Itinerari - Sardegna Turismo

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Itinerari - Sardegna Turismo
Sardegna
Itinerari
NUMERO 34 MAGGIO 2004
EURO 6,20 IN ITALIA
ITINERARI SPECIALI DI Bell’Italia /
SARDEGNA
/ NUMERO 34 MAGGIO 2004
15 PROPOSTE
PER SCOPRIRE
LE BELLEZZE
DELL’ISOLA
I PANORAMI,
LE SPIAGGE
E LE MILLE SORPRESE
DELL’ INTERNO
400
Più di
indirizzi di hotel,
agriturismi,
ristoranti,
negozi
e artigiani
EDITORIALE GIORGIO MONDADORI
Sardegna
Itinerari
ITINERARI SPECIALI DI BELL’ITALIA
NUMERO 34 - MAGGIO 2004
Direttore responsabile: Luciano Di Pietro
Redazione:
Marco Massaia (art director)
Michela Colombo (caporedattore)
Daniela Bonafede, Pietro Cozzi
Lara Leovino, Sandra Minute
Impaginazione:
Corrado Giavara, Franca Bombaci
Ricerca iconografica:
Susanna Scafuri (responsabile),
Daniela Lazzeri
Segreteria:
Orietta Pontani (responsabile),
Paola Paterlini, Chiara Gilardo
A cura di:
Aldo Brigaglia, Rita Colombi
Realizzazione editoriale:
Studio Ready-Made (Milano)
SOMMARIO
SOMMARIO
9
11
15
UNA SARDEGNA D.O.C.
33
ITINERARIO 1. DALLA GALLURA AL MONTE ACUTO
Lo splendido entroterra della Costa Smeralda
45
ITINERARIO 2. DA TEMPIO ALL’ANGLONA
Borghi, mare, valli e “zuppe nascoste”
STORIE DI UN’ISOLA
PANORAMA
Emozioni di una terra senza tempo
57
ITINERARIO 3. ALGHERO
Tour fra storia, cultura e shopping
69
ITINERARIO 4. DA OZIERI AL MEILOGU
Viaggio nella preistoria tra vulcani spenti
83
ITINERARIO 5. DA BONORVA AL GOCEANO
Terme, cavalli, tappeti e preistoria
97
ITINERARIO 6. INTORNO AI MONTI DI ALÀ
Nella terra dei coltelli, del granito e del vino
LA COPERTINA.
Mare terso
di Sardegna sulla costa tra
Stintino e l’Asinara (foto di
GiovanniSimeone/Simephoto).
Hanno collaborato
per la documentazione, l’archivio e la redazione:
Carlo Migliavacca
111
CAGLIARI E SASSARI
Un “duello” durato sette secoli
per i testi: Aldo Brigaglia, Maria Immacolata
Brigaglia, Mimma Brigaglia, Lello Caravano,
Daniele Casale, Giuditta Columbano,
Ornella D’Alessio, Emanuele Dessì, Walter
Falgio, Emiliano Farina, Franco Fresi,
Mario Frongia, Eleonora Luce,
Giuseppina Nicoletti, Salvatore Tola
127
ITINERARIO 7. LE BARONIE
“Canto a tenores” fra le piccole Dolomiti
141
ITINERARIO 8. MACOMER E IL MONTIFERRU
Miti e leggende: i contadini di marmo e il santo rubato
per le fotografie: Marco Cernaglia, Mario Garau,
Gianmario Marras, Adriano Mauri, Stefano
Oppo, Antonio Saba, Donato Tore
coordinamento fotografi: Anna Mocci
155
ITINERARIO 9. L’OGLIASTRA
Fascino di terre selvagge
167
ITINERARIO 10. ALLE PENDICI DEL GENNARGENTU
Lassù dove osano aquile e sciatori
183
ITINERARIO 11. INTORNO AL LAGO OMODEO
Tra boschi di sughere e foreste pietrificate
198
COSTA SUD
Un mare di grano
207
ITINERARIO 12. TRA CAMPIDANO E SARCIDANO
Una terra fertile e ricca di storia
219
ITINERARIO 13. IL SULCIS GEOMINERARIO
Un ventre gravido di enormi ricchezze
233
ITINERARIO 14. LA COSTA SUD-OCCIDENTALE
Un pregevole cocktail di tutta l’isola
247
ITINERARIO 15. VILLASIMIUS
Tra fortezze, musei, spiagge e... hotel
Cartine di: Andrea Campagna (itinerari),
Mario Russo
ALLA SCOPERTA DEL PIÙ BEL PAESE DEL MONDO
Direttore responsabile: Luciano Di Pietro
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Bell’Italia
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Prima pagina
UNA SARDEGNA
D.O.C.
Q
ualche tempo fa, concependo questo
numero speciale di Bell’Italia, Sardegna Itinerari, abbiamo azzardato una
scommessa: persino qualche sardo doc avrebbe avuto almeno un’occasione per meravigliarsi, scoprendo nella pubblicazione qualcosa di
nuovo della sua bellissima regione. Ipotesi ardita, certamente, ma forse non del tutto campata in aria.
In primo luogo perché l’Isola è un microcosmo
(“micro”, sì, ma pur sempre cosmo), dove si incontrano e si intrecciano mille e mille realtà e
stimoli diversi. Impossibile conoscerli tutti.
In secondo luogo perché ci saremmo avvalsi di
collaboratori del posto (ai quali va il nostro ringraziamento, così come ai lettori), davvero
esperti della regione, ciascuno di un territorio
in particolare. Proprio loro, senza tralasciare le
tappe classiche (dalla Costa Smeralda alle
spiagge di Chia, dalle rocce d’Ogliastra a Stintino) avrebbero dato il meglio di sé, setacciando i luoghi e scoprendone ogni possibile spunto inedito per richiamare l’interesse del lettore.
Scommessa vinta? Scommessa persa? Non lo si
può certo dire scrivendo un’introduzione. Bisognerà attendere, nella fondata speranza, comunuque, che i nostri 15 itinerari alla scoperta
di quello che si può considerare il cuore più
autentico della Sardegna costituiscano per tutti
una gradevole e stimolante “guida” alla conoscenza sempre più approfondita della straordinaria Isola. Anche per il nostro amico sardo a
denominazione d’origine controllata.
STORIE DI UN’ISOLA
Nella cartina sono indicati confini e denominazioni delle diverse e principali aree geografico-culturali
della Sardegna, così come si sono a poco a poco determinate nel corso della sua storia.
Panorama
EMOZIONI DI UNA
TERRA SENZA TEMPO
Paesaggi immutabili, millenarie opere dell’uomo, tradizioni antichissime,
nuove iniziative, bellezze incomparabili... A ogni passo, la Sardegna continua
a essere una sorpresa. Specie nell’ interno, cuore della sua vita più autentica.
Antonio Saba
DI ELEONORA LUCE
Veduta del selvaggio
altopiano del Golgo nel
supramonte di Baunei,
nell’Ogliastra settentrionale.
on lasciatevi ingannare dal paesaggio sardo. La prima impressione è quella di una
terra totalmente immobile, quasi bloccata
nella fase stessa della sua emersione dal
mare; l’idea di una preistoria ininterrotta, anzi di una
primitività assoluta. È l’impressione che viene al visitatore dalla solitudine, dal silenzio, dalle alture deserte, dal solerte susseguirsi degli altopiani digradanti in azzurri sempre più grigi fino alla linea dell’orizzonte. L’idea, insomma, di una terra che è rimasta
“come Dio l’ha fatta”.
N
Ma guardiamolo più da vicino, il paesaggio. Vedremo in realtà, più o meno evidenti, le tracce dell’attività dell’uomo. Territori modellati dall’azione
d’un lavoro contadino, arcaico ma meticoloso, che nel
corso dei secoli ha marcato il paesaggio coi segni delle colture dominanti: i campi di grano del Campidano e dell’Anglona, i vigneti del Mandrolisai e della
Gallura, gli oliveti del Bosano e del Sassarese. La storia agraria della Sardegna ha conosciuto in seguito
interventi anche più profondi: le bonifiche dell’Oristanese, le grandi opere irrigue nelle zone asciutte, e
15
PANORAMA
“
Territori modellati dall’azione
d’un lavoro contadino,
arcaico ma meticoloso...
...le grandi e piccole ricchezze
dell’archeologia...
”
Gianmario Marras
Basso Sulcis, distesa di vigneti
nei pressi di Santadi. Il vitigno
principe della zona è il Carignano.
più ancora i numerosi laghi artificiali hanno disegnato in diverse parti dell’isola una nuova geografia.
Non v’è dubbio, comunque, che ciò che colpisce e
rimane impresso sia davvero quell’affascinante senso
di primordialità che sprigiona dai grandi spazi intatti
e dai grandi silenzi.
È un’impressione che il viaggiatore che arriva da
fuori coglie già mentre si avvicina alla costa. Basta
pensare all’emozione che ti coglie quando, arrivando
ad Olbia col traghetto, ti si para improvvisamente davanti la gigantesca incredibile forma rocciosa dell’iso-
16
la di Tavolara. O anche a Cagliari, con la nave che
sfiora il massiccio promontorio calcareo della Sella
del Diavolo prima che compaia alla vista il grande anfiteatro sul quale poggia l’insediamento urbano.
A percorrerla passo passo, la costa, non può che riservare una sorpresa dietro l’altra. La Sardegna, coi
suoi 1800 chilometri, rappresenta da sola un quarto
dell’intero perimetro costiero italiano: facile capire
quale miriade di calette, di baie, di spiaggette, di anfratti si possono celare al visitatore in un litorale così
frastagliato e variegato, pronte ad offrirsi a chi sappia
”
I resti del nuraghe Izzana,
il più grande della Gallura,
nella suggestiva Valle della Luna.
trovarle. Basta cercare. Provate a uscire dalle spiagge
più celebrate, da Alghero, da Stintino, dalla Costa
Smeralda, da San Teodoro, da Barisardo, da Villasimius, da Pula, da Carloforte: e andate a esplorare le
altre mille possibilità che la costa vi offre.
“La Sardegna è un posto”, ha scritto qualcuno, “dove se vuoi puoi fare il bagno ogni giorno in un posto
diverso, e godere della privacy più assoluta anche nel
giorno di Ferragosto.”
Ma l’impressione di grande primordialità si accentua ancora di più se, uscendo dalle rotte costiere, ci si
Antonio Saba
“
PANORAMA
avventura per itinerari e percorsi inconsueti all’interno dell’Isola. Non sarà solo la straordinaria varietà
del paesaggio a riservare un continuo susseguirsi di
sorprese, ma anche tutte le grandi e piccole ricchezze
dell’archeologia, della storia, della cultura dei sardi.
Gioielli profusi e diffusi su tutto il territorio isolano,
nelle città come nei paesini, sulle coste come nelle
campagne e nelle alture. Basta abbandonare le direttrici più consapute per vedere quella che viene chiamata da molti “la Sardegna più vera”, che è – nei luoghi, negli uomini e nelle cose – quella interna.
17
Gianmario Marras
“
La Sardegna è un posto dove,
se vuoi, puoi fare il bagno
ogni giorno in un posto diverso...
”
Costa del Sud, la
magnifica insenatura
tra Capo Spartivento e
Capo Malfatano.
PANORAMA
PANORAMA
“
”
“
...i ruderi del castello
dell’Acquafredda, dove abitarono
i figli del famoso conte Ugolino...
”
Gianmario Marras
Si può scegliere di
ripercorrere la ferrovia
Cagliari-Mandas...
Veduta della collina nei pressi di Siliqua,
Cagliari, su cui sorgono i resti del castello
medievale un tempo appartenuto al conte
pisano Ugolino della Gherardesca, immortalato
nella Divina Commedia da Dante Alighieri.
Gianmario Marras
Uno scorcio della campagna
tra Villanova e Sadali vista
dal Barbagia Express.
20
Si può scegliere di ripercorrere la ferrovia a scartamento ridotto Cagliari-Mandas su cui viaggiò, nel
1921, David Herbert Lawrence alla ricerca di spunti
per il suo Sea and Sardinia. Ma anche la strada che
più velocemente cuce tutti insieme i 250 chilometri di
lunghezza dell’Isola fa sfilare sotto gli occhi un campionario di suggestivi itinerari subregionali. Stiamo
parlando dell’antica statale 131, intitolata al re sabaudo Carlo Felice sotto il quale, tra il 1822 e il 1829, fu
costruita, e che ora è stata spianata, allargata ed abbreviata e si fregia dell’appellativo di superstrada.
Da Cagliari a Oristano si corre nel piatto corridoio
dei campidani, ma avendo sulla sinistra le vette
aguzze dei monti minerari e i ruderi del castello dell’Acquafredda – dove abitarono Guelfo e Lotto della
Gherardesca, figli del celebre conte Ugolino, signori
di Villa di Chiesa (oggi Iglesias) – e sulla destra le prime blande ondulazioni della Trexenta, sormontate da
quegli altopiani mozzati che sono le “giare”.
Le colline si fanno più pronunciate quando si sfiora la Marmilla (il richiamo del nome è, molto evidentemente, alle mammillae di cui queste tonde colline
21
“
Il fantastico e unico
paesaggio dei Tacchi...
Ulassai, i giganteschi torrioni di calcare
che dominano il paesaggio della Sardegna
centro-orientale tra Barbagia e Ogliastra.
Gianmario Marras
”
“
...le grandi barriere calcaree
del golfo di Alghero...
”
Gianmario Marras
A destra: lo spettacolare
promontorio di Capo Caccia,
a pochi chilometri da Alghero,
è la costa alta a scarpata più
verticale d’Italia. Pagina
precedente: un momento
della processione per la festa
di Sant’Efisio con la sfilata
dei suonatori di launeddas
per le vie di Cagliari.
“
L’occasione più propizia per
entrare in contatto con la Sardegna
più tipica sono le feste...
24
”
vulcaniche evocano le forme) e si sfila ai piedi delle
ossidiane del monte Arci: sulla sinistra la piana di Arborea va verso gli stagni e le lagune del golfo di Oristano, annunciato da orizzonti sabbiosi e da voli improvvisi di fenicotteri rosa.
Finiscono i campidani, gialli di grano e d’argilla. Si
sale verso Macomer lasciandosi a destra i fianchi della montagna che segue l’ultimo corso del Tirso e, a sinistra, il grande cono vulcanico del Montiferru. Il lungo altopiano di Abbasanta è tutto nero di mura di basalto, circondato dai nuraghi come da una linea di difesa ancora all’erta. Il Màrghine, a destra di Macomer,
oppone la sua dorsale di torrioni dentellati come a
protezione della piana che porta verso i monti del
Nuorese e, subito dopo, la Campeda distende il suo
brullo tappeto di sassi affioranti tra gli asfodeli.
Si scende verso il Meilogu, medius locus del Logudoro (altro nome che evoca una mitica immagine di
ricchezza), conca di brevi pianori contadini; si attraversano le gole di calcare che salgono verso Sassari
(prima ci si arrampicava per una strada tutta curve
detta appunto Scala di Giocca, cioè chiocciola: ora la
fora una rapida galleria) e attraverso quelli che un
tempo erano gli orti sassaresi si corre verso il mare,
chiuso davanti a Porto Torres dal basso profilo dell’isola dell’Asinara.
È un lungo viaggio. Eppure tralascia, a occidente, le
brulle masse del Sulcis e dell’Iglesiente, che precipitano al mare con scogliere e faraglioni, le arenas dell’Oristanese, i pendii di macchia mediterranea del Bosano, le grandi barriere calcaree, ricche di grotte antiche, del golfo di Alghero, la vasta solitudine delle
Nurre; e a oriente le forre montane dei Sette Fratelli,
dove ancora sopravvive la fauna d’altri tempi – il cervo, il daino, l’avvoltoio, il muflone –, i valloni selvosi e
gli orridi del Sàrrabus-Gerrèi, le scogliere di porfido
rosso dell’Ogliastra, le Barbagie col massiccio cuore di
pietra del Gennargentu punteggiato dai biancori delle
greggi, le spiagge sinuose delle Baronie e, dopo l’imponente dosso dell’isola di Tavolara, i graniti di Gallura grigi e rosati, levigati da piogge e venti millenari,
autentiche sculture del tempo in questo paesaggio
che fa della Sardegna una terra senza tempo.
Feste per ogni stagione
Un famoso geografo francese, parlando delle isole del
Mediterraneo, le divideva in due categorie: da una
parte le isole-prigione, quelle cioè la cui popolazione
era rimasta chiusa in se stessa, non lasciandosi permeare dagli influssi esterni; dall’altra le isole - carrefour, crocevia e luogo d’incontro di civiltà e culture
differenti che avevano avuto modo di fondersi, di
contaminarsi, di lasciare tracce di sé nella cultura locale. E la Sardegna? La Sardegna, diceva, è stata un
po’ tutt’e due le cose.
La Sardegna è stata per lunghi secoli approdo,
sbocco commerciale, terra di conquista, avamposto
strategico dei grandi traffici economici e militari del
Mediterraneo, il che è come dire dell’intero mondo
occidentale classico. A partire dal declino della civiltà nuragica (intorno, a occhio e croce, al 700 a.C.)
nell’Isola si sono succeduti, da pacifici mercanti o da
conquistatori armati, i fenici, i cartaginesi, i romani,
i bizantini, i vandali. E poi, dopo un periodo felice
di autogoverno che viene ricordato come un’autentica età dell’oro (con l’Isola divisa in quattro Giudicati
i cui capi, judikes, non regnavano in nome e per conto di potenze esterne), a partire dall’anno 1000 ecco
di nuovo sbarcare e succedersi nel dominio una serie di altri popoli: i pisani e i genovesi, i catalanoaragonesi, gli spagnoli, gli austriaci e infine i piemontesi, dal 1720 fino all’Unità d’Italia. E con questa, finalmente, la fine delle dominazioni straniere
(nell’Isola non manca chi sostiene che anche quella
25
Le coste impervie e rocciose
con le falesie a picco sul mare
dell’isola di Tavolara,
di fronte a Porto San Paolo,
località a sud di Olbia.
“
Gianmario Marras
La meta era una spiaggia che avevamo
visto luccicare sotto il profilo di montagne
azzurre, dall’altra parte del golfo...
UNA GIORNATA AL MARE
Salpammo in barca a vela la mattina presto che era ancora fresco, col mare increspato da graffi di vento, e non
tornammo se non dopo mezzanotte. La meta era una
spiaggia che avevamo visto luccicare sotto il profilo di
montagne azzurre dall’altra parte del golfo; a volte sembrava una striscia bianchissima, altre una vera e propria
nuvola di oro rosato.
Tutt’intorno, a perdita d’occhio, non c’era niente tranne
che natura selvaggia, vergine e intatta come l’avevano
lasciata le mani del Creatore. Mai avevo provato una simile sensazione di primordialità. Qualsiasi altro paesaggio sembra banale e piatto, adulterato e sfruttato, quando lo paragono alla natura della Sardegna e alla sua prospettiva di eternità. E in nessun’altra parte era così conturbante come qua. Ci sentivamo come pigmei, come
pulci, come microbi mentre correvamo su quell’interminabile spiaggia candida.
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Ci spingemmo anche all’interno. Gli oleandri erano in
fiore in diverse sfumature di rosso, e c’erano altri cespugli con fiori gialli dal profumo intenso, di una specie che
non avevo mai visto prima. Ci imbattemmo in animali
selvatici con i loro piccoli, molto più incuriositi che spaventati. Stavano lì a lungo a guardarci, prima di decidersi a correre o volare via.
All’improvviso sentimmo dall’alto delle strida acute, e
soltanto allora le piccole creature apparvero davvero impaurite. E ne avevano ben donde, perché si trattava di
un’intera famiglia di aquile: gli enormi maestosi genitori
e tre piccoli ancora goffi ed incerti sulle ali. Andarono
avanti con le loro esercitazioni di volo per tutto il giorno,
palesemente interessate ai nostri movimenti. Quando ci
muovevamo lungo la spiaggia ci accompagnavano dall’alto, e durante le ore di mezzogiorno le loro ombre ci
ruotarono intorno sulla sabbia candida. Se ne stavano
tra noi e il sole, ora volando basso, ora ad altezza vertiginosa. Ai loro insistenti gridi simili a lamenti rispondeva
un coro di gabbiani impauriti, e negli intervalli sentivamo più acuti che mai il silenzio e la solitudine.
Eravamo completamente presi e senza parole: le parole
erano diventate improvvisamente superflue, davanti a
quella sensazione di eternità. Gridando e cantando a
squarciagola tentammo di dominare il brivido di panico
che ci correva lungo la schiena. La solitudine era tale che
ci sembrava di essere i primi esseri viventi su una terra
nuova, o gli unici sopravvissuti di una civiltà scomparsa.
Lungo il bordo del mare, e più lontano dove le onde arrivavano solo durante le alte maree equinoziali, c’erano file di conchiglie di ogni immaginabile forma e colore:
conchiglie porpora e azzurre, altre delicate ovali rosa
pallido, altre più piccole giallo zafferano e arancione.
C’erano anche dei sassi belli e inusitati, alcuni con den-
”
tro dei fossili. Ma la cosa più bella di tutte erano i coralli, di ogni forma e dimensione.
Mentre sguazzavamo nell’acqua, su un fuoco che avevamo
acceso con dei legnetti già cuocevano le patate novelle, e
sul coperchio della pentola riscaldavano delle zucchine ripiene. C’erano anche prosciutto, fichi, formaggio e un cesto di ciliegie grandi come susine. L’appetito era enorme.
Dopo di che ce ne stemmo distesi, mezzo addormentati,
all’ombra di una grande roccia, sputando semi di ciliegia
sul bordo dell’acqua.
Era un tale incanto che all’improvviso ci fermammo, colpiti dallo stesso pensiero: avremmo mai più avuto, in vita nostra, l’opportunità di vivere in un’Arcadia come
questa, dove tutto sotto il sole era gioia istintiva?
(tratto da Interludio di Sardegna, della scrittrice svedese Amelie Posse Bràzdova, ed. Tema, Cagliari)
27
PANORAMA
Le “rocce rosse”, le imponenti
guglie di marmo granitico che
caratterizzano la zona nei
pressi del porto di Arbatax.
Bètilo. Monolite di grandi dimensioni, di simbologia
fallica, spesso anche scolpito con simboli sessuali
maschili o femminili. Se ne trovano di splendidi a
Tamuli (Macomer) e a Goni.
Bilancella. Imbarcazione a vela latina con cui – a cavallo tra la seconda metà dell’Ottocento e i primi decenni del secolo successivo – i battellieri di Carloforte trasportavano i minerali estratti dalle miniere del
Sulcis-Iglesiente.
Canto a tenores. Quartetto di voci non accompagnate, tipico dell’area pastorale.
Casgiulata. Sorta di formaggella non dolce, tipica
della Gallura.
Cheremulite. Particolare materiale vulcanico tipico
della zona di Cherèmule, usato in edilizia per il suo
potere isolante.
Costumbrismo. Stile pittorico importato in Sardegna
agli inizi del Novecento da un gruppo di artisti spagnoli. È all’origine della grande scuola pittorica sarda.
Cumbessìas. Stanzette, dette anche muristenes, costruite intorno alle chiese campestri per ospitare i
pellegrini.
Disamistades. Alla lettera “inimicizie”. Erano le
grandi faide che dividevano le famiglie rivali.
Dolmen. Costruzione megalitica del periodo prenuragico. Celebre quello de Sa Coveccada, nei pressi
di Mores.
Domus de janas. Alla lettera “case delle fate”. Grotticelle scavate nella roccia per seppellirvi i morti. Risalenti al prenuragico (3000-2000 a.C.), sono sparse
un po’ ovunque nell’Isola. Le più spettacolari a
San’Andrea Priu, nei pressi di Bonorva.
Fil ’e ferru. La tipica acquavite sarda. I distillatori
clandestini la nascondevano sottoterra e lasciavano
sporgere un pezzo di fil di ferro (fil ’e ferru) per ricordarne l’ubicazione. Da qui il nome.
Fiore sardo. Tipo di pecorino a denominazione d’origine protetta, particolarmente stagionato, tipico di
Gavoi.
Furriadroxiu. Abitazione contadina, tipica del Sulcis.
Galanzieri. Battellieri di Carloforte. Vedi Bilancella.
Giudicato. Uno dei quattro “regni” (Gallura, Logudoro, Arborea e Cagliari) in cui era divisa la Sardegna tra il 1000 e il 1300.
Guttiau. Pane carasau (la “carta da musica”) scottato
al forno e condito con olio d’oliva, sale e rosmarino.
Làdiri. Antichi mattoni di paglia e fango crudo, tipici del Campidano.
Launeddas. Uno dei più antichi strumenti musicali
del Mediterraneo. Formato di tre canne, viene suonato con una particolare tecnica di respirazione.
Lolla. Tipico loggiato del cortile interno della casa
campidanese.
28
Maccarrones de ungia. Gnocchetti fatti a mano, tipici del Logudoro.
Mamuthones. Tipica maschera carnevalesca di Mamoiada.
Mastru frailarzu. Nome sardo del fabbro ferraio,
identifica in particolare l’artigiano coltellinaio.
Muristenes. Vedi Cumbessias.
Nuraghe. Il più tipico monumento archeologico, autentico simbolo dell’Isola. Costruzione megalitica
della civiltà nuragica (2000-500 a.C.), ha forma troncoconica e struttura più o meno complessa. Sull’intero territorio regionale se ne contano oltre 7000.
Panada. Sfoglia ripiena di carne o anguille, tipica di
Òschiri e di Assèmini.
Pane a fittas. Spianata dura tagliata a pezzettini, bollita e cucinata con il sugo di pecora. Piatto tipico del
Logudoro.
Pane fine. Detto anche spianata, è il pane tipico di
Ozieri.
Papassinos. Dolci a base di pastafrolla, mandorle e
uva passa.
Pastore fonnese. Razza di cane particolarmente selvatico e robusto, si distingue nella guardia.
Resolza. Tipico coltello a serramanico della Sardegna. Si produce soprattutto – con forme diverse – a
Pattada, Arbus. Guspini, Santu Lussurgiu.
Retablo. Grande tavola dipinta, divisa in vari riquadri,
usata per decorare gli altari. Importata dai maestri spagnoli, diede vita a una grande scuola di artisti isolani.
Sapa. Sciroppo di mosto, usato per condire o riempire i dolci.
Sospiri. Dolci a base di pasta di mandorle, tipici di
Ozieri e del Monte Acuto.
Stazzo. La caratteristica fattoria gallurese, unico
esempio in Sardegna (insieme al furriadroxiu del
Sulcis) di insediamento rurale stabile.
Suppa cùata. Alla lettera “zuppa nascosta”, deve il
nome alla crosta di formaggio grigliato che copre gli
strati di pane bollito nel brodo. Una prelibatezza che
è il simbolo della cucina di Gallura.
Tacchi. Spettacolari grandi torrioni di calcare tipici
del paesaggio montano dell’Ogliastra.
Tanit. Divinità femminile fenicia, alla quale venivano dedicati sacrifici anche umani.
Tiriccas. Dolci a base di pastafrolla e sapa (vedi).
Tomba di giganti. Monumenti funebri dell’età nuragica, così chiamata dalla fantasia popolare per le sue
grandi dimensioni dovute, in realtà, al fatto che si
trattava di sepolture collettive.
Zichi. Pane tipico di Bonorva.
Ziminu. Saporitissima zuppa di pesce. La si può gustare con questo nome in Gallura, nel Sassarese e a
Cagliari.
“
Le scogliere
di porfido rosso
dell’Ogliastra...
Gianmario Marras
“LEGGERE” LA SARDEGNA (PICCOLO DIZIONARIO DI TERMINI RICORRENTI )
italiana sia stata – e sia – una politica di sfruttamento delle risorse regionali e di sostanziale disinteresse per i problemi veri del popolo sardo: ma questa è
un’altra storia).
Quando cominciarono ad arrivare i primi invasori,
una parte dei sardi si rifugiò nei monti dell’interno,
riuscendo a resistere ai vari tentativi di conquista e
serbando quindi intatti nei secoli l’indole e i caratteri
primigeni. Gli altri si abituarono a convivere con i
”
nuovi venuti, appresero a commerciare con essi o a
combattere al loro fianco. Ne attinsero informazioni,
stili di vita, idiomi, atteggiamenti. Il sardo di oggi è il
frutto di tutto ciò, un misto di primordialità chiusa e
di visione moderna, un singolare crogiuolo che ne fa
un popolo assolutamente unico, diverso da qualsiasi
altro. Le espressioni della cultura popolare – la lingua, i costumi, la cucina, l’artigianato – sono lo specchio fedele di questa diversità.
29
PANORAMA
Antonio Saba
Il complesso cultuale nuragico di Sos
Nurattolos, nella natura incontaminata
di Alà dei Sardi, tra fonti perenni,
foreste di lecci e sugherete.
L’occasione più propizia per entrare a contatto con
questa Sardegna così tipicamente “sarda” sono le feste: le grandi sagre religiose, le feste paesane e campestri, le animate manifestazioni del Carnevale, gli
spettacolari appuntamenti delle quattro maggiori
città isolane. Se ne contano più di 1000 all’anno, di feste, raccolte perlopiù in periodi che coincidono con
quelle che erano un tempo le stagioni e le scadenze
dell’annata agricola.
D’inverno quasi tutti i paesi segnano con grandi
falò, accesi in onore di sant’Antonio abate, l’inizio del
Carnevale, che poi proseguirà con maschere simboliche e forme espressive che variano da zona a zona e
da paese a paese. Il ciclo primaverile è segnato dalle
cerimonie pasquali, con le processioni dei Misteri e i
riti della Passione. D’estate, infine, è un’esplosione
che investe ogni centro abitato, ogni chiesa di campagna, ogni memoria votiva. Qui la festa è anche occasione d’incontro, di amicizia e di convivialità, e la gara è a chi offre a tutta la comunità, compresi i fortunati turisti, il pranzo più abbondante e saporito, i balli
più coinvolgenti, l’atmosfera più ospitale. Il mangiare
– rigorosamente gratuito – è a base di pietanze tipiche: porcetto arrosto, pecora bollita e, nelle località
più vicine alla costa, grandi grigliate di muggini.
30
Nei quattro capoluoghi, il grande appuntamento
annuale con la festa è l’occasione per sfoggiare il variopinto costume tradizionale, un tripudio di colori
che ogni anno non manca di emozionare migliaia di
partecipanti. A Oristano, la domenica e il martedì di
Carnevale, si svolge lo spettacolare torneo della Sartiglia, con i cavalieri in costume che si sfidano a infilare
con la spada, a galoppo sfrenato, una stella d’argento
appesa per aria: il numero di stelle infilzate segnerà
gli auspici dell’annata agraria.
Il Primo maggio, a Cagliari, si celebra la più antica
delle feste religiose, in memoria di un voto fatto dalla città circa 400 anni fa – in occasione di una terribile
pestilenza – a sant’Efisio patrono della Sardegna: 23000 persone con i costumi di tutti i paesi dell’Isola
accompagnano in processione il santo dal capoluogo
fino a Nora, luogo del suo martirio. A Sassari, la penultima domenica di maggio, è la volta della Cavalcata sarda a radunare in una fantasmagorica sfilata i
costumi di tutta la regione. E a Nuoro, infine, si celebra l’ultima domenica di agosto la Sagra del Redentore, con una lunga processione di fedeli in costume
che si snoda dalla città verso la cima del troneggiante
monte Ortobene, dominato dalla statua del Cristo cui
la festa è dedicata. Itinerario 1
Dalla Gallura al Monte Acuto
LO SPLENDIDO
ENTROTERRA DELLA
COSTA SMERALDA
DI FRANCO FRESI
anta Teresa
di Gallura,
situata
com’è di
fronte alla
Corsica, è la cittadina
più settentrionale
della Sardegna. Fu
fondata nel 1808 dai
Savoia, proprio nel
cuore delle Bocche di
Bonifacio, per presidiare la costa dalle
minacce di invasione
delle forze napoleoniche. Si dice che il
nucleo originario,
con la rigorosa geometria delle sue strade e i nitidi rettangoli
delle piazze, lo avesse disegnato Vittorio
Emanuele I in persona, ricalcandolo dalla lineare ortogonalità di Torino. Il nome di Santa
Teresa è più un omaggio alla regina che alla santa, così come a San
Vittorio (ma in onore del re) venne intitolata la parrocchiale. Il territorio era stato abitato già da prima dei piemontesi: vi si erano
S
33
Fotografie di Gianmario Marras
DALLA GALLURA AL MONTE ACUTO
Sopra: nell’arco di millenni vento e mare hanno scolpito nelle forme più bizzarre le rocce di granito di Capo Testa,
vicino a Santa Teresa di Gallura. Oggi la stessa natura “lavora” per gli amanti del windsurf (pagina precedente)
nella suggestiva insenatura di Cala Reale. Sotto: protagonista indiscusso della prima parte del nostro itinerario
è il mare, incantevole come quello di Rena Bianca, la celebre spiaggia di Santa Teresa di Gallura.
succeduti comunità nuragiche, i romani – che vi avevano fondato due centri, Tibula e Lungonis (nome quest’ultimo con cui tuttora i galluresi chiamano il paese)
–, i genovesi e i pisani, Eleonora d’Arborea, gli aragonesi e i catalani. Meritano una visita la candida spiaggia di Rena Bianca, la torre aragonese dalla quale pare potersi toccare la bianca falesia della vicina Corsica, ma soprattutto la località di Capo Testa dove nei
34
millenni il mare e il vento hanno trasformato il paesaggio dei graniti nella più singolare e affascinante
galleria di uomini e animali di pietra.
Palau è un lindo paesello di mare, sulla costa settentrionale della Sardegna, di fronte all’isola di La
Maddalena alla quale è collegato da numerose corse
di traghetti. Fondato alla fine dell’Ottocento, deve il
suo originario sviluppo alla linea ferroviaria (attual-
35
DALLA GALLURA AL MONTE ACUTO
Antonio Saba
Antonio Saba
ITINERARIO 1
Gianmario Marras
A sinistra: la roccia di Capo d’Orso è la straordinaria terrazza panoramica sul primo tratto
del nostro itinerario. Da qui si vedono Palau e l’arcipelago di La Maddalena fino
a Caprera. Sopra: dopo un tuffo nel blu cobalto di Cala Capra, a 4 chilometri da Palau,
si può proseguire verso Arzachena per un’escursione archeologica. Tra i quattro siti di età
nuragica di maggiore interesse, da non perdere le tombe di giganti di Li Lojghi (sotto).
mente utilizzata solo a scopi turistici) che lo collegava
a Tempio e a Sassari, e ora al turismo. Di forte richiamo sono la straordinaria roccia di Capo d’Orso, a 5
chilometri dal centro, il raffinato borgo marino di Porto Rafael e la zona archeologica di Li Mizzani.
Devozione e storia a Luogosanto
Uscendo da Palau sulla statale 125 si va verso Arzachena, capoluogo della Costa Smeralda. Trascuriamo
36
gli itinerari costieri e dirigiamoci invece verso l’interno sulla strada che porta a Luogosanto, per fermarci a
vedere quattro siti archeologici di grande rilevanza,
tutti compresi in un fazzoletto di terra: il nuraghe La
Prisgiona, le tombe nuragiche di Coddhu Ecchju e Li
Lojghi, e la necropoli di Li Muri.
Si prosegue quindi per Luogosanto, distante 15
chilometri. Poco prima del paese una grande scalinata, nascosta dalla vegetazione: in parte ricavata dai
capricci della roccia, in parte costruita con massi trovati sul posto, conduce, attraverso i suoi ripidissimi
448 gradini, al sommo del rilievo granitico su cui sorgono i resti imponenti del castello medievale di Balaiana con la chiesetta di San Leonardo, tutta in nudo
granito, un tempo cappella del castello. Da lassù si ha
una splendida vista panoramica. A 1 chilometro da
Luogosanto c’è, sulla destra, il bivio che, percorrendo
una stradina asfaltata che si snoda fra sugherete e
macchia mediterranea, porta a un altro castello medievale, Santo Stefano, detto anche di Baldo. All’ingresso del paese, imperdibile la visita, sulla sommità dell’omonima collina, alla chiesetta-eremo di
San Trano. È una suggestiva grotta naturale di granito, costruita nel luogo dove, secondo la leggenda, sarebbero sepolti i corpi di due pii anacoreti, Nicolò e
Trano, che vi avrebbero soggiornato secoli addietro.
Dalla collina si gode una vista straordinaria, con lo
37
ITINERARIO 1
IL MAGNETISMO DEI “GIGANTI”
sguardo che spazia fino alla Corsica. Tutto il territorio
qui è ricco di chiesette campestri e di un’atmosfera
mistica che motivano e giustificano il nome di Luogosanto, il “Locus Santus” del Giudicato di Gallura. Antichissimo centro rurale sulle pendici di Monti
Ghjuanni tra graniti e boschi di querce, nel mese di
settembre il paese diventa meta di un affollato pellegrinaggio di fedeli diretti alla basilica-santuario di
Nostra Signora, Regina di Gallura. Costruita nei primi anni del Duecento, vanta una “porta santa” che
viene aperta ogni sette anni (il 7 settembre) con una
cerimonia solenne. Attrazione turistica è anche, alla
periferia del paese, la fonte della Filetta, le cui acque
oligominerali, fresche e gradevolissime, hanno effetti
curativi delle disfunzioni epatiche. La si raggiunge
per una comoda strada asfaltata.
Facciamo un salto a Olbia – centro ampiamente conosciuto sul quale non occorre soffermarsi se non per
segnalare la recentissima apertura di uno splendido
(anche dal punto di vista architettonico, per merito di
Luogosanto, antichissimo centro rurale tra Tempio
e Arzachena, conserva molte testimonianze della devozione
locale, come l’eremo di San Trano (sotto), risalente al 1230,
e la chiesa di Santo Stefano (pagina seguente), posti in un
suggestivo paesaggio collinare che spazia su ampi orizzonti.
Fotografie di Antonio Saba
Alla tomba di giganti di Li Mizzani si arriva da
Palau attraverso una strada asfaltata solo per un
tratto. Qui il rabdomante di Palau Mauro Aresu,
una decina d’anni fa, disteso su una pietra della
tomba per riposarsi, constatò la scomparsa dei dolori reumatici che l’affliggevano da anni: il ramoscello
biforcuto che usava per il proprio lavoro di cercatore d’acqua si agitava nel sito archeologico sebbene
sottoterra non ci fossero falde freatiche. Fece i suoi
esperimenti pure nelle aree archeologiche di Arzachena e altrove: i fenomeni si presentavano uguali,
anche in altre persone, come forze capaci di lenire i
dolori legati al sistema osseo e nervoso. Dedusse
quindi che le forze prodotte dalle “linee magnetiche”, come lui le chiama, attivate dalla presenza
dell’acqua, e quelle prodotte dai siti archeologici sono simili: solo che queste ultime hanno anche potere
terapeutico. Dal momento della scoperta, sulla quale Aresu ha scritto due libri, i turisti estivi si recano
alla tomba di giganti di Li Mizzani in flusso quasi
continuo. Altrettanto accade per le tombe di Coddhu
Ecchju e di Li Lojghi, ad Arzachena.
DALLA GALLURA AL MONTE ACUTO
NELLA “SECONDA CASA” DEL CONTE UGOLINO
Il castello di Balaiana venne eretto nel 1050 da Costantino I giudice di Gallura. Sembra che dopo Costantino vi
risiedessero temporaneamente anche altri giudici di Civita (l’attuale Olbia). Fu distrutto dal re Alfonso d’Aragona, intorno al 1422. Oggi ne resta soltanto una poderosa
ala di muro lunga 6 metri e alta 4, restaurata di recente.
Fu risparmiata solo la cappella dedicata a San Leonardo,
esempio singolare di costruzione sacra medievale.
Il “castello” di Santo Stefano pare fosse più una villa
residenziale, un palazzo padronale. C’è chi afferma addirittura che fosse una delle tante “seconde case” del
pisano Ugolino Visconti, più noto come Nino di Gallura, amico di Dante (che lo ricorda nella Divina Commedia), o di Ubaldo Visconti, figlio di Lamberto e di
Elena di Gallura, marito della “giudicessa” Adelasia di
Torres. Forse per questo la villa viene chiamata Lu Palazzu di Baldu. Rimangono ancora tre imponenti pareti
38
in grandi blocchi di granito finemente lavorati e una
scala esterna ridotta ormai a monconi di granito infissi
nel muro. Le pareti sono abbellite da eleganti finestre a
ogiva. Intorno, resti di un villaggio in cui potevano abitare una trentina di persone: scavati da poco, hanno
portato alla luce il basamento delle mura perimetrali,
una fornace a struttura circolare per la cottura di tegole e oggetti in terracotta, vani di abitazioni, magazzini,
stalle, botteghe artigianali.
Tra i reperti ceramici, sono di particolare interesse
frammenti di ciotole, catini e boccali smaltati e decorati
da ricondurre alla “maiolica arcaica” pisana datata dal
1280 al 1450. Un altro gruppo di reperti presenta tutte
le caratteristiche della ceramica detta italo-moresca e
di quella islamica occidentale. Un importante reperto
vitreo sembra collegarsi direttamente alla produzione
vetraria siriana del XII-XIV secolo.
39
ITINERARIO 1
Vanni Maciocco) museo archeologico – e da qui, procedendo sulla provinciale per Lòiri e Padru, arriviamo al ponte sul fiume Padrogiano. Un cartello indica i
resti di una fattoria romana. Scavata dall’archeologo
Antonio Sanciu, attratto da un blocco di granito con
inciso il simbolo di Tanit, deità punica, la fattoria,
operativa intorno al 150 a.C., fu abbandonata verso il
25 d.C. Rimangono i resti dell’ingresso principale, di
una casa d’abitazione a due piani, di stalle, di macine, di due cisterne forse usate per la conservazione
dell’olio o del vino. Evidenti tracce di incendio fanno
pensare a un saccheggio che ha distrutto la fattoria.
Fotografie di Antonio Saba
Castelli e tombe tra gli olivastri
UNA STAGIONE RICCA DI NOVITÀ
In Costa Smeralda quest’anno la stagione si presenta
ricca di novità e appuntamenti cultural-mondani. La Costa è tornata in piena attività già da marzo, ospitando il
lancio internazionale dell’ultimo modello della Audi. Ai
primi di aprile, poi, il tradizionale appuntamento mondano con la cena di gala all’Hotel Cala di Volpe ha inaugurato ufficialmente la stagione smeraldina.
Gli eventi si susseguono a ritmo sempre più serrato con
l’avvicinarsi dell’estate, passando dalle sfilate di moda ai
concerti, dalle presentazioni dei libri alle esposizioni d’arte e gioielleria, dai tornei di golf alle regate veliche e alle
competizioni sportive che vedono in primo piano personaggi celebri, tutte manifestazioni che rendono la Costa
Smeralda protagonista delle cronache.
Il tutto avviene in una cornice che ogni anno offre una
nuova veste per continuare a far sognare quanti da oltre
40 anni decretano il successo della Costa Smeralda, scegliendola quale meta turistica privilegiata a livello internazionale.
La novità di rilievo per il 2004 è all’Hotel Romazzino
che presenterà 37 camere completamente ristrutturate,
tra cui le suite più prestigiose, Royal e Presidential: ol-
40
tre alle innovazioni tecnologiche – impianti musicali,
video, Internet – camere e bagni saranno caratterizzati
da colori diversi secondo lo stile che contraddistingue
la Sardegna, con l’utilizzo di tessuti, marmi e piastrelle
a mosaico. Inoltre, l’albergo, che si affaccia direttamente su una delle spiagge più belle della zona, proporrà
programmi ad hoc per le famiglie grazie alle strutture
create appositamente lo scorso anno.
E poi, per continuare a sognare: l’Hotel Cervo, rifugio
ideale per chi ama vivere al centro del villaggio di Porto
Cervo, sia pur in tranquillità; l’Hotel Pitrizza, che proprio lo scorso anno ha inaugurato due suite esclusive, due
ville private all’interno dell’albergo ciascuna con piscina
privata, alle quali quest’anno si aggiunge la terza villa
con spiaggia privata; e ultimo, ma non meno importante,
l’Hotel Cala di Volpe, da anni simbolo della Costa Smeralda, che si presenta con una nuova veste nell’area esterna
del ristorante a bordo piscina.
Per quanti, invece, in Costa Smeralda sono per lavoro,
nuovi business center in tutti gli alberghi della catena
Starwood che si aggiungono al Centro Congressi, già
teatro di importanti riunioni (A.B).
Appena più in là svettano i resti del castello medievale di Pedres, erto su un’alta roccia di granito. Fu costruito dai Doria nell’area dove sorgeva Villa Petrosa,
un villaggio di cui oggi rimangono poche tracce. Una
curiosità: la chiesa di Pedres, di cui si hanno notizie
solo nei documenti del 1600, era dedicata a San Trano
(lo stesso eremita di Luogosanto?). Del castello restano invece imponenti vestigia: la cintura muraria di
forma pentagonale e la torre a base quadrata, originariamente a tre piani. Dai documenti d’archivio si sa
che, dopo essere passato dai genovesi ai pisani, agli
inizi del Trecento era sotto il controllo aragonese; e
che nel 1339 il castellano era un frate dell’ordine di
San Giovanni di Gerusalemme. Il castello risulta ancora utilizzato alla fine del XVIII secolo.
Nelle vicinanze, sorge la tomba di giganti di Su
Monte de s’Ape, quasi nascosta dalla macchia mediterranea e dagli olivastri. Secondo un’ipotesi accreditata, si tratta di una tomba a galleria (1800-1600 a.C)
adattata successivamente (1600-1300 a.C) a tomba di
giganti. Consta di una camera tombale, di un’ampia
esedra delimitata da 10 ortostati (lastre di pietra piantate verticalmente nel terreno) originariamente rinforzati da una panchina ormai in gran parte mancante.
Vi sono stati ritrovati materiale ceramico, frammenti
di vasi da offerta e di
oggetti a carattere funerario e un pugnale in
bronzo. Il sepolcro potrebbe essere stato usato
fino al Bronzo Recente
(1300-1150 a.C.).
Proseguendo per una
decina di chilometri, dopo aver attraversato Lòiri si arriva a Padru, grosso borgo agricolo che si
stende in un’ampia conca ricca di sorgenti, di
verdi quadrati di orti e floridi vigneti. Attuale frazione
di Buddusò, Padru apparteneva nel Medioevo al ducato di Monte Acuto. Alla periferia del paese c’è l’antica
chiesa parrocchiale di San Michele Arcangelo in stile
rustico. Tipici insediamenti del vasto territorio lungo la
provinciale che corre verso la S.S. 389 sono le frazioni
dai nomi caratteristici: Biasì, Budò, Graniatogghju, Casteddu, Ludurru, Sa Serra, Sozza, Cuzzola, Pedrabianca, Sos Runcos. A Sa Serra è in attività una struttura
agrituristica-bed and breakfast di prim’ordine.
Una trentina di chilometri dopo Padru ci si immette nella S.S. 389 e, continuando verso Buddusò,
si raggiunge Alà dei Sardi. Quasi al centro di una
conca bordata da colline coperte di sugherete, il
centro agricolo-pastorale sorge su un leggero pendio. I molti nuraghi che
costellano il territorio
A sinistra: i resti del
tempietto nuragico
di Sos Nuràttolos, nei
pressi di Alà dei Sardi.
In alto: non lontano da
Olbia, tappa intermedia
del nostro itinerario, si
trovano i resti del castello
medievale di Pedres,
con la torre maestra che
ancora domina la piana.
Pagina precedente: i resti
di una fattoria romana
del II secolo a.C., poco
a sud di Olbia.
41
ITINERARIO 1
OSPITALITÀ
Alà dei Sardi
Ristorante-pizzeria San Lorenzo, tel. 079.723250. Da 3
euro per una pizza a 25 euro per un pasto con menu
di carne o pesce.
Albergo-ristorante Antica Feronia, tel. 079.723515.
Specialità locale: il pregiatissimo miele di monte, di
peso e qualità superiori ad altri dell’Isola.
Arzachena
Albatros Club Hotel, viale Costa Smeralda, tel.
0789.83333. Dentro il paese, sistemazione ospitale a
prezzi contenuti. Mezza pensione 80-150 euro.
Hotel Cala di Falco, Cannigione, tel. 0789.899200. Stile
mediterraneo, sul mare, splendida piscina, ristorante
e discoteca all’interno. Mezza pensione 66-96 euro.
Hotel Capriccioli, loc. Capriccioli, tel. 0789.96004.
Tre stelle, spiaggia privata, ottimo ristorante. Mezza
pensione 78-149 euro.
Residenza Capriccioli, loc. Capriccioli, tel. 0789.96016.
Per una vacanza familiare sul mare più bello del mondo.
Appartamenti per 2 persone da 300 euro la settimana.
Hotel Ristorante Grazia Deledda, strada per Baia Sardinia, tel. 0789.98990. Due nuovi gestori, Nello e Tommaso, rilanciano la struttura con grande cortesia. Nell’hotel la doppia con colazione va dagli 80 euro della bassa
stagione ai 250 di ferragosto. Il ristorante propone piatti
tradizionali insieme a ricette sofisticate come il millefoglie di branzino e melanzane. Pasto dai 40 ai 100 euro.
Hotel Micalosu, Cannigione, tel. 0789.86326. Su
un’altura da dove si dominano il golfo e l’arcipelago
di La Maddalena. Mezza pensione 50-110 euro.
Hotel Nibaru, loc. Cala di Volpe, tel. 0789.96038. Tre
stelle molto brillanti. Camera doppia 106-230 euro.
Hotel Piccolo Pevero, loc. Pevero, tel. 0789.94551.
Oasi di ospitalità nel cuore della Costa. Pernottamento con prima colazione 40-80 euro.
Per i tantissimi B&B e gli agriturismi chiedere informazioni all’Azienda di Soggiorno, tel. 0789.81090.
Luogosanto
Ristorante-pizzeria Da Tommy, tel. 079 652495. Menu 10-38 euro.
dimostrano che esso fu densamente abitato in età
preistorica. Il paese, dopo essere appartenuto nell’Alto Medioevo al Giudicato di Torres (curatoria di
Monte Acuto), passò agli aragonesi. Nella parrocchiale di Sant’Agostino si possono ammirare un bel
crocifisso e un’antica statua della Madonna del Rosario. Da ricordare: il 4 ottobre, festa di San Francesco,
migliaia di persone arrivano alla chiesa campestre
del santo dove viene offerto a tutti un grande pran-
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Ristorante-pizzeria Il Pino, tel. 079.652552. Menu 1540 euro.
Albergo-ristorante San Trano, via San Trano, tel.
079.6573026. Appena inaugurato, propone la mezza pensione da 45 a 90 euro e la pensione completa
da 55 a 110 euro.
Agriturismo Vaddhidùlimu, tel. 079.652419. Cibi genuini di antica tradizione gallurese. Menu tipico 38
euro, pernottamento 30 euro.
Padru
Ristorante-bar La Foresteria, tel. 0789.45592. Menu
da 25 euro.
Agriturismo-B&B Casteddu, tel. 0789.45910. Menu
abbondante 40-45 euro, pernottamento 35 euro.
Agriturismo-B&B Fratelli Muzzu, tel. 0789.49166.
Menu 25 euro, pernottamento 31 euro.
Palau
Numerosi i ristoranti specializzati nei prodotti del mare, in cui spicca lu ziminu, saporita zuppa di pesce.
Ristorante-pizzeria Da zio Nicola, tel. 0789.708520.
Con terrazza sul mare. Menu 12-25 euro.
Franco, tel. 079.709558. Al centro del paese sulla
strada per Capo d’Orso. Menu 40-60 euro.
La Griglia, stazzo Pulceddu, tel. 0789.708143. Menu
20-40 euro.
Non mancano gli agriturismi: Lu Stazzaréddhu, nella zona di Scopa, vicino all’abitato; Lu Lurisincu e
Lu Palazzéddhu, presso il ponte sul Liscia. Da 30 a
35 euro per persona in camera doppia.
Hotel Capo d’Orso, tel. 0789.702000. 62 stanze, 2 piscine, ottima cucina, atmosfera riservata con spiaggia privata. Mezza pensione 91-195 euro.
Hotel Piccada, tel. 0789.709344. Pernottamento con
prima colazione 72-150 euro.
Hotel Vanna, tel. 0789.709589. Mezza pensione 48107 euro.
Santa Teresa di Gallura
B&B Capo Testa di Giuseppe Mura, cell. 347.3023003.
Propone 3 stanze doppie a 20 metri dal mare. 30-40
euro per persona in camera doppia.
zo, per il quale vengono cucinati circa 40 quintali di
ottima carne.
Nelle vicinanze del paese, a sud-ovest, si possono
visitare alcune tombe di giganti e il tempietto nuragico di Sos Nuràttolos, uno dei cinque esistenti nell’Isola. Ha pianta rettangolare (a megaron) e un recinto ovale. Simili costruzioni, secondo gli studiosi,
sono sorte come nuraghi, adattati poi a tempietti del
culto comunitario. Itinerario 2
Da Tempio all’Anglona
BORGHI, MARE, VALLI
E “ZUPPE NASCOSTE”
DI GIUDITTA COLUMBANO - FOTOGRAFIE DI ANTONIO SABA
ircondata dallo scenario spettacolare delle guglie di
granito del Limbara da un lato e dei monti di Aggius
dall’altro, Tempio Pausania è conosciuta come “la
città di pietra”: il suo centro storico, infatti, è costituito
da case basse e palazzotti di granito, spesso ornati da
balconcini di ferro battuto (li passizi) che si affacciano su strade e
viuzze lastricate. Ma questo appellativo non deve ingannare: Tempio è una città vivace e accogliente. Sin dalle origini (sorse dall’unificazione di due insediamenti romani, Gemellae e Templum) rappresenta un centro economico e culturale di spicco della Sardegna
settentrionale. Persino Dante la ricorda nella Divina Commedia,
C
45
DA TEMPIO ALL’ANGLONA
quando parla di un suo giudice, Ugolino Visconti,
che il poeta chiama Nino di Gallura. Inoltre la posizione, il clima salubre, le tante sorgenti di acque oligominerali dalle proprietà terapeutiche (rinomata
quella di Rinagghju, in prossimità della quale sorge
un modernissimo centro idropinico) sono le attrattive
che da sempre ne hanno fatto una meta del turismo
estivo. Tappe irrinunciabili nella visita a Tempio sono
la piazza San Pietro e il viale della Fonte Nuova. Dietro l’ariosa piazza Gallura, circondata da bei palazzi
tra cui spicca quello di Villamarina, la piazza San Pietro è incastonata tra la cattedrale, l’oratorio del Rosario e altre costruzioni, collegate tra loro da un arco in
pietra: sia la cattedrale, di impianto quattrocentesco,
che l’oratorio, un’armonica mescolanza di stili architettonici, conservano pregevoli altari lignei del Settecento. In uno dei palazzi che affiancano le chiese, Casa Stazza, è conservata una ricca collezione ornitologica, visitabile su richiesta (tel. 079.630996). La passeggiata della Fonte Nuova è un ombroso viale alberato che, oltre il parco di San Lorenzo, conduce alle
sorgenti di Rinagghju. In prossimità del Parco delle
Rimembranze, altra oasi di fresco, si trova il Museo
civico, in gran parte dedicato al tenore tempiese Bernardo De Muro (1881-1955), apprezzato interprete di
Verdi e Mascagni, e completato di recente con le sezioni archeologiche ed etnografiche. Da non perdere
le manifestazioni del Carnevale, il più bello dell’Iso-
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la, che attirano migliaia di turisti ogni anno. Alla periferia, la stazione ferroviaria è un piccolo museo degno di una visita: la sala d’attesa è impreziosita, nella
parte alta delle pareti, da grandi tele di Giuseppe
Biasi, pittore sardo riconosciuto come uno dei maggiori esponenti del Novecento; dalla stazione si può
partire per un’escursione sulla linea del trenino verde Palau-Sassari, che si inerpica dal mare dell’arcipelago della Maddalena sino ai panorami granitici della
Gallura centrale, prosegue attraverso l’alternarsi di
dolci colline e di rossi porfidi dell’Anglona per raggiungere infine Sassari.
Querce, vigne e tappeti di Aggius
Lasciando Tempio Pausania in direzione nord, la strada verso Aggius attraversa una fertile conca a boschi
di querce e vigne, i cui prodotti sono alla base delle
attività economiche più importanti della zona: l’industria del sughero e la produzione di vini, tra cui rinomate qualità di moscato e di vermentino.
Aggius è famoso per i suoi tappeti in lana tessuta a
mano, che si possono ammirare e acquistare presso la
sede della Pro Loco. Da non perdere, nei dintorni, la
Valle della Luna, in un alternarsi di fitti boschi e di
immensi rocciai. E non si può andar via dalla Gallura
senza aver assaggiato, in ristorante o in agriturismo,
la meravigliosa suppa cùata, primo piatto a base di
pane raffermo, formaggio fresco e brodo, profumati
Pagina precedente: prima tappa del nostro itinerario, il centro di Tempio Pausania nasconde preziosi tesori.
Nella foto, dietro l’arco di pietra che collega tutti i più importanti edifici storici intorno a piazza San Pietro,
è visibile l’oratorio gotico-aragonese del Rosario. Sopra: giunti ad Aggius è d’obbligo un’ escursione nei dintorni
fino alla Valle della Luna. In questa vasta pianura sassosa, dove scarseggia la vegetazione creando un effetto
“lunare”, emergono grandi massi erratici di granito dalle strane forme, come questi simili a tre dita alzate.
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ITINERARIO 2
DA TEMPIO ALL’ANGLONA
Pagina precedente: l’itinerario prevede una prima
puntata allo splendido mare della costa gallurese
occidentale. Nell’immagine, un tratto dell’incantevole
baia della Marinedda di fronte a Isola Rossa,
piccola frazione di Trinità d’Agultu (a destra).
di cannella e prezzemolo, che nella cottura si amalgamano tanto bene da “nascondersi” letteralmente sotto
una crosta croccante: il nome dialettale significa proprio zuppa nascosta.
Lasciato Aggius, si percorre un tratto panoramico
sino a San Pietro di Ruda, dove si può deviare a destra per visitare il nuraghe Ìzzana, il più grande e
meglio conservato dalla Gallura; continuando invece
verso il mare si raggiunge l’abitato di Trinità d’Agultu, che domina, come da un belvedere, la costa da Capo Testa a Castelsardo. Lo sbocco a mare, Baia Trinita, è un piccolo villaggio di pescatori (noto come Isola
Rossa, dal nome dell’isolotto che chiude la baia: il colore sanguigno del porfido crea incredibili contrasti
con le sfumature del mare) arricchito ora da alcune
superbe strutture ricettive.
Numerose e incantevoli le spiagge della zona (da
segnalare in particolare La Marinedda)) tutte facilmente raggiungibili, con possibilità di scegliere tra
ampi arenili di sabbia candida e sottile, spiagge di
ciottoli di porfido e piccole baie incastonate tra le rocce, alla foce di ruscelli e immerse in una fitta macchia
mediterranea.
Ci si inerpica ora verso il paese di Badesi, appollaiato su un’altura coltivata e sparsa di olivi, che domina la
lunghissima spiaggia, oltre 13 chilometri, di Marina di
Badesi. Una folta macchia di ginepro, cisto, mirto, palma nana ed elicriso (i cui profumi si uniscono a formarne uno solo, e unico, che molti chiamano “profumo
di Sardegna”) ricopre un bellissimo sistema di dune, al
di là del quale una immensa distesa di sabbia candida,
punteggiata in primavera dal bianco dei gigli marittimi e dal rosa intenso dell’armeria, si affaccia su un mare trasparente, paradiso del windsurf e del surfcasting.
UNA CURA ANTISTRESS IN RIVA AL MARE
Anche sulla costa settentrionale sarda ora è possibile
usufruire dei benefici della talassoterapia: da quest’anno è in funzione una struttura modernissima, il Centro
Thalasso Marinedda (tel. 0789.790080).
Di fronte a uno dei panorami marini sicuramente più
belli di tutta la Sardegna, con una vista che spazia dall’isola dell’Asinara sino alle coste della Corsica, il Centro Benessere (che si sviluppa su una superficie di circa
2000 metri quadrati) è all’interno dell’Hotel Marinedda, una struttura a quattro stelle con più di 200 camere
arredate in modo raffinato, tutte dotate di ampie verande: la costruzione degrada su una spiaggia di straordinaria bellezza, tra l’Isola Rossa e Punta Li Canneddi.
Il Centro Thalasso Marinedda offre l’interessante possibilità di scegliere non solo i diversi trattamenti, ma anche la loro durata, con pacchetti personalizzabili che
vanno da uno a sei giorni: la qualità e l’efficacia dei
programmi proposti (snellezza e rivitalizzazione, antinvecchiamento, stresscontrol, ludico e di bellezza) sono garantite dalla partnership con un leader mondiale
nella cosmetica marina e nella talassoterapia, il gruppo
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francese Thalgo, da sempre particolarmente attento al
rispetto degli standard di qualità e dei protocolli internazionali sugli impianti, sulle attrezzature, sui prodotti
e sui trattamenti.
Grazie alle piacevoli piscine di acqua marina purissima
riscaldata, l’offerta del centro non si limita ai mesi estivi, anzi è consigliabile un soggiorno nei periodi primaverili e autunnali, quando le escursioni nei dintorni
fanno scoprire colori e profumi che nella stagione estiva sono meno percettibili. Grazie al clima mite della
Sardegna è possibile quindi godere i benefici e i piaceri
di una vacanza per nove mesi all’anno.
Tutti i trattamenti, tra cui gli avvolgimenti nelle alghe
calde, la doccia di “affusion” con massaggio a quattro
mani, i percorsi acquatici, la doccia a getto, la pressoterapia, i programmi di bellezza per il viso e per il corpo,
i massaggi con le varie tecniche internazionali sono disponibili anche per gli esterni.
La Sardegna offre così un’ulteriore possibilità di regalarsi un momento privilegiato per sentirsi meglio con il
proprio corpo e la propria mente.
49
ITINERARIO 2
Un bagno di sollievo
La pescosità di questo tratto di costa è dovuta anche
alla presenza, nella parte occidentale dell’insenatura,
della foce del fiume Coghinas, che prima di confluire
in mare forma un vasto stagno retrodunale (dichiarato
di importanza europea per la ricca avifauna presente):
la mescolanza di acque dolci e salate richiama un gran
numero di pesci.
Il fiume, che non a caso i latini chiamavano Thermus, deve il suo nome (in sardo coghina significa cucina) alle sorgenti calde (70 °C) che si trovano in prossimità delle sue rive: sin dall’antichità, nella spiaggetta
di Li caldani, le persone affette da dolori reumatici vi
si immergevano, trovando immediato sollievo. Ora le
Terme di Casteldoria e un moderno stabilimento
sfruttano le proprietà di queste acque, in una località
suggestiva, dove il fiume scava strette gole alla base
di Monti Ruju (monte rosso, dal colore delle rocce) e
sotto i resti del castello medievale dei Doria. Per raggiungerle si attraversa Santa Maria Coghinas, centro
CHE COSA COMPRARE
Aggius
Da Vittoria Biosa, via Brigata Sassari 12, tel.
079.620238, tessitura artigianale di tappeti.
Castelsardo
Alla Cooperativa Cestinai, lungomare Colombo,
tel. 079.471413 si possono acquistare cesti in palma nana e rafia.
Perfugas
La Società Cooperativa Pastori, tel. 079.564086,
produce latticini e formaggi, in vendita nello
spaccio di via Cavallotti.
Tempio Pausania
Nelle vie del centro è possibile acquistare manufatti in sughero, alcuni di pregio e con lavorazioni
innovative e raffinate, come gli abiti e le borse
dalle Sorelle Grindi in via Roma 47, tel.
079.674058.
All’Azienda agricola Usai, loc. La Piana, tel.
079.476069, produzione e vendita diretta di latticini e insaccati.
Alla Cantina sociale Gallura, via Val di Cossu 9,
tel. 079.631241, vendita di vini ottimi, tra cui corposi e profumati rossi e, da non perdere, i rinomati moscati e vermentini.
Tergu
I Fratelli Malocu,, via dei Benedettini 22, tel.
079.476154, confezionano pane e dolci tradizionali..
Giovanna Maria Deaddis, via Chiara Manunta 4,
tel. 079.476069, intreccia e vende cestini.
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DA TEMPIO ALL’ANGLONA
di origine medievale: nella parrocchiale di Santa Maria delle Grazie, di impianto romanico con completamenti gotici, si conserva una statua di legno policromo della Vergine che si dice sia stata miracolosamente
trasportata dal fiume e che viene solennemente festeggiata il 5 e il 6 maggio.
Ritornando verso il mare si passa per Valledoria,
l’antica Ampurias, che si stende nella piana alluvionale formata dal fiume, ricca di colture, specie di carciofi: ad aprile, durante la sagra del carciofo, si possono degustare le diverse qualità e i numerosi piatti
a base di questo prelibato “fiore”. Il Coghinas segna,
nel suo corso, il confine tra la Gallura e l’Anglona,
separando i due differenti ambienti geologici, granitico nella prima e trachitico nella seconda, che danno
vita a paesaggi totalmente diversi: l’Anglona presenta altipiani ondulati, percorsi da strette valli, e vaste
pianure coltivate.
Una delle sue perle è Castelsardo: il centro storico,
fondato intorno al 1102 dalla famiglia genovese dei
OSPITALITÀ
Sopra: la famosa roccia dell’Elefante, all’uscita di Castelsardo.
Le aperture del masso modellato dal vento furono utilizzate
dall’uomo preistorico come sepolture. Pagina precedente: la
cattedrale cinquecentesca di Sant’Antonio Abate, a Castelsardo,
si affaccia scenograficamente su uno splendido mare.
Doria, è arroccato su un promontorio a picco sul mare
e domina tutto il Golfo dell’Asinara; attraverso stradine, vicoli, archi, dove si incontrano donne che intrecciano i caratteristici cestini, si arriva alla cattedrale in
trachite scura, affacciata sul mare, che custodisce al
suo interno preziosi altari, un pulpito e un organo,
tutti in legno policromo intagliato, di epoca sei-settecentesca, e, sull’altare maggiore, quattro pannelli di
un preesistente retablo del Maestro di Castelsardo,
anonimo artista operante tra il Quattrocento e il Cinquecento in molti centri dell’Isola. Particolare il campanile, con l’ultima parte esagonale e cupola maiolicata, residuo di una precedente utilizzazione come
faro. Il Palazzo municipale testimonia, nella sua architettura gotico-aragonese, la presenza a Castelsardo
della corona d’Aragona (1448), quando, con il nome
di Castell’Aragonese, divenne una delle sette “città
regie” della Sardegna.
Nel castello dei Doria, ristrutturato, è allestito il
Museo dell’intreccio mediterraneo: sono esposti
tutti i prodotti di questa arte in cui soprattutto le
donne castellane sono maestre, divisi per uso e destinazione (lavori agricoli, attività domestiche, pesca
e riti religiosi) e messi a confronto con le produzioni
e le tecniche delle altre zone dell’Isola e di altri paesi mediterranei. La chiesa di Santa Maria delle Grazie, dalla particolare architettura, custodisce il Croci-
Aggius
Pizzeria-trattoria Calimero, via Li Criasgi 1, tel.
079.620297. Specialità gastronomiche galluresi.
Unico locale in Gallura dove si cucina carne d’asino in tutte le ricette.Vini locali. Menu 15-20 euro.
Agriturismo Il Muto di Gallura di Gianfranco Serra, strada statale Tempio-Aggius, loc. Fraiga, tel.
079.620559. Sette camere con bagno, possibilità di
escursioni, anche a cavallo, attività agricole. La cucina è a base di pietanze rigorosamente locali: tra le
carni si privilegia il cinghiale, ma il piatto principe,
specialità del luogo, è la suppa cuàta aggesa. Sempre aperto (si consiglia di prenotare). Vini locali.
Menu 15-35, B&B 35 euro.
Badesi
Ristorante-pizzeria Li Scaletti, via Garibaldi 10,
tel. 079.684710. Specialità marinare e campagnole
della vecchia e nuova Gallura. Ottimi vini locali.
Menu 25-30 euro.
Hotel ristorante Marina, loc. Vaddi Lungoni, tel.
079.684471-684380. Buona ospitalità. Camera singola 30 euro, doppia 55 euro. Mezza pensione da
42 euro, pensione completa 62 euro.
Albergo ristorante Panorama, via Mare, tel.
079.684487. Ben attrezzato, in prossimità della
spiaggia. Pernottamento 33-70 euro, mezza pensione 58 euro, menu 19-29 euro.
Resort Dune Village, tel. 079.610200. In un vasto
parco di profumata macchia mediterranea, tra
bianche dune di sabbia. Un villaggio con uno
staff di animazione sportiva tutto speciale, veri
professionisti del divertimento, dell’intrattenimento e dello spettacolo. Camera doppia in mezza pensione da 70 a 95 euro.
Castelsardo
Fofò, lungomare Anglona, tel. 079.470143. Splendida vista sul mare, con servizio accurato; cucina
sarda, classica e rinomata, con ottimi piatti di mare e arrosti di carne. Il menu può variare di molto,
secondo la materia prima, 40-100 euro.
La Guardiola, piazza Bastione 4, tel. 079.470428470755. Nell’alto centro storico, con ampia vista
sul mare. Ottima cucina, con piatti tipici sia di
terra che di mare. Menu 20-35 euro.
Isola Rossa
Ristorante albergo Corallo, lungomare Cottoni
36, tel. 079.694055. Stagionale, classico e sobrio a
due passi dal mare. I menu di mare e di terra sono assolutamente di prim’ordine. Specialità: cicasegue a pagina 53
51
ITINERARIO 2
fisso ligneo più antico della Sardegna, noto come il “Cristo nero”,
che il lunedì di Pasqua viene portato in processione con una cerimonia, detta di “Lunissanti”, di
estrema suggestione, specie dal
tramonto in poi, quando le viuzze
del centro sono illuminate soltanto
dalle fiaccole e pervase da canti
antichi intonati dai confratelli incappucciati, che accompagnano il
rientro in sede del simulacro.
La cerimonia inizia al mattino,
quando il Crocifisso, insieme a un
Ecce homo seicentesco, viene portato in processione sino alla chiesa di
Nostra Signora di Tergu,, gioiello
romanico in trachite rosa,, con la facciata abbellita da archi, colonnine,
formelle geometriche multicolori e
da un rosone lavorato in calcare
bianco. La chiesa si erge solitaria
nella campagna ai margini del piccolo comune di Tergu, stranamente
formato da 7 distinti agglomerati.
All’uscita di Castelsardo, all’imbocco della strada per Sedini si incontra la straordinaria roccia dell’Elefante, enorme masso di origine
vulcanica che l’azione degli agenti
atmosferici ha modellato sino a renderlo perfettamente simile a un
elefante con la proboscide sollevata; nella sua mole, l’uomo preistorico ha utilizzato le aperture come
sepolture (domus de janas) inciden-
DA TEMPIO ALL’ANGLONA
continua da pagina 51
Sopra: la preziosa chiesa romanica di Nostra Signora di Tergu,
nell’entroterra di Castelsardo. Pagina precedente: la parte
finale del nostro itinerario ci conduce alla scoperta
dell’Anglona interna e dei suoi monumenti, come la
splendida chiesa di San Pietro delle Immagini a Bulzi.
done le pareti interne con protomi taurine, simboli
propiziatori per l’aldilà. Tutta la zona è ricchissima di
testimonianze preistoriche; la particolare conformazione delle rocce ha favorito e conservato innumerevoli domus de janas, sepolture prenuragiche a una o
più camere, diffuse in tutta la Sardegna. Le più caratteristiche, quelle di Sa Rocca, si trovano nel centro di
Sedini, incastonate tra le case della via principale: a
più piani, sono state utilizzate negli ultimi secoli come prigioni e abitazioni, e ora ospitano un piccolo,
ma interessantissimo Museo etnografico..
Paesaggio e storia nei paesini interni
Pochi chilometri di strada, davvero bellissima dal
punto di vista paesaggistico, conducono a Bulzi,
paesino caratterizzato da un intrico di viuzze. Nella
parrocchiale si può ammirare il gruppo ligneo della
Deposizione, della fine del Duecento, che originariamente si trovava nella splendida chiesa di San Pietro delle Immagini, nella campagna verso Perfugas:
unica nella combinazione architettonica tra romanico e gotico, con una facciata di pietre chiare e scure,
ornata di archi e lesene.
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la e astice alla gallurese e suppa cuàta. Menu 3050 euro, camera singola in B&B 25-65 euro.
Hotel Marinedda Benessere e Relax, tel.
0789.790080. Nei pressi della stupenda spiaggia
di Marinedda e del pittoresco borgo di pescatori
dell’Isola Rossa. Di fronte a uno dei panorami
marini più belli di tutta la Sardegna. Con un prestigioso centro di benessere e talassoterapia.
Mezza pensione da 78 euro.
Hotel Relax Torreruja, tel.079.694155. A pochi
passi da un’antica torre aragonese, di fronte all’Isola Rossa, dove il tramonto ha il colore dell’oro e
del granato. Sul mare, il giusto equilibrio tra benessere, relax e natura. Camera doppia in mezza
pensione 64-146 euro.
Hotel ristorante Smeraldo, corso Trinità, tel.
079.694042. Buona ospitalità, il ristorante garantisce la ristorazione soprattutto agli ospiti dell’albergo, anche se accetta anche clienti esterni. Cibo
di ottima qualità. Camera doppia 52-80 euro, menu 35-50 euro.
Tempio Pausania
Trattoria Da Bisson, via San Luca 8, cell.
339.2071343. Menu gallurese. Vini della Cantina
Sociale, della casa. Menu 20-30 euro.
Bar ristorante Friends Café, via Valentino 1, tel.
079.634021. Pasti veloci per 8 euro.
Ristorante tipico e bar caffè Gabriel, via Mannu
43, tel. 079.633601. Aperto tutto l’anno, chiuso il lunedì. Rigorosamente cibi tradizionali, come gnocchi caserecci, ravioli, tagliatelle, cacciagione e pesce. Vini della Cantina Sociale. Menu 20-30 euro.
Ristorante Il Purgatorio, via Garibaldi 9, tel.
079.634042. Piatti tipici della cucina gallurese, con
due specialità della casa: la suppa cuàta e la rivéa
di capretto, treccia di interiora cotte allo spiedo.
Vini della Cantina Sociale e della Cantina Argiolas. Menu 30-40 euro.
Ristorante pizzeria La Pineta, via San Lorenzo 13,
tel. 079.630570. Tutto cucinato in forno a legna.
Menu da 5 euro (pizzeria) a 13 euro (ristorante).
Agriturismo L’Agnata, proprietà De André, a 15
chilometri da Tempio, sulla statale TempioOschiri, tel. 079.671384. Struttura di grande qualità, immersa in una conca verdeggiante. Pasti a
base di primi e carni della cucina sarda tradizionale. Specialità: la zuppa e i ravioli galluresi. Vini
locali. La prenotazione è obbligatoria. B&B 55-65
euro, il menu da 35 euro.
segue a pagina 54
53
ITINERARIO 2
continua da pagina 53
Pausania Inn, km 1,5 SS Tempio-Palau, tel.
079.634037-634072. Accogliente e riservato, con
piscina, offre ospitalità di buon livello. Piatti tipici della cucina gallurese e di quella nazionale. Vini della Cantina Sociale oltre a produzione sarda
e nazionale. Camera doppia con colazione 30-53
euro, menu fisso al ristorante 18 euro.
Petit Hotel, largo De Gasperi 9, tel. 079.631176. In
prossimità della Fonte Nuova, in posizione panoramica. Buona ospitalità. Il ristorante propone i
piatti tipici della cucina gallurese e della cucina
nazionale. Vini della Cantina Sociale e alcuni nazionali. Si possono organizzare ricevimenti, incontri di lavoro e banchetti. Pernottamento 58-85
euro, menu 16-30 euro.
Sedini
Agriturismo La sughereta, loc. Burrusu, cell.
349.1567710. Buona ospitalità in posizione panoramica. Camera doppia 25 euro, pensione completa 30 euro.
Tergu
Agriturismo Tanca Noa (vicino all’abitato), tel.
079.476182. Possibilità di pernottamento. Buona
cucina rigorosamente casalinga, con pietanze tipiche di prodotti stagionali e del luogo. B&B 40
euro, menu 23 euro.
Trinità d’Agultu
Ristorante pizzeria Antica Osteria, all’entrata
del paese, venendo da Aggius, tel. 079.681293.
Menu completo da 20 a 35 euro, per la pizza si
spendono 3-8 euro.
Valledoria
Albergo ristorante Park Hotel, sulla statale per
Castelsardo, tel. 079.582800. Struttura moderna e
accurata, in posizione tranquilla. Il ristorante Il
camino, offre sia il menu di mare sia il menu di
terra: è forse il migliore locale del centro per
quanto riguarda la qualità. La camera doppia costa 52 euro, mentre il menu può andare da 17 a 35
euro vini esclusi.
Vignola
Agriturismo Stazzu Vintura, sulla strada Castelsardo-Santa Teresa di Gallura, in località Lu Colbu, cell. 339.5661395. Tutti i piatti tradizionali e tipici della campagna gallurese, compresi quelli
prodotti e derivati dal formaggio fresco (casgiu
furriatu, mazzafrìssa, ghjuncata). Ottimo il menu
pesce. Vini locali. Su prenotazione, assai opportuna, menu 20-30 euro.
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Tutta l’Anglona interna, con i paesi di Martis,
Laerru,, Nulvi e Chiaramonti, presenta emergenze
paesaggistiche e storiche che da sole valgono una visita: numerosi torrenti formano valli fertili e verdeggianti, scavano gole, cascate e laghetti, il sottosuolo è
percorso da cavità naturali e grotte tra le più estese
della Sardegna (Su Coloru a Laerru); in territorio di
Martis esiste un’imponente foresta pietrificata miocenica, dove è stato istituito il Parco paleobotanico
di Carucana; numerosissimi i nuraghi, le testimonianze romane, ma soprattutto quelle medievali nelle numerose e splendide chiese romaniche e goticoaragonesi diffuse nelle campagne e all’interno dei
paesi. Nella parrocchiale di Perfugas si trova il retablo dipinto nel 1361 dai fratelli Jaime e Pedro Serra,
ispirato alla vita di san Giorgio, che si festeggia solennemente il 23 aprile. Nel Museo archeologico e
paleobotanico comunale sono conservati i reperti
più antichi della Sardegna, che documentano la presenza dell’uomo sin dal Paleolitico inferiore (da 200 a
150.000 anni fa); la sezione paleobotanica è dedicata
al processo di silicizzazione della foresta fossile di
Carucana. Da Perfugas una splendida strada che costeggia il Coghinas e si arrampica tra fresche sugherete ci riporta a Tempio Pausania. Sotto: il pregevolissimo retablo di San Giorgio
(dipinto nel 1361 dai fratelli Jaime e Pedro Serra),
conservato nella parrocchiale di Santa Maria
degli Angeli a Perfugas, è tra i più grandi d’Europa.
Itinerario 3
Alghero
TOUR FRA STORIA,
CULTURA E SHOPPING
DI ORNELLA D’ALESSIO
coperta negli anni Sessanta dai turisti inglesi e poi trasformata nel set cinematografico del film la Scogliera dei desideri con Liz Taylor e Richard Burton, Alghero ha vissuto in
silenzio per qualche decina d’anni. Poi verso la fine degli
anni Novanta ha riconquistato la cronaca con l’esplosivo
Cap d’Any a l’Alguer, la festa di capodanno con musica e spettacoli
nelle piazze e nelle strada per tutta la notte. Ancora una volta è stata
la prima a lanciare una “moda”, subito seguita con altrettanto
S
57
ALGHERO
Fotografie di Antonio Saba
In alto: dal Portal de la Mar (Porta a mare) inizia
il nostro itinerario alla scoperta della vecchia Alghero.
A sinistra: la città si caratterizza per un possente e articolato
sistema di fortificazioni eretto a partire dal XVI secolo.
Nella foto, la Torre angolare della Maddalena che conclude
nella zona del porto l’omonimo bastione seicentesco.
Pagina seguente: il campanile di ispirazione tardogotica
catalana della cattedrale di Santa Maria.
58
Gianmario Marras
successo pure da Cagliari. Complice il recente restauro e rilancio dell’aeroporto, anche i turisti stranieri,
soprattutto inglesi, hanno ricominciato ad arrivare e
negli ultimi cinque anni anche il porto turistico, sempre meglio attrezzato, ha aumentato considerevolmente il traffico, attirando anche grandi e lussuose
imbarcazioni. Una tappa all’Alguer (Alghero in catalano) comincia ad essere un must anche per tutti quei
proprietari di barche che di solito frequentano i pontili della Costa Smeralda. Ma nonostante tutto questo
fermento Alghero mantiene con orgoglio la sua storica identità catalana: nei nomi delle strade, nelle tradizioni e soprattutto tra la gente, che non si è mai sentita sarda e parla ancora la lingua dei conquistatori aragonesi, in una forma più arcaica di quella usata in Catalogna. Non è tutto. Il centro storico dell’Alguer, protetto da possenti mura difensive costruite dai Doria
nel XII secolo e poi ulteriormente potenziate dagli
spagnoli nel XIV, si conserva intatto.
Il giro della vecchia Alghero può cominciare dal
Portal de la Mar (Porta a mare), uno degli ingressi
storici della cinta muraria. Sorpassato il bastione della Maddalena, dove in estate si tengono concerti e
spettacoli, si penetra nel salotto buono dell’Alguer:
piazza Civica (Plaça del pou vel), la vetrina del centro
storico, dove si affacciano alcuni prestigiosi palazzi,
negozi e atelier di creativi artigiani del corallo. Proprio qui si trovano alcuni dei più forniti negozi di alimentari, dove acquistare: dolci fatti a mano, ottimi salumi, confezioni di pregiata bottarga di tonno o di
muggine locale, formaggi, vini e altre sfiziose specialità gastronomiche sarde.
Di fronte a Palau Lavagna, o della Meridiana, così
chiamato per l’orologio solare in ardesia al primo piano tra gli stretti balconi in ferro battuto, si staglia, imponente, il cinquecentesco Palazzo d’Albis, ornato da
delicate monofore e bifore incise sulla pietra serena
della facciata, un raro esempio di architettura civile gotica. Il piano terreno di questo prestigioso palazzo
ospita lo storico Caffè Costantino,, un punto di ritrovo
frequentato sia dagli algheresi che dai turisti. A ogni
ora del giorno e della notte, soprattutto in estate, sono
ambiti i tavolini nel grande gazebo ottagonale in ferro
battuto ornato da piante rampicanti. Uscendo dal caffè,
a sinistra, si attraversa la piazza, e ci si trova davanti
alla maestosa cattedrale di Santa Maria. Essendo stata
59
ALGHERO
Antonio Saba
ITINERARIO 3
Il Nord Sardegna ha un cuore che pulsa. Un cuore
racchiuso nel fascino di una terra antica ricca di tradizioni di storia e di cultura. Quella che tanti, troppi,
non conoscono abbagliati dal sole di agosto e intontiti
dalla bagarre delle spiagge. Per quelli che non sanno
cosa racchiude la Sardegna, per chi ha voglia di conoscerla di apprezzarla e farla apprezzare è nata l’idea di Glamour Sardinia.
Una proposta nuova, voluta dalla Camera di Commercio di Sassari, che sta varcando con grande successo il Tirreno alla ricerca di nuovi sbocchi di mercato e di nuovi turisti da attrarre soprattutto in bassa stagione.
“Ne siamo davvero convinti”, dice la vice presidente
della Camera di Commercio, Alessandra Giudici, che
segue i progetti di promozione turistica del territorio, “e
vogliamo proseguire su questa strada che crediamo sia
la più proficua. I contatti, l’entusiasmo degli imprenditori e i risultati ottenuti sono per noi un motivo in più
per dare il massimo e inventare soluzioni alternative
nel difficile e intricato campo della promozione.”
Glamour è stata in grado nella prima edizione, e lo
sarà entro l’estate di quest’anno, di mettere di fronte
buyers qualificati e operatori della domanda. Con un
occhio di riguardo ai mercati del Regno Unito e della
Germania, due grandi bacini a un tiro di schioppo e oggi serviti da una serie di collegamenti aerei low cost.
“Stiamo per chiudere” prosegue la Giudici “la realizzazione di due road show dedicati al Nord Sardegna
che si svolgeranno nel prossimo anno a Londra e
Hannover per promuovere e far conoscere le nostre
tradizioni, la nostra storia e cultura che meritano di
essere apprezzate. Abbiamo già raccolto numerosi e
importanti pareri positivi da parte di tour operator e
imprenditori locali.”
costruita in tempi diversi, il campanile ottagonale e
l’abside (1552) sono ispirati ai nobili canoni del tardogotico catalano, mentre la facciata che con le sue colonne e il suo imponente timpano sovrasta il punto più alto della cittadella fortificata, è neoclassica (1820). Anche l’interno, impreziosito da un grande altare maggiore settecentesco e il pregevole mausoleo neoclassico di Maurizio di Savoia Duca di Monferrato, presenta
stili diversi e talvolta in contrasto tra di loro.
Nel cuore della città
Da piazza Duomo si entra nella parte più intima di
Alghero, quella delle casette in tufo, basse e strette,
che guardano il mare. Si sale sui settecenteschi ba-
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Gianmario Marras
IL CUORE NASCOSTO DELL’ISOLA
Sopra: il nostro itinerario ci conduce lungo le mura
dei bastioni spagnoli Marco Polo per una passeggiata
nel centro storico fino alla Torre di San Giacomo
(pagina seguente) da cui si gode una splendida
vista sul mare cristallino della città.
stioni Magellano, animati da locali e gente di ogni
età, per affacciarsi dalla Torre della Polveriera, e osservare i movimenti delle imbarcazioni che entrano
ed escono da uno dei più grandi porti turistici del
Mediterraneo. Ma in realtà lo sguardo può spaziare
dalla litoranea di Bosa, verso sud, fino all’inconfondibile promontorio di Capo Caccia a nord. Un colpo
d’occhio eccezionale.
La passeggiata sulle mura dei bastioni Marco Polo, spesso deserte ma sapientemente illuminate durante il recente restauro, continua fino alla ottagonale Torre di San Giacomo (Torre dels Cutxos, ossia dei
cani, perché in passato è servita come ricovero per i
cani randagi), davanti al pronao della seicentesca
chiesa del Carmen. Qui si apre un largo scorcio su
un mare così trasparente da lasciar intravedere perfino i pesci che nuotano e i ricci sugli scogli sommersi. In pochi passi si raggiunge piazza Sulis, una
spianata sul mare dominata dalla cinquecentesca
Torre dell’Esperò Reial, uno dei possenti baluardi
della cinta difensiva della città. Nei 5 metri e mezzo
GIROVAGANDO PER I DINTORNI
Dal porto di Alghero ci si imbarca per la visita alle
spettacolari Grotte di Nettuno (Navisarda, tel.
079.950603), 2 chilometri e mezzo di sale e galleria, stalattiti e stalagmiti, ai piedi delle pareti di roccia calcarea di Capo Caccia. Volendo le grotte si raggiungono
anche a piedi con la Escala del Cabirol, una pittoresca
scalinata quasi aerea che scende ripida fino all’entrata
della grotta per circa 700 gradini a strapiombo sulla
roccia. Per arrivare al parcheggio sovrastante le grotte
si passa da Fertilia, costruita negli anni Quaranta all’epoca delle bonifiche, quindi con una forte impronta
architettonica fascista.
Alle spalle dell’abitato, flessuose canne lacustri circondano lo stagno salmastro di Calich, habitat perfetto
per pesci e uccelli, tra cui cavalieri d’Italia e trampolieri. Allo sbocco dello specchio d’acqua si vedono i resti
delle arcate di un ponte romanico del 1200, da tutti
chiamato Ponte Romano.
Da Fertilia la statale 127 bis prosegue, e prendendo le
deviazioni sulla sinistra si arriva agli arenili delle
Bombarde, di sabbia chiara, e del Lazzaretto, custodita da una torre settecentesca. Percorrendo la strada per
Capo Caccia, poco prima della baia di Porto Conte, si
passa davanti al complesso nuragico di Palmavera
(aperto in estate dalle 9 alle 19, per visite guidate contattare la Cooperativa S.I.L.T., tel. 079.953200, cell.
348.5243735).
Doppiato Capo Caccia, verso la torre del Porticciolo e
Porto Ferro, delimitato da dune di sabbia rossa, l’arenile digrada di nuovo dolcemente. Lungo questa parte di
costa ci sono le due isole della Foradada (bucata), attraversata da una grotta naturale, e Piana, ricoperta di
euforbia e palme nane.
In pochi chilometri si raggiungono l’emergente Cantina Santa Maria La Palma (al momento in ristrutturazione, tel. 079.999008 punto vendita) e la centenaria
tenuta Sella & Mosca (tel. 079.997700), circondata da
500 ettari di vigneto, dove tra gli altri producono il rosso Marchese Villa Marina, e il torbato Terre Bianche,
esportato in tutto il mondo. Dopo la visita alle antiche
cantine, al museo storico dell’azienda e magari un passaggio alla rivendita, uscendo dalla tenuta sulla sinistra verso Alghero, a qualche centinaio di metri si può
visitare il complesso tombale prenuragico di Anghelu
Ruju (aperto in estate dalle 9 alle 19), una delle più vaste necropoli dell’Isola.
61
ITINERARIO 3
ALGHERO
A sinistra: nei vicoli del centro
storico fino a notte fonda si affollano
i turisti alla ricerca del volto più
autentico dell’Alguer e delle sue
gustose specialità gastronomiche
(pagina seguente in basso).
CHE COSA COMPRARE
Una delle tante chiavi di lettura di Alghero è il co- GGG, via Roma 45, tel. 079.978900. Trame di corallo
rallo. Da queste parti è particolarmente pregiato, e trine di perle da mettere intorno al collo o al polso.
sia per la compattezza (non è poroso) che per l’o- La Corallina, via Roma 79, tel. 079.979064. Uno dei
mogeneità del colore, come già avevano scoperto primi negozi in Sardegna a lavorare il corallo
creando gioielli personalizzati, tra cui bracciali,
gli antichi romani.
Arte Orafa Roberto Coghene, via Carlo Alberto 71, orecchini e collane.
Per quanto riguarda la gastrotel. 079.978090. Pezzi unici in
nomia:
filigrana e corallo e rielaboraAccademia Oleari, via De Muzione di antichi gioielli; la linea
ro 13, tel. 079.970954. Con le
Jocalia è una esclusiva collezioolive dei loro 160 ettari produne di archeogioielli ispirati ad
cono un olio che è considerato
antichi monili sardi.
tra i migliori d’Italia.
Collezione Privata “gioielli
Nella rivendita dell’azienda
contemporanei”, via Garibaldi
Domenico Manca, via Carra17, tel. 079.953391. Alessandro
buffas, tel. 079.977215, si può
Carboni, un po’ artista e un po’
acquistare l’olio extravergine
filosofo, crea gioielli utilizzanSan Giuliano, i sottoli, la pasta
do le pietre dure abbinate a
di olive e le olive in salamoia.
quelle preziose.
La fase di lucidatura del corallo.
Il Ghiotto, piazza Civica 23,
Corallium Rubrium, piazza Civica 18, tel. 079.980893. Carmela Leo crea gioielli co- tel. 079.974820. Tutti i dolci sardi fatti in casa: pirime orecchini, ciondoli e anelli in oro e corallo esposti chitti, amaretti, tilicche, oltre a una fornitissima cannelle vetrine sulla piazza e in quelle interne. Il prezzo tina di vini con l’enologo a disposizione dei clienti
delle sue opere può variare parecchio, secondo la di- per consigli. E poi formaggi tipici, le bottarghe di
muggine e tonno, olio e sottoli della zona.
mensione, la purezza e il colore del corallo utilizzato.
Antonio Saba
colare rilievo al riccio e alle aragoste, che qui hanno un gusto speciale sia per come si nutrono sia
per la salinità dell’acqua. Basti
pensare che la regina Elisabetta
d’Inghilterra le inserì nel menu
del suo pranzo di nozze e spesso
si trovano anche da Chez Maxime, a Parigi, o nei mercati di Milano e Roma.
Da piazza Sulis, in direzione di
Bosa, verso sud, parte il litorale
urbano di villette liberty del lungomare Dante. Ma il giro perimetrale della vecchia Alghero prosegue verso la Torre di San Giovanni (attualmente in restauro
come tutte le altre), che ospita il
museo virtuale della storia di Alghero e la Torre di Porta a Terra
(Portal Reial). Quest’ultima, altro
storico accesso alla cittadella fortificata, venne eretta nel 1360 dalla facoltosa comunità ebraica (per
questo ancora viene chiamata Torre dels Hebreus), con un ponte elevatoio che appoggiava sull’arcata
gotica, attuale cornice al monumento ai caduti della prima guerra mondiale.
di spessore delle mura è stata ricavata una scala elicoidale che permette l’accesso al piano superiore.
Moto, motorini, auto e tanti tanti ragazzi animano
questa piazza, soprattutto d’estate, dall’ora dell’aperitivo fino a notte inoltrata. Ad Alghero i ritmi sono quelli catalani!
Questo è anche l’angolo gourmand della città. All’ombra dell’imponente Torre di Sulis, in cui venne
rinchiuso Vincenzo Sulis, eroe dei moti cagliaritani
contro i francesi, a fine Settecento, si raggruppa il
gotha della ristorazione algherese. La cucina tipica locale si basa soprattutto su piatti di mare, dando parti-
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Qui si imbocca via Roma, la strada
dei negozi bene, dove è imperdibile una sosta all’atelier Efisio
Marras, in cui Antonio e Patrizia, gli affermati stilisti,
espongono in anteprima alcune delle loro collezioni
pret à porter con il nome Antonio Marras. Avendo entrambi lavorato in un negozio di tessuti hanno ereditato un gusto raffinato per l’abbinamento di stoffe e fantasie diverse, che esprimono sia negli abiti, apprezzati in tutto il mondo, sia nell’arredamento e nelle vetrine realizzate secondo le tendenze del momento.
Con un andamento armonioso tra shopping, storia
e cultura il tour della cittadella prosegue lungo via
Carlo Alberto, affollata di bei negozi, antiquari e
gioiellieri, fino al complesso di San Francesco, vero
Gianmario Marras
Gianmario Marras
Tra negozi e cultura
trait d’union tra le tradizioni artistiche sarde e la Catalogna (qui don Nughes celebra la messa in algherese ogni domenica alle 18 in inverno e alle 20 in estate). Forse è la più bella chiesa dell’Isola tra quelle inserite in un contesto urbano. Le due fasi della costruzione, seconda metà del Trecento e fine del Cinquecento, si evidenziano nella facciata: il rosone romanico, nella parte inferiore, è del Trecento e il rosone
cieco, nella parte superiore è del tardo Cinquecento.
L’interno, severo e maestoso, è alleggerito dagli ornamenti delle arcate e dei capitelli. Da visitare il
chiostro romanico, un gioiello, che ospita i concerti
dell’estate musicale algherese e varie manifestazioni
culturali (informazioni tel. 079.979054). I piani superiori del chiostro sono occupati in parte dal convento
e in parte dall’Hotel San Francesco, un tre stelle
semplice e spartano.
Proseguendo sulla via Carlo Alberto ecco la chiesa
barocca di San Michele, maestosa e severa chiesa gesuitica con due grandi altari di stucchi e una bella
cantoria in legno intagliato e dorato. Poco oltre ecco la
chiesa della Misericordia con il campanile in stile coloniale spagnolo, edificata nel 1508-1662 per volere
della confraternita del Gonfalone.
63
ITINERARIO 3
OSPITALITÀ
Dove mangiare
Oltre ai classici ristoranti La Lepanto, tel. 079.979116,
Il Pavone, tel. 079.979584, Al Tuguri, tel. 079.976772
e Sergio Andreini, tel. 079.982098, ecco altre valide
alternative:
Colonial Caffè, via Carbia 13, tel. 079.977353. In un
ambiente etnico si assaggiano antipasti, primi e secondi di carne sarda o pesce freschissimo. Importante carta dei vini. Menu a partire da 20 euro.
Mabrouk, via Santa Barbara 4, tel. 079.970000. Un
piccolo ristorante alle spalle dei bastioni dove si
mangiano fantastiche aragoste pescate dal fratello
della proprietaria. Prezzo medio da 30 euro.
Il Mirador, via Manno 16, tel. 079.9734018. Andrea e
Mondino propongono dei “piatti del giorno” che variano secondo cosa offre la stagione. All’interno del
locale c’è una piccola biblioteca di testi algheresi e
sulla Sardegna in consultazione.
Nettuno, via Maddalenetta 4, tel. 079.979774. Terrazza panoramica affacciata sui pescherecci e le imbarcazioni attraccate al porto vecchio. Prezzo medio da
35 euro.
Rafel, via Lido 20, tel. 079.950385. Ideale per degustare la zuppa di pesce (su richiesta per almeno due
persone), gli spaghetti alla polpa di granchio o l’aragosta in riva al mare. Menu da 30 euro.
La Speranza, Litoranea Alghero Bosa, tel. 079.917010.
Il grande chiosco in legno, in riva al mare di Porto
Pollina. Si mangiano ottimi spaghetti espressi all’aragosta. Prezzo medio da 40 euro.
Tesori artistici e naturali
Gianmario Marras
Zigzagando tra le vie meno frequentate dai turisti
frettolosi e poco attenti, percorrendo via Principe
Umberto si apre un’immagine simbolo della città: la
facciata e il campanile della cattedrale che sfumano
nell’ottocentesca cupola policroma di San Michele.
In piazza Vittorio Emanuele (Plaça del Bisbe, piazza
del Vescovo), una misurata e raccolta piazzetta, si affaccia il neoclassico teatro ottocentesco (1862): il primo e l’unico teatro ligneo della Sardegna e uno dei
pochi rimasti in Italia.
Di fronte alla fiancata
sinistra dell’edificio,
meritano una sosta il
bel portale rinascimentale e il pregevole
ricamo delle finestre in
stile gotico-catalano di
Palazzo Machin. In
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Dove dormire
Hotel Catalunya, via Catalogna 24, tel. 079.953172.
Sempre aperto. Centralissimo. Camere eleganti, con
una vista superba dall’attico in cui si trova uno dei
due ristoranti. Mezza pensione da 60 a 95 euro.
Hotel Dei Pini, loc. Le Bombarde, tel. 079.930157.
Aperto da aprile a metà ottobre. Da poco ristrutturato, si affaccia sulla spiaggia delle Bombarde. Immerso nella natura, elegantemente arredato in stile ispanico, è ideale per vacanze relax. Mezza pensione da
65 a 155 euro per persona in camera doppia.
Hotel El Balear, via lungomare Dante 32, tel.
079.975229. Aperto da Pasqua a ottobre. Progettato
dall’architetto catalano Simon Mossa. Semplice e accogliente. Pernottamento da 74 a 98 euro.
Hotel El Faro, loc. Porto Conte, tel. 079.942010. Aperto da fine aprile a fine ottobre ci hanno soggiornato
Liz Taylor, Richard Burton e Anthony Quinn. Nuovissime le suite. Camera vista mare con piccola colazione da 120 a 214 euro, la suite da 264 a 520 euro.
Hotel Porto Conte, loc. Porto Conte, tel. 079.942035.
Aperto da aprile a ottobre. Progettato negli anni Settanta da Simon Mossa, in stile mediterraneo, con archi, legno e coppi di terracotta, per celarsi nella macchia. Pernottamento e prima colazione da 40 a 55 euro, pensione completa da 60 a 115 euro.
Hotel Villa Las Tronas, Lungomare Valencia 1, tel.
079.981818. Aperto tutto l’anno. Era la residenza estiva dei reali d’Italia. Nobili atmosfere nelle 20 camere
e nelle 5 suite. Mezza pensione da 130 a 195 euro.
pochi passi, seguendo il declivio dei vicoletti che
scendono a mare, si raggiunge il porto.
Dopo aver visto i tesori artistici di Alghero, una
sorta di isola nell’isola, ci si possono riempire gli occhi degli innumerevoli capolavori naturali della Riviera del Corallo, da Porto Conte, antico Portus
Ninpharum dei romani, tra le aree marine protette di
più recente costituzione in Sardegna, alla natura incontaminata della Foresta Demaniale delle Prigionette, riccamente popolata, anche da alcuni falchi pellegrini e qualche coppia
di grifoni, che nidificano a Punta Cristallo. A sinistra: la cupola
ottocentesca della chiesa di
San Michele riconoscibile
nello skyline della città per
i suoi colori vivaci.
Itinerario 4
Da Ozieri al Meilogu
VIAGGIO NELLA
PREISTORIA
TRA VULCANI SPENTI
DI ORNELLA D’ALESSIO - FOTOGRAFIE DI STEFANO OPPO
orbidi rilievi e rade pianure contornate da tavolati
calcarei, altipiani basaltici e coni di vulcani spenti
da millenni caratterizzano il paesaggio del
Logudoro, regione dolce e aperta dove anche le
montagne del Montacuto sono prive di quelle
asperità che spesso si ritrovano all’interno dell’Isola. La storia
dell’uomo che da millenni abita questo territorio è connotato da
solitarie basiliche campestri, da imponenti nuraghi, da paesini dalle
rustiche architetture che nascondono straordinari tesori d’arte come
M
69
ITINERARIO 4
DA OZIERI AL MEILOGU
Sopra: una sala del museo privato Taverna dell’Aquila,
a Ozieri, con il rapace impagliato da cui prende il nome.
I numerosi oggetti di uso comune raccolti da Giuseppe
Saba sono una significativa testimonianza della civiltà
contadina e artigianale ozierese. A sinistra: uno scorcio
di Ozieri. Il borgo, lontano dai percorsi più battuti
dal turismo, viene proposto tra le prime tappe del nostro
itinerario; da visitare sono i suoi gioielli architettonici
e artistici, come il retablo cinquecentesco del Maestro
di Ozieri nel Convento delle Clarisse (pagina seguente).
i retabli, da dolmen e domus de janas, da mandrie e
greggi al pascolo.
L’itinerario si snoda ai confini della provincia di Sassari con il Nuorese, lambendo le alture e le valli del
Goceano, e porta alla scoperta di alcuni aspetti dell’anima magica dell’Isola, lontano dai tragitti più battuti
dal turismo. Già Ozieri, secolare capitale dell’allevamento bovino, grazie al suo ambiente naturale intatto,
è un piccolo scrigno di gioielli. Se nella cattedrale si
può ammirare il cinquecentesco polittico della Madonna di Loreto, dipinto da un ignoto Maestro di Ozieri
(che sarà presto trasferito nel museo di Arte Sacra, in
via di allestimento), nel museo molitorio sono esposti
vari strumenti e attrezzi legati al pane. Quest’antico
borgo a forma di anfiteatro è rinomato per le spianate
(su pane fine), un tipo di pane pregiato sia per i lunghi
71
ITINERARIO 4
DA OZIERI AL MEILOGU
tempi di lavorazione che per quelli di conservazione e,
non a caso, il Comune è socio-fondatore dell’Associazione Nazionale Città del Pane.
Dopo aver visitato il museo archeologico nel Convento delle Clarisse, da poco restaurato, si può andare verso il rione periferico di San Nicola, per osservare il ponte romano a tre arcate, circondato da
una zona archeologica. Nella parte alta di Ozieri, vicino all’ospedale, ci sono le grotte preistoriche di
San Michele (visite guidate, cell. 329.2669437), da cui
proviene la pisside in terracotta, a volute concentriche, simbolo del Banco di Sardegna. Curioso il museo privato Taverna dell’aquila (via Tempio 6, solo
su prenotazione, tel 079.786249), dove Giuseppe Saba espone la sua ricca collezione che spazia dagli oggetti della cultura contadina agli attrezzi della massaia, del fabbro, del calzolaio, del cavatore di pietra e
del cantoniere. C’è anche un’enoteca di vini provenienti da tutto il mondo, un reparto dedicato a rari
minerali e oggetti d’epoca in bachelite e centinaia di
vecchi dischi in vinile a 78 giri.
Nel verde dell’entroterra
Salendo alla piccola chiesa sulla sommità del colle di
Monserrato si apre davanti agli occhi una vista stupenda: in basso Ozieri, un intrico di viuzze e palazzi
ottocenteschi racchiusi in un cono, da una parte la
pianura verso Ittireddu e Mores e a nord est lo sguardo spazia sulla piana che sfuma nella Gallura.
Altra ottima visione d’insieme si ha da Nughedu
San Nicolò, imboccando la strada per Bono che attraversa la catena del Goceano. La lingua d’asfalto s’insinua tra la bassa vegetazione e gli austeri alberi da sughero. Poi in breve il verde si fa più fitto e digrada in
una bellissima foresta di lecci. Gli alberi più alti dell’Isola si trovano a Sa Funtana Su Tassu, dove resistono
alcuni esemplari del pino laricio, che un tempo ricopriva tutta la Sardegna. Il piccolo paese di Ittireddu,,
che da qui si raggiunge con una strada bianca o ripassando da Ozieri, per valorizzare il ricco patrimonio
preistorico raccolto sul territorio ha esposto i pezzi migliori nel Museo archeologico ed etnografico, annesso
al Comune. In municipio (tel. 079.767623) si può far richiesta di una guida locale per andare alla scoperta di
altri antichissimi resti, come la fonte nuragica Funtana
’e Baule e il nuraghe Funtana. All’ingresso e all’uscita
di Ittireddu ci sono belle cave di pietra pomice nera.
L’itinerario prosegue per Mores dove si vedono altri nuraghi e altre antichissime testimonianze, spesso
A destra: Sa Coveccada, nei pressi di Mores,
è il più grande dolmen sepolcrale ritrovato nell’area
del Mediterraneo e risale almeno al 2000 a.C.
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73
ITINERARIO 4
DA OZIERI AL MEILOGU
Un carretto tradizionale trainato
da un asinello sardo nella
campagna di Bonnanaro,
piccolo centro del Logudoro
di grande interesse archeologico.
non segnalate. Spettacolare l’imponente dolmen di Sa
Coveccada, il più grande monumento sepolcrale dell’Isola, risalente al 2000 a.C. che si trova sulla vetta di
un colle. Sono tre lastre di pietra alte 2,70 metri e lunghe 5, conficcate nel terreno e coperte da un lastrone.
74
Da qui vale la pena di fare una breve digressione fino
alla basilica di Santa Maria del Regno di Ardara, del
XII secolo, per vedere il retablo maggiore del XV secolo che, con i suoi 12 metri di altezza per 5 di larghezza,
è uno dei più imponenti del Mediterraneo.
Alle falde del monte Pèlao, nei dintorni di Bonnanaro, dove sono stati ritrovati resti della cultura prenuragica e rimane traccia della chiesa di Santa Maria, merita una visita la chiesetta di monte Arana,
soprattutto per lo splendido panorama che dalla
sommità del colle abbraccia quasi tutto il Logudoro.
Il paese è conosciuto anche per le ciliegie, alle quali
ogni anno è dedicata una sagra che si svolge a fine
maggio-inizi giugno. Con una breve deviazione si
raggiunge San Pietro di Sorres, una delle prime
75
DA OZIERI AL MEILOGU
Sopra: l’elegante facciata policroma della chiesa di San Pietro
di Sorres, eretta dai benedettini tra XI e XII secolo sull’altopiano
che domina la vallata di Torralba, Bonnanaro e Bonutta.
chiese romaniche erette dai benedettini. Stupendo
l’interno dove la volta in trachite nera si contrappone alle colonne in pietra bianca e nera con capitelli a
foglie d’acanto.
Il percorso continua verso il paese di Cheremule,
alle falde del cono vulcanico del Monte Cuccureddu, da cui proviene la cheremulite, molto utilizzata
nell’edilizia per il potere isolante. Prima dell’abitato, sulla sinistra s’incontra un’insolita concentrazione di siti archeologici. Nell’area di Museddu, di non
facile individuazione, si possono osservare una vasta necropoli risalente al Neolitico recente (3500-
LA VALLE DEI NURAGHI
La chiamano così per l’alta concentrazione di nuraghi:
ve ne sono a decine nel territorio compreso fra il comune di Torralba e quello di Bonorva. La fertilità dei pascoli e la ricchezza delle sorgenti di questa zona diedero
origine a una straordinaria fioritura di insediamenti
nuragici tra l’Età del Bronzo medio (1600-1300 a.C.) e
gli inizi dell’Età del Ferro (900-535 a.C.) che ha lasciato, in un’area di 36 chilometri quadrati, i resti di 10
tombe di giganti e di 30 nuraghi.
Fra questi spicca, oltre alla cosiddetta Reggia di Santu
Antine, il nuraghe Oes, in territorio di Giave, facilmente raggiungibile a piedi dalla stazione di Torralba, paese
dove opera un interessante museo ricco di reperti dell’area. In tutta la Sardegna i nuraghi sono circa 7000 e con
le loro torri rotonde tronco-coniche, alte fino a 25 metri,
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costruite con enormi massi rozzamente squadrati e “accumulati” a secco, dominano da millenni colline e pianure caratterizzandone il paesaggio.
Luoghi di culto, abitazioni di re-pastori, punti di avvistamento e controllo del territorio, fortezze a difesa dei villaggi che vi sorgevano intorno: l’archeologia non ha ancora del tutto chiarito il mistero di queste gigantesche costruzioni megalitiche, sorte fra il 2000 ed il 500-300 a.C.
e tutt’oggi utilizzate in alcune zone dell’Isola dai pastori
come rifugio per i loro greggi.
I nuraghi più complessi hanno diverse torri circondate
da muraglie, posti di guardia, camere rotonde a falsa
volta (gli antichi tholos micenei) collegate da orridi corridoi e scale a chiocciola in muratura che raggiungono i
due piani superiori.
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DA OZIERI AL MEILOGU
CHE COSA COMPRARE
In alto: la visita alla chiesa di San Pietro di Sorres,
quasi a conclusione del nostro itinerario, è l’occasione
per un’escursione nella campagna circostante, dove sono
visibili alcuni nuraghi riadattati a rifugio dai pastori
della zona. Sopra: i sospiri, una golosità tradizionale
da non perdere quando si va per pasticcerie a Ozieri.
2700 a.C.) con molte domus de janas (suggestiva la
tomba XVI detta “Sa Presone” ) e decine di vasche,
pozzetti e canalette, forse destinati alla vinificazione, in età romana tardo-imperiale.
Lungo la strada statale 131, in posizione dominante vicino alla cima del Monte Planu Roccaforte, si
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Ittireddu
Panificio Becciu, tel. 079.767771, ottime le tipiche
spianate ozieresi.
Mores
Cooperativa Allevatori Mores, tel. 079.706002.
Vendono ricotta gentile e salata, caciotte, formaggi semicotti, tipo Osilo e Monte Acuto, pecorino
romano a spicchi e pecorino stagionato
Pasticceria Maccioni, tel. 079.706137. Fanno tiriccas, dolci con la pasta di semolino e strutto con
dentro la sapa, il mosto cotto d’uva, papassini, lavorati con semolino, mandorle, uva passa, coppulettas, ripiene solo di mandorla e zucchero, i sospiri e gli amaretti.
Ozieri
Panificio Sanna, tel. 079.787897, le migliori spianate ozieresi.
Pasticceria La Coppuletta e pasticceria Secci, tel.
079.787416, per le tipiche coppulettas, una sorta di
raviolo dolce ricoperto di glassa con ripieno di sapa, il mosto cotto di uva, e i sospiri, fatti di pasta
di mandorle, miele, limone e zucchero.
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ITINERARIO 4
OSPITALITÀ
Banari
B&B S’Asilo, tel. 079.826232, cell. 333.9489518. Antico palazzo in pietra che guarda sull’ampia vallata,
accanto all’atelier-museo del pittore Giuseppe Carta. Camera doppia con prima colazione 62 euro.
Mores
Ristorante albergo L’Asfodelo, strada provinciale 2,
loc. Baddingusti, tel. 079.706726. Immersi nella campagna si degustano i sapori locali: salumi, ravioli fatti a mano, maialino arrosto. Prezzo medio da 20 euro.
Ozieri
Ristorante pizzeria Al Baraguà, via Roma 36, cell.
347.6451102. Pizze e sapori tipici come la grigliata
mista di carne o il maialetto (su prenotazione), ma
anche pesce e crostacei. Prezzo medio da 25 euro.
Ristorante La Marigola, via Aragon 20, tel.
079.770921. Molto frequentato dagli ozieresi per i
piatti di pesce. Ottimi anche i piatti tradizionali: su
maccarrones de ungia (gnocchetti sardi) fatti a mano
con il sugo di maiale o di cacciagione, agnello e porcetto arrosto. Prezzo medio da 15 euro.
Agriturismo Muserradu, tel. 079.788354. In una casa in collina che domina la piana di Ozieri, si assaggiano i piatti tradizionali. Hanno anche 5 camere. Prezzo medio da 23 euro.
Trattoria Il Sipario, piazza Garibaldi, tel.
079.787597. I piatti tradizionali sardi come il pane a
fittas, una spianata dura tagliata a pezzettini, bollita e cucinata con il sugo di pecora, di cacciagione o
di maiale o il cinghialetto brasato o allo spiedo.
Prezzo medio da 20 euro.
Sopra: piatti tipici locali coniugati ai sapori di Puerto Rico
al ristorante Il Sombrero sulla provinciale Ozieri-Chilivani.
Ristorante pizzeria Il Sombrero, strada provinciale Ozieri-Chilivani, tel. 079.758905. Dopo aver vissuto a lungo in America, Tonino Dettori propone
piatti che coniugano i sapori locali a quelli di Puerto Rico. Da non perdere l’agnello allo zafferano con
gli gnocchetti di Ozieri saltati in padella. Prezzo
medio da 15 euro.
B&B Da Kiara, via San Michele, cell. 348.6941836. In
una casa moderna, 2 camere con bagno, possibilità
di uso cucina. La camera doppia con prima colazione 50 euro.
Saccargia
Ristorante Saccargia, tel. 079.434013. Da qui si gode un’ottima vista sull’omonima abbazia, il più importante esempio romanico-pisano dell’Isola. Il
menu varia tra piatti di carne e di pesce. Prezzo
medio da 14 euro.
A sinistra: il nuraghe di Oes, in territorio
di Giave, è costituito da tre celle sovrapposte,
in origine coronate da una pseudocupola.
scorge Giave, altro paese agropastorale con un ricco
patrimonio di monumenti e vestigia archeologiche.
Dal santuario di San Cosimo si gode una magnifica
vista sullo straordinario roccione basaltico di Pedra
Mendarza, un monolite di circa 100 metri a forma
leggermente appuntita, che si erge, forte, su un piccolo promontorio vulcanico. Le dimensioni della rupe sono tali che sulla cima possono comodamente
banchettare 20 persone. Forse per questo ha ispirato
tante leggende. C’è chi racconta che alcuni giavesi
abbiano tentato di fare saltare il monolite con delle
mine, ma vennero inghiottiti dalla rupe, così come si
dice sia successo a tanti altri in cerca dei tesori nascosti intorno alla colossale pietra. 80
Itinerario 5
Da Bonorva al Goceano
TERME, CAVALLI,
TAPPETI E PREISTORIA
DI EMILIANO FARINA - FOTOGRAFIE DI STEFANO OPPO
l bivio per Bonorva, intorno al chilometro 170 della statale Carlo Felice (la lingua d’asfalto a quattro corsie
che unisce la Sardegna da un capo all’altro), parte un
itinerario da bersi in una giornata, a spasso tra Mejlogu e Goceano, luoghi generosi di archeologia, natura
ed emozioni. Il presente si dissolve, la vegetazione diventa più verde, gli scenari più suadenti e l’atmosfera più familiare. Come imprigionato dentro una sfera di cristallo, il tempo rallenta, si ferma e poi
torna indietro. Almeno di 3700 anni prima della nascita di Cristo.
L’immensa pianura di Santa Lucia, un mare d’erba e sacralità
abbracciato da montagne senza pretese che si stiracchiano d’improv-
A
83
ITINERARIO 5
Antonio Saba
viso verso il cielo, elargisce
con parsimonia le sue perle
più belle: antiche chiese
campestri, villaggi abbandonati, domus de janas e
paesi dal fascino insospettabile. E proprio Bonorva,
prima tappa del viaggio, è
tra questi. Adagiata a 500
metri sul livello del mare,
poco più di 4000 abitanti,
depositari di tradizioni che
spaziano dalla gastronomia
all’artigianato, vivono tra i
vicoli tipici e stretti del centro storico, dove si nascondono interessanti chiese del
XVII secolo come quelle di
Santa Vittoria e Sant’Antonio, situata nell’omonima piazza. Caratterizzata da
tratti gotico-catalani, quest’ultima è affiancata da un
antico convento che oggi ospita la biblioteca comunale e il museo archeologico. La collezione dei reperti,
distribuita in quattro sale, comprende macine, betili e
cippi sepolcrali ritrovati nel territorio circostante. Le
altre stanze illustrano gli elementi principali dell’architettura funeraria isolana. È possibile anche accedere a un archivio storico.
La chiesa romanica di San Lorenzo
si erge solitaria su un’altura nei pressi
di Rebeccu. Fondata nel XII secolo,
fu in parte distrutta nell’Ottocento
e restaurata nel 1982 utilizzando
conci simili agli originali.
84
Proseguendo per la via
principale si esce dal paese
su un percorso che sprofonda dolcemente verso l’ampia vallata. A 3,5 chilometri,
seminascosto dietro un picco calcareo, spunta il villaggio fantasma di Rebeccu,
borgo di origini medievali
accucciato a 400 metri d’altezza e oggi meta di un turismo sussurrato, non ancora decollato ma in fase di
rullaggio. Oltre alla chiesetta di Santa Giulia e allo
splendido paesaggio che
dal belvedere si spalanca
sulla vallata, merita più di
uno sguardo la fonte sacra
nuragica di Su Lumarzu
dove, secondo alcuni studiosi, i devoti si radunavano in attesa delle cerimonie
Stefano Oppo
Il villaggio fantasma
sacre. Da quasi trent’anni la piccola piazzetta del
borgo ospita anche un ristorante. La discesa dal minuscolo altopiano che sorregge Rebeccu invita a
guardare sulla sinistra dove si erge solitaria, in mezzo alla campagna, la chiesetta romanica di San Lorenzo (XII secolo), appartenente alla famiglia degli
Athen regnanti nel Giudicato di Torres.
Il tragitto prosegue sulla provinciale 43 verso la
necropoli di Sant’Andrea Priu: venti domus de janas
risalenti al 3700 a.C. Splendidi
esempi di architettura funeraria
di età prenuragica, si tratta di
piccole grotte scavate nella roccia
a imitazione delle case dei vivi,
come se tra la vita e la morte non
ci fosse alcuna differenza. Quelle
tombe rappresentano la certezza
di un futuro ultraterreno, un’esistenza apparentemente impossibile che, secondo le concezioni
religiose del tempo, proseguiva
placida all’interno di stanzette
collegate da stretti corridoi. E la
tomba del capo, la più grande –
destinata appunto alla sepoltura
dei capotribù – di quelle stanze
ne ha ben 18 con tanto di soffitto
Sopra: la tomba del capo, destinata
ad accogliere le spoglie dei capitribù,
nella necropoli di Sant’Andrea Priu
(3700 a.C.). A sinistra: una coppia
di asinelli bianchi dell’Asinara presso
il Centro di allevamento del cavallo
anglo-arabo-sardo a Foresta Burgos.
85
DA BONORVA AL GOCEANO
A sinistra, dall’alto in basso: due tessitrici al lavoro
a un telaio verticale a Nule, piccolo centro rinomato
per l’arte del tappeto. Nella seconda foto, l’esempio di un
tipico tappeto a stuoia a colori vivacissimi, realizzato con
la tecnica a tessitura liscia esclusivamente in lana sarda.
Un cavallino della Giara, originario dell’omonimo
altopiano sardo, allevato a Foresta Burgos. Qui l’Istituto
di Incremento Ippico regionale ha creato nel 1971 un
centro di ripopolamento per salvare questa razza equina
a rischio d’estinzione. La macchia mediterranea che
caratterizza il paesaggio circostante il Tirso nel Goceano,
si spinge fin sulle rocce di granito sulle rive del fiume.
Sopra: il Ponte Ezzu, nei pressi di Illorai. Edificato dai
romani, subì vari rimaneggiamenti e distruzioni fino ad
assumere la sua forma attuale nel XII secolo per opera dei
pisani, allora in guerra per il possesso del Goceano.
Le tre arcate sono lunghe complessivamente 35 metri.
86
concavo. La tomba a capanna circolare richiama invece un’abitazione preistorica con il tetto conico. La
terza tomba più importante è quella a camera che
originariamente aveva un ingresso con scalinata. Il
complesso, ricavato sul fianco di un costone roccioso,
presenta anche affreschi paleocristiani e dipinti bizantini, testimonianze di quando, nel tardo Medioevo, la necropoli fu utilizzata come chiesa. Sulla sommità campeggia il toro sacro o campanile, un grande
masso trachitico a forma di toro, simbolo della forza
riproduttrice della natura.
La seduzione dell’arte funeraria esaurisce pian
piano la sua carica emotiva e il tragitto prosegue
verso le montagne, quelle più alte che accarezzano i
1000 metri o poco più. Ma prima vale la pena programmare una breve sosta alle fonti di Santa Lucia,
dove, attigue all’omonimo stabilimento che commercializza le sue acque, è possibile dissetarsi con
fresche effervescenze gassose.
Il cuore verde del Goceano
Dopo 13 chilometri di curve si arriva a Foresta Burgos: bosco nel bosco, cuore vivo del Goceano. Ricca
di tassi, roverelle e lecci, è una delle oasi verdi ancora
87
ITINERARIO 5
intatte della Sardegna. Nata nel XIX secolo come
grande azienda rurale, oggi ospita le strutture dell’Istituto di Incremento Ippico regionale e, in particolare, il Centro di allevamento del cavallo anglo-arabosardo. Oltre alla prestigiosa razza equina, il comprensorio di Foresta Burgos accoglie anche una comunità
DA BONORVA AL GOCEANO
di cavallini della Giara di Gesturi e gruppi di asinelli
bianchi dell’isola dell’Asinara.
Dopo aver lasciato i rigogliosi sentieri del tempio
del cavallo di Sardegna, un’interminabile serie di
strapiombi conduce fino al paese di Burgos e al suo
fiabesco castello. Dal centro del borgo, un selciato ri-
pidissimo – un edificio sulla sinistra ospita il Museo
dei castelli di Sardegna – si arrampica fino ai 650
metri dell’ingresso del maniero affacciato come un
falco sulla valle del Tirso. Fu eretto agli inizi del XII
secolo per volere del giudice Gonario di Torres e nel
1259, rinchiusa nelle sue segrete, vi morì Adelasia,
UN PAESE PER SENTIRSI SOLI
“Il paese dov’è bello sentirsi soli”, recita un pensiero
(forse parafrasato da Pavese: “Paese vuol dire non essere soli”) lasciato sulla bacheca del ristorante da una
romantica turista di passaggio. Ma a Rebeccu, borgo
fantasma dall’anima grigia, è impossibile rendersi
conto quando la dolce malinconia della solitudine vince la gioia della vista mozzafiato sulla piana di Santa
Lucia. Le sue casette scavate nella roccia calcarea si
sgretolano al ritmo del terribile sortilegio: “Trenta case e non una di più”, gridava in sardo in un’epoca
senza tempo la maga Donoria promettendo desolazione e spopolamento. Alle 30 case se ne sono aggiunte
circa il doppio e “pro culpa ’e un irroccu velenosu”
(per colpa di un velenoso maleficio), scriveva il poeta
locale Nannino Marchetti, Rebeccu si è piegato alla
volontà di una leggenda che ancora oggi, tra mistero e
incredulità, ha il brutto sapore della realtà. Negli anni
Sessanta gli abitanti erano una ventina, nove nel
1976, uno nel 2004: un pensionato scapolo di 66 anni
che nel tempo libero discute con i suoi due merli indiani. Oggi il Comune di Bonorva ha in mente grandi
progetti per ristrutturare e rilanciare il borgo. Sempre
che una maga dalla lingua lunga lo permetta.
Su Lumarzu, il ristorante a gestione familiare di piazza Sant’Elena, sfama turisti da 27 anni ed è la seconda
forma di vita di un paese di origini medievali in cui fino agli anni Cinquanta dal suo belvedere si notavano
orde di giovani che, come formiche, al calar della sera
facevano rientro in paese con la zappa sulle spalle.
Una breve passeggiata tra le poche viuzze e nell’aria
che circonda la chiesetta di Santa Giulia, ricoperta da
un abito di cemento che non le si addice, si sente il profumo dei limoni. Poca roba rispetto ai tempi che furono
quando la terra era buona, ricca di vigne e frutteti.
Rebeccu è sì poesia con tanto di cimitero sconsacrato,
ma anche concretezza sotto forma di fontane nuragiche, resti di strade romane, testimonianze di occupazioni puniche e aragonesi. E mentre il sole tramonta
sulla valle, il cuoco del ristorante di un paese che non
esiste prepara pane a fittas, gnocchetti alla rebecchese e carne di cinghiale per affamati visitatori stregati
dal piacere di sentirsi soli.
A sinistra: i ruderi del castello del Goceano, detto anche
semplicemente castello di Burgos, sono situati su una
collina che domina la valle del Tirso. Fu eretto nel 1127
per volere di Gonario, giudice di Torres, e vi fu rinchiusa
e morì nel 1259 Adelasia, l’ultima giudicessa di Torres.
La rocca, inaccessibile da est e da nord per le sue difese
naturali, conserva la triplice cinta di mura, il cortile interno
e la grandiosa torre, alta oltre 10 metri e recentemente
recuperata grazie a un attento restauro dell’intero complesso.
89
ITINERARIO 5
A destra: la scoperta
della zona passa
anche attraverso
la degustazione
delle specialità locali,
come i robusti sapori
degli antipasti a base
di pecorino sardo,
salsiccia e pane zichi.
ultima “giudicessa” di Torres. Dell’intera struttura,
oltre a un panorama indistruttibile,
sono arrivati fino
a noi la triplice
cinta muraria, il
cortile interno e la torre maestra che è stata recentemente oggetto di un attento restauro.
Una volta scesi dalla rocca, la strada in direzione di
Bottidda porta fino al bivio per Illorai sulla statale 128
bis, dove appaiono le tre arcate di Ponte Izzu, il ponte medievale sul fiume Tirso. Costruito intorno al XII
secolo, fu probabilmente l’unico collegamento tra le
due sponde del corso d’acqua che bagna il territorio e
si pensa che qui passasse la strada che univa i quattro Giudicati in cui era divisa la Sardegna: Torres,
Gallura, Arborea e Cagliari.
Un passato ricco di storia
La successiva fermata è a una quindicina di chilometri più avanti, sulla strada a scorrimento veloce Abbasanta-Olbia: le terme di San Saturnino, nell’omonima
DA BONORVA AL GOCEANO
piana in territorio
comunale di Benetutti che i romani
chiamavano Aquae
Lesitanae . I resti
sono custoditi all’interno delle Terme Angioy, uno
dei due stabilimenti ricchi di
sorgenti di acqua
calda sulfurea e
ferruginosa. Nel
secondo, Terme
Aurora, è presente una moderna
struttura alberghiera.
Tra i due complessi, sorge la chiesetta di San Saturnino di Usolvisi, dedicata al martire sardo: in trachite
rossiccia del luogo, è stata edificata intorno agli inizi
del XIII secolo, pare, sui resti di un nuraghe prima e
di un insediamento romano più tardi.
A una manciata di chilometri dall’area di San Saturnino sorge Benetutti, centro di 2300 abitanti che
insieme alla vicina Ozieri – la città più importante
del Logudoro – custodisce nelle sue chiese i capolavori del cosiddetto Maestro di Ozieri, l’anonimo pittore cinquecentesco autore di alcune tra le opere più
significative del Rinascimento sardo e non solo. Tra
queste, senza dubbio, sono le tavole del retablo dell’Invenzione della croce che, conservato nella chiesa di
Sant’Elena, ritrae l’omonima santa, madre dell’imperatore romano Costantino.
CHE COSA COMPRARE
A Bonorva è possibile acquistare lo zichi (un tipo
di pane circolare senza
mollica alto un centimetro) da Su Zichi de Bonorva di Giovanna Maria
Porcheddu (tel. 079.866319). Per i
dolci come papassini e amaretti ci sono le pasticcerie Tifani (tel. 079.866200) e Specialità dolci
sardi di Pietro Testoni (tel. 079.867391).
La cittadina del Mejlogu è rinomata anche per i suoi
formaggi (Cooperativa lattiero-casearia, tel.
079.867756) e l’interessante produzione di tende e
tappeti (cooperativa S’arazzu, tel. 079.866135, e
90
Centro ISOLA Su Telalzu, tel.
079.867368, per acquistare
arazzi, strisce da tavolo,
copertine, cuscini, tappetini e tende che riproducono i motivi della flora
e della fauna sarda e figure stilizzate).
La tessitura è attività particolarmente fiorente anche a Nule. Per conoscere i segreti
dei suoi tappeti a stuoia, in via Nuoro 25 c’è l’esposizione permanente di Pina Crasta (tel. 079.798390,
cell. 349.8417901), oppure basta fare una capatina al
Centro pilota per la tessitura ISOLA in via Roma 12.
Sant’Elena in trono, una delle tre tavole che compongono il retablo conservato
nella chiesa di Benetutti dedicata alla santa. Si tratta dell’opera più importante attribuita
al Maestro di Ozieri, pittore cinquecentesco tra i più significativi del Rinascimento sardo.
91
ITINERARIO 5
OSPITALITÀ
Bonorva
Agriturismo Coronas, loc. Coronas, tel. 079.866842. Tanti antipasti di terra introducono le abbondanti porzioni dei piatti più tradizionali del territorio, tra cui il maiale in agrodolce e la favata, le
pizze rustiche, l’agnello con il finocchietto e le olive, la pecora in
umido e le coratelle al forno. Menu di stagione 16-22 euro.
Ristorante Sa Cozziglia, tel.
079.867200. Tra i piatti migliori gli
gnocchetti al sugo di salsiccia e il
porchetto arrosto. Da 15 euro.
Trattoria Su Lumarzu, loc. Rebeccu, tel. 079.867933. Vicino alla zona
archeologica di Sant’Andrea Priu,
Rita è fortissima in cucina, soprattutto nel pane a fittas, tagliato a
pezzetti e cucinato con i funghi,
negli gnocchetti alla rebecchese,
nel cinghiale alla cacciatora o nella
pecora alla campagnola. Menu tipico 22 euro. Chiedere ai proprietari informazioni sui quattro posti
letto esistenti nel borgo.
B&B Bennenidos, via Amsicora 4,
tel. 079.866575. Tre camere in
un’antica casa del Seicento. Doppia con prima colazione 50 euro.
B&B Casa Porcu, tel. 079.866575,
cell. 347.6758725.
Burgos
Agriturismo di Giovanni Antonio Marras, loc. Foresta Burgos,
tel. 079.793483.
Cunzadu Mannu, tel. 079.793328,
pernottamento e prima colazione
20 euro circa.
B&B Michele Solinas, tel.
079.793020, pernottamento e prima colazione 20 euro circa.
Benetutti
Chi volesse affidarsi a fanghi e
idromassaggi delle Terme di San
Saturnino può alloggiare all’albergo-ristorante Terme Aurora (tel.
079.796964; 079.796871, pensione
completa per persona 58-65 euro).
Osidda
A disposizione del turista rurale
una lunga lista di agriturismi e alberghi diffusi con prezzi che oscillano tra 15 e 20 euro a notte: Casa
Delogu, tel. 0784.415036; Casa Deroma, tel. 0784.34527 e Casa Doneddu, tel. 079.712615; Locuvine,
tel. 079.712616; S’Iscobalzu, tel.
079.712606, cell. 347.6404095; Su
Palattu, tel. 079.217138; S’Ulumu,
tel. 079.712727.
In alto: l’agriturismo S’Iscobalzu
a Osidda. Al centro: Vittorina Zanza
tra i piatti tradizionali del territorio che
prepara per gli ospiti dell’agriturismo
Coronas e (sotto) una selezione di
dolci tipici, come tiliche, amaretti,
pesche, sospiri, bianchini e croccantini.
Una decina di chilometri di tornanti in salita e ci
si può tuffare nell’arte del tappeto di Nule, paesino
di circa 2000 abitanti. Quasi unico in Sardegna per le
sue particolari raffigurazioni, il tappeto a stuoia del
piccolo centro del Goceano è rinomato per le tecniche di tessitura a telaio verticale, i vivaci accostamenti cromatici e le trame dei disegni ereditate da
antichissime usanze.
Ancora pochi chilometri e il viaggio in questo
spicchio di Sardegna si conclude a Osidda: 300 ani-
92
me scarse, una via principale che finisce ancor prima di iniziare, segna il passaggio dalla provincia di
Sassari a quella di Nuoro. Da diversi anni il paese
ha deciso di investire sul futuro puntando su una ricettività turistica di nicchia, quasi elitaria. Ed ecco
che Osidda offre una piccola catena di posti letto
che, sotto la formula dell’albergo diffuso, permette
di gustare senza fretta il cuore di un’isola troppo
spesso sacrificato nel nome degli impagabili colori
del mare e degli sfavillanti luccichii della costa. Itinerario 6
Intorno ai monti di Alà
NELLA TERRA DEI
COLTELLI, DEL GRANITO
E DEL VINO
DI WALTER FALGIO - FOTOGRAFIE DI DONATO TORE
imbolo di gloria e devozione quasi millenario, cuore di un
antico borgo scomparso da secoli, Nostra Signora di
Castro domina ancora. Il rosso trachitico della facciata
spicca come un vessillo sulla collina. Percorrendo la
direttissima Sassari-Olbia, dopo il bivio per Ozieri, ecco la
prima tappa di un itinerario attorno ai monti di Alà. Centoventi
chilometri in pieno Monte Acuto, un tempo curatoria giudicale,
oggi comunità montana, e un breve sconfinamento in Gallura. Le
creste del Limbara svettano a nord, l’altopiano di Buddusò e il
S
97
ITINERARIO 6
INTORNO AI MONTI DI ALÀ
A sinistra: l’itinerario si apre con la chiesa
di Nostra Signora di Castro, a Oschiri,
splendido esempio di stile romanico
lombardo con un caratteristico campanile
a vela doppia e un portico sul fianco sinistro.
Risale al XII secolo anche la chiesa
di Nostra Signora (pagina seguente) di Otti,
a 5 chilometri dal centro abitato. In basso:
un piccolo scorcio del lago Coghinas, su una
vasta piana poco distante da Oschiri.
Goceano a sud. Il campanile a doppia vela della chiesa campestre, sede vescovile sino al 1505, si erge sulla vasta piana del lago Coghinas, secondo bacino artificiale della Sardegna. Paradiso per appassionati di
pesca e sport acquatici, affollato da una ricchissima
fauna. Frequenti gli avvistamenti di falchi, gheppi e
poiane e nella macchia, volpi, lepri e cinghiali. La
98
prima domenica dopo Pasqua il chiostro della Madonna di Castro è invaso
dai fedeli che, da tempi immemorabili,
raggiungono l’area sacra in pellegrinaggio. Dalla chiesa si arriva a piedi ai resti
di una fortificazione romana sulle rive
del lago chiamata castello di Castro.
Oschiri è dietro l’angolo: due chilometri
e un breve tratto sulla vecchia statale
597 ci separano dal piccolo centro agricolo e pastorale che si può raggiungere anche in treno con la linea Cagliari-Chilivani-Olbia. È il regno
della panada, sfoglia salata ripiena di carne o anguille, che si può gustare specialmente l’ultimo sabato di
agosto in occasione della popolare sagra. San Demetrio nel cimitero del paese è un altro interessante
esempio di architettura romanica al pari di Nostra Si-
99
ITINERARIO 6
INTORNO AI MONTI DI ALÀ
A destra: un suggestivo scorcio del lago artificiale in cui si
raccolgono le acque del rio Mannu ai piedi di Pattada.
gnora di Otti sulla strada per Olbia, chiesetta dalla
caratteristica trachite policroma.
Il mistero di granito
È invece difficile datare e spiegare l’origine delle
sculture rupestri di Santo Stefano. Tredici nicchie di
varie forme decorano un monolito granitico. Si pensa
a un misterioso altare votivo bizantino. E se si trattasse invece di uno sconosciuto culto preistorico? Rivolgendosi al Comune (tel. 079.734900) o all’associazione
Su furrighesu (tel. 079.733061) è possibile visitare
Santo Stefano e altri siti archeologici del territorio.
La strada che da Oschiri conduce a Pattada attraversa il selvaggio versante occidentale del Monte
Lerno, con i suoi 1094 metri la cima più elevata del
Monte Acuto. Dai tornanti di Sa linna sicca si possono ammirare distese di sughereti, pascoli e rocce. A
sinistra si incrocia il bivio per il demanio forestale, ci
si potrebbe addentrare nei boschi per chilometri e in
Sopra: le misteriose sculture rupestri di Santo Stefano, non lontano da Oschiri, si trovano in una zona ricca
di reperti archeologici. Sotto: giunti a Pattada, il secondo paese che incontriamo lungo il nostro itinerario,
è possibile tuffarsi nella natura visitando l’oasi faunistica di Lerrono, tra la catena del Goceano e quella dei monti
di Alà. La sua istituzione permette la conservazione di alcune specie a rischio, come il cervo e il muflone.
100
IL LIUTAIO DI PATTADA
In un vicolo scosceso del centro storico di Pattada abita
il maestro liutaio Piero Virdis. Giovane interprete di
un’antica tradizione che poco o nulla ha a che fare con
la Sardegna, ma che può facilmente attecchire in un
centro di abili e raffinati artigiani. Nei geni di Virdis si
ritrova certamente l’arte dell’intaglio e la capacità di
modellare il legno. Talento e manualità quasi innate. Ma
all’origine della sua passione c’è una grande scuola italiana, la più antica e prestigiosa. Il Sistema classico cremonese che per intenderci annovera grandissimi come
Guarneri del Gesù o Stradivari. Allievo di Francesco
Bissolotti, Virdis ha impiantato la sua bottega a Pattada.
Invitato più volte a trasferirsi a Cremona, preferisce restare in Sardegna, terra
che ama quanto la liuteria. Dopo un laboratorio comunale di falegnameria e la guida
della locale Bottega del
liutaio, l’incontro casuale con il violinista
Salvatore Accardo lo
porta nella città lombarda dove conosce il
maestro Bissolotti. Oggi Virdis è in grado di
produrre 8-9 strumenti
all’anno. Per costruire un violino occorrono 250 ore di
lavorazione più un mese intero per la verniciatura. Il
tutto rispettando una rigida impostazione. Acero dei
Balcani per manico e fondo, abete rosso delle Dolomiti
per la tavola dello strumento sono gli unici legni ammessi dalla rigorosa metodologia costruttiva. La verniciatura deve avvenire rispettando l’antica tecnica degli
ebanisti del Settecento, con pennelli rigorosamente di
martora. Resine ricercatissime come il mastice dell’isola
di Chio servono per non far assorbire la vernice, il padouk, il sandalo rosso e la fuliggine per dare il colore. La
propoli delle api conferisce al legno morbidezza. Segreti
del mestiere gelosamente custoditi per secoli che oggi
Virdis è in grado di padroneggiare. I suoi
clienti sono in tutto il
mondo ma specialmente in Giappone. “Solo a
Tokyo esistono più di
200 orchestre”, spiega
il liutaio. La sua bottega in via San Martino
33 è aperta a tutti. Virdis in persona accompagnerà i visitatori a
conoscere questo insolito angolo di Sardegna.
101
ITINERARIO 6
questa zona è addirittura possibile avvistare l’aquila
reale. Ripresa la strada, poco prima del villaggio medievale di Bantine, un viottolo selciato taglia la carreggiata. È un antico tracciato romano, percorso da
una processione ogni terza domenica di maggio. Partendo a notte fonda i pellegrini affrontano 25 chilometri a piedi sino a Castro.
Pattada è il paese più
alto della provincia di
Sassari, noto in tutto il
mondo per le ricercate
produzioni artigianali. Il
coltello prima di tutto, sa
resolza, lavorato ancora
oggi nel pieno rispetto
della tradizione da su
mastru frailalzu, il coltellinaio. Ma anche il legno
e il ferro battuto. In paese si trovano diverse botteghe dov’è possibile acquistare la famosa pattadese. Il centro storico è
102
un saliscendi di vicoli tra palazzotti ottocenteschi e
fontane monumentali. Da vedere la facciata liberty
del municipio e la parrocchiale di Santa Sabina con il
suo cinquecentesco e severo altare della Trinità. Il pecorino e la peretta pattadesi sono di ottima qualità.
Consigliata una visita ai diversi caseifici della zona e,
per un picnic, all’oasi
faunistica di Lerrono,
sulle rive dell’omonimo
lago. A Su giardinu si trovano aree attrezzate per il
In alto: il nuraghe Loelle si
trova in un’interessante zona
ricca di resti di età nuragica
non lontano da Buddusò.
A sinistra: lacerti degli
affreschi cinquecenteschi
nella chiesa di San Quirico
a Buddusò. Pagina seguente:
non solo arte nel territorio
di Buddusò, ma anche
tanta natura e l’occasione
di vedere le sorgenti
del Tirso, il più importante
fiume della Sardegna.
ITINERARIO 6
INTORNO AI MONTI DI ALÀ
VINI IN MOSTRA NELLA CAPITALE DEL VERMENTINO
Unico nel suo genere, il Museo regionale del vino che
ha sede a Berchidda associa alle sale espositive una fornitissima enoteca regionale, un vigneto didattico e un
percorso multimediale. E non a caso sorge in una delle
capitali sarde del Vermentino. Una struttura interattiva, che parte dalle caratteristiche dei molti vitigni isolani, mostra gli attrezzi da lavoro antichi e moderni per
la coltivazione della vite, lavorazione, imbottigliamento, sino ad arrivare alla degustazione.
Nell’edificio in cima al paese, da dove si gode un grandioso panorama sui monti di Alà, sono esposte antiche
anfore vinarie romane, aratri lignei dei primi del Novecento, un torchio del 1850, i caratteristici paioli metallici con i quali portando in ebollizione il mosto si ottiene
la sapa, sciroppo dolcissimo, ottimo per condire i dolci.
Si trovano zappe, torchi, tini.
Si passa all’imbottigliamento e alla produzione dei
tappi di sughero con una completa rassegna di tutti gli
attrezzi del mestiere. Il racconto materiale degli oggetti è integrato da un sistema multimediale con chiare
immagini virtuali. Compreso un sommelier computerizzato che guida il visitatore con un programma interattivo nelle tre fasi di analisi sensoriale del vino: visiva, olfattiva e gustativa.
Su inu, il vino, è il nome del cd-rom che racchiude tutto questo impianto telematico, in vendita assieme a
molti libri nel bookshop del museo. Gli schermi della sala trasmettono documenti storici sulla complessa realtà
enologica dell’Isola, volti e parole di uomini e donne la
cui esistenza ruotava attorno alla vigna e al vino. Brani
della letteratura e opere d’arte dedicati alla bevanda
più celebrata della storia.
Non manca l’aspetto ludico: si può infatti provare a
identificare un vino misterioso mettendo alla prova la
propria abilità di sommelier.
Il museo gestito dalla cooperativa La memoria storica
si trova in via Grazia Deledda 151, tel. 079.704587,
www.museodelvino.net. È chiuso il lunedì. Orari di
apertura: ottobre-marzo 9-13 e 15-18 (sabato e domenica fino alle 19); aprile-settembre 10-14 e 16-19, sabato
e domenica fino alle 20.
Interessanti anche i pacchetti enogastronomici che oltre alla visita propongono degustazioni di vini e golosi
assaggi di formaggi, salumi, dolci.
Sotto: un membro della Confraternita del Vermentino
al momento della degustazione in una delle sale
del Museo regionale del vino cha ha sede a Berchidda.
In alto: pecore al pascolo tra distese di vigneti, un’immagine emblematica dell’economia
di Berchidda, grande centro agricolo e tappa finale del nostro itinerario alle pendici meridionali del Limbara.
campeggio, sa casina è una fonte di acqua oligominerale che sgorga in mezzo alla pineta del paese.
Dai 900 metri di Pattada si scende verso Buddusò,
patria del granito, dove ogni due anni a giugno si
svolge un simposio internazionale di scultura su legno e su pietra. All’ingresso e all’uscita del paese ecco le numerose cave da cui si estraggono le bianche
lastre esportate in tutto il mondo.
Da ammirare nel centro storico le caratteristiche
case di blocchi grigi. Un breve fuori programma di
12 chilometri ci porta al nuraghe Loelle e alle sorgenti del fiume Tirso, svoltando per la colonia penale di Mamone dalla strada per Bitti. Suggestivi
ammassi granitici costellano questa zona distesa su
un altopiano. Ritornando sulla statale 389, superato
Buddusò, si incontra la chiesa campestre di Santa
104
Reparata. Teatro, la prima domenica di settembre,
di un colossale banchetto a base di arrosti di bovino
offerti a tutti i visitatori.
Tra vette e fonti nuragiche
Proseguendo, la strada si fa sempre più tortuosa. Si
entra nel territorio di Alà dei Sardi, nome che deriva
da ala, partizione dell’esercito romano. L’asfalto taglia interminabili foreste di sughere più vicino al
paese, di lecci nel circondario. Mete obbligate per gli
escursionisti che muniti di cartine particolareggiate
potranno ripercorrere gli antichi sentieri dei carbonai, scalare le vette granitiche (Punta Ittia), scoprire
villaggi da favola (Badde Suelzu), dissetarsi nelle
fonti nuragiche (Sos nuràttolos). Il 4 e 5 ottobre appuntamento immancabile con la festa di San France-
105
INTORNO AI MONTI DI ALÀ
Sopra: sulla strada da Alà dei Sardi a Monti si incontra
il santuario di San Paolo l’eremita. Edificato nel 1348
come chiesa di un monastero, è stato restaurato di recente.
A destra: nelle case e nelle strade di Alà dei Sardi
domina incontrastato il granito che si estrae e si lavora
nella zona. Nella foto, una curiosa testa di pietra
posta sopra un pozzo nel centro del paese.
sco nella omonima chiesa campestre. Dopo il demanio forestale di Monte Olia, si devia per il santuario
di San Paolo l’eremita, unico monumento sardo intitolato al venerato anacoreta. Il percorso di pochi chilometri a un certo punto si apre su un panorama mozzafiato con il mare di Olbia che si staglia sullo sfondo.
Ripresa la statale si discende per Monti, lasciato il
Monte Acuto si entra in Gallura. E Gallura è sinonimo
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ITINERARIO 6
OSPITALITÀ
Alà dei Sardi
Agriturismo Santa Reparata, S.S. 389
km 33.500, tel. 079.715463, 21 posti letto, aperto tutto l’anno. Pensione completa 52 euro. Ottimo campo base per
le avvincenti escursioni sull’altopiano di Alà.
Berchidda
Agriturismo La quercia verde , loc.
Ena maiales, cell. 338.7443107, 8 posti
letto, aperto tutto l’anno. Pernottamento 15 euro a persona. Si può anche campeggiare. Menu 13-25 euro.
Hotel Nuovo Limbara, tel.
079.704165, 26 posti letto che presto
con l’ampliamento diventeranno 90,
aperto tutto l’anno. Camera singola
Sopra: la panada, gustosissima sfoglia salata ripiena di carne
28,50 euro. Al ristorante si gusta la
o di anguille, è uno dei piatti prelibati da ordinare nei migliori ristoranti
di Oschiri, regno di questa specialità gastronomica.
zuppa berchiddese. Menu 15-16 euro.
Buddusò
Hotel ristorante e pizzeria La madonnina, tel. Oschiri
079.714645, 44 posti letto, aperto tutto l’anno. Came- Agriturismo Villa del Lago Coghinas, loc. Mandras,
ra singola 45 euro. I ravioli alla madonnina sono il tel. 079.734321, cell. 338.7145131, 14 posti letto, aperpiatto tipico del ristorante dove per il menu si spen- to tutto l’anno. Mezza pensione 50 euro. Il succulendono circa 25 euro.
to pranzo comincia con 8 antipasti e finisce con la riMonti
cotta con abbattu, una specie di pappa reale: 25 euro
Agriturismo Il vermentino, zona Conca saraighina, a persona.
tel. 0789.44101, cell. 335.472221, 12 posti letto, aperto Pattada
tutto l’anno. Camera doppia 28 euro e per un pranzo Albergo ristorante La pineta tel. 079.755140, 120
con zuppa montina o cinghiale al vermentino alleva- posti letto, aperto tutto l’anno. Camera singola 40to in loco si spende 26 euro. È un’azienda vitivinico- 45 euro. Il porcetto arrosto è la squisita specialità
la dove è possibile degustare e acquistare vino di del ristorante dove per il menu si spendono circa
produzione propria.
25 euro.
di Vermentino. La cantina sociale del paese è una delle più importanti di tutta la Sardegna con i suoi 500 ettari di vigna, 30 mila ettolitri di produzione ogni vendemmia e 48 anni di storia. Clienti in Germania, Giappone, Gran Bretagna e Stati Uniti. L’etichetta con il
portale montino raggiunge i tavoli di mezzo mondo.
Berchidda è l’ultima tappa dell’itinerario attorno ai
monti di Alà. Il paese alle pendici meridionali del
Limbara con splendida vista sulla vallata del riu
Mannu era al confine tra gli antichi territori dei Giudicati di Torres e di Gallura. Perciò difeso dal castello
di Monte Acuto, importante avamposto strategico,
per un periodo residenza della giudicessa Adelasia.
A destra: i vasti e ricchi vigneti che caratterizzano
il territorio intorno a Berchidda.
108
Restano le rovine sull’omonimo colle. Ma la popolarità del piccolo centro di confine è data specialmente
da Time in Jazz. Rassegna internazionale ideata e diretta dal grande trombettista berchiddese Paolo Fresu, nei giorni a cavallo di Ferragosto catapulta in paese la grande musica, strumentisti di fama mondiale e
migliaia di turisti assetati di arte e buon vino. Cagliari e Sassari
UN “DUELLO”
DURATO
SETTE SECOLI
Nasce intorno al Trecento la rivalità tra i due centri maggiori dell’Isola,
per molto tempo accesissima, vissuta senza esclusione
di colpi. E, in verità, non si può dire sia del tutto finita...
DI ALDO BRIGAGLIA
uando Genova sconfisse la rivale Pisa alla
Meloria, nel 1294, la città di Sassari decise
di mettersi sotto la protezione della Superba. E nel suo statuto comunale scrisse:
“Che niunu pisanu vi siat ricevutu ad habitare”. A Cagliari, nello stesso periodo, erano invece i
pisani a dominare e a tenere in gran dispetto i genovesi.
La rivalità tra le due maggiori città della Sardegna
comincia forse da allora. Subito dopo arrivarono i catalano-aragonesi e scelsero come sede del viceré
proprio Cagliari, che aveva un grande porto ben riparato, all’interno di un vasto golfo, e una rocca che
i pisani avevano fortificato con torri, mura e baluardi. Questo accrebbe un astio destinato a protrarsi
per secoli, durante i quali gli sforzi delle due città
per affermare il proprio primato assunsero forme
aspre, talvolta cruente, talaltra persino grottesche.
Il loro sviluppo demografico, economico e culturale procedette per lungo tempo di pari passo. Al
censimento del 1901 Sassari e Cagliari avevano entrambe intorno ai 40 mila abitanti. Ma fu proprio l’inizio del secolo il momento di svolta: la vicinanza
Antonio Saba
A destra in alto: Sassari, il palazzo della Provincia con
il monumento a Vittorio Emanuele II, opera di Giuseppe
Sartorio, nello scenario di piazza d’Italia, il cuore della città.
A destra in basso: Cagliari, la spettacolare passeggiata lungo
i bastioni di Santa Croce nello storico quartiere di Castello
è il modo migliore per conoscere la città portuale dall’alto.
Gianmario Marras
Q
CAGLIARI E SASSARI
CAGLIARI E SASSARI
ENÒ, IL WINE BAR CHE MANCAVA
Un angolo della vecchia Cagliari trasformato in nicchia
per amanti del bere e del mangiare bene. Enò (tel.
070.52901227-6848243, www.eno-italia.com) è il primo
wine bar aperto nel capoluogo. Innovazione e idee rivelatesi vincenti, un format che rinnova la frontiera dei wine
bar in Italia e che si propone come punto pilota di un progetto di franchising che intende estendersi a tutta Italia.
Il vino è il protagonista assoluto. A rappresentare 20 regioni ci sono 400 etichette: il consumo è al bicchiere e in
bottiglia. O magari, il vino prediletto si
può acquistare per una serata tra amici
di fronte al camino. E il cibo? Semplice,
la gastronomia si esprime accompagnando la degustazione dei vini. E il cliente
può trovare la cucina di varie regioni
sposata ai vini tipici. O quotidianamente, il pasto “business” leggero ma sfizioso. E i golosoni insaziabili? Per loro Enò
propone, in un tripudio di ricette tradizionali a base di ingredienti genuini, la
dei fertilissimi Campidani di cui il porto era lo sbocco naturale, lo sviluppo dell’industria estrattiva nel
vicino Sulcis-Iglesiente e la nascita delle prime industrie moderne assicurarono a Cagliari un andamento più dinamico. Quella marcia non si è più fermata. Neppure quando, nel 1943, Cagliari fu quasi
interamente rasa al suolo da una serie di massicci
bombardamenti: tragedia sulla quale qualche sassa-
festa del palato con gli antipastini di terra, i primi e i secondi a tema, i dolci tipici. Il tutto a prezzi contenuti.
Enò ha anche il merito di aver introdotto l’happy hour:
da mezza sera in su si chiacchiera si beve e si degustano
leccornie sfiziose. In breve, sostanza e dettagli. Come la
comunicazione affidata anche alle pareti e alle tovagliette che trasmettono l’identità del progetto e le informazioni sul mondo enologico. E, infine, c’è il quaderno di degustazione: paginette su cui scrivere la propria esperienza per costruire nel tempo una memoria del gusto.
Incontri di degustazione con diverse
tipologie di vini, vini di regioni e territori diversi. Un approccio teso ad affinare la cultura enologica, magari evidenziando un territorio o un vitigno e
guidando i clienti alla loro scoperta. E
merita un cenno anche la professionalità del personale, in un settore che
non tollera improvvisazioni.
rese particolarmente ringhioso provò persino a speculare, proponendo di trasferire la capitale dell’Isola
a Sassari. L’elezione di Cagliari a capitale della Sardegna, ufficializzata nello Statuto regionale d’autonomia nel 1948, ha messo un sigillo quasi definitivo
all’antica querelle, della quale oggi rimane memoria
solo nelle battute scherzose della gente e nella contrapposizione delle rispettive tifoserie calcistiche.
Del periodo pisano, alle due città sono rimasti i
bellissimi centri storici, sul cui impianto originario
si sono via via innestati – in forme diverse a seconda dei vari stili succedutisi nel tempo – i contributi
architettonici lasciati dalle diverse culture che vi si
sono insediate o affermate: l’aragonese e la catalana
tra il Quattro e il Seicento, la piemontese nel Settecento-Ottocento, l’umbertina di fine Ottocento,
quella liberty e quella razionalista della prima metà
del Novecento.
Cagliari, il capoluogo...
Fotografia di Antonio Saba
A Cagliari l’itinerario del centro storico può iniziare
dal Palazzo Civico, costruito alla fine dell’Ottocento
(e inaugurato proprio nell’anno 1900) in uno stile
112
Pagina seguente: Cagliari, l’imponente facciata
della cattedrale romanica di Santa Maria, eretta tra
il XII e il XIII secolo, fu ricostruita nel 1933. Tra le opere
più pregevoli conservate all’interno vi è il pulpito realizzato
da Guglielmo da Pisa nel 1159. A sinistra: uno dei leoni
che facevano in origine parte della base.
113
CAGLIARI E SASSARI
CAGLIARI E SASSARI
ANCHE I SANTI IN GARA
Cagliari e Sassari vantano entrambe un’Università
degli studi tra le più antiche d’Italia e intorno ad esse,
a metà del Cinquecento, si esercitò la rivalità tra le
due città. A Cagliari il Comune, e a Sassari i gesuiti,
avevano aperto collegi superiori che presto furono
trasformati in Università. Ma quando, qualche decennio dopo, quella sassarese si autoproclamò “gloriosa
et primaria Universitas Sardiniae”, i cagliaritani
ottennero dal viceré un’ingiunzione con la quale si
permetteva ai rivali, di chiamarla “gloriosa”, ma si
impediva loro di usare il termine “primaria”.
Neanche gli arcivescovi si sottrassero alla guerra,
contendendosi anche con qualche artificio il titolo di
primate di Sardegna. Nel Seicento questo primato si
valutava, tra l’altro, sulla base del numero di santi e
di martiri che la città aveva avuto. Ecco allora Cagliari e Sassari impegnate in una grande corsa a chi
scopriva, nel suo sottosuolo, più ossa o reliquie. A
Cagliari esistevano delle lapidi romane con la scritta
“B.M.”, che voleva dire semplicemente “Bonae Memoriae”, cioè “In buon ricordo di…”. Ma astutamente l’arcivescovo sostenne che volesse dire “Beato
Martyri”, e prese a conteggiare come santi e martiri
tutti gli scheletri che trovò.
A destra: Cagliari, un tratto della cinta muraria di Castello
fatta costruire dai pisani a partire dal 1217 e fortificata
ulteriormente dagli spagnoli nel corso del Cinquecento.
114
Antonio Saba
che si rifà al gotico aragonese, ma che si caratterizza
per la massiccia presenza di motivi floreali tipici del
liberty. All’interno si possono visitare le splendide
sale abbellite dai grandi quadri del pittore Filippo
Figari e dalle statue di Francesco Ciusa, il più grande artista sardo del Novecento. Ammirato l’arioso
largo Carlo Felice e lasciati i bei portici del lungomare di via Roma ci si addentra nel quartiere della
Marina, un intrico di “carrugi” abitato da un popolino arguto e laborioso e ricco di saporose trattorie. Si
sale quindi verso il quartiere di Castello, l’antica
rocca pisana, così caratteristico che i sardi lo identificano con l’intera città e chiamano appunto “Casteddu” la loro capitale. All’interno è un piacere
camminare per le lunghe strette viuzze col naso all’insù, per non perdere il susseguirsi di balconi in
ferro battuto, di stucchi, di decori, di facciate setteottocentesche.
Da vedere, in particolare, la grande terrazza del
bastione di Saint Rémy, da cui si gode una magnifica vista sui due grandi stagni che stringono la città
Fotografie di Antonio Saba
CAGLIARI E SASSARI
Sopra: Cagliari, un caratteristico vicolo di Castello dove
passeggiare alla scoperta degli eleganti particolari
architettonici dei palazzi sette-ottocenteschi. A destra:
la facciata di palazzo Boyle, dove sono conficcate ancora palle
di cannone sparate nel 1793 dai francesi all’assalto della città.
da est e da ovest, con i loro fantastici stormi di fenicotteri rosa; il palazzo Boyle, che ha ancora conficcate nella facciata le palle di cannone sparate dalla
flotta francese nel 1793 durante un tentativo di conquista; il palazzo dell’Università, costruito nel 1763
su progetto dell’architetto Belgrano di Famolasco; le
bianche “torri gemelle” dell’Elefante e di San Pancrazio, edificate dai pisani nel 1305; la cattedrale,
con i suoi amboni pisani e la cripta nella quale sono
sepolti Martino d’Aragona e alcuni membri della famiglia reale dei Savoia; il panoramicissimo bastione
di Santa Croce; per finire nella Cittadella dei musei
ospitata nell’area dell’antico arsenale, con la Pinacoteca Nazionale e il Museo Archeologico ricco di reperti della civiltà nuragica.
Ma oltre al Castello, Cagliari propone per una visita anche l’anfiteatro romano, ora utilizzato per
grandi spettacoli all’aperto; la necropoli punica di
Tuvixeddu, la chiesetta ipogeica di Santa Restituta,
il castello di San Michele; la Grotta della Vipera
116
117
Marco Ceraglia
CAGLIARI E SASSARI
Sopra: Sassari, villa S’Elia, un esempio di residenza aristocratica dei primi decenni del XX secolo. Posto
su un’altura alla periferia della città, il palazzo costruito tra il 1911 e il 1913 si ispira al rococò piemontese.
(così chiamata per via dei due serpenti scolpiti sulla
facciata esterna: è la tomba di una nobildonna romana, Attilia Pomptilla); la casa di Tigellio, rudere di
una villa romana appartenuta al grande cantore
latino; la lunga splendida spiaggia del Poetto,
dominata dal suggestivo sperone calcareo chiamato Sella del Diavolo.
118
... e Sassari, la “rivale”
A Sassari, chi vuol visitare il centro storico non può
che partire da piazza d’Italia, considerata una delle
più belle del Paese. Perfettamente quadrata (100 metri per 100, un ettaro esatto), è dominata su un lato
dall’armonico palazzo della Provincia, che ha all’interno una ricca galleria di opere d’arte e la splendida
119
Marco Ceraglia
Gianmario Marras
CAGLIARI E SASSARI
Sopra: tra i monumenti più interessanti da visitare
nel centro storico di Sassari sono la chiesa di Santa Maria
di Betlem (a sinistra), del XIII secolo, e il duomo di San
Nicola (a destra) con la svettante torre campanaria, unico
elemento superstite dell’originario impianto romanico.
sala del Consiglio. Scendendo lungo quella specie di
spina dorsale della città che è il corso Vittorio Emanuele, ci si addentra negli intrichi di viuzze e archivolti della città vecchia per andare a scoprire palazzi,
chiese e monumenti di buona fattura: il palazzo dell’Università (costruito tra il 1611 e il 1651 dall’architetto sivigliano Fernando Ponce de Leòn); la grande
chiesa di Santa Maria in Betlemme del XIII secolo; le
chiese di Sant’Apollinare, Santa Caterina, San Donato e San Giacomo (quest’ultima, quattrocentesca,
è curiosamente ubicata dentro un cortile al quale si
accede dalla piazza del Duomo); il Duomo, dedicato
a San Nicola, in stile gotico rinascimentale con una
CHE COSA COMPRARE
Cagliari
Lo show room dell’ISOLA (Istituto Sardo Organizzazione Lavoro Artigiano), nella centrale via Bacaredda, tel. 070.492756, offre un’ampia panoramica
dell’artigianato artistico sardo: ceramiche, tappeti,
monili in corallo o filigrana d’oro.
Nella boutique Le Borse di Anna Licheri, in via Torino, borse di raffinata fattura e pellami di indiscutibile qualità.
Da Maria Licheri, in via Millelire, ceramiche, collane, spille, lampade e oggetti d’autore, anzi d’autrice.
Orfevre di Maria Conte, in corso Vittorio Emanuele
94, originali gioielli rielaborati con estro da diverse
tradizioni etniche.
120
Sassari
I migliori oggetti dell’artigianato artistico della Sardegna (tappeti, arazzi, ceramiche, oggetti tipici in
legno e ferro battuto), garantiti dal controllo dell’Istituto regionale l’ISOLA, che ne promuove lo sviluppo e la qualità si trovano al Padiglione dell’artigianato ai Giardini pubblici, tel. 079.230101.
Per i prodotti della gastronomia caratteristica, soprattutto formaggi pecorini e salumi di ogni genere,
consigliati il negozio di Giuseppe Mangatia, via
Università 68, tel. 079.234710 e la Drogheria Alberti,
via Roma 23, tel. 079.236659.
Vini e dolci sardi si trovano infine all’Enoteca Club
di Tore Monaco, via Torino 14, tel. 079.274031.
121
CAGLIARI E SASSARI
OSPITALITÀ
Cagliari
Dove mangiare
Ristorante Al Buongustaio, via Concezione, tel.
070.668124, chiuso lunedì sera e il martedì. Chiedete
alla signora Ballicu la pasta di giornata fatta a mano
(la fregala con le arselle, i culurgiones ogliastrini, gli
spaghetti arselle e bottarga). Menu 20-25 euro.
Ristorante Dal Corsaro, viale Regina Margherita,
tel. 070.664318, chiuso la domenica. Raffinato e signorile, ampia scelta di piatti tipici rivisitati con
creatività moderna. Prezzo medio 40-50 euro.
Ristorante Italia, via Sardegna, tel. 070.657987. Il più
storico dei ristoranti cagliaritani, cucina tipica e di
qualità. Menu da 30 euro.
Ristorante Saint-Rèmy, via Torino, tel. 070.657377,
chiuso la domenica. Piccolo ambiente ricavato in un
antico convento. Da provare (ma non solo) il risotto
alla Saint-Rèmy, dall’insolito colore turchino dato dal
tocco di liquore con il quale viene mantecato e insaporito. Menu alla carta 30 euro circa (escluse le bevande), menu degustazione 15-20 euro.
Ristorante Spinnaker, porticciolo di Marina Piccola,
tel. 070.370295, per una pizza o un pasto più elaborato
con il rumore della risacca. Prezzo medio 15-30 euro.
Dove dormire
Hotel Italia , via Sardegna, tel. 070.660410. A due
passi dai terminali di trasporto e dal cuore vivo della
città. Camera doppia con colazione 88 euro.
Hotel Mediterraneo, viale Diaz, tel. 070.301271, vicino al centro direzionale e all’area della Fiera internazionale. Camera doppia con colazione 175 euro.
Hotel Regina Margherita, nell’omonimo viale, tel.
070.670342, vicino al mare e alla zona dei negozi e
della vita cittadina. Camera doppia da 165 euro.
B&B Villa Cao, via Bacaredda, tel. 070.401269, vicino
al Teatro civico e al centro città, immersa in un ampio parco. Camera singola 43 euro, suite 4 posti 103
euro.
B&B Karel di Valentino Sanna, cell. 328.8236847, offre diverse sistemazioni in case del centro storico o
sul mare. 30-45 euro a persona in camera doppia.
B&B La Corte, frazione Cagliari-Pirri, via Fonseca
34, cell. 347.8317928, piccola dimora tipica campidanese con cortile e loggiato interno. Da 30 euro a persona in camera doppia.
B&B Mareb , via Giudice Guglielmo 55, tel.
070.488515, molto accurato. Da 30 euro a persona in
camera doppia.
Sassari
Dove mangiare
Ristorante Da Gianni e Amedeo, via Alghero 69, tel.
079.274598. Di classe, prezzo medio da 35 euro.
Ristorante Il Castello, piazza Castello 6, tel.
079.232041. Ottime scelte. Menu di pesce 40 euro.
Ristorante Il Senato, via Cavour, tel. 079.277788. Cucina tipica mare e terra.
Ristorante pizzeria La Cassaforte, via Angioy 6, tel.
079.233724.
Trattoria L’Assassino, via Cappuccini, tel. 079. 235041.
Cucina tipica sassarese. Prezzo medio 18-20 euro.
Dove dormire
Frank Hotel, via Diaz 20, tel. 079.276456. Camera
doppia con colazione 165 euro.
Hotel Leonardo da Vinci, via Roma, tel. 079.280744,
elegante e confortevole a due passi da piazza d’Italia e dal centro. Garage interno. Camera doppia 100
euro, singola 74 euro.
Gianmario Marras
singolare facciata barocca; la Casa di Re Enzo, figlio
naturale di Federico II, sposo nel Duecento di Adelasia di Torres; il settecentesco Palazzo Ducale, oggi
sede del Municipio, ricco di belle sale; il Palazzo
d’Usini, in piazza Tola, che è il più antico palazzo rinascimentale dell’Isola (1577). Per concludere, quello
che è il monumento-simbolo della sassareseria: la
straordinaria fontana di Rosello, costruita da manovalanze genovesi (e lo si vede dalle strisce alternate
di pietre bianche e nere) nel 1605. A destra: Sassari, una delle quattro statue
raffiguranti le stagioni poste agli angoli della
secentesca fontana di Rosello, simbolo della città.
122
123
Itinerario 7
Le Baronie
“CANTO A TENORES”
TRA LE
PICCOLE DOLOMITI
DI ORNELLA D’ALESSIO - FOTOGRAFIE DI MARIO GARAU
rroccato su uno sperone calcareo, Posada è uno dei più
bei borghi medievali dell’Isola. Dall’alto della grande
torre quadrata (visitabile), quel che rimane del
Castello della Fava, costruito dai giudici di Gallura
nel XIII secolo, si domina un panorama spettacolare
che spazia dalle pianure coltivate ad agrumi fino al delta del fiume,
circondato da tamerici e canne ondeggianti. Suggestivi anche gli
A
127
LE BARONIE
scorci sulla pianura e sul mare che si aprono dalle
viuzze e dalle scalinate dell’abitato aggrappato alla
rupe. Il centro storico è arricchito anche dalle chiese di
Sant’Antonio Abate e della Vergine del Soccorso, da
poco restaurate. Importante nel Medioevo, Posada
decadde a causa delle continue incursioni dei pirati
saraceni, ai quali, in certi periodi, riuscì perfino a resistere. E proprio a uno dei numerosi assedi, secondo
la tradizione, risale il curioso nome del castello, nel
quale risiedette tra gli altri Nino Visconti, celebrato
da Dante Alighieri nella Divina Commedia. Quando
gli assedianti videro che dagli spalti del maniero gli
abitanti buttavano bucce di fave fresche, credettero
che gli assediati fossero in grado di rifornirsene dall’esterno e decisero di rinunciare alla conquista della
fortezza. In realtà erano le bucce di poche piante coltivate con grande fatica all’interno delle mura.
Tra panorami selvaggi e preistoria
In pochi chilometri, seguendo le anse del rio Posada,
ecco il borgo rurale di Torpè, dominato dalle creste
del Monte Nurres. Una zona ricca di testimonianze
archeologiche quali il villaggio nuragico di San Pietro
Sopra: la chiesetta di San Giovanni a Posada, il primo borgo
che incontriamo nel nostro itinerario. A sinistra: veduta
panoramica della ricca piana coltivata del rio Posada con il mare
sullo sfondo, visti dall’alto del castello della Fava di Posada.
129
ITINERARIO 7
In alto a sinistra: la chiesa della
SS. Annunziata a Sant’Anna, frazione
di Lodè, è meta di un sentito pellegrinaggio
in occasione della festa della santa patrona.
A sinistra: i ruderi della chiesetta medievale
di San Martino sulla collina di Pedra Rujas,
nei pressi di Torpè. Sopra: il lago artificiale
di Posada, con le sue profonde insenature
tra le colline e le sponde basse circondate
da poca vegetazione, offre un suggestivo
scorcio di Sardegna selvaggia.
130
(visitabile e ben indicato) e la collina di Predas Rujas
punteggiata da domus de janas, e da resti di antichi insediamenti, tra cui i ruderi della chiesetta campestre
di origine medievale di San Martino. Dal lago di Posada i tornanti salgono a Lodè (360 metri) tra panorami selvaggi e agresti: fichi d’India, olivastri, cisti,
mirti e qualche, raro, campo coltivato. In paese tra le
basse case in pietra, rimangono vivi gli antichi riti,
come quello del fuoco di Sant’Antonio (17 gennaio),
momento in cui le donne indossano il costume tipico
in orbace. È curioso il passaggio di Su Porzu, un secolare viottolo a volta in pietra e fango costruito su una
roccia, proprio nel centro di Lodè.
Questo borgo è la base ideale per escursioni nei
dintorni. Per raggiungere la frazione di Sant’Anna si
attraversa la campagna tipica sarda: pascoli, frutteti,
131
ITINERARIO 7
LE BARONIE
Sotto: la chiesa di Sant’Antonio abate di Orosei ha la tipica
struttura dei santuari campestri. A navata unica, presenta
lungo il lato sinistro un portico esterno a pilastri destinato
all’accoglienza dei pellegrini. In basso: un tratto della
spettacolare costa rocciosa e frastagliata delle Baronie
che in alcuni punti cede il passo a lunghe distese di sabbia
finissima. A destra: la vita dei contadini e dei pastori sardi
raccontata dai murales di Onanì. Tra il 1984 e il 1990 il
pittore Diego Asproni fu incaricato dall’amministrazione
comunale di abbellire i muri del paese. A questo seguì
l’intervento nel 1993 degli studenti del Politecnico
di Milano con immagini sul tema della pace.
sughereti, ciuffi di fichi d’India, boschi di leccio e
poi, raggiunto l’altopiano, si incominciano a vedere
dei casolari, greggi di pecore e gli imponenti speroni
calcarei del Monte Albo.
Una terrazza sull’altopiano
Dal passo di Sant’Anna (624 metri), spartiacque tra
Lodè e Siniscola, si gode di un panorama incredibile
sulla frastagliata costa orientale: da Golfo Aranci a Tavolara, dall’imponente torre quadrata di Posada alle
spiagge della Marina di Santa Lucia.
132
OROSEI, PICCOLO BORGO
DAL GRANDE PASSATO
Orosei ha un’economia basata, oltre che sul turismo,
sull’attività estrattiva delle sue belle cave di marmo,
visitabili rivolgendosi al Consorzio Marmi e Graniti (tel. 0784.997055).
Nel centro storico, ordinato e ben tenuto, fatto di archi, piazzette, scale, case in pietra e calce bianca affacciate su bei cortili che ricordano sia quelli arabi
sia quelli spagnoli, spicca il Museo Don Giovanni
Guiso (aperto sabato e domenica pomeriggio o su
prenotazione, tel. 0784.997084; Comune di Orosei,
tel. 0784.996900), composto da una preziosa collezione di mini teatri, una biblioteca di rarissimi libri
sardi e sulla Sardegna e una raccolta di sontuosi abiti di stilisti contemporanei. Un sapiente gioco di luci,
di ombre e di spazi, creato dall’architetto Vittorio
Gregotti nel recente restauro dell’ex dimora patrizia,
valorizza i vari ambienti.
I segni del prestigioso passato di centro piccolo, ma
ricco e potente, sono ben conservati. Tra le 13 chiese, di grande interesse sono la parrocchiale di San
Giacomo Maggiore (XVIII secolo), con la scenografica facciata settecentesca posta sul lato destro
dell’edificio e le cinque cupole coperte di tegole di
cotto, e la chiesa di Sant’Antonio Abate, di origine
romanico-pisana, ricca di opere d’arte, tra cui affreschi trecenteschi di scuola toscana. Al suo interno sono custodite due sculture lignee del XVII secolo dedicate alla Madonna di Valverde e a Sant’Antonio Abate. Il Santuario della Madonna del Rimedio, situato sulla strada che segue il corso del
fiume Cedrino, alle pendici del Monte Tuttavista,
insieme alla Casa delle Donne Pintor di Galtellì,
più volte citati nel romanzo Canne al Vento, fanno
parte del Parco Letterario Grazia Deledda (tel.
0784.257025; Comune di Nuoro, tel. 0784.216700)
dedicato all’unico premio Nobel femminile della letteratura italiana.
Altro itinerario suggestivo è quello che da Lodè,
andando in direzione degli impervi canaloni di Mamone, attraversa il rio Mannu e sale in montagna fino
alla chiesa campestre della SS. Annunziata, circondata da cumbessias (alloggi dei novenanti). Nel piazzale
troneggiano un ulivo gigantesco e una quercia centenaria che rendono l’atmosfera davvero bucolica. Il 22
e il 23 maggio, in occasione della grande festa della
santa, si svolge un pellegrinaggio molto sentito: un
tempo chi vi partecipava doveva lasciare le disamistades (le discordie) al di là del fiume, tanto che perfino i
banditi potevano partecipare alle cerimonie senza il
rischio di essere catturati.
Profumi e suoni di Bitti
L’itinerario prosegue sorpassando il bivio per la colonia penale di Mamone, da cui si entra in una selva di
sughere. Inebriati dai profumi dell’asfodelo e della
lavanda selvatica, si imbocca il bivio per Bitti,, cittadina al confine con la Barbagia, situata in una conca abitata fin dall’antichità. È la patria della polifonia vocale sacra e profana, in cui rimane il ricordo di quando
era capitale della curatoria del Giudicato di Gallura.
Bitti oggi è conosciuta soprattutto per il canto a tenores, eseguito da un quartetto di voci non accompagnate, in cui il solista comincia declamando ritmicamente
una poesia popolare, mentre gli altri tre armonizzano
il canto con accordi che imitano i versi degli animali e
i suoni della natura. La devozione dei bittesi è
espressa dalle numerose chiese campestri, oltre che
dalla parrocchiale di San Giorgio, attigua al Museo
della Civiltà Contadina e Pastorale (aperto solo sabato e domenica o su prenotazione, Cooperativa Istelai,
133
LE BARONIE
A sinistra: la spiaggia
di capo Comino fa parte
dello spettacolare sistema
di dune della fascia
costiera di Siniscola,
tra i meglio conservati
del Mediterraneo. Masse
di fine sabbia bianca
e intrecci di ginepri fenici
si specchiano in un mare
dai colori incantevoli.
tel./fax 0784.414314, cell. 333.3211346), in cui sono
conservate varie testimonianze storiche del territorio
e dall’imponente santuario Su Meraculu, che ogni
anno, a fine settembre, è meta di pellegrini di tutto il
circondario per la processione alla quale molti parte-
cipano indossando il costume locale. Da non
perdere la visita dell’importante complesso
abitativo-cultuale nuragico di Su Romanzesu,
con il pozzo sacro di
Poddi Arvu e una gradinata di blocchi di granito dove si svolgevano i
riti purificatori legati al
culto delle acque. L’intera area è coperta da un
bosco di sughere in cui
si celano resti di numerose capanne nuragiche.
Una strada panoramica
fiancheggiata da cespugli di lavanda corre sui colli ondulati coperti da pennellate verdi di querceti, olivastri e siepi che segnano
anche i confini dei campi coltivati, e porta a Onanì,
piccolo borgo pastorale, abitato già in epoca nuragica,
adagiato su dolci rilievi sullo sfondo dell’imponente
CHE COSA COMPRARE
A Bitti, il Caseificio Aziendale Gheletoma, via
Gramsci 21, tel. 0784.415740 produce e vende ottimi
formaggi biologici di latte intero di pecora.
La Falegnameria Prospero Daga, via Tirso 29, tel.
0784.414019. fabbrica oggetti artistici ad intaglio su
legno: cassapanche, cofanetti e cornici.
Nel Laboratorio Ceramiche Artistiche Terra Pintada, via Brigata Sassari 74, tel. 0784.414072., si riproducono le vecchie ceramiche e creano oggetti rivisitando con estro e originalità la tradizione.
Il panificio Fratelli Mannu, via Brigata Sassari 158,
tel. 0784.414460 prepara ottimo pane carasau, conosciuto come carta musica, e pane guttiatu, carta musica condito con olio e sale e poi ripassato al forno.
Raimondo Carzedda , via Diego Mele 10, tel.
0784.414395 è un mastro ferraio che lavora il ferro al-
134
l’antica: alari per i camini, ringhiere, letti, cancelli,
basi per tavoli da interni e da giardino.
A Orosei Arcera Ceramiche Artistiche, via De Gasperi 9, tel. 0784.91196 per piatti, vassoi e oggetti
d’arredo con i disegni tipici sardi nei tradizionali colori celeste, azzurro e verde acqua.
Falegnameria Cherchi, via Nazionale 203, tel.
0784.98815. Artigiani del legno, fanno mobili, sedie
e tavoli in stile tipico sardo.
A Torpè la falegnameria artigiana Puggioni Junior,
via Napoli 11, tel. 0784.829035 lavora prevalentemente il legno di noce, castagno e ciliegio per realizzare mobili tipici sardi e cassapanche, oltre a un’interessante oggettistica ad intarsio.
Maurizio Manca, tel. 0784.829444 fabbrica mobili artigianali su misura in pregiato legno massello.
135
LE BARONIE
OSPITALITÀ
In alto: le ceramiche artistiche del laboratorio Terra
Pintada di Bitti hanno i colori della regione da cui nascono,
esito di un incontro creativo tra tradizione e modernità.
Sopra: nella zona montana di Lodè, Lula e Onanì prevale
l’economia pastorale, di recente affiancata da un’apertura
al turismo con buone strutture ricettive.
bastione calcareo di Monte Albo. Le case del centro
sono caratterizzate da numerosi murales, alcuni realizzati da Diego Asproni e altri dagli studenti della
Facoltà di Architettura del Politecnico di Milano, che
raccontano la vita dei contadini e dei pastori sardi o
che inneggiano alla pace, in un singolare stile tra il
moderno e il naïf. Anche qui si possono fare delle in-
136
Bitti
Agriturismo Su Romanzesu, Strada 389 BittiBuddusò, tel. 0784.415716, cell. 347.1643238. Dopo
aver visitato un piccolo museo privato di oggetti
legati al mondo agropastorale, si passa a tavola
per assaggiare gli antipasti di terra preparati da
loro, ravioli e macarrones errittu (bucatini fatti a
mano), seguono carni arrosto di maialino, agnello, pecora, bovino e, su prenotazione, capra. Si
chiude in dolcezza con una golosa seada al miele.
Prezzo medio 21 euro.
Azienda agrituristica Ertila, Strada Provinciale 50
km 30, tel. 0784.414558. Un edificio recente accanto al vecchio casolare di famiglia, dove si può
dormire e mangiare vivendo a contatto con la natura. Pernottamento con prima colazione da 25
euro, mezza pensione da 45 euro. Pranzo tipico
dall’aperitivo al digestivo e il vino 25 euro. Organizzano escursioni a cavallo con breve corso per
principianti e vendono formaggi, liquori, miele,
pasta fatta a mano e salumi. Gli ospiti sono invitati a partecipare alle attività agricole dell’azienda, dalla mungitura alla preparazione del burro.
Escursioni guidate nei dintorni, fino alle cascate
di S’Illi Orai, e arrampicate sul rilievo granitico di
Preta Orteddu. Noleggiano anche mountain bike.
Hotel Su Lithu, loc. Sa Pineta, tel. 0784413012.
Elegante villa immersa nella macchia mediterranea. Interni sono curati. Dotata di piscina. Pernottamento con prima colazione 57 euro persona.
Lodè
Hotel Sant’Anna, tel. 0784.899367. Ottimo ristorante di cucina tipica con porzioni particolarmente abbondanti. Sono specializzati negli arrosti e
nel pesce. Prezzo medio 25 euro. Hanno anche 20
camere, tutte panoramiche. La doppia con prima
colazione da 50 euro.
Lula
Agriturismo Janna ’e Rughe, loc. Ogoli, tel.
0784416819, cell. 347.7923393. Si trova ai piedi del
Monte Albo, in un casolare ristrutturato. Servono
un abbondante pranzo tipico a base di salumi,
sottoli, primi fatti in casa e carne in umido o arrosto accompagnata da contorni di stagione. Prezzo
medio 21 euro per adulti e 13 per i bambini.
Orosei
Hotel-ristorante Su Barchile, via Mannu 5, tel.
0784.98879.. Un ex barchile, dove al tempo dei romani veniva salato il pecorino in attesa dell’imsegue a p. 138
137
ITINERARIO 7
A destra: pezzo forte della cucina dell’agriturismo Janna ’e
Rughe di Lula sono gli squisiti salumi, tra cui il prosciutto
sardo dal gusto deciso che stagiona alle brezze delle Baronie.
teressanti escursioni in campagna per scoprire il patrimonio archeologico e la chiesetta di San Pietro, costruita in conci di granito con il tetto in lastre di scisto, uno dei massimi esempi dell’architettura romanica in Sardegna.
Dalle Dolomiti a Capo Comino
In breve si raggiunge l’ex centro minerario di Lula,
alle pendici delle creste del Monte Albo, con il santuario campestre di San Francesco, del XIII secolo,
continua da p. 137
barco per il continente. Antipasti a base di mare,
primi fatti in casa, pesce e crostacei freschissimi.
In estate si mangia in giardino. Da 35 euro. Dispone anche di 10 camere arredate in stile sardo.
Doppia con prima colazione 37 euro a persona.
B&B L’Airone Azzurro, nel pieno centro storico,
è costituito da una parte dell’antica casa di famiglia, che si sviluppa attorno al tranquillo e silenzioso cortile, che la rende fresca anche nei mesi
più caldi. L’interno, ristrutturato quattro anni fa,
conserva l’antica originalità. Pernottamento in
doppia da 30 euro. (Domus Mediterranea, tel.
070.7265007, [email protected]).
Posada
Ristorante La Foce, loc. San Giovanni, viale Sardegna 30, tel. 0784.810766. Da due generazioni
servono soprattutto piatti a base di pesce fresco
comprato ogni giorno dai pescatori al porto. Prezzo medio da 20 euro.
Agriturismo La Posada del Cavallo, tel.
0784.854116, cell. 339.6325721. Una grande casa
con giardino all’inglese, circondata da 22 ettari di
campagna, dove si svolgono anche concorsi ippici a ostacoli. Hanno una scuola di equitazione che
si rivolge sia a principianti (dai 6 anni) sia a
esperti. Doppia con prima colazione da 60 euro.
Torpè
Agriturismo Pedras Rujas, tel. 0784.829620. Un
casolare in collina dove oltre a dormire (4 camere, da 84 euro per la doppia in mezza pensione)
si assaggiano i piatti della cucina tipica agropastorale sarda, dagli affettati alla pasta fatta in casa, dal maialino allo spiedo all’agnello. Prezzo
medio 23 euro. Vendono anche i prodotti.
138
dove spiccano le caratteristiche cumbessias, utilizzate
per le feste e le occasioni speciali. Perfino Grazia Deledda ne parla nel suo romanzo Elias Portolu. Si racconta che il santuario venne edificato in segno di ringraziamento da un gruppo di banditi nuoresi esattamente dove sorgeva un enorme cespuglio di cisto, in
cui questi erano riusciti a nascondersi per alcuni
giorni, scampando così all’arresto.
Da Lula prendendo la strada panoramica per
Sant’Anna si costeggia il sontuoso massiccio del
Monte Albo, chiamato anche catena delle Piccole
Dolomiti, un percorso naturalistico di grande interesse in cui si respirano gli aromi del rosmarino, della lavanda e del ginepro. Fin dall’uscita del paese si ammirano le due vette calcaree di Punta Catirina e Punta Turuddò e si dominano le valli dove scorrono le acque che finiranno nel rio Mannu.
Arrivati a Siniscola imboccando la SS 125 Orientale
sarda, superato l’ex villaggio di pescatori di Santa Lucia si raggiungono le candide dune alte fino a dieci
metri e la spiaggia di Capo Comino, dominata dal faro e impreziosita da specie arboree autoctone. Più appartato e selvaggio il chilometrico arenile ad anfiteatro di sabbia finissima di Bèrchida. Subito dopo la
bella spiaggia di Biderrosa (a pagamento e in estate
su prenotazione, tel. 0784.998367), una striscia di sabbia divide le acque dello stagno da quelle del mare.
In pochi chilometri si raggiunge la foce del fiume Cedrino, nella parte settentrionale dello splendido
Golfo di Orosei (vedi box a pag. 133 sulla cittadina),
una grande mezza luna di inenarrabile bellezza,
niente da invidiare alla rinomata Costa Smeralda. Da
Orosei, in pochi chilometri, si giunge a Dorgali, importante centro artigianale e agricolo (notevole la produzione vinicola), di recente vocazione turistica grazie soprattutto alla vicinanza del complesso nuragico
Arvu e della splendida Cala Gonone. Itinerario 8
Macomer e il Montiferru
MITI E LEGGENDE:
I CONTADINI DI MARMO
E IL SANTO RUBATO
DI SALVATORE TOLA
er visitare gli angoli nascosti di Macomer si lascia la via
centrale all’altezza del Comune e ci si inoltra tra le
abitazioni dell’antico quartiere di Santa Croce. Al fondo,
affacciata sulla vallata, è la chiesa omonima, costruita nel
Seicento. Sulla piazza e nelle vie circostanti si affacciano
finestre e portali scolpiti nella pietra, di raffinata eleganza: i più
antichi risalgono al periodo aragonese; abili scalpellini vi si sono
ingegnati nel rappresentare colonne, fregi e simboli.
Gli appassionati di poesia sarda sentono che il quartiere è come
P
141
Fotografie di Adriano Mauri
ITINERARIO 8
animato dalla presenza di Melchiorre Murenu: subito
sotto la chiesa una lapide indica il punto in cui fu fatto
precipitare (vedi box p. 144).
Alla periferia si trova, nei pressi dell’ospedale, la
zona archeologica di Filigosa: al culmine di una collina il nuraghe Ruggiu; attraverso un varco si può vedere che nella sala centrale erano ricavate tre nicchie
e che la scala per salire ai piani superiori correva all’interno del muro perimetrale. Nel declivio si
aprono alcune tombe detIn alto: lo sperone roccioso
della testa antropomorfa nella
necropoli nuragica di Filigosa
sembra una sentinella posta
a guardia della vallata dai
Campidani al Logudoro.
A destra: sulla piazza Santa
Croce, il cuore del centro storico
di Macomer, si affacciano
le case più antiche del paese.
Pagina seguente: il santuario
di Sant’Antonio sull’omonimo
monte nei pressi di Macomer.
142
te domus de janas, che risalgono al Terzo e Secondo
millennio avanti Cristo. Hanno un lungo corridoio
d’accesso, un vano centrale e altri minori, con coppelle per le offerte e focolare rituale.
Ma le sorprese non sono finite: il colle continua segnato da una cresta rocciosa, e da questa si leva un
masso con gli squadrati lineamenti di un volto umano, o di una maschera: una sentinella a guardia del
passaggio dai Campidani
al Logudoro.
Da Macomer prendiamo la strada per Santu
Lussurgiu; dopo 4 chilometri imbocchiamo il bivio per il monte Sant’Antonio, che conduce alla
zona archeologica di Tamuli: sparse come a caso
in un prato sono le pedras
marmuradas, o “pietre
marmorizzate”: sei, di
forma troncoconica, rica-
143
ITINERARIO 8
MACOMER E IL MONTIFERRU
ACQUISTI E NOTIZIE UTILI
Fotografie di Adriano Mauri
Tre delle sei pedras marmuradas,
nella zona archeologica di Tamuli a
ovest di Macomer. Ricavate da massi
di basalto in età nuragica, sarebbero
una rappresentazione della
maternità o di divinità femminili.
LA STORIA DEL CANTORE CIECO DI MACOMER
Melchiorre Murenu è considerato uno dei più grandi
poeti popolari della Sardegna. La sua vita – era nato a
Macomer nel 1803 – fu segnata dalle sventure: a tre anni fu colpito da un attacco di vaiolo che lo privò della vista; e quando ne aveva dieci il padre fu arrestato e i beni
della famiglia messi sotto sequestro.
La sua vita fu quindi triste e povera; unica consolazione la grande capacità di improvvisare versi, molti dei
quali, tramandati oralmente e poi anche in stampa, restano nella memoria dei sardi.
Ce ne sono d’intonazione autobiografica: “Deo so su
Murenu isconsoladu / dae tantas tristesas opprimidu, / de benes temporales ispozadu / e de gra-
144
ves tragedias bestidu” (Io sono lo sconsolato Murenu, / abbattuto da tante tristezze, / privato dei beni di
questo mondo / e colpito da gravi tragedie); ma ce ne
sono di memorabili sulla condizione della Sardegna del
suo tempo, e poi satiriche, religiose e d’amore.
Quando, nel 1854, alcuni sicari, approfittando della
sua cecità, lo precipitarono dalle rocce alla periferia
della città, si disse che i mandanti erano gli abitanti di
Bosa, che Murenu aveva offeso con una satira sulle immondizie di quella città; ma altri suppongono che sia
stato un esattore, offeso per una composizione diretta
contro sua figlia, definita “dinda troppu fantastica”,
tacchina esaltata.
Macomer
La cittadina è luogo di produzione di formaggi:
un po’ ovunque si possono trovare le “perette” e
le paneddas di pasta filata, e i vari tipi di pecorino, tra i quali il Fiore sardo; nonché l’ìschidu, una
gradevole quagliata.
Per i pani e dolci tipici rivolgersi ad Atzori Il
Fornaio, tel. 0785.70315; per oggetti di artigianato in ceramica a Kèramos, corso Umberto 44, tel.
0785.20488; e per le escursioni alla Cooperativa
Esedra, tel. 0785.70475-72884. La Pro Loco è in
piazza Due Stazioni 2, tel. 0785.71786.
Scano Montiferru
Presso privati si possono acquistare tappeti artigianali, formaggi e miele; mentre la Cooperativa
S’Olostriu, tel. 0785.32564, organizza escursioni.
Alla periferia si trova il Parco degli uccelli, tel.
0785.32582, con numerose varietà esotiche.
Santu Lussurgiu
Numerosi i prodotti tipici: dai formaggi, tra i
quali il caciocavallo noto come casizolu (Borrodde, tel. 0783.551202; Piu, tel. 0783.551115) ai
coltelli (Mura, tel. 0783.550726); dai finimenti
per cavalli (Piga, tel. 0783.550411) alle calzature
artigianali, tra le quali gli scarponi noti come
cosinzos (Mura, cell. 347.3323492); dai dolci (Ardu, tel. 0783.551180) al pane (Pasquini, tel.
0783.550169), ai distillati, tra i quali il celebre fil
’e ferru (Distillerie Lussurgesi, tel. 348.154978).
La Pro Loco si trova in via Santa Maria 40, tel.
0783.551034.
Nelle macellerie di Scano e di Santu Lussurgiu si
trova la carne di quello che viene chiamato ora il
“bue rosso”: una specie vaccina, la sardo-modicana, allevata in modo naturale, allo stato brado
e senza l’impiego di mangimi.
vate da massi di basalto, alte circa un metro; tre hanno due sporgenze, come seni femminili, e sarebbero
rappresentazioni della maternità, le altre del fallo
maschile. Secondo una leggenda si tratterebbe di
commercianti e di contadini che, maledicendosi a vicenda, rimasero pietrificati, marmurados, appunto.
Tra sorgenti e boschi di eucalipti
Ripresa la strada per Santu Lussurgiu si imbocca il
bivio per Scano Montiferru. All’arrivo si scorge l’edificio che, costruito nel punto in cui affiora una
grande vena d’acqua, la raccoglie per inviarla a una miriade di centri abitati. Ne resta un’altra che si distende
in laghetti digradanti con
cascatelle; un’altra ancora
va a formare una vasca in un
boschetto di eucalipti e abe-
In alto: un esempio dell’eleganza
architettonica del centro
di Macomer in questa finestra
di età aragonese. A sinistra: il
nuraghe Ruggiu con le domus
de janas che si aprono
nel declivio della collina
nella interessante zona
archeologica di Filigosa.
145
MACOMER E IL MONTIFERRU
Adriano Mauri
ITINERARIO 8
Santu Lussurgiu, la tipica corsa a cavallo
della Sa carrela ’nanti che ha luogo ogni
anno gli ultimi tre giorni di Carnevale.
ti. Al di sopra della sorgente sta la chiesa che, dedicata a Sant’Antioco, dà il nome alla località. La facciata, dalle linee semplici, è sormontata da un grazioso campanile a vela.
Gli abitanti di Scano sono talmente attratti da questo luogo, che vengono qui due volte all’anno per fe-
146
steggiare il santo, e assieme a loro arrivano fedeli dei
vicini paesi di Sàgama e Sindìa. Si racconta che questi ultimi tentarono una volta di portar via il simulacro del santo; ma il carro a buoi che lo trasportava finì
impantanato, tanto che gli scanesi poterono prenderli
in giro: “Avvelenados sezis chei s’alza, / brusiaos cherizis
in su fogu: / furadu boche aizis a Sant’Antiogu / e lassadu
l’azis in Giuncalza” (Siete irritati come punti dalla tarantola, / dovreste essere bruciati nel fuoco: / avevate rubato Sant’Antioco / ma avete dovuto lasciarlo
nella Giuncaia).
Ripreso il percorso è d’obbligo la fermata in un
altro luogo d’acque, il villaggio di vacanze di San
Leonardo di Siete Fuentes, proprio adiacente alla
strada: in basso, tra gli alberi, si nasconde una chiesetta medievale; e al di sopra delle case il punto in
cui l’acqua – di ottima qualità – sgorgando da sette
bocche ha dato nome alla località.
147
Stefano Oppo
MACOMER E IL MONTIFERRU
Stefano Oppo
Adriano Mauri
Stefano Oppo
Adriano Mauri
Da sinistra in alto: gli artigiani di Santu Lussurgiu vantano
abilità e maestria tramandate da generazioni. Paese di forte
tradizione equestre, vi si produce tutto quanto serve per il
cavallo e per il cavaliere: nelle botteghe dei sellai selle,
briglie e cinghie; i fabbri realizzano morsi, speroni
e staffe, oltre ai pregiati coltelli. Non manca, poi, chi tiene
alto lo spirito, come Franco Fais delle Distillerie Lussurgesi.
Gli oggetti della tradizione contadina
Lo spettacolare salto finale
della cascata formata dal torrente
Sos Mòlinos in uno degli angoli
più belli del Montiferru.
Ed eccoci a Santu Lussurgiu. La prima tappa d’obbligo è al Museo della tecnologia contadina, uno
dei primi nel suo genere ad essere allestiti in Sardegna. Gli oggetti e gli strumenti raccolti sono 1400, a
volte antichissimi, legati ad attività così lontane dalle nostre che in più di un caso non sappiamo riconoscerli. Ci sono quelli del contadino, dagli aratri di legno ai gioghi per i buoi alle falci per mietere, e alle
forche e le pale che si impiegavano nell’aia, quando
il calpestio delle bestie e il soffio del vento aiutavano a separare il seme dalla paglia. E poi dell’allevatore: per svezzare gli agnelli, per tosare, per
segnare i capi e per confezionare il
formaggio.
Ma ci sono anche oggetti che
testimoniano attività più strettamen-
te legate a questo paese: la vinificazione e soprattutto
la distillazione, che dà luogo al fil ’e ferru, un’acquavite rinomata; infine la follatura dei tessuti, che veniva compiuta nelle
gualchiere lungo il rio Sos
Mòlinos, situate nella
vallata poco oltre
Santu Lussur-
Stefano Oppo
Sopra: due
resolzas, i classici
coltelli a serramanico
dei pastori e contadini
sardi con lama d’acciaio
e impugnatura in corno.
149
ITINERARIO 8
giu, in direzione di Bonàrcado. Per vedere la cascata si
scende sino a un ponte e quindi si risale sul versante
opposto, dove uno spiazzo permette di sostare. Da qui
ha inizio il percorso ombreggiato da un bosco di
querce, poi da varietà tipiche dei luoghi umidi, in
particolare gli ontani.
Ci si trova, così, sui bordi del laghetto che si forma alla base del “salto”: misura 30 metri ma è diviso
in cinque parti da una serie di gradini; il dislivello
maggiore è l’ultimo, con i suoi 15 metri. Da qui, seguendo i sentieri di fondo valle, si troveranno le
tracce degli antichi mulini che hanno dato appunto
il nome alla località. Fotografie di Adriano Mauri
In questa pagina: un modo originale per
soggiornare a Santu Lussurgiu è l’albergo diffuso, un
tipo di hotel-ristorante in cui camere e servizi si
trovano divisi in più edifici nel centro storico del
paese. Le stanze dell’Antica Dimora del Gruccione
(a destra e sotto) sono dislocate in case patrizie
di impianto spagnolo, mentre al Sas Benas
(in basso) è anche possibile fare musica con gli
strumenti messi a disposizione degli ospiti.
OSPITALITÀ
Macomer
Azienda agrituristica biologica Nuraghe Elighe, altopiano di Campeda, tel. 0785.71761,
cell. 347.6704534. Menu 21 euro. Campeda, tel.
0785.748119. Camera singola 33 euro; menu da
11 euro. Marghine, tel. 0785.70737. Camera singola 30 euro; menu da 15 euro. Su Talleri, tel.
0785.71422. Camera singola 26 euro; menu da
14 euro.
San Leonardo
Da Malìca, tel. 0783.550756. Camera singola 25
euro; menu da 16 euro.
Santu Lussurgiu
Ristorante La Bocca del Vulcano, tel.
0783.550974. Menu da 20 euro. B&B Casa del Sole, tel. 0783.551042. Camera singola 26 euro. Ristorante-albergo diffuso Antica Dimora del
Gruccione, tel. 0785.552035. Camera singola 35
euro, menu 25 euro. Ristorante-albergo diffuso
Sas Benas, tel. 0783.550870. Camera singola 37
euro; menu 30 euro.
Scano Montiferru
Azienda agrituristica Pischedda, nella zona delle
fonti di Sant’Antioco, tel. 0785.32580. Menu da 18
euro. Locanda-bar-pizzeria Cambula, tel.
0785.32119. B&B Obinu, tel. 0785.32249. Pernottamento 30 euro a persona.
150
Itinerario 9
L’Ogliastra
FASCINO
DI TERRE SELVAGGE
DI LELLO CARAVANO - FOTOGRAFIE DI ANTONIO SABA
’è una strada di
roccia che parte
da Cagliari e,
procedendo in
direzione nordest, si inerpica per lunghi
tratti tra gole e boschi, torrenti e oleandri in fiore. Una
Statale d’altri tempi, che si
insinua in un ambiente selvaggio, in una Sardegna che
per lunghi anni è rimasta
isolata, mantenendo pressoché inalterati i valori naturalistici e culturali. L’Orientale
Sarda è un pezzo di archeologia stradale, quasi un monumento che ci conduce con
ritmi di una volta alla scoperta prima del Sàrrabus,
una regione storica, e poi
dell’Ogliastra.
Lungo questa strada, che
presto andrà in pensione,
sostituita da un tragitto più
confortevole, si può giungere fino ad Arcu ’e Tidu, a 426
C
153
metri sul livello del mare, da dove si diparte una diramazione per Burcei, paese delle ciliegie e dei formaggi, che va riscoprendo i suoi tesori di montagna, con l’apertura di piccoli alberghi accoglienti, e
gli antichi sentieri, come la via dell’argento verso le
miniere di San Vito.
L’Orientale, sempre procedendo verso est si affaccia sulla costa e, all’altezza di San Priamo , suggerisce un’altra possibile deviazione, questa volta diretta
decisamente a sud, verso Castiadas, poco all’interno
di Costa Rey, regina dell’agriturismo, perla turistica
emergente tra hotel e spiagge, con il vecchio carcere
154
chiuso nel 1955, oggi in fase di ristrutturazione, sede
di mostre d’arte e d’artigianato.
Ancora più a sud, ecco lo straordinario paradiso
mediterraneo di Villasimius, il più importante centro turistico della provincia di Cagliari. Alberghi,
campeggi e residence, un porto turistico con 900 posti barca, spiagge da sogno. Dal 1998 l’area marina
protetta di Capo Carbonara tutela le isole di Serpentara e dei Cavoli e i meravigliosi fondali. Percorrendo questo tratto di costa, di nuovo diretti a nord, c’è
tanto da vedere in questo angolo di Sardegna, tra
pescose lagune sul mare, lunghe e placide spiagge,
Sopra: siamo nella parte settentrionale dell’Ogliastra,
sull’altopiano del Golgo, sopra Baunei, meta finale del nostro
itinerario, ma immagine emblematica del volto più autentico
di questa regione. A destra: in questo stesso luogo,
tra i meglio conservati dell’intera Isola, si possono ammirare
antichi insediamenti come la chiesetta romanica di San Pietro.
agrumeti, torri sul mare, come quella dei Dieci cavalli, recentemente restaurata, a San Giovanni, sul
litorale di Muravera.
Da qui in poi, la vecchia Orientale Sarda, superato il Flumendosa, si addentra a poco a poco nel superbo anfiteatro dell’Ogliastra, la terra degli oliva-
ITINERARIO 9
Sopra: il nostro itinerario nell’Ogliastra tocca, ovviamente, la magnifica costa con i suoi insediamenti alberghieri, che prevedono
anche il grande lusso. Qui siamo in uno dei cinque ristoranti del Sant’Elmo Beach Hotel a Castiadas, con terrazza panoramica sulla
spiaggia di sabbia bianca e le acque cristalline di Costa Rei. Pagina seguente: più a nord, all’altezza di Baunei, ecco l’imponente
arco di pietra che costituisce lo scenografico ingresso dal mare a Cala Goloritzè, una tra le insenature più belle del Mediterraneo.
stri, dove la natura regala paesaggi incontaminati e
selvaggi che mutano nel giro di pochi chilometri:
mare cobalto, spiagge, scogliere, falesie, boschi secolari, grotte, guglie, altipiani, canyon, paesi abbarbicati sulle montagne.
Sulle strade del vino e dei “tacchi”
Lasciato il Sarrabus e superata Tertenia, la vecchia
statale si inerpica tra pascoli e vigneti. Si sale verso
Ierzu, porta dell’Ogliastra propriamente detta, lungo
le strade del cannonau e delle antiche cantine del rosso per eccellenza, dove già nel Cinquecento tra i beni
lasciati in eredità non mancava su stergiu de su ’inu, gli
attrezzi per trasformare l’uva in vino. Qui si possono
visitare la storica cantina Antichi Poderi e, in direzio-
156
ne mare, nella vicina Cardedu, quelle del Perda Rubia (la più antica) e dei Fratelli Loi.
Da Ierzu non può mancare una deviazione che
punta ancora una volta decisamente a sud, verso
Perdasdefogu, l’antica Foghesu, attraverso una delle strade più suggestive d’Italia, dominata dai
tacchi, i giganteschi torrioni di calcare. Il gioiello da
visitare è la chiesa preromanica di San Sebastiano,
nella parte alta del paese, salvata grazie a un provvidenziale restauro, con le tre navate che ricordano le
chiese asturiane e gli alberi affrescati nelle tre nicchie dietro l’altare. Si respira un’atmosfera di
profonda intimità nel tempio che, durannte l’Ottocento vedeva il suo pavimento in terra battuta tappezzato con foglie di mirto, rosmarino e alloro.
L’OGLIASTRA
Da Ierzu, di nuovo verso nord, la strada scorre sul
costone, sotto le guglie di calcare che sembrano cattedrali fino a Ulassai, piccolo centro costruito a ridosso delle rocce incombenti, un fatto che meravigliò i
viaggiatori dell’Ottocento sorpresi dall’arditezza degli abitanti. È il paese delle leggende, dei racconti
tramandati dai pastori, il paese che ha dato i natali a
Maria Lai, 84 anni, la più grande artista isolana vivente, che al suo borgo ha dedicato molte opere, in
particolare il lavatoio, monumento alle donne recuperato e abbellito con le opere di Costantino Nivola,
e le fontane di Luigi Veronesi e Guido Strazza. “Gli
uomini volevano un monumento ai caduti, io proposi
un monumento al luogo dove le donne cantavano e
sognavano insieme”, ricorda Maria Lai.
La valle del Pardu riserva altre sorprese. Osìni e
Gàiro oggi sono due paesi nuovi, dopo l’abbandono
dei vecchi agglomerati a causa di una tremenda alluvione negli anni Cinquanta. Il cuore di Osìni vecchio pulsa ancora: la chiesa e la piazzetta sono state
restaurate, l’attaccamento degli abitanti per le case
diroccate resta incrollabile.
È una valle dove gli anziani lavorano ancora i fazzoletti di terra per coltivare la vite e l’orto, permeata
delle leggende che i nonni tramandano ai nipoti. Come quella della babaieca, riportata dal canonico Flavio
Sopra: l’incontro tra la natura rocciosa dell’entroterra ogliastrino e le limpide acque del Mar Tirreno
crea meravigliose falesie verticali come quella spettacolare di Capo Montesantu, estremo meridionale del golfo
di Orosei. Sotto: le lunghe spiagge bianche hanno fatto di Tortolì una delle mete preferite del turismo, favorito anche
dalle ottime strutture ricettive, come l’hotel-ristorante Il Saraceno. Pagina seguente: il suolo della fertile valle
del rio Pardu, nei pressi di Ierzu, è ideale per la coltivazione della vite. Da qui provengono i migliori Cannonau.
158
LA LEGGENDA DEL NASTRO COLOR DEL CIELO
La bambina salì sulla montagna. Nella bisaccia aveva
il pane appena sfornato da portare ai pastori, bloccati
da un temporale. Dopo una lunga camminata li trovò,
al riparo in una grotta con il loro bestiame. Fuori pioveva, c’erano vento e lampi. La piccola consegnò agli
uomini il pane preparato dalle donne. Guardò all’esterno e vide un nastro celeste trasportato dal vento. I pastori cercarono di trattenerla: non è niente, sarà un fulmine, dissero senza darle troppa importanza. Ma la
bambina corse fuori alla ricerca del nastro. In quel momento la grotta franò seppellendo pastori e bestiame.
Da questa antica leggenda tramandata dai pastori del
suo paese, Ulassai (poco a nord di Ierzu), Maria Lai,
84 anni, la più grande artista sarda vivente, oltre
vent’anni fa inventò un’opera d’arte davvero spettacolare: legò il borgo alla roccia con chilometri di nastro
azzurro. Se quel pezzo di stoffa della leggenda aveva
indicato la via della salvezza alla bambina, allora poteva salvare il paese dalla sua incombente e franosa
montagna, il picco di Tisiddu. E forse – aggiunge oggi
Maria Lai – legandoci tutti insieme ci si potrebbe salvare dalle minacce di guerra.
Un legame stretto, quello tra l’Ogliastra e le sue mon-
tagne. C’è il Gennargentu, ci sono i Supramonti, di Urzulei e di Baunei, con la solitaria chiesetta e le cumbessias di San Pietro e la voragine di Su Sterru nel Golgo.
E soprattutto ci sono i tacchi, torrioni di calcare che dominano il paesaggio, spesso si affacciano sul mare, spaziando da Baunei a Tortolì con Capo Bellavista e le rocce
rosse di Arbatax, da Tertenia a Barisardo con l’altopiano
di Tecu e i faraglioni di Cea, regalando uno tra i più
emozionanti panorami di tutta l’Isola. Sono basiliche di
roccia, retaggio del Giurassico. Sono il suo simbolo, il
suo cuore antico, regno di aquile e mufloni. Sa Sartàina,
Monte Corongiu, un partenone di 1000 metri dove fu
trovata una fucina nuragica, Perda Liana, solitaria e imponente, il paradiso verde di Montarbu a Seui. È davvero uno degli itinerari da non perdere anche per quei visitatori che trascorrono le giornate sulla splendida costa
ogliastrina. La strada da Perdasdefogu a Ierzu e Osìni è una delle più belle d’Italia: tra gole e castelli di pietra, boschi di lecci ed essenze mediterranee di rosmarino, erica, corbezzolo, offre uno scenario di grande suggestione. Da questi picchi si domina l’anfiteatro Ogliastra, con il suo splendido mare, e con le sue vigne strappate alla montagna.
159
ITINERARIO 9
A sinistra: la lunga
spiaggia di Barisardo,
oggi una delle più
importanti mete
di turismo balneare
nell’Ogliastra. L’antica
Barì, da cui prende
il nome, era abitata già
in epoca prenuragica.
Cocco, storico ogliastrino, secondo cui quando erano
di peso alla famiglia, i vecchi di Gàiro venivano lanciati da una roccia con uno strapiombo di 100 metri
(babaieca deriva da babai, padre, e eca, burrone). Un
sacrificio rituale citato dagli antichi scrittori latini che
però non trova alcun riscontro nella storia locale, come ricorda lo studioso Pietro Doneddu. Suggestiva
anche la leggenda della Scala di San Giorgio, a Osìni:
all’origine della spettacolare spaccatura nella roccia ci
sarebbe un miracolo
del vescovo Giorgio
di Suelli, le cui preghiere aprirono un
varco nella bastionata di calcare che pare
invalicabile. L’itinerario nel cuore dell’Ogliastra prosegue con una puntata verso Perda Liana, la più curiosa montagna sarda, e lungo le rive del lago Alto Flumendosa, lambito
dall’ardita linea del Trenino Verde: un tempo trasportava pastori ed emigranti, oggi accompagna i turisti
alla scoperta di una Sardegna insolita. Dal lago si
rientra verso Lanusei, capitale amministrativa, dominata dall’imponente mole del tempio di San Giovanni Bosco, in splendida posizione panoramica.
ARTE, ARTIGIANATO E… TANTE STELLE
Da segnalare il Museo all’aperto di Tortolì, diventato
un punto di riferimento degli appassionati di arte moderna. Una decina di sculture di affermati artisti disseminate
in piazze e giardini caratterizza il centro della cittadina,
suscitando segnalazioni entusiastiche nelle più apprezzate riviste per un’operazione culturale di grande pregio e
interesse (informazioni utili su escursioni e case per le vacanze presso Time in Sardinia, ad Arbatax, tel.
0782.626688, www.timeinsardinia.com).
Importanti passi avanti per l’artigianato artistico sono quelli compiuti da Giancarlo Moi, orafo di Barisardo cresciuto alla scuola vicentina di Arte e mestieri, che prosegue nella ricerca di oggetti e monili della
tradizione: l’ultima scoperta è su sonatzolu, un amuleto di vetro a forma di mezza luna con all’interno tessuto broccato e impreziosito con tre campanelline
d’argento all’esterno (via del Mare, tel. 0782.29236,
moigioielli.com).
Cerca forme nuove, pur legate alla tradizione, anche
160
Tiziana Tascedda, apprezzata ceramista di Barisardo
allieva di Maria Lai: originali i suoi campanacci in ceramica, un oggetto moderno che risente dell’arcaica
simbologia pastorale (Terre Jane, via Cagliari 23, cell.
328.4021724).
A Loceri due artigiane realizzano costumi sardi (Mariella Garau e Maria Deiana, tel. 0782.77082); e
Alessandro Podda costruisce launeddas, l’antico
strumento a canne (tel. 0782.77082).
Visite archeologiche e ospitalità a Lanusei, capitale amministrativa. Nel cuore del magnifico bosco di Selene,
ristorante (camere e campeggio saranno aperti in estate) dell’Oasi Bosco Selene (tel. 0782.483001). Le tombe
di giganti e il villaggio nuragico sono gestiti dall’associazione Nuova Luna (tel. 0782.41051, escluso lunedì).
Per gli appassionati delle stelle, l’osservatorio di
Monte Armidda organizza visite su prenotazione (cell.
349.1533468, lunedì e venerdì dopo le 21) per ammirare uno dei cieli più limpidi d’Italia.
ITINERARIO 9
Sopra, in senso orario dall’alto a sinistra: a Loceri Alessandro Podda costruisce launeddas, l’antico strumento a canne dei pastori;
la confezione dei costumi sardi tradizionali è affidata alle abili mani di Mariella Garau e Maria Deiana di Loceri; nel suo laboratorio
Terre Jane, a Barisardo, la ceramista Tiziana Tascedda realizza terrecotte artistiche, come questo originale campanaccio; Giancarlo
Moi, orafo di Barisardo, riprende e valorizza i gioielli tipici dell’Isola combinando oro, argento e pietre semipreziose.
Le tracce della preistoria
Da Lanusei, in mezz’ora o poco più di viaggio, si possono scegliere varie mete marine, fino alle calette e alle
lunghe lingue di sabbia tra Cardedu, Barisardo, Tortolì
e Baunei. Procedendo verso nord-est, si raggiunge Tortolì, porta del mare e del cielo di questo territorio – 60
mila abitanti, 23 paesi – che presto diventerà provincia.
È il capoluogo industriale e mercantile, ben attrezzato
con alberghi e campeggi, con le celebri rocce rosse dove fino a trent’anni fa si arrampicava la foca monaca, e
un museo all’aperto di scultura contemporanea (Su logu de s’iscultura) sparso tra piazze e giardini capace di
richiamare appassionati da tutta Italia. Nel folto bosco
162
di lecci di Selene, ospitalità turistica e visite alle ben
conservate tombe di giganti e al villaggio nuragico.
Lasciando invece Lanusei in direzione sud, grandi
scenari regala la strada che, attraversato Loceri (paese
delle olive e dei bed and breakfast), scende verso il mare. E sul mare c’è Barisardo. L’antica Barì, abitata già
dai prenuragici, oggi celebrata per le sue spiagge e i
suoi alberghi, con Tortolì la più importante meta del turismo ogliastrino. Ha una storia antica, Barisardo. Scritta nei suoi monumenti, come la bella parrocchiale del
Seicento con le scalinate in marmo intarsiato e altre decorazioni policrome; e nelle vestigia custodite dall’altopiano di Tecu, splendido bastione di basalto che domi-
ITINERARIO 9
OSPITALITÀ E ACQUISTI
L’Ogliastra resta fedele a se stessa. Anche in cucina. Culurgionis (i
fagottini di pasta ripieni di patate, formaggio e mentuccia), coccoi
prena, capretto, tratalia, casu axedu
(formaggio acido), prosciutto, minestre di finocchietto e casu ’e fitta
(formaggio in salamoia): ecco i
piatti tradizionali della cucina
ogliastrina, che gli chef più attenti
ripropongono con sapienza.
L’indirizzo principe per i buongustai è l’Hotel La Torre a Barisardo
(tel. 0782.28030). Quattro stelle di
qualità a pochi metri dal mare, tra
i fornelli c’è la regina Gisella Tascedda: ha riportato in tavola i
menu della tradizione ma non disdegna di inventare nuovi piatti
(tagliatelle nere, riso con agnello,
minestre di finocchietto, malloreddus con le favette, orata ai porcini).
A Castiadas il Sant’Elmo Beach
Hotel, lungo il litorale a nord di
Villasimius (tel. 070.995161), che offre vacanze all’insegna del relax e
cinque ristoranti tra cui scegliere
tra buffet internazionali e cucina
sarda. A Tortolì-Arbatax tre alberghi con ottimo ristorante: La Bitta
(4 stelle, tel. 0782.667080), Arbatasar (4 stelle, tel. 0782.651800) e Saraceno (3 stelle superiore, tel.
0782.667318), con un buon rapporto
qualità-prezzo. Ancora ad Arbatax,
l’Ittiturismo (tel. 0782.667827) nella
peschiera di San Giovanni: si cena
tra reti e barche con pesci e crostacei catturati la mattina.
Tanti gli indirizzi per gustare i sapori di montagna: Il Bosco dei fratelli Peddio, a Villagrande (tel.
0782.32505), La Pineta ad Arzana
(tel. 0782.37453), Trattoria Deidda,
a Seui (tel. 0782.54621), Sant’Efisio, sulla strada per Talana (tel.
0782.646921).
Grande attenzione ai sapori tradizionali in alcuni agriturismi:
Ogliastra (tel. 0782.77427) e Su
Barraccu (tel. 0782.77373-cell.
328.1332498), entrambi a Loceri; e
S’Arroali Manna, a Villagrande
(tel. 0782.30067). Attiva una discreta rete di bed and breakfast (presidio di Santa Maria Navarrese, tel.
0782.615330).
Negozi di prodotti tipici, soprattutto agroalimentari, a Tortolì: Sa
Buttega (via Monsignor Virgilio 46,
cell. 329.0267753) propone salumi,
culurgionis, coccoi prena, civarxedda
e distillati; Massimo Vacca (viale
Pirastu, tel. 0782.624333, www.prodottitipicisardi.it) presenta prosciutti, formaggi e pane pistoccu.
Per un buon casu axedu (un vero
na il litorale. È qui che gli antenati lavoravano le pietre
nere per trasformarle in macine per il grano. È qui, secondo la giovane archeologa Paola Locci, che le macine
ancora grezze venivano fatte rotolare fino alla spiaggia
per essere rifinite e caricate sulle navi. Segno di un’indiscussa qualità ambientale, di sapori che ancora oggi
non conoscono contaminazioni. Come quel latte di capra prodotto dalla Galydhà di Villagrande Strisaili. È
un prodigio: arriva direttamente dai pascoli del Gennargentu, conserva tutte le proprietà nutrizionali nono-
164
nettare, confezionato dai pastori
aggiungendo al latte appena munto il quaglio) ci si può rivolgere al
caseificio Chiai (via Asproni 2, Barisardo, tel. 0782.29916).
Sopra: Gisella Tascedda, la regina
della cucina ogliastrina all’Hotel La
Torre di Barisardo (qui sotto).
stante il trattamento Uht e tra breve sbarcherà anche
nel resto d’Europa con una linea di prodotti caprini, dai
formaggio freschi e stagionati allo yogurth.
Tornando verso nord, superata Tortolì, si potrà
raggiungere Santa Maria Navarrese, sulla costa, e
proseguire, quindi, verso Baunei, il cui straordinario territorio, vero emblema dell’Ogliastra, presenta
un eccezionale punto di attrazione nel Golgo, una
sorta di altopiano-vallone che si sprofonda in una
voragine carsica di quasi 300 metri. Itinerario 10
Alle pendici del Gennargentu
LASSÙ DOVE OSANO
AQUILE E SCIATORI
DI EMANUELE DESSÌ - FOTOGRAFIE DI STEFANO OPPO
lle falde del Gennargentu ci sono i sardi che hanno
sentito meno degli altri gli influssi delle dominazioni. Sardi abituati da millenni a convivere con i
silenzi del Supramonte e della Barbagia, con i loro
profumi e con i loro sapori. Sardi che oggi aprono i
propri scrigni stracolmi di storia, arroccati su una montagna o
affacciati su un lago. Sardi che conoscono il freddo e la neve,
nonostante il mare, visto da quelle cime dove ancora osano le
aquile, appaia davvero molto vicino.
A
167
ITINERARIO 10
ALLE PENDICI DEL GENNARGENTU
tello turistico, a destra, indica le tombe dei giganti di
Madau, quattro sepolture con grandi blocchi di pietra
squadrati che risalgono al XII-XI secolo a.C. Un’area
archeologica ben conservata e resa ancor più suggestiva dall’ambiente naturale che la circonda. Poco distante, procedendo per meno di 2 chilometri sulla strada
per Pratobello, verso sud, sulla destra, c’è il complesso
nuragico di Gremanu. Conserva anche un sistema di
canalizzazione dell’acqua che dava da bere agli abitanti di un villaggio sorto 3500 anni fa.
Le sentinelle del Gennargentu
Sopra: tradizioni e scene di vita quotidiana nei murales
di Fonni. A sinistra: maschere per la danza-processione
dei mamuthones (i “vinti”) e issohadores (i “vincitori”),
le figure tipiche del Carnevale di Mamoiada. Questo
antico rituale che forse rievoca un evento militare
prevede che i figuranti indossino anche la mastruca,
la giacca di pelle dei pastori, e dei campanacci (sotto).
Pagina seguente: uno scorcio del paese di Gavoi (in alto)
e (in basso) escursione in canoa sul lago di Gusana,
bacino artificiale ben attrezzato anche per la pesca sportiva.
La prima meta del nostro viaggio – un centinaio di
chilometri dalla Barbagia al Mandrolisai – è Fonni, il
paese più alto della Sardegna.
Partendo sia da Olbia che da Cagliari, si deve arrivare, percorrendo la 131 bis, sino alle porte di Nuoro,
seguendo le indicazioni per Mamoiada, strada statale
389. Volendo, si può approfittare, dopo una decina di
minuti di strada, per fare una tappa proprio a Mamoiada, al Museo delle maschere del Mediterraneo
(ben indicato) e, grazie anche a un moderno sistema
multivisione, immergersi per un attimo nel fascino e
nel mistero del Carnevale della Barbagia e della danza-processione dei mamuthones e issohadores. Un impatto forte, all’inizio dell’itinerario, con le tradizioni e
la cultura di un’isola profondamente legata al mondo
agropastorale. Un flash back che ci accompagnerà per
tutto il resto del viaggio.
Dopo la visita al museo, ripresa la statale 389, si lascia la strada per Fonni e si svolta, a sinistra, per Pratobello. Oltrepassata la frazione, si prosegue lungo la
vecchia strada per Lanusei (provinciale 2), che corre
parallela alla nuova direttissima a quattro corsie per
l’Ogliastra. Si procede sino al chilometro 7,200. Un car-
168
Si percorre a ritroso la strada, inerpicandosi verso i
1000 metri di Fonni, sfiorando il lago Govossai e lasciandosi alle spalle, in lontananza, le vette più alte
del Gennargentu, la “Porta d’Argento” del cuore della Sardegna: Punta La Marmora, 1834 metri, in territorio di Arzana, che deve il suo nome al generale sabaudo Alberto che, per la prima volta, la misurò nella
prima metà dell’Ottocento; e Bruncu Spina, in agro
di Fonni, 1829 metri, che ospita l’unico impianto di risalita della Sardegna per gli appassionati di sci. Dopo
una visita all’abitato, che offre tra l’altro la basilica
della Madonna dei Martiri, all’interno di un convento francescano del Seicento, si può procedere, sulla
strada per Desulo, verso il versante centrale del Gennargentu, sino il passo di Donnortei (1223 metri) e,
nell’omonima località, si possono visitare le fonti e,
raggiunto il bivio di Monte Spada, il parco faunistico
di Donnortei, dove un imprenditore agricolo ha trasformato decine di ettari di montagna in uno dei pochi angoli di Sardegna in cui daini, cerbiatti e cinghiali familiarizzano con i visitatori: per “corromperli” basta una manciata di piselli o di mais, ma non disdegnano patatine e pop corn. È l’occasione per conoscere, meglio se a debita distanza, il pastore fonnese,
un robustissimo cane salvato dall’estinzione e protagonista, con i fanti della Brigata Sassari, di imprese
eroiche sul Carso durante la Grande Guerra.
Da Fonni a Lodine la strada è breve, ravvivata da
qualche curva e dagli scorci, tra la vegetazione, del lago di Gusana. L’economia del paese, che non arriva a
400 anime, è legata all’allevamento. Nel centro c’è una
bella chiesa del XVI secolo, dedicata a San Giorgio e,
a poca distanza, il nuraghe “delle trenta battaglie”.
Gavoi è lì, pochi chilometri più avanti. È la culla del
Fiore sardo, uno dei tre formaggi Dop (a Denominazione di origine protetta) della Sardegna. Formaggi
fatti rigorosamente con latte di pecora che, dopo la
produzione e l’affumicatura nei mini caseifici di campagna, stagionano proprio in paese, sotto le soffitte
delle case con la facciata in pietra a vista di uno dei
paesi più accoglienti della Barbagia di Ollolai. Pren-
169
Panorama della valle del fiume Taloro, con fitti
boschi di roverelle, lecci e pioppi che si specchiano
nelle acque del lago di Gusana. Il valore naturalistico
della zona e la possibilità di praticare sport acquatici
e pesca sportiva attirano qui numerosi turisti.
dendo contatti con il Consorzio per la tutela del formaggio Fiore sardo Dop, a Gavoi (vedi box pag. 164),
si può anche assistere alla produzione.
Passeggiando in centro è facile imbattersi in alcune
belle testimonianze dell’arte religiosa, come la parrocchiale di San Gavino, meta, a fine ottobre, della festa dei diciottenni che, a cavallo, percorrono il dedalo
170
di viuzze del centro storico, su cui si affaccia la bottega di qualche artigiano, impegnato nella lavorazione
del ferro battuto, nella produzione di coltelli con il
manico in corno di muflone (ungulato che popola il
Gennargentu) o nella preparazione dei tumbarinos in
pelle di capra, i tamburi grandi protagonisti del Giovedì grasso gavoese.
La sagra campestre di Sa Itria
Una visita al lago di Gusana è d’obbligo. Artificiale
ma perfettamente integrato con l’ambiente circostante, offre 14 chilometri di sponde e, ben indicati e facilmente raggiungibili, alcuni siti archeologici. Volendo,
prima di riprendere il viaggio verso sud, si può riguadagnare la strada provinciale Gavoi-Lodine-Ma-
moiada per visitare il santuario mariano di Nostra Signora d’Itria, ricostruito nel 1903 dopo l’abbattimento
della precedente chiesa, che nell’ultima domenica di
luglio ospita una delle sagre campestri più sentite
della Barbagia. Si dice che proprio a Sa Itria, tra l’VIII
e il IX secolo, si sia svolto in gran segreto un sinodo di
vescovi per riaffermare l’obbedienza dei sardi al pa-
171
ITINERARIO 10
pa di Roma, in contrasto con le pretese di Bisanzio sostenute dall’imperatore d’Oriente. La chiesa è immersa in una campagna ricca di allevamenti ovini e di piccoli caseifici, dove si produce il Fiore sardo. Della vecchia struttura rimane la campana, che reca l’iscrizione
della data, 1543: si tratta dell’unica testimonianza
scritta del XVI secolo nel territorio di Gavoi.
Tornati a Gavoi, si seguono le indicazioni per Teti
e, dopo nemmeno un quarto d’ora, adagiato in una
profonda vallata tra due monti, si intravede il lago artificiale di Cucchinadorza, lungo più o meno 2 chilometri e mezzo e largo 500 metri, nato dallo sbarramento del fiume Taloro. Alcune strade sterrate consentono di arrivare sino alle sponde del bacino. La
presenza di una centrale dell’Enel, che utilizza le
acque del lago artificiale per il raffreddamento
delle turbine, riscalda l’acqua, favorendo la presenza di pesci, persico reale e trote in particolare, oltre a carpe, anguille e tinche. Concedendosi qualche ora di relax, è anche possibile
fare un’escursione a cavallo lungo le sponde,
circondati da boschi millenari. La pesca
sportiva è aperta dal 1° maggio al 31 ottobre.
Teti, a quota 750 metri sul livello del mare, è
poco più avanti, circondato da lecci, sughere e
roverelle, una zona molto vocata per
la raccolta dei funghi. Il paese, che
prende il nome da una pianta che cre-
172
ALLE PENDICI DEL GENNARGENTU
sce nella zona (in sardo titione), dal 1990 ospita il bel
Museo archeologico, inaugurato a 125 anni dall’inizio
degli scavi nel territorio. Una visita è d’obbligo. Numerosi i reperti bronzei provenienti dai villaggi nuragici
di Abini e di Urbale. Seguendo le indicazioni, in paese
si può visitare anche una casa vecchia di qualche secolo che, grazie a un progetto di recupero conservativo,
offre uno spaccato, anche per l’arredamento e gli utensili, della vita e della cultura agropastorale del passato.
La donna di pietra
Meno di 10 minuti d’automobile separano
Teti da Austis, disteso su un altopiano granitico ammantato dal verde dei boschi. Colonia romana (Agustis), conserva ancora,
sparse qua e là, le testimonianze di un’intensa frequentazione in età imperiale. Oggi
Teti vive di pastorizia e di artigianato (in testa la tessitura, con la preparazione dei classici tappeti della tradizione sarda), ma più
di altri, in Barbagia, ha saputo cogliere l’occasione offerta dall’agriturismo per valorizzare il territorio e dare valore aggiunto al lavoro della terra. Poco lontano dal paese si può visitare il nuraghe Istecorì, che viene considerato
dagli archeologi parte integrante del
villaggio di S’Urbale, a Teti. Ma uno
dei simboli del territorio è la roccia
Sopra: la roccia di Sa Crabarissa, ad Austis, ricorda una donna nel costume tipico di Cabras e ha dato origine alla leggenda
di una fanciulla del borgo marinaro dell’Oristanese, trasformata in pietra dalle sue stesse lacrime per un amore tradito.
Pagina precedente: la ricostruzione di una capanna nuragica (in alto) e (in basso) la cosiddetta Venere Grassa (4700-4000 a.C.),
nella collezione di reperti del Museo archeologico di Teti provenienti dai villaggi nuragici di S’Urbale e Abini.
173
ALLE PENDICI DEL GENNARGENTU
CHE COSA COMPRARE
Gavoi
Consorzio per la tutela del formaggio Fiore sardo Dop, via
Margherita 1, tel. 0784.529043.
Contattando il Consorzio, si
potrà assistere alla produzione
di uno dei tre formaggi della
Sardegna a Denominazione di
origine protetta. Caratteristica
è l’affumicatura del prodotto
prima della stagionatura.
Lavra Leppas (produzione di
coltelli), via Dante 4, tel.
0784.52156. È possibile assistere
alla lavorazione. Lame in acciaio
inossidabile, manici in corno di
muflone o di montone. Molto
bella anche l’esposizione.
Sorgono
Cantina del Mandrolisai, corso
IV Novembre 20, tel. 0784.60113.
Prenotando, è possibile visitare i locali della cantina, sia al
mattino sia al pomeriggio, degustando i vini rossi. È anche
possibile l’acquisto direttamente in sede.
Sa Crabarissa, a 4 chilometri dal
paese, accessibile dalla strada comunale per Ghea, che si inerpica
sino a mille metri. Il vento e la pioggia hanno dato alla roccia le sembianze di una donna con il tradizionale costume di Cabras (un paese
di pescatori dell’Oristanese), e la
leggenda narra che furono le lacrime di una ragazza di Cabras, tradita da un pastore di Austis, a scolpire così la pietra.
Riguadagnata la strada provinciale, comincia la discesa verso Sorgono, il centro più importante del Mandrolisai, area geografica che dà il nome anche alla cantina. Terra di vini
rossi robusti, il Mandrolisai ha rappresentato, sin’oltre la metà del Novecento, uno dei poli enologici più
importanti, in termini di quantità,
174
A destra: Sorgono, la chiesa quattrocentesca dedicata
a Sant’Antioco martire, patrono del paese. La facciata in stile
gotico-catalano è impreziosita da un elegante rosone in trachite.
della Sardegna. Da Austis a Sorgono si impiega una
ventina di minuti e, dopo un appuntamento telefonicop, (tel. 0784/60113), merita una visita la sede della
cantina sociale, aperta nel 1952. La struttura è in attesa
di un progetto di trasformazione, ma una degustazione
tra le vecchie botti dove riposa soprattutto il bovale sardo, immersi in una luce tenue, vale ampiamente una
sosta. Esportati anche negli Stati Uniti, i vini rossi del
Mandrolisai, che nascono su colline soleggiate e ben
esposte, stanno vivendo, un po’ come tutta la produzione enologica sarda, una stagione esaltante. A 8 chilometri dal paese, in direzione Ortueri e della statale 388, si
può raggiungere il santuario campestre di San Mauro
che, a fine maggio, ospita una grande festa di popolo.
Dalla chiesa si domina un suggestivo panorama, caratterizzato dalle vigne aggrappate alle colline del Mandrolisai. Poco distante sorge il nuraghe Talei.
Arte antica e moderna ad Atzara
Ripresa la strada per Sorgono, si svolta a destra, in direzione di Atzara, che si raggiunge in pochi minuti.
Di origine medievale, conserva l’architettura di gusto
catalano. Passeggiando in centro, ci si può soffermare
in una bottega di artigiani dove si producono tappeti,
o soffermarsi davanti alla chiesa dedicata al patrono
Sant’Antioco martire, in stile gotico-catalano (XV secolo), con un bel rosone in trachite. All’interno, due al-
NATURA, STORIA E TRADIZIONE A DORGALI
La star Madonna, per il mal riuscito remake di Travolti
da un insolito destino in un azzurro mare d’agosto
scelse qualche anno fa – non a caso – la costa di Dorgali e, in particolare, Cala Fuili. Meglio, molto meglio del
film sia la costa sia il vino rosso dedicato alla stessa località dalla Cantina di Dorgali (via Piemonte 11, tel.
0784.96143), che coccola i grappoli di cannonau baciati
dal sole nella splendida vallata di Isalle.
Dorgali è uno dei microcosmi più completi della Sardegna. Dall’incanto di Cala Luna al fascino della grotta
del Bue Marino, dai misteri di Tiscali a quelli dei cunicoli carsici di Ispinigoli. E se si ha la buona volontà di
raggiungere quel che resta di nuraghe Mannu, si potrà
spaziare su uno degli angoli più belli del Mediterraneo.
Ma già raggiungendo da Dorgali la frazione marina di
Cala Gonone, un tortuoso circuito immerso nel verde
caro agli appassionati di automobilismo e di cronoscalate, c’è quanto basta per deliziare la vista.
Ai doni copiosi della natura e della storia, Dorgali,
8000 abitanti, ha saputo abbinare la sapienza dei suoi
artigiani e dei suoi agricoltori. Vino (la Cantina è aperta dal 1953), ma anche formaggi pecorini (la Cooperativa Pastori Dorgali è in località Golloi, tel.
0784.96517) e dolci. Il più noto, nella produzione di
papassinos, pistoccu d’ou e pistiddus, è quello di
Esca (viale Kennedy, tel. 0784.94472). Ma basta far
due passi nel cuore di Dorgali per capire quanto siano
profonde le radici dell’arte orafa e della ceramica. Dalla filigrana, in particolare, nascono la fede sarda, i bottoni e altri gioielli che abbelliscono il costume tradizionale, figlio legittimo della fiorente arte della tessitura.
A testimoniare come la ceramica sia, da generazioni,
un pilastro dell’economia locale, c’è il museo dedicato a
Salvatore Fancello (corso Umberto, tel. 0784.94945).
Ma la ceramica, a Dorgali, è un’arte viva. Basta guardarsi attorno per capirlo.
175
ALLE PENDICI DEL GENNARGENTU
OSPITALITÀ
Austis
Agriturismo Da Valore, loc. Sa Paule, tel. 0784.67333. Pasto tipico 22
euro. Organizza anche escursioni.
Fonni
Agriturismo Donnortei, loc. Donnortei, bivio Monte Spada, tel.
0784.58575, cell. 347.5332138330.253842. Pranzo tipico sardo,
con i prodotti del territorio 22 euro,
inclusa la visita all’oasi faunistica.
Agriturismo Muggiana, via Augusto 5, tel. 0784.57579. Pranzo tipico sardo offerto all’interno del
caratteristico “pinneto”, l’ovile in
pietra con il tetto di frasche che da
generazioni i pastori costruiscono
sul Supramonte. Menu 22 euro.
Hotel Cualbu, viale del Lavoro
21, tel. 0784.57054. Albergo a 3
stelle ristrutturato. Camere anche
con idromassaggio. Piscina (anche per bambini), sala giochi, palestra e sauna. Camera doppia in
alta stagione 79,70 euro.
Gavoi
Ristorante Santa Rughe, via Carlo Felice 2, tel. 0784.53774. Franco
e Marinella, i padroni
di casa, ripropongono
i sapori di una volta.
Da 25 euro.
Agriturismo Antichi
sapori, via Cagliari 192,
tel. 0784.52021. Legato
al circuito Terranostra,
offre i piatti tipici della
Barbagia, tra cui la minestra di castagne.
Squisite anche le marmellate, prodotte in
Sopra: gustosa cucina attenta a sapori e profumi
azienda. Menu tipico
di stagione al ristorante L’Oasi di Teti.
Sotto: l’accogliente sala da pranzo dell’agriturismo
sardo 22 euro. Mezza
Fuego di Gavoi, specializzato in piatti barbaricini.
pensione 40 euro.
Agriturismo Fuego, loc. Con- Sorgono
chedda, tel. 0784.52052. Piatti Centro di ristoro San Mauro, loc.
barbaricini, trote del lago di Gu- San Mauro. Cucina del territorio,
sana, vino rosso locale. Aperto tra cui il sanguinaccio, il sangue di
tutto l’anno. B&B: 25 euro bassa maiale fatto cuocere a fuoco lento
stagione, 26 euro alta stagione. dentro le interiora dell’animale e
Mezza pensione: 40 euro bassa insaporito con aromi. Consigliati
insaccati e primi. Da 25 euro.
stagione, 45 euro alta stagione.
Hotel Taloro, loc. lago di Gusana, B&B Da Pietro, tel. 070.7265007, 20
tel. 0784.53033. Camere confortevo- euro al giorno con colazione e bianli, cucina tipica, parco giochi, pisci- cheria da letto e da bagno. Possibina, maneggio. Mezza pensione 56 lità di letto in camera per i bimbi.
Teti
euro in alta stagione.
Ristorante L’Oasi, via Trento 10,
Mamoiada
B&B Villa Barone, tel. tel. 0784.68211. Gestito da Luigi e
070.7265007. 26 euro Anna Maria Mele, il ristorante ofper la doppia con ba- fre una terrazza panoramica. I
gno in comune, 35 eu- piatti sono legati ai prodotti di
ro doppia con bagno. stagione, in particolare alle erbe
Il servizio comprende spontanee, utilizzate per insapola colazione (con dolci rire minestroni e frittelle. La pasta
tipici) e il cambio del- è fatta in casa. Si segnala la zuppa
la biancheria da ba- di funghi con la fregola sarda e la
gno e da letto. La villa carne di maiale con le castagne.
Menu completo 25 euro.
è stata ristrutturata.
tari lignei di ispirazione barocca e una statua, sempre
in legno, della Vergine, opere del XVI secolo. Ma ad
Atzara è d’obbligo, in pieno centro, la visita al Museo
d’arte moderna e contemporanea. Nella prima metà
del Novecento il paese ospitò i pittori spagnoli “costumbristi”, tra i quali Antonio Ortiz Echague, cui è
dedicato il museo. Pittori che diedero vita a una serie
di iniziative artistiche e culturali con i sardi Filippo Figari, Antonio Ballero e Giuseppe Biasi. Atzara è anche
il paese di un altro grande artista sardo, Antonio Corriga. Le opere sono custodite nel museo, la cui architettura spicca in mezzo alle vecchie case del paese.
176
A un quarto d’ora d’auto da Atzara, verso sud, c’è
Meana Sardo, un paese che ancora profuma di pane e
di dolci, di formaggio e di vino. L’ultimo nato è un rosso, il Nolza Isola dei nuraghi Igt, prodotto in una moderna cantina privata, all’uscita dal paese in direzione
Laconi, poco lontano dall’insediamento archeologico
che gli dà il nome. Ben indicato, il sito è uno dei più
grandi della zona e sorge a poca distanza dalla linea
ferroviaria realizzata alla fine dell’Ottocento e, ormai,
destinata solo al servizio turistico. L’occasione per scoprire il cuore della Sardegna dal finestrino di un treno.
Ma questo è un altro viaggio. 177
Itinerario 11
Intorno al lago Omodeo
TRA BOSCHI
DI SUGHERE E FORESTE
PIETRIFICATE
DI DANIELE CASALE - FOTOGRAFIE DI STEFANO OPPO
enticinque milioni di anni fa, nella valle del Campidano di Oristano, dove da quasi cent’anni sorge il lago
Omodeo, vegetava una fitta e verdissima foresta
tropicale con palmizi e baobab. Una tempesta di lapilli
dei vulcani vicini cancellò quest’oasi e la coltre nera
trasformò la foresta in enormi tronchi silicizzati. Rimasero immobili
per millenni, finché, ma questa è storia recente, toccò al Tirso
bagnare con le sue acque i legni fossili di Soddì, che riemergono
V
183
La nuova imponente diga aperta nel 1997 sul
lago Omodeo, bacino artificiale sul Tirso che si
estende per una lunghezza di 20 chilometri in
una zona geologicamente antichissima. Sulle
sue sponde si trovano, infatti,tracce di una
foresta fossilizzata dalle eruzioni vulcaniche
risalenti a 20-30 milioni di anni fa.
soltanto periodicamente quando il livello del lago
scende fino a formare grandi pozze.
Quest’anno, 2004, la foresta – o, meglio, quel che ne
rimane dopo la furia devastatrice e predatrice dell’uomo – si trova sotto almeno un metro e mezzo d’acqua.
Le piogge hanno riempito, come da decenni non si vedeva, quello che, agli inizi degli anni Venti del Nove-
184
cento, era uno dei più estesi bacini artificiali d’Europa. Il problema di contadini e allevatori si chiamava
Tirso, fiume impetuoso che d’inverno, durante le
piene, rovinava i raccolti delle fertili pianure. Per fermare la sua forza, tra il 1919 e il 1923 venne costruita,
in territorio di Ula Tirso, la diga di Santa Chiara, che
riusciva a contenere circa 400 milioni di metri cubi
d’acqua. Per inaugurare un’opera che in Sardegna allora non aveva precedenti arrivò addirittura sua maestà re Vittorio Emanuele III. La geografia dell’intera
vallata venne sconvolta. I campi vennero ricreati più
a monte, e con loro il piccolo villaggio di Zuri, ricostruito pietra su pietra assieme alla sua bella chiesa
duecentesca in trachite, che al tramonto si infiamma
di rosso. Oggi lo sbarramento di Santa Chiara è semisommerso, perché più a valle sorge la diga Eleonora
d’Arborea, aperta nel 1997 e capace di contenere ancora più acqua di quella “sorella”.
In passato, arrivare in inverno o in primavera sull’Omodeo dall’altopiano di Abbasanta, dove troneggia
il quasi intatto nuraghe Losa, significava contemplare
185
ITINERARIO 11
un’enorme distesa d’acqua, quasi a perdita d’occhio.
Poi ci furono anni di tremenda siccità, con le acque del
lago ridotte a livelli vicini allo zero. Ma ora, finalmente, il lago ha ripreso le sue sembianze originarie.
Uno specchio nel verde
Da Sèdilo a Ula Tirso il colore dominante è il verde,
interrotto qua e là dalle fioriture delle pratoline. Nelle giornate di bonaccia, quando il maestrale si placa,
il lago si trasforma in un grande infinito specchio.
Sulle sue sponde qualche airone non si spaventa per
la presenza dell’uomo – da queste parti rara – soprattutto d’inverno. Un falco sorvola alla ricerca di qualche preda, disturbato dal fragore delle cornacchie.
Sullo sfondo, soltanto il rumore della superstrada
Carlo Felice interrompe il silenzio.
L’Omodeo, che deve il nome all’ingegnere milanese che lo progettò, non nasconde soltanto gli enormi
In alto: veduta panoramica di Ghilarza, grande centro
agricolo e artigianale ricco di storia sulla riva destra
del lago Omodeo. A sinistra: la chiesa romanica di San Pietro,
a Zuri, fu smontata e ricostruita a una quota superiore perché
non finisse ingoiata dal lago Omodeo dopo lo sbarramento
del Tirso. Sopra: resti delle terme romane a Fordongianus,
edificate verso il II-I secolo prima di Cristo.
186
Uno scorcio dell’affascinante territorio
nei pressi di Ghilarza, non lontano
dalla vecchia diga di Santa Chiara.
La zona ha subito nel tempo una lenta
ma continua opera di trasformazione,
ma ancora oggi è ricca di querce,
olivastri e macchie di lentisco e mirto.
ITINERARIO 11
INTORNO AL LAGO OMODEO
NOVENARI CAMPESTRI: LUOGHI DI FESTA
sponda sud-occidentale
Piccole ma suggestive
dell’Omodeo, poco a
chiesette campestri, munord della diga di Santa
sei nascosti nei boschi o
Chiara. Infossate sotto il
tra le strette viuzze di
viale principale, le muriminuscoli paesi e nurastenes (dette anche
ghi ora imponenti, ora
cumbessias) si animano
cumuli informi. Il terrisolo tra la fine di ottobre
torio che si affaccia sule gli inizi di novembre, il
l’Omodeo non esibisce le
momento della festa.
sue ricchezze, semmai
Nella campagna di Borotende a nasconderle,
neddu c’è il novenario
quasi a strapparle al tudi San Salvatore. Affacrismo chiassoso dell’eciata sull’Omodeo, a cirstate. Eppure, una visita
Sopra: un bell’esempio di novenario è in questo villaggio
ca 400 metri di altitudida queste parti regala
di San Serafino, nel territorio di Ghilarza, meta ancor oggi
ne, la chiesetta di San
suggestivi scorci di stodi feste campestri a cui partecipa numerosa tutta la comunità.
Quirico fa da guardia alria e archeologia.
Da Boroneddu a Sorradile, da Ardaùli a Neoneli, da l’abitato di Ardauli. A Neoneli, poco fuori dal centro
Sèdilo a Tadasuni: ognuno di questi centri, grande o abitato, si incontra la chiesa campestre di S’Anghelu
piccolo che sia, conserva un novenario campestre, cioè (l’angelo), del XVII secolo. A Nughedu Santa Vittouna chiesetta in cui venivano celebrate novene, riti reli- ria, poco sotto il paese, una deviazione a destra condugiosi della durata di nove giorni. Costruiti tra il 1100 e ce al novenario di San Basilio. Sorradìle di novenari
il 1700, i novenari hanno da sempre rappresentato il ne conta addirittura due, quello di Santa Maria e di
punto d’incontro tra sacro e profano, tra spiritualità e San Nicola. All’estremità nord del lago, a guardia
socializzazione. Quasi tutti sono edificati in prossimità della valle del Tirso, il santuario settecentesco (ma
del lago o nelle immediate vicinanze, tra ulivi secolari e di origini medioevali) di Santu Antine di Sedilo dilecci contorti dal tempo e dai fulmini. La loro architet- venta tra il 6 e il 7 luglio lo scenario dell’Ardia,
tura è semplice, con facciata a capanna e navata unica. spericolata gara equestre che si corre per celebrare
Accanto, sorgevano sos muristenes, piccole e occasio- la vittoria dell’imperatore Costantino contro Masnali dimore che venivano aperte nei momenti di festa senzio, nel 312. Immerso nel verde, in località Trempu, il novenario di Santa Maria Ausiliatrice si
per ospitare i pellegrini.
Forse il più bell’esempio di novenario si trova nel vil- raggiunge seguendo la strada che collega la diga di
laggio di San Serafino, in territorio di Ghilarza, sulla Santa Chiara con l’abitato di Ghilarza.
tronchi fossili di Soddì, parte dei quali oggi in esposizione davanti alla chiesa di questo paesino di appena
140 anime. Nei suoi 20 chilometri di estensione riemergono isolotti neri, massi rossastri di basalto: in
tempi remoti erano nuraghi, costruiti l’uno vicino all’altro nei dintorni del letto del Tirso, di vedetta sulle
colline circostanti.
Tadasuni è un paesino di passaggio, che però merita una sosta per una collezione musicale unica, raccolta dal parroco del paese. Don Giovanni Dore, dopo decenni di studi e ricerche, guidato dalla passione
è riuscito a raccogliere più di 360 strumenti della tradizione sarda. Nella sua casa, al centro del paese, si
può ripercorrere la storia musicale isolana, dall’età
nuragica fino a oggi, tra launeddas, pipiolus (lo zufolo)
e l’incredibile su scorriu, usato in passato dai banditi
188
per spaventare le forze dell’ordine. Il museo è visitabile solo su prenotazione, telefonando allo 0785.50113.
Tra graniti e sugherete
Risalendo la valle verso est, siamo in pieno Barigàdu.
Il paesaggio cambia rapidamente non appena si lasciano alle spalle Ardaùli e la sua parrocchiale seicentesca. Avvicinandosi a Neonèli, dagli scuri basalti
Pagina seguente in alto: le vecchie generazioni
di Ghilarza sono depositarie di tradizioni antiche,
dalla preparazione di specialità dolciarie all’intreccio
di cesti e canestri. Pagina seguente in basso: la straordinaria
collezione di strumenti musicali della tradizione sarda
raccolta da don Giovanni Dore nella sua casa di Tadasuni.
Gli oltre 360 pezzi esposti ripercorrono la storia musicale
dell’isola, dall’età nuragica fino ai giorni nostri.
189
INTORNO AL LAGO OMODEO
A sinistra: il portone della parrocchiale di Ardauli,
dedicata a Santa Maria della Guardia. La chiesa
di trachite grigio-rosa fu edificata tra il 1630 e il 1690
in stile rinascimentale con elementi romanico gotici.
In basso: l’amore per i cavalli è particolarmente vivo a Sedilo,
all’estremità settentrionale del lago Omodeo. Essi diventano
i protagonisti indiscussi della spericolata gara equestre
dell’Ardia, che si corre ogni anno il 6 e 7 luglio presso
il santuario campestre di San Costantino (nella foto),
invocato in sardo come Santu Antine.
la vista si posa ora su graniti arrotondati e ammantati
di rigogliose sugherete. Sembra di essere in Gallura,
con scorci che ricordano in modo impressionante la
Valle della Luna, ad Aggius. Tra questi boschi scorrazzano cervi e daini, reinseriti solo di recente. Nell’oasi faunistica di Assai vale la pena di visitare il
museo degli animali imbalsamati (tel. 0783.67897).
I saliscendi d’asfalto si intersecano con stradine secondarie e invitanti, che salgono di quota regalando
ampi panorami sulla valle e il lago. I numerosi ponti
che consentono di attraversare il lago si possono ammirare percorrendo una stradina in disuso che passa
a fianco alla chiesetta di San Quirico, poco prima di
entrare ad Ardauli. Dopo un paio di centinaia di metri si arriva in mezzo alla gola di “Canale”: qui il muschio ha aggredito l’asfalto, colorandolo di un verde
190
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INTORNO AL LAGO OMODEO
CHE COSA COMPRARE
Ardauli
In via Fra Tommaso, tel. 0783.651619, prendono vita
su guttiau e il carasito, snack tutti sardi che coniugano il sapore della tradizione con i gusti moderni. Su
guttiau è una piccola e croccante sfoglia rettangolare, ricavata dal famoso pane carasau (o carta musica), fritta nell’olio extravergine del Montiferru. Il carasito, di forma circolare, è ancora più sfizioso: sempre pane carasau, ma arrostito e impreziosito, secondo varianti, con paprica, rosmarino, timo, pecorino.
Busachi
È un po’ la capitale dell’artigianato della zona: la lavorazione dei tessuti e l’intaglio del castagno hanno
pochi eguali nell’Isola. Il suo lino era così morbido e
candido che veniva scambiato per cotone, in passato
considerato superiore. Fregi unici, ricami inconfondibili che richiamavano in paese numerosi acquirenti da tutta la Sardegna per il tessuto che andava a
comporre corredi e abiti della festa. Oggi di questa
tradizione rimangono il Museo del costume tradizionale e della lavorazione del lino, mostra permanente allestita nella chiesa di San Domenico, tel.
0783.651191-62456, cell. 340.2607197, e diversi laboratori artigiani, come Le trame, tel. 0783.62048, specializzato in ricami fatti a mano. Gli intagli unici sui
tronchi di castagno hanno un solo referente, di origini antiche: la famiglia Mereu, tel. 0783.62303, ha saputo tramandare di generazione in generazione
quest’arte, che dà vita a cassapanche, credenze, tavoli, della migliore tradizione sarda.
Fordongianus
Qui la materia prima si chiama trachite, che qui viene lavorata da sapienti scalpellini. I punti di riferimento per prodotti artistici sono l’Antica cava di
Cosimo Mura, tel. 0783.60183 e il laboratorio di Albino Demartis, tel. 0783.60092.
Ghilarza
Nel paese rivive la tradizione degli strumenti musicali sardi, che vengono creati dalle abili mani di
brillante e saturando l’aria di un forte odore che sa di
preistoria. Sullo sfondo, il gorgogliare di un fresco
torrente e il lago, immobile.
Nughèdu Santa Vittoria deve il suo nome agli antichi noci (nughes, in sardo) che ricoprivano le sue terre.
Oggi questi alberi sono una rarità, ma in compenso
Nughedu è uno dei pochi paesi dell’Oristanese che
conserva estesi boschi di sughere, che coprono come
un mantello le rocce dalle forme scultoree. Anche Nughedu è sede di un bella raccolta naturalistica: il mu-
192
Sopra: una sala del Museo del costume tradizionale
e della lavorazione del lino di Busachi.
Francesco Spanu nel suo laboratorio di via Battisti,
cell. 328.5318187.
Neoneli
Si lavora il sughero, abbondante nei boschi della zona. Il laboratorio artigiano di Mario Zucca si trova in
via Eleonora, tel. 0783.67683.
Paulilatino
È il paese del pane, lavorato secondo ricette antiche.
Da non perdere un assaggio dei pani artigianali di
Stefano Firinu, tel. 0785.55519 e di Elisabetta Carta.
seo avifaunistico di Alamoiu (cell. 329.3540893),
aperto di recente, custodisce begli esemplari imbalsamati di aquile, poiane, cervi, daini, cinghiali e lepri.
Sorradìle, il paese dei tesori archeologici sommersi,
è poco sotto. Prima di chiudere il periplo centro-orientale sul lago, un’indicazione a destra per Bidonì merita la deviazione. Poco oltre le ultime case, sulla sommità del Monte Onnariu si trovano le rovine dell’unico tempio della Sardegna dedicato a Giove (uno dei tre
di tutto il Mediterraneo). Risalente al 50 d.C., della
193
ITINERARIO 11
OSPITALITÀ
I paesi che si affacciano sulla valle
del Tirso offrono una ricettività familiare ma non per questo meno
confortevole. Bed and breakfast e
agriturismo sono sparsi in tutta la
zona e nel Barigadu. Per un elenco
delle strutture ricettive si può contattare il Centro Servizi Losa (tel.
0785.52286;www.centrosardegna.it,
vicino al nuraghe Losa, all’incrocio
tra la statale 131 (km 124) e la 131
bis che conduce a Nuoro.
Ardauli
Agriturismo Belvedere, loc. “Coronzu ‘e crabas”, tel. 0783.651247.
Menu tipico 20 euro.
Boroneddu
B&B S’isparau, cell. 349.1328059.
Pernottamento e prima colazione 18 euro a persona.
Busachi
B&B Mario Marongiu, tel.
0783.62543. Pernottamento 30
euro a persona.
Fordongianus
Circuito di B&B Città antica, costituito da diverse case-alloggio,
tel. 0783.60175, cell. 380.7221730.
Nughedu Santa Vittoria
Ristorante etnografico di Perdu
Orrù, cell. 329.3540893, abbarbicato sul panoramico monte Vittoria. Menu 14-25 euro.
B&B Casa Vacca, tel. 0783.69266 e Casa Loi, tel. 0783.69030; costo per pernottamento e prima colazione: 40 euro la camera singola e 45 la doppia
(Vacca); 35 euro la doppia (Loi).
Paulilatino
B&B La Casetta di Maria Laura
Sias, tel. 0785.566016. Camera singola 25 euro, la doppia 40 euro.
B&B La foresteria del Teatro, tel.
0785.566036. Camera singola 30
euro, 50 la doppia, 60 la tripla.
Ula Tirso
Agriturismo Sa Tanchitta, loc. Meleddu, tel. 0783.61034. Mezza pensione 38 euro, menu 20 euro.
194
INTORNO AL LAGO OMODEO
A destra in alto: formaggi, miele, pasta fresca fatta
in casa sono solo alcuni dei prodotti e delle golosità
offerti dall’agriturismo Sa Tanchitta di Ula Tirso. A destra
sotto: nella valle del Tirso fioriscono le attività
artigianali, non ultima la lavorazione del ferro.
Nella foto, morsoni e speroni fatti completamente
a mano nella bottega di Lelle Floris, uno dei “maestri”
di Ghilarza. In basso: ragazze di Busachi vestite
con i costumi tipici, gelosamente conservati. Il paese
è la capitale della lavorazione artigianale dei tessuti
pregiati, destinati ai corredi nuziali e alla confezione
degli abiti per le occasioni di festa nel paese.
struttura originaria rimane ben conservata l’ara, mentre sull’altare è ancora visibile la scritta “IOVIS”, Giove. Terminato il giro del lago, si prosegue per Ula Tirso e Busachi, che sorge in mezzo a un anfiteatro naturale, tra bastioni trachitici e boschi sempreverdi. Fordongianus, l’antico avamposto romano che deriva il
suo nome dal latino “Forum Traiani”, è già lontana dal
lago ma ha nell’acqua il suo centro d’attrazione: più
precisamente nelle sue terme, edificate tra il II e il I
secolo a.C., oggi restaurate e ancora utilizzate per le
loro proprietà curative (tel. 0783.60157). Da questo
importante centro, nell’antichità punto di incontro tra
i romani e i nativi, concludiamo il nostro percorso intorno all’acqua a Paulilatino,, dove ha sede un bel
museo archeo-etnografico (tel. 0785.55438), ma dove
soprattutto è imprescindibile una visita al complesso
nuragico di Santa Cristina con il suo bellissimo pozzo
sacro che testimonia la larga diffusione nell’isola, in
epoca antica, del culto delle acque. SARDEGNA COSTA SUD
Costa Sud
In questa pagina: l’arte del pane ha
origini antiche in Sardegna. Nella foto,
un particolare di un vecchio forno
tradizionale. Pagina precedente:
le imponenti Colonne di Carloforte, situate
presso la punta meridionale dell’isola di San
Pietro, sono divenute il simbolo del luogo.
UN MARE
DI GRANO
Anche il grano costituisce una delle ricchezze qualitative della Sardegna.
Tanto che un intero territorio, comunque già celebre per il suo mare,
ne ha tratto spunto per istituire particolarissime “strade”
DI GIUSEPPINA NICOLETTI - FOTOGRAFIE DI ANTONIO SABA
rancesco d’Austria-Este, durante un viaggio
in Sardegna del 1812, annotò sul suo diario
questa frase: “La Sardegna è un paese fertilissimo specialmente per il grano, che non è folto ma è bello come quello d’Ungheria, e la farina è
bianchissima”.
La qualità e l’abbondanza del grano sardo hanno
influenzato fortemente la storia dell’Isola e delle sue
dominazioni da parte di popoli stranieri. Così i fenici
come i romani, gli spagnoli come i piemontesi hanno
sempre sfruttato la fertilità del suolo sardo e utilizza-
F
198
to l’abbondante produzione cerealicola per approvvigionare le loro città.
Una delle zone più produttive è la parte meridionale dell’Isola, con la vasta pianura del Campidano;
ed è qui che opera il Consorzio Turistico Sardegna
Costa Sud. Tra le diverse proposte innovative con cui
promuove il territorio, il Consorzio ha di recente lanciato, in collaborazione con il Centro Servizi della Camera di Commercio di Cagliari e con altri consorzi
della provincia, l’offerta di pacchetti turistici articolati lungo “Le strade del grano”.
Utilizzando le specifiche professionalità dei vari
soci, sono stati strutturati degli itinerari attraverso i
luoghi di produzione e di trasformazione del grano,
ma anche attraverso le diverse tipologie di prodotti
che dal grano hanno origine.
Si alloggia nei migliori alberghi di Cagliari, di
Quartu Sant’Elena e della costa meridionale, in località affascinanti come Chia, Nora o Santa Margherita
di Pula, ci si muove con vettori di ottima qualità, si
mangia nei ristoranti più rinomati, si visitano musei
tematici. Tutto ciò fa dell’offerta del Consorzio una
proposta di qualità, arricchita da attività insolite, come i corsi di cucina presso ristoranti tipici (con durata da uno a tre giorni). Il loggiato storico di uno di
questi ospita il Museo del pane: se ne possono anche
degustare diversi tipi, cotti nel forno a legna, accompagnati con prodotti di stagione. Parte integrante dei
corsi è, a Cagliari, la spesa al caratteristico mercato di
San Benedetto, famoso per il suo vivace reparto ittico, per scegliere i prodotti più freschi e genuini da
utilizzare per la preparazione delle pietanze.
Nei viaggi organizzati, ma anche per chi viaggia in-
199
A destra: sabbia finissima e acque limpide a Santa Margherita
di Pula, 30 chilometri a sud di Cagliari. Sotto a destra: due
proposte gastronomiche da non perdere in questo itinerario
sono il tipico pane preparato per le feste pasquali e (in basso)
la frègula cun còcciula (minestra di semola e arselle).
NOTIZIE UTILI
Per tutte le informazioni: Sardegna Costa Sud
Consorzio Turistico, viale Diaz 221, c/o Fiera
Campionaria, Cagliari, tel. 070.307982, www.sardegnasud.it. Il tour di 6 giorni 650-750 euro.
Cagliari
Agenzia viaggi Nautilus, via Castiglione 33, tel.
070.400678, www.nautilus-travel.com.
Agenzia viaggi World Travel Jet, via Alghero 46,
tel. 070.60051, www.worldtraveljet.com.
Bus operator Dedoni Granturismo, viale Monastir, km 6,500 Z.I. Casic-Elmas, tel. 070.210121, [email protected].
Bus operator Murgia Granturismo, via Salvemini
6, tel. 070.488257, [email protected].
Sea Project, vico 1° Barcellona 16, tel. 070.683526,
www.seaproject.com. Offre diversi servizi turistici: escursioni, sport, noleggio gommoni e motorini.
Gestione Eventi, via Logudoro 48, tel. 070.657472,
www.gestioneeventi.it. Si occupano di fiere, mostre, convegni e spettacoli.
Centri benessere e sport
Quartu Sant’Elena
Thalassos, via Leonardo da Vinci 16, tel.
070.8341024, www.thalassos.it. Da 42 euro il trattamento “le vie del grano”.
Settimo San Pietro
Meirana Golf Club, loc. Cuccuru Meirana, tel.
070.761073.
dividualmente, i ristoranti associati offrono menu a
base di pani e paste particolari, lavorate a mano e condite con sughi di carne o di pesce secondo ricette tradizionali. Vale la pena di fare tutto l’itinerario, perché
ciascuna delle proposte gastronomiche lo merita: dalla
frègula cun còcciula (minestra di semola e arselle) al cascà tabarchino (cuscus vegetale tipico di Carloforte),
dai malloreddus a sa campidanese (gnocchetti con sugo
di salsiccia all’anice) agli spìzzulus con funghi porcini
(“straccetti” di pasta fresca), dai culurgionis con pomodoro fresco (ravioli ripieni di ricotta e formaggio) ai
maccarronis de busa a casu furriau (specie di fusilli che
si ottengono arrotolando la pasta fresca su un ferretto,
sa busa, conditi con formaggio fresco cotto).
La farina si usa anche per i dolci, spesso combinata
con la pasta di mandorle: tutti i ristoranti hanno le loro ghiotte specialità. Gli itinerari, inoltre, prevedono
la sosta in diversi laboratori artigianali dove, oltre a
degustare e acquistare i tanti tipi di dolci, si può assistere alla loro preparazione.
200
SARDEGNA COSTA SUD
OSPITALITÀ
Dove mangiare
Cagliari
Antico Caffè dal 1855, piazza Costituzione 10/11,
tel. 070.658206. Menu da 25 euro.
Dal Corsaro, viale Regina Margherita 28, tel.
070.664318, www.dalcorsaro.com. Menu da 40 euro.
Convento di San Giuseppe (dimora storica e Museo
del Pane), via Paracelso, tel. 070. 503343, www.conventosangiuseppe.com. Menu da 40 euro, 15 euro la
visita al museo con degustazione di pani tipici, 50
euro al giorno il corso di cucina.
Italia, via Sardegna 30, tel. 070.657987, www.sardegnasud.it. Menu da 30 euro.
Carloforte
Al Tonno di corsa, via Marconi 47, tel. 0781.855106.
Menu da 35 euro.
Quartu Sant’Elena
Su Meriagu, S.P. per Villasimius, loc. Sant’Andrea,
tel. 070.892009. Menu da 30 euro, 50 euro al giorno il
corso di cucina.
Dove dormire
Cagliari
Hotel Italia, via Sardegna 31, tel. 070.660410, [email protected]. Camera singola 50-66 euro, doppia
69-88 euro.
Hotel Mediterraneo, lungomare Colombo 46, tel.
070.342361, www.hotelmediterraneo.net. Camera
singola 110-140 euro, doppia 139-180 euro. B&B nella
formula week end e long week end 82,50 euro (eccetto il 23-25 aprile, il 30 aprile-3 maggio e il 1°-3 ottobre).
Hotel Regina Margherita, viale Regina Margherita
44, tel. 070.670342, www.hotelreginamargherita.com.
Camera singola da 128 euro, doppia da 165 euro.
B&B nella formula week end 77 euro, long week end
67 euro.
Sardegna Hotel, via Lunigiana 50/52, tel.
070.286245, www.shg.it/hsardegna. Camera singola
Nell’organizzazione dei programmi proposti, curata da tour operator di comprovata esperienza e di elevata affidabilità, sono previsti momenti di relax in
centri benessere: si può scegliere tra quello che offre,
in riva al mare, programmi di talassoterapia (o, per
restare in tema, trattamenti a base di germe di grano,
di crusca o di amido), oppure una struttura termale
immersa nel verde delle colline dell’entroterra.
Ma di certo non mancano le proposte anche per
chi si vuole rilassare facendo sport: a pochi chilometri da Cagliari, a ridosso di una zona di grande inte-
202
74-99 euro, doppia 109-136 euro. B&B nella formula
week end e long week end 68 euro, mezza pensione
96 euro.
Hotel residence Ulivi & Palme, via Bembo 25, tel.
070.485861, www.uliviepalme.it. Camera singola 5870 euro, doppia 85-90 euro, residence 47-115 euro.
Formula week end e long week end 38-58 euro.
Chia
Hotel Spartivento, loc. Chia-Domus de Maria, tel.
070.92310, www.hotelspartivento.it. Camera singola
84-210 euro, doppia 110-300 euro, mezza pensione
nella formula week end e long week end 68-72 euro.
Pula-Santa Margherita
Hotel Baia di Nora, S.S. 195, loc. Su Guventeddu,
tel. 070.9245551, www.hotelbaiadinora.com. Camera
doppia 280-350 euro.
Hotel Flamingo, S.S. 195, km 33,800, tel. 070.9208361,
www.hotelflamingo.it. Camera singola 113-125 euro,
doppia 160-205.
Hotel New Barcavela, S.S. 195, km 39,800, tel.
070.9290476, [email protected]. Camera singola 52-120 euro, doppia 104 -240 euro.
Quartu Sant’Elena
Best Western Hotel Italia, viale Panzini 67, tel.
070.827070, [email protected]. Camera singola
54-72 euro, doppia 62-93, tariffe ridotte nelle formule
week end. Residence 62-129 euro.
Grand Hotel 4 Torri, loc. S’oru ’e mari, Flumini,
tel. 070.86021, www.hotelsetar.it Da 92 a 144 euro a
persona.
Hotel Setar Palace, loc. S’oru e Mari, Flumini, tel.
070.86021, www.hotelsetar.it. Camera singola 60-90
euro, doppia 75-105 euro. B&B 55 euro, mezza pensione nel week end 73 euro.
Sardara
Hotel Terme di Sardara, S.S. 131, loc. S. Maria Is
Aquas, tel. 070.9387025, www.termedisardara.it. Da
50 a 72 euro a persona.
resse archeologico per la presenza di un pozzo sacro
risalente all’epoca nuragica, si trova un campo di
golf a 9 buche.
A chi volesse percorrere gli itinerari in libertà e in
tutto riposo, le società di autotrasporti offrono il noleggio di auto con conducente. Chi cerca proposte alternative troverà nel noleggio di una moto a quattro
ruote (il quad) la risposta alle sue esigenze e potrà così percorrere “le strade del grano” in maniera inconsueta e a maggior contatto con la meravigliosa natura
della Costa del Sud. Itinerario 12
Tra Campidano e Sarcidano
UNA TERRA FERTILE
E RICCA
DI STORIA
DI MIMMA B. MARCIALIS - FOTOGRAFIE DI ANTONIO SABA
acconta un’antica leggenda
che il Signore,
una volta compiuta la Creazione, si ritrovò tra le mani
tante zolle avanzate dalle
altre terre. Non sapendo
che farne le impastò grossolanamente, le gettò in
mare e le pressò con il piede, lasciandovi la propria
orma. Ne nacque un mosaico di paesaggi e ambienti
diversi, tanti quante erano
le zolle da cui era formata.
Così viene spiegata, nel mito popolare, la caratteristica
principale della Sardegna,
la sua diversità verso l’esterno e le sue diversità all’interno. Molti di questi
differenti aspetti del paesaggio sardo sono presenti
in questo itinerario, che ci
porta dalle dolci colline del
Parteolla, nell’immediato
R
207
TRA CAMPIDANO E SARCIDANO
resse è senza dubbio la cattedrale di San Pantaleo:
ai margini del paese, affacciata su un piazzale con la
facciata rivolta verso la campagna, com’è tipico delle
chiese-fortilizio. Sede sino al 1503 della soppressa
diocesi di Dolia, fu costruita in conci di arenaria rossa tra il 1150 e il 1289.
Molti gli elementi architettonici da ammirare: all’esterno la facciata e l’architrave monolitico dell’ingresso principale (il bassorilievo con un serpente,
due rospi e piante acquatiche rappresenterebbe un
episodio della vita di san Pantaleo), all’interno i capitelli con figure di animali, tipiche dello stile romanico, l’abside affrescata, il retablo di scuola catalana del XV secolo con scene del martirio del santo,
un prezioso e raro bacino battesimale del V secolo
scavato in un unico blocco di pietra. Nella parete
destra recenti restauri hanno riportato alla luce un
affresco unico in Sardegna, un Arbor vitae, raffigurante il Cristo come un albero da cui tutto deriva,
racchiuso in tre cerchi concentrici con figure di santi; quest’opera viene attribuita a un esperto di miniature del XIV secolo.
entroterra di Cagliari, alle profonde gole del Sarcidano, ai margini della Barbagia.
Tra ulivi e vigneti
Già a pochi chilometri da Cagliari, sulla statale 387
verso nord-est, la pianura lascia spazio a brevi alture coperte di vigneti e oliveti: proprio questi ultimi
(con circa 250 mila piante) danno il nome alla zona, il
Parteolla (dal latino Pars olea, territorio dedicato alla
coltivazione degli ulivi), e ne determinano l’economia. La produzione di un ottimo olio e di prelibate
olive da tavola è il settore forte di Dolianova, il paese più importante.
Ricco di attrattive storiche, paesaggistiche e produttive, l’odierno centro è nato nel 1905 dalla fusione amministrativa di due borghi, Sicci San Biagio e
San Pantaleo che prendevano nome dalle loro chiese. La parrocchiale di San Biagio, sulla strada principale, all’ingresso del paese, ha una semplice facciata in stile tardogotico (XVI secolo), arricchita da
un bel portale, un interno con volte affrescate e un
interessante presbiterio. Ma la meta di maggior inte-
In alto: gli ulivi sono la ricchezza di Dolianova, che basa
la sua economia proprio sulla produzione di olio e di olive da
tavola. A sinistra: la cattedrale di San Pantaleo a Dolianova,
eretta tra il 1150 e il 1289, fu sede vescovile dal XIV secolo. La
parte di facciata fino all’altezza degli archi risale alla prima
fase di costruzione in stile romanico-pisano. Pagina seguente:
l’imponente portale d’accesso al museo archeologico Sa domu
nosta di Senorbì, allestito all’interno di una casa ottocentesca.
208
Alla scoperta della natura
Sulla strada che porta fuori dal paese troviamo immediatamente, separato soltanto da cartelli segnalatori, il paese di Serdiana, molto simile nella struttura
urbanistica a Dolianova: tipiche case “a corte”, costruite in ládiri (gli antichi mattoni di fango crudo e
paglia) e con grandi portali di pregevole fattura, testimoniano una ricchezza diffusa legata alla fertilità
del territorio. Sia a Serdiana che a Dolianova agiscono importanti aziende vitivinicole, i cui vini sono conosciuti anche all’estero, e caseifici che producono
ottimi formaggi pecorini. Da Serdiana partono interessanti itinerari ambientali: verso le colline coperte
di boschi di macchia mediterranea e ricche di sorgenti, oppure verso su stáini salíu, “lo stagno di acqua salata”, dove sverna una folta colonia di fenicotteri. La strada per lo stagno (deviare a sinistra dalla
statale) è la stessa che porta anche alla chiesetta campestre di Santa Maria di Sibíola, piccolo gioiello romanico a due navate immerso tra i vigneti e circondato dalle cumbessias, gli alloggi per i fedeli che vi si
riuniscono per la festa dell’8 settembre. All’interno
ITINERARIO 12
TRA CAMPIDANO E SARCIDANO
IL TRENINO VERDE
Esiste, in Sardegna, un altro modo di percorrere gli itinerari: il trenino verde. A partire dal 1885, furono costruiti oltre 600 chilometri di ferrovia a scartamento ridotto per collegare le zone interne con i maggiori porti
dell’Isola: la linea Cagliari-Mandas-Arbatax fu la prima a essere completata e ancora adesso è percorsa da
littorine di linea o, su richiesta, da carrozze d’epoca
trainate da una locomotiva a vapore. La ferrovia, proprio per la ridotta distanza tra i binari, è ben inserita
nell’ambiente e attraversa zone altrimenti irraggiungibili. Il percorso si snoda attraverso ponti, gallerie o gole di incredibile suggestione, come raccontano anche
D.H. Lawrence (Mare e Sardegna) ed Elio Vittorini
(Sardegna come un’infanzia).
Si può partire da Monserrato, dopo una visita al Museo delle Ferrovie dove sono sapientemente ricostruiti
gli aspetti storici, funzionali e strutturali e dove si possono ammirare le cinque locomotive storiche utilizzate
per il servizio turistico (bellissima la Winterthur 43
“Goito” del 1893). Tutti i paesi dell’itinerario proposto
in queste pagine sono attraversati dalla ferrovia che
corre a volte parallela alla strada, come sul ponte del
Flumendosa, ma spesso se ne allontana notevolmente,
portando il viaggiatore a un contatto molto più ravvicinato con l’ambiente.
Durante tutto l’anno si può noleggiare un treno e per-
sonalizzare il viaggio, mentre tra aprile e settembre si
può utilizzare il treno di linea per percorrere anche solo
brevi tratti, partendo da una qualunque delle stazioni
del percorso (informazioni e prenotazioni al numero
verde 800.460220 o sul sito www.treninoverde.com).
Nella stazione di Nurri è stata avviata di recente una
singolare iniziativa: il noleggio di b-bike (due biciclette affiancate adattate a camminare sulle rotaie)
con cui percorrere il tracciato ferroviario e raggiungere siti di notevole interesse ambientale ed archeologico. L’iniziativa è dedicata agli appassionati di bicicletta e di trekking, ma può interessare chiunque, perché
le b-bike possono essere dotate di un ecologico ed economico motorino elettrico che le rende utilizzabili anche da anziani e bambini. Le proposte turistiche vanno da brevi passeggiate di mezza giornata, con pranzo
tipico lungo il percorso, a pacchetti di due giorni, con
pernottamento in bed and breakfast e pasti negli ovili;
in una settimana è possibile attraversare le zone interne, con partenza da Sorgono e arrivo ad Arbatax, sulla costa orientale, con pernottamenti, escursioni a piedi, visite a produttori e artigiani, tutto all’insegna del
biologico e del genuino. Per informazioni e prenotazioni rivolgersi alla cooperativa Is Janas, tel.
0782.847269 o visitare i siti http://web.tin.it/orroli e
www.bbikesardegna.com.
della chiesa si trovava un retablo del Giudizio universale, del pittore quattrocentesco conosciuto come il
Maestro di Olzai: l’originale è ora esposto nella Pinacoteca di Cagliari, mentre una copia si trova nella sala del consiglio comunale di Serdiana.
Proseguendo sulla statale, i campi di grano ci ricordano che siamo in Trexenta, zona tra le più fertili
dell’Isola, conosciuta e sfruttata già dai romani come
granaio dell’Urbe. Il centro più importante, Senorbì,
sorge in un territorio frequentato prima da popolazioni prenuragiche e nuragiche, poi da fenici e romani, come dimostrano gli insediamenti di Sa Turriga e Monte Luna e i numerosi nuraghi. La maggior
A sinistra: la chiesetta campestre di Santa Mariedda,
a Senorbì, è l’unico edificio rimasto del villaggio medievale
di Segolai, abbandonato alla fine del XVI secolo. Pagina
seguente in alto: a Sisini, frazione di Senorbì, merita una
visita Villa Aresu, una bellissima casa-monumento di grande
valore storico e architettonico, acquistata e restaurata
dal Comune. Nella foto immediatamente sotto a destra,
un particolare delle stalle. Pagina seguente in basso: due
donne lavorano all’arcolaio e intrecciano cestini davanti
a una caratteristica casa in pietra del centro storico di Suelli
(aa sinistra) e la corsa al drago a Sant’Andrea Frius, una
delle tante feste tradizionali della Trexenta (aa destra).
210
211
ITINERARIO 12
co-aragonese di San Pietro e la
parte dei reperti rinvenuMUSEI E SITI ARCHEOLOGICI
chiesa del Carmine costituisce
ti è ora raccolta a Sa domu
un complesso religioso affacnosta (la nostra casa), il
Senorbì Museo Sa Domu Nosta, via Scaciato su una grande piazza.
museo archeologico coledda 1, tel. 070.9809071.
Per raggiungerla si percorrono
munale, di grande attratSadali Sa omu ’e zia Cramella, visite prele stradine del centro storico,
tiva non solo per la quanvio appuntamento, tel. 0782.59246. Piccolo
fiancheggiate da vecchie e catità e la qualità degli ogmuseo etnografico ricostruito in una vecchia
ratteristiche case in pietra; vigetti esposti, ma anche
casa del centro storico.
cino alla piazza un intero isolaper la struttura museale,
Serri Antiquarium, presso il Comune, tel.
to è occupato dalla Casa Ruda,
ricavata in un’antica casa
0782.806023.
un complesso di notevoli diottocentesca con il loggiaPer le visite ai siti archeologici di Serri, Orroli,
mensioni, intelligentemente
to, sa lolla, affacciato sul
Goni: Coop. Is Janas, tel. 0782.847269,
recuperato, in cui il palazzotto
cortile, cui si accede attrahttp://web.tin.it/orroli.
patrizio del Settecento e le diverso un imponente porpendenze destinate al lavoro
tale. A poca distanza dal
contadino, articolate intorno a spaziose corti, sono utipaese la chiesetta di Santa Mariedda, piccola caplizzati sia come museo delle tradizioni, sia come luogo
pella campestre in stile romanico (XIII-XIV secolo), è
di ritrovo, con un ristorante accogliente e raffinato.
l’unico edificio superstite del villaggio medievale di
Lasciata Suelli, sulla sinistra della statale si inconSegolai, abbandonato sul finire del XVI secolo.
tra l’imponente nuraghe Piscu, oggetto di recenti scaAnche il paese di Suelli,, a pochi chilometri,, in pevi. Ora il paesaggio cambia volto, costellato di pascoli
riodo medievale rivestì grande importanza come sede
racchiusi da muretti a secco, “così simili all’Inghilterepiscopale di una ricca diocesi che si estendeva sino
ra, alla Cornovaglia nelle sue parti più brulle o agli
alla Barbagia. Un suo vescovo, Giorgio, fu santificato
altipiani del Derbyshire”: così D.H. Lawrence descricome episcopus Barbariae: i suoi resti sono conservati
veva le campagne intorno a Mandas nel suo Mare e
nell’omonimo santuario, che con la cattedrale romaniSardegna (1921). Lo scrittore inglese, durante il suo
viaggio nel trenino che si spingeva all’interno dell’Isola, sostò a Mandas, che da sempre è lo svincolo ferroviario tra le linee Cagliari-Arbatax e Mandas-Isili.
Sede dal 1604 del ducato omonimo, basa la sua economia sull’allevamento ovino: ai primi di luglio, nel
Parco di Acqua bona, alla periferia del paese, si svolge la sagra del pecorino, con degustazione dei vari tipi di formaggio e di altri ricchi piatti della cucina tradizionale. Da visitare, per godere anche del panorama, il complesso di chiese intorno alla parrocchiale di
San Giacomo: quest’ultima, di struttura gotico-aragonese, è impreziosita all’interno da altari e statue lignee di pregevole fattura.
I siti archeologici sulle “giare”
Dopo alcuni chilometri, si entra nella provincia di
Nuoro. Il paesaggio incomincia a diventare più movimentato, con le “giare” verso ovest e i contrafforti montuosi del Sarcidano verso est. È su una delle giare,
quella di Serri, che si trova uno dei siti archeologici più
suggestivi della Sardegna: il santuario nuragico di Santa Vittoria. Scoperto ai primi del Novecento, è composto da numerose capanne disposte lungo il perimetro
di una vasta area: di esse, in base alla dimensione, alla
struttura e ai reperti rinvenuti, sono state individuate
diverse destinazioni d’uso (riunioni, alloggi dei pelle-
Sopra: Arrubiu, a Orroli, è uno dei siti nuragici più
importanti dell’Isola. Pagina precedente: querce piegate dal
vento in un suggestivo paesaggio di altopiano nel Sarcidano.
grini, pasti comuni, fusione e lavorazione dei metalli e
commerci). Un “tempio a pozzo”, destinato al culto
dell’acqua, e gli innumerevoli bronzetti votivi fanno ritenere che l’intero complesso fosse un luogo sacro, dove periodicamente si raccoglievano tutte le tribù dei
dintorni. Per arrivarci, si lascia la statale al bivio per
Serri e si attraversa il paese: qui, nei giardini del Comune, un piccolo Antiquarium raccoglie foto aeree e
pannelli illustrativi che permettono una maggiore
comprensione della grandiosità dell’insediamento.
Ritornando sulla statale 387, dopo pochi chilometri,
sulla destra, la statale 198 per Seui ci porta verso una
delle zone più affascinanti dell’Isola, attraverso un
paesaggio in cui montagne coperte di fitta vegetazione si alternano a strette gole percorse da fiumi robusti. Due di questi, il Flumendosa e il Mulargia, formano due laghi artificiali intorno ai quali i paesi della
zona si sono riuniti in consorzio turistico, detto appunto “dei laghi”. Così Orroli, Nurri, Villanovatulo
e Sàdali hanno recuperato tutte le attrattive storiche,
ambientali e produttive per incentivare un turismo
dell’interno, basato su un maggiore contatto con il
territorio: sono state recuperate vecchie abitazioni, al-
213
ITINERARIO 12
lestiti musei, incoraggiati i bed and breakfast, create
nuove strutture ricettive. Ora è possibile visitare siti
nuragici tra i più importanti della Sardegna (il nuraghe Arrubiu a Orroli o quello Adoni a Villanovatulo),
ammirare grotte e cascate spettacolari (Is Janas e Su
stampu ’e su turru a Sadali), visitare musei etnografici o del ricamo (Omu Axiu a Orroli e Sa omu ’e zia
Cramella a Sadali), percorrere itinerari religiosi tra le
innumerevoli chiese dei paesi e delle campagne, at-
traversare i laghi in canoa o su battelli a ruota. A Nurri il caseificio più grande della Sardegna è specializzato in formaggi ovini e caprini, prodotti soltanto con
latte della zona, il cui sapore si esalta se gustati con il
pane casalingo di semola macinata su antiche mole di
pietra. Tutto il territorio è ricco di boschi di lecci e roverelle, come la foresta di Pantaleo, a un’ora di cammino da Villanovatulo, o il parco di Su Motti, sopra
Orroli, all’interno del quale si trovano numerose do-
CHE COSA COMPRARE
A Dolianova si possono degustare e acquistare: vini
alla Cantina Sociale, all’ingresso del paese, tel.
070.744101; formaggi alla Cooperativa Allevatori
Associati del Parteolla, loc. Orbai, tel. 070.741878 e
presso la ICA Argiolas formaggi, via Lussu, tel.
070.740293; olio d’oliva e olive in salamoia alla
C.o.par., via Lussu 43, tel. 070.741329 e alla Fattoria
Loddo, corso Repubblica 81, tel. 070.740715.
A Nurri la Cooperativa Unione Pastori, via Fontana
Nuova 51, tel. 0782.849060. Produce ottimi formaggi
pecorini e caprini.
A Senorbì, alla Cantina sociale della Trexenta, via
214
Piemonte 28, tel. 070.9808863, si possono degustare e
acquistare vini della zona
A Serdiana le Cantine Argiolas, via Roma 56-58, tel.
070.740606, www.cantine-argiolas.it e l’Azienda
agricola vitivinicola Pala, via Verdi 7, tel.
070.740284, www.movimentoturismovino.it, producono vini rinomati: oltre alla degustazione, la vendita e la spedizione a domicilio dei prodotti, offrono la
possibilità di fare una visita guidata ai vigneti.
Negozi di artigianato tipico sono presenti in tutti i
paesi; spesso si trovano anche all’interno delle stesse strutture ricettive.
In questa pagina: le morbide colline
intorno al lago Mulargia, poco a sud
di Orroli. Questo bacino artificiale
non solo serve all’approvvigionamento
idrico di Cagliari e di tutto l’hinterland,
ma vi si pratica anche la pesca sportiva
e ospita gare di canottaggio. Pagina
precedente: paesaggio bucolico nella
Trexenta. Le attività prevalenti della
zona sono la pastorizia, soprattutto a est,
e l’agricoltura. Si tratta, infatti, di uno dei
distretti agrari più ricchi della Sardegna.
ITINERARIO 12
OSPITALITÀ
Dolianova
B&B Casa Maxia, via Manzoni 7,
tel. 070.743481. Tre camere doppie
con bagno in una tipica casa al centro del paese. 25 euro a persona.
Mandas
Ristorante pizzeria Da Ignazio,
via Cagliari 133, tel. 070.984604.
Carni alla brace e specialità cotte
nel forno a legna. Menu turistici.
Nurri
Ristorante Murgia, corso Italia, tel.
0782.842023. Primi a base di ravioli
o paste fatte in casa, carni della zona e dolci tipici, con una buona
scelta di vini 20-30 euro.
Hotel Centro nautico Istellas, tel.
0782.849269-812014. Sulle rive del
lago una moderna struttura attrezzata, punto di partenza di escursioni sul lago e nel territorio. B&B
40-50 euro, mezza pensione 65-75
euro, pensione completa 90-100
euro. Menu 25-30 euro.
Orroli
Omu Axiu, tel. 0782845023. Una
tipica casa padronale ospita un ristorante specializzato in ricette
tradizionali, un museo etnografico
e del ricamo, lo spazio di vendita
di prodotti artigianali. B&B 30 euro, menu 25-30 euro.
Bar Sa serra, viale Europa (all’uscita del paese sulla strada per Siurgus Donigala). Per pasti veloci.
Hotel Castellinaria, loc. Nuraghe
Cracina, cell. 338.7200339. Vicino a
siti archeologici importanti, una
nuova struttura offre un soggiorno
all’insegna della riservatezza. Camera doppia con colazione 125 euro, suite 165 euro. Menu 30-35 euro.
Sadali
Agriturismo Su coili, sulla statale
verso Sadali, tel. 0782.59122. Piatti
tipici ed escursioni verso il lago
Flumendosa e la foresta di Santa
Maria. Possibilità di pernottamento
in paese. Menu 20-30 euro.
In paese e nei dintorni molti ristoranti cucinano piatti tipici e offrono menu turistici: Da Corrado,
tel. 0782.59355; Da Iliano, tel.
0782.400644; Is Janas, tel.
0782.59345, www.grottesadali.it;
Su ristoru, tel. 0782.59355; Su stori, tel. 0782.59042.
Senorbì
Agriturismo Su mesoni, loc. Monte Uda, tel. 070.531637. Vasta scelta
di piatti tipici, tra cui carni in umido e gallina ripiena. Punto di partenza per escursioni a cavallo e in
bici, all’interno dell’azienda tra
boschi, vigneti e siti archeologici.
Menu da 28 euro.
Ristorante Severino, via Piemonte,
tel. 070.9808181, www.ristorante
severino.it. Sulla strada principale
del paese, offre raffinati abbinamenti di piatti a base di pesce e
profumi della terra, con un’ottima
scelta di vini. Menu da 40 euro.
Sporting Hotel Trexenta, via Pie-
monte, tel. 070.9809383, www.sht.it.
Centro sportivo attrezzato, con belle camere e rinomato ristorante.
Serdiana
B&B Antica Casa Mereu di Marcello Frau, via XX Settembre 27,
tel. 070.742202. Tre doppie con bagno in una bella struttura d’epoca. 50 euro a camera.
B&B Casa Cara, via Cavaliere Carta 33, tel. 070.74301. Sei posti letto
in una accogliente abitazione nel
centro storico. 25 euro a persona.
Ristorante Sa muskera, via Regina Margherita 10, tel. 070743687.
In una casa di fine Ottocento,
piatti della tradizione e ottimi vini. Menu da 35 euro.
Serri
Su miliari, via Umberto I 35, tel.
0782.806071 www.sumiliari.com. In
una bella struttura in pietra, arricchita da reperti archeologici, si può
scegliere tra una vasta lista di antipasti, primi e secondi sia di terra
che di mare. Menu 15-20 euro.
Suelli
Casa Ruda via Centrale 6, tel.
070.988222 www.casaruda.it. Visitabile come casa museo, ha un ottimo ristorante. Menu 40 euro.
Villanovatulo il ristorante pizzeria Su forraxi, sulla strada per il
parco archeologico di Santa Vittoria, tel. 0782.813135. Specializzato
in pietanze cotte nel forno a legna.
Menu 15-20 euro.
A sinistra: il nuraghe Su Nuraxi sorge nel centro del paese
di Siurgus Donigala, ultima tappa del nostro itinerario.
mus de janas (le cosiddette “case delle fate”, abitazioni scavate nella roccia in epoca prenuragica).
Sarà difficile abbandonare quest’oasi di pace, ma
se ci riusciamo possiamo ritornare verso sud, costeggiare il lago Mulargia, visitare il parco archeologico
dei menhir di Pranu Mutteddu a Goni e attraversare
il paese “doppio” di Siurgus Donigala, caratterizzato da due chiese-fortezza e dalle case in pietra dei
due nuclei più antichi. Itinerario 13
Il Sulcis geominerario
UN VENTRE
GRAVIDO DI ENORMI
RICCHEZZE
DI ALDO BRIGAGLIA - FOTOGRAFIE DI ADRIANO MAURI
ellezze inebrianti, un
fascino sublime, paesaggi e testimonianze storiche
di valore inestimabile. La Sardegna è tutto questo, in superficie. Ma ancora più
ricco è il suo patrimonio minerario, frutto
di fenomeni succedutisi in centinaia di
milioni di anni. Intorno allo sfruttamento
di queste immense
risorse, strategicamente ubicate nel
cuore del Mediterraneo, si è svolta la storia di intere epoche,
dalle civiltà primordiali a quella fenicia, dalle guerre tra Roma e Cartagine fino ai giorni nostri. E intorno a questa realtà si sono sviluppate un’economia e
una cultura che hanno lasciato tracce profonde nel territorio, negli
insediamenti, nei modi di vita della gente.
B
219
ITINERARIO 13
IL SULCIS GEOMINERARIO
Sopra: un esempio dell’architettura razionalista, tipica degli anni Trenta, a Cortoghiana. Il centro abitato,
situato a 9 chilometri da Carbonia, fu costruito tra il 1936 e il 1937 per accogliere i lavoratori dell’omonima
miniera carbonifera. Pagina seguente: la veduta mozzafiato del faraglione del “Pan di Zucchero” ci attende
all’uscita della galleria mineraria di Porto Flavia che si apre a strapiombo sul mare lungo la costa di Masua.
Oggi, con la creazione del Parco geominerario, questi
valori naturalistici e culturali vengono riproposti in
forme nuove al viaggiatore che non si accontenta della
superficie ma ama cercare dimensioni e suggestioni
più profonde. “Non fermatevi alla superficie”, recita
appunto un azzeccato slogan promozionale del Parco.
Istituito nel 1998 con il prestigioso riconoscimento
dell’Unesco, il Parco geominerario storico e ambientale della Sardegna è articolato in 8 aree che hanno
rappresentato altrettanti importanti capitoli della sto-
ria dell’Isola. Si va, in ordine di tempo, dalle ossidiane del Monte Arci, 6000 a.C., alle steatiti di Orani (con
cui le popolazioni prenuragiche modellavano deliziosi simulacri della Dea Madre), alle miniere di rame di
Funtana Raminosa, fondamentali per lo sviluppo della metallurgia del bronzo nell’età nuragica. L’attività
mineraria, proseguita in epoca punica e romana con
le cave di granito della Gallura e con i giacimenti
piombo-argentiferi dell’Argentiera, trova infine la
sua massima espressione nell’area del Sarrabus e in
I FATTI DI BUGGERRU
5 settembre 1904: domenica di sangue a Buggerru. Nel
piccolo centro i minatori della Malfidano, società a capitale francese, sono in sciopero. Il direttore della miniera, l’ingegnere turco Achille Georgiades, ha anticipato all’inizio di settembre l’orario invernale: il rientro
al lavoro viene spostato dalle 14 alle 13. In sé il motivo
dell’agitazione è poca cosa: ma i lavoratori sono esasperati da un sistema di sfruttamento che dura da anni.
Non a caso è nel mondo delle miniere che sono nati i
primi nuclei socialisti sardi.
Di fronte allo schieramento operaio, Georgiades si spaventa e chiama carabinieri e soldati. Quando questi ar-
220
rivano, gli scioperanti lanciano qualche sasso e le forze
dell’ordine aprono il fuoco ad altezza d’uomo. Al processo risulterà che sono stati sparati 19 colpi di fucile in
aria e 13 sulla folla.
Muoiono due operai: Felice Lettera, 24 anni, e Salvatore Montixi, 36. “Sardegna, dolce madre taciturna / non
mai sangue più puro / e innocente di questo ti bruciò / il
core”, scriverà il grande poeta nativo di Nuoro Sebastiano Satta.
Quando la notizia arriva a Milano, viene immediatamente proclamato in tutto il Paese lo sciopero generale:
il primo nella storia d’Italia.
quella del Sulcis-Iglesiente-Guspinese (piombo, zinco, rame, argento, stagno, ferro).
Quest’ultima rappresenta, per estensione e per
multiformità, l’area più significativa dell’intero Parco. Costituita di recente in provincia regionale, avrà
due capoluoghi, risolvendo salomonicamente la rivalità tra le due città di maggiore rilievo storico ed economico: Carbonia e Iglesias.
La capitale del carbone
Carbonia, voluta dal regime fascista come capitale
italiana del carbone, venne inaugurata il 18 dicembre
1938 da Mussolini in persona. Ha conosciuto momenti di splendore economico (negli anni Quaranta aveva
60 mila abitanti, di cui oltre un terzo impiegati nelle
miniere) seguiti nel dopoguerra, con la crisi dell’industria estrattiva, da un progressivo declino. Una affascinante ricostruzione dell’epopea del carbone, corredata da numerose foto d’epoca, la si trova nel bel
volume Carbonia. Storia di una città, edito dalla Tema
di Cagliari. Oggi la città, con i suoi 30 mila abitanti, rivive come centro di terziario avanzato e si propone
uno sviluppo turistico legato alle risorse storico-culturali, non ultima la struttura urbana che è un perfetto modello di urbanistica e architettura razionalista.
In città, oltre agli edifici dell’epoca – il teatro, il municipio, la chiesa, la torre littoria, il dopolavoro – meritano una visita il ricco Museo archeologico (ore 9-13 e
16-20, chiuso il lunedì, tel. 0781.64044) e il sorprendente Museo paleontologico (stessi orari, tel.
221
ITINERARIO 13
IL SULCIS GEOMINERARIO
UNA NUOVA “BILANCELLA” NEL MARE DEL SULCIS
Alla storia e alla cultura delle miniere sono dedicate alcune iniziative della Settimana sarda della cultura, in
calendario dal 20 al 30 maggio. Tra le più interessanti
spicca il varo di una bilancella, la tipica imbarcazione
a vela latina che i battellieri carlofortini utilizzavano
per il trasporto dei minerali. Un modello ricostruito
sulla base del “Ruggero II”, originale del 1894 che è l’unico reperto rimasto, dal giovane maestro d’ascia di
Carloforte Antonio Luxoro verrà messo in mare sabato
22. Accompagnata da un corteo di pescherecci e di altre
imbarcazioni, la nuova bilancella compirà il suo primo
viaggio, lungo la splendida costa sulcitana, fino a Buggerru. L’iniziativa fa parte di un progetto più articolato
0781.64382). Tra breve sarà anche aperto, in un grande edificio del desueto sito minerario di Serbarìu, un
Centro della Cultura del Carbone, con percorsi museali e sotterranei di grandissimo interesse.
Alla periferia di Carbonia è di rigore la visita al
parco archeologico di Monte Sirai, città-fortezza fenicia costruita sul colle per controllare l’intero territorio fino al vicino porto di Sant’Antioco (l’antica Solki,
da cui deriva il nome Sulcis, era il principale approdo
di recupero promosso dall’associazione Pozzo Sella di
Iglesias.
La Settimana della cultura prevede un nutrito programma di manifestazioni (conferenze, convegni, mostre, escursioni e visite guidate) in tutta la Sardegna,
tra cui un interessante convegno su “I luoghi della cultura, la cultura dei luoghi. L’offerta turistico-culturale
della Sardegna” (Cagliari, 21 maggio) e dibattiti su
tempi più specifici dell’archeologia e dell’arte.
È organizzata dal Ministero dei Beni culturali (attraverso i suoi organi periferici: Soprintendenze, Archivi
di Stato, Biblioteche universitarie) e dagli Assessorati
alla Cultura e al Turismo della Regione Sarda.
fenicio della Sardegna meridionale) e poi conquistata
e popolata dai cartaginesi. Abitazioni, templi, altari
sacrificali, necropoli da gustare en plein air con lo
sguardo che spazia fino al mare nelle pianure sottostanti (visite guidate 9-12.45, 15-18,45 e 20.30-22, tel.
0781.64886).
Sulla strada per Iglesias, superata Gonnesa, prendiamo il bivio per Nebida e Masua e prepariamoci ai
panorami mozzafiato tipici di questa costa. Scogliere
TUTTI A CARLOFORTE PER IL GIROTONNO
Sopra: i resti della laveria Lamarmora, non lontano da Nebida,
è uno degli interessanti esempi di archeologia industriale
toccati dal nostro itinerario. Pagina seguente: un tempo
era la Sardegna delle miniere, oggi è il paradiso dei surfisti.
Ecco il litorale di Nebida, uno degli incantevoli tratti di costa
sulcitana, con lunghe spiagge di dune circondate da pinete.
222
Il Comune di Carloforte, piccolo borgo marinaro incastonato sull’isola di San Pietro, propone dal 27 al
30 maggio la seconda edizione del Girotonno, appuntamento enogastronomico internazionale ricco
di eventi dedicato al tonno rosso di qualità. Questo è
infatti uno dei luoghi storici della pesca del pregiatissimo tonno Bluefin (Thonnus thynnus) che ogni
anno torna in queste acque per riprodursi.
Il successo dell’anno scorso, con oltre 120 mila visitatori e un convegno scientifico internazionale, hanno consacrato definitivamente Carloforte come “Capitale Mondiale del Tonno”. Anche quest’anno il Girotonno presenta un programma denso di appuntamenti internazionali, un momento di confronto e
scambio culturale tra le nazioni del Mediterraneo
(Italia, Grecia, Spagna, Marocco e Tunisia) che hanno ancora viva la cultura della tonnara. Quattro
giorni ricchi di appuntamenti, incontri, musica e
spettacoli, convegni e dibattiti tutti all’insegna del
Mare Nostrum.
Per informazioni rivolgersi alla Municipalizzata di
Carloforte (tel 0781.857176) o consultare il sito
www.girotonno.it.
selvagge su un mare di cobalto, pendii impervi punteggiati dalle carcasse dei vecchi edifici minerari in
disuso, fra cui spicca la laveria Lamarmora (nella
quale i minerali estratti in questa zona venivano depurati delle parti inerti) la cui vista migliore è quella
che si gode dalla passeggiata panoramica di Nebida.
Sullo sfondo, piantato in mezzo al mare, l’incredibile
faraglione chiamato Pan di Zucchero si avvicina man
mano che procediamo su una stradina bianca che
conduce a Porto Flavia. Una galleria di un chilometro, scavata nella roccia viva, portava il minerale ad
un’apertura a strapiombo sul mare dalla quale veniva
caricato sulle navi alla fonda: percorrerla e sbucare all’improvviso di fronte al Pan di Zucchero è un’esperienza da non perdere (solo visite guidate, tel.
0781.491300).
Le “Barcas amigas” di Buggerru
Proseguendo lungo costa (magari con una breve deviazione a mare per ammirare la magnifica Cala Domestica) si arriva a Buggerru, centro che sta trasformando le antiche strutture estrattive in un Museo
della memoria mineraria. Al centro del paese, una
statua ricorda un eccidio di minatori avvenuto esatta-
223
IL SULCIS GEOMINERARIO
IL MUSEO DEL COLTELLO SARDO DI ARBUS
L’arte di fabbricare coltelli, in Sardegna, è antica quanto l’attività pastorale. Millenni. Col tempo alcuni paesi
sono diventati detentori di un’autentica cultura progettuale e produttiva. Pattada, in provincia di Sassari, è la
capitale indiscussa, con il suo buon 40 per cento degli
operatori attivi sul mercato isolano. Ma qualità ed
esperienza sono doti che hanno anche Arbus, Guspini e
Santu Lussurgiu, in un comparto che vale un fatturato
annuo di 1.700.000 euro.
Stiamo parlando di manufatti tutti rigorosamente artigianali, senza alcun ricorso a tecniche industriali, dal
manico di corno alla lavorazione della lama. Ogni coltello è un modello unico e irripetibile.
I modelli più antichi, più belli e più curiosi si possono
ammirare al Museo del Coltello Sardo ospitato ad Arbus in un’antica casa del Settecento. In una prima sala
sono esposti un centinaio di esemplari antichi, tra cui
gurtosu, da dove – ammirate al volo le numerose memorie di stabilimenti minerari e la bella palazzina liberty che era sede della direzione – 7 chilometri di
strada bianca conducono tra profumi di lecci e di ginepri a uno dei luoghi più suggestivi dell’intera Sardegna: le dune di Piscinas. Una lunga spiaggia candimente 100 anni fa (vedi box a p. 220). Al di sopra dell’abitato si può visitare la galleria Henry, le cui imponenti dimensioni furono determinate dall’introduzione a fine Ottocento di una locomotiva a vapore chiamata, grazie ad un avveniristico impianto ferroviario,
a soppiantare i lenti e onerosi trasporti con i muli.
Piccole gallerie e camminamenti scolpiti nella roccia
consentono viste suggestive della falesia costiera e
del mare sottostante (soltanto visite guidate, tel.
0781.54023).
Dal porticciolo turistico
di Buggerru si può partire
per un’escursione in mare
di quelle che non si dimenticano: nell’ambito di
un progetto di turismo
ecosolidale che promuove
l’ospitalità in famiglia e la
valorizzazione dei prodotti biologici, un gruppo di
pescatori (riuniti sotto il
nome di Barcas amigas)
propone gite in barca lungo la costa – da Buggerru
a Cala Domestica, Porto
224
uno del 1300 che era in dotazione alle truppe di Eleonora d’Arborea.
Una seconda sala ospita circa 150 esemplari dei più celebri maestri contemporanei, come il mitico Fogarizzu
di Pattada. La terza è dedicata al coltello di Guspini (la
cosiddetta guspinesa) e di Arbus (la arburesa: in sardo il coltello è femminile, sa resolza o arresoja o rasogghja a seconda dell’area linguistica). Nella quarta,
infine, è ricostruita una fucina antica, con pregevoli
pezzi d’epoca.
Tra le curiosità del museo, segnaliamo uno dei coltelli
più grandi del mondo (335 centimetri per 80 chili),
iscritto dal 1986 nel Guinness dei primati.
Il museo è aperto tutti i giorni con orario 9-12 e 16-20,
ma il sabato e la domenica solo su appuntamento (Paolo Pusceddu, tel. 070.9759220). Ha anche un sito internet: www.museodelcoltello.it.
da, colline di sabbia dorata alte fino a 50 metri, emozioni primordiali. Il vecchio deposito in cui venivano
appoggiati i minerali in attesa dell’imbarco è stato
trasformato in un delizioso e accogliente albergo.
Guspini e Arbus sono centri operosi dove si sente
forte la memoria e la cultura della tradizione minera-
Flavia, laveria Lamarmora e ritorno, ma anche il periplo delle isole di Sant’Antioco e di San Pietro – con
pranzo a bordo a base di pesce e la possibilità di effettuare battute di pesca a bolentino (50 euro a persona, per informazioni Antonello Vadilonga, tel.
070.840417, cell. 329.9612195). Sono le rotte un tempo
trafficate dai galanzieri, i battellieri di Carloforte adibiti al trasporto dei minerali con le loro mitiche bilancelle a vela latina.
Tornati sulla statale 126, si prosegue a nord in direzione di Arbus ma prima
di arrivarvi è doverosa
una deviazione verso InIn alto: giunti al villaggio
abbandonato di Ingurtosu,
il nostro itinerario prevede
una visita alla palazzina
che ospitava la direzione
degli stabilimenti minerari,
simile a un castello inglese
con eleganti ballatoi lignei,
quindi si dirige alle dune di
Piscinas (a sinistra), uno dei
luoghi più suggestivi di tutta
l’Isola. Pagina seguente: una
sala del Museo del Coltello
Sardo di Arbus.
225
IL SULCIS GEOMINERARIO
OSPITALITÀ
Sopra: Guspini, a metà circa del nostro itinerario, non è solo
depositaria della tradizione mineraria isolana, ma è anche
un centro ricco di storia più antica. Ne è prova la chiesa di
Santa Maria di Malta, fondata probabilmente nell’XI secolo
come parte di un monastero. Sotto: l’alba sul “Pan di Zucchero”,
lo scoglio che sorge nel mare all’altezza di Iglesias.
ria. Il giacimento di piombo e zinco di Montevecchio
è stato fino agli anni Sessanta uno dei più importanti
d’Europa: a ridosso del Monte Arcuentu (785 m), è
circondato da un ambiente magico, con cervi che passeggiano nei boschi e una macchia mediterranea che
è un vero e proprio giardino botanico (informazioni e
prenotazioni, cell. 368.538997 oppure al Comune di
Guspini, tel. 070.972537).
A Iglesias, capitale dell’argento
I due paesi sono anche depositari di un altro antico
mestiere, la fabbricazione dei coltelli a serramanico,
con due modelli che si chiamano appunto l’arburesa e
la guspinesa (in sardo il coltello è femminile, sa resolza). Una visita al Museo del Coltello Sardo di Arbus
vale davvero la pena (vedi box a p. 225).
Arbus
B&B La piazzetta, tel. 070.7265007. In una casa
dell’Ottocento, nel centro storico, silenzioso e
tranquillo, adatto per chi vuole sia mare che relax. Colazione con prodotti tipici. Camera doppia
con prima colazione da 46 euro.
Arbus-Ingurtosu
B&B La Ginestra, tel. 070.7265007. In una vecchia
casa di minatori nell’antico borgo minerario, immerso in uno stupendo scenario di archeologia
industriale. A 8 chilometri dalle selvagge spiagge
della Costa Verde e le dune di Piscinas, che si
possono ammirare dalle finestre delle camere.
Camera doppia con prima colazione da 46 euro.
Hotel Le Dune, tel. 070.977130, aperto tutto l’anno. Sulla spiaggia di Piscinas, in mezzo a spettacolari dune di sabbia e di ginepri. Isolamento e
relax totali. Mezza pensione 68-164 euro (a seconda della stagione).
Buggerru
B&B Basilico, tel. 070.7265007. A 600 metri dalla
spiaggia di Portixeddu, mansarda di circa 100
metri quadrati con 4 posti letto, arredata con gusto e stile. Le colazioni sono servite con prodotti
tipici. Prezzi a partire da 20-30 euro a persona.
Carbonia
Hotel ristorante Tanit, tel. 0781.673793. Per un
pranzo tipico in un locale caratteristico che vanta
anche un piccolo museo di reperti archeologici.
Camera doppia da 45 euro.
Ristorante pizzeria Poppy’s, via Angioy, tel.
0781.62944. Una cucina creativa che evita con cura la banalità. Prezzo medio da 25 euro.
B&B Asfodelo, cell. 340.5555301. Dispone di una
trentina di posti letto in case private. Camera
doppia con prima colazione da 50 euro.
B&B Medau, loc. Medau Desogus (3 chilometri
dalla città), tel. 070.7265007. Villetta con giardino
a 9 chilometri dal mare, prodotti del territorio,
piccoli animali ben accetti. Da 23 euro a persona.
B&B L’Oasi, loc. Bacu Abis (070.7265007).. Villetta
con giardino a 4 chilometri dal mare. Camera
doppia con prima colazione da 50 euro.
Fluminimaggiore
B&B Da Pina, una villetta molto bella, nella periferia del paese, a 7 chilometri dal mare. A disposizione degli ospiti un confortevole appartamento, con una camera matrimoniale, una doppia,
una singola con letto alla francese. La colazione è
segue a p. 229
227
IL SULCIS GEOMINERARIO
continua da p. 227
Sopra: usciti da Iglesias, lungo la strada che conduce al
grandioso complesso della miniera di Monteponi, chiusa nel
1982, sono ancora visibili le discariche di fanghi rossi, scarto
della lavorazione del minerale piombo-argentifero estratto.
Sotto: una delle accoglienti sistemazioni in bed and breakfast
offerte dall’organizzazione Domus Mediterranea.
Tornando indietro verso sud sulla statale 126, superato Fluminimaggiore, troviamo prima le grotte di
Su Mannau, 8 chilometri di percorso sotterraneo tra
concrezioni policrome di rara suggestione (tel.
0781.580189) e poi il tempio di Antas. Immerso nel
paesaggio in una solitudine struggente, erge altero le
sue vestigia un tempo dedicate al Sardus Pater, il
babbo di tutti i sardi.
Ed eccoci infine a Iglesias, bella cittadina già capitale della lavorazione dell’argento e sede dell’impo-
servita in sala da pranzo, parcheggio privato, posto riparato per bici/moto, giardino, balcone, caminetto. Si accettano animali di piccola taglia. Da
23 euro a persona.
Iglesias
Hotel ristorante Il Sillabario, tel. 0781.33830. Pernottamento con prima colazione da 68 euro.
Agriturismo S’Arriali, tel. 0781.43166. Menu tipico da 21 euro.
Nebida
Hotel ristorante Pan di Zucchero, tel. 0781.47114.
Pernottamento da 50 euro, pensione completa da
80 euro.
Villamassargia
B&B Castello di Gioiosa Guardia, tel. 0781.75011.
Camera doppia da 60 euro.
B&B A Casa di Nonna, tel. 070.7265007. Casa d’epoca del fine Ottocento al centro del paese, con
mobili di artigianato sardo. Colazione con prodotti tipici. Da 25 euro a persona.
Consorzio L’Altra Sardegna, tel. 070.9346000,
www.sardegnadelsudovest.it. Associa un insieme di strutture ricettive – alberghi, agriturismo,
bed and breakfast, ristoranti – e una serie di società e cooperative che offrono servizi turistici
quali escursioni eco-compatibili, itinerari minerari e archeologici, visite alle grotte, diving e
scuola sub.
Domus Amigas, tel. 0781.42150, cell. 340.3552060,
www.domusamigas.it. È una proposta di economia solidale che riunisce varie attività sull’intera
area sulcitana: dall’ospitalità in
famiglia al commercio di prodotti biologici e biodinamici.
Un modo intelligente per visitare il territorio a contatto con la
gente che lo abita, e allo stesso
tempo dare una mano a chi lavora nel rispetto della natura e
della salute.
Sardegna B&B Reservation, tel.
070.7265007, www.domusmediterranea.it. È una giovane e combattiva organizzazione di bed
and breakfast con diramazioni in
tutto il territorio regionale e una
presenza significativa nel Sulcis.
Ampia scelta di sistemazione a
prezzi molto convenienti.
229
IL SULCIS GEOMINERARIO
A sinistra in alto: conclude l’itinerario l’antichissima
grotta di Santa Barbara all’interno della miniera di San
Giovanni a un paio di chilometri da Iglesias. In basso: una
torre delle mura medievali risalenti alla fondazione pisana
di Iglesias, storico capoluogo minerario della Sardegna.
nente miniera di Monteponi, di cui è possibile visitare il pozzo Sella e la galleria Villamarina. Grazioso il
centro storico di epoca pisana. Per gli amanti delle
curiosità, da vedere in piazzetta Lamarmora una palazzina di fine Ottocento che, restaurata, ha messo in
luce sulla facciata affreschi che pubblicizzano i principali liquori in voga agli inizi del secolo.
E per concludere con coerenza questo viaggio tra
suolo e sottosuolo, facciamo l’ultima tappa all’interno
della miniera di San Giovanni, un paio di chilometri
fuori Iglesias, alla grotta di Santa Barbara le cui formazioni calcaree risalgono al Cambrico, qualcosa come 500 milioni di anni fa.
“La parte d’Europa che ha visto per prima il sole”,
scriveva all’inizio dell’Ottocento Alberto Ferrero Della Marmora nel suo Voyage en Sardaigne. Chi viene
qui sappia che sta calpestando la zolla di terra più antica del vecchio Continente. 231
Itinerario 14
La costa sud-occidentale
UN PREGEVOLE
COCKTAIL
DI TUTTA L’ISOLA
DI MARIO FRONGIA
ferzato dal maestrale, punteggiato da creste di montagne
silenziose, incorniciato a sud da una costa impossibile da
scordare il Sulcis è lì per ammaliarvi. L’anima della vera
Sardegna, hanno detto in più d’uno. Un fecondo e
proficuo assemblaggio di genti lontane, hanno aggiunto
altri. Due ottime verità. Ma la zolla millenaria del Mediterraneo è
anche foreste e pianure, spiagge di sabbia finissima color avorio,
scogliere mozzafiato e canaloni scoscesi. Per averne la prova fate un
salto all’isola di Sant’Antioco. Andrete via risollevati nello spirito.
S
233
ITINERARIO 14
LA COSTA SUD-OCCIDENTALE
A sinistra: non lontano da Santadi si
possono visitare la chiesa campestre
di Sant’Elia di Tattino di epoca
bizantina e (in basso a sinistra)
le bellissime grotte di Is Zuddas che
si aprono nel Monte Meana. In basso
a destra: la cattedrale di Santa Maria
a Tratalias, in stile romanico-pisano
(1213), evidenzia influssi gotici
francesi in alcuni particolari come
l’altezza della navata. Il rosone della
facciata è un prezioso ricamo di pietra.
Hanno cominciato fenici e cartaginesi, da queste parti fin
dall’800 a.C. Hanno proseguito i
romani. E il tutto ha preso indelebili sapori e aromi orientali. Da
un lato. Dall’altro, emergono curiose venature legate al Maghreb
e all’intero continente africano.
La storia è lì a raccontarlo. E gli
esempi non mancano.
A Nuxis, grazioso paese di poco
meno di 2000 abitanti adagiato
sul Monte Tamara, intorno all’anno 1000 si insediarono i benedettini. Fateci un salto: il luogo vanta
una fontana da non perdere.
Distante poco meno di trenta
minuti d’auto, a Santadi, sede
delle splendide grotte di Is Zuddas, sorge la chiesa
bizantina dedicata a Sant’Elia di Tattino. E vale la
pena di andarla a vedere. A Tratalias merita una visita la cattedrale medievale dedicata a Santa Maria.
La prima pietra fu posta intorno al 1213. Dalle forme
romaniche, impreziosite dagli influssi francesi, fu
anche sede vescovile fino a quando, nel 1503, la se-
Fotografie di Adriano Mauri
Ma non preoccupatevi. In questi casi, va a finire sempre più o meno così. D’altronde, paesaggi contrastanti e un oceano di diversità scuotono l’anima del viaggiatore. Diversità ambientali, climatiche, culturali,
cromatiche. Ma anche religiose. Sì, processioni, luoghi, incenso, riti, preghiere, tradizioni: la fede ha segnato l’area più di quanto non si pensi.
Il nostro itinerario non può
escludere lo splendido mare
della zona. Nella foto, la spiaggia
di Cala Mandroxia sulla costa
orientale dell’isola di Sant’Antioco.
235
ITINERARIO 14
LA COSTA SUD-OCCIDENTALE
Antonio Saba
RELAX, RAFFINATEZZA E OTTIMA CUCINA IN RIVA AL MARE
Immerso tra i pini secolari che popolano per chilometri nessere dotato di piscina idromassaggio, sauna, bagno turla striscia di terra compresa tra il mare e la statale 195, co, massaggi e palestra fitness. Una chicca che accresce il
l’hotel Flamingo & Mare Pineta è un’autentica oasi di valore della struttura e ne allarga la fruibilità a una nicpace e di serenità, un luogo ideale per una vacanza al- chia di mercato non solo diversificata ma anche disponibil’insegna del relax.
le a fare le vacanze nei periodi “di spalla”, che tra l’altro
Quattro stelle che brillano per qualità e raffinatezza, sono quelli in cui le tariffe sono veramente competitive.
comfort e gentilezza. 134 camere, per un totale di circa I prezzi a persona per notte dell’hotel (aperto da aprile
250 posti, articolate in una serie di piccoli edifici di altez- a ottobre) vanno, per la mezza pensione, dai 65 ai 135
za limitata, che si integrano perfettamente con la natura e euro a seconda del periodo. E con soli 10 euro in più si
l’ambiente circostante. Da metà giugno ne entra in funzio- può fare la pensione completa.
ne un altro gruppo, 64 camere per un totale di altri 128 L’hotel si distingue anche per la qualità e la bontà delle
posti-letto, anch’esse “spalmate”
proposte del suo ristorante “I coall’interno del verde, quasi tutte
ralli” che, a bordo piscina, offre
con vista mare.
piatti nazionali, internazionali e
L’albergo è situato in riva al matipici in una cornice ed un’atmore, sul fronte di una spiaggia di
sfera da sogno. E per uno snack
sabbia candida. Chi non ama il
veloce (ma non solo) tra un tuffo e
mare ha sempre la comodità della
l’altro c’è, aperto solo a mezzosplendida piscina. Alle già eccelgiorno, il ristorante “Le lanterne”.
lenti prestazioni del complesso, si
La piscina in riva al mare
sta aggiungendo un Centro Bedell’hotel Flamingo & Mare Pineta.
Sopra: giunti a Chia, da non perdere una sosta alla
spiaggia di Su Giudeu, con le sue dune di sabbia finissima
e i ginepri secolari. Nella foto è visibile anche lo scoglio
granitico da cui prende il nome. A destra: la strada
panoramica della Costa del Sud da Capo Teulada
a Capo Spartivento offre scorci caraibici, come la spiaggia
di Tueredda con la sua acqua cristallina.
de non venne trasferita a Sant’Antioco. E almeno dal
punto di vista semantico siamo al dunque: Sant’Antioco segna indelebilmente l’intera regione. Infatti,
Sulci era il nome che le diedero i fenici. Insomma,
flussi e riflussi storici hanno piacevolmente contaminato la zona. Una contaminazione positiva. Che si
può testare senza difficoltà. Basta una passeggiata
sul ponte romano o la gita ai betili di Su para e sa
mongia. I betili? Delle pietre solitamente non figurate che in età antica rappresentavano delle divinità.
E per chiudere, ecco la traduzione di Su para e sa
mongia: il frate e la suora.
Ma per stare in tema si deve andare a zigzag. Come
forse andrebbe impostata l’intera vacanza sulcitana.
Se a Chia – oasi marina di eclatante bellezza: la spiaggia di Su Giudeu è incomparabile – si stabilirono alcuni centri fenicio-punici, come Bithia, a Teulada misero radici i romani. Lì come a Pula, cittadina che
ospita i resti di Nora, la splendida e proporzionata
236
Fotografie di Gianmario Marras
La Pompei di Sardegna
ITINERARIO 14
LA COSTA SUD-OCCIDENTALE
Professionalità, riserbo, servizi raffinati e su misura.
Un pacchetto costruito su standard d’eccellenza. Al
Forte Village volano. E lo fanno senza dare nell’occhio. Big dell’industria come Umberto Agnelli, Colaninno, Del Vecchio e Tronchetti Provera, star come
Sting e Annie Lennox, calciatori come Ronaldo o Roby
Baggio, politici come Cossiga o l’ambasciatore Usa
Max Selmer, apprezzano da anni l’atmosfera del resort
diretto da Lorenzo Giannuzzi.
Le Terme, in un contesto lussureggiante, le suite e la varietà delle proposte di relax e divertimento sono l’atout
della struttura a cinque stelle. Il tutto incorniciato da
un mare smeraldo e da una pineta rigogliosa. E la storia di successo prosegue. Al Forte aprono la stagione
2004 ospitando una delle coppie bomba del jet set internazionale: David Beckham e consorte, Victoria “Posh”
delle Spice girls. Insomma, un ulteriore cambio di marcia. Sui 20 ettari del villaggio vacanze di Santa Margherita di Pula, questa è l’annata del nuovo campo di
calcio in erba. E del suo tender, un campo di calcetto
che si aggiunge ai cinque già esistenti. A calpestarlo la
nazionale inglese guidata da Sven Goran Eriksson.
L’Inghilterra ha scelto il Forte per il preritiro in vista
degli europei in Portogallo. Ma il direttore generale
Giannuzzi e il suo staff danno l’accelerata anche su altri settori.
La ristorazione, ad esempio. Alla catena dei ristoranti
si aggiungono quello russo e californiano. Il primo sorge in collaborazione col mitico Puskyn di Mosca. Quello made in California propone una sorta di nouvelle
cuisine americana con sapori del Mediterraneo: “Rispondiamo ai massimi livelli alle tendenze della clientela per quanto riguarda la buona tavola”, dice il digì. E
la partita pare vinta in partenza. Anche perché il restyling del Forte ha avuto per oggetto alcuni dei ristoranti
delle piscine centrali: meravigliosa la scenografia sui
temi Sardegna e Brasile.
E per chi ama mettere qualcosa sotto i denti senza
“mollare” la spiaggia da sogno, ci sono le novità del
Rocce Pasta House. Insomma, se per cinque anni di fila
si vince il World Trade Award, l’oscar dei grandi resort
internazionali, si hanno la bellezza di 200 mila ospiti a
stagione e si registrano i profitti più alti della categoria, il caso non c’entra.
Antonio Saba
Pompei della Sardegna. Una delle piccole città-monumento più affascinanti del Mediterraneo. Adagiata
in parte sul litorale, in parte sotto le acque di un mare
cristallino, fu fondata intorno al 900 a.C. dai fenici.
Poi ci giunsero i cartaginesi ed infine venne valorizzata dai romani. I nuovi signori dell’Isola diedero un
volto diverso alla città.
E infatti Nora è e rimane uno straordinario esempio di sovrapposizione e coesistenza di civiltà diverse. Templi e tombe tradiscono mani multiple. Terme,
reticolo viario e case private sono frutto della maestria romana. La più antica città sarda vanta meravigliosi e pressoché unici mosaici policromi. E un anfiteatro bomboniera in grado di offrire ancora soavi
emozioni. Ad esempio, per il palcoscenico. La struttura, ancora oggi utilizzata con successo per ospitare
rassegne teatrali e musicali, è caratterizzata da grandi giare di terracotta. La funzione? Quella di efficace
sistema di amplificazione. Al dunque, a Nora è meglio teniate pronte le macchinette digitali. Riservando un po’ di scatti a sant’Efisio, il martire che gode
tuttora di grandi atti di devozione. Il Primo maggio è
il momento clou: la sagra attraversa il centro di Ca-
A sinistra: uno degli splendidi mosaici del complesso
termale di età romana di Nora, la più antica città sarda.
Adriano Mauri
UN VILLAGGIO VACANZE DA OSCAR
UNA VILLA PER SANT’EFISIO
Al km 16,400 della statale Sulcitana, in comune di
Sarroch, sorge Villa d’Orri, una delle case gentilizie più prestigiose dell’Isola. La visita è pressoché
obbligata. Risalente al 1400, nata come monastero
benedettino, la villa è stata restaurata dalla famiglia
Manca di Villahermosa che ne detiene la proprietà
dal 1700, mantenendo inalterate le raffinate soluzioni architettoniche, gli interni eleganti e la filosofia
che ne ispira gli ambienti. Una bellissima cappella
consacrata e un salottino cinese, con una preziosa
portantina, sono le perle di Villa d’Orri. Nella prima
tutti i sabati si tiene la messa. E per i Manca di Villahermosa è la sede dei matrimoni e dei battesimi. La
cappella è anche la base per la processione a mare di
maggio che viene organizzata per rendere omaggio
a Maria Vergine del Carmelo.
Ma non è tutto. Villa d’Orri è una delle tappe della
processione che il Primo maggio porta la statua di
sant’Efisio da Cagliari a Nora, luogo del suo martirio.
Lungo il tragitto il corteo del martire guerriero si ferma a trascorrere la notte nella Villa, da dove l’indomani mattina riprenderà il cammino. Arriva a notte
fonda e la cerimonia, con i cavalieri, le luci delle fiaccole e i canti sacri, è semplicemente struggente.
Sopra: il prospetto verso il mare di Villa d’Orri, a Sarroch.
Le ombre del profondo porticato creano un elegante
contrasto chiaroscurale con la luminosa terrazza sovrastante.
gliari. Una sfilata che ha conquistato, per lo charme
e l’alta spettacolarità, la ribalta internazionale. Il
Sulcis è luogo di foto da mettere in cornice. Basti
pensare che si tratta di un territorio nato grosso modo 600 milioni di anni fa. Un lembo di Sardegna che
colpisce anche per aver promosso un’incisiva politica di rispetto ambientale.
Le grotte del Sulcis
Le montagne ricche di foreste testimoniano una filosofia improntata al corretto ed equilibrato rapporto
tra uomo e natura. Un connubio in cui si ammira
un’insolita dolcezza del paesaggio. Pianure costellate
dalle classiche abitazioni dei contadini, furriadròxius,
o dai luoghi di stanziamento dei pastori, i medàus.
Per capirci, il viaggio nel Sulcis va improntato a un
rapporto sereno e flessibile con l’habitat circostante.
Niente fretta, né blitz mordi e fuggi. Molto meglio armarsi di una sana e feconda curiosità.
La scelta di una filosofia improntata al relax nel
Sulcis ripaga, e con gli interessi, anche i turisti più
impazienti. Godetevi i frammenti di antichità, vedeteli con una luce diversa. Apprezzatene i dettagli. A
239
LA COSTA SUD-OCCIDENTALE
PER BERE COME BACCO COMANDA
La tecnologia più avanzata per esaltare la tradizione
enologica. Una tradizione semplice e raffinata al tempo
stesso. Un mix che ha contribuito alla rinascita qualitativa e d’immagine del vino della Sardegna.
La Cantina di Santadi (tel. 0781.950127, [email protected].) rappresenta alla perfezione sia
la storia sia l’innovazione del comparto. E costituisce
senza dubbio uno dei più autorevoli anelli del tessuto
vitivinicolo isolano. Qualità, ricca di ricami e sfumature, ma anche classe cristallina nello scegliere temi e
strategie del bere.
Situata nel Basso Sulcis, la cantina fa capo a un’area
speciale: sabbie che permettono di coltivare la vigna su
piede franco. Di raccogliere quel portento di uva Carignano. Di produrre grappoli con caratteri organolettici
eccezionali e superiori a tutte le altre uve. E quindi,
una paziente fermentazione, l’evoluzione in barrique e,
poi, l’affinamento in bottiglia.
Con il maestoso bouquet finale che concorre ad arricchire i grandi vini rossi: Terre Brune e Rocca Rubia.
Identico il cammino delle uve bianche. Dal Vermentino,
reperti. Gioielli in oro, utensili in rame e bronzo: un
tesoro inestimabile. E gli archeologi hanno messo in
luce anche un altare formato da un’alta stalagmite,
un pozzetto di acqua lustrale e un focolare di stalattiti. Mozzafiato.
Da Santadi ci si può riportare a Nuxis. Ancora una
grotta, battezzata de S’Acqua Cadda, l’acqua calda.
In realtà, si tratta di una densa necropoli di oltre
3500 anni fa. A Villaperuccio la necropoli si trova a
Montessu: il sito è stato
classificato dagli esperti come il più importante cimitero-santuario del Neolitico
sulcitano. Le ragioni? Più
d’una. Ma l’aspetto più importante è quanto meno singolare: Montessu è anche 40
grotticelle scavate e decorate a mano. Un fatto inusuale, anche per le dimensioni
particolari, nella preistoria
sarda. Nella valle sottostan-
Adriano Mauri
Santadi, ad esempio, dopo la zona di Is Zuddas, si
può fare il bis. Le grotte Pirosu o di Su Benatzu, a
un centinaio di metri sotto il livello del suolo, raccontano di trasformazioni al servizio della comunità.
In epoca nuragica la grotta diventò luogo di culto.
Un lungo corridoio introduceva in una serie di sale.
La più spaziosa di queste era un vero e proprio santuario. Gli scavi hanno riportato alla luce oltre 1000
Nuragus, Nasco e Chardonnay, si ottengono i sontuosi
bianchi Villa di Chiesa, Cala Silente, Pedraia, Villa Solais e Latinia. Degustateli. Siatene certi, sarà poi davvero molto difficile dimenticarseli.
240
A sinistra: la necropoli rupestre
preistorica di Montessu, nei
pressi di Villaperuccio, è la più
estesa e importante dell’Isola.
241
LA COSTA SUD-OCCIDENTALE
OSPITALITÀ
Capoterra
Ristorante Il battello, via Sardegna 22, cell.
339.3778584. Specialità di terra, ricette tradizionali.
Menu 20-40 euro.
Chia
Ristorante Cadadie, loc. Chia-Domusdemaria, viale
Spartivento (strada per spiaggia Cala Cipolla), tel.
070.9230028, www.cadadie.it. Lo chef Antonio propone piatti della tradizione mediterranea e locale rivisitati. Ottima la carta dei vini. Menu 25-30 euro.
Acqua Dulci, tel. 070.9230555, cell. 347.4245557. Freschezza di idee e un profondo senso dell’ospitalità
stanno alla base del nuovo albergo adagiato a pochi
passi dall’incantevole Cala Cipolla. 45 posti letto,
un’oasi di pace e superba bellezza ambientale. Mezza pensione 90-190 euro.
Grand Hotel Chia Laguna Le Meridien, tel.
070.92391. Tra vegetazione mediterranea e una grande spiaggia candida, un hotel che coniuga qualità
d’avanguardia e lo stile della tradizione locale. Mezza pensione 140-195 euro.
Nuxis
Da Letizia, via San Pietro 14, tel.
0781.908114-957465-957010. Ottimi primi. Piatti a base di funghi e specialità con le erbe
aromatiche. Menu da 25 euro.
Pula
Ristorante Da Giancarlo, viale Nora 10, tel. 070.9246164.
Ideale per i buongustai: crostacei, grigliate e altre prelibatezze.
Menu da 30 euro.
Ristorante Da zio Dino, viale Segni 14, tel. 070.9209159. Famoso
per i primi a base di frutti di mare.
Menu 25-35 euro.
te, denominata S’Arriorgiu, si possono vedere i resti di un villaggio. Appena più lontano una fila di
pietre fitte. Una dozzina di enormi massi alti fino a 2
metri a forma di matita conficcati in piedi nel terreno. Il nome? Menhir, parola di origine bretone. Di
certo, simboli religiosi. La leggenda racconta di uomini e donne pietrificate. O di lance scagliate dalla
strega Luxia Arrabiosa. La megera, bizzosa e malvagia come suggerisce il nome, era diretta a Sant’Antioco scortata da un drappello di diavoli. Perse la pazienza… Magie e intrighi della preistoria.
Passaggio obbligato per le costruzioni della pro-
242
Ristorante pizzeria Eleonora, via Nora 35, tel.
070.9209691. Specialità marinare. Menu 30-35 euro.
Ristorante Le terme di Nora, tel. 070.9208165. Cucina
creativa. Menu 25-30 euro.
Ristorante Zia Leunora, via Trieste 19, tel.
070.9209559. Menu di pesce 30-35 euro.
Santa Margherita di Pula
Hotel Flamingo & Mare Pineta, S.S. 195 km 33,800,
tel. 070.9208361, www.hotelflamingo.it (vedi box a
p. 237).
Sarroch
Ristorante dal pescatore, strada pedemontana, tel.
070.900331. Solo su prenotazione. Menu da 35 euro.
Teulada
Trattoria Loi, Porto Budello, tel. 070.9283015. Pesce
alla griglia e piatti tradizionali. Menu 30-40 euro.
Ristorante La mezza luna , S.S. 195 km 62,300, tel.
070.9270440. Cucina di mare e di terra. Cantina ben
fornita.
Grand hotel Baia delle ginestre, loc. Portu Malu, tel.
070.9273005. Mezza pensione 50-125 euro.
Sardegna B&B reservation, tel. 070.7265007, fax
070.7269608,
[email protected],
www.sardegna.com. Un circuito giovane e dalle soluzioni chiare e vincenti. “Ospiti del mare, delle miniere
e alla scoperta dei sapori” è il
suo motto. Un call center vi
mette a disposizione 60 famiglie selezionate e una carta
dell’accoglienza dagli standard
elevati. Con servizi di qualità e
quantità: per dirne una, è fenomenale la colazione a base di prori
au
dotti
tipici. Il tutto a prezzi davvero
M
no
ria
Ad
accessibili.
tostoria: i nuraghi. Costruzione militare, fortezza,
abitazione, sito commerciale, riferimento religioso,
il nuraghe ha mille e una genesi. Nel Sulcis se ne incontrano davvero tanti. E tanti e interessanti sono i
reperti di quell’era.
Una capatina al Museo archeologico nazionale di
Cagliari o nei curati antiquarium di Pula o Villaperuccio rendono più di cento parole. E di cento foto o di
un paio d’ore di film. Una proporzione impegnativa?
Può darsi. Ma prima di esserne certi, fate il biglietto
per la Sardegna e prenotate un albergo nel Sulcis. Dopo una settimana di vacanza, se ne riparla. 243
Itinerario 15
Villasimius
TRA FORTEZZE, MUSEI,
SPIAGGE E... HOTEL
DI MARIA IMMACOLATA BRIGAGLIA
Q
uando si frequenta una località di mare, specie quando
il mare è quello di Villasimius, si passano le giornate
tra la spiaggia e la casa o l’albergo; al massimo, nel
tardo pomeriggio si fa una passeggiata lungo la strada
principale e di notte si va in uno dei tanti locali. E
allora, forse, è il caso di proporre un itinerario un po’ particolare, che
faccia conoscere Villasimius in tutti quegli aspetti che di solito
passano in secondo piano nel confronto con il suo mare “tropicale”,
affrontando un percorso che si snoderà tra alberghi, monumenti e
siti da non perdere. Punto di partenza del nostro itinerario è
l’albergo Stella d’oro, tel. 070.791255, nella centrale via Vittorio
247
ITINERARIO 15
Le “case a corte” dei contadini
Nelle strade del centro, le abitazioni più antiche sono le
caratteristiche “case a corte” del Campidano: un largo
portale immette sul cortile su cui si affaccia, sul lato
opposto, sa lolla, il loggiato che mette in comunicazione
i vari ambienti della casa e collega l’interno all’esterno.
Queste abitazioni sono tipiche della cultura contadina,
perché Villasimius è un paese contadino, nonostante la
vicinanza con il mare. I suoi abitanti sono i discendenti
di quei contadini e pastori che popolavano, senza fissa
dimora, le fertili campagne a ridosso dei contrafforti
del Sàrrabus e che nel 1826 il generale Incani, un
funzionario del Regno di Sardegna innamoratosi del
luogo, decise di riunire per fondare un nuovo paese. Il
centro del paese è tra la piazza Incani, su cui si affaccia
il palazzo del fondatore, e la piazza Gramsci, dove si
può sostare, all’ombra, sulle panchine o ai tavolini dei
bar. Intorno alla piazza e nelle strade che da qui si
dipartono, via Umberto verso nord e via Del Mare
verso sud, si trovano tutti i servizi: il municipio, le
A destra: Villasimius è diventata una delle mete
turistiche sarde più frequentate dal turismo
internazionale anche grazie al suo attrezzato
porticciolo turistico. Pagina precedente: la
spiaggia di Capo Boi, posta nell’Area marina
protetta di Capo Carbonara, si apre sul tratto
di fascia costiera sud-orientale dell’Isola.
banche, la chiesa parrocchiale, agenzie immobiliari
(Simius Immobiliare, tel. 070.791266, e Case vacanze
sul mare, tel. 070.791178) e agenzie di viaggi e turismo
(Carboni Viaggi e Vacanze, tel. 070.791009 e
Serpentara Viaggi e Turismo, tel. 070.791546). Lungo le
due strade principali si trovano numerosi negozi, in cui
si possono acquistare oggetti di artigianato,
specialmente tessile e orafo, e buonissimi dolci fatti con
le prelibate mandorle locali, per cui Villasimius era
conosciuta già nella prima metà del Novecento.
Percorrendo tutta la via Umberto si raggiunge la periferia del paese e l’imbocco della strada per Castiadas:
in una bella piana, immediatamente ai margini del nucleo storico, sono sorti negli ultimi anni diversi complessi residenziali con piccole ville circondate da giardini. Il verde della vegetazione, le stradine ordinate, le
piccole piazze creano un ambiente tranquillo, a due
passi dal centro, nel quale è immerso il piccolo e
confortevole hotel Blu Marlin, tel. 070.790357.
Nella piazza della chiesa parrocchiale di San Raffaele è stata collocata una statua della Madonna del Naufrago, copia in scala minore di quella deposta sui fondali
dell’isola dei Cavoli. Questa statua sommersa, opera
dello scultore Pinuccio Sciola, si trova a circa 15 metri di
profondità, sul lato nord-orientale dell’isolotto, e nel
mese di luglio è al centro di una particolarissima cerimonia. Un corteo di barche riccamente addobbate raggiunge dal porto lo specchio di mare di fronte a Cala Is
Cascias, in prossimità dei Variglioni: qui il parroco,
esperto subacqueo, celebra una messa sul fondo del
mare. I fedeli assistono al rito dalle barche disposte in
cerchio, grazie ad altoparlanti che diffondono la voce del celebrante. I festeggiamenti, iniziati il pomeriggio precedente
con una solenne processione dal paese al
porto, continuano per tutto il giorno con
spettacoli folcloristici e offerta di pesce
fritto e dolci tradizionali.
Un mare insidioso
Fotografie di Gianmario Marras
Emanuele. Piccolo albergo a conduzione familiare, è il
più antico (fu fondato nel 1926) e per tanti anni è stato
l’unico. Ha ospitato molti personaggi famosi: tra tutti lo
scrittore tedesco Ernst Junger, che nel 1954 vi soggiornò
a lungo, durante un viaggio in cui visitò molte zone
della Sardegna. Nel libro Terra sarda racconta la sua
esperienza a Villasimius, che lui chiama “Illador”, e
spesso descrive le ottime pietanze che la padrona gli
offriva. Ancora adesso la cucina dell’albergo è famosa
per i piatti tipici.
La Madonna del Naufrago è stata collocata
in questi fondali perché il mare intorno alle coste di Capo Carbonara è da sempre
teatro di naufragi: il capo, nella parte più
meridionale del territorio, chiude il golfo
di Cagliari e rappresenta un passaggio
obbligato nelle rotte tra i paesi del Mediterraneo. Ma la sua esposizione lo rende
uno dei punti più difficili da superare,
anche per la presenza di numerose secche. Sui suoi fondali il mare ha conservato
relitti di tutte le epoche: i reperti più importanti sono esposti al Museo Archeologico comunale, in via Frau, una traversa
di via Umberto. La struttura museale è ricavata in un’antica casa a corte, i cui locali
sono stati recuperati in modo da lasciare a
vista gli elementi particolari di questa tipologia costruttiva: i muri in làdiri, mattoni di fango e paglia essiccati al sole, e i
tetti di canne con travi di ginepro. Nelle
sue sale sono esposte anfore puniche e romane, utilizzate per trasportare liquidi e aridi nelle stive delle navi. Interessanti i materiali da costruzione del
“relitto del canale”, di epoca romana.
Altrettanto interessante il relitto dell’isola dei Cavoli, cui è dedicata una delle sale. Si tratta di una nave spagnola naufragata nella prima metà del XV secolo che trasportava materiali e corredi destinati alla
nuova dimora che un funzionario della corona d’Aragona stava per costruirsi in Sicilia: la precisione
nella datazione e nella destinazione è resa possibile
dalla grande quantità e dallo stato di conservazione
dei reperti recuperati.
Le rimanenti sale del museo sono dedicate agli altri siti del territorio, la cui frequentazione iniziò in
epoca prenuragica e proseguì sino al Medioevo. In
uno di questi, in vicinanza della spiaggia del riso, si
trova una ben conservata domu de janas, tomba preistorica scavata nella roccia.
Immediatamente vicino, il bel Camping Spiaggia
del riso, tel. 070.791052, area attrezzata con market e
servizi di ottima qualità, offre la possibilità di sostare in piazzole all’interno di un boschetto affacciato
sul mare; nell’area sono disponibili anche dei bungalow. Il campeggio prende il nome dalla deliziosa
spiaggia antistante, famosa per la sua sabbia formata da piccoli chicchi.
Nell’insenatura detta di Torre Vecchia è stato di recente ampliato e attrezzato il porticciolo turistico, che
quest’estate, finalmente, funzionerà a pieno ritmo. Ha
uno sviluppo complessivo di 2.420 metri di fronti ormeggiabili distribuiti su 5 banchine, 3 pontili e 15 ponti
galleggianti, che possono ospitare sino a 740 barche.
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VILLASIMIUS
Fotografie di Gianmario Marras
ITINERARIO 15
Sopra: sul promontorio del Capo Carbonara, ecco la
secentesca torre conica di Capo Boi, meta di piacevoli gite.
Sopra a destra: il nostro itinerario prevede un’escursione in
gommone all’isola di Serpentara non solo per godere del suo
impareggiabile mare, ma anche per osservarne l’incontaminato
ambiente naturale con specie vegetali e animali rare.
Oltre che come approdo per chi si ferma a Villasimius,
si propone come punto di sosta intermedio tra i porti di
Cagliari e Arbatax
Alla sinistra del porto un’altura chiude l’insenatura,
proteggendola dai venti di scirocco: a sentinella si staglia la mole della Fortezza vecchia, torre di origine aragonese, ampliata nel corso dei secoli, sino a raggiungere la caratteristica pianta a stella. Sapientemente ristrutturata, è utilizzata come sede di mostre temporanee ed è sempre visitabile. Dal suo cortile si gode uno
splendido panorama del Golfo di Carbonara verso Capo Boi, dove sorge l’altra torre in comunicazione visiva
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con la fortezza: era questo il modo di difendere il territorio dai pericoli che arrivavano dal mare. A cavallo tra
il XVI e il XVII secolo, la Corona di Spagna fece costruire, su tutte le coste dell’Isola, un sistema di torri costiere più o meno grandi (si distinguevano in torri gagliarde, senzillas e torrezillas a seconda delle dimensioni, delle guarnigioni e delle armi); poste sui promontori, formavano una rete di comunicazione: ognuna di esse, infatti, vedeva la precedente e la successiva, permettendo così un “passaparola” più veloce delle navi nemiche. Intorno a Villasimius se ne sono conservate parecchie: nell’ordine, quella di Capo Boi, di Fortezza vecchia, di Porto Giunco, dell’isola dei Cavoli, dell’isola di
Serpentara, di Cala Pira. Come spesso accade, furono
costruite quando i pirati barbareschi avevano già fatto
numerose incursioni, tanto da costringere gli abitanti,
anche quelli dell’immediato entroterra, a fuggire lasciando la zona disabitata per quasi due secoli.
Sentieri blu e “snorkelling”
Oltre il porto si allunga in mare il promontorio di Capo
Carbonara, estremo lembo della Sardegna sudorientale. Il mare circostante è ricco di emergenze geologiche,
naturalistiche e archeologiche e dal 3 agosto 1999 è protetto da un decreto legislativo che istituisce l’Area marina protetta di Capo Carbonara (www.ampcapocarbonaravillasimius.it). In seguito al rapido sviluppo turistico degli anni Settanta e Ottanta, la popolazione e gli
amministratori hanno capito che l’attrattiva maggiore
di Villasimius erano la sua natura selvaggia e il suo mare incontaminato e che era necessario tutelarli per conservarne l’unicità. Contrariamente ad altre zone dell’isola, a Villasimius è convinzione generalizzata che l’istituzione dell’area marina protetta non limita il turismo o la fruizione del territorio, ma anzi li incentiva.
Molte le iniziative, specie in questi ultimi tempi, per
proporre nuovi modi di conoscere quest’ambiente par-
ticolare: l’istituzione di sentieri blu è la più recente. Rivolgendosi ai numerosi diving center locali, si può essere accompagnati all’interno dell’Area marina, in siti
subacquei dove osservare, anche solo con maschera e
boccaglio (snorkelling), una grande quantità di pesci diversi e colorati e riconoscerli grazie a pannelli appositamente collocati sott’acqua. I più esperti si possono immergere con le bombole ed effettuare percorsi con differenti gradi di difficoltà, per arrivare ad ammirare da
vicino intere pareti rocciose ricoperte di colorate gorgonie o distese di sabbie fossili e praterie di posidonia
brulicanti di vita.
Al porto è possibile noleggiare gommoni oppure
contattare operatori turistici che, con barche a vela o a
motore, organizzano escursioni nell’area marina, con
soste nei punti più suggestivi e in prossimità delle
isole dei Cavoli e di Serpentara. Gli aspetti naturalistici e geologici di queste due isolette (l’una a sud e
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ITINERARIO 15
A sinistra: nuotate nel mare
turchese nella zona di Campulongu,
situata a ovest dell’abitato
di Villasimius. Sotto: i massi granitici
di Punta Is Molentis, sulla litoranea
per Costa Rey. Tutta la zona
è ricca di calette con piccole spiagge
che digradano nell’acqua
dai fantastici riflessi verdi e azzurri.
Fotografie di Antonio Saba
l’altra a est) rappresentano un ulteriore motivo di tutela: sono riconosciute, infatti, tra i biotopi sardi di
elevata rilevanza floristica e faunistica. Significa che
vi vivono specie animali e vegetali rare o, come dicono gli studiosi, endemiche.
L’isola dei Cavoli e quella di Serpentara sono ben
visibili se si fa una passeggiata alla torre del Giunco,
quella che Junger chiamava “la torre saracena”. Da
qui si gode la magnifica vista delle spiagge: verso
ovest, oltre la striscia di terra che separa dal porto, la
spiaggia di Campulongu, su cui si affaccia, con i suoi
prati digradanti verso il mare turchese, il raffinato hotel Stella Maris, tel. 070.797100; verso est, proprio sotto la torre la lunga distesa di spiaggia “tropicale” che
inizia con la piccola insenatura di Porto Giunco per
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ITINERARIO 15
Sopra: il raffinato e accogliente hotel Stella Maris,
affacciato sul mare di Campulongu. Qui sotto:
il Sofitel Thalassa Timi Ama. In basso: l’hotel Simius
Playa. Entrambi sono esempi delle ottime
strutture ricettive nei pressi della spiaggia di Simius.
continuare, immensa, davanti allo Stagno di Notteri
e oltre, sino alle rocce che la dividono dall’altra, altrettanto estesa di Simius.
Alle spalle della spiaggia, tra ginepri, tamerici,
mirto ed elicriso, si trovano alcuni prestigiosi alberghi: il Sofitel Thalassa Timi Ama, tel. 070.79791, è
attrezzato con un modernissimo centro per la talassoterapia, che utilizza la limpida acqua del mare
antistante, l’Atahotel Tanka Village Resort, tel.
070.7951, con i suoi bungalow immersi nel verde, la
divertente animazione e un attrezzato centro benessere, il residence Porto Giunco, tel. 070.797081, per
chi vuole fare una vacanza in autonomia in appartamenti curati e tranquilli.
Sulla spiaggia di Simius e nelle sue immediate vicinanze si trovano altre strutture ricettive: l’hotel Simius Playa, tel. 070.79311, immerso in un rigoglioso
giardino tropicale a pochi metri dal mare per chi cerca i comfort di una vacanza in completo relax; più vicino al paese, l’hotel Su Sergenti, tel. 070.792001, con
i suoi arredi in azzurro e beige propone soggiorni all’insegna della tranquillità.
La vallata che separa la spiaggia di Simius dal
paese è ricoperta da una fitta vegetazione di palme,
ulivi e di arbusti in perenne fioritura: in quest’oasi
di verde sono inseriti il residence Fenicia, tel.
070/79.00.27, con la sua architettura in “stile mediterraneo”, e il residence Verdemare Sardegna, tel.
070.790152, costituito da una serie di villette che si
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ITINERARIO 15
A sinistra: l’architettura del residence hotel
Cormoran segue il profilo della spiaggia
nella quiete di un’incantevole insenatura
non lontana da Capo Carbonara.
affacciano sulla piscina. Dall’altra parte della strada, in posizione elevata il residence Le Bouganville, tel. 070.79331, formato da piccoli appartamenti
riservati, con giardino e veranda panoramica.
Un po’ di archeologia
Una deviazione a destra ci porta sulla litoranea per Costa Rey: percorrendola per pochi chilometri si arriva
prima alla spiaggia di Is Traias, in prossimità della
quale sono state rinvenute numerose tombe di epoca
romana (una è ricostruita al museo), poi a quella di Accu is Prezzus, una piccola insenatura riparata e poco
frequentata. Su di essa si affacciano le graziose case di
un complesso residenziale (informazioni presso l’immobiliare Case vacanze sul mare). Meta di questa deviazione è Punta is Molentis, la piccola baia resa famosa da tante pubblicità televisive: se il colore e la limpidezza del mare durante il giorno sono da soli uno spettacolo incredibile, quello dell’alba, quando il sole sorge
tra Serpentara e i suoi Variglioni, vale un’alzataccia, o
meglio una lunghissima nottata.
Lasciata sulla sinistra la strada per il porto, all’altezza dell’Hotel dell’Ancora, tel. 070.791272, si rientra in
paese, storditi dal sole e dall’aria pulita: come Junger,
quando rientrava dalle sue lunghe passeggiate, in cui
univa gli interessi antropologici a quelli naturalistici.
La strada che risale verso la piazza è lastricata con
granito locale: per anni una delle attività produttive importanti è stata l’estrazione e la lavorazione del granito:
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a Porto su furru, noto come Cava Usai,
sono ancora visibili le tracce della cava
e le strutture per la lavorazione e l’imbarco dei blocchi, molti dei quali lastricano ancora strade di città lontane.
Andando via da Villasimius (al bivio
per Campulongu ci si può fermare a
mangiare all’albergo ristorante Le
Anfore, tel. 070.792032), si attraversa la
piana dove le antiche popolazioni trovavano rifugio e terra fertile: qui sorgono numerosi nuraghi, a testimonianza della presenza dell’uomo sin da
epoche preistoriche. I resti di una tomba di giganti è all’interno del giardino
di un bell’albergo ristorante, il cui nome è appunto Su Giganti.. Sempre in
questa zona si trovava una villa romana, probabilmente un’azienda agricola, di cui restano visibili le mura di un
edificio termale. Sono sotto un albero, a fianco alla
chiesetta di Santa Maria, dove a settembre si svolge
una festa religiosa molto sentita: una statua della Madonna viene portata dal paese alla chiesetta campestre
con una processione a cui partecipano gruppi in costume sui caratteristici carri a buoi addobbati (is traccas).
All’interno della vallata è appena sorto un bell’albergo, il Cruccuris Resort, tel. 070/99.10.23, che prende il
nome dalla zona ricca di siti archeologici. Ma il più importante degli insediamenti antichi si trovava sulla collina che chiude a sud-est la vallata, verso il mare, chiamata Cuccureddu. Qui i Fenici costruirono, a partire
dal VII secolo a.C., un fondaco e un luogo sacro dedicato alla dea Ashtart. Dallo studio dei reperti e delle stratificazioni dei resti, gli archeologi suppongono che il
tempio, dopo essere stato distrutto da un incendio in
età punica, fu riutilizzato dai Romani in età imperiale
sino al VI secolo d.C. Una scalinata lo collegava alla foce del rio Foxi, anticamente molto larga e navigabile,
che costituiva un approdo naturale. Riparata dal maestrale, è ancora una delle insenature più frequentate: su
di essa si affaccia l’ampio complesso del residence hotel Cormoran, tel. 070.79340, ricercato per la sua posizione tranquilla e la qualità dei suoi servizi.
Il nostro viaggio non può che concludersi con una
veduta d’insieme dall’altura di Capo Boi. Sulla strada per Cagliari, una sosta nella piazzola panoramica
sopra Porto Sa ruxi conclude il nostro itinerario virtuale nel tempo e nello spazio.