Castello di Rivoli

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Castello di Rivoli
MUSEO D’ARTE CONTEMPORANEA
15.09 —
18.11.2012
REGIONE PIEMONTE - FONDAZIONE CRT - CAMERA DI COMMERCIO INDUSTRIA ARTIGIANATO E AGRICOLTURA DI TORINO - CITTÀ DI TORINO - UNICREDIT
Giovanni Minoli
Presidente
Castello di Rivoli
Museo d’Arte Contemporanea
Marcella Beccaria
Capo Curatore
Castello di Rivoli
Museo d’Arte Contemporanea
Il Castello di Rivoli ha fin dall’inizio
nella sua missione la promozione
dell’arte ed è proprio in considerazione del suo importante ruolo che da diversi anni ha dedicato un’iniziativa ai
giovani protagonisti dell’arte italiana.
La Borsa per giovani artisti italiani
ha ad oggi promosso la produzione di
una decina di opere di altrettanti artisti attraverso le costanti donazioni
degli Amici Sostenitori del Castello.
Oggi siamo di fronte ad una evoluzione. La Borsa per giovani artisti
italiani è non più dedicata ad un solo
artista ma è divenuta parte integrante
di un progetto più vasto che prevede
una mostra tematica e un premio che
consiste nell’acquisizione di un’opera
per la collezione permanente.
La storia che non ho vissuto (testimone indiretto) ‘identifica’ momenti della storia italiana attraverso
le opere di sette artisti, selezionati
dal curatore Marcella Beccaria tra
le nuove generazioni. Questa scelta
tematica testimonia come la nostra
storia ha ancora molto bisogno di
essere ascoltata per poter vincere
le paure, le ritrosie e i misteri che
l’avvolgono e anche l’arte può essere
uno strumento per conoscerla.
Il mio ruolo in questa progetto è
duplice: da un lato come Presidente
presento questa nuova iniziativa del
Museo e dall’altra, proprio in virtù
dell’argomento trattato, come Direttore della testata Rai150 sono felice
di poter promuovere questa mostra
come Media Partner insieme al quotidiano torinese La Stampa che ringrazio insieme al suo Direttore Mario
Calabresi. Per questo desidero ringraziare i collaboratori e autori della
trasmissione La Storia siamo noi che
partecipano con entusiasmo all’intensa programmazione degli eventi
collaterali organizzati per questa mostra. Si tratta di una serie di incontri
dove gli stessi autori metteranno a
disposizione le loro ricerche e le loro
conoscenze sugli avvenimenti storici
trattati in mostra. Questa iniziativa
ha lo scopo specifico non solo di aiutare il giovane pubblico, al quale è dedicato questo ciclo di incontri, ma anche di porre in evidenza l’importanza
della funzione educativa dell’arte
nella dimensione sociale.
Questo progetto è sostenuto interamente dagli Amici Sostenitori
del Castello di Rivoli che ringrazio
per la generosità e il calore che hanno dimostrato verso il Museo e nello
specifico verso la Borsa. Ci troviamo
di fronte ad un vero esempio di come
il privato possa sostenere l’arte con
passione aiutando l’istituzione che
ha il compito di lanciarla nel mondo.
Questa continua evoluzione creativa nella ricerca culturale e gestionale conferma la vitalità e l’eccezionalità che il Castello di Rivoli è venuto acquisendo nel tempo. A nome
del Museo a tutti un sentito grazie.
continua a pag. 3
“L’angelo della storia deve avere questo aspetto. Ha il viso rivolto al passato. Dove ci appare una catena di
eventi, egli vede una sola catastrofe,
che accumula senza tregua rovine su
rovine e le rovescia ai suoi piedi. Egli
vorrebbe trattenersi, destare i morti
e ricomporre l’infranto”. Così scrisse
Walter Benjamin, contemplando un
disegno di Paul Klee che considerava il suo bene più prezioso. Anche se
concepita nel 1939, questa immagine
dell’angelo che guarda le rovine della
storia continua a essere attuale e può
fornire una chiave d’accesso ad alcune opere contemporanee prodotte da
giovani artisti italiani in questi ultimi anni. È intorno al 2004-2005 che,
infatti, iniziano a comparire sulla
scena artistica italiana alcune opere
ispirate al passato, ed è negli anni immediatamente successivi che, invece
di rimanere elementi isolati, esse si
rivelano tappe cruciali nella costruzione dei percorsi individuali di una
serie di giovani artisti.
La mostra La storia che non ho
vissuto (testimone indiretto) identifica in Francesco Arena, Rossella
Biscotti, Patrizio Di Massimo, Flavio
Favelli, Eva Frapiccini, goldiechiari, Seb Patane alcuni tra i principali
esponenti di una nuova generazione
di artisti italiani che, pur in un’ampia
varietà di forme e scelte linguistiche,
è accomunata da uno specifico interesse nei confronti della storia dell’Italia del Novecento. Dalle ambizioni
imperialiste del regime fascista, alle
stragi irrisolte, agli anni di piombo,
ai poteri oscuri, le opere presentate
in mostra si riferiscono per la maggior parte a eventi tragici, tuttora
scomodi, la cui ombra si allunga sulla realtà attuale, pesando anche su
chi non li ha vissuti personalmente.
Non si tratta certo di privilegiare
morbosi attaccamenti nei confronti
di ciò che è oscuro, soffermarsi tra le
maglie di teorie complottiste o, peggio, di mancare di rispetto alla lunga
scia di sangue che macchia la storia
italiana. Piuttosto, ho ideato questa
mostra perché penso sia il momento, nell’attuale contesto di incertezze e contraddizioni, di riconoscere
la presenza vitale di un’arte tesa a
riaffermare il proprio ruolo politico
e sociale. Guardando al passato, le
opere in mostra sembrano trovarsi
in una condizione non dissimile da
quella dell’angelo di Benjamin e contemplano la storia proprio a partire
dai suoi frammenti più incrinati o
offuscati da altre ingombranti macerie. Cercare di interrogare ciò che è
poco chiaro, o fatti che a distanza di
anni continuano a dividere l’opinione pubblica, richiama anche la desiderabile immagine di una società democratica, nella quale nulla è celato e
tutto corrisponde al vero significato
di “res publica” sempre da tutti visibile e da tutti condivisibile.
continua a pag. 3
francesco arena . rossella biscotti . patrizio di massimo
flavio favelli . eva frapiccini . goldiechiari . seb patane
a cura di / curated by Marcella Beccaria
Beatrice Merz
Direttore
Castello di Rivoli
Museo d’Arte Contemporanea
Convulsioni della storia, convulsioni dell’arte: i sette protagonisti della
mostra La storia che non ho vissuto
(testimone indiretto) sono stati scel-
La mostra è resa possibile grazie agli /
This show was made possible thanks to the
AMICI SOSTENITORI DEL CASTELLO DI RIVOLI
Media Partner
ti dal curatore Marcella Beccaria
all’interno di una più vasta rosa di
artisti italiani delle nuove generazioni che affrontano temi sollevati
dalla storia italiana.
L’arte sta vivendo e si sta adattando ad un cambiamento di approccio
all’informazione scandita da tempi
sempre più ristretti e, per questo,
l’attimo della riflessione deve essere
raggiunto con velocità. Questo approccio sembra che dia adito all’arte di affrontare se stessa in termini
quasi ‘giornalistici’ come se l’opera
fosse una ‘cronaca’ di un evento piuttosto che una riflessione sulla materia dell’oggetto o del quadro.
continua a pag. 2, 3
parte del programma per
l’arte italiana / part of the
programm for Italian art
La storia che non ho vissuto ( testimone indiretto)
Beatrice Merz
Ma l’arte non ha cambiato atteggiamento rispetto all’attualità ed è ed
è sempre stata un’antenna dei cambiamenti storici e culturali. L’arte
precede il flusso culturale dell’umanità e oggi, nel secondo decennio del
nuovo millennio, le generazioni non
possono fare altro che interrogarsi
su quanto è stato fatto in passato e
su come poter affrontare la crisi di
valori culturali, sociali, politici che
noi stessi abbiamo creato.
Anche attraverso un’analisi, o se
vogliamo più una cronaca degli avvenimenti, gli artisti segnalano le loro
sensibilità e le difficoltà interpretative che la storia ci rimanda. L’artista ridefinisce la propria missione, riflette
sull’esigenza di contenuti, sulla contestualizzazione e sulle convulsioni
della storia proponendoci le proprie.
Perché Rossella Biscotti, goldiechiari, Eva Frapiccini, Flavio Favelli,
Francesco Arena, Patrizio Di Massimo e Seb Patane sono stati così colpiti
dagli anni di piombo, dalle stragi, dai
misteri insoluti della storia d’Italia fin
dalle sue origini di inizio secolo scorso? Perché affezionarsi ad una storia
non vissuta cercando di individuarne
i messaggi, le palpitazioni, i gesti, i ricordi? L’arte ancora una volta ci fornisce degli spunti sui quali poter formulare la propria interpretazione; sono
voci nel grande mare della memoria,
la memoria delle fasi convulsive degli
eventi che ci assordano e stordiscono.
Questa mostra si inserisce nel programma del museo indagando in profondità e rafforzando temi affrontati
nei recenti allestimenti della collezione. Per questo è giusto ricordare alcu-
1969
5.02
Italia, sciopero generale. Inizia un lungo
periodo di manifestazioni
9.08
Italia, otto bombe su diversi treni, 12 feriti
21.09
Como, “Campo urbano interventi estetici nella
dimensione collettiva umana”
19.11
Milano, durante uno sciopero muore l’agente
Antonio Annarumma
12.12
Milano, Banca Nazionale dell'Agricoltura,
Piazza Fontana, bomba provoca 17 morti
e più di 80 feriti
Germano Celant, “Arte povera + azioni povere”,
Napoli. Documentazione della mostra/evento
tenutasi ad Amalfi il 4-6.10.1968
Germano Celant, “Arte Povera”, Milano. Prima
raccolta sotto la definizione di ‘arte povera’
Carla Lonzi, “Autoritratto”, Milano.
Raccolta di interviste dell’autrice
05
Cambogia, intervento militare Statunitense
12.06 – 12.07
Torino, Galleria Civica d’Arte Moderna
“Conceptual Art – Arte Povera – Land Art”
a cura di Germano Celant
30.06 – 30.09
Montepulciano, Palazzo Ricci
“Amore mio” a cura di Achille Bonito Oliva
14.07
Reggio Calabria, inizia la protesta meridionale
9.10
Roma, il Senato approva la legge sul divorzio
20.11
Hannover, Kunstverein“Identifications”
films di Gerry Schum trasmessi dal canale
televisivo nazionale della Germania Federale
7-8.12
Roma, tentativo di colpo di stato di destra
“Piccolo grande uomo” di Arthur Penn
“Il conformista” di Bernardo Bertolucci
“Sacco e Vanzetti” di Giuliano Montaldo
“Indagine su un cittadino al di sopra
di ogni sospetto” di Elio Petri
04
“Il manifesto” diventa quotidiano
07
Parigi scelto il progetto di Renzo Piano e
Richard Rogers per la realizzazione del Centre
Georges Pompidou
3.12
L’India dichiara guerra al Pakistan
24.12
Roma, Leone eletto Presidente della Repubblica
Heinrich Böll, “Foto di gruppo con signora”
“Arancia meccanica” di Stanley Kubrick
“La cerimonia” di Nagisa Oshima
“L’udienza” di Marco Ferreri
“Morte a Venezia” di Luchino Visconti
6-30.03
Roma, Palazzo Taverna “Critica in atto”
rassegna internazionale della critica d’arte
18.04
“Lotta Continua”, fondata nel 1969,
diventa quotidiano
31.05
Peteano, una deflagrazione di un’auto uccide
3 carabinieri e ne ferisce altri 2
20.06 – 8.10
Kassel, Museum Fredericianum, Neue Galerie
“documenta 5: Questioning Reality –
Image World Today” a cura di Harald Szeemann
15.12
Roma, viene approvata la legge che riconosce
l’obiezione di coscienza
Italo Calvino, “Le città invisibili”
“Il fascino discreto della borhesia” di Luis Buñuel
“Solaris” di Andrej Tarkovskij
“Ultimo tango a Parigi” di Bernardo Bertolucci
“Il Padrino” di Francis Ford Coppola
12.06
Roma, si dimette il governo Andreotti, gli
succede Rumor
6.10
Israele, quarto conflitto arabo-israeliano: ‘la
guerra del Kippur’
30.11 – 28.02.1974
Roma, Parcheggio di Villa Borghese
“Contemporanea”
17.12
Roma, un commando arabo assalta un
Boeing 747 della Panam per Beirut, 30 morti
“Il lungo addio” di Robert Altman
“Sussurri e grida” di Ingmar Bergman
“La grande abbuffata” di Marco Ferreri
15.09 — 18.11.2012
ne opere di artisti italiani allestite nei
piani dedicati alla collezione, come ad
esempio l’omaggio di Marzia Migliora
a Pier Paolo Pasolini e al pericolo della
storia, la ‘foto di gruppo’ di Francesco
Arena o ancora il lavoro sugli archivi
dei media che Elisabetta Benassi ha
svolto nel corso degli ultimi anni.
Inoltre desidero anche io associarmi al Presidente nel ringraziare gli autori del programma La Storia siamo
noi, il quotidiano La Stampa, gli artisti, il Museo Nazionale del Cinema
che ospita un’opera di Rossella Biscotti e gli Amici Sostenitori del Museo
che hanno permesso la realizzazione
di questa mostra e che, con la loro presenza a fianco del Castello di Rivoli,
richiamano l’attenzione al ruolo che
storicamente le associazioni e le corporate membership rappresentano
per la promozione, la condivisione e
1974
22.03 – 27.04
18.04
Berna, Kunsthalle
Genova, le BR rapiscono il giudice Mario
“Live in your head. When attitudes become form”
Sossi, verrà rilasciato il 23 maggio
a cura di Harald Szeemann.
12.05
1.09
Italia, referendum sul divorzio vince il no
Libia, proclamazione delle repubblica, il
all’abrogazione della legge
Colonnello Mu’ammar Gadhafi presidente
7-9.06
15.10
Rimini “Per un’editoria democratica”,
Usa, in piazza 15 milioni di manifestanti
congresso promosso da dieci editori italiani
contro la guerra in Vietnam
8.09
25.11
Pinerolo, arrestati Curcio e Franceschini delle BR
I redattori de “Il manifesto” sono radiati dal PCI
5.10
15.12
La Biennale di Venezia dedica un’intera
Milano, Giuseppe Pinelli, anarchico, muore
edizione, senza numero, al Cile:
precipitando da una finestra della Questura
13.11
Usa, discorso di Arafat alle Nazioni Unite
Kurt Vonnegut, “Mattatoio n° 5”
Julio Cortázar, “Il gioco del mondo”
8.12
“Easy Rider” di Dennis Hopper
Grecia, referendum sancisce la repubblica,
“Andrej Rubliov” di Andrej Tarkovskij
cade il regime dei colonnelli
“La caduta degli dei” di Luchino Visconti
Lea Vergine, “Il corpo come linguaggio.
Body art e storie simili”, Milano
1970
1975
06
Basilea, “Art Basel” prima edizione della fiera
24.06 – 25.10
Venezia, 35ma Biennale. Dopo gli scontri
dell’edizione precedente nel 1968 i premi
sono aboliti. Nel 1986 verranno ripristinati
2.07
Gioia Tauro, esplosione sul treno
Palermo-Torino, 8 morti circa 70 feriti
07.09
Reggio Calabria, 4 attentati dinamitardi
rivendicati dall'estrema destra
24.10
Cile, Salvator Allende è eletto
Presidente
11.1970 – 01.1971
Roma, Palazzo delle Esposizioni
“Vitalità del negativo nell’arte italiana
1960-1970”, a cura di Achille Bonito Oliva
21.05
Roma, approvata la legge Reale con nuove
norme restrittive per la sicurezza
5.07 – 17.08
Berna, Kunsthalle “Junggesellenmaschinen”
a cura di Harald Szeemann
2.11
Ostia (Rm), Pier Paolo Pasolini viene assassinato
“Parachute” primo numero della rivista, Montreal
14.01
Milano, nasce il quotidiano “La Repubblica”
28.02
arrestati per la strage di Piazza Fontana il
generale Gianadeliso Maletti e il capitano
Antonio La Bruna del SID
8.06
Genova, le BR uccidono il Procuratore
“Flash Art” la rivista fondata nel 1967 da Giancarlo
Francesco Coco e la sua scorta
Politi, sposta la redazione da Roma a Milano
20.06
“Avalanche” primo numero della rivista, New York
Italia, elezioni politiche anticipate
1971
10.07
Roma, Ordine Nuovo uccide il sostituto
4.02
Procuratore Vittorio Occorsio
Catanzaro, bomba in una manifestazione, 1 morto
9.08
13.04
Roma, nominato sindaco Giulio Carlo Argan
Treviso, mandato di cattura per Piazza Fontana
2.11
a Freda e Ventura, militanti di estrema destra
Usa, eletto Presidente Jimmy Carter
25.10
Achille Bonito Oliva, “L’ideologia del traditore.
La Cina membro delle Nazioni Unite
Arte, maniera, manierismo”, Milano
“Printed Matter”. libri d’artista, New York
“Data” primo numero della rivista diretta da
Tommaso Trini, Milano
Achille Bonito Oliva, “Il territorio magico.
Comportamenti alternativi dell’arte”, Firenze
31.01
Parigi, apre il Centre Georges Pompidou,
Musée National d’Art Moderne
11.03
3.03
Bologna, Guerriglia in tutto il centro cittadino.
Milano, Idalgo Macchiarini, dirigente
Radio Alice viene chiusa
della Siemens, è sequestrato dalle BR
28.04
14.3
Torino, le BR uccidono l’avvocato Fulvio Croce
Segrate (Mi), viene ritrovato il corpo
2.06
dell’editore Giangiacomo Feltrinelli
Milano, le BR ‘gambizzano’ il giornalista
dilaniato da una carica di tritolo
Indro Montanelli
17.05
5.07
Milano, il Commissario di Pubblica Sicurezza Parigi, Manifesto contro la repressione in Italia
Luigi Calabresi è assassinato sotto casa sua
firmato da 28 intellettuali francesi
18.09
11.06 – 1.10
Torino,
il
caporedattore
de “l'Unità” Nino Ferrero,
Venezia, 36ma Biennale d’arte
è
ferito
dal
gruppo
“Azione
Rivoluzionaria”
articolata in mostre tematiche
1.10
26.06
Torino, in una manifestazione assalto al Bar
Roma, governo Andreotti
Angelo Azzurro, morirà ustionato Roberto Crescenzio
5.09
Monaco, Olimpiadi, terroristi palestinesi
sequestrano atleti israeliani. 11 atleti e 5
terroristi morti
16.01
Roma, il PCI chiede un governo d'emergenza con
Ursula Meyer, “Conceptual art”, New York
la partecipazione di tutti i partiti
9.03
Torino, si apre il processo alle BR che porterà alla
condanna
di
Curcio,
Franceschini,
Gallinari,
24.01
Semeria, Ogni bene, Mantovani e Moretti
Parigi, trattato di pace nel Vietnam. Gli USA
16.03
continueranno ad attaccare fino al 1975
Roma, in via Fani viene rapito dalle BR
11.09
Aldo Moro, uccisi i 5 uomini della scorta
Cile, colpo si stato militare guidato dal
9.05
generale Pinochet. Allende assassinato
Roma, ritrovato il cadavere di Aldo Moro.
23.11
Il Ministro degli Interni Cossiga si dimette
Roma, il governo vara l’austerity piano di
8.07 – 30.08
norme per ridurre i consumi energetici
Isola di Brissago, Ascona, mostra “Monte Verità”
10.12
5.09
Torino, Ettore Amerio, dirigente Fiat, è rapito
Camp David, firmato un trattato tra l’Egitto
dalle BR. Liberato il 18
e Israele senza i palestinesi
1977
1972
1978
1973
“Art-Press” primo numero della rivista diretta
da Catherine Millet, Parigi
Gillo Dorfles, “Ultime tendenze nell’arte d’oggi.
Dall’informale al neo-oggettuale”, Milano
Jan McEwan, “Il giardino di cemento”
“Il cacciatore” di Michael Cimino
“L’albero degli zoccoli” di Ermanno Olmi
l’innovazione a favore della cultura.
Infine, ho seguito volentieri il prezioso suggerimento di Piero Corsini –
che tra l’altro coordina per noi il ricco
programma di approfondimenti storici legati alla mostra – di inserire in
questo giornale una sintetica cronologia di fatti. Ho composto uno schema
che raccoglie momenti rilevanti della
storia italiana tra il 1969 e il 1984,
un periodo ancora troppo vicino per
essere archiviato e definito. Questa
sequenza di dati storici è intercalata
da momenti significativi della storia
dell’arte per lo più italiana e da qualche suggerimento letterario e cinematografico. Nulla di tutto ciò vuol essere
esaustivo! Solo delle suggestioni lanciate al visitatore per stimolare approfondimenti sul legame inscindibile
della storia politica e sociale dell’umanità con la storia dell’arte.
02
Beatrice Merz
Director
Castello di Rivoli
Museo d’Arte Contemporanea
Upheavals in history, upheavals in
art: the seven artists in the exhibition entitled History I Never Lived
Through (Indirect Witness) have
been chosen by the curator, Marcella Beccaria, from a longlist of new
generation of Italian artists whose
works have tackled issues brought up
by Italian history.
Art is going through – and adapting to – a change in its approach to
information, which comes in at an increasingly rapid pace, meaning that
each moment of reflection must be
grasped increasingly quickly. This approach appears to allow art to confront
itself in what are almost “journalistic”
1979
16.01
25.04
Iran, lo Scià fugge, ritorna l'Ayatollah Khomeini
Lisbona, “Rivoluzione dei garofani”, l’esercito
24.01
si ribella al regime di Salazar riportando la
Genova, Guido Rossa, operaio dell'Italsider
democrazia nel paese
è ucciso dalle BR
28.05
28.02
Brescia, bomba in Piazza della Loggia,
Torino, sparatoria al bar Dell’Angelo muoiono i
8 morti 94 feriti
terroristi Azzaroni e Caggegi, stesso bar il 18.07
un commando uccide il titolare
4.08
7.04
San Benedetto Val di Sambro (Bo), bomba sul
Padova,
arrestato
Toni Negri, accusato con
treno “Italicus” Roma-Monaco, 12 morti e 48 feriti
Piperno e Scalzone di organizzazione occulta
12.09
3.06
Etiopia, deposto Hailé Selassié
Italia, elezioni anticipate
31.10
21.09
Roma, arrestato il generale Vito Miceli ex-capo del
Torino, Carlo Ghiglieno, dirigente Fiat,
SID, per il tentativo di colpo di Stato di Borghese
ucciso da Prima Linea
“Alfabeta” primo numero della rivista diretta
Elsa Morante, “La storia”
Doris Lessing, “Memorie di una sopravvissuta” tra gli altri da Nanni Balestrini, Umberto Eco,
Paolo Volponi, Milano
“Alice nelle città” di Wim Wenders
“Amarcord” di Federico Fellini
19.01
Torino, l'agente di custodia Lorusso ucciso da
Prima Linea
23.02
Catanzaro, processo Piazza Fontana: ergastolo
per Freda, Ventura e Giannettini , assolti
l’anarchico Valpreda e il neofascista Merlino
9.03
Torino, via Millio sparatoria tra forze
dell’ordine e terroristi, muore Emanuele Iurilli
31.05 – 5.11
Parigi, Centre Georges Pompidou
“Paris-Moscow 1900-1930”
20.06
Roma, Nilde Jotti eletta Presidente della Camera
27.12
Afghanistan, i sovietici entrano a Kabul
Nadine Gordimer, “La figlia di Burger”
“Oltre il giardino” di Hal Ashby
“Manhattan” di Woody Allen
“Cristo si è fermato a Eboli” di Francesco Rosi
18.02
Casale Monferrato, Curcio evade dal carcere
6.01
Palermo, il Presidente della Regione
Piersanti Mattarella, è ucciso dalla mafia
12.02
Roma, le BR uccidono Vittorio Bachelet,
docente e vicepresidente del CSM
15.03
Bologna, Galleria d’Arte Moderna “Dieci anni
dopo, i nuovi-nuovi” a cura di Renato Barilli
1.06 – 28.09
Venezia 39ma Biennale d’Arte,
“L’arte degli anni settanta / Aperto 80” ai
Magazzini del Sale sezione dedicata ai giovani
2.08
Bologna, alla stazione esplode una bomba,
85 morti e 200 feriti. Nel 1995 condannati
Valerio Fioravanti e Francesca Mambro
27.09
Roma, il governo Cossiga si dimette
14.10
Torino, i quadri intermedi sfilano
per Torino: è la 'marcia dei 40 mila'
1980
6.02
Roma, decreto che estende i poteri delle forze
13.04
dell’ordine e condanne più aspre per i terroristi
Libano, inizia la guerra civile tra cristiani,
18.02
musulmani e drusi
Torino,
arrestato
il BR Patrizio Peci collaborerà con i giudici
5.06
4.05
Acqui Terme (Al), conflitto a fuoco con i
Lubiana, muore il Maresciallo Tito
carabinieri, muore la brigatista Mara Cagol
28.05
15.09 – 4.11
Milano, il gruppo Brigata XXVIII Marzo uccide
Venezia Magazzini del Sale
Walter Tobagi de “Il Corriere della Sera”
“A proposito del Mulino Stucky”
27.06
20.11
Ustica, un DC 9 dell'Itavia precipita, muoiono
Madrid, muore il generale Franco il potere passa81 persone. L’inchiesta ha stabilito che è stato
al Re Juan Carlos I di Borbone
colpito da presunto missile
Gabriel Garcia Márquez, “L’autunno del patriarca”
22.09
“La recita” di Theo Angelopoulos
l'Iraq attacca l'Iran
“Salò o le 120 giornate di Sodoma” di Pier Paolo Pasolini
29.09
Torino, cassa integrazione per 23.000 operai Fiat
4.11
Usa, eletto Presidente Ronald Reagan
6.05
23.11
Friuli, violento terremoto, circa mille morti
Irpinia, terremoto più di 3 mila morti
Umberto Eco, “Il nome della rosa”
16.06
“The Elephant Man” di David Lynch
Città del Capo, scontri razziali, 200 morti
“Salto nel vuoto” di Marco Bellocchio
10.07
1976
Seveso (Mi), lo scoppio di un reattore della ICMESA
provoca la fuoriuscita di una nube di diossina
14.07 – 10.10
Venezia, 37ma Biennale d’Arte. “L’ambiente”
9.09
Pechino, muore Mao-Tsé-toung
15.12
Sesto San Giovanni (Mi), scontro a fuoco,
muoiono il vicequestore Padovani, il
maresciallo Bezzega e il brigatista Alasia
Manuel Puig, “Il bacio della donna ragno”
“La Marchesa von O” di Enric Rohmer
“Taxi driver” di Martin Scorsese
“Cadaveri eccellenti” di Francesco Rosi
1981
17.02
Milano, ucciso dalle BR Luigi Maccacani,
direttore sanitario del Policlinico
30.05 – 16.08
Köln, Museum der Stadt
“Westkunst, Zeitgenössische Kunst seit 1939”
10.06
San Benedetto del Tronto, viene rapito e
poi ucciso il fratello di Patrizio Peci
1982
2.03
Brescia, assolti gli imputati per piazza della
17.02
Loggia e così anche il successivo processo
5.03
Roma, Luciano Lama segretario CGIL
Roma, arrestata dopo una rapina Francesca
contestato davanti all’università occupata
Mambro, terrorista di estrema destra
12.03
19.06 – 28.09
Torino, Brigate Combattenti uccidono Giuseppe
Kassel,
Museum
Fredericianum, Neue Galerie
Ciotta, brigadiere di pubblica sicurezza
“documenta 7” direzione artistica di Rudi Fuchs
1.06 – 15.09
3.09
Parigi, Centre Georges Pompidou
Palermo, uccisi dalla mafia il Generale Alberto
“Paris-New York 1905-1968”
Dalla Chiesa e sua moglie Emanuela Setti Carraro
a cura di Pontus Hulten
09
16.09
Torino, Prima del Festival Internazionale
Roma, Rumor è incriminato per reticenza al
Cinema Giovani oggi Torino Film Festival
processo di Piazza Fontana.
Mönchengladbach, Museum Abteiberg
23-25.09
Nuovo edificio per il Museo disegnato da
Bologna, Congresso contro la repressione
Hans Hollein, iniziata nel 1977 la costruzione
organizzato dal Movimento del ‘77
24.01
16.11
Roma, si conclude con 32 ergastoli il primo
Torino, Carlo Casalegno, vicedirettore de “La
processo Moro
Stampa”, viene ferito dalle BR, muore il 29.11
26.06
Italia, le elezioni politiche
Stephen King, “Shining”
26.07
“Io e Annie” di Woody Allen
Torino, sentenza contro le BR: 12 ergastoli
“L’uomo di marmo” di Andrzej Wajda
4.08
“Una giornata particolare” di Ettore Scola
Roma, Bettino Craxi forma il suo primo governo
10.03
Elmore Leonard, “Dissolvenza in nero”
Torino, Rosario Berardi,
“Finalmente domenica” di François Truffaut
maresciallo di polizia, è ucciso dalle BR
“E la nave va” di Federico Fellini
21.03
Roma, approvato un decreto legge speciale
anti-terrorismo
23.03
2.07 – 15.10
Venezia 38ma Biennale Internazionale d’Arte Brescia, II inchiesta per la strage di piazza della
Loggia che si chiuderà con assoluzioni. Le
“Dalla natura all’arte, dall’arte alla natura”
successive ad oggi concluse finite con assoluzioni
8.07
18.12
Roma, Pertini eletto Presidente della Repubblica
Rivoli, Castello di Rivoli “Ouverture” apre
6.08
Roma, muore Paolo VI gli succede Giovanni Paolo I il Museo, direzione artistica di Rudi Fuchs
i lavori di restauro iniziati nel 1979
per 33 giorni. Il 16.10 eletto Papa Karol Woityla
Marguerite Duras, “L’amante”
20.11
“Paris Texas” di Wim Wenders
Roma, muore Giorgio De Chirico
“Passaggio in India” di David Lean
“Segreti segreti” di Giuseppe Bertolucci
Maurizio Calvesi, “Avanguardia di massa”, Milano
1984
“Anoir, Eblanc, Irouge, Uvert, Obleu” primo
numero della rivista diretta da Bruno Corà, Roma
5.02
Padova, arrestato in un conflitto a fuoco il
terrorista di estrema destra Fioravanti
17.03
Castiglion Fibocchi (Az), nella villa di Licio Gelli
sequestrata la lista degli iscritti alla Loggia P2
20.03
Catanzaro, prima assoluzione per gli imputati
di piazza Fontana. Il 27.01.1987, la Corte di
Cassazione rende definitiva la sentenza
25.06 – 7.09
Parigi, Centre Georges Pompidou, Musée
National d’Art Moderne
“Identité Italienne. L’art en Italie depuis 1959”
Vargas Llosa, “La guerra della fine del mondo”
“Anni di piombo” di Margarethe von Trotta
“Tre fratelli” di Francesco Rosi
06
New York, Solomon R. Guggenheim Museum
“Italian art now: an American perspective”
15.07
Napoli, ucciso dalle BR Antonio Ammaturo,
Capo della squadra mobile
16-18.09
Libano, massacro di centinaia di persone nei
campi profughi palestinesi di Sabra e Shatila
16.10 – 16.01.1983
Berlino, Martin-Gropius-Bau
“Zeitgeist: Internationale Kunstausstellung Berlin”
Alice Walker, “Il colore viola”
Primo Levi, “Se non ora, quando?”
“Fanny e Alexander” di Ingmar Bergman
“Colpire al cuore” di Gianni Amelio
1983
29.07
Palermo, ucciso insieme alla scorta e al
portiere il giudice Rocco Chinnici
10.12
Torino, si conclude il processo a Prima Linea con
otto ergastoli
“Il Giornale dell’Arte” primo numero fondato
da Umberto Allemandi, Torino
9.03
Stoccarda, Neue Staats-galerie. Nuovo edificio
per il Museo disegnato da James Stirling,
Michael Wilford & A, commissione del 1977
12.06
Padova, condannati Negri e Scalzone nel
processo iniziato 7.04.1979. Nel1986 Negri viene
assolto e nel 1987 cadono per tutti le accuse
23.12
San Benedetto Val di Sambro (Bo), bomba
sul rapido 904, Napoli-Milano: 16 morti e
130 feriti. Le indagini portano all’eversione
di destra e alla camorra
Achille Bonito Oliva, “Dialoghi d’artista. Incontri
con l’arte contemporanea 1970-1984”, Milano
History I never lived through (indirect witness)
terms, as though the object or painting
were a news report on an event rather
than a reflection on its subject.
Yet art has not changed its view of
current affairs and is, and always has
been, an antenna that picks up historical and cultural changes. Art anticipates the cultural flow of humanity and today, in the second decade of
the new millennium, each generation
cannot but question itself about what
has happened in the past and about
how it can tackle the crisis affecting
the cultural, social and political values that we ourselves have created.
Artists also use an analysis or,
one might say, a chronicle of events,
to make known their own responses
and the difficulties of interpretation
posed by history. Artists are redefining their own mission, reflecting on
the need for content, and on the contextualisation and upheavals in history, by offering us their own.
Why is it that Rossella Biscotti,
goldiechiari, Eva Frapiccini, Flavio
Favelli, Francesco Arena, Patrizio Di
Massimo and Seb Patane have been so
struck by the years of terrorism and
by the massacres and unsolved mysteries of Italian history since its origins at the beginning of the last century? Why should they be attracted to
a history they have not lived through,
looking for its messages and its agitations, gestures and memories? Once
again art gives us inspiration to formulate our own interpretations, acting as a voice in a great sea of memory
– a memory of the convulsive phases of
events that deafen and daze us.
This exhibition is part of the Museum’s programme and investigates
in greater depth some of the issues that
have been examined in recent displays
of the collection. This is why it is im-
portant to recall some works of Italian
artists shown on the floors devoted to
the Museum holdings. Examples include the tribute by Marzia Migliora to
Pier Paolo Pasolini and to the dangers
of history, Francesco Arena’s “group
photo” and the work on media archives
that Elisabetta Benassi has been carrying out in recent years.
I should also like to join the President in thanking the television screen
writers of the La Storia siamo noi
programme, the La Stampa newspaper, the artists, the Museo Nazionale
del Cinema which houses a work by
Rossella Biscotti and the Supporting Friends of the Museum who have
made this exhibition possible and
whose presence alongside Castello di
Rivoli has focused attention on the
role that associations and corporate
members have historically played in
promotion, involvement and innovation in the world of culture.
Lastly, I have gladly taken up the
suggestion by Piero Corsini – who
amongst other things coordinates
the lavish programme of historical
analyses linked to the exhibition – to
include a brief timeline of historical events in this journal. I have thus
created a chart that shows the significant moments in Italian history
between 1969 and 1984, a period still
too close to be archived and defined.
This sequence of historical data is interspersed with the most consequential moments in the history of mainly
Italian art and with some literary and
cinematographic highlights. None of
this claims in any way to be exhaustive! These are just notions put out to
the visitor to encourage further investigation of the inseparable bond between the political and social history
of mankind and the history of art.
Giovanni Minoli
President
Castello di Rivoli
Museo d’Arte Contemporanea
um, and secondly, because of the subject in hand, as Director of Rai150,
I am pleased to promote this exhibition as a Media Partner, together
with the Turin-based daily newspaper La Stampa. I want to express my
gratitude to the newspaper and to its
Director Mario Calabresi.
I should also like to thank the staff
and authors of the television programme La Storia siamo noi, who are
working with great enthusiasm on an
exciting series of events accompanying this exhibition. In these encounters the authors themselves share
their research and knowledge about
the particular historical events tackled by the young artists in their works.
This project aims not only to help
young people in the audience, to whom
this cycle of meetings is devoted, but
also to highlight the importance of the
educational function of art in society.
The exhibition is entirely funded
by the Supporting Friends of Castello di Rivoli, whom I thank for their
great generosity and for the affection
they have shown to the Museum, and
to the Fellowship in particular. What
we have before us is a fine example of
how the private sector can patronise
art with real passion, helping the institution in the task of taking it out to
the world.
This ceaseless creative development of cultural and management
research demonstrates the level of vitality and achievement that Castello
di Rivoli has built up over the years.
On behalf of the Museum, I wish to express my heartfelt thanks.
Ever since it first opened, Castello di
Rivoli, has had, as part of its mission,
the promotion of art. It is in consideration of the important role it plays
that, for a number of years now, it
has devoted a special initiative to
the emerging young names in Italian art. The Fellowship for Young
Italian Artists has so far promoted
the production of ten works by as
many artists, made possible by constant donations from the Supporting
Friends of Castello di Rivoli. Today
we are taking a step forward. The
Fellowship for Young Italian Artists
is no longer devoted to just a single
artist but has become part of a much
broader project that includes a thematic exhibition and an award that
consists in the acquisition of a work
for the permanent collection.
History I Never Lived Through
(Indirect Witness) focuses on moments in the history of Italy through
the works of seven artists selected
from the younger generations by
the curator, Marcella Beccaria. The
choice of theme illustrates how our
history still needs to be listened to
in order to overcome the fears, diffidence and mystery which still shroud
it, and how art can become an instrument to help understand it.
I have a twofold role in this project. Firstly, as President I am presenting this initiative of the Muse-
15.09 — 18.11.2012
Marcella Beccaria
Coprendo un arco cronologico che
dal 1920 arriva all’inizio degli anni
Ottanta, le opere in mostra si riferiscono a fatti antecedenti alla nascita dei loro autori, o più raramente
svoltisi al tempo della loro infanzia,
spaziando dal periodo del regime
fascista alla pubblicazione della lista della loggia P2. Pur attingendo al
passato, si può tuttavia affermare che
queste opere parlano del presente,
affrontandone alcuni nodi cruciali. Nella molteplicità dei linguaggi
scelti, il metodo applicato da questi
artisti condivide la necessità di intraprendere una via empirica, esperienziale, per arrivare a conoscere e
capire le ragioni storiche dell’Italia
contemporanea. In questo senso può
ad esempio essere inteso, per alcuni, l’utilizzo di documenti originali,
o per altri della reiterazione di sopralluoghi quale parte integrante del
processo di realizzazione delle opere.
Anche la meticolosa cura posta nello
stendere liste ed elenchi segnala una
evidente volontà di appropriazione,
analoga alla mappatura di un luogo
che ci si appresta a esplorare. In più
di un caso, le opere presentate in questa mostra trattano della complessa
relazione che trasforma il presente
in storia nel momento in cui inizia il
processo di trascrizione e diffusione
dei fatti accaduti. Anche per questo
motivo, la mostra è accompagnata
dalla presente pubblicazione, intenzionalmente pensata in forma di
giornale quotidiano che i visitatori
possono portare con sé e questo testo,
pensato per accompagnare il percorso espositivo, continua nelle pagine
seguenti, presentando le opere secondo la sequenza dell’allestimento.
Affiancando lavori esistenti ad altri appositamente realizzati e del tutto inediti, La storia che non ho vissuto
(testimone indiretto) riconosce nelle
opere degli artisti selezionati alcuni
tra gli elementi nodali a partire dai
quali è possibile scrivere un nuovo
capitolo sull’arte italiana. Questo
ambizioso progetto è reso possibile grazie alla generosità degli Amici
Sostenitori del Castello, ai quali va la
mia profonda riconoscenza.
continua a pag 4, 5, 6, 7, 8, 9
Marcella Beccaria
Chief Curator
Castello di Rivoli
Museo d’Arte Contemporanea
“This is how one pictures the angel of
history. His face is turned toward the
past. Where we perceive a chain of
events, he sees one single catastrophe
which keeps piling wreckage upon
wreckage and hurls it in front of his
feet. The angel would like to stay,
awaken the dead, and make whole
what has been smashed.” Thus wrote
Walter Benjamin, contemplating a
painting by Paul Klee, which he considered as his most precious possession. Even though created in 1939, this
image of the angel observing the ruins
of history continues to be highly relevant today and it may help us understand some of the contemporary works
made by young Italian artists in recent years. It was in about 2004-2005
that a number of works inspired by the
past started appearing on the Italian
art scene and in the immediately ensuing years, instead of remaining as
isolated phenomena, they proved to
be crucial stages in the individual research of a number of young artists.
The exhibition, History I Never
Lived Through (Indirect Witness),
presents Francesco Arena, Rossella
Biscotti, Patrizio Di Massimo, Flavio
Favelli, Eva Frapiccini, goldiechiari
and Seb Patane as some of the leading
exponents of a new generation of Italian artists who, even though in a wide
variety of artistic ways and forms,
share a common interest in the history of twentieth-century Italy. From
the imperialist ambitions of the Fascist regime to still unsolved massacres, to the years of terrorism and the
powers behind the scenes, the works
in the exhibition mostly refer to tragic, still awkward events, the shadows
of which remain hanging over the
present day, weighing heavily also on
those who did not live through them.
Here there is certainly no morbid attachment to the darker side of history
or any desire to dwell on the ins and
outs of conspiracy theories or, even
worse, any lack of respect for the long
trail of blood that has stained Italian history. On the contrary, I have
conceived this exhibition because I
believe that, in the current situation
of uncertainties and contradictions,
the time has come to recognise the
dynamism of an art that is striving to
reassert its own political and social
role. As they look towards the past, the
works on show appear to be in a situation not that far removed from Benjamin’s angel, contemplating history
by looking at those fragments that are
most fractured or concealed by other
awkward debris of the past. The attempt to question still murky events
that, even after so many years, still
divide public opinion, also recalls the
desirable image of a democratic society in which nothing is concealed and
everything corresponds to the true
meaning of the res publica, which is
visible to, and can be shared by all.
03
Spanning a period from 1920 to
the 1980s, the works on show allude
to events that took place before the
birth of their authors, or more rarely
that took place during their childhood, ranging from the time of the
Fascist regime to the publication of
the list of P2 lodge members. Even
though they draw on the past, it can
nevertheless be said that these works
talk of the present, tackling some its
crucial issues. In the variety of visual languages they have chosen, these
artists share a common need to adopt
an empirical, experience-based way
of knowing and understanding the
historical reasons for present-day
Italy. In the case of some of them,
this might involve the use of original
documents, while for others constant
on-site investigation is an integral
part of their process of creation. Also
the meticulous care in drafting lists
reveals a clear desire for appropriation, rather like that of mapping a
place one is about to explore. In more
than one case, the works on display
deal with the complex relationship
that transforms the present into history at the very moment when the
process of transcribing and circulating the events begins. For this reason
too, the show is accompanied by this
publication, which is intentionally
in the form of a daily newspaper that
visitors can take with them and this
text continues in the following pages,
presenting the works according to the
exhibition's itinerary.
Bringing together existing works
and others made specially for the
occasion, History I Never Lived
Through (Indirect Witness) recognises in all of the works selected some
of the key elements that may be used
as a basis for writing a new chapter
in the history of Italian art. This ambitious project is made possible by
the Supporting Friends of Castello di
Rivoli, to whom I am deeply grateful.
continues at pages 4, 5, 6, 7, 8, 9
La mostra è accompagnata da un
fitto calendario di appuntamenti
e approfondimenti gratuiti e
aperti al pubblico. Tra questi si
segnalano i sette appuntamenti
scaturiti dalla media partnership
con RAI 150° - La Storia siamo noi
che si terranno presso il Teatro del
Castello di Rivoli:
The exhibition is accompanied by
an extensive calendar of events and
appointments, free to the public.
Among these, listed below are the
seven appointments resulting from
the media partnership with RAI
150°- La Storia siamo noi that will
take place in the Theatre of the
Castello di Rivoli:
Venerdì 28 settembre
Friday, September 28
Sabato 6 ottobre
Saturday, October 6
Sabato 13 ottobre
Saturday, October 13
Sabato 20 ottobre
Saturday, October 20
Sabato 27 ottobre
Saturday, October 27
Sabato 10 novembre
Saturday, November 10
Sabato 17 novembre
Saturday, November 17
Maggiori informazioni e il
calendario completo di tutti gli
incontri su www.castellodirivoli.org
More information and the
complete events' calendar at
www.castellodirivoli.org
La strage di Piazza Fontana
Anni spietati, Torino
Morire di politica
Eroi come noi, Carlo Casalegno
Il caso Moro
Eroi come noi, Walter Tobagi
La strage di Bologna
The massacre of Piazza Fontana
Ruthless Years, Torino
Dying of politics
Heroes like us, Carlo Casalegno
The Moro Case
Heroes like us, Walter Tobagi
The massacre of Bologna
La storia che non ho vissuto ( testimone indiretto)
Frammenti per
interrogare la storia
Orientate a indagare il passato, le opere di Rossella Biscotti (Molfetta, Bari
1978) lo immettono nel presente, preferendo alla certezza risolutiva delle
risposte la perdurante inquietudine
degli interrogativi. Utilizzando un
metodo che unisce meticolose ricerche d’archivio a ripetuti sopralluoghi,
l’artista sviluppa progetti che, proprio
in analogia con il suo metodo, invitano i visitatori a una relazione attiva
con la storia e a un rapporto di partecipazione con le sue opere.
Parte di un’indagine che riguarda
il Fascismo e le sue politiche culturali, La cinematografia è l’arma più
forte, 2007, consiste nell’omonima
frase proiettata sullo schermo di una
sala cinematografica. L’opera riprende il medesimo slogan che, il 28 aprile 1937, giorno dell’inaugurazione
alla presenza del Duce, campeggiava
all’ingresso di Cinecittà a Roma e che
in quell’occasione era sovrastata da
una gigantografia di Mussolini in veste
di regista, immortalato di profilo, con
un occhio posato dietro alla lente di
un apparecchio cinematografico. Sviluppata come immagine fissa – lettere
bianche su sfondo nero – che si staglia
sullo schermo di fronte agli spettatori,
con studiata ambiguità, quasi appartenesse al presente, l’installazione di
Biscotti ripropone un frammento di
un inquietante passato, nel quale il
cinema, ritenuto “attività di interesse
pubblico”, venne intenzionalmente
sostenuto per infondere le “direttive
morali, sociali ed educative dello Stato fascista”. Coniata da Mussolini, la
cui esperienza di giornalista lo aveva
reso particolarmente attento al potere
persuasivo della comunicazione, a sua
volta la frase può anche essere ricondotta alla nota affermazione di Lenin
“il cinema è per noi la più importante delle arti”. Rimandando all’esatto
momento storico nel quale il regime
fascista decise di sviluppare le potenzialità propagandistiche del cinema,
dotandosi dei più moderni studi di
produzione allora esistenti in Europa, l’installazione rimanda pertanto al
lungo intreccio tra potere e controllo
mediatico – una storia che non cessa
di ripetersi anche nell’Italia di questi
anni. Grazie alla collaborazione con il
Museo Nazionale del Cinema di Tori-
15.09 — 18.11.2012
no, in occasione della mostra l’opera
è per la prima volta allestita in Italia
in base all’idea originaria dell’artista,
che l’ha pensata come proiezione di
alcuni minuti inserita nella regolare
programmazione di una sala cinematografica. L'opera verrà proietatta ogni sabato sera nella Sala Tre del
Massimo per la durata della mostra.
Tematiche concernenti la comunicazione, la propaganda e la distribuzione delle idee sono anche esplorate
da Biscotti in Gli anarchici non archiviano, 2010. L’opera riflette sul ruolo
degli anarchici focalizzandosi sul
caso della città di Carrara, dove la loro
esperienza si sviluppa – nota l’artista
– “nell’ambito di una forte tradizione sindacalista, collettivista, legata
al mutualismo e al territorio”. Attingendo a testi, relazioni e lettere, l’opera consiste in cinque tavoli in ferro,
ciascuno recante blocchi di caratteri
tipografici, allestiti come se fossero
pronti ad accogliere l’inchiostro per
stampare. I due tavoli più grandi presentano materiali attinti dalle carte
di Alberto Meschi, Hugo Rolland e
Ugo Fedeli – il primo, fondatore del
giornale “Il Cavatore”, il secondo suo
corrispondente e biografo e il terzo il
segretario della Federazione Comunista Libertaria e della Federazione
Anarchica. Attraverso riferimenti che
vanno dai moti carrarini del 1894 a un
congresso internazionale del 1968,
gli altri tre tavoli propongono ulteriori frammenti della vicenda degli
anarchici in questa parte d’Italia e
del modo in cui, dallo specifico microcosmo locale, essa si intreccia nel
quadro nazionale e internazionale.
Come tessere di un mosaico andato in
pezzi e che ciascuno deve ricomporre
per sé, i testi che compongono l’opera
diventano leggibili solo gradualmente, quasi come se ciascun visitatore a
sua volta venisse invitato a diventare
veicolo di trasmissione delle informazioni in essa contenute.
04
La cinematografia è l’arma più forte (The Cinematography Is the Strongest
Weapon), 2007, proiezione cinematografica / cinema projection.
Courtesy prometeogallery di Ida Pisani, Milano
works place it in the present, preferring the lasting anxiety of questions
to the conclusive certainty of replies.
Combining meticulous archive research with constant on-site inspections, the artist creates projects that,
like her method, invite visitors to enter
into an active relationship with history and to participate in her works.
As part of an investigation into
Fascism and its cultural policies, La
cinematografia è l’arma più forte,
2007, consists of a slogan screened
in a cinema. The words (“cinema is
the strongest weapon”) are those that
dominated the entrance to Cinecittà in
Rome on 28 April 1937, the day it was
opened in the presence of Mussolini.
Above them was a giant poster of the
Duce immortalised in profile as a film
director, with his eye to the lens of a
film camera. In white letters on a black
background, Biscotti’s work is a still
picture which stands out with studied
ambiguity on the screen in front of the
audience, almost as though it belonged
to the present. The installation offers a
fragment of a troubling past in which
the cinema, which was considered as
Questioning History
an “activity of public interest”, was
Through Fragments
intentionally promoted to instil the
Devised to investigate the past, Ros- “moral, social and educational disella Biscotti’s (Molfetta, Bari 1978) rectives of the Fascist State”. Coined
Gli anarchici non archiviano (The Anarchists Do Not Archive), 2010, ferro, legno, lettere tipografiche in piombo / iron, wood, lead mobile types,
5 tavoli / tables, 230 x 160, 160 x 130 cm ciascuno / each. Courtesy prometeogallery di Ida Pisani, Milano
by Mussolini, whose experience as a
journalist had made him particularly
attentive to the power of persuasion of
communication, the phrase can also
be associated with Lenin’s famous remark that “cinema, for us, is the most
important of the arts”. Referring back
to the exact moment in history when
the Fascist regime decided to develop
the cinema’s potential for propaganda and equipped itself with the most
modern production studios in Europe
at the time, the installation thus looks
at the long interweaving of power and
control of the media – a story that has
not ceased to repeat itself in Italy in
recent years. Thanks to cooperation
with the Museo Nazionale del Cinema
in Turin, the work is presented in Italy
for the first time in the way it was originally devised by the artist, installed
as a screening lasting a few minutes
during a regular programme in a cinema. The piece will be projected on Saturday evenings at Sala Tre Cinema
Massimo for the duration of the show.
Biscotti also explores themes concerning communication, propaganda
and the circulation of ideas in her Gli
anarchici non archiviano, 2010. This
work (“Anarchists don’t archive”) reflects on the role of anarchists, focusing on the case of the city of Carrara,
where their experience developed, as
the artist points out, “within a powerful trade-union, collectivist tradition
linked to mutual aid and the territory”.
Drawing on texts, reports and letters,
the work consists of five tables, each
bearing blocks of typographical characters, set up as though ready to receive
ink for printing. The two large ones
show material taken from the papers
of Alberto Meschi, Hugo Rolland and
Ugo Fedeli. The first was the founder
of Il Cavatore newspaper, the second
was his biographer and correspondent,
and the third was the secretary of the
Libertarian Communist Federation
and of the Anarchist Federation. With
references ranging from the Carrara
uprising in 1894 to an international
congress in 1968, the other three tables
show further fragments of the history
of the anarchists in this area of Italy
and of the way that, in this particular
local microcosm, it interacted with the
national and international scenario.
Like the tesserae of a mosaic broken
into pieces that each person must put
back together themselves, the texts in
this work only gradually become legible, almost as though each visitor were
invited to become a means for conveying the information it contains.
History I never lived through (indirect witness)
15.09 — 18.11.2012
Dispositivi di rimozione (Obliteration Devices), 2011-2012, collage, 35 elementi / elements, 50 x 50 cm; 60 x 90 cm. Courtesy delle artiste / of the artists
La dignità della
memoria e la
crudeltà dell’oblio
Il duo artistico goldiechiari (Sara
Goldschmied, Arzignano, Vicenza,
1975; Eleonora Chiari, Roma 1971)
rivendica la necessità dell’impegno
intellettuale nei confronti della realtà politica e sociale circostante,
secondo una linea di pensiero che
raccoglie l’importante eredità di
Pier Paolo Pasolini. Il progetto delle artiste per La storia che non ho
vissuto (testimone indiretto) estende una ricerca avviata nel 2006,
quando le loro opere iniziano a indagare l’idea di nazione. Genealogia
di damnatio memoriae, 2009-2012,
consiste in alberi di alto fusto sui
quali le artiste incidono con grafia
aulica, che ricorda quella adottata
nella stesura degli alberi genealogici, elenchi di date e luoghi. Pur
ribadendo l’idea di un’unica linea
di sangue, invece di un’illustre serie
di antenati, l’installazione propone
una tragica sequenza di fatti di sangue. Nella versione per il Castello di
Rivoli, in due degli alberi le incisioni si riferiscono a stragi accadute in
Italia tra il 1969 e il 1980, con anticipo già ricondotte da Pasolini – nel
noto articolo Cos’è questo golpe? Io
so, “Corriere della Sera”, 12 novembre 1974 – a una strategia della tensione, articolata secondo lo scritto-
re in una prima fase anticomunista
(strage di Piazza Fontana, Milano,
1969) e in una seconda antifascista
(stragi di Piazza della Loggia, Brescia e treno Italicus, 1974). Nel terzo albero presentato al Castello, le
artiste compilano un elenco di omicidi di matrice terroristica commessi a Torino fino al 1982. Utilizzando come titolo la locuzione latina che indicava, tra gli antichi, l’uso
di cancellare ogni possibile traccia
relativa a persone non più gradite al
potere, l’insieme dell’installazione
si sofferma su alcune tra le peggiori
pagine della storia italiana recente, pagine talvolta ancora offuscate
dalla mancanza di una univoca ricostruzione di fatti e indicazione dei
mandanti e esecutori materiali di
ciascuna strage. Nell’opera si incrociano così i complessi meccanismi
relativi alla dignità della memoria e
alla crudeltà dell’oblio che non cessa di infierire sulle vittime.
Realizzati per la mostra, gli oltre trenta Dispositivi di rimozione
estendono ulteriormente la ricerca
delle artiste agendo quale specchio
che cattura la brutalità di alcune
immagini consegnateci dal passato. Ciascuna opera è un collage,
nel quale l’intervento delle artiste
consiste nel giustapporre fotografie
delle stragi, pubblicate dai giornali
dell’epoca, a immagini coeve di giovani donne nude o semi-nude. In
ogni collage, il bianco e nero delle
foto documentarie diventa il drammatico sfondo su cui campeggia lo
spudorato colore dei corpi femminili, le cui pose provocanti possono
risultare seducenti oppure fastidiose, se non addirittura offensive.
Agendo come punctum – quel dettaglio fotografico che secondo Roland
Barthes colpisce emotivamente lo
spettatore come una freccia appuntita – esse costringono però l’occhio
a riguardare ancora una volta la tragicità di quei fatti passati, e forse a
chiedersi se rimuoverli o insabbiarli non sia la peggior forma di pornografia che si possa immaginare.
The Dignity of Memory and
the Cruelty of Oblivion.
The artistic duo goldiechiari (Sara
Goldschmied, Arzignano, Vicenza
1975; Eleonora Chiari, Rome 1971)
assert the need for intellectual commitment to politics and society, taking up a line of thought that goes back
to the important legacy of Pier Paolo
Pasolini. The artists’ project for History I Never Lived Through (Indirect Witness) expands on research
they first started in 2006, when their
works began to investigate the concept of nationhood. Genealogia di
damnatio memoriae (Genealogy of
Damnatio Memoriae), 2009-2012,
consists of forest trees that the artists
carve with lists of dates and places,
in an intentional act of vandalism.
Their calligraphic lettering recalls
the style used in genealogical trees.
Even though it reaffirms the idea of a
single blood-line, instead of an illustrious series of ancestors, the installation shows a tragic sequence of acts
of violence which, like the wounds
made to the bark of the tree, cause
harm to the history of the Italian
country. In the version for Castello
di Rivoli, two of the trees bear carvings that refer to massacres in Italy
between 1969 and 1980 which Pasolini, ahead of his time, had traced to
a strategy of tension in his famous
article “Cos’è questo golpe? Io so”, in
the Corriere della Sera of 12 November 1974. In that article, Pasolini
pointed to “an early anti-Communist phase” (the 1969 Piazza Fontana
bombing in Milan), which “was followed by an anti-Fascist phase” (the
05
bomb attacks in Piazza della Loggia,
Brescia, and on the Italicus train,
in 1974). On the third tree shown at
Castello di Rivoli, the artists draw
up a list of terrorist murders in Turin up to 1982. Adopting the Latin
expression – literally “condemnation of memory” – that the ancients
used in order to decree that all traces
of people no longer acceptable to the
establishment should be cancelled,
the installation dwells on some of the
most painful and controversial pages of recent Italian history, in which
too many massacres still need to be
explained. The complex mechanisms
affecting the dignity of memory and
the cruelty of oblivion, which never
cease to hurt the victims, thus come
together and interact in the work.
Specially made for the exhibition, the over thirty Dispositivi di
rimozione (Obliteration Devices)
further extend the scope of the artists’ research, acting as mirrors to
capture the brutality of some of the
images handed down to us from the
past. Each work is a collage, with
the artists’ intervention consisting
in juxtaposing photographs of the
attacks, as published by newspapers
at the time, onto pictures of nude or
semi-nude young women taken in
the same period. In each collage, the
black and white of the documentary
photos becomes a dramatic background against which the brazen colour of the female bodies stands out.
Their provocative poses can be seen
as seductive or disagreeable, or even
offensive. Acting as a punctum – the
phographic detail that, according to
Roland Barthes, emotionally “pierces the viewer” like a pointed arrow –
they force our eyes to look once again
at the tragedy of those past events,
and possibly to ask ourselves if removing them or covering them up
might not be the worst form of pornography that one can imagine.
Genealogia di damnatio memoriae,
Torino 1965-1982 (Genealogy of
Damnatio Memoriae, Turin 1965-1982),
2012, alberi incisi / carved trees
3 elementi / elements; dimensioni
determinate dall’ambiente / dimensions
determined by the space. Courtesy
Galleria Gonzalez y Gonzalez,
Santiago, Cile
La storia che non ho vissuto ( testimone indiretto)
15.09 — 18.11.2012
06
“Ci sono luoghi che hanno una
storia da raccontare e che io, come
tanti altri della mia generazione,
conoscevo solo superficialmente”
“Ci sono luoghi nelle nostre città storicamente legati a uno o vari fatti, ma
solo per chi li ricorda, per altri sono
luoghi qualsiasi. Per me ora sono luoghi dove sono morte delle persone
divenute bersagli o i loro attentatori,
sono vie e palazzi che avevano una
storia da raccontare e che io, come
tanti altri della mia generazione, conoscevo solo superficialmente”. Come
spiega Eva Frapiccini (Recanati, Macerata 1978), l’opera Muri di piombo,
2005-2007, nasce in relazione alla sua
personale esigenza di approfondire
la conoscenza degli “anni di piombo”, quella drammatica stagione della seconda metà degli anni Settanta
che, in Italia, fu caratterizzata dalle
azioni criminali delle bande armate
terroriste. Il progetto – una serie di
cinquanta fotografie e altrettanti testi – venne iniziato dall’artista appena trasferitasi a Torino, nell’ambito
del suo percorso di studi. Da Torino,
la sua mappatura dei luoghi nei quali
erano accadute morti violente, in particolare riconducibili al terrorismo di
sinistra tra gli anni 1976 e 1982, l’ha
portata poi a Milano, Roma, Genova.
Le fotografie che compongono l’opera
sono state scattate dall’artista recandosi nei luoghi dei delitti, nello stesso
mese nel quale erano accaduti, assumendo in alcuni casi il punto di vista
della vittima, oppure quello dell’assassino, o ancora quello dei testimoni.
I testi sono invece stralci degli articoli
usciti al tempo dei delitti, pubblicati
da quotidiani tra cui “La Stampa”, “Il
Corriere della Sera” o “La Repubblica” utilizzati dall’artista anche nella
fase preparatoria del progetto. La giustapposizione dell’immagine scattata
a circa trent’anni di distanza con le parole scritte in quegli stessi giorni crea
così nell’opera la compresenza di due
differenti registri temporali. Lo spazio che li distanzia può essere interpretato come un invito all’osservatore
a compiere a sua volta un personale
atto di coinvolgimento, confrontan-
dosi privatamente con la responsabilità delle proprie scelte e delle proprie
opinioni nei confronti del passato.
Il desiderio di “ascoltare” i luoghi,
cercando di interrogare le stesse vie,
o strade percorse dal passato, è anche
all’origine di Magnifici misteri, 2012.
Prodotto per la mostra al Castello, il
video prende spunto da un evento appartenente alla storia della famiglia
dell’artista. “Verso la fine del luglio
1944 – racconta Frapiccini – mentre
erano dirette sul fronte sopra Ancona
dove si sarebbero poi scontrate con
gli americani, le truppe tedesche passarono nella casa in collina dei miei
nonni. Arrivarono una mattina, e c'erano solo le donne, perchè tutti gli uomini e i figli maschi rimasti, si erano
nascosti. Le donne non avevano paura dei tedeschi ma furono costrette a
dare ai soldati, insieme alle galline,
alle uova e alla carne che avevano,
anche la cavalla Stella, il loro bene
più prezioso e anche l’unico mezzo di
trasporto. In famiglia erano tutti affezionati a Stella – pare che fosse molto
intelligente, sapesse rispondere ai
richiami e ritornare sui suoi passi.
Dopo la razzia, percorrendo a piedi
quasi cento chilometri tra valli, campi, evitando la strada transitata dai
soldati, i miei zii Dario e Alessio cercarono la cavalla, chiamandola, ma
purtroppo non la trovarono. Tante
volte ho ascoltato il racconto di questo inseguimento”. Nel video, questo
frammento di memoria famigliare
viene elaborato dall’artista utilizzando differenti ambientazioni temporali, nelle quali il passato e il più ampio
sfondo della guerra sono giustapposti
al presente, attraverso sequenze girate sulle stesse colline marchigiane.
Come una vicenda che attraverso i
decenni e le generazioni ricalca lo
stesso suolo e cerca le stesse orme,
il racconto dell’inseguimento del cavallo diventa così una riflessione sul
modo in cui la storia può ripetere se
stessa e rivivere negli stessi luoghi. Magnifici misteri (Magnificent mysteries), 2012, video HD cam, blue ray, 7 min.
Courtesy l’artista e / the artist and Galleria Alberto Peola, Torino
“There are places that have a
story to tell and that I, like so
many others of my generation,
knew only superficially”
“There are places in our cities with historic links to one or more events, but
only for those who remember them,
while for others they are like any
other places. For me there are places
where people died, either as targets
or as attackers, and there are streets
and buildings that have a story to tell
and that, like so many of my generation, I knew only superficially.” As
Eva Frapiccini (Recanati, Macerata
1978) explains, her Muri di piombo
(Walls of Lead), 2005-2007, came
from her own personal need to gain a
greater understanding of the “anni di
piombo” – the dramatic “years of lead
bullets” in the second half of the 1970s
that were characterised in Italy by the
criminal actions of armed terrorist
bands. The artist started the project –
a series of fifty photographs, each with
a text –when she moved to Turin, to
continue her education. From Turin,
her mapping of places where there had
been violent deaths, particularly those caused by the left-wing terrorism
of 1976-1982, led her to Milan, Rome
and Genoa. To take each photograph
she went to the sites of the crimes in
the same month that they took place,
at times adopting the viewpoint of
the victim, in others that of the killer,
and in yet others that of the witnesses.
The texts are excerpts of articles on
the murders published at the time in
daily newspapers such as La Stampa,
Il Corriere della Sera and La Repubblica, which she also used during the
planning stage of the project. By juxtaposing the images taken about thirty years later with the words written
at the time of the crimes, she creates
two different time registers in the
work. The distance between them can
be interpreted as an invitation to the
Muri di piombo (Walls of Lead), 2005-2007, 50 fotografie a colori / c-prints, 44 x 44 cm; 20 x 44 cm. Courtesy l’artista e / the artist and Galleria Alberto Peola, Torino
viewer to make a personal act of involvement, dealing privately with the responsibility of their own choices and
their own opinions about the past.
The desire to “listen” to places,
trying to question the roads along
which the past has travelled, is also
at the heart of Magnifici misteri (Magnificent Mysteries), 2012. Made
specially for the exhibition at Castello
di Rivoli, the video takes inspiration
from an event in the history of the artist’s family. “Towards the end of July
1944,” says Frapiccini, “while they
were on their way to the front above Ancona, where they later clashed
with the Americans, the German troops came to my grandparents’ house
in the hills. They came one morning
when only the women were there,
because all the remaining men and
boys had hidden. The women were not
afraid of the Germans but they were
forced to give the soldiers not only
all their hens, eggs and meat but also
their horse, Stella, their most precious
possession and also their only means
of transport. Everyone in the family
was fond of Stella – it appears she
was very intelligent and she would
respond and come back when called.
After the raid, my uncles Dario and
Alessio walked almost a hundred kilometres across valleys and fields, avoiding the roads used by the soldiers,
looking for the mare and calling out
her name, but sadly they never found
her. I’ve heard the story of that pursuit countless times.” In the video, this
fragment of family memory is reformulated by the artist, using different
temporal settings, in which the past
and the broader backdrop of the war
are seen together with the present
in sequences shot in the same hills of
the Marche. Like a story that, down
the decades and generations, retraces
the same land in search of the same
footprints, the story of this pursuit of
the horse thus becomes a reflection on
the way history can repeat itself and
come back to life in the same places.
History I never lived through (indirect witness)
15.09 — 18.11.2012
07
Nelle opere di Flavio Favelli (Firenze, 1967) la memoria personale si intreccia con quella collettiva. Alla fine
del giugno 1980, Favelli è un ragazzino in villeggiatura con i nonni, a Bologna, sua città di residenza. Il soggiorno in campagna è una vacanza,
ma è anche un tentativo di allontanare momentaneamente il giovane Flavio da dolorosi problemi famigliari
dovuti all’aggravarsi della malattia
mentale del padre. In quegli stessi
giorni, su “Il Resto del Carlino”, Favelli vede pubblicata la fotografia
di un corpo senza vita, un cadavere
che galleggia in mare. L’immagine
è tra i primi documenti diffusi dalla
stampa relativi alla vicenda di un aereo inabissatosi a nord dell’isola di
Ustica, il DC 9 IH 870 delle aviolinee
Itavia che, partito dall’aeroporto di
Bologna il 27 giugno in direzione Palermo, scomparve improvvisamente
alle ore 20:59 con i suoi ottantuno
passeggeri. Negli anni che seguono,
il disastro sarà oggetto di molteplici
indagini, inclusa un’inchiesta iniziata nel 1989 da parte della Commissione Stragi. Differenti ipotesi attribuiranno le cause della tragedia - che
precede di poco più di un mese la
strage alla stazione di Bologna - a cedimenti strutturali, oppure alla presenza di un ordigno a bordo, o ancora
a fattori esterni, incluso un possibile
episodio di guerra aerea nei cieli italiani tra forze armate internazionali.
A oggi, malgrado numerose sentenze
e giudizi, ulteriori indagini non hanno portato a una univoca ricostruzione dell’accaduto.
Cerimonia (India Hotel 870), Cerimonia (India Hotel 870) (Ceremony - India Hotel 870), 2007-2010, tela Airtex cucita, vernice / sowed Airtex canvas, paint,
2007-2010, emerge dal profondo misure complessive / overall dimensions 37 x 33 m. Courtesy l’artista / the artist. Foto / photo Dario Lasagni
della memoria dell’artista. “A distanza di anni – spiega – è riemersa
quella foto di un cadavere bianco in
mezzo al nero del mare. Ho pensato
che gli abissi restituivano qualcosa
di terribile. I miei abissi e quelli della mia famiglia, ma anche quelli del
mio Paese. Da bambino non capivo,
ma vedevo e sentivo”. Realizzata
in porzioni separate di tela cerata
bianca, l’opera ha dimensioni che ricalcano quelle del relitto dell’aereo
oggi conservato presso il Museo per
la Memoria di Ustica, a Bologna. Per
Favelli l’opera “è un vestito da cerimonia, una fine coperta pensata per
coprire il DC 9 Itavia come se fosse
nuovo, appena uscito dalla fabbrica... vorrei che alcune cose non fossero mai successe, episodi personali
o la tragedia di Ustica. Parlare del
mio passato credo sia il senso del
Itavia VI2, 2010, smalto su stampa a colori / enamel on color printed matter,
mio presente e del mio futuro”.
30 x 40 cm. Courtesy l’artista / the artist Completata nel 2010, in occasione del trentesimo anniversario
Made in separate portions of whipates of 35 days the Bologna Station
della tragedia, l’opera è stata allestimassacre – to structural failure, the te oilcloth, the size of the work is that
ta in Piazza Maggiore a Bologna in
presence of a bomb on board or to of what remains of the aircraft, now
collaborazione con l’Associazione
external factors, including a possi- at the Museo per la Memoria di UstiParenti delle Vittime della Strage di
ble air battle between international ca in Bologna. Favelli considers the
Ustica. Con la mostra la Castello di
armed forces in Italian airspace. work as “a ceremonial dress, a fine
Rivoli essa è presentata per la prima
To this day, despite several verdicts veil designed to cover the Itavia DC 9
volta nella sua interezza in un museo
and findings, these investigations as though it were new, just off the propubblico italiano.
have never led to an unequivocal re- duction line... I wish some things
had never happened – both personal
construction of the incident.
Cerimonia (India Hotel 870) events and the tragedy of Ustica. I
was a vacation as well as an attempt north of the island of Ustica. After
to take him away from painful fa- leaving Bologna airport for Paler- (Ceremony – India Hotel 870), find that talking about my past ma“My abyss and that of my
mily problems caused by the worse- mo on 27 June 1980, the plane had 2007-2010, delves into the deepest kes sense of my present and future.”
family, but also that of my
Completed in 2010, the thirtieth
ning of his father’s mental illness. suddenly disappeared at 8:59 p.m. recesses of the artist’s memory. “Yecountry”
While he was there, the young Fa- together with its eighty-one passen- ars later,” he explains, “that photo of anniversary of the tragedy, the work
Personal and collective memories velli saw a photo of a lifeless body, a gers. Investigations into the disa- a white body in the midst of a black was put on display in Piazza Magintermingle in the works of Flavio corpse floating on the sea, in Il Resto ster, including one initiated in 1989 sea emerged once again. I thought giore in Bologna in collaboration
Favelli (Florence, 1967). In late June del Carlino, the local newspaper. The by the Commissione Stragi, the par- of how the abyss was returning so- with the association of the families
1980, when he was a little boy, Favel- picture was one of the first to be pu- liamentary terrorism investigation mething terrible. My abyss and that of victims at Ustica. At Castello di
li was on holiday with his grandpa- blished in the press showing the re- commission, dragged on for years. of my family, but also that of my Rivoli, it is being shown for the first
rents near Bologna, his city of resi- mains of the Itavia airlines DC 9 IH Various hypotheses attributed the country. As a child I couldn’t under- time in its entirety in a public Italian museum.
dence. His time in the countryside 870 which had plunged into the sea causes of the tragedy – which antici- stand, but I could see and hear.”
“I miei abissi e quelli della
mia famiglia, ma anche
quelli del mio Paese”
La storia che non ho vissuto ( testimone indiretto)
15.09 — 18.11.2012
L’appartamento (The Apartment), 2012, ardesia / slate, 3 elementi / elements, 2 x 1 m ciascuno / each. Courtesy l'artista e / the artist and Monitor, Roma
Per Francesco Arena (Torre Santa
Susanna, Brindisi, 1978) l’eco di parole udite da bambino - la DC, Aldo
Moro, le BR - è diventato l’argomento di una riflessione artistica che
coincide con alcune tra le pagine più
dolorose della storia italiana contemporanea. Nelle sue opere, la storia riparte da pochi dati, scelti tra elementi numerici relativi a distanze, altezze
e pesi. Spogliati dalla retorica della
narrazione, o dall’ambiguità dell’incertezza, per Arena i fatti del passato
diventano una sequenza di misure, la
cui precisione aritmetica diventa la
materia che detta le proporzioni di
ciascuna opera. 18.900 metri su ardesia (la strada di Pinelli), 2009, è parte di una serie di installazioni nelle
quali Arena si sofferma su Giuseppe
Pinelli, ferroviere anarchico indagato dalla polizia in relazione alla strage di Piazza Fontana a Milano del 12
dicembre 1969, attentato spesso considerato come il punto di inizio della
cosiddetta strategia della tensione.
Durante gli interrogatori, il 15 dicembre 1969, Pinelli morì cadendo dalla
finestra dell’ufficio del commissario
Luigi Calabresi. Accusato da una parte della stampa, il commissario Calabresi, poi riconosciuto innocente da
una serie di indagini e due sentenze
della magistratura, venne ucciso in
un attentato terroristico il 17 maggio
1972. Nell’opera di Arena, la lunga linea di sangue che lega questi eventi,
ciascuno oggetto di un’infinita serie
di indagini, processi e sentenze talvolta contraddittorie e di differenti
reazioni da parte dell’opinione pubblica, diventa una traccia freddamente incisa sulla pietra. Prendendo
spunto dalla ricostruzione dei movimenti di Pinelli prima di entrare negli uffici del commissariato, l’opera
ha la forma di un pavimento che reca
incise molteplici linee. “Ho rifatto –
dice l’artista – il cammino dell’ultimo
giorno da uomo libero di Pinelli, dalla
stazione a casa e poi al bar e ai circoli
anarchici sino in questura. Un po’ di
strada, strada senza apparente im-
portanza, che si consuma e svanisce
man mano che si cammina. Questa
strada ha una lunghezza, la misura è
di 18.900 metri. Il mio progetto utilizza 322 lastre di ardesia, sulle quali
sono incisi i 18.900 metri del cammino di Pinelli”.
In altre opere, Arena rapporta
dati relativi alla sua persona fisica,
come altezza o peso, ai fatti storici,
come nel caso di Barra dal civico 8
al civico 9, 2011, opera che riflette
sulla vicenda di Fausto Tinelli e Lorenzo “Iaio” Ianucci, uccisi a Milano all’età di diciotto anni il 18 marzo
1978. L’opera è una barra in bronzo
lunga 8,80 metri e pesante 73,500
chilogrammi. La lunghezza corrisponde alla distanza tra l’abitazione
di Fausto Tinelli in via Montenevoso
9 – dove i due ragazzi si stavano recando quando furono assassinati – e
il civico 8, dall’altro lato della strada,
dove nello stesso anno fu individuato dalla polizia un covo brigatista. Il
peso della barra corrisponde a quello del corpo dell’artista. Nell’opera
creata appositamente per la mostra
al Castello di Rivoli, L’appartamento, 2012, Arena guarda invece alla
P2, la loggia massonica che, sotto
la guida di Licio Gelli, accentrò un
potere sotterraneo senza precedenti in Italia. Ufficialmente sciolta da
una legge approvata dal Parlamento italiano nel 1982, la P2 arrivò a
contare numerosissimi e insospettabili iscritti. Una lista di oltre 900
nomi venne resa pubblica nel maggio 1981. Trasformate in tasselli per
L'antropometria della storia
08
ferent reactions from the public, and
in Arena’s work the long trail of blood
that links them becomes a furrow coldly engraved on stone. Taking inspiration from a reconstruction of Pinelli’s movements before he entered the
police station, the work is in the form
of a floor with lines engraved upon it.
“I have followed the steps of Pinelli’s
last day as a free man,” says the artist,
“from the station to his home and then
to the café and the anarchists’ clubs
and, lastly, to the police headquarters.
A stretch of street, a trace of no apparent importance that is consumed and
that disappears as one walks on. This
trace has a length: it measures 18,900
metres. My project uses 322 sheets of
schist, on which the 18,900 metres of
Pinelli’s walk are engraved.”
In other works, Arena relates his
own physical data, in the form of his
height or weight, to historical events.
This can be seen in Barra dal civico 8
al civico 9 (Bar from Street No. 8 to
Street No. 9), 2011, a work that meditates on the story of Fausto Tinelli
and Lorenzo “Iaio” Ianucci, who were
killed in Milan on 18 March 1978, both
at the age of eighteen. The work is a
bronze rod, 8.8 metres in length, weighing 73.5 kilos. The length is that of
the distance between Fausto Tinelli’s
home in Via Montenevoso 9 – where
the two boys were going when they
were murdered –
and street number
8, on the other side
of the road, where a
Red Brigades hideout was discovered
that year by the
police. The weight
of the rod is that of
the artist’s body.
In L’appartamento
(The Apartment)
2012, a work specially made for the
exhibition at Castello di Rivoli, Arena looks at the P2, the Masonic lodge
which, under Licio Gelli, built up an
unprecedented level of secret power
in Italy. Officially disbanded by a law
approved by the Italian Parliament
in 1982, the P2 had acquired a huge
number of unsuspected members. A
list of over 900 names was made public in May 1981. Forming a mosaic of
contemporary history, the letters that
make up the names on the list have
been used by the artist to compose a
short story, engraved on a monumental stone, in which Arena describes the
interior of his own apartment in Cassano delle Murge.
ting point of the so-called “strategy of
tension”. Pinelli died during questioning on 15 December 1969, when he
fell from the window of Commissioner
Luigi Calabresi’s office. Accused by
part of the press, Commissioner Calabresi was investigated but declared innocent by two magistrates’ sentences,
but he was killed in a terrorist attack
on 17 May 1972. Each of these events
The Anthropometry of History was the subject of endless investigations, trials and sometimes contraThe echoes of words that Francesco dictory rulings that elicited very difArena (Torre Santa Susanna, Brindisi, 1978) heard as a child – Christian
Democrats, Aldo Moro, Red Brigades
– have become food for thoughts that
have shaped his artistic research. In
his works, history starts out from a
few bare facts chosen from the numbers involved in distances, heights and
weights. Stripped of all their rhetoric,
for Arena past facts become a sequence of measurements, the arithmetic
precision of which is the material that
decides the proportions of each work.
18.900 metri su ardesia (la strada di
Pinelli) (18,900 Metres on Slate – Pinelli’s Way), 2009, is one of a series of
installations in which Arena examines Giuseppe Pinelli, a railway worker and anarchist who was investigated by the police in connection with the
Piazza Fontana bombing in Milan on 18.900 metri su ardesia (la strada di Pinelli) (18.900 Meters on Slate - Pinelli’s Way),
12 December 1969, a massacre that is 2009, ardesia / slate, 322 elementi / elements, 1 x 60 x 60 cm ciascuno / each.
often considered to have been the star- Collezione / Collection La Gaia, Busca (Cuneo)
una storia di oggi, tutte le lettere che
compongono i nomi della lista sono
state utilizzate dall’artista per comporre le parole di un racconto breve,
scolpito su una lapide monumentale, nel quale Arena descrive l’interno nel suo appartamento a Cassano
delle Murge.
History I never lived through (indirect witness)
15.09 — 18.11.2012
09
Nelle pieghe del passato
logo in cui la negoziazione materia- rely by the artist, the actor focuses “Datemi il leone, tenetevi la stele!”
le degli artefatti si sostituisce alla the tour on Margherita Sarfatti and (The Negus Said: “Give Me the Lion,
compensazione morale dei crimini Italo Balbo, two key figures in the Keep the Stele!”), 2010, Di Massidi guerra. Apparentemente distanti, interaction between Fascist ideolo- mo commemorates an episode from
gli eventi evocati gettano un’ombra gy and the Novecento artistic move- the Italian occupation of Ethiopia,
che arriva al presente. Se il Leone ment. Filmed by a cameraman sent known then as Abyssinia. During an
di Giuda venne infatti restituito nel by the fashion magazine Vogue, the official visit to Ethiopia by the Duke
1938, fu soltanto nel 2005 che il go- video shows the distance between the of Aosta in 1969, Hailé Selassié, calRitratto di Alfredo Casella, 1924 (Portrait of Alfredo Casella, 1924), 2012, olio su tela / verno italiano restituì infine l'obeli- performance devised by the artist led the Negus, requested the return of
and the quite independent interest the Lion of Judah and the Obelisk of
sco di Axum.
oil on canvas, 160 x 120 cm. Courtesy l’artista e / the artist and T293, Napoli, Roma
of the cameraman, turning the video Axum, a monument and an archae
into evidence of the constant supe- ological treasure respectively, which
Nelle opere di Patrizio Di Massimo rievoca un episodio legato all’occurimposition of different intentions had been confiscated by the Italians
(Jesi, Ancona 1983) la riflessione pazione italiana dell’Etiopia, allora In the Folds of the Past
and the facts they aim to investigate. and taken to Rome as spoils of war.
sul passato implica un’intenziona- chiamata Abissinia. Nel 1969, dule distanza rispetto ai documenti rante una visita ufficiale del Duca Meditating on the past, in his works Specially created for the exhibition, When the Duke refused to return the
storici, privilegiando invece le so- d'Aosta in Etiopia, Hailé Selassié, Patrizio Di Massimo (Jesi, Ancona the wall-mounted works at Castello obelisk – it was considered that the
vrapposizioni e gli scollamenti che detto il Negus, chiese la restituzione 1983) creates an intentional distan- di Rivoli are inspired by Giorgio de operation would be too complex and
derivano dalla molteplicità delle del Leone di Giuda e dell'Obelisco ce from historical documents, prefer- Chirico’s 1924 work, Portrait of Al- expensive due to its size and weight
interpretazioni e testimonianze di Axum, rispettivamente un mo- ring the superimpositions and sepa- fredo Casella, now at Villa Necchi. – Selassié ended the negotiations
meno ufficiali. Il video Fuga dal di- numento e un reperto archeologico rations brought about a multiplicity Even though they are composed as saying: “Give me the lion, keep the
sordine (Vogue Ed.), 2011, è la docu- precedentemente confiscati dagli of interpretations. His Fuga dal di- studies of de Chirico’s painting, Di obelisk!”. Taking his cue from Selasmentazione “non commissionata” italiani e trasportati a Roma come sordine (Vogue Ed.) (Flight From Massimo’s works appear to move a sié’s words, Di Massimo’s work apdi una performance realizzata da Di bottino di guerra. Di fronte al rifiuto Disorder – Vogue Ed.), 2011, video is further step away from the original, pears as a hypothetical dialogue in
Massimo a Villa Necchi a Milano. del Duca di restituire la stele – resti- the “non-commissioned” documen- which can be interpreted only throu- which the material negotiation of the
Nella performance, un attore con- tuzione giudicata troppo complessa tary of a performance put on by Di gh details arbitrarily chosen by the artefacts replaces the moral compensation of war crimes. Apparently far
duceva una visita guidata attraverso e costosa a causa delle proporzioni Massimo at Villa Necchi in Milan. contemporary artist.
On a number of occasions, Di removed, the facts he refers to cast
le collezioni della residenza, noto e del peso del manufatto – Selassié In this performance, an actor leads a
esempio di architettura razionalista chiuse la trattativa dicendo: "Date- guided tour through the collections of Massimo’s research touches on Italy’s a shadow that reaches down to the
italiana degli anni Trenta. Recitan- mi il leone, tenetevi la stele!" Pren- the residence, a well-known example colonial history and the fact that, present day. While the Lion of Judah
do un testo ispirato a fatti storici, dendo spunto dalla frase pronuncia- of 1930s Italian rationalist archi- in the artist’s view, the country has was given back in 1938, it was only in
ma interamente scritto dall’artista, ta da Selassié, l’opera di Di Massimo tecture. Reciting a text inspired by not yet worked out its post-colonia- 2005 that the Italian government at
l’attore incentrava la visita su Mar- si configura come un ipotetico dia- historical events, but written enti- list conscience. In Il Negus ha detto: last returned the Obelisk of Axum. gherita Sarfatti e Italo Balbo, figure
chiave nell’intreccio tra l’ideologia
fascista e il movimento artistico Novecento. Girato da un cameraman
inviato dalla rivista di moda “Vogue”, il video manifesta la distanza
tra la performance ideata dall’artista e l'interesse indipendente del
cameraman, diventando a sua volta
una testimonianza relativa alla costante sovrapposizione tra le intenzioni e i fatti che esse vorrebbero indagare. Ideate appositamente per la
mostra, le opere a parete allestite al
Castello di Rivoli sono inspirate al
Ritratto di Alfredo Casella, realizzato nel 1924 da Giorgio de Chirico e
conservato a Villa Necchi. Anche se
strutturate come studi del quadro di
de Chirico, le opere di Di Massimo
sembrano proporsi come ulteriore
misura della distanza dall’originale, leggibile appunto solo attraverso
dettagli arbitrariamente selezionati
dall’artista contemporaneo.
In più occasioni, l’indagine di Di
Massimo tocca la vicenda coloniale italiana, e la mancanza, secondo
l’artista di una risolta coscienza
nazionale post-colonialista. Con Il
Negus ha detto: "Datemi il leone, te- Fuga dal disordine (Vogue Ed.) (Flight from Disorder - Vogue Ed.), 2011, registrazione video della performance realizzata a Villa Necchi Campiglio, Milano, 2010 /
netevi la stele!”, 2010, Di Massimo video recording of the performance at Villa Necchi Campiglio, Milan, 2010, HDV video, stereo, 27 min. Courtesy l’artista e / the artist and T293, Napoli, Roma
La storia che non ho vissuto ( testimone indiretto)
In Seb Patane (Catania, 1970) l’interesse nei confronti del passato si
direziona soprattutto verso i momenti di adunanza collettiva. Utilizzando linguaggi che includono il
disegno, la pittura, la performance,
l’installazione e il suono, l’artista ne
indaga le componenti tribali e quelle di natura rituale, scoprendo l’energia morbosa che infetta i singoli
individui e li confonde nella molteplicità di una folla di tanti.
In più opere l’artista si sofferma
sugli anni Settanta e sulle dinamiche di protesta ed eversione che
drammaticamente li hanno caratterizzati. L’installazione sonora
Violenza d’avanguardia, 2007, trae
il suo titolo da un’espressione utilizzata nei circoli di Lotta Continua. Strutturata in base a un meccanismo di ripetizione, ottenuto attraverso la reiterazione di sonorità
metalliche che sembrano propagarsi come cerchi concentrici, l’opera
cattura l’idea di un senso di attesa,
di una tensione condivisa che attraversa i corpi e potenzialmente rimodella lo spazio circostante. Tuttavia, quasi come un’utopia svuotata, vanificata dalla cieca violenza
che l’ha attraversata, l’opera propone l’idea di un crescendo sonoro che
poi disattende, conducendo invece
l’ascoltatore attraverso un loop ripetitivo e intenzionalmente ossessivo. A loro volta, le sonorità che la
caratterizzano rimandano anche
alle sperimentazioni del Futurismo
e all’idea di rumore inteso quale
forma di potenziale progresso artistico. Riconducibile ai numerosi
scontri accaduti in Italia in quegli
stessi anni è anche Kollapsing New
People (Via Larga 1969), 2012, appositamente sviluppata dall’artista
per la mostra al Castello di Rivoli.
Come altri lavori di Patane, l’opera
prende spunto da fonti differenti:
l’immagine di un camioncino rovesciato e incendiato, proveniente
dall’archivio dell’artista – incentrato su immagini di lotte e proteste pubbliche – e una fotografia che
documenta il momento successivo a violenti disordini accaduti in
Via Larga a Milano il 19 novembre
1969, in occasione di una manifestazione operaia. Stampata su tela
e capovolta dall’artista, l’immagine
del camioncino diventa il supporto
di un intervento pittorico minimo,
quasi un tatuaggio, la cui astrazione sembra ricordare un codice
comprensibile solo a una comunità
ristretta. Allestita su una struttura lignea, l’installazione include a
terra una serie di sbarre, stecche e
assi parzialmente dipinte. “Nel mio
lavoro – spiega l’artista – decontestualizzo spesso i riferimenti che
inizialmente mi ispirano. Come in
un collage, giustappongo epoche ed
eventi in analogia a certi meccanismi della memoria che, cercando
di ricostruire, in realtà trasforma
e talvolta astrae. In quest’opera, la
presenza delle stecche e dei ferri
trae origine da foto documentarie
nelle quali tubi e assi, smontati da
15.09 — 18.11.2012
10
e l’utopia della ritualità collettiva
impalcature edili, giacciono a terra,
dopo che i manifestanti le avevano
impugnate contro la polizia. Nel
lavoro finale il tutto echeggia un’astrazione scultorea modernista, ma
allude anche all’idea dei fasci che,
attraverso l’immagine di una forza
sfaccettata ma allo stesso tempo
compatta, nel diciannovesimo secolo simboleggiavano l’unione tra
operai”.
Il progetto di Patane per La storia che non ho vissuto (testimone
indiretto) include anche la nuova
opera Figlia della lupa, 2012, installazione sonora nella quale sono
riconoscibili frammenti di una conversazione tra Patane e sua madre.
L’argomento concerne le memorie
della donna nell’Italia del Fascismo
quando, come figlia della lupa – appellativo dato alle giovani adepte di
sesso femminile – veniva condot-
Kollapsing New People (Via Larga, 1969), 2012, fotografia su tela, legno, materiali vari / photography on canvas, wood,
mixed media, ca. / approx. 2 x 2 m. Courtesy l’artista e / the artist and Galleria Giangi Fonti, Napoli
ta ai raduni del sabato pomeriggio.
Nell’opera, analogamente alla commistione tra ricordi e dimenticanze, le parole intenzionalmente si
confondono con altri suoni, alimentandosi vicendevolmente.
Seb Patane and the Utopia
of Collective Ritual
Seb Patane’s (Catania, 1970) interest in the past focuses mainly on
collective gatherings. Using visual
languages that include drawings,
painting, performance, installation
and sound, the artist investigates
their tribal and ritual aspects, discovering the compulsive energy
that infects each individual, confusing each one in the multiplicity of
the crowd.
In a number of works, the artist
dwells on the 1970s and on the mechanisms of protest and subversion
that were such a dramatic part of
them. The sound installation Violenza d’avanguardia (Avant-garde
Violence), 2007, takes its title from
an expression used in the extreme
left-wing circles of Lotta Continua.
Formulated around a mechanism of
repetition, which is achieved though a reiteration of metallic sounds
that seem to propagate out like concentric circles, the work conveys
a sense of expectancy and shared
tension that passes through bodies
and potentially remodels the space
around it. Even so, like a sort of hollowed-out utopia, thwarted by the
blind violence that directed it, the
work promises a resonant crescendo
that then fails to live up to expectations, leading the listener into a
repetitive, intentionally obsessive
loop. Its sonorities also recall the
experiments of Futurism and the
use of noise as a progressive artistic
form. Kollapsing New People (Via
Larga 1969), 2012, specially created for the exhibition at Castello di
Rivoli, also reflects on the many clashes that took place in Italy in those
years. As in other works by Patane,
this too draws on different sources,
which are the image of an overturned, burnt-out van, from the artist’s archives – which concentrate
on pictures of public struggles and
protests – and a photograph that
shows the moments following a violent riot in Via Larga in Milan on 19
November 1969, during a workers’
demonstration. Printed on canvas
and turned upside-down by the artist, the picture of the van becomes
the support for a minimal painting
work – almost a tattoo – with a degree of abstraction that appears as
though it were a code that can be
understood only by a small, closed
community. Displayed on a wooden
structure, the installation includes
a series of partially painted bars,
slats and boards on the ground. “In
my work,” explains the artist, “I
often decontextualise the references
that are my initial inspiration. As
in a collage, I juxtapose times and
events rather like the way certain
mechanisms of the memory attempt
to reconstruct but end up by transforming and at times abstracting
facts and records. In this work, the
presence of slats and iron bars comes from documentary photos in
which tubes and planks, removed
from scaffolding, are seen lying on
the ground after the demonstrators
have used them against the police.
The final work reverberates with a
modernist sculptural abstraction,
but it also alludes to the idea of fasces that, in the image of a multifaceted but also compact force, symbolised the unity of workers in the
nineteenth century.”
Patane’s project for History I
Never Lived Through (Indirect
Witness) also includes Figlia della
lupa (She-Wolf ’s Daughter), 2012,
a sound installation in which fragments of a conversation between the
artist and his mother can be heard.
This new work focuses on the woman’s memories in Italy under Fascism when, as a “figlia della lupa”
– as young female adherents were
called – she used to be taken to gatherings on Saturday afternoons.
Reflecting the mingling of memories and forgetfulness, the words in
the work are intentionally confused
with other sounds, mutually augmenting each other.
Figlia della lupa (She-Wolf’s Daughter),
2012, installazione sonora / sound
installation, lettore DVD, cuffie, loop /
dvd player, headphones, loop.
Courtesy l’artista e / the artist and
Galleria Giangi Fonti, Napoli
History I never lived through (indirect witness)
Eva Frapiccini
15.09 — 18.11.2012
Goldiechiari
Foto / photo: Filippo Romano
Video still: Michael Wooley
Francesco Arena
Foto / photo: Ala d'Amico
Patrizio di Massimo
Foto / photo: Riccardo Beretta
Flavio Favelli
Rossella Biscotti
Foto / photo: Giacomo Pellegrini
Seb Patane
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La storia che non ho vissuto ( testimone indiretto)
Amici Sostenitori del Castello di Rivoli
Museo d’Arte Contemporanea /
Supporting Friends of Castello di Rivoli
Museo d’Arte Contemporanea
Andrea Accornero, Angelo Chianale,
Francesca Cilluffo, Gianfranco D'Amato,
Paolo Dardanelli, Raffaella Elia Antonietti,
Giorgio Fasol, Bruna Girodengo,
Marinella Guglielmi, Andrea Ruben Levi,
Gianluca Spinola, Matteo Viglietta, Andrea Zegna.
Castello di Rivoli
Museo d’Arte Contemporanea
Piazza Mafalda di Savoia
10098 Rivoli (Torino)
tel. 011.9565.222
e-mail: [email protected]
15.09 — 18.11.2012
La mostra La storia che non ho
vissuto (testimone indiretto)
rinnova il programma di sostegno
all’arte italiana finanziato dal 2000
dagli Amici Sostenitori con la Borsa
per Giovani Artisti Italiani.
The exhibition History I Never
Lived Through (Indirect Witness)
renews the supporting programme
to Italian art financed, since 2000,
by the Supporting Friends and by the
Fellowship for Young Italian Artists.
Orario d’apertura
da martedì a venerdì: 10.00 – 17.00
sabato e domenica: 10.00 – 19.00
24 e 31 dicembre: 10.00 – 17.00
lunedì chiuso, aperto il lunedì di Pasqua, chiuso
1° gennaio, 1° maggio e 25 dicembre
Opening Hours
Tuesday to Friday 10 a.m.- 5 p.m.
Saturday and Sunday 10 a.m.- 7 p.m
December 24 and 31, 10 a.m. 5 p.m.
Closed Monday, open Easter Monday, closed
January 1, May 1, and December 25
Ingresso
Biglietto d’ingresso: 6,50 EU
Ridotto: 4,50 EU
Gratuito per i minori di 11 anni.
Ingresso libero per i possessori di Abbonamento
Musei e Torino Card.
La mostra è assicurata da / Exhibition insured by Kuhn & Bülow Insurance Broker, Berlin
Trasporti / Transports by ArtinDep, Torino
L’associazione degli Amici del
Castello contribuisce a far crescere
il Museo, condividendone gli intenti
e aiutandolo a mantenere un dialogo
attivo con il pubblico.
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Tutti possono diventare parte
dell’associazione: le informazioni
relative alle formule d’iscrizione
Amico, Amico Ordinario, Amico
Sostenitore, Azienda sono
disponibili al Museo e alla pagina
web www.castellodirivoli.org.
The association of the Friends of the
Castello contributes to the Museum’s
Everyone can become part of the
growth, sharing its goals and
fostering an active dialogue with its association: for any information
regarding the methods for becoming
audience.
Amico, Amico Ordinario, Amico
Sostenitore, Azienda, please contact
the Museum or visit the web page
www.castellodirivoli.org.
Trasporti pubblici da Torino:
dalle stazioni di Porta Nuova e di Porta Susa:
metropolitana direzione Fermi, fermata Paradiso
e autobus n. 36.
Public Transportation from Turin:
From Porta Nuova and Porta Susa railway
stations: Tube direction Fermi, Paradiso station
and bus number 36.
Admission
Regular admission: euro 6.50
Reductions: euro 4.50
Free admission to children under 11.
Autostrade:
in uscita dalle autostrade A4 (Torino-Milano),
A5 (Torino-Aosta), A6 (Torino-Savona), A21
(Torino-Piacenza), A32 (Torino-Bardonecchia)
seguire le indicazioni T4-Frejus Moncenisio,
Monginevro; uscita Rivoli.
Highway:
From Highways A4 (Turin-Milan), A5 (TurinAosta), A6 (Turin-Savona), A21 (Turin-Piacenza)
and A32 (Turin-Bardonecchia) follow directions
for T4- Frejus, Moncenisio, Monginevro – exit at
Rivoli.
Free entrance for Abbonamento Musei e Torino
Card holders.
Aeroporto:
Torino Caselle è a 30 km dal Castello.
Airport:
Caselle Airport is located 30 km from Castello.
Design: Leftloft.com
Traduzioni in inglese / English translations: ­Simon Turner