso a
valle della sorgente, si possono avere
solo dei peggioramenti e mai dei miglioramenti. Il Klimo Merlin LS + lo conosco come le mie tasche: è un valvolare
di rango, anche se ormai con parecchi
anni di onorata carriera sulle spalle.
Tende ad addolcire lievemente il suono,
pur mantenendosi sempre adeguatamente trasparente. I diffusori Kharma
sono dei mostri di coerenza, velocità e
trasparenza: dei due vie che sembrano
dei monovia (il che è un gran bel complimento) dalla risposta in frequenza
incredibilmente estesa, lineare e accurata. Il cavo White Gold F2, infine, dà la
massima garanzia di correttezza ed efficacia sotto tutti i parametri sonici considerabili. Con queste premesse diventa
facile rendersi conto di come suonano i
LAMM: la sorgente legge ogni più piccola informazione; il pre è un classico
del suono dei tubi; i cavi non si mangiano un’informazione a morire e i diffusori sono una finestra aperta sul suono
della catena a monte. È praticamente
impossibile sbagliare il giudizio sui
finali.
E il giudizio è strepitoso, anche per chi,
come me, fa da sempre lo sforzo di non
lasciarsi prendere dall’entusiasmo dell’amante del bel suono, ma cerca di
mantenere la necessaria lucidità critica.
La parola d’ordine è naturalezza.
Naturalezza nella timbrica, prima di
tutto. I LAMM suonano con un’accuratezza strepitosa, tanto che non c’è informazione, per quanto minima, che venga
nascosta, non c’è sfumatura, per quanto
insignificante, che venga mascherata o
deformata. Ma tutto questo viene fatto
senza alcuna sottolineatura: gli M1.2
non dicono: “Attenzione! Notate questo
passaggio! Considerate la resa di questo
strumento!”. No, fanno tutto come deve
essere fatto senza pavoneggiarsi, senza
farlo pesare. Ma lo fanno veramente
bene, direi eccezionalmente bene. Il
suono viene fuori che sembra scolpito,
dal gran che è definito ed accurato. Ma
è una scultura di una levigatezza canoviana, che toglie qualunque senso di
pesantezza senza però toccare il realismo a tutto tondo dell’insieme.
La gamma bassa sa essere ferma ed
autorevole senza mai diventare invadente e massificante. Il merito va alla
sua eccellente articolazione e a un leggerissimo cenno di rotondità che non
toglie nulla alla consistenza delle ottave
inferiori, ma conferisce loro quel garbo,
quel sapersi presentare che aiuta non
poco il realismo. Direi che il basso dei
LAMM è sferico piuttosto che cubico.
Forse in questo c’è anche un po’ di aiuto
da parte del Merlin, ma certo non sono
(solo) opera sua l’estensione, l’accuratezza e la solidità che connotano la
riproduzione dei bassi. Insisto ancora
sull’argomento, perché mi sembra un
ottimo biglietto da visita per i LAMM: la
gamma bassa non è mai gonfia, né mai
vuota; non cerca di apparire più vistosa
di quello che è perché non ne ha assolutamente bisogno, né cerca di mascherarsi dietro un’eccessiva sottolineatura
dell’articolazione perché ciò andrebbe a
scapito della naturalezza timbrica. E i
LAMM rifuggono da ogni sotterfugio e
da ogni furbata.
La gamma media incanta. Dà l’impressione di essere nello stesso tempo perfettamente neutra e in possesso di una
impalpabile vena di calore che dà feeling a tutto l’insieme. Ma non è un calore che deriva dall’enfatizzazione di una
frequenza; è un calore assolutamente
non vistoso che abbraccia tutte le medie
frequenze e, un po’, anche le medioalte, senza mai diventare appariscente,
ma evidenziandosi più come lucentezza
e luminosità. Ecco: la naturalezza della
gamma media è fondamentalmente connotata da quattro caratteri: levigatezza,
lucentezza, fluidità e ariosità. Attenti a
non confondere la levigatezza con la
piattezza! Il suono è estremamente contrastato, ma ogni variazione di livello,
anche quella più... appuntita, non è mai
ruvida, mai solo sbozzata, ma sempre
estremamente rifinita: appunto, levigata. La fluidità, da parte sua, è il segnale
di una grande facilità di emissione: i
LAMM suonano senza sforzo apparente,
neppure nei passaggi più complessi. La
musica esce come un getto continuo e
anche i silenzi, davvero… silenziosi,
assumono in questo contesto un fascino
e una musicalità tutti particolari.
L’ariosità è, almeno in parte, frutto della
gamma alta, che non solo è accurata,
garbata e ben rifinita, ma anche, appunto, estremamente ariosa, senza però
diventare mai particolarmente leggera. I
LAMM non cadono proprio nella tentazione di togliere corpo agli acuti per
sostituirlo con un’ariosità diafana e
inconsistente. L’estremo superiore della
banda audio non ha, naturalmente, la
massività del basso, ma conserva
comunque la capacità di riprodurre gli
strumenti a tutto tondo, senza, per di
più, lasciare indietro nessuna di quelle
armoniche superiori che sono così
importanti per definire il timbro.
Insomma, una gamma alta perfettamente all’altezza delle altre.
La naturalezza, che vi dicevo essere il
marchio connotativo dei LAMM, si
estende a tutti i parametri del loro
suono, a cominciare dalla dinamica, che
sa essere straordinariamente realistica
senza avventurarsi sul terreno della
spettacolarità fine a sé stessa.
Questi finali sono velocissimi senza
farlo notare e sanno mantenere il suono
pulito e assolutamente intelligibile
anche nei più complessi picchi orchestrali. Inoltre, se ben assecondati dal
resto dell’impianto, sanno collocare
voci e strumenti all’interno di un palcoscenico estremamente realistico per
dimensioni, stabilità ed accuratezza.
E’ certamente vero che la riproduzione
domestica della musica è una sorta di
virtualità sonora, ma quando un
impianto utilizza componenti come i
LAMM questa virtualità assume i caratteri di un realismo sconcertante.
Allora davvero uno non si pone più
domande del tipo: “valvole o stato solido?”, perché davanti a una resa sonica
di una tale musicalità e naturalezza,
davanti a una coerenza così radicale,
davanti a una tale neutralità timbrica,
davanti a una dinamica così accurata,
interrogativi di questo tipo non hanno
davvero senso.
Certamente è anche merito della felicità
degli interfacciamenti se già al primo
ascolto ho potuto scoprire i tanti pregi
dei finali LAMM.
Però è sicuramente merito di questi
amplificatori se già al primo ascolto
sono riusciti a mettere in luce la loro
spiccata personalità. Sono dei finali,
indubbiamente, da Olimpo delle amplificazioni, dei finali che, se le mie finanze me lo permettessero, non avrei dubbi
a inserire nel mio impianto personale.
Più di 100 Watt con la trasparenza e la
musicalità dei migliori monotriodi.
Scusate se, una volta tanto, mi do il permesso di entusiasmarmi.
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IMPRESSIONI D’ASCOLTO
di Bebo Moroni
AMPLIFICATORI FINALI MONO LAMM M 1.2 REFERENCE
Cos’è la prima cosa che viene in mente, a qualsiasi vecchio appassionato, guardando per la prima volta i Lamm M 1.2
Reference? “Diavolo, come somigliano ai Levinson ML 2”. E m’hai detto un cappero!
E se questa somiglianza non fosse solamente estetica? È un’ipotesi, peraltro molto fantasiosa, vista
l’estrema differenza tipologica, circuitale (ma pur
sempre di una circuitazione in “vera” classe A si
tratta) e, in parte, filosofica tra i gloriosi finali di
potenza a bassa potenza in classe A e questi singolari ibridi in classe A di potenza veramente
notevole (si parte da 110 watt su 8 Ohm per arrivare ad oltre 600 su 1 Ohm). Un’ipotesi, dunque,
un’ipotesi se vi volessi raccontare baggianate per
giungere ad un certo punto dell’articolo ed esclamare “oh, meraviglia, l’ipotesi s’era rivelata giusta!”. Ma siccome non vi prendo per i fondelli, l’ipotesi l’ho evidentemente già abbondantemente
verificata. Ma allora, per rimanere in tema di
paragoni, perché, vista l’assonanza estetica, non
paragonarli ai più assimilabili –sempre Mark
Levinson ma di “generazione Madrigal”- 20.5?
Molto semplice perché alcune delle loro caratteristiche sonore- come possiamo definirle? Più intime?- ricordano, assai da vicino, e credo che difficilmente si possa fare complimento più grande ad
un amplificatore, altrettante degli ML 2.
Guardate, parliamoci chiaro, ci vuole assai poco,
un istante, per rendersi conto della straordinarietà del comportamento dinamico e musicale di
questi amplificatori.
Quando sono venuti ad installarli nella saletta,
dopo dieci minuti che erano accesi, giusto giusto
il tempo per entrare minimamente in temperatura, e già avrei potuto scrivere questo articolo.
Magari con qualche particolare in meno, ma sicuramente le medesime conclusioni.
Ma il caso vuole che il buon Della Sala, quando
intuisce che c’è qualcosa di eccellente, qualcosa di
fuori dall’ordinario, cambi decisamente aspetto. Il
volto, normalmente disteso e solcato fa un piacevole sorriso fanciullesco, si tende, il colorito si
accende e negli occhi appare, inequivocabile, un
lampo assassino. Ed io che di psichiatria Hi-End,
ormai me ne intendo non poco, percepisco immediatamente lo strettissimo e rapido ragionamento
che si sviluppa in quella frazione di secondo che
porta alla “mutazione”: “li devo avere, li devo
assolutamente avere, sono conscio del fatto che
finirò per rovinarmi, ma li devo avere!”. A quel
punto solitamente intervengo con il buon senso
tipico di chi nella vita ha finito per spendere nell’oggetto del suo lavoro ben più di quanto dal suo
lavoro ha guadagnato, mi vedo, come un giorno
sarò, sulle scalinate del Pantheon, con un cappellino con l’elica in testa e una busta di Tavernello
ai miei piedi, ed esprimo il mio saggio consiglio:
“no Andrea, non pensarci nemmeno, tieni famiglia (non è vero, ma non t’adagiare giovane playboy che anch’io credevo d’essere la Rocca di
Gibilterra). Ma hai visto quanto costano?”. Ma per
i Lamm ho fatto un’ eccezione, con la bonomia
che noi vecchi saggi (saggi e vecchi un par di …)
sappiamo tirar fuori quando occorre, non ho detto
nulla, anzi, nella grazia dell’infinita comprensione, ho detto “portali a casa e sentili con le Kharma
che hai in prova”, che in linguaggio legale si
legge come “incitazione a delinquere”.
E così è stato, e così questa prova si è atipicamente, ma molto azzeccatamene, svolta a casa del
Direttore di FdS. E così capiamo (capimmo) come
un oggetto d’assoluta eccezione come questo si
comporta in un ambiente domestico. Ora, se il
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mio amore non fosse ormai quasi interamente
dedicato al vintage e alla ricerca di partnership
insolite e spesso magnificamente suonanti tra le
mie adorate ferraglie, un’ideuzza per una rapina
in banca, ascoltando gli M 1.2 Reference con le
Kharma, mi sarebbe anche venuta. E visto che il
buon ascolto favorisce la concentrazione, avevo
anche ricavato un buon piano: pochi rischi, ottima resa. Maledizione all’onestà innata!
Ma torniamo all’ipotesi iniziale che, abbiamo già
detto non essere un’ipotesi ma un fatto: in cosa (e
lo vedete che l’insana passione del vintagista
torna sempre?) oltreché nella già menzionata
estetica, i Lamm M 1.2 Reference somigliano a
quegli ML 2 che per me rappresentano uno degli
archetipi “non bypassabili” del buon suono?
Vogliamo partire dalla finezza della grana? Bene
partiamo dalla finezza della grana, e in base a
questo parametro i Lamm sono, con tutta probabilità, i primi finali che riescono a raggiungere e
in taluni casi (per esempio sul medio-alto) persino a superare la grana virtualmente nulla degli
ML 2. Non è un aspetto accessorio, non è “una”
della caratteristiche, è un elemento che evidenzia
in maniera talmente straordinaria la differenza tra
un ottimo, un eccellente componente, e un componente stra-or-di-na-rio, come l’amplificatore
Lamm. Significa avere davanti agli occhi anziché
una lastra di vetro molto puro e molto ben lucidato o addirittura del miglior cristallo di Boemia,
la vita nel suo svolgimento concreto. Aprire una
finestra sul mondo, e osservarne i particolari più
minuti disegnati con una precisione ed una
purezza di tratto, con una definizione degni del
miglior Van Eyk. Lo so che questo paragone tra
pittura e suono riprodotto lo “porto” spesso, ma se
lo faccio è perchè di paragone particolarmente
azzeccato si tratta. Ovviamente la pittura e la
riproduzione del suono si prefiggono scopi filosofici ben differenti: la prima, se è buona pittura, si
prefigge d’interpretare la realtà, la seconda di
fatto lo fa, ma tenderebbe platonicamente, a
riproporre la realtà così com’è.
E però nella pittura fiamminga lo scopo interpretativo e lo scopo rappresentativo naturalistico si
compongono nel medesimo obiettivo: dare senso,
luce, rilevanza, compiutezza, importanza a tutto
ciò che c’è nella visuale dell’artista (e anche oltre).
Parafrasando un pittore italianissimo e decisamente originale, ma che tra i primi ha avuto contatti stretti con i fiamminghi e che tra i primi ha
compreso che non di pittura disascalica si trattava ma di grande arte, che poco aveva a che fare
con le reminescenze decorative del gotico internazionale (mi sto facendo prendere un po’la
mano? Abbiate pazienza, adesso smetto, ma sapete, l’adagio dice che “il primo amore non si scorda mai”) e mi riferisco naturalmente all’immenso
Piero della Francesca: “non c’è nulla negli occhi
(nelle orecchie) che non sia nella realtà, non c’è
nulla nella realtà che non sia negli occhi (nelle
orecchie) ma tutto ciò che si vede (che si ascolta)
è”. Frase indubbiamente impegnativa, ma adattissima al caso in questione.
Quali iperboli e superlativi, d’altra parte, potrei
trovare, che non siano stati già usati ed abusati,
per definire un amplificazione che va decisamente oltre il “normale” delle migliori amplificazioni
esistenti (e devo anche contenermi, perché in
breve tempo dovrò scrivere di altri due oggetti,
guarda un po’ il caso che te li manda tutti insieme, che superano in qualche maniera l’ordinario
dello straordinario…).
Dunque questa finezza, questa, diciamolo pure,
assenza, di grana è il nucleo di una prestazione
tanto strepitosa? Diciamo che ne è una delle basi,
forse la più importante, perché con la sua purezza esalta tutte le altre.
Già perché se adesso vi racconto con quale disinvoltura, con quale capacità dinamica (e anche qui
torniamo alla naturalezza, la dinamica appare illimitata, ma mai violenta, nemmeno a volumi che
normalmente metterebbero a dura prova il nostro
sistema nervoso) questi finali pilotano le Kharma,
tanto quanto le Sonus Faber Amati Anniversario
o le certamente non facili Eggleston Works Andra
II, posso forse dimenticare che tale prestazione,
musicalmente parlando, non sarebbe possibile se
non in presenza (o in assenza) di tale finezza di
grana? Il suono è un complesso di fattori assolutamente interfacciati e imprescindibili. Possiamo
scomporli ed elencarli uno ad uno, ma se poi
quando li ricomponiamo la loro somma non porta
al risultato, l’esercizio risulta inane, ed atto solamente a riempire pagine.
La grana, beh, quella dovevo sottolinearla, perché
è veramente polvere di fata. E quando c’è polvere di fata, si sa, le magie, quelle a cui normalmente noi esseri razionali e incarogniti dall’esperienza non crediamo, avvengono.
Cosa se non una magia, è in fondo, la prestazione del Lamm? Cosa se non magia è la loro capacità di essere raffinati e delicati quanto il più raffinato e delicato degli amplificatori di bassa
potenza in pura classe A, e insieme corposi e solidi come il miglior amplificatore, mi si perdoni il
termine improprio e volgare ma giustamente suggestivo, “cazzuto” a valvole?
Insomma, ascoltandoli pensavo ad un Pioneer M
21 che improvvisamente si fa prendere da manie
di grandezza, e diventa enorme, strapotente, ma
da gentiluomo mantiene tutta la sua grazia di
modi, o a una coppia di Marantz 9 che s’innamora di un amplificatore a stato solido molto, molto
serio, lo sposa, lo incorpora, e invece di dar luogo
ad uno degli improbabili animali dei “biscolussi”
(lo so, bisogna avere la mia età o giù di lì: la
Colussi aveva un meraviglioso carosello per i suoi
biscotti, animato da bestie composite come il leoronte o l’elegatto, e nelle confezioni c’erano le
ormai introvabili figurine, fonte di grande gioia
per noi bambini ancora non videogamizzati), partorisce il più nerboruto e insieme il più elegante
degli amplificatori. In sostanza il Lamm M 1.2
Reference, ovvero l’amplificatore con il basso che
fa effettivamente il basso, il medio che fa effettivamente il medio, l’acuto che fa effettivamente
l’acuto, amalgamandoli in maniera tale che ci
viene persino a noia, essendo questo esercizio di
analisi a questo punto inutile, la loro elencazione.
Perché se la musica è (oltre a tante cose più profonde e meno “tecniche”) timbrica, coerenza
tonale, dinamica, capacità di restituzione dello
spazio, attenzione al dettaglio, per quanto minuto questo possa essere, i Lamm M 1.2 Reference
sono un vero e proprio, quotidiano e (potendo)
quotidianamente utilizzabile, monumento all’arte
della musica riprodotta.
HI-END MAGAZINE
no, la plasticità più compatta e levigata,
ha creato un soundstage ricco di minuti
particolari e di miriadi di dettagli.
Un’accoppiata questa con il Viola che,
nella assoluta casualità con cui è stata
possibile, ha rivelato
grandi doti di sinergia.
Ne riparleremo, anche in
virtù del fatto che tra
qualche settimana avremo l’occasione di testare
il preamplificatore top di
Lamm,
quell’
L2
Reference che negli States
è da qualche tempo agli
onori delle cronache,
conservando a disposizione i due Lamm M1.2 per
una prova in famiglia di
livello stratosferico.
chi li porta in Italia) le sensazioni sono
opposte:
ammirazione, rispetto, conforto nel sapere
possibili simili prestazioni e dramma, rassegnazione e perfino rabbia nel pensare
gere. Dico forse perché per alcuni colleghi
americani i Lamm M1.2 sono i migliori e
basta.
Io non mi azzardo ad affermare questo,
pur essendone emotivamente molto tentato, perché a certi livelli
non so cosa significhi
essere il migliore. Difetti?
Mah, cosa volete che vi
dica?
Che i led rossi sul frontale
in ascolti serali accecano
per la troppa intensità?
Che a volte appiccicando le
orecchie al woofer si percepisce un lieve fruscio
probabilmente dovuto al
circuito totem pole col
quale lavora la valvolina
6922 contenuta all’interno
dei due bestioni?
CONCLUSIONI
Suvvia, difetti non ne
C’è voluto un solo istante
hanno e il loro suono non
per capirlo, molto di più
so come possa non trovare
per tentare di esprimerlo.
estimatori.
Un amplificazione di rifeDa qui in poi si deve
rimento assoluto.
ragionare solo per sinergie
Non si tratta degli strucon il resto di una catena
menti di misura che queall’altezza,
con
un
sta affermazione potrebbe
ambiente dedicato e curalasciare intendere, però.
to, con una nutrita seleI Lamm M1.2 Reference
zione di cablaggi tra i
pur essendo l’amplificaquali scegliere, perché il
zione più trasparente,
livello di un amplificatore
veloce, raffinata che sia
di questo costo difficilmai passata per la mia
mente delude in se.
sala d’ascolto vincono a
Per quel che può valere il
mani basse per via di una
mio personale giudizio
musicalità sorprendente,
posso dire che tra tutti i
una vivacità contagiosa,
top di gamma ascoltati
per una evidentissima
sinora in situazioni conattitudine alla riproduziotrollate, il suono dei due
ne della musica in manieLamm rasenta la perfeziora travolgente, accurata,
ne, incarna un ideale agoAlimentatore allo stato dell’arte, trasformatore incapsulato inespugnabile.
dinamica, fluida e perengnato da tanto, tanto
toria.
che solo i pochissimi di cui sopra potran- tempo.
In una parola, anche capendo che costano no godere di questi suoni.
Scrivere per Fedeltà del Suono, e quindi
come due intere annate di stipendio di un Però, comunque, da ascoltare.
produrre documenti cartacei inoppugnaoperaio metalmeccanico, ma meno di una Da ascoltare considerando che si sta spe- bili (nel bene e nel male, è chiaro), mi
qualsiasi (piccola) berlina tedesca di cui le rimentando il fondoscala delle prestazioni consentirà, riparlando un giorno dei
nostre strade sono rivestite, non posso, audio allo stato dell’arte, prestazioni che, Lamm M1.2 Reference, di dire, finalmendavvero non posso, esimermi dall’invitar- forse, solo altri quattro o cinque apparec- te, “io ve l’avevo detto!”
vi al prossimo Top Audio alle porte e poi chi al mondo possono pensare di raggiun- E viva la Musica!
negli show room dei negozi che si stanno
al momento offrendo come punti vendita
CARATTERISTICHE TECNICHE
di un marchio ancora da affermarsi in
Italia, per ascoltare questi autentici capoPotenza di uscita:
lavori sonori.
110 Watt su 8 Ohm (funzionamento completamente in Classe A)
Quando si tratta di oggetti come quelli di
220 Watt su 4 Ohm (funzionamento in Classe A per 55 Watt)
questa prova (che, certamente per il loro
400 Watt su 2 Ohm (funzionamento in Classe A per 27.55 Watt)
prezzo sostenibile da pochissimi, non pos600 Watt su 1 Ohm (funzionamento in Classe A per 13.75 Watt)
sono costituire altro se non un esercizio di
Risposta in frequenza:
110 Watt su 8 Ohms
ascolto per noi e un fiore all’occhiello per
(+0; -3dB) 4 Hz - 155 KHz
Ulteriori informazioni
Dimensioni:
21 x 43.2 X 49.5 cm
disponibili sul nostro sito:
Peso:
31 Kg
www.fedeltadelsuono.net
Importatore e distributore: DNAUDIO - Strada delle Fontane, 9 - 10082 Cuorgné (TO)
nella pagina
Tel./Fax 0124 657533 – Web: www.dnaudio.it – E-mail: [email protected]
PRODOTTI IN PROVA
Prezzo IVA inclusa:
euro 28.950,00
Fedeltà del Suono N.130 Settembre 2006 73