Castello di Rivoli
Transcript
Castello di Rivoli
MUSEO D’ARTE CONTEMPORANEA 15.09 — 18.11.2012 REGIONE PIEMONTE - FONDAZIONE CRT - CAMERA DI COMMERCIO INDUSTRIA ARTIGIANATO E AGRICOLTURA DI TORINO - CITTÀ DI TORINO - UNICREDIT Giovanni Minoli Presidente Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea Marcella Beccaria Capo Curatore Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea Il Castello di Rivoli ha fin dall’inizio nella sua missione la promozione dell’arte ed è proprio in considerazione del suo importante ruolo che da diversi anni ha dedicato un’iniziativa ai giovani protagonisti dell’arte italiana. La Borsa per giovani artisti italiani ha ad oggi promosso la produzione di una decina di opere di altrettanti artisti attraverso le costanti donazioni degli Amici Sostenitori del Castello. Oggi siamo di fronte ad una evoluzione. La Borsa per giovani artisti italiani è non più dedicata ad un solo artista ma è divenuta parte integrante di un progetto più vasto che prevede una mostra tematica e un premio che consiste nell’acquisizione di un’opera per la collezione permanente. La storia che non ho vissuto (testimone indiretto) ‘identifica’ momenti della storia italiana attraverso le opere di sette artisti, selezionati dal curatore Marcella Beccaria tra le nuove generazioni. Questa scelta tematica testimonia come la nostra storia ha ancora molto bisogno di essere ascoltata per poter vincere le paure, le ritrosie e i misteri che l’avvolgono e anche l’arte può essere uno strumento per conoscerla. Il mio ruolo in questa progetto è duplice: da un lato come Presidente presento questa nuova iniziativa del Museo e dall’altra, proprio in virtù dell’argomento trattato, come Direttore della testata Rai150 sono felice di poter promuovere questa mostra come Media Partner insieme al quotidiano torinese La Stampa che ringrazio insieme al suo Direttore Mario Calabresi. Per questo desidero ringraziare i collaboratori e autori della trasmissione La Storia siamo noi che partecipano con entusiasmo all’intensa programmazione degli eventi collaterali organizzati per questa mostra. Si tratta di una serie di incontri dove gli stessi autori metteranno a disposizione le loro ricerche e le loro conoscenze sugli avvenimenti storici trattati in mostra. Questa iniziativa ha lo scopo specifico non solo di aiutare il giovane pubblico, al quale è dedicato questo ciclo di incontri, ma anche di porre in evidenza l’importanza della funzione educativa dell’arte nella dimensione sociale. Questo progetto è sostenuto interamente dagli Amici Sostenitori del Castello di Rivoli che ringrazio per la generosità e il calore che hanno dimostrato verso il Museo e nello specifico verso la Borsa. Ci troviamo di fronte ad un vero esempio di come il privato possa sostenere l’arte con passione aiutando l’istituzione che ha il compito di lanciarla nel mondo. Questa continua evoluzione creativa nella ricerca culturale e gestionale conferma la vitalità e l’eccezionalità che il Castello di Rivoli è venuto acquisendo nel tempo. A nome del Museo a tutti un sentito grazie. continua a pag. 3 “L’angelo della storia deve avere questo aspetto. Ha il viso rivolto al passato. Dove ci appare una catena di eventi, egli vede una sola catastrofe, che accumula senza tregua rovine su rovine e le rovescia ai suoi piedi. Egli vorrebbe trattenersi, destare i morti e ricomporre l’infranto”. Così scrisse Walter Benjamin, contemplando un disegno di Paul Klee che considerava il suo bene più prezioso. Anche se concepita nel 1939, questa immagine dell’angelo che guarda le rovine della storia continua a essere attuale e può fornire una chiave d’accesso ad alcune opere contemporanee prodotte da giovani artisti italiani in questi ultimi anni. È intorno al 2004-2005 che, infatti, iniziano a comparire sulla scena artistica italiana alcune opere ispirate al passato, ed è negli anni immediatamente successivi che, invece di rimanere elementi isolati, esse si rivelano tappe cruciali nella costruzione dei percorsi individuali di una serie di giovani artisti. La mostra La storia che non ho vissuto (testimone indiretto) identifica in Francesco Arena, Rossella Biscotti, Patrizio Di Massimo, Flavio Favelli, Eva Frapiccini, goldiechiari, Seb Patane alcuni tra i principali esponenti di una nuova generazione di artisti italiani che, pur in un’ampia varietà di forme e scelte linguistiche, è accomunata da uno specifico interesse nei confronti della storia dell’Italia del Novecento. Dalle ambizioni imperialiste del regime fascista, alle stragi irrisolte, agli anni di piombo, ai poteri oscuri, le opere presentate in mostra si riferiscono per la maggior parte a eventi tragici, tuttora scomodi, la cui ombra si allunga sulla realtà attuale, pesando anche su chi non li ha vissuti personalmente. Non si tratta certo di privilegiare morbosi attaccamenti nei confronti di ciò che è oscuro, soffermarsi tra le maglie di teorie complottiste o, peggio, di mancare di rispetto alla lunga scia di sangue che macchia la storia italiana. Piuttosto, ho ideato questa mostra perché penso sia il momento, nell’attuale contesto di incertezze e contraddizioni, di riconoscere la presenza vitale di un’arte tesa a riaffermare il proprio ruolo politico e sociale. Guardando al passato, le opere in mostra sembrano trovarsi in una condizione non dissimile da quella dell’angelo di Benjamin e contemplano la storia proprio a partire dai suoi frammenti più incrinati o offuscati da altre ingombranti macerie. Cercare di interrogare ciò che è poco chiaro, o fatti che a distanza di anni continuano a dividere l’opinione pubblica, richiama anche la desiderabile immagine di una società democratica, nella quale nulla è celato e tutto corrisponde al vero significato di “res publica” sempre da tutti visibile e da tutti condivisibile. continua a pag. 3 francesco arena . rossella biscotti . patrizio di massimo flavio favelli . eva frapiccini . goldiechiari . seb patane a cura di / curated by Marcella Beccaria Beatrice Merz Direttore Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea Convulsioni della storia, convulsioni dell’arte: i sette protagonisti della mostra La storia che non ho vissuto (testimone indiretto) sono stati scel- La mostra è resa possibile grazie agli / This show was made possible thanks to the AMICI SOSTENITORI DEL CASTELLO DI RIVOLI Media Partner ti dal curatore Marcella Beccaria all’interno di una più vasta rosa di artisti italiani delle nuove generazioni che affrontano temi sollevati dalla storia italiana. L’arte sta vivendo e si sta adattando ad un cambiamento di approccio all’informazione scandita da tempi sempre più ristretti e, per questo, l’attimo della riflessione deve essere raggiunto con velocità. Questo approccio sembra che dia adito all’arte di affrontare se stessa in termini quasi ‘giornalistici’ come se l’opera fosse una ‘cronaca’ di un evento piuttosto che una riflessione sulla materia dell’oggetto o del quadro. continua a pag. 2, 3 parte del programma per l’arte italiana / part of the programm for Italian art La storia che non ho vissuto ( testimone indiretto) Beatrice Merz Ma l’arte non ha cambiato atteggiamento rispetto all’attualità ed è ed è sempre stata un’antenna dei cambiamenti storici e culturali. L’arte precede il flusso culturale dell’umanità e oggi, nel secondo decennio del nuovo millennio, le generazioni non possono fare altro che interrogarsi su quanto è stato fatto in passato e su come poter affrontare la crisi di valori culturali, sociali, politici che noi stessi abbiamo creato. Anche attraverso un’analisi, o se vogliamo più una cronaca degli avvenimenti, gli artisti segnalano le loro sensibilità e le difficoltà interpretative che la storia ci rimanda. L’artista ridefinisce la propria missione, riflette sull’esigenza di contenuti, sulla contestualizzazione e sulle convulsioni della storia proponendoci le proprie. Perché Rossella Biscotti, goldiechiari, Eva Frapiccini, Flavio Favelli, Francesco Arena, Patrizio Di Massimo e Seb Patane sono stati così colpiti dagli anni di piombo, dalle stragi, dai misteri insoluti della storia d’Italia fin dalle sue origini di inizio secolo scorso? Perché affezionarsi ad una storia non vissuta cercando di individuarne i messaggi, le palpitazioni, i gesti, i ricordi? L’arte ancora una volta ci fornisce degli spunti sui quali poter formulare la propria interpretazione; sono voci nel grande mare della memoria, la memoria delle fasi convulsive degli eventi che ci assordano e stordiscono. Questa mostra si inserisce nel programma del museo indagando in profondità e rafforzando temi affrontati nei recenti allestimenti della collezione. Per questo è giusto ricordare alcu- 1969 5.02 Italia, sciopero generale. Inizia un lungo periodo di manifestazioni 9.08 Italia, otto bombe su diversi treni, 12 feriti 21.09 Como, “Campo urbano interventi estetici nella dimensione collettiva umana” 19.11 Milano, durante uno sciopero muore l’agente Antonio Annarumma 12.12 Milano, Banca Nazionale dell'Agricoltura, Piazza Fontana, bomba provoca 17 morti e più di 80 feriti Germano Celant, “Arte povera + azioni povere”, Napoli. Documentazione della mostra/evento tenutasi ad Amalfi il 4-6.10.1968 Germano Celant, “Arte Povera”, Milano. Prima raccolta sotto la definizione di ‘arte povera’ Carla Lonzi, “Autoritratto”, Milano. Raccolta di interviste dell’autrice 05 Cambogia, intervento militare Statunitense 12.06 – 12.07 Torino, Galleria Civica d’Arte Moderna “Conceptual Art – Arte Povera – Land Art” a cura di Germano Celant 30.06 – 30.09 Montepulciano, Palazzo Ricci “Amore mio” a cura di Achille Bonito Oliva 14.07 Reggio Calabria, inizia la protesta meridionale 9.10 Roma, il Senato approva la legge sul divorzio 20.11 Hannover, Kunstverein“Identifications” films di Gerry Schum trasmessi dal canale televisivo nazionale della Germania Federale 7-8.12 Roma, tentativo di colpo di stato di destra “Piccolo grande uomo” di Arthur Penn “Il conformista” di Bernardo Bertolucci “Sacco e Vanzetti” di Giuliano Montaldo “Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto” di Elio Petri 04 “Il manifesto” diventa quotidiano 07 Parigi scelto il progetto di Renzo Piano e Richard Rogers per la realizzazione del Centre Georges Pompidou 3.12 L’India dichiara guerra al Pakistan 24.12 Roma, Leone eletto Presidente della Repubblica Heinrich Böll, “Foto di gruppo con signora” “Arancia meccanica” di Stanley Kubrick “La cerimonia” di Nagisa Oshima “L’udienza” di Marco Ferreri “Morte a Venezia” di Luchino Visconti 6-30.03 Roma, Palazzo Taverna “Critica in atto” rassegna internazionale della critica d’arte 18.04 “Lotta Continua”, fondata nel 1969, diventa quotidiano 31.05 Peteano, una deflagrazione di un’auto uccide 3 carabinieri e ne ferisce altri 2 20.06 – 8.10 Kassel, Museum Fredericianum, Neue Galerie “documenta 5: Questioning Reality – Image World Today” a cura di Harald Szeemann 15.12 Roma, viene approvata la legge che riconosce l’obiezione di coscienza Italo Calvino, “Le città invisibili” “Il fascino discreto della borhesia” di Luis Buñuel “Solaris” di Andrej Tarkovskij “Ultimo tango a Parigi” di Bernardo Bertolucci “Il Padrino” di Francis Ford Coppola 12.06 Roma, si dimette il governo Andreotti, gli succede Rumor 6.10 Israele, quarto conflitto arabo-israeliano: ‘la guerra del Kippur’ 30.11 – 28.02.1974 Roma, Parcheggio di Villa Borghese “Contemporanea” 17.12 Roma, un commando arabo assalta un Boeing 747 della Panam per Beirut, 30 morti “Il lungo addio” di Robert Altman “Sussurri e grida” di Ingmar Bergman “La grande abbuffata” di Marco Ferreri 15.09 — 18.11.2012 ne opere di artisti italiani allestite nei piani dedicati alla collezione, come ad esempio l’omaggio di Marzia Migliora a Pier Paolo Pasolini e al pericolo della storia, la ‘foto di gruppo’ di Francesco Arena o ancora il lavoro sugli archivi dei media che Elisabetta Benassi ha svolto nel corso degli ultimi anni. Inoltre desidero anche io associarmi al Presidente nel ringraziare gli autori del programma La Storia siamo noi, il quotidiano La Stampa, gli artisti, il Museo Nazionale del Cinema che ospita un’opera di Rossella Biscotti e gli Amici Sostenitori del Museo che hanno permesso la realizzazione di questa mostra e che, con la loro presenza a fianco del Castello di Rivoli, richiamano l’attenzione al ruolo che storicamente le associazioni e le corporate membership rappresentano per la promozione, la condivisione e 1974 22.03 – 27.04 18.04 Berna, Kunsthalle Genova, le BR rapiscono il giudice Mario “Live in your head. When attitudes become form” Sossi, verrà rilasciato il 23 maggio a cura di Harald Szeemann. 12.05 1.09 Italia, referendum sul divorzio vince il no Libia, proclamazione delle repubblica, il all’abrogazione della legge Colonnello Mu’ammar Gadhafi presidente 7-9.06 15.10 Rimini “Per un’editoria democratica”, Usa, in piazza 15 milioni di manifestanti congresso promosso da dieci editori italiani contro la guerra in Vietnam 8.09 25.11 Pinerolo, arrestati Curcio e Franceschini delle BR I redattori de “Il manifesto” sono radiati dal PCI 5.10 15.12 La Biennale di Venezia dedica un’intera Milano, Giuseppe Pinelli, anarchico, muore edizione, senza numero, al Cile: precipitando da una finestra della Questura 13.11 Usa, discorso di Arafat alle Nazioni Unite Kurt Vonnegut, “Mattatoio n° 5” Julio Cortázar, “Il gioco del mondo” 8.12 “Easy Rider” di Dennis Hopper Grecia, referendum sancisce la repubblica, “Andrej Rubliov” di Andrej Tarkovskij cade il regime dei colonnelli “La caduta degli dei” di Luchino Visconti Lea Vergine, “Il corpo come linguaggio. Body art e storie simili”, Milano 1970 1975 06 Basilea, “Art Basel” prima edizione della fiera 24.06 – 25.10 Venezia, 35ma Biennale. Dopo gli scontri dell’edizione precedente nel 1968 i premi sono aboliti. Nel 1986 verranno ripristinati 2.07 Gioia Tauro, esplosione sul treno Palermo-Torino, 8 morti circa 70 feriti 07.09 Reggio Calabria, 4 attentati dinamitardi rivendicati dall'estrema destra 24.10 Cile, Salvator Allende è eletto Presidente 11.1970 – 01.1971 Roma, Palazzo delle Esposizioni “Vitalità del negativo nell’arte italiana 1960-1970”, a cura di Achille Bonito Oliva 21.05 Roma, approvata la legge Reale con nuove norme restrittive per la sicurezza 5.07 – 17.08 Berna, Kunsthalle “Junggesellenmaschinen” a cura di Harald Szeemann 2.11 Ostia (Rm), Pier Paolo Pasolini viene assassinato “Parachute” primo numero della rivista, Montreal 14.01 Milano, nasce il quotidiano “La Repubblica” 28.02 arrestati per la strage di Piazza Fontana il generale Gianadeliso Maletti e il capitano Antonio La Bruna del SID 8.06 Genova, le BR uccidono il Procuratore “Flash Art” la rivista fondata nel 1967 da Giancarlo Francesco Coco e la sua scorta Politi, sposta la redazione da Roma a Milano 20.06 “Avalanche” primo numero della rivista, New York Italia, elezioni politiche anticipate 1971 10.07 Roma, Ordine Nuovo uccide il sostituto 4.02 Procuratore Vittorio Occorsio Catanzaro, bomba in una manifestazione, 1 morto 9.08 13.04 Roma, nominato sindaco Giulio Carlo Argan Treviso, mandato di cattura per Piazza Fontana 2.11 a Freda e Ventura, militanti di estrema destra Usa, eletto Presidente Jimmy Carter 25.10 Achille Bonito Oliva, “L’ideologia del traditore. La Cina membro delle Nazioni Unite Arte, maniera, manierismo”, Milano “Printed Matter”. libri d’artista, New York “Data” primo numero della rivista diretta da Tommaso Trini, Milano Achille Bonito Oliva, “Il territorio magico. Comportamenti alternativi dell’arte”, Firenze 31.01 Parigi, apre il Centre Georges Pompidou, Musée National d’Art Moderne 11.03 3.03 Bologna, Guerriglia in tutto il centro cittadino. Milano, Idalgo Macchiarini, dirigente Radio Alice viene chiusa della Siemens, è sequestrato dalle BR 28.04 14.3 Torino, le BR uccidono l’avvocato Fulvio Croce Segrate (Mi), viene ritrovato il corpo 2.06 dell’editore Giangiacomo Feltrinelli Milano, le BR ‘gambizzano’ il giornalista dilaniato da una carica di tritolo Indro Montanelli 17.05 5.07 Milano, il Commissario di Pubblica Sicurezza Parigi, Manifesto contro la repressione in Italia Luigi Calabresi è assassinato sotto casa sua firmato da 28 intellettuali francesi 18.09 11.06 – 1.10 Torino, il caporedattore de “l'Unità” Nino Ferrero, Venezia, 36ma Biennale d’arte è ferito dal gruppo “Azione Rivoluzionaria” articolata in mostre tematiche 1.10 26.06 Torino, in una manifestazione assalto al Bar Roma, governo Andreotti Angelo Azzurro, morirà ustionato Roberto Crescenzio 5.09 Monaco, Olimpiadi, terroristi palestinesi sequestrano atleti israeliani. 11 atleti e 5 terroristi morti 16.01 Roma, il PCI chiede un governo d'emergenza con Ursula Meyer, “Conceptual art”, New York la partecipazione di tutti i partiti 9.03 Torino, si apre il processo alle BR che porterà alla condanna di Curcio, Franceschini, Gallinari, 24.01 Semeria, Ogni bene, Mantovani e Moretti Parigi, trattato di pace nel Vietnam. Gli USA 16.03 continueranno ad attaccare fino al 1975 Roma, in via Fani viene rapito dalle BR 11.09 Aldo Moro, uccisi i 5 uomini della scorta Cile, colpo si stato militare guidato dal 9.05 generale Pinochet. Allende assassinato Roma, ritrovato il cadavere di Aldo Moro. 23.11 Il Ministro degli Interni Cossiga si dimette Roma, il governo vara l’austerity piano di 8.07 – 30.08 norme per ridurre i consumi energetici Isola di Brissago, Ascona, mostra “Monte Verità” 10.12 5.09 Torino, Ettore Amerio, dirigente Fiat, è rapito Camp David, firmato un trattato tra l’Egitto dalle BR. Liberato il 18 e Israele senza i palestinesi 1977 1972 1978 1973 “Art-Press” primo numero della rivista diretta da Catherine Millet, Parigi Gillo Dorfles, “Ultime tendenze nell’arte d’oggi. Dall’informale al neo-oggettuale”, Milano Jan McEwan, “Il giardino di cemento” “Il cacciatore” di Michael Cimino “L’albero degli zoccoli” di Ermanno Olmi l’innovazione a favore della cultura. Infine, ho seguito volentieri il prezioso suggerimento di Piero Corsini – che tra l’altro coordina per noi il ricco programma di approfondimenti storici legati alla mostra – di inserire in questo giornale una sintetica cronologia di fatti. Ho composto uno schema che raccoglie momenti rilevanti della storia italiana tra il 1969 e il 1984, un periodo ancora troppo vicino per essere archiviato e definito. Questa sequenza di dati storici è intercalata da momenti significativi della storia dell’arte per lo più italiana e da qualche suggerimento letterario e cinematografico. Nulla di tutto ciò vuol essere esaustivo! Solo delle suggestioni lanciate al visitatore per stimolare approfondimenti sul legame inscindibile della storia politica e sociale dell’umanità con la storia dell’arte. 02 Beatrice Merz Director Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea Upheavals in history, upheavals in art: the seven artists in the exhibition entitled History I Never Lived Through (Indirect Witness) have been chosen by the curator, Marcella Beccaria, from a longlist of new generation of Italian artists whose works have tackled issues brought up by Italian history. Art is going through – and adapting to – a change in its approach to information, which comes in at an increasingly rapid pace, meaning that each moment of reflection must be grasped increasingly quickly. This approach appears to allow art to confront itself in what are almost “journalistic” 1979 16.01 25.04 Iran, lo Scià fugge, ritorna l'Ayatollah Khomeini Lisbona, “Rivoluzione dei garofani”, l’esercito 24.01 si ribella al regime di Salazar riportando la Genova, Guido Rossa, operaio dell'Italsider democrazia nel paese è ucciso dalle BR 28.05 28.02 Brescia, bomba in Piazza della Loggia, Torino, sparatoria al bar Dell’Angelo muoiono i 8 morti 94 feriti terroristi Azzaroni e Caggegi, stesso bar il 18.07 un commando uccide il titolare 4.08 7.04 San Benedetto Val di Sambro (Bo), bomba sul Padova, arrestato Toni Negri, accusato con treno “Italicus” Roma-Monaco, 12 morti e 48 feriti Piperno e Scalzone di organizzazione occulta 12.09 3.06 Etiopia, deposto Hailé Selassié Italia, elezioni anticipate 31.10 21.09 Roma, arrestato il generale Vito Miceli ex-capo del Torino, Carlo Ghiglieno, dirigente Fiat, SID, per il tentativo di colpo di Stato di Borghese ucciso da Prima Linea “Alfabeta” primo numero della rivista diretta Elsa Morante, “La storia” Doris Lessing, “Memorie di una sopravvissuta” tra gli altri da Nanni Balestrini, Umberto Eco, Paolo Volponi, Milano “Alice nelle città” di Wim Wenders “Amarcord” di Federico Fellini 19.01 Torino, l'agente di custodia Lorusso ucciso da Prima Linea 23.02 Catanzaro, processo Piazza Fontana: ergastolo per Freda, Ventura e Giannettini , assolti l’anarchico Valpreda e il neofascista Merlino 9.03 Torino, via Millio sparatoria tra forze dell’ordine e terroristi, muore Emanuele Iurilli 31.05 – 5.11 Parigi, Centre Georges Pompidou “Paris-Moscow 1900-1930” 20.06 Roma, Nilde Jotti eletta Presidente della Camera 27.12 Afghanistan, i sovietici entrano a Kabul Nadine Gordimer, “La figlia di Burger” “Oltre il giardino” di Hal Ashby “Manhattan” di Woody Allen “Cristo si è fermato a Eboli” di Francesco Rosi 18.02 Casale Monferrato, Curcio evade dal carcere 6.01 Palermo, il Presidente della Regione Piersanti Mattarella, è ucciso dalla mafia 12.02 Roma, le BR uccidono Vittorio Bachelet, docente e vicepresidente del CSM 15.03 Bologna, Galleria d’Arte Moderna “Dieci anni dopo, i nuovi-nuovi” a cura di Renato Barilli 1.06 – 28.09 Venezia 39ma Biennale d’Arte, “L’arte degli anni settanta / Aperto 80” ai Magazzini del Sale sezione dedicata ai giovani 2.08 Bologna, alla stazione esplode una bomba, 85 morti e 200 feriti. Nel 1995 condannati Valerio Fioravanti e Francesca Mambro 27.09 Roma, il governo Cossiga si dimette 14.10 Torino, i quadri intermedi sfilano per Torino: è la 'marcia dei 40 mila' 1980 6.02 Roma, decreto che estende i poteri delle forze 13.04 dell’ordine e condanne più aspre per i terroristi Libano, inizia la guerra civile tra cristiani, 18.02 musulmani e drusi Torino, arrestato il BR Patrizio Peci collaborerà con i giudici 5.06 4.05 Acqui Terme (Al), conflitto a fuoco con i Lubiana, muore il Maresciallo Tito carabinieri, muore la brigatista Mara Cagol 28.05 15.09 – 4.11 Milano, il gruppo Brigata XXVIII Marzo uccide Venezia Magazzini del Sale Walter Tobagi de “Il Corriere della Sera” “A proposito del Mulino Stucky” 27.06 20.11 Ustica, un DC 9 dell'Itavia precipita, muoiono Madrid, muore il generale Franco il potere passa81 persone. L’inchiesta ha stabilito che è stato al Re Juan Carlos I di Borbone colpito da presunto missile Gabriel Garcia Márquez, “L’autunno del patriarca” 22.09 “La recita” di Theo Angelopoulos l'Iraq attacca l'Iran “Salò o le 120 giornate di Sodoma” di Pier Paolo Pasolini 29.09 Torino, cassa integrazione per 23.000 operai Fiat 4.11 Usa, eletto Presidente Ronald Reagan 6.05 23.11 Friuli, violento terremoto, circa mille morti Irpinia, terremoto più di 3 mila morti Umberto Eco, “Il nome della rosa” 16.06 “The Elephant Man” di David Lynch Città del Capo, scontri razziali, 200 morti “Salto nel vuoto” di Marco Bellocchio 10.07 1976 Seveso (Mi), lo scoppio di un reattore della ICMESA provoca la fuoriuscita di una nube di diossina 14.07 – 10.10 Venezia, 37ma Biennale d’Arte. “L’ambiente” 9.09 Pechino, muore Mao-Tsé-toung 15.12 Sesto San Giovanni (Mi), scontro a fuoco, muoiono il vicequestore Padovani, il maresciallo Bezzega e il brigatista Alasia Manuel Puig, “Il bacio della donna ragno” “La Marchesa von O” di Enric Rohmer “Taxi driver” di Martin Scorsese “Cadaveri eccellenti” di Francesco Rosi 1981 17.02 Milano, ucciso dalle BR Luigi Maccacani, direttore sanitario del Policlinico 30.05 – 16.08 Köln, Museum der Stadt “Westkunst, Zeitgenössische Kunst seit 1939” 10.06 San Benedetto del Tronto, viene rapito e poi ucciso il fratello di Patrizio Peci 1982 2.03 Brescia, assolti gli imputati per piazza della 17.02 Loggia e così anche il successivo processo 5.03 Roma, Luciano Lama segretario CGIL Roma, arrestata dopo una rapina Francesca contestato davanti all’università occupata Mambro, terrorista di estrema destra 12.03 19.06 – 28.09 Torino, Brigate Combattenti uccidono Giuseppe Kassel, Museum Fredericianum, Neue Galerie Ciotta, brigadiere di pubblica sicurezza “documenta 7” direzione artistica di Rudi Fuchs 1.06 – 15.09 3.09 Parigi, Centre Georges Pompidou Palermo, uccisi dalla mafia il Generale Alberto “Paris-New York 1905-1968” Dalla Chiesa e sua moglie Emanuela Setti Carraro a cura di Pontus Hulten 09 16.09 Torino, Prima del Festival Internazionale Roma, Rumor è incriminato per reticenza al Cinema Giovani oggi Torino Film Festival processo di Piazza Fontana. Mönchengladbach, Museum Abteiberg 23-25.09 Nuovo edificio per il Museo disegnato da Bologna, Congresso contro la repressione Hans Hollein, iniziata nel 1977 la costruzione organizzato dal Movimento del ‘77 24.01 16.11 Roma, si conclude con 32 ergastoli il primo Torino, Carlo Casalegno, vicedirettore de “La processo Moro Stampa”, viene ferito dalle BR, muore il 29.11 26.06 Italia, le elezioni politiche Stephen King, “Shining” 26.07 “Io e Annie” di Woody Allen Torino, sentenza contro le BR: 12 ergastoli “L’uomo di marmo” di Andrzej Wajda 4.08 “Una giornata particolare” di Ettore Scola Roma, Bettino Craxi forma il suo primo governo 10.03 Elmore Leonard, “Dissolvenza in nero” Torino, Rosario Berardi, “Finalmente domenica” di François Truffaut maresciallo di polizia, è ucciso dalle BR “E la nave va” di Federico Fellini 21.03 Roma, approvato un decreto legge speciale anti-terrorismo 23.03 2.07 – 15.10 Venezia 38ma Biennale Internazionale d’Arte Brescia, II inchiesta per la strage di piazza della Loggia che si chiuderà con assoluzioni. Le “Dalla natura all’arte, dall’arte alla natura” successive ad oggi concluse finite con assoluzioni 8.07 18.12 Roma, Pertini eletto Presidente della Repubblica Rivoli, Castello di Rivoli “Ouverture” apre 6.08 Roma, muore Paolo VI gli succede Giovanni Paolo I il Museo, direzione artistica di Rudi Fuchs i lavori di restauro iniziati nel 1979 per 33 giorni. Il 16.10 eletto Papa Karol Woityla Marguerite Duras, “L’amante” 20.11 “Paris Texas” di Wim Wenders Roma, muore Giorgio De Chirico “Passaggio in India” di David Lean “Segreti segreti” di Giuseppe Bertolucci Maurizio Calvesi, “Avanguardia di massa”, Milano 1984 “Anoir, Eblanc, Irouge, Uvert, Obleu” primo numero della rivista diretta da Bruno Corà, Roma 5.02 Padova, arrestato in un conflitto a fuoco il terrorista di estrema destra Fioravanti 17.03 Castiglion Fibocchi (Az), nella villa di Licio Gelli sequestrata la lista degli iscritti alla Loggia P2 20.03 Catanzaro, prima assoluzione per gli imputati di piazza Fontana. Il 27.01.1987, la Corte di Cassazione rende definitiva la sentenza 25.06 – 7.09 Parigi, Centre Georges Pompidou, Musée National d’Art Moderne “Identité Italienne. L’art en Italie depuis 1959” Vargas Llosa, “La guerra della fine del mondo” “Anni di piombo” di Margarethe von Trotta “Tre fratelli” di Francesco Rosi 06 New York, Solomon R. Guggenheim Museum “Italian art now: an American perspective” 15.07 Napoli, ucciso dalle BR Antonio Ammaturo, Capo della squadra mobile 16-18.09 Libano, massacro di centinaia di persone nei campi profughi palestinesi di Sabra e Shatila 16.10 – 16.01.1983 Berlino, Martin-Gropius-Bau “Zeitgeist: Internationale Kunstausstellung Berlin” Alice Walker, “Il colore viola” Primo Levi, “Se non ora, quando?” “Fanny e Alexander” di Ingmar Bergman “Colpire al cuore” di Gianni Amelio 1983 29.07 Palermo, ucciso insieme alla scorta e al portiere il giudice Rocco Chinnici 10.12 Torino, si conclude il processo a Prima Linea con otto ergastoli “Il Giornale dell’Arte” primo numero fondato da Umberto Allemandi, Torino 9.03 Stoccarda, Neue Staats-galerie. Nuovo edificio per il Museo disegnato da James Stirling, Michael Wilford & A, commissione del 1977 12.06 Padova, condannati Negri e Scalzone nel processo iniziato 7.04.1979. Nel1986 Negri viene assolto e nel 1987 cadono per tutti le accuse 23.12 San Benedetto Val di Sambro (Bo), bomba sul rapido 904, Napoli-Milano: 16 morti e 130 feriti. Le indagini portano all’eversione di destra e alla camorra Achille Bonito Oliva, “Dialoghi d’artista. Incontri con l’arte contemporanea 1970-1984”, Milano History I never lived through (indirect witness) terms, as though the object or painting were a news report on an event rather than a reflection on its subject. Yet art has not changed its view of current affairs and is, and always has been, an antenna that picks up historical and cultural changes. Art anticipates the cultural flow of humanity and today, in the second decade of the new millennium, each generation cannot but question itself about what has happened in the past and about how it can tackle the crisis affecting the cultural, social and political values that we ourselves have created. Artists also use an analysis or, one might say, a chronicle of events, to make known their own responses and the difficulties of interpretation posed by history. Artists are redefining their own mission, reflecting on the need for content, and on the contextualisation and upheavals in history, by offering us their own. Why is it that Rossella Biscotti, goldiechiari, Eva Frapiccini, Flavio Favelli, Francesco Arena, Patrizio Di Massimo and Seb Patane have been so struck by the years of terrorism and by the massacres and unsolved mysteries of Italian history since its origins at the beginning of the last century? Why should they be attracted to a history they have not lived through, looking for its messages and its agitations, gestures and memories? Once again art gives us inspiration to formulate our own interpretations, acting as a voice in a great sea of memory – a memory of the convulsive phases of events that deafen and daze us. This exhibition is part of the Museum’s programme and investigates in greater depth some of the issues that have been examined in recent displays of the collection. This is why it is im- portant to recall some works of Italian artists shown on the floors devoted to the Museum holdings. Examples include the tribute by Marzia Migliora to Pier Paolo Pasolini and to the dangers of history, Francesco Arena’s “group photo” and the work on media archives that Elisabetta Benassi has been carrying out in recent years. I should also like to join the President in thanking the television screen writers of the La Storia siamo noi programme, the La Stampa newspaper, the artists, the Museo Nazionale del Cinema which houses a work by Rossella Biscotti and the Supporting Friends of the Museum who have made this exhibition possible and whose presence alongside Castello di Rivoli has focused attention on the role that associations and corporate members have historically played in promotion, involvement and innovation in the world of culture. Lastly, I have gladly taken up the suggestion by Piero Corsini – who amongst other things coordinates the lavish programme of historical analyses linked to the exhibition – to include a brief timeline of historical events in this journal. I have thus created a chart that shows the significant moments in Italian history between 1969 and 1984, a period still too close to be archived and defined. This sequence of historical data is interspersed with the most consequential moments in the history of mainly Italian art and with some literary and cinematographic highlights. None of this claims in any way to be exhaustive! These are just notions put out to the visitor to encourage further investigation of the inseparable bond between the political and social history of mankind and the history of art. Giovanni Minoli President Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea um, and secondly, because of the subject in hand, as Director of Rai150, I am pleased to promote this exhibition as a Media Partner, together with the Turin-based daily newspaper La Stampa. I want to express my gratitude to the newspaper and to its Director Mario Calabresi. I should also like to thank the staff and authors of the television programme La Storia siamo noi, who are working with great enthusiasm on an exciting series of events accompanying this exhibition. In these encounters the authors themselves share their research and knowledge about the particular historical events tackled by the young artists in their works. This project aims not only to help young people in the audience, to whom this cycle of meetings is devoted, but also to highlight the importance of the educational function of art in society. The exhibition is entirely funded by the Supporting Friends of Castello di Rivoli, whom I thank for their great generosity and for the affection they have shown to the Museum, and to the Fellowship in particular. What we have before us is a fine example of how the private sector can patronise art with real passion, helping the institution in the task of taking it out to the world. This ceaseless creative development of cultural and management research demonstrates the level of vitality and achievement that Castello di Rivoli has built up over the years. On behalf of the Museum, I wish to express my heartfelt thanks. Ever since it first opened, Castello di Rivoli, has had, as part of its mission, the promotion of art. It is in consideration of the important role it plays that, for a number of years now, it has devoted a special initiative to the emerging young names in Italian art. The Fellowship for Young Italian Artists has so far promoted the production of ten works by as many artists, made possible by constant donations from the Supporting Friends of Castello di Rivoli. Today we are taking a step forward. The Fellowship for Young Italian Artists is no longer devoted to just a single artist but has become part of a much broader project that includes a thematic exhibition and an award that consists in the acquisition of a work for the permanent collection. History I Never Lived Through (Indirect Witness) focuses on moments in the history of Italy through the works of seven artists selected from the younger generations by the curator, Marcella Beccaria. The choice of theme illustrates how our history still needs to be listened to in order to overcome the fears, diffidence and mystery which still shroud it, and how art can become an instrument to help understand it. I have a twofold role in this project. Firstly, as President I am presenting this initiative of the Muse- 15.09 — 18.11.2012 Marcella Beccaria Coprendo un arco cronologico che dal 1920 arriva all’inizio degli anni Ottanta, le opere in mostra si riferiscono a fatti antecedenti alla nascita dei loro autori, o più raramente svoltisi al tempo della loro infanzia, spaziando dal periodo del regime fascista alla pubblicazione della lista della loggia P2. Pur attingendo al passato, si può tuttavia affermare che queste opere parlano del presente, affrontandone alcuni nodi cruciali. Nella molteplicità dei linguaggi scelti, il metodo applicato da questi artisti condivide la necessità di intraprendere una via empirica, esperienziale, per arrivare a conoscere e capire le ragioni storiche dell’Italia contemporanea. In questo senso può ad esempio essere inteso, per alcuni, l’utilizzo di documenti originali, o per altri della reiterazione di sopralluoghi quale parte integrante del processo di realizzazione delle opere. Anche la meticolosa cura posta nello stendere liste ed elenchi segnala una evidente volontà di appropriazione, analoga alla mappatura di un luogo che ci si appresta a esplorare. In più di un caso, le opere presentate in questa mostra trattano della complessa relazione che trasforma il presente in storia nel momento in cui inizia il processo di trascrizione e diffusione dei fatti accaduti. Anche per questo motivo, la mostra è accompagnata dalla presente pubblicazione, intenzionalmente pensata in forma di giornale quotidiano che i visitatori possono portare con sé e questo testo, pensato per accompagnare il percorso espositivo, continua nelle pagine seguenti, presentando le opere secondo la sequenza dell’allestimento. Affiancando lavori esistenti ad altri appositamente realizzati e del tutto inediti, La storia che non ho vissuto (testimone indiretto) riconosce nelle opere degli artisti selezionati alcuni tra gli elementi nodali a partire dai quali è possibile scrivere un nuovo capitolo sull’arte italiana. Questo ambizioso progetto è reso possibile grazie alla generosità degli Amici Sostenitori del Castello, ai quali va la mia profonda riconoscenza. continua a pag 4, 5, 6, 7, 8, 9 Marcella Beccaria Chief Curator Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea “This is how one pictures the angel of history. His face is turned toward the past. Where we perceive a chain of events, he sees one single catastrophe which keeps piling wreckage upon wreckage and hurls it in front of his feet. The angel would like to stay, awaken the dead, and make whole what has been smashed.” Thus wrote Walter Benjamin, contemplating a painting by Paul Klee, which he considered as his most precious possession. Even though created in 1939, this image of the angel observing the ruins of history continues to be highly relevant today and it may help us understand some of the contemporary works made by young Italian artists in recent years. It was in about 2004-2005 that a number of works inspired by the past started appearing on the Italian art scene and in the immediately ensuing years, instead of remaining as isolated phenomena, they proved to be crucial stages in the individual research of a number of young artists. The exhibition, History I Never Lived Through (Indirect Witness), presents Francesco Arena, Rossella Biscotti, Patrizio Di Massimo, Flavio Favelli, Eva Frapiccini, goldiechiari and Seb Patane as some of the leading exponents of a new generation of Italian artists who, even though in a wide variety of artistic ways and forms, share a common interest in the history of twentieth-century Italy. From the imperialist ambitions of the Fascist regime to still unsolved massacres, to the years of terrorism and the powers behind the scenes, the works in the exhibition mostly refer to tragic, still awkward events, the shadows of which remain hanging over the present day, weighing heavily also on those who did not live through them. Here there is certainly no morbid attachment to the darker side of history or any desire to dwell on the ins and outs of conspiracy theories or, even worse, any lack of respect for the long trail of blood that has stained Italian history. On the contrary, I have conceived this exhibition because I believe that, in the current situation of uncertainties and contradictions, the time has come to recognise the dynamism of an art that is striving to reassert its own political and social role. As they look towards the past, the works on show appear to be in a situation not that far removed from Benjamin’s angel, contemplating history by looking at those fragments that are most fractured or concealed by other awkward debris of the past. The attempt to question still murky events that, even after so many years, still divide public opinion, also recalls the desirable image of a democratic society in which nothing is concealed and everything corresponds to the true meaning of the res publica, which is visible to, and can be shared by all. 03 Spanning a period from 1920 to the 1980s, the works on show allude to events that took place before the birth of their authors, or more rarely that took place during their childhood, ranging from the time of the Fascist regime to the publication of the list of P2 lodge members. Even though they draw on the past, it can nevertheless be said that these works talk of the present, tackling some its crucial issues. In the variety of visual languages they have chosen, these artists share a common need to adopt an empirical, experience-based way of knowing and understanding the historical reasons for present-day Italy. In the case of some of them, this might involve the use of original documents, while for others constant on-site investigation is an integral part of their process of creation. Also the meticulous care in drafting lists reveals a clear desire for appropriation, rather like that of mapping a place one is about to explore. In more than one case, the works on display deal with the complex relationship that transforms the present into history at the very moment when the process of transcribing and circulating the events begins. For this reason too, the show is accompanied by this publication, which is intentionally in the form of a daily newspaper that visitors can take with them and this text continues in the following pages, presenting the works according to the exhibition's itinerary. Bringing together existing works and others made specially for the occasion, History I Never Lived Through (Indirect Witness) recognises in all of the works selected some of the key elements that may be used as a basis for writing a new chapter in the history of Italian art. This ambitious project is made possible by the Supporting Friends of Castello di Rivoli, to whom I am deeply grateful. continues at pages 4, 5, 6, 7, 8, 9 La mostra è accompagnata da un fitto calendario di appuntamenti e approfondimenti gratuiti e aperti al pubblico. Tra questi si segnalano i sette appuntamenti scaturiti dalla media partnership con RAI 150° - La Storia siamo noi che si terranno presso il Teatro del Castello di Rivoli: The exhibition is accompanied by an extensive calendar of events and appointments, free to the public. Among these, listed below are the seven appointments resulting from the media partnership with RAI 150°- La Storia siamo noi that will take place in the Theatre of the Castello di Rivoli: Venerdì 28 settembre Friday, September 28 Sabato 6 ottobre Saturday, October 6 Sabato 13 ottobre Saturday, October 13 Sabato 20 ottobre Saturday, October 20 Sabato 27 ottobre Saturday, October 27 Sabato 10 novembre Saturday, November 10 Sabato 17 novembre Saturday, November 17 Maggiori informazioni e il calendario completo di tutti gli incontri su www.castellodirivoli.org More information and the complete events' calendar at www.castellodirivoli.org La strage di Piazza Fontana Anni spietati, Torino Morire di politica Eroi come noi, Carlo Casalegno Il caso Moro Eroi come noi, Walter Tobagi La strage di Bologna The massacre of Piazza Fontana Ruthless Years, Torino Dying of politics Heroes like us, Carlo Casalegno The Moro Case Heroes like us, Walter Tobagi The massacre of Bologna La storia che non ho vissuto ( testimone indiretto) Frammenti per interrogare la storia Orientate a indagare il passato, le opere di Rossella Biscotti (Molfetta, Bari 1978) lo immettono nel presente, preferendo alla certezza risolutiva delle risposte la perdurante inquietudine degli interrogativi. Utilizzando un metodo che unisce meticolose ricerche d’archivio a ripetuti sopralluoghi, l’artista sviluppa progetti che, proprio in analogia con il suo metodo, invitano i visitatori a una relazione attiva con la storia e a un rapporto di partecipazione con le sue opere. Parte di un’indagine che riguarda il Fascismo e le sue politiche culturali, La cinematografia è l’arma più forte, 2007, consiste nell’omonima frase proiettata sullo schermo di una sala cinematografica. L’opera riprende il medesimo slogan che, il 28 aprile 1937, giorno dell’inaugurazione alla presenza del Duce, campeggiava all’ingresso di Cinecittà a Roma e che in quell’occasione era sovrastata da una gigantografia di Mussolini in veste di regista, immortalato di profilo, con un occhio posato dietro alla lente di un apparecchio cinematografico. Sviluppata come immagine fissa – lettere bianche su sfondo nero – che si staglia sullo schermo di fronte agli spettatori, con studiata ambiguità, quasi appartenesse al presente, l’installazione di Biscotti ripropone un frammento di un inquietante passato, nel quale il cinema, ritenuto “attività di interesse pubblico”, venne intenzionalmente sostenuto per infondere le “direttive morali, sociali ed educative dello Stato fascista”. Coniata da Mussolini, la cui esperienza di giornalista lo aveva reso particolarmente attento al potere persuasivo della comunicazione, a sua volta la frase può anche essere ricondotta alla nota affermazione di Lenin “il cinema è per noi la più importante delle arti”. Rimandando all’esatto momento storico nel quale il regime fascista decise di sviluppare le potenzialità propagandistiche del cinema, dotandosi dei più moderni studi di produzione allora esistenti in Europa, l’installazione rimanda pertanto al lungo intreccio tra potere e controllo mediatico – una storia che non cessa di ripetersi anche nell’Italia di questi anni. Grazie alla collaborazione con il Museo Nazionale del Cinema di Tori- 15.09 — 18.11.2012 no, in occasione della mostra l’opera è per la prima volta allestita in Italia in base all’idea originaria dell’artista, che l’ha pensata come proiezione di alcuni minuti inserita nella regolare programmazione di una sala cinematografica. L'opera verrà proietatta ogni sabato sera nella Sala Tre del Massimo per la durata della mostra. Tematiche concernenti la comunicazione, la propaganda e la distribuzione delle idee sono anche esplorate da Biscotti in Gli anarchici non archiviano, 2010. L’opera riflette sul ruolo degli anarchici focalizzandosi sul caso della città di Carrara, dove la loro esperienza si sviluppa – nota l’artista – “nell’ambito di una forte tradizione sindacalista, collettivista, legata al mutualismo e al territorio”. Attingendo a testi, relazioni e lettere, l’opera consiste in cinque tavoli in ferro, ciascuno recante blocchi di caratteri tipografici, allestiti come se fossero pronti ad accogliere l’inchiostro per stampare. I due tavoli più grandi presentano materiali attinti dalle carte di Alberto Meschi, Hugo Rolland e Ugo Fedeli – il primo, fondatore del giornale “Il Cavatore”, il secondo suo corrispondente e biografo e il terzo il segretario della Federazione Comunista Libertaria e della Federazione Anarchica. Attraverso riferimenti che vanno dai moti carrarini del 1894 a un congresso internazionale del 1968, gli altri tre tavoli propongono ulteriori frammenti della vicenda degli anarchici in questa parte d’Italia e del modo in cui, dallo specifico microcosmo locale, essa si intreccia nel quadro nazionale e internazionale. Come tessere di un mosaico andato in pezzi e che ciascuno deve ricomporre per sé, i testi che compongono l’opera diventano leggibili solo gradualmente, quasi come se ciascun visitatore a sua volta venisse invitato a diventare veicolo di trasmissione delle informazioni in essa contenute. 04 La cinematografia è l’arma più forte (The Cinematography Is the Strongest Weapon), 2007, proiezione cinematografica / cinema projection. Courtesy prometeogallery di Ida Pisani, Milano works place it in the present, preferring the lasting anxiety of questions to the conclusive certainty of replies. Combining meticulous archive research with constant on-site inspections, the artist creates projects that, like her method, invite visitors to enter into an active relationship with history and to participate in her works. As part of an investigation into Fascism and its cultural policies, La cinematografia è l’arma più forte, 2007, consists of a slogan screened in a cinema. The words (“cinema is the strongest weapon”) are those that dominated the entrance to Cinecittà in Rome on 28 April 1937, the day it was opened in the presence of Mussolini. Above them was a giant poster of the Duce immortalised in profile as a film director, with his eye to the lens of a film camera. In white letters on a black background, Biscotti’s work is a still picture which stands out with studied ambiguity on the screen in front of the audience, almost as though it belonged to the present. The installation offers a fragment of a troubling past in which the cinema, which was considered as Questioning History an “activity of public interest”, was Through Fragments intentionally promoted to instil the Devised to investigate the past, Ros- “moral, social and educational disella Biscotti’s (Molfetta, Bari 1978) rectives of the Fascist State”. Coined Gli anarchici non archiviano (The Anarchists Do Not Archive), 2010, ferro, legno, lettere tipografiche in piombo / iron, wood, lead mobile types, 5 tavoli / tables, 230 x 160, 160 x 130 cm ciascuno / each. Courtesy prometeogallery di Ida Pisani, Milano by Mussolini, whose experience as a journalist had made him particularly attentive to the power of persuasion of communication, the phrase can also be associated with Lenin’s famous remark that “cinema, for us, is the most important of the arts”. Referring back to the exact moment in history when the Fascist regime decided to develop the cinema’s potential for propaganda and equipped itself with the most modern production studios in Europe at the time, the installation thus looks at the long interweaving of power and control of the media – a story that has not ceased to repeat itself in Italy in recent years. Thanks to cooperation with the Museo Nazionale del Cinema in Turin, the work is presented in Italy for the first time in the way it was originally devised by the artist, installed as a screening lasting a few minutes during a regular programme in a cinema. The piece will be projected on Saturday evenings at Sala Tre Cinema Massimo for the duration of the show. Biscotti also explores themes concerning communication, propaganda and the circulation of ideas in her Gli anarchici non archiviano, 2010. This work (“Anarchists don’t archive”) reflects on the role of anarchists, focusing on the case of the city of Carrara, where their experience developed, as the artist points out, “within a powerful trade-union, collectivist tradition linked to mutual aid and the territory”. Drawing on texts, reports and letters, the work consists of five tables, each bearing blocks of typographical characters, set up as though ready to receive ink for printing. The two large ones show material taken from the papers of Alberto Meschi, Hugo Rolland and Ugo Fedeli. The first was the founder of Il Cavatore newspaper, the second was his biographer and correspondent, and the third was the secretary of the Libertarian Communist Federation and of the Anarchist Federation. With references ranging from the Carrara uprising in 1894 to an international congress in 1968, the other three tables show further fragments of the history of the anarchists in this area of Italy and of the way that, in this particular local microcosm, it interacted with the national and international scenario. Like the tesserae of a mosaic broken into pieces that each person must put back together themselves, the texts in this work only gradually become legible, almost as though each visitor were invited to become a means for conveying the information it contains. History I never lived through (indirect witness) 15.09 — 18.11.2012 Dispositivi di rimozione (Obliteration Devices), 2011-2012, collage, 35 elementi / elements, 50 x 50 cm; 60 x 90 cm. Courtesy delle artiste / of the artists La dignità della memoria e la crudeltà dell’oblio Il duo artistico goldiechiari (Sara Goldschmied, Arzignano, Vicenza, 1975; Eleonora Chiari, Roma 1971) rivendica la necessità dell’impegno intellettuale nei confronti della realtà politica e sociale circostante, secondo una linea di pensiero che raccoglie l’importante eredità di Pier Paolo Pasolini. Il progetto delle artiste per La storia che non ho vissuto (testimone indiretto) estende una ricerca avviata nel 2006, quando le loro opere iniziano a indagare l’idea di nazione. Genealogia di damnatio memoriae, 2009-2012, consiste in alberi di alto fusto sui quali le artiste incidono con grafia aulica, che ricorda quella adottata nella stesura degli alberi genealogici, elenchi di date e luoghi. Pur ribadendo l’idea di un’unica linea di sangue, invece di un’illustre serie di antenati, l’installazione propone una tragica sequenza di fatti di sangue. Nella versione per il Castello di Rivoli, in due degli alberi le incisioni si riferiscono a stragi accadute in Italia tra il 1969 e il 1980, con anticipo già ricondotte da Pasolini – nel noto articolo Cos’è questo golpe? Io so, “Corriere della Sera”, 12 novembre 1974 – a una strategia della tensione, articolata secondo lo scritto- re in una prima fase anticomunista (strage di Piazza Fontana, Milano, 1969) e in una seconda antifascista (stragi di Piazza della Loggia, Brescia e treno Italicus, 1974). Nel terzo albero presentato al Castello, le artiste compilano un elenco di omicidi di matrice terroristica commessi a Torino fino al 1982. Utilizzando come titolo la locuzione latina che indicava, tra gli antichi, l’uso di cancellare ogni possibile traccia relativa a persone non più gradite al potere, l’insieme dell’installazione si sofferma su alcune tra le peggiori pagine della storia italiana recente, pagine talvolta ancora offuscate dalla mancanza di una univoca ricostruzione di fatti e indicazione dei mandanti e esecutori materiali di ciascuna strage. Nell’opera si incrociano così i complessi meccanismi relativi alla dignità della memoria e alla crudeltà dell’oblio che non cessa di infierire sulle vittime. Realizzati per la mostra, gli oltre trenta Dispositivi di rimozione estendono ulteriormente la ricerca delle artiste agendo quale specchio che cattura la brutalità di alcune immagini consegnateci dal passato. Ciascuna opera è un collage, nel quale l’intervento delle artiste consiste nel giustapporre fotografie delle stragi, pubblicate dai giornali dell’epoca, a immagini coeve di giovani donne nude o semi-nude. In ogni collage, il bianco e nero delle foto documentarie diventa il drammatico sfondo su cui campeggia lo spudorato colore dei corpi femminili, le cui pose provocanti possono risultare seducenti oppure fastidiose, se non addirittura offensive. Agendo come punctum – quel dettaglio fotografico che secondo Roland Barthes colpisce emotivamente lo spettatore come una freccia appuntita – esse costringono però l’occhio a riguardare ancora una volta la tragicità di quei fatti passati, e forse a chiedersi se rimuoverli o insabbiarli non sia la peggior forma di pornografia che si possa immaginare. The Dignity of Memory and the Cruelty of Oblivion. The artistic duo goldiechiari (Sara Goldschmied, Arzignano, Vicenza 1975; Eleonora Chiari, Rome 1971) assert the need for intellectual commitment to politics and society, taking up a line of thought that goes back to the important legacy of Pier Paolo Pasolini. The artists’ project for History I Never Lived Through (Indirect Witness) expands on research they first started in 2006, when their works began to investigate the concept of nationhood. Genealogia di damnatio memoriae (Genealogy of Damnatio Memoriae), 2009-2012, consists of forest trees that the artists carve with lists of dates and places, in an intentional act of vandalism. Their calligraphic lettering recalls the style used in genealogical trees. Even though it reaffirms the idea of a single blood-line, instead of an illustrious series of ancestors, the installation shows a tragic sequence of acts of violence which, like the wounds made to the bark of the tree, cause harm to the history of the Italian country. In the version for Castello di Rivoli, two of the trees bear carvings that refer to massacres in Italy between 1969 and 1980 which Pasolini, ahead of his time, had traced to a strategy of tension in his famous article “Cos’è questo golpe? Io so”, in the Corriere della Sera of 12 November 1974. In that article, Pasolini pointed to “an early anti-Communist phase” (the 1969 Piazza Fontana bombing in Milan), which “was followed by an anti-Fascist phase” (the 05 bomb attacks in Piazza della Loggia, Brescia, and on the Italicus train, in 1974). On the third tree shown at Castello di Rivoli, the artists draw up a list of terrorist murders in Turin up to 1982. Adopting the Latin expression – literally “condemnation of memory” – that the ancients used in order to decree that all traces of people no longer acceptable to the establishment should be cancelled, the installation dwells on some of the most painful and controversial pages of recent Italian history, in which too many massacres still need to be explained. The complex mechanisms affecting the dignity of memory and the cruelty of oblivion, which never cease to hurt the victims, thus come together and interact in the work. Specially made for the exhibition, the over thirty Dispositivi di rimozione (Obliteration Devices) further extend the scope of the artists’ research, acting as mirrors to capture the brutality of some of the images handed down to us from the past. Each work is a collage, with the artists’ intervention consisting in juxtaposing photographs of the attacks, as published by newspapers at the time, onto pictures of nude or semi-nude young women taken in the same period. In each collage, the black and white of the documentary photos becomes a dramatic background against which the brazen colour of the female bodies stands out. Their provocative poses can be seen as seductive or disagreeable, or even offensive. Acting as a punctum – the phographic detail that, according to Roland Barthes, emotionally “pierces the viewer” like a pointed arrow – they force our eyes to look once again at the tragedy of those past events, and possibly to ask ourselves if removing them or covering them up might not be the worst form of pornography that one can imagine. Genealogia di damnatio memoriae, Torino 1965-1982 (Genealogy of Damnatio Memoriae, Turin 1965-1982), 2012, alberi incisi / carved trees 3 elementi / elements; dimensioni determinate dall’ambiente / dimensions determined by the space. Courtesy Galleria Gonzalez y Gonzalez, Santiago, Cile La storia che non ho vissuto ( testimone indiretto) 15.09 — 18.11.2012 06 “Ci sono luoghi che hanno una storia da raccontare e che io, come tanti altri della mia generazione, conoscevo solo superficialmente” “Ci sono luoghi nelle nostre città storicamente legati a uno o vari fatti, ma solo per chi li ricorda, per altri sono luoghi qualsiasi. Per me ora sono luoghi dove sono morte delle persone divenute bersagli o i loro attentatori, sono vie e palazzi che avevano una storia da raccontare e che io, come tanti altri della mia generazione, conoscevo solo superficialmente”. Come spiega Eva Frapiccini (Recanati, Macerata 1978), l’opera Muri di piombo, 2005-2007, nasce in relazione alla sua personale esigenza di approfondire la conoscenza degli “anni di piombo”, quella drammatica stagione della seconda metà degli anni Settanta che, in Italia, fu caratterizzata dalle azioni criminali delle bande armate terroriste. Il progetto – una serie di cinquanta fotografie e altrettanti testi – venne iniziato dall’artista appena trasferitasi a Torino, nell’ambito del suo percorso di studi. Da Torino, la sua mappatura dei luoghi nei quali erano accadute morti violente, in particolare riconducibili al terrorismo di sinistra tra gli anni 1976 e 1982, l’ha portata poi a Milano, Roma, Genova. Le fotografie che compongono l’opera sono state scattate dall’artista recandosi nei luoghi dei delitti, nello stesso mese nel quale erano accaduti, assumendo in alcuni casi il punto di vista della vittima, oppure quello dell’assassino, o ancora quello dei testimoni. I testi sono invece stralci degli articoli usciti al tempo dei delitti, pubblicati da quotidiani tra cui “La Stampa”, “Il Corriere della Sera” o “La Repubblica” utilizzati dall’artista anche nella fase preparatoria del progetto. La giustapposizione dell’immagine scattata a circa trent’anni di distanza con le parole scritte in quegli stessi giorni crea così nell’opera la compresenza di due differenti registri temporali. Lo spazio che li distanzia può essere interpretato come un invito all’osservatore a compiere a sua volta un personale atto di coinvolgimento, confrontan- dosi privatamente con la responsabilità delle proprie scelte e delle proprie opinioni nei confronti del passato. Il desiderio di “ascoltare” i luoghi, cercando di interrogare le stesse vie, o strade percorse dal passato, è anche all’origine di Magnifici misteri, 2012. Prodotto per la mostra al Castello, il video prende spunto da un evento appartenente alla storia della famiglia dell’artista. “Verso la fine del luglio 1944 – racconta Frapiccini – mentre erano dirette sul fronte sopra Ancona dove si sarebbero poi scontrate con gli americani, le truppe tedesche passarono nella casa in collina dei miei nonni. Arrivarono una mattina, e c'erano solo le donne, perchè tutti gli uomini e i figli maschi rimasti, si erano nascosti. Le donne non avevano paura dei tedeschi ma furono costrette a dare ai soldati, insieme alle galline, alle uova e alla carne che avevano, anche la cavalla Stella, il loro bene più prezioso e anche l’unico mezzo di trasporto. In famiglia erano tutti affezionati a Stella – pare che fosse molto intelligente, sapesse rispondere ai richiami e ritornare sui suoi passi. Dopo la razzia, percorrendo a piedi quasi cento chilometri tra valli, campi, evitando la strada transitata dai soldati, i miei zii Dario e Alessio cercarono la cavalla, chiamandola, ma purtroppo non la trovarono. Tante volte ho ascoltato il racconto di questo inseguimento”. Nel video, questo frammento di memoria famigliare viene elaborato dall’artista utilizzando differenti ambientazioni temporali, nelle quali il passato e il più ampio sfondo della guerra sono giustapposti al presente, attraverso sequenze girate sulle stesse colline marchigiane. Come una vicenda che attraverso i decenni e le generazioni ricalca lo stesso suolo e cerca le stesse orme, il racconto dell’inseguimento del cavallo diventa così una riflessione sul modo in cui la storia può ripetere se stessa e rivivere negli stessi luoghi. Magnifici misteri (Magnificent mysteries), 2012, video HD cam, blue ray, 7 min. Courtesy l’artista e / the artist and Galleria Alberto Peola, Torino “There are places that have a story to tell and that I, like so many others of my generation, knew only superficially” “There are places in our cities with historic links to one or more events, but only for those who remember them, while for others they are like any other places. For me there are places where people died, either as targets or as attackers, and there are streets and buildings that have a story to tell and that, like so many of my generation, I knew only superficially.” As Eva Frapiccini (Recanati, Macerata 1978) explains, her Muri di piombo (Walls of Lead), 2005-2007, came from her own personal need to gain a greater understanding of the “anni di piombo” – the dramatic “years of lead bullets” in the second half of the 1970s that were characterised in Italy by the criminal actions of armed terrorist bands. The artist started the project – a series of fifty photographs, each with a text –when she moved to Turin, to continue her education. From Turin, her mapping of places where there had been violent deaths, particularly those caused by the left-wing terrorism of 1976-1982, led her to Milan, Rome and Genoa. To take each photograph she went to the sites of the crimes in the same month that they took place, at times adopting the viewpoint of the victim, in others that of the killer, and in yet others that of the witnesses. The texts are excerpts of articles on the murders published at the time in daily newspapers such as La Stampa, Il Corriere della Sera and La Repubblica, which she also used during the planning stage of the project. By juxtaposing the images taken about thirty years later with the words written at the time of the crimes, she creates two different time registers in the work. The distance between them can be interpreted as an invitation to the Muri di piombo (Walls of Lead), 2005-2007, 50 fotografie a colori / c-prints, 44 x 44 cm; 20 x 44 cm. Courtesy l’artista e / the artist and Galleria Alberto Peola, Torino viewer to make a personal act of involvement, dealing privately with the responsibility of their own choices and their own opinions about the past. The desire to “listen” to places, trying to question the roads along which the past has travelled, is also at the heart of Magnifici misteri (Magnificent Mysteries), 2012. Made specially for the exhibition at Castello di Rivoli, the video takes inspiration from an event in the history of the artist’s family. “Towards the end of July 1944,” says Frapiccini, “while they were on their way to the front above Ancona, where they later clashed with the Americans, the German troops came to my grandparents’ house in the hills. They came one morning when only the women were there, because all the remaining men and boys had hidden. The women were not afraid of the Germans but they were forced to give the soldiers not only all their hens, eggs and meat but also their horse, Stella, their most precious possession and also their only means of transport. Everyone in the family was fond of Stella – it appears she was very intelligent and she would respond and come back when called. After the raid, my uncles Dario and Alessio walked almost a hundred kilometres across valleys and fields, avoiding the roads used by the soldiers, looking for the mare and calling out her name, but sadly they never found her. I’ve heard the story of that pursuit countless times.” In the video, this fragment of family memory is reformulated by the artist, using different temporal settings, in which the past and the broader backdrop of the war are seen together with the present in sequences shot in the same hills of the Marche. Like a story that, down the decades and generations, retraces the same land in search of the same footprints, the story of this pursuit of the horse thus becomes a reflection on the way history can repeat itself and come back to life in the same places. History I never lived through (indirect witness) 15.09 — 18.11.2012 07 Nelle opere di Flavio Favelli (Firenze, 1967) la memoria personale si intreccia con quella collettiva. Alla fine del giugno 1980, Favelli è un ragazzino in villeggiatura con i nonni, a Bologna, sua città di residenza. Il soggiorno in campagna è una vacanza, ma è anche un tentativo di allontanare momentaneamente il giovane Flavio da dolorosi problemi famigliari dovuti all’aggravarsi della malattia mentale del padre. In quegli stessi giorni, su “Il Resto del Carlino”, Favelli vede pubblicata la fotografia di un corpo senza vita, un cadavere che galleggia in mare. L’immagine è tra i primi documenti diffusi dalla stampa relativi alla vicenda di un aereo inabissatosi a nord dell’isola di Ustica, il DC 9 IH 870 delle aviolinee Itavia che, partito dall’aeroporto di Bologna il 27 giugno in direzione Palermo, scomparve improvvisamente alle ore 20:59 con i suoi ottantuno passeggeri. Negli anni che seguono, il disastro sarà oggetto di molteplici indagini, inclusa un’inchiesta iniziata nel 1989 da parte della Commissione Stragi. Differenti ipotesi attribuiranno le cause della tragedia - che precede di poco più di un mese la strage alla stazione di Bologna - a cedimenti strutturali, oppure alla presenza di un ordigno a bordo, o ancora a fattori esterni, incluso un possibile episodio di guerra aerea nei cieli italiani tra forze armate internazionali. A oggi, malgrado numerose sentenze e giudizi, ulteriori indagini non hanno portato a una univoca ricostruzione dell’accaduto. Cerimonia (India Hotel 870), Cerimonia (India Hotel 870) (Ceremony - India Hotel 870), 2007-2010, tela Airtex cucita, vernice / sowed Airtex canvas, paint, 2007-2010, emerge dal profondo misure complessive / overall dimensions 37 x 33 m. Courtesy l’artista / the artist. Foto / photo Dario Lasagni della memoria dell’artista. “A distanza di anni – spiega – è riemersa quella foto di un cadavere bianco in mezzo al nero del mare. Ho pensato che gli abissi restituivano qualcosa di terribile. I miei abissi e quelli della mia famiglia, ma anche quelli del mio Paese. Da bambino non capivo, ma vedevo e sentivo”. Realizzata in porzioni separate di tela cerata bianca, l’opera ha dimensioni che ricalcano quelle del relitto dell’aereo oggi conservato presso il Museo per la Memoria di Ustica, a Bologna. Per Favelli l’opera “è un vestito da cerimonia, una fine coperta pensata per coprire il DC 9 Itavia come se fosse nuovo, appena uscito dalla fabbrica... vorrei che alcune cose non fossero mai successe, episodi personali o la tragedia di Ustica. Parlare del mio passato credo sia il senso del Itavia VI2, 2010, smalto su stampa a colori / enamel on color printed matter, mio presente e del mio futuro”. 30 x 40 cm. Courtesy l’artista / the artist Completata nel 2010, in occasione del trentesimo anniversario Made in separate portions of whipates of 35 days the Bologna Station della tragedia, l’opera è stata allestimassacre – to structural failure, the te oilcloth, the size of the work is that ta in Piazza Maggiore a Bologna in presence of a bomb on board or to of what remains of the aircraft, now collaborazione con l’Associazione external factors, including a possi- at the Museo per la Memoria di UstiParenti delle Vittime della Strage di ble air battle between international ca in Bologna. Favelli considers the Ustica. Con la mostra la Castello di armed forces in Italian airspace. work as “a ceremonial dress, a fine Rivoli essa è presentata per la prima To this day, despite several verdicts veil designed to cover the Itavia DC 9 volta nella sua interezza in un museo and findings, these investigations as though it were new, just off the propubblico italiano. have never led to an unequivocal re- duction line... I wish some things had never happened – both personal construction of the incident. Cerimonia (India Hotel 870) events and the tragedy of Ustica. I was a vacation as well as an attempt north of the island of Ustica. After to take him away from painful fa- leaving Bologna airport for Paler- (Ceremony – India Hotel 870), find that talking about my past ma“My abyss and that of my mily problems caused by the worse- mo on 27 June 1980, the plane had 2007-2010, delves into the deepest kes sense of my present and future.” family, but also that of my Completed in 2010, the thirtieth ning of his father’s mental illness. suddenly disappeared at 8:59 p.m. recesses of the artist’s memory. “Yecountry” While he was there, the young Fa- together with its eighty-one passen- ars later,” he explains, “that photo of anniversary of the tragedy, the work Personal and collective memories velli saw a photo of a lifeless body, a gers. Investigations into the disa- a white body in the midst of a black was put on display in Piazza Magintermingle in the works of Flavio corpse floating on the sea, in Il Resto ster, including one initiated in 1989 sea emerged once again. I thought giore in Bologna in collaboration Favelli (Florence, 1967). In late June del Carlino, the local newspaper. The by the Commissione Stragi, the par- of how the abyss was returning so- with the association of the families 1980, when he was a little boy, Favel- picture was one of the first to be pu- liamentary terrorism investigation mething terrible. My abyss and that of victims at Ustica. At Castello di li was on holiday with his grandpa- blished in the press showing the re- commission, dragged on for years. of my family, but also that of my Rivoli, it is being shown for the first rents near Bologna, his city of resi- mains of the Itavia airlines DC 9 IH Various hypotheses attributed the country. As a child I couldn’t under- time in its entirety in a public Italian museum. dence. His time in the countryside 870 which had plunged into the sea causes of the tragedy – which antici- stand, but I could see and hear.” “I miei abissi e quelli della mia famiglia, ma anche quelli del mio Paese” La storia che non ho vissuto ( testimone indiretto) 15.09 — 18.11.2012 L’appartamento (The Apartment), 2012, ardesia / slate, 3 elementi / elements, 2 x 1 m ciascuno / each. Courtesy l'artista e / the artist and Monitor, Roma Per Francesco Arena (Torre Santa Susanna, Brindisi, 1978) l’eco di parole udite da bambino - la DC, Aldo Moro, le BR - è diventato l’argomento di una riflessione artistica che coincide con alcune tra le pagine più dolorose della storia italiana contemporanea. Nelle sue opere, la storia riparte da pochi dati, scelti tra elementi numerici relativi a distanze, altezze e pesi. Spogliati dalla retorica della narrazione, o dall’ambiguità dell’incertezza, per Arena i fatti del passato diventano una sequenza di misure, la cui precisione aritmetica diventa la materia che detta le proporzioni di ciascuna opera. 18.900 metri su ardesia (la strada di Pinelli), 2009, è parte di una serie di installazioni nelle quali Arena si sofferma su Giuseppe Pinelli, ferroviere anarchico indagato dalla polizia in relazione alla strage di Piazza Fontana a Milano del 12 dicembre 1969, attentato spesso considerato come il punto di inizio della cosiddetta strategia della tensione. Durante gli interrogatori, il 15 dicembre 1969, Pinelli morì cadendo dalla finestra dell’ufficio del commissario Luigi Calabresi. Accusato da una parte della stampa, il commissario Calabresi, poi riconosciuto innocente da una serie di indagini e due sentenze della magistratura, venne ucciso in un attentato terroristico il 17 maggio 1972. Nell’opera di Arena, la lunga linea di sangue che lega questi eventi, ciascuno oggetto di un’infinita serie di indagini, processi e sentenze talvolta contraddittorie e di differenti reazioni da parte dell’opinione pubblica, diventa una traccia freddamente incisa sulla pietra. Prendendo spunto dalla ricostruzione dei movimenti di Pinelli prima di entrare negli uffici del commissariato, l’opera ha la forma di un pavimento che reca incise molteplici linee. “Ho rifatto – dice l’artista – il cammino dell’ultimo giorno da uomo libero di Pinelli, dalla stazione a casa e poi al bar e ai circoli anarchici sino in questura. Un po’ di strada, strada senza apparente im- portanza, che si consuma e svanisce man mano che si cammina. Questa strada ha una lunghezza, la misura è di 18.900 metri. Il mio progetto utilizza 322 lastre di ardesia, sulle quali sono incisi i 18.900 metri del cammino di Pinelli”. In altre opere, Arena rapporta dati relativi alla sua persona fisica, come altezza o peso, ai fatti storici, come nel caso di Barra dal civico 8 al civico 9, 2011, opera che riflette sulla vicenda di Fausto Tinelli e Lorenzo “Iaio” Ianucci, uccisi a Milano all’età di diciotto anni il 18 marzo 1978. L’opera è una barra in bronzo lunga 8,80 metri e pesante 73,500 chilogrammi. La lunghezza corrisponde alla distanza tra l’abitazione di Fausto Tinelli in via Montenevoso 9 – dove i due ragazzi si stavano recando quando furono assassinati – e il civico 8, dall’altro lato della strada, dove nello stesso anno fu individuato dalla polizia un covo brigatista. Il peso della barra corrisponde a quello del corpo dell’artista. Nell’opera creata appositamente per la mostra al Castello di Rivoli, L’appartamento, 2012, Arena guarda invece alla P2, la loggia massonica che, sotto la guida di Licio Gelli, accentrò un potere sotterraneo senza precedenti in Italia. Ufficialmente sciolta da una legge approvata dal Parlamento italiano nel 1982, la P2 arrivò a contare numerosissimi e insospettabili iscritti. Una lista di oltre 900 nomi venne resa pubblica nel maggio 1981. Trasformate in tasselli per L'antropometria della storia 08 ferent reactions from the public, and in Arena’s work the long trail of blood that links them becomes a furrow coldly engraved on stone. Taking inspiration from a reconstruction of Pinelli’s movements before he entered the police station, the work is in the form of a floor with lines engraved upon it. “I have followed the steps of Pinelli’s last day as a free man,” says the artist, “from the station to his home and then to the café and the anarchists’ clubs and, lastly, to the police headquarters. A stretch of street, a trace of no apparent importance that is consumed and that disappears as one walks on. This trace has a length: it measures 18,900 metres. My project uses 322 sheets of schist, on which the 18,900 metres of Pinelli’s walk are engraved.” In other works, Arena relates his own physical data, in the form of his height or weight, to historical events. This can be seen in Barra dal civico 8 al civico 9 (Bar from Street No. 8 to Street No. 9), 2011, a work that meditates on the story of Fausto Tinelli and Lorenzo “Iaio” Ianucci, who were killed in Milan on 18 March 1978, both at the age of eighteen. The work is a bronze rod, 8.8 metres in length, weighing 73.5 kilos. The length is that of the distance between Fausto Tinelli’s home in Via Montenevoso 9 – where the two boys were going when they were murdered – and street number 8, on the other side of the road, where a Red Brigades hideout was discovered that year by the police. The weight of the rod is that of the artist’s body. In L’appartamento (The Apartment) 2012, a work specially made for the exhibition at Castello di Rivoli, Arena looks at the P2, the Masonic lodge which, under Licio Gelli, built up an unprecedented level of secret power in Italy. Officially disbanded by a law approved by the Italian Parliament in 1982, the P2 had acquired a huge number of unsuspected members. A list of over 900 names was made public in May 1981. Forming a mosaic of contemporary history, the letters that make up the names on the list have been used by the artist to compose a short story, engraved on a monumental stone, in which Arena describes the interior of his own apartment in Cassano delle Murge. ting point of the so-called “strategy of tension”. Pinelli died during questioning on 15 December 1969, when he fell from the window of Commissioner Luigi Calabresi’s office. Accused by part of the press, Commissioner Calabresi was investigated but declared innocent by two magistrates’ sentences, but he was killed in a terrorist attack on 17 May 1972. Each of these events The Anthropometry of History was the subject of endless investigations, trials and sometimes contraThe echoes of words that Francesco dictory rulings that elicited very difArena (Torre Santa Susanna, Brindisi, 1978) heard as a child – Christian Democrats, Aldo Moro, Red Brigades – have become food for thoughts that have shaped his artistic research. In his works, history starts out from a few bare facts chosen from the numbers involved in distances, heights and weights. Stripped of all their rhetoric, for Arena past facts become a sequence of measurements, the arithmetic precision of which is the material that decides the proportions of each work. 18.900 metri su ardesia (la strada di Pinelli) (18,900 Metres on Slate – Pinelli’s Way), 2009, is one of a series of installations in which Arena examines Giuseppe Pinelli, a railway worker and anarchist who was investigated by the police in connection with the Piazza Fontana bombing in Milan on 18.900 metri su ardesia (la strada di Pinelli) (18.900 Meters on Slate - Pinelli’s Way), 12 December 1969, a massacre that is 2009, ardesia / slate, 322 elementi / elements, 1 x 60 x 60 cm ciascuno / each. often considered to have been the star- Collezione / Collection La Gaia, Busca (Cuneo) una storia di oggi, tutte le lettere che compongono i nomi della lista sono state utilizzate dall’artista per comporre le parole di un racconto breve, scolpito su una lapide monumentale, nel quale Arena descrive l’interno nel suo appartamento a Cassano delle Murge. History I never lived through (indirect witness) 15.09 — 18.11.2012 09 Nelle pieghe del passato logo in cui la negoziazione materia- rely by the artist, the actor focuses “Datemi il leone, tenetevi la stele!” le degli artefatti si sostituisce alla the tour on Margherita Sarfatti and (The Negus Said: “Give Me the Lion, compensazione morale dei crimini Italo Balbo, two key figures in the Keep the Stele!”), 2010, Di Massidi guerra. Apparentemente distanti, interaction between Fascist ideolo- mo commemorates an episode from gli eventi evocati gettano un’ombra gy and the Novecento artistic move- the Italian occupation of Ethiopia, che arriva al presente. Se il Leone ment. Filmed by a cameraman sent known then as Abyssinia. During an di Giuda venne infatti restituito nel by the fashion magazine Vogue, the official visit to Ethiopia by the Duke 1938, fu soltanto nel 2005 che il go- video shows the distance between the of Aosta in 1969, Hailé Selassié, calRitratto di Alfredo Casella, 1924 (Portrait of Alfredo Casella, 1924), 2012, olio su tela / verno italiano restituì infine l'obeli- performance devised by the artist led the Negus, requested the return of and the quite independent interest the Lion of Judah and the Obelisk of sco di Axum. oil on canvas, 160 x 120 cm. Courtesy l’artista e / the artist and T293, Napoli, Roma of the cameraman, turning the video Axum, a monument and an archae into evidence of the constant supe- ological treasure respectively, which Nelle opere di Patrizio Di Massimo rievoca un episodio legato all’occurimposition of different intentions had been confiscated by the Italians (Jesi, Ancona 1983) la riflessione pazione italiana dell’Etiopia, allora In the Folds of the Past and the facts they aim to investigate. and taken to Rome as spoils of war. sul passato implica un’intenziona- chiamata Abissinia. Nel 1969, dule distanza rispetto ai documenti rante una visita ufficiale del Duca Meditating on the past, in his works Specially created for the exhibition, When the Duke refused to return the storici, privilegiando invece le so- d'Aosta in Etiopia, Hailé Selassié, Patrizio Di Massimo (Jesi, Ancona the wall-mounted works at Castello obelisk – it was considered that the vrapposizioni e gli scollamenti che detto il Negus, chiese la restituzione 1983) creates an intentional distan- di Rivoli are inspired by Giorgio de operation would be too complex and derivano dalla molteplicità delle del Leone di Giuda e dell'Obelisco ce from historical documents, prefer- Chirico’s 1924 work, Portrait of Al- expensive due to its size and weight interpretazioni e testimonianze di Axum, rispettivamente un mo- ring the superimpositions and sepa- fredo Casella, now at Villa Necchi. – Selassié ended the negotiations meno ufficiali. Il video Fuga dal di- numento e un reperto archeologico rations brought about a multiplicity Even though they are composed as saying: “Give me the lion, keep the sordine (Vogue Ed.), 2011, è la docu- precedentemente confiscati dagli of interpretations. His Fuga dal di- studies of de Chirico’s painting, Di obelisk!”. Taking his cue from Selasmentazione “non commissionata” italiani e trasportati a Roma come sordine (Vogue Ed.) (Flight From Massimo’s works appear to move a sié’s words, Di Massimo’s work apdi una performance realizzata da Di bottino di guerra. Di fronte al rifiuto Disorder – Vogue Ed.), 2011, video is further step away from the original, pears as a hypothetical dialogue in Massimo a Villa Necchi a Milano. del Duca di restituire la stele – resti- the “non-commissioned” documen- which can be interpreted only throu- which the material negotiation of the Nella performance, un attore con- tuzione giudicata troppo complessa tary of a performance put on by Di gh details arbitrarily chosen by the artefacts replaces the moral compensation of war crimes. Apparently far duceva una visita guidata attraverso e costosa a causa delle proporzioni Massimo at Villa Necchi in Milan. contemporary artist. On a number of occasions, Di removed, the facts he refers to cast le collezioni della residenza, noto e del peso del manufatto – Selassié In this performance, an actor leads a esempio di architettura razionalista chiuse la trattativa dicendo: "Date- guided tour through the collections of Massimo’s research touches on Italy’s a shadow that reaches down to the italiana degli anni Trenta. Recitan- mi il leone, tenetevi la stele!" Pren- the residence, a well-known example colonial history and the fact that, present day. While the Lion of Judah do un testo ispirato a fatti storici, dendo spunto dalla frase pronuncia- of 1930s Italian rationalist archi- in the artist’s view, the country has was given back in 1938, it was only in ma interamente scritto dall’artista, ta da Selassié, l’opera di Di Massimo tecture. Reciting a text inspired by not yet worked out its post-colonia- 2005 that the Italian government at l’attore incentrava la visita su Mar- si configura come un ipotetico dia- historical events, but written enti- list conscience. In Il Negus ha detto: last returned the Obelisk of Axum. gherita Sarfatti e Italo Balbo, figure chiave nell’intreccio tra l’ideologia fascista e il movimento artistico Novecento. Girato da un cameraman inviato dalla rivista di moda “Vogue”, il video manifesta la distanza tra la performance ideata dall’artista e l'interesse indipendente del cameraman, diventando a sua volta una testimonianza relativa alla costante sovrapposizione tra le intenzioni e i fatti che esse vorrebbero indagare. Ideate appositamente per la mostra, le opere a parete allestite al Castello di Rivoli sono inspirate al Ritratto di Alfredo Casella, realizzato nel 1924 da Giorgio de Chirico e conservato a Villa Necchi. Anche se strutturate come studi del quadro di de Chirico, le opere di Di Massimo sembrano proporsi come ulteriore misura della distanza dall’originale, leggibile appunto solo attraverso dettagli arbitrariamente selezionati dall’artista contemporaneo. In più occasioni, l’indagine di Di Massimo tocca la vicenda coloniale italiana, e la mancanza, secondo l’artista di una risolta coscienza nazionale post-colonialista. Con Il Negus ha detto: "Datemi il leone, te- Fuga dal disordine (Vogue Ed.) (Flight from Disorder - Vogue Ed.), 2011, registrazione video della performance realizzata a Villa Necchi Campiglio, Milano, 2010 / netevi la stele!”, 2010, Di Massimo video recording of the performance at Villa Necchi Campiglio, Milan, 2010, HDV video, stereo, 27 min. Courtesy l’artista e / the artist and T293, Napoli, Roma La storia che non ho vissuto ( testimone indiretto) In Seb Patane (Catania, 1970) l’interesse nei confronti del passato si direziona soprattutto verso i momenti di adunanza collettiva. Utilizzando linguaggi che includono il disegno, la pittura, la performance, l’installazione e il suono, l’artista ne indaga le componenti tribali e quelle di natura rituale, scoprendo l’energia morbosa che infetta i singoli individui e li confonde nella molteplicità di una folla di tanti. In più opere l’artista si sofferma sugli anni Settanta e sulle dinamiche di protesta ed eversione che drammaticamente li hanno caratterizzati. L’installazione sonora Violenza d’avanguardia, 2007, trae il suo titolo da un’espressione utilizzata nei circoli di Lotta Continua. Strutturata in base a un meccanismo di ripetizione, ottenuto attraverso la reiterazione di sonorità metalliche che sembrano propagarsi come cerchi concentrici, l’opera cattura l’idea di un senso di attesa, di una tensione condivisa che attraversa i corpi e potenzialmente rimodella lo spazio circostante. Tuttavia, quasi come un’utopia svuotata, vanificata dalla cieca violenza che l’ha attraversata, l’opera propone l’idea di un crescendo sonoro che poi disattende, conducendo invece l’ascoltatore attraverso un loop ripetitivo e intenzionalmente ossessivo. A loro volta, le sonorità che la caratterizzano rimandano anche alle sperimentazioni del Futurismo e all’idea di rumore inteso quale forma di potenziale progresso artistico. Riconducibile ai numerosi scontri accaduti in Italia in quegli stessi anni è anche Kollapsing New People (Via Larga 1969), 2012, appositamente sviluppata dall’artista per la mostra al Castello di Rivoli. Come altri lavori di Patane, l’opera prende spunto da fonti differenti: l’immagine di un camioncino rovesciato e incendiato, proveniente dall’archivio dell’artista – incentrato su immagini di lotte e proteste pubbliche – e una fotografia che documenta il momento successivo a violenti disordini accaduti in Via Larga a Milano il 19 novembre 1969, in occasione di una manifestazione operaia. Stampata su tela e capovolta dall’artista, l’immagine del camioncino diventa il supporto di un intervento pittorico minimo, quasi un tatuaggio, la cui astrazione sembra ricordare un codice comprensibile solo a una comunità ristretta. Allestita su una struttura lignea, l’installazione include a terra una serie di sbarre, stecche e assi parzialmente dipinte. “Nel mio lavoro – spiega l’artista – decontestualizzo spesso i riferimenti che inizialmente mi ispirano. Come in un collage, giustappongo epoche ed eventi in analogia a certi meccanismi della memoria che, cercando di ricostruire, in realtà trasforma e talvolta astrae. In quest’opera, la presenza delle stecche e dei ferri trae origine da foto documentarie nelle quali tubi e assi, smontati da 15.09 — 18.11.2012 10 e l’utopia della ritualità collettiva impalcature edili, giacciono a terra, dopo che i manifestanti le avevano impugnate contro la polizia. Nel lavoro finale il tutto echeggia un’astrazione scultorea modernista, ma allude anche all’idea dei fasci che, attraverso l’immagine di una forza sfaccettata ma allo stesso tempo compatta, nel diciannovesimo secolo simboleggiavano l’unione tra operai”. Il progetto di Patane per La storia che non ho vissuto (testimone indiretto) include anche la nuova opera Figlia della lupa, 2012, installazione sonora nella quale sono riconoscibili frammenti di una conversazione tra Patane e sua madre. L’argomento concerne le memorie della donna nell’Italia del Fascismo quando, come figlia della lupa – appellativo dato alle giovani adepte di sesso femminile – veniva condot- Kollapsing New People (Via Larga, 1969), 2012, fotografia su tela, legno, materiali vari / photography on canvas, wood, mixed media, ca. / approx. 2 x 2 m. Courtesy l’artista e / the artist and Galleria Giangi Fonti, Napoli ta ai raduni del sabato pomeriggio. Nell’opera, analogamente alla commistione tra ricordi e dimenticanze, le parole intenzionalmente si confondono con altri suoni, alimentandosi vicendevolmente. Seb Patane and the Utopia of Collective Ritual Seb Patane’s (Catania, 1970) interest in the past focuses mainly on collective gatherings. Using visual languages that include drawings, painting, performance, installation and sound, the artist investigates their tribal and ritual aspects, discovering the compulsive energy that infects each individual, confusing each one in the multiplicity of the crowd. In a number of works, the artist dwells on the 1970s and on the mechanisms of protest and subversion that were such a dramatic part of them. The sound installation Violenza d’avanguardia (Avant-garde Violence), 2007, takes its title from an expression used in the extreme left-wing circles of Lotta Continua. Formulated around a mechanism of repetition, which is achieved though a reiteration of metallic sounds that seem to propagate out like concentric circles, the work conveys a sense of expectancy and shared tension that passes through bodies and potentially remodels the space around it. Even so, like a sort of hollowed-out utopia, thwarted by the blind violence that directed it, the work promises a resonant crescendo that then fails to live up to expectations, leading the listener into a repetitive, intentionally obsessive loop. Its sonorities also recall the experiments of Futurism and the use of noise as a progressive artistic form. Kollapsing New People (Via Larga 1969), 2012, specially created for the exhibition at Castello di Rivoli, also reflects on the many clashes that took place in Italy in those years. As in other works by Patane, this too draws on different sources, which are the image of an overturned, burnt-out van, from the artist’s archives – which concentrate on pictures of public struggles and protests – and a photograph that shows the moments following a violent riot in Via Larga in Milan on 19 November 1969, during a workers’ demonstration. Printed on canvas and turned upside-down by the artist, the picture of the van becomes the support for a minimal painting work – almost a tattoo – with a degree of abstraction that appears as though it were a code that can be understood only by a small, closed community. Displayed on a wooden structure, the installation includes a series of partially painted bars, slats and boards on the ground. “In my work,” explains the artist, “I often decontextualise the references that are my initial inspiration. As in a collage, I juxtapose times and events rather like the way certain mechanisms of the memory attempt to reconstruct but end up by transforming and at times abstracting facts and records. In this work, the presence of slats and iron bars comes from documentary photos in which tubes and planks, removed from scaffolding, are seen lying on the ground after the demonstrators have used them against the police. The final work reverberates with a modernist sculptural abstraction, but it also alludes to the idea of fasces that, in the image of a multifaceted but also compact force, symbolised the unity of workers in the nineteenth century.” Patane’s project for History I Never Lived Through (Indirect Witness) also includes Figlia della lupa (She-Wolf ’s Daughter), 2012, a sound installation in which fragments of a conversation between the artist and his mother can be heard. This new work focuses on the woman’s memories in Italy under Fascism when, as a “figlia della lupa” – as young female adherents were called – she used to be taken to gatherings on Saturday afternoons. Reflecting the mingling of memories and forgetfulness, the words in the work are intentionally confused with other sounds, mutually augmenting each other. Figlia della lupa (She-Wolf’s Daughter), 2012, installazione sonora / sound installation, lettore DVD, cuffie, loop / dvd player, headphones, loop. Courtesy l’artista e / the artist and Galleria Giangi Fonti, Napoli History I never lived through (indirect witness) Eva Frapiccini 15.09 — 18.11.2012 Goldiechiari Foto / photo: Filippo Romano Video still: Michael Wooley Francesco Arena Foto / photo: Ala d'Amico Patrizio di Massimo Foto / photo: Riccardo Beretta Flavio Favelli Rossella Biscotti Foto / photo: Giacomo Pellegrini Seb Patane 11 La storia che non ho vissuto ( testimone indiretto) Amici Sostenitori del Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea / Supporting Friends of Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea Andrea Accornero, Angelo Chianale, Francesca Cilluffo, Gianfranco D'Amato, Paolo Dardanelli, Raffaella Elia Antonietti, Giorgio Fasol, Bruna Girodengo, Marinella Guglielmi, Andrea Ruben Levi, Gianluca Spinola, Matteo Viglietta, Andrea Zegna. Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea Piazza Mafalda di Savoia 10098 Rivoli (Torino) tel. 011.9565.222 e-mail: [email protected] 15.09 — 18.11.2012 La mostra La storia che non ho vissuto (testimone indiretto) rinnova il programma di sostegno all’arte italiana finanziato dal 2000 dagli Amici Sostenitori con la Borsa per Giovani Artisti Italiani. The exhibition History I Never Lived Through (Indirect Witness) renews the supporting programme to Italian art financed, since 2000, by the Supporting Friends and by the Fellowship for Young Italian Artists. Orario d’apertura da martedì a venerdì: 10.00 – 17.00 sabato e domenica: 10.00 – 19.00 24 e 31 dicembre: 10.00 – 17.00 lunedì chiuso, aperto il lunedì di Pasqua, chiuso 1° gennaio, 1° maggio e 25 dicembre Opening Hours Tuesday to Friday 10 a.m.- 5 p.m. Saturday and Sunday 10 a.m.- 7 p.m December 24 and 31, 10 a.m. 5 p.m. Closed Monday, open Easter Monday, closed January 1, May 1, and December 25 Ingresso Biglietto d’ingresso: 6,50 EU Ridotto: 4,50 EU Gratuito per i minori di 11 anni. Ingresso libero per i possessori di Abbonamento Musei e Torino Card. La mostra è assicurata da / Exhibition insured by Kuhn & Bülow Insurance Broker, Berlin Trasporti / Transports by ArtinDep, Torino L’associazione degli Amici del Castello contribuisce a far crescere il Museo, condividendone gli intenti e aiutandolo a mantenere un dialogo attivo con il pubblico. 12 Tutti possono diventare parte dell’associazione: le informazioni relative alle formule d’iscrizione Amico, Amico Ordinario, Amico Sostenitore, Azienda sono disponibili al Museo e alla pagina web www.castellodirivoli.org. The association of the Friends of the Castello contributes to the Museum’s Everyone can become part of the growth, sharing its goals and fostering an active dialogue with its association: for any information regarding the methods for becoming audience. Amico, Amico Ordinario, Amico Sostenitore, Azienda, please contact the Museum or visit the web page www.castellodirivoli.org. Trasporti pubblici da Torino: dalle stazioni di Porta Nuova e di Porta Susa: metropolitana direzione Fermi, fermata Paradiso e autobus n. 36. Public Transportation from Turin: From Porta Nuova and Porta Susa railway stations: Tube direction Fermi, Paradiso station and bus number 36. Admission Regular admission: euro 6.50 Reductions: euro 4.50 Free admission to children under 11. Autostrade: in uscita dalle autostrade A4 (Torino-Milano), A5 (Torino-Aosta), A6 (Torino-Savona), A21 (Torino-Piacenza), A32 (Torino-Bardonecchia) seguire le indicazioni T4-Frejus Moncenisio, Monginevro; uscita Rivoli. Highway: From Highways A4 (Turin-Milan), A5 (TurinAosta), A6 (Turin-Savona), A21 (Turin-Piacenza) and A32 (Turin-Bardonecchia) follow directions for T4- Frejus, Moncenisio, Monginevro – exit at Rivoli. Free entrance for Abbonamento Musei e Torino Card holders. Aeroporto: Torino Caselle è a 30 km dal Castello. Airport: Caselle Airport is located 30 km from Castello. Design: Leftloft.com Traduzioni in inglese / English translations: Simon Turner