Lucidi Validation Archivo - Università degli Studi di Firenze
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17/07/15 LA VALIDATION: CONDUZIONE DELL’INTERVISTA COL MINORE PRESUNTA VITTIMA DI ABUSO SESSUALE AL FINE DELLA SUA RILEVANZA GIURIDICA Davide Dèttore Dipartimento di Scienze della Salute Università degli Studi di Firenze • Il termine inglese “validation”, tradotto in italiano col brutto anglicismo “validazione” o col termine più generico “valutazione”, si riferisce all’assessment, o valutazione appunto, di bambini che possono essere stati abusati sessualmente. • Come rileva giustamente Conte (1995), tale vocabolo tecnico presenta un antipatico significato connotativo/ denotativo, per cui sembrerebbe implicare che “una qualche azione o approvazione ufficiale sia necessaria prima che un bambino o una famiglia siano giudicati meritevoli di un intervento di salute mentale”. • Comunque, si pone subito un problema consistente nell’esigenza di appurare le prove della violenza, anche di tipo legale, al fine di individuare e perseguire il responsabile dell’abuso ed evitare così ulteriori violenze, proteggendo il minore. 1 17/07/15 • La validation, come affermano ormai diversi autori, rappresenta già un processo terapeutico per il bambino vittima di abuso, contrariamente alle opinioni che considerano questa procedura un nuovo trauma per il bambino. Invece interrompe “la consegna del segreto” imposta dall’abusatore e permette di dare voce al disagio e una prima ristrutturazione dei rapporti con il mondo, alterati dal segreto. • Come rileva la Malacrea (1994), quando avviene la rivelazione, i meccanismi difensivi non sono più tesi al controllo ma, ammessa la propria impotenza, mirano invece alla comprensione e alla protezione e quindi la rivelazione stessa può essere accolta nel modo più valorizzante possibile. Il fatto stesso di raccontare, in quanto comunicazione sociale, è già un elemento di riduzione dell’angoscia e del disagio (Social Sharing). Può, così, costituire anche un primo elemento di riduzione dall’impotenza acquisita e di recupero di un sentimento di autoefficacia. • Raccontando, il bambino può cominciare a “separare” l’evento dalla persona, il dolore e la sopraffazione dai sentimenti di attaccamento: riconoscendo la sofferenza e non allontanandola si può anche pensare ad un futuro diverso, con delle relazioni diverse, e dei cambiamenti che possono avvenire all’interno della struttura familiare. • E se è importante che l’operatore sia consapevole del fatto che solo un chiaro accertamento dei dati può contribuire alla difesa del bambino da parte dell’Autorità giudiziaria, è pure essenziale che il professionista si rivolga in primo luogo alla sofferenza del bambino esplicitando che “è lì per aiutarlo”. • La validation è il primo momento in cui è consentito al bambino di cominciare ad esprimere di fronte ad un adulto accogliente, ma non coinvolto, le emozioni spesso a lungo represse e di riorganizzare la memoria così che è possibile, a volte, ottenere in brevissimo tempo una riduzione dei sintomi. 2 17/07/15 Esempi reali di interviste mal fatte (I) • Int. “Senti…tu lo sai che devi essere sentita per una cosa che è successa • • • • • • • • • • • • • tempo fa… tu eri stata a fare una visita a XXX…” Test. “si…” Int. “ E quindi che succedeva? Il periodo te lo ricordi quando è successo?” Test. “In estate” Int. “E questo chi era? Era un medico? Aveva un camice celeste?” Test. “No, bianco”. Int. “E quindi che è successo? È uscito dalla sua stanza e ti ha chiamato…” Test. “Mi ha detto, Georgia vieni che ti devo fare un esame…” Int. “E la mamma pure voleva venire…” Test. “no, la mamma è rimasta fuori, poi si è chiusa la porta a chiave…” Int. “E quindi che ha fatto? Lui si è alzato ed è andato a chiudere la porta a chiave” Test. “No, praticamente quando siamo entrati…” Int. “ah ecco siete entrati e poi lui a chiuso la porta a chiave… e poi quindi vi siete messi a sedere, lui che ha fatto?” Test.”No, io ero in piedi, lui mi ha baciato il seno…” Esempi reali di interviste mal fatte (II) • Int.1 “Senti, questo episodio l’abbiamo raccontato, ora ti chiedo… ce ne • • • • • • • • • • sono altri?” Test. “no..” Int.1 “Ce ne sono altri?” Test. “Alcune cose me le sono dimenticate…” Int.1 “Non ci credo nemmeno un po’ Carlotta!... perché ora te le sei ricordate tutte…. quindi hai il dovere di raccontarmele.” Test. [silenzio] Int.1 “Allora, domanda: ‘Sono successe altre cose così?’” Test. “… non me lo ricordo” Int.1 “O è si o è no!” Test. [silenzio] Int.1 ”O è si o è no!... perché tu te le ricordi!... le hai raccontate nemmeno un anno fa! Quindi te le ricordi… è perché le vuoi tenere chiuse!... hai l’obbligo di tenerle aperte! Vai!” 3 17/07/15 Esempi reali di interviste mal fatte (III) • Int.1 “Allora ce le vuoi dire queste cose o no?! Ci sono altre persone che stanno aspettando…non è che possiamo stare tutta la mattina qui per te!” • Test. [silenzio] • Int.1 “Io non ti posso aspettare te!... c’ho gente che mi aspetta… c’ho da fare!” • Test. “Mmm… perché c’era la pipì… perché c’era le gocce in terra…” (la bambina ha la voce tremante ed è visibilmente stressata) • Int.1 “Si è fatto la pipì addosso! Lo capisco pure io che se uno si fa la pipì addosso qualcosa gocciolerà in terra!...Dove siete? Siete in una stanza? In un giardino? Per la strada? Voglio questo! Voglio il fatto!” • […] • Sono state altre volte in cui ti ha bagnato con la pipì?” • Test. “Se ci sono state non me le ricordo…” • Int.1 “Oh santo Dio… sapessi dov’è arrivato il nastro… lo sai che dire che non ci • • si ricorda una cosa quando ci si ricorda è peccato?...ti vuoi mettere nei guai col padre eterno?...” […] Int.1 “Senti lo so che sei stanca ma che credi che mi accontento di questo? Che ti pianto qua? Sennò tanto ti faccio ritornare, che credi… così la prossima volta stiamo qua dalle nove e ci rimaniamo fino alle due!” Esempi reali di interviste mal fatte (IV) • Int. “Allora senti, non solo babbo non c’è, ascoltami bene, ma poi da babbo ci devi tornare da solo se non dici le cose come stanno eh?” • […] • Int. “Guarda lo sai… che poi possono ritornare quei giochi che fanno tanto male…” • […] • Int. “Così come? Come ha fatto? Tornano quei giochi eh, quei giochi che ti • • • • hanno fatto male eh…” Test. “Non lo so.” Int. “Allora non bisogna farli tornare, raccontaceli sennò tornano”. […] Int. “ Sai che dopo tornerai a incontrare babbo da solo e i giochi torneranno, starai nuovamente male e nessuno ci crede dopo eh? Dirà: ‘Ah, racconta un sacco di bugie quello lì, si è inventato un'altra storia Dario, racconta un sacco di bugie e gli risuccedono delle cose molto brutte poi eh? E nessuno poi dopo lo può aiutare’”. 4 17/07/15 Euristica della rappresentatività e della disponibilità • Euristica della rappresentatività: troppo spesso si cade nell'errore, nel valutare una persona o una situazione, di riconoscerla come appartenente a una data categoria e quindi di attribuirle tutte le caratteristiche che tipicamente e in modo stereotipato vengono associate a tale categoria stessa, commettendo così un errore di ipergeneralizzazione. Eccone alcuni esempi: – biases sociali e legati al genere; – biases riguardanti le madri non abusatrici. • Euristica della disponibilità (e l'effetto di salienza): quanto più si è specializzati in un dato argomento, tanto più si tende a percepirlo in modo diverso dai "laici" o "profani". In altri termini, talvolta i periti o le associazioni specializzati in abuso sui minori, occupandosi solo di questo e quindi vedendolo in continuazione, tendono a sopravvalutarne la frequenza, scorgendo ovunque abusi. Confusione fra ruolo terapeutico e processuale • La figura del professionista che è responsabile della validation e quella del terapeuta che si occupa della cura sono distinte: il contesto dell’accertamento della presenza delle caratteristiche che contraddistinguono dichiarazioni che si riferiscono alla "realtà" e alla "verità" e il contesto di riparazione e terapia sono completamente differenti, come diverso è il "vissuto", con l’esperienza individuale della sofferenza, rispetto "oggettività" dell’evento stesso. Molto spesso i periti sono anche degli psicoterapeuti e talora fanno confusione fra i due ruoli. 5 17/07/15 Perseveranza nella credenza • Le nostre convinzioni sono circondate da una cintura protettiva che le difende dal cambiamento, per cui purtroppo i professionisti spesso imparano ben poco dall'esperienza e quindi conservano a ogni costo convinzioni e atteggiamenti, anche se disfunzionali o infondati. Esistono varie tendenze pregiudiziali o biases a questo proposito: – biases riguardanti la prevalenza dell’abuso sessuale sui minori; – biases riguardanti false accuse da parte di madri. Domande suggestive • Il professionista, spesso avendo già preso una decisione in un senso o nell'altro in base ai suoi atteggiamenti, pregiudizi o altro, può involontariamente suggerire concetti al teste, mediante domande "direttive" (leading) o suggestive, contenenti informazioni, che invece dovrebbero essere fornite direttamente da quello. 6 17/07/15 Esempi di formulazione di domande suggestive (I) • Che cosa è successo tra te e papà? – Presuppone che qualcosa sia successo. • Che cosa ti ha fatto papà? – Presuppone che il papà abbia fatto qualcosa. • Il papà ti ha toccato? – Guida il minore a pensare che ci si aspetta che lui sia stato toccato. • In che modo il papà ti ha toccata? – Presuppone che il papà l’abbia toccata. • Dove il papà ti ha toccata? – Presuppone che il papà l’abbia toccata. • È vero che il papà ti ha toccata fra le gambe? – Presuppone che il papà abbia toccato e inoltre guida il minore a rispondere affermativamente. • Il papà ti ha toccata quando eri vestita o quando eri nuda? – Domanda che esclude altre possibilità e quindi inquina altamente il ricordo. • Il papà ti ha toccata fuori o dentro le mutandine? – Domanda che esclude altre possibilità e quindi inquina altamente il ricordo. • Verbi di moto (iniziare, partire, continuare, ecc.). Da quando il papà ha iniziato a farti il • • • • bagnetto in questo modo? (Dunque lo faceva). Per quanto tempo ha continuato a darti le carezze? (Dunque lo faceva). Verbi di cambiamento (trasformare, diventare, smettere, ecc.). Da quanto tempo la carezze di papà sono diventare strane? (Dunque lo sono diventate). Verbi affermativi (sapere, rendersi conto, ecc.). Ti rendevi conto che faceva cose che non doveva fare? (Il problema non è se le faceva o no, ma se tu te ne rendevi conto). Verbi di transizione (smettere, svegliarsi, ecc.). E poi ha smesso di farti queste brutte cose? (Dunque aveva iniziato). Verbi ripetitivi (ritornare, rimettere, rifare). Dove eravate quando ti ha rifatto le stesse carezze? (Dunque le aveva già fatte). Dopo quanto tempo ti ha richiesto di rifargli le stesse carezze? (Dunque te lo aveva già chiesto). Esempi di formulazione di domande suggestive (II) • Verbi fattuali (realizzare, conoscere, dispiacersi). Ti dispiaceva quando papà ti abbracciava in questo modo? (che dispiacesse o no, comunque lui lo faceva). • Verbi implicativi (riuscire, dimenticare, capitare, ecc.). Papà è riuscito a toccarti lì? (Dunque ci aveva almeno provato). • Avverbi comparativi (come, tanto, quanto, ecc.). Quando ti metteva il pigiamino ti accarezzava come quando ti faceva il bagno? (Dunque ti carezzava quando ti faceva il bagno). • Avverbi quantitativi (soltanto, perfino, eccetto, proprio, ecc.). Ti toccava perfino quando la mamma era in casa? (Dunque lo faceva quando la mamma non era in casa). • Avverbi di commento (fortemente, necessariamente, ecc.). Ti spaventava tanto? (Dunque ti spaventava). • Avverbi di modo (soltanto, eccetto, proprio, ecc.). Dove, a parte sul pancino, ti toccava il papà? (Dunque ti toccava sul pancino). • Avverbi ripetitivi (ancora, pure, di nuovo, ecc.). È accaduto di nuovo? (Dunque era già accaduto prima). • Avverbi di tempo (durante, dopo, mentre, ecc.). Mentre ti toccava, ti diceva di non raccontarlo a nessuno? (Dunque ti toccava). • Aggettivi indefiniti e quantitativi (tutti, ogni, ecc.). Tutte le volte che papà ti faceva il bagno, ti toccava? (Dunque erano molte). • Aggettivi numerali ordinali (primo, secondo, ecc.). Era la prima volta che papà ti carezzava così? (Dunque ce ne sono state altre). • Articoli determinativi e indeterminativi (il, lo, la, uno, una, ecc.). E con un dito ti toccava lì? (Dunque forse non ti toccava). E con il dito ti toccava lì? (Dunque comunque qualcosa faceva con il dito). 7 17/07/15 Trabocchetti della memoria • Questo pericolo da un lato consiste nel rischio di creare una "implanted belief" nella memoria del bambino, soprattutto tramite domande suggestive o la manifestazione di un particolare interesse per determinati argomenti; dall'altro nella possibilità che col passare del tempo, e degli eventi di vita, il ricordo si trasformi, anche in base ai bisogni del minore. Sopravvalutazione dell'interpretazione e del significato simbolico • Si tratta di un eccesso di interpretazionismo, una tendenza molto presente in taluni professionisti in campo psicologico (ma non solo in questo), che talvolta si basano, in modo un po’ troppo semplicistico e meccanico, sulle teorie psicoanalitiche o psicodinamiche in generale, interpretando facilmente e prontamente comportamenti e produzioni del minore, come disegni o altro, quali "prove di abuso“. 8 17/07/15 Tendenza al verificazionismo • Nella validation di un presunto abuso, occorre vagliare con estrema precisione che i sintomi presentati dal soggetto non siano spiegabili anche diversamente. Purtroppo, troppo spesso, invece di tentare di falsificare un'ipotesi (che è il metodo corretto del procedere scientifico) tendiamo a cercare tutto ciò che la conferma. Questo è la fonte di errore più pericolosa e più diffusa. L’atteggiamento di costante ricerca della falsificazione è indispensabile in tutto il processo di indagine. Analisi di 37 perizie del periodo 1998-2008 • Dai Tribunali Ordinari di Firenze, Napoli e Pordenone sono state reperite, attraverso una procedura non randomizzato ma di comodo, 37 perizie relative a casi di presunto abuso sessuale su minori contenenti una procedura di validation: 17 perizie relative agli anni 1998-2002 e 20 perizie appartenenti agli anni 2003-2008. • Tali perizie sono state analizzate in base ai seguenti criteri): 1) Formazione specifica dell’esperto. (Carta di Noto, Prot. Venezia). In particolare (come indicato dalle linee guida S.I.N.P.I.A.), la consulenza deve essere affidata a psichiatri, neuropsichiatri infantili o psicologi. 2) Utilizzo di metodologie e tecniche d’intervista semistrutturata sufficientemente validate e riconosciute come affidabili dalla comunità scientifica di riferimento (Carta di Noto, Prot. Venezia). In particolare le linee guida S.I.N.P.I.A. suggeriscono l’utilizzo della Step-Wise Interview di Yuille e coll.(1993) e l’Intervista Cognitiva di Fisher e coll. (1987). 3) Individuare, esplicitare e valutare ipotesi alternative emerse o meno nel corso dei colloqui (Carta di Noto, Linee Guida S.I.N.P.I.A.). 4) Esame della capacità da parte del minore di discriminare il vero dal verosimile e di riconoscere l’assurdo (Prot. Venezia). 5) Esame della capacità di ricordi autobiografici, a distanza di tempo, e misurati su eventi di complessità analoga ai fatti oggetto di indagine (Prot. Venezia). 6) Valutazione del livello di suggestionabilità del minore (Prot. Venezia). 7) Nella raccolta delle dichiarazioni del minore richiedere la libera narrazione secondo una sequenza cronologica naturale e poi alterata degli eventi (Prot. Venezia). 8) Porre le domande investigative secondo la sequenza che segue, al fine di non compromettere il racconto del minore: domande aperte, specifiche, chiuse, “suggestive” ma mai “ fuorvianti” (Prot. Venezia). 9) Non mettere in atto comportamenti e/o modalità di induzione alla narrazione che possano alterare il ricordo degli eventi, la spontaneità e la sincerità delle risposte del minore. (Prot. Venezia, Carta di Noto, Linee guida S.I.N.P.I.A.). 9 17/07/15 Analisi di 17 perizie del periodo 1998-2002 • Tutte le perizie, tranne due, sono più o meno gravemente scorrette dal punto di vista metodologico: – elevata presenza di domande suggestive; – tendenza al verificazionismo, pressoché in tutte; – conclusioni quasi tutte in termini di “compatibilità”; – impiego esclusivamente del colloquio clinico e non di interviste strutturate o semistrutturate (tranne in due casi); – totale mancanza di trascrizioni verbatim, eccettuati i due casi in cui viene impiegata la SVA e la CBCA (in uno in modo scorretto); – utilizzo dei risultati ai test psicodiagnostici per confermare la realtà dell’abuso o del trauma, anche se il minore verbalmente non ha mai fatto riferimento a esso. 10 17/07/15 Analisi di 20 perizie del periodo 2003-2008 • Tutte le perizie sono più o meno gravemente scorrette dal punto di vista metodologico: – tendenza al verificazionismo, pressoché in tutte; – conclusioni quasi tutte in termini di “compatibilità”; – impiego esclusivamente del colloquio clinico e non di interviste strutturate o semistrutturate; – totale mancanza di trascrizioni verbatim; – utilizzo dei risultati ai test psicodiagnostici per confermare o meno la diagnosi di abuso o di trauma; – impiego solo in sette casi (e in due in modo scorretto) della S.V.A. e dalla C.B.C.A. 11 17/07/15 Analisi delle 15 migliori perizie (anni 1998-2006) in base ai criteri del Memorandum of Good Practice (Sternberg, 2001) CRITERI Indagine di Sternberg Fase Pre-sostanziale Discussione verità/bugia 98% Possibilità di dire “non so” 49% Chiarire di non conoscere gli eventi 8% Nostro campione 35,7% 21,4% 28,6% Fase Sostanziale La prima domanda è un invito al racconto Tendenza a favorire la libera narrazione La prima domanda è chiusa o suggestiva 69% 65% 28% 64,2% 57,1% 14,2% Fase Post-sostanziale Ringraziamenti per la collaborazione Chiedere al bambino se ha domande da fare Spiegazione delle fasi successive di indagine Indicazioni su eventuale reiterazione dell’abuso 80% 40% 31% 11% 35,7% 21,4% 21,4% 0% Analisi delle 15 migliori perizie (anni 1998-2006) in base ai tipi di domande nella fase pre-sostanziale in relazione allo studio di Orbach (2000) 12 17/07/15 Analisi delle 15 migliori perizie (anni 1998-2006) in base ai tipi di domande nella fase sostanziale in relazione a vari studi condotti in diversi paesi (Cederborg, 2000; Lamb e coll., 1996; 2000; Orbach & Lamb, 2000; Sternberg 2001) e coll., Analisi delle 15 migliori perizie (anni 1998-2006) in base ai tipi di domande nella fase sostanziale (Medie e deviazione standard) 13 17/07/15 Analisi delle 15 migliori perizie (anni 1998-2006) in base alle espressioni di incoraggiamento e alle pressioni a rispondere (Medie e deviazione standard) Cosa fare per evitare tali errori sistematici? (I) • Tutte le fonti di errore sopra elencate possono essere, almeno in parte, contenute da un costante atteggiamento falsificazionista, per cui il perito ricerca sistematicamente ipotesi esplicative alternative a quella riguardante la possibilità che sia avvenuto un abuso. • Occorre, dunque, andare alla ricerca di tutto ciò che sconfermi la possibilità dell'abuso, prima di ciò che lo conferma; solo al termine di un tale percorso è possibile dare un parere scientificamente e metodologicamente fondato. 14 17/07/15 Cosa fare per evitare tali errori sistematici? (II) • Il parere peritale non deve essere espresso in termini di “compatibilità” del profilo psicologico del minore con l’ipotesi che l’abuso sia stato commesso, ma invece tramite una valutazione della capacità di testimoniare del minore, tenuto conto di vari indicatori positivi e negativi e dell’esclusione di tutte le possibili interpretazioni alternative. • Sono possibili vari tipi di perizia errata, con diverse conseguenze. Cosa fare per evitare tali errori sistematici? (III) • I diversi tipi di errore: Parere finale rispondente alla realtà Parere finale non rispondente alla realtà Metodo corretto Metodo scorretto Perizia adeguata Perizia inadeguata di I tipo Perizia inadeguata di III tipo Perizia inadeguata di II tipo 15 17/07/15 Cosa fare per evitare tali errori sistematici? (IV) • La perizia inadeguata di II tipo dovrebbe essere rara, in quanto l’impiego di una corretta metodologia dovrebbe ridurre al minimo tale eventualità. • La perizia scorretta di III tipo, se individuata come tale in sede di dibattimento, porta al rifiuto della perizia stessa e, siccome questa giunge a conclusioni errate, non vi è alcun danno. • Il danno è invece massimo nella perizia scorretta di I tipo, in quanto, se individuata come tale in dibattimento, può portare a respingere una perizia che in modo scorretto conclude per l’attendibilità della testimonianza del minore circa un reale abuso e quindi ciò comporta l’assoluzione di un colpevole e la mancata difesa di un minore abusato. Cosa fare per evitare tali errori sistematici? (V) • Proprio per evitare questo particolare tipo di perizia scorretta di III tipo occorre impiegare metodologie corrette da un punto scientifico e in grado di preservare l’integrità del processo investigativo. • Quindi occorre richiedere ai periti competenza specifica e impiego di procedure adeguate. Ciò si ottiene stabilendo protocolli specifici, rendendoli noti ai Giudici e ai Procuratori della Repubblica, affinché essi possano respingere, prima del dibattimento, le perizie che non li rispettano, evitando che ciò avvenga, con conseguenze molto più rischiose, durante il dibattimento, da parte dei periti della Difesa. 16 17/07/15 Elementi minimi per una validation metodologicamente corretta (I) • Metodi per ottenere le dichiarazioni del minore – Modalità di intervista strutturata (Il protocollo per l’intervista forense del National Institute of Child Health and Human Development (NICHD); Orbach et al., 2000) o semistrutturata (Step-wise Interview; Yuille e Farr, 1987; Yuille, 1988, 1989; Raskin e Yuille, 1989; Yuille e coll., 1993). • Metodi per valutare le dichiarazioni del minore – CBCA (“Criteria Based Content Analysis”; Steller e Koehnken, 1989). Con trascrizioni verbatim. – O, in alternativa, o anche insieme, “Report Characteristics Questionnaire” (RCQ, Roberts e Lamb, 2010). Sempre con trascrizioni verbatim. – Aspetti verbali e metaverbali adeguati. Assenza di suggestionabilità. Elementi minimi per una validation metodologicamente corretta (II) • Analisi dei comportamenti del minore – Comportamenti sessualizzati. Comportamenti esternalizzanti. Aspetti fobici specifici. Disturbi alimentari. Sintomi ossessivocompulsivi. Sintomi dissociativi. Sintomi post-traumatici. Scadimento delle prestazioni scolastiche. Insonnia/incubi. Perdita del controllo sfinterico. Alterazioni dell'umore. – Ricordare che tali condotte (specie i comportamenti sessualizzati) non sono associati solo all’abuso sessuale e devono essere ben definiti. Inoltre, deve essere analizzata la concordanza temporale dell’esordio di tali comportamenti come successiva al presunto esordio dell’abuso. • Analisi delle condizioni della denuncia – Dichiarazioni spontanee inaspettate e non derivate da interrogazioni esplicite del minore. Assenza di motivazioni sospette a denunciare da parte del minore. 17 17/07/15 Elementi minimi per una validation metodologicamente corretta (III) • Analisi dei fattori circostanti – Assenza di pressioni, da parte di soggetti esterni, a denunciare o a parlare di atti sessuali. – Assenza di conflitti coniugali e/o di separazione in corso. • Valutazione del quadro clinico del minore e dei familiari – Buon contatto con la realtà e assenza di sintomi psicotici nel minore. – Buon contatto con la realtà e assenza di sintomi psicotici nei genitori non abusanti. – Indicatori medici specifici di abuso sessuale – Indicatori medici aspecifici di abuso sessuale. QUADRO GENERALE DELL’ALGORITMO DECISIONALE (da Dèttore, 2002) Categoria generale Aspetto specifico Contributo in % alla decisione Contributo in % alla di ogni singo la voce della d e c i s i o n e d e l la categoria generale categoria generale 1) La qualità delle CBCA dichiarazioni Aspetti verbali e metaverbali del minore adeguati. Assenza di suggestionabilità. + 50%. + 5%. 2) I comportamenti del minore + + + + + + + + Comportamenti sessualizzati. Comportamenti esternalizzanti. Aspetti fobici specifici. Disturbi alimentari. Aspetti ossessivo-compulsivi. Aspetti dissociativi Aspetti post-traumatici Scadimento prestazioni scolastiche. Insonnia/incubi. Perdita del controllo sfinterico. Alterazioni dell’umore. 3) Le condizioni Dichiarazioni spontanee della denuncia inaspettate e non derivate da interrogazioni esplicite del minore. Assenza di motivazioni sospette a denunciare da parte del minore. 4) I fattori circostanti L’inte r a categoria contribuis c e alla decisione per il 60%. + 5%. 10% 1%. 1%. 1%. 1%. 1% 1% 1%. L’inte r a c a tegoria contribuis c e alla decisione per il 20%. + 1%. + 1%. + 1%. + 5%. Se asse nti, occorrono L’inte r a categoria ulteriori indagini el a contribuis c e alla falsificazione di ipotesi decisione per il 10%. alternative. + 5%. Se prese nti, occorrono ulteriori indagini el a falsificazione di ipotesi alternative. Assenza di pressioni, da parte di + 2,5%. Se prese nti, occorrono L’inte r a categoria soggetti esterni, a denunciare o a ulteriori indagini el a contribuis c e alla parlare di atti sessuali. falsificazione di ipotesi decisione per il 5%. alternative. Assenza di conflitti coniugali e/o + 2,5%. Se prese nti, occorrono di separazione in corso. ulteriori indagini el a falsificazione di ipotesi alternative. 5) Il quadro clinico del minore e dei familiari Buon contatto con la realtà e + 2%. Se assente, occorrono L’inte r a categoria assenza di sintomi psicotici nel ulteriori indagini el a contribuis c e alla minore. falsificazione di ipotesi decisione per il 5%, alternative. tranne il caso della Buon contatto con la realtà e + 1%. Se assente, occorrono presenza di indica-tori assenza di sintomi psicotici nei ulteriori indagini el a medici conclu-sivi di genitori non abusanti. falsificazione di ipotesi abuso ses-suale, che sono da soli sufficienti alternative. per sostanziare l’abuso Indicatori medici specifici di + 2%. stesso. abuso sessuale Indicatori medici aspecifici di + 1%. abuso sessuale. 18 17/07/15 DEFINIZIONE DEI VARI ASPETTI SPECIFICI DELLA CATEGORIA GENERALE I: L A QUALITÀ DELLE DICHIARAZIONI DEL MINORE (da Dèttore, 2002) Aspetto specifico Definizione o contributo percentuale alla decisione CBCA: Caratteristiche generali 1. S t ruttura logica. + 2,5%. 2. P roduzione non strutturata. + 4,5%. 3. Q u a n t i t à dei particolari. + 4,5%. Contenuti specifici 4. Incastonamento contestuale. + 4,5%. 5. D e s c rizioni di interazioni. + 4,5%. 6. R i p roduzione di conversazioni. + 2,5%. 7. C o mplicazioni inattese durante l’incidente. + 2,5%. Particolarità di contenuto 8. Particolari insolit i . + 2,5%. 9. Particolari superflui. + 4,5%. 10. F raintendimento di particolari riportati + 0,7%. accuratamente. 11. R i ferimento ad associazioni esterne. + 0,7%. 12. Resoconti di stati mentali soggettivi. + 2,5%. 13. A t t ribuzioni circa lo stato m entale + 2,5%. dell’abusatore. Contenuti relativi alla motivazione 14. C o r rezioni spontanee. + 4,5%. 15. A m missioni di carenza di memoria. + 0,7%. 16. S o l levare dubbi c i rc a la propria + 0%. testimonianza. 17. Auto-disapprovazione. + 0,7%. 18. Perdono verso l’abusatore. + 0,7%. Elementi specifici relativi al crimine 19. Particolari caratteristici rispetto al crimine. + 4,5%. Viene proposta una ponderazione in base all’età del minore: - Anni 4-7: se il punteggio è < 35, viene moltiplicato per 1,43; se è ≥ 35, viene considerato pieno, pari al 50%. - Anni 8-10: se il punteggio è < 40 viene moltiplicato per 1,25; se è ≥ 40, vien e considerato pieno, pari al 50%. - Anni 11-13: se il punteggio è < 45 viene moltiplicato per 1,12; se è ≥ 45, viene conside rato pieno, pari al 50%. - Anni 14 in su: viene considerato il punteggio effettivo ottenuto. Aspetti verbali e metaverbali adeguati. Linguaggio coerente col livello evolutivo; mimica adeguata al contenuto verbale, oppure riconosciuta presenza di dissociazione emotiva. Assenza di suggestionabilità. Capacità di resistere a domande altamente suggestive e direttive poste volutamente; assenza di sensibilità all’effetto di posizione in risposte a scelta multipla e alle risposte chiuse (tendenza a rispondere affermativamente); bassi punteggi di suggestionabilità a test specifici. CONFRONTO FRA DUE GRUPPI DI CASI CONFERMATI E NON CONFERMATI RISPETTO ALLA PROBABILITÀ TOTALE (La differenza è significativa con p=0,0002; test U di Mann-Whitney; da Dèttore, 2002) CASI DI ABUSI CONFERMATI CASI DI ABUSI NON CONFERMATI Soggetto N. 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 Età (anni) 8 6 13 13 12 8 7 14 12 6 8 5 11 6 8 4 7 13 12 13 Sesso M M F M F M F F F F F F F F F F M F F M Probabilità 72% 76% 80% 73,05% 88% 97% 96,5% 75,1% 75% 80% 56,5% 50,89% 59,3% 55% 28,5% 29,45% 25,02% 42,33% 49,84% 26,74% 19 17/07/15 Ambiti fondamentali d’intervento • Condizioni familiari e capacità genitoriali • Condizioni fisiche del minore • Comportamenti del minore • Dichiarazioni del minore Questi aspetti sono stati ordinati in ordine crescente d’importanza. I criteri di valutazione (I) • L ’ i d o n e i t à p s i c h i c a a r e n d e r e testimonianza – Non è legata all’età anagrafica del minore che può essere considerato in linea di principio sempre idoneo (Cassazione penale, sez. III, 25 gennaio 1984) • L’attendibilità delle testimonianze rese e degli stessi testimoni minorenni – Essa include significati di replicabilità, attendibilità e validità e si articola in due dimensioni valutative: accuratezza (memoria e percezione) e credibilità (motivazione). 20 17/07/15 I criteri di valutazione (II) • Gli indicatori psicologici di abuso rilevabili – E s a m e f i s i c o , i n d i c a t o r i c o g n i t i v i , comportamentali ed emotivi. • Le condizioni psichiche e gli eventuali danni psicologici che si possono mettere in relazione all’abuso – Vittimizzazione primaria e secondaria (l’iter giudiziario, le pressioni esterne, i sensi di colpa, la confusione dei ruoli, lo stress della testimonianza). False assunzioni degli adulti sul linguaggio • Walker e Warren (1995) ritengono che vi siano quattro tipi di convinzioni che costituiscono una fonte primaria di fraintendimento e di cattiva interpretazioni nei colloqui fra adulti e bambini; tutte queste convinzioni derivano dal fatto che “se qualcuno sembra molto simile a noi, avrà le nostre stesse capacità linguistiche”. Da ciò derivano i seguenti corollari, tutti errati: – Diamo per scontato che se qualcuno impiega una parola, ne comprenda il significato. • Nei bambini in età prescolare limitata può essere la comprensione di talune preposizioni (davanti/di fianco), aggettivi (maggiore/ minore), avverbi (prima/dopo, forme in –mente), pronomi (questo/ quello), verbi (chiedere/dire, sapere/pensare/credere) e nomi (distinguere fra “bugia” ed “errore”). Talora tali difficoltà durano anche fino ai 10-11 anni. – Diamo per scontato che se possiamo porre una domanda complessa, chi ci ascolta possa elaborarla. • I bambini in età prescolare, ma anche più grandi, possono avere difficoltà con frasi con più di una subordinata, i verbi al passivo, le negazioni complesse, come quelle doppie, lunghe frasi che precedono la principale, più domande raccolte in una sola. 21 17/07/15 False assunzioni degli adulti sul linguaggio – Diamo per scontato che se chi ci ascolta non comprende qualcosa da noi detta, ce lo farà sapere, spiegandocene come e perché. • La tendenza a rispondere prima e, se mai, chiedere dopo è specialmente comune se l’adulto è una figura d’autorità; in questi casi, anche di fronte a domande ambigue o senza senso i bambini tendono a rispondere “si” o “no”, piuttosto che chiedere chiarimenti. Essi spesso danno per scontato che gli adulti hanno sempre ragione; inoltre sono abituati al fatto che i genitori in genere stanno attenti a segnali non verbali di mancata comprensione e quindi non si preoccupano di dare invece segnali verbali di ciò. – Diamo per scontato che se chiediamo a qualcuno “Cosa accadde?”, ce lo saprà raccontare, se ne è al corrente. • Bambini anche di soli due anni possono dare resoconti accurati, ma incompleti di ciò che è loro successo. Ciò accade perché in genere i bambini, a differenza degli adulti, non sanno quale loro conoscenza è importante condividere con l’ascoltatore. Quindi dobbiamo fare domande aperte ma fornire un appropriato e specifico contesto a queste. Cronologia dei concetti di “verità”, “menzogna” e “false convinzioni” (da Perry, 1995) Età Abilità 3-4 Sa ingannare manipolando i comportamenti (piuttosto che le convinzioni), ma non molto abilmente. 4 Sa distinguere gli errori dalle menzogne, ma tende ancora a caratterizzare le false dichiarazioni come menzogne. 4-5 6 5-7 7 8 Sa distinguere le menzogne ingannatrici dalle menzogne scherzose e innocenti. Sa ingannare manipolando le convinzioni dell’ascoltatore circa le affermazioni di chi parla (piuttosto che circa le intenzioni di chi parla). Sa comprendere il concetto di menzogna. Sa distinguere le bugie innocenti o pietose dall’ironia se interrogato circa le intenzioni di chi parla a proposito delle convinzioni dell’ascoltatore. Sa ingannare manipolando le convinzioni dell’ascoltatore circa le intenzioni di chi parla (piuttosto che circa le sole affermazioni). Sa mentire abilmente. Sa distinguere il sarcasmo da altre forme di falsità. 22 17/07/15 La sindrome di accomodamento all’abuso sessuale infantile (child sexual abuse accomodation syndrome, CSAAS, Summit, 1983) (I) • Il modello era originariamente destinato a delineare ai clinici perché le vittime di abuso intrafamiliare possano essere riluttanti a riferire l’abuso. • Il modello di Summit includeva 5 componenti: – 1. Segretezza. Il bambino dopo l’abuso è prigioniero in una rete di segretezza; non deve parlare della cosa a nessuno, pena conseguenze terribili, compresa la prigione per il colpevole dell’abuso, la rottura della famiglia, la disperazione della madre. Tale necessità di segretezza fa comprendere chiaramente che la cosa è cattiva e la segretezza è l’unico modo per non essere travolti dalla disgrazia. – 2. Impotenza. Il bambino non ha altra scelta che sottomettersi tranquillamente a mantenere il segreto; la minaccia della perdita dell’amore e della famiglia è più forte di qualunque violenza. La sensazione risultante di avere permesso l’abuso poi porta ad autocondanna e a odio per se stessi. – 3. Intrappolamento e adattamento. Una volta intrappolato nell’abuso, il bambino si adegua a esso con una serie di moduli maladattivi o patologici di sopravvivenza che possono portare a gravi problemi nel tempo. Il bambino non può attribuire la colpa all’adulto familiare, può solo credere di avere provocato lui il tutto. Così vi è una forte distorsione della realtà e un alto potenziale di autocondanna. Deve inoltre combattere contro la rabbia verso i genitori, e soprattutto la madre, che può essere incolpata di avere, più o meno indirettamente, indotto il padre a penetrare nel letto della figlia. Una bambina in queste circostanze ha in mano il potere di distruggere una famiglia e quindi possiede la responsabilità di tenerla insieme, circostanza che rafforza la sensazione di intrappolamento. La sindrome di accomodamento all’abuso sessuale infantile (child sexual abuse accomodation syndrome, CSAAS, Summit, 1983) (II) – 4. Denuncia ritardata, conflittuale e poco convincente. L’accusa non avviene per nulla o solo dopo molto tempo, spesso anni, quando la bambina si trova in una battaglia con uno o l’altro genitore dopo anni di tensione cronica e di risentimento non risolto. Per cui l’accusa viene fatta nel momento in cui è meno probabile che venga creduta; inoltre le madri tendono a credere più al padre: la prospettiva del crollo della famiglia è troppo spaventosa. – 5. Ritrattazione. La bambina scopre che le minacce che erano alla base della segretezza sono vere: la sua denuncia sta veramente facendo disgregare la famiglia. Quindi è probabile che ritratti, con tutto ciò che questo può significare. • Dunque secondo Summit, quando un bambino rivela il proprio abuso la • rivelazione sarà incrementale nel tempo, un processo che spesso comporta vere e proprie negazioni e ritrattazioni di precedenti rivelazioni, per poi seguire riaffermazioni dell’abuso. È importante tenere a mente che vi sono due aspetti separati di questo modello, ciascuno con le proprie componenti. Il primo evidenzia le conseguenze dell’abuso (paura, autobiasimo e accomodamento); il secondo pone in luce le conseguenze che questi stati psicologici hanno sul comportamento (segretezza, negazione e ritrattazione). 23 17/07/15 La sindrome di accomodamento all’abuso sessuale infantile (child sexual abuse accomodation syndrome, CSAAS, Summit, 1983) (III) • Tale modello ha portato molti esperti a testimoniare in tribunale che • • • addirittura i bambini che rivelano prontamente l’abuso dovrebbero essere ritenuti addirittura sospetti; solo i bambini che inizialmente negano l’abuso, poi fanno delle dichiarazioni, quindi le ritrattano e quindi in seguito tornano a fare dichiarazioni di abuso, dovrebbero, in quest’ottica, essere considerati casi affidabili di abuso sessuale. Tale pericolosa posizione è stata criticamente e scientificamente analizzata da un importante studio di London et al. (2005), che ha analizzato 17 ricerche che si riferivano ad alcune migliaia di casi di abuso sostanziato e sottoposti a tecniche di interrogatorio non potenzialmente suggestive. Tale indagine ha rilevato che la maggior parte dei bambini (il 64%, con range 24%-96%) rivela l’abuso nella prima o seconda intervista; solo una piccola minoranza di essi (range 4%-27%) ritratta. Anche se le analisi vengono ampliate fino a includere casi con diagnosi di abuso sessuale meno certe, in tutti, tranne due studi, la maggioranza dei bambini rivelò l’abuso se interrogata direttamente e solo una minoranza ritrattò. Tale tendenza permane anche nei casi in cui l’abuso è stato diagnosticato sulla base di dati medici o di altri fattori non legati al bambino (confessione, prove materiali). Per esempio nello studio di Elliott e Briere (1994), vi erano 118 bambini con prove esterne: l’83% di questi a un certo punto riferì l’abuso. La sindrome di accomodamento all’abuso sessuale infantile (child sexual abuse accomodation syndrome, CSAAS, Summit, 1983) (IV) • Da questa ricerca l’unica componente della CSAAS che ha trovato supporto • • • • empirico è il fatto che il ritardo nella rivelazione dell’abuso è molto comune: sebbene il 37%-42% dei bambini abbia fatto la rivelazione entro 48 ore dall’abuso, furono necessari 6 o 12 mesi per molti bambini per fare la rivelazione (Goodman et al., 1992; Sas e Cunningham (1995). Nello studio di Elliott e Briere (1994) addirittura il 75% dei bambini non rivelò l’abuso se non dopo un anno dall’abuso e il 18% aspettò più di 5 anni per farlo. La CSAAS ha fornito una base perché gli esperti sostenessero che quando il bambino nega l’abuso, se direttamente interrogato, egli dovrebbe essere interrogato più a fondo, eventualmente anche ricorrendo a tecniche suggestive (Carnes, 2000; Faller e Toth, 1995; MacFarlane e Krebs, 1986). Per fondare empiricamente tali procedure, è importante dimostrare innanzitutto che i bambini continueranno a negare l’abuso se interrogati (così rendendo necessarie strategie speciali) e, in secondo luogo, che l’uso di strategie speciali porterà a resoconti accurati di abuso. Lo studio di London et al. (2005) sopra riportato affronta il primo punto. Il secondo punto è stato affrontato da vari studi (Ceci e Bruck, 1995; Ghetti e Goodman, 2001; Poole e Lindsay, 2002; Wood e Garven, 2000). I professionisti dovrebbero essere consapevoli che sebbene le tecniche suggestive possano ottenere resoconti corretti da bambini altrimenti silenziosi, pure esse possono produrre false dichiarazioni. 24 17/07/15 La sindrome di accomodamento all’abuso sessuale infantile (child sexual abuse accomodation syndrome, CSAAS, Summit, 1983) (V) • Questo può avvenire soprattutto se vi sono intervistatori con pregiudizi e tendenziosi (Bruck, Ceci e Hembrooke, 2002; Poole e Lamb, 1998). • Parte di questi pregiudizi possono comprendere il concetto che quando i bambini negano l’abuso, essi devono essere pressati finché non rivelano l’abuso; però come hanno dimostrato London et al. (2005), la necessità di interviste suggestive è probabilmente sovrastimata, poiché la negazione dell’abuso sessuale dinanzi alle domande dei periti non è così frequente come precedentemente sospettato. Tali dati dimostrano che quando i bambini, che sono stati sessualmente abusati, vengono interrogati in ambienti formali, essi di solito parlano, rendendo inutile il ricorso a strategie suggestive. Le informazioni da raccogliere (I) • Identificare e chiarire il problema – Chi ha fatto originariamente la prima denuncia? – Come è stata affrontata? – Qual è o quali sono le accuse? – Chi vi è coinvolto? – Chi sono le persone coinvolte? – Quale significato ha la denuncia per ciascuna di esse? – Attraverso quale percorso è stata sporta la denuncia? – Quando e come è stata fatta la prima denuncia? – Qual è stata la consistenza dei racconti del minore nel tempo? – I fatti denunciati, così come sono stati esposti dagli altri, sono rimasti coerenti nel tempo? – Quali comportamenti e reazioni delle varie parti sono associati alla denuncia? – In quali situazioni si verificano tali comportamenti? – Quanto sono frequenti e quale durata hanno? 25 17/07/15 Le informazioni da raccogliere (II) – Quali bisogni o desideri insoddisfatti hanno le persone coinvolte? – Quali sono le reazioni emotive degli individui coinvolti? – Come le varie parti coinvolte hanno cercato di fare fronte alla denuncia di abuso? – Di quali capacità hanno bisogno le varie parti coinvolte per affrontare la situazione? – Quali sono le capacità e i punti di forza delle persone in relazione al problema? • Persone coinvolte e loro caratteristiche – Caratteristiche emotive, affetti, umore, contenuti del pensiero, livello di energia. – Salute fisica. – Funzionamento cognitivo, compresi memoria, attenzione e modalità di pensiero. Le informazioni da raccogliere (III) – Capacità di giudizio, compreso l’intuito, le abilità percettive e la coerenza. – Valori e convinzioni. – Concetto di sé. • Caratteristiche del contesto – Quali erano le condizioni prevalenti all’epoca della prima denuncia del minore? – Quali furono le circostanze in cui avvenne il primo resoconto dei fatti? – Quante volte è stato interrogato il minore? – Chi lo ha interrogato? – Quali sono le ipotesi di quanti lo hanno interrogato? – Quale tipo di specifiche domande è stato rivolto al minore? – Il racconto del minore è avvenuto in un’atmosfera non minacciosa e non suggestiva? 26 17/07/15 Le informazioni da raccogliere (IV) – Il racconto dell’abuso è avvenuto dopo ripetute interviste? – Qualcuno degli adulti che hanno avuto accesso al bambino prima della diagnosi aveva motivi per alterare i ricordi del bambino (per esempio attraverso suggestione e istruzioni dirette)? – Qual è il funzionamento sociale, cognitivo ed emotivo del minore e delle persone chiave? – Qual è la capacità e la motivazione del bambino e dei genitori a lavorare su specifici problemi? – Vi sono problemi culturali inseriti nel sistema problema, come norme culturali o lingua? – Q u a l i s o n o l e d i n a m i c h e i n t e r p e r s o n a l i e comunicative coinvolte nel sistema di coppia e familiare? – Esistono fattori ambientali che possono influenzare vari individui? Le modalità di interviste strutturate e semistrutturate (I) • Il protocollo per l’intervista forense del National Istitute of Child Health and Human Development (NICHD) • Si tratta di un protocollo elaborato da Michael E. Lamb, Kathleen J. Sternberg, Phillip W. Esplin, Irit Hershkowitz e Yael Orbach, strutturato in modo flessibile che comprende una varietà di strategie mirate a incrementare la rievocazione, che si fonda su cinque principi: – creazione di un ambiente rilassato e di sostegno, privo di fonti di disturbo e di distrazione, al fine di creare subito un buon rapporto fra intervistatore e bambino; – si specifica al minore che lui/lei costituisce l’unica fonte d’informazione rispetto all’evento in questione e che ci si aspetta che lui dica la verità; – nella fase cosiddetta pre-sostanziale dell’intervista (cioè non riguardante strettamente gli eventi oggetto dell’indagine) il bambino viene addestrato a dare narrazioni il più possibile ricche di particolari; – le informazioni nella fase pre-sostanziale e in quella sostanziale vengono elicitate usando soprattutto domande aperte; – si impiegano anche indizi contestuali al fine di aumentare al massimo la somiglianza fra il contesto in cui l’evento è accaduto e le condizioni in cui avviene la rievocazione mnestica. 27 17/07/15 Le modalità di interviste strutturate e semistrutturate (II) • La “Step-Wise Interview” • La cosiddetta “Step-Wise Interview” (Intervista Graduale) elaborata da Yuille e coll. • • • • • (Yuille e Farr, 1987; Yuille, 1988, 1989; Raskin e Yuille, 1989; Yuille e coll., 1993) è costituita da una serie di passi, o “gradini” appunto, che hanno lo scopo di massimizzare il ricordo, minimizzando nel contempo la contaminazione. Ciò viene perseguito in modo non tendenzioso e non suggestivo, cercando di combinare le conoscenze attuali sullo sviluppo dei soggetti in età evolutiva con le tecniche di memoria che possono facilitare il ricordo di particolari episodi di un evento abusivo. Il metodo è stato elaborato in modo da poter essere applicato insieme alla “Statement Validity Analysis” che, come vedremo più avanti, è una procedura per valutare la credibilità delle prove fornite da un minore. Essa cerca di soddisfare le 4 finalità primarie di un’intervista investigativa: 1. Diminuire il possibile effetto traumatico dell’intervista sul minore. Una prima intervista ben condotta ridurrà infatti la necessità, e quindi la probabilità che se ne ripetano altre a opera di diversi operatori. Tale risultato diviene ancora più probabile se la Step-Wise Interview viene videoregistrata. in merito all’evento presunto. 2. Ottenere il massimo di informazioni dal minore in merito all’evento presunto. 3. Ridurre gli effetti di contaminazione dell’intervista sul ricordo dell’evento da parte del minore. 4. Mantenere l’integrità del processo investigativo. Le modalità di interviste strutturate e semistrutturate (III) • La “Step-Wise Interview” (Continuazione) • Tale intervista si compone delle seguenti parti: – Costruzione del rapporto. – Richiedere il ricordo di due eventi specifici. – Dire la verità. Oltre al fatto che durante l’intervista si deve solo parlare di cose vere e realmente accadute, ci sono altre regole che l’intervistatore deve introdurre al bambino: • “Se io capisco male o fraintendo ciò che tu dici, per favore fammelo notare: desidero capire bene.” • “Se tu non comprendi qualcosa che io dico, per favore dimmelo e cercherò di spiegarmi meglio.” • “Se ti senti a disagio in qualche momento, per favore dimmelo o fammi il segnale di stop (precedentemente concordato dal perito col bambino).” • “Anche se tu pensi che io sappia già qualcosa, per favore parlamene lo stesso.” • “Se non sei sicuro della risposta da darmi per favore non tirare a indovinare; dimmi pure che non sei sicuro, prima di rispondermi.” • “Per favore, quando mi stai descrivendo qualcosa, ricordati che io non c’ero e quindi spiega bene.” • “Ricordati che, qualunque cosa tu dica, non mi arrabbierò con te e non ne sarò colpito.” • Queste regole, però, sono eccessive e troppo complesse per i bambini di età prescolare (Yuille, 2002). – – – – – – Introdurre l’argomento d’interesse. Libera narrazione. Domande generali. Domande specifiche. Aiuti per il colloquio. Conclusione del colloquio. 28 17/07/15 Le modalità di interviste strutturate e semistrutturate (IV) • L’Intervista Cognitiva (I) • Tale procedura fu elaborata inizialmente come tecnica di laboratorio da Geiselman e coll. (1984) e applicata a interviste reali da Fisher e coll. (1987). Come evidenziano Geiselman e coll. (1993), si basa su due principi: – Un ricordo è composto da diverse caratteristiche (Bower, 1967; Underwood, 1969; Wickens, 1970) e l’efficacia di una tecnica di rievocazione dipende dal grado in cui le caratteristiche del contesto create da tale tecnica si sovrappongono alle caratteristiche del ricordo (Flexser e Tulving, 1978). – Esistono diverse vie di rievocazione di un ricordo, così che un contenuto mnemonico che non è accessibile con una specifica tecnica di rievocazione può esserlo attraverso un’altra che crea un diverso indizio mnestico (Tulving, 1974). • Indichiamo di seguito le quattro principali tecniche di rievocazione dell’intervista cognitiva, cui si aggiungono alcune ulteriori procedure, così come sono descritte da Geiselman e coll. (1993) e da Bekerian e Dennett (1995). • Reintegrare il contesto: Viene chiesto al soggetto di cercare di reintegrare o ricreare il più possibile il contesto circostante relativo all’evento, compresi gli stati emozionali e/o interni. Si può facilitare il bambino nell’impiego degli indizi rievocativi che potranno aiutare la memoria episodica. Ciò può essere ottenuto mediante la generazione interna di particolari attraverso un processo immaginativo (Malpass e Devine, 1981) o per mezzo di stimoli esterni (Bowers e Bekerian, 1984) come per esempio rivisitare il “luogo del delitto”, oppure cercando di rievocare la sequenza delle azioni, reintegrando così l’ordine originale degli eventi (Eldridge e coll., 1993). Le modalità di interviste strutturate e semistrutturate (IV) • L’Intervista Cognitiva (II) • Riferire ogni cosa: Il soggetto viene incoraggiato a riferire tutto ciò che può ricordare, senza curarsi del livello di sicurezza soggettiva associata all’informazione o dell’importanza percepita della stessa. Molti testimoni ritengono, erroneamente, che l’accuratezza di un’informazione sia legata al grado di sicurezza soggettiva, per cui omettono dei particolari se non si sentono sicuri di essi; lo stesso può accadere relativamente a fatti che possono essere da loro giudicati come poco importanti o irrilevanti. La ricerca empirica ha dimostrato che non è così, sia per quanto riguarda la sicurezza (Wells e Lindsay, 1985; Kassin e coll., 1989), sia rispetto all’importanza (Geiselman, 1992). Bekerian e Dennett (1992), passando in rassegna la letteratura sperimentale, hanno rilevato che un atteggiamento più rilassato e meno critico nel riferire informazioni produce resoconti più completi. • Ricordare gli eventi in ordine differente: Viene richiesto al soggetto di ricordare un evento in più di un ordine sequenziale (dall’inizio alla fine, dalla fine all’inizio, dal punto di mezzo ecc.). Tale strategia può essere usata anche rispetto a particolari di livello inferiore, come nell’esame di immagini. In tal modo, si usano diversi indizi di rievocazione, aumentando le probabilità di ricordare nuove informazioni (Mingay e coll., 1984; Geiselman e Callot, 1990). Questa procedura può, però, essere utilizzata solo con bambini maggiori di 8-9 anni, in quanto cognitivamente troppo complessa per quelli di età inferiore. • Mutare prospettiva: Il soggetto viene invitato a ricordare l’evento come se lo osservasse da un’altra prospettiva, per esempio come se si trovasse alla sinistra dell’abusatore, invece che dinanzi a lui. Anche in questo caso la strategia si fonda sul cambiamento degli indizi di rievocazione, al fine di facilitare l’emergere di diverse informazioni dalla memoria. 29 17/07/15 La CBCA (Criteria Based Content Analysis; Steller e Koehnken, 1989) (I) • • • • • • • • • • Caratteristiche generali 1. Struttura logica. Il criterio è soddisfatto se l’affermazione ha essenzialmente senso. 2. Produzione non strutturata. Il criterio è soddisfatto se l’affermazione non è costantemente strutturata e le varie informazioni sono sparse qua e là. Un’eccessiva strutturazione può essere segno di narrazione precostituita. 3. Quantità dei particolari. È presente quando sono riferiti particolari sul tempo, il luogo, le persone e gli oggetti legati all’abuso Contenuti specifici (Come per la successiva categoria di criteri, si riferisce alla domanda: “Un bambino potrebbe essere in grado di fare una denuncia con le qualità specificate dai criteri?”). 4. Incastonamento contestuale. Il criterio viene soddisfatto se il presunto evento viene posto nel tempo e nello spazio relativamente alle esperienze routinarie di vita del bambino. Poiché le esperienze non avvengono nel vuoto, quanto più queste sono contestualizzate, tanto più è probabile che siano veramente accadute. La CBCA (Criteria Based Content Analysis; Steller e Koehnken, 1989) (II) • 5. • • • • • • • • Descrizioni di interazioni. Il criterio è soddisfatto se sono presenti questi contenuti. 6. Riproduzione di conversazioni. Il criterio è soddisfatto se sono presenti questi contenuti. 7. Complicazioni inattese durante l’evento. I criteri 5, 6 e 7 (descrizioni di interazioni, di conversazioni e di complicazioni inattese, come per esempio interruzioni) indicano che il bambino sta attivamente cercando di ricostruire il ricordo di un evento. Particolarità di contenuto (Come la precedente categoria di criteri, si riferisce alla domanda: “Un bambino potrebbe essere in grado di fare una denuncia con le qualità specificate dai criteri?”). 8. Particolari insoliti. Il criterio è soddisfatto se sono presenti particolari unici, che sono strettamente legati alla vita del bambino. 9. Particolari superflui. La presenza di questi conferma la veridicità del racconto, in quanto è improbabile che una produzione falsificata contenga questo genere di aspetti. 30 17/07/15 La CBCA (Criteria Based Content Analysis; Steller e Koehnken, 1989) (III) • 10. Fraintendimento di particolari riportati accuratamente. • Il criterio è soddisfatto se alcuni particolari dell’evento, che vanno al di là • • • • • • • delle conoscenze del bambino, possono essere riferiti correttamente ma interpretati in modo erroneo (per es., lo sperma frainteso per urina). 11. Riferimento ad associazioni esterne. Il criterio è soddisfatto se il bambino descrive una conversazione o relazione a connotazione sessuale che non fa parte dell’abuso, ma che si sovrappone o s’intreccia con altre relazioni interpersonali (per es., una ragazza molestata dal padre riferisce che questo le fa spesso domande circa eventuali attività sessuali con i coetanei oppure le chiede se ha un ragazzo). 12. Resoconti di stati mentali soggettivi. Il criterio viene soddisfatto se sono riferiti contenuti mentali della vittima. 13. Attribuzioni circa lo stato mentale dell’abusatore. Il criterio viene soddisfatto se sono riferiti contenuti mentali che vengono attribuiti all’abusatore. Contenuti relativi alla motivazione (Si riferisce alla domanda: “Se un bambino stesse costruendo un racconto falso, citerebbe dei particolari che tendono a essergli sfavorevoli?”). La CBCA (Criteria Based Content Analysis; Steller e Koehnken, 1989) (IV) • 10. Fraintendimento di particolari riportati accuratamente. • Il criterio è soddisfatto se alcuni particolari dell’evento, che vanno al di là • • • • • • • delle conoscenze del bambino, possono essere riferiti correttamente ma interpretati in modo erroneo (per es., lo sperma frainteso per urina). 11. Riferimento ad associazioni esterne. Il criterio è soddisfatto se il bambino descrive una conversazione o relazione a connotazione sessuale che non fa parte dell’abuso, ma che si sovrappone o s’intreccia con altre relazioni interpersonali (per es., una ragazza molestata dal padre riferisce che questo le fa spesso domande circa eventuali attività sessuali con i coetanei oppure le chiede se ha un ragazzo). 12. Resoconti di stati mentali soggettivi. Il criterio viene soddisfatto se sono riferiti contenuti mentali della vittima. 13. Attribuzioni circa lo stato mentale dell’abusatore. Il criterio viene soddisfatto se sono riferiti contenuti mentali che vengono attribuiti all’abusatore. Contenuti relativi alla motivazione (Si riferisce alla domanda: “Se un bambino stesse costruendo un racconto falso, citerebbe dei particolari che tendono a essergli sfavorevoli?”). 31 17/07/15 La CBCA (Criteria Based Content Analysis; Steller e Koehnken, 1989) (V) • • • • • • • • • • • • • 14. Correzioni spontanee. Il criterio è soddisfatto se sono presenti questi contenuti. 15. Ammissioni di carenza di memoria. Il criterio è soddisfatto se sono presenti questi contenuti. 16. Sollevare dubbi circa la propria testimonianza. Il criterio è soddisfatto se sono presenti questi contenuti. 17. Autodisapprovazione. Il criterio è soddisfatto se sono presenti questi contenuti. 18. Perdono verso l’abusatore. Il criterio è soddisfatto se sono presenti questi contenuti. Elementi specifici relativi al crimine (Si riferisce alla domanda: “Un bambino che raccontasse una storia falsa o chi gliel’ha suggerita, potrebbe conoscere le modalità peculiari e tipiche di un abuso sessuale, che solitamente sono note solo a esperti?”). 19. Particolari caratteristici rispetto al crimine. Se il bambino descrive gli eventi come i professionisti sanno essere tipico di un dato crimine specifico, tale criterio viene considerato soddisfatto. La Checklist di Validità (Steller e Boychuk, 1992) • • • • • • • Caratteristiche psicologiche 1. Linguaggio e conoscenze appropriate. 2. Affetti appropriati. 3. Suscettibilità alla suggestione. Caratteristiche dell’intervista 4. Interrogazione suggestiva, tendenziosa o coercitiva. 5. Adeguatezza complessiva dell’intervista (interruzioni, rinforzi inadeguati). • Motivazione • 6. Motivazioni a denunciare. • 7. Contesto della denuncia originaria. • • • • • 8. Pressione a denunciare falsamente Domande investigative 9. Coerenza con le leggi della natura. 10. Coerenza con altre affermazioni. 11. Coerenza rispetto ad altre prove. 32 17/07/15 La Reality Monitoring Theory (RMT, Johnson e Raye, 1981; Porter e Youlle, 1996) • L’assunto fondamentale alla base della RMT è che i ricordi basati su processi di percezione differiscano dai ricordi basati su processi interni (Johnson, Hashtroudi & Lindsay, 1993). In altri termini, i ricordi di eventi reali conterranno più probabilmente informazioni di tipo percettivo (dettagli visivi, suoni, odori, sensazioni tattili e fisiche collegate all’evento), informazioni riguardanti il contesto (dettagli su quando e dove è avvenuto l’episodio) e informazioni di tipo affettivo. • Al contrario, i ricordi basati sull’immaginazione hanno origine da una fonte interna e ci si aspetta quindi che contengano più informazioni di tipo cognitivo come ad esempio pensieri o ragionamenti. Queste differenze nella qualità dei ricordi riflettono ovviamente le differenze nella percezione ed immaginazione come originariamente esperita. Differenze nei valori medi lungo questi aspetti o dimensioni possono formare le basi per decidere se l'origine della memoria è interna o esterna. L’MCQ e L’RCQ (I) • Johnson e colleghi hanno sviluppato il Memory Characteristics Questionnaire (MCQ) per permettere ai partecipanti di valutare le caratteristiche di tipo qualitativo dei propri ricordi (Johnson et al., 1988). • Come previsto dalla RMT, le descrizioni di eventi esperiti, valutate con l’MCQ, contenevano rispetto ai ricordi di eventi immaginati più dettagli di tipo visivo, più dettagli riguardanti gli odori, i suoni, i gusti, il setting, la disposizione degli oggetti e delle persone nello spazio e più descrizioni di ricordi sia precedenti che posteriori all' “evento target”. Inoltre, i ricordi di eventi esperiti, avevano un tono più positivo rispetto ai ricordi di eventi immaginati (Johnson et al., 1988). 33 17/07/15 L’MCQ e L’RCQ (II) • Il fatto di manipolare le caratteristiche qualitative dei ricordi di eventi immaginati (per esempio chiedendo ai partecipanti di focalizzarsi sulle informazioni di tipo percettivo, tipiche degli eventi esperiti) rende più difficoltosa la distinzione tra ricordi di eventi vissuti e immaginati. La RMT fornisce dunque un approccio teorico per capire le differenze qualitative tra ricordi di eventi vissuti e immaginati. • L’MCQ è tipicamente una scala self-report: dato che in ambito forense si ha invece interesse a valutare i racconti di minori, l’MCQ è stato modificato per permettere l'osservazione indipendente di report di terze persone. L’MCQ è stato inoltre modificato in diversi punti per permettere la valutazione delle dichiarazioni di abuso sessuale: la scala risultante è stata nominata “Report Characteristics Questionnaire” (RCQ, Roberts e Lamb, 2010). L’MCQ e L’RCQ (III) • L’RCQ è stato sviluppato utilizzando molti degli item originali della MCQ, sebbene alcuni item siano stati modificati, i seguenti sono rimasti intatti: Chiarezza, Complessità Realismo, Cronologia dell'Evento, Dettagli dell'Evento, Durata, Tono, Setting, Memorie Secondarie, Temporali, Affettive, Ripetizione e Operazioni Cognitive. Per gli scopi dell’RCQ, colore, dettagli visivi, suoni, odori, tatto e gusto sono stati riuniti nelle categorie Percezione delle Persone e Percezione degli Oggetti; le informazioni di Location e Setting sono state riunite nelle categorie Spazio delle Persone e Spazio degli Oggetti; il Tempo, l'Anno, la Stagione, il Mese, Giorno e Ora sono stati riuniti in una Categoria Temporale; le Sensazioni Ricordate, Affetti Positivi/Negativi, Intensità sono stati riuniti nella categoria Affetti; gli Eventi Precedenti e Eventi Successivi sono stati riuniti sotto la categoria Ricordi Secondari e le Ripetizioni Nascoste e Manifeste sono riunite a formare la categoria Ripetizione. 34 17/07/15 L’MCQ e L’RCQ (IV) • Essendo l'MCQ una misura self-report, i criteri sono stati ulteriormente modificati in modo da permettere di valutare i report di eventi di terze persone e sono stati rimossi tutti quegli item che non permettono questo tipo di valutazione. • La prima parte della RCQ, Caratteristiche Generali, è stata valutata su una scala a 3 punti (0=debole presenza del criterio, 1= presenza né forte né debole, 2= forte presenza del criterio). I punteggi sono distribuiti in maniera circa normale. • Quanto alle Caratteristiche Specifiche, è stato contato il numero delle righe in cui compare il criterio via via considerato e tale numero è stato poi tradotto in una scala a quattro punti secondo il grado di presenza: se il criterio era assente, è stato assegnato un punteggio 0, se era presente in un numero di righe compreso tra 1 e 5 il punteggio assegnato era 1, 2 per un numero di linee da 6 a 30, 3 per un numero di righe superiore a 31. La distribuzione dei punteggi è circa normale. Il Report Characteristics Questionnaire (Roberts e Lamb, 2010) Copyright # 2009 John Wiley & Sons, Ltd. APPENDIX 1 Abbreviated version of the Report Characteristics Questionnaire. Criterion Clarity Rating system Examples General characteristics 0 ¼ dim and vague 1 ¼ somewhat clear 2 ¼ sharp, vivid, clear 0 ¼ no specific information, e.g. ‘he did it’ 2 ¼ vivid details, easy to imagine 0 ¼ simple 1 ¼ somewhat complex 2 ¼ complex 0 ¼ few details such as sequence of events or actions 2 ¼ complex storyline, e.g. child’s description includes clear sequence of events Realism 0 ¼ bizarre 1 ¼ somewhat plausible 2 ¼ plausible 0 ¼ implausible or unlikely, e.g. ‘he took me in his spacecraft’ 2 ¼ could reasonably have happened Order of Event 0 ¼ order of events does not make sense or is not provided 2 ¼ order of events makes sense and is clear Event Detail 0 ¼ vague 1 ¼ somewhat detailed 2 ¼ very detailed 0 ¼ very few details, e.g. ‘it was gross’ 2 ¼ rich in detail, e.g. includes emotional and perceptual information Event Durationa 1 ¼ short 2 ¼ long 5 ¼ no judgment possible 1 ¼ event was likely short in duration 2 ¼ event was likely long, e.g. involved extended interaction between child and perpetrator (Continues) 1077 Appl. Cognit. Psychol. 24: 1049–1079 (2010) DOI: 10.1002/acp 0 ¼ confusing 1 ¼ somewhat comprehensible 2 ¼ comprehensible Characteristics of abuse statements Complexity 35 17/07/15 La Reality Characteristic Questionnaire (Roberts e Lamb, 2010) Rating system Examples Tonea 1 ¼ negative 2 ¼ neutral 3 ¼ mixed 4 ¼ positive 5 ¼ no judgment possible 1 ¼ overall tone of the memory is negative, e.g. ‘I got scared’ 4 ¼ overall tone of the memory is positive Settinga 1 ¼ unfamiliar 2 ¼ familiar 5 ¼ no judgment possible 1 ¼ event occurred in a place the child had never been before 2 ¼ event occurred in a place the child is familiar with, e.g. at home Perceptual-People (Visual detail, sound, smell, physical sensation, taste) 0 ¼ absent 1 ¼ weak presence 2 ¼ present 3 ¼ strongly present Perceptual details about people, e.g. child describes aspects of individual’s appearance, such as ‘he unbuttoned his pants’ As above Details about objects, such as shape, sound, e.g. ‘the TV was making loud scratchy noises’ Actions As above Details about actions experienced by the child, e.g. ‘I was watching TV’ Spatial (Location, arrangement of people, arrangement of objects, environment) Temporal (Year, season, month, day, hour, time) As above Specific spatial details, e.g. ‘one time he took me in his bedroom’ As above Specific details about when the event occurred, e.g. ‘they went out on New Years Eve’ K. P. Roberts and M. E. Lamb Criterion 1078 Copyright # 2009 John Wiley & Sons, Ltd. APPENDIX 1. (Continued) Specific characteristicsb Appl. Cognit. Psychol. 24: 1049–1079 (2010) DOI: 10.1002/acp Perceptual-Objects (Visual detail, sound, smell, physical sensation, taste) (Continues) La Reality Characteristic Questionnaire (Roberts e Lamb, 2010) Copyright # 2009 John Wiley & Sons, Ltd. APPENDIX 1. (Continued) Criterion Rating system Examples Supporting Memories (Events before, events after, events between) As above Details about other events that anchor the main event, e.g. ‘I went on vacation the next day’ Affective Information As above As above Child describes feelings experienced at the time, e.g. ‘I started crying’ Rehearsal (Covert, overt) As above Evidence that the child has thought (covert) or talked (overt) about the event, e.g. ‘I thought about it for a long time after’ Cognitive operations (Remembered thoughts, cognitive operations) As above Descriptions of how the child thought at the time of the event, e.g. ‘I trusted him’ a 1079 Appl. Cognit. Psychol. 24: 1049–1079 (2010) DOI: 10.1002/acp Characteristics of abuse statements These criteria were coded and analysed as categorical variables. 0 ¼ absent; 1 ¼ 1–5 lines; 2 ¼ 6–30 lines; 3 ¼ more than 31 lines. b 36 RCQ scores than the Doubtful cases, as well as higher scores on the subscales of the RCQ. Thus, we expected that the Confirmed cases would receive higher ratings for all criteria associated with clarity and richness of detail (i.e. Clarity, Complexity, Realism, event Order, richness of Event Detail, Perceptual-People, Perceptual-Objects, Spatial, Temporal and Affective Information, and Supporting Memories), but would receive lower scores for Rehearsal and information about Cognitive Operations. Although actions have never been rated separately before, we expected more actions to be reported in the Confirmed statements than in the Doubtful statements because action sequences provide richness and clarity about the event. We expected that older children’s reports would contain more criteria relevant to status (e.g. more perceptual information for confirmed cases, more information about cognitive operations for doubtful cases) than younger children’s reports. Further, because young children are less proficient at reality monitoring and less metacognitively skilled than older children, we expected that there would be fewer differences between older than younger children’s reports of confirmed and doubtful incidents because older children would be more aware of the kinds of information that lend credibility to event memories (e.g. Ghetti, Papini, & Angelini, 2006). Predictions for each criterion as outlined by Johnson et al. (1988) and used in the current study are summarized in Table 1. 17/07/15 Predizioni possibili in base ai criteri dell’RCQ Table 1. Predictions for the individual RCQ items Criteria Higher score predicted for General characteristics 1. 2. 3. 4. 5. 6. 7. 8. Clarity Complexity Realism Order of Event Event Detail Duration of Event Tone Setting 1. 2. 3. 4. 5. 6. 7. 8. 9. Perceptual-People Perceptual-Objects Actions Spatial Temporal Supporting Memories Affective Information Rehearsal Thoughts/Cognitive Operations Confirmed Confirmed Confirmed Confirmed Confirmed No prediction No prediction No prediction Specific characteristics Copyright # 2009 John Wiley & Sons, Ltd. Confirmed Confirmed Confirmed Confirmed Confirmed Confirmed Confirmed Doubtful Doubtful Appl. Cognit. Psychol. 24: 1049–1079 (2010) DOI: 10.1002/acp La CBCA e L’RCQ (I) • L’interesse degli studi su CBCA e RCQ non si esaurisce nei risultati, ma risiede anche nel fatto che essi sottolineino come l'autenticità delle dichiarazioni non sia il solo elemento a dover essere considerato, per cui indicano anche una serie di fattori che possono influire sul contenuto verbale della dichiarazione. • Uno di questi fattori è l’età, che si ritiene influenzi le scale di reality-monitoring a prescindere dalla veridicità del racconto: i report dei bambini più piccoli sono infatti meno elaborati e meno complessi, recando quindi una minore quantità di informazione rispetto ai report dei bambini più grandi. Emerge inoltre, evidenza confermata anche in altri studi (Anson et al., 1993; Craig, 1995) un’associazione positiva tra età e presenza di criteri CBCA. • Un altro di questi fattori è costituito dalle abilità verbali, le quali sembrano influenzare sia la capacità dei bambini di esprimere i ricordi di eventi vissuti in maniera plausibile, sia quella di costruire falsi report che fossero credibili. 37 17/07/15 La CBCA e L’RCQ (II) • È quindi di capitale importanza tenere conto del livello di sviluppo delle abilità verbali del minore nella valutazione della veridicità delle dichiarazioni, in quanto un bambino con scarse abilità verbali potrebbe riportare un episodio perfettamente vero ma tuttavia con pochi dei criteri RM associati con la veridicità. Al contrario, un bambino con buone abilità verbali potrebbe essere in grado di costruire un episodio falso perfettamente realistico. • Altro fattore importante è il numero di volte in cui il bambino ha vissuto l'evento. Questo fattore è rilevante dato che spesso l’abuso avviene in più occasioni: diventa quindi cruciale riuscire a comprendere come i ricordi di eventi ripetuti differiscano dai ricordi di eventi singoli e come tali differenze influiscano sul potere discriminativo di tecniche di valutazione come la CBCA e la RM. La CBCA e L’RCQ (III) • Un altro elemento del quale si dovrebbe riuscire a tenere conto è la familiarità del bambino con l’evento esperito/immaginato: come già rilevato da Pedzek & Taylor (2000), i racconti veritieri e quelli falsi diventano più simili tra loro, e quindi meno distinguibili, quando l’evento è familiare. • Gli episodi di abuso sessuale sono traumatici, spesso il bambino non solo è coinvolto direttamente nell’evento, ma ha una relazione continuativa con l’abusatore e l’abuso può essere esperito in luoghi familiari: dato che la qualità del racconto dei bambini dipende molto dai loro ricordi, sarebbe interessante comparare la dichiarazione riportata nell’immediatezza dell’evento con una effettuata a distanza di tempo. • Sebbene i risultati degli studi presi in esame non siano univoci, possono comunque essere fatte delle osservazioni di carattere generale. 38 17/07/15 La CBCA e L’RCQ (IV) • L'ipotesi che si trova alla base delle due tecniche è fondamentalmente la medesima: le dichiarazioni basate su eventi vissuti differiscono qualitativamente da quelle di eventi immaginati e inoltre, come fa notare Sporer (1997), molti item RCQ sono simili ai criteri CBCA ed è stata riscontrata una correlazione positiva tra i punteggi totali RCQ e i punteggi totali CBCA (Roberts et al., 1997). Da altri studi (Lamb et al., 1997) emergerebbe inoltre come l’RMQ sia più efficace nel discriminare tra dichiarazioni plausibili e false nel caso di bambini più piccoli (fino a otto anni), mentre la CBCA sembrerebbe più adatta nel caso di dichiarazioni di bambini più grandi: questa differenza potrebbe indicare alcune diversità sostanziali tra i due approcci. • Il modello del reality-monitoring ha il vantaggio di avere solide fondamenta teoriche, di impiegare un numero minore di criteri e di poter essere applicato anche ad esperienze ordinarie. La CBCA e L’RCQ (V) • La CBCA sembrerebbe più specializzata nel discriminare dichiarazioni di abuso sessuale, scopo per il quale è stata originariamente messa a punto; tuttavia appare chiaro dai risultati che occorre usare queste tecniche con prudenza finché la ricerca non riuscirà ad individuare quali altri fattori, oltre a quello dell’autenticità, influenzino le caratteristiche qualitative dei racconti dei bambini. • In conclusione, molti casi di sospetto abuso di minore sono complicati dalla mancanza di altri testimoni oltre il bambino stesso e le dichiarazioni dei minori sono spesso le evidenze principali nei procedimenti penali: racconti accurati degli eventi vissuti possono condurre all’imputazione dell’abusatore e alla messa in atto di provvedimenti per la protezione del bambino, mentre report menzogneri di eventi che non sono mai accaduti possono avere come conseguenza una ingiusta detenzione. 39 17/07/15 La CBCA e L’RCQ (VI) • Per tali motivi, la messa a punto di metodi efficaci nel valutare la veridicità delle dichiarazioni dei bambini è drammaticamente urgente. • La scoperta che anche i bambini piccoli siano in grado di riportare informazioni rilevanti in ambito forense, come il contesto spaziale e temporale dell’evento, è in linea con altre ricerche recenti (e.g. Orbach & Lamb, 2007) che mostrano come i bambini possiedano tale capacità quando le interviste sono condotte seguendo linee guida professionali. • Forse la direzione più logica che dovrebbe essere intrapresa è quella di combinare le due tecniche, dal momento che esse si sovrappongono parzialmente per certi aspetti, mentre per altri si completano vicendevolmente (Sporer, 1997): alcuni studi precedenti (ved. Vrij, 2005; 2008, per una rassegna) hanno rilevato un risultato positivo da tale combinazione, ma molta ricerca deve ancora essere svolta. 40