FOTOGRAFIATommy Hilfiger, Sam Haskins, etc

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FOTOGRAFIATommy Hilfiger, Sam Haskins, etc
IO, SAM,
ETCETERA
FOTOGRAFIA Tommy Hilfiger, Sam Haskins, etc. Ovvero
la femminilità, il femminismo, la hippie culture e il mondo
pop di una generazione. Ora un libro curato dallo stilista
statunitense e una mostra celebrano il grande fotografo
sudafricano e le sue donne libere di Miriam Tola Foto di Sam Haskins
Ritratto di Cate
Blanchett scattato
nel 2005 da Sam
Haskins per l’Harper’s
Bazaar Australia.
A sinistra, Thought of
the day, 1961.
D 70
29 AGOSTO 2009
«La sua
sensibilità
è semplice
e pulita.
Il suo stile è
ironico, mai
aggressivo.
Mi ci sono
ritrovato»
Due immagini
del lavoro Who Are You
realizzato nel 1976.
In basso, Kate in Jail
(1963), uno dei
ritratti della serie
Cowboy Kate
dedicata al western
hollywoodiano.
ede questi scatti? Mi ricordano mia moglie Dee, una donna
che sorprende, imprevedibile». Tommy Hilfiger tiene in
mano una foto in bianco e nero della sposa incinta, bionda, il volto nascosto da un cappello, un gilet maschile teso
sulla pancia. Aperto sulle ginocchia dello stilista c’è Fashion Etcetera, il volume che raccoglie mezzo secolo di immagini del grande fotografo Sam Haskins, sudafricano con
cittadinanza inglese. Hilfiger lo sfoglia con noi nel suo ufficio newyorchese quando mancano poche settimane al lancio ufficiale. È lui
lo sponsor dell’edizione speciale del libro che sarà presentata alla MILK Gallery di New York il 17 settembre assieme a una mostra di scatti di Haskins.
Hilfiger non è nuovo a operazioni di questo tipo: nel 2007, a quattro mani
con George Lois, ha firmato Iconic America, ricca collezione di immagini
simbolo del sogno americano e ha celebrato Grace Kelly con una raccolta di
scatti della Magnum. Ma Fashion Etcetera è la prima monografia legata al
marchio Hilfiger. Racchiude in 316 pagine l’intera carriera del fotografo che,
con la complicità di Alida, inseparabile moglie e business partner, ha rivoluzionato la storia del nudo a partire da Cowboy Kate, icona audace degli anni
’60. Con un cinturone di proiettili, il volto che trasuda sicurezza e seduzione, Kate ha intrigato una generazione e anticipato in forma glamour la ribellione femminista. Ottantatré anni spesi tra Johannesburg, Londra e l’Australia, Haskins ha fotografato donne immerse in ambienti surreali ispirati a Magritte, i paesaggi dell’Africa sub-sahariana e le architetture di Bologna e Barcellona. Dal 1970 al 2000 ha firmato 30 calendari Pentax ma per anni ha
snobbato il mondo della moda. Solo dal 2001 si è lasciato convincere a firmare pochi, selezionatissimi, servizi per i magazine più prestigiosi. «Fashion
Etcetera è la sua creatura», sorride Hilfiger, «ha curato tutto: la scelta e la
scansione delle fotografie, il ritocco, l’organizzazione in sette capitoli, il design del libro, le prove colore e la supervisione della stampa a Hong Kong».
A Hilfiger è rimasto «il piacere di scoprire e sostenere il lavoro di un artista
con uno sguardo che ha influenzato la mia creatività». L’edizione speciale
del libro sarà in vendita nei negozi Tommy Hilfiger tra cui il nuovo flagship
store che aprirà su Fifth Avenue di New York in autunno.
Lei è un americano ossessionato dalla cultura pop, Haskins un europeo
con radici in Sudafrica. Formate una strana coppia.
«Dice? Eppure la cultura pop è nata negli anni ’50, ha preso piede nei ’70 e
Haskins è stato tra quelli che l’hanno nutrita di immagini. Le sue foto degli
anni ’60 hanno contribuito a creare la mistica di un’epoca. All’inizio della
carriera è stato influenzato da fotografi come Irving Penn, Cartier-Bresson e
Robert Doisneau ma è cresciuto guardando i western, il suo immaginario
deve molto a Hollywood. In Cowboy Kate ne ha ripreso i simboli, il cappello
e il cinturone con la pistola; li ha messi addosso a una bionda dall’energia
esplosiva e ha raccontato una storia, una vera e propria narrativa per immagini. Non c’è dubbio, l’uscita di quel libro è stata un momento cruciale nella
V
Sopra, Easy del 1972. In basso, Hello New Day
(1987). A destra, Gill and Curl (1961): la foto
appare solamente sulla copertina dell’edizione
speciale di Fashion Etcetera, il libro dedicato
al lavoro di Sam Haskins, voluto da Tommy
Hilfiger (si troverà nel nuovo store di New York).
Sam Haskins è nato in Sudafrica nel 1926.
Il suo libro Cowboy Kate ha vinto il Prix Nadar
nel ’64. La retrospettiva si terrà alla MILK
Gallery, NYC (17/9 - 26/10). Haskins vive in
Australia, lavora ancora 7 giorni a settimana e
gestisce il blog www.samhaskinsblog.com.
storia delle fotografia e nella definizione della sensibilità di quell’epoca. Lo
spirito dei Sixties va oltre quel decennio, è senza tempo, le pose immortalate da Haskins sono diventate un classico, copiate e riprodotte all’infinito».
Quando ha scoperto il suo lavoro?
«Grazie al nostro direttore creativo che ha il compito di andare in giro per il
mondo e cercare fonti di ispirazione per le collezioni. È stato lui a mostrarmi
le foto di Sam qualche anno fa. Mi sono ritrovato nella sua sensibilità semplice e pulita e nel suo stile ironico, mai aggressivo e sopra le righe. Molti
stilisti cercano uno stile forte, distintivo, eccentrico. Noi siamo più leggeri e
nelle immagini di Sam ho ritrovato la nostra stessa naturalezza. Le modelle
dei suoi scatti hanno molte affinità con quelle che si vedono nelle nostre
campagne: donne bellissime che incarnano uno spirito positivo, guardano
in camera, sorridono, trasmettono autenticità. Si muovono con un agio che
ha ispirato una mia collezione e mi ha spinto a sostenere questo libro».
Haskins ha reinventato il nudo ma ora dice di essere terribilmente annoiato dalle ultime evoluzione del genere. È d’accordo?
«Quello di Haskins era un nudo senza ipocrisia e inibizioni ma sempre in
equilibrio straordinario con luci e sfondi accuratissimi. Mi piacciono soprattutto i suoi nudi hippie: mi riportano alla gioventù, ai tempi di People’s
Place, il mio negozio vicino New York frequentato dai figli dei fiori. Capisco
la noia di Sam per i nudi attuali. Raramente offrono elementi di novità».
Che cosa pensa del rapporto tra Haskins e il femminismo?
«Sam era in sintonia con lo spirito del tempo, con il desiderio profondo delle
donne di allora: essere libere ed eguali. Le sue foto hanno permesso alle
donne di diventare più audaci, di non temere le critiche. Le modelle di Cowboy Kate non avevano bisogno di mettersi in posa. Si muovevano senza
aspettare le indicazioni del fotografo. Dopo oltre quarant’anni le guardi e ti
chiedi: che cosa pensa questa donna, che cosa sta per dire quest’altra? Sono vive, hanno personalità, non sono oggetti. Non a
caso, il libro è amatissimo dal pubblico femminile».
Come è cambiata nel tempo la donna di Haskins?
«È rimasto fedele alle modelle in grado di esprimersi in libertà. Ha continuato a scegliere volti freschi,
con un aspetto sano, mai emaciato. Le sue donne
trasmettono positività e fiducia in se stesse».
Quanto c’è di Tommy Hilfiger in Fashion Etcetera?
«Quando un maestro è al lavoro, devi rispettarlo
completamente. Non ho messo bocca in nessuna
fase del processo creativo. Ho solo scelto la copertina dell’edizione speciale del volume, quella per i
collezionisti. Ho guardato Sam lavorare da lontano
e non l’ho mai incontrato di persona: lui e Alita vivono in Australia, ma ci
siamo scambiati messaggi quasi ogni giorno».
Perché Haskins ha cominciato a lavorare tardi per la moda?
«Era un uomo indipendente, l’idea di vendere la sua arte all’industria non lo
intrigava. Poi la moda l’ha scoperto, ha imparato a rispettarlo e l’ha aiutato a
diventare quello che è: un grande fotografo, un art director e uno straordinario storyteller. Sam Haskins ha ancora tanto da esprimere e continuerà a
essere una fonte di ispirazione per le future generazioni di designer. So che
nel suo archivio ci sono centinaia di inediti e lui vuole farne altri libri».
Lei sta per aprire un nuovo flagship store. Come affronterà la recessione?
«Il punto vendita su Fifth Avenue è un sogno lungo un quarto di secolo, 25
anni fa non potevo permettermelo, nel 2003 ho deciso che era arrivato il
momento di trasformarlo in realtà. Abbiamo investito tantissimo tempo ed
energie per trovare location ed edificio giusti. Ogni volta che apriamo un
punto vendita facciamo qualcosa di speciale, ora che l’economia rallenta
puntiamo su una proposta molto forte: farne uno spazio per la celebrazione
permanente della cultura pop, una galleria d’arte che ospiterà opere iconiche della cultura statunitense. Adoro Andy Warhol, possiedo le sue serigrafie di Marilyn Monroe, Elizabeth Taylor e Muhammad Ali. Non escludo di
metterle in mostra. Sto acquistando nuovi pezzi e lavoriamo con il Whitney
Museum e diverse gallerie newyorchesi per scoprire giovani artisti. Così il
nuovo negozio attrarrà il pubblico che vuole essere parte della cultura pop».
29 AGOSTO 2009