Lucidi Validation Archivo - Università degli Studi di Firenze

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Lucidi Validation Archivo - Università degli Studi di Firenze
17/07/15
LA VALIDATION: CONDUZIONE
DELL’INTERVISTA COL MINORE
PRESUNTA VITTIMA DI ABUSO
SESSUALE AL FINE DELLA SUA
RILEVANZA GIURIDICA
Davide Dèttore
Dipartimento di Scienze della Salute
Università degli Studi di Firenze
•  Il termine inglese “validation”, tradotto in italiano col
brutto anglicismo “validazione” o col termine più
generico “valutazione”, si riferisce all’assessment, o
valutazione appunto, di bambini che possono essere
stati abusati sessualmente.
•  Come rileva giustamente Conte (1995), tale vocabolo
tecnico presenta un antipatico significato connotativo/
denotativo, per cui sembrerebbe implicare che “una
qualche azione o approvazione ufficiale sia necessaria
prima che un bambino o una famiglia siano giudicati
meritevoli di un intervento di salute mentale”.
•  Comunque, si pone subito un problema consistente
nell’esigenza di appurare le prove della violenza,
anche di tipo legale, al fine di individuare e perseguire
il responsabile dell’abuso ed evitare così ulteriori
violenze, proteggendo il minore.
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17/07/15
•  La validation, come affermano ormai diversi autori,
rappresenta già un processo terapeutico per il
bambino vittima di abuso, contrariamente alle opinioni
che considerano questa procedura un nuovo trauma
per il bambino. Invece interrompe “la consegna del
segreto” imposta dall’abusatore e permette di dare
voce al disagio e una prima ristrutturazione dei
rapporti con il mondo, alterati dal segreto.
•  Come rileva la Malacrea (1994), quando avviene la
rivelazione, i meccanismi difensivi non sono più tesi al
controllo ma, ammessa la propria impotenza, mirano
invece alla comprensione e alla protezione e quindi la
rivelazione stessa può essere accolta nel modo più
valorizzante possibile. Il fatto stesso di raccontare, in
quanto comunicazione sociale, è già un elemento di
riduzione dell’angoscia e del disagio (Social Sharing).
Può, così, costituire anche un primo elemento di
riduzione dall’impotenza acquisita e di recupero di un
sentimento di autoefficacia.
•  Raccontando, il bambino può cominciare a “separare”
l’evento dalla persona, il dolore e la sopraffazione dai
sentimenti di attaccamento: riconoscendo la
sofferenza e non allontanandola si può anche pensare
ad un futuro diverso, con delle relazioni diverse, e dei
cambiamenti che possono avvenire all’interno della
struttura familiare.
•  E se è importante che l’operatore sia consapevole
del fatto che solo un chiaro accertamento dei dati può
contribuire alla difesa del bambino da parte
dell’Autorità giudiziaria, è pure essenziale che il
professionista si rivolga in primo luogo alla sofferenza
del bambino esplicitando che “è lì per aiutarlo”.
•  La validation è il primo momento in cui è consentito al
bambino di cominciare ad esprimere di fronte ad un
adulto accogliente, ma non coinvolto, le emozioni
spesso a lungo represse e di riorganizzare la memoria
così che è possibile, a volte, ottenere in brevissimo
tempo una riduzione dei sintomi.
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Esempi reali di interviste mal fatte (I)
•  Int. “Senti…tu lo sai che devi essere sentita per una cosa che è successa
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tempo fa… tu eri stata a fare una visita a XXX…”
Test. “si…”
Int. “ E quindi che succedeva? Il periodo te lo ricordi quando è successo?”
Test. “In estate”
Int. “E questo chi era? Era un medico? Aveva un camice celeste?”
Test. “No, bianco”.
Int. “E quindi che è successo? È uscito dalla sua stanza e ti ha chiamato…”
Test. “Mi ha detto, Georgia vieni che ti devo fare un esame…”
Int. “E la mamma pure voleva venire…”
Test. “no, la mamma è rimasta fuori, poi si è chiusa la porta a chiave…”
Int. “E quindi che ha fatto? Lui si è alzato ed è andato a chiudere la porta a
chiave”
Test. “No, praticamente quando siamo entrati…”
Int. “ah ecco siete entrati e poi lui a chiuso la porta a chiave… e poi quindi
vi siete messi a sedere, lui che ha fatto?”
Test.”No, io ero in piedi, lui mi ha baciato il seno…”
Esempi reali di interviste mal fatte (II)
•  Int.1 “Senti, questo episodio l’abbiamo raccontato, ora ti chiedo… ce ne
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sono altri?”
Test. “no..”
Int.1 “Ce ne sono altri?”
Test. “Alcune cose me le sono dimenticate…”
Int.1 “Non ci credo nemmeno un po’ Carlotta!... perché ora te le sei
ricordate tutte…. quindi hai il dovere di raccontarmele.”
Test. [silenzio]
Int.1 “Allora, domanda: ‘Sono successe altre cose così?’”
Test. “… non me lo ricordo”
Int.1 “O è si o è no!”
Test. [silenzio]
Int.1 ”O è si o è no!... perché tu te le ricordi!... le hai raccontate nemmeno
un anno fa! Quindi te le ricordi… è perché le vuoi tenere chiuse!... hai
l’obbligo di tenerle aperte! Vai!”
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17/07/15
Esempi reali di interviste mal fatte (III)
•  Int.1 “Allora ce le vuoi dire queste cose o no?! Ci sono altre persone che stanno
aspettando…non è che possiamo stare tutta la mattina qui per te!”
•  Test. [silenzio]
•  Int.1 “Io non ti posso aspettare te!... c’ho gente che mi aspetta… c’ho da fare!”
•  Test. “Mmm… perché c’era la pipì… perché c’era le gocce in terra…” (la bambina ha
la voce tremante ed è visibilmente stressata)
•  Int.1 “Si è fatto la pipì addosso! Lo capisco pure io che se uno si fa la pipì addosso
qualcosa gocciolerà in terra!...Dove siete? Siete in una stanza? In un giardino? Per la
strada? Voglio questo! Voglio il fatto!”
•  […]
•  Sono state altre volte in cui ti ha bagnato con la pipì?”
•  Test. “Se ci sono state non me le ricordo…”
•  Int.1 “Oh santo Dio… sapessi dov’è arrivato il nastro… lo sai che dire che non ci
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si ricorda una cosa quando ci si ricorda è peccato?...ti vuoi mettere nei guai
col padre eterno?...”
[…]
Int.1 “Senti lo so che sei stanca ma che credi che mi accontento di questo?
Che ti pianto qua? Sennò tanto ti faccio ritornare, che credi… così la
prossima volta stiamo qua dalle nove e ci rimaniamo fino alle due!”
Esempi reali di interviste mal fatte (IV)
•  Int. “Allora senti, non solo babbo non c’è, ascoltami bene, ma poi da babbo
ci devi tornare da solo se non dici le cose come stanno eh?”
•  […]
•  Int. “Guarda lo sai… che poi possono ritornare quei giochi che fanno tanto
male…”
•  […]
•  Int. “Così come? Come ha fatto? Tornano quei giochi eh, quei giochi che ti
• 
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• 
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hanno fatto male eh…”
Test. “Non lo so.”
Int. “Allora non bisogna farli tornare, raccontaceli sennò tornano”.
[…]
Int. “ Sai che dopo tornerai a incontrare babbo da solo e i giochi
torneranno, starai nuovamente male e nessuno ci crede dopo eh? Dirà: ‘Ah,
racconta un sacco di bugie quello lì, si è inventato un'altra storia Dario,
racconta un sacco di bugie e gli risuccedono delle cose molto brutte poi eh?
E nessuno poi dopo lo può aiutare’”.
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17/07/15
Euristica della rappresentatività e
della disponibilità
•  Euristica della rappresentatività: troppo spesso si cade
nell'errore, nel valutare una persona o una situazione, di
riconoscerla come appartenente a una data categoria e quindi
di attribuirle tutte le caratteristiche che tipicamente e in modo
stereotipato vengono associate a tale categoria stessa,
commettendo così un errore di ipergeneralizzazione. Eccone
alcuni esempi:
–  biases sociali e legati al genere;
–  biases riguardanti le madri non abusatrici.
•  Euristica della disponibilità (e l'effetto di salienza): quanto più si
è specializzati in un dato argomento, tanto più si tende a
percepirlo in modo diverso dai "laici" o "profani". In altri
termini, talvolta i periti o le associazioni specializzati in abuso
sui minori, occupandosi solo di questo e quindi vedendolo in
continuazione, tendono a sopravvalutarne la frequenza,
scorgendo ovunque abusi.
Confusione fra ruolo terapeutico e
processuale
•  La figura del professionista che è responsabile della
validation e quella del terapeuta che si occupa della
cura sono distinte: il contesto dell’accertamento della
presenza delle caratteristiche che contraddistinguono
dichiarazioni che si riferiscono alla "realtà" e alla
"verità" e il contesto di riparazione e terapia sono
completamente differenti, come diverso è il "vissuto",
con l’esperienza individuale della sofferenza, rispetto
"oggettività" dell’evento stesso. Molto spesso i periti
sono anche degli psicoterapeuti e talora fanno
confusione fra i due ruoli.
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17/07/15
Perseveranza nella credenza
•  Le nostre convinzioni sono circondate da una
cintura protettiva che le difende dal
cambiamento, per cui purtroppo i professionisti
spesso imparano ben poco dall'esperienza e
quindi conservano a ogni costo convinzioni e
atteggiamenti, anche se disfunzionali o
infondati. Esistono varie tendenze pregiudiziali
o biases a questo proposito:
–  biases riguardanti la prevalenza dell’abuso sessuale
sui minori;
–  biases riguardanti false accuse da parte di madri.
Domande suggestive
•  Il professionista, spesso avendo già preso una
decisione in un senso o nell'altro in base ai suoi
atteggiamenti, pregiudizi o altro, può
involontariamente suggerire concetti al teste,
mediante domande "direttive" (leading) o
suggestive, contenenti informazioni, che invece
dovrebbero essere fornite direttamente da
quello.
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17/07/15
Esempi di formulazione di domande suggestive (I)
•  Che cosa è successo tra te e papà?
–  Presuppone che qualcosa sia successo.
•  Che cosa ti ha fatto papà?
–  Presuppone che il papà abbia fatto qualcosa.
•  Il papà ti ha toccato?
–  Guida il minore a pensare che ci si aspetta che lui sia stato toccato.
•  In che modo il papà ti ha toccata?
–  Presuppone che il papà l’abbia toccata.
•  Dove il papà ti ha toccata?
–  Presuppone che il papà l’abbia toccata.
•  È vero che il papà ti ha toccata fra le gambe?
–  Presuppone che il papà abbia toccato e inoltre guida il minore a rispondere affermativamente.
•  Il papà ti ha toccata quando eri vestita o quando eri nuda?
–  Domanda che esclude altre possibilità e quindi inquina altamente il ricordo.
•  Il papà ti ha toccata fuori o dentro le mutandine?
–  Domanda che esclude altre possibilità e quindi inquina altamente il ricordo.
•  Verbi di moto (iniziare, partire, continuare, ecc.). Da quando il papà ha iniziato a farti il
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• 
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bagnetto in questo modo? (Dunque lo faceva). Per quanto tempo ha continuato a darti le
carezze? (Dunque lo faceva).
Verbi di cambiamento (trasformare, diventare, smettere, ecc.). Da quanto tempo la carezze di
papà sono diventare strane? (Dunque lo sono diventate).
Verbi affermativi (sapere, rendersi conto, ecc.). Ti rendevi conto che faceva cose che non
doveva fare? (Il problema non è se le faceva o no, ma se tu te ne rendevi conto).
Verbi di transizione (smettere, svegliarsi, ecc.). E poi ha smesso di farti queste brutte cose?
(Dunque aveva iniziato).
Verbi ripetitivi (ritornare, rimettere, rifare). Dove eravate quando ti ha rifatto le stesse carezze?
(Dunque le aveva già fatte). Dopo quanto tempo ti ha richiesto di rifargli le stesse carezze?
(Dunque te lo aveva già chiesto).
Esempi di formulazione di domande suggestive (II)
•  Verbi fattuali (realizzare, conoscere, dispiacersi). Ti dispiaceva quando papà ti abbracciava in
questo modo? (che dispiacesse o no, comunque lui lo faceva).
•  Verbi implicativi (riuscire, dimenticare, capitare, ecc.). Papà è riuscito a toccarti lì? (Dunque ci
aveva almeno provato).
•  Avverbi comparativi (come, tanto, quanto, ecc.). Quando ti metteva il pigiamino ti accarezzava
come quando ti faceva il bagno? (Dunque ti carezzava quando ti faceva il bagno).
•  Avverbi quantitativi (soltanto, perfino, eccetto, proprio, ecc.). Ti toccava perfino quando la
mamma era in casa? (Dunque lo faceva quando la mamma non era in casa).
•  Avverbi di commento (fortemente, necessariamente, ecc.). Ti spaventava tanto? (Dunque ti
spaventava).
•  Avverbi di modo (soltanto, eccetto, proprio, ecc.). Dove, a parte sul pancino, ti toccava il papà?
(Dunque ti toccava sul pancino).
•  Avverbi ripetitivi (ancora, pure, di nuovo, ecc.). È accaduto di nuovo? (Dunque era già accaduto
prima).
•  Avverbi di tempo (durante, dopo, mentre, ecc.). Mentre ti toccava, ti diceva di non raccontarlo
a nessuno? (Dunque ti toccava).
•  Aggettivi indefiniti e quantitativi (tutti, ogni, ecc.). Tutte le volte che papà ti faceva il bagno, ti
toccava? (Dunque erano molte).
•  Aggettivi numerali ordinali (primo, secondo, ecc.). Era la prima volta che papà ti carezzava così?
(Dunque ce ne sono state altre).
•  Articoli determinativi e indeterminativi (il, lo, la, uno, una, ecc.). E con un dito ti toccava lì?
(Dunque forse non ti toccava). E con il dito ti toccava lì? (Dunque comunque qualcosa faceva
con il dito).
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17/07/15
Trabocchetti della memoria
•  Questo pericolo da un lato consiste nel rischio
di creare una "implanted belief" nella memoria
del bambino, soprattutto tramite domande
suggestive o la manifestazione di un particolare
interesse per determinati argomenti; dall'altro
nella possibilità che col passare del tempo, e
degli eventi di vita, il ricordo si trasformi, anche
in base ai bisogni del minore.
Sopravvalutazione
dell'interpretazione e del
significato simbolico
•  Si tratta di un eccesso di interpretazionismo,
una tendenza molto presente in taluni
professionisti in campo psicologico (ma non
solo in questo), che talvolta si basano, in modo
un po’ troppo semplicistico e meccanico, sulle
teorie psicoanalitiche o psicodinamiche in
generale, interpretando facilmente e
prontamente comportamenti e produzioni del
minore, come disegni o altro, quali "prove di
abuso“.
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Tendenza al verificazionismo
•  Nella validation di un presunto abuso, occorre
vagliare con estrema precisione che i sintomi
presentati dal soggetto non siano spiegabili
anche diversamente. Purtroppo, troppo spesso,
invece di tentare di falsificare un'ipotesi (che è
il metodo corretto del procedere scientifico)
tendiamo a cercare tutto ciò che la conferma.
Questo è la fonte di errore più pericolosa e più
diffusa. L’atteggiamento di costante ricerca
della falsificazione è indispensabile in tutto il
processo di indagine.
Analisi di 37 perizie del periodo 1998-2008
•  Dai Tribunali Ordinari di Firenze, Napoli e Pordenone sono state reperite, attraverso una
procedura non randomizzato ma di comodo, 37 perizie relative a casi di presunto abuso
sessuale su minori contenenti una procedura di validation: 17 perizie relative agli anni
1998-2002 e 20 perizie appartenenti agli anni 2003-2008.
•  Tali perizie sono state analizzate in base ai seguenti criteri):
1) Formazione specifica dell’esperto. (Carta di Noto, Prot. Venezia). In particolare (come indicato dalle
linee guida S.I.N.P.I.A.), la consulenza deve essere affidata a psichiatri, neuropsichiatri infantili o
psicologi.
2) Utilizzo di metodologie e tecniche d’intervista semistrutturata sufficientemente validate e riconosciute
come affidabili dalla comunità scientifica di riferimento (Carta di Noto, Prot. Venezia). In particolare le
linee guida S.I.N.P.I.A. suggeriscono l’utilizzo della Step-Wise Interview di Yuille e coll.(1993) e
l’Intervista Cognitiva di Fisher e coll. (1987).
3) Individuare, esplicitare e valutare ipotesi alternative emerse o meno nel corso dei colloqui (Carta di
Noto, Linee Guida S.I.N.P.I.A.).
4) Esame della capacità da parte del minore di discriminare il vero dal verosimile e di riconoscere l’assurdo
(Prot. Venezia).
5) Esame della capacità di ricordi autobiografici, a distanza di tempo, e misurati su eventi di complessità
analoga ai fatti oggetto di indagine (Prot. Venezia).
6) Valutazione del livello di suggestionabilità del minore (Prot. Venezia).
7) Nella raccolta delle dichiarazioni del minore richiedere la libera narrazione secondo una sequenza
cronologica naturale e poi alterata degli eventi (Prot. Venezia).
8) Porre le domande investigative secondo la sequenza che segue, al fine di non compromettere il racconto
del minore: domande aperte, specifiche, chiuse, “suggestive” ma mai “ fuorvianti” (Prot. Venezia).
9) Non mettere in atto comportamenti e/o modalità di induzione alla narrazione che possano alterare il
ricordo degli eventi, la spontaneità e la sincerità delle risposte del minore. (Prot. Venezia, Carta di Noto,
Linee guida S.I.N.P.I.A.).
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Analisi di 17 perizie del periodo
1998-2002
•  Tutte le perizie, tranne due, sono più o meno
gravemente scorrette dal punto di vista metodologico:
–  elevata presenza di domande suggestive;
–  tendenza al verificazionismo, pressoché in tutte;
–  conclusioni quasi tutte in termini di “compatibilità”;
–  impiego esclusivamente del colloquio clinico e non di
interviste strutturate o semistrutturate (tranne in due casi);
–  totale mancanza di trascrizioni verbatim, eccettuati i due casi
in cui viene impiegata la SVA e la CBCA (in uno in modo
scorretto);
–  utilizzo dei risultati ai test psicodiagnostici per confermare la
realtà dell’abuso o del trauma, anche se il minore
verbalmente non ha mai fatto riferimento a esso.
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Analisi di 20 perizie del periodo
2003-2008
•  Tutte le perizie sono più o meno gravemente
scorrette dal punto di vista metodologico:
–  tendenza al verificazionismo, pressoché in tutte;
–  conclusioni quasi tutte in termini di “compatibilità”;
–  impiego esclusivamente del colloquio clinico e non
di interviste strutturate o semistrutturate;
–  totale mancanza di trascrizioni verbatim;
–  utilizzo dei risultati ai test psicodiagnostici per
confermare o meno la diagnosi di abuso o di
trauma;
–  impiego solo in sette casi (e in due in modo
scorretto) della S.V.A. e dalla C.B.C.A.
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Analisi delle 15 migliori perizie (anni 1998-2006) in base ai
criteri del Memorandum of Good Practice (Sternberg, 2001)
CRITERI
Indagine di Sternberg
Fase Pre-sostanziale
Discussione verità/bugia
98%
Possibilità di dire “non so”
49%
Chiarire di non conoscere gli eventi
8%
Nostro campione
35,7%
21,4%
28,6%
Fase Sostanziale
La prima domanda è un invito al racconto
Tendenza a favorire la libera narrazione
La prima domanda è chiusa o suggestiva
69%
65%
28%
64,2%
57,1%
14,2%
Fase Post-sostanziale
Ringraziamenti per la collaborazione
Chiedere al bambino se ha domande da fare
Spiegazione delle fasi successive di indagine
Indicazioni su eventuale reiterazione dell’abuso
80%
40%
31%
11%
35,7%
21,4%
21,4%
0%
Analisi delle 15 migliori perizie (anni 1998-2006) in base ai
tipi di domande nella fase pre-sostanziale in relazione allo
studio di Orbach (2000)
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Analisi delle 15 migliori perizie (anni 1998-2006) in base ai
tipi di domande nella fase sostanziale in relazione a vari studi
condotti in diversi paesi (Cederborg, 2000; Lamb e coll.,
1996; 2000; Orbach & Lamb, 2000; Sternberg
2001)
e coll.,
Analisi delle 15 migliori perizie (anni 1998-2006) in base ai
tipi di domande nella fase sostanziale (Medie e deviazione
standard)
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17/07/15
Analisi delle 15 migliori perizie (anni 1998-2006) in base alle
espressioni di incoraggiamento e alle pressioni a rispondere
(Medie e deviazione standard)
Cosa fare per evitare tali errori
sistematici? (I)
•  Tutte le fonti di errore sopra elencate possono
essere, almeno in parte, contenute da un
costante atteggiamento falsificazionista, per cui
il perito ricerca sistematicamente ipotesi
esplicative alternative a quella riguardante la
possibilità che sia avvenuto un abuso.
•  Occorre, dunque, andare alla ricerca di tutto ciò
che sconfermi la possibilità dell'abuso, prima di
ciò che lo conferma; solo al termine di un tale
percorso è possibile dare un parere
scientificamente e metodologicamente fondato.
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17/07/15
Cosa fare per evitare tali errori
sistematici? (II)
•  Il parere peritale non deve essere espresso in
termini di “compatibilità” del profilo psicologico
del minore con l’ipotesi che l’abuso sia stato
commesso, ma invece tramite una valutazione
della capacità di testimoniare del minore,
tenuto conto di vari indicatori positivi e negativi
e dell’esclusione di tutte le possibili
interpretazioni alternative.
•  Sono possibili vari tipi di perizia errata, con
diverse conseguenze.
Cosa fare per evitare tali errori
sistematici? (III)
•  I diversi tipi di errore:
Parere finale
rispondente alla
realtà
Parere finale non
rispondente alla
realtà
Metodo corretto
Metodo scorretto
Perizia adeguata
Perizia
inadeguata di I
tipo
Perizia
inadeguata di III
tipo
Perizia
inadeguata di II
tipo
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Cosa fare per evitare tali errori
sistematici? (IV)
•  La perizia inadeguata di II tipo dovrebbe essere rara,
in quanto l’impiego di una corretta metodologia
dovrebbe ridurre al minimo tale eventualità.
•  La perizia scorretta di III tipo, se individuata come tale
in sede di dibattimento, porta al rifiuto della perizia
stessa e, siccome questa giunge a conclusioni errate,
non vi è alcun danno.
•  Il danno è invece massimo nella perizia scorretta di I
tipo, in quanto, se individuata come tale in
dibattimento, può portare a respingere una perizia che
in modo scorretto conclude per l’attendibilità della
testimonianza del minore circa un reale abuso e quindi
ciò comporta l’assoluzione di un colpevole e la
mancata difesa di un minore abusato.
Cosa fare per evitare tali errori
sistematici? (V)
•  Proprio per evitare questo particolare tipo di perizia
scorretta di III tipo occorre impiegare metodologie
corrette da un punto scientifico e in grado di
preservare l’integrità del processo investigativo.
•  Quindi occorre richiedere ai periti competenza
specifica e impiego di procedure adeguate. Ciò si
ottiene stabilendo protocolli specifici, rendendoli noti ai
Giudici e ai Procuratori della Repubblica, affinché essi
possano respingere, prima del dibattimento, le perizie
che non li rispettano, evitando che ciò avvenga, con
conseguenze molto più rischiose, durante il
dibattimento, da parte dei periti della Difesa.
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17/07/15
Elementi minimi per una validation
metodologicamente corretta (I)
•  Metodi per ottenere le dichiarazioni del minore
–  Modalità di intervista strutturata (Il protocollo per l’intervista
forense del National Institute of Child Health and Human
Development (NICHD); Orbach et al., 2000) o
semistrutturata (Step-wise Interview; Yuille e Farr, 1987;
Yuille, 1988, 1989; Raskin e Yuille, 1989; Yuille e coll.,
1993).
•  Metodi per valutare le dichiarazioni del minore
–  CBCA (“Criteria Based Content Analysis”; Steller e Koehnken,
1989). Con trascrizioni verbatim.
–  O, in alternativa, o anche insieme, “Report Characteristics
Questionnaire” (RCQ, Roberts e Lamb, 2010). Sempre con
trascrizioni verbatim.
–  Aspetti verbali e metaverbali adeguati. Assenza di
suggestionabilità.
Elementi minimi per una validation
metodologicamente corretta (II)
•  Analisi dei comportamenti del minore
–  Comportamenti sessualizzati. Comportamenti esternalizzanti.
Aspetti fobici specifici. Disturbi alimentari. Sintomi ossessivocompulsivi. Sintomi dissociativi. Sintomi post-traumatici.
Scadimento delle prestazioni scolastiche. Insonnia/incubi.
Perdita del controllo sfinterico. Alterazioni dell'umore.
–  Ricordare che tali condotte (specie i comportamenti
sessualizzati) non sono associati solo all’abuso sessuale e
devono essere ben definiti. Inoltre, deve essere analizzata la
concordanza temporale dell’esordio di tali comportamenti
come successiva al presunto esordio dell’abuso.
•  Analisi delle condizioni della denuncia
–  Dichiarazioni spontanee inaspettate e non derivate da
interrogazioni esplicite del minore. Assenza di motivazioni
sospette a denunciare da parte del minore.
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17/07/15
Elementi minimi per una validation
metodologicamente corretta (III)
•  Analisi dei fattori circostanti
–  Assenza di pressioni, da parte di soggetti esterni, a
denunciare o a parlare di atti sessuali.
–  Assenza di conflitti coniugali e/o di separazione in corso.
•  Valutazione del quadro clinico del minore e dei
familiari
–  Buon contatto con la realtà e assenza di sintomi psicotici nel
minore.
–  Buon contatto con la realtà e assenza di sintomi psicotici nei
genitori non abusanti.
–  Indicatori medici specifici di abuso sessuale
–  Indicatori medici aspecifici di abuso sessuale.
QUADRO GENERALE DELL’ALGORITMO DECISIONALE (da Dèttore, 2002)
Categoria
generale
Aspetto specifico
Contributo in % alla decisione Contributo in % alla
di ogni singo la voce della d e c i s i o n e
d e l la
categoria generale
categoria generale
1) La qualità delle CBCA
dichiarazioni
Aspetti verbali e metaverbali
del minore
adeguati.
Assenza di suggestionabilità.
+ 50%.
+ 5%.
2) I comportamenti del
minore
+
+
+
+
+
+
+
+
Comportamenti sessualizzati.
Comportamenti esternalizzanti.
Aspetti fobici specifici.
Disturbi alimentari.
Aspetti ossessivo-compulsivi.
Aspetti dissociativi
Aspetti post-traumatici
Scadimento prestazioni
scolastiche.
Insonnia/incubi.
Perdita del controllo sfinterico.
Alterazioni dell’umore.
3) Le condizioni
Dichiarazioni
spontanee
della denuncia inaspettate e non derivate da
interrogazioni
esplicite
del
minore.
Assenza di motivazioni sospette a
denunciare da parte del minore.
4) I fattori
circostanti
L’inte r a
categoria
contribuis c e
alla
decisione per il 60%.
+ 5%.
10%
1%.
1%.
1%.
1%.
1%
1%
1%.
L’inte r a
c a tegoria
contribuis c e
alla
decisione per il 20%.
+ 1%.
+ 1%.
+ 1%.
+ 5%. Se asse nti, occorrono L’inte r a
categoria
ulteriori
indagini
el
a contribuis c e
alla
falsificazione
di
ipotesi decisione per il 10%.
alternative.
+ 5%. Se prese nti, occorrono
ulteriori
indagini
el
a
falsificazione
di
ipotesi
alternative.
Assenza di pressioni, da parte di + 2,5%. Se prese nti, occorrono L’inte r a
categoria
soggetti esterni, a denunciare o a ulteriori
indagini
el
a contribuis c e
alla
parlare di atti sessuali.
falsificazione
di
ipotesi decisione per il 5%.
alternative.
Assenza di conflitti coniugali e/o + 2,5%. Se prese nti, occorrono
di separazione in corso.
ulteriori
indagini
el
a
falsificazione
di
ipotesi
alternative.
5) Il quadro
clinico del
minore e dei
familiari
Buon contatto con la realtà e + 2%. Se assente, occorrono L’inte r a
categoria
assenza di sintomi psicotici nel ulteriori
indagini
el
a contribuis c e
alla
minore.
falsificazione
di
ipotesi decisione per il 5%,
alternative.
tranne il caso della
Buon contatto con la realtà e + 1%. Se assente, occorrono presenza di indica-tori
assenza di sintomi psicotici nei ulteriori
indagini
el
a medici conclu-sivi di
genitori non abusanti.
falsificazione
di
ipotesi abuso ses-suale, che
sono da soli sufficienti
alternative.
per sostanziare l’abuso
Indicatori medici specifici di + 2%.
stesso.
abuso sessuale
Indicatori medici aspecifici di + 1%.
abuso sessuale.
18
17/07/15
DEFINIZIONE DEI VARI ASPETTI SPECIFICI DELLA CATEGORIA GENERALE I: L A
QUALITÀ DELLE DICHIARAZIONI DEL MINORE (da Dèttore, 2002)
Aspetto specifico
Definizione o contributo percentuale alla decisione
CBCA:
Caratteristiche generali
1.
S t ruttura logica.
+ 2,5%.
2.
P roduzione non strutturata.
+ 4,5%.
3. Q u a n t i t à dei particolari.
+ 4,5%.
Contenuti specifici
4. Incastonamento contestuale.
+ 4,5%.
5.
D e s c rizioni di interazioni.
+ 4,5%.
6.
R i p roduzione di conversazioni.
+ 2,5%.
7.
C o mplicazioni inattese durante l’incidente. + 2,5%.
Particolarità di contenuto
8.
Particolari insolit i .
+ 2,5%.
9.
Particolari superflui.
+ 4,5%.
10.
F raintendimento di particolari riportati + 0,7%.
accuratamente.
11. R i ferimento ad associazioni esterne.
+ 0,7%.
12. Resoconti di stati mentali soggettivi.
+ 2,5%.
13. A t t ribuzioni circa lo stato m entale + 2,5%.
dell’abusatore.
Contenuti relativi alla motivazione
14. C o r rezioni spontanee.
+ 4,5%.
15. A m missioni di carenza di memoria.
+ 0,7%.
16. S o l levare
dubbi c i rc a la
propria + 0%.
testimonianza.
17. Auto-disapprovazione.
+ 0,7%.
18.
Perdono verso l’abusatore.
+ 0,7%.
Elementi specifici relativi al crimine
19.
Particolari caratteristici rispetto al crimine. + 4,5%.
Viene proposta una ponderazione in base all’età del minore:
- Anni 4-7: se il punteggio è < 35, viene moltiplicato per 1,43; se è ≥ 35, viene considerato pieno, pari
al 50%.
- Anni 8-10: se il punteggio è < 40 viene moltiplicato per 1,25; se è ≥ 40, vien e considerato pieno,
pari al 50%.
- Anni 11-13: se il punteggio è < 45 viene moltiplicato per 1,12; se è ≥ 45, viene conside rato pieno,
pari al 50%.
- Anni 14 in su: viene considerato il punteggio effettivo ottenuto.
Aspetti verbali e metaverbali adeguati.
Linguaggio coerente col livello evolutivo; mimica
adeguata al contenuto verbale, oppure riconosciuta
presenza di dissociazione emotiva.
Assenza di suggestionabilità.
Capacità di resistere a domande altamente suggestive
e direttive poste volutamente; assenza di sensibilità
all’effetto di posizione in risposte a scelta multipla e
alle risposte chiuse (tendenza a rispondere affermativamente); bassi punteggi di suggestionabilità a test
specifici.
CONFRONTO FRA DUE GRUPPI DI CASI CONFERMATI E NON CONFERMATI
RISPETTO ALLA PROBABILITÀ TOTALE (La differenza è significativa con
p=0,0002; test U di Mann-Whitney; da Dèttore, 2002)
CASI DI ABUSI
CONFERMATI
CASI DI ABUSI
NON CONFERMATI
Soggetto N.
1
2
3
4
5
6
7
8
9
10
1
2
3
4
5
6
7
8
9
10
Età (anni)
8
6
13
13
12
8
7
14
12
6
8
5
11
6
8
4
7
13
12
13
Sesso
M
M
F
M
F
M
F
F
F
F
F
F
F
F
F
F
M
F
F
M
Probabilità
72%
76%
80%
73,05%
88%
97%
96,5%
75,1%
75%
80%
56,5%
50,89%
59,3%
55%
28,5%
29,45%
25,02%
42,33%
49,84%
26,74%
19
17/07/15
Ambiti fondamentali
d’intervento
•  Condizioni familiari e capacità genitoriali
•  Condizioni fisiche del minore
•  Comportamenti del minore
•  Dichiarazioni del minore
Questi aspetti sono stati ordinati in ordine
crescente d’importanza.
I criteri di valutazione (I)
•  L ’ i d o n e i t à p s i c h i c a a r e n d e r e
testimonianza
–  Non è legata all’età anagrafica del minore
che può essere considerato in linea di
principio sempre idoneo (Cassazione penale,
sez. III, 25 gennaio 1984)
•  L’attendibilità delle testimonianze rese e
degli stessi testimoni minorenni
–  Essa include significati di replicabilità,
attendibilità e validità e si articola in due
dimensioni valutative: accuratezza (memoria
e percezione) e credibilità (motivazione).
20
17/07/15
I criteri di valutazione (II)
•  Gli indicatori psicologici di abuso rilevabili
–  E s a m e f i s i c o , i n d i c a t o r i c o g n i t i v i ,
comportamentali ed emotivi.
•  Le condizioni psichiche e gli eventuali
danni psicologici che si possono mettere
in relazione all’abuso
–  Vittimizzazione primaria e secondaria (l’iter
giudiziario, le pressioni esterne, i sensi di
colpa, la confusione dei ruoli, lo stress della
testimonianza).
False assunzioni degli adulti sul linguaggio
•  Walker e Warren (1995) ritengono che vi siano quattro
tipi di convinzioni che costituiscono una fonte primaria
di fraintendimento e di cattiva interpretazioni nei
colloqui fra adulti e bambini; tutte queste convinzioni
derivano dal fatto che “se qualcuno sembra molto simile
a noi, avrà le nostre stesse capacità linguistiche”. Da ciò
derivano i seguenti corollari, tutti errati:
–  Diamo per scontato che se qualcuno impiega una parola, ne
comprenda il significato.
•  Nei bambini in età prescolare limitata può essere la comprensione
di talune preposizioni (davanti/di fianco), aggettivi (maggiore/
minore), avverbi (prima/dopo, forme in –mente), pronomi (questo/
quello), verbi (chiedere/dire, sapere/pensare/credere) e nomi
(distinguere fra “bugia” ed “errore”). Talora tali difficoltà durano
anche fino ai 10-11 anni.
–  Diamo per scontato che se possiamo porre una domanda
complessa, chi ci ascolta possa elaborarla.
•  I bambini in età prescolare, ma anche più grandi, possono avere
difficoltà con frasi con più di una subordinata, i verbi al passivo, le
negazioni complesse, come quelle doppie, lunghe frasi che
precedono la principale, più domande raccolte in una sola.
21
17/07/15
False assunzioni degli adulti sul linguaggio
–  Diamo per scontato che se chi ci ascolta non comprende
qualcosa da noi detta, ce lo farà sapere, spiegandocene come e
perché.
•  La tendenza a rispondere prima e, se mai, chiedere dopo è
specialmente comune se l’adulto è una figura d’autorità; in questi
casi, anche di fronte a domande ambigue o senza senso i bambini
tendono a rispondere “si” o “no”, piuttosto che chiedere
chiarimenti. Essi spesso danno per scontato che gli adulti hanno
sempre ragione; inoltre sono abituati al fatto che i genitori in
genere stanno attenti a segnali non verbali di mancata
comprensione e quindi non si preoccupano di dare invece segnali
verbali di ciò.
–  Diamo per scontato che se chiediamo a qualcuno “Cosa
accadde?”, ce lo saprà raccontare, se ne è al corrente.
•  Bambini anche di soli due anni possono dare resoconti accurati, ma
incompleti di ciò che è loro successo. Ciò accade perché in genere i
bambini, a differenza degli adulti, non sanno quale loro conoscenza
è importante condividere con l’ascoltatore. Quindi dobbiamo fare
domande aperte ma fornire un appropriato e specifico contesto a
queste.
Cronologia dei concetti di “verità”, “menzogna” e “false
convinzioni” (da Perry, 1995)
Età
Abilità
3-4
Sa ingannare manipolando i comportamenti (piuttosto che le
convinzioni), ma non molto abilmente.
4
Sa distinguere gli errori dalle menzogne, ma tende ancora a
caratterizzare le false dichiarazioni come menzogne.
4-5
6
5-7
7
8
Sa distinguere le menzogne ingannatrici dalle menzogne scherzose e
innocenti.
Sa ingannare manipolando le convinzioni dell’ascoltatore circa le
affermazioni di chi parla (piuttosto che circa le intenzioni di chi parla).
Sa comprendere il concetto di menzogna.
Sa distinguere le bugie innocenti o pietose dall’ironia se interrogato circa
le intenzioni di chi parla a proposito delle convinzioni dell’ascoltatore.
Sa ingannare manipolando le convinzioni dell’ascoltatore circa le
intenzioni di chi parla (piuttosto che circa le sole affermazioni).
Sa mentire abilmente.
Sa distinguere il sarcasmo da altre forme di falsità.
22
17/07/15
La sindrome di accomodamento all’abuso sessuale infantile (child
sexual abuse accomodation syndrome, CSAAS, Summit, 1983) (I)
•  Il modello era originariamente destinato a delineare ai clinici perché le vittime di
abuso intrafamiliare possano essere riluttanti a riferire l’abuso.
•  Il modello di Summit includeva 5 componenti:
–  1. Segretezza. Il bambino dopo l’abuso è prigioniero in una rete di segretezza;
non deve parlare della cosa a nessuno, pena conseguenze terribili, compresa la
prigione per il colpevole dell’abuso, la rottura della famiglia, la disperazione della
madre. Tale necessità di segretezza fa comprendere chiaramente che la cosa è
cattiva e la segretezza è l’unico modo per non essere travolti dalla disgrazia.
–  2. Impotenza. Il bambino non ha altra scelta che sottomettersi tranquillamente a
mantenere il segreto; la minaccia della perdita dell’amore e della famiglia è più
forte di qualunque violenza. La sensazione risultante di avere permesso l’abuso
poi porta ad autocondanna e a odio per se stessi.
–  3. Intrappolamento e adattamento. Una volta intrappolato nell’abuso, il bambino
si adegua a esso con una serie di moduli maladattivi o patologici di
sopravvivenza che possono portare a gravi problemi nel tempo. Il bambino non
può attribuire la colpa all’adulto familiare, può solo credere di avere provocato lui
il tutto. Così vi è una forte distorsione della realtà e un alto potenziale di
autocondanna. Deve inoltre combattere contro la rabbia verso i genitori, e
soprattutto la madre, che può essere incolpata di avere, più o meno
indirettamente, indotto il padre a penetrare nel letto della figlia. Una bambina in
queste circostanze ha in mano il potere di distruggere una famiglia e quindi
possiede la responsabilità di tenerla insieme, circostanza che rafforza la
sensazione di intrappolamento.
La sindrome di accomodamento all’abuso sessuale infantile (child
sexual abuse accomodation syndrome, CSAAS, Summit, 1983) (II)
–  4. Denuncia ritardata, conflittuale e poco convincente. L’accusa non avviene per
nulla o solo dopo molto tempo, spesso anni, quando la bambina si trova in una
battaglia con uno o l’altro genitore dopo anni di tensione cronica e di
risentimento non risolto. Per cui l’accusa viene fatta nel momento in cui è meno
probabile che venga creduta; inoltre le madri tendono a credere più al padre: la
prospettiva del crollo della famiglia è troppo spaventosa.
–  5. Ritrattazione. La bambina scopre che le minacce che erano alla base della
segretezza sono vere: la sua denuncia sta veramente facendo disgregare la
famiglia. Quindi è probabile che ritratti, con tutto ciò che questo può significare.
•  Dunque secondo Summit, quando un bambino rivela il proprio abuso la
• 
rivelazione sarà incrementale nel tempo, un processo che spesso comporta
vere e proprie negazioni e ritrattazioni di precedenti rivelazioni, per poi
seguire riaffermazioni dell’abuso.
È importante tenere a mente che vi sono due aspetti separati di questo
modello, ciascuno con le proprie componenti. Il primo evidenzia le
conseguenze dell’abuso (paura, autobiasimo e accomodamento); il secondo
pone in luce le conseguenze che questi stati psicologici hanno sul
comportamento (segretezza, negazione e ritrattazione).
23
17/07/15
La sindrome di accomodamento all’abuso sessuale infantile (child
sexual abuse accomodation syndrome, CSAAS, Summit, 1983) (III)
•  Tale modello ha portato molti esperti a testimoniare in tribunale che
• 
• 
• 
addirittura i bambini che rivelano prontamente l’abuso dovrebbero essere
ritenuti addirittura sospetti; solo i bambini che inizialmente negano l’abuso,
poi fanno delle dichiarazioni, quindi le ritrattano e quindi in seguito tornano
a fare dichiarazioni di abuso, dovrebbero, in quest’ottica, essere considerati
casi affidabili di abuso sessuale.
Tale pericolosa posizione è stata criticamente e scientificamente analizzata
da un importante studio di London et al. (2005), che ha analizzato 17
ricerche che si riferivano ad alcune migliaia di casi di abuso sostanziato e
sottoposti a tecniche di interrogatorio non potenzialmente suggestive.
Tale indagine ha rilevato che la maggior parte dei bambini (il 64%, con
range 24%-96%) rivela l’abuso nella prima o seconda intervista; solo una
piccola minoranza di essi (range 4%-27%) ritratta. Anche se le analisi
vengono ampliate fino a includere casi con diagnosi di abuso sessuale meno
certe, in tutti, tranne due studi, la maggioranza dei bambini rivelò l’abuso
se interrogata direttamente e solo una minoranza ritrattò.
Tale tendenza permane anche nei casi in cui l’abuso è stato diagnosticato
sulla base di dati medici o di altri fattori non legati al bambino (confessione,
prove materiali). Per esempio nello studio di Elliott e Briere (1994), vi erano
118 bambini con prove esterne: l’83% di questi a un certo punto riferì
l’abuso.
La sindrome di accomodamento all’abuso sessuale infantile (child
sexual abuse accomodation syndrome, CSAAS, Summit, 1983) (IV)
•  Da questa ricerca l’unica componente della CSAAS che ha trovato supporto
• 
• 
• 
• 
empirico è il fatto che il ritardo nella rivelazione dell’abuso è molto comune:
sebbene il 37%-42% dei bambini abbia fatto la rivelazione entro 48 ore
dall’abuso, furono necessari 6 o 12 mesi per molti bambini per fare la
rivelazione (Goodman et al., 1992; Sas e Cunningham (1995). Nello studio
di Elliott e Briere (1994) addirittura il 75% dei bambini non rivelò l’abuso se
non dopo un anno dall’abuso e il 18% aspettò più di 5 anni per farlo.
La CSAAS ha fornito una base perché gli esperti sostenessero che quando il
bambino nega l’abuso, se direttamente interrogato, egli dovrebbe essere
interrogato più a fondo, eventualmente anche ricorrendo a tecniche
suggestive (Carnes, 2000; Faller e Toth, 1995; MacFarlane e Krebs, 1986).
Per fondare empiricamente tali procedure, è importante dimostrare
innanzitutto che i bambini continueranno a negare l’abuso se interrogati
(così rendendo necessarie strategie speciali) e, in secondo luogo, che l’uso
di strategie speciali porterà a resoconti accurati di abuso.
Lo studio di London et al. (2005) sopra riportato affronta il primo punto.
Il secondo punto è stato affrontato da vari studi (Ceci e Bruck, 1995; Ghetti
e Goodman, 2001; Poole e Lindsay, 2002; Wood e Garven, 2000). I
professionisti dovrebbero essere consapevoli che sebbene le tecniche
suggestive possano ottenere resoconti corretti da bambini altrimenti
silenziosi, pure esse possono produrre false dichiarazioni.
24
17/07/15
La sindrome di accomodamento all’abuso sessuale infantile (child
sexual abuse accomodation syndrome, CSAAS, Summit, 1983) (V)
•  Questo può avvenire soprattutto se vi sono intervistatori con pregiudizi e
tendenziosi (Bruck, Ceci e Hembrooke, 2002; Poole e Lamb, 1998).
•  Parte di questi pregiudizi possono comprendere il concetto che quando i
bambini negano l’abuso, essi devono essere pressati finché non rivelano
l’abuso; però come hanno dimostrato London et al. (2005), la necessità di
interviste suggestive è probabilmente sovrastimata, poiché la negazione
dell’abuso sessuale dinanzi alle domande dei periti non è così frequente
come precedentemente sospettato. Tali dati dimostrano che quando i
bambini, che sono stati sessualmente abusati, vengono interrogati in
ambienti formali, essi di solito parlano, rendendo inutile il ricorso a strategie
suggestive.
Le informazioni da raccogliere (I)
•  Identificare e chiarire il problema
–  Chi ha fatto originariamente la prima denuncia?
–  Come è stata affrontata?
–  Qual è o quali sono le accuse?
–  Chi vi è coinvolto?
–  Chi sono le persone coinvolte?
–  Quale significato ha la denuncia per ciascuna di esse?
–  Attraverso quale percorso è stata sporta la denuncia?
–  Quando e come è stata fatta la prima denuncia?
–  Qual è stata la consistenza dei racconti del minore
nel tempo?
–  I fatti denunciati, così come sono stati esposti dagli
altri, sono rimasti coerenti nel tempo?
–  Quali comportamenti e reazioni delle varie parti sono
associati alla denuncia?
–  In quali situazioni si verificano tali comportamenti?
–  Quanto sono frequenti e quale durata hanno?
25
17/07/15
Le informazioni da raccogliere (II)
–  Quali bisogni o desideri insoddisfatti hanno le
persone coinvolte?
–  Quali sono le reazioni emotive degli individui
coinvolti?
–  Come le varie parti coinvolte hanno cercato di fare
fronte alla denuncia di abuso?
–  Di quali capacità hanno bisogno le varie parti
coinvolte per affrontare la situazione?
–  Quali sono le capacità e i punti di forza delle persone
in relazione al problema?
•  Persone coinvolte e loro caratteristiche
–  Caratteristiche emotive, affetti, umore, contenuti del
pensiero, livello di energia.
–  Salute fisica.
–  Funzionamento cognitivo, compresi memoria,
attenzione e modalità di pensiero.
Le informazioni da raccogliere (III)
–  Capacità di giudizio, compreso l’intuito, le abilità
percettive e la coerenza.
–  Valori e convinzioni.
–  Concetto di sé.
•  Caratteristiche del contesto
–  Quali erano le condizioni prevalenti all’epoca della
prima denuncia del minore?
–  Quali furono le circostanze in cui avvenne il primo
resoconto dei fatti?
–  Quante volte è stato interrogato il minore?
–  Chi lo ha interrogato?
–  Quali sono le ipotesi di quanti lo hanno interrogato?
–  Quale tipo di specifiche domande è stato rivolto al
minore?
–  Il racconto del minore è avvenuto in un’atmosfera
non minacciosa e non suggestiva?
26
17/07/15
Le informazioni da raccogliere (IV)
–  Il racconto dell’abuso è avvenuto dopo ripetute
interviste?
–  Qualcuno degli adulti che hanno avuto accesso al
bambino prima della diagnosi aveva motivi per
alterare i ricordi del bambino (per esempio
attraverso suggestione e istruzioni dirette)?
–  Qual è il funzionamento sociale, cognitivo ed emotivo
del minore e delle persone chiave?
–  Qual è la capacità e la motivazione del bambino e dei
genitori a lavorare su specifici problemi?
–  Vi sono problemi culturali inseriti nel sistema
problema, come norme culturali o lingua?
–  Q u a l i s o n o l e d i n a m i c h e i n t e r p e r s o n a l i e
comunicative coinvolte nel sistema di coppia e
familiare?
–  Esistono fattori ambientali che possono influenzare
vari individui?
Le modalità di interviste strutturate e semistrutturate (I)
•  Il protocollo per l’intervista forense del National Istitute of Child Health and Human
Development (NICHD)
•  Si tratta di un protocollo elaborato da Michael E. Lamb, Kathleen J. Sternberg, Phillip
W. Esplin, Irit Hershkowitz e Yael Orbach, strutturato in modo flessibile che
comprende una varietà di strategie mirate a incrementare la rievocazione, che si
fonda su cinque principi:
–  creazione di un ambiente rilassato e di sostegno, privo di fonti di disturbo e di
distrazione, al fine di creare subito un buon rapporto fra intervistatore e
bambino;
–  si specifica al minore che lui/lei costituisce l’unica fonte d’informazione rispetto
all’evento in questione e che ci si aspetta che lui dica la verità;
–  nella fase cosiddetta pre-sostanziale dell’intervista (cioè non riguardante
strettamente gli eventi oggetto dell’indagine) il bambino viene addestrato a dare
narrazioni il più possibile ricche di particolari;
–  le informazioni nella fase pre-sostanziale e in quella sostanziale vengono elicitate
usando soprattutto domande aperte;
–  si impiegano anche indizi contestuali al fine di aumentare al massimo la
somiglianza fra il contesto in cui l’evento è accaduto e le condizioni in cui
avviene la rievocazione mnestica.
27
17/07/15
Le modalità di interviste strutturate e semistrutturate (II)
•  La “Step-Wise Interview”
•  La cosiddetta “Step-Wise Interview” (Intervista Graduale) elaborata da Yuille e coll.
• 
• 
• 
• 
• 
(Yuille e Farr, 1987; Yuille, 1988, 1989; Raskin e Yuille, 1989; Yuille e coll., 1993) è
costituita da una serie di passi, o “gradini” appunto, che hanno lo scopo di
massimizzare il ricordo, minimizzando nel contempo la contaminazione. Ciò viene
perseguito in modo non tendenzioso e non suggestivo, cercando di combinare le
conoscenze attuali sullo sviluppo dei soggetti in età evolutiva con le tecniche di
memoria che possono facilitare il ricordo di particolari episodi di un evento abusivo. Il
metodo è stato elaborato in modo da poter essere applicato insieme alla “Statement
Validity Analysis” che, come vedremo più avanti, è una procedura per valutare la
credibilità delle prove fornite da un minore.
Essa cerca di soddisfare le 4 finalità primarie di un’intervista investigativa:
1.
Diminuire il possibile effetto traumatico dell’intervista sul minore. Una prima
intervista ben condotta ridurrà infatti la necessità, e quindi la probabilità che se ne
ripetano altre a opera di diversi operatori. Tale risultato diviene ancora più probabile
se la Step-Wise Interview viene videoregistrata. in merito all’evento presunto.
2.
Ottenere il massimo di informazioni dal minore in merito all’evento presunto.
3.
Ridurre gli effetti di contaminazione dell’intervista sul ricordo dell’evento da
parte del minore.
4.
Mantenere l’integrità del processo investigativo.
Le modalità di interviste strutturate e semistrutturate (III)
•  La “Step-Wise Interview” (Continuazione)
•  Tale intervista si compone delle seguenti parti:
–  Costruzione del rapporto.
–  Richiedere il ricordo di due eventi specifici.
–  Dire la verità. Oltre al fatto che durante l’intervista si deve solo parlare di cose vere e realmente
accadute, ci sono altre regole che l’intervistatore deve introdurre al bambino:
•  “Se io capisco male o fraintendo ciò che tu dici, per favore fammelo notare: desidero capire bene.”
•  “Se tu non comprendi qualcosa che io dico, per favore dimmelo e cercherò di spiegarmi meglio.”
•  “Se ti senti a disagio in qualche momento, per favore dimmelo o fammi il segnale di stop
(precedentemente concordato dal perito col bambino).”
•  “Anche se tu pensi che io sappia già qualcosa, per favore parlamene lo stesso.”
•  “Se non sei sicuro della risposta da darmi per favore non tirare a indovinare; dimmi pure che non
sei sicuro, prima di rispondermi.”
•  “Per favore, quando mi stai descrivendo qualcosa, ricordati che io non c’ero e quindi spiega bene.”
•  “Ricordati che, qualunque cosa tu dica, non mi arrabbierò con te e non ne sarò colpito.”
•  Queste regole, però, sono eccessive e troppo complesse per i bambini di età prescolare (Yuille,
2002).
– 
– 
– 
– 
– 
– 
Introdurre l’argomento d’interesse.
Libera narrazione.
Domande generali.
Domande specifiche.
Aiuti per il colloquio.
Conclusione del colloquio.
28
17/07/15
Le modalità di interviste strutturate e semistrutturate (IV)
•  L’Intervista Cognitiva (I)
•  Tale procedura fu elaborata inizialmente come tecnica di laboratorio da Geiselman e
coll. (1984) e applicata a interviste reali da Fisher e coll. (1987). Come evidenziano
Geiselman e coll. (1993), si basa su due principi:
–  Un ricordo è composto da diverse caratteristiche (Bower, 1967; Underwood,
1969; Wickens, 1970) e l’efficacia di una tecnica di rievocazione dipende dal
grado in cui le caratteristiche del contesto create da tale tecnica si
sovrappongono alle caratteristiche del ricordo (Flexser e Tulving, 1978).
–  Esistono diverse vie di rievocazione di un ricordo, così che un contenuto
mnemonico che non è accessibile con una specifica tecnica di rievocazione può
esserlo attraverso un’altra che crea un diverso indizio mnestico (Tulving, 1974).
•  Indichiamo di seguito le quattro principali tecniche di rievocazione dell’intervista
cognitiva, cui si aggiungono alcune ulteriori procedure, così come sono descritte da
Geiselman e coll. (1993) e da Bekerian e Dennett (1995).
•  Reintegrare il contesto: Viene chiesto al soggetto di cercare di reintegrare o ricreare
il più possibile il contesto circostante relativo all’evento, compresi gli stati emozionali
e/o interni. Si può facilitare il bambino nell’impiego degli indizi rievocativi che
potranno aiutare la memoria episodica. Ciò può essere ottenuto mediante la
generazione interna di particolari attraverso un processo immaginativo (Malpass e
Devine, 1981) o per mezzo di stimoli esterni (Bowers e Bekerian, 1984) come per
esempio rivisitare il “luogo del delitto”, oppure cercando di rievocare la sequenza
delle azioni, reintegrando così l’ordine originale degli eventi (Eldridge e coll., 1993).
Le modalità di interviste strutturate e semistrutturate (IV)
•  L’Intervista Cognitiva (II)
•  Riferire ogni cosa: Il soggetto viene incoraggiato a riferire tutto ciò che può
ricordare, senza curarsi del livello di sicurezza soggettiva associata all’informazione o
dell’importanza percepita della stessa. Molti testimoni ritengono, erroneamente, che
l’accuratezza di un’informazione sia legata al grado di sicurezza soggettiva, per cui
omettono dei particolari se non si sentono sicuri di essi; lo stesso può accadere
relativamente a fatti che possono essere da loro giudicati come poco importanti o
irrilevanti. La ricerca empirica ha dimostrato che non è così, sia per quanto riguarda
la sicurezza (Wells e Lindsay, 1985; Kassin e coll., 1989), sia rispetto all’importanza
(Geiselman, 1992). Bekerian e Dennett (1992), passando in rassegna la letteratura
sperimentale, hanno rilevato che un atteggiamento più rilassato e meno critico nel
riferire informazioni produce resoconti più completi.
•  Ricordare gli eventi in ordine differente: Viene richiesto al soggetto di ricordare un
evento in più di un ordine sequenziale (dall’inizio alla fine, dalla fine all’inizio, dal
punto di mezzo ecc.). Tale strategia può essere usata anche rispetto a particolari di
livello inferiore, come nell’esame di immagini. In tal modo, si usano diversi indizi di
rievocazione, aumentando le probabilità di ricordare nuove informazioni (Mingay e
coll., 1984; Geiselman e Callot, 1990). Questa procedura può, però, essere utilizzata
solo con bambini maggiori di 8-9 anni, in quanto cognitivamente troppo complessa
per quelli di età inferiore.
•  Mutare prospettiva: Il soggetto viene invitato a ricordare l’evento come se lo
osservasse da un’altra prospettiva, per esempio come se si trovasse alla sinistra
dell’abusatore, invece che dinanzi a lui. Anche in questo caso la strategia si fonda
sul cambiamento degli indizi di rievocazione, al fine di facilitare l’emergere di diverse
informazioni dalla memoria.
29
17/07/15
La CBCA (Criteria Based Content Analysis; Steller e
Koehnken, 1989) (I)
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Caratteristiche generali
1. Struttura logica.
Il criterio è soddisfatto se l’affermazione ha essenzialmente senso.
2. Produzione non strutturata.
Il criterio è soddisfatto se l’affermazione non è costantemente strutturata e
le varie informazioni sono sparse qua e là. Un’eccessiva strutturazione può
essere segno di narrazione precostituita.
3. Quantità dei particolari.
È presente quando sono riferiti particolari sul tempo, il luogo, le persone e
gli oggetti legati all’abuso
Contenuti specifici (Come per la successiva categoria di criteri, si riferisce
alla domanda: “Un bambino potrebbe essere in grado di fare una denuncia
con le qualità specificate dai criteri?”).
4. Incastonamento contestuale.
Il criterio viene soddisfatto se il presunto evento viene posto nel tempo e
nello spazio relativamente alle esperienze routinarie di vita del bambino.
Poiché le esperienze non avvengono nel vuoto, quanto più queste sono
contestualizzate, tanto più è probabile che siano veramente accadute.
La CBCA (Criteria Based Content Analysis; Steller e
Koehnken, 1989) (II)
•  5.
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Descrizioni di interazioni. Il criterio è soddisfatto se sono presenti questi
contenuti.
6. Riproduzione di conversazioni. Il criterio è soddisfatto se sono presenti
questi contenuti.
7. Complicazioni inattese durante l’evento.
I criteri 5, 6 e 7 (descrizioni di interazioni, di conversazioni e di complicazioni
inattese, come per esempio interruzioni) indicano che il bambino sta
attivamente cercando di ricostruire il ricordo di un evento.
Particolarità di contenuto (Come la precedente categoria di criteri, si
riferisce alla domanda: “Un bambino potrebbe essere in grado di fare una
denuncia con le qualità specificate dai criteri?”).
8. Particolari insoliti.
Il criterio è soddisfatto se sono presenti particolari unici, che sono
strettamente legati alla vita del bambino.
9. Particolari superflui.
La presenza di questi conferma la veridicità del racconto, in quanto è
improbabile che una produzione falsificata contenga questo genere di
aspetti.
30
17/07/15
La CBCA (Criteria Based Content Analysis; Steller e
Koehnken, 1989) (III)
•  10. Fraintendimento di particolari riportati accuratamente.
•  Il criterio è soddisfatto se alcuni particolari dell’evento, che vanno al di là
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delle conoscenze del bambino, possono essere riferiti correttamente ma
interpretati in modo erroneo (per es., lo sperma frainteso per urina).
11. Riferimento ad associazioni esterne.
Il criterio è soddisfatto se il bambino descrive una conversazione o relazione
a connotazione sessuale che non fa parte dell’abuso, ma che si sovrappone
o s’intreccia con altre relazioni interpersonali (per es., una ragazza
molestata dal padre riferisce che questo le fa spesso domande circa
eventuali attività sessuali con i coetanei oppure le chiede se ha un ragazzo).
12. Resoconti di stati mentali soggettivi.
Il criterio viene soddisfatto se sono riferiti contenuti mentali della vittima.
13. Attribuzioni circa lo stato mentale dell’abusatore.
Il criterio viene soddisfatto se sono riferiti contenuti mentali che vengono
attribuiti all’abusatore.
Contenuti relativi alla motivazione (Si riferisce alla domanda: “Se un
bambino stesse costruendo un racconto falso, citerebbe dei particolari che
tendono a essergli sfavorevoli?”).
La CBCA (Criteria Based Content Analysis; Steller e
Koehnken, 1989) (IV)
•  10. Fraintendimento di particolari riportati accuratamente.
•  Il criterio è soddisfatto se alcuni particolari dell’evento, che vanno al di là
• 
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• 
• 
delle conoscenze del bambino, possono essere riferiti correttamente ma
interpretati in modo erroneo (per es., lo sperma frainteso per urina).
11. Riferimento ad associazioni esterne.
Il criterio è soddisfatto se il bambino descrive una conversazione o relazione
a connotazione sessuale che non fa parte dell’abuso, ma che si sovrappone
o s’intreccia con altre relazioni interpersonali (per es., una ragazza
molestata dal padre riferisce che questo le fa spesso domande circa
eventuali attività sessuali con i coetanei oppure le chiede se ha un ragazzo).
12. Resoconti di stati mentali soggettivi.
Il criterio viene soddisfatto se sono riferiti contenuti mentali della vittima.
13. Attribuzioni circa lo stato mentale dell’abusatore.
Il criterio viene soddisfatto se sono riferiti contenuti mentali che vengono
attribuiti all’abusatore.
Contenuti relativi alla motivazione (Si riferisce alla domanda: “Se un
bambino stesse costruendo un racconto falso, citerebbe dei particolari che
tendono a essergli sfavorevoli?”).
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17/07/15
La CBCA (Criteria Based Content Analysis; Steller e
Koehnken, 1989) (V)
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14. Correzioni spontanee.
Il criterio è soddisfatto se sono presenti questi contenuti.
15. Ammissioni di carenza di memoria.
Il criterio è soddisfatto se sono presenti questi contenuti.
16. Sollevare dubbi circa la propria testimonianza.
Il criterio è soddisfatto se sono presenti questi contenuti.
17. Autodisapprovazione.
Il criterio è soddisfatto se sono presenti questi contenuti.
18. Perdono verso l’abusatore.
Il criterio è soddisfatto se sono presenti questi contenuti.
Elementi specifici relativi al crimine (Si riferisce alla domanda: “Un
bambino che raccontasse una storia falsa o chi gliel’ha suggerita, potrebbe
conoscere le modalità peculiari e tipiche di un abuso sessuale, che
solitamente sono note solo a esperti?”).
19. Particolari caratteristici rispetto al crimine.
Se il bambino descrive gli eventi come i professionisti sanno essere tipico di
un dato crimine specifico, tale criterio viene considerato soddisfatto.
La Checklist di Validità (Steller e Boychuk, 1992)
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Caratteristiche psicologiche
1. Linguaggio e conoscenze appropriate.
2. Affetti appropriati.
3. Suscettibilità alla suggestione.
Caratteristiche dell’intervista
4. Interrogazione suggestiva, tendenziosa o coercitiva.
5. Adeguatezza complessiva dell’intervista (interruzioni, rinforzi
inadeguati).
•  Motivazione
•  6. Motivazioni a denunciare.
•  7. Contesto della denuncia originaria.
• 
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8. Pressione a denunciare falsamente
Domande investigative
9. Coerenza con le leggi della natura.
10. Coerenza con altre affermazioni.
11. Coerenza rispetto ad altre prove.
32
17/07/15
La Reality Monitoring Theory (RMT, Johnson e Raye,
1981; Porter e Youlle, 1996)
•  L’assunto fondamentale alla base della RMT è che i ricordi
basati su processi di percezione differiscano dai ricordi basati su
processi interni (Johnson, Hashtroudi & Lindsay, 1993). In altri
termini, i ricordi di eventi reali conterranno più probabilmente
informazioni di tipo percettivo (dettagli visivi, suoni, odori,
sensazioni tattili e fisiche collegate all’evento), informazioni
riguardanti il contesto (dettagli su quando e dove è avvenuto
l’episodio) e informazioni di tipo affettivo.
•  Al contrario, i ricordi basati sull’immaginazione hanno origine da
una fonte interna e ci si aspetta quindi che contengano più
informazioni di tipo cognitivo come ad esempio pensieri o
ragionamenti. Queste differenze nella qualità dei ricordi
riflettono ovviamente le differenze nella percezione ed
immaginazione come originariamente esperita. Differenze nei
valori medi lungo questi aspetti o dimensioni possono formare
le basi per decidere se l'origine della memoria è interna o
esterna.
L’MCQ e L’RCQ (I)
•  Johnson e colleghi hanno sviluppato il Memory Characteristics
Questionnaire (MCQ) per permettere ai partecipanti di valutare
le caratteristiche di tipo qualitativo dei propri ricordi (Johnson et
al., 1988).
•  Come previsto dalla RMT, le descrizioni di eventi esperiti,
valutate con l’MCQ, contenevano rispetto ai ricordi di eventi
immaginati più dettagli di tipo visivo, più dettagli riguardanti gli
odori, i suoni, i gusti, il setting, la disposizione degli oggetti e
delle persone nello spazio e più descrizioni di ricordi sia
precedenti che posteriori all' “evento target”. Inoltre, i ricordi di
eventi esperiti, avevano un tono più positivo rispetto ai ricordi
di eventi immaginati (Johnson et al., 1988).
33
17/07/15
L’MCQ e L’RCQ (II)
•  Il fatto di manipolare le caratteristiche qualitative dei ricordi di
eventi immaginati (per esempio chiedendo ai partecipanti di
focalizzarsi sulle informazioni di tipo percettivo, tipiche degli
eventi esperiti) rende più difficoltosa la distinzione tra ricordi di
eventi vissuti e immaginati. La RMT fornisce dunque un
approccio teorico per capire le differenze qualitative tra ricordi
di eventi vissuti e immaginati.
•  L’MCQ è tipicamente una scala self-report: dato che in ambito
forense si ha invece interesse a valutare i racconti di minori,
l’MCQ è stato modificato per permettere l'osservazione
indipendente di report di terze persone. L’MCQ è stato inoltre
modificato in diversi punti per permettere la valutazione delle
dichiarazioni di abuso sessuale: la scala risultante è stata
nominata “Report Characteristics Questionnaire” (RCQ, Roberts
e Lamb, 2010).
L’MCQ e L’RCQ (III)
•  L’RCQ è stato sviluppato utilizzando molti degli item originali
della MCQ, sebbene alcuni item siano stati modificati, i seguenti
sono rimasti intatti: Chiarezza, Complessità Realismo,
Cronologia dell'Evento, Dettagli dell'Evento, Durata, Tono,
Setting, Memorie Secondarie, Temporali, Affettive, Ripetizione e
Operazioni Cognitive. Per gli scopi dell’RCQ, colore, dettagli
visivi, suoni, odori, tatto e gusto sono stati riuniti nelle
categorie Percezione delle Persone e Percezione degli Oggetti;
le informazioni di Location e Setting sono state riunite nelle
categorie Spazio delle Persone e Spazio degli Oggetti; il Tempo,
l'Anno, la Stagione, il Mese, Giorno e Ora sono stati riuniti in
una Categoria Temporale; le Sensazioni Ricordate, Affetti
Positivi/Negativi, Intensità sono stati riuniti nella categoria
Affetti; gli Eventi Precedenti e Eventi Successivi sono stati riuniti
sotto la categoria Ricordi Secondari e le Ripetizioni Nascoste e
Manifeste sono riunite a formare la categoria Ripetizione.
34
17/07/15
L’MCQ e L’RCQ (IV)
•  Essendo l'MCQ una misura self-report, i criteri sono stati
ulteriormente modificati in modo da permettere di valutare i
report di eventi di terze persone e sono stati rimossi tutti quegli
item che non permettono questo tipo di valutazione.
•  La prima parte della RCQ, Caratteristiche Generali, è stata
valutata su una scala a 3 punti (0=debole presenza del criterio,
1= presenza né forte né debole, 2= forte presenza del criterio).
I punteggi sono distribuiti in maniera circa normale.
•  Quanto alle Caratteristiche Specifiche, è stato contato il numero
delle righe in cui compare il criterio via via considerato e tale
numero è stato poi tradotto in una scala a quattro punti
secondo il grado di presenza: se il criterio era assente, è stato
assegnato un punteggio 0, se era presente in un numero di
righe compreso tra 1 e 5 il punteggio assegnato era 1, 2 per un
numero di linee da 6 a 30, 3 per un numero di righe superiore a
31. La distribuzione dei punteggi è circa normale.
Il Report Characteristics Questionnaire (Roberts e Lamb,
2010)
Copyright # 2009 John Wiley & Sons, Ltd.
APPENDIX 1
Abbreviated version of the Report Characteristics Questionnaire.
Criterion
Clarity
Rating system
Examples
General characteristics
0 ¼ dim and vague
1 ¼ somewhat clear
2 ¼ sharp, vivid, clear
0 ¼ no specific information, e.g. ‘he did it’
2 ¼ vivid details, easy to imagine
0 ¼ simple
1 ¼ somewhat complex
2 ¼ complex
0 ¼ few details such as sequence of
events or actions
2 ¼ complex storyline, e.g. child’s
description includes clear sequence of
events
Realism
0 ¼ bizarre
1 ¼ somewhat plausible
2 ¼ plausible
0 ¼ implausible or unlikely, e.g. ‘he
took me in his spacecraft’
2 ¼ could reasonably have happened
Order of Event
0 ¼ order of events does not make sense
or is not provided
2 ¼ order of events makes sense and is
clear
Event Detail
0 ¼ vague
1 ¼ somewhat detailed
2 ¼ very detailed
0 ¼ very few details, e.g. ‘it was gross’
2 ¼ rich in detail, e.g. includes
emotional and perceptual information
Event Durationa
1 ¼ short
2 ¼ long
5 ¼ no judgment
possible
1 ¼ event was likely short in duration
2 ¼ event was likely long, e.g. involved
extended interaction between child and perpetrator
(Continues)
1077
Appl. Cognit. Psychol. 24: 1049–1079 (2010)
DOI: 10.1002/acp
0 ¼ confusing
1 ¼ somewhat
comprehensible
2 ¼ comprehensible
Characteristics of abuse statements
Complexity
35
17/07/15
La Reality Characteristic Questionnaire (Roberts e Lamb,
2010)
Rating system
Examples
Tonea
1 ¼ negative
2 ¼ neutral
3 ¼ mixed
4 ¼ positive
5 ¼ no judgment
possible
1 ¼ overall tone of the memory is
negative, e.g. ‘I got scared’
4 ¼ overall tone of the memory is
positive
Settinga
1 ¼ unfamiliar
2 ¼ familiar
5 ¼ no judgment
possible
1 ¼ event occurred in a place the child had never
been before
2 ¼ event occurred in a place the child is familiar
with, e.g. at home
Perceptual-People
(Visual detail, sound,
smell, physical
sensation, taste)
0 ¼ absent
1 ¼ weak presence
2 ¼ present
3 ¼ strongly present
Perceptual details about people, e.g. child describes
aspects of individual’s appearance, such as ‘he
unbuttoned his pants’
As above
Details about objects, such as shape, sound, e.g.
‘the TV was making loud scratchy noises’
Actions
As above
Details about actions experienced by the child,
e.g. ‘I was watching TV’
Spatial
(Location, arrangement of
people, arrangement of objects, environment)
Temporal
(Year, season, month, day, hour, time)
As above
Specific spatial details, e.g. ‘one time he took me
in his bedroom’
As above
Specific details about when the event occurred,
e.g. ‘they went out on New Years Eve’
K. P. Roberts and M. E. Lamb
Criterion
1078
Copyright # 2009 John Wiley & Sons, Ltd.
APPENDIX 1. (Continued)
Specific characteristicsb
Appl. Cognit. Psychol. 24: 1049–1079 (2010)
DOI: 10.1002/acp
Perceptual-Objects
(Visual detail, sound, smell,
physical sensation, taste)
(Continues)
La Reality Characteristic Questionnaire (Roberts e Lamb,
2010)
Copyright # 2009 John Wiley & Sons, Ltd.
APPENDIX 1. (Continued)
Criterion
Rating system
Examples
Supporting Memories
(Events before, events after, events between)
As above
Details about other events that anchor the main
event, e.g. ‘I went on vacation the next day’
Affective Information
As above
As above
Child describes feelings experienced at the time,
e.g. ‘I started crying’
Rehearsal
(Covert, overt)
As above
Evidence that the child has thought (covert) or
talked (overt) about the event, e.g. ‘I thought
about it for a long time after’
Cognitive operations
(Remembered thoughts,
cognitive operations)
As above
Descriptions of how the child thought at the time
of the event, e.g. ‘I trusted him’
a
1079
Appl. Cognit. Psychol. 24: 1049–1079 (2010)
DOI: 10.1002/acp
Characteristics of abuse statements
These criteria were coded and analysed as categorical variables.
0 ¼ absent; 1 ¼ 1–5 lines; 2 ¼ 6–30 lines; 3 ¼ more than 31 lines.
b
36
RCQ scores than the Doubtful cases, as well as higher scores on the subscales of the RCQ.
Thus, we expected that the Confirmed cases would receive higher ratings for all criteria
associated with clarity and richness of detail (i.e. Clarity, Complexity, Realism, event
Order, richness of Event Detail, Perceptual-People, Perceptual-Objects, Spatial, Temporal
and Affective Information, and Supporting Memories), but would receive lower scores for
Rehearsal and information about Cognitive Operations. Although actions have never been
rated separately before, we expected more actions to be reported in the Confirmed
statements than in the Doubtful statements because action sequences provide richness and
clarity about the event. We expected that older children’s reports would contain more
criteria relevant to status (e.g. more perceptual information for confirmed cases, more
information about cognitive operations for doubtful cases) than younger children’s reports.
Further, because young children are less proficient at reality monitoring and less
metacognitively skilled than older children, we expected that there would be fewer
differences between older than younger children’s reports of confirmed and doubtful
incidents because older children would be more aware of the kinds of information that lend
credibility to event memories (e.g. Ghetti, Papini, & Angelini, 2006). Predictions for each
criterion as outlined by Johnson et al. (1988) and used in the current study are summarized
in Table 1.
17/07/15
Predizioni possibili in base ai criteri dell’RCQ
Table 1. Predictions for the individual RCQ items
Criteria
Higher score predicted for
General characteristics
1.
2.
3.
4.
5.
6.
7.
8.
Clarity
Complexity
Realism
Order of Event
Event Detail
Duration of Event
Tone
Setting
1.
2.
3.
4.
5.
6.
7.
8.
9.
Perceptual-People
Perceptual-Objects
Actions
Spatial
Temporal
Supporting Memories
Affective Information
Rehearsal
Thoughts/Cognitive Operations
Confirmed
Confirmed
Confirmed
Confirmed
Confirmed
No prediction
No prediction
No prediction
Specific characteristics
Copyright # 2009 John Wiley & Sons, Ltd.
Confirmed
Confirmed
Confirmed
Confirmed
Confirmed
Confirmed
Confirmed
Doubtful
Doubtful
Appl. Cognit. Psychol. 24: 1049–1079 (2010)
DOI: 10.1002/acp
La CBCA e L’RCQ (I)
•  L’interesse degli studi su CBCA e RCQ non si esaurisce nei
risultati, ma risiede anche nel fatto che essi sottolineino come
l'autenticità delle dichiarazioni non sia il solo elemento a dover
essere considerato, per cui indicano anche una serie di fattori
che possono influire sul contenuto verbale della dichiarazione.
•  Uno di questi fattori è l’età, che si ritiene influenzi le scale di
reality-monitoring a prescindere dalla veridicità del racconto: i
report dei bambini più piccoli sono infatti meno elaborati e
meno complessi, recando quindi una minore quantità di
informazione rispetto ai report dei bambini più grandi. Emerge
inoltre, evidenza confermata anche in altri studi (Anson et al.,
1993; Craig, 1995) un’associazione positiva tra età e presenza
di criteri CBCA.
•  Un altro di questi fattori è costituito dalle abilità verbali, le quali
sembrano influenzare sia la capacità dei bambini di esprimere i
ricordi di eventi vissuti in maniera plausibile, sia quella di
costruire falsi report che fossero credibili.
37
17/07/15
La CBCA e L’RCQ (II)
•  È quindi di capitale importanza tenere conto del livello di
sviluppo delle abilità verbali del minore nella valutazione della
veridicità delle dichiarazioni, in quanto un bambino con scarse
abilità verbali potrebbe riportare un episodio perfettamente
vero ma tuttavia con pochi dei criteri RM associati con la
veridicità. Al contrario, un bambino con buone abilità verbali
potrebbe essere in grado di costruire un episodio falso
perfettamente realistico.
•  Altro fattore importante è il numero di volte in cui il bambino ha
vissuto l'evento. Questo fattore è rilevante dato che spesso
l’abuso avviene in più occasioni: diventa quindi cruciale riuscire
a comprendere come i ricordi di eventi ripetuti differiscano dai
ricordi di eventi singoli e come tali differenze influiscano sul
potere discriminativo di tecniche di valutazione come la CBCA e
la RM.
La CBCA e L’RCQ (III)
•  Un altro elemento del quale si dovrebbe riuscire a tenere conto
è la familiarità del bambino con l’evento esperito/immaginato:
come già rilevato da Pedzek & Taylor (2000), i racconti veritieri
e quelli falsi diventano più simili tra loro, e quindi meno
distinguibili, quando l’evento è familiare.
•  Gli episodi di abuso sessuale sono traumatici, spesso il bambino
non solo è coinvolto direttamente nell’evento, ma ha una
relazione continuativa con l’abusatore e l’abuso può essere
esperito in luoghi familiari: dato che la qualità del racconto dei
bambini dipende molto dai loro ricordi, sarebbe interessante
comparare la dichiarazione riportata nell’immediatezza
dell’evento con una effettuata a distanza di tempo.
•  Sebbene i risultati degli studi presi in esame non siano univoci,
possono comunque essere fatte delle osservazioni di carattere
generale.
38
17/07/15
La CBCA e L’RCQ (IV)
•  L'ipotesi che si trova alla base delle due tecniche è
fondamentalmente la medesima: le dichiarazioni basate su
eventi vissuti differiscono qualitativamente da quelle di eventi
immaginati e inoltre, come fa notare Sporer (1997), molti item
RCQ sono simili ai criteri CBCA ed è stata riscontrata una
correlazione positiva tra i punteggi totali RCQ e i punteggi totali
CBCA (Roberts et al., 1997). Da altri studi (Lamb et al., 1997)
emergerebbe inoltre come l’RMQ sia più efficace nel
discriminare tra dichiarazioni plausibili e false nel caso di
bambini più piccoli (fino a otto anni), mentre la CBCA
sembrerebbe più adatta nel caso di dichiarazioni di bambini più
grandi: questa differenza potrebbe indicare alcune diversità
sostanziali tra i due approcci.
•  Il modello del reality-monitoring ha il vantaggio di avere solide
fondamenta teoriche, di impiegare un numero minore di criteri
e di poter essere applicato anche ad esperienze ordinarie.
La CBCA e L’RCQ (V)
•  La CBCA sembrerebbe più specializzata nel discriminare
dichiarazioni di abuso sessuale, scopo per il quale è stata
originariamente messa a punto; tuttavia appare chiaro dai
risultati che occorre usare queste tecniche con prudenza finché
la ricerca non riuscirà ad individuare quali altri fattori, oltre a
quello dell’autenticità, influenzino le caratteristiche qualitative
dei racconti dei bambini.
•  In conclusione, molti casi di sospetto abuso di minore sono
complicati dalla mancanza di altri testimoni oltre il bambino
stesso e le dichiarazioni dei minori sono spesso le evidenze
principali nei procedimenti penali: racconti accurati degli eventi
vissuti possono condurre all’imputazione dell’abusatore e alla
messa in atto di provvedimenti per la protezione del bambino,
mentre report menzogneri di eventi che non sono mai accaduti
possono avere come conseguenza una ingiusta detenzione.
39
17/07/15
La CBCA e L’RCQ (VI)
•  Per tali motivi, la messa a punto di metodi efficaci nel valutare
la veridicità delle dichiarazioni dei bambini è drammaticamente
urgente.
•  La scoperta che anche i bambini piccoli siano in grado di
riportare informazioni rilevanti in ambito forense, come il
contesto spaziale e temporale dell’evento, è in linea con altre
ricerche recenti (e.g. Orbach & Lamb, 2007) che mostrano
come i bambini possiedano tale capacità quando le interviste
sono condotte seguendo linee guida professionali.
•  Forse la direzione più logica che dovrebbe essere intrapresa è
quella di combinare le due tecniche, dal momento che esse si
sovrappongono parzialmente per certi aspetti, mentre per altri
si completano vicendevolmente (Sporer, 1997): alcuni studi
precedenti (ved. Vrij, 2005; 2008, per una rassegna) hanno
rilevato un risultato positivo da tale combinazione, ma molta
ricerca deve ancora essere svolta.
40