Giornale del 01/05/2013

Transcript

Giornale del 01/05/2013
       ò   ς 
European Journalism Legitimation - membership in the GNS Press Association - The ECJ promotes publishing, publication and communication work of all types - P. Inter.nal
I COMPORTAMENTI A RISCHIO
Fantasie delittuose degli adolescenti ( III parte)
ANNO IX N.RO 05
del 01/05/2013
































Pag. psicologica
Bullismo e scuola
Concorso di poesia
Hardley Richardson
Miti della creazione
Plauto
I grandi misteri
Nicodemate
Non tutti sanno
Gennaro mio fratello
Aisopos et Faedrus
Proverbi
Momento tenero
Pagina medica
Antropologia
Storia della musica
Andraous
Eros nei secoli
Critica letteraria
Politica e Nazione
Piatti tipici
Dalla Red. di Bergamo
I grandi Pensatori
Dentro la storia
Da altri giornali
Immagini d’altro tempo
De cognomine disput.
l’angolo della riflessione
Dalla redaz. di Angri
Leviora
La satira
L’angolo del cuore
Gionale sul portale
http://www.andropos.eu/antroposint
heworld.html
Giornale su Facebook
https://www.facebook.com/#!/group
s/341962645843435/?fref=ts
Canale Youtube
http://www.youtube.com/user/MrFranc
opastore
Esiste una campagna mediatica che, attraverso film d’azione e,
spesso, anche i cartoni animati, promuove confidenza con l’ idea
della morte, intesa come fenomeno esorcizzabile: l’ eroe non
muore mai, pur adottando comportamenti molto pericolosi, o
come fenomeno mitico: uccidersi per rimanere immortali. Tale
stimolazione può provocare situazioni di emulazione o di insight
subliminale, rispetto all’idea della propria morte.
In generale, il mondo dell’adolescente è fortemente attratto da tutto ciò che è
anticonvenzionale, occulto e trasgressivo. Gli idoli musicali di molti giovani, infatti,
“frequentano” la questione mortifera o sono protagonisti di “uscite di scena“ tragiche.
Jim Morrison, Elvis Presley, Jimmy Hendrix, Bob Marley, Freddie Mercury, Kurt
Cobain, sono soltanto le più celebri pop star che hanno seguito, pur in modi differenti,
la comune sorte dell’auto-annientamento. Si Comprende, allora, quanto importante
sia, anche su questi temi, la giusta attenzione educativa: i problemi psichici, nel loro
insorgere e nella loro evoluzione, hanno sempre un’eziologia educativa.
Le carenze genitoriali a riguardo sono sempre determinanti; se poi ad esse si
aggiungono altri fattori di rinforzo negativo, è possibile giungere alla composizione di
sindromi difficili da risolvere.
Il tipo di interazione che un adulto instaura con un bambino e con un adolescente è
assolutamente importante: ma è anche uno dei punti più critici della nostra società.
Quella attuale è una società piuttosto in crisi nell’accudimento e nella protezione dei
“piccoli”, al punto che, talvolta, li sopprime o procura loro, pur senza un’intenzione
specifica, ferite psichiche tali da indurre loro stessi a togliersi la vita.
Occorre che il giovane abbia la possibilità di parlare di quest’argomento con interlocutori, che si dimostrino in grado di stare a contatto con la dimensione che egli
propone: il colloquio e l’approfondimento, adeguatamente svolti, fanno sì che il soggetto esca da quella condizione. Parlare ed elaborare, condividendole con qualcuno, le
proprie spinte autodistruttive determina un aumento della padronanza su di esse ed un
rinforzo delle spinte all’affermazione positiva del sé.
Il suicidio è un problema complesso per il quale esistono numerose concause ed è
difficile comprendere perché alcune persone decidano di suicidarsi, mentre altre, in
condizioni simili o magari peggiori, non lo fanno. Spesso è possibile individuare un
fattore “precipitante” di carattere ambientale, o psicosociale, un evento stressante che
intercorre nei mesi immediatamente precedenti l’evento e che scatena l’episodio
suicidario, creandone le premesse: una bocciatura, la perdita di un familiare, un
episodio di molestia sessuale.1 Ad esso, segue per l’adolescente una situazione di crisi
ed un cambiamento a livello cognitivo, fino ad includere l’ideazione, il tentativo ed
il suicidio stesso. Un suicidio, comunque, non può essere compreso alla luce del solo
evento scatenante, ma è il risultato dell’interazione di fattori genetici, biologici,
psicologici, sociali, culturali ed ambientali; degli effetti cumulativi ed interattivi dei
fattori di rischio e della crisi dei fattori protettivi, che variano in funzione del
momento, della situazione e degli individui.
Comunque, la maggior parte dei suicidi possono essere prevenuti, non solo
promuovendo i fattori “protettivi” (supporto familiare, autostima personale,
benessere emozionale, capacità di chiedere aiuto, buona integrazione sociale,
presenza di salde amicizie, e così via.), ma anche conoscendo quei fattori di rischio
che si associano al comportamento suicidario e che consentono di identificarlo e di
intervenire precocemente.
1 Carbone e Tirelli, PUBERTA’ ED ADOLESCENZA”; FRANCO ANGELI, 2006.
-1-
Antropos in the world
SUL BULLISMO A SCUOLA E NELLA STRADA
Bulli e pupe da qualche tempo sono scomparsi dalle
cronache, dalle romanze più o meno virtuali, hanno abbandonato il proscenio della carta stampata, della scatola
magica, delle aule scolastiche, come se a non parlarne, a
non volerne sentire sulla pelle l’urto e il fastidio, fosse
strada consolidata per il risolvimento del problema e delle tragedie che ne conseguono.
Purtroppo non è così, e non sarà mai il silenzio a fare
da scarto per una ritrovata coscienza, per una significativa presa di posizione a favore di uno stile di vita equilibrato, non più fondato sulla prevaricazione intenzionale,
sulla sottomissione persistente, sulla violenza più asimmetrica, dove il più debole è obbligato a mollare gli
ormeggi nella maniera più drammatica, nella condizioneoppressione disperante della paura che diviene vergogna.
Una, due, tre adolescenti hanno deciso di rompere con la
vita, gli argini della stupefazione si sono sciolti, ora c’è
urgenza di trovare nuove soluzioni, altre vie di fuga al
dolore.
Bisogna stare molto attenti a quello che si dice, ma
pure a quello che non si dice, che non è dato sapere
perché le responsabilità non sono mai definite o colpevolmente riconducibili a una sorta di chiacchiericcio da
bar sport. Rimangono a destare le coscienze i giovani
rimasti a terra, le posture scomposte, il disfacimento dei
volti, ai quali è stato rapinato tutto, perfino i sogni, quelli
che in vita dovevano fare la differenza.
Ma etichettare quanti rimangono contusi, segnati, costruire nuovi piedistalli di cartone, nuovi imperatori, sottende il rischio di incappare in altre tragedie simili,
favorendo fascinazioni ed emulazioni da film dell’orrore.
Quando un/a giovane non ha più capacità di vivere,
quella sofferenza che assale è un angolo senza alcuna luce rossa di emergenza? Diventa morte che abbatte la vita
senza possibilità di ascolto di un lamento, di una preghiera, di una richiesta di aiuto?
Forse è così, perché i silenzi dell’anima tormentata
non fanno rumore, relegano all’angolo più buio, dove le
parole, i gesti, gli slanci ammutoliscono, con i polsi legati dalla disattenzione e dall’indifferenza, senza consapevolezza di quanto sia difficile essere adulti, rispettosi
degli altri, soprattutto dei più giovani, delle difficoltà che
nascono da una ingiustizia protratta e interpretata con superficialità, in fin dei conti sono ragazzate che accadono
dalla notte dei tempi.
Bullying e Cyberbullying, ieri non c’erano le evoluzioni
tecniche di questo presente, non c’erano le messaggistiche istantanee, la rete, non c’erano i modi veloci
quanto uno sparo per rendere invivibile un’esistenza, per
rimanere soffocati dal vomito provocato da poche sillabe
su un account. Oggi siamo nello stesso identico tempo
del ferro e del fuoco, ma con le parole lanciate come
fossero cluster bomb, aggettivi e sostantivi a grappolo, a
scendere e risalire, senza dover chiedere conto o pagare
-2-
niente a nessuno, menzogne assemblate senza pudore, fino
a farle divenire verità imposte, una condanna
senza possibilità di appello.
Sembrerà banale fin’anche patetico ma
queste assenze inconfessabili al punto da
stare attenti a parlarne, hanno un comune
denominatore: la maleducazione, l’ineducazione, l’inculturazione dettata dall’età, dai finti eroi, dagli
esempi-riferimenti in circolazione che fanno vittime a ogni
promessa svenduta e mai mantenuta, con gli occhi rivolti al
domani raccontato banalmente come se non fosse nulla di
eccezionale.
Vincenzo Andraous
BOSTON E FOLLIA
Quanto accaduto a Boston, in quella maratona, in quel
traguardo diventato improvvisamente linea di tiro, in quella
frontiera trasformata in un confine di infamia e di viltà,
dentro una inumanità che non trova attenuanti, dove la
fatica e il sacrificio di tanti uomini, lo sforzo immane del
maratoneta, con le gambe dure, i polmoni che scoppiano, la
testa pesante, il cuore in tumulto, in procinto di quella meta
ambita quanto la sofferenza sopportata e infine vinta, la
espulsione delle tossine agli ultimi metri.
Ancora il sangue degli innocenti.
Vincenzo Andraous (CdG)
LIBRERIA
ANTIQUARIA PRANDI s.n.c.
di
Dino e Paolo Prandi
------
Viale Timavo, 75 – Tel. 0522
434.973
Cas.Post. 217 – Fax 0522
431.017
42121 REGGIO EMILIA
www.libreriaprandi.it
e-mail:
[email protected]
Antropos in the world
Rivista di Salerno
Membership in the GNS Press Association Reg. ID 7676 8 – IPC / Richiesta autorizz.ne al Tribunale di Salerno del
25.03.2008 / Patrocinio Comune di Salerno prot. P94908 – 27.05.2009 / Patrocinio Prov. Avellino – prot. 58196 –
16.10.2012 / Patrocinio Com. Pagani – prot. 0023284 – 29.07.2008 / Patrocinio Prov. Salerno – prot. 167/st –
23.09.2009 / Patrocinio Com. di S. Valentino Torio – 24.05.2008
in collaborazione con
il Rettorato del Santuario della Madonna del Carmine,
Detta MADONNA DELLE GALLINE,
la Fondazione del Carminello ad Arco e L’Ente Parrocchia
SS. Corpo di Cristo, Chiesa Madre in Pagani,
annuncia per il 27 maggio, alle ore 19,00
la cerimonia di premiazione del primo concorso di poesia religiosa
“MATER DEI”
La manifestazione avverrà nel cortile cinquecentesco della Fondazione Carminello ad Arco,
in Pagani (Sa). La cerimonia prevede:
 un breve saluto dell’autorità religiosa e del Dir. resp. di “Antropos in the world ”;
 una breve dissertazione sul connubio tra poesia e religione cristiana, tenuta dal Dott.
Renato Nicodemo (mariologo)
 un concerto di musica e canti;
 la consegna degli attestati alla carriera ed alla cultura;
 un concerto di musica sacra;
 la consegna dei premi ai primi tre artisti vincitori del premio;
 la lettura delle tre laude vincitrici;
 la consegna degli attestati di merito;
 la consegna degli attestati d’onore.
I premi previsti sono: pergamene, coppe, targhe, la grande medaglia di Antropos, libri
dello scrittore Franco Pastore, opere d’arte ed oggetti sacri.
Non è esclusa la presenza di autorità politiche, religiose e militari e la partecipazione attiva di
note emittenti televisive. Si prega inviare e-mail per la propria partecipazione.
Seguirà un numero speciale di ANTROPOS IN THE WORLD, con un resoconto della manifestazione, il nome degli artisti in finale e le tre liriche vincitrici dei primi tre premi.
Gli artisti finalisti sono: Giovanni Galli (Cuneo), Spagnuolo Loredana (Napoli), Antonio
Nicolò (Caserta), Daniela Liguori (Salerno), Alberto Crisceni (Trapani), Giuffrida Farina
(Salerno), Bruno Guidotti (Roma)
Per informazioni / for information: [email protected] - Redazione / Drafting,
tel/fax: 089.223738 –Direzione / Direction, tel 089.723814
-3-
Antropos in the world
LA DONNA NELLA STORIA
Hadley Richardson
A 28 anni Hadley non aveva mai baciato. Poi ha incontrato Hemingway
e sono stati passione, amore, matrimonio, sofferenza.
Lei ha ventotto anni, non è mai stata davvero
baciata da un uomo, suona il pianoforte con
dedizione, «non fa che rileggere Henry James», ha
una famiglia che è «la quintessenza della famiglia
perbene» alle spalle e «anche quando patisce la
fame, non perde mai il viso tondo e le braccia
tornite». Si chiama Hadley Richardson, è Una
moglie a Parigi.Lui ha ventuno anni, «gli piacciono
le donne: tutte», a una ha già permesso di spezzargli
il cuore, vuole fare «la storia della letteratura», ha
una guerra logorante alle spalle e «non smette mai
di muoversi, di pensare, di sognare».
Si chiama Ernest Hemingway, da aggiungere
non sembrerebbe esserci altro. Eppure Paula McLain, poetessa originale e brillante, professoressa
universitaria della California, da aggiungere ha
molto. Un libro intero, poetico, appassionato e
appassionante quanto basta per essere un romanzo,
biografico e puntuale quanto basta per essere un
documento preziosissimo di quegli anni lì, quando
tutto pareva possibile per chi viveva a Parigi e
voleva scrivere, dove tutto pare ancora possibile per
chi oggi si gira indietro, vive in qualunque parte del
mondo, e vuole scrivere. Invece, per essere la storia
d'amore che in qualche modo promette il titolo, a
Una moglie a Parigi manca qualcosa: ed è questa la
scommessa vinta dalla McLain.
Raccontare l'illusione ottica che può essere la
coppia, se uno dei due è realmente un essere geniale,
ha realmente una vocazione profonda. Perché sì:
Hemingway (che ancora non è diventato Hemingway ma che da qualche parte già lo è, lo è sempre
stato - è esattamente questo il punto) e Hadley s'incontrano. Sì: sono immediatamente e misteriosamente attratti l'uno dall'altra. Sì cercano, si trovano, si
sposano, hanno un figlio, litigano, si fanno del bene,
si fanno del male, si spostano da Chicago a Parigi,
dal Canada alla Spagna. Ma è come se nelle loro
parole, nei loro gesti, si sentisse sempre l'eco di una
minaccia, o forse di una risata: di qualcosa che, comunque, a questo matrimonio non riesce a credere
fino in fondo. La grandezza del personaggio di Hadley è che lei, quella risata minacciosa, dentro di
-4-
sè la avverte da subito. Il
talento di uno come Hemingway ha anche inevitabilmente a che fare con la
impossibilità di avvertirla.
Hadley, in una zona con
gli anni sempre meno remota del suo cuore, sa anche questo. Ancora prima
di sposarsi, con la sua voce
limpida e disarmante che attraversa il libro, come in
un presagio, nota che accanto a quel ragazzo
vibrante e giovane «la felicità è una clessidra quasi
vuota, i granelli che si accalcano scorrendo verso il
basso». Ma non ce la fa più a resistere, facendo finta
di farlo, fra una lezione di pianoforte e l'altra, sotto
l'ala protettiva e cupa della sua frustrata sorella
maggiore. Allora si butta. Fra le braccia che non
saranno mai capaci di accoglierla nel vero senso
dell'espressione. Ma che faranno un incantesimo che
le braccia di un uomo non potrebbero nemmeno
immaginare di compiere: si trasformeranno in una
chiave, nel mondo. Apriranno per lei stanze dense di
fumo azzurro, dove una canzone di Nora Bayes
salirà nell'aria, l'idea di un universo da creare da
capo sembrerà possibile. Stanze dove abitano e si
agitano persone che si chiamano Gertrude Stein,
Ezra Pound, James Joice.
Per Hadley sarà il momento del dolore, prima,
dell'elaborazione, poi, ma quello del rancore non
verrà mai. E Hadley, quando incontra Ernest, non si
aspetta dal destino un marito. Si aspetta una vita
piena. «Mi feci l'opinione che quei due facessero
continuamente festa» è l'ingenuo eppure straordinariamente ficcante primo parere di Hadley, quando
incontra Scott e Zelda Fritzgerald. Lei non sarà mai
una di loro: è il motivo per cui Ernest l'ha scelta.
Non sarà mai una di loro: è il motivo per cui
Ernest l'abbandonerà per Pauline, guizzante e mondana. Sarà solo la volta del secondo di quattro matrimoni per Hemingway che continuerà, per tutta la
vita, a tradire le sue donne con l'unica sposa senza
la quale «si sentiva del tutto svuotato»: la scrittura.
ntropos in the world
MITOLOGIA GRECO-LATINA
I MITI DELL’ORIGINE
a cura di Franco Pastore
I miti dell'origine", o "miti della creazione",
rappresentano un tentativo di tradurre l'universo in
termini comprensibili all'uomo e di spiegare l'origine
del mondo. Il racconto tradizionalmente più diffuso
ed accettato degli inizi del mondo è quello narrato
nella Teogonia di Esiodo. All'improvviso dal Caos
apparve Gea, la madre terra, principio di vita e
madre degli uomini e della stirpe divina, prima realtà
materiale della creazione. Dopo di lei apparvero
Eros l'amore; il Tartaro luogo di punizione delle
anime malvagie; l'Erebo la notte.
GEA GENERO' DA SOLA URANO il cielo
(che feconda la terra con una pioggia benefica) con il
quale si unì e dalla cui unione nacquero i dodici
Titani, sei maschi (Oceano, Ceo, Crio, Iperione,
Giapeto, Crono) e sei femmine (Tea, Rea, Temi,
Teti, Febe, Mnemosine); i tre Ecatonchiri o Centimani, Briareo, Gia e Cotto mostri con cinquanta
teste e cento braccia; i tre Ciclopi Bronte, Sterope
ed Arge tutti con un solo occhio in mezzo alla fronte.
GEA GENERO' DA SOLA PONTO il mare
con il quale si unì e dal quale ebbe Taumante che
secondo alcuni fu padre delle Arpie; Forco, la
personificazione del mare in tempesta; Ceto la
personificazione delle insidie che si celano nel mare
in tempesta ed Euribia personificazione della violenza tempestosa del mare .
n quel tempo Gea scelse Urano come sposo ed
iniziò così il REGNO DI URANO, che assieme a
Gea governavano il creato. Urano, disgustato
dall'aspetto mostruoso dei suoi figli, i Giganti, gli
Ecatonchiri e i Ciclopi, e ossessionato dall'idea che
potessero privarlo un giorno del dominio dell'universo, li fece sprofondare al centro della terra.
Gea, triste e irata per la sorte che il suo sposo
aveva destinato ai figli, decise di reagire. Costruì,
all'insaputa di Urano, una falce con del ferro estratto
dalle sue viscere e radunati i suoi figli, chiese a tutti
di ribellarsi al padre.
Uno solo, il più giovane osò seguire il consiglio
della madre, il titano Crono che armato dalla madre,
si nascose nella Terra ed attese l'arrivo del padre. Era
infatti abitudine di Urano, discendere la notte dal cielo
per abbracciare la sua sposa nell'oscurità. Non appena
Urano si presentò, Crono saltò fuori e con una mano
immobilizzò il padre mentre con l'altra lo evirava con
falcetto. Il sangue che sgorgava copioso dalla ferita
fecondò Gea dalla quale nacquero le Erinni divinità
infernali; le ninfe Meliadi (ninfe dei Frassini)
protettrici delle greggi; i Giganti creature gigantesche dalla forza spaventosa, simbolo della forza
bruta e della violenza sconvolgitrice della natura
quali i terremoti e gli uragani. Dalla spuma delle
onde creata dai genitali di Urano che cadevano nel
mare, si generò Afrodite la dea dell'amore.
Urano, riuscì però a scappare lontano e da allora
mai più si avvicinò alla terra, sua sposa. Il governo
della terra, sarebbe toccato al più anziano, Oceano
(uno dei Titani), ma Crono, con l'inganno riuscì a
impossessarsi del trono e a regnare sul creato. Iniziò
così il REGNO DI CRONO, che liberò i suoi fratelli dalla prigionia alla quale il padre li aveva
relegati ad eccezione dei Ciclopi e degli Ecatonchiri
nei confronti dei quali nutriva seri dubbi sulla loro
lealtà nei suoi confronti. Questo fu un grave errore
da parte sua, errore che, negli anni a venire, gli
sarebbe costato molto caro. Per continuare l'opera
della creazione Crono, scelse come sposta Rea (una
dei Titani), sua sorella. Nel frattempo, la grande
opera della creazione continuava e numerose divinità
apparivano: - le Graie e le Gorgoni; - Thanatos la
morte, Eris la discordia, Nemesi la vendetta, le
Moire , il destino (tutti figli della notte); - Elios il
sole, Selene la luna, Eos il mattino (tutti figli del
Titano Iperione); - Iride l'arcobaleno ed altre ancora.
Con Rea, Crono ebbe numerosi figli tra cui tre
maschi Poseidone, Ade, Zeus, e tre femmine, Era,
Demetra, Estia.
VESUVIOWEB.COM
1
Di Aniello Langella
Cultura, arte, ricerche di sapore antropologico, sulla vasta area tra il vulcano ed il mare:






Grammatica del dialetto di Pietraroja di P. Bello
Villa De Curtis, un Patrimonio a rischio, di G.Maddaloni.
Napoli, le bombe e l’ultima guerra mondiale, di Caffarelli.
Quanno carètte Musullino di Salvatore Argenziano.
’A miezaparrocchia a ncapatorre, di Salvatore Argenziano
Mosconi sul terrazzo di un Gran Caffè, di R. De Maio
1) A. Langella è nato a Torre del Greco. Nel 1978, si laurea in Medicina e
Chirurgia alla Federico II di Napoli. In seguito, si specializza in Ortopedia e
Traumatologia a Padova ed in Riabilitazione a Trieste Assunto in Ente
Ospedaliero Monfalcone, nel 2000, fonda il Gruppo Archeologico del
Mandamento Isontino. Ha scritto numerose pubblicazioni scientifiche.
e, da più di 30 anni, studia Torre e il Vesuvio con amore e dedizione.
-5-
Antropos in the world
IL TEATRO COMICO ROMANO
La parola commedia è tutta greca: κωμῳδία, "comodìa", infatti, è composta da κῶμος, "Kòmos", corteo festivo e ᾠδή,"odè",
canto. Di qui il suo intimo legame con indica le antiche feste propiziatorie in onore delle divinità elleniche, con probabile
riferimento ai culti dionisiaci . Peraltro, anche i primi ludi scenici romani furono istituiti, secondo Tito Livio, per scongiurare
una pestilenza invocando il favore degli dèi. I padri della lingua italiana, per commedia intesero un componimento poetico che
comportasse un lieto fine, ed in uno stile che fosse a metà strada fra la tragedia e l'elegia. Dante, infatti, intitolò comedìa il suo
poema e considerò tragedia l’Eneide di Virgilio. La commedia assunse una sua struttura ed una sua autonomia durante le
fallofòrie dionisiache e la prima gara teatrale fra autori comici si svolse ad Atene nel 486 a.C. In altre città si erano sviluppate
forme di spettacolo burlesche, come le farse di Megara, composte di danze e scherzi. Spettacoli simili si svolgevano alla corte del
tiranno Gerone, in Sicilia, di cui purtroppo, non ci sono pervenuti i testi.
A Roma, prima che nascesse un teatro regolare, strutturato cioè intorno a un nucleo narrativo e organizzato secondo i canoni
del teatro greco, esisteva già una produzione comica locale recitata da attori non professionisti, di cui non resta tuttavia
documentazione scritta. Analogamente a quanto era accaduto nel VI secolo a.C. in Attica, anche le prime manifestazioni
teatrali romane nacquero in occasione di festività che coincidevano con momenti rilevanti dell’attività agricola, come l’aratura,
la mietitura, la vendemmia.
PLAUTO: MOSTELLARIA (II sec. a.C.)
Come la satura, anche la recitazione dell’atellana preletteraria fu prerogativa dei giovani romani. Essi, nel
tentativo di soddisfare il loro desiderio di recitazione
senza incorrere nelle pene previste dalla legge per un
cittadino che si dedicasse in forma professionale alla
carriera dell’attore, diedero vita ad una forma teatrale
per dilettanti, caratterizzata da un’accesa oscenità e da
una forte aggressività verbale, oltre che dalla ricorrenza
di maschere fisse (per esempio, Marcus, "lo sciocco",
Pappus, "il vecchio avaro"). L’atellana trovò collocazione
in coda alla rappresentazione degli spettacoli teatrali
regolari di tipo tragico, con il nome di exodium
Atellanicum. Il teatro comico regolare si sviluppò a Roma,
insieme a quello tragico, a partire dalla seconda metà del
III secolo a.C.: l'aspetto rilevante è che di questa
produzione comica non sono sopravvissuti solo frammenti,
come nel caso della tragedia latina arcaica, ma un
cospicuo numero di opere che costituisce un'eccezionale
documentazione: ventuno commedie di Plauto e sei di
Terenzio.
Titus Maccus Plautus, nacque a Sarsina, tra il 255 e il
250 a.C.; i tria nomina si usano per chi è dotato di
cittadinanza romana, e non sappiamo se Plauto l’abbia mai
avuta. Un antichissimo codice di Plauto, il Palinsesto
Ambrosiano, rinvenuto ai primi dell’800 dal cardinale
Angelo Mai, portò migliore luce sulla questione. Il nome
completo del poeta tramandato nel Palinsesto si presenta
nella più attendibile versione Titus Maccius Plautus; da
Maccius, per errore di divisione delle lettere, era uscito
fuori il tradizionale M. Accius . Plauto fu un autore di
enorme successo, immediato e postumo, e di grande
prolificità. Inoltre il mondo della scena, per sua natura,
conosce rifacimenti, interpolazioni, opere spurie. Sembra
che nel corso del II secolo circolassero qualcosa come
centotrenta commedie legate al nome di Plauto: non
sappiamo quante fossero autentiche, ma la cosa era oggetto di viva discussione. Nello stesso periodo, verso la metà
del II secolo, cominciò una sorta di attività editoriale, che
fu determinante per il destino del testo di Plauto.
si stanno preparando per un banchetto che svolgeranno con Filolachete, il suo amico Callidamate e la prostituta Delfio.
Mentre il banchetto procede
tranquillamente, sopraggiunge
Tranione, il quale ha scoperto
dell'arrivo di Teopropide al porto di Atene. Questa è una
pessima notizia per il gruppo che ha sperperato il
patrimonio di Teopropride. Ma Tranione per salvare i
suoi amici dalla collera paterna: decide di nascondere i
banchettanti nella casa di Filolachete. Così lo schiavo,
dopo aver fermato il vecchio Teopropide che stava per
entrare in casa, racconta che la dimora era stata infestata
dal fantasma di un uomo ucciso molti anni prima dal
precedente padrone. Il vecchio crede alle parole del suo
servo e scappa. L'usuraio Misargiride, che aveva prestato
a Filolachete il denaro per riscattare l’amante Filemazia,
incontra Tranione. Nel frattempo giunge, Teopropide che
viene a sapere del prestito effettuato da Misargiride.
Tranione inventa una nuova bugia, e fa credere a
Teopropide, che i soldi erano stati usati per comprare una
nuova casa, dato che quella vecchia era ormai irrecuperabile. Dopo che Tranione si era allontanato, Teopropide
incontra due tizi che cercano di entrare nella sua casa,
essi sono Fanisco e Pinacio, schiavi del migliore amico di
Filolachete, Callidamate, che in quel momento è in casa
occupato a festeggiare. Teopropide, da essi viene a sapere dell'inganno tesogli da Tranione e decide di vendicarsi del figlio e del servo. Tranione , scoperto, fa fuggire
il giovane padrone e gli altri banchettanti e si prepara ad
affrontare il padrone. Quest'ultimo dopo aver parlato con
il servo, si accinge a torturarlo, ma sopraggiunge Callidamate, che riesce a distoglierlo dal suo intento. Tutto
termina con il perdono.
Sinossi:
In questa commedia si ritrova la caratteristica plautina dei nomi parlanti. Infatti tutti i nomi dei
personaggi sono collegati alla storia, ad esempio il nome
"Teopropide" significa "Figlio di Indovino", in contrapTrama: Teopropride, il padrone di Tranione e Gru- posizione alla lentezza con cui il vecchio comprende
mione, è partito per l'Egitto lasciando il figlio (Filolachete) l'inganno. la Commedia del Fantasma, è sicuramente una
da solo ad Atene. Filolachete "traviato" dal servo Tranio- delle più note commedie plautine, e l'inganno, la gozzone, decide di darsi ad una vita smodata. Filemazia e Scafa viglia, la pigrizia e la beffa sono il motore degli eventi.
-6-
Antropos in the world
I GRANDI MISTERI
ORIGINI ARCAICHE DI VENEZIA
( II parte )
I minoici erano gente molto ricca (erano possessori di miniere d'oro), per cui avrebbero portato nelle
lagune tesori immensi mantenendo con la madre patria non solo rapporti affettivi, ma anche commerciali; hanno potuto costruire qui con abbondanza di
materiali pregiati come lapislazzuli, metalli, ecc. La
tecnica usata nelle rappresentazioni sarebbe quella
dell'incavo o del castone, dell'incisione, della glittica.
La finezza delle opere apparirebbe tale da non
escludere l'uso di strumenti per l'ingrandimento ottico
dell'immagine. Ma in una non ben precisata epoca, un
fenomeno marino di enorme portata avrebbe messo in
crisi l'esistenza di questo popolo; si tratterebbe infatti
di un'alluvione alta non meno di sei metri sul livello
medio. Il fango e la creta avrebbero coperto ogni cosa
penetrando in profondità in tutte le incisioni murarie
fuori e dentro gli edifici, coprendo così i cicli narrativi che erano evidentemente i libri di scuola di quei
popoli. Fango e creta profondamente penetrati nelle
pareti vi sarebbero rimasti così per secoli, concorrendo - a causa dei sali presenti - a un processo
chimico di trasformazione che fece sì che il materiale
alluvionale, non solo si pietrificasse, ma prendesse
anche l'aspetto decolorito del muro su cui poggiava.
L'impero minoico - invaso dai Barbari 'ante litteram' (gli Elleni) - nel 1400 venne messo in ginocchio:
Cnosso fu conquistata, la reggia ed i palazzi
incendiati, fu una vera distruzione. Rimane nel
continente Micene, espressione insieme e della forza
ellenica, e della bellezza minoica. Nel 1100 circa gli
Elleni, ossia i Greci, vanno alla conquista di Troia e
nell'VIII secolo iniziano quella colonizzazione al di
là del Mare Egeo e Adriatico che li conduce a
fondare la 'Magna Grecia', e a spingersi anche oltre le
foci del Po.
Una di queste punte sarebbe giunta nelle lagune
lasciando inconfondibili le impronte della loro presenza nelle colonne con capitelli ionici e corinzi e
negli edifici che altrimenti non si potrebbero spiegare. Sia i Minoici che i Micenèi sono popoli religiosamente legati ai culti che sono comuni a tutto il
Medio Oriente: il culto dei morti, della barca, del serpente, della dèa madre, del toro e forse della Vergine
nel cielo. Particolarmente ricco il culto dei morti, con
riti di esequie: i Minoici seppellivano i morti dopo
aver usato anche l'imbalsamazione; i Micenèi, invece,
li bruciavano, collocando le loro ceneri in vasi di
vetro che riponevano nei tabernacoli. I Micenèi
giunti nelle lagune non pensano affatto di disidratare
i muri dal fango, ma stendono sulle stesse pareti con la tecnica dell'affresco - gli stessi cicli rappresentativi delle loro credenze, che seguono l'impianto
di quelli coperti. Particolare interesse può suscitare il
fatto che il popolo accoglierà nelle proprie isole i
terrafermieri fuggiaschi, a partire dal V secolo d.C.,
e, con un tocco ancora più generoso e più ampio nel
VII secolo, quando giungono i cristiani con i loro
Vescovi e con le Sante Reliquie. Evidentemente,
l'impatto tra cristiani e pagani fu del tutto pacifico,
infatti, si trattava di quei i minoici che, in piena
decadenza del paganesimo, avendo cominciato a subire i primi colpi dai cristiani della prima ora, erano
molto probabilmente i fervorosi nipoti dei cristiani
istruiti e battezzati dagli stessi Apostoli SS. Pietro e
Paolo. Il cristianesimo nei confronti del paganesimo,
ora visto come dottrina superiore e liberatoria dalle
paure degli dèi adirati e dalle impressionanti favole,
al punto che essi - pagani - si vergognavano di essere
ancora adoratori di animali e furono affascinati dal
prestigio che alla religione cri-stiana avevano dato i
martiri, e continuavano a dare i Vescovi con la loro
dottrina.
Non dimentichiamo che nel
IV sec.lo le regioni che vanno
dal Piemonte alla Lombardia al
Veneto, sono ormai cristiane;
S. Andrea di Vercelli, S. Massimo di Torino, S. Ambrogio,
S. Girolamo, saranno per sempre stelle fulgide per
la Chiesa d'Occidente. Allora sarà possibile che,
proprio con entusiasmo di popolo, a partire almeno
dal VII secolo, ci si dà a coprire ogni rappresentazione mitologica con l'uso di qualsiasi materiale
cementizio: gesso, calce, marmorino ed intarsio marmoreo. Nella chiusura saranno interessate innanzitutto le immagini offensive della fede o giudicate
non lecite, mentre si opterà per un riutilizzo - con
significato diverso - di tutto ciò che sarà possibile
conservare. L'operazione, iniziata agli albori del
Cristianesimo in Venezia, continuerà quasi a tappe
sino a tutto il 1700; il che significa che non sempre
si avevano a disposizione i materiali e artisti, e che la
massa d'opere era immensa al punto che moltissimo
di queste che noi siamo soliti attribuire all'epoca
classica del '500, altro non sarebbero che opere originali fortunosamente sfuggite all'azione dei mimetizzatori. (Continua)
Daniela Bortoluzzi
-7-
Antropos in the world
NICODEMATE
LA MADONNA CHE SCIOGLIE I NODI
A qualcuno dei venticinque lettori del mio saggio “Nomi e
titoli della Vergine” (ViVa Liber Edizioni 2010), in cui riporto
in ordine alfabetico oltre tremila titoli della Madonna, non sarà
sfuggita, alla lettera K, la Madonna Knotenloserin
Il termine vuol dire “che scioglie i nodi”. L’immagine, che si
venera nella chiesa di St. Peter in Perlach di Augsburg
(Germinia), è attribuita al pittore settecentesco Johan Georg
Schimittdner e rappresenta la Vergine Assunta in cielo che
schiaccia la testa al serpente mentre è intenta a sciogliere i nodi di
un lungo nastro che le è offerto da un angelo, mentre un altro
riprende il tessuto ormai liscio. (Il dipinto, come ex voto,
intendeva evocare sempli-cemente la grazia ricevuta dal nobile
Wolfang Langenmantel
per la ricomposizione del suo
matrimonio, il nastro secondo l’usanza del tempo indicava
l’unione coniugale ). Richiamo questo titolo, perché molto caro al
papa Francesco che lo ha menzionato di recente.
Questo Papa, non meno dei suoi predecessori – il beato
Giovanni Paolo II e l’emerito Benedetto XVI – è, infatti, un Papa
di radicata devozione mariana. Appena eletto, dopo aver salutato
la folla, pregò la Madonna di custodire il suo predecessore e,
come primo atto da Vescovo di Roma, si recò presso la più
grande basilica mariana del mondo, Santa Maria Maggiore, per
pregare davanti all’immagine di Maria “Salus Populi Romani”.
Non si dimentichi che l’Argentina, il “paese dell’altro mondo” da
cui proviene, è un paese ricco di tradizioni mariane, tra le quali
la più sentita è quella del rosario.
Tra i principali santuari quello di Lujan è un autentico
centro mariano. Altri importanti santuari sono quelli di Nuestra
Señora di Còrdoba, di Nuestra Señora de Itatì di Corrientes, di
Nuestra Señora del Valle di Catamarca, di Nuestra Señora di
Santa Fe e S. Maria del Rosario di San Nicolàs.
La capitale Buenos Aires è poi la traduzione in spagnolo di
Bonaria (Cagliari), perché proprio dal colle sardo, sul quale
sorge l’omonimo santuario mariano, partirono i marinai che,
scampati miracolosamente ad una furiosa tempesta e approdati
su quella lontana terra, fondarono la città dandole il nome della
loro Madonna invocata nel momento del pericolo.
La tradizione vuole, inoltre, che i colori della stessa bandiera
della Nazione (tre bande orizzontali: celeste, bianco, celeste)
derivino dai colori delle vesti della Madonna. Papa Francesco è,
poi, il primo gesuita assurto al Trono di Pietro e S. Ignazio, si sa,
fu il cavaliere di Maria. “Maria è veramente la Madre della
Compagnia”, affermava padre Arrupe. Sappiamo che Maria, Signora della Spagna, ebbe un grande influsso nella conversione di
Ignazio e nella composizione delle sue opere. E’ noto l’episodio
che il Santo, con la foga del neoconvertito, voleva vendicare a
pugnalate le ingiurie di musulmano verso la verginità di Maria.
Nel suo stemma, infine, compare nello scudo blu, sormontato dai
simboli della dignità pontificia (mitra tra due chiavi rilegate da un
cordone) sotto l’emblema della Compagnia di Gesù (un sole con
le lettere IHS sormontate da una croce) la stella che simboleggia
Maria, Madre di Cristo e della Chiesa, e il fiore di nardo, che
indica s. Giuseppe, patrono della Chiesa universale. Da tutto ciò
deriva , come è stato notato, che “non si può comprendere a
fondo la tenerezza e la misericordia che caratterizzano la
peculiare fisionomia del magistero di papa Francesco senza
cogliere l’immanenza della Madre di Dio nella sua vita.
-8-
E senza tener presente il titolo particolare con il quale egli
sovente ama venerarla e invocarla : Colei che scioglie i nodi.”
Questa devozione il Papa la scoprì in Germania dove si recò,
semplice sacerdote, negli anni Ottanta. Fu, infatti, subito colpito
da quell’immagine per la sua allegoria del ruolo mediatrice di
Maria e decise di portarla con sé a Buenos Aires distribuendola
a sacerdoti e fedeli. Già S. Ireneo scriveva che fu sciolto da
Maria il “nodo” che Eva aveva
intrecciato con la sua disubbidienza. Nel
settembre del 1996, padre Arroyo, parroco della chiesa di San Josè del Talar, nella capitale argentina, decise di portare
questa immagine alla venerazione anche
nella sua chiesa. Nel giro di qualche mese
l’ artista Ana Betta de Berti dipinse una riproduzione dell’originale tedesco (Nuestra Señora la que Desata los Nudos) e la donò alla parrocchia.
L’8 dicembre – giorno della sua festa – il futuro papa
Francesco, celebrò in quella chiesa la S. Messa e sottolineò che
questa rappresentazione della Madonna illustra il fatto che
“Dio, il quale distribuisce la sua Grazia a tutti i suoi figli, vuole
che noi ci fidiamo di Lei, che le affidiamo i nodi dei nostri
peccati per far sì che Lei ci avvicini a Gesù”.
Conosciuta dunque molto in Sud America, la particolare
devozione della “Madonna che scioglie i nodi” si sta diffondendo nella stessa Germania e in Europa per merito di una
particolare campagna promossa da “Luci sull’Est”. Sono state
composte per questa devozione una novena, una preghiera ed
una supplica. Riportiamo qui il testo della preghiera diffusa con
l’imprimatur dell’allora arcivescovo di Buenos Aires Mons.
Bergoglio: Santa Maria, piena della Presenza di Dio, durante
i giorni della tua vita accettasti con tutta umiltà la volontà del
Padre, e il Maligno mai fu capace di imbrogliarti con le sue
confusioni. Già insieme a tuo Figlio intercedesti per le nostre
difficoltà e con tutta semplicità e pazienza ci desti un esempio
di come dipanare la matassa delle nostre vite. E rimanendo per
sempre come Madre Nostra poni in ordine e fai più chiari i
legami che ci uniscono al Signore.
Santa Maria, Madre di Dio e Madre nostra, a te che con
cuore materno sciogli i nodi che stringono la nostra vita
chiediamo di ricevere nelle tue mani … e di liberarci dai
legacci e dalle confusioni con cui ci tormenta colui che è nostro
nemico. Per tua grazia, per tua intercessione, con il tuo
esempio liberaci da ogni male, Signora nostra, e sciogli i nodi
che impediscono di unirci a Dio affinché, liberi da ogni
confusione ed errore, possiamo incontrarlo in tutte le cose,
possiamo tenere riposti in lui i nostri cuori e possiamo servirlo
sempre nei nostri fratelli, Amen.
Renato Nicodemo
_________________
2) Renato Nicodemo: nato a Laurito, è laureato in Pedagogia e
Dirigente scolastico. Appassionato di studi mariani, cura la pagina
mariana di alcune riviste cattoliche. Ha al suo attivo numerose pubblicazioni. Alcuni titoli: La Vergine nel Corano, La Vergine nella Divina
Commedia, Antologia mariana, Umile ed Alta, Il bel paese, I nuovi
programmi della scuola elementare, Verso i nuovi Orientamenti ed
altro.
Antropos in the world
DAGLI ALTRI GIORNALI
Di Michele Rallo
(Da SOCIAL – n.ro 40
settimanale d'informazione)
-9-
Antropos in the world
IL RACCONTO DEL MESE:
di Umberto Vitiello – Da Gente del Sud
GENNARO, MIO FRATELLO
Nel 1960 Gennaro promuove un ciclo di conferenze
sul teatro moderno e contemporaneo tenuto dal teatro
Universitario Napoletano e diretto dal regista Franco
Enriquez con l’appoggio del Teatro Stabile di Napoli.
Per il Collettivo Teatrale Scenografia Stefanucci della
BBAA di Napoli cura la regia di “Don Giovanni” di
Molière, musiche scelte da Enzo Salomone, scene,
costumi e trucchi del Collettivo.
Nel 1962 illustra due libri per l’Infanzia: “L’Incantesimo” e “Racconti italiani di ieri”. Nel 1963 illustra con
immagini di Napoli l’Almanacco Torriani”, la cui prima
copia è dedicata al Presidente della Repubblica.
Intanto diventa collaboratore della rivista “Tempo di
Letteratura”, diretta dal professor Nullo Minissi dello
Istituto Universitario Orientale, e si lega sempre più a un
gruppo di amici, quasi tutti docenti o ex allievi dell’Accademia di Belle Arti di Napoli, con cui progetta fin dal
1963 la nascita di un teatro laboratorio di formazione e
ricerca, il futuro Centro Teatro Esse. La Esse sta per
Sperimentazione.
Scrive V. Monaco a pagina 115 e seguenti di La contaminazione teatrale: “… Il teatro di sperimentazione…
scaturisce dal bisogno di aprire la cultura della città, di
rompere con una tradizione di teatro dialettale alla ricerca
del facile consenso… Nuove forze si trovarono a lottare
contro il teatro ufficiale che, fin dagli anni cinquanta, era
dominato da gruppi intellettuali incapaci di accogliere le
novità che pure emergevano”.
I più convinti ed attivi del gruppo, oltre Gennaro nel
suo acquisito ruolo di regista, sono gli scenografi
Giovanni Girosi e Carlo de Simone, la costumista Odette
Nicoletti e la docente di Storia dell’Arte Anna Caputi, che
suggerì come motto del futuro teatro le parole di
Leonardo: “…cominciando dalla Sperienza e con essa
investigare la ragione”.
Inizialmente, anche se sollecitato moltissimo da Anna
Caputi e da Odette Nioletti, Gennaro fu titubante e si
pensò a un’alternanza collaborativa con un altro regista,
Mario Miano, che aveva curato assieme a mio fratello la
regia d’un recital su Lorca, e da solo la regia di Un sorriso
di terra di H. Boll, Ceneri di Beckett e L’annuncio a
Maria di Paul Claudel nel teatro dell’Accademia di Belle
Arti.
La collaborazione tra i due fu però difficile. “La personalità di Gennaro e il suo forte carisma sugli attori indussero Miano ad allontanarsi molto presto dal gruppo, che
iniziava allora a muovere i primi passi” – ricorda Carlo de
Simone in un’intervista del 24 ottobre 1991.
I primi spettacoli sperimentali si tennero nella Cappella dei Girolamini, al Teatro Politeama di Napoli e al
Cenacolo di Nola. Il gruppo, che si riuniva quasi sempre
in casa di Anna Caputi a Posillipo, avvertì presto la necessità di avere un luogo stabile e definitivo in cui preparare e
presentare gli spettacoli. Spazio che fu trovato al n° 18 di
- 10 -
(terza puntata)
Via Martucci, dove una volta vi era un deposito di
legname. La Moscheta di Ruzante, rappresentata nel
febbraio del 1965 nello stabilimento di Pozzuoli della
Divisione Ferroviaria dell’IMAM-Aerfer con la regia di
Gennaro, le scene di Giovanni Girosi e la musica di Mario
Perrucci (1), può ritenersi a buon diritto il primo
spettacolo ufficiale del Teatro Esse, anche se
l’inaugurazione del Centro Teatrale Esse di via Martucci
avverrà solo il 27 dicembre 1966 con La Magia della
Farfalla di Federico Garcia Lorca, un testo inedito in
Italia, tradotto da Gennaro. Come avverrà con altri testi,
da lui tradotti dal francese, dal tedesco, con l’aiuto della
moglie, e ancora dallo spagnolo.
Alla Magia della farfalla, seguirono nel 1967: Sei atti
unici di Tardieu, Spasamiolipi di Spatola, Sanguineti,
Miccini, Achille Bonito Oliva, Pienotti, e I Cenci di A.
Artaud; nel 1968: Massa-Uomo di E. Toller, Il folle, la
morte e i pupi da Il folle e la morte di Hugo von
Hofmannsthal e Los Titeres de cachiporra di F. G. Lorca;
nel 1969 I Negri di Jean Genet; nel 1970: Medea di L.
Anneo Seneca; nel 1971 “K” di Edoardo Sanguineti, Il Re
nudo di E. Schwarz e Prometeo legato di Eschilo; nel
1972 Il funerale del padre di G. Manganelli.
Con I Negri di Jean Genet nel 1969, come scrive
Cinzia Plaitano nella sua tesi di laurea (1), la “matassa
immaginaria della scena raggiungeva l’apice del suo
dispiegamento nella messinscena più rappresentativa e
culminante del gruppo”.
Il testo fu rappresentato in Italia per la prima volta
grazie alla traduzione di Gennaro e all’autorizzazione da
lui ottenuta dallo scrittore francese, che non aveva mai
concesso di far recitare la sua opera da chi non era negro.
- Ho inteso negro come emarginato, gli disse Gennaro,
e i napoletani conoscono bene il peso dell’emarginazione.
Genet si dichiarò d’accordo e Gennaro poté mettere in
scena I negri, teatro nel teatro la cui azione drammatica,
come una partita sportiva tra due squadre contrapposte di
fantasmi vaganti e larve erranti nella sala, impone un
coinvolgimento di tutti, attori e spettatori.
Con la rappresentazione de I Negri Gennaro – come
mi confidò – riuscì finalmente a sottrarsi con accresciuta
consapevolezza alla tendenza solidamente pedagogica del
teatro brechtiano, pur riconoscendone il valore tecnico
dello straniamento. (2)
____________________
1
Giovane rappresentate di Napoli del Centro Universitario Musicale
conobbe Gennaro al Teatro Universitario Napoletano, gli creò la
musica per La Moscheta di Ruzante e divenne poi autore di notevoli
Musiche Originali per il teatro drammatico , ma anche per la
televisione e per la radiofonia, e collaborò con registi di grande
prestigio. Realizzò inoltre un’intensa attività di compositore e didatta
e dal Ministero della P.I. fu nominato Ispettore Onorario per il
patrimonio artistico e monumentale.
2
) Università degli Studi di Salerno - Anno Accademico 1993-94 –
“Gennaro Vitiello: Dal Teatro ESSE alla Libera Scena Ensemble.
Un itinerario di ricerca a Napoli” – Relatore: Ch.mo Prof. Rino Mele.
Antropos in the world
La fine della Sperienza del Teatro Esse è segnata da Il
funerale del padre, l’ultimo suo spettacolo.
“Il TS si scioglie ufficialmente nel luglio del 1972, a
causa di un guasto che rese inagibile la cantina di via
Martucci – scrive nella sua tesi di laurea Leonilda
Cesarano (1) - In verità il guasto fu solo la miccia per far
esplodere la crisi interna che già da tempo minava il
gruppo. Sembrò, ad un certo punto, che gli interessi non
convergessero più”.
Nell’ottobre dello stesso 1972 Gennaro, assieme con
Enzo Salomone, Marisa Bello e nuovi attori non
provenienti dal TS, crea La Libera Scena Ensemble che
sceglie la prospettiva del teatro mobile. La sua sede è a
Torre del Greco, in un appartamento dove si tengono
riunioni e prove fino al 1977, anno in cui si trasferì in un
garage sottoscala, prendendo il nome di Teatro nel
Garage.
Il primo spettacolo della Libera Scena Ensemble,
Urfaust di J. W. Goethe, fu messo in scena già nel 1973
ed ottenne un grande successo. Seguirono, nello stesso
anno, La morte di Empedocle da J.C.F. Holderlin; nel
1974 Un matrimonio d’interesse da Los Titeres de
cachiporra di F. G. Lorca; nel 1975 I nuovi dolori del
giovane Werther di U. Plenzdorf; K – Il funerale del
padre di E. Sanguineti e G. Manganelli e Padrone e sotto
da Il signor Puntila e il suo servo Matti di B. Brecht; nel
1977 Il cacatoa verde di Arthur Schnitzler; nel 1978
Mammà chi è? da Il cerchio di gesso del Caucaso di B.
Brecht; nel 1979 La storia di Cenerentola à la manière
de… da Dodici Cenerentole in cerca d’autore di Rita
Cirio; nel 1980 Woyzech di Georg Büchner; nel 1982
Assolo per orologio di O. Zaharadnik e Operetta per una
bambola da Los Titeres de cachiporra di F. G. Lorca; nel
1983 Hinkermann di E. Toller ed Edippo di Ugo Foscolo;
nel 1984 Cabaret e forse… di G. Ranieri.
Gli spettacoli si tennero all’Università di Napoli,
all’Università di Camerino e in varie località italiane ed
europee, ottenendo ottimi successi e vari riconoscimenti.
Nel 1974/75 portò a Milano il Teatro delle Guarattelle
(delle marionette), trasposizione nei modi napoletani della
“Tragicommedia di Don Cristobal e la Signorina Rosita”,
una farsa di Garcia Lorca.
Contemporaneamente Gennaro organizza e dirige La
Settimana Internazionale di Teatro Laboratorio negli
anni 1973 – 1975 – 1979 – 1981 – 1982 e 1984 con la
presenza di giovani compagnie teatrali di varie città
d’Europa e d’Italia. Gli spettacoli si svolgono per la
maggior parte nel Teatro Metropolitan di Torre del Greco.
Per la “Festa dei Quattro Altari” nel 1979 organizza e
dirige la Rievocazione Storica del Riscatto Baronale
del 1699 che si svolge per strade, vicoli e piazzette della
città di Torre del Greco.
Dal 1981 al 1984 è il direttore artistico del Giugno
Popolare Vesuviano di San Giuseppe Vesuviano.
Ho conosciuto molti dei suoi attori, tra cui Peppe
Barra, Enzo e Mario Salomone, Leopoldo Mastelloni,
Vittorio Mezzogiorno, Vittorio Viviani e Nathalie
Guetta, venuta da Parigi, sorella del noto giornalista di “Le
Monde”.
Ho visto purtroppo meno della metà delle sue messinscena. Alcune al Teatro Esse di via Martucci, la Medea
con Mastelloni davanti a un tempio di Paestum, altre
all’Università di Camerino, come l’Urfaust, dove veniva
invitato tutti gli anni dal Rettore, uno dei suoi grandi
estimatori, e io lo raggiungevo da Pesaro.
A Camerino andavamo a cena assieme con tutta la
compagnia subito dopo lo spettacolo, dove chiacchieravamo a lungo. Voleva sapere il mio parere sul testo, la
recitazione, la scenografia, i costumi, la reazione del pubblico, prevalentemente di professori e studenti.
Io mi complimentavo delle sue sbalorditive capacità
creative e dei suoi indubbi successi, ottenuti perfino in una
Università, il Tempio della cultura ufficiale in cui è sempre
presente la contestazione degli studenti più vivaci, che
esprimono in tanti modi e in varie occasioni la loro bramosia di liberarsi di ciò che ritengono superato, pretendendo ciò che per loro è innovativo e più confacente ai
tempi presenti o prossimi a venire.
Lui conosceva bene il mio amore per la verità e la
sincerità con cui esprimo liberamente i miei giudizi, che
apprezzava moltissimo.
Un fratello, un vero amico non è, non può essere
ipocrita solo per compiacerti, diceva ai suoi attori che
ascoltavano il nostro colloquio. Privilegia invece la verità,
su cui ci si può e ci si deve confrontare. È l’unico metodo
che ci consente di migliorare, a teatro quando leggiamo e
interpretiamo collegialmente il testo prima di metterlo in
scena; ma anche nella vita quotidiana, che è la storia, la
trama drammatica di ciascuno di noi. Del resto al nostro
genere di teatro il pubblico viene principalmente per
confrontarsi, colloquiare con la propria coscienza e
guardarsi allo specchio senza infingimenti. (Continua)
_______________
Univeristà degli Studi di Bologna – Facoltà di Lettere e Filosofia – Corso
di laurea in D.A.M.S. – Sessione Autunnale Anno Accademico 1995-96–
Gennaro Vitiello, Regista – Relatore: prof. Arnaldo Picchi
1
- 11 -
Antropos in the world
IMMAGINI D’UN ALTRO TEMPO – a cura di Andropos
Tonina Torrielli
Operaia in una fabbrica dolciaria a Novi Ligure,
si iscrive al Concorso Voci Nuove nel 1955, vincendolo. Questo le dà diritto ad accedere nell'anno
successivo al Festival di Sanremo. Nonostante la
vittoria vada a Franca Raimondi con Aprite le finestre, la Torrielli, che presenta tra gli altri brani
Amami se vuoi piazzandosi seconda, viene considerata la rivelazione dell'anno. Assegnata dalla Cetra
all'orchestra di Cinico Angelini, viene subito montata
dalla stampa una sua presunta rivalità con Nilla Pizzi,
al tempo definita la regina della canzone italiana.
Sempre nel 1956, Torrielli partecipa al primo Eurofestival con lo stesso brano (nella stessa kermesse vi
è un'altra italiana, Franca Raimondi), al Festival di
Napoli con Adduormete e 'E rrose d'o core, e al
Festival di Assisi con il motivo Canzone nova.
Nel 1957 la cantante a si ripropone a Sanremo
con diversi brani, arrivando terza con la canzone
Scusami, cantata in coppia con Gino Latilla. In una
delle serate, a Tonina capita di prendere una evidente
stonatura nel corso di una esibizione. Un normale
incidente di percorso nella carriera di ogni cantante,
ma anche in questo caso la stampa non si rivela
tenera nei suoi confronti: c'è chi parla di eccessiva
tensione emotiva, chi di scarsa preparazione. Nel
1958, anno del ritorno sulle scene di Sanremo della
rivale Nilla Pizzi, la Torrielli viene proprio abbinata
a lei con il brano L'edera. Il confronto non le
nuocerà: l'arrangiamento più mo-derno e la sua
interpretazione
meno
melodrammatica
contribuiscono senz'altro alla conquista del secondo
posto, dietro all'inaspettata vittoria di Nel blu dipinto
di blu. Tuttavia sarà Nilla a riscuotere maggiori
consensi sia con le vendite sia con le tournée all'estero, fino alla vittoria nella successiva Canzonissima.
L'anno successivo, ancora una volta viene sopraffatta dal successo e dal carisma della cantante a lei
abbinata: si tratta di Jula De Palma, che con Tua si
aggiudica tutte le pagine dei giornali e mette in
secondo piano la collega, provocando addirittura un
piccolo scandalo nell'opinione pubblica per la sua
interpretazione eccessivamente sensuale. Tra l'altro
la canzone verrà anche proposta da una giovanissima
Mina in una versione originalissima da "urlatrice".
Nello stesso anno partecipa al film musicarello
Destinazione Sanremo, diretto da Domenico Paolella. Nel 1960 sposa Mario Maschio, allora batterista
dell'Orchestra del maestro Cinico Angelini. Le presenze a Sanremo proseguono e la vedono sempre
- 12 -
finalista con Colpevole (quarto posto nel 1960),
sempre in coppia con Nilla Pizzi, Febbre di musica
(1961 con Arturo Testa), Aspettandoti (1963, con
Aura D'Angelo), e Perdonarsi in due (1963, con
Eugenia Foligatti). Nel 1962 la cantante aveva
partecipato anche alla prima edizione del Cantagiro
con la canzone Chitarra e pistola. Qualche stecca in
cui la cantante incappa nuovamente nel corso delle
dirette televisive ridesta i pettegolezzi e le critiche
giornalistiche.
Un po' per questi piccoli incidenti, un po' per la
sua passione per i francobolli, un po' per il declino
del genere melodico tradizionale, ma soprattutto per
il desiderio di dedicarsi a tempo pieno alla famiglia,
Tonina Torrielli abbandona il palcoscenico nel
1965, a soli trentuno anni di età. A Torino, città in
cui aveva scelto di eleggere la propria residenza, la
cantante sarà titolare per molti anni, insieme a suo
marito, di un negozio di dischi e di strumenti musicali situato in piazza Castello 43, che chiude nel
2003, dopo più di quarant'anni di attività. Tornerà
sotto i riflettori per brevi apparizioni televisive nel
corso di programmi di revival negli anni novanta.
Apparirà nelle vesti di identità da svelare nella
trasmissione televisiva Soliti ignoti - Identità nascoste, condotta da Fabrizio Frizzi su Rai 1 il 7 febbraio
2008. Nello stesso anno è ritornata a cantare, ospite
in una puntata del programma televisivo I migliori
anni, condotto da Carlo Conti. Il 13 marzo 2011
compare in collegamento televisivo da Torino, nel
programma "Mattina in famiglia" per rendere
omaggio alla collega scomparsa Nilla Pizzi.
Tonina Torrielli, Mike Bongiorno, Cristina Jorio, Wilma
De Angelisi
Da il discobolo.net: http://youtu.be/NR-eqJWaZq4
Antropos in the world
AISOPOS ET PHAEDRUS IN NAPOLETANO
La capra e l’asino
ἲὶὄνο
Un tale teneva una capra e un asino.
La capra, che era invidiosa dell'asino perché
gli davano molto da mangiare,
andava dicendogli che lo maltrattavano,
ora facendogli girare la macina, ora
caricandolo di pesi, e lo consigliava di fingersi
epilettico e di lasciarsi cadere in un
fosso, se voleva sottrarsi alle fatiche.
L'asino le diede retta: si buttò giù e si
ruppe le ossa.
Allora il padrone chiamò il veterinario e gli
chiese un rimedio. Questi ordinò che gli
facessero un'infusione di polmone di
capra. Così, per curare l'asino, uccisero la
capra. (Aἲsopoς – μύθος XVI)
Lexicon necessarium:
Na crapa mappina: una capra cattiva.
Ndà recchia: nell’orecchio.
Quaccosa: qualcosa; fusione di qualche (in
assimil. regressiva)+cosa, con apologia.
T’arrepuòse: ti ripososi.
Scrivatelle…ndà capa: mettiti bene in testa.
Fabula docet (‘ύò:
Una saggezza opportuna può salvare la vita.
O CIUCCIO E A CRAPA ZOCCOLA
(Chi vole ‘o male e ll’ate o suoie sta arrète ‘a porta)
‘Un tizio teneva ddoje bestie:
‘nu ciuccio e ‘na crapa mappina,
invidiosa sta piézze ‘e latrina
pecché ‘o ciuccio aveva da mangià.
E dicette ‘nu juorno nda’ recchia
-Fa quaccòse, tu fatiche già troppo!
Si te vutte ndò fuòsse e t’azzuòppe
t’arrepuòse e po’ t’hanna curà! -.
L’asinello, che si sa quant’è ciuccio,
l’ascultaie rumpènnese ll’osse
e lasciaje a salute ndò fuòsse.
Si tu vuo’ risanà questa bestia,
e dicette accorate ‘o dottore,
scrivatelle chiaramente ndà capa,
qua ci vuole un’infuso di capra.
Fu così che la crapa fu uccisa
per curare le ossa del ciuccio
e ridargli ‘a salute in tal guisa.
NON TUTTI SANNO CHE
Non c’è bisogno di morire
per vivere in Paradiso,
basta una telefonata!
Contatti
Via Roma, 116
80076 Lacco Ameno
Isola d'Ischia, Napoli
tel. +39 081 99 44 66
cell:+39 366 1057055
fax +39 081 99 44 66
[email protected]
- 13 -
Antropos in the worldc
PROVERBI, DETTI E MODI DI DIRE - OVVERO ELEMENTI DI PAREMIOLOGIA
 Cu `un fa nenti `un sbaglia nenti.
 Prima di parlari mastica li paroli.
 Si ad ogni cani chi abbaia ci vò tirari `na petra `un
t`arrestanu vrazza.
 Cu duna prima duna `ntimenza, cu duna doppu cu
tutti li senza.
Esplicatio: Solo chi non fa niente non commette errori
Rifletti bene sulle parole che stai dicendo Se vuoi
tirare una pietra ad ogni cane che abbaia le tue
braccia non ce la faranno. Chi colpisce per primo
colpisce con esitazione, chi risponde alla provocazione lo fa con tutta la sua forza.
Implicanze semantiche:
Vrazza: sost.f. pl., braccia. dal latino
brachiu-m, con evoluzione di br > vr.
Ntimenza: esitazione, sorta di tmore;
Sirica Dora
dal participio presente latino timens:
temere.
Sensa:dall’acc. lat. senu-m, senso, consapevolezza.
petra: sostantivo femm.le, pietra. Dall’accusativo
latino petra-m. Da cui il napoletano, con metatasi,
preta ed i derivati: petrata, petraglia, pretella
IL LINGUAGGIO ANALOGICO DEI PROVERBI
a cura di Andropos
Una coppia sta litigando, forse lui é arrabbiato
per qualche motivo, forse lei lo ha fatto arrabbiare;
forse lui é geloso, forse lei lo ha fatto ingelosire,
non si sa. Quel che è certo è che lui è esasperato
dalla ripetizione di un certo comportamento da
parte di lei, che ritiene negativo e moralmente
condannabile. Ad un certo punto della discussione
lui sente l'esigenza di ribadirle che se farà ancora
quella certa cosa, forse lui non lo tollererà più e
forse romperà la relazione. Potrebbe dirlo in tanti
modi diversi, con maggiore o minore enfasi, e, in
base alle emozioni del momento, e al tipo di rapporto di coppia, potrebbe cercare onestamente il
dialogo, oppure passare alla polemica delle minacce e dei ricatti.
In un modo o nell'altro, lo direbbe sempre molto
direttamente: "... se fai ancora quella cosa io ti
lascio" , "lo sai che mi dispiace quando fai
così”, "...non so se lo fai apposta o se non sei
capace di trattenerti, io non ne ce la faccio
più e son qui che penso di mollarti una volta
per sempre", "...é successo ancora! basta non
ne posso più di te!", "é successo ancora,
fermiamoci a parlarne e vediamo di capire
come la possiamo risolvere, ma guarda che la
mia pazienza é al limite", "...se me ne fai
un'altra così...sarà… l'ultima!"
Oppure potrebbe voltarsi verso di lei in maniera
più o meno plateale, magari muovendo su e giù la
mano col dito teso, e dirle semplicemente "...tanto
và la gatta al lardo...." lasciando in sospeso il
finale del proverbio, sapendo che lei lo sa. E, lei
capirebbe perfettamente il significato della frase.
Eppure in quella stanza non c'é nessuna gatta
che rischia di farsi tagliare le zampe da una trappola contenente il lardo come esca. Nessuna gatta,
niente lardo, nessuna trappola, ma il messaggio
che lui vuole far arrivare, viene perfettamente inteso. Ora, questo non sorprende nessuno;
- 14 -
adoperare i proverbi fà parte del nostro modo di
esprimerci e possiamo immaginare facilmente molte situazioni di dialogo che possono essere
affrontate, usando un proverbio: un uomo riceve
un regalo decisamente miserello, ci rimane così
male che un amico, per consolarlo, gli dice:
"A caval donato non si guarda in bocca".
In azienda, il direttore sbraita e alza la voce, fa
cazziatoni a tutti, ma poi non prende nessun
provvedimento e le cose restano come prima; di
lui si dice: "Cane che abbaia non morde".
Padre e madre non si sono mai occupati del figlio che adesso, diventato ragazzo non fa che mettersi nei guai; un vicino di casa commenta questo
fatto dicendo:"Chi semina vento raccoglie tempesta". in Spagna esiste un proverbio analogo,
che è diventato anche titolo di un film: "Alleva
corvi...e ti mangeranno gli occhi".
Attraversando un ponte, il vento mi porta via il
cappello, lo vedo volare e posarsi precariamente
sulla riva del fiume; calandomi con molto pericolo
potrei forse recuperarlo, ma la ragazza che é con
me mi consiglia di non farlo, perché il rischio di
cadere é molto forte; sono d'accordo con lei e le
rispondo: "Il gioco non vale la candela"
E così via, ognuno di noi potrebbe immaginare
decine di situazioni come queste, circostanze nelle
quali qualcuno pronuncia un proverbio, apparentemente senza senso e fuori contesto, ma viene invece perfettamente capito dall'altro interlocutore.
Cosa succede quando utilizziamo un proverbio?
E' come se facessimo vedere a chi parla con noi
una fotografia ove é riprodotta più o meno drammaticamente la situazione del proverbio. (continua)
IL PROFUMO D’ERMIONE (liriche)
si può richiedere tramite e-mail:
[email protected]
Antropos in the world
Con la gioia di sogni
trafugati alle stelle,
volavo, ogni sera d’estate,
mirando lontano.
Respirando le mie libertà,
non ancor dissacrate,
se l’amore chiamava,
l’universo tratteneva la mano.
MOMENTO TENERO
Quel tempo, or lontano,
è finito, poi nulla
è eterno; nel silenzio,
una voce mi offre
una fuga d’inverno.
FUGA D’INVERNO
di
Franco Pastore
________________
Dalla raccolta “OLTRE LE STELLE”
Sono aggrumi di pace,
a cavallo d’una stella cadente,
son frastagli di luce affatanti,
non fiammelle morenti.
Generose assonanze
incalzanti, che io tocco
con mano, mentre cerco
nel buio una via,
con la forza d’un nano.
APPROFONDIMENTO LINGUISTICO
LE FIGURE RETORICHE A cura di Andropos
POLIPTOTO
Ripetizione della stessa parola con mutamento di flessione o di funzione sintattica.
Dal greco polýptōton, («con molti casi») è una figura
retorica in cui una parola ripetuta a breve distanza
all'interno di un enunciato, pur essendo la stessa, assume
una funzione sintattica diversa. Per esempio lo stesso
verbo coniugato in tempi, modi, persone, diatesi diverse o
un medesimo sostantivo in casi diversi.
Il poliptoto può occupare qualsiasi posizione all'interno
della frase, ed è frequente nelle situazioni comunicative
che presentano le figure della ripetizione. È detto anche
variazione.
"Soles occidere et redire
possunt;
nobis cum semel occidit
brevis lux,...
(Catullo)
Il sole può calare e ritornare;
per noi quando la breve
luce cala,...
"Staphyla: Nam cur me miseram verberas?
"Euclio: Ut misera sis,
atque ut te dignam mala malam aetatem exigas..."
(Plauto, "Aulularia")
"Sono ambo stretti al palo stesso; e vòlto è
il tergo al tergo e 'l volto ascoso al volto."
( T. Tasso, Gerusalemme liberata, II, 32 )
"Cred' io ch'ei credette ch'io credesse..."
(D. Alighieri, Divina Commedia, Inf., 13)
FM GROUP ITALIA
Per un futuro di
SUCCESSI – CONOSCENZE –
MIGLIORAMENTI –
GUADAGNI.
Per informazi e contatti:
Presidente FM GROUP
CONTURSI
Accademico/giornalista
geom.Carlo D’Acunzo - Angri
(Salerno)
E-mail: [email protected]
Tel. studio: 081.947884
Cellulare: 3358065955
- 15 -
Antropos in the world
LA PAGINA MEDICA
LA FIBRILLAZIONE ATRIALE
La fibrillazione atriale (FA) è l’aritmia sostenuta di
più comune riscontro nella pratica clinica: 5% nella
popolazione con età superiore a 65 anni nel Cardiovascul Health Study. La prevalenza e l’incidenza della
FA aumentano progressivamente con l’età, per raggiungere in percentuale l’8,8% dei soggetti con età
maggiore di 80 anni. Una cardiopatia strutturale ed
una ipertensione arteriosa è presente nell’80-90% dei
casi. Inoltre essa si correla generalmente con l’ingrandimento dell’atrio di sinistra, per cui si associa a valvulopatia reumatica. Essa si associa ancora alle seguenti patologie:
 Ipertiroidismo per azione degli ormoni sul
miocardio specifico
 Valvulopatia reumatica e non, soprattutto la v. mitralica
 Ipertensione arteriosa
 Vasculopatia cerebrale (ictus cerebri)
 Diabete mellito.
La classificazione della F.A. è quella cosidetta
temporale, proposta da Gallagher e Camm nel
1988. Essa consente di distinguere:
 FA parossistica, che significa episodi di fibrillazione che occorrono improvvisamente e regrediscono in 24-48 ore
 FA persistente (interruzione solo con interventi
terapeutici)
 FA permanente o cronica (dove sono falliti e per
nulla indicati interventi di cardioversione a ritmo
sinusale, ecg)
Ma quale terapia attuare in un paziente
fibrillante? Occorre trattarlo o no?
La domanda sorge spontanea ma la risposta è
complessa poiché il medico deve conoscere :
 L’età del paziente e le sue condizioni
 la durata della aritmia, l’insorgenza del primo
episodio e quando si è verificato
 se la forma di FA è parossistica, persistente o
cronica
 se la FA risponde ai farmaci antiaritmici
 la coesistenza di una cardiopatia
 se il paziente è ipertiroideo (ipertiroidismo) o
abusa alcool (dipendenza alcolica)
A questo punto il paziente va seguito e monitorato
o, quantomeno, deve eseguire un ecg , e devono essere studiate le onde P e le onde di fibrillazione, la
eventuale presenza di segnali di ipertrofia del ventricolo sinistro , se vi è blocco di branca sinistra (ecg2),
se c’è una pre-eccitazione, se c'è stato un pregresso
infarto e se la frequenza cardiaca è
- 16 -
elevata, nel qual caso bisogna anche intervenire in
questo senso, cioè a ridurla. Vanno infine monitorati
i complessi QRS e l’intervallo QT al tracciato durante la cura. Inoltre è indicato eseguire un esame
radiografico standard del torace (rx torace) per valutare se sussistano lesioni del parenchima polmonare o sovraccarico di circolo. Un’indagine ecocardiografica per valutare l’ipertrofia di parete e le dimensioni atriali, le eventuali valvulopatie mitraliche,
le pericole trombosi atriali (cfr. tao e malattia tromboembolica). Inoltre i tests di funzionalità tiroidea ci
danno contezza di eventuali problematiche connesse con la situazione di ipertiroidismo (ipertiroidismo), dove la frequenza del ventricolo è difficilmente controllabile in queste situazioni e l’aritmia
(aritmie) ricorre di frequente.
Allora, in sintesi, che fare?
Il trattamento di una FA si avvale innanzitutto del
controllo del rischio tromboembolico (cfr tao e
rischio tromboembolico) e del ripristino del ritmo sinusale (ecg) che non sempre però è indicato. Infatti
se spesso è corretto che un paziente mantenga il
ritmo sinusale è pur vero che se un paziente entra
ed esce da tale aritmia, rischia una tromboembolia
e, quindi, l’ictus di più che se permane nella fibrillazione atriale. Ciò è dovuto al fatto che nel momento in cui l’atrio riprende a funzionare, cioè
durante il ripristino del ritmo sinusale capita che del
sangue coagulato, contenuto dentro le auricole possa essere rimesso in circolo ed inviato verso il
cervello. Perchè? Perchè nella FA è come se gli atri
fossero paralizzati ed il sangue dunque ristagnando
nelle auricole, che sono come delle specie di “tasche” nella parete dell’atrio, appunto diventa coagulato.
Da qui l’esigenza categorica di effettuare una
terapia con eparine a basso peso molecolare, o una
terapia quantomeno antiaggregante (aspirina) o meglio ancora la terapia con anticoagulanti orali (tao).
Prima di decidere se ripristinare e poi mante-nere il
Ritmo Sinusale, cioè quello del nodo del seno, quello fisiologico, è importante sapere se vi è possibilità
di successo nel mantenere tale ritmo, con profilassi
antiaritmica e compliance del paziente.
FIBRILLAZIONE ATRIALE E ICTUS
CARDIOEMBOLICO:
MISURE LEGISLATIVE, STRATEGIE DI
PREVENZIONE, ACCESSO ALLE CURE
Mercoledì, 15 Maggio 2013
ore 8.30 – 14.00
CAMERA DEI DEPUTATI - Palazzo Marini –
Sala delle Colonne -Via Poli, 19 – Roma
Antropos in the world
NOTE ANTROPOLOGICHE
IL CORAGGIO DELLA NORMALITA’
L’uomo … traccia la propria storia, il vissuto per quello che è, senza bisogno di rivendere niente
di quanto è stato, piuttosto è pratica quotidiana per arginare il malcostume, l’illegalità diffusa...
Qualche giorno fa c’è stato un incontro in una
scuola, autorevole il relatore intervenuto, uno di
quelli che per fare il proprio dovere di cittadino, di
persona impegnata a rispettare il proprio territorio,
etica e legalità, da molti anni è costretto a spostarsi
sotto scorta, a vivere nello stretto, a pensare e agire
con i polmoni in debito di ossigeno.
Non è mai semplice raccontarsi per chi è obbligato
a camminare nascosto agli occhi, costantemente allerta, parossismo di una vita interamente sopravissuta, nella consapevolezza di fare la cosa giusta,
quella che non disprezza il valore della propria dignità.
Ci sono parole che si pronunciano per fare colpo,
ma l’uomo seduto alla cattedra non ha simpatie per le
ripetizioni ermetiche che fanno scalpore, traccia la
propria storia, il vissuto per quello che è, senza bisogno di rivendere niente di quanto è stato, piuttosto è
pratica quotidiana per arginare il malcostume, l’illegalità diffusa, che si espande a causa di un fertilizzante velenoso che sta a indifferenza.
Quest’uomo non è un eroe, o forse sì: quando
definiamo una persona con questo sostantivo, il più
delle volte lo facciamo perché qualcuno è morto con
la sola colpa di avere dato il meglio di sé.
Non è il caso di chiedere a alcuno di fare l’eroe,
invece è un dovere ascoltare quel che può accadere a
essere semplicemente un cittadino onesto, che fa del
proprio diritto-dovere di cittadinanza, una responsabilità ulteriore per se stesso e per quanti sono in ginocchio, peggio, alla finestra ad aspettare un treno che
non arriverà mai.
L’ospite attraverso la sua testimonianza racconta il
difficile cammino insieme alla propria famiglia, lo fa
con gli occhi, con le mani, con il corpo, disegna il
vivere nascosto, protetto, accompagnato dalle forze
dell’ordine, un uomo consapevole dei propri diritti,
dei propri doveri, dell’importanza di partecipare al
bene comune, quello più oneroso in termini di coerenza individuale e rispetto della propria libertà, di
quella altrui, quando questa è vessata, ingiustamente
rapinata del suo valore inalienabile.
I ragazzi sbattono contro un equilibrio esistenziale diventato improvvisamente precario, qualcuno
afferma: “sarà anche giusto prendere posizione, ma
lei è sotto scorta, con una libertà che somiglia più a
una torsione, forse è meglio farsi gli affari propri”.
In questa affermazione, pronunciata per spirito di
contraddizione, per una sorta di auto-liberazione parossistica dettata dal timore di ritrovarsi nella stessa
condizione di prigionieri di un’apnea asfissiante, c’è
urgenza di dipanare la matassa, di liberarsi da questi
fenomeni tellurici sociali.
Ci fanno così paura da intenderli come una realtà
sbagliata, ma tollerata, perché illegalità e violenza
sono fiori dello stesso albero del male, tracimazioni
di una crisi educativa istituzionale e familiare, che
appare irrimediabilmente compromessa, sempre più
deprivata di un senso condiviso.
Ascoltare e riflettere sulle parole di quell’uomo
“abbracciato” a una società inospitale, dentro il
tentativo di incarnare uno stile di vita nuovo, che
possa servire a essere finalmente cittadini che conoscono le proprie responsabilità, le cose come sono e
come stanno, consapevoli di quanto il nostro comportarci comunichi più di mille parole.
V.Andraous
LA MOGLIE DELL’OSTE
di Franco Pastore
Tratta dalla XII novella de il Novellino
di Masuccio Salernitano
Richiedere a [email protected]
- 17 -
Antropos in the world
STORIA DELLA MUSICA - A cura di Ermanno Pastore
La musica del Novecento: Arnold Schönberg
Dopo il secolo d’oro della musica classica occidentale, ci si avvia una frenetica ricerca di nuovi
codici linguistici su cui basare la composizione musicale. Le soluzioni proposte sono diverse: dal ritorno
alla modalità, all'adozione di nuove scale, di derivazione extraeuropea, come quella per toni interi (proposta per primo da Claude Debussy), al cromatismo
atonale e poi dodecafonico che tende a scardinare la
tradizionale dualità di consonanza/dissonanza.
In particolare, nel secondo decennio Arnold
Schönberg, assieme ai suoi allievi, tra cui si ricordano Alban Berg e Anton Webern, giunge a delineare un nuovo sistema, noto come "dodecafonia",
basato su serie di 12 note. Alcuni ritennero questo
l'inizio della musica contemporanea, spesso identificata con la musica d'avanguardia: altri dissentirono vivamente, cercando altre strade. Il concetto di
serie, inizialmente legato ai soli intervalli musicali,
si svilupperà nel corso del secondo Novecento sino a
coinvolgere tutti i parametri del suono. È questa la
fase del serialismo, il cui vertice fu raggiunto negli
anni cinquanta con musicisti come Pierre Boulez e
John Cage.
Altri musicisti - tra cui Igor Stravinsky, Bela
Bartok e Maurice Ravel - scelsero di cercare nuova
ispirazione nelle tradizioni folkloristiche e nella musica extraeuropea, mantenendo un legame con il sistema tonale, ma innovandone profondamente la organizzazione e sperimentando nuove scale, ritmi e
timbri.
Parallelamente al versante colto, che in realtà si
estende molto al di là dei confini tracciati dalla musica seriale, nel Novecento assunsero grande importanza i generi musicali popolari, cui i mezzi di comunicazione di massa consentirono una diffusione
senza precedenti.
Il compositore Arnold Schönberg nasce a Vienna
il 13 settembre 1874. Con Stravinskij, Bartók e
insieme ai suoi allievi nonchè amici Berg e Webern,
è considerato uno dei padri della musica del
Novecento, e il massimo esponente dell'Espressionismo musicale.
A lui si deve la rifondazione del linguaggio
musicale, inizialmente attraverso l'atonalismo
(abolizione della gerarchia dei suoni, propria del
sistema tonale), e poi attraverso l'elaborazione della
dodecafonia, fondata
- 18 -
sistematicamente sull'uso di serie di suoni
comprendenti tutte e dodici le altezze
del sistema temperato.
L'apprendistato Schönberg è disordinato, tanto che raggiunta
una certa maturità si definirà autodidatta e violoncellista dilettante.
Vive dapprima a Vienna, poi a Berlino (1901-1903); nel periodo tra il 1911
e il 1915, poi a partire dal 1926 fino al 1933,
quando l'avvento del nazismo lo costringe a
lasciare la Germania, si stabilisce in California, a
Los Angeles. Allievo del viennese Alexander Zemlinsky, sposerà poi la sorella.
Insegna presso l'Università della California dal
1936 al 1944, assumendo la carica di direttore
musicale.
Sebbene la produzione artistica di Schönberg
non sia vasta, questa presenta capolavori in tutte e
tre le fasi della evoluzione linguistica. Tra le opere
tardo-romantiche vi sono il sestetto "Verklärte
Nacht" (Notte trasfigurata, 1899) e il poema
sinfonico "Pelléas und Mélisande" (1902-1903), da
Maeterlick. Tra quelle atonali, la "Kammersymphonie op.9" (1907), il monodramma "Erwartung"
(L'attesa, 1909) e "Pierrot lunaire op.21" (1912).
Tra quelle dodecafoniche, la "Suite op.25 per
pianoforte" (1921-23) e l'opera incompiuta "Moses
und Aron". Fondamentale è la sua opera didattica,
che trova importante realizzazione nel "Armonielehre" (Manuale d'armonia, 1909-1911), dedicato
all'amico Gustav Mahler.
Inoltre, negli anni della sua maggiore produzione musicale una stretta amicizia lo lega con il
pittore Vassilij Kandiskij.
Muore a Los Angeles il 13 luglio 1951.
IL NAZARENO
Rappresentazione clinica della morte di
Cristo sulla croce.
_____
Richiedere la pubblicazione di Franco
Pastore a
[email protected]
Antropos in the world
NELLA TERRA DEL CILENTO
QUANDO I LUCANI SOTTOMISERO PAESTUM
Gaetano Rispoli
- 19 -
Andropos in the world
UNA DONNA NELLA LETTERATURA – A cura di Andropos
Morgana
Nel ciclo bretone, Morgana è un personaggio
femminile a dir poco sconcertante. Sorella di Artù
è grande nemica di Ginevra. Nella Vita Merlini del
XII secolo, si dice che Morgana sia la più vecchia
di nove sorelle che governano su Avalon. Geoffrey
of Monmouth parla di Morgana come di una
guaritrice e una mutaforma. Scrittori, come
Chretien de Troyes, basandosi sull'interpretazione
di Monmouth, hanno descritto Morgana intenta a
curare Merlino ad Avalon.
Nella tradizione, Morgana è sorellastra di Artù
e, come donna celtica, ella parte dalla magia della
Terra di sua madre. In Le Morte d'Arthur e altre
fonti, ella è infelicemente sposata con Re Urien di
Gore, dal quale avrà il figlio Ywain. Tenterà,
infatti, di uccidere il marito, credendo che il suo
amante, Accolon, sia riuscito ad uccidere Artù con
la magica Excalibur.
Le teorie sulla maternità di Morgana rispetto al
figlio Mordred sono due: la tradizione più antica
afferma che questi sia figlio di Morgause, sorella
di Morgana, e di Artù stesso, che avrebbe avuto un
rapporto con la sorellastra (Morgause per
l'appunto) non sapendo ci fossero rapporti di
parentela tra di loro (proprio per questo rapporto
incestuoso, secondo la leggenda, Dio avrebbe
punito Artù destinandolo a morire per mano di
Mordred stesso); una seconda teoria, influenzata
dal romanzo Le nebbie di Avalon di Marion
Zimmer Bradley e soprattutto dalla cinematografia, presenta Morgause come la donna che ha
allevato fin dalla tenera età il piccolo Mordred, in
realtà concepito da Morgana ed Artú durante le
Nozze Sacre.
Ma andiamo per gradi: Morgana figlia Lady
Igraine, e del duca di Cornovaglia è l’ultima
allieva della Dama del Lago, per volere della
Sacerdotessa per educarla all’antica religione di
Avalon al fine di farla succedere a sé come
Sacerdotessa Madre. Possiede un carattere dalle
mille sfaccettature: è forte e fragile nello stesso
tempo, sa provare grandi emozioni e contemporaneamente, può agire in modo freddo e manovrare
le vite degli altri. Gran parte del suo fascino sta nel
fatto che combatte una battaglia
- 20 -
pressoché senza speranze.
Per certi versi ella è un
personaggio da tragedia greca. Morgana è un personaggio dal carattere tormentato.
Lotta senza sosta per le sue
antiche divinità, per un mondo che ormai sta scomparendo: ci mette tutta la sua determinazione e la sua passione, anche se ogni cosa sembra andarle contro.
Spesso assume comportanti difficili da condividere,
perché è pronta anche a sacrificare la felicità degli
altri per la realizzazione di un suo progetto.
Regimen Sanitatis Salernitanum
- Caput XIX – XX
DE TEMPORIBUS ANNI
ET DE POTU BRAVO CORRIGENDO
Temporibus modicum veris
prandere iuberis; sed calor aestatis
dapibus nocet immoderatis.
autumni caveas fructus;
ne sint tibi luctus. de mensa sume
quantum vis tempore brumae.
Salvia cum ruta faciunt tibi pocula tuta.
adde rosae florem, minuit potenter amorem.
Quando regna primavera
usa tavola leggera
Nell’ardor dei giorni estivi
troppi cibi son nocivi.
Nell’autunno bada a che i frutti
non ti cechin gravi lutti ;
ma nel tempo delle nevi,
quanto vuoi manduca e bevi.
Salvia e ruta nel bicchiere
ti faran sicuro bere;
se di rosa aggiungi il fiore,
scemerai l’estro d’amore.
Antropos in the world
ANCORA DA BERGAMO
Società Filosofica Italiana, sez. di Bergamo Conferenze 2013
Scrive Platone nel Teeteto:” E’ proprio del filosofo
essere pieno di meraviglia; né altro cominciamento
ha il filosofare che questo essere pieno di meraviglia”.
Precisa Aristotele nella Metafisica che “ gli
uomini, sia ora sia in principio, cominciarono a filosofare (philosophein, inteso come “cercare il sapere”) a causa della meraviglia (dia to thaumazein)”.
Tanto Aristotele quanto Platone concordano nel
riconoscere che nell’uomo il desiderio di sapere ha
inizio dalla meraviglia provata di fronte al darsi delle
cose del mondo. Lo stupore filosofico è pertanto
qualcosa che ha direttamente a che fare con il desiderio e la capacità di porsi degli interrogativi, dal
momento che “tutti gli uomini (hoi anthropoi, ossia
uomini e donne, Greci e barbari, liberi e schiavi) per
natura tendono al sapere”, come dichiara Aristotele
all’inizio della Metafisica.
La meraviglia è allora consapevolezza della propria
ignoranza e perciò desiderio di apprendere, di
conoscere, di sapere. La prima risposta fornita dalla
Grecia antica per superare l’abisso dell’ignoranza è il
ricorso al mito, ossia alle narrazioni dei poeti, che a
loro modo forniscono una risposta alle domande di
senso degli uomini. Ma si tratta di una formula del
tutto insufficiente, che non spegne la meraviglia, anzi
l’accresce. Perciò gli uomini non si accontentano del
mito, ma ricercano la “scienza”, cioè il sapere. Nasce
così la filosofia, concepita all’insegna della straordinaria curiositas dell’uomo greco, capace di guardare
il mondo con atteggiamento critico e razionale.
A coinvolgere in una così straordinaria avventura
conoscitiva oltre 1200 studenti delle scuole secondarie superiori di Bergamo e Provincia è stata, anche
quest’anno, la Società Filosofica Italiana (SFI), sezione di Bergamo, presieduta dal prof. Cesare
Quarenghi, dirigente scolastico del Liceo Scientifico
Statale “Filippo Lussana” di Bergamo, che dal 1984
organizza per le scuole conferenze filosofiche di
altissimo profilo culturale. Conferenze che hanno
portato a Bergamo, in questi anni, nomi prestigiosi
nel campo della ricerca filosofica, come Mario
Vegetti, Giovanni Reale, Enrico Berti, Carlo Sini,
Giulio Giorello, Salvatore Natoli, Enrico Bellone,
Salvatore Veca, Remo Bodei, Gianni Enrico Rusconi, Carlo Augusto Viano. “Questo progetto culturale è
ze storiche e sociali a suscitare il maggiore consenso nel
campo della ricerca – ha precisato il prof. Quarenghi -. La
nostra sfida è stata quella di organizzare, già negli anni ’80,
conferenze di filosofia ad alto livello per dimostrare che
anche questa disciplina ha i suoi centri di ricerca e possiede
un suo divenire storico in campo interpretativo, oltre le
ideologie”.
Tre sono le conferenze-dibattito, organizzate dalla SFI
presso l’Auditorium del Collegio Vescovile S. Alessandro
di Bergamo, nell’anno scolastico in corso, per parlare ai
giovani di sapere filosofico attraverso l’intervento di autorevoli esponenti del mondo accademico italiano.
Della filosofia di Arthur Schopenhauer (Danzica, 22
febbraio 1788 – Francoforte sul Meno, 21 settembre
1860) si è occupata, lo scorso 9 marzo, la prof.ssa
Cristina Zaltieri dell’Università degli Studi di Bergamo e
di Milano, rivolgendosi ad oltre 300 studenti delle classi
quinte della scuola secondaria superiore.
Il prof. Enrico Berti dell’Università di Padova ha
affrontato il tema dell’etica in Aristotele, lo scorso 13
aprile, dinanzi ad una platea attentissima di 600 studenti
delle classi terze della secondaria superiore di Bergamo e
Provincia.
A chiudere il ciclo di conferenze della S.F.I. per il 2013
è l’incontro sul filosofo David Hume (Edimburgo, 7
maggio 1711 – Edimburgo, 25 agosto 1776), in data 27
aprile, tenuto dal prof. Andrea Parravicini dell’Univer-sità
degli Studi di Milano, riservato ad oltre 300 allievi delle
classi quarte della scuola secondaria superiore.
Ogni conferenza della SFI si chiude, secondo uno
schema ormai sapientemente consolidato, con un fitto
dibattito condotto dagli studenti partecipanti, che possono
così confrontarsi criticamente con i relatori, dopo aver
trattato il tema in classe con i loro docenti di filosofia.
“I veri protagonisti del dibattito conclusivo sono proprio
gli studenti – ha precisato il prof. Quarenghi- studenti che
dimostrano sempre grande interesse e partecipazione per
questi interventi specialistici, misurandosi criticamente con
il sapere filosofico, tramite il contatto diretto e privilegiato
con docenti universitari di altissimo profilo culturale. Per
questi ragazzi si tratta di un’occasione importante per
interrogarsi su problemi complessi, che esigono impegno e
passione. La filosofia, intesa come metasapere – prosegue
Quarenghi – si è sempre misurata con la sostanza dei
problemi e oggi più che mai deve confrontarsi criticamente
con i saperi contemporanei, rivolgendo uno sguardo
particolare al mondo giovanile. E così ogni conferenzadibattito costituisce una sfida dell’intelligenza, che consente ai nostri allievi di farsi catturare dalla curiosità di
sapere, dalla meraviglia, oltre il limite dell’immediatamente percepibile”.
nato con l’obiettivo di riproporre il concetto di storicità
Maria Imparato
della filosofia, in una fase in cui erano soprattutto le scien-
- 21 -
Antropos in the world
CRITICA LETTERARIA
IL NAZARENO
lauda di Franco Pastore - A.I.T.W. edizioni - Salerno 2010
Un’opera d’arte totale coinvolgente
il Verso, l’ Immagine, la Musica: volendola racchiudere in glossa dunque
delineandola in estrema sintesi , questa la connotazione della Lauda a
quattro voci intitolata “Il Nazareno”,
entrata nel nòvero del congruo e ragguardevole insieme delle fatiche letterarie di Franco Pastore; una fusione
di Parola poetica (che prende forma,
quasi si materializza ai nostri occhi), di splendide
raffigurazioni (attraverso le coinvolgenti illustrazioni di
Paolo Liguori) integrate con le musiche di Ermanno
Pastore (il quale, credo sia giusto sottolinearlo perentoriamente, si è esibito con Artisti di levatura internazionale: Pavarotti, Muti, Oren; in teatri di assoluto
rilievo quali il Metropolitan di New York, l’Opéra di
Parigi,il Den Bosch Theater aan de Parade nei Paesi
Bassi). Il volume, pubblicato nel febbraio 2009, è
arricchito da una esegesi, la presentazione di Alberto
Mirabella, e da due commenti critici, esplicitati da Don
Flaviano Calenda e dal noto mariologo Renato
Nicodemo.
La forza, l’energia che scaturisce dalla Interiorità,
reale essenza dell’Arte, visualizza il miracolo della vita
nella sua pienezza ed innalza noi tutti; fa lasciare
affanni e tristezze, si converte in sentimento universale
nobilitante la missione (non il ruolo) che ciascuno di
noi è chiamato a svolgere durante il breve transito
terreno: viaggio nel quale si manifestano significato e
realtà di due avvenimenti cardine illuminati da Dio, la
Passione e la Resurrezione di Cristo, decisivi per la
crescita e la maturazione della umanità.
La crocifissione di Gesù intorno a mezzogiorno del
venerdì 7 aprile dell’anno 30 , la morte da collocarsi
attorno alle nostre tre del pomeriggio, la Sua resurrezione avvenuta in domenica, dopo il tramonto di quello
che oggi chiamiamo “sabato” (ma , ai tempi di allora, il
nuovo giorno iniziava dopo il tramonto): tre eventi che
hanno rivestito di luce innovativa e rivoluzionaria il
volto della Storia, tre accadimenti la cui ‘tangibilità’
attribuisce effettivo valore alla nostra vita, al nostro
modo di procedere verso Dio. Difficili da raccontare, da
raffigurare, da trasporre in musica, assai complesso interpretare le sanguinose piaghe di Gesù, impresa ciclopica il descrivere in termini artistici l’inesistenza della
morte e l’analoga illusorietà della nascita, in quanto vi è
un tutt’uno in Dio ed esiste una armonia, una consonanza che si esplica pienamente nel Suo dono della vita
- 22 -
eterna e dell’eterna felicità. Gli artisti hanno cercato,
col comune sentire spirituale, di commentare ed illustrare il regno di Dio attraverso un chiaro messaggio:
non è un regno isolato il Suo, racchiude un Sentimento
universale innalzante la nostra labile struttura, elevandola , dandole sostanza sino ad orientarne il cammino
verso Egli stesso Creatore. L’opera, pur nella sua complessità, fa chiaramente comprendere che l’Amore libera dal vincolo delle umane afflizioni, varca soglie
tortuose per condurci all’infinità, è il sole che all’orizzonte brilla con la sua luce; personalmente ho avvertito
una fiamma divampare dentro, ho percepito un dolce
languore prendere tutto il mio essere, incredibilmente
ho sentito la freschezza del mondo, pur nel supplizio
atroce, pur nell’immensa sofferenza che il poeta ha
reso tanto manifesta, credo che i miei occhi coi vostri
hanno lacrimato.
La lauda si sviluppa in un percorso lungo il quale
trova naturale azione di movimento l’insieme metrico
di ‘rime baciate’, strutturate con la sequenza ‘AA BB’,
secondo cinque stadi: Prologo, Flagellatio, Crucifictio,
Epilogo, infine Summa; nel corso di essi, emergono,
con grande intensità, le fragili caratteristiche dell’essenza umana, il sottile legame spirituale correlante tutti
i Personaggi, le ben note Figure, ciascuna con i limiti
angusti e condizionanti della propria dimensione terrena; forse alcune di esse non sono pienamente degne di
Dio, ma ciascuna , in quanto particella di Dio, racchiude in sé l’Energia Assoluta, l’Essere Supremo; penso
che il denominatore comune dell’insieme testo/musica/grafico , un inusitato accordo di tre arti: lirica/suono/illustrazione grafica, risieda specificatamente ed essenzialmente nell’arduo concetto del ‘corpo mistico’ :
la nostra apparente singolarità in realtà esprime le
membra di un solo corpo, ciascun essere umano coinvolge ed è coinvolto nelle scelte e nelle responsabilità
dell’altro, del prossimo; pur nell’oltremodo complicato, ed èsulante dalla condizione terrena, tentativo – anche di pregevolissima natura artistica – di comprendere sino in fondo quanto Lui veramente sia stato e
quanto Lo sia oggi: Martire per gli uomini, Fiaccola che
si accende nell’alta misericordia di Dio, Gesù di Nazareth.
Giuffrida Farina
ARECHI II
di Franco Pastore. Richiedi il Dvd a:
[email protected][email protected]
Tel. Redazione Salerno: 089.223738
Antropos in the world
I GRANDI PENSATORI: a cura di Andropos
EDMUND HUSSERL (quinta parte)
La Fenomenologia
La prima mossa della fenomenologia dev’essere,
secondo Husserl, la messa tra parentesi delle esistenze,
ossia dell’esistenza reale di ciò che continuamente ci si dà
alla coscienza. Messe le esistenze “sotto indice di questionabilità”, si studiano i puri fenomeni di coscienza, a
prescindere dalla loro reale esistenza: la coscienza è sempre
una “coscienza di”, è cioè caratterizzata da intenzionalità: si
tratta appunto di studiare tutto ciò a cui tende la nostra
coscienza: le essenze o, come Husserl ama esprimersi, le
“singolarità eidetiche”. Portiamo un esempio concreto del
metodo fenomenologico: vedo di fronte a me un tavolo; in
opposizione al procedere della scienza, metto tra parentesi
l’esistenza reale del tavolo (che, come giustamente notava
Cartesio, non è certa), e lavoro sull’essenza del tavolo
(infatti, sul fatto che io stia percependo un tavolo non c’è
dubbio). Anche Cartesio era, a suo modo, giunto fin qui:
solo che, troppo affrettatamente, aveva preteso di
dimostrare la reale esistenza del mondo esterno, per di più
passando dalla dimostrazione dell’esistenza di Dio. La
fenomenologia è, come Husserl ama esprimersi, un “puro
guardare” che va contro la tendenza naturale (e in questo
senso essa è un atteggiamento “innaturale”) a concepire le
cose come esistenti: posso (e devo) dubitare che il tavolo
esista, ma non posso dubitare del fatto che lo sto vedendo.
Proprio la percezione così intesa (che Cartesio aveva
chiamato “clara et distinta perceptio”) è quello che Husserl
chiama il “principio dei principi” della fenomenologia. Il
programma di Husserl di fondazione della conoscenza non
può però arretrarsi alla riduzione eidetica: le essenze infatti
sono i correlati intenzionali degli atti della coscienza, i
quali possono, a loro volta, essere fatti oggetti di
riflessione. La riflessione é una proprietà fondamentale del
vissuto: grazie ad essa ogni Erlebnis (vissuto) é coglibile e
analizzabile. In altre parole si può dirigere uno sguardo
riflessivo sugli atti stessi della coscienza e del pensiero: in
questo modo, essi diventano oggetti di quella che Husserl
definisce percezione immanente, la quale é fornita di
evidenza assoluta. Si può infatti sospendere il giudizio
sull'esistenza del mondo, ma é evidente che esso appare alla
coscienza: non posso sospendere il giudizio sul fatto che io
sto pensando. Questo vuol dire che, mentre il mondo
naturale e le cose che gli appartengono possono essere o
non essere, la percezione immanente garantisce necessariamente l'esistenza del suo oggetto, cioè del vissuto
intenzionale della coscienza. La coscienza é dunque il
risultato ultimo e indubitabile della riduzione, non ulteriormente riducibile ad altro: Husserl la chiama residuo
fenomenologico . Non si tratta però della coscienza empirica dei singoli individui: anche questa, infatti, é sottoponibile ad una riduzione, che la liberi dai suoi caratteri
meramente empirici. Il residuo fenomenologico é invece la
coscienza pura o trascendentale , che non necessita
di altre condizioni antecedenti per esistere: tutto é
neutralizzabile e riducibile a riduzione, il mondo e Dio, le
scienze e la teologia, ad eccezione dell'io puro, che però
non é una sostanza ma é la funzione originaria e
universale della coscienza che costituisce il mondo.
Rispetto ad essa, il mondo naturale é trascendente, ma
esiste e ha senso solo tramite gli atti della coscienza:
quest'ultima infatti é intenzionalità, cioè é sempre
coscienza di qualcosa. La nozione di intenzionalità della
coscienza consente dunque a Husserl di tenersi alla larga
dalle forme di naturalismo e positivismo, per le quali la
scienza basata su dati oggettivi, indipendenti dalla
coscienza, rappresenta il modello della conoscenza, sia
dalle forme di spiritualismo, che, ravvisando nella pura
introspezione la via di accesso privilegiata agli atti della coscienza, smarrisconono appunto il carattere intenzionale della coscienza, garante dell'oggettività della conoscenza stessa. Husserl definisce
la fenomenologia come eidetica, cioè
'scienza di essenze': a differenza dei fatti
empirici, esistenti nello spazio e nel tempo, che possono
essere diversi da come sono, le essenze sono necessarie
ed universali. Ed é per questo motivo che spesso gli
interpreti hanno di vero e proprio 'platonismo di Husserl'.
Ogni scienza empirica racchiude anche conoscenze
eidetiche, ma solo la fenomenologia, al pari della logica e
della matematica pura, é esente da dati di fatto e riguarda
anche essenze. Esse rappresentano le strutture a priori,
costanti e generali, dell'esperienza, le quali hanno per
correlato il mondo come insieme degli oggetti di una
esperienza possibile. Il mondo e la realtà hanno senso
solo se riferiti alla coscienza, la quale ha appunto la
proprietà di conferire senso ad essi. Ogni vissuto intenzionale é costituito da un aspetto soggettivo, chiamato
noesi (che letteralmente vuol dire 'l'operazione del
pensare'), cioè dall'atto intenzionale che conferisce senso
(il percepire, il ricordare, il desiderare, ecc.) e da un
aspetto oggettivo, chiamato noema (che letteralmente
vuol dire 'ciò che é pensato'), cioè il percepito, il ricordato, il desiderato, ecc. Nel noema é dato il mondo
intenzionato dalla coscienza nelle sue differenziazioni
regionali, cioè nei diversi modi di essere in cui le cose si
danno alla coscienza. In base a queste differenziazioni si
costituiscono le cosiddette ontologie regionali , dove per
regione si intende ' la complessiva e superiore unità di
generi pertinenti a un concreto.
La vita spirituale ha la sua legge fondamentale nella
motivazione, cosicchè in tale mondo l'io si configura
come io libero e ciò conferisce al mondo spirituale un
primato ontologico su quello naturale. (Continua)
- 23 -
Antropos in the world
POLITICA E NAZIONE
TUTTE MARIONETTE IMMOBILI FURONO
ovvero, il pensiero spicciolo del cittadino comune
Che Bersani fosse un segretario di partito decotto
era sotto gli occhi di tutti. Gli umori della sua
compagine e quelli della piazza non erano più con
lui da tempo, perché, per quanto delegittimato, era
incapace di valutare il vissuto del paese.
Infatti, nel mentre l’Italia rischiava di affondare e
necessitava d’interventi urgenti, Bersani ha realizzato un immobilismo post elettorale in cui, purtroppo, si è impantanato anche Giorgio Napolitano, che
invece di prendere decisioni risolutive, ha permesso
a Bersani di fare il capopopolo, senza seguito e senza
i numeri necessari.
Eppure, prima delle elezioni, Bersani aveva
dichiarato che, se raggiungeva il 51% delle preferenze, avrebbe governato come se ne avesse avuto il
49%; il che significava che avrebbe collaborato con
altre forze politiche per governare al meglio l’Italia.
Invece, dopo le disastrose elezioni, che lo hanno
visto superare di poco la coalizione del centrodestra,
ha cercato di governare da solo, come se avesse
preso il 100% dei voti.
L’immobilismo delle maggiori cariche delle istituzionali, dunque, ha di fatto piombare l’Italia nel
periodo più negativo della sua storia, perché le famiglie italiane, sempre in maggiore difficoltà, non
riescono più a mettere il piatto a tavola. Ed il suicidio
per dignità è il termometro più inquietante del dramma.
I partiti hanno perso ogni buon senso ed hanno
dato spazio ad odi, faide e rese dei conti. L’esplosione di tale marasma è avvenuta nel centro-sinistra,
dove ognuno ha cercato di curare il proprio orticello,
a vantaggio dei propri interessi, senza pensare al bene di tutti.
Ora necessita avere coraggio, quel coraggio che
fino ad oggi è mancato alle maggiori cariche istituzionali e ristrutturare, in modo radicale, il sistema
politico, se si vuol porre riparo su una recessione,
causata dalla incapacità politica. Il momento è
propizio, dopo lo squallido balletto post elettorale del
premier incaricato e l’indecorosa dinamica del
partito di maggioranza, che è esploso durante le fasi
per la elezione del nuovo capo dello Stato.
Il centrosinistra, per sua stessa ammissione, è divenuto un covo di traditori, dove sono in atto colpi
bassi e complotti.
Il partito di maggioranza relativa è scoppiato a
- 24 -
seguito di una serie di errori politici dimostrando
ancora una volta che è incapace di governare.
Gli errori sono incominciati con le primarie per la
individuazione del candidato premier. Le regole sono
cambiate in corsa e il partito si è spaccato. Poi sono
proseguiti per i candidati da inserire nelle liste dove
sono stati “paracadutati” circa il 30% di nominativi,
piazzati ai primi posti delle liste elettorali, di persone
che non hanno partecipato alle fumose “primarie”.
A Salerno, tra gli altri, è stato “paracadutato” Sergio
Zavoli che forse non ha mai visitato questa bellissima città.
Per il succedersi di errori su errori il centrosinistra
è nel pieno di una disfatta ed è allo sfascio perché
sono emerse le faide che vedono da anni protagonisti
Prodi, D’Alema e Marini a cui oggi si sono aggiunte
quelle tra Bersani e Renzi..
Le altre forze politiche, dimostrando una maggiore responsabilità, hanno rivolto a Giorgio Napolitano un accorato appello perché prosegua il suo impegno di capo dello Stato al fine di trovare con
immediatezza una soluzione condivisa alla soluzione
della crisi incancrenita da quello che è stato il suo
partito.
Gli italiani, giunti sull’orlo del baratro, non possono e non vogliono più assistere, con indifferenza, ad
un solo passo falso e, dopo la rielezione di Napolitano, sperano che si possa trovare una soluzione per
far ripartire l’Italia e ridare al popolo il benessere
perduto.
Mario Bottiglieri
Ora,necessita
avere coraggio!!
Siamo nel pieno di una
disfatta del centrosinistra!
Antropos in the world
PIATTI TIPICI DEL MEDITERRANEO - A cura di Rosa Maria Pastore
(le ricette)
RISOTTO AGLI ASPARAGI
Ingredienti e dosi (per 4 persone)
- 400 g di riso per risotti - 1 fascetto di asparagi
- 1 l di brodo - 70 g di burro - ½ bicchiere di vino bianco
- un pezzetto di cipolla, parmigiano, olio d’oliva, sale.
Preparazione
Far imbiondire la cipolla tritata in un tegame con metà del
burro e poco olio d’oliva, unire gli asparagi crudi puliti e
tagliati a pezzetti. Quando sono appassiti mettere il riso e
tostarlo per qualche minuto, bagnare con ½ bicchiere di vino e
sfumarlo, poi cominciare a versare il brodo bollente poco per
volta sempre rimestando fino a cottura del riso. Togliere dal
fuoco, verificare il sale e rifinire il risotto con il resto del burro
ed il parmigiano grattugiato.
INSALATA DI PASTA, PISELLI ED ASPARAGI
Ingredienti e dosi (per 4 persone)
- 400 g di eliche - 200 g di piselli sgranati
- 1 fascetto di asparagi - 100 g di olive nere
- 1 gambo di sedano
- 1 spicchio di cipolla
- olio d’oliva, sale, pepe.
Preparazione
Tritare la cipolla e appassirle insieme al sedano tagliato a
bastoncini in una casseruola con l’olio, unire i piselli sgranati,
aggiungere un po’ d’acqua, salare, coprire e portare a cottura.
Nel frattempo pulire gli asparagi, raschiandone la parte bianca
e lavandoli bene, sbollentarli in acqua bollente salata, tagliare
le punte tenere ed insaporirle con i piselli. Lessare le eliche,
scolarle al dente e versarle in una capace insalatiera, condirle
con le verdure preparate, aggiungere le olive snocciolate, il
prezzemolo tritato ed una generosa macinata di pepe.
Mescolare bene e far raffreddare questa delicata ed insolita
insalata di pasta.
ASPARAGI IN BESCIAMELLA
Ingredienti e dosi (per 4 persone)
- 1 kg di asparagi - 80 g di burro -300 g di prosciutto cotto
- 1 tazza di besciamella - parmigiano grattugiato, sale.
Preparazione
Lavare bene gli asparagi ed eliminare la parte che non si
mangia. Legarli a mazzetti e metterli a lessare in acqua salata
in ebollizione per 10-15 minuti; farli poi insaporire nel burro,
avvolgerli nelle fette di prosciutto (3 o 4 punte per ogni fetta),
allinearli in una pirofila imburrata e coprirli con la
besciamella, nella quale si è aggiuno un pugno di parmigiano.
Far gratinare al forno e servire.
- 2 formaggini cremosi - 2 o 3 cucchiai di latte, sale, pepe.
Preparazione:
Ponete in un pentolino i formaggini con il latte e fateli
sciogliere a fiamma dolce, senza far bollire. Date la giusta
consistenza alla salsa aggiungendo eventualmente ancora un
po' di latte, poi tenetela in caldo a bagnomaria. Dopo aver
preparato gli asparagi stufati, insaporiteli con la metà del
prezzemolo tritato, unite il prosciutto cotto tritato
grossolanamente. In una ciotola sbattete le uova con sale e
pepe, incorporando alla fine il parmigiano grattugiato. In una
padella antiaderente di 22 cm di diametro, riscaldate l'olio e
versate la metà del composto di uova. Date una rimescolata e
lasciate leggermente rapprendere, quindi sten-detevi sopra la
metà degli asparagi. Con due palette, arrotolate la frittata e
lasciatela cuocere ancora per pochi secondi, poi trasferitela sul
piatto da portata caldo e, con le uova e gli asparagi rimasti,
confezionatene un'altra nello stesso modo. Incidete le due
omelette nel senso della lunghezza (con un taglio non troppo
profondo), irrorate con la salsa di formaggio tenuta al caldo e
spolverate con il prezzemolo tritato rimasto. Servite subito.
ASPARAGI FRITTI PANATI
Ingredienti e dosi (per 4 persone)
- 1,500 kg di asparagi - 100 g di burro
- 50 g di parmigiano grattugiato - 50 g di pangrattato
- 2 uova - Poca farina, sale.
Preparazione
Pulire e lessare gli asparagi, sgocciolarli ancora al dente,
disporli provvisoriamente su un canovaccio pulito, asciugarli
ed eliminare le parti bianche del gambo. Versare in un piatto il
parmigiano grattugiato e mescolarlo con il pangrattato; sbattere
in una fondina le uova con un pizzico di sale. Infarinare
leggermente le punte degli asparagi, quindi passarle nell’uovo
battuto e nel pangrattato.
Mettere il burro in un largo tegame, farlo soffriggere un poco,
allinearvi le punte degli asparagi impanate e farle dorare.
ASPARAGI IN FRITTATA
Ingredienti e dosi (per 4 persone
- 800 g di asparagi - 50 g di burro
- 50 g di parmigiano grattugiato - 4 uova
- 1 dl di panna liquida - 1 mazzetto di prezzemolo tritato, noce
moscata, sale, pepe.
Preparazione
Pulire e lessare gli asparagi, sgocciolarli ancora al dente,
disporli provvisoriamente su un canovaccio pulito, asciugarli
ed eliminare le parti bianche del gambo. Sbattere le uova in
una terrina, unire il parmigiano, il prezzemolo, la panna e le
punte degli asparagi; insaporire il tutto con una grattatina di
OMELETTE AGLI ASPARAGI (genovino.it)
noce moscata, condire con sale e pepe e rimestare bene.
Ingredienti e dosi (per 4 persone)5 uova
- 200 g di asparagi stufati - 50 g di prosciutto cotto tritato - 1 Mettere al fuoco ua padella con il burro, versavi il composto,
lasciar rapprendere la frittata, capovolgerla su un piatto, farla
cucchiaio di parmigiano grattugiato
scivolare di nuovo nel recipiente e lasciarla dorare bene anche
- 1 cucchiaio di prezzemolo tritato - 1 spicchio d'aglio
dall’altra parte. Servirla calda con una verdura al burro di
- 1 cucchiaio di olio di semi di arachidi
contorno.
- 25 -
Antropos in the world
DALLA REDAZIONE DI BERGAMO
ARCHEOSTAGE A VELIA DELLE SCUOLE
BERGAMASCHE
Al tramonto si tinge di rosa, durante il giorno è
irradiata di una luce intensa, una terra dove tutto
diventa colore ed emana profumi caldi e forti
che il tempo non cancella. E’ la greca Elea,
divenuta Velia con i Romani - oggi ribattezzata
con il nome di Ascea Marina, in provincia di
Salerno, nell’incantevole cornice paesaggistica
della costiera cilentana -, una delle aree
archeologiche più interessanti della Magna
Grecia, famosa per essere stato la patria dei
filosofi Parmenide e Zenone e per la costruzione
della monumentale Porta Rosa, primo esempio
di arco greco a tutto sesto del IV sec. a. C.
A Velia si svolgerà, dal 26 maggio al 2
giugno 2013, lo stage archeologico organizzato
dal prof. Bruno Ippolito, ex dirigente scolastico,
a cui partecipano quest’anno quattro istituti
superiori della Città di Bergamo – i licei scientifici “Lussana” e Mascheroni”, il Liceo
Artistico e l’Istituto “Vittorio Emanuele” di
Bergamo- per un totale di 77 partecipanti, docenti accompagnatori inclusi.
Gli studenti coinvolti sono tutti compresi fra
i 16 e i 18 anni e risultano selezionati fra i
migliori allievi degli istituti partecipanti,
accompagnati dai rispettivi docenti referenti del
Progetto.
Il Progetto Archoestage, giunto con successo alla 19a edizione, anche quest’anno potrà
avvalersi, in via del tutto eccezionale, della
collaborazione della Soprintendenza Archeologica di Salerno, Avellino e Benevento. Gli studenti saranno guidati, come nelle edizioni
precedenti, in tutte le attività di ricerca sperimentale sul campo da archeologi e restauratori
professionisti della Soprintendenza Archeologica di Salerno, diventando i veri protagonisti di
questo stage. Saranno coinvolti attivamente in
tutte le fasi di scavo che la moderna ricerca
comporta, dalla perimetrazione della trincea di
scavo all’attività vera e propria di scavo archeologico: verrà fotografato il saggio di scavo e
saranno effettuati i rilievi delle sezioni strati- 26 -
grafiche e la quotatura degli strati con apposite
apparecchiature; verranno stilate dagli studenti
le schede di strato, valutando la natura del
terreno e la presenza di sostanze organiche e di
manufatti; si effettuerà il lavaggio dei reperti
emersi, procedendo quindi alla catalogazione
dei manufatti, suddivisi per classi di materiali;
infine gli studenti prenderanno parte alle
operazioni di restauro del frigidarium delle
terme romane di II sec.d.C., nell’Insula II del
Quartiere Meridionale dell’antica Velia, guidati
dal restauratore della Soprintendenza Archeologica di Salerno,Valter Tuccino..
All’esperienza di scavo saranno associate anche
visite guidate a Salerno, ad Ercolano, a
Paestum, alle grotte di Palinuro e alla reggia di
Caserta.
Maria Imparato
CONSIDERAZIONI DI DONNA
Un paio di anni fa ero su un aereo tra la Thailandia
e Singapore e stavo chiacchierando con la persona
di fianco a me quando è iniziato il solito annuncio
per dare il benvenuto a bordo: “Buongiorno sono
il comandante di questo volo diretto a…”. In
genere nessuno ci fa caso, nessuno ascolta, tutti
continuano a leggere, a dormire, a chiacchierare.
Ma quel giorno ho percepito inconsciamente
qualcosa di strano. Il comandante aveva una voce
da donna. Il comandante era una donna. Mi
sono guardata intorno e improvvisamente tutti
erano stati colpiti da questo annuncio. Qualcuno
stava commentando, qualcuno stava piacevolmente sorridendo, qualcuno un po’ stupito e
titubante stava cercando di sbirciare dal corridoio.
Ho preso centinaia di aerei in vita mia e il
comandante era sempre un uomo. Razionalmente
so che non c’è niente di strano che una donna
faccia questo lavoro. Eppure tuttora nel 2013 non
siamo abituati a vedere una donna ai comandi di
un aereo. Magari come strumentista o secondo
pilota, ma coman-dante!? Il tempo per il cambiamento è maturo. Non possiamo più nascon-derci
dentro casa o dietro il “non sono abbastanza
brava.. ”. Siamo le donne più fortunate di tutti i
tempi sul pianeta, siamo più istruite, libere e informate e quando ci è dato tanto, ci è chiesto tanto (è
scritto anche nella Bibbia).
Antropos in the world
DA TRAPANI
Anna Burdua presenta L’ultimo lavoro di Michele Megale
Venerdì ventisei aprile, alle ore diciassette, nei locali del
Centro Sociale “Peppino Impastato” del Comune di Erice,
è stato presentato, alla presenza di un folto e attento pubblico, il libro edito dal Centro Studi Provinciale “ Giulio
Pastore” e scritto dal benemerito e poliedrico uomo di cultura trapanese Michele Megale, “Erice – Amministrazioni
Comunali – 1946-2013”. Il volume ripercorre la storia
politica della città di Erice dal 1946 al 2013 attraverso una
sequenza di immagini fotografiche degli Amministratori, la
descrizione di eventi che hanno segnato la storia sociale
della Città, un’analisi dettagliata dei risultati elettorali e
delle composizioni politiche. Sono intervenuti il Vice
Sindaco di Erice Daniela Toscano, il Presidente del Consiglio Ninni Romano, il presidente del Centro Aldo D’Amico
e lo stesso Megale. Ha presentato il libro Anna Burdua,
dirigente del Comune di Erice già direttrice della Biblioteca
e del Museo della Città ericina.
La dott.ssa Burdua,
dopo una breve premessa sull’importanza
del Comune - il secondo per estensione
territoriale della Sicilia
- nel corso dei secoli,
ha voluto passare in
rassegna gli aspetti
storico – culturali più significativi dei sessantasette anni di
vita politica. Si è soffermata sulle nascite dei Comuni di
Custonaci, Buseto Palizzolo, San Vito Lo Capo e Valderice,
delle sofferte e travagliate vicende che hanno portato queste
frazioni periferiche alla loro autonomia amministrativa;
della nascita della prima funivia avvenuta nel 52, della
costituzione del Centro Ettore Majorana avvenuta nel’63
con la concessione, in comodato d’uso, degli ex conventi
di San Francesco, San Domenico e S. Pietro, per le attività
scientifiche. Del Manife
sto della Pace,documento rivolto ai popoli di
tutti i Paesi del mondo,
per fermare la corsa agli
armamenti, firmato ad
Erice, dalle più grandi
potenze, nel 1982, e
culminato con la visita di Giovanni Paolo II nel 1993
che valse ad Erice l’appellativo di Città della Pace e
della Scienza. Del Premio della Venere d’argento che
proiettò la Città nelle alte sfere internazionali ospitando
e premiando le migliori personalità che si sono distinte
nei vari campi della cultura, dell’arte, dello spettacolo.
Della costituzione del Museo Civico avvenuta nel
lontano 1972 e della cittadinanza onoraria allo scienziato Antonino Zichichi concessa nello stesso anno.
Infine della grande riforma amministrativa degli Enti
Locali attuata dalla Legge 142 del 1990; dell’ elezione
a suffragio popolare del Sindaco e della nuova composizione della Giunta tecnica.
L’intervento si è concluso con l’auspicio che la Città
di Erice, in vista delle nuove progettazioni in corso, che
vedono l’adesione libera ed incondizionata degli amministratori del circondario ericino interessati, possa tornare agli antichi splendori attraverso una crescita sociale
ed economica.
N.d.D.
Alla Fiera del Crocifisso ritrovato 2013, “NEL LABIRINTO DEL MEDIOEVO”
tre micro rappresentazioni: L'arechi II, Gaita e la Scuola Medica Salernitana, La moglie
dell'oste (ispirata al novellino di Masuccio Salernitano.
Applaudite da un pubblico entusiasta, riversatosi a Salerno da tutta la regione ed oltre, le tre
rappresentazioni teatrali: L'arechi II, Sighelgaita e la Scuola Medica Salernitana, La moglie
dell'oste, quest'ultima già rappresentata al teatro dei Barbuti nel 2006.
Le tre rappresentazioni, tratte dall'opera del noto commediografo Franco Pastore e dirette dall' attore salernitano Matteo Salsano, sono state messe in scena da “ La
bottega di San Lazzaro”.Particolarmente suggestive sono
risultate le locations in cui le opere sono state rappresentate: Chiesa di San Pietro a Corte, Tempio di Pomona ed
il Duomo di San Matteo.
- 27 -
Antropos in the world
DENTRO LA STORIA – A cura di Andropos
L’INCONTRO DI TEANO
La sera del 25 ottobre del 1860 le truppe piemontesi
si accamparono sotto il paese di Presenzano; e Vittorio
Emanuele II alloggio nel palazzo ducale ospite della
famiglia Del Balzo.I volontari garibaldini (brigate
Eber, Milano e la legione inglese) bivaccarono al
bosco di Caianello, di fronte a Tavernola (Pioppetelli),
sulla stradale Torricella-Quadrivio; Garibaldi passo' la
notte a Taverna Cerasello. La mattina del 26 Ottobre
le truppe del IV corpo (Cialdini) e quelle del V (Della
Rocca) alle 6 del mattino, partirono per Teano; il IV
corpo per la via di Cassino, e il V per quella di
Venafro. Al quadrivio, il generale della Rocca, con
parte delle sue truppe, percorre 3 Km sulla stradale di
Capua, mentre Cialdini prosegue per Teano.
A Tavernola, Garibaldi, che aveva fatto togliere il
bivacco dal bosco di Caianello e aveva fatto spostare i
suoi volontari a destra della strada, cioè tra Tavernola
e il Palazzone, incontrò della Rocca che si recava ad
Alife e gli chiese dove avrebbe potuto incontrare e
salutare il Re. Logicamente il Della Rocca, che sapeva
che il Re Vittorio marciava col IV corpo alla volta di
Teano, dové indicare tutto ciò a Garibaldi Il quale,
anziché tornare al quadrivio tra le truppe del V corpo,
che, pur non volendo, avrebbero fatto ritardare il suo
andare e sarebbe giunto molto probabilmente dopo che
per quel luogo fosse passato il Re, dovette preferire di
recarsi sulla via di Teano, passando per la traversa
Zarone (dove lo vide il garibaldino Adipietro fra le 8 e
le 8.30.) Da questa traversa, uscito di fronte alla
chiesetta di Borgonuovo, dovette percorrere appena
200 metri circa e fermarsi sulla salita del ponte S.
Nicola (o ponte di Caianello a Borgonuovo di
TEANO come lo chiamo il generale Bertolé -Viale
nella sua dichiarazione-testimonianza al Ministro della
Guerra nel 1891.)
Quivi appiedato nel campo laterale fra la strada e la
stradella laterale (Via Cupa o Fontana Paola), fu prima
salutato dal Cialdini, che marciava all'avanguardia;
raggiunto poi subito dal Missoni di ritorno
dall'accampamento di Cialdini, e poco dopo mentre il
Missoni gli riferiva intorno all'abboccamento del
Cialdini il dittatore ebbe, appena tempo di montare
in sella col suo seguito, che il Re Vittorio Emanuele
II apparve. Uno storico incontro; Vittorio Emanuele
stringe la mano al Generale Garibaldi... verso le ore 8
e mezzo antimeridiane, il Re si trovava
- 28 -
sulla Strada Caianello-Teano, al bivio della chiesa
di Borgo, ivi gli andava incontro il Generale
Garibaldi; cui il sovrano stringeva la mano. Vittorio
Emanuele e il Dittatore procedevano quindi a
fianco a fianco per circa dieci minuti, fino a Teano.
A Porta Romana, si separavano. I Due si parlarono
da soli per circa 10-20 minuti, cosa si siano detti,
sono tutte supposizioni, ma lo si può dedurre dagli
avvenimenti che seguirono. Dopo una stretta di
mano, si presume, si lasciarono alle porte di Teano,
al largo di Porta Romana.
Il Re prese alloggio a Teano nel palazzo del
principe Santagapito ove fino alle due di notte
avevano alloggiato i Borbone: il conte di Trani, i
generali Salzano e Ritucci mentre nella piazza
bivaccavano i soldati borbonici. Questi, al sopraggiungere dei garibaldini, dopo una breve sparatoria,
montarono a cavallo e si ritirarono verso Sessa.
Garibaldi con Mario, Missori, Nullo e Canzio, si
fermò, per circa un'ora, in una vicina stalluccia al
largo Muraglione, per far riposare il suo cavallo e
consumare un frugale pasto. Per colazione il
Dittatore mangiò pane, formaggio e una bottiglia di
vino e per frutta tre fichi offertigli da un contadino,
che il Generale ripagò con una moneta d'argento.
Ai curiosi che erano accorsi a rendergli omaggio
disse di andare a salutare il Re. Era lui che ora
dovevano ossequiare.
Oltre la collina
di Anna burdua
Screnpress Edizioni - Trapani
Antropos in the world
DALLA REDAZIONE DI ANGRI
KERMESSE LIRICO MUSICALE AL TUFARO DI CONTURSI TERME
promossa dalla F M group
di Franco Pastore, declamate con vibrante intensità dalla
professoressa Maria Pia Massa, splendidi momenti integrati
e conchiusi dalla raffinata esegesi del professor Luigi Cre-
Una splendida serata quella del 13 aprile 2013, lungo
il cui corso si è sviluppato il tema dell’incontro tra
musica ed arte poetica, la manifestazione si è svolta in
Contursi Terme (provincia di Salerno) nel salone della
sede amministrativa della fondazione Scoppa Onlus,
divenuta meeting a cadenza mensile.
Preliminarmente, il promotore e coordinatore della
serata, Carlo D’Aunzo, ha premiato diversi distri-butori
della FM Group che hanno conseguito qua-lifiche
superiori rispetto a quelle del mese precedente; poi ….
assoluta Energia … oro (musicale) colato, purezza mille
per mille …. forse, più che le parole, occorrerebbe una
equazione matematica, una formula sintetica per meglio
descriverla ed illustrare compiutamente … Spiego subito
il perché del solo bagliore di carattere matematico illu-
scibene, inerente al succitato volume.
Musica e poesia attraverso le loro suggestioni ci
regalano un viaggio oltrepassante la dimensione del tempo,
l’itinerario dura pochi secondi (occorrenti per recitare
bellissimi versi) oppure alcuni minuti (un canto sublime
accompagnato dal suono della fisarmonica o della chitarra);
credo che ciascuno di noi abbia avvertito concretamente
percezioni di luci irradiate, nei brani ascoltati non vi erano
minante la corrispondenza: Arte = Emozione, all’interno della quale si può rinvenire la caratteristica
risonanza coinvolgente “moti dell’anima e dei sensi” di baudelariana evocazione. Emozioni donate a
soltanto le voci stupende di Ermanno e George e le
note meravigliose di chitarra e fisarmonica: Le vere
opere d’arte fungono da energia magnetica “attrattiva”, destano in noi spettatori “polarizzati” una sensinoi spettatori dalle interpretazioni di grandi musicisti di bilità emotiva che ci modifica, ci plasma , ci fa diventare
levatura internazionale, George Mustang e Ermanno reattivi; il mezzo espressivo di voce e fisarmonica o di
Pastore, dalla recitazione di alcune liriche appartenenti al voce e chitarra, di cui sono dotati i veri Travalicatori di
testo poetico “Il profumo di Ermione ”
- 29 -
Antropos in the world
spazio e tempo (l’usuale ed abusato termine di
Musicista/Poeta sarebbe riduttivo per Ermanno Pastore e
George Mustang) diffonde inusuali sensazioni di levità e
delicatezza, desta in noi spettatori sentimenti di inquietudine o serenità, ci libera dai vincoli della miserabile
condizione terrena, potenziando la nostra labile struttura ed
innalzandola in una dimensione oltre lo spazio ed il tempo.
Cosa c'è, realmente, in quel canto di Ermanno e
George? Qual è il concreto particolare che smuove con
analoga intensità l’animo del coltissimo docente universitario e dell’umile - naturalmente col massimo rispetto
per tali dignitosissime categorie di lavoratori - macellaio o
salumiere? Entra in gioco, può contare qualcosa quel
“dentro di noi” che è il vissuto, l’esperienza, la conoscenza più o meno elevata, la cultura più o meno vasta? Io
ritengo di no, credo sia esclusivamente il valore dell'artista
che riesce, attraverso il suo inimitabile stile (lo stile è
come Dio, lo si ritiene concreta-mente esistente oppure
totalmente inesistente, non può esservi un “Dio a metà”, un
“Dio frazionato” che inter-venga solo in casi particolari) a
creare un canale di co-municazione attraverso una sorta di
contatto extrasensoriale, a svelare il mistero di quei brevi
attimi di fascino magicamente legati all’interpretazione
dell’artista.
L’arte non è il regno del patrimonio tecnico! Essa è
assai oltre il ‘tecnicamente perfetto’, il ‘virtuosamente
impressionante’ … Non esiste alcuna complicata teoria
scientifica o rigorosa trattazione in grado di decifrare il
mistero che si cela nei pochi attimi di una canzone napoletana eseguita con la forza dell’Interiorità da Ermanno
Pastore, di svelare la grande tenerezza, il calore forte di
braccia che ti stringono come d’incanto apparse nei
meravigliosi istanti di vita spirituale regalati da George
Mustang.
L’arte vera è levità, è leggiadra delicatezza e forse
anche “irriflessione” nel senso di estasi piena,di totale
abbandono del pubblico e dell’artista, il quale non è colui
che opera nel campo dell’arte, l’artista è dotato di una
esclusivamente propria trascendente “singolarità” (quella
che, in termini terreni definiamo “genialità”), è colui che
racconta le cose reali riuscendo, senza sforzo particolare o
fatica alcuna, a trasformarle in mito. Ecco dunque le bellezze artistiche di Ermanno e George, che convertono la
sleale competizione della esistenza in so-
gno, ribaltano la sua rozza e brutale selezione
trasformandola in “eguaglianza tra tutti”, in
“consonanza”, in accordo globale coinvolgente (questa è
la reale essenza della musica!) tutti noi ascoltatori.
Relativamente alla raccolta poetica di Franco Pastore, l’andamento della silloge è stato delineato: da Luigi
Crescibene, il quale ha perlustrato un mondo affettivo e
spirituale carico di “sentimenti che corrono / tra i sogni / e
l’illusione”; e da Flaviano Calenda, che, direi, ha
estrinsecato sussidi visivi, onirici e psicologici rinvenibili
all’interno dei versi, difatti ha evidenziato l’interessante
concetto di “poesia quale ragionamento fatto in presenza
di un sogno”. Personalmente, le liriche di Pastore hanno
destato in me l’immagine di un grafico matematico
oscillante, un diagramma flut-tuante tra vertici perentori
ed imperiosi (Ruba una barca ai tuoi sogni / e conducimi
nel tuo destino! … Le tue carezze / donami! …
Stringimi, come se stessi lì / nel tuo cuore! … Il grido
disperato: “Ridatemi la mia vita!” inteso quale estremo
tentativo di trarre a sé una primitiva fase esistenziale, la
fanciullezza svanita per sempre) e stasi liriche contrassegnate da versi più sereni, d’una pacatezza comunque
coinvolgente … avvertibili in placide atmosfere, in
fresche sensazione di aeree levità: sono le “nuvole
avvistate all’orizzonte”, i “ruscelli canterini”, è lo
“scrigno di mielata passione” , il “flebile canto” …
Ecco, la poesia di Franco Pastore, più che analizzarla
dal lato tecnico (col registro ordinato e talvolta irregolare,
le rime vigorose, le strofe essenziali: egli ben conosce il
‘mestiere‘ di poeta) sia maggiormente fruibile e godibile
sotto il profilo emotivo, per la sensazione del vissuto che
riesce a suscitare, d’altronde è palese che il veicolo di
trasmissione della sua (‘elettrizzante’) parola poetica sia
un invisibile filo condut-tore nel cui interno viaggia la
marea di elettroni.
Giuffrida Farina
________________________________
G. Farina, ingegnere elettrotecnico, vive ed opera in Salerno, alla
via M. Gaudiosi,1. Artista a 360°, si è cimentato con successo in
campo pittorico-musicale e nella critica d’arte e letteraria. Ha
pubblicato numerose opere, qui di seguito, alcuni titoli: Nel dolore
(poesie)- Luci bianche, sol diesis ( album music.)- Fenditure di un
compositore anomalo (album music.)- Impulsi teatrali (tredici
microatti ) – Ahi Dante maledetto! (liriche)- Microscintille inforgabbiate (esperienze di tecno-cultura)
- 30 Antropos in the world
DE ERICE
GLI ARCHIVI STORICI COMUNALI
LA ISTITUZIONE DELLA SEZIONE SEPARATA
Fra i beni culturali che ci permettono di conoscere il
passato, la sua memoria documentaria, l’Archivio
occupa il posto più importante.
Il termine archivio deriva dal greco archeion,
termine indicante nell’antica Grecia il palazzo del
Magistrato (Arconte), nel quale si conservavano le
carte dell’ufficio; secondo il parere di molti eruditi
l’origine della parola è nel verbo greco ἄ
(àrchein) che significa custodire, proteggere. Nella
lingua latina, questa parola è diventata archivium. Il
destino degli Archivi, siano essi di Enti pubblici o
privati, è stato sempre caratterizzato da degrado e
abbandono
che
hanno
precluso
un’idonea
conservazione e un’adeguata fruizione del prezioso
materiale documentario.
Proprio in un’ottica di rivalutazione e consapevolezza delle loro funzioni è nato il D.P.R. n. 1049
del 10 settembre 1963. Il decreto mirava a regolare con
apposite norme le specifiche competenze e responsabilità.
Il controllo sugli Archivi spetta alle Soprintendenze
Archivistiche divenute in seguito all’istituzione, nel
1972, del Ministero per i Beni Culturali e Ambientali,
uffici periferici del Ministero. Le Soprintendenze sono
una per ogni Regione.
La classificazione della produzione documentaria
delle Amministrazioni Comunali è suddivisa in
quindici categorie corrispondenti alle varie branche
delle loro attività politiche e amministrative.
La prima fase della classificazione della produzione
documentaria è la ricognizione dei documenti. Per
ognuno di essi sarà compilata una scheda con un
numero provvisorio di collocazione, gli estremi
cronologici del volume e l’indicazione della serie se si
tratta di registri o dell’oggetto della pratica se si tratta
di fascicoli. Ultimata la ricognizione, si procede alla
redazione dell’inventario degli atti.
L’ art. 30 del suddetto decreto stabilisce inoltre per
i Comuni l’obbligo di istituire Separate Sezioni di
Archivio Generale dove saranno conservati tutti i
documenti relativi ad affari esauriti da oltre quaranta
anni.
L’Archivio Storico o Sezione separata d’ Archivio
è un Archivio selezionato. In esso, esaurite le operazioni di scarto, vengono conservati a tempo indeterminato gli atti relativi ad affari esauriti da oltre 40
anni. Questi sono i protocolli, gli indici, le tabelle
di classificazione nonché tutti i registri ausiliari che
si siano usati in archivio e i verbali delle deliberazioni,
gli inventari patrimoniali, gli atti relativi alle
espropriazioni, gli elenchi delle strade, i bilanci delle
deliberazioni, i bilanci con gli allegati, gli atti relativi
ad eventuali concorsi, atti di beni demaniali,
carteggi, notizie ed appunti che possano
avere relazione con la storia del Comune.
Dei documenti selezionati che sono passati nella Sezione Separata dovrà essere
compilato un inventario in tre copie che sarà
inviato alla Soprintendenza competente per territorio. Sarà cura della Soprintendenza inviarne una copia
all’Archivio Centrale dello Stato.
E’ da questo momento che l’Archivio acquisisce
valore e diventa bene culturale.
Le operazioni di scarto consistono nell’individuazione e
successiva eliminazione delle scritture inutili ovvero le
notizie e dati successivamente trascritti in registri, lettere
di trasmissione, tronconi di bollettari.
L’ art. 35 del suddetto Decreto impone che nessun
Ente può stabilire quali documenti dei propri Archivi siano
da scartare se non con provvedimenti motivati dai
rispettivi Organi deliberanti. Ogni anno l’ archivista
compila l’elenco dei documenti da scartare, questo viene
sottoposto alla Commissione di scarto della quale fanno
parte il Sindaco nella qualità di Presidente, il Segretario
Comunale e il Direttore della Sezione Separata.
Alla deliberazione va allegato un elenco descrittivo
del numero di carte da eliminare con la motivazione,
l’indicazione della data di inizio e fine.
L’elenco deve essere redatto in tre copie, che saranno
depositate rispettivamente presso la Segreteria, l’Archivio
e la Soprintendenza Archivistica che rilascia il nullaosta
ancor prima dell’approvazione dell’Organo Tutorio. In
caso di mancato nulla osta della Soprintendenza dispone il
Prefetto e se il Prefetto non ritiene opportuno seguire
l’avviso del Soprintendente competente decide il Ministero
dell’Interno.
Le carte eliminate, per disposizioni di legge vengono
destinate gratuitamente alla Croce Rossa Italiana per
venderle alle cartiere.
Anna Burdua
______________________________
Anna Burdua, ericina, ha conseguito la laurea in materie letterarie presso l’Università di Palermo. Dirigente del settore
cultura (Biblioteca, Museo e dell’Archivio Storico) dal 1978 al
2010 ha orientato i suoi studi principalmente sulla storia di
Erice per la diffusione e la divulgazione del patrimonio storicoculturale.
- 31 -
Antropos in the world
DE COGNOMINE DISPUTĀMUS a cura di Gaetano Rispoli
“ Il soprannome è l’orma di una identità forte, che si è
imposta per una consuetudine emersa d’improvviso, il riconoscimento di una nobiltà popolare, conquistata in virtù di
un ruolo circoscritto alla persona, quasi una spinta naturale
a proseguire nella ricerca travagliata di un altro sé. Il
sistema antroponimico era dunque binominale, formato da
un nome seguito o da un’indicazione di luogo (per es.:
Jacopone da Todi), o da un patronimico (Jacopo di Ugolino)
o da un matronimico (Domenico di Benedetta) o da un
attributo relativo al mestiere (Andrea Pastore), et cetera. Il
patrimonio dei cognomi era pertanto così scarso, che
diventava necessario ricorrere ai soprannomi, la cui origine
non ha tempi e leggi tali, da permettere la conoscenza di
come si siano formati, e la maggior parte di essi resta
inspiegabile a studiosi e ricercatori.
Spesso, la nascita di un soprannome rimanda ad accostamenti di immagini paradossali ed arbitrari. Inutilmente ci
si sforzerebbe di capire il significato e l’origine di soprannomi come "centrellaro" o come "strifizzo" o "trusiano",
lavorando solo a livello di ricerca storica e filologica. E
così, moltissimi soprannomi restano inspiegabili, incomprensibili, perché si è perso ormai il contesto storico, sociale e
culturale o, addirittura, il ricordo dell’occasione in cui il
soprannome è nato. Verso il XVIII° secolo, il bisogno di far
un po’ d'ordine e la necessità di identificare popolazioni
diventate ormai troppo popolose porta all'im-posizione per
legge dell'obbligo del cognome.
la sua arma araldica, che è del genere delle armi
parlanti, cioè di quelle che rappresentano graficamente il cognome. Si hanno notizie storiche
della sua famiglia fin dalla seconda metà dell'XI secolo con un Gisalbertus Attonis, figlio di
un Attone, appartenente a quella che sarebbe
stata la gens nova che incominciava ad imporsi
sulla declinante società feudale. Erano giudici e
notai, di sicura fede ghibellina per quasi tutto il
XIII secolo, mentre successivamente diventò
incerta la loro appartenenza politica in quanto
erano sempre più attenti ad appoggiare una
parte anziché un'altra secondo le proprie convenienze del momento. Questo Gisalberto, che
può essere considerato il capostipite della
famiglia Colleoni, viene indicato per la prima
volta con l'appellativo che sarà proprio della
famiglia: Colione. Appare già ben inserito in
una Bergamo, che come tutte le comunità della
epoca, partecipava, tra il XI ed il XII secolo, a
quel movimento sociopolitico che vide il prevalere del comune sul feudo, il prevalere della
Questo mese, ci occuperemo del cognome: Colleoni.
Assolutamente tipico del bergamasco, le tesi sull'origine borghesia, sulla società feudale.
del cognome sono diverse, una sostiene che derivi da
capileonis (teste di leone presenti nello stemma del
casato), un'altra farebbe derivare il cognome dal nomen
latino Colius, un'altra preferisce l'idea dei tre testicoli che
Bartolomeo Colleoni, noto condottiero nato nel 1400, si
vantava di possedere Tracce di questa cognominizzazione
si trovano già nel 1300 a Martinengo (BG), in una
pergamena si può leggere: "...in hospicio heredum
quondam dom. Federici de Collionibus civitatis
Pergami..." e questo porterebbe a preferire la prima delle
tre ipotesi sulla derivazione del cognome.
In Italia, 532 persone hanno il cognome Colleoni ed è il
5. 987° più diffuso in Italia.
PERSONAGGI:
Bartolomeo Colleoni nacque a Solza, un villaggio della sponda bergamasca dell'Adda. Sulla
sua data di nascita non vi è certezza, anche se in
una targa bronzea rinvenuta nel suo sepolcro il
21 novembre 1969 è indicata, assieme alla data
della morte, l'età di ottant'anni: da ciò
deriverebbe che l'anno di nascita sia il 1395.
Di stirpe longobarda, figlio di Paolo e Ricadonna Saiguini de' Valvassori di Medolago, apparteneva alla nobiltà cittadina, come indicava
- 32 -
Eventi
FONDATORE – DIR.
EDITORIALE
Livio Pastore
DIRETTORE RESPONSABILE
Sergio Sbarra
EDITORE
Ass. Culturale Eventi
Via Pedagnali,65 - Sarno (Salerno)
Tel.: 081967292
[email protected]
Antropos in the world
DALLA REDAZIONE DI ANGRI
ALLUNGATE AI POVERI LA VOSTRA TAVOLA
In un momento in cui tacciono
le Istituzioni ed una crisi socioculturale attanaglia il Paese, Pagani apre il suo cuore ai fratelli
più poveri, tracimati dalla bontà di
cuore e dalla grande fede nel Signore. Pare,
infatti che il popolo, quello bistrattato ed etichettato da sempre come refrattario al bene, abbia
dato il giusto valore alla MENSA DI TOMMASO, che funziona alla grande, pur in presenza di
promesse d’aiuto non mantenute.
E’ come se, dimentichi delle difficoltà individuali, della pressione fiscale, degli spasimi di
una Italia morente, in un anelito di amore fraterno, si fosse allungata la tavola in tutte le case
ed i poveri consumano il loro pasto, nella vita
che continua.
E’ una gara che vede la partecipazione attiva
delle persone più semplici, forse, le uniche ad
aver veramente capito il messaggio! Qualcuno di
essi lo considera un dono della Madonna del
Carmine, qualche altro un tesoro inestinguibile,
nato dall’entusiasmo e dalla cooperazione di
tutti.
Ora, occorre il concorso di coloro che
possono, perché, non basta più condividere
parole, esse non danno pane, come soleva dire
un antico autore, ed è lo sforzo di tutti che
determinerà il successo a lungo termine
dell’iniziativa.
Leggo ancora briciole incertezza sul volto di
coloro, che cercano riparo al bisogno, e ad essi, con
grande umiltà, io dico: - Accostatevi di buon animo
alla Mensa di Tommaso, siete voi coloro che il
Signore ama di più! Siete, infatti, i fratelli che
vanno dai fratelli, che consentono loro di guadagnarsi, con opere di bene, l’ingresso al Paradiso!Flaviano Calenda
G.Rispoli “ Paesaggio”
- 33 -
Antropos in the world
LEVIORA
La barzelletta illustrata da Paolo Liguori
Allora, avete provato con 5
pillole di Viagra nel caffè?
Sapesse dottore …dopo una notte d’amore, mio
marito, stamane, è saltato sulla cameriera, sul garzone
che portava la spesa e girava per casa dicendo:
"Micio, micio bello , dove sei piccolo mio?”
Sui simpatici ed ottimi carabinieri – Due carabinieri, un appuntato e un maresciallo, si ritrovano allo
spaccio per un caffè. Il maresciallo, conoscendo bene l'appuntato, decide di fargli una confidenza intima:
- Caro appuntato, sai, dopo aver provato di tutto e dopo essere stato con le prostitute centinaia di volte sono giunto
alla considerazione che tutto sommato a letto è meglio mia moglie..-. - Caro maresciallo, dato che siamo in tema di
confidenze, devo ammettere che hai proprio ragione!!! Cose dell’altro mondo – In un manicomio arriva un matto molto strano, che ogni mattina infila la testa in un
sacco e comincia a ridere a crepapelle. L'infermiere lo osserva incuriosito tutti i giorni e una mattina decide di
chiedergli: “Scusa, che cosa stai facendo?” E il matto: “Ma un sacco di risate, no?!”
Gira sul web - Pierino alla madre: - Ho preso l'insufficienza in Italiano -.Lei:- Ma cosa hai scritto?_
Pierino tira fuori il suo quaderno ed inizia a leggere:
- Un giorno vado a scuola e davanti a me vedo una merda un po' verdastra, doveva essere di Marco, perché a lui
piacciono tanto le verdure. Continuo a camminare verso la scuola e dopo un po' vedo un'altra merda. Questa qui di
un colore marrone scuro; sicuramente apparteneva a Simone, perché lui va matto per il cioccolato fondente. Vado
avanti e ne trovo un'altra, molto, ma molto grande. Era sicuramente di Giovanni; perché è grasso e mangia tanto…- Ma scusa Pierino, quale era la traccia del compito?- chiede, allora, la mamma.
- Un vero amico si riconosce nel bisogno – risponde Pierino.
Cose dell’altro mondo – Un appuntato dice ad un collega amico:- Mi piacerebbe provare a fare dello
scambismo con te e tua moglie... che ne dici?- E l'amico:- Dico che mi interessa! - Le due coppie organizzano una
serata, e dopo due ore di sesso sfrenato uno dice all'altro: - Ma secondo te le nostre mogli si stanno divertendo
quanto noi, nella stanza di fianco?
Vecchia ma sempre bella – Un aereo che trasporta una comitiva di matti vola da parecchie ore.
All' improvviso un'esplosione distrugge il pavimento dell'aereo e tutti i passeggeri riescono a non precipitare nel
vuoto aggrappandosi ai portabagagli del soffitto che ha resistito all'attentato. Il comandante però avverte che
essendo troppo pesanti uno dei passeggeri si deve sacrificare buttandosi nel vuoto. Un bravo passeggero allora
esclama: "Molto bene per il bene di tutti mi sacrifico io!". A queste parole tutti i matti si mettono ad applaudire.
- 34 Antropos in the world
L’ANGOLO DELLA SATIRA
CRISTIANI CRISTIANUCCI
di Andropos
Cristiani cristianucci, mamma mia che peccatucci!
La historia ce l’insegna, certa chiesa non è degna:
Fra Dolcino fatto a pezzi, da Clemente1 mero pazzo;
Benedetto2 arse i frati, che di lui s’eran fidati.
A migliaia sul fornellino ne bruciò il Clementino3.
Innocenzo4 n’arse sette e voleva farli a fette.
Il Gregorio5, in verità, fece stragi qua e là
Pisa, poi, la poverina, n’ebbe la maggior rovina.
E di un certo settimino6, meno papa e più assassino?
Non da meno fu Eugenio7, il più infame del partenio:
e se il numero fu parco, ei bruciò Giovanna D’Arco.
Un Gregorio8, in una notte, fece strage d’Ugonotti.
Papa Sisto9, con gli occhiali, fu il re di tutti i mali:
macellaio e giustiziere, proprio un gran filibustiere.
Alessandro,10 quella sola, ti bruciò Savonarola!
Dodicesimo, il Clementino,11 fece d’ossa un gran casino,
Paolo quarto12 fu perfetto, agli Ebrei fece un ghetto,
ergo poi, da gran nazista, de’ suoi morti fe’ gran lista.
Il Clemente13, gran sovrano, avvampò Bruno Giordano.
Finché, poi, papa Gregorio15 mise ognuno in confessorio.
Ma Pio nono16, infin, gran santo, fu il re del camposanto:
nelle carceri, assortite, bimbi e suore rinsecchite
poi, ovunque un gran macello: ciechi, zoppi e fraticelli.
Lunga è ancora questa historia, senza lode e senza gloria;
Dio è grande, con Suo figlio, e son fuori dal poltiglio,
son nel cuore, in armonia, ma non stanno in sacrestia.
Son nel sole, nel tramonto, nella luna a tutto tondo,
tra le stelle e, che magìa, vivon pure in casa mia.
1) Papa Clemente V. Fra Dolcino, per nulla intimorito dalle minacce dell'Inquisizione, si scaglia contro Clemente V accusandolo di immoralità. Ridotto a brandelli
il suo corpo viene bruciato al rogo. 13 marzo 1307. Molay, Gran Maestro, fu arso vivo a Parigi dopo anni di atroci torture.
2) Papa Benedetto XII (beatificato) - Francesco da Pistoia, Lorenzo Gherardi, Bartolomeo Greco, Bartolomeo da Bucciano, Antonio Bevilacqua e altri dieci frati
Francescani, arsi vivi per predicare la povertà di Cristo - Venezia 1337.
3) Papa Clemente VI - Migliaia di vittime dell'inquisizione delle quali ci sono pervenuti soltanto i processi.
4) Innocenzo VI - Tra le numerose vittime di Santa Madre Chiesa da ricordare i frati Pietro da Novara, Bernardo da Sicilia, Fra Tommaso vescovo d'Aquino e
Francesco Marchesino vescovo di Trivento accusati di appartenere ai fraticelli di S.Francesco. Torturati e bruciati vivi.
5) Gregorio XI - Intere città furono teatro di stragi perché avevano ospitato gli eretici. Nelle piazze di Firenze, Venezia, Roma e Ferrara fu un continuo accendersi di
roghi. al rogo a colpi frusta. 1 novembre 1388.
6) Gregorio XII - Dopo il periodo di tregua passato sotto Urbano VI, con Gregorio XII riprendono le stragi e i roghi in una maniera estremamente spietata. La città
che fu particolarmente colpita fu Pisa.
7) Papa Eugenio IV - Giovanna d'Arco, bruciata viva accusata di stregoneria (1431). Merenda e Matteo, due popolani, bruciati vivi dall'Inquisizione per rendere un
favore alle famiglie dei Colonna e dei Savelli.
8) Gregorio XIII – responsabile della stage degli Ugonotti: diecimila eretici massacrati in Francia per ordine del Papa (Notte di S. Bartolomeo). 24 ag. 1572.
9) Papa Sisto IV .In Spagna eccelse per la sua crudeltà il domenicano Tommaso Torquemada il quale, confiscando i beni degli accusati di eresia e di stregoneria, era
arrivato ad accumulare tante ricchezze da essere temuto dallo stesso Papa che lo obbligò a versargli la metà del bottino.
10) Papa Alessandro VI - Gerolamo Savanarola bruciato vivo in Piazza della Signoria a Firenze. 23 maggio 1498 insieme ai suoi due suoi discepoli Domenico da
11)
12)
13)
14)
15)
16)
Pescia e Sivestro da Firenze. Tre ebrei arsi vivi in campo dei Fiori a Roma.
Clemente VII - Anna Furabach, giustiziata per eresia. 9 maggio 1524. Migliaia di protestanti Anabattisti decapitati, arsi vivi, annegati e torturati a morte. 1525.
Paolo IV - Istituzione del Ghetto a Roma con restrizioni contro gli ebrei ancor più severe del ghetto di Venezia.
Clemente VIII - Giordano Bruno, bruciato vivo per eresia il 17 febbraio 1600. Quattro donne e un vecchio bruciate vive per eresia.
Clemente XII - Questo Papa, ripristinando la "mazzolatura" (rottura delle ossa a colpi di bastone), si dimostrò uno dei più cinici sostenitori dell'arte della tortura.
Gregorio XVI - Impose divieto assoluto ad ogni libertà di parola o di espressione scritta che non seguisse i dettami di Santa Madre Chiesa.
Pio IX (santificato da Gian Paolo II, chiamato metro cubo di merda da Garibaldi) Romolo Salvatori, decapitato per aver consegnato ai Garibaldini l'Arciprete di
Anagni. 10 settembre 1851.
L’ANGOLO DEL CUORE
Oltre le stelle
(Dalla raccolta omonima di Franco Pastore)
Aveva chiuso
d’una fiaba il volo
il gelo abissale
dell’inverno.
Nel chiarore iridato
dei tramonti,
non era più, ormai,
tempo di sogni.
Melodie lontane,
sotto le stelle fluttuando,
inducono, tuttora,
alla speranza,
ma la mia voce,
lassù … sotto il magico
mantello del vento,
vibra nel silenzio.
Nuvole evanescenti
si rincorrono tra i sogni;
mentre, saturo di nulla,
il mio sguardo,
in querule brame
vagando, si smarrisce.
______________
In video http://youtu.be/bH8e5PtSBH4
- 35 -
ANTROPOS IN THE WORLD, Rivista e Teleweb,
hanno, inoltre , il patrocinio degli Enti Carminello e
SS. Corpo di Cristo. Il giornale è a disposizione dei
nostri lettori sul portale:
http://www.andropos.eu/antroposintheworld.html
ma può essere richiesto anche in forma cartacea, previo
la sottoscrizione di un abbonamento annuale
La teleweb ANTROPOS IN THE WORLD e la sua
rivista non hanno finalità lucrative, né sono esse legate
ad ideologie politiche. Perciò, agiscono nella totale
libertà di pensiero, in nome di una cultura, che ha a
cuore i valori che rappresentano il cardine della società
civile e della vita,nel pieno rispetto per la persona
umana e contro ogni forma di idiosincrasia. Pro pace,
sempre contra bellum.
Ai sensi e per gli effetti del D. Lg. 196/03, le informazioni contenute in queste pagine sono dirette esclusivamente al destinatario. È Vietato, pertanto, utilizzarne
il contenuto, senza autorizzazione, o farne usi diversi da
quelli giornalistici .
I collaboratori, volontari, non percepiscono compenso
alcuno e si assumono le responsabilità di quanto
riportato nei propri elaborati.
Dal Dettato costituzionale:
- Tutti hanno diritto a manifestare liberamente il
proprio pensiero, con la parola, lo scritto ed ogni altro
mezzo di diffusione. La stampa non può essere soggetta
ad autorizzazioni o censure - (Art. 21)
- La Costituzione italiana assume la cultura come valore
fondamentale e inserisce tra i principi fondamentali la
disposizione che impegna la Repubblica a promuoverne
lo sviluppo. “Il patrimonio culturale di un Paese
rappresenta la testimonianza visibile e tangibile della
storia di quella Nazione …” - (art.9)
Gli indirizzi e-mail in nostro possesso, in parte ci sono
stati comunicati, in parte provengono da elenchi di
pubblico dominio in Internet, altri sono stati prelevati,
da messaggi e-mail a noi pervenuti. Secondo l'articolo n.
1618 Par. 111 deliberato al 105° congresso USA, in
conformità alla D.Lgs. 196/2003 ed a norma della Leg.
675/96, nel rispetto del trattamento dei dati personali, il
suo indirizzo è stato utilizzato esclusivamente per l’invio
della presente rivista.
Regalate un abbonamento gratuito alla rivista, a
parenti, amici e conoscenti interessati, segnalandoci la
loro e-mail. Infatti, il giornale viene inviato solo ad email segnalate ed opportunamente selezionate.
Su www.andropos.eu, in News, i numeri della
rivista degli ultimi tre anni. Per comunicazioni,
invio di materiali, richieste di pubblicità e collaborazioni: 089.223738 – Fax: 089.723814 –
Cellulare: 3771711064
E-MAILS : [email protected]
[email protected][email protected]
Spedizione virtuale on line
Per spedizione virtuale omaggio, massimo 3 mesi
Per copia cartacea: € 1,50 più spese di spedizione.
Per abbonamento annuo al cartaceo: € 25,00
Per abbonamento annuo al virtuale: € 20,00
(Acquisto Spazio/web del 26/04/06 -Aruba S.P.A.)
Membership in the GNS Press Association Reg. ID 7676 8 – IPC /
Richiesta autorizz.ne al Tribunale di Salerno del 25.03.2008 /
Patrocinio Comune di Salerno prot. P94908 – 27.05.2009 / Patrocinio
Prov. Avellino – prot. 58196 – 16.10.2012 / Patrocinio Com. Pagani –
prot. 0023284 – 29.07.2008 / Patrocinio Prov. Salerno – prot. 167/st –
23.09.2009 / Patrocinio Com. di S. Valentino Torio – 24.05.2008
Rivista e tele-web omonima:
http://www.andropos.it
in versione europea
http://www.andropos.eu
Canale videoYutube
http://www.youtube.com/user/MrFrancopastore
Direzione e gestione
Via Posidonia, 171/h, Salerno
telefono/segr.tel: 089.723814
Fax: 089.723814 – ECDL:IT1531440
Contatti telematici:
[email protected]
Distribuzione:
Lettura on line
Fondatore/Editore/Dir.responsabile:
Member of G.N.S PRESS Association
European Journalist
dott. Prof. Franco Pastore
[email protected]
[email protected]
http://www.andropos.it/Biografia.html
http://andropou.blogspot.it/
Direttore:
Rosa Maria Pastore
[email protected]
[email protected]
http://rosemaryok.skyrock.com/
Redazione di Salerno
Via Camillo Sorgenti, 21 (tel.089.223738)
dott. Renato Nicodemo
dott. Prof. Giuffrida Farina
dott. Gaetano Rispoli
Mario Bottiglieri
Redazione di Pagani
Piazza Corpo di Cristo 84016
dott. Flaviano Calenda
[email protected]
Redazione di Angri
Via Badia, 6 Angri (Sa) (081.946895)
Geometrra Carlo D’Acunzo
[email protected]
Redazione di Quaglietta di Calabritto
Via Sinerchie,5 - a n t r o p o s @ f a s t w e b n e t . i t
Redazione di Torre del Lago Puccini
Comune di Viareggio - Via F.Dell’Aquila, 29/b
Silvestri Pastore Cesare
[email protected]
Redazione di Bergamo
Via Perosi, 20 (cell:3470706133)
Dott.Prof.ssa Maria Imparato
[email protected]
Collaborazioni:
dott. Vincenzo Andraous
dott. Marco De Boris
dott.arch. Aniello Palumbo
dott.ssa Anna Burdua
Consulente D’Arte
M.tro Gaetano Rispoli
http://youtu.be/d38E8J3iOF4
Consulente musicale
M.tro Ermanno Pastore
Realizzazione cartacea Via Posidonia 213/215 (Sa) - tel. 089 759725
Consulente grafico
Paolo Liguori
Webmaster
Pastore Rosa Maria
- 36-