Disturbi specifici del linguaggio: disfasie

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Disturbi specifici del linguaggio: disfasie
Disturbi specifici del linguaggio: disfasie
Evolutivi:
Anomia: incapacità di ‘trovare le parole giuste’
Disgrafia (o agrafia): disturbi della capacità di scrittura
Dislessia (o alessia): disturbi della capacità di lettura (es.
difficoltà ad applicare le regole di conversione ortografia /
fonologia)
Acquisiti:
Afasia: disturbi acquisiti che riguardano il parlato
Afasia recettiva: disturbo della comprensione
Afasia espressiva: disturbo della produzione
La dislessia (www.dislessia.it)
La dislessia e' una difficolta' che riguarda la capacita' di leggere e scrivere in modo
corretto e fluente. leggere e scrivere sono atti cosi' semplici e automatici che risulta
difficile comprendere la fatica di un bambino dislessico.
purtroppo in italia la dislessia è poco conosciuta, benchè si calcoli che riguardi
almeno 1.500.000 persone. la dislessia non è causata da un deficit di intelligenza né
da problemi ambientali o psicologici o da deficit sensoriali o neurologici.
il bambino dislessico puo' leggere e scrivere, ma riesce a farlo solo impegnando al
massimo le sue capacita e le sue energie, poiche' non puo' farlo in maniera
automatica. percio' si stanca rapidamente, commette errori, rimane indietro, non
impara. la difficolta' di lettura puo' essere piu' o meno grave e spesso si accompagna a
problemi nella scrittura, nel calcolo e, talvolta, anche in altre attivita' mentali. tuttavia
questi bambini sono intelligenti e - di solito - vivaci e creativi.
Il bambino spesso compie nella lettura e nella scrittura errori caratteristici come
l'inversione di lettere e di numeri (es. 21 - 12) e la sostituzione di lettere (m/n; v/f;
b/d). a volte non riesce ad imparare le tabelline e alcune informazioni in sequenza
come le lettere dell'alfabeto, i giorni della settimana, i mesi dell'anno. può fare
confusione per quanto riguarda i rapporti spaziali e temporali (destra/sinistra;
ieri/domani; mesi e giorni)
Correlazione tra ‘foneticità’ dell’alfabeto e facilità di diagnosi:
- italiano: diagnosi più difficile (per la ‘trasparenza’ fonetica dell’alfabeto)
- inglese: dignaosi più facile
Alfabeto italiano
a
u
IPA
[a]
[u]
Alfabeto inglese
a
u
IPA
[a], [,], [.], [A:]
[U], [V]
Le lingue dei segni
Variazione interlinguistica
Lingua dei Segni Italiana (LIS) = NON
Lingua dei Segni americana = DOVE
Lingua dei Segni britannica) = COSA?
Lingua Italiana dei Segni (LIS) = OMOSESSUALE
Lingua giapponese dei Segni = SIMPATICO
Lingua dei Segni francese = FARE L'AMORE
MAMMA
(LIS)
MÈRE
(LSF)
MOTHER
(ASL)
Variazione intralinguistica (dialettale) nelle lingue dei segni
VERDE
(Catania, Sicilia)
VERDE
(Lecce, Puglia)
VERDE
(Roma, Lazio)
GRAZIE
(Lecce, Puglia)
GRAZIE
(Roma, Lazio)
GRAZIE
(LIS standard)
Componenti iconiche
GRASSO
MAGRO
GRANDE
GRANDISSIMO
Le lingue dei segni: luoghi comuni
· La modalità visivo-gestuale non può sostituire in modo completo quella
acustico-vocale (le lingue parlate e quelle segnate sviluppano le stesse
aree cerebrali)
· La lingua dei segni è una pantomima (le lingue segnate sono vere e
proprie lingue
· Le lingue dei segni sono artificiali (le lingue segnate sono, al pari di quelle
parlate, lingue STORICO-NATURALI)
· Esiste una lingua dei segni universale (ogni paese ha una sua lingua,
possiamo parlare di dialetti)
· Le lingue segnate sono “povere” (la povertà lessicale è dovuta
all’esclusione da alcuni ambiti culturali)
· La LIS ha la stessa struttura dell’Italiano: segnare vuol dire mettere i segni
sopra le parole di una frase italiana (la LIS ha una propria struttura
sintattica e morfologica, molto diversa da quella italiana)
· Le lingue dei segni sono solo iconiche, perché realizzano una metafora
visiva ( le lingue segnate sono ICONICHE ma anche ARBITRARIE)
Unità di seconda articolazione:
Un segno è scomponibile in cinque parametri formazionali, detti
“cheremi”, paragonabili ai foni / fonemi del linguaggio verbale:
1. La configurazione della mano;
2. lo spazio o luogo segnico;
3. il movimento;
4. la posizione della mano o delle mani ( l’orientamento)
5. le componenti non manuali.
La morfologia
• “Studio del valore grammaticale dei morfemi e, nelle lingue flessive,
delle relative regole flessionali, in rapporto alla composizione delle
parti del discorso”
(De Mauro, T. (1999), GRADIT, Torino, UTET)
• “Parte della linguistica che analizza la struttura e la forma delle
parole ed i processi che intervengono nella loro formazione o
trasformazione”
(Giannini, S. (1994), Morfologia, in Beccaria, G.L. (a cura di), Dizionario di linguistica,
Torino, Einaudi)
• “Tradizionalmente, la morfologia è definita come la disciplina che
studia la struttura interna delle parole: la sua esistenza quindi
presuppone l’esistenza delle parole”
(Thornton, A.M. (2005), Morfologia, Roma, Carocci)
Le unità della morfologia
• Morfemi
• Parole
I ‘compiti’ della morfologia
• Formare parole (nuove)
• Trasformare parole (già esistenti)