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LEZIONI DI CIVILTA' E LETTERATURA CLASSICA VIII EDIZIONE 2013-­‐2014 “PASSEGGIATA NELL'ORTO LAPIDARIO DI AQUILEIA. PARTE SECONDA: LE ISCRIZIONI ONORARIE” Anna Rosa Termini 21 marzo 2014 schema della lezione: La fondazione di Aquileia. Prima e seconda commissione (181 e 169 a. C.) Lo status. Colonia latina, municipium, colonia romana. I benemeriti. Patroni municipali. Evergetismo. Liberti in carriera. Photoshop. Ornamenta decurionalia Damnatio memoriae. Massimino il Trace. Regio ginnasio liceo “Jacopo Stellini”. L'anno scorso la nostra passeggiata era dedicata alle iscrizioni funerarie. In quelle iscrizioni si mescolavano elementi della vita privata e pubblica. Quest'anno l'aspetto pubblico e politico sarà in primo piano, perché parleremo prevalentemente di iscrizioni onorarie, classe epigrafica fondamentale per la ricostruzione della vita politica e sociale di una città romana. Per Aquileia siamo fortunati, perché abbiamo la più ricca collezione epigrafica di tutta la Gallia Cisalpina. Attraverso le iscrizioni e grazie ai lavori di alcuni studiosi (in primis Gino Bandelli, Umberto Laffi, Silvio Panciera, Claudio Zaccaria) cercherò di mostrare alcuni momenti della vita collettiva ad Aquileia. Quasi tutte le iscrizioni che mostrerò sono corredate dal loro numero di serie nel Corpus Inscriptionum Latinarum e la corrispondenza indica la posizione nelle Inscriptiones Aquileiae di Giovanni Brusin, nell'edizione del 1993, di cui possediamo copia nella nostra biblioteca. La fondazione di Aquileia. Prima e seconda commissione (181 e 169 a. C.) 1
Questa iscrizione è il nostro punto di partenza, il simbolo stesso della fondazione. L(ucius) Manlius L(uci) f(ilius) Acidinus, triu(mvir) Aquileiae coloniae deducundae Lucio Manlio Acidino, figlio di Lucio, triumviro (incaricato) della fondazione della colonia di Aquileia. (CIL V, 873=IA 27) Nel 183 a. C. Il senato romano decide di fondare una città nel nostro territorio e allo scopo viene eletta una commissione.2 . Ne fanno parte P. Scipio Nasica (cos. 191) C. Flaminius (cos. 187) e L. Manlius Acidinus (pr. 188 e cos. 179).3 Ai coloni (3000 pedites più un certo numero di equites e di centurioni4) vengono offerte condizioni veramente vantaggiose5. Nonostante i nomi di spicco degli uomini preposti alla deduzione e la generosità delle assegnazioni la fondazione è realizzata solo nel 181. Il nome di uno dei tre fondatori compare in questa iscrizione dalla storia travagliata, ricomposta da due pezzi, forse una base di statua, risalente probabilmente a qualche decennio dopo la fondazione6. Dai Fasti consulares di Roma apprendiamo che il nome completo di Acidino è L. Manlius L. f. L. n. Acidinus Fulvianus. (Si tratta probabilmente di un'adozione: ricorderete che dopo il cognomen la presenza di un altro nome in forma di aggettivo della prima classe è l'indicatore residuale del nomen di origine; per il resto l'adottato assume i tria nomina dell'adottante). Per lo studio prosopografico di questo personaggio rimando a uno studio del 1987 di Gino Bandelli7, qui basta ricordare che Acidino, prima di Aquileia impegnato nella Cisalpina, sembra restare ben presente nella memoria degli aquileiesi, che gli 1 La sintesi che segue sulle tappe della storia di Aquileia è basata principalmente su: BANDELLI 1983; IDEM 1984;
IDEM 1987a; IDEM 1987b; IDEM 2003; LAFFI 1987; MASELLI SCOTTI 2009; VEDALDI IASBEZ 1989;
VERZAR BASS 1983; ZACCARIA 2003. Per tutte le iscrizioni presentate in questa lezione: LETTICH 2003.
2 Sui tre personaggi nel dettaglio vedi BANDELLI 1987, pp.67-73
Livio, 39, 55, 6:Triumviri creati sunt P. Scipio Nasica, C. Flaminius, L. Manlius Acidinus.
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4 Sulla questione del numero di equites e centuriones vedi BANDELLI 1983, p. 180.
5 Ai pedites lotti di 50 iugeri, ai centurioni di 100, agli equites di 140. Lo iugero corrisponde a circa un quarto di
ettaro, più precisamente a 2.519,9 metri quadrati.
6 Cfr. BANDELLI 1984, p.194; vedi anche p. 216 n. 1. ZACCARIA 2003, p. 296.
7 BANDELLI 1987, pp. 71-73.
dedicano un'altra iscrizione di età imperiale che celebrava nel Foro i personaggi più significativi nella storia di Aquileia8. Purtroppo ci sfuggono i motivi di questo rapporto privilegiato tra Aquileia e Acidino9. Pochi anni più tardi, nel 169, una nuova commissione triumvirale invia altri coloni (1500 familiae) e procede a nuove assegnazioni di terra (verisimilmente si tratta di pedites, cui vengono di nuovo assegnati 50 iugeri)10. Questo supplementum era stato chiesto a gran voce dagli Aquileiesi, che avevano affrontato gli Istri nel 178-­‐177 ed erano ancora impauriti. Il nuovo collegio, meno prestigioso del primo, è composto da T. Annius Luscus, P. Decius Subulo e M. Cornelius Cethegus. Livio, 43, 17, 1: Eo anno postulantibus Aquileiensium legatis ut numerus colonorum augeretur, mille et quingentae familiae ex senatus consulto scriptae triumvirique, qui eas deducerent, missi sunt T. Annius Luscus, P. Decius Subulo e M. Cornelius Cethegus11. Nel luglio del 1995 un fortunato ritrovamento nel Foro ha permesso di recuperare anche la testimonianza epigrafica di questa seconda fase della fondazione. L'editio princeps dell'iscrizione è stata curata da Claudio Zaccaria l'anno successivo12 T(itus) Annius T(iti) f(ilius) tri(um)vir. Is hance aedem faciundam dedit dedicavitque, legesq(ue) composivit deditque, senatum ter co(o)ptavit Tito Annio, figlio di Tito, triumviro. Egli fece costruire e consacrò questo tempio, redasse ed emanò le leggi, integrò tre volte il senato (della colonia). Da notare gli aspetti paleografici e gli arcaismi hance per hanc e composivit per composuit. Il personaggio è il Titus Annius Luscus nominato da Livio. Dal testo dell'iscrizione emerge che Annio si occupò a più riprese di Aquileia, procedendo a tre aggiornamenti del senato locale, che potrebbero collocarsi tra il 169 e il 16713. Gli aquileiesi sentivano gratitudine verso il personaggio, cui dedicano più tardi anche un monumento nel centro cittadino14. Questa iscrizione è molto importante, perché indica concretamente alcune attività connesse alla fondazione, tra cui sono politicamente rilevanti: l'emanazione delle leggi e la formazione del senato. Inoltre la formula senatum cooptare dimostra che nelle colonie latine antiche inizialmente era il governo centrale a nominare il senato locale15, in attesa, per così dire, di un assestamento delle strutture politiche che permettesse l'autonomia della colonia. La decisione di fondare Aquileia, com'è noto, non è indolore per la classe dirigente di Roma. Il fatto stesso che passino anni tra la costituzione della commissione e le operazioni di fondazione mostra che ci furono contrasti. La questione è stata indagata a lungo16 ed è stato 8 Su questa iscrizione vedi anche BANDELLI 1984, pp. 189-192, p. 194, p. 216 n. 1; MAINARDIS 1993, p.73.
9 A meno che non si tratti di un caso: BANDELLI 1987, p. 73
10 BANDELLI 2003, pp. 63-64
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Di Marco Cornelio Cetego è interessante ricordare che da console (160 a. C.)effettuò la bonifica delle paludi
pontine, forse grazie anche all'esperienza che si era fatto in territorio friulano.
12 ZACCARIA 1996. Per questa iscrizione vedi anche: VERZAR BASS 2000, p. 174; BANDELLI 2003, pp. 64-67;
ZACCARIA 2003, p. 297; MASELLI SCOTTI 2009, p. 235.
13 BANDELLI 2003, p. 66.
14 Intorno al 130 a. C.: BANDELLI 2003, p. 66.
15 ZACCARIA 2003, pp. 297-298.
16 Sintesi in BANDELLI 2003, p. 49. Lo sfruttamento e la sottomissione dell'Italia settentrionale inizia nel 283 a. C.
quando Manio Curio Dentato sconfigge i Galli Senones, inglobando l'ager gallicus.
dimostrato che all'epoca vi erano in senato due distinte fazioni: una parte dei senatori era propensa all'espansione nel sud della penisola, perché interessata a espandere interessi di tipo commerciale; un'altra, prevalente, legata alle clientele contadine, premeva perché l'espansione avvenisse nel settentrione. Qui ci interessa notare che la prima commissione, quella del 183, è composta da personaggi di grande prestigio (due consulares e un praetorius) e che questo è del tutto eccezionale nell'ambito della politica di Roma del periodo. Così come sono straordinariamente generose le assegnazioni di terra effettuate nel 18117. Quindi Aquileia doveva essere importante e lo diventò sempre più, sia sotto il profilo militare che sotto il profilo economico. Per quanto riguarda il primo, c'era bisogno di controllare la zona, che era già stata oggetto d' invasioni galliche e suscitava appetiti diversi; inoltre bisognava contenere le popolazioni degli Istri e dei Carni, che minacciavano lo sbocco adriatico della via dell'ambra. Quanto all'aspetto economico i romani erano molto attratti dalla possibilità di rifornirsi di ferro nelle miniere del Norico. Alla fine del II secolo a. C., dopo le grandi campagne militari romane del nord Italia, Aquileia diventa una grande città romana, in forte sviluppo economico.18 La sua importanza strategica resta intatta anche in seguito: basterà ricordare il periodo delle guerre tra i triumviri e quello delle campagne di Augusto19. Tuttavia vorrei ricordare che tutte le città romane sono importanti per Roma, perché “a partire dal III secolo a. C. la città [è] uno dei vettori più efficaci della romanizzazione; (…) la condivisione (…) dell'esperienza di cittadinanza [cancella] a poco a poco le antiche differenze etniche e sociali; grazie all'opera dell'aristocrazia cittadina [si diffondono] valori di riferimento comuni e [si adottano] modelli civici e urbanistici omogenei in Italia e nelle province.”20 Lo status. Colonia latina, municipium, colonia romana. Colonia latina. E' probabile che prima della fondazione il senato romano discuta a lungo sullo status da assegnare alla nuova città. Si decide infine di farne una colonia latina. Livio, 39, 55, 5-­‐6: (…) Postremo Latinam potius coloniam deducendam patres censuerunt. Le colonie latine godono di autonomia quanto a leggi, magistrati, censo e (parzialmente) monetazione e intrattengono con Roma rapporti privilegiati. Questa autonomia tuttavia va conquistata nel tempo, dopo un periodo di rodaggio, perché agli inizi è ancora molto forte l'intervento di Roma21, per esempio nella scelta del senato locale, come abbiamo visto. Le colonie latine non hanno invece nessuna libertà di manovra per quanto riguarda la politica estera e sono tenute a fornire uomini all'esercito. Per quanto riguarda la vita politica assumono le regole romane, il che significa: corpo civico suddiviso rigidamente in base al principio timocratico22, per cui la prima classe costituisce il ceto dirigente della città, e organi di governo modellati secondo il sistema romano (magistrati, senato, assemblea). Magistrati. I due magistrati supremi, con poteri giurisdizionali, assumono ad Aquileia il nome di IIviri o praetores IIviri. L'iscrizione che segue testimonia questa carica (ed è l'unica) 23. 17 3000 pedites (50 iugeri) e un numero imprecisato di centuriones (100 iugeri) e di equites (140 iugeri)
18 Vedi BANDELLI 1983, p. 179 per l'evoluzione dell'economia aquileiese.
19 Per il rapporto di Augusto con Aquileia vedi LAFFI 1987, pp. 59-60.
20 GIORCELLI BERSANI 2004, p. 83.
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Una rassegna delle presenze di magistrati romani ad Aquileia testimoniati dalle fonti letterarie ed epigrafiche
(dalla fondazione sino all'età cesariana) in VEDALDI IASBEZ 1989.
22 Su questo aspetto vedi BANDELLI 1983, p. 177. BANDELLI 1983, p. 184.
23 Su questa iscrizione: LAFFI 1987, p. 44; FONTANA 1997, p. 182, n.7; ZACCARIA 2003, p. 301, nt.45.
T(itus) Apolonius C(ai) f(ilius) P(ublius) Babrinius M(arci) f(ilius), duomvirum. Tito Apolonio, figlio di Gaio, Publio Babrinio, figlio di Marco, dei duoviri (CIL V, 971=IA 33) (inizio primo a. C.) Altri magistrati sono gli edili, i questori e i censori, tutti con funzioni analoghe a quelle svolte a Roma. In questa iscrizione abbiamo l'unica menzione di edili ad Aquileia. La datazione al periodo della colonia latina si è ottenuta anche grazie a criteri paleografici.24 De doneis sacr(um) faciendum coira(vere) a[i]d(iles) C(aius) Lucretius V(ibi) f(ilius) L(ucius) Horatius L(uci) f(ilius) Con il ricavato dei doni fecero fare (un-­‐-­‐-­‐) sacro, gli edili Gaio Lucrezio, figlio di Vibio, e Lucio Orazio, figlio di Lucio. (CIL V, 840=IA 21) Interessante la formula de doneis, molto rara, che allude a doni votivi, di cui i magistrati potevano disporre. E' stato ipotizzato che questa iscrizione, rinvenuta in due frammenti, appartenesse a un altare25. Senato. La prossima iscrizione assomma in sé molteplici attrattive: perché è una delle più antiche di Aquileia (datata a poco dopo il 148 a. C.) 26, perché è l'unica che ricordi il senato locale nel periodo della colonia latina e perché menziona la via Postumia (via consolare, fatta costruire da Postumio Albino, attraversa la pianura padana e congiunge Genova con Aquileia). Qui si parla di un diverticulum (una sorta di bretella) che congiungeva la Postumia con il mercato aquileiese del bestiame (forum pequarium)27. Purtroppo non conosciamo la carica del magistrato in questione, che forse era inciso altrove. De via Postumia in forum pequarium meisit lata p(edes) XXX[X?] de senatous sente(ntia) Dalla via Postumia al mercato del bestiame ha immesso (una strada di raccordo, diverticulum) larga 40 piedi (=11,60 m) per decisione del senato. (CIL V, 8313=IA53)28
Questa iscrizione contende il primato di iscrizione più antica di Aquileia con la prima che avete visto e secondo Bandelli potrebbe essere contemporanea o di poco posteriore al 148 a. 24 BANDELLI 1983, Appendice II, p. 194, n.3. Vedi anche VERZAR BASS 1983, pp. 206-207. BANDELLI 1984, p.
220, n.32; LAFFI 1987, p. 45; ZACCARIA 2003, p. 302 nt.47.
25 VERZAR BASS 1983, pp. 206-207.
26 come testimonia anche l'uso dell'arenaria:BANDELLI 1984, p.184.
27 Sul forum pequarium di Aquileia vedi MASELLI SCOTTI 2009, pp. 260-263.
28 Su questa iscrizione vedi BANDELLI, 1984, pp. 184-193; LAFFI 1987, p.46; ZACCARIA 2003, p.300 e pp. 319320; MASELLI SCOTTI 2009, pp.260-261.
C., l'anno di costruzione della via Postumia29. Assemblea. Com'è facilmente prevedibile, nessuna menzione dell'assemblea popolare, che pure, qui come a Roma, ha competenze elettorali. Del resto è noto che il sistema politico romano non prevede un ruolo veramente decisionale del popolo, visto come un minore da guidare, chiamato a ratificare scelte politiche già fatte. Prima di passare alla trasformazione di Aquileia in municipium devo fare almeno un cenno a un'iscrizione davvero singolare: il cosiddetto elogium di C. Sempronius Tuditanus, scritto in versi saturni, in cui si ricorda come Tuditano dedicò un'offerta alla divinità del fiume Timavo30. Livio, Plinio e Appiano parlano delle campagne di Tuditano del 129 a.C. che, spintosi sino all'odierno fiume Krka (Titium) trionfò su popolazioni stanziate tra la Cisalpina orientale e l'Illirico settentrionale. Da questa iscrizione, se fosse completa, potremmo capire di quali popoli si trattasse esattamente. Purtroppo l'iscrizione è allo stato frammentario e leggibile solo in parte. Il frammento sinistro è rinvenuto alla fine del Settecento, dimenticato e poi rispolverato nei primi anni del secolo scorso31. Quello destro è ritrovato nel 1906 durante i lavori di demolizione di un ponte sull' Aussa, tra Muscoli e Cervignano. Nessuno mette in dubbio che il personaggio citato sia C. Sempronius Tuditanus cos. 129. In base all'esame paleografico si pensa che l'iscrizione sia praticamente contemporanea ai fatti registrati. Altro dato certo è che non si tratta precisamente di un elogium, visto che gli elogia sono riservati al post mortem; si tratta piuttosto di una tabula triumphalis, categoria epigrafica di cui si conoscono diversi esempi, anche in saturni. E' stato osservato che a partire “da un momento difficile da stabilire l'usanza dei trionfatori di ricordare i propri successi in epigrafi (…) [supera] i confini di Roma” e “l'interesse dei saturni aquileiesi del Tuditano consiste nel fatto che rappresentano la testimonianza più antica dell'espandersi del fenomeno al di fuori non solo dell'Urbe ma anche dell'Italia (Aquileia faceva parte della Gallia Cisalpina)”32. Con la scoperta del frammento destro si apre agli inizi del Novecento un dibattito tra gli specialisti, che tuttora prosegue, ma gli unici dati certi di questa iscrizione (sinora vi sono almeno dieci ipotesi ricostruttive) sono la menzione del popolo dei Taurisci, il nome di Tuditano e la frase dedit Timavo, che allude all'offerta di Tuditano alla divinità del fiume Timavo, forse un'operazione propagandistica, come a dire che ripristinando “una statua o un altare della divinità nazionale degli Istri”, ormai sottomessi, Tuditano porta a termine “un processo di evocatio, cioè di appropriazione da parte romana dell'entità protettrice del nemico” allo scopo di intaccare le basi culturali del vinto 33. Nella prima trascrizione vedete quello che c'è veramente, nella seconda, vedete la restituzione del testo così come è ipotizzata da Bandelli. [-­‐-­‐-­‐-­‐-­‐-­‐]RE TAURISCOS C[-­‐-­‐-­‐-­‐-­‐-­‐-­‐-­‐] [-­‐-­‐-­‐-­‐-­‐-­‐]VS COACTOS M[-­‐-­‐-­‐-­‐-­‐-­‐-­‐-­‐] [-­‐-­‐-­‐-­‐-­‐-­‐-­‐]R QUINEIS QUA[-­‐-­‐-­‐-­‐-­‐-­‐]AVIT [-­‐-­‐-­‐-­‐-­‐-­‐]SIGNEIS CONSI[-­‐-­‐-­‐-­‐-­‐-­‐]OS TVDITANVS [-­‐-­‐-­‐-­‐-­‐-­‐]E EGIT TRIVPV[-­‐-­‐-­‐-­‐-­‐-­‐]DEDIT TIMAVO [-­‐-­‐-­‐-­‐-­‐-­‐-­‐]IAEI RESTITV[-­‐-­‐-­‐-­‐-­‐-­‐]REIS TRADIT 29 Sulla questione della datazione vedi BANDELLI 1983, p. 195 n. 9 e BANDELLI 1984, p. 190; vedi anche p. 191; p.
199; p. 201; p. 216 n. 5.
30 Per questa iscrizione vedi BANDELLI 1989; VEDALDI IASBEZ 1989, pp. 99-103.
31 Sulle vicende di questo frammento vedi MAINARDIS 1993, p. 67, nt. 19.
32 BANDELLI 1989, p. 116.
33 BANDELLI 1989, p. 127; sull'aspetto propagandistico della dedica al Timavo vedi anche VEDALDI IASBEZ 1989,
p.102; GIORCELLI BERSANI 2004, p. 63.
[-­‐-­‐-­‐] [ex itine]re et Tauriscos C[arnosque34 et Liburnos] [in montib]us coactos m[-­‐-­‐-­‐] [diebus te]r quineis qua[ter super]avit [fausteis] signeis consi[lieis Semproni]os Tuditanus. [Roma]e egit triumpu[m, aram heic] dedit Timavo [sacra pat]ria ei restitu[it, atque magist]reis tradit. CIL I2, 652=IA 28 Mi piace ricordare una curiosità segnalata da Bandelli. Gabriele D'Annunzio, nel 1917, promosse una tragica pagliacciata, un'azione suicida e totalmente insulsa, in cui morirono tante persone, tra cui il suo amico Giovanni Randaccio. Il Vate tenne un discorso funebre in pompa magna nel cimitero degli eroi di Aquileia, richiamando proprio questa iscrizione35, suggerendo addirittura un'integrazione, che sarà poi ipotizzata del tutto autonomamente da studiosi di epigrafia. Municipium. Alla fine del 90 a. C., in seguito alla guerra sociale (91-­‐88), tutte le colonie latine ricevono la cittadinanza romana e lo status di municipia civium romanorum. E' certo che questa trasformazione ha interessato anche la nostra città, come tante altre36. Lo testimonia questa iscrizione (datata genericamente al I sec. a. C. in base a criterio paleografico), in cui per la prima volta Aquileia è associata al nome di municipio. C(aius) Annius T(iti) f(ilius) Interamna ex sua pecunia municipio A[quileiensium] dat Gaio Annio, figlio di Tito, di Interamna (Terni) offre a sue spese al municipio di Aquileia CIL V, 968=IA 51 A partire dalla trasformazione in municipium gli aquileiesi vengono iscritti nella tribù Velina (abbreviazione VEL, come abbiamo visto nelle iscrizioni funebri dell'anno scorso), anche se alcuni cittadini mantengono l'iscrizione ad altre tribù37. Per un lungo periodo, come colonia latina e poi come municipium Aquileia fa parte della provincia Gallia Cisalpina ed è l'unico corpo civico di cittadini romani della Venetia orientale. Il che implica degli svantaggi, primo tra i quali l'obbligo del pagamento del tributum, la tassa a scopo bellico che accompagna i cittadini romani per tutta la repubblica. Solo in seguito all'accordo triumvirale del 42 a. C. la provincia viene soppressa e la Cisalpina viene annessa all'Italia38. Il passaggio a municipium implica l'adozione di una magistratura suprema: i IIIIviri, un 34 I Carni sono solo supposti, i Liburni sono tratti dalla notizia di Plinio: VEDALDI IASBEZ 1989, p.100.
35 Nella parte conclusiva dell'orazione funebre il Vate pronuncia le seguenti parole: “Alla deità fluviale quel prisco
Latino diede una statua 'statuam dedit Timavo', là dove il nostro diede la vita bella. 'Vitam dedit Timavo'
romanamente noi scolpiremo in faccia all'arca”; vedi BANDELLI 1993, p. 175.
36 Aquileia è inserita in un elenco di municipia da Vitr., De Arch., 1, 4, 11 (il dato sarebbe riferibile agli anni 25-23:
cfr. ZACCARIA 2003, p.306).
37 ZACCARIA 2003, p. 315. Vedi anche FORNI 1989 e CHIABA' 2003.
38 ZACCARIA 2003, p.313. In età augustea Aquileia è inserita nella X Regio del sistema augusteo, che diventerà X
Regio Venetia et Histria ai tempi di Diocleziano.
collegio cioè di quattro magistrati, in cui si distinguono due IIIIviri iure dicundo (con poteri giurisdizionali) e due IIIIviri che assumono i poteri degli edili (detti IIIIviri aedilicia potestate, IIIIviri aediles, o aediles e basta). Negli anni in cui c'è il censimento i IIIIviri assumono il titolo di quinquennales: allora hanno il compito di redigere la lista dei membri dell'ordine senatorio, fissando la posizione di ogni membro e colmando gli eventuali vuoti.39 Vediamo ora un'iscrizione che ricorda un quattuorviro quinquennale. M(arcus) Annaus Q(uinti) f(ilius) (quattuor)vir i(ure) d(icundo) quinq(uennalis) portam refic(iundam) locavit ex s(enatus) c(onsulto) eidemq(ue) probavit. Marco Annao, figlio di Quinto, quattuorviro quinquennale con poteri giurisdizionali, appaltò la ricostruzione della porta per decreto del senato e verificò la corretta esecuzione del lavoro. CIL V, 8288=IA 37 L'iscrizione (metà del I sec. a. C., siamo nel primo periodo del municipium) è in duplice copia, forse per essere collocata sui due lati della porta40. Anche per questa fase municipale di Aquileia abbiamo iscrizioni che ricordano il senato locale; nessuna testimonianza dell'assemblea, anche se è certo che ad Aquileia esisteva un comitium, che è stato individuato nella zona nord-­‐occidentale del Foro41. Colonia romana Che Aquileia sia diventata colonia romana, a un certo punto della sua storia, è sicuro; meno facile stabilire in che periodo ciò sia avvenuto. Non aiuta la circostanza che nel passaggio da municipium a colonia civium romanorum i nomi delle magistrature restino invariati. Per cui, nelle iscrizioni, siamo costretti a ricorrere, in assenza di altri elementi, al criterio paleografico e onomastico, con tutti i rischi che questo comporta. Né sono d'aiuto le fonti letterarie, potendoci basare solo su di una menzione, e per di più discussa, di Plinio il Vecchio42. Molte ipotesi sono state avanzate nel tempo (che oscillavano paurosamente tra l'età triumvirale e quella di Settimio Severo)43, oggi si pensa a un periodo complessivamente oscillante tra l'età augustea e quella neroniana. Nella colonia romana i magistrati supremi sono sempre i IIIIviri. Non si registrano più invece, come in altre città, i quaestores. Gli edili, a partire dal II d.C. sono affiancati da altri magistrati (curator operum, per l'edilizia, curator kalendarii, per la gestione dei debitori pubblici) che ricevono i singoli incarichi a titolo di munera personalia e che vengono scelti direttamente dai magistrati locali oppure dall'imperatore. Ancora una volta, ignoriamo tutto dell'assemblea popolare. Il senato (probabilmente composto da 100 membri) viene chiamato ordo Aquileiensium e i senatori sono detti decuriones. Sulle iscrizioni è possibile individuare le loro attività grazie alla formula D(ecreto) D(ecurionum). Entrano a far parte del senato ex magistrati, centurioni in congedo e possono farne parte anche (a titolo onorario) i patroni; su questi ultimi tornerò diffusamente tra poco. 39 GIORCELLI BERANI 2004, p. 179. Di queste liste ne sopravvivono due: quella di Canosa, in Puglia, risalente al
223 d.C. e quella della città di Timgad, in Numidia, della metà del IV sec. d.C.: cfr. IDEM, p.180
40 BANDELLI 1984, p. 217 n. 11; BANDELLI 1990, pp. 262-263, nt. 84; ZACCARIA 2003, p. 320.
41 ZACCARIA 2003 p. 300; MASELLI SCOTTI 2009, p. 235.
42 Plin., N.H., 3, 126. Cfr. ZACCARIA 2003, p. 306 e nt. 90.
43 Rassegna in LAFFI 1987, pp. 50-51 e ZACCARIA 2003, p. 305
Nella fase di colonia romana l'intervento di Roma si fa più frequente, anche nell'ambito dell'amministrazione locale, soprattutto in tema di tasse: riscossione dei portoria, della vicesima hereditatum, della vicesima libertatis, manutenzione delle viae publicae, servizio postale (cursus publicus), controllo dei bilanci (curatores rei publicae)44. Ecco la prima iscrizione che testimonia lo status di colonia romana di Aquileia e che può essere datata al più tardi all'epoca neroniana45. [-­‐] Mutilli[us-­‐-­‐-­‐] [A]quileiam [col]oniam Tea[te] [Mar]rucinor(um) ven[it] [ad a?]vos[-­‐-­‐-­‐] [-­‐-­‐-­‐] Mutillio [figlio di -­‐-­‐-­‐] venne nella colonia di Aquileia (terra dei suoi avi?) da Teate dei Marrucini [-­‐-­‐-­‐] 257 CIL V, 1311 I benemeriti. Patroni municipali. Evergetismo. Patroni municipali. Nella città romana hanno un ruolo importantissimo i patroni cittadini, che sono un elemento di mediazione tra la colonia e Roma. Vediamone uno che ha lasciato traccia di sé ad Aquileia nel II secolo d.C. A(ulo) Platorio A(uli) f(ilio) Ser(gia tribu) Nepoti Aponio Italico Maniliano C(aio) Licinio Pollioni co(n)s(uli) aug(uri) legat(o) Aug(usti) pro praet(ore) provinc(iae) Bri-­‐ tanniae, leg(ato) pro pr(aetore) pro-­‐ vinc(iae) German(iae) inferior(is), leg(ato) pro(praetore) provinc(iae) Thrac(iae), leg(ato) legion(is) I Adiutricis, quaest(ori) provinc(iae) Maced(oniae), curat(ori) viarum Cassiae, Clodiae, Ciminiae novae Traianae, candidato divi Traiani, trib(uno) mil(itum) leg(ionis) XXI Primigen(iae) P(iae) F(idelis), praet(ori), trib(uno) pleb(is), triumvir(o) capitali, patrono. D(ecreto) d(decurionum) Ad Aulo Platorio Nepote Aponio Italico Maniliano Gaio Licinio Pollione, figlio di Aulo, della 44 ZACCARIA 2003, p. 314.
45 PANCIERA 1981, pp. 120-121. Vedi anche LAFFI 1987, p.58.
tribù Sergia, console, augure, legato di Augusto propretore della provincia di Britannia, legato propretore della provincia della Germania inferiore, legato propretore della provincia di Tracia, legato della prima legione Adiutrice, questore della provincia di Macedonia, curatore delle vie Cassia, Clodia, Ciminia Nuova Traiana, candidato del divo Traiano, tribuno militare della legione XXII Primigenia Pia Fedele, pretore, tribuno della plebe, triumviro capitale, patrono. Per decreto dei decurioni. (CIL V, 877=IA 498) In questa iscrizione, che ha viaggiato molto46, ciò che colpisce subito è la caterva di nomi del personaggio (un fenomeno delle classi elevate); poi, una piccola curiosità è che il cursus honorum (molto ricco) è un po' disordinato: la carriera senatoria è presentata in ordine inverso, tuttavia il consolato appare al primo posto (disordini del genere possono dipendere anche dalla volontà del committente); ma il motivo principale per cui vi sottopongo questa iscrizione ha a che fare con l'ultimo titolo di Aulo: patronus. Aulo non era di Aquileia. Dopo aver iniziato come semplice triumviro capitale, la sua carriera decolla sotto Adriano (cos. 119 e governatore della Britannia 122), forse perché sono amici e conterranei. Durante il suo governo della Britannia collabora all'inizio del vallo di Adriano. A un certo punto, per motivi che non sappiamo, cade in disgrazia, rientra a Roma e forse fa una brutta fine47. La menzione della Britannia consente di datare l'iscrizione. Questo personaggio, che evidentemente aveva un rapporto privilegiato con Aquileia, ci offre l'occasione per parlare dei patroni municipali. Sappiamo che il patronato è una delle strutture più importanti della società romana e delle società di molte altre epoche. E' una forma di dipendenza personale che “affonda nella fase arcaica, prestatale, del mondo romano, connessa (…) con un'organizzazione fondata sul clan e sul vincolo gentilizio”48. Non stiamo parlando di un patrono privato, bensì di una relazione che s'instaura tra un uomo potente e tutta una città: sono tutti i cittadini che entrano a far parte della clientela del patrono. La città, scelto un patrono, seguendo una procedura minuziosa, gli propone di accoglierla in fidem clientelamque. La cosa coinvolge magistrati e assemblea. Se tutto va a buon fine, l'interessato riceve la cittadinanza onoraria insieme all'atto registrato su tavola di bronzo, che può esporre nell'atrio della propria casa. In cambio avrà accoglienza in pompa magna, statue, onoranze funebri e così via. E' chiaro che da nessuna parte sta scritto che cosa ci si aspetti esattamente dal patrono municipale. Ma si tratta evidentemente di finanziamenti, prestigio, relazioni. E infatti sappiamo che i patroni municipali finanziano a proprie spese edifici e opere pubbliche e proteggono la cittadinanza, intervenendo a Roma in favore della città cliente (e nella tarda antichità anche in opposizione al potere centrale). Nei primi tre secoli dell'impero, grazie alle fonti epigrafiche, si conoscono più di 1000 patroni. Per Aquileia Silvio Panciera ha individuato dieci patroni municipali, che vanno dalla metà del I sec. a. C. ai primi decenni del IV sec. d. C. (la maggior parte collocati nel II d. C.), tra i quali vi è anche il nostro Aulo. La cosa curiosa è che mentre gli altri patroni di Aquileia provengono da città vicine, Aulo, come abbiamo visto, veniva da lontano, il che rende ancora più misterioso questo personaggio benemerito. Evergetismo. Dopo i patroni municipali devo per forza fare un cenno a un altro fenomeno, molto studiato negli ultimi decenni, che ricaviamo e misuriamo quasi esclusivamente dalle fonti epigrafiche: l'evergetismo. Con questo nome si indica la pratica per cui privati cittadini (a partire dal II sec. a.C. e con un'intensificazione tra il I e il II sec. d. C.) spendono una parte delle proprie ricchezze in favore della comunità, facendo costruire o restaurare a proprie spese terme, strade, marciapiedi, fontane, pavimenti, ponti, acquedotti, monumenti sacri e profani e offrono 46 Rinvenuta nel 1805; a Vienna l'anno successivo; restituita ad Aquileia nel 1922.
47 Per tutte le notizie successive vedi PANCIERA 1987, p. 89.
48 PANCIERA 1987, p.77.
spettacoli, feste e banchetti oppure distribuzioni di viveri. Va detto che l'evergetismo non dev'essere confuso con la beneficenza in favore dei poveri, un fenomeno molto recente; si tratta piuttosto di elargizioni semivolontarie in favore dell'intera comunità. E' stata fatta una stima: nella X Regio quasi il 30% delle testimonianze di evergetismo proviene dalla zona di Aquileia49. Un caso assai noto di evergetismo aquileiese è collegato alla famiglia degli Aratrii. E precisamente a un' Aratria Galla, evergete ad Aquileia che fa pavimentare un tratto del decumano tra foro e porto con una disposizione testamentaria. [Ar]atria C(ai) f(ilia) [G]alla [decu]manum [-­‐-­‐-­‐] [-­‐-­‐-­‐] Aratria Galla, figlia di Gaio [-­‐-­‐-­‐] il decumano [-­‐-­‐-­‐] (CIL V, 1092; IA 842) [Ara]tria C(ai) f(ilia) [G]alla [dec]umanum a [for]o ad portum [mari?]nam testament(o) [silice] sterni iussit. Aratria Galla, figlia di Gaio, fece lastricare per testamento il decumano dal foro a porta [Mari]na (?) (IA 3495)50
Su quali fortune private si basa l'evergetismo? Nel caso degli Aratrii essi erano proprietari di una delle principali fabbriche di laterizi dell'agro aquileiese, dove per altro è attestata un'intensa e precoce attività di questo tipo. La fortuna accumulata permise agli Aratrii di consolidare il prestigio sociale, con atti di evergetismo che si riscontrano anche nella zona del foro a partire dall'età augustea51. L'attività degli Aratrii è stata studiata grazie a un'interessantissima categoria di oggetti epigrafici: i bolli laterizi. Spero di parlarvene l'anno prossimo, qui mi limito a ricordare che si tratta di una classe di oggetti, che riconoscerete da queste immagini per averla incontrata più volte in museo. Questi bolli, comparsi nella produzione laterizia romana nell'avanzato I sec. a. C., venivano apposti a vari prodotti, tra cui principalmente tegole e anfore. Sono sigle, che variano da zona a zona e da epoca a epoca. Un tempo interpretati come “marchi di fabbrica”, ipotesi che è stata scartata per diversi motivi (tra i quali la circostanza che il sistema di protezione industriale è del tutto sconosciuto al mondo antico) si è capito che in realtà i bolli assolvono a funzioni diverse, non sempre facili da identificare. Grazie al censimento dei bolli laterizi nella nostra regione, Claudio Zaccaria ha potuto, tra l'altro, ricostruire le vicende della famiglia degli 49 ZERBINI 1991, p. 27.
50 Su questa iscrizione vedi MAINARDIS 1993, pp. 77-78.
51 Per altri produttori di laterizi aquileiesi (Barbii, Poblicii) ,che tuttavia non entrano a far parte della classe dirigente
della città vedi NONNIS 1999, pp. 85-86.
Aratrii52
Liberti in carriera. Photoshop. Ornamenta decurionalia Dei liberti abbiamo parlato l'anno scorso, sottolineando la loro consistenza ad Aquileia e la loro costante volontà di lasciare traccia di sé e del loro avanzamento nella scala sociale. In genere i liberti sono esclusi dall'elettorato passivo e quindi esclusi dall'esercizio delle cariche pubbliche. Anche come elettori attivi subiscono delle limitazioni, visto che, per limitarne il potere, vengono iscritti per il voto tutti in una medesima curia.53 In compenso possono dedicarsi alle attività legate al culto dell'imperatore. Il fenomeno è particolarmente vistoso ad Aquileia dove vi sono tantissimi seviri e augustales, che rappresentano un'èlite libertina. La carica di seviro54 era ambita: l'anno scorso vi ho mostrato un'iscrizione in cui il dedicante, con un piccolo trucco da photoshop suggerisce di essere seviro, mentre è solo figlio di un seviro: questa iscrizione ha tratto in inganno antichi e moderni. La posizione centrale e dominante della parola seviro unita all'astuta circostanza che il nome del padre non viene nominato, determina nel lettore frettoloso l'impressione che il dedicante fosse seviro. 55. E' curioso sapere che un altro surrogato di promozione sociale per i liberti consiste nella possibilità di ottenere gli ornamenta decurionalia: vale a dire gli “accessori” dei decurioni (toga praetexta, sella curulis, anello d'oro e altri privilegi, come il posto a sedere riservato in teatro) senza naturalmente poter far parte dell'ordo56. Chi riceve gli ornamenta, insomma, viene insignito di un'onorificenza (sono detti infatti honorati) che paradossalmente per sua stessa natura sancisce la sua esclusione dal mondo che simboleggia. La speranza dei liberti stava nei figli: con mezzi adeguati e con adeguate raccomandazioni, poteva accadere che facessero carriera, come vediamo in questa iscrizione dove il liberto P. Aemilius Eutyches, quattuorviro, insignito degli ornamenta decurionalia,, è ricordato dai figli, uno dei quali, Aemilius Sabinianus, è anch'egli riuscito a diventare quattuorviro57. [-­‐-­‐-­‐] Aemilio F[-­‐-­‐-­‐Eu]tycheti pa [tri], / quattuor[viro i(ure) d(icundo)], / ornament(is) decu[rionalib(us)]/ ornat(o) a splend[idissima col(onia)/ Aq(uileia) fil(ii) et hered(es) patr[i optimo?]/ Aemilii Sabinianus/ III[I vir i(ure) d(icundo)]/ Philippus e[t-­‐-­‐-­‐posuerunt] Lo studio epigrafico degli insigniti di ornamenta nelle città romane ha permesso di evidenziare una certa disomogeneità delle concessioni: molto dipende dalle aristocrazie locali e dal loro atteggiamento nei confronti dei liberti. Allo stato attuale degli studi sembra di poter dire che nelle città a forte vocazione commerciale, come Aquileia, aumenta la presenza di 52 ZACCARIA 2003/a; vedi anche ZACCARIA 1987. vedere ancora ZAC AAAAd, 40, 1993, p. 77
53 Sulle possibilità di ascesa dei liberti e sull'iscrizione di P. Aemilius Eutyches vedi ZACCARIA 2003, pp. 316-317.
54
Il sevirato era una magistratura minore, sorta con il principato, di carattere prevalentemente onorifico. Questa
magistratura, accanto ai cosiddetti ornamenta (assegnazione delle insegne esteriori proprie di una carica pubblica senza
che questo significhi l'effettiva elezione) fu una delle cariche più ambite dai liberti, per il suo valore sociale e perché
sanciva l'acquisto di prestigio. Secondo alcuni i seviri, che erano un'élite del ceto libertino, grazie ai legami con gentes
importanti o con la casa imperiale, costituivano una sorta di base di reclutamento per l'ordo decurionum delle città, e in
effetti i loro figli frequentemente avevano accesso alle magistrature municipali , e in qualche (raro) caso accedevano all'
ordo equestre. Sul tema deil sevirato e dell'augustalità ad Aquileia vedi vedi BUONOPANE 2003.
55 Su questa iscrizione vedi ZACCARIA 1987 p. 137 e BUONOPANE 2003, p. 351.
56 Sulla concessione degli ornamenta vedi GIORCELLI BERSANI 2004, p. 189 e GREGORI 2008.
57 Per altri aspetti di questa iscrizione vedi ZACCARIA 2003, p.317.
liberti arricchiti e di conseguenza la concessione di ornamenta. Damnatio memoriae. Massimino il Trace. Regio ginnasio liceo “Jacopo Stellini”. Alla fine di questa passeggiata politica non può mancare un accenno alla damnatio o abolitio memoriae, la cancellazione decretata dal Senato del nome di un personaggio colpito da pubblica condanna. Molti tra voi avranno notato in un museo, in un lapidario iscrizioni come questa: [[M(arco) Iulio ]] [[Philippo]] [[Caesari]] [[nobilissimo]] [[filio imp(eratoris) Caes(aris)]] [[M(arci) Iuli]] [[Philippi Pii]] Felicis Aug(usti) Aquileienses devoti numin(i) maiestatiq(ue) eius [A Marco Giulio Filippo Cesare nobilissimo, figlio dell'imperatore Cesare Marco Giulio Filippo Pio] Felice Augusto, gli Aquileiesi devoti alla sua potenza divina e alla sua maestà. Come notate gran parte del testo è stato eraso, cancellato. Tra doppia parentesi quadra la ricostruzione del testo così come è stata ipotizzata58. Si tratta di Massimino il Trace, (o forse del figlio: la damnatio colpisce anche i parenti) l'imperatore morto proprio ad Aquileia nel maggio del 238, dopo una feroce lotta per il potere e in seguito a una rivolta delle sue stesse truppe. La damnatio memoriae esemplifica magnificamente due grandi valori del mezzo epigrafico: è multimediale e dura a lungo. Multimediale perché fatto di parole, formule, abbreviazioni, immagini, rimandi, cancellature. Dura a lungo perché rilascia il messaggio in maniera lenta59 ed efficacissima, a differenza di quanto avviene con i nostri messaggi. Nella damnatio è l'assenza che parla. Resta un buco, uno spazio, che non passa inosservato, perché il resto del testo resta intatto. In altre parole non si tratta di cancellare per dimenticare ma di cancellare per ricordare l'infamia ancor meglio e in eterno. 60. Una damnatio transitoria è toccata anche alla scritta sulla facciata del nostro “Regio Ginnasio Liceo Jacopo Stellini”. In questa foto potete vedere com'era la scritta in una foto risalente a un periodo precedente la seconda guerra mondiale. Noterete l'aggettivo regio in bella evidenza. Qui invece vedete come appariva la facciata negli anni Cinquanta: la parola regio è stata occultata sotto uno strato di intonaco, un po' come facevano i romani che, prima di scalpellare, coprivano il nome dell'infame con uno strato di fango. 58 ALFOLDI 1984, pp. 247-251; per Alfoldi l'erasione risalirebbe al 249 o poco dopo, durante la guerra civile contro
Decio.
59 ZACCARIA 2003/b, p. 15.
60 Sulla damnatio vedi DONATI 2003; GIORCELLI BERSANI 2004, pp. 127-128; BUONOPANE 2009, pp. 166167.
La facciata era ancora così ai miei tempi, negli anni '70. Poi, in una data che non sono riuscita ancora a determinare, regio è miracolosamente ricomparso ed ecco come vedete la facciata ancor oggi. Forse un intento filologico o forse l'aggettivo non faceva più paura, perché si confidava che il popolo italiano avesse digerito un passato inglorioso e si fosse provvisto di anticorpi. Su quest'ultima ipotesi mi permetto il dubbio. Anna Rosa Termini [email protected] BIBLIOGRAFIA (BANDELLI 1983) G. Bandelli, “Per una storia della classe dirigente di Aquileia repubblicana”, in Les “Bourgeosies” municipales italiennes aux Iie er Ier siecles av. J. C., Paris, 1983, pp. 175-­‐203. (ALFOLDI 1984) G. Alfoldi, “Su alcune epigrafi imperiali di Aquileia”, AAAd, 24, 1984, pp. 241-­‐256. (BANDELLI 1984) Bandelli, Gino, “Le iscrizioni repubblicane”, AAAd, 24, 1984, pp. 169-­‐226. (BANDELLI 1987a) Bandelli, Gino, “Per una storia della classe dirigente di Aquileia repubblicana: le iscrizioni da un edificio di spettacolo”, AAAd, 29/1, 1987, pp. 97-­‐127. (BANDELLI 1987b) Bandelli, Gino, “Politica romana e colonizzazione cisalpina. I triumvirati di Aquileia (183 e 169 a. C.)”, AAAd, 30, 1987, pp. 63-­‐76 (BANDELLI 1989) Bandelli, Gino, “Contributo all'interpretazione del cosiddetto elogium di C. Sempronio Tuditano”, "AAAd", 35, 1989, pp. 111-­‐131. (BANDELLI 1993) Bandelli, Gino, “Gli scavi di Aquileia tra scienza e politica (1866-­‐1918)”, AAAd, 40, 1993, pp. 163-­‐188. (BANDELLI 2003) Bandelli, Gino, “Aquileia colonia latina. Dal senatus consultum del 183 a.C. al supplementum del 169 a.C.”, AAAd, 54, 2003, pp. 49-­‐78 (BUONOPANE 2003), Buonopane Alfredo, “Sevirato e augustalità ad Aquileia: nuovi dati e prospettive di ricerca”, AAAd, 54, 2003, pp. 339-­‐373. (BUONOPANE 2009) Buonopane, Alfredo, Manuale di epigrafia latina, Carocci, 2009. Cecconi, Giovanni A., “Istituzioni e politica nella Venetia et Histria tardoromana”, AAAd, 47, 2000, pp. 45-­‐70. (CHIABA’2003) Chiabà, Monica, “Spunti per uno studio dell’origo delle gentes di Aquileia repubblicana”, AAAd, 54, pp. 79-­‐118. (FORNI 1989) Forni, Giovanni, “La tribù Velina degli Aquileiesi”, AAAd, 35, 1989, pp. 51-­‐81. (GIORCELLI BERSANI 2004) Giorcelli Bersani, Silvia, Epigrafia e storia di Roma, Carocci, 2004. ( G R E G O R I 2 0 0 8 ) G r e g o r i G i a n L u c a , “ H u i c o r d o d e c u r i o n u m o r n a m e n t a … d e c r e v i t . F o r m e p u b b l i c h e d i r i c o n o s c i m e n t o d e l successo personale nell’Italia romana”, in Actes du Colloque Le quotidien municipal dansl’Occident romain (Clermont-­‐Ferrand ottobre 2007), C. Berrendonner-­‐M. Cébeillac-­‐Gervasoni-­‐Lamoine, 2008, pp. 661-­‐686 Laffi, Umberto, “Cavalieri e senatori di Aquileia in Occidente”, AAAd, 19, 1981, pp. 139-­‐161. (LAFFI 1987) Laffi, Umberto, “L'amministrazione di Aquileia in età romana”, AAAd, 30, 1987, pp. 39-­‐62 (=U. Laffi, Studi di storia romana e di diritto. Storia e letteratura. Raccolta di studi e di testi, Roma, 2001) (BOURGEOSIES 1983) Les “Bourgeosies” municipales italiennes aux Iie er Ier siecles av. J. C., Paris, 1983. (LETTICH 2003) Lettich, Giovanni, Itinerari epigrafici aquileiesi, Guida alle epigrafi esposte nel Museo Archeologico Nazionale di Aquileia, AAAd, 50, 2003 (MAINARDIS 1993) Mainardis, Fulvia -­‐ Zaccaria, Claudio, “Le iscrizioni dagli scavi di Aquileia. Contributo alla storia e alla topografia della città”, AAAd, 40, 1993, pp. 59-­‐81. (MASELLI SCOTTI 2009) Maselli Scotti, Franca, “La prima fase dell’impianto coloniario di Aquileia”, AAAd, 68, 2009, pp. 235-­‐276 (NONNIS 1999) Nonnis, David, “Attività imprenditoriali e classi dirigenti nell'età repubblicana. Tre città campione”, in Cahiers du Centre Gustave Glotz, 10, 1999, pp. 71-­‐109. (PANCIERA 1981) Panciera Silvio, Aquileiesi in Occidente ed occidentali in Aquileia, AAAd, 19, 1981, pp. 105-­‐
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