ARTICOLO PDF DELLA RASSEGNA STAMPA DI DIALOGIC S.R.L.
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ARTICOLO PDF DELLA RASSEGNA STAMPA DI DIALOGIC S.R.L.
16/11/2011 - PAG. 1-5 ||| ||| ||| ||| ||| Truffa alla Regione con Internet, cento indagati FEDERICA CRAVERO E PORTE di palazzo di giustizia sono pronte a spalancarsi per i processi ai «piccoli Soria» che avevano architettato una truffa milionaria alla Regione Piemonte. Sono state infatti concluse le indagini per 100 indagati e altri trenta fascicoli stanno per essere chiusi, per un totale di 200 finanziamenti illegittimi. Il filone principale dell’inchiesta condotta dal procuratore generale Vittorio Corsi riguarda fatture gonfiate per oltre due milioni per la realizzazione di siti Internet. SEGUE A PAGINA V L Finpiemonte, la finanziaria della Regione, al centro della truffa PAGINA AD USO ESCLUSIVO DEL DESTINATARIO PAG 1 16/11/2011 - PAG. 1-5 ||| ||| ||| ||| ||| Fatture per siti web gonfiate l’ultima truffa alla Regione A giudizio in cento: l’inchiesta non è conclusa (segue dalla prima di cronaca) FEDERICA CRAVERO I SONO ristoratori, albergatori, mobilifici, elettricisti, tipografi, commercialisti, gioiellieri, pubblicitari, centri benessere, perfino un vigile urbano che aveva aperto una discoteca e un sacerdote: è davvero variegato l’universo di chi non aveva saputo resistere all’attrazione del denaro facile. Tutto iniziava con la partecipazione a un bando di Finpiemonte (il braccio finanziario della Regione) e si facevano costruire un sito per le loro attività: qualche pagina per illustrare i prodotti, un carrello di acquisti, qualche link, niente di speciale. Con due, tremila euro un qualunque webmaster lo realizza. Diecimila, a dire tanto, per i siti più complessi. Invece sul tavolo di Finpiemonte finivano fatture, in media, per 50 mila euro, ma i più sfrontati hanno dichiarato anche 80 mila. Più si sparava in alto, più si intascava, visto che la Regione erogava a fondo perduto metà della spesa. Un’inchiesta nata per caso, quando il pg ha avocato un fascicolo in cui un tale era stato denunciato per non aver pagato un sito web. Il fiuto del magistrato ha permesso di capire non solo che quella fattura era falsa, ma che dietro a quel singolo episodio si nascondeva un sistema ben più ramificato. Così si è scoperto che la truffa era iniziata nel 2003 (con la passata gestione di Mario Calderini) e che continuava ancora C Nel mirino anche contributi per fiere e voucher. A tirare le fila lo studio Fasi di Fabrizio Milanesio oggi: l’ultimo episodio contestato è di settembre, ma le indagini proseguono. A capo di tutti e 200 i finanziamenti contestati c’è lo studio Fasi di Fabrizio Milanesio, che è stato consulente finanziario della I filoni d’indagine SITI WEB VOUCHER FIERE Gli imprenditori che volevano costruire un proprio sito presentavano fatture gonfiate rispetto al reale costo, così da intascare il 50 per cento rimborsato a fondo perduto dalla Regione Un bando della Regione offriva alle aziende di rimborsare il 70 per cento del costo di consulenze per migliorare il rating. Anche in questo caso il costo era gonfiato anche di 10 volte C’erano artigiani che fingevano di partecipare a fiere in mezzo mondo pur di ottenere il rimborso del viaggio dalla Regione. E spesso con il denaro coprivano le crisi di liquidità Compagnia delle Opere. Secondo la magistratura è lui che ha messo in atto la truffa, servendosi di alcune società che emettevano fatture false e altre che costruivano i siti web. Ed erano queste figure che in molte occasioni proponevano a piccoli imprenditori «l’affare», prendendo poi una percentuale su quanto la Regione erogava. Ma ci sono altri due aspetti su cui la magistratura indaga, che per il momento vedono coinvolte solamente una quindicina di persone. Uno è il sistema dei voucher: la Regione con un bando finanziava il 70 per cento di consulenze alle aziende che volessero migliorare il proprio rating con le banche. Inutile dire che le consulenze costavano poche centinaia di euro, mentre le fatture erano di diverse migliaia. Nessuno, poi, si preoccupava di controllare se le ditte avessero in effetti adottato i provvedimenti consigliati dai consulenti. Il terzo sistema riguardava invece le fiere: accadeva che ditte individuali di artigiani ottenessero finanziamenti anche di 60 mila euro per partecipare a esposizioni di settore in mezzo mondo, con la connivenza di un’agenzia di viaggio. E nessuno controllava se partissero davvero. «Ci sono posizioni diverse tra gli indagati — chiarisce la procura — Alcuni erano artigiani in cattive acque, le banche non concedeva- no loro prestiti e hanno cercato un modo per ottenere liquidità. Chi ha confessato e risarcito andrà certamente di fronte a un atteggiamento più clemente». Al momento sono già stati recuperati 350 mila euro e ogni giorno arrivano al palazzo di giustizia indagati pronti a staccare un assegno pur di alleggerire la propria posizione. Lo scopo principale, infatti, è di risarcire la Regione di quanto sottratto. Nella speranza, tuttavia, che la gestione del denaro pubblico sia più rigorosa in futuro. Finpiemonte, in effetti, nella vicenda è parte lesa, ma la procura generale ha inviato il fascicolo alla Corte dei conti, perché faccia luce sul sistema dei controlli. Che avvenivano a campione, ma solo sulla base delle prove documentali, senza verificare se nella sostanza il denaro erogato fosse stato speso per gli scopi dichiarati. «Negli anni sono già stati potenziati i controlli e dobbiamo lavorare per migliorare i bandi — annuncia il presidente di Finpiemonte, Massimo Feira — La filosofia iniziale era di renderli più semplici per agevolare gli imprenditori, ma ora dobbiamo fare PAGINA AD USO ESCLUSIVO DEL DESTINATARIO in modo che sia sempre più difficile truffare l’ente pubblico. Ci sarà sempre qualcuno che vuole fare il furbo, ma dobbiamo essere pronti. Però il paragone con quanto accaduto con Soria è fuorviante: in questo caso non abbiamo dipendenti regionali conniventi, questo voglio sottolinearlo». © RIPRODUZIONE RISERVATA PAG 2